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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2022

  

MARTEDI’ 1° MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Felice III; S. Albino; B. Cristoforo da Milano

Una scheggia di preghiera:

 

STAR CON TE, GESU', OGGI, È LA MIA GIOIA.

 

HANNO DETTO: È molto meglio ciò che Dio manda che ciò che l'uomo domanda. (S. Antonio)

SAGGEZZA POPOLARE: L’abbondanza non lascia dormire il ricco.

UN ANEDDOTO: In una foresta viveva una giraffa dal collo alto alto. Era bellissima, agile e snella. Tutti gli animali l'ammiravano e le facevano i complimenti. Ma la giraffa aveva il difetto di essere molto vanitosa così passava tutto il suo tempo a guardarsi negli specchi d'acqua senza mai stare in compagnia degli altri animali. E quando questi avevano bisogno di un favore, era troppo presa a guardarsi allo specchio per aiutarli. Così un giorno una scimmietta decise di darle una lezione e le disse: "Esiste un albero che ha tanti frutti dolci dolci. Con il tuo collo potresti mangiarli. Vieni che ti faccio vedere qual è". La giraffa si mise sotto l'albero ma era così alto che neppure allungando il suo collo già lungo riusciva a mangiare i frutti. La scimmietta allora le saltò sul dorso, poi le salì sul collo fino alla testa e con le sue manine prese il frutto e glielo regalò. Ma le disse anche: "Vedi, nella vita arriva il momento per tutti di aver bisogno di un amico". E la giraffa vanitosa imparò la lezione. 

PAROLA DI DIO: 1Pt 1,10-16; Sal 97; Mc 10,28-31

 

Vangelo Mc 10,28-31

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». Parola del Signore

 

“PIETRO DISSE A GESU’: “ECCO NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”.

Ricordo ancora con un senso di vergogna (e forse il fatto che lo scriva è un po’ come confessarlo un’altra volta) un episodio di grettezza della mia infanzia. I miei non erano ricchi e stentavano a pagare anche quella che era la retta del seminario, ma cercavano di fare di tutto perché non mi mancasse niente. Anzi, mio padre per invogliarmi a studiare, aveva fatto un piccolo patto con me: per ogni voto al di sopra della sufficienza c’era un piccolo premio in danaro. Ricordo con rammarico che io, ogni fine del mese gli facevo la nota di quanto mi doveva; e se non fosse stato puntuale nei pagamenti, mi sarei lamentato con Lui: cieco che non sapeva vedere il bene e si attaccava alle piccole cose. Quanto ci assomiglia questo Pietro che è con Gesù e che sindaca con lui su quale tipo di premio gli spetti, che fa l’elenco delle reti, della barca, dei pesci non presi e si aspetta un premio corrispettivo per ogni rinuncia.

“Signore, io sono stato buono: mi sono trattenuto, non ho mandato a quel paese quel mio fratello che se lo meritava, ho stretto i denti ed ho accettato quella malattia, sono venuto a fare l’ora di adorazione che premio mi spetta?”

“Perché sei così ingiusto che permetti che ai lazzaroni vada sempre bene, mentre a me che ti servo ne capita una dopo l’altra?”

La mentalità del contabile, del ragioniere ci impedisce di vedere ciò che abbiamo. Non ci rendiamo più conto che per noi Gesù ha dato la sua vita, ci dimentichiamo che la vita è un dono, che Dio non ha debiti con noi mentre noi ne abbiamo accumulati parecchi con Lui, non comprendiamo la gioia del suo Regno, le possibilità di comunione che ci vengono dai Sacramenti, la bellezza di poter poco per volta imparare ad amare come Lui, l’essere per davvero Figli di Dio, e ci preoccupiamo per un piccolo premio o ci lamentiamo con Lui perché ci sembra che non sia troppo puntuale a pagarci?

Gesù non si tira indietro ci promette il centuplo ma se noi impariamo ad amare scopriamo che il centuplo ce lo ha già dato e ce lo dà continuamente con il dono di sé stesso.

 

 

MERCOLEDI’ 2 MARZO: LE CENERI

Tra i santi ricordati oggi: S. Troadio; S. Angela della Croce

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI: ABBI PIETA' DI ME!

 

HANNO DETTO: Nella cura delle anime, occorrono una tazza di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando l’accidia entra in una casa le travi cadono da sé.

UN ANEDDOTO: Una grande mistica del secolo scorso, Madeleine Delbrêl, si domandava con un po’ di umorismo e allo stesso tempo con tristezza: «Mio Dio, se Tu sei dappertutto, come mai io sono così spesso altrove?».

PAROLA DI DIO: Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

Vangelo Mt 6,1-6.16-18

Dal vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Parola del Signore 

 

"STATE ATTENTI A NON PRATICARE LA VOSTRA GIUSTIZIA DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE AMMIRATI DA LORO”

L’ipocrisia è una malattia terribile che si insinua ovunque, si comincia da piccoli raccontando bugie per farci vedere superiori a quello che siamo e si continua nella vita mascherandoci continuamente. Anche nel bene vogliamo sembrare migliori di quello che siamo. Perfino con Dio, tentiamo la carta dell’ipocrisia: “Signore ho fatto bene tutto, quindi tu mi devi...” Ma serve l’ipocrisia?

Non c’è nessuno peggiore dello schiavo che bacia le proprie catene e dell‘uomo che scusa le cattive abitudini che lo tengono prigioniero. Nessuno è libero se non è padrone di sé stesso. Come combattere l’ipocrisia: Gesù ci indica la strada della verità, della semplicità, della consapevolezza di chi è Dio e di chi siamo noi

 

 

GIOVEDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Marino e Asterio; S. Cunegonda; B. Innocenzo da Berzo

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA CROCE, SIGNORE, CI SALVA NELLE NOSTRE CROCI.

 

HANNO DETTO: L'ingrato fa male a sé e agli altri, perché dissuade quest'ultimi dal fare il bene. (C. Cantù)

SAGGEZZA POPOLARE: Sempre stenta chi mai si contenta.

UN ANEDDOTO: Robertina domanda alla mamma: Ma è più lontana la Luna o Londra? La madre risponde un po’ seccata: - La vedi la Luna, no? Mentre Londra, la vedi da qualche parte? La logica non sempre è logica.

PAROLA DI DIO: Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

 

Vangelo Lc 9,22-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina sé stesso?». Parola del Signore

 

"SE QUALCUNO VUOLE VENIRE DIETRO A ME, RINNEGHI SÉ STESSO, PRENDA LA SUA CROCE OGNI GIORNO E MI SEGUA".

Presto o tardi sbatterai la testa contro quella maledetta trave che farà della tua vita una croce. Ti ammali. Subisci un incidente. Colui che ami muore. La tua carriera è interrotta. Sei ingannato, abbandonato da tuo marito o da tua moglie. Qualcuno ti contraria, ti rovina, ti umilia o ti respinge. Non ce la fai più. Diventi vecchio. La trave può avere ogni forma o dimensione. Essa non tiene conto dei tuoi titoli, della tua posizione, del tuo nome, della tua reputazione, dello spessore del tuo portafoglio delle tue relazioni e del tuo successo. Sei felice. Tutto va bene, e all'improvviso questa terribile trave!

In ogni vita umana la croce è una realtà. Tuttavia, sono sempre più pochi gli uomini che si misurano con essa. Non la accettano più e sono depressi. Molti vi si perdono. Neurologi e psichiatri hanno lavoro fin sopra i capelli. Non hai scelta!

Porterai la tua croce oppure essa ti schiaccerà!

Ma la potrai portare solo se scoprirai il suo significato e il suo ruolo. La croce ti riconduce alla tua verità, alle tue giuste dimensioni di figlio degli uomini, povero, debole, fragile e piccolo. La croce può liberarti dalla materia in cui rischi di soffocare; può liberarti dalla mediocrità. Essa è come un'antenna attraverso la quale riesci a captare un messaggio da parte di Dio. Non ti salverà dalla sofferenza, ma ti salverà dal suo nonsenso e dalla sua inutilità!

Ridiventa "uomo" e vedrai tutto diversamente e molto meglio, con occhi che avranno pianto!

 

 

VENERDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Casimiro; S. Giovanni A. Farina; B. Umberto di Savoia

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE GIOISCE L'ANIMA MIA.

 

HANNO DETTO: Se vuoi conquistare la gioia devi dividerla con qualcuno. (Byron)

SAGGEZZA POPOLARE: Stirati secondo la coperta. (proverbio jugoslavo)

UN ANEDDOTO: La banderuola disse al vento: "Maledetto, come sei noioso e monotono! Non puoi soffiare da qualche altra parte che non sia il mio viso? Disturbi la mia divina stabilità". Il vento non rispose nemmeno una sillaba. Si limitò a ridere nello spazio sconfinato. L'indifferenza è l'arte dei grandi. (Apologo arabo)

PAROLA DI DIO: Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15

 

Vangelo Mt 9,14-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». Parola del Signore

 

“PERCHÈ MENTRE NOI E I FARISEI DIGIUNIAMO MOLTE VOLTE, I TUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO?”.

È sempre estremamente facile confondere tra fede e religione. Qui, i notabili della religione sono scandalizzati perché i discepoli di Gesù non compiono “gesti di religione”; altre volte, noi giudichiamo religiosi coloro che vanno in chiesa o confondiamo il credere con le pratiche religiose. Gesù ama e pratica la religiosità del suo popolo: osserva la legge mosaica, va al tempio, alla preghiera del sabato ma va anche a pregare al mattino presto, per conto suo e se un malato ha bisogno di Lui, non guarda il giorno della settimana. È osservante, non bigotto. Ama Dio, non le formalità della religione. Ascolta i capi della religione con rispetto, non ne è succube. La verità, per Lui è più importante delle formule preconfezionate. Non si tratta allora di snobbare i segni della religione ma di renderli espressivi di una fede, fede che può benissimo, in certi casi, portarci a superarli.

 

 

SABATO 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Teofilo; S. Adriano di Cesarea; S. Virgilio

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA IL TUO SPIRITO AD ILLUMINARE LE MIE SCELTE.

 

HANNO DETTO: Nel Vangelo trovo tutto. Tutto il necessario per la mia anima. Scopro sempre luci nuove, significati nascosti, misteriosi. (S. Teresa di Lisieux)

SAGGEZZA POPOLARE: A nessuno cadono le orecchie per il troppo ascoltare.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un giardino chiuso da altissime mura, che suscitava la curiosità di molti. Finalmente una notte quattro uomini si munirono di un'altissima scala per vedere che mai ci fosse di là. Quando il primo raggiunse la sommità del muro, si mise a ridere forte e saltò nel giardino. Salì a sua volta il secondo, si mise a ridere a saltò anch'egli. Così il terzo. Quando toccò al quarto, questi vide dall'alto del muro uno splendido giardino con alberi da frutta, fontane, statue, fiori di ogni genere e mille altre delizie. Forte fu il desiderio di gettarsi in quell'oasi di verde e di quiete, ma un altro desiderio ebbe il sopravvento: quello di andare per il mondo a parlare a tutti dell'esistenza di quel giardino e della sua bellezza. E questo il tipo di uomo che salva l'umanità. Colui che avendo visto Dio desidera condividerne con gli altri la visione. Costui avrà un giorno nel giardino un posto speciale, accanto al cuore di Dio.

PAROLA DI DIO: Is 58,9b-14; Sal 85; Lc 5,27-32

 

Vangelo Lc 5,27-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». Parola del Signore

 

“VIDE UN PUBBLICANO DI NOME LEVI SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE E GLI DISSE: SEGUIMI! EGLI, LASCIANDO TUTTO, SI ALZÒ E LO SEGUÌ”.

Si rimane sempre stupiti e talvolta perplessi di fronte a decisioni rapide, inaspettate, irreversibili come quella di Levi nel racconto di Luca. Siamo spesso tentati di giudicarle avventate, non sufficientemente meditate e i fatti talora ci danno ragione. Il Vangelo invece è ricco di decisioni e di scelte che contraddicono al nostro “buon senso”. I discepoli lasciano tutto quasi all’improvviso e lo seguono; Zaccheo, il pubblicano usuraio, cambia nel giro di poche ore la sua vita; la samaritana, donna dalla vita non chiara, dopo un solo colloquio con Cristo Signore, si rinnova radicalmente e si fa sua annunciatrice. Il Vangelo non ci guida all’irriflessione, ma alla radicalità e alla totalità delle nostre decisioni. Non ci si può fermare a metà strada, non si può servire a due padroni. Il nostro male è forse la mediocrità, la mancanza di coraggio per fare scelte decisive. A metà strada non si può che essere tristi e insoddisfatti. “Voi non potete servire a Dio e alle ricchezze”. (Lc. 16,13).

 

 

DOMENICA 6 MARZO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Vittorino; S. Coletta Boylet

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

HANNO DETTO: Tutti i beni mi sono stati donati a partire dal momento in cui non li ho più cercati. (S. Giovanni della Croce)

SAGGEZZA POPOLARE: Il cuor che vanta sempre il proprio affetto, un organo non è ma un organetto.

UN ANEDDOTO: Meraviglia e saggezza di bambini. Caro Gesù Bambino, abbiamo studiato che Tommaso Edison ha inventato la luce. Ma al catechismo dicono che sei stato tu. Per me lui ti ha rubato l’idea. Daria

PAROLA DI DIO: Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

 

Vangelo Lc 4,1-13

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Parola del Signore

 

“GESÙ, PIENO DI SPIRITO SANTO, SI ALLONTANÒ DAL GIORDANO ED ERA GUIDATO DALLO SPIRITO NEL DESERTO, PER QUARANTA GIORNI, TENTATO DAL DIAVOLO”.

Sembra quasi che la Chiesa e Gesù, oggi prima domenica di Quaresima, vogliano portarci nel deserto per dirci: giù le maschere, guardate in voi stessi, cercate di scoprire davvero chi siete, per che cosa correte, che cosa valete. Nel deserto non c’è bisogno di essere diversi da ciò che si è: l’apparenza non serve, sono messo alle strette, senza cedere alle lusinghe del mondo che mi propone modelli di vita impossibili. No, nel deserto dobbiamo scaricarci di tutto il superfluo, nel deserto dovete imparare a sopportare l’inaudito frastuono del silenzio. Nel deserto leviamo le maschere e scopriamo che siamo viandanti, pellegrini, la nostra patria è altrove. Occorre pazienza, quindi, nel raggiungere la meta (a proposito: lo sappiamo dove stiamo andando?). Il deserto rivela la nostra natura profonda di viandanti, e il viaggio ricorda parole quali precarietà, essenzialità, disponibilità alla scoperta e allo stupore, fiducia.

Gesù nel deserto sceglie in che modo essere Messia, rifiuta le tentazioni per giocare in pieno la sua libertà. Gesù rifiuta la tentazione del pane, che riduce l’uomo a sopravvivere intorno alle “cose”: denaro, lavoro, vacanze, vestiti. Cose utili, ottimi servi, pessimi padroni. L’uomo non si riempie il cuore con gli zeri del suo conto in banca. Gesù rifiuta un messianismo di gloria e di plauso, di facili consensi, di gesti mirabolanti. Che stupore!

Gesù, uomo riuscito, ha un’autostima tale che può senza difficoltà fare a meno del giudizio degli altri, Gesù rifiuta il potere (ma come? Rifiuta ciò che noi desideriamo?). Infine, Gesù rifiuta l’immagine di un Dio che compie miracoli, un Dio eclatante. Gesù toglie la maschera che gli uomini hanno messo anche a Dio e vede un Padre, non un despota Onnipotente da corrompere. Vogliamo allora provare anche noi, pellegrini, a passare attraverso la tentazione per gettare quello che non serve, per guardare al nostro cuore?

La chiesa, da duemila anni, propone tre strade: la preghiera, il digiuno, l’elemosina. La preghiera: cinque minuti di silenzio al giorno con il Vangelo della domenica davanti agli occhi, cinque minuti per iniziare la giornata entrando nel grande mare della pace interiore che viene da Dio. Il digiuno: rinunciare a qualcosa (che so? La TV? Una sigaretta? Un dolce?) per ristabilire un ordine nella nostra volontà (chi guida la mia vita? Le mie passioni?), per dedicare del tempo agli altri.

 

 

LUNEDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Perpetua e Felicita; S. Gaudioso; S. Teresa M. Redi

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A RICONOSCERTI NEL FRATELLO, PER STARE CON TE SEMPRE.

 

HANNO DETTO: Nessuno ha mai commesso un errore più grande di colui che non ha fatto niente solo perché poteva fare troppo poco. (Edmund Burke)

SAGGEZZA POPOLARE: Le mascelle non hanno da mangiare, se il piede non cammina.

UN ANEDDOTO: Letta nella hall di un albergo: LA PAZIENZA, La si trova difficilmente e la si perde facilmente. La perdono spesso proprio coloro che non ce l'hanno. Oggi chi ne ha poca, non ce la fa a tirare avanti e chi ne ha troppa o è uno stolto o è un santo (e gli altri ne approfittano). Bisogna averne tanta, quando si lavora in ufficio: con i superiori, colleghi e utenti. E ci si deve armare di quella santa il commerciante con i clienti. Ne occorre a fiumi, se si ha a che fare con gli sciocchi. Ne deve avere un mare la moglie col marito e viceversa. Ed ancora di più ne occorre con sé stessi. Con tutti i problemi che crea la società di ieri e di oggi, solo Gesù, se ritornasse sulla terra, di pazienza ne avrebbe ancora e sempre. 

PAROLA DI DIO: Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46

 

Vangelo Mt 25,31-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore

 

"ED EGLI SEPARERÀ GLI UNI DAGLI ALTRI, COME IL PASTORE SEPARA LE PECORE DALLE CAPRE"

Mentre negli anni passati, il racconto del giudizio finale era "preso d'assalto da predicatori e direttori di coscienza per inculcare il timore (leggi pure spesso: "la paura") di Dio e quindi: "Fai ben attenzione, osserva le norme se no Dio ti giudica e ti manda all'inferno, oggi si è passati all'apposto: "Dio è buono, perdona sempre...” Gesù parla di un giudizio non tanto per raccontarci per filo e per segno quello che avverrà alla fine, quanto piuttosto per presentarsi Lui al centro dell'universo e della vita: è Lui la discriminante della Storia: non possiamo fare a meno di stare con Lui o contro di Lui.

Lui, il Giudice della fine dei tempi non farà altro che constatare il tipo di scelta che noi abbiamo fatto e che confermare le conseguenze: "Hai vissuto solo per te stesso? continua a vivere così, lontano da Dio. Hai cercato di riconoscere i diritti del tuo prossimo, hai visto nel sofferente, nel povero, nel diseredato il volto di Gesù? Continuerai a vederlo per l'eternità.

 

 

MARTEDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni di Dio; S. Ponzio; S. Provino

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' SE CHIEDI TU PER NOI, TUTTO È OTTENUTO.

 

HANNO DETTO: I doni di Dio fanno impallidire i migliori sogni dell'uomo. (Elizabeth Barret Browning)

SAGGEZZA POPOLARE: Ci sono molti uomini buoni sotto un cappello trasandato. (proverbio italiano)

UN ANEDDOTO: Detto in confidenza: “Caro Gesù Bambino, credevo che l’arancione stesse male con il viola. Ma poi ho visto il tramonto che hai fatto martedì, fortissimo.” Eugenio

PAROLA DI DIO: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

Vangelo Mt 6,7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi, infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore

 

"PREGANDO POI NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI ESSI CREDONO DI VENIR ASCOLTATI A FORZA DI PAROLA"

La preghiera perfetta non consiste di molte parole ma nel fervore del desiderio che innalza i cuori a Gesù.

Gesù ci ha scelti per essere anime oranti. il valore delle nostre azioni corrisponde esattamente al valore della preghiera che facciamo e le nostre azioni sono fruttuose solamente se sono l'espressione vera di d'una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro sguardo su Gesù e se operiamo assieme a Gesù faremo tutto nella maniera migliore. Siamo angosciati e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli, senza Gesù. Spesso le nostre preghiere non producono risultato perché non abbiamo fissato la mente e il cuore su Gesù, attraverso cui le nostre preghiere possono salire sino a Dio. Spesso uno sguardo profondamente fervoroso rivolto al Cristo potrebbe rendere molto più fervente la preghiera. "Io guardo lui ed egli guarda me": è la preghiera perfetta."

 

 

MERCOLEDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesca Romana.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO È MIRACOLO DI GRAZIA IN QUESTA VITA.

 

HANNO DETTO: Ho trovato Dio il giorno in cui ho perduto di vista me stessa. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Alle volte devi essere silenzioso per poter essere ascoltato. (Proverbio svizzero)

UN ANEDDOTO: In un cenobio, un fratello fu falsamente accusato di impurità: e si recò dal padre Antonio. Vennero allora i fratelli dal cenobio, per curarlo e portarlo via. Si misero ad accusarlo: «Tu hai fatto questo». Ed egli a difendersi: «Non ho fatto nulla del genere». Accadde per fortuna che si trovasse colà il padre Pafnuzio Kefala; egli disse questa parabola: «Sulla riva del fiume vidi un uomo immerso nella melma fino al ginocchio; e vennero alcuni per dargli una mano, ma lo fecero affondare fino al collo»

PAROLA DI DIO: Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

Vangelo Lc 11,29-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore

 

“QUESTA GENERAZIONE CERCA UN SEGNO, MA NON LE SARA’ DATO NESSUN SEGNO SE NON IL SEGNO DI GIONA”.

Gesù, davanti alle folle che cercano da lui solo segni miracolistici, dice ai suoi uditori e a noi: “Non vi sarà dato alcun segno se non quello di Giona”. Che cosa vuol farci capire Gesù?

Direi, prima di tutto, che Gesù mette in chiaro alcune cose: “Se vieni dietro a me per trovare una via facile, una facile soluzione a tutti i tuoi problemi, resterai deluso”. Gesù non è venuto a risolvere Lui i nostri problemi con qualche bel miracolo, è venuto ad indicarci una strada (e neppur facile: quella della croce) perché noi ci mettiamo alla ricerca e, con il suo aiuto, possiamo dare un senso alla nostra vita. “Se cerchi miracoli strabilianti, hai sbagliato strada: Io non scendo dalla croce per comprovare che sono il Figlio di Dio, io muoio sulla croce per darti la mia vita”. I facili miracoli lasciamoli a maghi e fattucchieri.  I miracoli veri ci sono, eccome!

Ma sono da leggere nel quotidiano non nello straordinario. “L’unico segno è quello di Giona…”  E la figura di Giona ha almeno due evidenti significati. Prima di tutto è un profeta che viene mandato a predicare perché Dio ha a cuore che gli abitanti di Ninive si convertano. Gesù è l’ultimo e il più grande segno dell’amore di Dio perché ogni uomo, guardando a Lui e all’annuncio del suo regno. possa convertirsi ed essere salvo. Poi Giona, nel racconto immaginifico, viene inghiottito in mare da un pesce e rimane tre giorni nel suo ventre prima di essere rigettato sulla spiaggia di Ninive e questa immagine ben si addice a Gesù che viene inghiottito nel mare del male, dell’odio, della cattiveria, della morte ignominiosa e che rimane per “tre giorni” nel ventre della terra e della morte per uscirne però vincitore. Gesù con la sua morte e risurrezione è il segno concreto della possibilità che in Lui ci viene offerta per morire con Lui al male e risorgere alla vita nuova. E allora vedete come questo, in sintesi, è proprio il nostro cammino quaresimale: andare dietro a Gesù non per facili miracoli o interessi umani, ma sentire le sue parole rivolte a noi per poterci convertire totalmente a Lui e con Lui fare il passaggio verso la liberazione e la vita.

 

 

GIOVEDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Caio e Alessandro; S. Vittore; S. Simplicio

Una scheggia di preghiera:

 

PROVVIDENZA DI DIO, TU NON TI LASCI MAI BATTERE IN GENEROSITA'.

 

HANNO DETTO: Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala. (Flaubert)

SAGGEZZA POPOLARE: È più facile difendere un principio che metterlo in pratica. (proverbio bantu)

UN ANEDDOTO: Don Carlo Gnocchi è stato un cappellano militare che ha seguito gli alpini nella ritirata russa: 650 chilometri nella steppa a -40°C. Nel suo testo “La persona umana” ha scritto che finché un soldato aveva la speranza di abbracciare la moglie e di baciare i figli teneva duro e superava difficoltà ai limiti dell’impossibile. Quando invece qualcuno pensava di non farcela più, si toglieva la vita.

PAROLA DI DIO: Est 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

 

Vangelo Mt 7,7-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa, infatti, è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARÀ DATO, CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARÀ APERTO; PERCHÈ CHIUNQUE CHIEDE RICEVE, CHI CERCA TROVERÀ E A CHI BUSSA SARÀ APERTO”.

Sembrano un sogno le parole del Signore, per noi che così spesso facciamo esperienza di porte chiuse, di ricerche inutili e di risposte deludenti. Il Signore ci richiama a questa speranza, ci assicura che chi cerca certamente trova, e lui non vuole certo favorire le nostre illusioni. Ci dice però che se siamo così spesso delusi, è perché non sappiamo con quale animo fare una ricerca vera e a quali porte dobbiamo picchiare. Se cerco amicizia, devo essere amico; se voglio giustizia, devo essere giusto. Troverò porte aperte quando anch’io saprò aprirmi agli altri. Lui stesso ascolta la nostra preghiera se veramente ci fidiamo di lui.

 

 

VENERDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Sofronio; S. Pionio; S. Eulogio

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU', LA MISURA DELL'AMORE.

 

HANNO DETTO: Nessuno ci è più amico di Dio che è fonte della stessa amicizia (Davide Maria Turoldo)

SAGGEZZA POPOLARE: L'allegria del povero è l'invidia del ricco

UN ANEDDOTO: Lo scrittore francese François Mauriac (1885-1970) ha avuto una felicissima intuizione quando ha detto che: “Amare qualcuno significa essere l’unico a vedere un miracolo che per tutti gli altri è invisibile”.

PAROLA DI DIO: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5,20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geenna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

 

“MA IO VI DICO...”

Ci colpiscono questi “Ma io vi dico” di Gesù. “Signore, ho sempre creduto che per essere un buon cristiano bastasse andare in chiesa, fosse sufficiente non rubare, non uccidere.” “Ma io vi dico!”

Gesù non è venuto a cambiare esteriormente le cose, anzi ci dice che perfino le virgole dell’antica legge possono essere preziose, ma invita a cambiare interiormente, ad andare oltre, e qui è la vera rivoluzione!

Dentro di te, dopo questi “Ma io vi dico” non puoi più nasconderti dietro le facili protezioni della legge, non puoi più vivere ambiguamente tra le parole che dici e la realtà che non vivi), non puoi pensare di comprarti il paradiso con qualche buona azione. A Gesù non importa l’esteriore, non lo cambia neppure, a Gesù interessa il tuo cuore, la tua vera felicità che consiste nell’adesione totale a Lui.

 

 

SABATO 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Massimiliano; S. Innocenzo I; B. Fina

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SULLA STRADA DEL PERDONO MI DAI LA POSSIBILITA' DI ESSERE COME TE.

 

HANNO DETTO: L'unica sconfitta nella nostra vita è cedere alle difficoltà, anzi l'abbandono della lotta. (Giacomo Alberione)

SAGGEZZA POPOLARE: Se ciascuno vedesse i propri difetti non andrebbe a cercare quelli degli altri. (Proverbio tedesco)

UN ANEDDOTO: Thomas Edison (uno dei più prestigiosi inventori di tutti i tempi) un giorno consegnò ad un suo giovane assistente una lampadina la cui costruzione aveva richiesto mesi e mesi di lavoro. L’assistente, sapendo quanta fatica era costata, la prese con estrema cautela e la portò su per le scale, ma, all’ultimo gradino, per la troppa apprensione, se la lasciò sfuggire di mano. Thomas Edison, con i suoi collaboratori, dovette lavorare altre settimane per costruirne una seconda simile alla prima. Terminato il lavoro, Edison si guardò in giro e riconsegnò la preziosa lampadina allo stesso assistente. Questo gesto fu per il giovane, una potentissima flebo di fiducia in sé stesso: compì il compito con serenità e disinvoltura.

PAROLA DI DIO: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5,43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore

 

“VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER QUELLI CHE VI PERSEGUITANO”.

È un programma realizzabile questo insegnamento di Gesù?

Visto alla luce del mondo questa norma di Gesù può sembrare un programma per angeli o per sciocchi. Sta bene che Cristo ci comandi di escludere sentimenti di odio, di vendetta, di intolleranza ma non si può imporre per legge la simpatia, l’amore e l’affetto emotivo per il nemico. Tante volte abbiamo sentito dire e forse noi stessi abbiamo detto: “Io lo perdono, ma mi è impossibile dimenticare, e ancora più impossibile amarlo”. Ora è chiaro che Gesù non ci comanda quello che non possiamo fare. Però ci propone il suo esempio. Morì perdonando i suoi nemici, e molti cristiani hanno seguito i suoi passi. Quello che Gesù ci comanda è l’amore effettivo: fare del bene al nemico, pregare per lui, rispettarlo sempre come persona e come fratello, anche lui figlio di Dio. Così saremo anche noi a nostra volta figli di Dio, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni.

 

 

DOMENICA 13 MARZO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Sabino; S. Cristina

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE.

 

HANNO DETTO: Infelice l'uomo che vale meno di quello che possiede e ciò accade quando pone sé stesso al di sotto dei suoi averi. (Sant'Antonio)

SAGGEZZA POPOLARE: Se mantieni la calma in un momento d'ira risparmierai cento giorni di dolore. 

UN ANEDDOTO: La nuvola avanzava lentamente: era piccola, poco più grande di un batuffolo di cotone. All'interno, due gocce di pioggia stavano litigando furiosamente. "Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!", urlò l'una. "E così saremmo finite in mezzo al fango!", ribatte l'altra. "Sua maestà ha paura di sporcarsi? Preferirebbe forse cadere in una boccetta di profumo?!", insistette la prima. "Sei sciocca e ignorante!", concluse la seconda. E rivolgendosi all'altra compagna che se ne stava pacifica e silenziosa ad osservare il paesaggio chiese: "E tu, cosa ne pensi?". Costei rispose: "Credo che ognuna di noi debba seguire le proprie aspirazioni, ricordandoci che il mondo ha bisogno di noi". "Giusto!", intervenne la prima, "Ognuna pensi a sé stessa!", travisando così le parole della compagna saggia. La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio lei. Vide uno scoglio e decise di andare a crogiolarsi al sole. Fatto sta che, poco dopo, cominciò a sudare e all'improvviso scomparve. Di lei non restò più nulla, neppure il segno sulla roccia. La seconda, vedendo l'oceano, pensò: "Qui non mi mancherà la compagnia!" e si lasciò scivolare. Per qualche tempo passò le sue giornate ridendo, scherzando, ballando insieme alle compagne. Ma un giorno un'onda l'afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia. La sabbia assorbì la goccia e di lei non restò più nulla, nemmeno un'impronta. Sulla nuvola, intanto, la goccia rimasta aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Aveva deciso: "Mi spingerò più a Nord, il vento freddo mi trasformerà in un fiocco di neve e contribuirò a far felici i bambini". All'improvviso vide, in un campo arso dal sole, una pianticella quasi appassita. Questo la rattristò e la commosse. E così decise: si lasciò scivolare dalla nuvoletta e cadde addosso alla piantina. Costei si ridestò dicendo: "Che fresca carezza! Chi sei?". "Sono una piccola goccia e sono scesa dal cielo per aiutarti" rispose. Poi scomparve nel terreno, fino alle radici. Subito un fremito percorse l'intera pianticella ed un fiorellino sbocciò, profumando l'aria.

PAROLA DI DIO: Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17 – 4,1; Lc 9,28b-36

 

Vangelo Lc 9,28b-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

EGLI NON SAPEVA QUELLO CHE DICEVA.”.

Spesso noi pensiamo di aver capito tutto di Gesù, del suo messaggio, delle sue promesse, della Chiesa eppure, l’incomprensione è continuata nel corso della storia. Padre Balducci, scriveva: “Abbiamo piantato la croce sulla cima delle montagne e su tutti i colli, l’abbiamo messa a tutti i crocicchi, l’abbiamo appesa in tutte le camere e le aule (e perfino nelle stanze di tortura). Ma non possiamo dire di aver imparato la logica del Crocifisso, se tra noi vige ancora la logica del potere, della sopraffazione, se sulla croce preferiamo ancora metterci gli altri, se non abbiamo imparato la logica del servizio. È ancora troppo facile segnarci con devozione ma abbracciare con fatica e con amore le croci quotidiane spesso ci trova sprovveduti e incapaci di generosità.”

 

 

LUNEDI’ 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Matilde; S. Paolina

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTO È GRANDE LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE!

 

HANNO DETTO: La rabbia comincia con la follia e finisce con il pentimento. (H. G. Bohn)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vuole cogliere una rosa non deve mai badare alle spine.

UN ANEDDOTO: C'è della neve. Un passero si posa su un sasso e gli chiede: "Posso fermarmi un po' qui ad asciugarmi i piedi?" "Ma certo, fai pure!", risponde il sasso. Dopo un po' il passero si alza in volo e dice al sasso: "Ciao, grazie!" E il sasso: "Non mi chiederò mai più che cosa sto al mondo a fare".

PAROLA DI DIO: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

Vangelo Lc 6,36-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME È MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO. NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI”.

Un insegnamento in sé semplicissimo ma estremamente arduo quello del non giudicare e di avere misericordia nientemeno nella misura in cui Dio ha misericordia degli uomini! Ma, prima di tutto chiediamoci che cosa voglia significare per Gesù sia il giudicare che l’aver misericordia. Il non giudicare non vuol dire non avere un criterio di vita. Non si può passare nella vita senza avere un criterio di bene e di male, senza renderci conto del valore o del disvalore delle cose e delle persone e senza fare le scelte conseguenti. Qui il giudicare è ergerci noi giudici del fratello sentendoci superiori a lui, giudicando dall’esterno (e chi di noi può conoscere le radici profonde e le motivazioni recondite delle scelte di un altro?). Questo tipo di giudizio spetta solo a Dio che conosce i cuori. E che cos’è la misericordia?

È un cuore che accoglie la miseria degli altri e che si lascia “commuovere” profondamente; è un’anima sconvolta fin nel suo intimo dalla miseria degli altri, è un cuore che compatisce (cioè soffre insieme) e che agisce per liberare gli altri della miseria. È colui che non si lascia rodere dal rancore e dall’odio. È compassione, tenerezza, perdono. Ci rendiamo sempre più conto che l’uomo redento da Gesù deve aver acquistato la dimensione del cuore stesso di Dio. È vero che con le nostre povere forze umane non ci riusciremo mai, ma è anche vero che, solo puntando al cuore di Dio, lasceremo sempre più operare Lui in noi e a Lui “nulla è impossibile”.

 

 

MARTEDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Zaccaria; S. Luisa de Marillac; B. Artemide Zatti

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDICI COERENTI.

 

HANNO DETTO: Nulla c'è che capisce di più l'Amore quanto l'umiltà. (Chiara Lubich)

SAGGEZZA POPOLARE: Della roba altrui ognuno è generoso.

UN ANEDDOTO: Una domenica pomeriggio a Dio prese voglia di andare allo stadio come un tifoso qualunque. Si giocava un'importante partita tra cristiani e musulmani. Fischio d'inizio, bella giornata, posti esauriti, tappeto verde perfetto, tifo indiavolato da una parte come dall'altra. La gara è corretta. Dopo un quarto d'ora segnano per primi i cristiani con un bellissimo tiro! Dio scatta ed esulta! Intanto i musulmani reagiscono con forza e poco dopo mettono a segno il goal del pareggio. Dio scatta ed esulta! Le tifoserie notano questo strano personaggio che ora tifa per una squadra, ora per l'altra. Terminata la partita, i capi ultras gli chiedono il perché del suo comportamento. Dio risponde: «Ma io sono venuto allo stadio per divertirmi!». Uno di quelli che sentono l'insensata risposta. mentre si allontana, dice ad un altro: «Lasciatelo stare: quello deve essere un ateo!». Dio è sempre fuori dai nostri schemi. Pretendere di conoscerlo è come voler spremere l'oceano in un bicchiere!

PAROLA DI DIO: Is 1, 10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23,1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore

 

SULLA CATTEDRA DI MOSÈ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI. PRATICATE E OSSERVATE TUTTO CIÒ CHE VI DICONO, MA NON AGITE SECONDO LE LORO OPERE, PERCHÉ ESSI DICONO E NON FANNO”.

Questa frase di Gesù è diventata un proverbio presso molte culture. In Piemonte, ad esempio, tradotto in italiano suona così: “Fa come il prete dice, non come il prete fa”. E se è pur sempre vero che non si può generalizzare come fanno le massime è anche vero che spesso proprio chi dovrebbe esserci di esempio è chi facilmente sdottoreggia ma razzola poi male. Gesù era un maestro ma “fece bene ogni cosa”, e con molta umanità in più di certi personaggi tanto pii o certi uomini di Chiesa ligi ad ogni piccola legge liturgica, dotati di grande ‘spiritualità’, ma privi di ogni umanità. La “cattedra di Mosè” e un dono di Dio agli uomini per la loro felicità, non un peso di schiavitù; il Vangelo è “buona notizia”, liberazione, non schiavitù o pastoie legalistiche, la Chiesa gerarchica è servizio e non potere, la fede non è blasone, ma affidamento in umiltà a Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Ilario e Taziano; S. Eriberto; B. Giovanni Sordi

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU', PERCHE' CI HAI SERVITO E CI SERVI OGNI GIORNO.

 

HANNO DETTO: Quanto più l'anima si crede al sicuro tanto meno sta in guardia. (S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: Se ti fai grattar da un altro, non ti gratta mai dove solletica.

UN ANEDDOTO: Una volta un bambino andò al cimitero, accompagnato dalla madre. Subito si mise a correre tra le aiuole e le croci, andando e tornando dalla mamma per avere spiegazioni. La madre gli disse che là, sotto quelle tombe, vi erano tanti signori che dormivano. Allora, ad un tratto, si fermò e le domandò: “Ma se dormono, quando si sveglieranno?” Come se fosse ovvio che dopo il sonno vi è il risveglio! La madre prese in braccio il piccolo e se lo strinse al petto perché le aveva spiegato, lui, bambino di tre anni, che nessuna morte è per sempre!

PAROLA DI DIO: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

Vangelo Mt 20,17-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

CHI VUOLE DIVENTARE GRANDE TRA VOI, SARÀ VOSTRO SERVITORE E CHI VUOLE ESSERE IL PRIMO TRA VOI, SARÀ VOSTRO SCHIAVO. COME IL FIGLIO DELL’UOMO, CHE NON È VENUTO PER FARSI SERVIRE, MA PER SERVIRE E DARE LA PROPRIA VITA IN RISCATTO PER MOLTI”.

Gesù, proponendoci sé stesso e rispondendo alla domanda della mamma dei figli di Zebedeo che cercava per loro un posto d’onore, ci mostra il rimedio più sicuro all’ipocrisia, specialmente a quella religiosa. Gesù sembra dirci: “Se tu consideri la fede e la religione alla stregua delle cose di questa terra e con i criteri di questo mondo, la tua fede e la tua religione non servono a nulla: non servono per far carriera, e se anche nelle comunità dei credenti qualche volta succede così: stai attento che la ‘carriera religiosa’ è uno dei più grossi imbrogli: alla fine ne resterai ancora più deluso delle ‘carriere’ terrene. La fede vera e la vera religione non conquistano i primi posti, sono gioie talmente interiori che si manifestano nel servizio. Guarda a me – ci dice ancora Gesù- Io ti ho amato sul serio, sul serio ho accettato di farmi peccatore al posto tuo ed ho accettato nella mia carne le conseguenze del peccato: il dolore, la morte. Non ti ho amato per diventare il tuo padrone, ma per offriti la salvezza. E allora, se ti senti amato così, non dovrebbe essere naturale, gioioso, il cercare di donare la stessa cosa ai fratelli non con la forza, non con la sussiegosità di chi si sente padrone della religione, ma con la carità di chi ha imparato da me a servire?”

 

 

GIOVEDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Patrizio; S. Geltrude; B. Corrado

Una scheggia di preghiera:

 

IO CREDO, RISORGERO', QUESTO MIO CORPO VEDRA' IL SALVATORE.

 

HANNO DETTO: Il perdono, più che saldare un conto col passato, ne apre uno col futuro. (A. Pronzato)

SAGGEZZA POPOLARE: Se un uomo ogni giorno gettasse un fiore sul cammino del suo prossimo, le strade della terra sarebbero piene di gioia. (Romanza inglese) 

UN ANEDDOTO: Secondo la leggenda, Pigmalione era un mitico re di Cipro che aveva il dono della scultura. Un giorno scolpì, in bianchissimo avorio, una figura di donna così bella che desiderò diventasse sua moglie. Lo desiderò talmente che la statua, si trasformò in una ragazza vivente e così l'artista se la sposò. A proposito i cinesi hanno un bel proverbio: «credendo nei fiori, sovente si fanno sbocciare!».

PAROLA DI DIO: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16,19-31

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

 

SE NON ASCOLTANO MOSÈ E I PROFETI, NON SARANNO PERSUASI NEANCHE SE UNO RISORGESSE DAI MORTI.”

Questa frase conclude la parabola del ricco e di Lazzaro, un esempio pieno di insegnamenti sulla povertà e sulla ricchezza, sull’affidarsi a Dio o alle cose, sull’esistenza dell’aldilà, sul premio e sul castigo ma, mi fermerei quest’oggi proprio sul particolare indicato da Gesù in questa conclusione. Il ricco aveva chiesto al padre Abramo di mandare Lazzaro a fare una bella apparizione ai suoi cinque fratelli e aveva giustificato questa domanda dicendo: “Se qualcuno dei morti andrà da loro si ravvedranno”. Gesù conclude dicendo: “Neanche una risurrezione dai morti può servire a chi ha già il cuore chiuso”. Sembra chiaro, allora, che Gesù parli di sé stesso, della sua risurrezione e di noi. Noi viviamo dopo la risurrezione di Gesù. La nostra fede cristiana si fonda sul fatto della risurrezione. Già San Paolo diceva: “Se Cristo non fosse risuscitato, la nostra fede sarebbe vana”. Eppure, molti non ci credono o, se ci credono, non cambia molto nella loro vita. Qualcuno può dire: “E’ un atto di fede!” Certo credere alla risurrezione di Cristo, come credere a Dio è un atto di fede, ma non è una cosa lontana o impossibile nella vita. Noi, tutti i giorni, facciamo degli atti di fede grandi o piccoli, ad esempio salgo su un autobus e faccio indirettamente un atto di fede nell’autista, credo che sappia guidare, mi fido che in questo momento non sia ubriaco o drogato, vado a mangiare e faccio tutta una serie di atti di fede nell’onestà del contadino, nel rispetto delle norme igieniche dei commercianti, nel cuoco, nella natura, nel buon funzionamento del mio organismo. La fede nella risurrezione di Cristo è molto più viva e più provata di questi semplici atti di fede quotidiana: abbiamo le Sacre Scritture, le testimonianze degli Apostoli, i martiri di tutti i tempi che hanno dato la loro vita per questa fede, l’opera dei santi, se stiamo attenti una presenza sempre viva e attuale di Gesù nella sua Parola. E, allora, perché spesso stentiamo a credere?

Perché andiamo sempre alla ricerca di qualcosa di straordinario e di miracolistico che ci confermi?  Stentiamo a credere a Colui che è risorto dai morti e andiamo magari da maghi e santoni perché ci mettano in comunicazione con l’aldilà, diamo fiducia a chi con tarocchi e oroscopi chiede di fare atti di fede in qualcosa di talmente imbecille e improbabile che qualunque persona con un briciolo di ragionamento non accetterebbe. Gesù lo sapeva benissimo che la sua risurrezione a molti non sarebbe servita. Il credere dipende dal cuore e a chi il cuore è affidato. Un cuore incapace di abbandonarsi a Dio non sarà toccato neanche dalla risurrezione di suo Figlio, un cuore pieno di cose e pieno di sé non ha spazio per altri e per l’Altro.

 

 

VENERDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Cirillo di Gerusalemme; S. Frediano; S. Edoardo

Una scheggia di preghiera:

 

FAI TU, SIGNORE, CHE FAI BENE.

 

HANNO DETTO: La cortesia è un ramo dell’albero della carità. (S. Giovanni XXIII)  

SAGGEZZA POPOLARE: Con l'amaro nella bocca non si può sputar dolcezze (prov. piemontese)

UN ANEDDOTO: Potreste chiedere in cuor vostro: "Come distingueremo nel piacere ciò che è bene da ciò che non è bene?" Andate fra i campi e i giardini e imparerete che è piacere dell'ape raccogliere miele dai fiori, ma è anche piacere del fiore cedere miele all'ape. Per l'ape, infatti il fiore è fontana di vita, e per il fiore l'ape è messaggero d'amore, e per entrambi, ape e fiore, dare e ricevere è piacere e necessità ed estasi. Siate nei vostri piaceri come i fiori e le api. (Karhil Gibran)

PAROLA DI DIO: Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45-46

 

Vangelo Mt 21,33-43.45-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo, ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“LA PIETRA CHE I COSTRUTTORI HANNO SCARTATA È DIVENTATA TESTATA D’ANGOLO”.

I piani di Dio sono molto diversi dai progetti degli uomini. Gli uomini guardano le apparenze, Dio il cuore; gli uomini guardano la forza e la prestanza fisica, Dio i deboli e i bambini e così capita che il materiale scartato dagli uomini è proprio quello su cui Dio costruisce il suo Regno. Gli scribi e i farisei hanno fastidio del profeta Gesù che non la pensa come loro e progettano di farlo fuori e Dio proprio dalla loro apparente vittoria e dalla sconfitta umana e sofferente di Gesù, prepara il suo nuovo regno. Prova con gli occhi di Dio a leggere alcuni avvenimenti della tua vita. Quella volta che pensavi con le tue forze di aver conquistato chissà che, ti sei accorto che la gioia non era poi tutta lì, e quell’altra volta che ti sei scoperto impotente, povero ma ti sei buttato nelle mani di Dio, Egli servendosi del tuo niente “ha fatto in te cose grandi”.

 

 

SABATO 19 MARZO: S. GIUSEPPE

Tra i santi ricordati oggi: B. Andrea Gallerani

Una scheggia di preghiera:

 

SILENZIO E FIDUCIA IN TE, POSSONO FARMI DIVENTARE UOMO GIUSTO.

 

HANNO DETTO: Dio fa sempre i nostri interessi se noi facciamo i suoi.  (S. Vincenzo de Paoli)

SAGGEZZA POPOLARE: Il diavolo insegna a rubare ma non a nascondere. (Detto proverbiale)

UN ANEDDOTO: Che cosa può succedere quando non si pensa a quello che si dice? Che si dica quello che si pensa.

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4, 13.16-18.22; Mt 1, 16.18-21.24a oppure Lc 2,41-51a

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24a

Dal vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

La figura di Giuseppe mi ha sempre affascinato forse perché molte sue caratteristiche stentano a realizzarsi in me. Intanto di Giuseppe si parla poco nel Vangelo e poi altra caratteristica da cui mi sento lontano ma che invidio: Giuseppe nei Vangeli non dice neanche una parola di suo ma è uno che nel silenzio agisce ed è allora molto bello vedere la figura di Giuseppe, uomo giusto, innamorato di Maria, che è disposto a cambiare tutti i suoi giusti progetti pur di continuare a dimostrarle il suo amore, che è disposto ad accogliere anche senza capire tutto, che è fedele a Dio, che permette allo Spirito Santo che è amore di compiere la sua strada. Giuseppe è tutt’altro che un credulone. Quando sa che Maria è incinta, non dubita di Lei, ma fedele alla legge, cerca una soluzione umana rispettosa di Maria e di Dio e giunge, con il suo ragionamento, a “licenziarla in segreto”. Davanti alle indicazioni dell’angelo è ben contento di cambiare i suoi progetti e di accogliere Maria come sua sposa e il Bimbo come dono e opera dello Spirito Santo. Giuseppe, da allora, dovrà ancora prendere grandi decisioni, ma vivrà nell’ombra di Gesù e di Maria e sarà per loro come la figura, l’ombra del Padre. Lo Spirito ha bisogno di me e di te per continuare l’incarnazione di Gesù. Ma noi siamo, come Giuseppe, disponibili a cambiare i nostri progetti per far sì che “io diminuisca e Lui cresca”? 

 

 

DOMENICA 20 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino; S. Cutberto

Una scheggia di preghiera:

 

OGGI, CON TE, POSSO REALIZZARE LA MIA SALVEZZA.

 

HANNO DETTO: Una persona triste è come un giocattolo nelle mani del demonio: può fare di lei quello che vuole. Coltivate dunque la gioia. (S. Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: A provocare un sorriso è quasi sempre un altro sorriso.

UN ANEDDOTO: Un piccolo bruco camminava verso la grande montagna. Incontrò un grillo che gli chiese dove andasse. Senza smettere di camminare, il bruco rispose: "Ieri sera ho fatto un sogno: sognai che ero sulla cima della montagna e da lì potevo guardare tutta la valle. Mi è piaciuto quello che ho visto e così voglio realizzare il mio sogno." Sorpreso, il grillo disse al bruco che si allontanava: "Devi essere pazzo! Come farai ad arrivare fin là, tu, un piccolo bruco? Per te, una pietra sarà una montagna, una piccola pozzanghera sarà un mare, e qualsiasi ramo sarà una barriera impossibile da oltrepassare." Ma il piccolo bruco era già lontano e non lo sentì nemmeno.  Tutti gli consigliavano di smettere. "Non arriverai mai!", gli dicevano. Ma il piccolo bruco continuava a camminare, perché dentro di sé sentiva che doveva farlo. Stanco e senza forze, sentendosi sul punto di morire, decise di fermarsi per riposare e costruire, con un ultimo immane sforzo, un posto per dormire quella notte. "Così mi sentirò meglio." pensò tra sé. Ma quella notte morì. Per giorni, gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti. Lì c'era l'animale più pazzo del mondo. Giorni dopo, in una mattina di splendido sole, mentre tutti gli animali si riunirono intorno a quello che era diventato un monito per tutti loro, all'improvviso, successe un fatto che lasciò tutti a bocca aperta: quel bocciolo grigiastro cominciò a rompersi e con meraviglia videro spuntare un paio di occhi e due antenne. A poco a poco, videro anche spuntare due bellissime ali dai colori stupendi. Era una farfalla! Nessuno disse niente perché già sapevano cosa avrebbe fatto quella farfalla: sarebbe volata in cima alla montagna a contemplare, da lassù, tutta la valle, e così realizzare il suo sogno, il sogno per il quale era vissuta e s'era sforzata fino a morire ed a rinascere per realizzarlo. 

PAROLA DI DIO: Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

 

Vangelo Lc 13,1-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Parola del Signore

 

SI PRESENTARONO ALCUNI A RIFERIRE A GESÙ IL FATTO DI QUEI GALILEI, IL CUI SANGUE PILATO AVEVA FATTO SCORRERE INSIEME A QUELLO DEI LORO SACRIFICI”.

Presentano a Gesù alcuni fatti di cronaca nera: “Che cosa ne pensi?

Di chi è la colpa?”

Gesù invece di cercare il colpevole legge i fatti come invito alla conversione. Viviamo tutti la precarietà, nessuno di noi è padrone del tempo e della vita per cui è adesso che puoi cambiare, è adesso che puoi incontrare Cristo, che puoi operare per il bene dei fratelli. Di fronte a questo progetto, c’è chi non si impegna, chi attende tutto dagli altri, chi dice: “Chi me lo fa fare?”; c’è chi non crede al valore della sua azione, la ritiene una goccia troppo piccola nel grosso mare dei problemi dell’uomo. Ma c’è, naturalmente, anche chi si pone di fronte alla sofferenza umana con l’atteggiamento di Cristo che si fida di Dio e lotta per rendere i rapporti umani diversi, per creare solidarietà.

 

 

LUNEDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Nicola di Flue; S. Benedetta C. Frassinello; S. Serapione

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER IL BENE CHE FAI ATTRAVERSO IL NOSTRO PROSSIMO

 

HANNO DETTO: Amano davvero quelli che tremano a dire che amano. (Philip Sidney)

SAGGEZZA POPOLARE: L'ambizione dell'uomo è come il serpente che, visto un elefante, se lo vorrebbe ingoiare: qualunque meta raggiunga non riesce mai a essere soddisfatta. (proverbio cinese)

UN ANEDDOTO: Tutti conosciamo la storia di Narciso. Secondo la mitologia greca, Narciso era un giovane che un giorno vide riflessa nell'acqua la sua bellissima immagine. La credette di un altro e se ne innamorò. Per raggiungerla scivolò nel torrente ed annegò! È una storia patetica, che diventa ancor più commovente se pensiamo alla fidanzata di Narciso che si chiamava Eco.

Eco chiamò all'infinito Narciso perché uscisse dal torrente, lo chiamò così tanto che perse la voce e non poté più parlare, ma solo ripetere le parole datele dagli altri. Il mito di Narciso è tra i più intelligenti creati dalla fantasia greca. Il suo messaggio è limpido: chi contempla sé stesso, si autodistrugge.

PAROLA DI DIO: 2Re 5,1-15a; Sal 41e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4,24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nazaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarèpta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“NESSUN PROFETA È BENE ACCETTO NELLA SUA PATRIA”.

Mi raccontava un signore giunto alla fede dopo un lungo periodo travagliato, che le più grandi difficoltà le stava incontrando proprio all’interno della sua famiglia in quanto era difficile da parte dei suoi comprendere il cambiamento di valori avvenuto in lui, e all’interno della sua comunità parrocchiale che stentava ad accogliere una persona nuova piena di entusiasmo che scombinava il placido tran-tran di quei cristiani. Anche se è doloroso non c'è nulla da stupirci di questo, basti pensare a San Francesco che le più grosse prove le ha avute proprio dai suoi frati, a un don Milani o a un d. Primo Mazzolari che hanno sofferto proprio a causa di quella Chiesa che amavano profondamente. La prova e la persecuzione promessa da Gesù ai suoi discepoli non dobbiamo andare a cercarcela tanto lontano. Mi chiedo però se noi come cristiani dobbiamo, per amore di una presunta verità, far di tutto per spegnere l’azione dello Spirito Santo nei nostri fratelli.

 

 

MARTEDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Epafrodito; S. Lea; S. Benvenuto Scotivoli

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONA I NOSTRI DEBITI COME ANCHE NOI LI PERDONIAMO AI NOSTRI DEBITORI.

 

HANNO DETTO: Siccome gli uomini vogliono vivere secondo la loro volontà, dicono che Dio non c'è. E così affermano ancora di più la sua esistenza. (Silvano dell'Athos)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi è schiavo delle ambizioni ha mille padroni.

UN ANEDDOTO: Un topo, guardando da un buco che c'era nella parete, vide un contadino e sua moglie che stavano aprendo un pacchetto. Pensò a cosa potesse contenere e restò terrorizzato quando vide che dentro il pacchetto c'era una trappola per topi. Corse subito nel cortile della fattoria per avvisare tutti: "C'è una trappola per topi in casa, c'è una trappola per topi in casa!" La gallina, che stava raspando in cerca di cibo, alzò la testa e disse: "Scusi, signor topo, io capisco che è un grande problema per voi topi, ma a me che sono una gallina non dovrebbe succedere niente, quindi, le chiedo di non importunarmi." Il topo, tutto preoccupato, andò dalla pecora e le disse: "C'è una trappola per topi in casa, una trappola!!!" - "Scusi, signor topo, non c'è niente che io possa fare, mi resta solamente da pregare per lei. Stia tranquillo, la ricorderò nelle mie preghiere." Il topo, allora, andò dalla mucca, e questa gli disse: "Per caso, sono in pericolo...? Penso proprio di no!" Allora il topo, preoccupato ed abbattuto, ritornò in casa pensando al modo di difendersi da quella trappola. Quella notte si sentì un grande fracasso, come quello di una trappola che scatta e afferra la sua vittima. La moglie del contadino corse per vedere cosa fosse successo, e, nell'oscurità vide che la trappola aveva afferrato per la coda un grosso serpente. Il serpente velenoso, molto velocemente, morse la donna. Subito, il contadino, la trasportò all'ospedale per le prime cure. Siccome la donna aveva la febbre molto alta le consigliarono una buona zuppa di brodo. Il marito allora afferrò un coltello e andò a prendere l'ingrediente principale: la gallina. Ma la malattia durò parecchi giorni e molti parenti andavano a far visita alla donna. Il contadino, per dar loro da mangiare, fu costretto ad uccidere la pecora. La donna non migliorò e rimase in ospedale parecchio tempo più del previsto costringendo il marito a vendere la mucca al macellaio per poter far fronte a tutte le spese della malattia della moglie. Quando senti che qualcuno ha un problema e credi che non possa essere anche tuo o in qualche modo possa colpire anche te pensaci molto bene... pensaci due volte! Il mondo non va male per la cattiveria dei cattivi ma per l'indifferenza dei buoni. 

PAROLA DI DIO: Dn 3, 25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

SIGNORE, SE MIO FRATELLO COMMETTE COLPE CONTRO DI ME, QUANTE VOLTE DOVRÒ PERDONARGLI? FINO A SETTE VOLTE?”.

La domanda di Pietro ritorna prima o poi nella vita di ogni cristiano e assume anche tanti aspetti quante sono le situazioni. “E’ sempre giusto perdonare?”

E quando tu perdoni e l’altro non lo accetta o infierisce ancora di più?

E quando il tuo perdono viene preso come accondiscenza al male?

Anche il Vangelo non sembra poi sempre così chiaro. Ecco alcuni esempi su cui meditare: Gesù parla di giudizio finale in cui Dio salva o danna eternamente quindi, Dio non    perdona a coloro che non accettano la sua misericordia. Durante la passione, quando Gesù viene schiaffeggiato, si rivolge a colui che lo ha colpito, dicendogli: “Se ho sbagliato, dimostramelo, se no, perché mi percuoti?”, quindi il perdono non è mai solo far finta che non sia successo niente. Gesù, in certi momenti è particolarmente deciso contro i farisei e prende anche in mano la frusta contro i venditori del Tempio, quindi perdonare non vuol dire accettare passivamente il male e diventare conniventi con esso. Gesù, poi, distingue sempre tra peccato e peccatore, Il peccato è da condannare, il peccatore è un figlio di Dio da riportare al Padre.

 

 

MERCOLEDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Turibio di Mogrovejo; S. Gualtiero; S. Ottone

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TUTTO È IMPORTANTE PURCHE' CI SIA CUORE.

 

HANNO DETTO: L'uomo legato nella perversità del peccato è come colui che ha legate le mani e i piedi e non si può muovere. (S. Caterina da Siena)

SAGGEZZA POPOLARE: Ammirazione è il modo garbato per trovare una rassomiglianza fra un altro e noi stessi.

UN ANEDDOTO: In un convento della Tebaide (regione dell'Alto Egitto) viveva un giovane fraticello, piuttosto pigro, mai puntuale alla recita del breviario, durante la quale spesso dormiva o stonava. Si trovò in punto di morte con tutti i frati intorno a pregare. E lui sorrideva, sorrideva. Un anziano scandalizzato: disse: “Sta per presentarsi al tribunale dl Dio e lui se la ride...” Allora il giovane fraticello parlò: “Cari fratelli, è tutto vero, ma in tanti anni non ho mai giudicato nessuno, non ho mai condannato nessuno. Me la rido perché Dio mi sta dicendo: "Non sarai giudicato, non sarai condannato!". I frati, arrossendo, dissero “Beato lui, ha faticato poco ed è già salvo”

PAROLA DI DIO: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5,17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi, dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

“NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI; NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO”.

Quando in chiesa noi leggiamo la Bibbia, al termine di ogni brano ci ricordiamo che è “Parola di Dio”. Gesù è il “Verbo” cioè la Parola incarnata, quindi Gesù non è in contrapposizione con Dio, con i suoi progetti, anzi è il compimento, il senso attraverso cui leggere e vivere tutta la Bibbia. Quindi Gesù non viene ad abolire la Legge di Dio ma supera le dottrine umane che hanno codificato la Legge di Dio. Mi chiedo: “E questo non vale anche oggi per le leggi delle varie confessioni religiose?”. Quando ad esempio sento qualcuno che vieta una trasfusione di sangue invocando la Bibbia come motivazione, non è forse tradire la stessa Bibbia e Gesù Cristo? Quando si è più ligi all’osservanza del non mangiar carne al venerdì che al precetto della carità e della condivisione non si travisa in pieno il pensiero di Gesù?

 

 

GIOVEDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina di Svezia; B. Giovanni dal Bastone

Una scheggia di preghiera:

 

IN OGNI UOMO C'E' LA TUA PRESENZA, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Il Signore ama le anime coraggiose, umili e diffidenti di sé. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Fa più danno l'apprensione che il malanno.

UN ANEDDOTO: I cinesi hanno un bellissimo racconto per spiegare come è nato il riso. Una volta il grande Spirito della campagna era disperato perché gli uomini morivano per mancanza di cibo. Allora, per sfamarli, una sera si strappò i denti e li gettò al vento. I denti caddero in una palude dove si trasformarono in semi da cui nacquero piantine verdi che produssero frutti simili ai denti dello Spirito. Erano i chicchi di riso! Il Dio dei cinesi è così buono da togliersi i denti per gli uomini. Il Dio dei cristiani è più buono ancora: ci ha dato, nientemeno, suo figlio per salvarci (cfr. Gv 3,16).

PAROLA DI DIO: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo Lc 11,14-23

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore

 

“GESÙ STAVA SCACCIANDO UN DEMONIO CHE ERA MUTO”.

Penso che tutti abbiamo notato che la maggioranza dei miracoli nel Vangelo riguardano muti e ciechi. Gesù, chiaramente, vuole indicarci qualcosa con questo. L’incontro con una persona che non può sentire né vedere è sempre un’esperienza sconvolgente. Si avverte dolorosamente quello che gli manca per avere con gli altri un rapporto più profondo. Ma è ancora più doloroso il contatto con una persona che ha chiuso il proprio cuore al prossimo e a Dio, condannandosi a un isolamento che minaccia la sua stessa umanità. L’ultima scoperta in fatto di malattie si chiama “sindrome dell’uomo invisibile”. Una persona ci è davanti tutti i giorni, a tavola, in salotto, a letto. Ne avvertiamo la presenza fisica, eppure non la vediamo. Ci rifiutiamo, si direbbe di guardarla. Buscaglia racconta di un uomo e una donna che si erano sposati, avevano avuto quattro figli, li avevano cresciuti bene, li avevano aiutati a spo­sarsi. La sera del matrimonio dell’ultima figlia, quando si ritrovarono loro due, soli, nella casa ritornata vuota, si sedettero uno di fronte all’altra. Lui guardò a lungo lei. Poi disse: “Chi diavolo sei, tu?”

 

 

VENERDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: S. Lucia Filippini

Una scheggia di preghiera:

 

AVE O MARIA, MAMMA DI GESU' E MAMMA NOSTRA.

 

HANNO DETTO: Non trovare la colpa. Trova il rimedio. (Henry Ford)

SAGGEZZA POPOLARE: L'ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un topo che aveva una paura matta dei gatti. Un mago ebbe compassione e lo trasformò in gatto. M'a quando fu gatto, cominciò ad aver paura dei cani. Il mago, impietositosi una seconda volta, lo trasformò in cane. Ma, fatto cane, cominciò ad aver paura delle pantere. Il mago lo fece diventare pantera. Quando fu fatto pantera il vecchio topo ebbe una terribile paura dei cacciatori. A questo punto il mago si arrese. Lo mutò nuovamente in topo e gli disse: “Non c'è niente che io possa fare per aiutarti, perché tu continui sempre ad avere il cuore di topo!

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

“LA VERGINE SI CHIAMAVA MARIA.”.

Un giorno dei bambini del catechismo vennero ad intervistarmi. Li avevo abituati io ad un catechismo attivo, quindi era giusto che pagassi il pegno. Mi chiesero: “Che posto ha avuto per te la Madonna nella tua vita?”

A nessuno si possono raccontare bugie, tanto meno ai bambini quindi raccontai con semplicità un pezzetto della mia vita: “Quando ero piccolo la figura di Maria mi riempiva di gioia, vedevo in lei la mamma, buona, bella, con cui poter avere confidenza, in cui potersi rifugiare nei momenti di buio e di paura, a cui chiedere una mano quando avevi combinato qualche marachella ed avevi paura della punizione di papà. Ancora di più sentii Maria come mamma quando, appena decenne, entrai in seminario ed ero quindi lontano dalla mia cara mamma terrena. Maria riempiva i miei giorni della sua presenza, della sua grazia, leniva i momenti di malinconia e sempre di più ammiravo in Lei i grandi doni di Dio. Poi venne l’età della adolescenza e della giovinezza e allora Maria divenne per me la figura della donna vera, la pienezza della grazia femminile, colei che riusciva a realizzare una vocazione per me tanto difficile, la figura di una purezza da me tanto lontana, ma anche un invito concreto a continuare la lotta per avvicinarsi sempre di più. C’è stato anche il momento in cui per paura di troppi sdolcinamenti e romanticismi ho detto: “Basta avere Gesù!”.

Ora, man mano che gli anni passano mi piace sempre più vedere Maria come modello di cristiana: contano sì i doni che Dio le ha fatto ma ben più importante è che Lei ci sia stata concretamente nella vita di Gesù e che Lei mi indichi la strada per arrivare a Lui. Maria è come me, anche Lei ha avuto bisogno di chiedere per arrivare a dire il suo “sì”, ma quando lo ha detto si è lasciata invadere la vita da Dio ed è diventata ‘la felice’ perché ha vissuto nella sua volontà, la madre vera, perché ha accolto col figlio tutti i suoi fratelli, la vera femminilità dolce e ferma pienamente realizzata, colei che ci fa avere nostalgia della purezza e della bellezza, ma che proprio per questo ci prende per mano e ci aiuta a camminare per realizzarle nella nostra vita”.

 

 

SABATO 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Baronzio e Desiderio; B. Maddalena Caterina Morano

Una scheggia di preghiera: 

 

O DIO, ABBI PIETÀ DI ME PECCATORE.

 

HANNO DETTO: La bellezza non è nel viso. La bellezza è nella luce del cuore. (Kahlil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Un’arma è una nemica perfino per chi la possiede. (proverbio turco)

UN ANEDDOTO: Dopo la prima notte di matrimonio, il marito si alza presto e prepara la colazione per la moglie: latte, caffè, pane tostato, burro, marmellata, biscotti e un paio di croissant appena usciti dal forno. La moglie, vedendosi portare tanto ben di Dio, esclama: “Oh, caro! sei un vero tesoro!». Il marito: «Non esaltarti, cara! Ti sto solo insegnando quello che, da domani, dovrai fare tu!». "Coniuge" deriva dal latino “cum iugo”, “sotto lo stesso giogo". Ciò vuol dire che i coniugi devono andare avanti nella vita tutti e due insieme e non già uno solo o tutti e due divisi.

PAROLA DI DIO: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18,9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE”.

Sono tanti gli atteggiamenti con cui ci si accosta alla preghiera: per ottenere, quasi rapinare una grazia ad un Signore che purtroppo non ragiona quasi mai come noi; per sentirsi buoni, giusti; per pagare una tassa dovuta; per amore di colui che si incontra. Il fariseo che sale al tempio è pieno di sé, è sicuro di essere buono, conosce persino la preghiera di ringraziamento anche se la usa falsamente per gloriarsi; sta dritto davanti a Dio, sa come bisogna fare, Il pubblicano istintivamente sa di essere spiazzato davanti a Dio, sa di non poter accampare diritti su di Lui, ma ha fiducia non in sé ma nella misericordia potente di Dio. Là ci sono parole gonfie, qui c’è un cuore contrito; la fede in sé stesso, qui fede in Dio. Signore, aiutaci a smetterla con le parole vuote e parli solo il cuore che crede alla tua misericordia.

 

 

DOMENICA 27 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: S. Ruperto; B. Francesco Faà di Bruno

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDE TU SEI, PADRE MISERICORDIOSO, VERSO TUTTI.

 

HANNO DETTO: Le cose che impariamo con passione, non le dimenticheremo mai. (Alfred Mercier)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si insegna a nuotare ai pesci.

UN ANEDDOTO: Certo nessuno avrebbe mai pensato di catturare un terribile piranha nella Vistola, il fiume più lungo della Polonia. Eppure, nei pressi di Cracovia, nell'estate 2007, a molti è capitato di pescare uno di quei pericolosi pesci dai denti affilati che vivono nei fiumi e nelle lagune del Sudamerica.

Come sono arrivati in Polonia? È molto probabile che alcuni turisti, di ritorno dalle vacanze abbiano voluto sbarazzarsi di quei terribili pesci, buttandoli nel fiume. E i pericoli per i bagnanti nella Vistola?

Non ci interessa! L'importante è che i pericoli non li corriamo noi...! Forse la frase più cattiva del mondo è questa: “Quando chiudo la porta di casa, tutto il resto non esiste!”.

PAROLA DI DIO: Gs 5,9a.10-12; Sal 33; 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15,1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

QUANDO ERA ANCORA LONTANO, SUO PADRE LO VIDE, EBBE COMPASSIONE, GLI CORSE INCONTRO, GLI SI GETTÒ AL COLLO E LO BACIÒ... SUO PADRE ALLORA USCÌ A SUPPLICARLO.”

Se dovessimo fare i “Personaggi e interpreti” di questa parabola che per la seconda volta incontriamo in questo mese, scopriremmo facilmente che i personaggi sono tre: il figlio più giovane, il figlio maggiore e il Padre. Il personaggio principale è, contrariamente ad una interpretazione frequente è il Padre e non il figlio più giovane: il Padre che vuol far condividere la sua gioia a tutti e due i figli. Il Figlio più giovane simboleggia il peccatore: vive da sfruttatore, da dissoluto, una vita sempre più degradata. Per di più non sembra neanche un vero convertito: torna da suo padre perché “muore di fame”. L’accoglienza che il padre gli riserva è dunque ancora più sorprendente: una eccezionale prova d’amore. Il figlio maggiore poi all’apparenza è fedele ma l’atteggiamento del padre nei confronti del fratello fa emergere la sua personalità. Egli si scandalizza del comportamento del Padre e recrimina. È facile vedere in lui il fariseo che non ammette che Gesù accolga i peccatori. Il Padre ama l’uno e l’altro con lo stesso amore: accoglie con tenerezza il prodigo e con la stessa tenerezza esorta il figlio maggiore a condividere la sua gioia. La festa alla quale tutti e due sono chiamati fa pensare al banchetto eterno. L’amore del Padre per l’uno e per l’altro dovrebbe far di loro due fratelli che si amano. La grande rivelazione del Vangelo di Gesù è che Dio è Padre che ama tutti gli uomini: i giusti e i peccatori. In qualunque dei due figli possiamo riconoscerci (magari un po’ in tutti e due) di una cosa possiamo essere certi: Dio ci ama, ci chiama alla sua festa. Dipenderà solo da noi accogliere questo invito e questo dono.

 

 

LUNEDI’ 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Stefano Harding; S. Ilarione; B. Giovanna M. de Maillé.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NON VEDO, NON CAPISCO, MA DI TE MI FIDO.

 

HANNO DETTO: Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari, dei fiumi, delle stelle; e passano accanto a sé stessi senza meravigliarsi. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ascolta alle porte ascolta i suoi dispiaceri.

UN ANEDDOTO: Una ragazza cammina sulla strada principale della città con una minigonna ridottissima. Ad un cerro punto incontra un'amica di famiglia che la guarda sorpresa e le dice: “Non credo proprio che tua madre sarebbe contenta di vederti con una minigonna come questa!” La ragazza: “Lo penso anch'io! Difatti gliel'ho presa di nascosto dall'armadio e so che è molto gelosa dei suoi vestiti!”. Mai come oggi i pedagogisti ricordano ai padri e alle madri di non dimettersi da genitori: “Se avete quarant'anni, non comportatevi come se ne aveste sedici!” (Charles Galea, pedagogista statunitense).

PAROLA DI DIO: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

Vangelo Gv 4,43-54

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samaria] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa anch’essi, infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GESÙ GLI AVEVA DETTO E SI MISE IN CAMMINO”.

Questo funzionario del Re è andato da Gesù con nel cuore la pena terribile del proprio figlio che sta morendo. È anche andato con la speranza che Gesù possa guarirlo. Spera di portare Gesù a casa sua: e una garanzia!

Gesù, invece, gli chiede di purificare ancor di più la sua fede: “Se credi davvero in me, devi fidarti: riparti, fai il viaggio di ritorno da solo, abbi fiducia, tuo figlio vive!”

Dio non risponde sempre come vorremmo noi alle nostre aspettative. Noi abbiamo la supponenza non solo di chiedere ma anche di dire a Dio come deve fare. Gesù, il miracolo è disposto a farlo, soprattutto il miracolo di far nascere in noi la fede vera, ma bisogna passare per le sue strade. Il viaggio di ritorno di quest’uomo verso la casa di suo figlio (moribondo o guarito?) mi fa pensare al viaggio di Abramo che con suo figlio sta andando verso il monte Moria con nel cuore il terribile comando di Dio di immolarglielo in sacrificio. La fede, sia in un caso che nell’altro diventa scarna, la speranza nasce e muore mille volte, la preghiera si confonde con la bestemmia, sei solo con te stesso, ma è anche il momento, se sai resistere, se chiedi di resistere, in cui lo Spirito può davvero operare in te il miracolo della fede.

 

 

MARTEDI’ 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Guglielmo Tempier; S. Ludolfo; S. Eustasio

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTI SEGNI MI DAI, SIGNORE, DELLA TUA PRESENZA.

 

HANNO DETTO: Non aspettare il momento opportuno: crealo. (George Bernard Shaw)

SAGGEZZA POPOLARE: Un asino trova sempre un altro asino che lo ammira.

UN ANEDDOTO: Qualche volta bisogna far attenzione a certe frasi fatte: Durante una serata in casa di amici, un borioso si vanta: “Io mi sono fatto da me” “Ne sono lieto”, commenta uno dei presenti “E perché?” “Perché questo solleva il buon Dio da ogni responsabilità”.

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo Gv 5,1-16

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù, infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“SIGNORE, IO NON HO NESSUNO”

Nella mia esperienza di prete ho sentito tante volte le frasi: “Sono solo”, “Non ho nessuno”, “Nessuno si ricorda di me” e se le ho sentite da anziani, mi è anche capitato di sentirle da bambini: “I miei lavorano tutto il giorno, quando vengono a casa sono arrabbiati, le uniche cose che mi chiedono sono se ho fatto i compiti, se ho mangiato merenda e poi c’è da vedere il telegiornale in silenzio e poi: Vai a dormire che domani c’è scuola!”

Mi è capitato di sentirle da giovani: “Sai perché vado in discoteca?

Per stordirmi in mezzo alla gente e alla musica, ma di amici veri non ne ho”. La solitudine è una bruttissima malattia che intristisce, fa diventare pessimisti, crea dei vuoti spaventosi non solo attorno, ma dentro le persone. Ma fin che sei in tempo, un rimedio c’è: se non hai nessuno prova tu a farti qualcuno per gli altri. Prova a non pretendere che tutti vengano da te, vai tu dagli altri. Non piangerti addosso, serve solo ad inumidirti gli abiti e a farti prendere i reumatismi, ma prova a vedere quanti nel mondo hanno bisogno di te. Ci sono persone che dal loro letto di ospedale hanno dato tanto, offrendo gioiosamente se stessi, gustando fino in fondo, in un posto di sofferenza, la vita, proprio perché sapevano donarla.

 

 

MERCOLEDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Secondo; S. Leonardo Murialdo; B. Amedeo IX

Una scheggia di preghiera:

 

IN QUESTO MOMENTO, TU, O SIGNORE, MI AMI, MI PERDONI, MI SALVI.

 

HANNO DETTO: Il nostro cuore quando è innamorato d'amore divino fa come la spugna che trae a sé l'acqua. (S. Caterina da Siena)

SAGGEZZA POPOLARE: L'avaro accumula con sudore - ciò che deve lasciar con gran dolore.

UN ANEDDOTO: Si racconta di un uomo che arrivò in una città una fredda mattina d'inverno. Come entrò nell'albergo, notò che ognuno là dentro girava scalzo, incluso il personale e i clienti. Sedutosi al tavolo per la colazione, incuriosito chiese al cameriere: "Perché non avete le scarpe? Non le conoscete?" "Ovvio che conosciamo le scarpe!" replicò il cameriere un po' offeso. "E allora perché non le calzate?" chiese il visitatore. "Ah, questa è una buona domanda - rispose il cameriere - Già! Perché non abbiamo le scarpe?". Dopo colazione il visitatore volle fare un giro per la città, ammantata di neve. Anche per le strade la gente girava scalza. Stupito, chiese a un passante: "Perché non avete le scarpe? Non sapete che vi proteggono i piedi e rendono la vostra vita più confortevole?" Il passante rispose: "Credetemi, signore, noi sappiamo tutto sulle scarpe. Vede quell'edificio? Quella è una fabbrica di scarpe. Siamo così fieri di quella fabbrica che ci riuniamo là dentro una volta alla settimana e l'amministratore ci spiega quanto siano meravigliose e utili le scarpe". "E allora perché non le avete addosso?" insistette il visitatore. "Ah, questa è davvero una domanda interessante - rispose il passante - Già! Perché non abbiamo le scarpe?". Quando si tratta di preghiera, molti cristiani sono come le persone di quella strana città. Sanno tutto sulla preghiera. Credono che essa sia utile. Sanno quante benedizioni e pace sgorghino dalla preghiera. Spesso in chiesa ascoltano anche prediche sull'importanza della preghiera. Ma se si chiede loro: "Perché non preghi di più?" o "Perché non preghi assieme a tuo marito, a tua moglie, ai tuoi figli?" questi cristiani ti rispondono: "Già! è una bella domanda. Perché non lo faccio?".

PAROLA DI DIO: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo Gv 5,17-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA È PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”.

Nella vita ci si può abituare a tutto, perfino alla morte. I primi tempi in cui ero sacerdote avevo apprensione quando la gente veniva a chiamarmi per andare da un moribondo o arrivava piangendo ad annunciarmi la morte di un loro caro. Passando gli anni ho corso il rischio, e lo corro ancora, di abituarmi anche a questo e, se è vero che per ogni morte non si può fare una tragedia, è estremamente brutto e avvilente diventare prete-becchino, incapace a partecipare anche con i propri sentimenti ad un momento così importante della vita di una famiglia. Eppure, per sopravvivenza, per quieto vivere, per egoismo, ci si abitua a tutto, anche a vivere, e i nostri giorni si accumulano uno sull’altro, uguali e banali finché un giorno ti risvegli e scopri di esserti talmente abituato alla vita da non averla vissuta. Ci si abitua perfino alla religione, a Dio, al Vangelo di Gesù, a tutto abbiamo dato posto in schemi artefatti e vorremmo che anche Dio fosse ben incasellato al suo posto. E poi, meno male, incocci un bel giorno una frase di Gesù come quella di oggi e, se la prendi sul serio, essa ti dà uno di quegli scossoni da mandare in frantumi i castelli delle abitudini che per anni hai accumulato sulla tua testa. Nella tua fede, infatti, hai sempre pensato che vita eterna, inferno e paradiso, giudizio particolare e giudizio universale fossero cose che sarebbero successe “dopo”, cose a cui, sì, bisognava prepararsi, ma sempre future. E Gesù non ci dice che il “dopo” non sarà così, ma ci dice anche che “oggi” è già così. Gesù ci dice: “La vita eterna non comincia dal giorno della tua morte, ma da quello della tua nascita; tu ci sei già dentro; se ascolti la mia parola e quella del Padre stai già compiendo il tuo giudizio e quello del mondo, stai già scegliendo di stare con me o contro di me, stai già sperimentando la morte o la risurrezione!”Se ho capito questo, se credo alla parola di Gesù, allora questa mia giornata non è solo un succedersi di ore, di piccoli o grandi impegni, è l’eternità. Gesù oggi è vivo, muore e risorge per me, il perdono di Dio è adesso, la festa per me, figlio prodigo che ha deciso di tornare a casa, è pronta ora, in questo momento gli angeli e i santi gioiscono per i doni della misericordia che il Padre riversa su di me, se sono disposto ad accoglierli. Altro che abitudine, altro che banalità di un giorno come tanti altri! Oggi per me può davvero essere l’alba della creazione!

 

 

GIOVEDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Beniamino; S. Balbina; B. Bonaventura da Forlì

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER TUTTO IL BENE CHE MI HANNO TESTIMONIATO TANTI FRATELLI

 

HANNO DETTO: Non piangere perché è finito, sorridi perché c'è stato.

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vince gli altri è forte, chi vince sé stesso è potente.

UN ANEDDOTO: Madre Teresa spesso diceva: "Siate come il vetro; il vetro, se è pulito, non si vede! Però fa vedere al di là di sé stesso. Anche voi, se siete limpidi e non appannati dall'orgoglio e dall'egoismo, sarete come il vetro: lascerete vedere Gesù al di là di voi stessi e così aiuterete tanta gente a incontrarlo".

PAROLA DI DIO: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo Gv 5,31-47

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

GIOVANNI ERA UNA LAMPADA CHE ARDE E RISPLENDE E VOI AVETE VOLUTO SOLO PER UN MOMENTO RALLEGRARVI DELLA SUA LUCE. (Gv. 5,35)

Gesù rimprovera i suoi uditori perché non hanno saputo accogliere il dono della presenza di Giovanni il battista. Man mano che gli anni della mia vita si snodano mi ritrovo spesso a pensare alle tante persone "lampade" che il buon Dio ha messo sul mio cammino. Non facciamo i poeti: è vero che abbiamo incontrato tanto male e molta malvagità, ma quante persone a volte piccole e umili che ci hanno insegnato a sorridere, a sopportare, a riflettere, ci sono state esempio di perdono, di preghiera, di sofferenza vissuta con amore!

Quante persone invece di giudicarci ci hanno incoraggiato, quanti con il loro amorevole silenzio ci hanno aiutato a comprendere la nostra vanità e la nostra vuotezza. Grazie, Signore, per quanti mi hanno dato; in questo momento, sia qui sulla terra che nel Paradiso, ringraziali tu per me; e perdonami, Signore, se i miei occhi troppe volte sono stati foderati; perdonami per quando ho saputo vedere solo il male e non ho voluto rallegrarmi del bene che tu hai seminato in mille persone passate al mio fianco. Perdonami soprattutto per quando non ho saputo comprendere la tua presenza amorevole in loro.

     
     
 

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