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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2022

 

VENERDI’ 1° APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Maria Egiziaca; S. Ugo di Grenoble

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE AD ESSERE COERENTI NEL MANIFESTARE LA FEDE.

 

HANNO DETTO: È più facile costruire bambini forti che riparare uomini rotti. (Frederick Douglass)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bambino è un'isola di curiosità circondata da un mare di interrogativi.

UN ANEDDOTO: In uno sperduto angolo del regno d'Etiopia, viveva un re che amava le favole più di ogni altra cosa al mondo. Diventato vecchio, però, si annoiava perché ormai le conosceva tutte. Così un giorno fece annunciare in tutto il Paese che avrebbe dato il titolo di principe a chiunque gli avesse saputo raccontare una favola nuova, in grado di suscitare la sua attenzione e la curiosità di conoscere il finale. Numerosi cantastorie vennero da tutti gli angoli del reame e dai Paesi vicini, ma nessuno riuscì ad interessare le orecchie reali, sempre tristi e distratte. Un giorno un povero contadino bussò alle porte del palazzo per raccontare al vecchio re la storia di un agricoltore che aveva ammassato nel suo granaio il raccolto più ricco della sua vita. Ma c'era un piccolo buco nel granaio e, quando tutto il grano fu portato dentro, una formica vi entrò e portò via un chicco. «Molto interessante, continua" disse il re. Il contadino proseguì: «Il secondo giorno un'altra formica passò nel buchino e portò via un altro chicco di grano, il terzo giorno accadde la stessa cosa...». Il re era ormai molto preso dalla storia del contadino e chiese di tagliare corto sui dettagli per sapere come andava a finire tutto quel via vai di formiche nel granaio. «Vai avanti, non mi annoiare!», urlò il re rosso in viso. Ma il contadino continuava. «Basta! Vai avanti!», ordinò il re. Il contadino sembrava sordo e proseguiva con la sua cantilena di formiche e chicchi di grano. Si interruppe per dire: «Mio re, questa è la parte più importante della storia: il granaio è ancora pieno di chicchi di grano». Allora il sovrano esclamò: «Hai vinto tu! Ho capito che bisogna saper ascoltare gli altri con pazienza e umiltà. I racconti più belli non sono quelli che ci stupiscono con grandi eventi, ricchezze, rivoluzioni e storie d'amore impossibili. Sono quelli che, come succede nella vita di ogni giorno, ci fanno sperare di riuscire a vedere i risultati dei nostri sforzi». Così il contadino divenne un principe e nacque il proverbio: «Un granello alla volta si costruisce una fortuna».

PAROLA DI DIO: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7,1-2. 10.25-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti, non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure, non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

CERCAVANO ALLORA DI ARRESTARLO”.

Ciascuno di noi si sarà più volte chiesto perché la vita terrena di Gesù, Figlio di Dio, sia dovuta terminare con la terribile morte in croce. Le risposte possono essere tante e con altrettanti motivi teologici per comprovarle. Qualcuno dice che solo attraverso la sofferenza e la morte, il Dio fatto uomo, reso in tutto simile a noi, poteva trasformare la sofferenza in amore e sconfiggere la morte e il peccato in maniera definitiva, risorgendo dai morti e liberandoci dal male. Altri, specialmente i mistici, preferiscono adorare in contemplazione questo mistero. Vorrei oggi, con voi, sottolineare ancora un altro aspetto, del perché Gesù sia stato condannato a morte. Prima di tutto Gesù è fedele al Padre, Gesù è la verità e quindi proprio per questa fedeltà al Padre e per amore della verità, Egli dice sempre con estrema schiettezza il vero. Gesù, poi, è la luce venuta ad illuminare ogni uomo; quindi, anche per amore nostro Lui è, e dice sempre la verità. Ma la luce non piace a chi vive nelle tenebre o a chi pensa di essere già illuminato di luce propria; la verità disturba le supposte verità di coloro che, approfittando del religioso, si sono costruiti una casta di potere e di benessere. E allora la verità di Gesù non piace. Quando a Nazareth Gesù non si abbassa a fare i richiesti miracoli ciarlataneschi e dice di essere mandato da Dio, cercano di buttarlo giù dalla rupe della città. Quando per amore di verità ed anche per amore loro, Gesù dice che gli scribi, i farisei, i dottori della legge, sono ipocriti, belli di fuori, marci di dentro, certamente a questi personaggi non fa piacere e, allora, prima cercano di screditarlo e poi di farlo fuori. Quando Gesù, rovesciando i tavoli dei cambiavalute e dei venditori degli animali del tempio, tocca gli interessi di questi commercianti e gli interessi dei sacerdoti del Tempio, viene deciso che “è meglio che muoia un uomo piuttosto che tutto il popolo debba soffrire”. Dunque, almeno nella successione degli eventi umani, la morte di Gesù è una conseguenza delle sue scelte e delle sue parole: Gesù non ha addomesticato la verità attraverso la diplomazia e i compromessi, ha sempre detto il vero in faccia a ciascuno e questo ha suscitato l’ira del potere costituito che ha reagito condannandolo a morte. La storia è quella di ieri, di oggi, di sempre: se ami Dio, se ami la verità, se ami gli uomini, se sei tutto d’un pezzo nell’affermare il vero, avrai fatto certamente del bene all’umanità ma avrai suscitato la gelosia, la rabbia, l’ira dei vari poteri costituiti che in mille modi cercheranno di farti tacere. Gesù, poi, accetta tutto questo non con il piacere di soffrire, ma con l’amore vero per noi. Lui aveva detto: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Lui sapeva che, donandoci la verità di Dio, questa avrebbe portato come conseguenza la sua condanna, ma proprio per amore del Padre e nostro lo ha accettato. Il Signore nelle piccole e grandi prove, nei momenti di persecuzione ci dia il coraggio di essere talmente amanti della Verità, di Dio e dei fratelli, da non scendere mai a compromessi, da non mistificare la verità, di essere invece coerenti con il messaggio e la testimonianza che Lui stesso ci ha dato.

 

 

SABATO 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesco da Paola; S. Abbondio

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN GESU' CRISTO UNIGENITO FIGLIO DI DIO.

 

HANNO DETTO: Quando un uomo ha grossi problemi dovrebbe rivolgersi ad un bambino; sono loro, in un modo o nell'altro, a possedere il sogno e la libertà. (Fedor Dostoevskij)

SAGGEZZA POPOLARE: Semina in cuore di bimbi il buon frumento e ad ogni chicco te ne darà cento.

UN ANEDDOTO: Tre giovani avevano compiuto diligentemente i loro studi alla scuola di grandi maestri. Prima di lasciarsi fecero una promessa: avrebbero percorso il mondo e si sarebbero ritrovati, dopo un anno, portando la cosa più preziosa che fossero riusciti a trovare. Il primo non ebbe dubbi: partì alla ricerca di una gemma splendida ed inestimabile. Attraversò mari e deserti, salì sulle montagne e visitò città fino a quando non l'ebbe trovata: era la più splendida gemma che avesse mai brillato sotto il sole. Tornò allora in patria in attesa degli amici. Il secondo tornò poco dopo tenendo per mano una ragazza dal volto dolce ed attraente. "Ti assicuro che non c'è nulla di più prezioso di due persone che si amano" disse. Si misero ad aspettare il terzo amico. Molti anni passarono prima che questi arrivasse. Era infatti partito alla ricerca di Dio. Aveva consultato i più famosi maestri di spiritualità esistenti sulla terra, ma non aveva trovato Dio. Aveva studiato e letto, ma senza trovare Dio. Aveva rinunciato a tutto, ma Dio non lo aveva trovato. Un giorno, stremato per il tanto girovagare, si abbandonò nell'erba sulla riva di un lago. Incuriosito seguì le affannate manovre di un'anatra che in mezzo ai canneti cercava i piccoli che s'erano allontanati da lei. I piccoli erano numerosi e vivaci, e sino al calar del sole l'anatra cercò, nuotando senza posa tra le canne, finché non ebbe ricondotto sotto la sua ala l'ultimo dei suoi nati. Allora l'uomo sorrise e fece ritorno al paese. Quando gli amici lo rividero, uno gli mostrò la gemma e l'altro la ragazza che era diventata sua moglie, poi pieni di attesa, gli chiesero: "E tu, che cosa hai trovato di tanto prezioso? Qualcosa di magnifico, se hai impiegato tanti anni. Lo vediamo dal tuo sorriso...". "Ho cercato Dio" rispose il giovane. "E lo hai trovato? È per questo che hai impiegato così tanto tempo?" chiesero i due, sbalorditi. "Sì, l'ho trovato e se ho impiegato tanto tempo era perché commettevo l'errore di andare a cercare Dio, mentre in realtà, era Lui che stava cercando me..."

PAROLA DI DIO: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo Gv 7,40-53

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque dissenso riguardo a lui.  Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodemo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI”.

Ci sono, nella nostra storia, fatti o personaggi davanti ai quali non è neppure importante prendere posizione: la mediocrità non interpella. Invece davanti a persone, magari scomode, contrastanti, provocanti, che hanno qualcosa da dire o da chiederci, non si può non essere coinvolti.

Gesù è uno di questi personaggi. Nella sua storia terrena non è stato un personaggio facile. Il Vangelo di oggi, sintetizzando, ci dice che alcuni lo consideravano un profeta, altri il Cristo, altri un imbonitore di folle, altri un millantatore, altri uno che sapeva parlar bene, altri un uomo pericoloso, altri uno da far fuori il più presto possibile, prima che arrecasse troppi danni. Insomma, davanti a Lui perfino il non prendere posizione era già una scelta. E oggi è esattamente la stessa cosa; davanti alla sua persona e alla sua proposta non si può non essere coinvolti. C’è chi risolve velocemente il problema e, avendocela con il potere religioso, vede Gesù come il mezzo attraverso cui questo potere si è assestato e, allora, facendo di tutt’erba un fascio, getta via preti e Cristo insieme. C’è chi ne vede la pericolosità, perché se qualcuno lo prendesse davvero sul serio ci sarebbe la più grande rivoluzione di amore di tutti i tempi e allora lo annacqua, dolcifica talmente le sue parole al punto di travisarle e di renderle capaci di addormentare chiunque. C’è chi si ferma all’uomo Gesù, rischiando di farlo diventare “un gran personaggio della storia”, una specie di filosofo moralista, fondatore di religioni, e così Gesù diventa argomento di discussione, chiacchiere, tavole rotonde, salotti e il suo messaggio una morale tra le tante. Per altri l’incontro con Gesù è stato scioccante, ha cambiato la vita: penso ai santi, ai martiri e a tutti coloro che hanno giocato e giocano la vita per Lui perché davvero lo credono vivo, Figlio di Dio, con un messaggio di gioia per oggi, perché vogliono far parte del suo regno.

Anche nella nostra vita Cristo ha avuto un ruolo e ce l’ha tuttora. La figura di Lui, il rapporto che abbiamo oggi con Lui dipendono da tante scelte precedenti. Se oggi Cristo non è per me segno di contraddizione, provocatore, evocatore di gioia e di impegno, non sarà perché, seguendo la strada comoda che magari altri mi hanno suggerito, ho preferito addormentare l’incontro con Lui?

Ma c’è sempre tempo: da quando Gesù si è incarnato non ha mai smesso di andare incontro ad ogni uomo per provocarlo. “E tu, adesso, senza maschere, chi dici che io sia?”.

 

 

DOMENICA 3 APRILE: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Sisto I; S. Luigi Scrosoppi

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER LA TUA MISERICORDIA CHE SALVA.

 

HANNO DETTO: Non stancatevi di fare il bene, mai... Nulla va perduto. Nulla cade a terra. Vi è un occhio che tutto vede: l'occhio di Dio. (Don Alberione)

SAGGEZZA POPOLARE: La bellezza è negli occhi di chi guarda.

UN ANEDDOTO: Don Tonino Bello, meditando sul fatto di Gesù che manda i suoi in missione diceva: “Nell'atto di partire sapete che cosa avrei preso con me? Innanzitutto, il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore, e nella bisaccia metterei queste cinque cose: un ciottolo del lago, un ciuffo d'erba del monte, un frustolo di pane, magari di quello avanzato nelle dodici sporte nel giorno del miracolo, una scheggia della croce, un calcinaccio del sepolcro vuoto. E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intensi, non tanto come souvenirs della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell'Europa, ma di tutto il mondo”.

PAROLA DI DIO: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.  Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“GLI CONDUSSERO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO”.

La liturgia odierna ci propone il bellissimo brano dell’adultera salvata dalla lapidazione e perdonata da Gesù. Oggi, specialmente in certi ambienti si è così indulgenti nei confronti dell’adulterio che quasi l’atteggiamento di Gesù non ci sorprende più. Si cercano, in questo caso come in molti altri, tutte le scusanti: quelle psicologiche, quelle sociali, si accampa il diritto dell’amore che è cieco, si fa passare per amore ciò che è solo avventura. La mentalità di Gesù non è questa: Gesù chiama peccato ciò che è peccato. Non rassicura l’adultera dicendole che ciò non è importante, che in fondo è un suo diritto, al contrario le dice: “D’ora in poi non peccare più”. Gesù non si fa connivente del peccato, tuttavia non vuol rinchiudere gli uomini nel loro peccato, crede nella possibilità di conversione per ciascuno di noi, chiama ad una vita rinnovata. Anche con noi la misericordia del Signore ci invita alla speranza, alla fiducia in noi stessi; la grazia del perdono viene per aiutarci a far emergere in noi la capacità di ritrovare la strada, i valori veri, la ricostruzione del vero amore che si purifica dagli egoismi.

 

 

LUNEDI’ 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Isidoro; S. Francesco Marto

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTE COSE NON CAPISCO, O SIGNORE, MA MI FIDO DI TE.

 

HANNO DETTO: A fare il male si prova piacere, ma il piacere passa subito e il male resta; a fare il bene, invece, costa fatica, ma la fatica passa subito, e il bene resta. (San Camillo de Lellis)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando ti sarai spogliato di tutto e avrai solo un tozzo di pane, fanne due parti e con una procurati un fiore.

UN ANEDDOTO: Un giorno Pecora Depressa si lamentava: «Nessuno mi ama, nessuno mi vuole bene.»
«Non è vero! - replicò Scribia - Il Buon Pastore ti ama e si prende cura di te.» «Ma il Buon Pastore ama perché è buono; e poi, lui ama tutte! Io voglio essere amata e apprezzata per le mie buone qualità», replicò Pecora Depressa. «Non c'è problema, incalzò Scribia - io conosco molti che ti apprezzerebbero e ti amerebbero per le tue buone qualità: per la tua lana, per il tuo latte, e perfino per la tua carne.» «Ma questo sarebbe amore interessato! - interruppe scandalizzata Pecora Depressa - Io non voglio essere amata per quello che ho, ma per quello che sono!» «Allora, - replicò Scribia - non ti resta che l'amore del Buon Pastore.»

PAROLA DI DIO: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 oppure 13,41c-62; Sal 22; Gv 8,12-20

 

Vangelo Gv 8,12-20

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora. Parola del Signore

 

“VOI NON CONOSCETE NÉ ME NÉ IL PADRE; SE CONOSCESTE ME, CONOSCERESTE ANCHE IL PADRE MIO”.

Più ancora che negli altri Vangeli, in quello di Giovanni noi vediamo i discorsi di Gesù non capiti. Se non ci stupiamo di questo in quanto Gesù era davvero una novità difficilmente compatibile con la mentalità religiosa dei suoi contemporanei, riusciamo però a capire che accettare Gesù non è semplicemente incasellarlo negli schemi di una religione artefatta oppure ridurlo alla logica del razionale, è davvero accettare che il soprannaturale faccia irruzione nel nostro mondo, ci coinvolga, cambi il nostro modo vedere vita e valori. Non è così immediato neanche per noi che veniamo dopo tanti secoli di cristianesimo accettare di colpo le autorivelazioni di Gesù quando ci dice: “Io sono il pane di vita, chi mangia questo pane vivrà in eterno”, “Io sono il buon pastore”, “Io sono la porta delle pecore”, “Io sono la risurrezione e la vita”, “Io sono la via, la verità e la vita”, ”Chi vede me, vede il Padre” eppure è solo dopo che il nostro cuore ha accolto Cristo nella sua interezza che le sue parole possono operare in noi. Credo che questo sia il nostro cammino continuo nella fede: non tanto spiegarci tutto, razionalizzare tutto, ma fidarci di Gesù anche in quello che non riusciamo a comprendere, in quello che i fatti duri della vita e le sofferenze sembrano ogni giorno cozzare con la bontà divina. Gesù, pur rispettando la nostra natura razionale, ci chiede qualcosa di più, ci chiede di incontrarlo e di accettarlo così come Egli è: Rivelazione e Mistero. Quando avremo ogni giorno fatto questo passo allora il volto del Figlio comincerà a risplendere quello del Padre e lo Spirito Santo che già dimora in noi potrà operare anche in noi e attraverso di noi le sue meraviglie.

 

 

MARTEDI’ 5 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Vincenzo Ferrer; S. Irene; S. Giuliana

Una scheggia di preghiera:

 

SE SIAMO RISORTI CON CRISTO, FA' CHE CERCHIAMO LE COSA DI LASSU'.

 

HANNO DETTO: In ogni pensiero c'è un raggio di verità, in ogni ricerca un palpito di sincerità. In ogni strada un avviamento verso Dio. (Don Primo Mazzolari)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bene fatto segue i tuoi passi e quando lo credi dimenticato, ti ricade davanti in pioggia di stelle.

UN ANEDDOTO: Un filosofo moderno, buon pensatore, scriveva un giorno ad un suo amico così: vorrei scrivere la tua vita in un bel volume, questo volume però lo vorrei raccogliere in una sola pagina, questa pagina in una sola riga e questa riga in una sola parola. L'amico gli riscontrava: lo puoi. Scrivi così di me: Tu sei niente. Forse aveva ragione. Se il medesimo filosofo dicesse a noi: io vorrei scrivere la vita del cristianesimo in un bel volume, questo volume in una pagina, questa pagina in una riga, questa riga in una sola parola, noi gli risponderemmo dicendo: scrivi "Amore".

PAROLA DI DIO: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

Vangelo Gv 8,21-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti, non credete che Io sono morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare, ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE AI FARISEI: VOI SIETE DI QUAGGIU’, IO SONO DI LASSU’”.

Questa frase del Vangelo di oggi può stupirci ma anche farci riflettere. Ci stupisce perché è rivolta ai farisei, ed essi erano i religiosi di allora, i garanti della fede di Israele e in pratica li accusa di essere atei. È dunque possibile che una persona religiosa sia intimamente atea?

Purtroppo, sì quando la religione serve da mantello per nascondere dietro ad essa i propri interessi personali o di corporazione. Se noi leggiamo la storia delle religioni vediamo che esse hanno fornito santi, martiri, persone di fede sia di cultura che poveri e semplici, ma purtroppo vediamo (e specialmente ai vertici delle istituzioni religiose) persone che hanno sfruttato la religione e il religioso per interessi personali o per difendere il religioso in quanto forma di potere. Ma, dicevo, la frase di Gesù ci fa anche riflettere personalmente: che cosa è per me il credere nel Dio di Gesù?

Può essere una pia abitudine: “Sono nato in questo ambiente, mi sta bene così almeno fin che non mi scomoda troppo”; Può essere una scelta intellettuale: “Io credo che Dio esiste, ho un rapporto personale con Lui; non chiedetemi di più”; può essere più una scelta di religione che di fede: “Io sono cattolico: mi sta bene la Chiesa, il Papa, le norme, la liturgia, le scelte politiche che mi vengono indicate…”; può al contrario essere una scelta di Cristo ma non della Chiesa o può essere la fede riposta in Cristo che ce lo fa accogliere così com’è con tutte le conseguenze delle scelte evangeliche manifestate nella vita non solo a livello personale ma nella comunione dei salvati da Lui. Chiediamoci a quale categoria apparteniamo e se il rimprovero di Gesù ai farisei tocca un po’ anche noi, sia il benvenuto se ci aiuta a convertirci davvero.

 

 

MERCOLEDI’ 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro da Verona; B. Caterina da Pallanza

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', MI HAI GIA' SALVATO.

 

HANNO DETTO: “Il tempo corre, la vita sfugge tra le mani. Ma può sfuggire come sabbia oppure come seme”. (Thomas Merton)

SAGGEZZA POPOLARE: Albero spesso trapiantato mai di frutti è caricato. (Proverbio latino)

UN ANEDDOTO: Un uomo aveva tre figli coi quali divise la sua eredità. Avanzò per sé una gemma preziosa da destinarsi a quello dei tre figli che avrà compiuta la più grande e più magnanima azione entro un anno. Andarono i fratelli e ritornarono dopo un anno. E il primogenito si presenta a suo padre e gli dice: «Io ho incontrato un forestiero che mi ha affidato tutti i suoi averi. Al suo ritorno io gli consegnai ogni cosa e nessuna garanzia egli aveva fuorché la mia parola». E il padre: «Hai fatto bene, ma la tua opera è giustizia e non generosa azione». Il secondo invece dice: «Padre, io un giorno ritornavo a casa lungo un fiume rigonfio di acqua e, vedendo un bimbo caduto nell'acqua che stava per annegare, mi buttai nel fiume e lo trassi in salvo». «Tu sei degno di lode - rispose - ma la tua azione si deve chiamare umanità e non è la più perfetta». Il terzogenito si fece innanzi e disse: «Padre, io trovai lungo la strada il mio mortal nemico addormentato sull'orlo di un precipizio; solo che un poco si fosse mosso nel sonno, sarebbe precipitato e avrebbe trovata la sua morte. Io mi accostai a lui, cautamente, lo svegliai perché badasse a salvare la sua vita». «Figliol mio - disse il padre, abbracciandolo - tu hai veramente compiuta la più bella azione, il diamante tocca a te».

PAROLA DI DIO: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?» Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi, dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore

 

“SE DUNQUE IL FIGLIO VI FARA’ LIBERI, SARETE LIBERI DAVVERO”.

Il guaio è che allora gli uditori di Gesù non capivano e oggi noi altrettanto perché non pensiamo di essere schiavi. E’ vero, la schiavitù delle catene e delle fruste è quasi terminata, ma se basta una serie di investimenti sbagliati per mandare in crisi l’economia del mondo, far perdere posti di lavoro, creare difficoltà che sembrano insormontabili, vuol dire che siamo ancora schiavi del denaro, se il desiderio di vendicarci di un torto subito supera la prospettiva del perdono, vuol dire che siamo ancora schiavi della vendetta, se addirittura nel nostro comprare siamo condizionati dalle etichette, se il vestito che conta è quello firmato, se mi metto a dieta o meno per apparire, vuol dire che le varie mode sono i nostri padroni. E chi ci libererà da tutte le nostre schiavitù?

Noi siamo già stati liberati. Gesù è già morto e risorto per noi. La misericordia di Dio si è riversata su di noi fin dal giorno del battesimo!

Il guaio è che noi non comprendiamo e non accogliamo questa libertà profonda, siamo come quegli ebrei che camminavano verso la terra promessa ma rimpiangevano la pentola delle cipolle della schiavitù di Egitto. Scrolliamoci di dosso le catene: com’è bello sentirci liberi davanti alle mode, agli acquisti, provare la gioia del perdono, andare controcorrente, sentire che la forza viene data a noi, piccole persone, da qualcuno che è la Forza e la vera libertà.

 

 

GIOVEDI’ 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni B. de La Salle; S. Ermanno G. di Colonia

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MORTE, GESU', SANTIFICA LE NOSTRE MORTI E LE VIVIFICA.

 

HANNO DETTO: “Se sai come assegnare il posto giusto nella tua vita anche al gelo del giorno, non resterai a lungo disincantato. Perché sai che anch’esso fa parte della vita”. (Etty Hillesum)

SAGGEZZA POPOLARE: Se la pernice prende il volo, il piccolo non sta a terra.

UN ANEDDOTO: Papa Francesco, Udienza Generale del 26 ottobre 2016. Alcuni giorni fa, è successa una storia piccolina, di città. C'era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: "Ma, lei cerca qualcosa?". Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: "Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa". E la signora pensò: "Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?". E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l'autista del taxi quasi non voleva che salisse, ma alla fine l'ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po' della sua storia di rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest'uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all'inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: "No, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore".

PAROLA DI DIO: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo Gv 8,51-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON SPERIMENTERÀ LA MORTE IN ETERNO”.

Sotto un certo aspetto capisco la difficoltà dei Giudei nel comprendere ed accettare Gesù. La frase che meditiamo oggi può lasciare anche noi perplessi. Vediamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Che cosa vuole dirci, allora, Gesù?

C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita in­vece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su Qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità. Certo, la morte ci colpirà ancora ma se sono con Lui anche questa è già vinta.

 

 

VENERDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Amanzio; B. Clemente da Osimo

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI A TRASFORMARE LE MIE PAROLE DA PIETRE IN CAREZZE.

 

HANNO DETTO: “La carità è quella cosa con la quale nessun uomo è perduto, e senza la quale nessun uomo è salvato”. (San Roberto Bellarmino)

SAGGEZZA POPOLARE: La madre vede di più con un occhio che un padre con dieci.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un ragazzo che viveva in un piccolo villaggio sulle montagne e ogni mattina conduceva al pascolo il suo gregge di capre. Un mattino, mentre era su un sentiero nuovo in una valle stretta, gli sembrò di udire rumore di passi e belati di altri animali. Il ragazzo pensò che ci dovesse essere nelle vicinanze un pastore come lui e ne fu felice: gli sarebbe tanto piaciuto avere un amico. Facendo imbuto con le mani davanti alla bocca, gridò: «Chi è là?». Udì una voce che gli rispondeva: «Chi è là? Chi è là? Chi è là?». Le grida venivano da più parti. C'erano tanti pastori sulla montagna? Allora gridò più forte: «Fatevi vedere!». Le voci risposero: «fatevi vedere! Fatevi vedere! Fatevi vedere!». Ma non apparve nessuno. Il ragazzo gridò ancora: «Perché non venite fuori?». Da tutte le direzioni le voci risposero «Venite fuori! Venite fuori!». Il giovane pastore pensò che volessero prenderlo in giro e si rattristò. Allora urlò in tono arrabbiato: «Chi fa così è proprio scemo!». Per tutta la montagna rimbombò: «Scemo! Scemo! Scemo!». Allora il povero pastore tornò in fretta al villaggio. Ora aveva paura a tornare sulla montagna: magari quei pastori avrebbero potuto tendergli un tranello e fargli del male! Il giorno dopo la madre gli chiese: «Che cos'hai, figlio mio? Perché non vuoi portare le capre al pascolo?». Il ragazzo le raccontò tutto. La madre comprese che non c'era nessuno sulla montagna, soltanto l'eco rimandava al ragazzo le parole che lui stesso aveva gridato. «Non ti preoccupare, figlio mio», gli disse «Quei pastori non ti vogliono fare alcun male. Hanno solo paura di te e vorrebbero esserti amici. Domani, quando sarai tra le rocce, augura loro il buongiorno e aggiungi qualche frase amichevole! Sono sicura che te la ricambieranno». Il giorno dopo, quando raggiunse la gola tra i monti, il ragazzo inspirò profondamente e gridò: «Buongiorno!». L'eco rispose: «Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!». Rassicurato, il giovane gridò ancora: «Vorrei essere vostro amico!». L'eco rimbalzo tra le rocce: «Amico! Amico! Amico!».

PAROLA DI DIO: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dei”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata – a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

IN QUEL TEMPO, I GIUDEI RACCOLSERO DELLE PIETRE PER LAPIDARE GESÙ.”

A molti sembra facile risolvere i problemi a base di colpi di pietra. Gesù non la pensa come noi? Accusiamolo di essere un bestemmiatore perché dice di essere Figlio di Dio, e poi una buona dose di pietre risolve il problema, toglie l’impiccio, dà sfogo all’odio ed è persino giustificato dalla religione!

E il metodo delle pietre è sempre andato avanti lungo i secoli per le piccole e le grandi cose. Qualcuno si oppone alla mia politica?

Un bel linciaggio morale, un bel po’ di pietre vere o anche di armi più sofisticate aggiustano tutto. Quell’uomo ci dà fastidio con i suoi modi che rinfacciano la nostra ipocrisia?

Ogni uomo ha sempre qualche lato debole, basta trovarlo per demolire quell’uomo, oltretutto potremmo sempre mascherarci da perbenisti che hanno fatto questo per salvare la verità e la giustizia. Dilaga la delinquenza?

Ripristiniamo la pena di morte. Abbiamo difficoltà di convivenza in famiglia?

Usiamo i metodi del più forte per risolvere. Le pietre, le armi, i processi ingiusti, le mistificazioni per ammantare di onore, le azioni più nefande che trovano sempre giustificazioni, sono i modi del potere. Da millenni la storia si impernia su questo barbaro concetto: che esista qualcuno che è lecito odiare, colpire, uccidere, perché ci è “nemico”. Ma quello che è ancor più triste è che noi, discepoli di quel maestro che ci ha detto: “Se non renderete bene per male, se non amerete i vostri nemici, non entrerete nel Regno dei cieli”, spesso nel grande e anche nel piccolo del quotidiano, troviamo motivi per giustificare armi, guerre, violenze, soprusi. E se invece di accumulare pietre, armi, odi e vendette, accumulassimo perdono, bontà, non violenza?

Ogni guerra, ogni odio, segna sempre la sconfitta dell’uomo. Anche se si crede legittima una guerra è sempre il risultato di una somma di peccati e l’occasione di grandi delitti e alla fine di una guerra, di una faida, di una vendetta, non ci sono più né vincitori né vinti, non c’è altro che un muro di pianto e la sconfitta dell’umanità.

 

 

SABATO 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Demetrio; S. Liborio

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDO LA TUA CROCE E DICO: GRAZIE!

 

HANNO DETTO: “Il ravvedimento di un uomo è il coronamento di una speranza di Dio”. (Charles Peguy)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi portasse al mercato i suoi guai, ognuno ripiglierebbe i suoi.

UN ANEDDOTO: Tanto, tanto tempo fa, in una terra lontana, viveva un fabbro di spade, conosciuto in tutto il mondo per la sua sublime capacità di forgiare il ferro e trasformarlo in spade eleganti e letali.

Un giorno, il racconto dell'incredibile abilità del fabbro di spade giunse a corte, ed il Re, affascinato da questa storia, volle incontrare quanto prima un suddito tanto dotato. I cavalieri del Re iniziarono a cercare il fabbro di spade in lungo ed in largo, setacciando l'intero regno, finché non lo trovarono in un piccolo villaggio vicino alle montagne. Di fronte all'invito del Re, il fabbro di spade non poté fare altro che accettare e, salutata la propria famiglia, seguì i cavalieri a corte. Durante il loro primo incontro, il Re fu subito affascinato dall'umiltà e dalla gentilezza del fabbro di spade e decise di ricambiarla con altrettanta cortesia. Dopo una breve chiacchierata, il Re fece al fabbro di spade la domanda che poneva a tutti i grandi maestri ed esperti della sua corte: "Fabbro di spade, dimmi, qual è il tuo segreto? Come riesci a forgiare spade tanto belle?" Il fabbro di spade, per nulla intimorito, rispose al proprio Re con reverenza, ma fermezza: "Sire, non esiste alcun segreto". Il Re sembrava perplesso, ma lasciò continuare il suo ospite. "Fin da quando ero bambino ho avuto l'opportunità di osservare, prima mio nonno e poi mio padre, lavorare il ferro." Come catturato dall'estasi dei ricordi il fabbro di spade continuò il suo racconto. "Ben presto mi innamorai di questa arte che forgia elementi tanto potenti della natura: il ferro, il fuoco e l'acqua. Vedere nascere spade così eleganti dal ferro grezzo non solo affascinò la mia mente, ma catturò anche il mio cuore. Fu allora che, ancora bambino, decisi che sarei diventato il più grande fabbro di spade del mondo." Il Re e tutta la corte continuarono ad ascoltare in silenzio l'umile artigiano. "Crescendo, lessi tutti i libri che furono scritti sull'arte della fabbricazione della spada ed imparai ogni tecnica sulla lavorazione del ferro. Non solo. Se un libro non conteneva la parola ‘spada', se una discussione non trattava della lavorazione del ferro, ed in generale, se un'attività non aveva nulla a che fare con le spade, semplicemente non sprecavo il mio tempo con essa. Credo che sia questo il segreto della mia eccellenza, Maestà."

PAROLA DI DIO: Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11,45-56

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, (ossia la risurrezione di Lazzaro,) credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù, dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

 

È CONVENIENTE PER VOI CHE UN SOLO UOMO MUOIA PER IL POPOLO, E NON VADA IN ROVINA LA NAZIONE INTERA!”

Sembra la frase di un consumato diplomatico è invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. È l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro la possibilità di vivere. Di qui una prima indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento. Gesù si è addossato il nostro peccato, Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io, Gesù trasforma le croci in amore, Gesù mi ama fino a donarmi tutto sé stesso anche il suo corpo, la sua vita.

 

 

DOMENICA 10 APRILE: DOMENICA DELLE PALME ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Michele dei Santi; S. Terenzio e compagni

Una scheggia di preghiera:

 

OSANNA AL FIGLIO DI DAVID, OSANNA AL REDENTOR.

 

HANNO DETTO: “Il cristiano deve appoggiarsi alla Croce di Cristo come il viandante si appoggia al bastone quando intraprende un lungo viaggio.” (Sant’Antonio di Padova)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli aiuti che, non sono pronti all'occasione, non giovano nulla.

UN ANEDDOTO: È come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati e così egli appare davanti al re; ha forse bisogno di dire cosa desidera? Così sta il fedele davanti a Dio, egli stesso è una preghiera.

PAROLA DI DIO: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14 – 23,56

 

Vangelo Lc 22,14 - 23,56

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi». «Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo. E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti, chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure, io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele. Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi». Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti, tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!». Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me, ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre». Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti, è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu, dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca». Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo fosse Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima, infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi sé stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto. Parola del Signore

 

PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE...

Gesù ha trascorso tutta la sua vita pubblica immerso nell’attività a favore dell’uomo: guariva storpi, muti, ciechi, percorreva a piedi assiduamente la Galilea, predicava instancabilmente la necessità della conversione e l’amore del Padre suo, scelse alcuni perché stessero con lui, addirittura risuscitò Lazzaro. Ora, invece, come se avesse esaurito ogni energia vitale, si lascia arrestare, si lascia schiaffeggiare, si lascia insultare, si lascia condannare, si lascia crocifiggere! È il vangelo della passione, appunto!

Il patire prende il posto dell’agire. Perché? Perché Gesù non prende l’iniziativa?

Forse perché vuole vedere se ci mettiamo dalla parte dei suoi crocifissori o dalla parte dei suoi discepoli. La nostra vita, vista da questa prospettiva, è l’occasione dataci da Dio per scegliere: fare del mondo un calvario senza amore e senza speranza, crocifiggendo gli altri in nome del potere e della cupidigia, oppure stare con Lui prendendo la nostra croce, indossare con Lui il grembiule per lavare i piedi, fare con Lui della nostra esistenza un dono d’amore.

 

 

LUNEDI’ 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Stanislao; S. Gemma Galgani

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', FONDAMENTO DELLA VERA AMICIZIA, RIMANI CON NOI.

 

HANNO DETTO: “Il cuore dell’uomo è troppo grande per poter essere riempito dal denaro, dalla sensualità, oppure dal fumo della gloria, che è illusorio, anche se stordisce. Esso desidera un bene più elevato, senza limiti e che duri eternamente. Ma questo bene è soltanto Dio”. (Massimiliano Maria Kolbe)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ride e canta, il suo male spaventa.

UN ANEDDOTO: Tempo fa, sul far della sera di un sabato qualunque, in una bella e profumata giornata primaverile, stavo innaffiando l'erba e i fiori del piccolo giardino che adorna la nostra casa, assorto nei lieti pensieri del dolce far niente. Davanti al cancello, all'improvviso, appare la figura di una ragazzina. Chiaramente una Rom, una zingara: il suo volto ed il suo cencioso abbigliamento non lasciavano certo spazio a dubbi in tal senso. Con un italiano piuttosto stentato mi chiama e mi dice: "Dio ti benedica te e tua famiglia, mi dai pane vecchio per mangiare?" Le rispondo: - "Dove abiti?" (curioso, vero? Quando Dio ci parla, capita spesso che di primo acchito cambiamo discorso). "Là, vicino fiume Mella.” "E di cosa vivi?". "Quello che mi danno". "Non vai a scuola?" "No, mai andata". "E i tuoi genitori cosa dicono?" "Padre non so, non vedo da tanto, lui carcere; madre dice: andare prendere qualcosa da mangiare. Mi dai pane vecchio?" "Sì, certo, scusa, volevi del pane vecchio. Ho quello fresco, buono, di oggi, vado dentro a prenderti quello", le dico mentre mi giro e faccio per entrare in casa. "Buono hai già dato". Sono rimasto impietrito, come fulminato. Mi sono rigirato lentamente e l'ho guardata: stava sorridendo. Non so, non ho mai voluto pensare che quella frase fosse stata solo il frutto di un malriuscito tentativo di traduzione dal rumeno all'italiano di chissà quale espressione. Nemmeno che quel suo sorriso fosse solo un modo, forse l'unico che conosceva, per dirmi la sua gioia nel vedere che il pane glielo avrei dato davvero. No. Ho pensato che quel parlare con lei, ascoltarla, sorriderle, fosse per lei, davvero, come spezzare insieme del pane fresco, del pane buono. "Me l'hai già dato, il pane buono: mi hai accolto, mi hai parlato, mi hai sorriso. Non ti sei girato dall'altra parte, non mi hai ignorato, né schernito, né evitato, né maltrattato, né violentato. Mi hai parlato".

PAROLA DI DIO: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“MARIA ALLORA PRESE TRECENTO GRAMMI DI PROFUMO DI PURO NARDO, ASSAI PREZIOSO, NE COSPARSE I PIEDI DI GESÙ, POI LI ASCIUGÒ CON I SUOI CAPELLI, E TUTTA LA CASA SI RIEMPÌ DELL’AROMA DI QUEL PROFUMO”

Questa Settimana Santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù, l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di questo unguento, dell’amore, della riconoscenza, della fede che riempie questa casa. Mentre si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c'è almeno qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia ad annunciare la morte e la risurrezione dei Salvatore. Voi, cari lettori sapete che io sono particolarmente affezionato a Betania, quella della Bibbia, ma anche alla 'Piccola Betania di Mondovì, una Istituzione di cui ho avuto l'opportunità di scrivere le vite dei fondatori. Ora le sorelle che fondano questa comunità sono quasi tutte anziane ed io per i motivi di salute non posso più frequentare, ma è rimasto il dono della grande amicizia e ogni volta che ci sentiamo per telefono, una vocetta semplice, umile, sorridente, accogliente, mi dà la sensazione di sentire ancora il profumo di quell'unguento che Maria versò sui piedi di Gesù e che invase tutta la casa. Come dicevano i Padri della Chiesa noi dovremmo essere il buon profumo di Cristo. Vorrei che per te, Gesù, anche il mio cuore, fosse sempre Betania. Non ti ho ancora capito fino in fondo, ma ti amo. Sono ancora preso dai miei peccati che ti mettono in croce ma voglio stare ai tuoi piedi. Non so darti molto e neppure dirti belle parole ma il tuo grande amore e il mio povero amore riempia ancora e sempre di profumo la mia casa.

 

 

MARTEDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giulio I; S. Zeno; S. Giuseppe Moscati

Una scheggia di preghiera:

 

NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE.

 

HANNO DETTO: “I figli sono come gli aquiloni, insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo. Insegnerai a sognare ma non sogneranno il tuo sogno. Insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto”. (S. Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Il cane, per quanto si allunghi, non arriverà mai alla grandezza del leone.

UN ANEDDOTO: In un paese lontano c'era un grande castello. Visto la sua grandezza, il re, per mantenerlo sempre pulito, assunse molti servitori, tutti avevano un lavoro, c'era chi spaccava la legna, chi accendeva tutti i lumi, chi raccoglieva i fiori e i frutti, chi cuciva, chi cucinava... e ovviamente chi andava al pozzo per prendere l'acqua. Alla sera, finiti i lavori, tutti i servitori si riunivano, ognuno di loro raccontava la sua giornata, e tutti si vantavano di aver fatto qualcosa per il re, di averlo visto e di essere stato da lui ringraziato. Marianna, era una ragazza dolce e solitaria, il suo compito era di portare acqua a chiunque la chiedesse, alla cuoca, al giardiniere, allo stalliere, ai vari camerieri personali del re; ma lei il re non lo vedeva mai. Ogni sera ascoltava il racconto degli altri, e ogni sera si rattristava sempre di più, tutti la criticavano, lei non faceva nulla per il re, e probabilmente lui non sapeva neppure che esistesse. Marianna si sentiva inutile. Sera dopo sera, tristezza dopo tristezza, decise che sarebbe andata via da quel castello, anche lei voleva essere qualcuno! E lì non c'era posto per lei! Così fece, una sera andò via, ma arrivata alle porte del castello il guardiano la fermò e la portò davanti al re. Il re la guardò e Marianna si sentì così tanta piena di vergogna, che incollò gli occhi al pavimento per non vederlo in faccia. Ma il re che era una persona dolcissima, si sedette accanto a lei, e volle sapere il perché della sua fuga; Marianna gli disse che si sentiva inutile, gli spiegò che era criticata da tutti, e tutti le dicevano che lei non faceva nulla di veramente utile per lui. Il re le disse: "Marianna tu sei la serva più importante di tutto il castello! Senza di te credi forse che gli altri potrebbero farmi felice? Senza acqua non possono preparare il mio cibo, il mio bagno, non possono dissetarmi, non potrebbero pulire il mio castello. Tu qui sei essenziale, anche se non te ne rendi conto! Non badare a cosa dicono gli altri, tu per me sei importante!". Marianna ripensò a quello che disse il re, e rimase al castello, e quella sera quando le chiesero com'era andata la sua giornata, sorridendo rispose: "Oh, io sono solo la serva che porta l'acqua!".

PAROLA DI DIO: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13,21-33.36-38

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“UNO DI VOI MI TRADIRÀ”.

È l’amaro dello scoprire un amore incompreso. Gesù ama Giuda, lo ha scelto, gli ha dato delle responsabilità; Gesù ama ancora Giuda, ma l’amarezza, oltre che per il tradimento è anche perché vede il buio di questo uomo del quale dice: “sarebbe meglio per lui non essere mai nato”. Anche noi, forse, abbiamo provato l’amarezza del tradimento, magari non esasperato fino a questo punto ma altrettanto amaro, quando una amicizia è tradita, una confidenza usata male, un amore sbeffeggiato.

Dovrebbe servirci da monito perché anche noi possiamo tradire in tanti modi sia Dio che i fratelli. Il tradire non porta gioia a nessuno ma amarezza sia in chi è tradito che in chi tradisce.

 

 

MERCOLEDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino I; S. Ermenegildo; B. Ida

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SONO FORSE IO?

 

HANNO DETTO: “Chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no”. (Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: “Briglia sciolta un po’ alla volta”

UN ANEDDOTO: Di chi ha paura il diavolo La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. Ha paura, invece, della nostra santità”. (Beato Ildefonso Schuster)

PAROLA DI DIO: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26,14-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

 

“RABBI’ SONO FORSE IO?”

Dopo le accese polemiche con i suoi indomabili nemici, ci saremmo aspettato il tradimento da uno di loro: da tempo erano nell'aria minacce di morte, avevano tentato ripetutamente di trarlo in inganno, di coglierlo in fallo. Avviene però che il traditore è a mensa con Lui, è lì tra i suoi a condividere una intimità già dissacrata con i cupi pensieri, a fingere una fedeltà già tradita nel cuore. C'è tanta amarezza in ogni tradimento perché è l'offesa peggiore all'amore, all'amicizia, alla fedeltà. Aveva ragione il salmistra a dire con profonda delusione: “Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa”. Comprendiamo la profonda commozione del Signore: uno dei suoi, un commensale, uno a cui aveva riservato stima e fiducia particolari, ora è in preda a satana. Ingoia un boccone e poi s'immerge nel buio della notte. Come è triste quella notte senza luce!

Uno dei discepoli esce e si distacca da Gesù, ma un altro in atteggiamento di amore e di tenerezza posa il capo sul petto di Gesù. Alla trama di morte, già in atto, fa riscontro l'annuncio della glorificazione del Padre e del Figlio. Il piano divino di salvezza sta per compiersi, la redenzione è già in atto.

 

 

GIOVEDI’ 14 APRILE: GIOVEDI’ SANTO “CENA DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Valeriano; S. Alfonso da Siviglia

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU LAVI I PIEDI A ME?

 

HANNO DETTO: “La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni volta con più amore”. (S. Teresa d’Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Un furfante governa cento poltroni, e cento poltroni non governano un furfante.

UN ANEDDOTO: Un giorno una volpe e un gallo stavano conversando insieme. «Quanti trucchi conosci?», disse la volpe. «Ne conosco tre», disse il gallo. E tu quanti ne conosci?» «Almeno settantatré», disse, sprezzante, la volpe. «Sono davvero tanti. Dimmene uno». «Be’, mio nonno mi ha insegnato a chiudere un occhio e lanciare un forte grido». «E che ci vuole?», disse il gallo. «Saprei farlo anch’io». E chiuse un occhio e lanciò un grido fortissimo.  Ma l’occhio che aveva chiuso era quello vicino alla volpe, così la volpe lo afferrò per il collo e se lo portò via. Ma una brava donna vide il gallo che veniva trascinato via e strillò: «Lascia andare quell’uccello. E mio». Allora il gallo sussurrò alla volpe: «Dille che adesso appartengo a te». La volpe aprì la bocca per parlare e lasciò cadere il gallo.  In un baleno quello volò sul tetto della casa e, con un occhio chiuso, lanciò un grido formidabile. (Fiaba celtica)

PAROLA DI DIO: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

 

GESÙ, SAPENDO CHE ERA VENUTA LA SUA ORA DI PASSARE DA QUESTO MONDO AL PADRE, AVENDO AMATO I SUOI CHE ERANO NEL MONDO, LI AMÒ FINO ALLA FINE.

Tutto per Te comincia di qui. Tu vuoi fare la volontà di tuo Padre: come uomo e come Dio, ami come Lui! Ed è proprio questo amore che ti spinge ad amarci fino all’estremo: Tu, Dio Creatore ti fai schiavo per la tua creatura, Tu, Signore, lavi i piedi sporchi di noi poveri peccatori; Tu, servo di Dio, usi il grembiule della donna di casa per servirci; Ti fai tutto a tutti; spezzi il tuo corpo per noi, “ti fai mangiare” da noi. Sei un Dio affamato di amore: l’unica cosa che desideri da noi è che accogliamo il tuo amore e da te impariamo ad amare. Tutto quello che succederà dopo è già qui: la tua passione, la tua morte, la tua risurrezione hanno senso perché sono per lavarci i piedi, le mani, il cuore. Grazie Gesù!

Fa' che non vada perso tutto questo tuo amore. Fa che, colpiti e coinvolti dal tuo amore, impariamo anche noi la strada del servizio e della donazione, e con te possiamo fare il “passaggio” dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore vero.

 

 

VENERDI’ 15 APRILE: VENERDI’ SANTO “PASSIONE DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Ortario; S. Damiano de Veuster

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL REDENTOR; GLORIA, LODE, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR.

 

HANNO DETTO: “Tu sai cosa desideri, ma Dio solo sa che cosa ti giova”. (Sant’Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi è nudo, non deve farsi beffe di chi ha uno sdruscio nel vestito.

UN ANEDDOTO: Un giorno un brav'uomo se ne andava in groppa al suo asinello e, passando accanto a un giardino, vide un ramo che attraverso la cancellata si spenzolava sul sentiero, ed era carico di magnifiche pere. Vederle e averne voglia fu la stessa cosa. Alzandosi un po' sulla sella, l'uomo afferrò il ramo con una mano, e con l'altra afferrò la pera più bella. Ma non fece in tempo a coglierla, perché l'asino, ombroso, chissà di che cosa si spaventò e scappò via al galoppo. Per non cascare, l'uomo dovette afferrarsi con tutte e due le mani al ramo. Mentre se ne stava appeso a quel modo, sgambettando, accorse il giardiniere e gli gridò: - Ehi, tu, che cosa fai sul mio albero? - Amico mio, non mi crederai: sono caduto dall'asino! Il giardiniere non volle credere che si potesse cadere all'insù. Prese un bastone e gliene diede ne tante ne poche. State attenti anche voi: c'è modo e modo di cadere dall'asino. (Fiaba inglese)

PAROLA DI DIO: Is 52,13 – 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 – 19,42

 

Vangelo Gv 18,1 - 19,42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?» Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli, infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato, dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litostroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato – chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo, infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là, dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

PREGHIERA DI UN MALATO DI COVID, UNA NOTTE, NELLA STANZA DI UN OSPEDALE

Siamo rimasti solo noi due: tu piccolo crocifisso che qualcuno “ha dimenticato” di togliere dalla parete ed io, intubato in questo letto.  Tu che sei morto soffocato ed io che non riesco a respirare. Tu solo, abbandonato e tradito ed io solo, lontano da parenti e amici e guardato con paura. Tu che senti la lontananza del Padre e io che stento a riconoscerlo Padre misericordioso. Eppure, anche se mi è difficile capire perché vi hai dovuto passare, unico che può capirmi fino in fondo. Tu le hai provate tutte quelle che provo io. Tu sei l'unica silenziosa presenza che davvero può dare conforto: questo non è il momento delle parole, ma solo quello di fondere i miei occhi nei tuoi, il mio cuore nel tuo e abbandonarmi con te, fiducioso.

 

 

SABATO 16 APRILE: VEGLIA PASQUALE ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Bernadetta Soubirous

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LA NOTTE STA PER APRIRSI AL GIORNO: BENEDETTO TU CHE VIENI.

 

HANNO DETTO: “Coloro che sfuggono dalla Chiesa per l’ipocrisia, l’imperfezione delle persone religiose, si scordano che, se la Chiesa fosse perfetta nel senso da loro reclamato, non ci sarebbe in essa posto per loro”! (Fulton J. Shenn)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi dà per ricevere, non dà nulla.

UN ANEDDOTO: "Tu non ti farai nessun idolo scolpito!", ripete continuamente la Bibbia, in seguito al Decalogo donato da Dio sul Sinai. Così nessuna rappresentazione di Dio è tollerata nel popolo ebraico, sarebbe idolatria. Eccetto una sola: l'uomo stesso. Perché l'uomo è stato creato a immagine di Dio. Allora: "Se vuoi vedere Dio, guarda tuo fratello".

PAROLA DI DIO: Rm 6,3-11; Sal 117; Lc 24,1-12

 

SABATO SANTO

Momento del silenzio. Si parla troppo. Si vuole spiegare tutto. Persino la preghiera è troppo piena di parole. Ci vuole silenzio: sono davanti a Te, in silenzio perché quel silenzio è la tua parola per me. E' un silenzio in cui c'è tutto, dalla delusione alla speranza, dalle lacrime alla contemplazione. Possiamo essere una cosa sola: tu, la croce, la tomba... io, le mie paure, la poca fede, il mio peccato... Una cosa sola che però cammina verso questo vangelo:

 

Vangelo Lc 24,1-12

Dal vangelo secondo Luca

Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano a esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto. Parola del Signore

 

 

DOMENICA 17 APRILE: PASQUA “RISURREZIONE DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Elia, Paolo e Isidoro martiri di Cordova

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL VIVENTE, GESU', E IO IN TE RISORGERO'.

 

HANNO DETTO: “La tristezza chiude le porte del paradiso, la preghiera le apre, la gioia le abbatte”. (Papa Pio XII)

SAGGEZZA POPOLARE: Aver fame e non gradire, aver sonno e non dormire, aver fretta e non venire, son tre cose da morire.

UN ANEDDOTO: Un automobilista restò con una gomma a terra su una strada buia e solitaria. Scese dall'auto, ma si accorse di non avere in macchina il crick. Stava per lasciarsi prendere dalla disperazione, quando vide un lumicino in lontananza: era una casa colonica. Si avviò a piedi in quella direzione, e intanto cominciò a rimuginare: "E se nessuno venisse ad aprire?", "E se non avessero un crick?", "E se quel tizio non me lo volesse prestare anche se ce l'ha?". A ogni angosciosa domanda la sua agitazione cresceva, e quando finalmente raggiunse la casa colonica, e il contadino gli aprì, era talmente fuori di sé che gli sferrò un pugno gridando: "Tieniti pure il tuo schifoso crick!". Ti piaccia o no, sono i tuoi pensieri a tracciare la rotta del viaggio che si chiama vita. Se hai in mente la depressione e il fallimento, è lì che ti troverai. Se pensi di essere goffo e sgradevole, così ti comporterai. Dì ad un ragazzo che è stupido, lo diventerà.

PAROLA DI DIO: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 oppure 1Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9

 

Vangelo Gv 20,1-9

Dal vangelo secondo Giovanni 

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti, non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

SPUNTI E PROVOCAZIONI PER LA DOMENICA DI PASQUA

Il modo di San Giovanni di raccontarci la fede sembra semplice: “Entrò, vide e credette”. Una tomba senza cadavere, delle lenzuola funerarie ripiegate, il ricordo di parole di risurrezione, la fede. Qualche volta con supponenza diciamo: “Se fossi stato là, avrei subito creduto”, altre volte pensiamo che la fede degli apostoli sia stata troppo semplice. Ma anche oggi è ancora e solo questione fede!

Cambia qualcosa nel fatto che quella tomba sia vuota? 

"Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede” ci dice San Paolo, ed ha ragione perché credere in qualcuno che, sia pure in modo misterioso ha superato la morte, per morire poi di nuovo, non risolverebbe di una virgola gli interrogativi sul senso della nostra vita. La Pasqua non è sperimentabile?

Gesù stesso raccontandoci la piccola e significativa parabola del chicco di grano caduto in terra che muore per portare frutto, ci ha dato uno dei tanti esempi concreti per sperimentare la Risurrezione. Il giorno muore per lasciare spazio alla notte, ma dopo la notte nasce il nuovo giorno, l’inverno cede il suo terreno alla primavera, e tutti e due sono necessari alla natura per donare la vita. tutto ti parla della Pasqua, della Risurrezione. Attraverso il Battesimo ti sei rivestito di Cristo, l’Uomo Nuovo: non sei più tu che vivi, ma è Cristo che vive in te. Sovente mi chiedo: “Ma che figura ti faccio fare o Gesù?”

Una vecchia tradizione invitava a lavarsi gli occhi al suono delle campane di Pasqua. Ho davvero bisogno di lavarmi gli occhi per vedere la luce del Risorto, ho bisogno di togliermi gli occhiali scuri del pessimismo e della tristezza per riscoprire la gioia di essere amato e salvato dalla misericordia del Signore, ho bisogno di occhi nuovi per vedere il mondo non come il nemico, colui che mi ruba la vita e la felicità, ma come colui con il quale sono chiamato a salvarmi e a sperare.

 

 

LUNEDI’ 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Galdino; S. Anastasia

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, O PADRE, PER LA TUA FEDELTA' A GESU' E A NOI.

 

HANNO DETTO: “Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”. (Santa Caterina da Siena)

SAGGEZZA POPOLARE: La migliore relazione è quella in cui l'amore che dai è più grande di quello che ricevi.

UN ANEDDOTO: A proposito di preghiera diceva un Padre della Chiesa: È come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati e così egli appare davanti al re; ha forse bisogno di dire cosa desidera? Così sta il fedele davanti a Dio, egli stesso è una preghiera.

PAROLA DI DIO: At 2, 14.22-33; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28,8-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore

 

“CON TIMORE E GIOIA GRANDE, LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNCIO AI SUOI DISCEPOLI”.

Nell’annuncio della risurrezione si intrecciano sentimenti di gioia e di timore, di dubbio e di speranza, ma soprattutto si riscopre la gioia di correre perché c’è una buona notizia che urge dentro, che in qualche modo ti scoppia tra le mani. Timore-stupore perché ci si trova davanti ad un avvenimento straordinario, sconvolgente. Anche se preannunciata, la risurrezione di Cristo aveva cozzato contro la morte, la sofferenza, il tradimento, la croce. Ora nel suo manifestarsi propone la grandezza di Dio e l’essere debole degli uomini. Gioia nel vedersi ridonato Gesù, nel sentire rinascere dentro la speranza (“non ci sentivamo forse ardere il cuore, lungo la via, mentre ci spiegava le scritture?”), nel sapere che con Lui l’avventura può continuare, nell’accorgersi che il Risorto non solo non punta il dito contro le nostre fughe e paure ma rinnova la chiamata, e corsa, perché la gioia mette le ali ai piedi, è contagiosa, riempie il cuore fino a farlo traboccare. Chissà se a noi la risurrezione di Cristo fa lo stesso effetto, oppure ci passa sulla testa come cosa risaputa, sedimentata nell’abitudine religiosa?

Se è così, siamo i più grandi irriconoscenti, Cristo è morto invano, invano è risorto se coloro per i quali è morto e risorto preferiscono il buio, la noia, l’abitudine.

 

 

MARTEDI’ 19 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Leone IX; S. Elfego; B. Bernardo

Una scheggia di preghiera:

 

I NOSTRI OCCHI HANNO VISTO LA SALVEZZA DEL NOSTRO DIO.

 

HANNO DETTO: “La Chiesa Cattolica è l’unica realtà che libera la persona da una schiavitù degradante: quella di essere soltanto un prodotto del proprio tempo”. (G.K. Chesterton)

SAGGEZZA POPOLARE: Tutto arriva a chi non ha fretta e si dà da fare mentre aspetta.

UN ANEDDOTO: Dice un maestro: "Se devi piangere, piangi come un bambino. Una volta sei stato un bambino, e una delle prime cose che hai imparato nella vita fu piangere, perché il pianto fa parte della vita. Non dimenticare di essere libero, e che mostrare le tue emozioni non è vergognoso. Urla, singhiozza forte, fai il chiasso che vuoi. Perché così è come piangono bambini, e loro conoscono il modo più veloce per confortare i loro cuori. Hai mai notato come i bambini smettono di piangere? Smettono perché qualcosa li distrae. Qualcosa li chiama alla prossima avventura. I bambini smettono di piangere velocemente. E così sarà per te. Ma solo se riesci a piangere come fanno i bambini".

PAROLA DI DIO: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“DONNA, PERCHE’ PIANGI?”.

Quante stupidaggini ho sentito dire circa le lacrime. Qualcuno dice che le lacrime sono segno di debolezza; qualche cristiano saccente dice che le lacrime e il cristianesimo non possono convivere, qualcun altro le considera retaggio delle femminucce. “Perché piangi?”, chiede Gesù a Maria Maddalena. Si può piangere per tanti motivi: perché il dolore è entrato prepotentemente nella tua vita e i tuoi occhi e il tuo cuore vi partecipano pienamente, si può piangere nell’aver constatato i propri errori o i propri peccati, si può piangere per aver salutato per l’ultima volta una persona cara, si può piangere disperatamente o sommessamente, si può piangere anche per una gioia profonda. L’uomo non deve avere paura delle lacrime come non deve avere paura di esternare i propri sentimenti, e se qualcuno approfitta delle tue lacrime è la persona più indegna di chiamarsi uomo, sulla terra. L’unica cosa a cui devi fare attenzione è che le lacrime e i sentimenti non ti impediscano di vedere. Le capiamo e le apprezziamo fino in fondo le lacrime di Maria Maddalena. Molte volte Maria Maddalena ha pianto. Ha pianto i suoi peccati. Ha pianto di gioia quando Gesù l’ha perdonata. Ha pianto con Maria, la mamma di Gesù, ai piedi della croce. Ha pianto quando hanno deposto Gesù nella tomba. Piange anche adesso che non trova più il corpo del suo Signore. Ha tutti i motivi di piangere: Gesù è morto tra le più atroci sofferenze, gli Apostoli sono scappati e Lei che è andata a cercare quel corpo tanto amato immagina che abbiano fatto a Gesù ancora un ultimo disprezzo, quello di trafugare il suo cadavere. Ma il limite di Maria sta proprio nel fatto che queste lacrime le hanno talmente riempito gli occhi e il cuore che in esse sta annegando la speranza e la fede. E questo qualche volta succede anche a noi quando incentrati unicamente sui nostri grandi dolori non riusciamo più a vedere altro o l’altro.

C’è bisogno allora di una voce che ti chiami per nome. E c’è bisogno che nel momento in cui gli occhi non vedono più perché pieni di lacrime, ci siano orecchie disposte ad ascoltare questo nome pronunciato da Colui che ci vuol bene, da chi ha vinto la morte, da chi vuol tramutare il pianto in gioia.

A Maria Maddalena che cerca un morto, Gesù si mostra vivo, a lei che piange, Gesù dà la gioia, a lei, povera donna peccatrice, Gesù affida la missione di testimoniarlo. E’ proprio vero che l’unica strada per entrare nel cuore di Gesù è quella dell’amore. Non contano i gradi, le qualità esteriori, davanti a Gesù puoi anche aver sbagliato molto, ma se ami sei nel suo cuore e Lui ti purifica e non ha paura di affidarti la missione. Gesù ti chiama per nome. Alza gli occhi, non lasciare che le lacrime ti impediscano di vedere. Impara a conoscere il suo volto nei fratelli, negli avvenimenti della vita, nell’Eucaristia e nei sacramenti; sono tanti i modi di poterlo abbracciare “senza trattenerlo”, ma per portarlo agli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Aniceto; S. Agnese da Montepulciano

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NON SONO DEGNO DI PARTECIPARE ALLA TUA MENSA, MA DI' SOLTANTO UNA PAROLA E SARO' SALVATO.

 

HANNO DETTO: “La sofferenza terrena, quando è accolta nell’amore, è come un nocciolo amaro che racchiude il seme della nuova vita, il tesoro della gloria divina che verrà concessa all’uomo nell’eternità.” (Giovanni Paolo II)

SAGGEZZA POPOLARE: Non solo i vecchi son duri di orecchi.

UN ANEDDOTO: Il monastero sulla sponda del fiume Piedra è circondato da una splendida vegetazione, è una vera oasi all'interno dei campi sterili di quella parte della Spagna. Là, il piccolo fiume diventa una magnifica corrente, e si divide in dozzine di cascate. L'errante sta camminando nei dintorni, ascolta la musica dell'acqua. Improvvisamente, una grotta - dietro una cascata - cattura la sua attenzione. Studia le rocce, consumate dal tempo, e guarda attentamente le amabili forme create pazientemente dalla natura. E trova un verso di R. Tagore scritto su una placca: "Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l'acqua, con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono". Dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire.

PAROLA DI DIO: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24,13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DISCEPOLI DI GESU’ ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS”.

Il racconto dei discepoli di Emmaus oltre ad essere una parabola del nostro camminare con Gesù e del suo camminare con noi, può anche essere letto come il vivere l’Eucaristia. Arriviamo spesso alla Messa domenicale con le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà, magari con l'anima pesante e chiusa, proprio come i due discepoli di Emmaus. E ci accoglie la liturgia della parola: Gesù ci spiega le Scritture. Senza la sua parola noi rimaniamo come ciechi, non capiamo niente. Ma se, incominciando da Mosè e dai Profeti, ci spiega in tutte le Scritture quello che si riferisce a lui, i nostri cuori ardono e i nostri occhi sono illuminati. Poi viene la seconda parte della Messa, la liturgia eucaristica, il sacrificio: Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e ce lo distribuisce. “Ed ecco si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”. Luca ci narra un fatto che è avvenuto, non solo, ma che si riferisce a tutti i cristiani e li invita a riconoscere il Cristo “spezzando il Pane”, cioè nell'Eucaristia, che è veramente la presenza di Cristo risorto in mezzo a noi. La Messa è certamente il memoriale del suo sacrificio, ma è nello stesso tempo la sua presenza viva, per comunicarci la sua vita nuova. È Cristo risorto che si dà a noi. È risorto perché ha sofferto e ha rinnovato l'uomo con il suo sacrificio: per questo può farci vivere con lui in novità di vita. Tutto il mistero pasquale si rinnova nella Messa. Domandiamo al Signore la grazia di una fede viva nella sua presenza nella Messa: lui è nella sua parola, lui è nella Eucaristia, con il suo corpo risorto che conserva gloriosi i segni della passione.

 

 

GIOVEDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Anselmo; S. Corrado da Parzham

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA VERA PACE È RIPOSARE IN TE, CRISTO, VINCITORE DELLA MORTE.

 

HANNO DETTO: “L’amore senza eternità si chiama angoscia, l’eternità senza amore si chiama inferno”. (Gustave Thibon)

SAGGEZZA POPOLARE: Scuotere la testa non priva l'asino delle orecchie (Proverbio del Senegal).

UN ANEDDOTO: "Andiamo sulla montagna dove risiede Dio", disse un cavaliere a un suo amico. "Voglio provare che tutto ciò che Egli sa fare è chiederci di fare qualcosa, mentre non fa nulla per alleggerirci dalle responsabilità". "Bene, andrò là per dimostrare la mia fede", disse l'altro. Arrivarono alla cima della montagna la notte, e udirono una voce dall'oscurità: "Caricate sui vostri cavalli delle pietre". "Vedi?!", disse il primo cavaliere. "Dopo una scalata del genere, vuole farci portare un carico ancora più pesante. Non obbedirò!". Il secondo fece come gli era stato ordinato. Come raggiunse i piedi della montagna, era l'alba, e i primi raggi del sole splendevano sulle pietre che il pio cavaliere aveva portato: erano diamanti puri. Dice il maestro: "Le decisioni di Dio sono misteriose; ma sono sempre in nostro favore".

PAROLA DI DIO: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

“GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO E DISSE: PACE A VOI”.

I Vangeli di questa ottava di Pasqua ci presentano le varie apparizioni del Crocifisso risorto.

Proviamo oggi a cogliere, in schema i denominatori comuni di questi racconti e le indicazioni che ne vengono a noi. Innanzitutto, il Risorto è estremamente libero: viene quando vuole, sceglie a chi apparire per primo, appare dove vuole, dà degli ordini, richiama il suo insegnamento, interpreta le scritture. Lo avevano appeso ad una croce perché non si muovesse più, lo avevano affidato nella rigidità della morte ad una tomba chiusa da un masso, ma nulla può fermare Dio e il suo amore per noi. Tutte le volte che il Risorto appare augura la pace. Oggi il termine pace viene facilmente strumentalizzato, costretto a convivere persino con la violenza, la brutalità, le minacce, l’odio, la menzogna più spudorata. Soprattutto molti si illudono che questa sia una parola da gridare nelle piazze, scandire nei cortei. Pochi si rendono conto che questa parola “sacra” deve essere accolta, come un seme nelle profondità del nostro essere. Maturare, crescere, diventare esigenza, ostinazione, forza, passione. L’uomo che si apre al messaggio di pace è uno che la realizza, prima di tutto nel suo intimo. Pace allora è un punto di arrivo e comporta un cammino faticato di purificazione, combattimento, ordine interiore, dominio su sé stessi: la pace di Cristo diventa allora attraverso il combattimento della croce, una pace vittoriosa, una forza superiore a quella dell’odio, della vendetta, della violenza.

Il Crocifisso-risorto si fa vedere, toccare, mostra i segni della sua passione. La risurrezione non cancella il passato, lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Non c’è bisogno di andare in paradiso per incontrarlo. Basta aprire gli occhi per leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi in mezzo a noi. I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie, i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi. I segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi.

Insieme alla gioia che provocano le apparizioni c’è anche sbigottimento, perplessità, incredulità. Quasi a dire: “Troppo bello per essere vero!” Ossia, quando Dio delude, si inventano pretesti per non credere. Ma allorché Dio sorprende oltre i nostri sogni, non possiamo credere, subodoriamo un inganno. La morte fa paura. La Risurrezione ancor di più. La Croce di Gesù spaventa. La sua gioia ci rende sospettosi. Gli Apostoli non hanno il coraggio di seguirlo lungo la “Via Crucis”, ma non ce la fanno neppure a tenergli dietro la via della risurrezione. Il Risorto è impegnativo, scomodo, disturbatore ancor più di quando predicava nei villaggi. Forse gradiremmo altri segni. Che dormisse con noi. Che ci lasciasse abbandonati alla nostra mediocrità. Invece Lui insiste: “Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”. E questo è un altro segno caratteristico delle apparizioni: il presente deve essere compreso attraverso tutta la lunga storia dell’amore di Dio. La risurrezione non spunta improvvisamente come un fungo, è il completamento dell’opera di Dio, è il fatto che dà significato a tutto il passato e che interroga tutto il futuro. Noi cristiani in Gesù morto e risorto davvero vediamo il compimento di ogni amore, Lui è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine come ci è stato detto nella liturgia del cero pasquale, la notte di Pasqua.

 

 

VENERDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Leonida; S. Gaio

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI SIGNORE ORA E SEMPRE.

 

HANNO DETTO: “Curate sempre quello che di voi può dire il Signore, non quello che di voi, in bene o in male, diranno gli uomini”. (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: "Meglio passare una notte con la collera che con il rimorso" (Proverbio Tuareg).

UN ANEDDOTO: Il discepolo disse al suo maestro: "Ho trascorso la maggior parte del giorno pensando cose che non avrei dovuto pensare, desiderando cose che non avrei dovuto desiderare e a preparare piani che non dovrebbero essere fatti". Il maestro invitò il discepolo a fare una passeggiata con lui nella foresta dietro la sua casa. Lungo il cammino, indicò una pianta, e chiese al discepolo se ne conoscesse il nome. "Belladonna", disse il discepolo. "Può uccidere chiunque mangi le sue foglie". "Ma non può uccidere nessuno che semplicemente la osservi", disse il maestro. "Allo stesso modo, desideri negativi non possono causare del male se non permetti a te stesso di esserne sedotto".

PAROLA DI DIO: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21,1-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore

 

“QUEL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA, DISSE A PIETRO: È IL SIGNORE”.

Stupisce vedere come in questa apparizione di Gesù risorto, gli apostoli non riescano a riconoscere Gesù, non riescano neppure in un primo tempo a leggere la pesca miracolosa come un segno del risorto. Gesù era già apparso loro eppure, Pietro e i suoi amici sembrano quasi voler tornare indietro, riprendere il loro vecchio mestiere di pescatori di pesci. Solo Giovanni, il contemplativo, l’innamorato ha occhi per riconoscerlo. Si tratta di prospettiva: si può essere familiari a Gesù, uomini di preghiera e passargli accanto, ma è solo chi lo ha nel cuore, chi è abituato a conoscere i suoi gesti, i suoi silenzi, l’intonazione della voce che lo incontra. Forse lo avete notato proprio leggendo in questa settimana i vangeli della risurrezione: abbiamo capito quali sono le strade per riconoscere in Gesù il Messia Vivente: lasciarci “ardere il cuore”, cercare conferma nella Parola di Dio, spezzare il pane, aprire gli occhi per vedere, sentire il proprio nome sulle labbra di Gesù, toccare e vedere. Quando la fede è solo intellettuale, quando la preghiera è legata a parole e gesti non ci porta ancora all’incontro, ma quando il desiderio, la ricerca, gli affetti partono dal cuore, allora si vede bene, e anche il minimo indizio ci porta subito ad incontrare l’amato e a leggere la vita con Lui.

 

 

SABATO 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Adalberto; S. Giorgio

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER TUTTI COLORO CHE CON LA LORO VITA ANNUCIANO TE.

 

HANNO DETTO: «Se qualche volta cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare d’andare innanzi. Da quella caduta il Signore saprà cavare del bene» (Santa Teresa d’Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: "Chi beve l'acqua di una terra straniera deve seguirne gli usi e
costumi (detto mongolo).

UN ANEDDOTO: All'età di novantadue anni nonna Fritz viveva ancora nella sua vecchia casa di campagna a due piani, preparava le fettuccine fatte in casa e faceva il bucato con il vecchio strizzatoio nello scantinato. Sempre da sola coltivava anche il suo orto, grande abbastanza da sfamare tutta la contea di Bentos, usando soltanto una zappa e una vanga. I suoi figli settantenni la sgridavano affettuosamente quando insisteva per tagliare l'erba del grande prato davanti casa con la sua vecchia e antiquata falciatrice. "Ma faccio questi lavori solo al mattino presto o la sera, quando è più fresco" spiegava la nonna, "e mi metto sempre il cappello". I suoi figli provarono un certo sollievo quando vennero a sapere che la nonna aveva cominciato a partecipare ai pranzi del centro anziani della zona.

"Si" ammise la nonna mentre sua figlia annuiva soddisfatta. "Cucino per loro. Sai, quei cari vecchietti sono così contenti!".

PAROLA DI DIO: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16,9-15

Dal vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demoni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri, ma non credettero neppure a loro. Alla, fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore

 

ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PROCLAMATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA.

È un comando questo e non un invito. Chi ha visto, chi ha sentito, chi ha creduto pur con tutta la debolezza delle proprie perplessità, non può starsene tranquillo, deve andare nel mondo, deve annunciare il Cristo risorto. Mi ha sempre stupito molto il fatto che in pochi anni, la fede cristiana, con i mezzi di allora, senza autostrade e automobili, radio e televisioni, computer e realizzazioni tecniche, sia riuscita ad entrare fino a Roma, il cuore dell'impero Romano. Eppure, erano periodi di persecuzione, di prova; era difficile dirsi cristiani. Oggi i cosiddetti popoli cristiani, sembra non abbiano più niente da dire, anzi altre sette, altri gruppi, riescono a portare via cristiani dalla loro fede. Che cosa manca?

Al di là del dono dello Spirito che viene da noi nascosto, penso manchi il coraggio di andare. Siamo cristiani seduti che discutono, che parlano, che fanno mille riunioni, ma che non hanno nel cuore la gioia di Cristo risorto e il coraggio del suo Spirito che li fa andare con fantasia per le strade del mondo.

 

 

DOMENICA 24 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Ivo; S. Maria di Cleofa; S. Erminio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU CAMMINI ANCORA IN MEZZO A NOI: AIUTACI A RICONOSCERTI.

 

HANNO DETTO: “Se il tempo fosse oro… potresti anche permetterti di perderlo. Ma il tempo è vita, e tu non sai quanta te ne resta”. (San Jose Maria Escrivà de Balaguer)

SAGGEZZA POPOLARE: La calunnia non distrugge l'uomo onesto, poiché passata l'inondazione la pietra riappare.

UN ANEDDOTO: Una lucertolina, vedendo un grosso coccodrillo, volle diventare come lui.  Allora si mise a mangiare tonnellate d'erba fino a scoppiare. A volte, quando i più piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono per morire.

PAROLA DI DIO: At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11a.12-13.17-19; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20,19-31

Dal vangelo secondo Giovanni 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

GESÙ, IN PRESENZA DEI SUOI DISCEPOLI, FECE MOLTI ALTRI SEGNI CHE NON SONO STATI SCRITTI IN QUESTO LIBRO.

Chi ha imparato negli anni a conoscere Gesù attraverso i vangeli sente spesso il desiderio di conoscere più a fondo la sua vita e allora nascono domande e interrogativi: com’era Gesù?

Quali cose avrà detto e fatto in quelle situazioni?

Come mai nei Vangeli si parla così poco di Maria?

I Vangeli sono proprio scarni nel darci queste notizie. Ed ecco allora che fin dai primi secoli della Chiesa nascono moltissimi “vangeli apocrifi” cioè racconti dovuti a leggende e fantasie anche buone e pie che cercano di colmare certi vuoti attorno a Gesù e anche oggi la figura di Gesù è spesso rivisitata dalla letteratura, dal cinema, o da persone che dicono di aver avuto visioni o rivelazioni particolari sulla sua vita. A me sorge il dubbio che Giovanni, dicendoci che non basterebbero tutti i libri della terra a raccontarci Gesù, non abbia solo voluto giustificare la stringatezza dei Vangeli ma abbia voluto dirci che la vita di Gesù si scrive ogni giorno nella vita dei cristiani. Prova allora a pensare: oggi con la tua vita sei chiamato a scrivere una pagina del Vangelo di Gesù, come la scriverai?

 

 

LUNEDI’ 25 APRILE: S. MARCO EVANGELISTA

Tra i santi ricordati oggi: S. Franca; S. Aniano; S. Clarenzio

Una scheggia di preghiera:

 

SANTO SPIRITO, SOSTIENI LA CHIESA DI GESU'.

 

HANNO DETTO: “Pietà quanta se ne vuole, ma non lodate le cattive azioni: date loro il nome di male”. (F. Dostoevskij)

SAGGEZZA POPOLARE: L'uomo che fa il male e ne ha vergogna ha nell'anima la possibilità di redimersi. L'uomo che fa il bene e vuol farlo sapere a tutti ha nell'anima la possibilità di perdersi.

UN ANEDDOTO: I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi. – Viva la libertà! – gridarono i due adulti. Il piccolo, lui, taceva.

Dov’è il Buon Dio? Dov’è? – domandò qualcuno dietro di me. A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte. Silenzio assoluto. All’orizzonte il sole tramontava. Scopritevi! – urlò il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo. – Copritevi! Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora. Più di una mezz’ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti. Dietro di me udii il solito uomo domandare: – Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: – Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca. (E. Wiesel, La notte, Giuntina, Firenze 1980, pp. 52-53)

PAROLA DI DIO: 1Pt 5,5b-14; Sal 88; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16,15-20

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PROCLAMATE IL VANGELO A OGNI CREATURA.”

La festa di S. Marco, l’autore del Vangelo, ci aiuta a riprendere le riflessioni dei giorni precedenti e ci ricorda come con la forza dello Spirito, il Vangelo si è sparso nelle terre più lontane. Dio si serve di poveri uomini, delle loro parole, dei loro scritti, della loro vita per comunicare la salvezza. Dio chiama anche te. Non importa se sai parlare di Lui, se sai scrivere di Lui, Dio vuole te, la tua persona, il tuo amore per Lui e poi si fida di te, ti dà il suo Spirito perché tu vada in nome suo. Ed è proprio lo Spirito che ha fatto conoscere Gesù al mondo tramite il servizio degli apostoli, dei discepoli, degli evangelisti, dei missionari. Ed è ancora lo Spirito che guida l’opera dei cristiani di oggi sempre che essi si fidino più di Lui che non di sé stessi.

 

 

MARTEDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pascasio Radberto; S. Stefano di Perm

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, È SOLO GUARDANDO LASSU' CHE COMPRENDO QUAGGIÙ.

 

HANNO DETTO: “La saggezza consiste semplicemente nel non insegnare a Dio come si debbano fare le cose”. (Nicolas Gomez Dàvila)

SAGGEZZA POPOLARE: Se i disonesti fossero nuvole, ci sarebbe sempre il diluvio. (Proverbio ligure)

UN ANEDDOTO: Il discepolo si avvicinò al suo maestro: "Per anni sono stato alla ricerca dell'illuminazione", disse. "Sento che sono vicino a raggiungerla. Ho bisogno di sapere qual è il prossimo passo". "Come ti mantieni?", chiese il maestro. "Non ho ancora imparato ad essere autonomo; i miei genitori mi aiutano. Ma quello è solo un dettaglio". "Il tuo prossimo passo è guardare direttamente al sole per mezzo minuto", disse il maestro. Il discepolo obbedì. Quando passarono i trenta secondi, il maestro chiese di descrivere ciò che li circondava. "Non riesco a vedere. Il sole mi ha accecato la vista", disse il discepolo. "Un uomo che cerca solo la luce, evitando le proprie responsabilità, non troverà mai l'illuminazione. E uno che tiene i propri occhi fissi sul sole rimane cieco", fu il commento del maestro.

PAROLA DI DIO: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo Gv 3,7-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodemo: «Come può accadere questo?» Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore

 

“SE VI HO PARLATO DI COSE DELLA TERRA E NON CREDETE, COME CREDERETE SE VI PARLERÒ DI COSE DEL CIELO?”

Il cielo è una  componente essenziale dell’uomo  perché l’“avanti” non gli basta: ha bisogno del “lassù”. Se esistesse solo l’“avanti”, ad un certo momento, tu uomo, che hai amato, lavorato, sofferto, faticato, non esisteresti più. Svolta la tua funzione storica di 70—80 anni, finiresti per sempre. Ma allora a che pro vivere? Non accetto di essere concime storico, ho bisogno del “lassù”, ho bisogno del cielo perché sono un uomo e non una cosa. Non posso essere usato e poi buttato: non si può essere Persona solo per qualche giorno. Essere Persona è uguale ad essere immortale! Ecco perché coloro che stimano l’Uomo per quello che è veramente, trovano che “il cielo” entra nella sua definizione.

 

 

MERCOLEDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Zita; S. Liberale; B. Nicola Roland

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE CI HAI TANTO AMATO DA REGALARCI TUO FIGLIO.

 

HANNO DETTO: “L’uomo di oggi è uno che recita volentieri il mea culpa: battendo sempre, però, sul petto degli altri”. (Thomas Eliot)

SAGGEZZA POPOLARE: La bugia non ha che una gamba sola, la verità due. (Proverbio arabo)

UN ANEDDOTO: Uno straniero incontrò il Padre Superiore nel monastero di Sceta. "Voglio rendere la mia vita migliore", disse. "Ma non riesco a trattenermi dall'avere dei pensieri peccaminosi". Il Padre notò che il vento stava soffiando forte fuori, e disse allo straniero: "Fa piuttosto caldo qui. Mi chiedo se tu potessi trattenere un po' di vento là fuori e portarlo qui per rinfrescare la stanza". È impossibile", rispose lo straniero. È impossibile anche tenere sé stessi dal pensare cose che offendono Dio", rispose il monaco. "Ma, se sai come dire di no alle tentazioni, non ti causeranno alcun danno".

PAROLA DI DIO: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3,16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”.

Dal "dare" si misura l'amore. Quanto più amiamo, tanto più "diamo", anzi, diveniamo noi stessi "dono" per gli altri, senza più risparmio, senza più calcolo. Si capisce allora che la misura del "dare" di Dio è assoluta. Egli ci ama "talmente" da darci ciò che ha di più caro e più prezioso: il suo Figlio. Il "dare" esprime quindi la legge di amore che è dentro di Dio, la legge che è dietro ogni parola del Vangelo, la realtà che dice il senso dell'esistenza stessa di Gesù: dato donato per noi. Riecheggiano qui altre parole evangeliche che ci spronano a vivere anche noi secondo questa legge suprema di amore: "Date e vi sarà dato". "C'è più gioia nel dare che nel ricevere". Possiamo anche noi fare nostra la dinamica più intima che è in Dio. Dal semplice "dare" passa la strada per la Felicità.

 

 

GIOVEDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro Chanel; S. Luigi M. Grignon de Montfort

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO A GLORIA DI DIO PADRE.

 

HANNO DETTO: “Voi cattolici, mi obiettano gli amici ‘liberi pensatori’, siete chiusi nella gabbia del cattolicesimo. E io rispondo che è vero: il cattolico è prigioniero della sua Chiesa come l’uccello è prigioniero del cielo”. (Julien Green)

SAGGEZZA POPOLARE: L'amore è come la pioggerella d'autunno: cade piano ma fa straripare i fiumi! (Proverbio africano)

UN ANEDDOTO: Il P. Lacordaire, convertito, avvocato, domenicano, deputato, famoso predicatore, accademico di Francia, si era composto un "Codice delle piccole buone azioni". Eccolo per un esame di coscienza: Sorridi alla monotonia del dovere quotidiano. Taci quando ti accorgi che qualcuno ha sbagliato. Elogia il fratello che ha operato il bene. Rendi un servizio a chi ti è sottoposto. Partecipa al gioco dei fanciulli, i prediletti di Dio. Stringi cordialmente la mano al fratello che è nella tristezza. Parla con dolcezza agli impazienti e agli importuni. Guarda con affetto chi nasconde un dolore. Riconosci umilmente il tuo torto. Saluta affabilmente gli umili. Abbi un pentimento sincero per il male fatto.

PAROLA DI DIO: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3,31-36

Dal vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui, infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”

In tante pagine del Vangelo Gesù dice di sé stesso cose grandi: Dice che Lui e il padre sono una cosa sola, dice che Lui può perdonare i peccati come solo Dio può fare, nel Vangelo di oggi afferma che il Padre ama il Figlio al punto da dargli in mano ogni cosa. O sono affermazioni di un pazzo, oppure chi dice tali cose le dice con piena anche se misteriosa verità. Eppure, Gesù è una persona talmente equilibrata, talmente schietta, realista, intelligente che non può truffarci in affermazioni così decisive sulla sua persona: uno come Gesù non può mentire. Se allora davvero Gesù ha in mano ogni cosa è Lui il senso ultimo della mia vita. Altro che essere un fumoso personaggio della storia!

Gesù non è solo un grand’uomo, un profeta, un mito: è il Figlio di Dio che ha tutto nelle sue mani. E questo Figlio di Dio è venuto per “servire e non per essere servito”, per “dare la sua vita in riscatto di molti”, ci ha chiamati “non servi ma amici”, ci ha detto che il suo desiderio è che “lì dove sono io siano anche i miei amici”. Veramente, come dice la lettera agli Ebrei, in Lui “noi abbiamo in cielo un gran sacerdote che intercede per noi”. Affidiamoci interamente nelle sue mani!

 

 

VENERDI’ 29 APRILE: S. CATERINA DA SIENA PATRONA D’ITALIA E D’EUROPA

Tra i santi ricordati oggi: S. Cristino; S. Acardo

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, GESU', TROVO RISTORO E FORZA.

 

HANNO DETTO: Non temo la morte. Ero morto da miliardi e miliardi di anni prima che io nascessi, e non ne ho mai sofferto il minimo disagio. (Mark Twain)

SAGGEZZA POPOLARE: Una parola detta al momento giusto è come un diamante incastonato nell’oro. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Racconta una curiosa storiella che quando il buon Dio decise di creare il mondo tutte le lettere dell’alfabeto si offrirono per essere adoperate in questa grandiosa opera. La lettera A disse: "Io sono l’iniziale di amore, prendi me per creare il mondo, che cosa c’è di più bello dell’amore?" Dio ci rifletté un momento, poi rispose: "È vero, però sei anche l’iniziale di arma, non sei adatta. Venne la volta della lettera B: "Io sono l’iniziale di bontà"… "Ma sei anche l’iniziale di bomba". C come carezza, ma anche come calunnia. D dolcezza ma anche danno…. T tenerezza o tradimento. Nessuna parola era buona in assoluto. Ogni parola aveva un aspetto positivo ed uno negativo, quindi la parola è sempre un’arma a doppio taglio.

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,5 – 2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“IL MIO GIOGO, INFATTI È DOLCE E IL MIO PESO LEGGERO”

Caterina emerge come un gigante nella rissosa Chiesa del Trecento, dilaniata da scismi e da guerre fra principi sé-dicenti cristiani. Lo Spirito Santo, non riuscendo a influenzare nemmeno i papi, secondo il suo stile invia i suoi abbondanti doni ad una ragazzina di Siena, una dei venticinque figli di un buon uomo, gran lavoratore. Caterina è determinata fin dalla sua fanciullezza: dotata di un forte temperamento riesce ad evitare i matrimoni combinati dai famigliari e ad entrare nel neonato ordine domenicano ma da terziaria, cioè restando nel mondo. La piccola Caterina, in un mondo di maschi, alza forte la sua voce: le sue lettere al papa sono ancora oggi un punto di riferimento per chi voglia conoscere le cose di Dio. Lei, illetterata e analfabeta, diventa punto di riferimento per tutti i regnanti d’Europa e grande fustigatrice delle incoerenze cristiane e papali. Chiediamo al Signore, oggi, di continuare a mandare donne di questa tempra, nel mondo e nella Chiesa, che sappiano rinvigorire la nostra fede annacquata e impoverita. Che il fuoco dell’amore di Cristo torni a divampare nei cuori dei cristiani italiani!

 

 

SABATO 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pio V; S. Giuseppe B. Cottolengo; S. Sofia

Una scheggia di preghiera:

 

NELL'ORA DEL BUIO, NON ABBANDONARCI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire. (Leonardo da Vinci)

SAGGEZZA POPOLARE: Se la pernice prende il volo, il piccolo non sta a terra.

UN ANEDDOTO: I bambini sono fedeli interpreti di ciò che a volte non manifestiamo direttamente: Una bambina di quattro anni che dice alla nonna: "Nonna chiudi gli occhi!" "Perché devo chiudere gli occhi?" chiese la nonna. "Sì nonna! - replica la bambina – Perché quando tu chiuderai gli occhi la mamma dice che noi diventeremo ricchi."

PAROLA DI DIO: At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

 

Vangelo Gv 6,16-21

Dal vangelo secondo Giovanni

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafarnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

“VIDERO GESÙ CHE CAMMINAVA SUL MARE E SI AVVICINAVA ALLA BARCA, ED EBBERO PAURA”.

Vedere Gesù che cammina sull’acqua del mare in tempesta mette paura agli apostoli: sono davanti ad un fatto che supera le loro capacità. Tutto quello che non rientra nelle nostre conoscenze ci lascia perplessi, timorosi, increduli. Anche la fede è un salto nel buio, un fidarci di Qualcuno superiore a noi del quale non si può conoscere e comprendere tutto. Ma se noi superiamo la perplessità, la paura, colui che ci viene incontro in modo tanto misterioso è colui che vuoi salire sulla nostra barca per calmare le acque tumultuose e portarci “rapidamente” a riva.

     
     
 

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