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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2021

 

LUNEDI’ 1° MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TI AMO, PERDONA QUESTA FAMIGLIA.

 

HANNO DETTO: In Dio tutto parla di misericordia. Nulla in lui è privo di compassione. (Papa Francesco)

SAGGEZZA POPOLARE: Anche le tartarughe nel loro piccolo, corrono.

UN ANEDDOTO: Un filosofo moderno, buon pensatore, scriveva un giorno ad un suo amico così: vorrei scrivere la tua vita in un bel volume, questo volume però lo vorrei raccogliere in una sola pagina, questa pagina in una sola riga e questa riga in una sola parola. L'amico gli riscontrava: lo puoi. Scrivi così di me: Tu sei niente. Forse aveva ragione. Se il medesimo filosofo dicesse a noi: io vorrei scrivere la vita del cristianesimo in un bel volume, questo volume in una pagina, questa pagina in una riga, questa riga in una sola parola, noi gli risponderemmo dicendo: scrivi "Amore".

PAROLA DI DIO: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

Vangelo Lc 6,36-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore

 

“SIATE MISERICORDIOSI, COME IL PADRE VOSTRO È MISERICORDIOSO.”

Il Padre è misericordia. Così ce lo presenta Gesù. Questo ci riempie il cuore di gioia, di speranza e anche di impegno perché proprio guardando a Lui anche noi dobbiamo essere misericordiosi. Ma come la mettiamo con certe pagine dell'Antico Testamento dove spesso ha la prevalenza un Dio geloso, sempre pronto a punire addirittura nei figli le colpe dei padri, o con certe pagine del Nuovo Testamento dove Gesù afferma che il Padre punirà certi peccatori tra fiamme, pianti e stridori di denti?

Non dobbiamo dimenticarci che la misericordia non prevede l'ingiustizia. Il male ha le sue conseguenze. Se ti converti davvero, chiedi perdono, poni gesti che manifestino il tuo disgusto per quanto commesso e la volontà in qualche modo di riparare, riceverai tutta la misericordia di Dio. Lui ti perdona perché ti ama, perché desidera la tua felicità. Ma se tu continui sulla strada dell'egoismo e della ingiustizia, dimostri che della misericordia di Dio in realtà non ti importa e allora Lui, con dispiacere, accetta la tua scelta e ti lascia andare a convivere con il male che tu hai scelto.

 

 

MARTEDI’ 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA TUA SAPIENZA PER SAPER DISCERNERE IL VERO E IL BENE.

 

HANNO DETTO: Non cercate azioni spettacolari! Ciò che conta è che diate qualcosa di voi stessi, ciò che conta è il grado di compassione che mettete nei vostri gesti. (Santa Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Se ciascuno dà un filo, i poveri avranno una camicia. (Proverbio Russo)

UN ANEDDOTO: C'era una volta uno Zar il quale, sospettando che la moglie gli fosse stata infedele, diede ordine di rinchiuderla in un barile insieme all'unico figlio, un bambino di pochi anni. Poi fece sigillare il barile e lo gettò in mare. Il barile galleggiò sulle acque per molto, molto tempo. Intanto il piccolo continuava a crescere e infine fu costretto a rannicchiarsi in quella prigione finché disse alla madre: “Non posso più resistere così. Lascia che distenda le membra e conosca finalmente la libertà” “Figlio mio, potrebbe essere pericoloso per noi!” Il ragazzo indugiò un momento e poi esclamò: “E' meglio alzarsi in piedi almeno una volta e conoscere la libertà anche a costo di morire. (Leggenda Russa)

PAROLA DI DIO: Is 1, 10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSÈ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI.”

Gesù in questo brano mette in evidenza due errori in cui possono incorrere soprattutto i religiosi, coloro che vogliono vivere e testimoniare la propria fede. Il primo errore è quello di usare della religione e della religiosità a proprio beneficio: farsi vedere, puri, osservanti, moralmente ineccepibili ma poi usare metodi diversi per giudicare sé stessi e il prossimo. Ma c'è anche un altro modo subdolo di sfruttamento del religioso ed è quello di esasperare la religiosità, renderla inaccessibile, sfruttarla per creare inutili sensi di colpa... Qualche esempio proprio dalle parole di Gesù: “non chiamate nessuno padre sulla terra”, ed ecco il solito religioso esasperato che porta a non tener conto dei propri doveri familiari. “E non fatevi chiamare guide perché uno solo è la vostra guida”: verissimo, ma non deve assolutamente portarci a credere che in fatto di religione non possiamo essere aiutati da altri e che per l'unità dei cristiani sia necessaria anche una guida umana.  Farsi servi è ottima cosa ma non deve portarci a perdere il nostro ruolo e il nostro compito. Insomma, tutto può concorrere al bene ma nulla di esasperato in un modo o nell'altro contribuisce ad una vera crescita del credente.

 

 

MERCOLEDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE NESSUNA SOFFERENZA DELL'UOMO VADA PERSA.

 

HANNO DETTO: Non c'è nessun motivo di odiare il prossimo se poi io e lui dobbiamo morire! È meglio passare il poco tempo che ci resta a farci carezze. (Gianni Vattimo)

SAGGEZZA POPOLARE: Il latte della pecora nera è bianco come il latte della pecora bianca.

UN ANEDDOTO: In quella sera d'agosto, la lucciola era inquieta. Sospirando, volgeva gli occhietti al cielo stellato e si sentiva ingannata e fuori posto. Di certo una cattiva sorte l'aveva precipitata giù a terra. Finalmente prese il coraggio a due ali e partì di slancio. Mentre si innalzava, però, in quella silenziosa e buia immensità, il fiato le mancava, il cuore le pulsava ansioso e un nodo le serrava la gola. A un certo punto sentì venir meno le sue forze prima di ricadere. Si ridestò in un calore strano per scoprirsi più viva e lucente nella mano di un bambino. “Mamma, guarda, una stella”. La lucciola chiuse gli occhi, beata, lasciando che il suo cuore rifulgesse di luce in quel tenero, piccolo cielo.

PAROLA DI DIO: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

Vangelo Mt 20,17-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO SARA’ CONSEGNATO AI SOMMI SACERDOTI E AGLI SCRIBI CHE LO CONDANNERANNO A MORTE E LO CONSEGNERANNO AI PAGANI PERCHE’ SIA SCHERNITO E FLAGELLATO E CROCIFISSO E IL TERZO GIORNO RISORGERA'”.

Signore, dopo tutti questi anni in cui mi hai ricolmato di tanti doni, in cui ho avuto per compagna la tua parola, in cui ho pensato, meditato, predicato, scritto anche tanto sulla sofferenza, in sincerità, con molto sconforto, ti dico: non ho capito la sofferenza. Se già mi è difficile capire la morte che pure ha una sorte di giustizia nei confronti dell’uomo, non capisco il soffrire. Non capisco la sofferenza di una donna che da circa sessant’anni è bloccata nel suo agire ed ogni piccolo movimento è per lei causa di enormi sofferenze, non capisco le interminabili agonie, mi fanno star male le tante piaghe che scopro nei corpi dei miei fratelli e delle mie sorelle, mi fa male, già adesso, pensare alle eventuali sofferenze mie, mi fa male, e, scusami, capisco poco anche la tua sofferenza: perché proprio la croce per dire: “Ti amo, ti salvo”?

Provo a mettermi in ascolto per sentire la tua voce e spero sia proprio la tua: “Non rimanere turbato se non capisci la sofferenza. Non saresti tutto a posto se la amassi per sé stessa e non renderesti neanche testimonianza a Dio ma lo faresti diventare complice del male del mondo. La sofferenza c’è, è una conseguenza di quel male profondo che è l’orgoglio dell’uomo che è penetrato nella natura. Ma come avrei potuto farvi capire il mio amore, l’amore del Padre?

Certo, sono Dio, bastava una mia parola per far cessare ogni sofferenza, ma allora, la tua libertà dove finiva?

Potevo parlare, quando sono venuto sulla terra, invece di soffrire, ma pensi che mi avrebbero creduto?

Basta leggere le pagine della mia storia nel Vangelo per capire che la gente cercava un dio comodo, secondo i suoi interessi. Altri pensavano di essere già possessori di Dio quindi non si interessavano a me, per altri ero ancora un fenomeno da baraccone. Come far vedere l’amore di Dio?

Offrendo tutto, trasformando la brutta sofferenza in amore, cambiando l’odio e l’egoismo che mi uccideva in grazia, facendo capire che anche il nero delle vostre sofferenze può diventare fede, amore, grazia. Certo non è facile. Prima di accettarlo la mia umanità si è ribellata, ho sudato sangue. Continua pure a non avere risposte troppo sicure e a balbettare davanti alla sofferenza, abbi pudore davanti ad essa, abbi solidarietà con chi soffre ma, ti supplico, non perdere tutto quello che nella sofferenza c’è d’amore.”

 

 

GIOVEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI USARE BENE DI CIO' CHE CI È DATO.

 

HANNO DETTO: L'uomo che pensa solo a fare ciò che gli è richiesto, è uno schiavo. Nel momento stesso in cui fa qualcosa di più, è un uomo libero. (Robertson)

SAGGEZZA POPOLARE: Il passero ubriaco trova amare perfino le ciliegie.

UN ANEDDOTO: Un uomo aveva tre figli coi quali divise la sua eredità. Avanzò per sé una gemma preziosa da destinarsi a quello dei tre figli che avrà compiuta la più grande e più magnanima azione entro un anno. Andarono i fratelli e ritornarono dopo un anno.

E il primogenito si presenta a suo padre e gli dice: «Io ho incontrato un forestiero che mi ha affidato tutti i suoi averi. Al suo ritorno io gli consegnai ogni cosa e nessuna garanzia egli aveva fuorché la mia parola». E il padre: «Hai fatto bene, ma la tua opera è giustizia e non generosa azione».

Il secondo invece dice: «Padre, io un giorno ritornavo a casa lungo un fiume rigonfio di acqua e, vedendo un bimbo caduto nell'acqua che stava per annegare, mi buttai nel fiume e lo trassi in salvo». «Tu sei degno di lode - rispose - ma la tua azione si deve chiamare umanità e non è la più perfetta». Il terzogenito si fece innanzi e disse: «Padre, io trovai lungo la strada il mio mortale nemico addormentato sull'orlo di un precipizio; solo che un poco si fosse mosso nel sonno, sarebbe precipitato e avrebbe trovata la sua morte. Io mi accostai a lui, cautamente, lo svegliai perché badasse a salvare la sua vita». «Figliol mio - disse il padre, abbracciandolo - tu hai veramente compiuta la più bella azione, il diamante tocca a te».

PAROLA DI DIO: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16,19-31

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO…. UN POVERO, DI NOME LAZZARO, STAVA ALLA SUA PORTA”.

La parabola del ricco e di Lazzaro volutamente gioca sul contrasto tra ricco e povero, ma non è lontana dalla realtà sia del tempo di Gesù che maggiormente del nostro tempo: lo squilibrio tra ricchi e poveri è abissale e umanamente non solo incolmabile ma destinato a crescere in definitivamente. Finché saranno i ricchi a decidere le sorti del mondo, saranno sempre talmente miopi, perché egoisti, da non trovare una soluzione non dico giusta, ma almeno vivibile. Ma è anche vero che probabilmente se fossero i poveri a comandare avrebbero la stressa miopia ed egoismo dei ricchi espressa in modi diversi. Scopriamo allora che occorrono poveri diversi, quelli che il Vangelo chiama Beati per dare il cambiamento dei valori. Il povero evangelico, infatti non ama la povertà per la povertà, ma conosce il valore delle cose di cui non diventa mai schiavo. È uno che sa gustare le cose, tutte le cose, specialmente le piccole cose ma che le usa a favore di tutti. Con questi poveri è possibile ipotizzare una più armoniosa e giusta convivenza umana. Ma. Come sempre, il Vangelo non parte dagli altri ma da me, sono io che posso e devo fare queste scelte evangeliche di semplicità, di condivisione gioiosa.

 

 

VENERDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI IL FIGLIO DI DIO.

 

HANNO DETTO: Nell'uomo vi sono più cose da ammirare che da disprezzare. (Albert Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: Se non riesci a sollevare il tavolo, non è che il tavolo è troppo pesante, ma sei tu che sei troppo debole. (proverbio Buddista)

UN ANEDDOTO: Papa Francesco, Udienza Generale del 26 ottobre 2016

Alcuni giorni fa, è successa una storia piccolina, di città. C'era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: "Ma, lei cerca qualcosa?". Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: "Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa". E la signora pensò: "Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?". E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l'autista del taxi quasi non voleva che salisse, ma alla fine l'ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po' della sua storia di rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest'uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all'inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: "No, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore".

PAROLA DI DIO: Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45-46

 

Vangelo Mt 21,33-43.45-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo, ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“DA ULTIMO MANDÒ LORO IL PROPRIO FIGLIO, DICENDO: AVRANNO RISPETTO DI MIO FIGLIO”.

Il padrone di questa parabola le ha proprio tentate tutte con quei vignaioli, ha persino sopportato i suoi servi bastonati. Si potrebbe dire che è un terribile ottimista sulla natura umana. E manda suo figlio. Dio le ha tentate tutte con l’uomo: gli ha dato intelligenza e libertà e l’uomo ha usato la libertà per rivoltarsi contro di Lui; gli ha dato la creazione e l’uomo la sta distruggendo; gli ha parlato attraverso patriarchi e profeti e l’uomo, sordo, ha fatto tacere queste voci fastidiose: “Manderò Gesù”. E gli uomini: “Costui è l’erede, venite, uccidiamolo ed avremo noi l’eredità. E ancora oggi per molti è così: “Aboliamo Dio, facciamo finta che non ci sia e faremo i nostri comodi; tacitiamo la voce di Gesù e di chi ci parla di Lui e cerchiamo la felicità nelle cose”. E Gesù continua ad essere preso e cacciato fuori della vigna e crocifisso. A coloro che “lo accolsero, però, diede il potere di diventare figli di Dio”.

 

 

SABATO 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

PIETA' DI NOI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: La gente si ammazza da sé quando viene uccisa la ragione di vivere. (Delbrel Madeleine)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bue troppo grasso non tira l'aratro.

UN ANEDDOTO: Monaci Zen, quando desiderano meditare, siedono davanti ad una roccia e dicono: "Ora aspetterò che questa roccia cresca un po’". Dice il maestro: "Ogni cosa intorno a noi è in continuo cambiamento. Ogni giorno, il sole splende su un nuovo mondo. Ciò che chiamiamo routine è piena di nuovi propositi e opportunità. Ma noi non percepiamo che ogni giorno è differente dagli altri. Oggi, da qualche parte, un tesoro ti aspetta. Può essere un breve sorriso, può essere una grande vittoria - non importa. Niente è noioso, perché tutto cambia costantemente. Il tedio non fa parte del mondo. Il poeta T. S. Eliot scrisse: 'Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come se fosse la prima volta".

PAROLA DI DIO: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

POCHI GIORNI DOPO, IL FIGLIO PIÙ GIOVANE, RACCOLTE TUTTE LE SUE COSE, PARTÌ PER UN PAESE LONTANO E LÀ SPERPERÒ IL SUO PATRIMONIO VIVENDO IN MODO DISSOLUTO”.

Forse noi non siamo mai andati lontano da casa come il figliol prodigo della parabola, ma se ci pensiamo bene, e probabile che abbiamo anche noi sperperato tante ricchezze: il tempo, la Capacità, i talenti, le infinite occasioni di bene. lì nostro peccato più continuato è quello di omissione, quello di non vivere a fondo il nostro impegno di uomini e di credenti. Il passare del tempo, spesso ci fa tristezza e non solo per l’accumularsi di anni, ma ancor più per il rimpianto delle cose non fatte, delle occasioni mancate. Umanamente non è rimedio per il tempo perduto, per le ricchezze sperperate, ma la parabola parla di festa per chi, come il prodigo, ritorna povero e lacero alla casa di origine: è un ritorno alla vita, Il rimpianto umano è sempre difficile da cancellare; può essere però compensato da una rinnovata intensità nel vivere. Ci si può ancora rivestire dell’abito da festa: festa di un amore ritrovato, di una fede riscoperta, di una vita che ha trovato finalmente il suo senso. Solo la sapienza e l’amore del Padre possono compiere il miracolo di ridar vita al tempo perduto.

 

 

DOMENICA 7 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO È GRATUITO IN TE, SIGNORE, PERCHE' TU SEI DONO.

 

HANNO DETTO: Se devo chiudere gli occhi senza sapere da dove vengo e dove vado, non valeva la pena che li aprissi. (Indro Montanelli)

SAGGEZZA POPOLARE: Si invecchia a qualunque età, anche a sedici anni: basta arrendersi.

UN ANEDDOTO: Santa Teresa d'Avila dice: «Ricorda: il Signore invitò tutti noi, e - dal momento che Egli è pura verità - non possiamo dubitare del suo invito. Egli disse: "Vengano a me tutti coloro che sono assetati, ed Io gli darò da bere". Se l'invito non fosse stato per ciascuno di noi, il Signore avrebbe detto: "Vengano a me tutti quelli che lo desiderano, perché non avete niente da perdere. Ma darò da bere solo a coloro che sono preparati". Egli non impone condizioni. È sufficiente camminare e desiderare, e tutti riceveranno l'Acqua della Vita del Suo Amore».

PAROLA DI DIO: Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

 

Vangelo Gv 2,13-25

Dal vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli, infatti conosceva quello che c’è nell’uomo. Parola del Signore

 

“EGLI, INFATTI CONOSCEVA QUELLO CHE C’È NELL’UOMO.”

È ovvio il ragionamento di San Giovanni: se Gesù è Dio, conosce tutto, anche quello che c'è nel cuore di ogni uomo. Poi dice che proprio per questo non si fidava di quelli che avevano deciso di credere nel suo nome... Eppure, nonostante questo Gesù accetta di sacrificarsi e di dare la sua vita. Solo un pazzo o un innamorato pazzo possono arrivare a questo! E Gesù non è l'eroe pazzo: suderà sangue nell'orto degli ulivi. Allora è innamorato di me, di noi, peccatori: sintetizza san Paolo: “Morì mentre noi eravamo peccatori”. Non è andato a morire per i 'buonini', ma per me che l'ho tradito, l'ho abbandonato, non ho vissuto il suo messaggio. E questo se da una parte mi riempie di vergogna, dall'altra mi libera, mi conquista: non c'è davvero nessun male, nessun peccato che può separarmi dal suo amore. Come non c'è nessun merito da parte mia nel salvarmi se non la riconoscenza infinita per il dono ricevuto.

 

 

LUNEDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio.

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE.

 

HANNO DETTO: La confusione in cui si trovano gli uomini deriva dal fatto che essi, la sera, non sanno perché il mattino si sono alzati e perché domani ricominceranno. (Paul Ricoeur)

SAGGEZZA POPOLARE: Nel giardino crescono più cose di quante ne semini il giardiniere. (Proverbio Spagnolo)

UN ANEDDOTO: Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. "Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. "Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri".

PAROLA DI DIO: 2Re 5,1-15a; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4,24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nazareth:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“NESSUN PROFETA È BENE ACCETTO IN PATRIA”.

Gesù, utilizzando questo proverbio della saggezza popolare, lo applica a sé stesso ed anche a noi. A Nazaret, i suoi concittadini pretendono di conoscerlo perché conoscono la sua famiglia, perché sono cresciuti con Lui e quindi non vogliono accettare che “uno di loro” sia “diverso da loro”; quindi, proprio i più vicini, i più fortunati ad aver potuto condividere l’umanità di Gesù, sono coloro che non accolgono la sua divinità. Chi più ha avuto la possibilità di conoscere, frequentare Gesù corre il rischio, se si fida solo di sé stesso, di non saperlo più riconoscere e quindi di rinnegarlo. Non è forse vero che spesso, proprio noi cristiani, battezzati, magari anche frequentatori di Chiesa, poi viviamo come se Dio non esistesse, come se quello che Gesù ha detto vada bene solo in chiesa e non entri nella nostra vita? E poi ancora: andiamo spesso a cercare “profeti” e santoni lontano, quando avremmo la possibilità di incontrare Gesù e i suoi profeti veri proprio vicino a noi, magari anche nella nostra stessa famiglia o nella nostra comunità parrocchiale.

 

 

MARTEDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDO A TE, SIGNORE E NON POSSO NON PERDONARE.

 

HANNO DETTO: Siamo tutti pellegrini che percorrono la stessa via... Qualcuno, però, ha una mappa più dettagliata. (Nelson De Mille)

SAGGEZZA POPOLARE: Anche un maiale cieco trova una ghianda ogni tanto (Proverbio Russo)

UN ANEDDOTO: In un bar in un paese remoto della Spagna, vicino alla città di Olite, c'è un'insegna messa dal proprietario: "Non appena arrivavo a trovare tutte le risposte, tutte le domande cambiavano". Dice il maestro: "Siamo sempre preoccupati nel dare risposte. Sentiamo che le risposte sono importanti per capire il significato della vita. È molto più importante vivere pienamente, e permettere che il tempo ci riveli i segreti della nostra esistenza. Se ci preoccupiamo troppo col dare un senso alla vita, preveniamo la natura dal suo agire, e diventiamo incapaci di leggere i segnali di Dio".

PAROLA DI DIO: Dn 3, 25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

“FINO A 70 VOLTE 7”

Tasto dolente quello del perdono dei torti subiti. Proprio di fronte al perdono comprendiamo quanto noi siamo umani e quanto Dio ci sovrasti. Pietro, generoso, si presenta a Gesù con una proposta che supera la perfezione giudaica di perdonare sino a tre volte lo stesso peccato. Ma la sua generosità e insufficiente rispetto alla larghezza di Dio: 70 volte 7, un gioco di simbolismi numerici ebraici che dice "sempre, senza eccezioni". Se questo ci può spaventare ripartiamo da noi stessi, dalla nostra posizione di peccato di fronte a Dio: nella parabola 10.000 talenti contro i 100 denari del debito del nostro fratello. Sono numeri umanamente sproporzionati perché ci vogliono 60.000.000 di denari per arrivare a 10.000 talenti e il re Erode allora aveva una rendita di 900 talenti annui. Il nostro errore è che partiamo sempre dalla sofferenza che sopportiamo noi e non calcoliamo mai la sofferenza che infliggiamo agli altri, perché per noi abbiamo sempre mille scusanti. Invece Gesù, per pagare quei 10.000 talenti al nostro posto non ha fatto calcoli, anzi ha esagerato perché ha inchiodato la sua vita divina su una croce. Ogni mattina dovremo firmare una cambiale in bianco nei confronti di ogni prossimo: anche con 70 volte 7 non estingueremo mai il nostro debito d'amore.

 

 

MERCOLEDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

CAMBIA, SIGNORE, IL CUORE DI PIETRA IN UN CUORE DI CARNE CAPACE DI AMARE.

 

HANNO DETTO: La peggior disgrazia che ci possa capitare è di non essere utili a nessuno. (Raul Follereau)

SAGGEZZA POPOLARE: La pecora che bela, perde il boccone. (proverbio piemontese)

UN ANEDDOTO: C'era una volta un ragazzo che viveva in un piccolo villaggio sulle montagne e ogni mattina conduceva al pascolo il suo gregge di capre. Un mattino, mentre era su un sentiero nuovo in una valle stretta, gli sembrò di udire rumore di passi e belati di altri animali. Il ragazzo pensò che ci dovesse essere nelle vicinanze un pastore come lui e ne fu felice: gli sarebbe tanto piaciuto avere un amico. Facendo imbuto con le mani davanti alla bocca, gridò: «Chi è là?». Udì una voce che gli rispondeva: «Chi è là? Chi è là? Chi è là?». Le grida venivano da più parti. C'erano tanti pastori sulla montagna? Allora gridò più forte: «Fatevi vedere!». Le voci risposero: «fatevi vedere! Fatevi vedere! Fatevi vedere!». Ma non apparve nessuno. Il ragazzo gridò ancora: «Perché non venite fuori?». Da tutte le direzioni le voci risposero «Venite fuori! Venite fuori!». Il giovane pastore pensò che volessero prenderlo in giro e si rattristò. Allora urlò in tono arrabbiato: «Chi fa così è proprio scemo!». Per tutta la montagna rimbombò: «Scemo! Scemo! Scemo!». Allora il povero pastore tornò in fretta al villaggio. Ora aveva paura a tornare sulla montagna: magari quei pastori avrebbe potuto tendergli un tranello e fargli del male! Il giorno dopo la madre gli chiese: «Che cos'hai, figlio mio? Perché non vuoi portare le capre al pascolo?». Il ragazzo le raccontò tutto. La madre comprese che non c'era nessuno sulla montagna, soltanto l'eco rimandava al ragazzo le parole che lui stesso aveva gridato. «Non ti preoccupare, figlio mio», gli disse «Quei pastori non ti vogliono fare alcun male. Hanno solo paura di te e vorrebbero amici. Domani, quando sarai tra le rocce, augura loro il buongiorno e aggiungi qualche frase amichevole! Sono sicura che te la ricambieranno». Il giorno dopo, quando raggiunse la gola tra i monti, il ragazzo inspirò profondamente e gridò: «Buongiorno!». L'eco rispose: «Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!». Rassicurato, il giovane gridò ancora: «Vorrei essere vostro amico!». L'eco rimbalzo tra le rocce: «Amico! Amico! Amico!».

PAROLA DI DIO: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5,17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi, dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI; NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO.

Presso gli ebrei il rispetto del sabato, il giorno consacrato al Signore, era in origine un fatto gioioso, ma troppi rabbini insistettero nell’accumulare ingiunzioni sul modo esatto di osservarlo, il tipo di attività permesse, finché ci fu chi non osava neppure muoversi di sabato per paura di trasgredire a qualche regola. Baal Shem, figlio di Eliezer, meditava spesso su questo problema. Una notte fece un sogno. Un angelo lo portò in cielo e gli mostrò due troni collocati molto più in alto degli altri. “A chi sono destinati?”, domandò. “Per te”, fu la risposta, “se farai uso della tua intelligenza, e per un uomo di cui ora ti verrà consegnato il nome e l’indirizzo. Poi fu condotto nel più profondo dell’inferno e gli furono mostrati due sedili vuoti. “Per, chi sono stati preparati?” domandò. “Per te”, fu la risposta, “se non farai uso della tua intelligenza, e per un uomo di cui ora ti verrà consegnato il nome e l’indirizzo. Nel suo sogno Baal Shem fece visita all’uomo che sarebbe stato suo compagno in paradiso. Lo trovò che viveva fra i gentili, del tutto ignaro dei costumi ebraici e al sabato preparava un banchetto in cui c’era molta allegria e a cui erano invitati tutti i gentili suoi vicini. Quando Baal Shem gli chiese perché dava quel banchetto, l’uomo rispose: “Mi ricordo che durante la mia infanzia i miei genitori mi insegnavano che il sabato era un giorno di riposo e di gioia; perciò, tutti i sabati mia madre preparava i cibi più succulenti e durante il pranzo cantavamo, ballavamo e facevamo festa. Anch’io oggi faccio lo stesso. Baal Shem cercò di istruire l’uomo sugli usi della sua religione, poiché egli era un ebreo ma evidentemente ignorava le norme rabbiniche. Ma restò ammutolito quando si accorse che la gioia di quella persona nel giorno di sabato sarebbe stata sciupata se fosse stato reso edotto delle sue mancanze. Baal Shem, sempre in sogno, si recò poi a casa del suo compagno all’inferno, rigidamente osservante della Legge, sempre preoccupato che la sua condotta fosse corretta. Il poveretto trascorreva ogni sabato in tensione per lo scrupolo, come se stesse seduto sui carboni ardenti. Quando Baal Shem provò a rimproverarlo perché era troppo schiavo della Legge, gli fu tolta la facoltà di parlare, poiché si rese conto che l’uomo non avrebbe mai capito che l’osservanza delle norme religiose poteva trarlo in errore. Grazie a queste rivelazioni ricevute in sogno, Baal Shem Tov creò un nuovo modello di obbedienza, secondo cui Dio è venerato nella gioia che nasce dal cuore.

 

 

GIOVEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI SEMPRE CON ME, MA IO DOVE SONO?

 

HANNO DETTO: Quando si ama non ci si domanda se ciò abbia senso, il senso è l'amore. (Luise Rinset)

SAGGEZZA POPOLARE: Un bastone storto può far camminare diritto.

UN ANEDDOTO: Tanto, tanto tempo fa, in una terra lontana, viveva un fabbro di spade, conosciuto in tutto il mondo per la sua sublime capacità di forgiare il ferro e trasformarlo in spade eleganti e letali. Un giorno, il racconto dell'incredibile abilità del fabbro di spade giunse a corte, ed il Re, affascinato da questa storia, volle incontrare quanto prima un suddito tanto dotato. I cavalieri del Re iniziarono a cercare il fabbro di spade in lungo ed in largo, setacciando l'intero regno, finché non lo trovarono in un piccolo villaggio vicino alle montagne. Di fronte all'invito del Re, il fabbro di spade non poté fare altro che accettare e, salutata la propria famiglia, seguì i cavalieri a corte. Durante il loro primo incontro, il Re fu subito affascinato dall'umiltà e dalla gentilezza del fabbro di spade e decise di ricambiarla con altrettanta cortesia. Dopo una breve chiacchierata, il Re fece al fabbro di spade la domanda che poneva a tutti i grandi maestri ed esperti della sua corte: "Fabbro di spade, dimmi, qual è il tuo segreto? Come riesci a forgiare spade tanto belle?" Il fabbro di spade, per nulla intimorito, rispose al proprio Re con reverenza, ma fermezza: "Sire, non esiste alcun segreto". Il Re sembrava perplesso, ma lasciò continuare il suo ospite. "Fin da quando ero bambino ho avuto l'opportunità di osservare, prima mio nonno e poi mio padre, lavorare il ferro." Come catturato dall'estasi dei ricordi il fabbro di spade continuò il suo racconto. "Ben presto mi innamorai di questa arte che forgia elementi tanto potenti della natura: il ferro, il fuoco e l'acqua. Vedere nascere spade così eleganti dal ferro grezzo non solo affascinò la mia mente, ma catturò anche il mio cuore. Fu allora che, ancora bambino, decisi che sarei diventato il più grande fabbro di spade del mondo." Il Re e tutta la corte continuarono ad ascoltare in silenzio l'umile artigiano. "Crescendo, lessi tutti i libri che furono scritti sull'arte della fabbricazione della spada ed imparai ogni tecnica sulla lavorazione del ferro. Non solo. Se un libro non conteneva la parola ‘spada', se una discussione non trattava della lavorazione del ferro, ed in generale, se un'attività non aveva nulla a che fare con le spade, semplicemente non sprecavo il mio tempo con essa. Credo che sia questo il segreto della mia eccellenza, Maestà."

PAROLA DI DIO: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo Lc 11,14-23

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore

 

“CHI NON È NON ME, È CONTRO DI ME, E CHI NON RACCOGLIE CON ME DISPERDE”.

Con Gesù non esistono le mezze misure: o con Lui totalmente, o contro di Lui. Non è possibile essere cristiani solo quando conviene, solo quando siamo in chiesa, solo quando le cose sono facili e vanno bene. Gesù non è un sonnifero per addormentarci in facili speranze di aldilà, né un calmante per darci ragioni del mistero e del dolore. Non si può essere con Lui la domenica e il lunedì con il denaro. Tutto questo può sembrare intransigenza. Ma vediamolo dal lato giusto: è AMORE. Amore di Dio per noi che vuoi vederci totalmente realizzati in Lui, e amore nostro per Dio: non posso dire di amare una persona se poi mi ricordo di lei solo quando mi fa comodo.

 

 

VENERDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

SE TU PER PRIMO MI AMI, COME POSSO NON AMARTI IO?

 

HANNO DETTO: Se c'è una persona soltanto a cui puoi dire: “buongiorno!”, hai già un motivo valido per sopravvivere. (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi piange su tutto e su tutti, finisce per perdere gli occhi. (Proverbio Persiano)

UN ANEDDOTO: È come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati e così egli appare davanti al re; ha forse bisogno di dire cosa desidera? Così sta il fedele davanti a Dio, egli stesso è una preghiera.

PAROLA DI DIO: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12,28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“AMERAI IL SIGNORE... E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”.

In molti programmi televisivi e sui giornali si parla dell’amore, cercando di sviscerarne (ciascuno secondo le proprie prospettive e soprattutto secondo i propri interessi) tutti gli aspetti e dando suggerimenti e consigli per ogni situazione. Il guaio più grosso in queste “chiacchiere” che si fa una gran confusione su questa parola: o la si confonde con l’aspetto fisico e la si riduce a qualcosa che si sente dentro, che ci rende felici, appagati, sicuri. Raramente si interpreta l’amore come un qualcosa che si fa per gli altri, per il nostro prossimo, anche quando ciò non ci procura una soddisfazione o un piacere immediati. L’appello biblico all’amore non è un appello rivolto principalmente ai sentimenti, ma alla volontà. La volontà, non sempre facile né automatica, di procurare il bene del nostro prossimo nello Stesso e identico modo in cui lo desideriamo per noi stessi.

 

 

SABATO 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

DALLA FALSITA', LIBERACI O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Chiunque crede che la sua vita sia priva di significato, non soltanto è infelice: è addirittura incapace di vivere. (Albert Einstein)

SAGGEZZA POPOLARE: I virtuosi camminano, i sapienti corrono, gli innamorati volano. (Proverbio medievale)

UN ANEDDOTO: Tempo fa, sul far della sera di un sabato qualunque, in una bella e profumata giornata primaverile, stavo innaffiando l'erba e i fiori del piccolo giardino che adorna la nostra casa, assorto nei lieti pensieri del dolce far niente. Davanti al cancello, all'improvviso, appare la figura di una ragazzina. Chiaramente una Rom, una zingara: il suo volto ed il suo cencioso abbigliamento non lasciavano certo spazio a dubbi in tal senso. Con un italiano piuttosto stentato mi chiama e mi dice: "Dio ti benedica te e tua famiglia, mi dai pane vecchio per mangiare?" Le rispondo: "Dove abiti?" (curioso, vero? Quando Dio ci parla, capita spesso che di primo acchito cambiamo discorso)."Là, vicino fiume Mella". "E di cosa vivi?" "Quello che mi danno". "Non vai a scuola?". "No, mai andata". "E i tuoi genitori cosa dicono?" "Padre non so, non vedo da tanto, lui carcere; madre dice: andare prendere qualcosa da mangiare. Mi dai pane vecchio?" "Sì, certo, scusa, volevi del pane vecchio. Ho quello fresco, buono, di oggi, vado dentro a prenderti quello", le dico mentre mi giro e faccio per entrare in casa. "Buono hai già dato". Sono rimasto impietrito, come fulminato. Mi sono rigirato lentamente e l'ho guardata: stava sorridendo. Non so, non ho mai voluto pensare che quella frase fosse stata solo il frutto di un malriuscito tentativo di traduzione dal rumeno all'italiano di chissà quale espressione. Nemmeno che quel suo sorriso fosse solo un modo, forse l'unico che conosceva, per dirmi la sua gioia nel vedere che il pane glielo avrei dato davvero. No. Ho pensato che quel parlare con lei, ascoltarla, sorriderle, fosse per lei, davvero, come spezzare insieme del pane fresco, del pane buono. "Me l'hai già dato, il pane buono: mi hai accolto, mi hai parlato, mi hai sorriso. Non ti sei girato dall'altra parte, non mi hai ignorato, né schernito, né evitato, né maltrattato, né violentato. Mi hai parlato".

PAROLA DI DIO: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18,9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

IL FARISEO PREGAVA COSÌ: “O DIO, TI RINGRAZIO CHE NON SONO COME GLI ALTRI UOMINI, LADRI, INGIUSTI, ADULTERI E NEPPURE COME QUESTO PUBBLICANO”

Una preghiera iniziata bene, quella del fariseo, ma finita male. Una preghiera che rispecchia la vita di quest’uomo, una preghiera che non è neppure una preghiera perché alla fine dimostra quello che è: un parlare con sé stesso e con la propria vanagloria. E qui mi esamino. La mia preghiera come una serie di formule per tenersi buono Dio? Un parlare con me stesso? E io come sono? Mi ritengo giusto al punto di voler giudicare gli altri con il metro della mia giustizia? La preghiera vera non è abbindolarsi con le parole ma è portare la propria realtà davanti a Dio e la nostra realtà è miseria e povertà davanti ad un Dio misericordia e amore, è riconoscere che ogni giudizio spetta a Lui e non a noi, è affidarsi fiduciosi alla volontà del Padre, è ripartire dalla preghiera confortati dal perdono e dall’aiuto di Dio per cercare di realizzare ciò per cui si è pregato.

 

 

DOMENICA 14 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

NOI GUARDIAMO A TE, SIGNORE: TU CI SALVI.

 

HANNO DETTO: Non c'è cosa più amara dell'alba di un giorno in cui nulla accadrà. Non c'è cosa più amara dell'inutilità. (Cesare Pavese)

SAGGEZZA POPOLARE: Dove entra il bere, esce il sapere. (proverbio italiano)

UN ANEDDOTO: Racconto breve di Kociss Fava

Sognai che non ero più. Avendo concluso i miei giorni su questa terra, mi trovavo tra le soffici nubi del cielo. Appena gli occhi si furono abituati alla luce accecante e bianchissima, vidi una lunga fila di persone davanti a me. Me l'aspettavo: tutti in coda, anche in attesa del giudizio!

Man mano che avanzavo, cominciai a intravedere una figura barbuta. L'espressione era mite, eppure le rughe che solcavano l'ampia fronte, gli conferivano un aspetto autoritario. Appese alla candida tunica un mazzo di grosse chiavi dorate; in mano reggeva una bilancia. Allora era tutto vero!

Per ogni anima che gli si presentava davanti, vidi che annotava qualcosa su una pergamena. In breve, fu quasi il mio turno. Deciso a non farmi cogliere impreparato, ripercorsi la mia vita, da cima a fondo ricordando tutte le colpe commesse, perfino le più insignificanti marachelle compiute da bambino. Toccò a me: timidamente mi avvicinai, mentre il giudice protendeva la bilancia nella mia direzione. Stavo per cominciare il resoconto dei miei peccati, ma quale enorme sorpresa mi colse, quando lo sentii chiedere: "Figliolo, quanto hai amato?".

PAROLA DI DIO: 2Cr 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

 

Vangelo Gv 3,14-21

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

“BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL'UOMO”

Nicodemo timoroso ascolta nella notte le parole di un difficile maestro chiamato Gesù. Non sappiamo se le avrà capite. Era certo un uomo intelligente e colto ma qui non è questione di intelligenza o di cultura. Gesù gli rivela il segreto della sua venuta fra gli uomini e il senso nascosto del suo destino. Quando parla di innalzamento, noi sappiamo, allude alla croce; proprio il momento culmine di umiliazione e dolore diventa sorgente di salvezza per tutti i figli di Dio. È una logica strana, diversa da quella abituale, è una logica soprannaturale: la croce è liberazione e vittoria, la morte è vita. Non allontana il male, Gesù, non lo schiva, ma vi passa attraverso assumendolo sì di sé e perciò trasformandolo. Perché tutto questo? Non lo spiega ma dice “Bisogna che io sia innalzato”, una necessità misteriosa che silenziosamente sembra suggerirci il senso stesso della vita, la strada migliore per la felicità.

 

 

LUNEDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: C'è sempre qualcosa da fare, e questo è il solo senso della vita umana. (Benedetto Croce)

SAGGEZZA POPOLARE: Prima di metterti in mare, prega una volta. Prima di partire per la guerra, prega due volte. Prima di sposarti prega cento volte.

UN ANEDDOTO: Dice il maestro: "Se devi piangere, piangi come un bambino. Una volta sei stato un bambino, e una delle prime cose che hai imparato nella vita fu piangere, perché il pianto fa parte della vita. Non dimenticare di essere libero, e che mostrare le tue emozioni non è vergognoso. Urla, singhiozza forte, fai il chiasso che vuoi. Perché così è come piangono bambini, e loro conoscono il modo più veloce per confortare i loro cuori. Hai mai notato come i bambini smettono di piangere? Smettono perché qualcosa li distrae. Qualcosa li chiama alla prossima avventura. I bambini smettono di piangere velocemente. E così sarà per te. Ma solo se riesci a piangere come fanno i bambini".

PAROLA DI DIO: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

Vangelo Gv 4,43-54

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi, infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“SE NON VEDETE SEGNI E PRODIGI, VOI NON CREDETE”.

Ancora una volta Gesù si difende dall’essere considerato un mago, o un facile dispensatore di miracoli. Ciò che Gesù desidera, attraverso queste parole, è trovare uomini che abbiano in Lui una fiducia totale con una fede spoglia di ogni esteriorismo: credere senza aver bisogno di segni e prodigi, credere senza miracoli, credere senza vedere. Capita che all’inizio della vita spirituale l’uomo possa avere delle soddisfazioni interiori assai intense, che gli servono da punto d’appoggio. Si è contenti di pregare. Si gusta il tempo della meditazione come un tempo di pienezza. Succede anche che certi avvenimenti felici succedano dopo un’intensa preghiera ed essi vengono letti come “segni di Dio”. Ma abitualmente, la vita con Dio è spoglia di ogni soddisfazione sensibile. È il tempo del silenzio di Dio, il tempo della purificazione della fede. Però, sono proprio questi momenti più difficili che ci danno la possibilità di incontrare Dio per sé stesso.

 

 

MARTEDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

DICE IL SIGNORE: IO NON MI DIMENTICO MAI DI TE.

 

HANNO DETTO: Chi ha un perché nella vita, può sopportare quasi tutti i come. (Friedrich Nietzsche)

SAGGEZZA POPOLARE: L'amore è come il vino buono: non invecchia ma matura. (proverbio italiano)

UN ANEDDOTO: Il monastero sulla sponda del fiume Piedra è circondato da una splendida vegetazione, è una vera oasi all'interno dei campi sterili di quella parte della Spagna. Là, il piccolo fiume diventa una magnifica corrente, e si divide in dozzine di cascate. L'errante sta camminando nei dintorni, ascoltando la musica dell'acqua. Improvvisamente, una grotta - dietro una cascata - cattura la sua attenzione. Studia le rocce, consumate dal tempo, e guarda attentamente le amabili forme create pazientemente dalla natura. E trova un verso di R. Tagore scritto su una placca: "Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l'acqua, con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono". Dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire.

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo Gv 5,1-16

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù, infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

"SIGNORE, NON HO NESSUNO CHE MI IMMERGA NELLA PISCINA QUANDO L' ACQUA SI AGITA". Tutte le malattie sono brutte, tutte le povertà sono terribili, ma peggio di ogni altra cosa è scoprire di "non aver nessuno". Non aver nessuno che ti aiuti, che condivida le tue gioie, le tue sofferenze, che ti spinga, che magari ti scocci, ma che ci sia. Oggi in queste nostre grandi città che invecchiano tra paure, porte chiuse, diffidenze, la grande malattia è proprio la solitudine. Questa pandemia ha messo in evidenza al massimo questa solitudine nel “morire soli”. E non è una malattia tipica solo dell'anziano: colpisce a tutte le età, dal bambino piccolo relegato davanti ad un televisore perché i genitori hanno molti impegni, al giovane che si stordisce in una discoteca affollata di gente e di rumore ma che non ha nessuno da poter con sincerità chiamare amico. Eppure, tutto l'insegnamento di Gesù è al      plurale: "Amatevi come io vi ho amato" "Siate una cosa sola" e anche il Padre non è "mio" (il possessivo dell'egoista) ma "nostro" (il possessivo della condivisione).

 

 

MERCOLEDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO DELLA VITA, CONFIDO IN TE.

 

HANNO DETTO: Il peccato contro la speranza è l'elisir del diavolo. (Georges Bernanos)

SAGGEZZA POPOLARE: Anche la rosa rossa fa l'ombra nera.

UN ANEDDOTO: "Andiamo sulla montagna dove risiede Dio", disse un cavaliere a un suo amico. "Voglio provare che tutto ciò che Egli sa fare è chiederci di fare qualcosa, mentre non fa nulla per alleggerirci dalle responsabilità". "Bene, andrò là per dimostrare la mia fede", disse l'altro. Arrivarono alla cima della montagna la notte, e udirono una voce dall'oscurità: "Caricate sui vostri cavalli delle pietre". "Vedi?!", disse il primo cavaliere. "Dopo una scalata del genere, vuole farci portare un carico ancora più pesante. Non obbedirò!". Il secondo fece come gli era stato ordinato. Come raggiunse i piedi della montagna, era l'alba, e i primi raggi del sole splendevano sulle pietre che il pio cavaliere aveva portato: erano diamanti puri. Dice il maestro: "Le decisioni di Dio sono misteriose; ma sono sempre in nostro favore".

PAROLA DI DIO: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo Gv 5,17-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“QUELLO CHE IL PADRE FA, ANCHE IL FIGLIO LO FA. IL PADRE HA RIMESSO OGNI GIUDIZIO AL FIGLIO. CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO HA LA VITA ETERNA ED È PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”.

Un Vangelo difficile da comprendere quello che abbiamo letto oggi. Provo a semplificare: Gesù dice di essere Figlio del Padre e la prova è che Egli fa tutto quello che il Padre fa. Gesù ama talmente il Padre che fa esattamente ciò che il Padre vuole. Gesù ha ricevuto l’incarico dal Padre di essere giudice del mondo, il giudizio di Gesù esprime dunque il giudizio del padre.

Come e quale sarà questo giudizio? Prima di tutto è un giudizio per la vita e non per la morte perché il Padre è il Dio che dà la vita, sempre. Detto in altre parole: Dio ci ha creati per la vita e il suo desiderio è che noi siamo felici nella vita che dura per sempre. Quindi Gesù ha il compito di richiamarci alla vita, di darci la vita, di regalarci la sua vita, la vita di figli di Dio. E questo Gesù lo ha fatto e lo fa quotidianamente con noi e lo farà anche quando la morte sembrerà avere la sua apparente vittoria sulla vita. L’unica cosa che Gesù non fa perché non la fa neanche il Padre è quella di andare contro alla nostra libertà di scelta. Quando Gesù dice che i morti “usciranno dai sepolcri, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”, significa che Lui, il giudice che dà la vita a tutti rispetta anche coloro che hanno scelto la vita lontano da Lui. Il giudizio, dunque che il Padre e Gesù danno non è mai per la morte ma sempre per la vita, la morte, quella definitiva al massimo è una scelta nostra.

 

 

GIOVEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU', FATECI SANTI.

 

HANNO DETTO: Il più grande peccato non è quello di vendere Cristo, ma quello di disperare. (Don Primo Mazzolari)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi canta le proprie lodi, stona sempre.

UN ANEDDOTO: Il discepolo disse al suo maestro: "Ho trascorso la maggior parte del giorno pensando cose che non avrei dovuto pensare, desiderando cose che non avrei dovuto desiderare e a preparare piani che non dovrebbero essere fatti". Il maestro invitò il discepolo a fare una passeggiata con lui nella foresta dietro la sua casa. Lungo il cammino, indicò una pianta, e chiese al discepolo se ne conoscesse il nome. "Belladonna", disse il discepolo. "Può uccidere chiunque mangi le sue foglie". "Ma non può uccidere nessuno che semplicemente la osservi", disse il maestro. "Allo stesso modo, desideri negativi non possono causare del male se non permetti a te stesso di esserne sedotto".

PAROLA DI DIO: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo Gv 5,31-47

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo, ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole». Parola del Signore

 

“EGLI ERA UNA LAMPADA CHE ARDE E RISPLENDE E VOI AVETE VOLUTO SOLO PER UN MOMENTO RALLEGRARVI ALLA SUA LUCE”.

Questo brano teologico di Giovanni può, a prima vista, risultare difficile e astruso, ma qui, Gesù presenta sé stesso come testimone fedele del Padre, sempre disposto a intercedere per noi e a portarci a Lui. Tenendo presente che Gesù è il vero mediatore tra noi e il Padre ci presenta Giovanni battista come il testimone, ci chiediamo oggi, chi siano per noi i testimoni, i santi. Un certo Francesco, per seguire Cristo, si è messo contro l’autorità costituita, contro il padre, il vescovo stesso, circondandosi di pezzenti, tanto da essere chiamato “Il pazzerello di Dio”.

Giovanni della Croce fu messo in prigione; Sant’ Alfonso cacciato dalla congregazione che aveva fondato; don Bosco, quando comincia ad occuparsi dei monelli di strada, viene ritenuto pazzo. Santi non ‘precostituiti’, ma uomini come me, come te, che hanno subito tentazioni, incontrato ostacoli, difficoltà, incomprensioni di ogni genere, lottato con coraggio per vivere con coerenza la loro fede, fare della loro vita un dono di amore a Dio, a servizio dei fratelli. I santi sono i coraggiosi pionieri della marcia in avanti, i veri benefattori dell’umanità, persone che hanno compreso il grande valore della vita, la gioia di donare e di donarsi. Ci aiutano a scoprire il primato dell’assoluto di Dio in un mondo che proclama l’assoluto dell’uomo. Ci aiutano a toccare con mano la presenza di un Dio-Amore, in una società che decreta la sua morte, la superiorità dello spirito sulla materia, i valori morali su quelli economici, l’essere sull’avere. Seminano briciole di eternità sulla fugacità del tempo, certezze assolute fra le incertezze in cui siamo sommersi; additano sentieri di luce, di giustizia e di libertà ai tanti prigionieri della colpa e dell’egoismo. Turbano i mediocri, scuotono gli indifferenti, svegliano i dormienti, gridano agli uomini di ogni tempo che solo l’amore è la vera sorgente della gioia e della vita.

 

 

VENERDI’ 19 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe; San Quinto.

Una scheggia di preghiera:

 

GIUSEPPE, INSEGNACI LA GIOIA CHE VIENE DALL'UMILTA'.

 

HANNO DETTO: Non basta vivere con fede, bisogna vivere di fede. (Papa Paolo VI)

SAGGEZZA POPOLARE: Chinandosi di un centimetro, ci si innalza di dieci. (proverbio cinese)

UN ANEDDOTO: La Madonna, con il Bambino Gesù fra le braccia, aveva deciso di scendere in Terra per visitare un monastero. Orgogliosi, tutti i monaci si misero in una lunga fila, presentandosi ciascuno davanti alla Vergine per renderle omaggio. Uno declamò alcune poesie, un altro le mostrò le miniature che aveva preparato per la Bibbia e un terzo recitò i nomi di tutti i santi. E così via, un monaco dopo l'altro, tutti resero omaggio alla Madonna e al Bambino. All'ultimo posto della fila ne rimase uno, il monaco più umile del convento, che non aveva mai studiato i sacri testi dell'epoca. I suoi genitori erano persone semplici, che lavoravano in un vecchio circo dei dintorni, e gli avevano insegnato soltanto a far volteggiare le palline in aria. Quando giunse il suo turno, gli altri monaci volevano concludere l'omaggio perché il povero acrobata non aveva nulla di importante da dire e avrebbe potuto sminuire l'immagine del convento. Ma anche lui, nel profondo del proprio cuore, sentiva un bisogno immenso di offrire qualcosa a Gesù e alla Vergine. Pieno di vergogna, sentendosi oggetto degli sguardi di riprovazione dei confratelli, tirò fuori dalla tasca alcune arance e cominciò a farle volteggiare: perché era l'unica cosa che egli sapesse fare. Fu solo in quell'istante che Gesù Bambino sorride e cominciò a battere le mani in braccio alla Madonna. E fu verso quel monaco che la Vergine tese le braccia, lasciandogli tenere per un po' il bambinello.

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4, 13.16-18.22; Mt 1, 16.18-21.24a opp. Lc2,41-51a

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24a

Dal vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, FIGLIO DI DAVIDE, NON TEMERE DI PRENDERE CON TE MARIA, TUA SPOSA. INFATTI, IL BAMBINO CHE È GENERATO IN LEI VIENE DALLO SPIRITO SANTO”.

Oggi la liturgia ci propone un gigante di ineguagliata e insuperabile fede: Giuseppe, padre di Gesù. Uomo semplice e di poche parole (nei vangeli non parla mai!), Giuseppe ha voluto piegare la sua vita ai progetti di Dio. Senza recriminare, senza lamentarsi, senza fuggire, Giuseppe ha fatto della realtà il suo metro di giudizio. Voleva una moglie, si è trovato una santa; voleva dei figli, si è trovato fra i piedi il figlio di Dio; voleva una vita semplice, senza scossoni e si è trovato in casa la presenza stessa dell’Altissimo… Quanta fede ci vuole nel prendere fra le proprie braccia muscolose il proprio bambino che impara a camminare e credere che si tiene fra le braccia la presenza stessa di Dio! Quanta nell’insegnargli le preghiere del pio israelita prima di coricarsi! Quanta nel muovere un rimprovero all’adolescente Gesù! Giuseppe ci mostra che è possibile santificarsi senza fare cose grandi, senza grandi scoperte o miracoli eclatanti, ma prendendo a bottega Dio e insegnandogli a seguire la vena del legno con la pialla. Che Giuseppe insegni a tutti noi a vivere la vita che abbiamo come opportunità di scrutare l’altrove.

 

 

SABATO 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA'

 

HANNO DETTO: Dio c'è e funziona magnificamente da miliardi di secoli. (Giovannino Guareschi)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli uomini tutti, principi o scopini, visti dall'alto non son che puntini.

UN ANEDDOTO: In una calda sera d’estate, un giovane si recò da un vecchio saggio: “Maestro, come posso essere sicuro che sto spendendo bene la mia vita? Come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è quello che Dio mi chiede di fare?” Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse, Una notte mi addormentai con il cuore turbato, anch’io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande. Poi feci un sogno; sognai una bicicletta a due posti. Vidi che la mia vita era come una corsa con una bicicletta a due posti: un tandem. E notai che Dio stava dietro e mi aiutava a pedalare. Ad un certo punto Dio mi suggerì di scambiarci i posti. Acconsentii e da quel momento la mia vita non fu più la stessa, Dio rendeva la mia vita più felice ed emozionante. Che cosa era successo da quando ci scambiammo i posti? Capii che quando guidavo io, conoscevo la strada, era piuttosto noiosa e prevedibile, era sempre la distanza più breve tra due punti, ma quando cominciò a guidare Lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraverso luoghi rocciosi a gran velocità a rotta di collo. Tutto quello che riuscivo a fare era tenermi in sella!! Anche se sembrava una pazzia, lui continuava a dire: “Pedala, pedala”!! Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: “Signore, ma dove mi stai portando?”. Egli si limitava a sorridere e non rispondeva. Tuttavia, non so come, cominciai a fidarmi. Presto dimenticai la mia vita noiosa ed entrai nell’avventura, e quando dicevo “Signore, ho paura…” Lui si sporgeva indietro, mi toccava la mano e subito un’immensa serenità si sostituiva alla paura. Mi portò da gente con doni di cui avevo bisogno; doni di guarigione, accettazione e gioia. Mi diedero i loro doni da portare con me lungo il viaggio. Il nostro viaggio vale a dire, di Dio e mio. E ripartimmo. Mi disse “Dai via i regali, sono bagagli in più, troppo peso”. Così li regalai a persone che incontrammo, trovai che nel regalare ero io a ricevere e il nostro fardello era comunque leggero. Dapprima non mi fidavo di Lui, al comando della mia vita, pensavo che l’avrebbe condotta al disastro, ma Lui conosceva i segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare i luoghi pieni di rocce, volare per abbreviare passaggi paurosi. Ora sto imparando a star zitto, a pedalare nei luoghi più strani e comincio a godermi il panorama e la brezza fresca sul volto con il mio delizioso compagno di viaggio, la mia potenza superiore!! E quando sono certo di non farcela più ad andare avanti, Lui si limita a sorridere e dice: “Non ti preoccupare, guido io, tu pedala!!”

PAROLA DI DIO: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo Gv 7,40-53

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.  Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodemo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI… E TORNARONO CIASCUNO A CASA SUA”.

È proprio vero che il Vangelo non solo è parola di vita, ma anche, attraverso situazioni di vita lontane da noi circa duemila anni, racconta quello che capita tra noi oggi.

Gesù era segno di contraddizione: c’era chi credeva in Lui come Messia, come Figlio di Dio incarnato, chi gli andava dietro per vedere o ottenere miracoli, chi ammirava le sue parole senza pronunciarsi su di Lui, chi lo riteneva un millantatore, un bugiardo, un bestemmiatore, chi gioiva per poterlo avere a pranzo a casa sua e chi avrebbe voluto solo “estirpare la mala pianta”. E oggi non è forse ancora così? Gesù è l’uomo più amato e più disprezzato della terra, c’è chi crede in Lui, chi è fanatico, chi si fa scudo del suo nome per nascondere i propri desideri e progetti, chi lo cerca solo in certe occasioni, chi bestemmia il suo nome, chi lo identifica con una religione e chi lo aborrisce proprio perché una religione dice di rappresentarlo. Gesù è il punto di divisione come aveva annunciato il vecchio Simeone al tempio, è la scelta “O con me o contro di me” è il giudizio del nostro presente e del nostro futuro: “Chi crede in me ha la vita eterna”. Sta dunque a noi scegliere. Ma il Vangelo ci mette in guardia anche contro un’altra cosa. Non pensiamo di far dipendere la nostra scelta su Gesù solo da ragionamenti e discussioni. Avete sentito che cosa succede nel Vangelo. Tutti discutono, tutti dicono la propria opinione, si insultano persino per aver pensato uno una cosa diversa dall’altro… e poi? “E tornarono ciascuno a casa sua”. Le parole, gli arzigogoli intellettuali, le prese di posizione per…, le discussioni, lasciano il tempo che trovano, anzi, spesso dopo una discussione si rischia di essere nemici e ciascuno ancor più convinto della propria opinione. Parliamo pure di Gesù, confrontiamoci sul vangelo, approfondiamo la fede con il dono dell’intelligenza, ma è nel tuo e nel mio cuore che possiamo e dobbiamo scegliere il Signore non tanto per dirgli: “Ho capito, sono sicuro, ho le prove…”, ma per dirgli. “Grazie, Credo, aiutami nella mia incredulità, Ti amo”.

 

 

DOMENICA 21 MARZO: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE SEI IL DIO DELLA VITA E DEI VIVENTI.

 

HANNO DETTO: Chi perde la calma, perde anche la verità. (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: È lecito guardare uno dall'alto in basso, solo per aiutarlo a rialzarsi.

UN ANEDDOTO: Un automobilista restò con una gomma a terra su una strada buia e solitaria. Scese dall'auto, ma si accorse di non avere in macchina il crick. Stava per lasciarsi prendere dalla disperazione, quando vide un lumicino in lontananza: era una casa colonica. Si avviò a piedi in quella direzione, e intanto cominciò a rimuginare: "E se nessuno venisse ad aprire?", "E se non avessero un crick?", "E se quel tizio non me lo volesse prestare anche se ce l'ha?" A ogni angosciosa domanda la sua agitazione cresceva, e quando finalmente raggiunse la casa colonica, e il contadino gli aprì, era talmente fuori di sé che gli sferrò un pugno gridando: "Tieniti pure il tuo schifoso crick!". Ti piaccia o no, sono i tuoi pensieri a tracciare la rotta del viaggio che si chiama vita. Se hai in mente la depressione e il fallimento, è lì che ti troverai. Se pensi di essere goffo e sgradevole, così ti comporterai. Dì ad un ragazzo che è stupido, lo diventerà.

PAROLA DI DIO: Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

 

Vangelo Gv 12,20-33

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Parola del Signore

 

“SE IL CHICCO DI GRANO CADUTO IN TERRA NON MUORE RIMANE SOLO, SE INVECE MUORE PORTA MOLTO FRUTTO”.

La meditazione di oggi non è delle più facili. Proviamo a chiederci con molta calma se condividiamo la riflessione e perché sì o no. Lasciamo che sia lo Spirito a suggerirci ciò che vuole da noi. Solo la memoria del pane ci fa accettare la possibilità della morte del seme. Avere fede significa accettare di morire, di smettere di essere ciò che siamo adesso, perché attraverso quella morte accada un cambiamento che renderà il seme un campo di grano, il campo di grano in farina, e la farina in pane. La fede ci spinge a guardare con più lungimiranza ciò che ci accade adesso. La fede è la memoria del pane quando facciamo fatica a lasciare che il seme muoia.

 

 

LUNEDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, MI HAI PERDONATO, NON PER I MIEI MERITI, MA PER LA RICCHEZZA DEL TUO PERDONO

 

HANNO DETTO: Dio benedice l'uomo non per aver trovato, ma per aver cercato. (Victor Hugo)

SAGGEZZA POPOLARE: Soltanto se lo zucchero lo si scioglie totalmente nell'acqua, addolcisce. Nello stesso modo si possono aiutare gli altri soltanto sciogliendo il proprio io. (detto Ebraico)

UN ANEDDOTO: Un vecchio, dopo aver raccolto legna nel bosco, si caricò la fascina sulle spalle e si mise in cammino. Doveva andare piuttosto lontano e il carico era pesante. Poco dopo, affranto, il vecchio depose la fascina per terra esclamando: “Meglio la morte ad una vita simile!”. La morte, sentendosi nominare accorse subito: “mi hai chiamata, disse, che cosa vuoi da me?”. Il vecchio in preda allo sgomento si affrettò a rispondere: “Voglio che tu mi aiuti a rimettermi sulle spalle la fascina di legna.”.

PAROLA DI DIO: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 opp. 13,41c-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». È chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“NEANCH'IO TI CONDANNO”

Il dialogo finale tra Gesù e la donna resta uno dei momenti più toccanti del Nuovo Testamento. Poche parole essenziali che lasciano trasparire tra le righe vertici e abissi. Lo stupore tremante della donna che si vedeva ormai giustiziata, il silenzio dopo il fragore della folla inferocita, la domanda di Gesù, quasi a rompere il ghiaccio, a comunicare calore e sicurezza. Scopriamo in Gesù la misericordia allo stato puro che non accusa, che “scandalosamente” assolve senza nemmeno chiedere pentimento perché sa che proprio dalla gratuità del perdono può rinascere una vita nuova.

Non è facile capire, anzi ammettere, la radicalità dell’amore di Dio per noi, non è vero che dobbiamo meritarlo, che è proporzionato alla nostra virtù, che esistono peccati capaci di oscurarlo. Finché viviamo ci aspetterà, non smetterà di credere in noi, sarà felice di dichiararsi e ripeterci: Neanch’io ti condanno.

 

 

MARTEDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', DA QUELLA CROCE, CONTINUA A PREGARE PER ME.

 

HANNO DETTO: La fede che non conosce dubbi, è una fede morta. (Miguel de Unamuno)

SAGGEZZA POPOLARE: Il momento giusto per colpire è proprio quando il nemico si sta strofinando le mani.

UN ANEDDOTO: “Posso dar fuoco ad un pagliaio – si vantava un fiammifero – posso incendiare un deposito di benzina, un ministero, un museo etrusco...”  “Perché non dici che puoi accendere i gas per far bollire la minestra?”.  Ci vantiamo sempre delle cose peggiori. (Rodari)

PAROLA DI DIO: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

Vangelo Gv 8,21-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare, ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, ALLORA CONOSCERETE CHE IO SONO”.

Tutte le pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento sono segni di Dio per farsi riconoscere, ma quanta difficoltà per Lui a manifestarsi, e quanta difficoltà per l’uomo a riconoscerlo davvero così com’è. Le rappresentazioni che noi ci facciamo di Lui sono spesso così menzognere e pericolose che gli è necessario combatterle piuttosto che servirsene. Gli uomini si sono talmente sbagliati su Dio che Egli è dovuto venire a spezzare i loro idoli e rivelare il volto del suo amore. Come è vera la parola di san Giovanni: “Dio, nessuno l’ha mai conosciuto!”. Spontaneamente gli uomini immaginano Dio a somiglianza delle loro ambizioni di potenza, di ricchezza e di invulnerabilità e credono che per avvicinarsi a Lui si debba acquistare potere, denaro, prestigio, cioè disumanizzarsi. Le idee popolari su Dio generano la paura o l’interesse e finiscono per farne uno spauracchio o un utensile, un essere di cui ci si serve o un essere che ci minaccia. La vicinanza di Dio sconvolge l’uomo al punto di affascinarlo o di atterrirlo. L’irruzione di Dio fa uscire l’uomo da sé stesso e lo altera, lo fa salire in alto con la mistica o lo fa scendere in basso con la magia. Anche Gesù ha trovato difficoltà a farsi conoscere perché la sua umanità, che è il segno migliore della sua volontà di manifestarsi, per qualcuno è diventata ostacolo. Per altri, invece, è ostacolo la divinità: insomma, anche Gesù non rientra nelle nostre categorie! Gesù stesso, allora, ci indica che la prospettiva migliore per comprenderlo è quella di guardare a “Colui che avrete innalzato” cioè alla croce, all’atto di amore totale che Gesù fa per noi, a quello che è il punto di congiunzione tra “il lassù e il quaggiù”. Lì è Dio che si abbassa fino a terra, fino all’ultimo dolore dell’uomo, ed è l’umanità di Gesù che, caricandosi il peccato dell’uomo e crocifiggendolo, lo innalza fino a Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO, E TU MI FAI LIBERO.

 

HANNO DETTO: Come una goccia di veleno rovina un intero secchio di latte, così la più piccola menzogna rovina l'uomo. (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio non poteva essere dappertutto, per questo creò la madre. (proverbio Israelita)

UN ANEDDOTO: Racconta Isaac Rankin: “A poca distanza dalla finestra della mia baita passano dei fili ad alta tensione. Se mai, sporgendomi, li toccassi resterei fulminato. Le mie tortore, invece, vi si posano tranquillamente. La differenza sta nel fatto che esse toccano il filo e null'altro, io, invece, toccherei il filo e la terra. Se si vuole essere salvi bisogna abbandonarsi totalmente a Dio e solo a Lui.”

PAROLA DI DIO: Dn 3,14-20.46.50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi, dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore

 

“LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”.

Il desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi, la tentazione ci fa credere che libertà sia fare quello che si vuole, infatti ogni tentazione parte da un bene presunto: “conoscerai la verità, sarai più libero, sarai felice”. E questa promessa, questi desideri, oscurano ciò che noi siamo e i grandi doni che noi abbiamo. Nasce la confusione: non sappiamo più quale sia il nostro vero bene, pretendiamo allo stesso tempo di essere noi a decidere, mettiamo Dio, il suo amore, la sua legge da parte. Commesso il peccato, poi, ci accorgiamo che la felicità non era quella ma ormai non c’è più rimedio, non siamo più noi a poter scegliere. Ormai è il peccato a comandarci. Solo Dio può liberarci, solo l’amore crocifisso di Gesù può reintegrarci come figli di Dio. Gesù ci dice che si ha la libertà solo se si è nella verità. L’uomo non è libero nella misura in cui non dipende da niente o da nessuno: è libero nella misura in cui dipende da ciò che ama, ed è schiavo nella misura in cui dipende da ciò che non può amare. Qual è dunque la libertà che ci promette Cristo?

È ritrovare in Lui, Figlio di Dio, la nostra vera identità di figli del Padre, amati da Lui, destinati a stare con Lui sempre. Ed è proprio da questa dignità riscoperta che il cristiano lotta perché ogni uomo possa essere libero, possa essere rispettato nei suoi diritti di uomo. Ma la vera lotta per la libertà deve cominciare da noi e in noi: siamo noi che dobbiamo liberarci quotidianamente dalla schiavitù del peccato ed è proprio a questo livello che sentiamo particolarmente il bisogno di Gesù Cristo, Verità e Vita, Luce e Via: Lui ci libera dal peccato, e ci fa veri liberatori dei nostri fratelli.

 

 

GIOVEDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isacco.

Una scheggia di preghiera:

 

RALLEGRATI, MARIA, PIENA DI GRAZIA.

 

HANNO DETTO: Chi non sa negarsi qualcosa di lecito, difficilmente potrà evitare le cose proibite. (Toth Thiamer)

SAGGEZZA POPOLARE: Metti insieme le tele di ragno e fermerai la tigre (proverbio Indiano)

UN ANEDDOTO: Una marionetta scappò dal teatrino per amor di libertà. Però si era dimenticata di tagliarsi il filo che le cresceva in testa e non capitò mai in un posto dove non si fosse qualcuno pronto a farla ballare a suo piacere. Si può anche scappare lontanissimo, è facile, ma più difficile è tagliare veramente la corda. (Rodari)

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

"L'ANGELO GABRIELÈ FU MANDATO DA DIO...”

La parola "angelo" e la parola "vangelo" hanno la stessa radice e la stessa origine: è la buona notizia che arriva! Nella Bibbia poi l'Angelo spesso significa la presenza stessa di Dio.

L'Angelo, allora, è Dio che si fa strada, che trova in Maria la strada, è la buona notizia che trova spazio, è il seme che cade nel terreno buono. Per noi c'è ancora una "buona notizia"? Sappiamo ancora accogliere come "buona notizia" il fatto che Dio ci ama? Ci lasciamo ancora colorare dalla luce della fede, della speranza, dell'amore che vengono da questo annuncio meraviglioso e da una Donna he si “lascia fare” da Dio?

 

 

VENERDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

NELL'ESERCITARE LA MISERICORDIA, GESU', AIUTACI A GUARDARE A TUO PADRE.

 

HANNO DETTO: Non vi sono altezze troppo alte, ma ali troppo corte (Giovanni Papini)

SAGGEZZA POPOLARE: La bassa marea porta le isole ad unirsi.

UN ANEDDOTO: "Tu non ti farai nessun idolo scolpito!", ripete continuamente la Bibbia, in seguito al Decalogo donato da Dio sul Sinai. Così nessuna rappresentazione di Dio è tollerata nel popolo ebraico, sarebbe idolatria. Eccetto una sola: l'uomo stesso. Perché l'uomo è stato creato a immagine di Dio. Allora: "Se vuoi vedere Dio, guarda tuo fratello".

PAROLA DI DIO: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

I GIUDEI RACCOLSERO DELLE PIETRE PER LAPIDARE GESÙ”.

Quanto è facile cercare di risolvere i problemi a colpi di pietra: “I delinquenti? Mettiamoli tutti al muro!” Gli stranieri? Ma se ne stiano a casa loro! I Carcerati? Meglio buttar via la chiave!”

Accumuliamo pietre per ogni occasione: ce ne sono per i nostri nemici, per chi non la pensa come noi, per chi, con il suo modo di vivere, ci rimprovera qualcosa. Anche per Gesù, fin che ci aiuta: bene! quando sembra lontano alle nostre necessità, ci sono pietre anche per Lui. Ma quel mucchio di pietre, tirate o accumulate rischiano di diventare pietre sullo stomaco proprio per noi, dure da digerire, pronte a ricadere su di noi, il continuo accusare, il puntare il dito alla fine inaridisce il cuore e non ci permette di accogliere il fratello, di vedere il positivo, di incontrare Gesù.

 

 

SABATO 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI A NON MANCARE L'APPUNTAMENTO CON L'AMORE.

 

HANNO DETTO: Quando un uomo possiede il terribile segreto di volere, sia pure un povero e l'ultimo di tutti, siate certi che un giorno lo troverete più in alto di voi. (Lacordaire)

SAGGEZZA POPOLARE: Non c'è un aratore che non faccia un solco storto. (proverbio Toscano)

UN ANEDDOTO: C'era una volta un re che aveva una figlia di grande bellezza e straordinaria intelligenza. La principessa soffriva però di una misteriosa malattia. Man mano che cresceva, si indebolivano le sue braccia e le sue gambe, mentre vista e udito si affievolivano. Molti medici avevano invano tentato di curarla.  Un giorno arrivò a corte un vecchio, del quale si diceva che conoscesse il segreto della vita. Tutti i cortigiani si affrettarono a chiedergli di aiutare la principessa malata. Il vecchio diede alla fanciulla un cestino di vimini, con un coperchio chiuso, e disse: «Prendilo e abbine cura. Ti guarirà».  Piena di gioia e attesa, la principessa aprì il coperchio, ma quello che vide la sbalordì dolorosamente. Nel cestino giaceva infatti un bambino, devastato dalla malattia, ancor più miserabile e sofferente di lei. La principessa lasciò crescere nel suo cuore la compassione. Nonostante i dolori prese in braccio il bambino e cominciò a curarlo. Passarono i mesi: la principessa non aveva occhi che per il bambino. Lo nutriva, lo accarezzava, gli sorrideva. Lo vegliava di notte, gli parlava teneramente. Anche se tutto questo le costava una fatica intensa e dolorosa.  Quasi sette anni dopo, accadde qualcosa di incredibile. Un mattino, il bambino cominciò a sorridere e a camminare. La principessa lo prese in braccio e cominciò a danzare, ridendo e cantando. Leggera e bellissima come non era più da gran tempo. Senza accorgersene era guarita anche lei.

PAROLA DI DIO: Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11,45-56

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, (ossia la risurrezione di Lazzaro,) credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù, dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

 

È CONVENIENTE PER VOI CHE UN SOLO UOMO MUOIA PER IL POPOLO NON VERRA’ EGLI ALLA FESTA?”

Domani, DOMENICA DELLE PALME, inizierà la Settimana Santa di Gesù, quindi concludiamo oggi il cammino della quaresima con due frasi del Vangelo. La prima è del Sommo sacerdote Caifa. Sembra la frase di un consumato diplomatico, è invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. È l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro la possibilità di vivere. Di qui una prima indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento. Gesù si è addossato il nostro peccato, Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io, Gesù trasforma le croci in amore, Gesù mi ama fino a donarmi tutto sé stesso anche il suo corpo, la sua vita. Ed è per questo che Gesù “andrà alla festa”. No, non perderà l’appuntamento con la Pasqua e la sua Pasqua, non scapperà davanti alla croce, saprà affrontare la sua passione e anche l’apparente silenzio di Dio, sicuro della fedeltà del Padre, certo che come Lui morrà con le braccia aperte per accogliere tutti noi anche il Padre avrà le braccia aperte per accogliere Lui e noi nella vita che dura per sempre. Gesù è fedele al suo appuntamento con l’amore donato, con la passione, la morte, con la vita, con suo Padre, ma noi ci saremo a questa Pasqua?

Noi oggi abbiamo un appuntamento con l’amore, anche noi, oggi possiamo trasformare qualche croce in risurrezione, anche noi abbiamo appuntamento con un Dio fedele che vuol farci fare il passaggio dal male alla vita… Signore, fa che non manchi questo appuntamento di oggi per non correre il rischio di mancare l’appuntamento finale.

 

 

DOMENICA 28 MARZO: DOMENICA DELLE PALME ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, SIA FATTA LA TUA VOLONTA' CHE È IL MIO VERO BENE.

 

HANNO DETTO: Se si diventa pessimisti per cinque minuti, sono cinque minuti sprecati. (Cardinal Anastasio BALLESTRERO)

SAGGEZZA POPOLARE: Aria d'importanza diploma d'ignoranza.

UN ANEDDOTO: Durante una forte nevicata, un viandante arrivò a un piccolo villaggio. Stavano tutti tappati in casa, per passare quel difficile inverno. Tutti i raccolti erano andati perduti e il bestiame era morto per una malattia. La fame stava per uccidere tutti. Nessuno sarebbe sopravvissuto a quell'inverno. Il viandante bussò a una porta per chiedere ospitalità e passare la notte. Lo fecero entrare e gli offrirono un posto per dormire. Il mattino seguente, prima di riprendere il cammino, il viandante volle ringraziare. Cercò nel suo zainetto, ne estrasse una borsetta di tela e la consegnò a loro dicendo: - Qui dentro c'è un seme. Cresce solo d'inverno e porta molti frutti. Se dividerete questi frutti con tutti gli abitanti del villaggio, non patirete mai più la fame. Se non farete così, i frutti diventeranno acidi e morirete di fame. Il viandante partì. Aprirono la borsetta e vi trovarono un seme piccolissimo. Sorrisero al vederlo e, pensando che quell'uomo fosse pazzo, lo gettarono nella spazzatura. Ma la figlia più piccola della famiglia lo raccolse, uscì di casa, fece un buco nella neve e lo piantò. Durante la notte, da quel seme spuntò una pianta che cominciò a crescere, a crescere. Diventò un albero grandissimo, più alto di tutte le case del villaggio. E i suoi rami erano carichi di frutti di diversi colori, grandezza e forma. Il giorno dopo, quando videro quell'albero enorme davanti a casa, non potevano credere ai loro occhi. La bambina raccontò quello che aveva fatto, ma non le credettero. Colsero uno dei frutti e lo assaggiarono. In vita loro non avevano mai assaggiato niente di simile. Era un cibo degno di un re. Raccolsero rapidamente tutti i frutti perché nessuno li rubasse. Con essi non sarebbero morti di fame durante l'inverno. Però la bambina ricordò quello che aveva detto il viandante. Dapprima non vi fecero caso, ma poi pensarono che, fosse vero o no quello che aveva detto, non era bello che i vicini morissero di fame mentre loro avevano da mangiare. E senza esitare, condivisero i frutti tra gli abitanti del villaggio. Quando li mangiarono, videro che ogni frutto aveva un seme piccolissimo. Tutti lo piantarono davanti alla propria casa. E il giorno dopo il villaggio era pieno di enormi alberi fruttiferi. Passata la sorpresa, tutti furono molto riconoscenti verso quella famiglia che aveva condiviso con loro quei frutti. Grazie a loro, non morirono di fame quell'inverno, e da allora non cessarono di condividere i frutti che avevano. E proprio come aveva detto il viandante, non soffrirono mai più la fame.

PAROLA DI DIO: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1–15,47

 

Vangelo Mc 14,1-15,47

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri, infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro, siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti, infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti, sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto. E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Parola del Signore

 

“ABBÀ! PADRE! TUTTO È POSSIBILE A TE: ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE! PERÒ NON CIÒ CHE VOGLIO IO, MA CIÒ CHE VUOI TU.”

Nel momento più angoscioso e difficile della vita di Gesù scaturisce questa preghiera che diventa modello alla nostra preghiera.

Prima di tutto la confidenza: “Padre”. Gesù non parla al Dio dei filosofi o dei teologi, non a un Dio lontano ma a suo Padre che lo ama e che Lui ama. Gesù si fa presente al Padre e fa il suo atto di fede in Lui, poi gli presenta la sua situazione: la morte, l’angoscia, la delusione, la solitudine gli fanno paura. Gesù, nella sua umanità, non ha nessuna voglia di morire. Ma la sua preghiera va oltre. Si fida totalmente del Padre. È disposto, sulla parola del Padre, a compiere la sua volontà.

Chissà se le nostre preghiere sono così: semplici ma essenziali? Preghiere che sanno chiedere ma sanno fidarsi? Preghiere che dicono quello che si desidera ma che hanno fiducia che il Padre andrà, per il nostro vero bene, oltre alla nostra richiesta?

 

 

LUNEDI’ 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

VEDO IL TUO VOLTO, SIGNORE, NELLA BONTA' DEI MIEI FRATELLI.

 

HANNO DETTO: Bisogna essere ottimisti; i pessimisti non sono che spettatori. (Guizot)

SAGGEZZA POPOLARE: Il sorriso dipende dal cuore, non dal dentifricio.

UN ANEDDOTO: Quando l'anziano dottore morì, arrivarono i suoi tre figli per sistemare l'eredità: i pesanti vecchi mobili, i preziosi quadri e i molti libri. In una finissima vetrinetta il padre aveva conservato i pezzi della sua memoria: bicchieri delicati, antiche porcellane, pensieri di viaggio e tante altre cose ancora. Nel ripiano più basso, in fondo all'angolo, venne trovato un oggetto strano: sembrava una zolletta dura e grigia. Come venne portata alla luce, si bloccarono tutti: era un antichissimo pezzo di pane rinsecchito dal tempo. Come era finito in mezzo a tutte quelle cose preziose? La donna che si occupava della casa raccontò: Negli anni della fame, alla fine della grande guerra, il dottore si era ammalato gravemente e per lo sfinimento le energie lo stavano lasciando. Un suo collega medico aveva borbottato che sarebbe stato necessario procurare del cibo. Ma dove poterlo trovare in quel tempo? Un amico del dottore portò un pezzo di pane sostanzioso cucinato in casa, che lui aveva ricevuto in dono. Nel tenerlo tra le mani, al dottore ammalato vennero le lacrime agli occhi. E quando l'amico se ne fu andato, non volle mangiarlo, bensì donarlo alla famiglia della casa vicina, la cui figlia era ammalata. "La giovane vita ha più bisogno di guarire, di questo vecchio uomo", pensò il dottore. La mamma della ragazza ammalata portò il pezzo di pane donatole dal dottore alla donna profuga di guerra che alloggiava in soffitta e che era totalmente una straniera nel paese. Questa donna straniera portò il pezzo di pane a sua figlia, che viveva nascosta con due bambini in uno scantinato per la paura di essere arrestata. La figlia si ricordò del dottore che aveva curato gratis i suoi due figli e che adesso giaceva ammalato e sfinito. Il dottore ricevette il pezzo di pane e subito lo riconobbe e si commosse moltissimo. "Se questo pane c'è ancora, se gli uomini hanno saputo condividere tra di loro l'ultimo pezzo di pane, non mi devo preoccupare per la sorte di tutti noi", disse il dottore. "Questo pezzo di pane ha saziato molta gente, senza che venisse mangiato. È un pane santo!". Chi lo sa quante volte l'anziano dottore avrà più tardi guardato quel pezzo di pane, contemplandolo e ricevendo da esso forza e speranza specialmente nei giorni più duri e difficili! I figli del dottore sentirono che in quel vecchio pezzo di pane il loro papà era come più vicino, più presente, che in tutti i costosi mobili e i tesori ammucchiati in quella casa. Tennero quel pezzo di pane, quella vera preziosa eredità tra le mani come il mistero più pieno della forza della vita. Lo condivisero come memoria del loro padre e dono di colui che una volta, per primo, lo aveva spezzato per amore.

PAROLA DI DIO: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“MARIA ALLORA PRESE TRECENTO GRAMMI DI PROFUMO DI PURO NARDO, ASSAI PREZIOSO, NE COSPARSE I PIEDI DI GESÙ, POI LI ASCIUGÒ CON I SUOI CAPELLI, E TUTTA LA CASA SI RIEMPÌ DELL’AROMA DI QUEL PROFUMO.”

Questa Settimana Santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù, l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di questo unguento, dell’amore, della riconoscenza, della fede che riempie questa casa. Mentre si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c'è almeno qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia ad annunciare la morte e la risurrezione dei Salvatore. Voi, cari lettori sapete che io sono particolarmente affezionato a Betania, quella della Bibbia, ma anche alla 'Piccola Betania di Mondovi', una istituzione di cui ho avuto l'opportunità di scrivere le vite dei fondatori. Ora le sorelle che fondano questa comunità sono quasi tutte anziane ed io per i motivi di salute non posso più frequentare, ma è rimasto il dono della grande amicizia e ogni volta che ci sentiamo per telefono, una vocetta semplice, umile, sorridente, accogliente, mi dà la sensazione di sentire ancora il profumo di quell'unguento che Maria versò sui piedi di Gesù e che invase tutta la casa. Come dicevano i Padri della Chiesa noi dovremmo essere il buon profumo di Cristo.

 

 

MARTEDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE DAL MALE, DA OGNI MALE E DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: Il cielo non cade perché si è rotto il bicchiere d'acqua che lo rifletteva. (Romano Battaglia)

SAGGEZZA POPOLARE: Se qualche volta non si fa i matti, si finisce per impazzire.

UN ANEDDOTO: Una bambina ricoverata al "Bambin Gesù" un giorno accoglie la proposta del cappellano dell'ospedale: "Anna vuoi dedicarti ad offrire le tue sofferenze e le tue preghiere a Gesù per la conversione dei peccatori?". "Sì, lo voglio", e da quel giorno raccontò il frate che la bambina sembrava pervasa da uno nuovo ardore e non perdeva occasione per rinnovare l'offerta del suo sacrificio con tutto il suo cuore. Ma, un bel giorno Anna chiamò P. Maurizio e gli disse: "P. Maurizio vieni, ti devo dire una cosa!". "Cosa c'è Anna!". "Sai oggi ho visto Gesù". "E cosa ti ha detto". "Che bello! Mi ha dato una carezza, mi ha sorriso e poi mi ha detto grazie Anna ed è sparito". Qualche giorno dopo Anna entrò per sempre in quella luce di cui ebbe anticipo già sulla terra ed il suo sorriso non avrà più fine.

PAROLA DI DIO: Is 49,1-6; sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13,21-33.36-38

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’ “.

Si sta avvicinando per Gesù il momento centrale del suo essere venuto sulla terra e Gesù sente il bisogno di condividerlo con i suoi amici, anche se deve scoprire il tradimento, il rinnegamento, l’incomprensione. Due amici: Pietro e Giuda; uno, nonostante le sincere affermazioni di amicizia e di coraggio, sta per rinnegarlo e un altro ha già deciso il tradimento. Ma c’è una grossa differenza tra questi due drammi dell’amicizia che vale la pena di meditare con attenzione. Giuda è caduto nella notte e non ha più forza e capacità per venirne fuori. Egli è la terribile immagine della disperazione: “Tutto è finito per me”. Anche Pietro commetterà il suo errore, ma egli resterà dentro l’amore. Egli era sicuro di essere ancora amato e di poter ancora amare. Per lui e per noi è questo “ancora” che gli permette di non cedere alla disperazione totale: “Niente è impossibile a Dio”. Quando pensiamo che Dio non può perdonarci, noi diventiamo Giuda. Ma noi possiamo ancora e sempre diventare Pietro e ascoltare ancora la parola che ci farà rivivere: “Mi ami tu?”.

 

 

MERCOLEDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE VIVI NEI SECOLI ETERNI.

 

HANNO DETTO: Quanto maggiore è l'oscurità, tanto più facile è essere una stella. (Don Antonio Mazzi)

SAGGEZZA POPOLARE: Ciò che conta non è la corsa: è la direzione.

UN ANEDDOTO: In un paese lontano c'era un grande castello. Visto la sua grandezza, il re, per mantenerlo sempre pulito, assunse molti servitori, tutti avevano un lavoro, c'era chi spaccava la legna, chi accendeva tutti i lumi, chi raccoglieva i fiori e i frutti, chi cuciva, chi cucinava... e ovviamente chi andava al pozzo per prendere l'acqua. Alla sera, finiti i lavori, tutti i servitori si riunivano, ognuno di loro raccontava la sua giornata, e tutti si vantavano di aver fatto qualcosa per il re, di averlo visto e di essere stato da lui ringraziato. Marianna, era una ragazza dolce e solitaria, il suo compito era di portare acqua a chiunque la chiedesse, alla cuoca, al giardiniere, allo stalliere, ai vari camerieri personali del re; ma lei il re non lo vedeva mai. Ogni sera ascoltava il racconto degli altri, e ogni sera si rattristava sempre di più, tutti la criticavano, lei non faceva nulla per il re, e probabilmente lui non sapeva neppure che esistesse. Marianna si sentiva inutile. Sera dopo sera, tristezza dopo tristezza, decise che sarebbe andata via da quel castello, anche lei voleva essere qualcuno! E lì non c'era posto per lei! Così fece, una sera andò via, ma arrivata alle porte del castello il guardiano la fermò e la portò davanti al re.

Il re la guardò e Marianna si sentì così tanta piena di vergogna, che incollò gli occhi al pavimento per non vederlo in faccia. Ma il re che era una persona dolcissima, si sedette accanto a lei, e volle sapere il perché della sua fuga; Marianna gli disse che si sentiva inutile, gli spiegò che era criticata da tutti, e tutti le dicevano che lei non faceva nulla di veramente utile per lui. Il re le disse: "Marianna tu sei la serva più importante di tutto il castello! Senza di te credi forse che gli altri potrebbero farmi felice? Senza acqua non possono preparare il mio cibo, il mio bagno, non possono dissetarmi, non potrebbero pulire il mio castello. Tu qui sei essenziale, anche se non te ne rendi conto! Non badare a cosa dicono gli altri, tu per me sei importante!". Marianna ripensò a quello che disse il re, e rimase al castello, e quella sera quando le chiesero com'era andata la sua giornata, sorridendo rispose: "Oh, io sono solo la serva che porta l'acqua!".

PAROLA DI DIO: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26,14-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

 

“RABBI, SONO FORSE IO? GLI RISPOSE: TU LO HAI DETTO”,” E QUELLI GLI FISSARONO TRENTA MONETE D’ARGENTO”.

Questo ultimo giorno prima del Triduo di Pasqua ci mette già nel clima dell’Ultima Cena. Gesù si dona e l’uomo lo tradisce. Non è un caso che “l’ora” di Gesù coincida con la festa della Pasqua. Essa era la festa principale degli Ebrei, ricordava la liberazione dalla schiavitù, il passaggio del Mar Rosso, lo scampato pericolo dall’Angelo della morte attraverso il sangue dell’Agnello che aveva segnato lo stipite delle porte delle case degli ebrei. In Gesù, si compie per il cristiano la liberazione definitiva, la morte non ha più potere, il regno di Dio si compie grazie al sangue di Gesù, l’Agnello innocente immolato. E Gesù è conscio di tutto questo, non subisce solamente gli eventi, è disposto positivamente a dare la sua vita per noi. E, mentre Gesù dona l’uomo lo vende, ma anche in questo possiamo leggere un segno di amore per noi, trenta denari, al tempo di Gesù corrispondevano al prezzo di uno schiavo e Gesù per amore si lascia vendere schiavo. Trenta denari erano la paga di un pastore e il Buon Pastore di tutti dà, per trenta denari, la vita per le sue pecorelle. Signore, tutto in te parla di amore donato, in noi invece c’è cattivo odore di tradimento e di denaro. Signore, per pochi denari rischio la mia anima, per pochi denari comprometto la vita di un fratello: fammi capire che il denaro, che pure serve nella vita, non è il metro della vita; aiutami a non vendermi per denaro, a non venderti per denaro, a non vendere nessuno per un pugno di denaro che non avrò neppur la magra soddisfazione di portarmi nella tomba.

     
     
 

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