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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2021

 

GIOVEDI’ 1° APRILE: GIOVEDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI IL SERVO DI DIO E IL SERVO DI NOI UOMINI.

 

HANNO DETTO: Siamo nelle mani di Dio, cioè siamo nelle mani migliori che possiamo immaginare (Don Primo Mazzolari)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ammazza il tempo, ferisce l'umanità.

UN ANEDDOTO: Uno scolaro domandò a Rabbi Shmelke: «Ci è comandato di amare il nostro prossimo come noi stessi. Come posso farlo se egli mi ha fatto un torto?».

Il Rabbi rispose: «Devi comprendere queste parole nel loro giusto significato, che è: ama il prossimo tuo come qualcosa che tu stesso sei. Tutte le anime, infatti sono una cosa sola; e ognuna è una scintilla dell'anima originale, che è insita in tutte le anime allo stesso modo come la tua anima è compenetrata in tutte le tue membra. Può accadere che la tua mano si sbagli e ti colpisca. Ma prenderai tu forse allora un bastone e la castigherai per la sua mancanza di comprensione, accrescendo così il tuo dolore? Lo stesso si applica al tuo prossimo, che con te forma un'anima sola: se egli, per ignoranza, ti fa un torto e tu lo punisci, non fai che colpire te stesso». Ma quello insisteva: «Ma se vedo che un uomo è malvagio al cospetto di Dio, come potrò amarlo?». Gli rispose il Rabbi: «Ignori forse che l'anima primordiale scaturì dall'essenza di Dio e che l'anima di ogni uomo è una parte di lui? E non avrai allora pietà di quell'uomo, vedendo che una delle sue scintille si è smarrita ed è quasi spenta?».

PAROLA DI DIO: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni 

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

 

“COMINCIÒ A LAVARE I PIEDI DEI DISCEPOLI”

Provo ad immaginarmi alcuni pensieri di Gesù, mentre lava i piedi ai suoi discepoli: Ho davanti a me questi miei amici, sbigottiti, e mentre lavo loro i piedi, vedo i ‘piedi dei messaggeri dì pace’ che corrono per il mondo a portare la buona notizia, vedo i piedi gonfi e pieni di bolle e calli dei miei missionari, vedo i piedi stanchi e affaticati dei lavoratori, vedo le gambe gonfie di fatica di tante mamme; asciugando quei piedi accarezzo i piedi morbidi e gioiosi dei bambini, penso ai miei piedi che presto verranno piagati da quel chiodo, penso ai piedi dei paralitici che non possono correre ‘come gazzelle sulle alture', penso alla peccatrice che ha lavato i miei piedi e li ha asciugati con suoi capelli, penso a chi fa tanta strada di penitenza per emendarsi dal male, penso a chi sì china con fatica sulle piaghe doloranti dei malati.... Ecco la mia ricompensa per questo gesto umile: mi accorgo che se anche non verrò capito, il mio amore per voi uomini sarà speso bene; ci saranno sempre dei piedi che potranno essere confortati da me.

 

 

VENERDI’ 2 APRILE: VENERDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesco da Paola; S. Maria egiziaca; S. Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

NOI TI LODIAMO, UOMO DELLA CROCE, FIGLIO E FRATELLO, NOI CREDIAMO IN TE.

 

HANNO DETTO: Dio guarda ogni nostro respiro. (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: A guardare sempre dalla stessa parte, il collo si arrugginisce.

UN ANEDDOTO: Pio IX amava spesso, nei rapporti con il popolo, mettere da parte ogni parvenza di etichetta. Un giorno gli riferirono che un bambino sui dieci anni insisteva per parlargli “di un affare suo particolare” e rifiutava di spiegarsi con il Maestro di Camera. Allora comandò che lo conducessero alla sua presenza. Il ragazzino, per niente intimidito, gli disse che desiderava prima di tutto una benedizione per sua madre, già anziana e molto povera; poi, che era orfano di padre e che non aveva denaro per procurarsi i libri; Cicerone, Virgilio e i testi di prosodia e di metrica che il suo «maestro di umanità aveva ordinati. Si rivolgeva perciò al Papa, per avere il denaro occorrente. Pio IX. divertito della sua franchezza, tirò fuori dalla scrivania un paio di scudi. E allora lo scolaro: “Ma che vuole che prenda due scudi? Non bastano nemmeno per la metà della spesa; si vede bene che Lei non se ne intende!” L’ultima battuta divertì enormemente Sua Santità, e i due scudi sparirono per far posto a un biglietto di dieci: “Credi che basterà questo?”. “Eccoci in un nuovo pasticcio” replicò il ragazzino: “non ho da darle il resto che Le spetta; come si fa adesso?” “Il resto lo darai a tua madre”, rispose Pio IX. e lo congedò. Un cameriere pontificio gli tenne dietro alla lontana, per verificare l’uso che avrebbe fatto del denaro, e vide che effettivamente il ragazzino si dirigeva difilato alla bottega del libraio Aureli. Allora Pio IX dispose che a favore dello scolaro fosse versato ogni mese un assegno di sei scudi.

PAROLA DI DIO: Is 52,13 – 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 – 19,42

 

Vangelo Gv 18,1-19,42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli, infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato, dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo, infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là, dunque poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

“UNA DELLE GUARDIE GLI DIEDE UNO SCHIAFFO. GLI DISSE GESÙ: SE HO PARLATO MALE, DIMOSTRAMI DOV’È IL MALE; MA SE HO PARLATO BENE, PERCHÉ MI PERCUOTI?”

Ecco ancora alcuni pensieri che potrebbero essere di Gesu' durante questo episodio della sua passione:

I miei discepoli si erano grandemente stupiti quando avevo loro insegnato la strada del perdono; abituati alla ‘legge del taglione’ erano sbigottiti davanti al perdonare ‘settanta volte sette’ e ancora di più al ‘porgi l’altra guancia a chi ti dà uno schiaffo’. E ancora oggi c’è chi prende questa frase con facili sogghigni (“dopo il secondo schiaffo poi il Vangelo non dice più niente”) o facendo diventare il perdono cristiano una specie di masochismo (“pestami fin che vuoi intanto sono buono e perdono”). Ci voleva allora una spiegazione. È tutta la mia passione è una spiegazione dell’amore e del perdono, ma in particolare l’episodio di questo schiaffo. Credete che non avrei potuto far seccare quella mano sacrilega che mi colpiva ingiustamente? Eppure, non l’ho fatto: la violenza non la si vince con altra violenza; Dio non si impone mai con la forza o a suon di miracoli. Però non accetto neppure passivamente. lo cerco di salvare e di aiutare e allora ecco la mia frase che cerca di far ragionare, che cerca di vincere gli istinti più bassi, più bestiali attraverso il ragionamento.

Qualcuno di voi potrà dirmi: che cosa ne hai ricavato? È vero, spesso non si ricava niente, ma hai rispettato un uomo, gli hai offerto una possibilità, non ti sei affidato anche tu alla violenza scadendo ad essa. È una strada estremamente difficile, ma è la strada di Dio che ti invito a percorrere.

 

 

SABATO 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', ALLA FINE DEL TUNNEL C'E' LUCE, CI SEI TU.

 

HANNO DETTO: Alcuni uomini trasformano un punto giallo in sole, altri il sole in un puntino giallo. (Pablo Picasso)

SAGGEZZA POPOLARE: L'indifferenza è la sorella gemella della crudeltà.

UN ANEDDOTO: ATTENZIONI E DISTRAZIONI

Un giorno Pasteur era a pranzo da suo genero. Giunto alla frutta, lo scienziato dimostrò una tale minuziosa cura nel lavare la frutta in un bicchiere d’acqua, che i suoi congiunti non poterono fare a meno di sorridere. Pasteur si giustificò: — Cari miei, le precauzioni non sono mai troppe! La frutta non è mai abbastanza pulita. Dopo ricadde nelle sue profonde meditazioni e, preso il bicchiere in cui aveva lavate le ciliege, ne bevve il contenuto tutto d’un fiato.

PAROLA DI DIO - VEGLIA PASQUALE: Rm 6,3-11; Sal 117; Mc 16,1-7

 

Vangelo Mc 16,1-7

Dal vangelo secondo Marco

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"». Parola del Signore

 

“CHI CI FARÀ ROTOLARE VIA LA PIETRA DALL'INGRESSO DEL SEPOLCRO?”

Sabato Santo: giornata del silenzio. Fino a sera non ci sono celebrazioni particolari, chiese disadorne, altari senza tovaglie, solo i nostri anziani che girano alcune chiese per guardare e pregare nei “sepolcri”. Eppure, tutto questo silenzio non esprime solo un eventuale rammarico perché l'umanità non ha accolto Dio ma lo ha fatto morire su una croce, ma è come il silenzio del torrente prima di arrivare alla cascata: c'è una pietra pesante su quella tomba, ma già qualcuno sta pensando di spostarla, fosse anche solo per rendere un po' di onore a quel corpo martoriato. Quante volte nel nostro cammino di vita abbiamo incrociato momenti come questo. La disgrazia, la morte, il vuoto. La prova, l'insuccesso, la solitudine. La paura, il dubbio, l'incapacità a venirne fuori... Eppure, c'è un richiamo, un voler tornare sulla scena del delitto, un qualcosa che ci attrae quasi a dirci che non tutto è finito. Gesù, con Te, nulla è mai finito, tutto ricomincia e tutto è meglio di prima. Quel sepolcro e quei sepolcri in questa notte sono vuoti, perché la vita piena è esplosa per Te e per noi.

 

 

DOMENICA 4 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO È RISORTO, ALLELUIA; VINTA È ORMAI LA MORTE, ALLELUIA.

 

HANNO DETTO: Chi sospira invecchia in un sol giorno (Teocrito)

SAGGEZZA POPOLARE: È vero che “camminare” fa rima con “inciampare”, ma è vero che “poltrire” fa rima con “morire”.

UN ANEDDOTO: Immodestia o arguzia?

Un giornale inglese apre un’inchiesta tra i suoi lettori. Domanda quali siano secondo loro i cento libri più belli del mondo. Anche Oscar Wilde fa arrivare la sua risposta. Dice: «Come posso elencare cento libri, finora ne ho scritti soltanto cinque?»

PAROLA DI DIO: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; opp. 1Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9

 

Vangelo Gv 20,1-9

Dal vangelo secondo Giovanni 

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti, non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

“E VIDE E CREDETTE”.

Bastano queste poche parole a farci immaginare cosa può essere successo, quella mattina di Pasqua, nel cuore del discepolo che Gesù amava. Erano passate poche ore dal fallimento assoluto e assurdo della croce. Il sogno coltivato per tanto tempo era definitivamente caduto nell'oblio. Eppure, basta uno sguardo veloce alla tomba vuota per capire tutto, subito, come in una intuizione fulminante. È il cuore che ha il sopravvento dove la ragione non arriva. È l'amore a tagliare il traguardo della fede. «Allora è tutto vero!». Le parole di Gesù si rianimano di colpo, acquistano la potenza della verità, dei fatti. «Vide e credette». È bastato un segno al discepolo, per soccombere di fronte all'Amore. Anche per noi può essere così: quanti segni della presenza del Risorto sono nascosti nella nostra vita, e aspettano solo di essere scoperti da uno sguardo d'amore.

 

 

LUNEDI’ 5 APRILE: LUNEDI’ DELL’ANGELO

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, TUTTI GLI ANNUNCIATORI DEL VANGELO.

 

HANNO DETTO: Non ho mai conosciuto un pessimista fare un buon lavoro per l'umanità. (Papa Giovanni XXIII)

SAGGEZZA POPOLARE: Non mi curo del commento se in regola mi sento.

UN ANEDDOTO: Caterina II di Russia passeggiando un giorno nel parco di Peterhof vide un roseto sul quale faceva bella mostra di sé una magnifica rosa. Più la guardava e più le piaceva. tanto che si trovò contrariata all’idea che qualcuno potesse coglierla. Per impedire questa eventualità dispose che una sentinella montasse di guardia al roseto.

Passò il tempo e mutarono gli uomini. Caterina II morì e le successe Nicola I.

Un giorno, trovandosi a Peterhof, volle fare una passeggiata nel parco e fu stupito di scorgere una sentinella che se ne stava di guardia vicino a una pianta di rose. Chiedendosi quale pericolo potesse esserci in quel punto, chiese schiarimenti al soldato, e l’altro rispose che ignorava il perché della consegna, ma che questo era l’ordine.

Incuriosito lo zar volle chiarire la cosa. Ne risultò che da cinquant’anni veniva montata la guardia a una rosa che non c’era più.

PAROLA DI DIO: At 2,14 .22-33; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28,8-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore

 

“CON TIMORE E GIOIA GRANDE LE DONNE CORSERO A DARE  L’ANNUNCIO AI SUOI DISCEPOLI”.
Timore, gioia e corsa sono gli elementi fondamentali delle esperienze primitive della risurrezione. Timore—stupore perché ci si trova davanti ad un avvenimento straordinario, sconvolgente. Anche se preannunciata la risurrezione di Cristo aveva cozzato contro la croce, la morte, il tradimento; ora nel suo manifestarsi propone la grandezza del Dio e l’essere deboli degli uomini. Gioia nel vedersi ridonato Gesù, nel sentir rinascere la speranza, nel poter continuare con Lui l’Avventura. E corsa perché la gioia mette le ali ai piedi, è contagiosa, riempie il cuore fino a farlo traboccare. Chissà se a noi la risurrezione di Cristo fa lo stesso effetto, oppure ci passa sulla testa come cosa risaputa, sedimentata nell‘abitudine religiosa? Ma se Cristo è risorto... Lui ci ama... si apre il futuro… la croce e la morte possono essere vinte..., altri aspettano questa buona notizia...

 

 

MARTEDI’ 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

CHIAMAMI PER NOME, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Quando l'amore vi chiama, seguitelo, anche se le sue vie sono ardue e ripide. Come l'amore vi incorona, così vi crocifigge, e come vi fa maturare, così vi pota. (Khalil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando inciampa lingua è peggio del piede. (Proverbio africano)

UN ANEDDOTO: Nel 1960, dopo i risultati delle elezioni amministrative, come di consueto tutti i leaders dei vari partiti italiani fecero le loro dichiarazioni. Alle nove di sera mancavano le dichiarazioni di Aldo Moro. Le agenzie tempestavano i collaboratori del segretario democristiano. Telefonarono a Moro. “Perché Moro non si faceva vivo? Giovanni, il mio bambino, stava poco bene — spiegò Moro — e voleva che la pappa gliela dessi io”.

PAROLA DI DIO: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi, ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“LE DISSE GESU’: “DONNA, PERCHE’ PIANGI? CHI CERCHI?”. ESSA, PENSANDO CHE FOSSE IL CUSTODE DEL GIARDINO, GLI DISSE: “SIGNORE, SE LO HAI PORTATO VIA TU, DIMMI DOVE LO HAI POSTO E IO ANDRO’ A PRENDERLO”.

Maria di Magdala sembra non potersi staccare da quel giardino, da quel sepolcro nella roccia dove hanno seppellito Gesù. Ha sostato davanti a quella tomba dove le bende sono piegate. Piange. Fa venire in mente l’innamorata del Cantico dei Cantici che si alza di notte e va in cerca del suo amato per tutta la città e domanda alle guardie: “Avete visto l’amato del mio cuore?”

Non sa rassegnarsi. È venuta presto, al mattino per compiere ancora un atto di amore e di rispetto a quel corpo così caro. Lo hanno rapito? Hanno voluto fargli ancora un ultimo disprezzo dopo tutto quello che aveva già subito?

Il desiderio di trovare il Signore, che lei chiama “mio” con grazia e riconoscenza, l’amore ardente che non le dà sosta sono le condizioni che conducono all’incontro con Gesù, che però a causa dei suoi occhi pieni di lacrime essa scambia per l’ortolano. “Perché piangi? Chi cerchi?” E lei chiede un’indicazione. È disposta a tutto pur di riavere quel corpo amato per potergli dare degna sepoltura. Ed ecco il suo nome sulle labbra di quell’uomo: “Maria!”. Solo Gesù sa pronunciarlo così. È lui che già un’altra volta per regalarle la sua misericordia l’ha chiamata così. Gli occhi possono essere impediti dalle lacrime, ma non si può non riconoscere questa voce: “Maestro buono!”.

Se vuoi incontrare Gesù, se vuoi sentire la sua voce che anche oggi pronuncia il tuo nome come lo ha pronunciato tutte le volte che ti ha regalato il suo perdono, mettiti alla sequela di Maria di Magdala, la peccatrice perdonata. Essa ha amato con tutta sé stessa Gesù. Sentimenti, riconoscenza, cuore, impegno, servizio, condivisione tutto è stato una cosa sola per Lui.

 

 

MERCOLEDI’ 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, GESU', VIENI, VIENI ACCANTO A NOI E SPEZZA ANCORA IL PANE COME FACESTI UN DI'.

 

HANNO DETTO: Io temo che se ci troviamo in qualche strettezza sia appunto perché si vogliono fare troppi conti. Quando l'uomo ha la prevalenza, Dio si ritira. (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi perdona subito risparmia tempo e digerisce meglio.

UN ANEDDOTO: Un giorno il Manzoni ricevette la visita di un vecchio signore, il quale vantava la sua tardissima età. Quando se ne fu andato, il domestico fece notare al grande letterato che gli pareva impossibile che quel tale avesse tanti anni quanti ne vantava. Rispose il Manzoni: - Ne avrà raccattato qualcuno di quelli che buttan via certe signore!

PAROLA DI DIO: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24,13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture? Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“ERANO IN CAMMINO”

La strada verso Emmaus è indubbiamente anche la strada della nostra esistenza, segnata dal dubbio, dalla delusione, dalla ricerca di senso, ma anche da una misteriosa presenza che irrompe, prima con discrezione, poi con sempre maggiore pienezza: è il Risorto. I contrassegni di questa presenza sono gli stessi oggi come ieri, identifichiamoli: non si può incontrare a comando, è lui che prende l’iniziativa di raggiungerci; è qualcosa di “normale”, cammina con noi senza sconvolgere rumorosamente la quotidianità, eppure la cambia dal profondo; getta luce sulla Parola, ne fa capire la logica soprannaturale che la anima; diventa visibile nel dono dell’Eucaristia; riempie il cuore di gioia, ma rimane ineffabile, “sparisce”, non si lascia definire. I due discepoli ci mostrano come fare per godere di lui: per strada lo accolgono con semplicità, lo ascoltano a cuore aperto, lo pregano di indugiare con loro, trasmettono la loro gioia ad altri.

 

 

GIOVEDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; S. Giulia Biliart.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO RISUSCITI IN TUTTI I CUORI, CRISTO SI CELEBRI, CRISTO SI ADORI.

 

HANNO DETTO: Per ricevere a due mani dalla Provvidenza bisogna dare a quattro mani ai poveri. (Don Guanella)

SAGGEZZA POPOLARE: All'intelligente non importa aver ragione: importa imparare.

UN ANEDDOTO: Il re Luigi XI venne a sapere che un astrologo aveva predetto ad una sua amica, che sarebbe morta nell’arco di otto giorni. Fece allora chiamare l’astrologo a corte dopo aver avvertito le guardie di prenderlo e gettarlo dalla finestra ad un suo particolare segnale. Appena l’astrologo fu al suo cospetto, il re gli chiese: Tu, che sai predire con tanta sicurezza il giorno della morte altrui, sai dirmi quando morrai tu? L’astrologo, forse segretamente informato delle intenzioni del re, rispose: Io morirò tre giorni prima di Vostra Maestà. Il sovrano ovviamente si guardò bene dal farlo gettare dalla finestra.

PAROLA DI DIO: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48  

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO”.

Il Risorto è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non cancella il passato, lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Non c’è bisogno di andare in paradiso per incontrarlo. Basta aprire gli occhi per leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi in mezzo a noi, I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie, i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi, I segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita, la sua sofferenza non è finita e la sua risurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza. Ma per incontrare il Crocifisso-Risorto bisogna aprire gli occhi della fede.

 

 

VENERDI’ 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU', DELLE TUE MENSE CHE PREPARI PER NOI.

 

HANNO DETTO: L'obiettivo non è essere migliori di un altro uomo, ma di migliorare noi stessi rispetto a prima. (Dalai Lama)

SAGGEZZA POPOLARE: Tre asini e un ignorante fanno quattro bestie.

UN ANEDDOTO: L’Ariosto abitava, a Ferrara, in un appartamento molto piccolo. Alcuni amici, un giorno, se ne meravigliarono dicendo che era piuttosto strano il fatto che lui ideatore di tanti palazzi incantati nella sua poesia si fosse ridotto a vivere in una simile casupola. Il poeta rispose: - Si vede che è più facile ammassar parole, che pietre.

PAROLA DI DIO: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21,1-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore

 

“ALLORA QUEL DISCEPOLO CHE GESU’ AMAVA DISSE A PIETRO: È IL SIGNORE!”.

Stupisce vedere come in questa apparizione di Gesù risorto, gli apostoli non riescano a riconoscere Gesù, non riescano neppure a leggere la pesca miracolosa come un segno del risorto. Solo Giovanni, il contemplativo, l’innamorato ha occhi per riconoscerlo. Si tratta di prospettiva: si può essere familiari a Gesù, uomini di preghiera e passargli accanto, ma è solo chi lo ha nel cuore, chi è abituato a conoscere i suoi gesti, i suoi silenzi, l’intonazione della voce che lo incontra. Quando la preghiera è solo intellettuale, quando è legata a parole e gesti non ci porta ancora all’incontro, ma quando il desiderio, la ricerca, gli affetti partono dal cuore, allora si vede bene, e anche il minimo indizio ci porta subito ad incontrare l’amato e a leggere la vita con Lui. Gesù ha acceso il fuoco. Il fuoco dell’amicizia, il calore di un Dio che ama, il fuoco che purifica, il fuoco del trovarsi insieme. Gesù ci ha preparato e ci prepara la cena. Si è messo il grembiule del servizio, ci ha lavato i piedi, ci ha convocati intorno alla mensa della sua parola, si è fatto pane per noi. Se noi pensassimo all’Eucarestia così, non la vedremmo più come un rito, un dovere, non troveremmo più le assurde scuse per giustificarci se “non possiamo andare”. Gesù ha preparato tavola, ti dà sé stesso, ti invita personalmente, a quella mensa “c’è un posto anche per te” per ricevere gratuitamente tutti i suoi doni. Sarebbe meno festa per tutti se quel posto rimanesse vuoto.

 

 

SABATO 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA SEMPRE CON NOI, SIGNORE GESU', E AVREMO LA TUA PACE.

 

HANNO DETTO: Quando vedi una buona persona, pensa di diventare come lei. Quando vedi qualcuno non così buono, rifletti sui tuoi stessi punti deboli. (Confucio)

SAGGEZZA POPOLARE: Questa è saggezza: avere un grande cuore sempre provvisto di cervello.

UN ANEDDOTO: Franz Liszt era gentile per natura, ma all’occasione era capace di una severità inflessibile. Un giorno un giovane musicista gli portò una composizione per avere la sua approvazione. Liszt gli fece notare alcune stonature e gli disse: «Questo non si può fare in una composizione musicale». «Ma io l’ho fatto», si gloriò il giovane compositore. Liszt si chinò sul tavolo, prese la penna intinta di inchiostro e spruzzò il liquido sul vestito del giovane, dicendo: «Anche questo si può fare, ma non deve essere fatto». Quindi uscirono, e Liszt gli comprò un vestito nuovo.

PAROLA DI DIO: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16,9-15

Dal vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri ma non credettero neppure a loro. Alla fine, apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore

 

“RISORTO AL MATTINO, IL PRIMO GIORNO DOPO IL SABATO, GESU’ APPARVE…”

La settimana di Pasqua si conclude con un brano di vangelo che è la sintesi delle varie apparizioni del risorto, proviamo, sintetizzando anche noi a chiederci quali siano i doni del Vivente ai suoi.

1) Regala loro la pace, la sua pace. Ne avevano bisogno, perché erano intimiditi dalla paura. Ne avevano bisogno, per acquietare la loro mente e il loro cuore nel presente e di fronte al futuro. Dà la pace a tutti i presenti, non soltanto a pochi privilegiati. Una pace che da adesso in poi nessuno toglierà loro, nemmeno le tribolazioni o la morte.

2) Dà loro la sua stessa missione: Come il Padre ha mandato me, così io invio voi. Per tre anni hanno colto la missione di Gesù e il modo di realizzarla. Adesso Gesù li lancia a continuare la sua opera in Giudea, in Samaria e fino ai confini del mondo.

3) Perché realizzino con coraggio e libertà interiore la loro missione, dà loro lo Spirito Santo. Inseparabile dalla missione di Gesù Cristo, continuerà ad essere inseparabile dalla missione degli apostoli. Egli renderà fecondo il loro lavoro apostolico, e in un secolo avranno conquistato le piazze più grandi del mondo allora conosciuto.

4) Dà loro il suo potere di perdonare i peccati. Dato che soltanto Dio può perdonare i peccati, li perdoneranno unicamente in nome di Gesù Cristo e in virtù del potere di Dio. Questo perdono è qualcosa di cui ogni uomo sente necessità, perché, se è sincero, si riconoscerà colpevole.

5) Dà loro il suo amore condiscendente, come accade con Tommaso, al punto di rafforzare la sua fede: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente". Questa comprensione che il Vivente ha delle nostre miserie è meravigliosa.

6) Dà loro il potere di edificare la Chiesa mediante la predicazione e la preghiera, mediante la realizzazione di numerosi segni e prodigi, soprattutto di guarigioni in nome di Gesù. E tutto questo non è soltanto una storia di ieri, ma è la nostra storia di oggi.

 

 

DOMENICA 11 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA (B)

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CREDIAMO, MA AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: La vera spiritualità non consiste in una fede o in una credenza fisse, ma nel nobilitare l'anima nostra, sollevandoci al di sopra delle barriere della vita materiale. (Inayat Khan)

SAGGEZZA POPOLARE: Non rinunciare a seminare per paura dei passeri.

UN ANEDDOTO: Haydn, il famoso compositore austriaco, non aveva timore ad ammettere la sua profonda religiosità. Un giorno si trovava in compagnia di alcuni musicisti, che discutevano sul modo migliore di rinfrescare la mente quando ci si sente stanchi. Uno disse: «Non c’è rimedio migliore che un bicchiere di buon vino». Un altro: «Quando l’ispirazione mi viene meno, lascio il lavoro e mi trovo una compagnia gioviale. Questo mi dà sempre la carica «E tu, Franz?», fu domandato ad Haydn. «Io prendo il rosario che porto sempre con me. E dopo pochi minuti mi sento rinfrescato nella mente e nel corpo».

PAROLA DI DIO: At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20,19-31

Dal vangelo secondo Giovanni 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

"GLI DICEVANO GLI ALTRI DISCEPOLI: «ABBIAMO VISTO IL SIGNORE!». MA EGLI DISSE LORO: «SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL MIO DITO NEL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO LA MIA MANO NEL SUO FIANCO, IO NON CREDO".

Si fa in fretta ad appioppare delle definizioni sulle spalle della gente. Tommaso è stato definito l'incredulo, colui che non crede se "non ficca il naso". Ma è proprio il solo? Come faceva a credere alla testimonianza degli altri dieci se anch'essi solo pochi giorni prima erano scappati, erano delusi e non avevano creduto alla risurrezione? E poi Tommaso non si sentiva defraudato? Perché agli altri Gesù era apparso e a lui no? Sì, Tommaso ha poca fede, ma è in buona compagnia!

Quanta gente trova difficoltà a credere, non tanto per la misteriosità di Dio, quanto perché chi dovrebbe essere di esempio invece non lo è. Anche nelle nostre parrocchie, facciamo corsi di teologia, riunioni interminabili per "addetti ai lavori" per specialisti della fede e poi ci sentiamo dire: "Reverendo come faccio a credere se predichi bene e razzoli male" oppure "Dite di essere una comunità di risorti e poi vi fate la forca a vicenda, volete convertire gli altri e poi non li lasciate entrare nel vostro gruppo se non diventano ipocriti come voi. Le etichette di incredulo sono autoadesive: prima di attaccarle sulla fronte del nostro prossimo guardiamo se non hanno il loro ruolo naturale appiccicate sulle nostre mani.

 

 

LUNEDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

LUCE DELLA NOTTE, ILLUMINA I NOSTRI CUORI.

 

HANNO DETTO: Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo: il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l'ingratitudine. (Don Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Non esiste una persona sbagliata del tutto. Nessuno può dire: “Quando nacqui io, Dio dormiva”.

UN ANEDDOTO: Un giorno Giosuè Carducci indugiava sul portone della Posta Centrale, a Bologna, quando gli si avvicinò un contadino, che gli chiese: Sapete leggere? — Un poco. L’uomo gli porse allora una cartolina pregando di leggergliela. Il Carducci prese la cartolina e siccome era scritta malissimo, non riusciva a leggerla speditamente. Il contadino gliela strappò di mano dicendo: - Perché mi fate perder tempo! Potevate dirlo che non sapete leggere neanche voi!

PAROLA DI DIO: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

 

Vangelo Gv 3,1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Parola del Signore

 

“NICODEMO ANDO’ DA GESU’ DI NOTTE.”

Nicodemo era un capo dei farisei, certamente un uomo stimato ed importante. Egli va da Gesù di notte. Forse ha fatto così per non farsi vedere dai suoi pari che certamente, come succederà in seguito, lo avrebbero o preso in giro o accusato, forse va di notte da Gesù per non compromettere ulteriormente Gesù con i capi, forse sceglie la notte anche perché c’è la notte dentro di lui. Certamente Nicodemo ha intravisto delle luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. È un uomo di fede, aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se di notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza.

 

 

MARTEDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giustino, filosofo; S. Ermenegildo, re e martire; S. Martino I, Papa M.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI DISPONIBILE ALL'ASCOLTO, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: “Volete essere contenti per un istante? Vendicatevi. Volete essere felici per sempre? Perdonate (Henri Lacordaire)

SAGGEZZA POPOLARE: Unirci è un inizio. Mantenerci uniti è un progresso. Lavorare insieme è un successo.

UN ANEDDOTO: Uno scultore stava ultimando il busto dello scrittore Ralph Waldo Emerson, quando questi si avvicinò all’artista e, osservando la scultura, disse: «Il guaio è che più il busto mi assomiglia, più brutto mi sembra». Più conosciamo noi stessi come realmente siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti, più saremo capaci di fare qualcosa di positivo. Scopriamo le virtù in noi. Esse ci aiuteranno a vincere i difetti. Incontreremo più di uno scoglio, ma qualcosa andrà a buon fine.

PAROLA DI DIO: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo Gv 3,7-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore

 

“SE VI HO PARLATO DELLE COSE DELLA TERRA E NON CREDETE, COME CREDERETE SE VI PARLERO' DI COSE DEL CIELO?”.

Gesù rimane meravigliato davanti alla nostra poca capacità di capire. Nicodemo, un maestro di Israele stenta a capire. Noi dopo anni di vita nella fede del cristianesimo spesso siamo ancora ignoranti (nel senso che non conosciamo la nostra fede) è incapaci di affidarci non tanto alle nostre piccole conoscenze umane quanto al dono stesso dello Spirito che ci faccia partecipi dei doni di Dio. Eppure, Dio ha cercato e cerca in tutti i modi di parlarci. L’antico Testamento è Dio che si riduce al nostro linguaggio perché noi ci apriamo almeno un po’ al suo. Gesù è la parola di Dio che si fa carne perché noi possiamo accogliere Dio e scoprire che siamo suo Figli. Gesù usa le parabole perché ci sia più facile accostarci ai misteri di Dio. Gesù usa segni concreti per lasciarci partecipi dei suoi doni… E noi spesso non capiamo restiamo ancorati a quattro norme o riti religiosi, ci accontentiamo del minimo mentre è Dio stesso che ci viene incontro. E pensare che basterebbe svestirci per un momento delle nostre piccole sicurezze, abitudini, mentalità orgogliose, per ascoltare con semplicità, con senso di novità la parola del Signore. Propongo a me e a voi oggi, ad esempio, di lasciar parlare al nostro cuore, senza presupposti, l’ultima frase del vangelo odierno. Essa dice: “Così bisogna che il figlio sia innalzato, perché chiunque crede in Lui abbia la vita Eterna”.  Che cosa vuoi dire a me, oggi, con questa parola?

 

 

MERCOLEDI’ 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

PER CRISTO, CON CRISTO ED IN CRISTO.

 

HANNO DETTO: Puoi dimenticare una persona con cui hai riso, mai quella con cui hai pianto. (Khalil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Il silenzio è come l'uovo del cardellino: custodia preziosa del cantare e del volare!

UN ANEDDOTO: Fu chiesto a Diogene: — Quali ore, pensi, siano più adatte per desinare e cenare? Il filosofo rispose: — Chi è ricco mangia quando vuole, chi è povero, mangia quando può.

PAROLA DI DIO: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3,16-21 

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL FIGLIO UNIGENITO, PERCHÉ CHIUNQUE CREDE IN LUI NON VADA PERDUTO, MA ABBIA LA VITA ETERNA.”

Gesù non è un “optional” per la nostra salvezza. È la “Via” per arrivare alla vita eterna. È vero che Dio ci ama talmente che per giungere a noi può scegliere mille strade diverse ma la strada di Gesù è la sua e la nostra strada. Ecco perché il compito missionario dei cristiani è annunciare Gesù. Non si è missionari per poter iscrivere qualcuno in più nei registri della religione cattolica, si è missionari perché desideriamo che sempre più persone conoscano il mistero dell’amore di Dio che ci cerca e ci salva attraverso suo Figlio Gesù Cristo. Sovente, quando predico, quando scrivo, quando cerco di testimoniare la fede, mi chiedo: “Lo fai perché ti dicano: bravo! lo fai perché vuoi riempire la Chiesa o lo fai perché ami Gesù che ti ha salvato e vuoi che altri provino in Lui la stessa gioia di salvezza che tu stai vivendo?”.

 

 

GIOVEDI’ 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo, S. Marone.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI LA VIA, LA VERITA' E LA VITA.

 

HANNO DETTO: Nelle divine Scritture, come nella migliore farmacia, accessibile a tutti, si trova un rimedio adatto alla malattia di ciascuno. (S. Basilio)

SAGGEZZA POPOLARE: La risposta alla domanda: “Perché vivere?” si trova nella risposta alla domanda: “Per chi vivere?”.

UN ANEDDOTO: Qualcuno domandò a Confucio, noto filosofo cinese: Maestro, cos’è la morte? E Confucio rispose: - Come posso dirti cos’è la morte, se ancora non so cos’è la vita.

PAROLA DI DIO: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3,31-36 

Dal vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti, ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui, infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”

In tante pagine del Vangelo Gesù dice di sé stesso cose grandi: dice che Lui e il Padre sono una cosa sola, dice che Lui può perdonare i peccati come solo Dio può fare, nel Vangelo di oggi afferma che il Padre ama il Figlio al punto da dargli in mano ogni cosa… O sono affermazioni di un pazzo, oppure chi dice tali cose le dice con piena anche se misteriosa verità. Eppure, Gesù è una persona talmente equilibrata, talmente schietta, realista, intelligente che non può truffarci in affermazioni così decisive sulla sua persona: uno come Gesù non può mentire. Se allora davvero Gesù ha in mano ogni cosa è Lui il senso ultimo della mia vita. Altro che essere un fumoso personaggio della storia!

E allora Cerchi Dio? È Gesù che ti mostra il suo volto. Cerchi la verità sull’uomo? È Gesù l’uomo-Dio che può risponderti.

Cerchi il senso del tuo vivere? È Gesù che nell’amore per Dio, per il prossimo ti dà una chiara risposta.

Cerchi un comportamento di vita? Guarda a come si è comportato Gesù, ed imitalo, farai piacere a Dio e realizzerai la tua gioia.

 

 

VENERDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

HAI COLMATO DI BENI GLI AFFAMATI.

 

HANNO DETTO: Da Dio ci aspettiamo prove della Sua Esistenza, ma Lui ci dà solo prove del Suo Amore. (G. Cesbron)

SAGGEZZA POPOLARE: Tra il prendere la vita sul tragico e prenderla sul ridere, vi è la via vincente: prenderla sul serio.

UN ANEDDOTO: Durante l’ultimo conflitto mondiale, un cane da pastore, detto Boy, fu mandato sulla linea Maginot al seguito delle truppe. Il cane, per alcuni mesi, fece il suo dovere, poi, un bel giorno, stanco della guerra, se ne tornò a Parigi. Disertore o obiettore di coscienza?

PAROLA DI DIO: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli, infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore

 

“C‘È QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI, MA CHE COS’È QUESTO PER TANTA GENTE?”.

Quando penso alle migliaia di bambini che anche oggi moriranno, per fame, per malattie, per violenza, mi chiedo: “Che cosa posso fare?” Posso rinunciare a qualcosa di mio e darlo, questo sì, ma è così poco in confronto alle necessità di tanti. Quando una persona disperata viene a chiedere aiuto e mi accorgo che le mie parole e la mia povera disponibilità sono così limitate, faccio esperienza della mia impotenza. Eppure, a Gesù sono occorsi cinque pani e due pesci di un ragazzo per dar da mangiare alla folla! Se tutti i credenti mettes­sero il loro poco, Cristo può fare il resto, Il Signore si serve del nostro poco. Senza il nostro apporto se pur misero e debole, il Signore non vuole operare, ma se il poco che abbiamo lo deponiamo nelle sue mani, la nostra disponibilità diventerà benedizione per noi stessi e per i fratelli.

 

 

SABATO 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNOR, NON HO PIU' PAURA.

 

HANNO DETTO: Non sentirti estraneo in nessuna parte del mondo. Vivi a scala mondiale o, meglio ancora, universale. Una volta per tutte, adotta la famiglia umana! (Helder Camara)

SAGGEZZA POPOLARE: L'avaro è come l'asino: porta il vino e beve l'acqua.

UN ANEDDOTO: L’imperatore romano Antonino, genero dell’imperatore Adriano, fu detto «Pio» per il suo altissimo senso della giustizia improntato alla più umana bontà. Infatti, egli soleva dire: «Meglio salvare un cittadino che uccidere mille nemici!».

PAROLA DI DIO: At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

 

Vangelo Gv 6,16-21

Dal vangelo secondo Giovanni

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

“VIDERO GESU’ CHE CAMMINAVA SUL MARE E SI AVVICINAVA ALLA BARCA ED EBBERO PAURA. MA GESU’ DISSE LORO: “SONO IO, NON ABBIATE PAURA!”.

Spesso, da buoni pessimisti, guardiamo alla storia della Chiesa attuale e riusciamo a vedere solo tutte le pecche e le difficoltà che essa incontra e capita di cadere in una serie di luoghi comuni che sono tutt’altro che cristiani: “Mai c’è stata poca fede come oggi”, “Non ci sono più vocazioni sacerdotali e religiose”, “Le nostre chiese sono semivuote e i pochi che ci sono, sono anziani”… Può un cristiano essere pessimista? può vedere solo le difficoltà in cui si trova la barca della Chiesa e così rischiare di scambiare Gesù per un fantasma? È vero che la notte è buia e spesso non permette di scorgere con esattezza le cose, è vero che statistiche e mezzi di comunicazione sociale portano a vedere ancor più buio, ma è anche vero che c’è ancora Gesù, e che Gesù, nel cammino della sua vita terrena non ha avuto molto successo umano se sulla croce, in mezzo alla sconfitta totale, riesce a portare in cielo solo un ladro pentito! Come dicevamo qualche giorno fa se noi crediamo che Gesù è Dio non possiamo dubitare delle sue parole. E Lui ci ha detto di non temere! Di Cristo non possiamo dubitare! Con Lui non abbiamo motivo di temere alcun male. Dobbiamo confidare nel potere di Colui che ha vinto la morte, dobbiamo accettare che i suoi criteri non sono quelli dell’efficientismo e del successo terreno. Non siamo noi uomini a salvare la Chiesa e con essa il mondo. È Cristo Signore che ancora e sempre opera per la salvezza di ogni uomo.

 

 

DOMENICA 18 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA (B)

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo, Sant’Atanasia.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE FRATELLO CHE MI FAI VEDERE GESU'.

 

HANNO DETTO: Non ottiene cose grandi chi ha paura di chiedere cose grandi. (Guglielmo di Saint Thierry)

SAGGEZZA POPOLARE: Invidiare è stupido: è riconoscere che gli altri hanno potere su di noi.

UN ANEDDOTO: Avvenne che un giorno il Grande Guru si recò a visitare il luogo di ritiro dove parecchi monaci Sufi vivevano in grande concentrazione spirituale. L'arrivo del Maestro suscitò grande subbuglio.  "Misericordia", dicevano i monaci, "costui vorrà ancora farci imparare qualcosa? Abbiamo già il nostro da fare a non dimenticare quello che sappiamo. E poi, qui dentro siamo già in troppi. Ognuno vuol dire la sua e si finisce col non capirci niente. Facciamogli dunque comprendere, con qualche segno che non lo offenda, che il nostro convento è al completo, che non c'è posto per lui". Perciò il Capo dei Sufi gli fece portare una coppa ricolma di latte, volendo significargli: questo luogo è già sovraffollato di maestri spirituali, non c'è posto per te. Quando la coppa gli venne presentata, il Grande Guru la osservò, poi sorrise, e, colto un petalo di rosa, lo depose a galleggiare sul latte.  Il messaggio voleva significare che come il petalo di rosa galleggiava sul latte senza farlo straripare dalla ciotola, così anche in quel luogo la sapienza del Maestro poteva trovar posto senza sconvolgere le coscienze.  Il messaggio fu compreso, e le porte del romitaggio vennero spalancate di fronte all'ospite sacro.

PAROLA DI DIO: At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO! TOCCATEMI E GUARDATE”.

Ciascuno di noi, per credere ha un bisogno innato di “vedere”, di “toccare”. Gesù Risorto si fa vedere, toccare dagli apostoli. La risurrezione non è una fantasia degli apostoli, una allucinazione di massa: è una realtà concreta. Anche gli uomini di oggi per credere hanno bisogno di “vedere” e di “toccare”. Il cristiano non può accontentarsi di dare una testimonianza fatta di parole e di teologia. “Fammi vedere che per te, Gesù è davvero il Risorto, il vivente — ci gridano gli uomini d’oggi — siamo abituati a sentirne tante parole: promesse di politici, teorie filosofiche, speranze religiose artefatte, adatte solo ad acchiappare benevolenza e soldi... Fammi vedere Gesù!”. E il cristiano, questo può e deve farlo. Gesù è vivo e risorto quando il cristiano si fa “toccare” dalle necessità degli uomini, quando si fa “mangiare” dalla loro fame, quando fa “vedere” la sua gioia, la sua speranza. Possiamo farci una domanda: Gli altri, vedendomi agire, sentendomi parlare, riescono a vedere e a toccare il Cristo risorto?

 

 

LUNEDI’ 19 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire, S. Leone IX.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SAZIA LA NOSTRA FAME E SETE DI TE.

 

HANNO DETTO: Sorridere è un atteggiamento molto cristiano. Poiché tutti vogliono essere felici, si cercherà il segreto della vostra gioia... e voi lo direte. (Cardinal Saliege)

SAGGEZZA POPOLARE: Quello che fanno i soldi per l'uomo non è che milionesima parte di ciò che fa l'uomo per essi.

UN ANEDDOTO: In un centro di raccolta per barboni, un alcolizzato di nome Giovanni, considerato un ubriacone irrecuperabile, fu colpito dalla generosità dei volontari del centro e cambiò completamente. Divenne la persona più servizievole che i collaboratori e i frequentatori del centro avessero mai conosciuto.  Giorno e notte Giovanni si dava da fare instancabile. Nessun lavoro era troppo umile per lui. Sia che si trattasse di ripulire una stanza in cui qualche alcolizzato si era sentito male, o di strofinare i gabinetti insudiciati, Giovanni faceva quanto gli veniva chiesto con il sorriso sulle labbra e con apparente gratitudine, perché aveva la possibilità di essere d'aiuto. Si poteva contare su di lui quando c'era da dare da mangiare a uomini sfiniti dalla debolezza, o quando bisognava spogliare e mettere a letto persone incapaci di farcela da sole.   Una sera, il cappellano del centro parlava alla solita folla seduta in silenzio nella sala e sottolineava la necessità di chiedere a Dio di cambiare. Improvvisamente un uomo si alzò, percorse il corridoio fino all'altare, si buttò in ginocchio e cominciò a gridare: "Oh Dio! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni!". Il cappellano si chinò su di lui e gli disse: "Figlioli, credo che sarebbe meglio chiedere: Fammi diventare come Gesù!". L'uomo rispose con aria interrogativa: "Perché, Gesù è come Giovanni?".

PAROLA DI DIO: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

Vangelo Gv 6,22-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore

 

“VOI MI CERCATE PERCHE’ AVETE MANGIATO QUEI PANI E VI SIETE SAZIATI. DATEVI DA FARE NON PER IL CIBO CHE MA PER IL CIBO CHE RIMANE PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARÀ”

Gesù non si illude di aver raggiunto il suo scopo di evangelizzazione al vedere che le folle lo ricercano, sa benissimo che molti sono lì solo perché hanno mangiato gratis quando Lui ha moltiplicato pani e pesci, sa anche che molta gente va da Lui non tanto per fede quanto per desiderio di miracoli, di straordinario. E il rischio è lo stesso anche oggi: cercare una religione per assicurarsi un paradiso, andare da Gesù quando si ha bisogno di una grazia, sperare in un Signore che risolva Lui i nostri problemi, che con qualche bel miracolo ci tolga dai nostri fastidi. Gesù non è un’agenzia di assicurazioni, un mago buono e neanche uno che si possa comprare con qualche preghiera o con qualche raccomandazione. Paradossalmente Gesù rimprovera quella gente sfamata, perché non ha più fame. Ossia non ha fame di qualcos’altro. La mancanza di appetito è sempre un segno preoccupante per la salute fisica o morale di una persona. Gesù è come se ci dicesse: “Comincia a preoccuparti quando ti senti saziato dalle cose, dal denaro, dal successo e invece non senti più il desiderio del bello, del giusto, di Dio. Devi preoccuparti perché stai perdendo una delle cose costituzionali dell’uomo stesso: il desiderio di andare avanti, la misura dei propri limiti, la frontiera della speranza”.

Se noi ci accontentiamo delle cose, del potere, del successo vuol dire che soffriamo di inappetenza, vuol dire che abbiamo rinunciato allo spirito stesso dell’uomo. Gesù ce lo ricorderà chiaramente quando ci dirà che: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. È solo assecondando questo stimolo che partirai alla ricerca, che scoprirai che da solo non puoi saziare quella fame e che allora avrai l’umiltà di chiedere: “Signore, dacci sempre questo pane!”.

 

 

MARTEDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

HANNO DETTO: Trova la chiave del tuo cuore, scoprirai che apre anche la porta del Regno. (San Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: Le grandi anime sono come le nuvole: raccolgono per riversare.

UN ANEDDOTO: Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia. Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti, concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese perché, lui rispose soltanto: "Le cose non sono sempre quello che sembrano". La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo nella casa di una molto povera ma, molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.  Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato a chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore", lo accusò. "Questa famiglia seppure aveva pochissimo era pronta a dividere tutto, e tu hai lasciato morire la mucca!".  "Le cose non sono sempre quello che sembrano" replicò l'angelo. "Quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza. Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie. Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano".

PAROLA DI DIO: At 7,51 – 8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

Vangelo Gv 6,30-35

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti, il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore

 

“LA FOLLA DISSE A GESU’: QUALE SEGNO TU COMPI PERCHE’ VEDIAMO E POSSIAMO CREDERTI?”.

Molti che si dichiarano cristiani o, comunque credenti, pensano a Dio come la gente di Cafarnao: uno che può tutto e che dovrebbe affrettarsi a sfamare il popolo compiendo miracoli. In fondo in fondo non ci interessa che cosa voglia Dio, o cosa lui pensi. So io qual è la mia felicità, a lui di esaudirla. Al massimo occorre qualche preghiera da parte mia. Preghiera che poche volte consiste nel cercare la volontà di Dio e il più delle volte consiste nel convincere Dio ad esaudire la mia volontà. Un Dio che sfama, insomma, un Dio assicuratore a cui mi rivolgo per quadrare la vita. Una pretesa assurda, che finisce col distaccarmi completamente da questa Presenza che, incompresa, fugge lontano. Per cosa cerchiamo Gesù? Per cosa lo inseguiamo, ansiosi di vedere esaudito qualche nostro progetto? Mi viene in mente un aneddoto dei Padri del deserto: un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti. L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate "santo" chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo "santo" chi piega la propria volontà a quella di Dio". Gesù, amante ferito, replica, disputa, cerca di convertire il nostro cuore e ci porta ad una riflessione: nella nostra vita c'è una fame e una sete insaziabili che attraversano e motivano tutti i nostri desideri. È la ricerca della felicità a cui disperatamente aneliamo. Purtroppo, però, spesse volte decidiamo (o presumiamo?) noi in cosa riporla. E Dio dovrebbe darci una mano. No, non è così. Lui e Lui solo può saziare, Lui solo può portarci a non avere più fame e più sete. Lui solo è la salvezza. Non lasciamoci sfuggire l'occasione di riempire il nostro cuore, non corriamo il rischio di morire di sete a pochi metri da una sorgente d'acqua!

 

 

MERCOLEDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

AGNELLO DI DIO CHE TOGLI I PECCATI DEL MONDO, ABBI PIETA' DI NOI.

 

HANNO DETTO: Saper parlare è dono di molti. Saper tacere è saggezza di pochi. Saper ascoltare è generosità di pochissimi. (Nino Salvaneschi)

SAGGEZZA POPOLARE: Se vuoi che la gente ti voglia con sé, scendi dal tuo cavallo.

UN ANEDDOTO: Gesù non conosce la matematica, lo dimostra la parabola del Buon Pastore. Aveva cento pecore, una di loro si smarrì e senza indugi andò a cercarla lasciando le altre 99 nell'ovile. Per Gesù uno equivale a 99 e forse anche di più.

PAROLA DI DIO: At 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40

 

Vangelo Gv 6,35-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA”

Uno può pregare dalla mattina alla sera. Può ritirarsi in mezzo al deserto, in cima a un monte altissimo, dentro una cattedrale piena di mistero. Può fare quello che gli pare. Non potrà mai sostituire la Messa. Perché la Messa non è farina del nostro sacco. è un dono di Gesù che può essere soltanto accolto. “Io a Messa non ci vado, però mi comporto meglio di tanti che a Messa ci vanno. Io sono onesto, aiuto chi è in difficoltà, mi interesso dei problemi degli altri. Non basta questo per essere cristiani?”. Non basta! Perché ai cristiani non viene chiesto di essere brave persone, ma di lasciarsi amare da Dio, di camminare nella carità verso il prossimo, nel modo con cui Cristo ci ha amato e ha dato sé stesso per noi. In altre parole, si tratta di fare scomparire dalla propria vita ogni asprezza, sdegno, ira, maldicenza, giudizi con ogni sorta di malignità; si tratta di essere benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, pronti a perdonarsi a vicenda “come Dio ha perdonato noi in Cristo”. Una cosa è decidere in proprio di essere buoni, di amare coloro che noi decidiamo di amare, di amarli quanto e come ci sembra giusto e opportuno, un’altra cosa è vivere, come Gesù, facendo del bene a tutti, ai buoni e ai cattivi, ai giusti e agli ingiusti, a chi ci vuole bene e a chi ci vuole male, fino alla fine, fino a dare la vita per loro. Per una vita così non basta il pane e il vino di casa, ci vuole un dono dal cielo. Ci vuole la Messa. È in essa che il Signore abita.

 

 

GIOVEDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire, S. Leonida.

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE, SIGNORE, NULLA È NELL'UOMO.

 

HANNO DETTO: Molti sarebbero diventati saggi, se non avessero creduto di esserlo già. (Lucio Anneo Seneca)

SAGGEZZA POPOLARE: La maniera più sicura per riuscire è provare ancora una volta.

UN ANEDDOTO: Conterò poco, è vero, diceva l'Uno ar Zero. Ma tu che vali? Gnente: proprio gnente.
Sia nell'azzione come ner pensiero rimani un coso voto e inconcrudente. Io, invece, se me metto a capofilade cinque zeri tale e quale a te, lo sai quanto divento? Centomila. È questione de nummeri. A un dipresso è quello che succede ar dittatore che cresce de potenza e de valore più so' li zeri che je vanno appresso. (Trilussa)

PAROLA DI DIO: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6,44-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore

 

“SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRÀ IN ETERNO E IL PANE CHE IO DARÒ È LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO”.

Ci sono delle cose che noi non dimentichiamo mai nel nostro vivere fisico ma che sono talmente iscritte nel nostro DNA da diventare automatiche. Ad esempio, non ci dimentichiamo di respirare, se questo succede per una serie di cause fisiche, noi moriamo. Lo stimolo della fame e della sete ci ricordano il nostro bisogno di “combustibile” per vivere e per agire. Lo stesso stimolo sessuale è uno dei motivi di base perché la vita continui. Eppure, con molta facilità e superficialità noi dimentichiamo di alimentare il nostro spirito. Ci lamentiamo che la fede è difficile, ma quanto spendiamo per alimentarla? Vogliamo che la nostra coscienza sia arbitro morale delle scelte della nostra vita, ma quanto alimentiamo la coscienza informandola rettamente? Dio, in Gesù, si è fatto parola e pane per noi, ma quanto noi sentiamo il bisogno di accostarci a queste due mense per avere in noi la vita di Figli di Dio? Come dicevamo già ieri, spesso siamo più preoccupati per le cose che per il senso delle cose, più preoccupati per la salute fisica, che per il senso della vita, preferiamo magari dedicare un ora del nostro tempo dall’estetista o dal parrucchiere per curare il nostro aspetto esteriore e “non abbiamo tempo” per andare a ricevere il Pane della vita. Non stupiamoci poi se la nostra vita diventa asfittica, se la nostra fede si inaridisce, se nel momento della prova non troviamo più la forza di Dio in noi. Io trovo che non ci sia nulla di più assurdo di quella frase dietro la quale spesso si mascherano alcune persone: “Io sono credente, non praticante”. Posso avere tutte le difficoltà che voglio a seguire la religiosità ufficiale spesso mal rappresentata, ma come posso vivere la vita di Figlio di Dio se non la alimento con i Sacramenti? Come posso dire di credere in Gesù Figlio di Dio se poi non utilizzo i segni che il Figlio di Dio mi ha lasciato perché la sua vita possa crescere dentro di me? Andare a ricevere i Sacramenti, cercare di ascoltare la Parola di Dio, dedicare tempo alla preghiera non è un qualcosa che serve a Dio: Dio è già grande in sé stesso, non ha bisogno delle nostre lodi per esserlo di più! La preghiera, i sacramenti, L’Eucarestia sono un dono vitale per noi, trascurarli non è solo offendere chi per amore ce li ha donati, ma è anche soprattutto suicidare la nostra vita spirituale.

 

 

VENERDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

UNO CON TE, UNO CON TUTTI.

 

HANNO DETTO: Un uomo non dovrebbe vergognarsi di confessare d'aver avuto torto; il che equivale a dire, in altre parole, che oggi è più saggio di ieri. (J. Swift)

SAGGEZZA POPOLARE: Solo sul vocabolario “Successo” arriva prima di “Sudore”.

UN ANEDDOTO: Se le formiche potessero fare una classifica degli animali buoni e cattivi, metterebbero dalla parte degli animali del tutto inoffensivi il leone, la tigre, il lupo e dall'altra le bestie note loro per la ferocia: il pollo, l'oca, l'anatra... Ognuno vede, ognuno giudica dal suo punto di vista.

PAROLA DI DIO: At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59

 

Vangelo Gv 6,52-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“CHI MANGIA LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE, DIMORA IN ME E IO IN LUI”.

Per meditare sul dono ineffabile dell’Eucarestia vi propongo oggi un’antica anonima preghiera che può anche ispirare i nostri sentimenti come preghiera di ringraziamento dopo la Comunione:

Il tuo Corpo santo, per noi crocifisso, noi io mangiamo,

il tuo Sangue versato per la nostra liberazione, noi lo beviamo.

Che il tuo Corpo sia la nostra salvezza, e il tuo Sangue perdono delle nostre  colpe!

Per il fiele che hai bevuto per noi, risparmiaci dal fiele del peccato!

Per l’aceto che hai bevuto per noi, dona forza alla nostra debolezza!

Per gli sputi che hai ricevuto per noi, fa’ che la rugiada della tua bontà ci ricopra!

Per la canna che ti ha colpito, aprici il tuo Regno!

Per le spine di cui sei stato coronato, donaci la corona della vita!

Per il sudario che ti ha avvolto nella tomba, rivestici della tua invincibile potenza!

Per il sepolcro nuovo in cui sei stato deposto, rinnova i nostri corpi e le nostre anime!

Per la risurrezione che ti ha richiamato in vita, fa’ che anche noi torniamo a vivere un giorno, per sempre!

 

 

SABATO 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO, SIGNORE, RINNOVA LA TERRA.

 

HANNO DETTO: È sempre meglio parlare di sé il meno possibile: se ci si vanta, la gente crede la metà; se se ne parla male, la gente ne crede il doppio. (J. Rostand)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi pensa solo al martello finisce per vedere i problemi come se fossero chiodi.

UN ANEDDOTO: Raccontava don Tonino Bello: Durante un convegno dei volontari della sofferenza, nel seminario di Molfetta, ero stato chiamato a celebrare, e mi venne spontanea un’immagine: staccai il crocifisso dal piedistallo, lo portai in mezzo ai malati, lo girai all’indietro e dissi: “Vedete, qui c’è un posto vuoto, per voi”. Soffrire significa essere inchiodati sul retro della croce di Gesù; basta dargli una voce e lui ti risponde. Sta lì dietro...

PAROLA DI DIO: At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69

 

Vangelo Gv 6,60-69

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù, infatti sapeva fin da principio; chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore

 

“È LO SPIRITO CHE DÀ LA VITA, LA CARNE NON GIOVA A NULLA”.

Che cosa è mai un uomo, se in lui lo spirito si eclissa? Cos’è mai un uomo se perde la capacità di pensare, di volere, di amare; se si estingue in lui il gusto del bello e del nobile, il senso morale e il desiderio della giustizia; se vien meno l'ansia della perfezione? Cosa resta più di umano in un uomo che non sa intenerirsi dinanzi all'innocenza, non sa commuoversi dinanzi al dolore, non sa ammirare la sapienza e non sa elevarsi dinanzi all'immensità?

Cos'è un essere umano senza tutto questo?

Un ingombro di alcune diecine di chili, una macchina che produce e consuma, un insetto che nasce, si riproduce e muore. Tutt'al più potrà essere decorativo, ornamentale, se ha un bel fisico; ma anche in tal caso non sarà e non varrà più di una statua, con la differenza che questa è meno esigente e meno fastidiosa, e possiede una bellezza più stabile e più duratura. Nessuno spettacolo è più pietoso e disgustoso, della vista di un demente. Un essere inutile, si direbbe. Hai visitato mai un ospizio di deficienti? Che sguardo smarrito, che sorriso insulso, che visi stravolti! Ecco che cosa è la carne quando lo spirito si eclissa. Ecco dove tu tendi, quando vivi secondo la carne e non secondo lo spirito. Quelli però sono tali senza volerlo, e perciò degni di comprensione, ma tu che scusa avresti?

Eppure, quanti uomini vivono così, quante donne inebetiscono così. C'è un vero culto del corpo, una vera idolatria. Una volta gli uomini si costruivano idoli d'argento e d'oro, adesso fanno del loro corpo un idolo. Si esaltano per i muscoli di un atleta, si entusiasmano per la forza di un pugile, impazziscono per una partita di calcio, si pestano per riuscire a vedere anche per un istante una diva; c'è chi si vende l'anima per partecipare a un concorso di miss, e c'è chi con stima le ore a lucidarsi le unghie; c'è chi si cuoce al sole per acquistare la «tinta» e chi ci rimette la salute per conservare la «linea». E non pensano che prima o dopo dovranno rimetterci la linea, la tinta, i denti, i capelli, le forze, le fantasie e perfino la pelle. Ma lo spirito resta. Durano i valori spirituali ai quali il tempo non può che dare maggiore splendore, come avviene nei grandi capolavori a cui la patina del tempo dà maggiore risalto. Il corpo di Francesco d'Assisi non è che un pugno di cenere, ma lo spirito di Francesco è vivo dopo più di settecento anni e parla ancora nel profondo di tanti cuori. La bellezza fisica è insipida e stucchevole, se non è illuminata da una grande anima; come la forza fisica è bestiale, se non è governata dallo spirito. Perché nello spirito risiede la vera bellezza e soltanto lo spirito la sa cogliere: la linea, la forma e il colore sono segni che non dicono nulla, se non vanno da anima ad anima. Nello spirito è la vera grandezza, perché la potenza dello spirito eleva, mentre la forza del corpo decade; nello spirito è la giustizia, perché solo lo spirito giudica, la carne sa soltanto muggire; nello spirito è la libertà, perché lo spirito decide, la carne è serva dell'istinto o della volontà; nello spirito è la felicità, perché Io spirito ama, la carne vegeta; nello spirito è la vita, perché lo spirito è inesauribile, la carne invecchia e muore. Solo a servizio dello spirito, dunque la carne può acquistare un valore, e solo dominando la carne lo spirito può realizzare tutto il suo valore.

 

 

DOMENICA 25 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA (B)

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MIA MANCHERA'.

 

HANNO DETTO: L'unica saggezza che possiamo sperare di acquistare è la saggezza dell'umiltà. (Thomas Eliot)

SAGGEZZA POPOLARE: Se una cosa entra da un orecchio ed esce dall'altro, è bene fare attenzione: potrebbe non esserci niente in mezzo.

UN ANEDDOTO: Petrarca raccontava un dialogo tra lui e un pazzo. Questi, veduti dei soldati in marcia, aveva chiesto al poeta: «Dove vanno?». «Alla guerra!» aveva risposto il Petrarca. «Ma — osservò il pazzo — questa guerra dovrà pur un bel giorno terminare con la pace, sì o no?». «Certo!», replicò il poeta. «Ma allora — replicò il pazzo — perché non fare subito la pace, prima di cominciare la guerra?». «Io —concludeva malinconicamente il Petrarca — io la penso come quel pazzo!».

PAROLA DI DIO: At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

 

Vangelo Gv 10,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE CONOSCONO ME”.

Forse a noi non piace molto essere paragonati ad un gregge. Tuttavia, l’immagine della pecora, sotto certi aspetti, suggerisce bene la nostra condizione: da soli non ce la facciamo contro il male, siamo spesso privi di orientamento. La pecora si affida d’istinto al pastore perché la difenda e la conduca. Considerarci “pecore” del Buon Pastore non significa perdere la nostra individualità, la nostra chiamata specifica, ma affidarci unicamente a Colui che ci guida, ci cerca, dà la sua vita per la nostra salvezza.

 

 

LUNEDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

O BUON PASTORE, DONACI PASTORI SANTI.

 

HANNO DETTO: Un tempo credevo che per arrivare a Dio fosse necessario salire, ora ho capito che bisogna scendere, scendere nell'umiltà. (Charles De Foucauld)

SAGGEZZA POPOLARE: Il rumore non fa bene. Il bene non fa rumore.

UN ANEDDOTO: Giorgio, ventitré anni, stava morendo di Aids. Sua madre, disperata, mi telefonò:

«Venga a trovarci, venga per favore, siamo rimasti soli, non abbiamo più nessuno». Sono stato accanto a Giorgio, mentre moriva nel grande caseggiato che gli era diventato ostile: tutti gli inquilini, saputo della sua malattia, lo evitavano, facevano finta di non conoscerlo. Prima di morire Giorgio disse: «Muoio due volte. Mi sembra di essere già morto prima. Non è la morte per Aids che mi spaventa e mi fa soffrire. Mi fa soffrire la morte che ho provato dentro di me quando tutti hanno preso le distanze. Allora mi è sembrato già di morire».

PAROLA DI DIO: At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,1-10

 

Vangelo Gv 10,1-10

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlasse loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti, ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA: SE UNO ENTRA ATTRAVERSO DI ME SARA’ SALVATO: ENTRERA’ E USCIRA’ E TROVERA’ PASCOLO”.

Il Vangelo di oggi ritorna su quanto meditavamo ieri a proposito di Gesù buon pastore, e proprio di questa figura ci viene indicata un’altra sottolineatura. Gesù non è solo il buon pastore ma è anche la porta dell’ovile, cioè l’unico mezzo, l’unica strada per ‘entrare e uscire’ cioè per essere suo popolo e poter uscire camminando verso la meta che Dio ci propone. Giustamente, al termine della preghiera Eucaristica, il sacerdote, alzando il pane e il vino consacrati, dice: “Per Cristo, con Cristo, in Cristo…”. Tutto ciò che abbiamo è Lui, viene tramite Lui, si realizza con Lui, perché Lui è in noi. Anche oggi, allora, proprio guardando a Gesù porta di questo ovile, è lecito ricercare alcune caratteristiche per riconoscere i pastori che oggi lo rappresentano. Chiunque si occupi delle pecore deve ‘passare’ attraverso Lui. Il pastore deve essere uno che ha talmente ‘guardato’, amato, imitato Cristo, che sta divenendo una cosa sola con Lui. Diffidiamo di quei pastori che sotto la scusa del servizio all’umanità ci parlano di tutto meno che di Cristo. Davanti a quella porta che è Gesù il pastore, prima di entrare bisogna deporre tutto il superfluo: vanità, ambizioni di carriera, portafoglio, pretese di potere, calcoli: chi va dalle pecore con queste cose non è un buon pastore. “Le pecore conoscono la Sua voce”, il Buon Pastore si fa riconoscere dalla sua voce che non grida (pensate invece come oggi si rischi quasi non riuscire a parlare: si grida solo più), non è uno che con la sua voce impone, ma suggerisce; non è la voce di uno che pretende di sentire sbattere i tacchi, ma quella voce che “trafigge il cuore”. Quanto è distante questa figura di buon pastore da certi mestieranti del religioso, formali, esteriormente impeccabili, dotati di certi sorrisi agghiaccianti, di parole che cadendo dall’alto indicano superiorità, di bocche masticanti formule. Il buon pastore è conosciuto dal suo odore, dalla sua voce, dal suo passo, dal suo stare continuo con le pecore. Il pastore non è quello che fa mille cose anche buone per le pecore, ma che poi, proprio perché preso da queste, non trovi mai, è l’eternamente occupato. Preghiamo per i nostri pastori. Chiediamo a Gesù di aiutarli a diventare meno burocrati della religione, meno ‘affannati a far di tutto’, meno ‘ urlatori di ordini’ e più figura di Cristo, più disponibili per le pecore, più voce incoraggiante.

 

 

MARTEDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA VOCE MI GUIDI SUL GIUSTO CAMMINO.

 

HANNO DETTO: Ci sono certi pulcini che, quando diventano galli, credono che il sole si levi per sentirli cantare. (George Eliot)

SAGGEZZA POPOLARE: Comanda e fai da te: sarai servito come un re.

UN ANEDDOTO: Raoul Follereau e Alberto Schweitzer si incontrarono un giorno a Lambarené. L’apostolo dei lebbrosi chiese al Nobel per la pace: “Dimmi! Quando ti incontrerai con Cristo che cosa gli dirai?”. Schweitzer sapientemente rispose: “Abbasserò la testa per la vergogna. Abbiamo fatto tanto poco!”

PAROLA DI DIO: At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30

 

Vangelo Gv 10,22-30

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE”.

Già abitualmente non sempre è facile riconoscere la voce del Buon Pastore, specialmente nel bailamme delle voci ricorrenti, dove anche una voce conosciuta si presta ad imitazioni, trasposizioni, interferenze, ancora più difficile, a volte è riconoscere la voce di coloro che dovrebbero parlarci a suo nome. Qualche esempio, per capirci: ci sono dei preti-T.V., delle suore patite di squadre di calcio, dei frati cantanti… davanti a loro qualcuno si scandalizza e dice: “Dove andiamo a finire?”, e qualcuno li giustifica dicendo: “E, certo, se si vuole avvicinare i giovani bisogna fare così!”. I preti non portano più la divisa e qualcuno dice: “Lo fanno per comodità, perché hanno paura di dimostrare la propria fede”, e qualcuno dice: “Fanno bene, quel vestito creava solo distacco dalla gente”. Mi chiedo allora: Ma dov’è la novità? Se basta saper ballare per conquistare i giovani, penso che in seminario ci starebbe bene un corso di danza invece di quello di biblica e non è solo per questione di veste il creare o meno distacco dalla gente, è questione di testa da parte del prete!

Gesù lo dice chiaro: Lui è una novità tale che non si può prendere a pezzetti per rattoppare cose vecchie. Il cambiamento deve essere interiore, totale, se no non cambia niente. Non mi scandalizzano né entusiasmano preti ballerini, suore chitarriste, vestiti vecchi o all’ultima moda, messe in latino o messe rock, voglio vedere in trasparenza la novità di Cristo, voglio provare a riconoscere la sua voce. Ho incontrato preti anziani incrostati di abitudini e incapaci di trasmettere gioia (e senza gioia non c’è neanche il Vangelo) e preti anziani con sottanoni magari anche logori e stinti con i quali ti pareva di stare con Gesù stesso e ho incontrato preti giovani rocchettari che come D.J. andavano benissimo, ma pur gridando Gesù Cristo non davano che una bassa immagine di se stessi e della religione, preti che per essere vicini ai giovani avevano imparato a dire le parolacce ma che alla fine sapevano dire solo più quelle e preti che avendo in semplicità rinunciato a tanti orpelli e privilegi riservati al proprio ruolo, lo avevano fatto non per moda ma per scelta evangelica. Nella nostra vita, le novità sono le ultime mode ecclesiastiche o è ancora Gesù Cristo? La voce di Gesù la riconosci dai ‘decibel’ con cui qualche prete cerca di gridarla o di gridare sé stesso o da quello che essa con amore continua a suggerirti, magari sottovoce?

 

 

MERCOLEDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignion de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO MISERICORDIOSO, LENTO ALL'IRA, PIENO DI GRAZIA, PERDONACI!

 

HANNO DETTO: Sappi che ad un'aureola basta cadere di qualche centimetro per trasformarsi in un cappio (Dan Mekinnon)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio comanda di amare tutti, non di piacere a tutti.

UN ANEDDOTO: Prima d’andare a dormire.

Il babbo alla sua bambina:

— Mi vuoi bene?

— Tanto, papà.

— E allora, se mi vuoi bene, dammi un bel bacione.

— Papà, — risponde la bambina, — questa sera proprio no!

— Oh! Questa è bella! E perché questa sera proprio no? Non sono io sempre tuo padre?

— Si — riprende la figlia, — tu sei sempre mio papà, ma questa sera il bacio non te lo posso dare: quest’oggi hai sempre avuto la bocca piena di bestemmie e di parolacce. Quel padre arrossì, abbracciò la sua bambina e non bestemmiò più.

PAROLA DI DIO: At 12,24 – 13,5; Sal 66; Gv 12,44-50

 

Vangelo Gv 12,44-50

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER CONDANNARE IL MONDO MA PER SALVARE IL MONDO”.

Gesù ci mostra il Padre, ma noi spesso, per formazione, per abitudini religiose, abbiamo già in noi un volto di Dio e stentiamo ad accogliere quanto Egli voglia manifestarci. Gesù ci dice che è venuto per salvare non per condannare, che il Padre è buono benevolo con tutti, anche con i peccatori e malvagi, ci racconta parabole dove il Padre accoglie il figlio pentito e va incontro all’altro figlio che fa le bizze. Ma noi abbiamo in mente un Dio giudice, un padrone e allora la paura ci distorce il vero volto di Dio.  Se di Dio ho paura non riesco a cogliere la sua misericordia, cerco di ingraziarmelo, di “comprarmelo” con le buone azioni. Se penso a Dio come ad un Padre che mi cerca per dirmi il suo amore, per darmi la misericordia di suo Figlio, per riempirmi dei doni del suo Spirito, allora sono disponibile davanti alla sua Parola. Essa diventa un dono prezioso, un motivo di cambiamento, un impegno gioioso. Il Dio della paura è quello che non ci lascia vivere, che ci rende meschini e calcolatori, ipocriti e titubanti. Il Dio dell’amore ci rende gioiosi e riconoscenti, amanti della vita e fiduciosi. Preferisco il Dio che mi distrugge, che è irraggiungibile, che se sbaglio mi manda all’inferno o il Dio di Gesù che per dirmi che mi vuol bene ha dato la sua vita per me?

 

 

GIOVEDI’ 29 APRILE: S. CATERINA DA SIENA PATRONA D’ITALIA E D’EUROPA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE MI RIFUGIO, IN TE TROVO CONFORTO.

 

HANNO DETTO: Le stelle non si vergognano a parere lucciole. (Tagore)

SAGGEZZA POPOLARE: È vero che non possiamo “leggere” il nostro futuro, però lo possiamo “scrivere”.

UN ANEDDOTO: Un giorno Naynun trova un foglio di carta, su cui stanno scritti il nome di Leyla e il suo. Egli cancella quello di Leyla, sua amata. — Perché — gli chiedono, — ne conservi uno solo? — E meglio — risponde — se di noi due rimane un solo nome: chi conosce l’amore sa bene che dietro l’amante subito traspare l’amata. — Ma perché — insistono — cancellare il suo nome e non il tuo? Risponde Naynun: — E meglio che sia io stesso in vista e non ciò che è prezioso: e meglio che l’essenza rimanga celata e che appaia solo l’involucro, meglio che io sia il velo dell’amata, che io sia la conchiglia della perla! (Nezami, poeta persiano del XII sec.)

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,5 – 2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE STANCHI E OPPRESSI E IO VI DARO' RISTORO”.

Se mi fermo un momento a guardare alla mia storia e alla storia degli uomini con cui condivido la terra, scopro tante fatiche, tanta oppressione, tante paure, tanta sofferenza. Dentro di me c’è la gioia di vivere, ma ci sono dei momenti in cui la vita diventa pesante, sembra aver perso il suo significato, cade nella monotonia e nella depressione, la precarietà invece di diventare stimolo ingenera paure e anche la fede sembra non dare più conforto. E attorno a me? Quanta sofferenza nel mondo, quante ingiustizie subite, quanti uomini stanchi di dover lottare ogni giorno per trovare un po’ di pane per sé e per la propria famiglia e quanti altri stanchi e delusi dal troppo che hanno che non riempie il loro vuoto interiore, quanti malati (basta pensare a cosa è successo in questa pandemia), quanto dolore apparentemente inutile e senza senso. Da chi andare per trovare conforto, coraggio, forza?

Le filosofie degli uomini hanno tentato qualche risposta, ma le parole e le teorie non riempiono il vuoto e non alleviano le sofferenze; maghi, stregoni di ogni tipo e predicatori vari, annunciano sé stessi e basta avere un minimo di intelligenza per capire che non hanno nessuna risposta vitale. Le cose, il piacere? Riempiono per un momento la tua solitudine, magari ti ubriacano, ma quando ti risvegli hai l’amaro in bocca e stai peggio di prima. Tutta questa massa di dolore, dove troverà il suo senso?

Solo uno può dirci: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò", ed è proprio Gesù. Il Figlio di Dio non ci promette la facile soluzione al problema della sofferenza, non la elimina come se fosse la cosa più cattiva e inutile della terra. Lui l'ha vissuta sulla sua pelle fino in fondo, Lui è nato povero, è stato esule, ha lavorato, è vissuto in un paese che era schiavo dei Romani, è stato tentato, è stato osteggiato da coloro che beneficava, è stato tradito con un bacio e venduto per un pugno di soldi, Lui ha subito ogni sorta di piaghe, Lui è stato inchiodato sul letto della croce, Lui ha gridato come ogni condannato, Lui è morto. Lui può capire ogni uomo. Lui può accogliere ogni nostra sofferenza: sono già tutte sue. Se noi lo accogliamo in Lui troviamo coraggio, senso e forza al nostro agire. Se abbiamo fede in Lui e nelle sue parole addirittura, a nostra volta possiamo diventare capaci di aiutare qualche nostro fratello a portare il suo fardello.

 

 

VENERDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; S. Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, È LA VERA PACE.

 

HANNO DETTO: Il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dall' “io” (Albert Einstein)

SAGGEZZA POPOLARE: Il tempo è come il fiocco di neve: scompare mentre cerchi di decidere cosa farne.

UN ANEDDOTO: Gli Indios uruguaiani credevano che le macchie solari fossero dovute alle ferite che l’astro celeste aveva apportato, quando un inesperto auriga aveva preso le redini del grande carro del Sole e avrebbe condotto tutto a distruzione se non fossero intervenuti gli dèi a rimetterlo sulla giusta strada. Un poeta di Montevideo, Daniel Martinez Vigil, annotava: «Anche l’anima umana splendeva di vero amore, un tempo, con luce verginale, ma vittima di compiacenti debolezze finì per rinchiudere il suo splendore nelle ombrose macchie del peccato. Ora si tratta di ritrovare quello splendore”.

PAROLA DI DIO: At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

 

Vangelo Gv 14,1-6

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Parola del Signore

 

“VADO A PREPARARVI UN POSTO QUANDO SARÒ ANDATO E VI AVRÒ PREPARATO UN POSTO, VERRÒ DI NUOVO E VI PRENDERÒ CON ME, PERCHÉ DOVE SONO IO SIATE ANCHE VOI.”

Chi sceglie di seguire Gesù, può essere certo di essere sulla via giusta. E c’è anche una meta chiara, promessa da Cristo stesso: stare dove è Lui. Oggi Gesù dov’è? È ovunque, ma soprattutto è presente nel povero, nel sofferente. Ma contemporaneamente è anche “una cosa sola con il Padre”. Se noi vogliamo arrivare al “paradiso” dobbiamo cominciare a vedere di incontrare Gesù là dove Egli è oggi. Gesù, promettendoci un “posto” con Dio, non ci illude, non ci aliena dalla realtà, anzi ci mette nella realtà, quella più cruda, quella più povera: è lì che facciamo l’esperienza del Cristo sofferente per arrivare poi a stare per sempre con il Cristo glorioso.

     
     

 

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