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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

AGOSTO 2019

 

GIOVEDI’ 1° AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori; San Giovanni da Rieti, San Leo.

Una scheggia di preghiera: GESU',

 

AIUTACI A TESTIMONIARTI CON AMORE E VERITA'.

 

HANNO DETTO: «Il fatto che una persona non ti ami come tu vorresti non vuol dire che non ti ami con tutta sé stessa». (G. Marquez)

SAGGEZZA POPOLARE: Su ogni tetto c'è una tegola rotta. (prov. Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un giorno George Bernard Shaw, trovandosi con un gruppo di persone che si lamentava di tutto quello che accadeva attribuendolo ad un destino cattivo disse: “Molte persone attribuiscono al destino le colpe di ciò che succede loro. Io non credo nel destino. Le persone di successo sono quelle che si alzano al mattino e si mettono alla ricerca del proprio destino e, se non lo trovano, se lo creano.”

PAROLA DI DIO: Es 40,16-21.34-38; Sal 83; Mt 13,47-53

 

Vangelo Mt 13,47-53

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore

 

"OGNI SCRIBA DIVENUTO DISCEPOLO DEL REGNO È SIMILE A UN PADRONE DI CASA CHE ESTRAE DAL SUO TESORO COSE NUOVE E COSE ANTICHE”.

Essere entrati nel Regno significa avere un tesoro prezioso: Dio ci ha donato Gesù, i suoi sacramenti, la sua parola. Tutti questi doni sono per noi, per la nostra gioia e salvezza, ma sono anche talenti preziosi che dobbiamo "commerciare", e il modo di commerciare del cristiano è quello di donare agli altri ciò che a sua volta ha ricevuto. Ecco perché Gesù parla dicendo di utilizzare "cose nuove e cose antiche". La novità è Lui ed è Lui che noi dobbiamo annunciare e testimoniare. Ma ci sono anche cose "antiche" che non sono da buttare via, ad esempio tutta la storia della salvezza, l'Antico Testamento, la nostra appartenenza alla Chiesa, i doni particolari che ognuno di noi ha in questa vita. Ciascuno di noi deve pescare nel suo bagaglio di storia, di esperienze per presentare al meglio agli altri la fede in Cristo. Tutti siamo testimoni e ognuno è un testimone originale che ha qualcosa di proprio da dire su Gesù.

 

 

VENERDI’ 2 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Eusebio di Vercelli; San Pietro Giuliano Eymard.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: «Non c'è cosa tanto facile che, a farla controvoglia, non diventi difficile». (Terenzio)

SAGGEZZA POPOLARE: Dopo commesso l'errore ogni asino diventa dottore. (prov. Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un giornalista inglese, Edgard Foldes, intervistò nel 1950 il celebre compositore finlandese Jean Sibelius, chiedendogli, tra l’altro, a che cosa attribuisse il successo della sua opera di musicista. E questi rispose: «Ho sempre considerato la vita come un masso di granito. Prendete lo scalpello della vostra volontà e scolpite il granito. È necessario aver pronto un disegno o un modello prima di cominciare; poi ci vuole uno scalpello tagliente. Procurarsi questi due elementi è in potere di tutti: ma c’è l’aiuto di Dio». Noi cristiani abbiamo il modello da imitare, Gesù. Abbiamo lo scalpello tagliente, ossia la Grazia che riceviamo nel battesimo per perseverare ogni giorno nel lavoro di perfezionamento spirituale. Poi, l’aiuto del buon Dio per farsi santi non manca mai.

PAROLA DI DIO: Lv 23,1.4-11.15-16.27.34b-37; Sal 80; Mt 13,54-58

 

Vangelo Mt 13,54-58

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola del Signore

 

“ED ERA PER LORO MOTIVO DI SCANDALO”.

Attenzione! Questa frase del Vangelo può scandalizzare anche noi. Gesù, il buono, il giusto può diventare pietra di scandalo per qualcuno? Siamo troppo abituati ad una figura sdolcinata di Gesù che se prendiamo sul serio certe pagine di Vangelo c’è da scandalizzarci. Eppure, il vecchio Simeone aveva già detto: “Egli è qui per la salvezza o la condanna di molti”. E Gesù non fa nulla per non scandalizzare: “Il Regno è dei piccoli”. “Quanto è difficile per un ricco entrare nel Regno dei cieli”. “Chi vuoi venire dietro di me, prenda la sua croce. Sembra proprio che Gesù sia venuto per scandalizzare le nostre idee preconcette su Dio e sul nostro modo di vivere e amare il prossimo. Non è un Dio facile né da capire, né da accettare, né da vivere. È Dio e basta!

Ma è solo lasciandoci scandalizzare da chi è più grande di noi, diverso da noi, che possiamo lasciarci portare là dove Lui vuole. Suggerisco a voi e a me un piccolo esercizio: proviamo a rileggere le pagine del Vangelo lasciando da parte i nostri preconcetti, proviamo a prenderle nella loro cruda durezza. Forse faranno un po’ male alla nostra pelle troppo delicata ma scopriremo un Gesù diverso, ma, quale stimolo alla nostra fede!

 

 

SABATO 3 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lidia; San Nicodemo.

Una scheggia di preghiera:

 

PER LA TUA SANTA CROCE LIBERACI DA TUTTE LE SCHIAVITU'.

 

HANNO DETTO: «Tu ed io siamo una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi». (M. Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: Per giustificare la propria incapacità l'alibi del fallito è la sfortuna.

UN ANEDDOTO: La scienza non sempre riesce a spiegare tutto: Secondo alcuni studi il calabrone non può volare perché la sua larghezza alare non è proporzionale alla sua grandezza corporea. Ma il calabrone non lo sa, perciò lui continua a volare.

PAROLA DI DIO: Lv 25,1.8-17; Sal 66; Mt 14,1-12

 

Vangelo Mt 14,1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù. Parola del Signore

 

“ERODE AVEVA FATTO ARRESTARE GIOVANNI E LO AVEVA FATTO INCATENARE E GETTARE IN PRIGIONE PER CAUSA DI ERODIADE, MOGLIE DI SUO FRATELLO FILIPPO”.

Il Vangelo di oggi ci mette davanti a due personaggi: Erode e Giovanni il Battista.

Se guardiamo con gli occhi della nostra umanità, noi vediamo un re dotato di potere di vita o di morte nei confronti di altri, sontuosamente vestito, che può soddisfare alle sue mire e prendersi anche la moglie di suo fratello: un potente della terra. In Giovanni invece vediamo un uomo rude, vestito sommariamente con pelli di cammello, un uomo che non parla ma urla, che viene gettato nel buio di una prigione, che ci rimetterà la testa.

Ma, chiediamoci: dov’è la verità e dove la vera libertà?

È libero Erode che pensa di fare ciò che vuole, ma che è schiavo della sua stessa politica, che è un re fantoccio nelle mani dell’invasore romano, che vive di continue paure di perdere il suo piccolo potere o è libero Giovanni legato con catene nella sua prigione, ma che dice la verità, che obbedisce a Dio?

E oggi la libertà sta di casa nelle ricchezze che permettono di “fare ciò che voglio” magari anche sulle spalle di altri, sta di casa nei vari palazzi dei poteri politici, religiosi, economici, sta di casa dai divi e dagli uomini ‘di successo’, la libertà e la verità abitano nella casa del ‘grande fratello’ o nelle telenovela che vengono presentate come modello di vita o nella vita di chi sta lottando per la liberazione propria e dei propri fratelli dal potere economico delle multinazionali, da certi poteri politici e religiosi che vogliono tenere l’uomo sottomesso per ottenere maggiori profitti? La verità sta di casa dal “Cavaliere di Santa Croce” che ha comprato l’onorificenza con donativi abbondanti alla chiesa o sta di casa da quel povero cristiano che cerca di essere onesto nonostante tutto e che condivide il suo povero stipendio con quel padre di famiglia in cassa integrazione da parecchi mesi proprio nella fabbrica dello stesso “Cavaliere di Santa Croce”?

Quanti uomini anche oggi asseriscono di essere liberi, dicono di fare ciò che vogliono ma poi dipendono dall’ultima corrente politica, dalla moda, sono schiavi delle loro passioni.

Esaminiamoci: qual è la mia libertà? Vivo veramente per dei valori scelti? In che modo mi lascio condizionare? La mia testimonianza cristiana si ferma davanti alle prove che incontro nel mondo?

 

 

DOMENICA 4 AGOSTO: 18^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Maria Vianney; San Tertulliano.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A DARE IL GUISTO VALORE ALLE COSE.

 

HANNO DETTO: «Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco». (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: Piangere sul proprio dolore è come annaffiarlo.

UN ANEDDOTO: Scriveva ad un suo amico Ezra Pound: Quando con attenzione considero le curiose abitudini dei cani, sono costretto a concludere che l'uomo è animale superiore. Ma quando considero le curiose abitudini dell'uomo, ti confesso, amico, che rimango incerto.

PAROLA DI DIO: Qo 1,2; 2,21-23; Sal 89; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21

 

Vangelo Lc 12,13-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».  Parola del Signore

 

“ANCHE SE UNO È NELL’ABBONDANZA, LA SUA VITA NON DIPENDE DA CIO' CHE POSSIEDE”.

Se ci pensiamo bene, spesso la nostra vita è un insieme di progetti e calcoli. Quando si è ragazzi si pensa a crescere: “Quando sarò grande!” Poi si pensa a farsi una carriera, poi si pensa ad avere denari per poter essere sereni, poi ci si preoccupa di investirli nel miglior modo perché possano permetterci una vecchiaia serena: “Lavorerò ancora per vent’anni, farò sacrifici, a 65 anni sarò sereno, farò tutto quello che non ho fatto prima”. Essere previdenti non è sbagliato, avere delle mete può dar senso ad una vita, ma sei sicuro di arrivare a quell’età e del come ci arriverai? E poi, dove è il negozio che vende la serenità? Nelle banche ci sono tanti sportelli per ricevere e per dare, ma nessuno ha quella scritta sopra. Nella banca di Dio c’è un solo sportello per dare e ricevere con scritto sopra “AMORE”. Lì contano in un modo strano: chi dà, guadagna, chi tiene perde, le divisioni diventano moltiplicazioni, soprattutto, se hai fiducia nel “banchiere”, sei sicuro di non andare mai in rosso.

 

 

LUNEDI’ 5 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Osvaldo; Sant’Emidio.

Una scheggia di preghiera:

 

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO.

 

HANNO DETTO: «Ogni anima è uno specchio vivente dell'universo». (Leibniz)

SAGGEZZA POPOLARE: Se ti trovi con un lupo in una grotta evita di manifestargli il tuo disprezzo.

UN ANEDDOTO: In un dialogo di Platone, Socrate afferma che «nei riguardi della divinità noi non sappiamo mai come convenga pregarla» e dice: «Dunque è necessario attendere finché qualcuno venga ad insegnarci come ci si debba comportare verso i numi e verso gli uomini. - In che tempo verrà costui? - domandò Alcibiade E chi è questi che deve insegnare? Volentieri vorrei vederlo quest'uomo. - È uno a cui stai a cuore - rispose enigmaticamente Socrate. Proviamo a pensare a Gesù.

PAROLA DI DIO: Nm 11,4b-15; Sal 80; Mt 14,13-21

 

Vangelo Mt 14,13-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».  E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.  Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

"SPEZZO' I PANI".

Quanto è diventato abituale questo gesto! Talmente abituale che spesso il sacerdote lo compie come un rito qualsiasi e i fedeli lo vivono con molta superficialità. Gesù spezza il pane in un gesto di condivisione e di solidarietà affinché cinquemila uomini abbiano da mangiare. Gesù, fattosi pane per noi, spezza il suo corpo sull'altare della croce affinché la misericordia del Padre che lo ha accettato come Agnello immolato, possa riversarsi su di noi. Gesù continua a spezzare il suo corpo affinché noi possiamo continuare ad avere il pane di Dio che ci accompagni nel meraviglioso quanto faticoso pellegrinaggio verso la nostra meta definitiva. Gesù spezza il pane perché da questo gesto noi impariamo che cosa vuol dire essere fratelli, saper perdonare, imparare a camminare insieme condividendo. Altro che "rito" della messa!  Altro che: "Andiamo a Messa in quella chiesa dove in mezz'ora ce la caviamo"! Altro che Messe comode a tutti gli orari! Altro che preti abitudinari che vanno avanti a memoria e che per primi non comunicano la gioia e il senso del mistero che compiono!

Non credo che aumentando o diminuendo le Messe si riesca a capirle di più, ma qualche volta, per certi preti e cristiani abitudinari non sarebbe bene un po' di "digiuno eucaristico" per scoprire se davvero l'Eucaristia è importante per ciò che è e non per l'insieme di riti e di abitudini di cui l'abbiamo caricata e in cui spesso la releghiamo?

 

 

MARTEDI’ 6 AGOSTO: TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Giordano; Santi Giusto e Pastore.

Una scheggia di preghiera:

 

MI DICE DIO: ASCOLTA GESU'.

 

HANNO DETTO: Non si diventa grandi uomini se non si ha il coraggio di ignorare un’infinità di cose inutili. (Carlo Dossi)

SAGGEZZA POPOLARE: Dal giudice che pende, giustizia invan si attende.

UN ANEDDOTO: Chiesero un giorno a Nil Sorskij, santo venerato nella Russia ortodossa, di parlare della preghiera: - Nessuno può parlare della preghiera, se non prega; e se prega, non ha nessun bisogno di parlarne.

PAROLA DI DIO: Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Lc 9,28b-36

 

Vangelo Lc 9,28b-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!". Appena la voce cessò, restò Gesù da solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

“MAESTRO, È BELLO PER NOI STARE QUI. FACCIAMO TRE CAPANNE...”

Ci sono momenti di gioia, di affetto, di felicità che noi vorremmo durassero sempre. Anche noi vorremmo “mettere la nostra tenda” lì e di lì non muoverci più.

Due innamorati vorrebbero che il momento magico del loro incontro non finisse... ma la vita va avanti e magari è meno poetica e sentimentale di come uno se l’è immaginata.

Il momento della trasfigurazione per Gesù e per gli apostoli non è una meta ma una tappa, la meta è dare la vita per amore sulla croce. Questa tappa però serve a Gesù e agli apostoli come conferma nella fede, come speranza di un futuro glorioso, come incoraggiamento nel cammino. La stessa cosa può avvenire per quei due innamorati che sposati dovranno tradurre il loro innamoramento in amore fatto di donazione concreta, di sacrificio, di fatica quotidiana.        

La tenda non è una dimora stabile. Serve per il viaggio. La si monta e la si smonta a seconda delle necessità prima di arrivare alla dimora stabile e definitiva.

 

 

MERCOLEDI’ 7 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Sisto II e compagni; San Gaetano.

Una scheggia di preghiera:

 

PIETA’ DI ME, SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE.

 

HANNO DETTO: La santità può sedere su un trono, dove tutti riconoscono che le difficoltà che incontra sono grandissime. Oppure può nascondersi sotto le vesti di un mendicante, dove spesso si è più propensi a cercarla. Ma nessuno sa se ci vuole maggior forza per resistere al demone dell’orgoglio o a quello dell’invidia. (L. Lavelle)

SAGGEZZA POPOLARE: Il miglior libro che il bambino avrà è la parola di mamma e papà.

UN ANEDDOTO: Lo scrittore inglese Robert Louis Stevenson, quando era bambino, si divertiva a disegnare. Un giorno chiamò la madre: - Mamma, ho disegnato un uomo. - Bravo! - Ora vorrei disegnare la sua anima. Come si fa ?

PAROLA DI DIO: Nm 13,1-3a.25 – 14,1.26-30.34-35; Sal 105; Mt 15,21-28

 

Vangelo Mt 15,21-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore

 

“PIETA’ DI ME, SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE”.

Tra i tanti insegnamenti che questo conosciutissimo episodio evangelico ci può suggerire mi piace oggi sottolineare questo aspetto: noi non abbiamo nessun diritto alle grazie di Dio: esse sono gratuite, sono un dono del suo amore, e noi possiamo solo pregare per ottenerle dalla sua misericordia.

La donna cananea supplica Gesù per la guarigione della figlia, “ma Egli - dice l'evangelista - non le rivolse neppure una parola”. Anzi a un certo momento risponde quasi per sbarazzarsi di lei, come se le dicesse: Non hai diritto al mio intervento! La donna insiste, gli si prostra davanti... E Gesù questa volta le dà una risposta umiliante, paragonandola ai “cagnolini” (addolcimento della parola “cane infedele” usata sia al tempo di Gesù che dopo). Sarà l'umiltà di questa pagana, unita alla sua fede, ad ottenere il miracolo: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”.

È una profonda lezione per noi: non abbiamo diritti.  Quanto abbiamo non è dovuto e se riteniamo che ci manca qualcosa non abbiamo alcuna vertenza sindacale da svolgere.

Quando otteniamo delle grazie non possiamo mai pensare di averle meritate; peccheremmo di superbia e ci allontaneremmo da Dio, che agisce sempre sul piano dell'amore, in risposta alla nostra umiltà e fiducia. Eppure provate a pensare: io non merito nulla eppure ho tutto. Io non sono capace di Dio, ma Dio viene a me. La nostra fede è un granellino di senapa, ma Dio se ne serve per far nascere un grand’albero. Io sono incapace di amore, ma l’Amore mi riempie e si serve di me per amare…

  

 

GIOVEDI’ 8 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico; San Famiano.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', CREDO IN TE, MA AUMENTA LA MIA FEDE.

 

HANNO DETTO: Se subisci un'ingiustizia, consolati: la vera infelicità consiste nel commetterla. (Democrito)

SAGGEZZA POPOLARE: Durante la guerra i soldati sparano, sperano e spirano.

UN ANEDDOTO: Nella vita non c’è niente di noioso, tranne noi stessi. Nemmeno il lavoro più umile è necessariamente noioso. Ricordo Madame Duval, la vecchia che puliva i pavimenti nella mia casa di Gargenville. Penso a lei con grande rispetto e ammirazione. Aveva 80 anni. Un giorno bussò alla mia porta e disse: "Mademoiselle, so che non vuole essere disturbata, ma venga a vedere come risplende il pavimento!" Io sono convinta che Stravinskij e Madame Duval compariranno davanti al Signore per la medesima ragione. Ognuno avendo fatto coscienziosamente quello che ha fatto. Quando lo dissi a Stravinskij, che conosceva Madame Duval, mi rispose: "Lei mi lusinga, perché quando io faccio qualcosa, ho qualcosa da guadagnare. Ma Madame Duval ha solo un lavoro ben fatto". (N. Boulanger)

PAROLA DI DIO: Nm 20,1-13; Sal 94; Mt 16,13-23

 

Vangelo Mt 16, 13-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Parola del Signore

 

“DISSE LORO: VOI CHI DITE CHE IO SIA?”.

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò, la mia Chiesa”.

Non è uno scambio di cortesia tra Gesù e Simone: queste due affermazioni riguardano da vicino la fede di ogni credente. Gesù non fa solo un sondaggio di opinione, ma interpella ciascuno di noi. Non basta una risposta generica, non basta neppure affidarci ai “sentito dire”, qui non è interpellata solo l’intelligenza, è interpellata la fede e la vita. Si tratta di dire: lo mi fido di Te, credo in Te, Figlio di Dio, mi metto a seguirti sulla fiducia, accetto quello che tu mi indichi, accetto anche la Chiesa come casa di noi poveri credenti, combattuti tra fede e dubbio, tra la generosità e l’infedeltà, ma che continuano nonostante tutto a balbettare con Pietro: “Credo”.

 

 

VENERDI’ 9 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa; San Fermo.

Una scheggia di preghiera:

 

CONCEDICI, SIGNORE, DI ENTRARE NELLA TUA FESTA.

 

HANNO DETTO: C’è una gioia ignorata dagli empi, ma che tu, o Signore, dai a chi ti serve generosamente. Questa gioia sei tu stesso, ed essa rende felice la vita. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli uomini non si misurano ad altezza. (prov. Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Rivolto ai fedeli della sua parrocchia, Jonathan Swift ricordò che Gesù ha promesso agli apostoli e a tutti i cristiani il cento per uno di ogni carità ai poveri: “L’offerta è interessante. La promessa è certa. La garanzia è sicura”. Dopo aver raccomandato quel «magnifico investimento», scese dal pulpito. E se ne andò.

PAROLA DI DIO: Os 2,16b.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13

 

Vangelo   Mt 25,1-13

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI SARÀ SIMILE A DIECI VERGINI CHE PRESERO LE LORO LAMPADE E USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO”.

Alcuni particolari del Vangelo delle vergini sagge e stolte possono essere illuminanti.

Per prima cosa è molto bello che Gesù paragoni il Regno ad un pranzo di nozze. il Regno non è tristezza, macerazione, peso sopportato, è gioia, è addirittura Gesù lo Sposo di questa nostra umanità. Ognuno di noi, come le dieci ragazze invitate alla festa ha solo un compito, quello di sentire la gioia e prepararsi per poter partecipare a questa festa. Tutte e dieci le ragazze hanno le lampade. Ognuno di noi ha i suoi doni e non c’è nessuno che non possa rispondere a questo invito. L’olio, invece, è la fede e questo dobbiamo procurarcelo noi. Poi occorre saper attendere; noi vorremmo vedere subito i risultati, invece occorre solo non perdere la speranza e la fiducia nello Sposo che sta per arrivare. Ci si può anche addormentare, ma occorre essere sempre pronti a “rendere conto della speranza che è stata seminata in noi” per non farci cogliere impreparati.

 

 

SABATO 10 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo; Sant’Ugo di Montaigu.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE COSA POSSO OFFRIRE OGGI, DELLA MIA VITA, AGLI ALTRI?

 

HANNO DETTO: Trovare la propria gioia nella gioia di un altro, questo è il segreto della felicità. (Bernenos)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli occhi della rana non impediscono alla giraffa di bere allo stagno. (prov. Africano)

UN ANEDDOTO: Definizioni particolari:

NEBBIA La nebbia è una nube con i piedi per terra.

OMBRELLO Protezione per uno, doccia per due.

PEDONE Colui che ha un'automobile e un figlio grande.

MIOPE Uomo che fiuta tutto con gli occhi.

PAROLA DI DIO: 2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26

 

Vangelo Gv 12, 24-26

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà». Parola del Signore

 

“SE IL CHICCO DI GRANO, CADUTO IN TERRA, NON MUORE, RIMANE SOLO; SE INVECE MUORE, PRODUCE MOLTO FRUTTO.”

Ci sono alcune parole cristiane che ci spaventano: croce, sacrificio.

Noi sentiamo il bisogno e il piacere di affermare noi stessi, di afferrare tutto dalla vita senza nulla rifiutare e a nulla rinunciare.

La parola mortificazione sembra una parola triste che restringe, che amputa mentre noi invece sentiamo il bisogno di svilupparci, di espanderci.

Eppure se noi guardiamo la realtà della vita ci accorgiamo che per avanzare verso una meta bisogna staccarsi da un'altra, che non si sale senza sforzo, che non si è liberi senza strappi. Ci accorgiamo che se vogliamo vedere il campo di grano prima bisogna aver il coraggio di buttare il seme.

Ci accorgiamo allora della verità del Vangelo: ogni vita si salva offrendosi ad una vita più alta, ogni essere si eleva morendo a sé stesso per vivere per gli altri.

Scopriamo che in noi albergano il bene e il male, che possiamo essere egoisti o altruisti, schiavi delle cose o liberi da esse, scopriamo che la carne può soffocare lo spirito, oppure lo spirito dare senso e vita alla carne.

Vogliamo dunque continuare a vivere? Allora occorre morire.

Gesù anche in questo ci è stato di esempio: Lui, il Figlio di Dio fatto uomo, accetta per amore la povertà, l’umiltà, la mortificazione, il sacrificio, la morte sulla croce non perché gli piacciano, ma perché sa che per donare bisogna rinunciare a qualcosa di nostro, che per salvare non bastano belle parole ma occorre un amore totale, occorre dare la vita. E Dio accetta questo; da Gesù seminato nel sepolcro, al terzo giorno rinasce la vita e non solo per Lui, ma anche per noi.

 

 

DOMENICA 11 AGOSTO: 19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Chiara; San Rufino; San Equizio.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, NON TI FAI MAI BATTERE IN GENEROSITA'.

 

HANNO DETTO: Io non cerco di comprendere per credere ma io credo per comprendere. (S. Anselmo)

SAGGEZZA POPOLARE: Occhi malati sono sempre meglio della cecità (prov. Africano)

UN ANEDDOTO: Si narra che Rabbi Tarfon era molto ricco ma poco generoso. Un giorno ricevette la visita di Rabbi Akiba che gli disse: - Vuoi che compri per te qualche villaggio? Rabbi Tarfon acconsentì e versò all'amico 4.000 pezzi d'oro. Ma Akiba, invece di fare l'acquisto promesso, distribuì l'intera somma agli studenti poveri. Dopo qualche tempo, Tarfon, incontrando Akiba, gli chiese se avesse effettuato l'acquisto e dove fossero i villaggi. Akiba rispose: -Vieni con me. Ti mostrerò i tuoi villaggi. Lo condusse in una scuola dove un allievo recitava dei salmi ad alta voce. Quando arrivò al versetto: "La carità di colui che dà ai poveri rimane in eterno" (Sal 112, 9), Akiba lo fermò e, rivolgendosi a Rabbi Tarfon, gli disse: - Ecco il villaggio che ti ho comprato. Rabbi Tarfon, commosso, lo abbracciò chiamandolo "mio Maestro". Ed a partire da quel giorno la sua generosità divenne proverbiale. (Dall'Haggadah)

PAROLA DI DIO: Sap 18,6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48

 

Vangelo Lc 12, 32-48 (Forma breve 12,35-40)

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. (Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».) Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.  Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». Parola del Signore

 

"FATEVI BORSE CHE NON INVECCHIANO, UN TESORO SICURO NEI CIELI, DOVE LADRO NON ARRIVA E TARLO NON CONSUMA"

"DATE..." a Dio: Lui è il nostro tutto. Che cosa gli posso dare? II mio pensiero. Pensare a Lui, mi permette di vivere in compagnia sua.

"DATE..."ai fratelli. Diamo per amore ed amicizia verso di loro, o ... per amore di Dio. Con una intuizione bellissima, Sant'Ambrogio dice: "Chi dà al povero fa un prestito a Dio"

Ma diamo serenamente, non per obbligo; diamo di quello che abbiamo: non l'abbiamo forse anche noi ricevuto?

Diamo il tempo. Diamo comprensione. Diamo con un sorriso. Diamo sempre: anche dopo delusioni.

A Dio però possiamo anche dare dell'altro: diamogli i nostri peccati, perché li incenerisca; diamogli la nostra preghiera, perché lo lodiamo; diamogli desideri, rammarichi, successi, tristezze; se li teniamo per noi, o ci fanno esaltare a sproposito, o ci buttano nella depressione. A dare, non si sbaglia mai.

 

 

LUNEDI’ 12 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ercolano; Sant’Eusebio da Milano.

Una scheggia di preghiera:

 

COM'E' BELLO SIGNORE VIVERE CON TE.

 

HANNO DETTO: Qualche volta è scomodo sentirsi fratelli, ma è grave considerarsi figli unici. (Enzo Biagi)

SAGGEZZA POPOLARE: Il nemico più temibile è quello che hai dimenticato. (prov. Albanese)

UN ANEDDOTO: Preghiera dell'uomo moderno: «Mio Dio, ti prego di darmi la pazienza. Ma dammela subito».

PAROLA DI DIO: Dt 10,12-22; Sal 147; Mt 17,22-27

 

Vangelo Mt 17,22-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te». Parola del Signore

 

“QUELLI CHE RISCUOTEVANO LA TASSA PER IL TEMPIO SI AVVICINARONO A PIETRO E GLI DISSERO: «IL VOSTRO MAESTRO NON PAGA LA TASSA?». RISPOSE: «SÌ» “.

C’è una gran differenza tra il fare una cosa per forza e farla per amore, dal dover per forza esborsare una tassa con la paura di incorrere in pene ancora più gravi, al condividere con amore cose proprie con altri.

Gesù è venuto sulla terra non per pagare delle tasse. Dio non ha bisogno della tassa di sangue di suo Figlio per rabbonirsi con gli altri figli peccatori. Gesù, poi, non aveva e non ha nessun obbligo nei nostri confronti. Gesù è venuto unicamente per amore del Padre e per amore nostro. La scelta del donare la sua vita per amore nostro di Dio e della verità è una scelta totalmente libera, piena di amore.

Gesù chiede anche a noi, non di pagare delle tasse religiose a Dio, ma di rispondere liberamente, con amore e con gioia ad un amore che ci viene proposto gratuitamente. Come è triste sentire dei cristiani che stancamente la domenica dicono: “Devo andare a Messa e speriamo che il prete non la tiri troppo lunga!”, “Devo dire le orazione del mattino e della sera”, “Devo andare a confessarmi almeno una volta all’anno”. Se la religione è una tassa faremmo bene a non pagarla e a buttarla via, perché il nostro Dio non se fa proprio niente di riti e di gesti che non partono dal cuore. Se invece ho capito anche solo un pochino l’amore che Dio ha per me non sarà una gioia il poter stare con Lui, il parlargli insieme, il rivivere la passione e morte di Cristo, il fare comunione, il ricevere i suoi segni meravigliosi?

 

 

MARTEDI’ 13 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ponziano e Ippolito; San Landolfo; San Benildo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI INNOCENTI E CUORE PURO.

 

HANNO DETTO: L'invidia consiste nell'odiare la felicità altrui. È veramente diabolico un tale vizio; poiché mentre la malizia si rallegra del male altrui, l'invidia invece si addolora del bene altrui. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: La bestemmia si volta e vira, torna in testa a chi la tira. (Prov. Corso)

UN ANEDDOTO: Un giorno un mendicante bussò alla porta d'un casolare. Gli aprì un uomo buono e onesto che gli diede in elemosina un pane che si trovava sul tavolo della cucina. Subito comparve la moglie, che stizzita lo rimproverò: - Ma come! Dai via al primo straccione che passa il pane che avevo destinato al cane? L'uomo allora richiamò subito il mendicante e disse: - Perdonami, fratello! Quello che ti ho dato prima era pane raffermo ... per il cane! Questo invece - e gli tese una grande pagnotta fresca - è per te!

PAROLA DI DIO: Dt 31,1-8; Cant. Dt 32,3-4a.7-9.12; Mt 18,1-5.10.12-14

 

Vangelo Mt 18,1-5.10.12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore

 

“IN VERITÀ VI DICO, SE NON VI CONVERTIRETE E NON DIVENTERETE COME I BAMBINI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI”.

Non si deve credere che il dovere di diventare bambini e di farsi piccoli sia un invito alla timidezza, a vivere da “imbranati”, incapaci di responsabilità. Guardiamo a Gesù: Egli nella sua vita non ha cercato per sé cariche pubbliche e posti di prestigio, né si è lasciato impressionare dai titoli onorifici di chi gli stava davanti, dalla loro esperienza, dagli anni o dai capelli bianchi; guardava ogni uomo negli occhi senza alcuna timidezza. Convertirsi e diventare bambini è ritrovare dentro di noi i valori veri, semplici, le esigenze primarie e definitive dell’uomo, è non fare sempre calcoli, è non domandarsi quanto se ne guadagnerà, è essere sempre disponibili ad esperienze nuove, è scoprire la propria precarietà, è affidarsi fiduciosi alle mani del Padre.

 

 

MERCOLEDI’ 14 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano Kolbe; San Callisto, vescovo di Todi.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, MI INSEGNI LA MISERICORDIA.

 

HANNO DETTO: Fa molto chi fa poco ma fa quello che deve fare; fa nulla chi fa molto ma non fa quello che deve fare. (S. Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Zotici e villani discuton con le mani. (detto Romano)

UN ANEDDOTO: Venne la Morte a prenderlo. Egli disse: - Sto male. Non posso venire! Venne poi la Vita. Egli disse: - Sto male. Non posso venire! Venne infine l'Amore. Egli disse: - Vengo! Era guarito.

PAROLA DI DIO: Dt 34,1-12; Sal 65; Mt 18,15-20

 

Vangelo Mt 18,15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore

 

“SE TUO FRATELLO COMMETTERA' UNA COLPA…”.

Gesù è davvero realista. Ci ha detto che la cosa più grande che possiamo fare è quella di amare Dio e i fratelli con tutto il cuore, la mente, le forze, ma sa benissimo che non è facile, che i nostri sentimenti, ragionamenti spesso sono sviati dall’egoismo e che le nostre forze sono deboli. Anche nella vita tra cristiani, proprio perché vita di comunità spesso nascono delle difficoltà e allora ci illustra il modo di gestire i nascenti conflitti nella comunità primitiva: passato l'entusiasmo dell'adesione al Maestro, allora come oggi sorgevano i problemi di dialogo e di comprensione col rischio di gesti estremi (magari in nome del vangelo!).

La prassi proposta da Gesù è piena zeppa di buon senso: discrezione, umiltà, delicatezza verso chi sbaglia, lasciandogli il tempo di riflettere, poi l'intervento di qualche fratello, infine della comunità. Quanto siamo lontano da questa prassi evangelica! Se si parla degli errori di qualcuno se ne sparla, spesso con sadica soddisfazione, senza compassione o delicatezza. Se noi discepoli del Misericordioso non sappiamo avere misericordia, chi mai ne sarà capace? Ma tutto questo senza falsi buonismi: la franchezza evangelica è un modo concreto di amare, di essere solidali anche con durezza. Nelle nostre comunità abbiamo bisogno di scoprire questo modo concreto di intervenire, di prendere a cuore il destino dei miei fratelli, senza nasconderci dietro il sospetto: “Ma io che c’entro?”. Se davvero Gesù mi ha cambiato la vita, ha cambiato anche il modo di vedere gli altri.  Allora non sarò giudice di mio fratello ma cercherò di fare di tutto perché il bene possa compiersi in Lui come in me.

 

 

GIOVEDI’ 15 AGOSTO: ASSUNZIONE AL CIELO DELLA B.V.M.

Tra i santi ricordati oggi: San Tarcisio, martire; Sant’Alfredo.

Una scheggia di preghiera:

 

ANDRO' A VEDERLA UN DI' IN CIEL PATRIA MIA, ANDRO' A VEDER MARIA, MIA GIOIA E MIO AMOR.

 

HANNO DETTO: Bisogna creare felicità per protestare contro l’universo del male. (Albert Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: I soldi possono far l'uomo ricco, non signore. (prov. Calabrese)

UN ANEDDOTO: Si presentò un giorno alla corte del principe Huan un giocoliere che si disse lieto di esibirsi davanti al signore per alleviarne gli impegni e gli affanni. Il principe acconsentì e il giocoliere diede prova delle sue doti: camminò su altissimi trampoli, eseguì un'ardita serie di salti e capriole, lanciò spade e coltelli con rara maestria. Il signore rimase stupito da tanta abilità e, essendosi divertito, compensò il giocoliere con un sacco di monete. Il giorno dopo la notizia arrivò alle orecchie di un altro giocoliere, che si presentò subito a corte. Ma il principe lo fece arrestare e rinchiudere in prigione. Alle lamentele di costui rispose: - Il primo giocoliere è venuto per procurarmi diletto, senza sapere se l'avrei compensato o meno. Tu invece sei venuto solo per averne un guadagno. E lo tenne in prigione per un mese. (Lie-Tseu)

PAROLA DI DIO: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. È beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“MARIA SI MISE IN VIAGGIO”

Si avverte una sorta di stridore tra i gesti di Maria e ciò che Elisabetta e poi Maria stessa nel Magnificat affermano sulla sua persona. I gesti sono quelli di una donna normale che vive con maturità la propria umanità: parte, viaggia sola proprio mentre un bambino si sta sviluppando nel suo grembo, conosce la fatica del camminare per la montagna in fretta. Le parole su di lei invece parlano di una donna dai caratteri quasi soprannaturali: madre del Signore, benedetta fra tutte, considerata beata da ogni generazione. Ma è proprio questo il punto, in lei si ricongiungono le dimensioni umane che il peccato aveva diviso: la carne e lo spirito, l’affetto per gli altri e l’unione con Dio, la fatica e l’amore, l’intelligenza e la fede, l’umanità e la partecipazione alla vita divina. In lei, certo, ma anche in tutti noi, suoi figli, che siamo in viaggio in sua compagnia. E anche la festa di oggi unisce la terra al cielo e in Maria la nostra umanità trova il suo vero fine, quello di essere unita per sempre alla divinità che ci ha creati a sua immagine e somiglianza.

 

 

VENERDI’ 16 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano d’Ungheria; San Rocco; Sant’Ambrogio di Ferentino.

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLI, SIGNORE, LA FATICA DELLE NOSTRE FAMIGLIE.

 

HANNO DETTO: Se la nostra felicità in cielo sarà di cantare tutti insieme, perché non incominciare subito? (Paul Claudel)

SAGGEZZA POPOLARE: Un uomo che si occupa nel modo giusto della propria famiglia non può diventare ricco. (detto Navajo)

UN ANEDDOTO: Una dopo l'altra:

- Le notti bianche garantiscono giornate nere.

- Il vero problema del fannullone è che, siccome non fa nulla, non sa mai quando ha finito.

- Il fazzoletto è l'unico che non si lamenta se vien preso per il naso.

- I funzionari sono come i libri di una biblioteca: più sono in alto e più sono inutili.

PAROLA DI DIO: Gs 24,1-13; Sal 135; Mt 19.3-12

 

Vangelo Mt 19,3-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca». Parola del Signore

 

È LECITO AD UN UOMO RIPUDIARE LA PROPRIA MOGLIE PER QUALSIASI MOTIVO?”.

Morale permissiva o morale restrittiva? Anche oggi molti come quel fariseo che pose la domanda a Gesù, vorrebbero avere ad ogni quesito morale indicazioni precise di comportamento, norme e regole per i trasgressori; alcuni (specialmente non sposati) invocano interdizioni castighi e inferni per chi viola norme di morale matrimoniale, altri mitigano talmente il comportamento sessuale e familiare da far sparire ogni indicazione e da lasciare il tutto ad una ipotetica e non formata coscienza. Eppure nel vangelo di Gesù, anche se non vi è la risposta ad ogni singolo quesito di morale, vi sono delle direttive precise sul modo di intenderla e soprattutto di viverla. Cerco di riassumere lasciando a ciascuno di applicare a sé stesso.

Tutto ciò che esiste nel creato è in sé buono. Il male esiste e sta nel cuore dell’uomo che non vuol costruirsi secondo i principi per cui Dio lo ha creato. Il peccato esiste ma non è insanabile: Gesù lo perdona sempre purché vi sia l’atteggiamento del richiederlo con fede e del voler vivere nella rettitudine la Grazia che esso ci porta. L’atteggiamento retto del cuore formato al Vangelo e l’adesione a Cristo fondano ogni morale del credente per il quale in sé tutto è lecito, ma non tutto è opportuno.

Gesù è sempre molto esigente nei nostri confronti, ma le sue esigenze ci riportano ai valori fondamentali e ci aprono alla vera libertà, quella di costruirci non secondo le mode imperanti, non secondo comportamenti rigidi senza motivazioni e senza senso, ma secondo la volontà di Dio che ci rende sempre coscienti di essere creature defettibili, ma amate e perdonate.

 

 

SABATO 17 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giacinto; Santa Chiara da Montefalco.

Una scheggia di preghiera:

 

COME UN BIMBO TRA LE TUE BRACCIA, SIGNORE, SENTO IL CALORE DEL TUO AMORE.

 

HANNO DETTO: Credere tutto è da deboli, credere niente è da stolti. (Cristina di Svezia)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando è destinato, è deciso da Dio, muori al buio anche se sei figlio di un artigiano che fa candele. (Prov. Catanzarese)

UN ANEDDOTO: Un avvocato cercava un collaboratore per il suo studio. Gli si presentarono due giovani procuratori legali cui egli pose domande specifiche di diritto per valutarne la preparazione e competenza. Quindi passò a domande che investivano la loro sfera privata per conoscere la personalità di ciascuno. Quando venne chiesto loro se fumassero, bevessero o giocassero, il primo rispose con sicumera: - Io non fumo, non bevo e non gioco! Il secondo, giunto il suo turno, invece rispose: - lo bevo un bicchiere a pranzo, fumo una sigaretta dopo cena e, tra un pasto e l'altro, gioco un po' col mio bambino. L'avvocato non ebbe dubbi: scelse quest'ultimo.

PAROLA DI DIO: Gs 24,14-19; Sal 15; Mt 19,13-15

 

Vangelo Mt 19,13-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là. Parola del Signore

 

“NON IMPEDITE CHE I BAMBINI VENGANO A ME; A CHI È COME LORO, INFATTI, APPARTIENE IL REGNO DEI CIELI”.

Da bambino desideravo diventare grande in fretta. I bambini sembrano valere così poco! E allora, anche perché me lo dicevano, ho pensato che la scuola, il sapere la scienza mi avrebbero fatto crescere, mi sono buttato sui libri ed ho imparato solo a balbettare qualche parola di ciò che è l’immensità, di ciò che è l’immensamente grande o l’infinitesimamente piccolo.

Mi hanno fatto credere che avere un posto, un ruolo, un potere nella vita fosse l’essenza dell’adulto e sono allora entrato nella corsa per il potere accorgendomi però che per avere un ruolo, un potere dovevo diventare schiavo di tanti altri e del potere stesso, e in compenso per questo ho speso l’innocenza e tanti anni di vita.

Il mito dell’eterna giovinezza, della bellezza del corpo l’ho visto cadere e sfiorire nelle mie stesse mani.

Ho pensato che lo star bene fosse il fine ultimo della vita ed ho cercato in tutti i modi di curare la salute, di prevenire i mali, ma nulla può fermare il corso della natura e se, con attenzione posso prevenire qualche malattia, la mia vita è nella precarietà, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto.

La ricerca della felicità, della gioia mi ha guidato ed ho lasciato le piccole gioie semplici dei bambini per cercare in molte strade il piacere e la felicità senza mai trovarla in modo definitivo.

Ho abbandonato l’ingenuità pensando che nella vita ci volesse scaltrezza e diplomazia e così ho imparato a mentire prima agli altri e poi anche a me stesso ed ho indossato le maschere dell’ipocrisia. Ho riso delle fiabe ed ora ho paura dei sortilegi, ho disprezzato i piccoli giochi ma spesso mi sono trovato a giocare sui sentimenti degli altri.

Capisco allora perché il Regno dei cieli, la gioia del Vangelo mi sono così lontane, perché prevale in me il religioso al posto della fede, perché certe pagine del Vangelo mi sono così ostiche e ne ho perso la chiave: mi manca il cuore della semplicità, della giocosità, dell’accoglienza, della disponibilità, della fantasia… mi manca il cuore del bambino.

Bisognerà tornare indietro? No! Basterà ridestare il fanciullo che dorme dentro di noi, recuperare la bontà, l’innocenza e cominciare di nuovo con la semplicità di bambini a chiamare Dio con nome di “Padre nostro”.

 

 

DOMENICA 18 AGOSTO: 20^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Elena; Santi Floro e Lauro.

Una scheggia di preghiera:

 

SVEGLIACI, SIGNORE! C'E' UN MONDO INTERO CHE CI ASPETTA.

 

HANNO DETTO: Se vogliamo essere felici, possiamo esserlo adesso, perché la chiave della felicità è nascosta dentro di noi. Essa non dipende dagli avvenimenti che ci capitano ma dal modo in cui li percepiamo e li affrontiamo. (Antony de Mello)

SAGGEZZA POPOLARE: L'unghia che sporge troppo si spezza. (Prov. Giapponese)

UN ANEDDOTO: Un giorno, un uomo che non aveva mai detto una menzogna, ne disse una. Ne provò rimorso, ma anche piacere, perché la menzogna gli era stata utile. E poiché il male è sempre fonte di piacere - ché se fosse fonte di dolore nessuno lo commetterebbe mai - cominciò a mentire ogni volta che gli faceva comodo. Un giorno trovò comodo rubare, lui che non aveva mai rubato neppure uno spillo. Ne provò rimorso, ma anche piacere, perché aveva accresciuto i suoi averi in un modo incredibilmente facile. E poiché il male è sempre fonte di piacere - ché se fosse fonte di dolore nessuno lo commetterebbe mai - cominciò a rubare ogni volta che gli capitò l'occasione. Un giorno ebbe occasione di uccidere, lui che non aveva mai calpestato una formica. Ne provò rimorso, ma anche piacere, perché aveva provato l'ebbrezza del possesso totale. E poiché il male è sempre fonte di piacere - ché se fosse fonte di dolore nessuno lo commetterebbe mai - divenne un assassino. Oggi che vanno tutti alla ricerca del piacere senza badare da che parte venga, il male dilaga così.

PAROLA DI DIO: Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53

 

Vangelo Lc 12, 49-53

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?». Parola del Signore

 

“SONO VENUTO A PORTARE IL FUOCO SULLA TERRA”

Qualcuno molto famoso disse che “la religione è l’oppio dei popoli” ed aveva ragione in quanto parlava di religioni e non di fede ed anche perché vedeva il comportamento di religiosi che non dissimili da altri poteri terreni approfittavano e approfittano di messaggi ultraterreni per garantire e approfondire il proprio potere terreno.

Ma il cristianesimo in sé è tutt’altro che un oppio addormentante. È la novità, è il senso della vita, è l’entusiasmo. È il più grande ideale: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”, è la conquista della felicità, della giustizia, della speranza, dell’immortalità.

La fede non è un lusso o una occupazione per pensionati, non è e non deve essere un allevamento per esaltati religiosi o per bigotti decrepiti, non è neanche il giardino di infanzia per bambini o l’oratorio per ragazzi sottosviluppati che hanno paura di confrontarsi con i propri coetanei sul loro terreno di vita, non è il rifugio dei falliti, degli invertebrati, dei rinunciatari.

Il cristianesimo è gioventù continua, è impegno duro, ma splendido. Ci insegna la fede nell’invisibile, la speranza nell’impossibile, l’amore dell’inafferrabile; è autodisciplina, ma senza costrizione, è conquista senza rapina.

Non troverete santi melanconici, pessimisti, rinunciatari, tristi, disfatti. Chi ha fatto delle rinunce le ha fatte non per meschinità, ma per magnanimità; essi sono dei vinti che però sono vincitori, sembrano miserabili ma sono signori, obbedienti ma non servili.

Quando la fiamma di Dio si accende nel cuore di un uomo non c’è più requie: la fede è impaziente, le avversità non lo scoraggiano ma lo provocano. Se incontra un ostacolo, lo salta e se non può lo aggira, ma non si ferma. Vive nel mondo con i piedi ben ancorati sulla terra, ma non è del mondo, è prudente come un serpente, ma libero e semplice come una colomba, non disdegna niente e non esclude nessuno. Piange con coloro che piangono e ride con coloro che ridono. Neanche la morte lo ferma perché sa con chi può superarla.

Come mai non abbiamo ancora incendiato questo nostro mondo?

 

 

LUNEDI’ 19 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Eudes; Bartolomeo da Simeri.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PIU' MI LIBERO DALLE COSE, PIU' C'E' SPAZIO PER TE.

 

HANNO DETTO: Anime sfiduciate non vedono altro che tenebre sulla faccia della terra. Noi invece osiamo riaffermare la nostra fiducia nel Salvatore nostro, che non si è dipartito dal mondo, da lui redento. (S. Papa Giovanni XXIII)

SAGGEZZA POPOLARE: Ciò che fa invecchiare non è tanto andare avanti con gli anni, quanto disertare i nostri ideali.

UN ANEDDOTO: Un rabbino se ne stava alla finestra osservando i passanti per la strada. Vide un uomo, lo chiamò e gli chiese: -Dimmi, se trovassi per la strada una borsa piena di monete, la restituiresti al suo legittimo proprietario? L'uomo si irritò: - Certo che la restituirei! Senza esitazione! Il rabbino scosse la testa e sospirò: - Tu sei un folle! Stette ancora alla finestra e rivolse ad un altro passante la stessa domanda: Lo sconosciuto rispose: - Non sono certo così stupido da rinunciare ad una borsa di soldi piovutami dal cielo! - Tu sei un malvagio - si indignò il rabbino. Interpellò allora un terzo individuo che passava di lì. Alla medesima domanda quell'uomo rispose: - Rabbi, come faccio a sapere a quale tappa del mio cammino spirituale sarei giunto in quel momento? Non so se riuscirei a resistere alla tentazione del Maligno. Forse Satana mi vincerebbe ed io mi approprierei della borsa ingiustamente. Oppure Dio mi aiuterebbe ed io cercherei il proprietario per restituirgli il denaro. Il rabbino questa volta disse: - Come sono belle le tue parole! Tu sei un uomo di Dio! (Tradizione chassidica)

PAROLA DI DIO: Gdc 2,11-19; Sal 105; Mt 19,16-22

 

Vangelo Mt 19,16-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze. Parola del Signore

 

“IL GIOVANE SE NE ANDO’ TRISTE POICHE’ POSSEDEVA INFATTI MOLTE RICCHEZZE”.

Ci troviamo davanti ad un’altra pagina del Vangelo a prima vista assurda.

Questo giovane era andato da Gesù pieno di speranze. Sapeva di essere onesto, osservante, forse anche pio e si aspettava al massimo che Gesù gli desse qualche norma o formula ancora migliore per realizzare una sana ascesi che lo portasse alla perfezione. Gesù, invece non solo non gli chiede di fare qualcosa di più, ma lo invita a liberarsi delle sue ricchezze per essere più leggero e poterlo così seguire.

Il nostro mondo ci grida: “Beato se stai bene, se hai soldi, se ti diverti”, qualche volta gioca addirittura a stuzzicarci: “Se avessi tanti soldi chissà quanto bene potresti fare!”. E noi qualche volta ci crediamo!

Eppure questo giovane, se ne va triste perché ha troppi soldi, mentre se “fosse andato e avesse venduto tutto e dato ai poveri sarebbe stato felice perché avrebbe avuto un tesoro in cielo e avrebbe potuto essere libero per seguire Gesù”.

E quello che è un assurdo per la mentalità degli uomini, non lo è affatto per lo spirito dell’uomo. Infatti l’uomo nel suo intimo sa benissimo che nulla di materiale potrà colmargli la fame di infinito a cui anela il suo cuore. Sa anche che le cose materiali troppo spesso lo deviano da quelle che sono le sue aspirazioni e lo legano a tal punto da non lasciargli più respiro.

 

 

MARTEDI’ 20 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardo; San Filiberto.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, O SALVATORE DEL MONDO.

 

HANNO DETTO: Dio non comanda l'impossibile, ma comandando ci ammonisce di fare quello che possiamo e di chiedere quello che non possiamo, ed egli ci aiuta affinché possiamo. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli ideali sono come la stella polare: è irraggiungibile, ma indica la retta via.

UN ANEDDOTO: Un maestro sufi aveva un discepolo strabico. Un giorno il maestro ordinò al discepolo di inoltrarsi nel bosco per recuperare una giara che aveva lasciato lungo il cammino. Dopo un lungo tratto di strada, giunse nel luogo indicato ma si stupì nel veder che c'erano due giare anziché una. Tornò indietro di corsa: - Maestro, nella foresta ci sono due giare, e non una come mi avevi detto. Indignato da tanta sfrontata sicurezza, il maestro gli rispose: - Non ho bisogno di due giare, rompine una e porta mi l'altra! Il discepolo, che non aveva dubbi sull'infallibilità della propria vista, tornò nel boschetto, distrusse una delle giare, ma con sua sorpresa ... non vide più l'altra! Quando osservi la realtà fuori di te e ti sembra di scorgere qualcosa, ricorda che anche tu sei come il discepolo strabico.

Tu sei ciò che vedi. Ma se ciò che vedi dipende da te, come puoi dire di aver colto la verità?

PAROLA DI DIO: Gdc 6,11-24a; Sal 84; Mt 19,23-30 

 

Vangelo Mt 19,23-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore                                                                                                 

 

“ALLORA, CHI PUÒ ESSERE SALVATO?”.

Il dialogo tra gli apostoli e Gesù avviene in un momento imbarazzante e difficile. Il giovane ricco a cui Cristo ha fatto la proposta di seguirlo si allontana triste, non sentendosi di abbandonare le sue ricchezze. La reazione di Gesù è sconfortata e le sue parole risuonano dure contro i ricchi.

Una domanda naturale, dunque, quella degli Apostoli davanti alla durezza delle proposte di Gesù, ma anche una domanda che dimostra che i discepoli non hanno capito né Dio né Gesù.

Non è tanto stabilire quali sono i criteri a cui riferirci per salvarci. Non ci sono regole preconfezionate, conti di “do ut des”, gerarchie che stabiliscano il “quanto” l’uomo deve pagare Dio per ottenere la salvezza. C’è Dio con la sua immensità, con un amore che non ha confini. C’è il Dio a cui nulla è impossibile. C’è l’immensa misericordia di Gesù.

Bisogna capire una cosa sola: da soli è impossibile salvarci. Non sono io che “se faccio il bene, mi salvo”. Non c’è alcun bene che possa salvarmi, è la misericordia di Dio che mi salva. Se faccio il bene, lo devo fare perché amo il bene, non perché esso sia merce di scambio con Dio. Non sono io che “devo pagar pegno”, il pegno lo ha già pagato Gesù. E anche la rinuncia non è più negativa: rinunciare ‘nel suo Nome’, significa mettersi nelle mani di Dio, lasciarsi portare come bambini da Lui, significa scoprire che davvero Lui è il nostro tutto che non delude, che il suo amore riesce a dare senso anche al nostro soffrire, che con la Sua vita donata per noi riesce a cancellare i nostri peccati, che presentandoci un Dio Padre di tutti ci permette di riscoprire condivisione e fratellanza.

 

 

MERCOLEDI’ 21 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Pio X; San Baldovino di Rieti.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI AD ASCOLTARE OGGI LA TUA VOCE CHE CHIAMA.

 

HANNO DETTO: Quali sorprese avremo, alla fine del mondo, leggendo la storia delle anime. (S. Teresa di Lisieux)

SAGGEZZA POPOLARE: Basta che esista un solo giusto perché il mondo meriti di essere creato. (Talmud)

UN ANEDDOTO: Differenza tra denaro e idee: Se io ho un dollaro e tu hai un dollaro e ce li scambiamo, alla fine restiamo con un dollaro ciascuno come prima. Ma se io ho un'idea e tu un'altra idea, e ce le scambiamo, alla fine ci troviamo con due idee.

PAROLA DI DIO: Gdc 9,6-15; Sal 20; Mt 20,1-16

 

Vangelo Mt 20,1-16

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.  Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore

 

“IL PADRONE DI CASA USCI’ ALL’ALBA… ALLE NOVE DEL MATTINO… VERSO MEZZOGIORNO… VERSO LE TRE… VERSO LE CINQUE…”.

Questo padrone della vigna che esce a tutte le ore della giornata e che sempre invita gli operai ad andare a lavorare nella sua vigna penso ci indichi che non vi è tempo che non sia per l’uomo, tempo per rispondere alla sua vocazione all’unica cosa necessaria: cercare Dio. Non vi è tempo in cui Dio non lo chiami, perché Dio è presente in tutto e la sua presenza stessa è già vocazione.

L’incontro con Dio è sempre personale, perché è un incontro d’amore. Per questo Dio ci chiama per nome. Nessuno di noi si può giustificare dicendo: gli altri, il lavoro, la famiglia, la società, il gruppo, la Chiesa. Ogni uomo ha un suo compito importante, riservato a sé solo, da fare nel suo segreto, con Dio mancando il quale tutta la sua vita vien meno. Se no si rimane, come nella parabola, in piazza a far niente, a perdere la giornata della nostra vita.

Se ancora ritroviamo ci “in piazza” non dobbiamo chiederci: “Perché non sono stato chiamato”, ma piuttosto: “Perché non ho saputo rispondere alla chiamata?”.

 

 

GIOVEDI’ 22 AGOSTO: BEATA VERGINE MARIA REGINA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Augusta; San Fabrizio e Filiberto.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO È DONO. GRAZIE, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: La gioventù non è un'età, è un clima del cuore. (Sertillanges)

SAGGEZZA POPOLARE: Trattate i complimenti che vi vengono fatti come se fossero profumi: odorateli, ma non inghiottiteli. (saggezza Araba)

UN ANEDDOTO: Meditate, gente, meditate:

- Il peggio delle persone frivole è che vogliono sempre parlare di cose serie.

- L'intelligenza è come la biancheria intima: tutti dovremmo usarla, ma nessuno dovrebbe esibirla.

- La legge è uguale per tutti: basta essere raccomandati.

- L'unica cosa sicura che si trova nei giornali è il loro prezzo.

- Tutte le guerre sono incivili, e la più incivile di tutte si chiama guerra civile.

PAROLA DI DIO: Gdc 11,29-30a; Sal 39; Mt 22,1-14

 

Vangelo Mt 22,1-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore

 

“GLI DISSE: AMICO, COME MAI SEI ENTRATO QUI SENZA L’ABITO NUZIALE?”.

Quel disgraziato della parabola si era illuso bastasse essere presente nella sala del convito, con gli stracci che si ritrovava addosso. Troppi fedeli pensano, per essere a posto, sia sufficiente andare in chiesa ogni tanto, fare la Comunione quando capita, recitare qualche preghiera recuperata nel vecchio cassone dei ricordi o cavata dal repertorio lontano del catechismo.

Qualcuno addirittura è convinto di fare un piacere a Dio, assicurando la propria presenza alle funzioni liturgiche. Non si rendono conto che tutto è dono dall’alto, grazia immeritata, per cui si dovrebbe mostrare solo umile gratitudine. E soprattutto indossare una condotta adeguata, compatibile con quei doni.

Alla porta di certe chiese, collocate in zone a rischio di nudità, ci sono cartelli che raccomandano — giustamente — di entrare nel luogo sacro “vestiti decentemente”. Non basta, tuttavia, i responsabili — esperti o no di abbigliamento — dovrebbero rendersi conto che troppi di noi vestono “sconvenientemente” all’uscita della chiesa.

Anche se non sono in spiaggia e fa freddo.

Il vero problema è quello di “uscire” rivestiti di una condotta compatibile con ciò che si è celebrato.

 

 

VENERDI’ 23 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosa da Lima; San Filippo Benizi.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA IL TUO SPIRITO, O SIGNORE, CHE CI INSEGNI AD AMARE.

 

HANNO DETTO: Perché cerchi la gioia nel mondo? Non sai che essa nasce solo nel tuo cuore? (Tagore)

SAGGEZZA POPOLARE: La gentilezza non è mai sprecata. Se non ha effetto su chi la riceve, per lo meno giova a chi la prodiga.

UN ANEDDOTO: Un mendicante se ne stava seduto sul ciglio di una strada da più di trent’anni. Un giorno un tale gli passò accanto. “Hai qualche spicciolo?” mormorò il mendicante, tendendo meccanicamente il suo berretto da baseball. “Non ho niente da darti” rispose lo sconosciuto. Poi chiese: “Su che cosa sei seduto”? “Non è niente” rispose il mendicante, “solo una vecchia scatola. Ci sono seduto sopra da sempre”. “Non hai mai guardato dentro”? chiese lo sconosciuto. “No” rispose il mendicante. “A che pro? Tanto non c’è niente dentro.” “Dacci un’occhiata” insistette lo sconosciuto. Il mendicante riuscì a sollevare il coperchio e con meraviglia, incredulità e gioia vide che la scatola era piena d’oro. “Ecco, io sono quello sconosciuto che non ha niente da darti e che ti sprona a guardare dentro. Non in una scatola, come in questa parabola, ma in un posto molto più vicino: dentro di te”.

PAROLA DI DIO: Rt 1,1.3-6.14b-16.22; Sal 145; Mt 22,34-40

 

Vangelo   Mt 22, 34-40

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

“MAESTRO, NELLA LEGGE, QUAL È IL GRANDE COMANDAMENTO?”.

Ancora una volta ci troviamo davanti al grande comandamento dell’Amore. Tutti parliamo di amore. Se c’è una parola che viene ripetuta incessantemente e nelle maniere e nelle sedi più diverse — dalle canzoni alle prediche, dai rotocalchi sfacciati alle riviste di genere religioso, dalle congreghe religiose alla TV — questa parola è proprio “amore”. Forse se ne parla tanto, con tante confusioni, proprio perché ce n’è poco. L’inflazione dei discorsi sull’amore forse rivela proprio la scarsità del prodotto.

Forse bisognerebbe avere e ritrovare un certo pudore nell’uso di questa parola in quanto usandola tanto spesso con disinvoltura, con leggerezza e spregiudicatezza abbiamo finito per svalutarla, per non sapere più che cosa esattamente significhi. Forse sarebbe bene, per un po’, non usarla. Intanto potrebbero bastare i fatti, le azioni che poco per volta ci facciano purificare e capire in concreto il significato profondo di questa parola e di questa realtà.

 

 

SABATO 24 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Bartolomeo Ap; Santa Emilia di Vialar.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA'.

 

HANNO DETTO: La Bibbia contiene per ciascuno di noi un messaggio cifrato. Il codice per decifrarlo ce lo dà la fede. (Julien Green)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno può essere giudice in una sua causa.

UN ANEDDOTO: Un’antica leggenda degli indiani d’America: Sapete che gli alberi parlano? Essi lo fanno! Parlano tra loro e loro vi parleranno se solo li ascoltate. Il guaio dei bianchi è che loro non ascoltano! E cosi non hanno mai ascoltato gli indiani come non ascoltano le altre voci della natura. Ma vi assicuro, gli alberi mi hanno insegnato molto: sul tempo, sugli animali, sul Grande Spirito.

PAROLA DI DIO: Ap 21,9b-14; Sal 144; Gv 1,45-51

 

Vangelo Gv 1,45-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nazareth può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

“PRIMA CHE FILIPPO TI CHIAMASSE, IO TI HO VISTO QUANDO ERI SOTTO L’ALBERO DI FICHI”

Questa rivelazione che porta Bartolomeo ad un atto di fede in Gesù, Figlio di Dio, ha fatto sbizzarrire gli esegeti e i “fantasisti del Vangelo”. Che cosa avrà mai fatto Bartolomeo sotto quel fico: dormiva? peccava? pregava? A noi importa poco che cosa facesse Bartolomeo, importa invece che Gesù tocca nel vivo una persona e aiuta la sua fede. Il cammino verso la fede di Bartolomeo è fatto di tre passi: 1) È un vero israelita in cui non c’è falsità, cioè è una persona onesta che cerca la verità.

2) Si lascia convincere da Filippo ad andare da Gesù: Dio si serve di un fratello per portarlo alla fede. 3) È disponibile a lasciarsi toccare sul vivo da Gesù. Il cammino della nostra fede se vuoi essere valido deve muoversi su queste strade: una ricerca sincera, l’umiltà di farci aiutare dai fratelli, la disponibilità a lasciarsi toccare e convertire da Gesù.

 

 

DOMENICA 25 AGOSTO: 21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Ludovico; San Giuseppe Calasanzio; San Genesio.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI O SALVATORE, SALVATORE DEL MONDO.

 

HANNO DETTO: È un'insolenza aver una fede solo a fior di pelle, che non si radichi nel cuore. (S. Gregorio di Nazianzo)

SAGGEZZA POPOLARE: Una guerra lascia il paese con tre armate: una di infermi, una di donne piangenti e una di ladri. (proverbio Tedesco)

UN ANEDDOTO: Tieni stretto ciò che è buono, anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi, anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare, anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita, anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano, anche quando mi sono allontanato da te. (Detto degli Indiani d’America)

PAROLA DI DIO: Is 66,18b-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30

 

Vangelo Lc 13, 22-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore

 

“SIGNORE, SONO POCHI QUELLI CHE SI SALVANO?”.

A questa domanda trovi tutta una serie di risposte in contrasto tra loro. Da chi fa i conti e gioca con i numeri della Bibbia: 144.000, a chi dice che Dio alla fine, nella sua misericordia salva tutti, a chi vede inferni brulicanti di persone, a chi dice che l’importante è “salvarsi” in questa vita.

Gesù non entra in discussione sui numeri. Prima ci mette in guardia, se noi pensiamo di essere tra i salvati, sulla compagnia che troveremo: i nostri compagni non saranno solo quelli che pensiamo noi ma “Verranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno e sederanno alla mensa di Dio”. Poi ci parla di una “porta stretta” attraverso cui passare. Chi sarà questa porta? Gesù, in un altro brano dice di essere Lui la porta dell’ovile. Gesù è la porta stretta in quanto Lui si è abbassato fino alla morte di croce. Il nostro diventare piccoli, l’accettare di aver bisogno di Lui per salvarci ci permette di entrare, attraverso Lui, tra le braccia della misericordia del Padre.

 

 

LUNEDI’ 26 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessandro; San Zefirino.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICACI, O SIGNORE, SAREMO PIU' BIANCHI DELLA NEVE.

 

HANNO DETTO: Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti. (Martin Luther King)

SAGGEZZA POPOLARE: La gioia che ci si offre dopo il dolore si gusta maggiormente. L'ombra di un albero è specialmente gradita da chi è accaldato dal sole. (proverbio Orientale)

UN ANEDDOTO: “Buddha stava insegnando ad un gruppo di discepoli, quando un uomo gli si avvicinò e lo insultò, con l’intenzione di aggredirlo. Di fronte a tutti, Buddha reagì con assoluta tranquillità, rimanendo fermo ed in silenzio. Quando l’uomo se ne andò, uno dei discepoli, indignato da questo comportamento, chiese a Buddha perché avesse permesso a quello straniero di maltrattarlo in quel modo. Buddha rispose serenamente: «Se io ti regalo un cavallo e tu non lo accetti, di chi è il cavallo»? L’alunno, dopo aver tentennato per un istante, disse: «Se io non lo accettassi, il cavallo continuerebbe ad essere vostro, maestro». Buddha annuì e gli spiegò che, nonostante alcune persone decidano di perdere il loro tempo insultando, noi possiamo scegliere di accettare tali parole o meno, proprio come faremmo con un regalo qualsiasi. «Se lo prendi, lo accetti, altrimenti colui che insulta rimane con l’insulto tra le mani». Non possiamo dare la colpa a chi ci insulta, perché è nostra la decisione di accettare le sue parole invece di lasciarle sulle stesse labbra da cui sono uscite.”

PAROLA DI DIO: 1Ts 1,1-5.8b-10; Sal 149; Mt 23,13-22

 

Vangelo Mt 23,13-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso». Parola del Signore

 

“GUAI A VOI, SCRIBI E FARISEI IPOCRITI”.

Per capire bene il senso di questi “guai!”, bisogna, prima di tutto, vedere a chi sono indirizzati.

Gesù si rivolge agli scribi e ai farisei. Sono le persone “per bene” di Israele, i fedeli, i puri, coloro che hanno avuto il pregio di mantenere e interpretare la tradizione religiosa di Israele. Se volete un paragone con oggi, è come se Gesù si rivolgesse a Vescovi, preti, teologi.

Il “guai!” non deriva però dal ruolo di questi personaggi ma dall’uso sbagliato che essi hanno fatto della religione.

La religione in modo retto serve ad esprimere il rapporto di Dio con il suo popolo e del popolo con Dio. Non deve essere invece usata per mascherare privilegi, per coprire con facciata di perbenismo il vuoto o addirittura per giustificare i propri interessi ed accrescere il proprio potere: non si può e non si deve ridurre Dio a quello che serve a noi!

Chiediamoci se davvero nel nostro vivere, parlare, fare scelte etiche o morali rispettiamo Dio per quello che è, se confrontiamo la nostra vita con quella di Cristo, se non strappiamo certe pagine di Vangelo difficili, se non ci mascheriamo dietro ad atteggiamenti o riti per apparire diversi e migliori di quello che siamo.

 

 

MARTEDI’ 27 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Monica; San Cesario di Arles; San Giuseppe Calasanzio.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI AD INCARNARCI NELLA VITA DEI FRATELLI, COME HAI FATTO TU, O GESU'.

 

HANNO DETTO: Prima che tu parli bisogna leggere sul tuo viso quello che stai per dire. (Marco Aurelio)

SAGGEZZA POPOLARE: Se il gatto e il topo trovano un accordo, il droghiere è rovinato. (proverbio Iraniano)

UN ANEDDOTO: Dal tema di un bambino che si preparava alla prima Comunione:

"Dio è come lo zucchero che la mamma ogni mattina scioglie nel latte per prepararmi la colazione. Io non vedo lo zucchero nella tazza, ma se la mamma non lo mette, ne sento subito la mancanza. Ecco, Dio è così, anche se non lo vediamo. Se lui non c'è la nostra vita è amara, è senza gusto"

PAROLA DI DIO: 1Ts 2,1-8; Sal 138; Mt 23,23-26

 

Vangelo Mt 23,23-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito». Parola del Signore

 

"GUAI A VOI CHE PULITE L'ESTERNO DEL BICCHIERE E DEL PIATTO MA ALL'INTERNO SONO PIENI DI E DI AVIDITA' INTEMPERANZA".

Quanta disumanità nei freddi osservanti della legge!

Se c'è un Sacramento che è Sacramento dell'umanità, della comprensione, della vicinanza, della gioia del perdono ricevuto, è il Sacramento della Confessione o Riconciliazione. E, invece, come ce lo hanno ridotto!

Molta gente oggi non si confessa più perché pensa sia solo una forma di ipocrisia o perché non ritiene valido dire le proprie cose ad un altro, "peccatore come me", o perché si sente giudicato e condannato dal confessore.

E già, perché spesso, noi preti, abbiamo ridotto la Confessione o a una cosa talmente banale (io dico un elenco di cose, tu mi assolvi, io faccio la penitenza dicendo tre Ave Maria, e tutto ricomincia da capo) o facendola diventare un tribunale freddo e legalistico dove il giudice (che proprio perché tale non deve essere coinvolto) è un freddo amministratore di norme e un promulgatore di sentenze inappellabili.

E la misericordia di Gesù, dove va a finire? La gioia del perdono ricevuto può venir fuori dal freddo e dal buio di quelle grate anonime? Il conforto, la crescita, avviene quando, mancando l'umanità, ci si può confrontare solo con aride norme e sentenze?

Sì, l'esterno del bicchiere e del piatto sono formalmente puliti, ma tu non mangi sul bordo, e allora il marciume non l'hai tolto, l'hai solo spostato al centro, e te lo ritrovi in bocca, e per di più hai perso o hai fatto perdere l'occasione di incontrare la misericordia di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 28 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino; Santa Adelina; Sant’Alfrico.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', PRENDIMI COME SONO, MA AIUTAMI A CAMBIARMI.

 

HANNO DETTO: Gli angeli, che contemplano Dio incessantemente, tremano dinanzi a lui; ma lungi dall'essere per loro una pena, sono solo presi dalla vertigine dell'ammirazione. (S. Gregorio Magno)

SAGGEZZA POPOLARE: I giocatori d'azzardo ed i cavalli da corsa non durano mai a lungo. (proverbio Inglese)

UN ANEDDOTO: Durante un seminario per matrimoni, hanno chiesto a una donna: "Ti rende felice tuo marito? Veramente ti rende felice?" In quel momento il marito ha alzato leggermente il collo in segno di sicurezza: sapeva che sua moglie avrebbe detto di sì, perché lei non si era mai lamentata durante il suo matrimonio. Tuttavia la moglie rispose con un sonoro: - "No... Non mi rende felice" Il marito la guardò con stupore, mentre la donna continuò il proprio discorso: - "Non mi rende felice... Io sono felice! Che io sia felice o no non dipende da lui, ma da me. Io sono l'unica persona da cui dipende la mia felicità. Mi accorgo di essere felice in ogni situazione e in ogni momento della mia vita, perché se la mia felicità dipendesse da qualche persona, cosa o circostanza sulla faccia di questa terra, sarei in guai seri. Tutto ciò che esiste in questa vita, cambia continuamente. L'essere umano, le ricchezze, il mio corpo, il clima, i piaceri, ecc. E così potrei continuare per ore, elencando una lista infinita. Attraverso tutta la mia vita, ho imparato qualcosa; Decido di essere felice e il resto lo chiamo "esperienze": Amare, Perdonare, Aiutare, Comprendere, Ascoltare, Consolare. C'è gente che dice: 'non posso essere felice perché sono malata, perché non ho soldi, perché fa troppo caldo, perché qualcuno mi ha insultato, perché qualcuno ha smesso di amarmi, perché qualcuno non mi ha considerato, ma quello che queste persone non sanno è che si può essere felici anche essendo malati, anche se si è troppo sudati, anche se si è senza soldi, anche se si riceve un insulto, anche se qualcuno non ci ha apprezzato. Inizia la giornata con un sorriso e non lasciare che niente e nessuno la cancelli del tuo volto. Essere felice è un atteggiamento!"

PAROLA DI DIO: 1Ts 2,9-13; Sal 138; Mt 23,27-32

 

Vangelo Mt 23,27-32

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri». Parola del Signore

 

“GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI IPOCRITI CHE ASSOMIGLIATE A SEPOLCRI IMBIANCATI”.

Si conclude oggi la lettura del duro discorso di Gesù contro ogni forma di ipocrisia religiosa. Se dobbiamo tirare alcune conclusioni, penso che dobbiamo ringraziare Gesù soprattutto per la sua chiarezza: un certo modo ipocrita di pensare, tipico metodo di certa chiesa, dice che i panni sporchi vanno lavati in casa, ed ecco allora tutti pronti a nascondere “scandali” per il bene dei piccoli, per salvare il buon nome, sembra quasi che di certe cose se ne possa solo parlare di nascosto, per pettegolezzo, mai apertamente.

Gesù non ha paura di buttarci in faccia i nostri errori; non per questo ci ama di meno, anzi!

È il peccato, l’errore, la stupidità che sta alla base di ogni ipocrisia.

L’ipocrisia è farci vedere diversi da quello che si è, è nascondere la verità, e cercare di ammaestrarla a nostro uso e consumo. E questa è la cosa più stupida che l’uomo possa fare in quanto non è perché io dico una determinata cosa, magari anche ammantandomi di potenza e di autorità, che di conseguenza l’autorità cambi. La verità è una e una rimane!

Con l’ipocrisia, poi, posso cercare di ingannare gli altri, e spesso ci riesco, specialmente dove manca il senso critico, dove si dà per assodato che l’autorità di certe persone sia intoccabile, dove scientemente si fa passare per legge divina ciò che è solo umano ed opinabile.

Ma, alla fine, se hai ingannato gli altri, che cosa hai ottenuto? Se hai ottenuto che ti battessero le mani per un certo periodo, sta sicuro che quando arriverà uno più ipocrita di te, ti lasceranno per battere le mani a lui. E poi, all’interno della Chiesa, in che cosa dovrebbe consistere il potere?  Nel saperci servi e per di più anche “servi inutili”.

Ancora, l’ipocrisia è la più grande stupidaggine perché forse puoi ingannare qualcuno, se sei proprio stupido qualche volta puoi ingannare te stesso, ma Dio no, non lo inganni mai; con Lui sono inutili le maschere, Lui ti conosce come sei.

Il danno dell’ipocrisia, alla fine, è soprattutto tuo, perché Dio ratifica le tue scelte e se hai cercato la maschera essa impedirà per l’eternità che ne emerga il tuo volto e Gesù è venuto a salvare delle persone, non dei burattini per di più mascherati.

 

 

GIOVEDI’ 29 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Martirio di san Giovanni Battista; San Bononio di Lucedio.

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE ASCOLTIAMO, O SIGNORE, LA VOCE DEI TUOI PROFETI.

 

HANNO DETTO: La conversione più difficile è quella a cui tutti siamo chiamati: all'interno della nostra religione. (Louis Evely)

SAGGEZZA POPOLARE: Un gatto è un leone in una giungla di cespugli. (proverbio Indiano)

UN ANEDDOTO: Questa volta una storia di sassolini. Molti anni fa, quando chi non pagava i debiti poteva essere sbattuto in prigione, un mercante aveva un grande debito con un usuraio. Questi, vecchio e brutto, s’invaghì della bella e giovanissima figlia del mercante e propose l’affare: il debito “in cambio” della ragazza. Al rifiuto inorridito del mercante e di sua figlia, l’usuraio propose una nuova possibilità. Disse che avrebbe messo in una borsa vuota due sassolini, uno bianco e uno nero, la ragazza ne avrebbe dovuto estrarre uno: se fosse uscito il sassolino nero sarebbe diventata sua moglie e il debito sarebbe stato annullato; se fosse uscito il sassolino bianco, il debito sarebbe stato annullato e la figlia sarebbe restata col padre; se si fosse rifiutata di fare l’estrazione il padre sarebbe andato in prigione e lei morta di stenti. Il mercante, riluttante, acconsentì. L’usuraio si chinò per raccogliere i due sassolini e la ragazza notò che li aveva presi e messi nella borsa … entrambi neri! Era ora dell’estrazione: che fare? Poteva la ragazza rifiutarsi di estrarre il sassolino? Sarebbe stata la fine … Poteva la ragazza smascherare l’inganno? L’usuraio non lo avrebbe mai ammesso … e probabilmente avrebbe posto fine a questa possibilità. Poteva la ragazza estrarre comunque un sassolino? Si sarebbe sacrificata per il padre … Che fare? Che altro fare? Che altre possibilità? La ragazza introdusse la mano nella borsa, estrasse un sassolino e senza neppure guardarlo se lo lasciò sfuggire di mano facendolo cadere sugli altri sassolini del vialetto, fra i quali si confuse. “Oh, che sbadata!” esclamò. “Ma non vi preoccupate: se guardate nella borsa potrete immediatamente dedurre, dal colore del sassolino rimasto, il colore di quello estratto”. L’usuraio non osò ammettere la propria disonestà.

PAROLA DI DIO: Ger 1,17-19; Sal 70; Mc 6,17-29

 

Vangelo Mc 6,17-29

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodiade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

“GIOVANNI INFATTI DICEVA A ERODE: NON TI È LECITO TENERE CON TE LA MOGLIE DI TUO FRATELLO”.

Giovanni Battista è il Precursore e in tutto anticipa Gesù: lo annuncia, testimonia la verità, lo anticipa anche nel suo martirio.

Giovanni è fedele alla volontà di Dio come Gesù e quando c’è da gridare a un re, non ha peli sulla lingua. Il profeta è la coscienza critica dell’umanità e per questo è sempre scomodo. Egli non tace davanti al male, non se ne fa complice, prende le difese del bene, della giustizia, dei piccoli e degli oppressi, smaschera l’ipocrisia, e questo suo impegno per la verità, per la causa di Dio, gli garantisce una brutta fine. La morte del testimone passato, presente e futuro diventa rinnovamento della passione di Gesù.

Non dovremmo stupirci di dar fastidio a qualcuno con il coerente comportamento cristiano, anzi, se non diamo fastidio non sarà forse perché viviamo poco coerentemente la nostra fede?

 

 

VENERDI’ 30 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gaudenzia; San Pietro di Trevi.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU', DI AVERMI INVITATO ALLA TUA FESTA, AIUTAMI AD ARRIVARCI GIOIOSO.

 

HANNO DETTO: Un cristiano non è che un pagano sulla via della conversione. (Danielou)

SAGGEZZA POPOLARE: È sempre il sangue dei soldati che fa grande il capitano. (proverbio Francese)

UN ANEDDOTO: Un uomo pieno di sé fece ricoprire di specchi le pareti e il soffitto della sua stanza più bella. Spesso vi si rinchiudeva, contemplava la propria immagine, si ammirava minuziosamente, sopra, sotto, davanti, dietro. Si sentiva tutto ringagliardito, pronto ad affrontare il mondo. 
Un mattino, lasciò la stanza senza chiudere la porta. Vi entrò il suo cane che, vedendo altri cani, li annusò; dato che essi lo annusavano, ringhiò; dato che essi ringhiavano, li minacciò; dato che essi minacciavano, abbaiò avventandosi su di essi. Fu una lotta spaventosa: le battaglie contro sé stessi sono le più terribili che ci siano! Il cane morì, sfinito. Un asceta passava di là mentre il padrone del cane, desolato, faceva murare la porta della stanza degli specchi. “Questo luogo può insegnarti molto - gli disse - lascialo aperto”. “Che intendi dire?” “Il mondo è neutro quanto i tuoi specchi. A seconda che siamo ammirativi o ansiosi, esso ci rimanda ciò che gli diamo. Se sei felice, il mondo lo è. Se sei inquieto, lo è anch’esso. Vi combattiamo incessantemente i nostri riflessi e moriamo nello scontro. Questi specchi ti aiutano a capire: in ogni essere e in ogni istante, felice, facile o difficile, non vediamo né le persone né il mondo, ma la nostra sola immagine. Se lo capisci, ogni paura, ogni rifiuto, ogni lotta ti abbandoneranno”.

PAROLA DI DIO: 1Ts 4,1-8; Sal 96; Mt 25,1-13

 

Vangelo Mt 25,1-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI È SIMILE A DIECI VERGINI CHE PRESERO LE LORO LAMPADE E USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO”.

Dieci sono le ragazze invitate alla festa ma non tutte solo per il fatto di essere invitate entrano alla festa. Non basta essere preti, suore, cristiani formalmente osservanti per essere sicuri di essere in vera comunione con lo sposo. Avevano tutte una lampada, ma non per questo furono fatte entrare tutte. Ogni uomo ha una sua lampada nella sua coscienza che Dio stesso gli ha dato ma la lampada va alimentata. Non basta dire: “Io mi comporto secondo coscienza”, se questa coscienza non è informata continuamente con la Parola di Dio. E poi quante lampade ci sono che si spengono, che non riescono a sopportare l’attesa, a durare nella fede. Altre lampade poi non riescono a sopportare i venti che soffiano nel mondo. Ma sono soprattutto molte quelle che mancano della provvista dell’olio, sono dotate solo di una fede che si accontenta di parole e di sentimenti e manca di profondità e là dove manca la profondità niente si può trattenere.

 

 

SABATO 31 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Raimondo; San Domenico del Val.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GRAZIE, CI HAI COLMATO DEI TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: La scelta non è fra la gioia e la sofferenza; la sola scelta è tra il dolore aperto dalla Croce e il dolore chiuso dell'infermo. (Thibon)

SAGGEZZA POPOLARE: Al riccio pare morbida la pelle dei suoi figli. (proverbio Coreano)

UN ANEDDOTO: Un bambino guardò una stella e si mise a piangere. Allora la stella disse: "Bambino perché piangi?" Allora il bambino disse: "Sei così lontana, non potrò mai toccarti." Allora la stella rispose: "Bambino se io non fossi già nel tuo cuore tu non potresti vedermi."

PAROLA DI DIO: 1Ts 4,9-11; Sal 97; Mt 25,14-30

 

Vangelo   Mt 25, 14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone, – sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Parola del Signore

 

“A UNO DIEDE CINQUE TALENTI, A UN ALTRO DUE, A UN ALTRO UNO, A CIASCUNO SECONDO LE SUE CAPACITA’".

Noi viviamo in un’epoca in cui va di moda in campo civile, sociale e qualche volta anche religioso, la cosiddetta meritocrazia, cioè: “a tanto corrisponde tanto”. La parabola dei talenti invece ci dice chiaramente che essi non vengono guadagnati, non dipendono da meriti acquisiti, ma ricevuti. Tutti e tre i servi vengono accumunati in questa realtà del dono. Un dono diverso quantitativamente. Ma pur sempre dono. Per tutti.

Nella vita cristiana, dunque, il punto di partenza non è rappresentato dal nulla. Non si parte da zero.

“Mi sono fatto da me”, proclamano, abitualmente con tono di soddisfazione, alcuni grossi personaggi, ‘arrivati’ nei campi più diversi a posizioni di prestigio. Nella ‘carriera’ cristiana, nessuno si è fatto da sé. L’esistenza viene costruita con materiale che ci è stato messo a disposizione, che ci è stato donato gratuitamente. Tutto è grazia. E l’impegno da parte nostra, è soltanto la risposta a un dono che ci siamo ritrovati nelle mani. E questa risposta dipende da diverse cose, ad esempio da quanto abbiamo capito, da quanto abbiamo il coraggio di fidarci, di buttarci, di aprirci al bene. Si parla tanto di amore, ad esempio, e tutti ne abbiamo ricevuto, ma non sempre sappiamo investirlo nel modo giusto.

     
     
 

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