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SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
NOVEMBRE 2021
LUNEDI’ 1° NOVEMBRE: TUTTI I SANTI
Una scheggia di preghiera:
AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA VOLONTA' CHE È BUONA PER ME.
HANNO DETTO: Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall'impazienza degli uomini. (Benedetto XVI)
SAGGEZZA POPOLARE: Generosità e bontà sono parole che i sordi possono udire e i ciechi leggere.
UN ANEDDOTO: Un uomo di successo che domandava l'ammissione del figlio all'università, esaminò il programma degli studi. Poco soddisfatto domandò al preside: “Deve, mio figlio, seguire tutti questi corsi? Mio figlio vuole uscirne presto”. “Sicuro, può seguire un corso abbreviato. Tutto dipende da ciò che vuole diventare. Quando Dio vuole una quercia, impiega vent'anni, ma solo due mesi per ottenere una zucca”.
PAROLA DI DIO: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a
Vangelo Mt 5,1-12a
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore
“BEATI”
La festa di tutti i santi diventa ogni anno più solenne, perché ogni anno cresce il numero dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che Gesù chiama alla comunione piena con sé, al paradiso, alla gioia. E di gioia è piena la bellissima pagina del Vangelo di oggi, le beatitudini: con esse Gesù ci indica la strada da percorrere quaggiù per gustare un primo assaggio della gioia preziosa, e dunque a caro prezzo, della santità. Conosciamo le beatitudini, le abbiamo sentite tante volte; eppure, esse rimangono ancora lontane dalla nostra mentalità umana, che ci farebbe dire piuttosto beati i ricchi, beati coloro che godono, che sono tranquilli, che hanno potere, che non hanno motivo di pianto. Come fare allora per incarnare i 'beati' di Gesù?
Lasciando che sia Lui a trasformarci. 'Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore': questa esclamazione di Elisabetta alla cugina Maria (Lc 1,45) è la beatitudine che riassume tutte le altre, e ne è come la sorgente.
MARTEDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI
Tra i santi ricordati oggi: S. Giusto
Una scheggia di preghiera:
TU VUOI LA NOSTRA SALVEZZA: FA' CHE NON CI PERDIAMO.
HANNO DETTO: Predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo e il mezzo lo fissano in quel punto dove essi sono arrivati e ci stanno comodi. (Alessandro Manzoni)
SAGGEZZA POPOLARE: La scarpa che va bene a una persona sta stretta ad un'altra. Non c'è ricetta di vita che vada bene per tutti.
UN ANEDDOTO: Lo psicologo Maxwell scrive: Quando mio padre era moribondo mi disse: “Non ho niente da lasciarti se non quattro regole di vita e credo che ti guideranno bene perché sei molto simile a me. Primo: non aver paura di ciò che gli altri dicono. Ciò che conta è ciò che tu fai. Secondo: più hai e più sei posseduto. Mantieniti libero dalle cose materiali e godi la vita come viene. Terzo: considera le cose serie con umorismo, prendi le cose leggere con serietà. Quarto: ridi di te stesso prima che lo facciano gli altri. C'è del ridicolo in tutte le persone. Non aver paura a riconoscere le tue debolezze e i tuoi sbagli.
PAROLA DI DIO: Gb 19,1.23-27a; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40
Vangelo Gv 6,37-40
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore
“QUESTA È LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO, CHE CHIUNQUE VEDE IL FIGLIO E CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA; IO LO RISUSCITERO’ NELL’ULTIMO GIORNO”.
Spesso, nella mia vita di prete mi son sentito porre questa obiezione: “Quando leggi certe pagine di Vangelo sembra evidente che Gesù ci abbia presentato la figura di un Dio Padre buono e misericordioso, un Dio che ci cerca, ci vuol bene, ci vuol donare sé stesso, desidera la nostra gioia poi ti trovi davanti ad altre pagine in cui Dio è terribile giudice, condanna a fuochi eterni ed inestinguibili. Allora come la mettiamo con la misericordia di Dio e con inferni pieni di anime brucianti?”
Per rispondere a questa domanda basta partire dalla parola di Gesù che noi mediamo oggi. La volontà di Dio non è per la condanna dell’uomo, ma perché l’uomo sia salvo. Dio non è un cacciatore di peccatori, il suo occhio non ci spia dall’alto per poter cogliere ogni minimo segno di disobbedienza e per poterlo castigare, tutta la storia della Salvezza e soprattutto Gesù ci dicono della bontà di Dio nei nostri riguardi, del suo desiderio che la nostra vita si realizzi nel bene, dei suoi aiuti per combattere il male. “Ma allora l’inferno non esiste!
Se Dio vuole bene ai suoi figli non li salverà tutti alla fine?”
Un esempio forse può aiutarci a rispondere a questo interrogativo: immaginiamo di essere su una barca che improvvisamente, o perché mal governata o perché sono intervenuti fattori esterni, imbarca acqua e poi affonda. Noi ci troviamo in balia delle onde e stentiamo a nuotare. Si avvicina a noi un bastimento e ci viene lanciato un salvagente legato ad una cima per poterci issare a bordo, ma noi non vogliamo attaccarci a quel salvagente, o perché non ci fidiamo, o perché non ci piace la barca di soccorso o perché non vogliamo avere a che fare con dei salvatori. La colpa di chi è, se anneghiamo?
Di chi è venuto in nostro soccorso o di noi che non abbiamo approfittato del salvagente?
MERCOLEDI’ 3 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Martino de Porres; S. Berardo, S. Silvia
Una scheggia di preghiera:
PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.
HANNO DETTO: La loquacità è indice di ignoranza, porta della maldicenza, battistrada della scurrilità, complice della menzogna. (Giovanni Climaco)
SAGGEZZA POPOLARE: La fede, l'eroismo e la speranza sono talvolta il coraggio di scegliere.
UN ANEDDOTO: Un
lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso
ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l’agnello beveva a una certa distanza,
verso valle. La fame però spinse il lupo ad attaccar briga e allora disse:
“Perché osi intorbidarmi l’acqua?”
L’agnello tremando rispose: “Come posso fare questo se l’acqua scorre da te a
me?” È vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutte parole”.
“Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato”. “Allora” riprese il lupo “fu
certamente tuo padre a rivolgermi tutte quelle villanie”. Quindi saltò addosso
all’agnello e se lo mangiò. Questo racconto è rivolto a tutti coloro che
opprimono i giusti nascondendosi dietro falsi pretesti.
PAROLA DI DIO: Rm 13,8-10; Sal 111; Lc 14,25-33
Vangelo Lc 14,25-33
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore
“CHI DI VOI, VOLENDO COSTRUIRE UNA TORRE, NON SI SIEDE PRIMA A CALCOLARNE LA SPESA, SE HA I MEZZI PER PORTARLA A COMPIMENTO?”.
Una parabola molto breve, quella che meditiamo oggi e, in sé, anche di immediata comprensione. Ma per capirla nel suo significato più profondo, bisogna leggerla nel contesto del discorso che Gesù sta facendo. L’entusiasmo di aver trovato un maestro che ha parole bellissime, che comprova quello che dice con miracoli strabilianti, che dà da mangiare gratis a cinquemila persone, hanno fatto sì che molti vogliano seguire Gesù. Egli modera questi facili entusiasmi: “Prima di prendere una decisione – dice - pensaci bene; fai attenzione e vaglia bene ciò che ti chiedo: lasciare l’attaccamento alle cose, amare meno di me (‘odiare’ in Luca significa questo) le persone che hai care, sapere che il finale non è glorioso come lo intende il mondo ma c’è una croce che ti aspetta”. Anche a noi, per poterlo seguire, oggi Gesù chiede questo esame di coscienza.
1. Hai davvero la volontà di seguirmi totalmente e fino in fondo?
Ricordati che una torre la cui costruzione non viene ultimata non è una torre incompleta: è semplicemente un fallimento, una costruzione ridicola nella sua pretestuosità. Le cose fatte a metà non sono qualcosa rimasto a metà: sono niente. Nella scelta cristiana non basta dire, bisogna fare; non basta correre qua e là saltabeccando da un gruppo di spiritualità ad un altro, non basta fare proposte a consigli parrocchiali o fare tanto can-can intorno a Sinodi diocesani: bisogna calcolare le forze e poi fare secondo esse.
2. Sai con realismo misurare le tue forze?
Cioè, ti conosci?
Sai valutare le tue capacità di preghiera, di azione, di sopportazione delle prove, di amore?
Tienine conto.
3. Sei pronto a giocarti tutto?
Dopo l’inventario fatto in te stesso ti sarai scoperto povero, incapace, incostante. Tutto ciò con realismo ti limita, ma non ti deve bloccare. Non significa adeguare gli ideali alle nostre debolezze. Ricordati che la meta è Dio e la strada è Cristo e la forza è lo Spirito. Allora tu conosci i tuoi limiti, ne tieni conto nei tuoi progetti ma ti fidi abbandonandoti nelle mani di Dio. Come fa, Maria?
Sa che è impossibile alle capacità umane divenire Madre di Dio e lo dice concretamente all’Angelo, ma poi si fida e si affida: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. E ciò che è impossibile agli uomini diventa possibile a Dio.
GIOVEDI’ 4 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Carlo Borromeo; S. Modesta; B. Elena Enselmini
Una scheggia di preghiera:
IL SIGNORE È IL MIO PASTORE, NON MANCO DI NULLA.
HANNO DETTO: La tenerezza crea le sfumature e i colori dell'amore ed è perciò necessaria alla vita, come i colori sono necessari ai fiori. (Adolfo L'Arco)
SAGGEZZA POPOLARE: In visita dagli altri, apri gli occhi, non la bocca. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: Epifanio, vescovo di Cipro, mandò una volta ad Ilarione abate questa ambasciata: “Scendi fino a me perché possiamo conoscerci prima che abbandoniamo il corpo”. Quando insieme furono seduti a mensa venne loro portata della carne di certi volatili e il vescovo la mise davanti a Ilarione. L'anziano subito disse: “Perdona, padre, da quando rivestii l'abito monastico non osai mangiare carne uccisa”. “Io, invece da quando indosso le insegne vescovili, non lasciai mai che alcuno si coricasse avendo del rancore contro di me, né sono giammai riuscito a prendere sonno senza prima essermi riconciliato con chi mi era stato contrario”. Allora l'anziano disse: “Dammi il tuo perdono, o padre. Il tuo avanzamento nella via della vita è ben oltre da quello da me compiuto”.
PAROLA DI DIO: Rm 14,7-12; Sal 26; Lc 15,1-10
Vangelo Lc 15,1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti, i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Parola del Signore
CHI DI VOI SE HA CENTO PECORE E NE PERDE UNA, NON LASCIA LE NOVANTANOVE NEL DESERTO E VA DIETRO A QUELLA PERDUTA, FINCHE NON LA RITROVA? RITROVATALA, SE LA METTE IN SPALLA TUTTO CONTENTO, VA A CASA, CHIAMA GLI AMICI E I VICINI DICENDO: RALLEGRATEVI CON ME PERCHE’ HO RITROVATO LA MIA PECORA CHE ERA PERDUTA”.
Non credo di essere un dissacratore, né lo voglio essere, ma se guardo la realtà della Chiesa e del mondo di oggi, racconterei questa meravigliosa parabola della misericordia di Dio cambiando alcune cose. Gesù è sempre il Gesù che cerca con amore e dolcezza i peccatori per riportarli al suo amore per poter donare loro la gioia della sua misericordia, e i soliti scribi e farisei continuano ad avere una forma quasi di gelosia per questo suo interessamento verso gli ultimi, quasi che questo togliesse qualcosa a loro. Ma sul numero dei giusti e quello dei peccatori avrei qualche dubbio. Mi sembra che spesso sia il grosso del gregge che si è perso. Milioni di persone si dicono cristiane, hanno ricevuto il Battesimo ma a mala pena conoscono chi sia Cristo e neppure in tutti casi pensano sia davvero il Figlio di Dio. Molti non conoscono la sua voce né la distinguono dalle voci del mondo e del suo modo comune di pensare e di agire; anche la struttura dell’ovile spesso ha pensato più alla costruzione di sé stessa, alla difesa dei propri diritti storici acquisiti che ad essere fedele immagine e testimone del suo pastore. È giusto, come fa Gesù, andare a cercare il peccatore, il lontano, ma non dimentichiamoci che abbiamo bisogno di conversione anche noi che già ci riteniamo parte del gregge giusto. Gesù offre a tutti la possibilità di conversione, offre a tutti, a quelli del gregge ufficiale e agli scappati di casa, le sue spalle accoglienti per riportaci alla sua casa. Oggi i cristiani, giustamente, fanno piani pastorali, missioni, iniziative varie per riportare a casa i lontani: è un compito missionario che ci deve vedere tutti partecipi in vari modi, ma bisogna anche fare attenzione verso quale casa riportiamo coloro che eventualmente aderiscono a queste nostre iniziative: li portiamo alla casa e all’ovile di Gesù o li riportiamo verso un ovile struttura fatto da norme di uomini, di poteri religiosi, di riti ammuffiti che hanno etichetta Gesù Cristo ma come sostanza potere di uomini religiosi?
Che non succeda che lo pseudo-pastore, riportata a casa la pecorella chiami gli altri pseudo-pastori per far festa e mangiarsi la pecora!
VENERDI’ 5 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Donnino; S. Guido Maria Conforti; B. Gregorio Lakota
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO INSEGNACI IL VERO USO DELLA SAPIENZA NEI CONFRONTI DEI BENI DELLA TERRA.
HANNO DETTO: La competenza professionale non è soltanto una questione di prestigio: è anche una questione di onestà. (Gaston Courtois)
SAGGEZZA POPOLARE: In tempi di carestia, le patate non hanno buccia. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: L’anatra Pluf era un’anatra molto sciocca che pensava di essere superiore agli altri. Aveva un aspetto fantastico ed era sempre pulita e vestita in modo impeccabile. – Vieni, Pluf, vieni a giocare con noi nello stagno! – disse il tacchino, allegramente. – Bah! Nello stagno? Cosa pensi che io sia, mio caro? Sono un’anatra distinta, te lo sei dimenticato? – rispose l’anatra superba. Stanchi di tanta presunzione, i suoi amici decisero di farle un bello scherzo. Ah, ah! Un giorno, mentre erano tutti vicino a un piccolo ruscello che scorreva vicino al villaggio, uno di loro cominciò a correre urlando: – Aiuto, c’è il fuoco nella foresta, scappate! Senza esitare un attimo, Pluf si gettò per prima nell’acqua, vestita di tutto punto, tuffandosi di testa e rischiando anche di rompersi il becco contro il fondo. Immagina come è uscita dall’acqua… Coperta di fango e tutta bagnata! Sembrava una barbona. Tutti i suoi amici ridevano come matti, E lei, l’anatra presuntuosa, era proprio ferita nell’orgoglio. Ma questa fu una lezione perché, dopo quest’avventura, divenne molto più simpatica e tornò ad essere la semplice anatra che tutti avevano conosciuto e amato.
PAROLA DI DIO: Rm 15,14-21; Sal 97; Lc 16,1-8
Vangelo Lc 16,1-8
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Parola del Signore
“I FIGLI DI QUESTO MONDO, INFATTI, VERSO I LORO PARI SONO PIÙ SCALTRI DEI FIGLI DELLA LUCE”
Lungo i secoli ed anche oggi sembra che la strada del compromesso, del “buon senso”, dell’accomodamento indolore, sia stata la più seguita: “Seguiamo Gesù, ma il denaro serve alla Chiesa per annunciare meglio il Salvatore’’ e quando poi si ha avuto il denaro, le maggiori preoccupazioni sono state per lui e il buon Dio, il suo annuncio sono passati in secondo piano.
Quando in una parrocchia le maggiori preoccupazioni e i maggiori sforzi sono per mantenere le istituzioni, i muri, la comunità passa in secondo piano e il Signore pure. Quando in una famiglia, pur nel piccolo, ci si preoccupa troppo del conto in banca, del cambiare i mobili, del comprarsi l’alloggio o dei Bot e CCT. si rischia di lasciare poco spazio ai componenti e quasi niente a Dio. Ecco allora che la “pazzia dei santi poveri volontari” non è più pazzia, ma saggezza: Non lascio il denaro perché è “sterco del diavolo” ma amo il Signore, voglio lasciargli spazio e tempo, Lui riempie talmente la mia vita, che proprio il resto passa automaticamente in secondo piano, e poi, un cristiano sa che la ricchezza non è dei ricchi dello Stato, o del popolo, ma che il mondo con tutti i suoi beni è di Dio e che noi al massimo dobbiamo essere buoni amministratori per il bene di tutti.
SABATO 6 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Leonardo; S. Protasio; S. Severo di Barcellona
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDICI DISPONIBILI ALLA TUA VOLONTA'.
HANNO DETTO: Occorre solo un piccolo seme, un minuscolo seme che gettiamo nell'animo di un uomo semplice, ed esso non morirà, ma vivrà nella sua anima per tutta la vita. (Fedor Dostoevskij)
SAGGEZZA POPOLARE: Il tempo è come un uccello; se non lo prendete, vola via. (proverbio del Ghana)
UN ANEDDOTO: Il pizzaiolo portò la cena per la famiglia e si complimentò con la mamma per il suo bambino e aggiunse che egli ha otto figli. “Io voglio tanto bene al mio che non posso immaginare di dividere questo amore per otto”. “Signora, risponde l'uomo, l'amore non si divide, si moltiplica”.
PAROLA DI DIO: Rm 16,3-9.16.22-27; Sal 144; Lc 16,9-15
Vangelo Lc 16,9-15
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti, e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Parola del Signore
“FATEVI DEGLI AMICI CON LA RICCHEZZA DISONESTA…”. “NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA”.
Può stupire che Gesù definisca la ricchezza “disonesta”, ma è vero perché spesso la ricchezza è frutto di ingiustizia. Inoltre, la ricchezza rende ciechi e incapaci di rapportarci a Dio perché la ricchezza, il denaro sono un idolo: c’è inconciliabilità tra il servizio reso a Dio e il culto reso alle ricchezze. Dio vuol essere servito nell’amore, nella gratuità, nella donazione di sé, nella fraternità, nel disinteresse. Tutti mezzi di cui non dispone la Ricchezza che, invece, è esperta di profitto, calcolo egoistico, ingiustizia, avidità insaziabile. Strumenti che per quanto indossino la tunica del chierichetto o il doppio petto del manager di stampo clericale, non possono pretendere di servire la causa di Dio. Gli unici mezzi di cui Dio vuole aver bisogno sono le persone e il loro cuore totalmente sgombro.
DOMENICA 7 NOVEMBRE: 32^DOMENICA T.O. ANNO B
Tra i santi ricordati oggi: S. Prosdocimo.
Una scheggia di preghiera:
SPERO NEL SIGNORE, NULLA MI MANCHERA'
HANNO DETTO: Ognuno può essere eroe della propria vita. Non occorre compiere gesti grandi e nobili: basta fare con amore e buonumore le piccole, umili cose della giornata. (Nino Salvaneschi)
SAGGEZZA POPOLARE: Il sole e la luna sono le migliori lampade. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: “Nessuno può battermi in velocità” – diceva. “Sfido chiunque a correre come me! La tartaruga, con la sua solita calma, disse: “Accetto la sfida.” “Questa è buona!” – esclamò la lepre, e scoppiò a ridere. “Non vantarti prima di aver vinto” replicò la tartaruga. “Vuoi fare questa gara?” Così fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l’altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: “Non serve correre, bisogna partire in tempo.”
PAROLA DI DIO: 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44
Vangelo Mc 12,38-44
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore
“LEI INVECE, NELLA SUA MISERIA, VI HA GETTATO TUTTO QUELLO CHE AVEVA, TUTTO QUANTO AVEVA PER VIVERE”
Con l'orfano e l'oppresso, la vedova è sempre considerata nella Bibbia simbolo di coloro che sono i primi davanti a Dio. L'episodio ci mostra, ancora una volta, come Dio veda nella profondità dell'essere e gradisca il piccolo obolo, dato con fede più che le grandi offerte date con ostentazione. La vedova è, perciò, un modello per la comunità cristiana: ha dato non il superfluo, ma tutto ciò che aveva per vivere, perché la sua è la fede di chi si abbandona totalmente alla misericordia e alla provvidenza di Dio. Ci sono stati santi nella storia della Chiesa, come don Orione o padre Pio, che hanno iniziato con pochi spiccioli le loro grandi opere a vantaggio dei più bisognosi. Hanno dato tutto quel poco che avevano. Confidando nella divina Provvidenza, sapendo e credendo che Dio non si lascia mai battere da noi in generosità.
LUNEDI’ 8 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Goffredo; S. Chiaro di Tours; B. Giovanni Duns Scoto
Una scheggia di preghiera:
GESU' A TE AFFIDO IL MIO CAMMINO.
HANNO DETTO: Le anime infiammate d'amore divino non possono rimanere inattive. (S. Teresina del Bambin Gesù)
SAGGEZZA POPOLARE: Un sasso lanciato nello stagno va sicuramente a fondo. Ma il livello dell'acqua sale.
UN ANEDDOTO: C’era una volta un piccolo cactus molto triste. Passava le giornate da solo perché, con tutte quelle spine, nessuno riusciva ad abbracciarlo. In realtà le piante stanno bene anche senza essere abbracciate, ma lui era diverso: alla luce e al sole preferiva due chiacchiere in compagnia di qualche altro esserino curioso come lui. Sulla stessa scrivania del cactus, all’interno di un abat-jour, viveva una lampadina. La sera faceva luce dalla scrivania mentre il suo proprietario lavorava. Anche lei era triste: quando era sveglia e faceva luce nella stanza, non poteva essere avvicinata da nessuno perché il suo calore era troppo fastidioso. Così era lì tutta sola. Si guardavano sempre più spesso, la povera piantina spinosa e la sua luminosa amica. E si parlavano, scoprendosi via via più simili: al cactus piaceva la musica jazz come alla lampadina, il caminetto che crepitava, il rumore della tastiera del computer. Un giorno, la lampadina capì che aveva voglia di stare più vicina al suo amico, ma non sapeva come abbracciarlo. Fu così che le venne un’idea: chiese al gatto, raggomitolato sul divano, di tirare un po’ le tende, così da oscurare la camera. Quando entrò il loro proprietario, distratto spostò la lampadina, per illuminare i documenti a cui stava lavorando, proprio vicino al piccolo cactus. E così la luce ed il calore finirono sulla sua testolina, riempendolo di tepore e felicità. Per quante spine abbiate, per quanto il calore della vostra luce sia intenso, basta un piccolo gesto per sentirsi vivi e apprezzati.
PAROLA DI DIO: Sap 1,1-7; Sal 138; Lc 17,1-6
Vangelo Lc 17,1-6
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Parola del Signore
“STATE ATTENTI A VOI STESSI”
Gesù ci invita a stare in guardia: il migliore amico e il peggior nemico che abbiamo siamo noi stessi. Infatti, in noi sta il bene e il male; il dono prezioso e terribile della libertà ci mette nella situazione di poter indirizzare in un modo o in un altro tutta la nostra vita. Se abbiamo il coraggio di affidare la nostra libertà alle mani del Signore e della sua legge, siamo sicuri che Lui, il Dio della vita e dell’amore, farà emergere in noi solo il suo bene; se ci affidiamo al nostro orgoglio e ai nostri interessi, da noi uscirà il male che ucciderà la nostra vita e avvelenerà quella degli altri.
MARTEDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE BASILICA LATERANENSE
Tra i santi ricordati oggi: S. Elisabetta della Trinità
Una scheggia di preghiera:
TI ADORO SIGNORE PRESENTE IN CIASCUNO DI NOI.
HANNO DETTO: Chi, prima di decidere, vuol vedere ogni cosa con assoluta certezza, non deciderà mai. (Henry-Federic Amiel)
SAGGEZZA POPOLARE: Il fiume si ingrossa a causa dei piccoli ruscelli. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: C’era una volta una rana con due teste e un corpo solo. La testa di destra era abilissima a procurarsi del cibo e riusciva sempre a sfamarsi; la testa di sinistra, invece, era pigra e maldestra e non riusciva mai a procurarsi del cibo. La testa di sinistra era invidiosa di quella di destra e pensava che fosse lei a portarle via il cibo. Così escogitò un inganno: “Devi sapere” disse all’altra testa “che qui vicino cresce un’erba deliziosa, che ti piacerebbe tanto. Vieni con me, te la mostrerò e potrai assaggiarla”. La testa di sinistra portò l’altra a un cespuglio: sapeva bene che quell’erba era velenosa, ma pensava che così sarebbe riuscita a sbarazzarsi dell’altra testa e avrebbe potuto mangiare a piacimento. La testa di destra mangiò l’erba e il veleno uccise la rana a due teste.
PAROLA DI DIO: Ez 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor 3,9c-11.16-17; Sal 45; Gv 2,13-22
Vangelo Gv 2,13-22
Dal vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore
“FECE ALLORA UNA FRUSTA DI CORDICELLE E SCACCIÒ TUTTI FUORI DAL TEMPIO”.
“Bravo Gesù: quando ci vuole, ci vuole!
Anzi se venissi ancora con la tua sferza a fare un po’ di scompiglio tra le bancarelle degli ex—voto dei nostri santuari, tra i venditori di candele e di santini, se buttassi un po’ all’aria quelle “madonne con il tappo” per l’acqua di Lourdes, se dessi qualche colpetto a quei preti che impongono tariffe per dire la messa e se strappassi un po’ di vestiti sontuosi e macchine targate ‘Città del Vaticano’ di certi cardinaloni. Giusto, ma troppo comodo mettersi al riparo dalla sferza di Gesù. Qui Gesù non fa il politicante da strapazzo, non compie il gesto per accaparrarsi il plauso del popolino che, tenendosi a distanza, batte le mani ogni rara volta che un potente è bastonato. Gesù un po’ di pelle la toglie anche a noi. Gesù sconfessa un certo tipo di religiosità che qualche volta, purtroppo, è anche nostro: non si può andare al tempio a pregare se poi si continua a sfruttare, rubare, calunniare il prossimo, non si può essere sinceri con Dio quando si ingannano i propri simili, non si sistemano le cose storte con qualche salmo o rosario, le cose storte si sistemano, raddrizzandole.
MERCOLEDI’ 10 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Leone Magno; S. Oreste; S. Andrea Avellino
Una scheggia di preghiera:
TUTTA LA MIA VITA SIA UN GRAZIE ALLA TUA BONTA'.
HANNO DETTO: In ogni gioia c'è questo di splendido: che arriva immeritata e non si può mai comprare. (Hermann Hesse)
SAGGEZZA POPOLARE: Il cuore dell'uomo non è un sacco dove chiunque possa mettere la mano. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: C’era una volta una grande città con palazzi e alte mura, governata da un re. Un giorno vi giunse uno scienziato e si fece assumere come insegnante in una delle scuole più importanti. Costui era in grado di trasformare in oro qualsiasi vile metallo. La notizia si sparse e arrivò alle orecchie del re che lo volle al suo cospetto e gli chiese se la notizia era vera. Lo scienziato negò. Il re si arrabbiò molto, lo interrogò ancora, ma siccome questi continuava a negare lo fece rinchiudere nei sotterranei del castello. Dopo, qualche tempo il re, fingendosi un prigioniero, si fece rinchiudere insieme allo scienziato e lo invitò a confidarsi con la massima fiducia. Questi, rassicurato, confidò al re di sapere effettivamente trasformare i metalli in oro e spiegò il procedimento. Il re si allontanò, poi lo fece chiamare e gli raccontò dell’inganno. Lo scienziato fu molto contrariato e quando tornò a casa scrisse molte copie sulle quali spiegava il procedimento e poi le diffuse nelle case della città. Ben presto tutti furono in grado di trasformare il metallo in oro e tutti divennero incredibilmente ricchi. Ma con la ricchezza si diffuse la pigrizia, la negligenza e il grano che nessuno aveva più divenne così caro che ogni chicco era venduto a peso d’oro. Poi non ci fu più grano e la gente moriva di fame. La terra improvvisamente crollò, le mura caddero e la città adesso non è più abitata da nessuno.
PAROLA DI DIO: Sap 6,1-11; Sal 81; Lc 17,11-19
Vangelo Lc 17,11-19
Dal vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore
"UNO DEI LEBBROSI, VEDENDOSI GUARITO, TORNÒ INDIETRO. LODANDO DIO A GRAN VOCE, E SI PROSTRO' DAVANTI A GESÙ PER RINGRAZIARLO".
Se fossimo convinti che niente ci è dovuto, nulla è meritato, ma tutto è "grazia" allora saremo capaci di rendere grazie. Cristiano non è colui che chiede delle grazie, o riceve delle grazie. È colui che rende grazie. Il ringraziamento che Dio si aspetta da noi è il nostro apprezzamento, il nostro aprirci alla sorpresa, alla gioia, alla lode, alla celebrazione dei suoi prodigi.
Il bambino dice grazie saltando di gioia allorché apre il regalo. "Ringrazia la zia", ammonisce severamente la mamma e non si accorge che il suo stupore davanti al dono, l'esplosione della sua gioia, sono il modo più espressivo per "dire grazie". Ecco. Il modo migliore di "dire grazie" al Signore è quello di celebrare la vita.
GIOVEDI’ 11 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Martino di Tours; S. Teodoro Studita; S. Marina di Omura
Una scheggia di preghiera:
VENGA IL TUO REGNO.
HANNO DETTO: Dio ha sete che si abbia sete di Lui. (Gregorio di Nazianzo)
SAGGEZZA POPOLARE: Il cuore conserva ciò che l'orecchio ha inteso. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: C’erano una volta un cinghiale e un cavallo che pascolavano nello stesso prato e bevevano allo stesso ruscello. Il cinghiale, però, calpestava l’erba del cavallo e intorbidiva l’acqua, mandando il suo compagno su tutte le furie. Così, il cavallo decise di vendicarsi e chiese aiuto ad un cacciatore. “Ti aiuterei volentieri, ma prima dovrai lasciarti mettere il morso e le briglie e io dovrò montarti in groppa” gli rispose il cacciatore. Il cavallo, desideroso di avere la sua rivincita, acconsentì a tutte le sue richieste e prese in groppa il cacciatore. Questo, inseguì il cinghiale nel prato e lo uccise: vendetta era fatta. Poi, però, condusse il cavallo nella sua stalla e lo legò ad una mangiatoia.
PAROLA DI DIO: Sap 7,22-8,1; Sal 118; Lc 17,20-25
Vangelo Lc 17,20-25
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». Parola del Signore
“I FARISEI DOMANDARONO A GESÙ: «QUANDO VERRÀ IL REGNO DI DIO?”
Mi sembra spesso di essere uno come quei farisei che chiedono a Gesù: “E allora?
Dopo tutte le tue promesse, dopo 2000 anni di cristianesimo (?) dov'è questo Regno di Dio?”
Gesù ce lo ha detto: il Regno viene, ma non può essere costretto nelle nostre categorie. Il Regno viene non perché a quella manifestazione religiosa c’erano migliaia di persone: Dio non è un contabile. Il Regno viene non perché la chiesa ha costruito tante cattedrali o perché le parrocchie possono inaugurare nuovi locali: Dio non è un affarista. Quando mai Gesù ha promesso successo, vittoria nelle contese, supremazie religiose, trionfo sui concorrenti?
Queste sono le pretese non di chi si mette a servizio di Dio, ma a servizio di sé stesso. Dio non ha bisogno di applausi, non sa che farsene delle nostre lusinghe, non vuole essere usato come stampella ai nostri progetti. Eppure, il suo Regno viene!
È nella cella del monaco che “ha sprecato la sua vita” solo per pregare. È nella fede semplice di quella donna che si rivolge a Lui per avere la forza di tenere insieme la propria famiglia scalcinata. È nel silenzio della contemplazione, nel martirio, nella testimonianza e perciò, quando cominceremo ad amare il silenzio più che le chiacchiere, il nascondimento più che la notorietà, la modestia più che l’ostinazione, allora ci accorgeremo di questo Regno che viene, anzi, che è già presente nel profondo del nostro cuore.
VENERDI’ 12 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Giosafat; S. Macario; S. Diego
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, SE SONO ATTENTO, TUTTO MI PARLA DI TE.
HANNO DETTO: L'amore che fa economia non è mai un vero amore. (Honorè de Balzac)
SAGGEZZA POPOLARE: Il coccodrillo partorisce nei giunchi, non nella corrente. (proverbio del Lesotho)
UN ANEDDOTO: Nell’estate del 1856 scoppiò il colera, malattia a quel tempo incurabile. Le famiglie ancora sane si barricarono in casa, rifiutando ogni minimo contatto con altre persone. I colpiti dal male morivano abbandonati. Don Bosco pensò di radunare i suoi cinquecento ragazzi, invitando i più coraggiosi ad uscire con lui. Quarantaquattro, tra i ragazzi più grandi, si offrirono subito volontari. Tra di essi in prima fila spiccava proprio Domenico Savio. Ammalatosi anch’egli, dovette fare ritorno in famiglia a Mondonio, dove il 9 marzo 1857 morì fra le braccia dei genitori, consolando la madre con queste parole: “Mamma non piangere, io vado in Paradiso”. Con gli occhi fissi come in una dolce visione, spirò esclamando: “Che bella cosa io vedo mai!”
PAROLA DI DIO: Sap 13,1-9; Sal 18; Lc 17,26-37
Vangelo Lc 17,26-37
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore
“COME AVVENNE NEI GIORNI DI NOÈ, COSÌ SARÀ NEI GIORNI DEL FIGLIO DELL’UOMO: MANGIAVANO, BEVEVANO, PRENDEVANO MOGLIE, PRENDEVANO MARITO, FINO AL GIORNO IN CUI NOÈ ENTRÒ NELL’ARCA E VENNE IL DILUVIO E LI FECE MORIRE TUTTI”.
Quando le cose, il denaro, la preoccupazione di star bene diventano lo scopo fondamentale della vita, corriamo il rischio di considerare eterne, cose che invece passano e finiscono. Gesù ci invita alla vigilanza non tanto per metterci addosso la paura quanto per aiutarci a vivere per valori che non finiscono. Se so che il denaro non può comprare la vita, se conosco che il successo e il potere sono cose effimere, se so che anche le cose belle della natura e degli affetti sono destinate a mutare è molto facile che riesca ad impostare la mia vita, nella fiducia e nella serenità, su valori che so essere eterni e duraturi, non rischiando di trovarmi alla fine della vita con un bel pugno di mosche.
SABATO 13 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Imerio; S. Agostina L. Pietrantoni; S. Omobono;
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SAI, TU VEDI, TU PROVVEDI.
HANNO DETTO: Beato chi ama Te e il proprio amico in Te, e il proprio nemico per Te. Egli è il solo che non perderà mai alcuna persona amata, amando tutti in Colui che mai si perde. (Sant'Agostino)
SAGGEZZA POPOLARE: Il carbone se ne ride della cenere; ma non sa che l'attende la stessa sorte. (proverbio della Tanzania)
UN ANEDDOTO: Un pipistrello cadde a terra e fu azzannato da una donnola; il pipistrello la supplicò di risparmiarle la vita. La donnola gli rispose che odiava tutti gli uccelli, e che quindi l’avrebbe ucciso. Il pipistrello, però, le spiegò che non era un uccello, ma un topo: così ebbe salva la vita! Dopo qualche tempo, quel pipistrello cadde di nuovo a terra, non lontano. Questa volta fu azzannato da un’altra donnola; anche questa volta la supplicò di lasciarlo vivere, ma la donnola gli disse che odiava tutti i topi, e che quindi lo avrebbe ucciso. Il pipistrello le spiegò che non era un topo, ma un uccello: e così, ebbe salva la vita anche questa volta. Bisogna imparare a adattarsi alle circostanze.
PAROLA DI DIO: Sap 18,14-16; 19,6-9; Sal 104; Lc 18,1-8
Vangelo Lc 18,1-8
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore
“E DIO NON FARÀ FORSE GIUSTIZIA AI SUOI ELETTI, CHE GRIDANO GIORNO E NOTTE VERSO DI LUI?”
Dio non è un giudice ingiusto, non vuol togliersi dai piedi uomini scoccianti. Dio è Padre, ascolta i suoi figli. Il guaio è che noi non ci ricordiamo neppure di rivolgerci a Lui e spesso quando lo facciamo, come dice la scrittura “non sappiamo neppure ciò che domandiamo”. C’è chi nelle sue preghiere è un piagnisteo continuo di richieste e chi non chiede mai perché “intanto Dio sa già tutto e poi, quello che deve capitare capiterà”. Eppure, Gesù ci ha insegnato la confidenza con Dio. È stato lui stesso a dirci di chiedere per ottenere, è ancora Lui a ricordarci che con la fede grande quanto un granello di senapa si possono spostare le montagne. E, anche per quando non sappiamo bene che cosa dire e che cosa chiedere. ricordiamoci che Gesù ha messo in noi il suo Spirito che con “gemiti inenarrabili continua a chiedere per noi ciò che è buono”. Il nostro compito, allora, è solo quello di lasciar parlare lo Spirito che è in noi, di fidarci di venire esauditi non per il moltiplicarsi delle nostre parole ma per la bontà di un Dio Padre che vuole la gioia dei suoi figli.
DOMENICA 14 NOVEMBRE: 33^DOMENICA T.O. ANNO B
Tra i santi ricordati oggi: S. Rufo; S. Teodoto
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PAROLA, SIGNORE, È PAROLA DI VITA ETERNA.
HANNO DETTO: Quando la creatura umana è illuminata dall'amore di Dio, non ha pensieri di biasimo per nessuno, conoscendo bene le sue deficienze. Questo è il segno che un'anima è sulla via della liberazione. (Sant'Antonio Abate)
SAGGEZZA POPOLARE: Il dromedario non vede la sua gobba, vede solo quella degli altri. (proverbio arabo)
UN ANEDDOTO: Un Lupo disse a Giove: — Quarche pecora dice ch’io rubbo troppo... Ce vò un freno per impedì che inventino queste chiacchiere. — E Giove je rispose: — Rubba meno. (Trilussa)
PAROLA DI DIO: Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32
Vangelo Mc 13,24-32
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». Parola del Signore
“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”
Tutto passa, tutto finisce, ogni cosa ha un termine. È una delle poche certezze della vita, magistralmente focalizzata da filosofi, scrittori e poeti. È una delle realtà che bene o male, presto o tardi, ogni uomo è costretto ad imparare. Tutto ci sfugge inesorabilmente di mano. Lo stesso cielo, la terra in cui viviamo avranno una fine, e d’altra parte i disastri ecologici rendono questa prospettiva sempre più realistica. Eppure, nel fragile panorama della vita, per noi cristiani esiste una certezza: la parola di Gesù non passerà. Sì, perché Gesù è il “Verbo” divino, la “Parola d’amore” detta eternamente da Dio. C’è dunque un punto su cui possiamo costruire la nostra vita, un appiglio che non viene mai meno, una certezza assoluta. Una Parola Eterna che si è fatta “libro”, il piccolo Vangelo che tutti possediamo, dal quale scaturisce una vita che non avrà mai fine.
LUNEDI’ 15 NOVEMBRE:
Tra i santi ricordati oggi: S. Alberto Magno; S. Leopoldo il Pio; S. Sidonio
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE IO TI VEDA!
HANNO DETTO: Voi ed io siamo una cosa sola. Io non posso farvi del male senza ferirmi. (Gandhi)
SAGGEZZA POPOLARE: Il cane non torna mai dove è stato bastonato. (proverbio del Rwanda)
UN ANEDDOTO: Una coppia di buoi stava trainando un carro davvero pesante lungo una strada dissestata, tra i campi. Per riuscire a spingere il carro, dovevano spingere con tutte le loro forze, eppure andavano avanti senza battere ciglio. Le ruote del carro, invece, facevano molta meno fatica e non dovevano trainare alcun peso, però piangevano e si lamentavano in continuazione. I buoi, che tiravano il carro con tutte le loro forze e con gli zoccoli immersi nel fango, erano infastiditi dai lamenti delle ruote, che rendevano il loro lavoro ancora più duro. “Silenzio!” strillò uno dei buoi, che aveva perso la pazienza “Perché voi ruote vi lamentate? Siamo noi che tiriamo tutto il peso, non voi e andiamo avanti senza lamentarci”. Di solito, si lamenta di più chi soffre di meno.
PAROLA DI DIO: 1Mac 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal 118; Lc 18,35-43
Vangelo Lc 18,35-43
Dal vangelo secondo Luca
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. È tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. Parola del Signore
“ALLORA GRIDÒ DICENDO: «GESÙ, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÀ DI ME!». QUELLI CHE CAMMINAVANO AVANTI LO RIMPROVERAVANO PERCHÉ TACESSE, MA EGLI GRIDAVA ANCORA PIÙ FORTE”.
Questo cieco di Gerico è uno che ci sente bene e che ha una voce tonante da rompere i timpani. Ed ecco che disturba apostoli e benpensanti di una città “in” come quella di Gerico. E allora bisogna farlo tacere. Ci vuole un po’ di ordine, un po’ di serietà, di perbenismo. Ma, guarda un po’ il caso, chi ottiene qualcosa è proprio questo cieco urlante, mentre gli altri curiosi ottengono solo parole per le successive chiacchiere nei loro salotti per bene. La fede non è questione di buona educazione, di rituali da osservare. Per questo cieco è accorgersi, sperare, gridare. “Non ho fede”, “Ho poca fede”, “Non ci vedo”. Non preoccuparti!
Ma non chiuderti. Se non ci vedi, aguzza le orecchie. Se hai paura che Dio non ti senta, grida ancora più forte, non lasciarti zittire da altri o dalle tue paure. Gesù passa, ti ha già visto, ha previsto e desiderato questo incontro con te, vuole solo che tu ti accorga di Lui e che gli chiedi il dono di vederlo e non si preoccupa, Lui, se con le tue grida darai fastidio a quei benpensanti che ci vedono ma sono più ciechi di te.
MARTEDI’ 16 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Margherita di Scozia; S. Geltrude di Helfta
Una scheggia di preghiera:
TU MI CERCHI, DIO DELLA MIA SALVEZZA.
HANNO DETTO: Niente può renderti imitatore di Cristo come il prenderti cura del prossimo. Anche se tu digiunassi e dormissi per terra, anche se, per così dire, tu ti strangolassi, ma poi non ti prendi cura del prossimo, non hai fatto niente di grande, ma resti lontano dal modello pur facendo tutte queste cose. (San Giovanni Crisostomo)
SAGGEZZA POPOLARE: Il bufalo non si vanta della sua forza davanti all'elefante. (proverbio del Gabon)
UN ANEDDOTO: Una fiaba dei Balcani sull'avarizia: In un villaggio viveva un uomo che era proprio un gran tirchio. Una volta, partì per un viaggio. Strada facendo, gli venne in mente che non aveva detto alla moglie di non tagliuzzare la candela per farla durare di più, perciò tornò di corsa a casa. Dopo aver spiegato alla moglie il perché era tornato, la donna gli disse: “Perdio, hai consumato più scarpe di quanto la candela avrebbe potuto bruciare”. “Sapevo che mi si potevano sciupare, e ho pensato anche a questo; così, vedi, me le porto sotto l’ascella”.
PAROLA DI DIO: 2Mac 6,18-31; Sal 3; Lc 19,1-10
Vangelo Lc 19,1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore
“SALÌ SU UN SICOMÒRO”
Grande movimento nell'episodio del Vangelo di oggi: Gesù passa per Gerico; e tra la folla un uomo ricco, capo degli esattori delle tasse, ma piccolo di statura, sale su un albero, un sicomoro, per vedere chi fosse Gesù. E lo vede, ma non è questo che conta; ciò che conta è che Gesù vede lui, e tra la mormorazione dei benpensanti si autoinvita a casa sua. Sappiamo come va a finire: pieno di gioia Zaccheo accoglie Gesù, e Gesù per Zaccheo è ormai 'il Signore'; la 'salvezza' entra in quella casa ed al Signore Zaccheo proclama la sua concretissima conversione: metà dei beni ai poveri, e la restituzione del quadruplo a chi è stato da lui frodato. Ancora oggi dalle parti di Gerico si trova un sicomoro che una tradizione indica come 'quel' sicomoro, dove Gesù ha visto Zaccheo, quel giorno, in quel momento: l'occasione della vita, che Zaccheo non si è lasciata scappare. Ogni giorno, anche oggi, c'è un sicomoro per ciascuno di noi.
MERCOLEDI’ 17 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Elisabetta di Ungheria; S. Aniano; S. Ilda
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE DEI TUOI DONI: AIUTACI A DONARLI.
HANNO DETTO: Dio è come il mare: sorregge chi vi si abbandona. (Guido Morselli)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi si vergogna di lavorare, abbia vergogna di mangiare. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Una povera mamma con a carico tre figli fu abbandonata dal marito e lasciata senza mezzi per vivere. In tribunale il giudice le domandò: “Signore, ha qualche sostegno per andare avanti?” “A dire il vero ne ho tre”, rispose lei “le mie mani, la mia salute e il mio Dio”.
PAROLA DI DIO: 2Mac 7,1.20-31; Sal 16; Lc 19,11-28
Vangelo Lc 19,11-28
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha sarà dato invece, a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore
“AVEVO PAURA DI TE, CHE SEI UN UOMO SEVERO”
Ma il nostro Dio è buono e misericordioso, sempre disposto al perdono o è il giudice terribile, colui che punisce la colpa dei padri nei figli?
Noi spesso facciamo gran confusione tra timore di Dio e paura di Dio. Certo, Dio è più grande di me, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, è Signore di tutte le cose, ci chiede conto del nostro agire; devo aver “timore di Dio” cioè rispetto davanti alla sua grandezza e misteriosità ma non posso aver paura di un Dio Padre, di Gesù morto per amor mio, dello Spirito che abita in me il peccato del servo della parabola odierna è non aver avuto fiducia in Dio che aveva avuto fiducia in lui, è aver fatto prevalere la paura del giudizio sulla capacità di riconoscere che nell’affidargli i suoi doni, a quel padrone non importava tanto il risultato materiale quanto importava la sua persona di servo capace di rischiare sulla fiducia. Penso proprio che se in questa parabola ci fosse stato ancora un servo che avesse impegnato la ‘‘mina” in affari magari sbagliati, ma ce l’avesse messa tutta, anche a lui il padrone avrebbe detto: “Eccoti il premio, non perché sei un buon affarista ma perché nel mio nome hai rischiato lo stesso.
GIOVEDI’ 18 NOVEMBRE: DEDICAZIONE BASILICHE DEI Ss. PIETRO E PAOLO ap.
Tra i santi ricordati oggi: S. Teofredo abate, S. Raimondo Albert;
Una scheggia di preghiera:
VIENI, GESU': ABBIAMO PAURA E STIAMO PER AFFOGARE.
HANNO DETTO: Ho studiato nel libro della carità più che in ogni altro libro: l'amore insegna tutto. (San Domenico)
SAGGEZZA POPOLARE: I sapienti sono rari come le aquile che volano in alto nel cielo. (prov. del sud Africa)
UN ANEDDOTO: Un Camion cercava di passare sotto il ponte della ferrovia, ma si trovò incastrato senza potersi disincagliare. Ogni tentativo fu senza successo. Un ragazzino si fece avanti e disse all'autista: “Io suggerirei di sgonfiare un po' le gomme”. Con gratitudine il consiglio fu accolto e il camion poté passare. Dei buoni consigli possono giungere da tutti.
PAROLA DI DIO: At 28,11-16.30-31; Sal 97; Mt 14,22-33
Vangelo Mt 14,22-33
Dal Vangelo secondo Matteo
Dopo che la folla si fu saziata, subito Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "E’ un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!". Parola del Signore
"DISSERO: È UN FANTASMA!".
Il vento contrario, la barca agitata dalle onde, la notte buia che non lascia distinguere, ma soprattutto la solitudine, la paura fanno nascere fantasmi, ed anche Gesù viene scambiato per uno di essi e invece di procurare conforto aumenta la paura. Anche oggi, in molti casi, Gesù è scambiato per un fantasma. Quando il buio di certe giornate ci ghermisce, quando le prove e la sofferenza sembrano gestirci la vita senza lasciare spazio alla speranza, quando Dio non è più l'amico, il compagno, ma soltanto colui che ti ha lasciato solo, il padrone che sembra infischiarsene delle tue prove, ecco che Colui che cammina sulle acque per venirti incontro è solo un fantasma che accresce i tuoi timori. Senza contare tutte le volte che siamo noi ad aver fatto diventare Gesù un fantasma. Con la scusa che Dio lo puoi incontrare ovunque e che parla attraverso la natura e le religioni, abbiamo sminuito Gesù ad uno fra i tanti che ci hanno parlato di Dio. Altre volte con la nostra ignoranza rivestita di supponenza, abbiamo perso la vera identità del Cristo rivestendolo solo di abiti artefatti di religioni che più che amare il Cristo, ricercarlo e presentarcelo così com'è, amano solo se stesse e i propri interessi. La televisione e i film ci hanno abituati non solo a fantasmi terrorizzanti ma anche a fantasmi simpatici e ridurre Cristo ad un fantasma simpatico può anche essere consolante e giustificante nei confronti del nostro disimpegno. Gesù dice agli Apostoli: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". "Sono Io" cioè: "Io sono". Gesù non è un fantasma né bonaccione né terribile, Gesù è Dio.
VENERDI’ 19 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: B. Giacomo Benfatti
Una scheggia di preghiera:
PURIFICAMI O SIGNORE SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.
HANNO DETTO: La virtù della moderazione è l'equilibrio tra la pazienza e l'impazienza, azione e riflessione, fretta e prudenza, compromesso e concentrazione. (Tissa Balasuryia)
SAGGEZZA POPOLARE: I saggi parlano parole semplici. (proverbio del Kenya)
UN ANEDDOTO: La moderazione è compagna della saggezza. Thomas Edison visse drammatiche situazioni l'una dopo l'altra ma fu sempre equanime e paziente. Quando gli fu chiesto il segreto del suo successo rispose: “Sono stato moderato in tutto, eccetto che nel lavoro”.
PAROLA DI DIO: 1Mac 4,36-37.52-59; Cant. 1Cr 29,10-12; Lc 19,45-48
Vangelo Lc 19,45-48
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. Parola del Signore
“GESÙ, ENTRATO NEL TEMPIO, SI MISE A SCACCIARE QUELLI CHE VENDEVANO”.
Gesù si “arrabbia”. Penso ci faccia bene meditare su questo. Non tanto per rinfocolare le idee di coloro che vedono in Dio un castigamatti sempre pronto al minimo peccato a scagliare le sue frecce contro i cattivi, ma per comprendere che, quando si vuol nascondere il male dietro il bene, quando dietro al “religioso” si nasconde l’interesse, il lucro, l’egoismo, la falsità, il “buon” Gesù diventa colui che con la sferza in mano fa piazza pulita. Gesù è sempre disposto a perdonare il peccatore ma non sopporta l’ipocrisia di far passare per religioso ciò che è commercio. Non leggiamo questa pagina come il racconto di un fatto passato, ma come una lezione sempre attuale, valida per la Chiesa e per certi “cristiani” di oggi... forse anche per noi?
SABATO 20 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Teonesto; S. Edmondo; B. Maria Fortunata Viti
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE GESU', TU SEI LA VIA, LA VERITA' E LA VITA.
HANNO DETTO: Tu non ami il tuo prossimo se non ti studi di indurlo al suo vero bene (Sant'Agostino)
SAGGEZZA POPOLARE: I lavori delle donne sono numerosi come le stelle del cielo. (prov. del Kenya)
UN ANEDDOTO: Una leggenda indiana racconta che il re domandò al saggio di corte: “Con quale luce il popolo va a lavorare durante il giorno?” “Con la luce del sole”, rispose il saggio. “E quando il sole è tramontato con quale luce il popolo va a lavorare?” “Con la luce delle stelle”. “Quando la luce delle stelle è spenta, con quale luce il popolo va a lavorare?” “Con la luce del fuoco” “E quando non c'è il fuoco?” Rispose il saggio: “Allora il popolo va a lavorare con la luce dello spirito”.
PAROLA DI DIO: 1Mac 6,1-13; Sal 9; Lc 20,27-40
Vangelo Lc 20,27-40
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. Parola del Signore
"DIO NON È DEI MORTI, MA DEI VIVENTI; PERCHÉ TUTTI VIVONO PER LUI".
Quante volte noi rendiamo Dio, il Dio dei morti!
Quando Lui è autore del fato, quando è un Dio cui piace la sofferenza, quando pensiamo sia solo soddisfatto delle nostre preghiere e delle nostre candele votive, quando ci rivolgiamo a Lui solo in caso di necessità, quando vanifichiamo l'opera del suo Spirito creatore, quando disprezziamo la natura, quando riduciamo la nostra vita al materialismo, quando manchiamo di speranza. Dio è vita, e creatore della vita, ama la vita. Gesù si fa uomo per dirci il valore della vita, risorge per dirci che la vita è per sempre, ci chiede amore per rispettare l'essenza della vita. In Lui, morto e risorto per noi, i nostri defunti sono nella vita eterna e noi, figli del Dio della vita siamo chiamati a una vita che non ha fine.
DOMENICA 21 NOVEMBRE: CRISTO RE - 34^DOMENICA T.O. ANNO B-
Tra i santi ricordati oggi: Presentazione della B.V.M.; Ss. Celso e Clemente martiri.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, GESU', PER IL TUO REGNO CHE VIENE.
HANNO DETTO: C'è una gran quantità di cose belle che Dio ci può concedere più volte. Ma la mamma è una cosa tanto grande che ce la dà una volta sola. (Harriet Beecher Stowe)
SAGGEZZA POPOLARE: I difetti sonnecchiano, ma non muoiono. (proverbio del Burundi)
UN ANEDDOTO: Raccontava Madre Teresa di Calcutta: Un giorno trovai una bambina per strada. La portai nella nostra casa per l'infanzia. Le demmo vestiti nuovi e cercammo di renderla felice... Poche ore dopo la bambina si dileguò. Mi misi a cercarla. Passato qualche giorno la incontrai e la portai nuovamente alla nostra casa. Incaricai una suora di seguirla. Ancora una volta la bambina fuggì. La sorella la seguì e scoprì che la sua mamma viveva sotto un albero, esposta alle intemperie. In seguito, domandai alla bambina: “Come mai non hai voluto restare con noi?” Lei mi rispose: “Perché non potevo restare lontano dalla mia mamma. Lei mi ama di più”.
PAROLA DI DIO: Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33b-37
Vangelo Gv 18,33b-37
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola del Signore
“IO SONO RE”
Non è un modo di dire, un’espressione nata dalla pietà popolare, da qualche devozione medievale. È Gesù stesso a definirsi tale, ad accettare quel titolo provocatoriamente propostogli da Pilato. Gesù è un re. Anzi, è “il” Re, l’unico che può davvero fregiarsi di un tale titolo, in cui il titolo diventa sostanza. Tuttavia, è un re molto diverso da quelli che conosciamo dalla storia o dalla cronaca. Il suo regno non è di quaggiù, non ha confini, non ha territorio o esercito, pur essendo un regno reale. Cresce lentamente: da piccolo seme a grande albero, fino a incorporare tutto in sé, nella pienezza del tempo. A noi è concesso un privilegio: farne parte fin da subito, contribuire alla sua inarrestabile crescita. Unica condizione per noi è accettarne la legge intrinseca, quella che nel regno di Gesù muove, armonizza, fa essere tutte le cose: l’amore.
LUNEDI’ 22 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Cecilia; S. Benigno; Bd. Salvatore Lilli e c.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, INSEGNACI LA GENEROSITA' DEL CUORE.
HANNO DETTO: La carità è superiore a qualsiasi partito e non è di nessun colore. (Don Orione)
SAGGEZZA POPOLARE: Hai un dente solo? Sorridi almeno con quello! (proverbio del Madagascar)
UN ANEDDOTO: Un contadino assunse una persona per spaccare legna per l'inverno. A metà giornata andò a controllare il progresso del lavoro e con sua meraviglia vide che la legna era già tutta pronta e accatastata sotto il portico. Il giorno seguente il contadino assoldò la stessa persona per dividere le patate in tre gruppi: grandi, medie, piccole. Un'ora dopo fece una breve visita e vie che praticamente il lavoro non era ancora cominciato. E domandò una spiegazione. “Ebbene”, rispose l'operaio, “è il dover prendere questa decisione che mi blocca nel lavoro”.
PAROLA DI DIO: Dn 1,1-6.8-20; Cant. Dn 3,52-56; Lc 21,1-4
Vangelo Lc 21,1-4
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». Parola del Signore
“QUESTA VEDOVA, COSÌ POVERA, HA GETTATO PIÙ DI TUTTI. TUTTI COSTORO, INFATTI, HANNO GETTATO COME OFFERTA PARTE DEL LORO SUPERFLUO. ELLA INVECE, NELLA SUA MISERIA, HA GETTATO TUTTO QUELLO CHE AVEVA PER VIVERE”.
Le offerte in chiesa: un argomento difficile. Qualcuno preferisce non parlarne mai, altri ne parlano anche troppo, altri hanno utilizzato questo argomento per giustificare i propri interessi, chi riceve per ricevere sempre di più, chi dà per sentirsi buono e per ‘comprarsi un pezzo di paradiso’. Partendo dal vangelo di oggi, proviamo a chiederci che cosa ne pensi Gesù.
Gesù che ha rovesciato i tavoli dei cambiavalute e che ha chiamato “briganti” coloro che commerciano nel tempio, non abolisce né la tassa per il tempio, né le offerte che vengono fatte per il sostentamento dell’apparato religioso, ma dice chiaramente alcune cose: Dio non è un commerciante e neanche un contabile. Non pensare di fare i conti con Lui come li fai col tuo commercialista. I soldi, poi a Lui non interessano proprio, essi sono invenzione degli uomini e spesso sono “Mammona” che si oppone a Dio, in quanto essi diventano idoli. Se sei disonesto, non pensare che con una offerta te la cavi, sarai giusto davanti a Dio e a te stesso quando la smetterai con la disonestà e cercherai anche di riparare al male fatto (vedi Zaccheo).
Dio non ha bisogno dei nostri soldi per farci delle grazie o per mandare in paradiso i nostri morti. Se do un’offerta quando “faccio dire una Messa” (bruttissima espressione!), do un’offerta perché ritengo giusto che il celebrante abbia il necessario per il servizio che fa. Se faccio un’offerta ai missionari è perché voglio ringraziarli del loro lavoro e mi sento partecipe a quanto essi fanno. Non serve farsi vedere, non servono gli “elenchi dei benefattori”, i “club dei buoni donatori”, come è aborrito da Dio il fatto di usare il suo nome per spillare soldi quando soldi ce ne sono già in abbondanza, ed è altrettanto ‘non meritorio’, ma stolto il donarli se conosco questi inghippi. La quantità, poi, ha significato solo in base al cuore. La vedova non è lodata per la quantità della sua offerta: i sacerdoti avranno sorriso sentendo l’esiguità dell’offerta e magari avranno detto fra di loro: “Se tutti ci dessero solo così, come faremmo a mangiare noi?”
Eppure, la quantità della vedova non è poco, è tutto, “tutto quanto aveva per vivere”, cioè la fede di questa vedova è grandissima perché dice a Dio: “Adesso che non ha più niente devi pensarci tu a me”. Se vogliamo parlare di esigenza di Dio, questa non riguarda il portafoglio, riguarda il cuore e non si tratta neppure solo di donare col cuore (potrebbe prestarsi ancora a tante ambiguità), si tratta di “donare” il cuore.
MARTEDI’ 23 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Clemente I; S. Colombano; B. Margherita di Savoia
Una scheggia di preghiera:
TU SEI L'UNICO, L'ETERNO.
HANNO DETTO: Si possono avere tutti i sacramenti ed essere cattivo, ma non si può avere la carità ed essere cattivo. (Sant'Agostino)
SAGGEZZA POPOLARE: Forse la bocca di un vecchio è maleodorante, ma non sempre le sue parole. (proverbio della Namibia)
UN ANEDDOTO: Una signora, depressa e stressata, andò da un famoso psichiatra. Sulla porta dello studio, dopo la prima seduta, disse al dottore: “Mi conosco. Sono una donna molto sensibile”. “Sì, signora”, rispose il dottore, “lei è molto egoista”. Naturalmente la signora se ne andò di malumore. Dopo dieci giorni, ritornò e si scusò col dottore: “Dopo lunghe riflessioni e preghiere ho riconosciuto di essere egoista”. Il dottore rispose: “Il problema di questo e di molti altri casi di persone nervose è che credono troppo in sé stesse. Sciupano le risorse di cui il mondo ha più bisogno: amore, generosità e simpatia”.
PAROLA DI DIO: Dn 2,31-45; Cant. Dn 3,57-61; Lc 21,5-11
Vangelo Lc 21,5-11
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti, infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore
“VERRANNO GIORNI IN CUI, DI TUTTO CIO’ CHE AMMIRATE, NON SARA' LASCIATA PIETRA SU PIETRA CHE NON SARA' DISTRUTTA”.
Noi oggi siamo ammirati davanti alle grandi cattedrali, ma sappiamo anche che queste cadranno con l’andar del tempo. (Siamo stati testimoni dell'incendio di Notre Dame de Paris)
Che cosa conta dunque?
Conta ciò che rimane. I templi, cattedrali comprese, possono essere mezzi per arrivare a Dio, ma passano; è solo Dio che rimane e tutto ciò che trova fondamento in Lui.
Quando l’uomo arriva verso il termine della sua vita che cosa conta per Lui?
Il denaro che ha accumulato?
Se non lo ha fatto prima la morte lo costringerà a darlo via. Il ruolo di potere conquistato?
Non sei ancora morto e c’è già la coda di contendenti pronti ad arraffarlo. Il successo?
Il tutto si ridurrà ad una lapide più o meno bugiarda che si perderà in mezzo ad altre lapidi. Rimarrà Dio, l’Eterno e in Lui ciò che tu sei stato non le tue apparenze ma la tua sostanza, rimarranno le motivazioni dei tuoi gesti, delle tue scelte, dei tuoi affetti, quello che è il senso della vita che tu hai oggi, sarà come trovarsi nudi, senza vesti apparenti che ti nascondano e potrà essere uno splendido spettacolo o qualcosa di estremamente umiliante e rivoltante.
MERCOLEDI’ 24 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Ss. Andrea Dung-Lac e c.; S. Firmina; Ss. Flora e Maria
Una scheggia di preghiera:
CON TE, GESU' SI PUO' AFFRONTARE TUTTO.
HANNO DETTO: I santi sono tutti lavoratori: diedero il primo posto al lavoro interiore, poi questo sbocciò nell'operosità esterna, meravigliosa, umanitaria, fruttuosa. (Giacomo Alberione)
SAGGEZZA POPOLARE: Finché ti si prende in giro vuol dire che sei vivo; quando ti si piange vuol dire che sei morto. (proverbio del Congo)
UN ANEDDOTO: Sarasate, grande violinista spagnolo fu chiamato genio da alcuni ammiratori. Egli scosse la testa e sbuffò: “Io genio! Per trentasette anni ho fatto pratica per quindici ore al giorno, e adesso voi mi chiamate genio?”
PAROLA DI DIO: Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cant. Dn 3,62-67; Lc 21,12-19
Vangelo Lc 21,12-19
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore
“NEMMENO UN CAPELLO DEL VOSTRO CAPO ANDRA' PERDUTO”
Gesù è ormai giunto a Gerusalemme e si avvicinano per lui i giorni della passione; è il tempo delle drammatiche profezie sulla distruzione del tempio e sulla fine del mondo. Molte parole del Vangelo di oggi ci fanno paura. Pare di vederli, i seguaci di Gesù, ascoltarlo timorosi, con stupore, e far sgorgare spontanea la domanda: 'Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?', quasi a dire: 'Potremo cavarcela, e in che modo'?
Sì, ce la caveremo, perché le parole di Gesù, come sempre, ci assicurano la sua protezione infallibile, divina; ecco allora spuntare in queste righe apocalittiche la vittoria finale dell'amore di Dio, e della testimonianza dei cristiani: 'non vi terrorizzate', 'io vi darò lingua e sapienza a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere', 'salverete le vostre anime'. Addirittura: 'nemmeno un capello del vostro capo perirà'.
GIOVEDI’ 25 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina di Alessandria; Bb. Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi
Una scheggia di preghiera:
VIENI PRESTO, SIGNORE GESU'.
HANNO DETTO: Benché siate rapiti in estasi tanto in alto quanto S. Paolo, se udirete che un ammalato abbia bisogno di un brodo caldo o di qualunque altro soccorso, io vi consiglio di ridestarvi un istante dalla vostra estasi e di far scaldare il brodo. (San Giovanni di Ruysbroek)
SAGGEZZA POPOLARE: Fare domande non è segno di stupidità. (proverbio del Kenya)
UN ANEDDOTO: Un contadino coltivava un particolare tipo di grano e lo condivideva con i contadini del vicinato. Un giornalista gli domandò: “Perché condividi il tuo migliore seme con il tuo prossimo, quando tu, ogni anno, esponi il tuo grano per la competizione?”. “Perché”, rispose il contadino, “il vento sparge nei diversi campi il polline. Se i miei vicini coltivano grano di qualità inferiore, l'impollinazione incrociata, degrada la qualità del mio. Io devo aiutare il prossimo ad accrescere la qualità.
PAROLA DI DIO: Dn 6,12-28; Cant. 3,68-74; Lc 21,20-28
Vangelo Lc 21,20-28
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli, infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Parola del Signore
“RISOLLEVATEVI E ALZATE IL CAPO, PERCHÉ LA VOSTRA LIBERAZIONE È VICINA”.
Davanti a Gesù che ci invita a guardare alla nostra liberazione vicina ci possono essere diversi atteggiamenti. Ci può essere qualcuno che non sente affatto il bisogno di essere liberato. Pensa già di essere libero o pensa che la liberazione dell'uomo dipenda soltanto dalle proprie lotte contro i soprusi e le ingiustizie. Poi ci sono coloro che dicono che nessuna liberazione è avvenuta e che nessuna avverrà in quanto l’uomo è sempre uguale, sempre sarà schiavo del tempo, del luogo, di sé stesso, delle proprie finitezze, e nessuna liberazione presente o futura potrà renderlo diverso dal povero uomo che è, destinato a soffrire e a morire. Infine, c’è chi si sente schiavo di mille padroni: l’egoismo, sé stesso, i propri vizi, i limiti, i difetti le malattie, la morte e si accorge che da solo anche con tutta la buona volontà non può porre un rimedio definitivo ai propri mali; costui se riesce a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, mandato e venuto per la nostra salvezza lo accoglie come il liberatore definitivo. E la liberazione che Gesù ci ha portato avviene in due tempi, la prima accogliendolo qui sulla terra e trovando in Lui la capacità di vincere i nostri egoismi e trasformando, grazie a Lui, il male in bene, e la seconda alla fine dei tempi quando Egli porterà a compimento il suo Regno e dove la morte e il male saranno definitivamente vinti. I primi cristiani erano talmente conviti di questo e desiderosi di questa liberazione definitiva che pregavano dicendo: “Vieni presto, Signore Gesù!”.
VENERDI’ 26 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Corrado; S. Leonardo da P.M.; B. Giacomo Alberione
Una scheggia di preghiera:
TU SOLO, O SIGNORE, SEI PAROLA VERA DI VITA ETERNA.
HANNO DETTO: La vera carità apre le braccia e chiude gli occhi. (San Vincenzo de Paoli)
SAGGEZZA POPOLARE: Essere ben vestiti in giorno di festa non significa essere ricchi. (prov. del Kenya)
UN ANEDDOTO: Un soldato di Alessandro Magno guidava un mulo carico verso la tenda del condottiero. Vedendo che il carico era eccessivo per il mulo, prese un sacco sulle proprie spalle. Alessandro vide l'azione del soldato e ne fu contento: Chiamò il soldato e gli disse: “Quel sacco era pieno d'oro. Prendilo, è un mio dono. Te lo meriti.”
PAROLA DI DIO: Dn 7,2-14; Cant. Dn 3,75-81; Lc 21,29-33
Vangelo Lc 21,29-33
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». parola del Signore
IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO.
Ci sono pagine del Vangelo esaltanti, piene di bellezza, pagine confortanti, pagine che ti aiutano in momenti di particolare difficoltà, Invece ti trovi poi davanti a pagine che vorresti cancellare: Gesù diventa esigente: abbandonare tutto, essere poveri, amarlo più dei familiari, perdonare settanta volte sette, non voltare mai il capo, dopo la scelta del regno, tagliarsi la mano che scandalizza, porgere l'altra guancia, amare il nemico, dire: "Sia fatta la Tua volontà". Qualche volta mi è venuta la tentazione di censurare dal Vangelo alcune frasi. Prova però a pensare ad un Vangelo senza questo! Il Vangelo perderebbe il suo gusto, Gesù il suo volto, e noi la capacità di alzare il capo per tentare l'impossibile umano di "essere perfetti come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli", ma anche la capacità di sperare oltre i nostri poveri limiti.
SABATO 27 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Virgilio; S. Laverio; B. Berardino da Fossa
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE GESU', TU LO SAI CHE TI VOGLIO BENE!
HANNO DETTO: Abbiate devozione al vostro buon Angelo! Se vi troverete in qualche grave pericolo o di anima o di corpo, invocatelo ed io vi assicuro che esso vi assisterà o vi libererà. (San Giovanni Bosco)
SAGGEZZA POPOLARE: È più facile deviare il corso di un fiume che cambiare il comportamento di un cattivo soggetto. (proverbio del Kenia)
UN ANEDDOTO: Pino, un ragazzo delle elementari, si lamentava di Marco, suo compagno di gioco: diceva alla mamma che Marco aveva molti difetti. Per tutta risposta la mamma prese una bilancia e i mattoncini di gioco del figlio. “Adesso facciamo un gioco. Prima mettiamo sulla bilancia un mattoncino che rappresenta uno sbaglio di Marco. Dimmi un suo sbaglio”. Subito Pino nominò un difetto di Marco. “Adesso, Pino, dimmi una buona qualità di Marco. Forse ti lascia usare la sua bicicletta” A malincuore Pino ammise il fatto. Quindi la mamma mise un mattoncino sul piatto vuoto della bilancia. Continuò il gioco fino a che gli aspetti buoni di Marco controbilanciarono i difetti. Pino non dimenticò mai la lezione e cercò di vedere le buone qualità in tutte le persone.
PAROLA DI DIO: Dn 7,15-27; Cant. Dn 3,82-87; Lc 21,34-36
Vangelo Lc 21,34-36
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio, infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Parola del Signore
"VEGLIATE IN OGNI MOMENTO PREGANDO".
Come si può dunque rimanere svegli e in guardia, come si può rimanere in un atteggiamento di preghiera costante?
La strada la troviamo sia nel Vangelo che nella stessa esperienza umana. Quando si ama una persona, il cuore vigila sempre attendendola e ogni minuto che passa senza di lei è in funzione di lei. Vigila bene chi ama. È dell'amore vigilare. Così agisce chi ama Gesù. Fa tutto in funzione di lui, che incontra nelle semplici manifestazioni della sua volontà in ogni momento e incontrerà solennemente nel giorno in cui verrà. Anche la preghiera continua è tutta questione di amore, perché, a parte i momenti dedicati alle orazioni, tutta l'esistenza quotidiana può diventare preghiera, offerta, colloquio silenzioso con Dio. Quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell'attività da organizzare, quella lacrima da versare per il fratello o la sorella che soffre, quello strumento da suonare, quell'articolo o lettera da scrivere, quell'avvenimento lieto da condividere festosamente, quel vestito da ripulire. Se lo facciamo per amore, tutto, tutto può diventare preghiera. Per essere vigilanti, per pregare sempre, occorre dunque essere nell'amore: amare cioè la sua volontà e ogni prossimo che ci metterà accanto.
DOMENICA 28 NOVEMBRE: 1^DOMENICA DI AVVENTO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: S. Giacomo della Marca; S. Teodora
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE FA SPLENDERE IL TUO VOLTO E NOI SAREMO SALVI.
HANNO DETTO: Il passato e il presente sono i nostri mezzi, l'avvenire è il nostro fine (Blaise Pascal)
SAGGEZZA POPOLARE: È con le proprie parole che si entra nei pensieri altrui. (proverbio del Ghana)
UN ANEDDOTO: Raccontava ancora Madre Teresa: “Un giorno stavo percorrendo una strada in un quartiere londinese. Ad un angolo vidi un uomo accovacciato con la tristezza dipinta sul volto. Andai verso di lui. Allungai la mia mano per stringere la sua. Gli chiesi come stava. Guardò verso di me e disse: “Oh, da quanto tempo non sentivo il calore di una mano che stringe la mia! Quanto tempo.”
PAROLA DI DIO: Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36
Vangelo Lc 21,25-28,34-36
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio, infatti, esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Parola del Signore
“PERCHÉ ABBIATE LA FORZA DI SFUGGIRE A TUTTO CIÒ CHE STA PER ACCADERE, E DI COMPARIRE DAVANTI AL FIGLIO DELL'UOMO”
Nel Vangelo di
questa prima domenica di Avvento Gesù come già ci aveva preparato nei giorni
precedenti, ci rivela come sarà l’avvento, la sua venuta gloriosa alla fine dei
tempi.
Sono parole che fanno tremare: segni nel cielo, angoscia sulla terra,
sconvolgimenti; si morirà di paura. Gesù profeta di sventura?
Al contrario, improvvisamente infatti, il quadro si rovescia, Gesù annuncia che verrà per liberarci, per darci la forza e il dono di comparirgli davanti. Ci svela inoltre come fare per poterci alzare e levare il capo proprio in quel grande giorno: ‘Vegliate e pregate’, non attaccate il cuore alle cose terrene. Gesù comanda e raccomanda: ‘state bene attenti’, perché la posta in palio è grande: stare nella gioia di Cristo oggi e sempre.
LUNEDI’ 29 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Saturnino; S. Illuminata
Una scheggia di preghiera:
IO NON SONO DEGNO DI CIO' CHE FAI PER ME, TU CHE AMI TANTO UNO COME ME.
HANNO DETTO: Siete tutti miei fratelli che amo. Ma che sapore spaventoso ha, a volte, la fraternità. (Albert Camus)
SAGGEZZA POPOLARE: È cieco chi guarda solo con gli occhi. (proverbio del Saharawi)
UN ANEDDOTO: Il Signore comandò ad un angelo: “Va' sula terra e portami la cosa più bella che troverai”. L'angelo passò su un campo di battaglia dove giaceva un ferito. Ne raccolse il sangue in un calice e lo presentò all'Altissimo. “Il sangue versato per la patria e per la religione è una cosa preziosa, disse il Signore, ma non è ancora la cosa più bella che ci sia sulla terra”. L'angelo vagò per tutta la terra. Una sera vide sul ciglio di una strada un uomo in lacrime. Gliene chiese il perché. “Ho ceduto allo spirito del male”, rispose l'uomo. “Ora le lacrime sono il mio pane di giorno e di notte”. L'angelo raccolse alcune lacrime e le portò al Signore. Il Signore le accettò con gioia e disse: “Veramente al mondo non esiste cosa più bella e utile del pentimento, che rinnova la vita. Un pentimento sincero trasforma l'inverno del cuore in primavera d'amore”.
PAROLA DI DIO: Is 2,1-5; Sal 121; Mt 8,5-11
Vangelo Mt 8,5-11
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Parola del Signore
“SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO”.
Questa frase del centurione è diventata per noi una frase abituale che ripetiamo (chissà con quale consapevolezza?) ogni volta che andiamo a ricevere l’Eucaristia.
Ma è estremamente vero che noi non siamo degni di Gesù. Chi di noi, da solo, potrebbe anche solo pensare di essere casa, comunione al Signore?
Addirittura, Maria Santissima preservata da ogni forma di peccato è perplessa davanti all’annuncio dell’Angelo. Noi non siamo degni, ma Gesù vuol venire in noi, proprio perché non siamo degni, proprio perché da soli non sappiamo salvarci. La mia indegnità sparisce davanti alla sua santità: ecco una delle tante forme con cui vivere l'avvento: è il Signore che viene nonostante la nostra indegnità, perché ci vuole liberare trasformandoci in Figli nel Figlio.
MARTEDI’ 30 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: S. Andrea ap.; S. Galgano Guidotti; S. Mirocleto
Una scheggia di preghiera:
TU, SIGNORE, TI SEI FIDATO DI ME E MI HAI CHIAMATO A SEGUIRTI.
HANNO DETTO: Ciò che Dio ci ha donato è destinato a diventare dono; se diventa dono fiorisce; se non diventa dono marcisce. (San Giovanni Bosco)
SAGGEZZA POPOLARE: Dove tutto è bruciato il fuoco non ritorna più. (proverbio del Gabon)
UN ANEDDOTO: Quando domandarono a Gene Tunney che cosa avrebbe fatto se avesse perso il campionato di pugilato contro Jack Dempsey, rispose: “Solo uno può vincere, tutti e due possiamo vincere applausi”.
PAROLA DI DIO: Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22
Vangelo Mt 4,18-22
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Parola del Signore
“E DISSE LORO: «VENITE DIETRO A ME, VI FARÒ PESCATORI DI UOMINI”
Che cosa può succedere sulle rive di un lago, tra un gruppo di pescatori?
Nulla di straordinario, al di là della vita di ogni giorno. Eppure, proprio tra quelle barche, tra quegli uomini comuni passa Gesù e arriva una chiamata che cambia la vita di Andrea e dei suoi compagni. Andrea è uno che incontra, accoglie, lascia la vita vecchia, si fa tramite per chiamare Pietro, segue Gesù. Nella sua vocazione è racchiusa la vocazione di ogni cristiano, di ciascuno di noi. Gesù è venuto incontro a ciascuno, ci ha chiamati ancora piccoli al battesimo attraverso la fede dei nostri genitori, ha rinnovato il suo incontro e la sua chiamata in molti altri modi (catechismo, persone buone, vangelo, sacramenti...). Anche a noi dice: “Seguimi, fai esperienza di me e con me”. Bisogna “lasciare le reti” cioè tutto ciò che ci invischia nelle reti dell’egoismo e dell’autosufficienza per trovare la sua libertà, bisogna “sentire” il gusto, la gioia della sua avventura e allora, come Andrea, avremo l’entusiasmo di andare a dire ai nostri fratelli: “Ho incontrato Gesù, vuoi venire anche tu a seguirlo con gioia?"
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