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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MAGGIO 2021

 

SABATO 1° MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, BENEDICI E PROTEGGI LE NOSTRE FAMIGLIE.

 

HANNO DETTO: Non ci si contorce per diventare umile, come un grosso gatto per entrare nella trappola dei sorci. La vera umiltà è anzitutto decoro ed equilibrio. (Georges Bernanos)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha solo il denaro in testa finisce col diventare un salvadanaio.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un marito che disse alla moglie: "Vado a comprarmi i pantaloni". Arrivato al negozio, ne provò un paio: erano troppo lunghi, ma glieli tirarono su e gli dissero: "Questi vanno bene". Tornato a casa, li indossò e si accorse che ne avanzava un bel pezzo. Chiese alla moglie di accorciarli ma lei ribatte': "Te lo avevo detto che te li avrebbero dati come non dovevano essere. Non dovevi comprarli". Allora andò dalla mamma, ma questa, rifiutò e così pure la sorella. Così l'uomo tornò a casa, posò i pantaloni e andò a fare una passeggiata nel bosco. La moglie, nel frattempo aveva cambiato idea e tagliò quattro dita di stoffa dai calzoni. Poi, uscì di casa per andare a fare la spesa. Poco dopo arrivò la mamma del contadino e disse: "Se non glieli taglia nessuno, lo farò io" e via altre quattro dita. La sorella pensò la stessa cosa e siccome in casa non c'era ancora nessuno, fece la sua parte. Quando il contadino arrivò a mettersi i pantaloni, erano ormai diventati dei bermuda.

PAROLA DI DIO: Gen 1,26-2,3 opp. Col 3,14-15.17.23-24; Sal 89; Mt 13,54-58

 

Vangelo Mt 13, 54-58

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E, le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola del Signore

 

NON È COSTUI IL FIGLIO DEL FALEGNAME?”.

Al di là di altre letture storico-politiche-religiose mi ha sempre gradevolmente colpito che la Chiesa ci faccia iniziare il mese di maggio dedicato a Maria, festeggiando il suo sposo Giuseppe, nella sua qualifica di lavoratore. Questo ci aiuta a comprendere la concretezza dell’incarnazione di Gesù. Gesù ha vissuto 30 anni in famiglia. ln essa si è formato, ha condiviso la condizione operaia di Giuseppe, ha ricevuto molto da quest’uomo semplice e retto che gli ha fatto da padre.

La famiglia, il lavoro, la semplicità, la fede: valori umili ma essenziali. Valori da riproporre nella nostra società. Troppe volte giornali, televisioni, forme di educazione propongono unicamente divertimento, denaro, primeggiare a tutti i costi, e poi ci lamentiamo che non c’è più morale, senso di famiglia, gusto del lavoro. Giuseppe si è santificato con la fede in Dio, con la fedeltà alla sua famiglia, con il suo lavoro, sapendo apprezzare nel sacrificio, la gioia delle piccole cose del quotidiano. Perché cercare la felicità in chimere lontane e non saper più gustare persone e momenti della nostra vita, perché vedere sempre e solo ciò che ci manca e non apprezzare il molto che abbiamo?

 

 

DOMENICA 2 MAGGIO: 5^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.

 

HANNO DETTO: Il grande cammina col piccolo, il mediocre si tiene a distanza (Tagore)

SAGGEZZA POPOLARE: La testa non serve solo per grattarla.

UN ANEDDOTO: I Filosofi greci avevano detto: “Conosci te stesso”. Gli stoici diranno: “Domina te stesso”. Gesù dice: “Dona te stesso”. Oggi gli studiosi di scienze umane confermano appieno l'indicazione di Gesù che con l'amore non si gioca, ma si vive.

PAROLA DI DIO: At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

VOI SIETE GIÀ PURI, A CAUSA DELLA PAROLA CHE VI HO ANNUNCIATO

Che cosa significa “essere puri” per Gesù? Per Lui è la disposizione necessaria per stare davanti a Dio, è l’assenza di ostacoli, come il peccato, che si oppongono al contatto con il Sacro, alla comunicazione con Dio. Il mezzo per avere questa disposizione ci viene dato proprio dalla parola stessa di Gesù. La Parola di Gesù, infatti non è come le parole umane. In Essa Gesù è presente, accettandola e praticandola si fa in modo che Cristo nasca e cresca nel nostro cuore. Essa ci dà la capacità di tenerci lontani dal male. In questo senso la beatitudine che Gesù dice per gli apostoli, è anche per noi ogni volta che cerchiamo di mettere in pratica la parola nutrendocene giorno per giorno in modo che, poco per volta, possiamo arrivare ad avere gli stessi sentimenti e pensieri di Gesù, per riviverlo nel mondo, per mostrare ad una società spesso invischiata nel male e nel peccato, la purezza e la trasparenza che il vangelo dona. Nei giorni scorsi leggendo il capitolo di Matteo riguardante il discorso missionario, ci siamo detti più volte che il mondo non ha bisogno di cose, ha bisogno di incontrare Gesù. Se noi riusciamo a lasciare che il vangelo canti nella nostra vita, siamo i migliori missionari di questa terra.

 

 

LUNEDI’ 3 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: La gloria è una pessima merce: si paga cara e non si conserva. (Honorè de Balzac)

SAGGEZZA POPOLARE: “Avere” non è peccato. Peccato è “possedere”.

UN ANEDDOTO: Il poeta Paul Claudel pochi anni prima della morte: “Io, vecchio, in piedi sulla soglia di questo mondo che sono pronto a lasciare, dico a tutti coloro che ascolteranno registrata le mia voce: Non abbiate paura, c'è Dio, Dio che è il più forte.” E pochi istanti prima di morire disse ancora: “Sì, è vero, Dio esiste, è là...”

PAROLA DI DIO: 1Cor 15,1-8a; Sal 18; Gv 14,6-14

 

Vangelo Gv 14, 6-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso, ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore

 

" IO SONO LA VIA, LA VERITÀ, LA VITA ".

Immaginiamo di assistere su un marciapiede di una stazione ferroviaria a questa conversazione fra due amici: "Guarda chi si vede! Ciao. Anche tu prendi il treno? Dove sei diretto?"

"Non lo so". Avremo dei buoni motivi per dubitare del buon senso di questo interlocutore!

Che lo vogliamo o no, siamo tutti in viaggio: il gran viaggio della vita. Dove ci porta il nostro "treno"? Ci sono solo due stazioni terminali: il cielo o il nulla che noi spesso chiamiamo l'inferno. Il viaggio può essere più o meno lungo, più o meno facile, ma una sola vera domanda conta: su quale "treno" ci troviamo?

Non è la nostra opinione o i nostri sentimenti che hanno valore, né d'altronde il parere di quelli che sono impegnati come noi in questo viaggio. Uno solo può rischiararci sul destino dell'uomo, creatura di Dio. Egli ci ha parlato in un libro: consultiamo dunque il Vangelo come il viaggiatore consulta il tabellone esplicativo affisso in stazione e impareremo verso quale destinazione stiamo camminando. Se andiamo nella direzione sbagliata, cioè lontano da Dio, possiamo ancora cambiare treno. Non esitiamo. Fermiamoci, facciamo dietro-front, volgiamoci verso Dio, crediamo al sacrificio di Gesù morto per espiare i nostri peccati. Eccoci così sul terreno giusto. Forse diremo: ho bisogno di un biglietto. È vero. Ma è gratuito! Cristo ha pagato per noi.

 

 

MARTEDI’ 4 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.

 

HANNO DETTO: L'orgoglio fa colazione con l'abbondanza, pranza con la povertà e fa cena con la miseria. (Benjamin Franklin)

SAGGEZZA POPOLARE: Le persone che scherzano col fuoco sovente finiscono in cenere.

UN ANEDDOTO: Alcuni anni fa negli Stati Uniti hanno indetto un concorso tra gli alunni delle scuole elementari. Si trattava di un componimento con una domanda: “Quale personaggio rappresenta meglio la bontà di Dio sulla terra?” La quasi totalità degli intervistati ha risposto: “Il mio nonno”.

PAROLA DI DIO: At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31a

 

Vangelo Gv 14,27-31

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE. NON COME LA DA’ IL MONDO LA DO A VOI”.

La pace di cui parla Cristo è completamente diversa dalla pace del mondo. La pace di Cristo resiste al dolore, alle prove, alle umiliazioni, alle privazioni di ogni genere. È la pace dei missionari, dei martiri, dei santi, dei veri cristiani. Una pace – come dice il Manzoni – che il mondo irride, ma che capir non può. Mentre la pace del mondo è soltanto tregua ottenuta spesso come conseguenza di paure e compromessi, la pace di Cristo nasce da un atto di fede totale nella bontà di Dio; nasce dalla certezza che Dio ha in pugno la vita e la storia, nasce da un abbandono confidente all’Onnipotente. Questa pace resta anche in mezzo a malattie terribili (vedi Benedetta Bianchi Porro); questa pace resta anche in mezzo alle più orribili prove (vedi Massimiliano Kolbe); questa pace resta, anzi si nutre di povertà (vedi Francesco d’Assisi). Siamo nel mese dedicato a Maria: vediamo come, accettando di mettersi al servizio di Dio, questa pace abbia operato in Lei. Il suo fiducioso abbandono la rende capace di fare cose impossibili agli uomini, ma possibili a Dio: una donna che diventa madre di Dio; una donna che rompe con tutte le tradizioni; una donna capace di amare al punto di accettare di essere la madre dei crocifissori del suo Figlio; una donna che non capisce tutto, ma che conserva tutto nel suo cuore perché lo Spirito Santo possa poi ordinare, dare senso, far rivivere. Siamo in attesa di Pentecoste: prepariamoci a ricevere lo Spirito che Gesù ha promesso per salvare e riempire di gioia questi tempi e questi momenti della storia.

 

 

MERCOLEDI’ 5 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

HANNO DETTO: Il diavolo non mangia, non beve. Non dorme, non è lussurioso, ma è diavolo, perché è superbo. (Savonarola)

SAGGEZZA POPOLARE: Sapienza è rallentare per assaporare.

UN ANEDDOTO: Quanti capelli bianchi ha un muratore? Uno per ogni casa bagnata dal suo sudore. E il vecchio maestro quanti capelli ha bianchi? Uno per ogni scolaro cresciuto nei suoi banchi.

Quanti capelli bianchi ha in testa il nonnino? Uno per ogni fiaba che incanta il nipotino. (Gianni Rodari)

PAROLA DI DIO: At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

“IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI. CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI, FA MOLTO FRUTTO, PERCHÉ SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA”.

La fede ha bisogno, per non languire e morire, di essere alimentata ogni giorno. Noi invece spesso diciamo: “Ho tante cose da fare, per Dio, per la preghiera, per la meditazione, per una catechesi, adesso non ho tempo!” e poco per volta ci inaridiamo. Se un giardino non viene curato un po’ ogni giorno, se lo irrighiamo solo una volta ogni tanto, presto sarà luogo di erbacce e le piante si inselvatichiranno. La vita di molti cristiani è così: non basta una messa ogni tanto, una preghiera quando ne ho bisogno... Abbiamo bisogno di “rimanere in Lui”, abbiamo bisogno di mangiare spesso il suo pane per poter camminare, abbiamo bisogno di confortare la fede sostenendola con la sua Parola. Non cerchiamo scuse: lo stare con Lui non è mai tempo perso.

 

 

GIOVEDI’ 6 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.

Una scheggia di preghiera:

 

CANTA DI GIOIA CUORE MIO, PERCHE' TU SEI AMATO DA DIO.

 

HANNO DETTO: Ci vogliono meriti per avere onori; ce ne vogliono molti di più per non cercarli. (Abramo Lincoln)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi troppo si inchina, mostra il sedere.

UN ANEDDOTO: Qualche tempo fa in una casa alla periferia di Tokio è stato trovato un uomo infagottato e rimpicciolito nel pigiama. Era morto da vent'anni e nessuno si era accorto della sua scomparsa, né i due figli, né i colleghi di lavoro. Incredibile ma logico! La scomparsa dei sentimenti ha portato alla scomparsa del prossimo.

PAROLA DI DIO: At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

 

Vangelo Gv 15, 9-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Parola del Signore

 

VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA

Se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessimista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, posso tenermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori? Il mondo ha bisogno della mia gioia... Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e ce l’ho in abbondanza; perché non regalarlo? Se farò così scoprirò un’altra meraviglia: donare gioia non ci impoverisce di essa, anzi, ce la moltiplica.

Ecco un racconto significativo di Bruno Ferrero:

Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito: "Ci sono domande?".

Uno studente gli chiese: "Professore, qual è il significato della vita?"

Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se fosse una domanda seria. Comprese che lo era. "Le risponderò" gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: "Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi.  Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita".

 

 

VENERDI’ 7 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', L'ALTRO SEI TU.

 

HANNO DETTO: È meno povero chi è senza vestito che chi è senza umiltà. (San Gregorio Magno)

SAGGEZZA POPOLARE: Si può essere notevoli senza essere notati.

UN ANEDDOTO: Gerolamo Cardano medico, scienziato e mago vissuto in torno al 1500 a Pavia qualche volta andava in giro vestito di stracci, altre volte adorno dei più sfarzosi abiti, provocando, ad arte, la reazione della gente. Si comportava in questo modo “per abituarsi a non dar peso alle opinioni altrui”.

PAROLA DI DIO: At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17

 

Vangelo Gv 15, 12-17 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

 

QUESTO VI COMANDO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI”

L’ALTRO È colui che tu incontri sul tuo cammino, colui che cresce accanto a te, lavora, gioisce, o piange accanto a te; colui che ama o che odia accanto a te, colui del quale non dici nulla, non pensi nulla, perché tu passi senza guardare e non lo vedi!

L’ALTRO È colui al quale devi unirti per diventare l’uomo “totale”, il “fratello universale”. Colui al quale devi unirti per la tua riuscita ed insieme salvarti con tutta l’umanità.

L’ALTRO È colui col quale collabori ogni giorno per completare la creazione del Mondo.

L’ALTRO È il tuo prossimo, colui che devi amare con tutto il cuore, con tutte le forze. (M. Quoist)

 

 

SABATO 8 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA PROVA, RESTA CON NOI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Passare del tempo in silenzio rivoluziona individui e popoli. (Cesare Pavese)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi non segue virtù in giovinezza, fuggire il vizio non potrà in vecchiezza.

UN ANEDDOTO: Don Antonio Mazzi ci lascia questo pensiero: “La gente si divide in due gruppi: la gente che ride e la gente che non ride. Di solito la gente che ride è considerata sempliciona, superficiale, inaffidabile. Di solito la gente che non ride è considerata seria, colta, impegnata, affidabile. Ma noi sappiamo che Giuda non rideva mai e san Filippo Neri rideva sempre.

PAROLA DI DIO: At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21

 

Vangelo Gv 15, 18-21

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». Parola del Signore

 

“SE IL MONDO VI ODIA, SAPPIATE CHE PRIMA DI VOI HA ODIATO ME. SE FOSTE DEL MONDO, IL MONDO AMEREBBE CIO’ CHE È SUO, MA IO VI HO SCELTI DAL MONDO”.

Se ripercorro la storia della Chiesa comprendo quanto siano vere queste parole di Gesù. Il male, l’egoismo, il materialismo e l’idolatria si sono sempre accanite contro il Bene, il Giusto, il Vero che le smascherava. I primi cristiani, come Gesù, furono perseguitati, molti morirono martiri, ma in quel momento, anche grazie alle loro prove e al loro sangue la fede trovò una enorme diffusione. Quando invece, la Chiesa e i cristiani scesero a compromesso con i vari poteri, accettando le loro logiche, i loro soldi, scimmiottando il loro modo di comportarsi e usando la forza per garantirsi e imporsi, il cristianesimo ha perso il suo mordente, la sua missionarietà, e lo Spirito Santo ha dovuto cercare altre strade, altri sbocchi, per continuare a garantire la Chiesa di Gesù. Oggi, però, almeno nei nostri paesi occidentali si verifica una situazione, secondo me ben più pericolosa delle precedenti. Il mondo, i poteri terreni non osteggiano più apertamente la Chiesa, anzi sembrano blandirla, pur non accettandola e considerando con superiorità le sue idee e i suoi modi di comportarsi. Tutto questo sarà frutto di: “viviamo e lasciamo vivere”, di ‘strategie di convergenze’ o piuttosto sarà perché i cristiani hanno perso la carica delle proprie proposte, il senso dei valori cristiani, perché hanno addormentato il tutto nell’abitudine, nel rito e nel compromesso. Se scopriamo che oggi il mondo non ci odia, non vuol forse dire che abbiamo talmente annacquato la nostra fede con tanti compromessi che questa non dà più fastidio a nessuno?

Non è questione di augurarsi la persecuzione per poter dire la validità della testimonianza cristiana, ma è vero che il pensiero di Gesù sull’amore, sul sacrificio, sul perdono non può andar d’accordo col mondo che proclama il materialismo, l’egoismo, il godimento. Senza essere né integralisti, né fanatici, dovremmo semplicemente diventare più seri nel conoscere e praticare la nostra fede, nello scegliere i suoi valori, nel non aver paura di andare controcorrente, nel non spaventarci davanti a certi sorrisi di ironia, nel manifestare concretamente il nostro amore per il Signore.

 

 

DOMENICA 9 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI SIGNORE DI REALIZZARE CON GIOIA LA TUA CHIAMATA.

 

HANNO DETTO: Chi le stelle abbandona, vomita terra. (Bertod Brecht)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vuol buona vendetta, in Dio la rimetta.

UN ANEDDOTO: Abraham Lincoln una volta rimproverò un giovane ufficiale che insisteva a litigare con un collega. Gli disse: “Se un uomo è deciso a dare il massimo di sé stesso, non ha tempo da perdere in liti personali, e non può permettersi le eventuali conseguenze, come il perdere la calma e l'autocontrollo. È meglio cedere il passo a un cane che esserne morsicato per questione di principio.

PAROLA DI DIO: At 10,25-26.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

 

Vangelo Gv 15, 9-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

 

NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI E VI HO COSTITUITI PERCHÉ ANDIATE E PORTIATE FRUTTO.

È vero che la missione affidataci da Gesù è una missione importante, è vero che l’autorità di Gesù accompagna la sua Chiesa, è vero che noi entriamo a contatto con il mistero esaltante dei suoi Sacramenti e viviamo nella fede delle sue promesse, ma tutto questo non è per merito nostro. È Gesù stesso che ha scelto per me questa strada mentre per un altro ne ha scelta un’altra. Se Dio mi ha scelto affinché io sia un cristiano buon padre di famiglia, sono onorato e riconoscente per questo dono ma è proprio la riconoscenza che non mi permette di inorgoglirmi e che mi impegna a svolgere bene la mia vocazione. Se il Signore ha voluto o permesso che io fossi suo ministro, questo ruolo non è per l’onore, anche se davvero è un dono grande e impegnativo, ma è per il servizio ai miei fratelli. Quel titolo che spesso lungo i secoli è diventato un blasone e che definisce il papa: “Servo dei servi di Dio”, è un qualcosa che dovrebbe essere proprio di ogni ministro. Se ho un ruolo è per il servizio e non per la gloria. Il Papa, il Vescovo, il prete, il cristiano sono doni meravigliosi che ci dicono quanto Dio ci voglia bene ma non fanno sì che il servo diventi più grande del padrone. Tutte le volte che questo è successo e succede nella Chiesa, la comunità diventa piramide giuridica, l’amore cede il posto alle norme, la gioia perde la sua smagliantezza, il giuridismo tarpa le ali alla fantasia, le strutture prendono il sopravvento sul messaggio, si annuncia sempre di più una chiesa o se stessi e meno Gesù Cristo unico Salvatore e Pastore. Quanto è bello e gioioso invece riconoscere i doni vicendevoli che ci dicono l’amicizia particolare di Cristo per ciascuno e il suo amore per tutto il corpo. Un dono particolare allora non mi mette al di sopra di te, anzi mi impegna ancor di più verso di te perché io possa donarti quanto il Signore mi ha dato e tu nella fraternità e solidarietà mi faccia parte del dono che Egli ha affidato a te.

 

 

LUNEDI’ 10 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO, FORZA DEI MARTIRI, AGISCI IN NOI.

 

HANNO DETTO: Una metà del disastro dell'uomo moderno consiste nel fatto che viene educato a conoscere le lingue straniere e a non capire gli stranieri. (G.K. Chesterton)

SAGGEZZA POPOLARE: E meglio diventar rosso una volta che pallido tante.

UN ANEDDOTO: Una battuta può stemperare una tensione: un giorno il professor Cagnotto entrando in classe, trova scritto sulla lavagna: “Cagnotto asino”. Senza scomporsi domanda: “Chi ha scritto il suo nome accanto al mio?”

PAROLA DI DIO: At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26 – 16,4a

 

Vangelo Gv 15, 26 - 16,4

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto». Parola del Signore

 

MA VI HO DETTO QUESTE COSE AFFINCHÉ, QUANDO VERRÀ LA LORO ORA, VE NE RICORDIATE, PERCHÉ IO VE L’HO DETTO”.

Gesù mette in guardia i suoi apostoli: sta per avvicinarsi il momento della prova, lo scandalo della Croce. Sarà per loro il momento più duro: accettare il Cristo Crocifisso, accettare di morire crocifissi con Lui. Ma Gesù mette in guardia anche noi, infatti anche noi abbiamo e avremo, se davvero cristiani consapevoli come ci ricordavamo sabato, prove per testimoniare la nostra fede. Gesù ci avvisa che metterci alla sua sequela non è viaggiare in mezzo agli onori, scegliere Lui significa accettare quanto a Lui è stato fatto. Gesù è stato non capito, osteggiato, messo in croce, ma nello stesso tempo è stato fedele alla volontà del Padre, ha trasformato la sofferenza in amore, ha vinto la morte con la risurrezione. Il cristiano perseguitato, provato sa che sta percorrendo la stessa strada di Gesù, continua con amore e con fermezza a fare la volontà del Padre, offre, come Gesù, le prove per regalare testimonianza e salvezza, con Lui muore per portare molto frutto, con Lui risorge ogni giorno fino alla risurrezione finale. Belle parole! Ma, ce la faremo?

Gesù ci ha promesso e mandato il Consolatore. Cioè, da soli non ce la facciamo a conoscere la verità, ad amare pienamente, a perdonare come Lui ha perdonato, ma con la forza dello Spirito di Gesù possiamo avvicinarci al vivere come ha vissuto Lui. Gesù dà un bellissimo nome allo Spirito Santo, lo chiama: “Il Consolatore”. Colui che consola non ci lascia soli, ci incoraggia, ci tira su di morale. L’uomo, davanti al mistero del creato si sente piccolo, solo; davanti al mistero di Dio che lo sovrasta è piccolo, davanti alla sofferenza, alla morte si sente solo e perduto. Gesù è venuto proprio per incontrare la nostra solitudine e incapacità da soli di “guardare in alto”: Lui si è fatto solidale con noi. Ma Gesù è salito al cielo, noi non lo vediamo più con i nostri occhi, pur promettendoci di rimanere con noi fino alla fine dei tempi. Il dono dello Spirito è allora Colui che ci consola, aiuta, rafforza nella presenza di Gesù. È lo Spirito che ci aiuta a riconoscere Gesù nei sacramenti, nei poveri, nella comunità. Lo Spirito che rende testimonianza a Gesù ci aiuta a trovare senso ai misteri della nostra vita, ci apre a Dio e ci ispira a vivere gli insegnamenti di Gesù senza paura davanti alla prova e alla persecuzione, logiche conseguenze della testimonianza.

 

 

MARTEDI’ 11 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SPIRITO SANTO: EDIFICA TU LA CHIESA.

 

HANNO DETTO: Usare la testa è l'unica possibilità che abbiamo per rafforzare il nostro sistema immunitario capace di difenderci dagli attacchi che ci vengono da più lati, a cominciare dalla televisione che ha il potere di “cretinizzare” tutti. (Guido Ceronetti)

SAGGEZZA POPOLARE: L'olio e la verità tornano alla sommità.

UN ANEDDOTO: Perché prendersela? Non vi sono che due buone ragioni per prendersela: o siete sano o siete ammalato. Se siete sano, non c'è nessun motivo per prendersela. Ma se siete malato, non ci sono che due buone ragioni per preoccuparsi: o guarirete o morirete e Se guarirete, nessun motivo per preoccuparvi, Ma se morirete due motivi per preoccuparvi: o andrete in paradiso o all'inferno. Se andrete in paradiso non, c'è proprio motivo per preoccuparsi. Se andrete all'inferno sarete talmente impegnato a stringere le mani dei vostri vecchi amici che non avrete tempo di prendervela. E allora perché prendersela?

PAROLA DI DIO: At 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11

 

Vangelo Gv 16, 5-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». Parola del Signore

 

“E’ BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA, PERCHE’ SE NON ME NE VADO, NON VERRA’ A VOI IL CONSOLATORE”. (Gv. 16,6)

Capisco benissimo lo stupore degli Apostoli davanti a questa frase di Gesù, non sarebbe forse bello se Gesù, con il suo corpo fosse ancora presente in qualche parte della terra? Il fatto di poter sentire la sua Parola in diretta, il fatto oggi di poterlo vedere in mondovisione, il poter rivolgere a Lui direttamente le nostre domande che sogno meraviglioso!

Eppure, Gesù non se ne va “per lasciarci orfani”, Lui, “sarà con noi fino alla fine del mondo”, Colui che viene dopo di Lui, lo Spirito Santo, lo Spirito di amore del Padre e di Gesù è il nostro Consolatore, Colui che non ci lascia soli, Colui che ci ricorda e rinnova tutte le parole di Gesù. Noi vorremmo poter consultare Gesù ‘in diretta’ e non ci accorgiamo di essere il tempio dello Spirito dove Gesù abita, noi vorremmo sentire la sua parola, ma nello Spirito possiamo leggere ed ascoltare sia la parola di Gesù che troviamo nelle Scritture che quella che ci parla direttamente attraverso la coscienza, gli altri e i fatti della vita. Noi vorremmo poter toccare Gesù, andare magari una volta in vita a fare un pellegrinaggio alla dimora della sua abitazione, e non ci accorgiamo che Lui stesso è in continuo pellegrinaggio verso di noi, che possiamo non solo toccarlo ma riceverlo nel suo Corpo e rivivere la grazia della sua passione e risurrezione per noi. Noi vorremmo sentire con le nostre orecchie le parole del suo perdono, per esserne sicuri, e non ci accorgiamo che queste parole, proprio per dono dello Spirito giungono a noi ogni volta che un povero prete, a nome suo le ripete, proprio per noi. È vero che sarebbe bello se Gesù fosse ancora su questa terra come lo era con i suoi apostoli, in Palestina, ma è altrettanto vero che se accolgo il suo Spirito di amore, oggi posso incontrarlo personalmente tante volte, e non solo, io stesso posso, pur nei miei molti limiti, incarnare ancora la sua presenza nel mondo.

 

 

MERCOLEDI’ 12 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, TU SEI GRANDE E MISTERIOSO.

 

HANNO DETTO: Quelle che conducono il mondo non sono le locomotive, ma le idee (Victor Hugo)

SAGGEZZA POPOLARE: La verità si può seppellire, ma non può morire.

UN ANEDDOTO: Una volta una ragazza mi ha scritto, arrabbiatissima contro un prete che le aveva detto che Dio voleva bene a suo cugino, per questo l'aveva preso con sé. Così diceva la ragazza: Anch'io volevo bene a mio cugino, e lui mi voleva bene. Perché Dio non me lo ha lasciato? Lui ne ha tanti a cui vuole bene e che gli vogliono bene. E poi se far morire è un modo per voler bene, preferisco che Dio mi voglia male!”.

PAROLA DI DIO: At 17, 15.22–18,1; Sal 148; Gv 16, 12-15

 

Vangelo Gv 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.

 

MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI, MA PER IL MOMENTO NON SIETE CAPACI DI PORTARNE IL PESO. QUANDO VERRÀ LUI, LO SPIRITO DELLA VERITÀ, VI GUIDERÀ A TUTTA LA VERITÀ.”

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità

Gesù ci dice che anche la sua rivelazione è graduale, a seconda delle nostre forze, delle nostre capacità di lasciarci fare dal suo Spirito. Ad esempio: l'aneddoto citato per oggi può procurare delle difficoltà in chi lo legge... certamente può suggerirci molte cose, intanto facciamo attenzione a come consoliamo, rischiamo non solo di non aiutare, ma di mandare in crisi l'altro poi, questo nostro volere difendere Dio secondo le nostre misure è poi proprio voluto da Dio?

Dio non è spiegabile per filo e per segno, Gesù ci ha dato delle strade, la Chiesa dovrebbe aiutarci soprattutto con l'appoggio della fede comune, l'intelligenza e le cose sono importanti... ma Dio continua ad essere più grande di noi, mistero. Per capire Dio ci vuole Dio (ecco il dono delle Spirito santo non per fargli dire ciò che pensiamo noi ma per lasciare che sia Lui a costruire e sostenere la nostra fede).

 

 

GIOVEDI’ 13 MAGGIO: B.V.M. DI FATIMA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

HANNO DETTO: “Se sai come assegnare il posto giusto nella tua vita anche al gelo del giorno, non resterai a lungo disincantato. Perché sai che anch’esso fa parte della vita”. (Etty Hillesum)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi teme di dire il vero, non è degno di fare.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un asino che pascolava in un prato. Ad un tratto si accorse di un lupo che aveva intenzione di assalirlo. Allora fece finta di zoppicare. Il lupo gli si accostò e volle sapere la causa per cui zoppicava. L'asino gli disse: “Camminando ho messo il piede in un cespuglio spinoso. Ora ti prego di togliermi la spina, altrimenti potresti pungerti mentre mi mangi!”. Il lupo si lasciò convincere: sollevò la zampa dell'asino e si mise ad osservare attentamente il piede. Mentre era tutto assorto nell'osservare, l'asino gli sferrò un potente calcio che gli fece saltare tutti i denti. Così malconcio il lupo se ne andò.

PAROLA DI DIO: At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

 

Vangelo Gv 16, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». Parola del Signore

 

“IN VERITÀ, IN VERITÀ IO VI DICO: VOI PIANGERETE E GEMERETE, MA IL MONDO SI RALLEGRERÀ. VOI SARETE NELLA TRISTEZZA, MA LA VOSTRA TRISTEZZA SI CAMBIERÀ IN GIOIA.”

Poche parole di Gesù descrivono l’arco della nostra vita umana e anche di quella cristiana. Quanta fatica sofferenza, prove ci sono nella nostra vita, quanto dolore c’è nel nostro mondo e quanto sono piccole e fragili a volte le gioie della vita, ma lo sbocco definitivo è la gioia e la festa. La sofferenza, dunque, non va vissuta come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente. L’importante è sapere che ha un senso, che è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto è importante sapere che Cristo è sempre con noi. Scriveva Sertillanges. “Per andare verso la luce, è necessario che noi passiamo attraverso l’oscurità. Ma con la mano nella mano del nostro amico divino, possiamo sopportare la prova. È la fiducia, in questo caso, il viatico che ci consola”.

 

 

VENERDI’ 14 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Mattia; San Michele Garicoits; San Pasquale I; Santa Maria Mazzarello.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO, GIOIA DI VIVERE, VIENI E RESTA CON NOI.

 

HANNO DETTO: “Il tempo corre, la vita sfugge tra le mani. Ma può sfuggire come sabbia oppure come seme”. (Thomas Merton)

SAGGEZZA POPOLARE: Che giova correre, a chi non è sulla buona via? Meglio rimanere sulla via nota, che prendere una scorciatoia ignota.

UN ANEDDOTO: Il filosofo greco Aristippo era molto goloso, così goloso che un giorno Platone lo rimproverò: “Non ti sembra di aver comprato molto più pesce di quello che occorre alla tua fame?” Aristippo ammise: “Sì, il pesce è molto ma l'ho pagato pochissimo appena due oboli!” “Ah – esclamò Platone – a quel prezzo l'avrei comprato anch'io!”  Allora Aristippo concluse: “Vedi dunque che se io sono goloso, tu sei avaro”.

PAROLA DI DIO: At 1,15-17.20-26; Sal 112; Gv 15,9-17

 

Vangelo Gv 15,9-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

 

“VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHE’ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”

In certi momenti della nostra vita e della nostra storia questa frase di Gesù sembra essere assurda. È difficile essere nella gioia, avere gioia, quando vedi attorno a te tante sofferenze, quando subisci ingiustizie palesi, quando vedi il male e l’odio avere sempre il sopravvento, quando la finale bella è solo quella delle telenovela o dei romanzi romantici. Eppure, la gioia che Gesù annuncia e porta è reale. La sua non è la gioia delle cose che oggi ci sono e domani non più, la sua non è la gioia delle risate perché spesso esse nascondono soltanto le realtà, la sua è una gioia profonda. Quando meditiamo il Vangelo spesso siamo spaventati dalle richieste del Signore: “Vai, vendi quello che hai, dallo ai poveri”, “Amate i vostri nemici e pregate per loro”, “Porgi l’altra guancia”. Ci sembra che il Signore ci chieda cose impossibili, dolorose. Gesù oggi invece ci dice: “Se vi chiedo cose difficili, ve le chiedo perché siate felici, perché abbiate gioia vera. Se riesci ad essere staccato dal denaro, sei libero da un mucchio di preoccupazioni ed hai più tempo per cercare i valori veri. Se preghi per il tuo nemico, presto lo vedrai come un fratello e supererai il rancore. Se sai perdonare hai più serenità di quando gusti il frutto amaro della vendetta.

 

 

SABATO 15 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore, San Liberatore; Santa Sofia di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O DIO, SEI UNICO E MI AMI.

 

HANNO DETTO: Il santo non è quel frate cupo che porta appiccicata alla tonaca la malinconia. (San Pio da Pietrelcina)

SAGGEZZA POPOLARE: Fra la povertà e la ricchezza il meglio è vivere.

UN ANEDDOTO: Lo scrittore Anouilh si immagina così il giudizio universale: i giusti sono alla porta del paradiso, una massa compatta di gente che ha fretta di entrare, convinta di avere un posto riservato, sprezzante di impazienza. Quando ad un tatto un mormorio si diffonde tra loro: “Sembra che perdoni anche gli altri!”. Per un momento la meraviglia li rende immobili e muti. Poi sguardi trasecolati, grida, proteste. Sono indignati: “Valeva la pena...” “Se avessi saputo...” La rabbia cresce, nascono imprecazioni contro Dio... Ed è per loro la dannazione. Si sono giudicati, si sono scomunicati. L'amore si è manifestato ed hanno rifiutato di conoscerlo.

PAROLA DI DIO: At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28

 

Vangelo Gv 16, 23b-28

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sia uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre». Parola del Signore

 

IL PADRE STESSO INFATTI VI AMA, PERCHÉ VOI AVETE AMATO ME E AVETE CREDUTO CHE IO SONO USCITO DA DIO.”

Il nostro è un Dio unico: chi ama Gesù, ama il Padre. Il Padre ci ama dello stesso amore di Gesù. La fondamentale realtà dell’ebraismo e del cristianesimo è la fede in un unico Dio. Tutta la Bibbia vede il maggior peccato nell’idolatria. Noi, oggi, pensiamo che questo pericolo non ci sia più, ragioniamo addirittura all’opposto: “Oggi l’uomo non crede neppur più a Dio, figuriamoci se ne ha tanti”. Eppure, non è vero!

Gli idoli sono solo cambiati, sono diventati più subdoli, più nascosti. Pensate a queste nuove forme di religiosità che mettono insieme Gesù Cristo e l’invocazione delle forme di energia presenti nel cosmo, pensate ai cristiani che vanno a Messa portando addosso il pentacolo del mago, pensate al dio denaro al quale si sacrificano continuamente persone, cose, valori; pensate alla pubblicità consumistica che ci presenta quotidianamente una serie di idoli, pensate anche ad un certo tipo di religiosità che mette sullo stesso piano Dio, s. Antonio, Padre Pio, la Sindone. Dio è uno solo, facciamo un po’ di pulizia di idoli e idoletti per riscoprire Lui solo come Signore della nostra vita.

 

 

DOMENICA 16 MAGGIO: ASCENSIONE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU' CHE IL TUO NOME SIA AMATO.

 

HANNO DETTO: L'uomo non viene salvato che a partire dal momento in cui egli stesso diventa un salvatore (Abbè Pierre)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi piglia con sé la paura, ha per compagno di viaggio il pericolo.

UN ANEDDOTO: Guido di Fontgalland, noto per la sua vita piena di semplice, e sublime amore per Gesù, se ne volò al cielo a soli dodici anni, nel 1925. Fin dall’età di cinque anni, quando faceva l’elemosina, aggiungeva sempre una stretta di mano al povero. A chi gli chiese il perché rispose: Voglio dare anch’io qualcosa di mio ai poveri. Il denaro è di papà e di mamma, la stretta di mano è mia. Vedo che anche questa fa molto piacere alla gente.

PAROLA DI DIO: At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore

 

"ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PROCLAMATE IL VANGELO A OGNI CREATURA.”

"Andate in tutto il mondo" non: "Se per caso vuoi. Se è un tuo carisma o pallino" no: "Andate" è un imperativo!

E questo vale per me, per te, per la chiesa. Troppe volte la nostra Chiesa ha perso il senso della missione: ci accontentiamo di un po' di preghiera, di qualche (rara perché "mica ho tante possibilità") opera di bene, di una giornata mondiale missionaria all'anno, di qualche discussione dotta sui problemi tipo "il sesso degli angeli" e poi ci rintaniamo in casa o al massimo in qualche sacrestia. Eppure, la missione è vicina a te, è in casa tua, nel tuo palazzo di illustri sconosciuti, nel tuo ufficio di qualunquisti religiosi, nella tua parrocchia in cui molti sono i benpensanti senza Dio. Agli Apostoli però Gesù dice di andare dopo che ha fatto far loro l'esperienza di stare con Lui. Allora come cristiano comprendo che il mondo è la mia patria ma che io porterò qualcosa agli altri solo se prima avrò fatto io l'esperienza di incontrare e stare con Gesù.

 

 

LUNEDI’ 17 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', CHE NESSUNA SOFFERENZA SIA PERDUTA.

 

HANNO DETTO: Una sola guerra è certamente giusta: quella contro la miseria. (Abbè Pierre)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi fa e non custodisce, spende molto e non fiorisce.

UN ANEDDOTO: Raccontava don Gnocchi: «Era una giornata particolarmente calda e snervante. Una suora infermiera massaggiava con mani delicate le gambine inaridite di un piccolo poliomielitico. Io le mossi un dolce rimprovero: — Suora, perché non adopera il massaggiatore elettrico?

Mi rispose candidamente: — Che vuole, con il massaggio manuale io ho l’impressione di far passare un po’ della mia vita in queste gambine. Le macchine sono comode, ma è un’altra cosa».

PAROLA DI DIO: At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33

 

Vangelo Gv 16, 29-33

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». Parola del Signore

 

NEL MONDO AVETE TRIBOLAZIONI, MA ABBIATE CORAGGIO: IO HO VINTO IL MONDO!”.

Meditando questa affermazione di Gesù mi viene subito in mente quell’altra frase della Bibbia che ci ricorda quanto i nostri pensieri siano distanti dal pensiero di Dio. Noi non vorremmo mai incontrare la tribolazione e tantomeno quella dovuta alla fede e per ‘vittoria sul mondo’ intendiamo schiacciare i nemici, eliminare definitivamente il male. Gesù invece è di un realismo che spesso ci disturba: con la venuta del Cristo non sono tolte ai suoi discepoli le prove anzi: “Se hanno fatto così al legno verde quanto più faranno a voi, legno secco”, e la vittoria sul male avviene per Gesù non nella lotta gloriosa e definitiva con l’annientamento di ogni malattia e negatività e dei nemici, ma nella lotta non violenta che oppone amore a odio e che anche nella apparente sconfitta del bene sa gettare un seme di risurrezione e di speranza. Gesù il mondo non lo ha vinto cacciando nell’inferno ogni male e rendendo nuovamente la terra come un paradiso terrestre, lo ha vinto offrendo sé stesso per amore e lasciando che il male si accanisse su di lui fino a farlo morire su una croce ma opponendogli un amore più forte perfino della morte. Se noi, dunque, vogliamo essere discepoli di Gesù, non siamo da lui cauterizzati contro ogni male ma siamo da Lui incoraggiati a combattere il male con la non violenza e con il bene, rischiando anche noi, per amore, di venire schiacciati dalla forza del male, ma proprio in quel momento facendolo morire nell’amore. Tutto questo non è facile, e Gesù non ce lo ha nascosto. Gesù non si spaventa neppure delle nostre povertà, dei nostri errori, del nostro peccato, ma ci chiede di aver fiducia nell’amore di Colui che morendo per noi ha vinto il mondo.

 

 

MARTEDI’ 18 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', CONTINUA A PREGARE IL PADRE PER ME.

 

HANNO DETTO: Sapere invecchiare significa saper trovare un accordo tra il tuo volto di vecchio e il tuo cuore e cervello di giovane. (Ugo Ojetti)

SAGGEZZA POPOLARE: Custodisci la tua casa, e non accuserai il vicino di furto.

UN ANEDDOTO: Rabbi Abramo soffriva fin nelle viscere a causa del suo amore per Israele. Un giorno scoppiò in lacrime e pianse per tutta una giornata. Un rabbi amico suo chiese quale fosse il motivo di un così grande lamento: — Perché questo pianto? Non hai più fiducia in Jahvé e nella sua bontà? Il rabbi Abramo, scuro in volto, si rivolse all’amico: - Amico mio, non senti il terribile dolore e le amare persecuzioni che attendono il nostro popolo? - Sì, fratello mio, l’avverto. Ma nelle Scritture è detto che Dio manda agli uomini tanto dolore quanto ne possono sopportare. Perché vuoi appesantire i dolori di domani con la tua sofferenza di oggi?

PAROLA DI DIO: At 20,17-27; Sal 67; Gv 17,1-11a

 

Vangelo Gv 17, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi abbia mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te». Parola del Signore

 

“IO PREGO PER LORO, PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SONO TUOI”.

Leggendo questa pagina del Vangelo di Giovanni, dove Gesù, al termine dei discorsi di addio ai suoi discepoli, prega, mi si riempie il cuore di tenerezza, di meraviglia e di gioia, e vorrei che la stessa cosa succedesse a tutti voi. È estremamente bello sapere che Gesù, proprio nel momento del suo amore totale per gli uomini testimoniato dalla fedeltà a Dio e dalla croce, mi ha portato nel suo cuore, si è ricordato di ciascuno di noi, ha pregato il Padre per me e per te.

Il nostro Dio non è un Dio lontano, non è il Dio grande e inaccessibile, non è il Dio che crea e poi si disinteressa, non è il Dio in cerca di lodi o peggio ancora di sacrifici  o di candele fumose, è il Dio che ama, e ama personalmente, è il Dio che si dona e siccome noi da soli non riusciamo a giungere a Lui si fa uno di noi in Gesù, è il Dio che “mi scruta e mi conosce” ma non per vedere i miei peccati e condannarli, ma per mettermi al centro del suo cuore, è il Dio che “se anche una mamma si dimenticasse di suo figlio, Lui non si dimentica di me”, è il Dio che mi porta con sé sulla croce e con sé nella risurrezione, è il Dio che non ci lascia soli, che resta con noi quando si fa sera, che va a prepararci un posto per portarci con sé, è il Dio che mi perdona perché Lui stesso si è fatto carico del mio peccato… Con un Dio così posso ancora avere paura? Posso essere nella tristezza?

 

 

MERCOLEDI’ 19 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.

Una scheggia di preghiera:

 

DA DIO STESSO SONO STATO GENERATO E PERDONATO.

 

HANNO DETTO: La fede è d'oro, l'entusiasmo è d'argento, il fanatismo è di piombo. (Ugo Ojetti)

SAGGEZZA POPOLARE: Il gallo sveglia sé stesso prima di chiamare gli altri.

UN ANEDDOTO: Un uomo, che si dichiarava non credente, confidava un giorno a un amico sacerdote: «Io non frequento la Chiesa. Ma mi capita a volte, in occasione della morte di qualche conoscente, di dovere andare al cimitero. Là ascolto dei sacerdoti o dei pastori. Dicono: «Quest’uomo, questa donna risusciteranno!». Io guardo in giro la gente. Nessuno ha l’aria di trasalire. Non fanno una piega. Eppure, so che sono dei credenti. Io che non credo a quella follia, mi dico allora che se ci credessi, avrei avuto uno shock terribile. Ma capite? Ci sarebbe di che mettersi a gridare, saltare, rompere con tutto ciò che si faceva prima. Se ci credessi getterei un Hurrà! un Evviva! che si ripercuoterebbe fino ai confini della terra. E invece tutto questo non dice loro nulla e ognuno resta impassibile al suo posto»

PAROLA DI DIO: At 20,28-38; Sal 67; Gv 17,11b-19

 

Vangelo Gv 17,11b-19

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità». Parola del Signore

 

ANCHE IO HO MANDATO LORO NEL MONDO; PER LORO IO CONSACRO ME STESSO, PERCHÉ SIANO ANCH’ESSI CONSACRATI NELLA VERITÀ “.

La preghiera di Cristo per i suoi discepoli ci dà certezza, ferma fiducia di non essere soli ma guidati dallo stesso Spirito di Gesù. Cristo è asceso al cielo, dove intercede per noi, continuando presso il Padre la preghiera che ha incominciato prima della sua passione, chiedendo di custodirci e di consacrarci. E sempre lo stesso il metodo che Dio usa. Anche con Maria: non l’ha tolta dal mondo se non al termine della sua vita terrena, ma è stato sempre con Lei. Maria è passata in mezzo alle vicende gioiose e burrascose della vita, profondamente incarnata nella sua epoca, testimone, spesso silenziosa, di un amore indefettibile di Dio e proprio grazie a questo amore preservata dal peccato. Gesù non ci promette vita facile, sa che il maligno tenterà tutte le sue carte per dividerci da Lui, ma ci assicura che se saremo uniti a Lui, se vivremo la nostra “consacrazione nella verità”, anche noi, come Maria, saremo consapevoli del dono ora gioioso ora difficile della nostra realtà nella Grazia e nella Sua forza che mai ci abbandona.

 

 

GIOVEDI’ 20 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU', SIAMO GIA' NELLA VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Per conoscere bene una verità, bisogna averla combattuta. (Novalis)

SAGGEZZA POPOLARE: Custodisci la pecora anche quando non vedi il lupo.

UN ANEDDOTO: Un giorno Pietro Mascagni, l’autore di «Cavalleria rusticana», era frammisto alla folla esultante ed orante nel Santuario di Montenero sopra Livorno. Un Padre vallombrosano, Alberto Parenti, che aveva abbastanza in confidenza il celebre Maestro, gli disse in termini sicuri: «Mi congratulo, Eccellenza, del suo ritorno alla fede». Mascagni levò su di lui la sua faccia aperta e leale: «Ritorno? Ma io non mi sono allontanato mai! Vuoi vedere?». Mise la mano in un taschino del panciotto, ne estrasse la corona del Rosario.

PAROLA DI DIO: At 22,30; 23,6-11; Sal 15; Gv 17,20-26

 

Vangelo Gv 17,20-26

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». Parola del Signore

 

“PADRE, VOGLIO CHE QUELLI CHE MI HAI DATO SIANO ANCH’ESSI CON ME DOVE SONO IO, PERCHÉ CONTEMPLINO LA MIA GLORIA, QUELLA CHE TU MI HAI DATO”.

Ogni volta che noi veniamo a conoscenza di una morte brutale, improvvisa di qualcuno che abbiamo conosciuto, frequentato, amato, nasce in ciascuno di noi come una muta protesta. La morte ci turba, ci disturba, ma non possiamo negarla e allora ecco che ci mettiamo a riflettere su di essa e partendo di lì arriviamo alle domande: “Che cos’ è la vita? A che cosa serve” E la risposta è diversa secondo le persone e la propria sensibilità. In un mondo tecnico come il nostro dove ci s’interessa soprattutto al funzionamento della vita, ai suoi meccanismi uno è portato a percepire la morte come ad una disfunzione, ad un blocco. La macchina ha smesso di funzionare. Si riesce anche a conoscere la causa di questo ma non si può più ripararla e in un mondo dove ogni persona viene definita a seconda dei suoi averi o dei suoi poteri, la morte diventa soprattutto sorgente di angoscia: essa è la prova che le cose non ci assicurano contro di essa. In questa visione la vita è dunque qualcosa di estremamente fragile che si arriva addirittura all’assurdo che per paura della morte qualcuno cerca la morte. Che cosa ci dice Gesù della morte e della vita? “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” e nel brano che meditiamo oggi ci dice che lui desidera che noi siamo là dove Lui è perché allora l’amore del Padre si riverserà in modo totale in noi al punto da essere una cosa sola con Lui. Amare la vita non è allora stringerla, possederla ma dargli il suo vero senso e valore, è fare ogni giorno apprendistato del suo valore essenziale che è l’amore, ma non un amore generico. Scrive san Giovanni: “Noi siamo passati dalla morte alla vita perché noi amiamo i nostri fratelli” così come ha fatto Gesù. E allora la vita diventa una festa e anche la morte fa parte di questa festa perché come ha detto il filosofo Gabriel Marcel: “Morire è aprirsi in pienezza a ciò per cui uno ha vissuto qui sulla terra”.

 

 

VENERDI’ 21 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU LO SAI COME TI AMO.

 

HANNO DETTO: Non è il sapere che sazia l’anima, ma il sentire e gustare le cose nel profondo dello spirito. (Sant'Ignazio di Loyla)

SAGGEZZA POPOLARE: La più grande viltà è quella di non far bene quando si può.

UN ANEDDOTO: Una sera qualunque, alla periferia di Torino. Cerco un’indicazione stradale. Vedo venirmi incontro un uomo, abbastanza giovane e gli domando delle informazioni. Ha l’aria del meridionale. Mi dà le indicazioni richieste, poi aggiunge: — È la strada che faccio anch’io. — Bene, facciamo la strada insieme — gli dico. Lungo la via parliamo; è meridionale, mi spiega come è venuto a Torino a lavorare, il genere di lavoro che stava facendo, ecc. Arrivati a destinazione, nel salutarmi mi guarda un po’ meravigliato e mi dice: - Sono diversi mesi che sono qui, e lei è la prima persona che mi rivolge la parola! (Don G. BARRA).

PAROLA DI DIO: At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19

 

Vangelo Gv 21,15-19

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore

 

“SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?”.

Mi è sempre piaciuto intitolare questo brano di vangelo così: Esame di riparazione per Papa, vescovo, prete, missionario, testimone. Infatti, l'apostolo Pietro, definito dallo stesso Cristo “pietra” e “roccia”, su cui egli voleva poggiare la sua chiesa, nell'ora della prova ha mostrato tutta la sua umana fragilità, rinnegando per ben tre volte il suo maestro. La paura di essere coinvolto nella tragica vicenda che stava per abbattersi su Gesù, gli aveva giocato in brutto scherzo. Quando poi ha preso coscienza del suo peccato ha pianto lacrime amare di pentimento. Oggi Gesù lo sottopone ad un vero e proprio esame rivolgendogli per tre volte la stessa domanda: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro”. Egli vuole così fargli comprendere dove vuole poggiare principalmente il primato che intende confermargli. Gesù aveva detto a tutti i suoi apostoli: “Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti”. Pietro risponde con estrema sincerità e umiltà: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo”. Più che alla sua personale valutazione, si affida alla interiore conoscenza che attribuisce al suo maestro. Questa è la condizione per assumere il compito di primo dei pastori nella chiesa di Cristo. Questa è la dote indispensabile di cui deve essere adorno chi viene chiamato ad essere guida delle pecorelle del Signore. Con l'intensità dell'amore di Cristo deve essere pronto a difendere, a ricercare le smarrite sui monti e a dare la vita per le sue pecorelle. È per questo che il Signore, dopo aver confermato a Pietro il primato su tutti e sulla chiesa, gli predice il martirio. “Ti porteranno dove tu non vuoi” e aggiunge: “Seguimi”. La sequela comporta l’imitazione di Cristo, prima sulla via della croce e del martirio e poi nella gloria. Questa è la via privilegiata del prescelto da Dio, diventare frumento di Cristo per essere triturato e diventare pane per tutti. A questo conduce il sacerdozio, quando è vissuto nella continua e crescente comunione con Cristo. Se costatiamo debolezze e scandali anche da parte dei ministri dobbiamo solo umilmente riconoscere che non sempre essi sono consapevoli della dignità e della sublimità della missione a cui sono chiamati. Non sempre la preghiera occupa il primo posto nella vita dei discepoli e di conseguenza si ritrovano immersi in faccende e compiti che non appartengono loro, dimenticando la missione primaria a cui sono stati chiamati che è amare Dio e i fratelli. Ma attenzione “l’esame di riparazione” non è solo per gli “addetti ai lavori” è anche per ciascuno di noi. La nostra religiosità si fonda sulle esteriorità, sulle abitudini, sulle norme o sull’amore?

 

 

SABATO 22 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia; Santa Caterina da Genova; Santa Giulia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', AIUTAMI OGGI A DIVENTARE UNA PAGINA DEL TUO VANGELO.

 

HANNO DETTO: Il solo fallimento consiste nel non tentare più. (Hubbart Erbert)

SAGGEZZA POPOLARE: Se si potesse vincere gridando in campo, l'asino sarebbe un eroe.

UN ANEDDOTO: Da sempre si discute se i finanziamenti per la scuola e la cultura siano da tagliare o da aumentare. A chi gli obiettava che l'insegnamento costa troppo Abramo Lincoln rispondeva: “Provate con l'ignoranza”.

PAROLA DI DIO: At 28,16-20.30-31; Sal 10; Gv 21,20-25

 

Vangelo Gv 21,20-25

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore

 

“VI SONO ANCORA MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’, CHE SE FOSSERO SCRITTE UNA PER UNA, PENSO CHE IL MONDO STESSO NON BASTEREBBE A CONTENERE I LIBRI CHE SI DOVREBBERO SCRIVERE”.

Gesù, la sua storia, i suoi amici, il mistero dell’uomo-Dio, gli anni della sua formazione umana… quante cose interesserebbe conoscere di Gesù!

Lo sapete che nel mondo dei libri, Gesù è il personaggio più “gettonato”, nel senso che sulla sua storia sia a livello scientifico che storico, che fantasioso è il personaggio di cui più si è parlato e ancora oggi quello di cui maggiormente si parla e si scrive?

Non esagero, ho letto centinaia di libri su di Lui, alcuni molto seri, altri pieni di fantasie, alcuni anche se magari scritti da personaggi che vanno per la maggiore o da sedicenti santi e visionari, pieni di melense quanto improbabili parole e gesti suoi, altri che esprimono una ricerca vera attorno all’uomo-Dio, mistero d’amore. Io stesso, più di una volta ho avuto la tentazione di riscrivere la vita di Gesù, di rileggere, secondo i miei canoni o i miei desideri, la sua figura. Tutti noi abbiamo parlato e parliamo di Lui… eppure il volto completo di Cristo, il racconto più esatto e veritiero della sua vita, la lettura più approfondita del suo mistero non l’abbiamo ancora. Giovanni, finendo di scrivere il suo Vangelo e forse rileggendone le pagine si trova deluso: ha detto così poco di Gesù.

Gesù è il Figlio di Dio e noi qui sulla terra lo conosciamo “come attraverso un velo”. Ma questo mistero più grande di noi, questo non conoscere perfettamente, invece che deluderci ci apre ad un’altra prospettiva: Gesù, ogni giorno ha da rivelarci qualcosa di nuovo di sé stesso. Le pagine del Vangelo, anche quelle che conosciamo a memoria hanno sempre la possibilità di aprirci squarci nuovi, possibilità nuove. Il Vangelo, quello scritto, è più che sufficiente così. Ci dà l’annuncio del Figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza. Piuttosto le pagine da scrivere non riguardano tanto la vita temporale di Gesù, ma la sua vita in noi. Siamo noi che, con la nostra scelta di seguire Gesù, dovremmo ogni giorno scrivere una nuova pagina di Vangelo. Siamo noi che, seguendo Gesù e diventando ogni giorno “l’altro Cristo”, dovremmo continuare il suo annuncio, i suoi miracoli di perdono, la sua gioia nella nostra quotidianità.

 

 

DOMENICA 23 MAGGIO: PENTECOSTE

Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale; San Lucio

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO DI DIO, RINNOVA LA FACCIA DELLA TERRA.

 

HANNO DETTO: Insegnare è facile come scagliare pietre dall'alto di un campanile. Mettere in pratica quello che si insegna invece è difficile come portare pietre in cima al campanile. (San Serafino di Sarof)

SAGGEZZA POPOLARE: La virtù stessa, male applicata, diventa vizio.

UN ANEDDOTO: Un giorno un vecchietto si guardò allo specchio e si arrabbiò per tutte le rughe che vedeva sul volto. Allora gridò: “Ma che tempi i nostri. Niente funziona più, neanche gli specchi!”.

PAROLA DI DIO: At 2,1-11; Sal 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

 

Vangelo Gv 15, 26-27; 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore

 

“LO SPIRITO DI VERITA’, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”.

Le “cose” di Dio non possono essere comprese se non con la luce stessa di Dio. Questa verità gli apostoli l'hanno sperimentata dopo la discesa dello Spirito Santo, e noi con loro, la sperimentiamo quotidianamente. Lo stesso Gesù li avverte:” Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Ponderare, valutare, comprendere appieno, essere capaci di assimilare ciò che Cristo fa e dice, tutto ciò che ci viene rivelato, non è alla portata delle possibilità umane; non basta la buona volontà e una intelligenza perspicace. Non è sufficiente neanche essere stati testimoni oculari di prodigi di Cristo e neanche l'averlo visto risorto e vivo, con gli occhi della carne. Ecco allora la grande promessa: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà”. La “verità tutta intera”, di cui parla Cristo, è la pienezza della rivelazione, è la comprensione piena della sua divinità e umanità, della sua missione universale di salvezza, è lo Spirito Santo amore, che viene a rinnovare la faccia della terra, è la forza e la luce interiore che pervaderà prima gli apostoli e poi tutti i suoi seguaci. “Prenderà del mio e ve l'annunzierà”, ci ripete il Signore. Questo Spirito, se accolto rende addirittura capaci di rendere testimonianza fino al punto di diventare martiri per Gesù.

Il martirio mi ha sempre fatto paura e spesso nelle mie preghiere ho ringraziato il Signore di essere vissuto in un’epoca in cui i cristiani non subiscono più “grandi” martirii perché non so se sarei in grado di dare la vita per la fede, ma mi rendo conto che anche i “grandi” martiri avevano paura. E solo con la forza dello Spirito che si possono accettare le prove “grandi e piccole” per la fede.

 

 

LUNEDI’ 24 MAGGIO: B.V.M. MADRE DELLA CHIESA

Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, AIUTO DEI CRISTIANI, PREGA PER NOI.

 

HANNO DETTO: “Se Gesù non è risorto, non si può credere in lui come salvatore; si può, al più venerarlo come maestro. Si può rievocarlo, ma non invocarlo. Si può parlare di lui, ma non parlare a lui. Si può ricordarlo, ma non ascoltarlo”. (Vittorio Messori)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi sta troppo in casa d'altri, divien forestiero in casa propria.

UN ANEDDOTO: Nei campi di concentramento tedeschi era severamente proibito ai prigionieri di guardare negli occhi i loro carcerieri. Perché? Perché questi avrebbero potuto intenerirsi.

PAROLA DI DIO: Gen 3,9-15.20 opp. At 1,12-14; Sal 86; Gv 19,25-34

 

Vangelo Gv 19,25-34

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Parola del Signore

 

“GESU’ VEDENDO LA MADRE E LI ACCANTO IL DISCEPOLO CHE AMAVA, DISSE ALLA MADRE: DONNA, ECCO TUO FIGLIO. POI DISSE AL DISCEPOLO: ECCO TUA MADRE”.

La Chiesa, presentandoci Maria ai piedi della croce non vuole solo suscitare in noi sentimenti di compassione per la Madre del Figlio di Dio che muore sulla croce, ma vuol metterci davanti il mo­dello di Maria che ha condiviso in tutto la strada di Gesù.

Il discepolo, infatti, è colui che partecipa alla vita del Maestro in tutto. Sente la sua voce, si affida totalmente a Lui (“avvenga di me quello che hai detto”), sa di essere un povero servo (“sono la serva del Signore”), ascolta la sua parola (“meditava in cuor suo tutte queste cose”), sa che Dio non lo abbandona (“fate quello che vi dirà”), esalta e loda Dio per le sue opere (“L’anima mia magnifica il Signore”), va discretamente dietro a Gesù (“c’è tua Madre che ti cerca”), partecipa alla passione (“ai piedi della croce c’era Maria”) e alla risurrezione e alla missione (“E Maria pregava con loro”). Maria, dunque, come prototipo del cristiano che come dice S. Paolo: “Porto sempre in me i segni della passione e morte di Cristo perché appaia anche il segno della risurrezione. Siamo infatti tribolati da ogni parte ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi”.

Pensando al mistero della croce siamo sempre portati a pensare che in quell’ultimo momento della sua vita Gesù ci ha fatto ancora il regalo di sua Madre. Proviamo oggi a pensare anche ad un’altra cosa: Gesù ci ha anche affidato sua Madre, cioè noi poveri uomini abbiamo il compito di portare nella nostra vita Maria, in Lei noi portiamo la sua maternità, perché Cristo nasca al mondo, portiamo la sua umiltà perché il Vangelo sia il gioioso annuncio ai poveri, portiamo il suo dolore perché ogni dolore venga redento, portiamo la sua purezza perché il male sia vinto. Maria porta noi a Gesù ma noi dobbiamo portare Maria, e in Lei il mistero di Cristo, al mondo intero. Portare Maria non è certo un peso ma una gioia.

Ai piedi della Croce, nel dolore, Maria ci ha generati ma proprio per questo, essendo suoi figli, noi dobbiamo manifestare al mondo i tratti di nostra Madre.

 

 

MARTEDI’ 25 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE PER TUTTI I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Il culto dei morti è diventato oggi l'unica manifestazione religiosa comune ai miscredenti e ai credenti di tutte le confessioni. (Philippe Aries)

SAGGEZZA POPOLARE: Tre modi ci sono di vivere: vivere, vivacchiare e stentare.

UN ANEDDOTO: “Cara mamma – scriveva un missionario – oggi le mie mani hanno stretto migliaia di mattoni. Questa sera mi fanno male, tanto che faccio fatica a tenere la penna in mano, però il muro dell'ospedale che sto costruendo si è innalzato di qualche metro.”

PAROLA DI DIO: Sir 35,1-15; Sal 49; Mc 10,28-31

 

Vangelo Mc 10, 28-31

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». Parola del Signore

 

GIÀ ORA”

Della ricchissima pagina evangelica di oggi cogliamo un’espressione semplice, che può sbadatamente apparire secondaria. È invece una frase fondamentale per la vita di ogni cristiano. Se Gesù non l’avesse pronunciata le sue promesse non sarebbero state molto diverse da quelle di tanti altri leaders religiosi che promettono il benessere nell’aldilà. Questa è la differenza: Gesù promette affetto, beni e sicurezza “già al presente”. Lo fa compromettendosi perché le sue parole diventano verificabili. È vero o no che chi lascia qualcosa a causa del vangelo riceverà il centuplo? Gesù si espone alle smentite o alle conferme della realtà terrena. La sua sicurezza è impressionante, sta a ciascuno metterla alla prova dei fatti.

Alle promesse liete Cristo aggiunge una pecora nera: le persecuzioni. Anche queste saranno una conferma che si è sulla buona strada, la loro assenza dovrà invece insospettirci sull’autenticità del nostro cristianesimo. Un politico l’avrebbe taciuto, Gesù è sincero sino in fondo.

 

 

MERCOLEDI’ 26 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI A SERVIRE COME TE, GESU', HAI SERVITO NOI.

 

HANNO DETTO: Ho troppa stima di Dio per aver paura del diavolo. (Afrede De Vigny)

SAGGEZZA POPOLARE: Ogni legno ha il suo tarlo, ed ogni farina la sua crusca.

UN ANEDDOTO: Giuseppe Soffiantini, l'industriale bresciano rapito il 10 giugno 1977 e tenuto prigioniero per ben 237 giorni nelle mani di aguzzini spietati che gli tagliarono un lembo da entrambi gli orecchi, dopo aver perdonato ai suoi rapitori ha detto: “Il perdono non è un atto di generosità ma una necessità: solo prendendo le distanza dall'odio e dalla violenza, l'uomo va avanti!”.

PAROLA DI DIO: Sir 36,1-2a.5-6.13-19 (NV); Sal 78; Mc 10,32-45

 

Vangelo Mc 10, 32-45

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“NON È COSI'” 

Se mai Gesù disse qualcosa di rivoluzionario fu proprio quel giorno quando, capovolgendo in un sol colpo l’andazzo del mondo dagli uomini primitivi fino all’Impero Romano, affermò che chi serve è più grande di chi comanda. Il desiderio di potere era considerato, allora come oggi, naturale nell’uomo. Tucidide espresse bene che “Per una necessità della natura, ogni essere esercita, per quanto può, tutto il potere di cui dispone”. Gesù annulla questa necessità della natura, sembra non crederci affatto e ci introduce in un altro mondo, il Regno di Dio, incredibilmente diverso: “Fra voi però non è così”. Ci chiede di entrarvi con una ristrutturazione mentale senza precedenti. Mettersi sotto, rendersi utili, non volere riconoscimenti, servire tutti senza selezioni… Ci vogliono anime forti per vivere così, infatti Gesù non lo chiede a tutti ma ai suoi discepoli (“Fra voi”), eppure a sperimentarlo si scopre che il giogo del servizio è dolce e si avvertono gioie invisibili.

 

 

GIOVEDI’ 27 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA!

 

HANNO DETTO: La povertà è un dono meraviglioso perché ci dà la libertà, significa avere meno ostacoli tra noi e Dio. (Santa Madre Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: I vizi si imparano anche senza maestri.

UN ANEDDOTO: Un midrash ebraico: Quando Dio creò il mondo non riusciva a farlo stare diritto. Allora creò il perdono e il mondo si resse in piedi.

PAROLA DI DIO: Sir 42,15-26; Sal 32; Mc 10,46-52

 

Vangelo Mc 10, 46-52

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore

 

“LA TUA FEDE TI HA SALVATO”

Uno dei molti incontri tra un uomo e Gesù per le strade della Palestina, anche questa volta sorprendente e determinante. Bartimeo, il mendicante cieco, l’aveva subito intuito. Poter parlare al Messia era la grande occasione della sua vita, per questo non teme di scomporsi urlando per strada, per questo gli corre incontro gettando via la sua unica proprietà, il mantello, sapendo che per un cieco non sarebbe stato facile ritrovarlo. L’incontro supera le sue aspettative: il cieco chiede la vista, Gesù gli dona la salvezza (cioè la dignità di figlio, l’unione con Dio, la serenità) della quale la vista recuperata è solo il pallido simbolo. È la sua fede a smuovere il cuore di Dio: quell’uomo ha fiducia in Lui, sa affidarsi alla sua onnipotenza, lo chiama “Rabbunì”, maestro mio, e forse è stata proprio questa parola piena di modestia e di affetto l’arma vincente di Bartimeo.

 

 

VENERDI’ 28 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ireneo.

Una scheggia di preghiera:

 

RIMANENDO IN TE, PORTERO' I FRUTTI CHE TU VUOI.

 

HANNO DETTO: Gli affari di Dio sono i miei affari; nulla di ciò che lo riguarda mi è estraneo. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Non basta andare al fiume con la volontà di pigliar pesci, bisogna andarvi con la rete e con l'amo.

UN ANEDDOTO: Le infermiere dell'ospedale di Porto Alegre, nel sud del Brasile accettarono la richiesta di una ragazza di collocare i genitori ammalati nella stessa stanza e di avvicinare i loro letti perché potessero tenersi per mano. Questo rasserenò i due malati: potevano continuare ad essere insieme.

PAROLA DI DIO: Sir 44,1.9-13; Sal 149; Mc 11,11-25

 

Vangelo Mc 11, 11-26

Dal vangelo secondo Marco

[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio!

In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gettati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe». Parola del Signore

 

"AVENDO VISTO DA LONTANO UN ALBERO DI FICHI CHE AVEVA DELLE FOGLIE, SI AVVICINÒ PER VEDERE SE PER CASO VI TROVASSE QUALCOSA MA, QUANDO VI GIUNSE VICINO, NON TROVÒ ALTRO CHE FOGLIE".

Sembra un assurdo: Gesù va a cercare dei fichi quando non è stagione di fichi, come tra poco Gesù cercherà fede e preghiera in un tempio glorioso dove invece troverà solo venditori di oggetti e di parole. Diventa allora evidente il significato della maledizione del fico e della purificazione del tempio. Gesù non vuole foglie, esteriorità. Se c'è solo questo non c'è benedizione ma maledizione.

Gesù mi scruta: sta cercando frutti. Non viene a cercare ciò che è "naturale", non attende ciò che è "logico" attendere. Non si accontenta dell'esteriorità, del perbenismo, dell'essere formalmente a posto, vuole trovare dei frutti! Quanta apparenza nella mia vita, quante parole nascondono il vuoto che c'è in me. Fiori e frutti, in casa mia, non devono spuntare solo in primavera o in estate, ma devono esserci sempre quando tu voglia cercarli. Sfronda pure un po' di fogliame ma porta ancora un po' di pazienza prima di maledirmi.

 

 

SABATO 29 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire; S. Paolo VI.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SPESSO NON CAPISCO, MA DI TE MI FIDO.

 

HANNO DETTO: Dio non cessa di esistere, nemmeno se gli uomini cessano di credere in lui. (Graham Greene)

SAGGEZZA POPOLARE: Non manchi la volontà, che luogo e tempo non mancherà.

UN ANEDDOTO: Una donna, ospite di un istituto per anziani, chiede a Remo, 75 anni, volontario che le sta passando accanto: “Fammi una carezza. Remo l'accarezza, l'abbraccia, la bacia e si ferma a parlare con lei che è cieca! Da allora tutti i giorni va a trovarla e le fa compagnia. Quella donna ogni volta, prendendogli la mano gli dice: “Dio ti benedica!” e fa un segno di croce su quella mano come se fosse la mano di Dio, la mano della tenerezza.

PAROLA DI DIO: Sir 51,17-27; Sal 18; Mc 11,27-33

 

Vangelo Mc 11, 27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore

 

VENNERO DA LUI I CAPI DEI SACERDOTI, GLI SCRIBI E GLI ANZIANI E GLI DISSERO: «CON QUALE AUTORITÀ FAI QUESTE COSE”.

Anche nei nostri rapporti umani noi vogliamo sapere chi sia la persona con cui abbiamo a che fare, quale sia la sua autorità nel fare o dire determinate cose. Gli scribi, i farisei, i religiosi di allora vanno da Gesù per capire da dove gli venga l’autorità che Egli si arroga nel fare il Rabbi, nel compiere miracoli, nel suo apparente andare contro le tradizioni religiose d’Israele. In fondo loro pensavano di essere gli unici detentori dell’autorità di guidare la religione, di interpretare la Bibbia, di indirizzare la morale e Gesù dava loro fastidio. Ma Gesù non risponde, anzi, mette in imbarazzo questi personaggi troppo “ortodossi”. Chi è già pieno di sé stesso, chi pensa di essere Lui l’autorità di Dio sulla terra non ha occhi per vedere i segni che confermano l’opera di Gesù. Gesù aveva “parlato con autorità”, aveva fatto miracoli che confermavano la sua missione divina, si era detto Figlio del Padre, ma non c’è più sordo di chi non vuol sentire e più cieco di chi non vuol vedere; con queste persone non c’è che prenderle in torta con l’astuzia, come fa Gesù mettendoli in imbarazzo.

Quanto ci dimostriamo piccoli, quando recriminiamo con il Signore, quando abbiamo sempre bisogno di sindacare; ad esempio: “Con quale autorità Gesù dice: ‘beati i poveri’ e ‘guai a voi ricchi’? Perché il perdono proprio all’adultera?” oppure “Perché sei così benevolo nei confronti di certe persone e perché tanta sofferenza per quell’altro uomo?”

L’autorità che Gesù ha gli viene da Dio suo Padre e dall’amore vero per tutti gli uomini. Cioè Gesù conferma sé stesso e la propria opera con quanto fa. Non dovremmo allora usare lo stesso criterio per sapere chi abbia davvero l’autorità di parlarci a nome di Dio?

 

 

DOMENICA 30 MAGGIO: SS TRINITA’

Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO.

 

HANNO DETTO: Ho scoperto che la fede non era qualcosa di cui discutere astrattamente, ma qualcosa che o si vive o non si vive (H.G. Clouzot)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha la volpe per comare, porti la rete a cintola.

UN ANEDDOTO: Dicono che Giuseppe Mazzini abbia smesso di fumare per aver notato che il fumo dava fastidio al suo cane. Se l'amore per i cani arriva a tanto, molto più in là dovrebbe portare l'amore per gli uomini.

PAROLA DI DIO: Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20

 

Vangelo Mt 28, 16-20 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Parola del Signore

 

ANDATE DUNQUE E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI, BATTEZZANDOLI NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO”.

Il segno della croce ci avvolge come un mantello fin dal giorno del nostro Battesimo. Dio ci ama talmente che ha manifestato per noi il suo nome di Padre, si è fatto conoscere come Figlio che ci salva sulla croce, come Spirito che dà la vita. Per me, il mistero della Trinità non un qualcosa da conoscere con l’intelligenza: ci perderemo; è un qualcosa di intimo, è Dio che mi ama al punto da consegnarmi la sua intimità e di farmi partecipe di sé stesso: Dio è mio Padre, l’Onnipotente è il Misericordioso che si china su di me; in Lui posso scoprire l’umanità come fratellanza, Gesù fatto uomo, infatti ha sposato la nostra umanità ed è il fratello in cui ci riconosciamo fratelli. La sua creazione vive nello Spirito che ci è donato e abita in noi. In Dio, dunque noi ci muoviamo e siamo. Dio lo incontro e vive in me stesso, negli altri, nel mondo: Dio non mi è estraneo.

 

 

LUNEDI’ 31 MAGGIO: FESTA DELLA VISITAZIONE DELLA B.V.M.

Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTA TU FRA TUTTE LE DONNE E’ BENEDETTO IL FRUTTO DEI TUO GREMBO, GESU'.

 

HANNO DETTO: Tutto appartiene a Dio. Nulla, assolutamente nulla in questo mondo è nostro. E allora perché avere paura? (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: L'impazienza nelle afflizioni è il colmo delle afflizioni.

UN ANEDDOTO: Un uccello riposava tranquillo sui rami di un albero solitario in mezzo a una pianura deserta. Un giorno scoppiò un temporale così violento da sradicare la pianta e l'uccello fu costretto a volare a lungo in cerca di cibo. Finalmente arrivò in una foresta di alberi carichi di frutti. Si fermò sul primo ramo che vide davanti a sé e, dopo aver preso fiato, pensò: “Non immaginavo di aver tanta energia nelle ali”. Il “comodismo” è il veleno della volontà.

PAROLA DI DIO: Sof 3,14-17 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“BENEDETTA TU”

La festa della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta conclude il mese che la Chiesa ha dedicato particolarmente a Maria. L'episodio narra un bellissimo incontro di quattro persone: le due madri e i bambini nel loro grembo. È Giovanni che, all’udire la voce di Maria, per primo ‘sussulta’ di gioia nel grembo di Elisabetta; l’evangelista usa qui lo stesso verbo che aveva descritto, tanti secoli prima, la danza del re Davide, con tutte le sue forze, davanti all’Arca dell’Alleanza. È infatti Maria la vera Arca dell’Alleanza, il suo grembo è il luogo per eccellenza della presenza del Signore. È lei la strada migliore per arrivare a Gesù; ce lo conferma oggi il saluto che Elisabetta, ‘piena di Spirito Santo’, rivolge a gran voce prima alla madre: “Benedetta tu”, per arrivare poi al Figlio: “E benedetto il frutto del tuo grembo!”

     
     
 

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