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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

 

LUGLIO 2019

 

LUNEDI’ 1° LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Ester, regina; San Nicasio Burgio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CONFERMACI NELLA FEDE.

 

HANNO DETTO: Se vuoi salvarti l'anima devi osservare le seguenti cose: amare tutti, dire bene di tutti e fare il bene a tutti. (S. Crispino di Viterbo)

SAGGEZZA POPOLARE: È cieco chi guarda solo con gli occhi. (proverbio di Saharawi)

UN ANEDDOTO: Un feroce bandito assaliva le carovane che dalla Persia si recavano in Palestina. In pochi anni aveva accumulato una fortuna immensa. Ma non era mai sazio. Un giorno, percorrendo una zona del deserto a lui poco nota, s'imbatté in un villaggio di misere capanne: erano abitate da monaci, i quali, nel vederlo approssimarsi, erano fuggiti. Incuriosito, il bandito visitò le capanne ad una ad una. Erano capanne poverissime, ma il bandito trovò egualmente, in ognuna di esse, qualcosa da portar via: un libro, un crocifisso, qualche tunica, qualche anfora, un tappeto e via dicendo. Solo in una delle capanne non trovò assolutamente nulla: se non un asse che fungeva da letto. Fu così scosso da tale povertà assoluta che ebbe un soprassalto di generosità e decise di premiare in qualche modo il suo abitante. Fece adornare la capanna di tendaggi lussuosi, di vasellame pregiato, di ori ed argenti. E si ripromise di ritornare per vedere cosa avrebbe fatto di tutto quel ben di Dio l'ignoto monaco. Ritornò dopo alcuni mesi, sotto le spoglie di un povero viandante. L'uomo parlò: - Avevo sentito dire che un generoso bandito ti aveva colmato di doni, ma non ne vedo alcuno. - Hai ragione, straniero: metà li ho donati ai poveri, metà alla chiesa. Ma a quel bandito sarò sempre profondamente grato: mi ha fatto un dono straordinario, insegnandomi che potevo fare a meno anche del letto. Fu a quel punto che il bandito vide che il monaco giaceva sulla nuda terra. Il suo cuore indurito si commosse, si sciolse e si riversò in lacrime su quello dell'anziano. Questi, che aveva compreso, mentre l'uomo si diceva disposto a rinunciare a tutti i suoi averi, gli disse: - Non a tutti, ma a metà. Ci sei troppo abituato, proprio come me che ero troppo attaccato al mio letto. Verrà anche per te il giorno in cui ti libererai della cosa cui sei più attaccato: te stesso. Quel giorno, se vuoi, vieni da me. Ti accoglierò come un figlio. (Tradizione Persiana)

PAROLA DI DIO: Gen 18,16-33; Sal 102; Mt 8,18-22

 

Vangelo   Mt 8, 18-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Parola del Signore

 

“MAESTRO, TI SEGUIRO’ OVUNQUE TU VADA”.

Penso che ciascuno di noi in un momento di fede o di esaltazione abbia detto a Gesù: “Ti seguirò ovunque tu vada”. Il Signore certamente apprezza questi gesti di entusiasmo ma vuole anche dirci con chiarezza che cosa comporta il seguirlo: Molte persone, confondendo religiosità con fede, pensano all’essere cristiani come ad una assicurazione sulla vita terrena ed eterna: osservare alcune norme significa avere un certo ordine di vita, significa dare delle risposte a problemi più grandi di noi e poi significa garantirsi il paradiso...

Niente di più lontano dalla mentalità di Gesù. Seguirlo è sempre mettersi in viaggio e non arrivare subito a destinazione e siccome Gesù non ha casa, significa seguirlo per strade che non sono nostre. Se gli vai dietro proverai gioia, avventura, entusiasmo ma ti troverai sempre davanti al mistero, dovrai continuamente mettere in crisi le tue sicurezze, ti troverai a remare contro corrente nei confronti del mondo, saprai che il ‘paradiso’ non è una tua conquista a base di buone azioni ma un dono che ti sarà dato.

 

 

MARTEDI’ 2 LUGLIO

Tra i   ricordati oggi: Sant’ Ottone, vescovo; San Bernardino Realino

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SVEGLIACI PERCHE' DORMIAMO!

 

HANNO DETTO: "Alcuni sentono con le orecchie, altri con lo stomaco ed altri ancora con le tasche; ce ne sono poi altri che non sentono affatto". (Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Essere ben vestiti in giorno di festa non significa essere ricchi. (proverbio del Kenya)

UN ANEDDOTO: Le parole, a volte possono essere interpretate in modi diversi: Su una tomba di un vecchio cimitero della Cornovaglia si può leggere questo epitaffio: “Maria, le mie lacrime non potranno risuscitarti. È per questo che piango”.

PAROLA DI DIO: Gen 19,15-29; Sal 25; Mt 8,23-27

 

Vangelo   Mt 8, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore

 

"IN QUEL TEMPO, SALITO GESÙ SULLA BARCA, I SUOI DISCEPOLI LO SEGUIRONO. ED ECCO, AVVENNE NEL MARE UN GRANDE SCONVOLGIMENTO, TANTO CHE LA BARCA ERA COPERTA DALLE ONDE; MA EGLI DORMIVA.".

Qualche commentatore dice che quello di Gesù è il sonno del giusto che dopo aver lavorato per un'intera giornata, predicando, facendo miracoli, stanco, si concede il meritato riposo. Ma —dico io — aveva il sonno ben pesante se in una barca che fa acqua, squassata dalle onde, riesce a dormire beato!

E allora comprendiamo che questo "dormire di Gesù" diventa un simbolo per noi. Quante volte nella nostra vita Dio sembra essere latitante, dormire. Siamo in mezzo ad un mare di guai umani e morali e Lui dov'è? Già nella Bibbia il popolo oppresso dai nemici che rovinavano il piano stesso di Dio, grida: "Signore, dove sei, perché dormi?".

Il "dormire" di Gesù non è tanto per riposarsi e non è neppure un meschino "facciamo finta di dormire per vedere come se la cavano" ma è un sonno per provocare la fede spesso addormentata davvero degli uomini. Non è Gesù che dorme ma la fede degli apostoli che si è addormentata: avevano appena visto i miracoli e dubitano di affogare, come noi che abbiamo Gesù e pensiamo di essere soli. Anche per noi non si tratta di "svegliare Gesù" ma di svegliarci noi perché "l'ora della salvezza è già arrivata".

 

 

MERCOLEDI’ 3 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso apostolo; Sant’Eliodoro, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

MIO SIGNORE E MIO DIO.

 

HANNO DETTO: Il poco è molto a chi non ha che il poco. (G. Pascoli)

SAGGEZZA POPOLARE: Il fiume si ingrossa a causa dei piccoli ruscelli. (proverbio del Congo)

UN ANEDDOTO: Ci sono persone che infarciscono il loro parlare di citazioni evangeliche qualche volta bisogna fare attenzione: Per consolare una donna che ha perso il marito, un prete, a corto di argomenti, si lascia sfuggire: «Avete perso il marito, è vero, ma il Signore ve lo renderà al centuplo!».

PAROLA DI DIO: Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

 

Vangelo   Gv 20, 24-29

Dal Vangelo secondo Giovanni

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Parola del Signore

 

“TOMMASO DISSE: SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL DITO NEL POSTO DEI CHIODI E NON METTO LA MIA MANO NEL SUO COSTATO, IO NON CREDO”.

Corrispondenza: “Caro Tommaso, oggi è la tua festa e penso di scriverti queste due righe per dirti che mi sei simpatico. Molti hanno deriso quel tuo “volerci mettere il naso”, quel tuo voler vedere e toccare. Io ti dico che sono di quelli della tua categoria. Mi piacerebbe potermi dare una risposta chiara, concreta agli innumerevoli problemi della vita: perché un Dio così misterioso? Perché doversi fidare di altre persone che so peccatori come me? Perché non poter discutere direttamente e con prove concrete proprio con Gesù stesso? Tu hai brontolato, non hai creduto a ciò che ti dicevano ma, pur rimproverandoti, hai poi avuto la possibilità di vedere il Risorto!”.

“Caro d. Franco, ti ringrazio per la tua stima, ma oggi ti dico che pur con molte ragioni, non sono molto orgoglioso di quei miei dubbi e di quel mio voler vedere e toccare. I segni del Risorto, se li avessi saputi vedere, c’erano già tutti, prima ancora che io avessi avuto la possibilità di vederlo! Cerca anche tu questi segni e renditi conto che è ancora più bello potersi abbandonare nella fede tra le braccia del Signore piuttosto che star sempre a mugugnare su tutto e su tutti.”

 

 

GIOVEDI’ 4 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Portogallo; Sant’Alberto Quadrelli, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO PERDONI I NOSTRI PECCATI E CI CONDUCA ALLA VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Chi dilapida tutto quello che guadagna non può conservare l'indipendenza e la libertà. (Chamfort)

SAGGEZZA POPOLARE: Indossare un abito rammendato è meglio che essere nudi. (proverbio del Senegal)

UN ANEDDOTO: Qualcuno domandò a Chebli: - Chi è stato il primo a indirizzare i tuoi passi sulla via della divina Presenza? Egli rispose: - Un giorno vidi un cane, in riva ad un lago, che moriva di sete. Quando guardava l'acqua, vi vedeva riflessa la propria immagine, ma egli credeva fosse un altro cane, perciò, ogni volta, scappava via senza aver bevuto.  Alla fine la sete vinse in lui ogni indugio e il suo desiderio divenne incontenibile. Con un balzo si slanciò nell'acqua e contemporaneamente l'altro cane disparve. L'ostacolo, tra lui e il suo desiderio, quell'ostacolo che non era altri che sé stesso, fu spazzato via. Ecco com'è scomparso l'ostacolo che si ergeva davanti a me: senza alcun dubbio non era altro che il mio io, che così è stato annientato. In questo modo sono stato salvato; la mia prima guida sul cammino della Presenza è stato un cane. Anche tu distogli il tuo sguardo dal tuo io. È lui l'ostacolo che t'impedisce di andare avanti, fallo scomparire. Il più piccolo attaccamento al tuo io è una pesante catena, che tiene legati i tuoi piedi. (Farid  Din Attar)

PAROLA DI DIO: Gen 22,1-19; Sal 114; Mt 9,1-8

 

Vangelo Mt 9,1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Alzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore

 

“CORAGGIO, FIGLIO, TI SONO RIMESSI I PECCATI”.

Prima di tutto questa parola: “Coraggio”. 

Ho bisogno di qualcuno che mi dia fiducia specialmente quando comincio a perderla in me stesso, quando prometto e non mantengo, quando i miei limiti e i miei peccati sembrano insuperabili, quando ho perso fiducia nella vita, quando non riesco più a vedere nel mio prossimo dei fratelli ma solo dei concorrenti pericolosi.

Ed è bello anche quel “figlio” perché mi fa apparire Dio non lontano da me, non giudice intoccabile dei miei peccati, ma Padre che, se mi richiama alle mie responsabilità e mi invita a farmene carico, allo stesso tempo mi ama, mi dà la sua mano, mi mette a mio agio.

E poi la parola della misericordia: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”.

Spesso, quando sento queste parole dette a me da un sacerdote o quando dico queste parole al termine di una confessione, penso alla meraviglia di un Dio che ama, che cancella, che dimentica e alla grazia e responsabilità che hanno i sacerdoti nell’amministrare questo dono reale di Cristo. Dio ci perdona davvero, siamo risanati dalla passione, morte e risurrezione di Cristo: è un miracolo!

Noi, a volte, corriamo dietro a facili miracolismi e ci dimentichiamo del miracolo del perdono che è sempre a nostra disposizione. E noi preti ci impegniamo tanto per far correre dei bambini dietro ad un pallone, o spendiamo tanto tempo in riunioni che sono fiumi di chiacchiere senza costrutto e facciamo fatica a trovare tempo per confessare qualcuno che ce lo chiede. Certo è un sacramento difficile sia per chi lo riceve che per chi lo amministra, c’è chi non lo usa mai e chi lo banalizza usandolo troppo, ci sono ancora troppi preti che lo considerano unicamente un tribunale di cui loro sono giudici insindacabili a base di norme e di codici... ma non è forse il caso di ripensare a questo miracolo di un Dio che mi perdona davvero, che dimentica il mio peccato, che, nonostante tutto, continua ad aver fiducia in me?

 

 

VENERDI’ 5 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Zaccaria; Santa Zoe.

Una scheggia di preghiera:

 

BEATI NOI CHE SIAMO INVITATI ALLA TUA MENSA, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: È facile conquistare il Regno dei cieli e viverci: basta assediare Dio con amore. (A. Silesius)

SAGGEZZA POPOLARE: La persona che ha viaggiato poco pensa che la cucina della mamma sia l'unica vera al mondo. (proverbio dell'Uganda)

UN ANEDDOTO: A proposito della pena di morte, Duclos osservò: «Il patibolo è una bassa adulazione al genere umano: s'impiccano tre o quattro uomini per far credere agli altri che sono virtuosi».

PAROLA DI DIO: Gen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Sal 105; Mt 9,9-13

 

Vangelo   Mt 9, 9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

“MENTRE SEDEVA A TAVOLA NELLA CASA, SOPRAGGIUNSERO MOLTI PUBBLICANI E PECCATORI E SE NE STAVANO A TAVOLA CON GESÙ E CON I SUOI DISCEPOLI”.

Nella liturgia della festa di San Matteo, mi piace molto la preghiera che la Chiesa ci propone al termine dell’Eucaristia, essa dice così: “O Padre, tu ci fai rivivere nell’ Eucaristia l’esperienza gioiosa di San Matteo che accolse come ospite il nostro Salvatore: fa che possiamo sempre recuperare le nostre energie alla mensa di colui che è venuto a chiamare a salvezza non i giusti, ma i peccatori”

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi siamo chiamati a casa di Gesù, nel cuore di Gesù e del suo mistero di salvezza. Ogni volta che ci cibiamo del suo pane e della sua parola noi santi e peccatori siamo chiamati a partecipare della sua misericordia e della sua luce.

Ogni volta che capiamo davvero che cosa sia mangiare alla mensa di Gesù significa “recuperare le nostre energie”, scoprire l’altro come un fratello e allora non c’è più l’invidia come nei farisei (“mangia insieme ai peccatori e ai pubblicani”) ma gioia nel vedere noi e il fratello recuperati. Che bella questa Eucaristia preparata da Dio a cui siedono uomini di ogni genere: santi e peccatori perché i santi vi prendono la loro santità e i peccatori, se lo vogliono, vi trovano la misericordia. Non siano mai più un rito formale le nostre Eucaristie, sarebbe svilire il dono della misericordia e la fonte della gioia!

 

 

SABATO 6 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Goretti; Santa Domenica, martire.

una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA' CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

HANNO DETTO: Gesù non ti ha abbandonato quando tu fuggivi da lui; molto meno ti abbandonerà adesso che lo cerchi e vuoi amarlo. (S. Pio)

SAGGEZZA POPOLARE: La sapienza è come un baobab; una sola persona, a braccia aperte, non può stringerne il tronco. (prov. del Togo)

UN ANEDDOTO: Ci sono due uomini. Uno dice all'altro: «Ogni notte d'inizio d'anno, l'usignolo canta». Udendo queste parole, l'usignolo esclamò: «E come farei a sapere che è l'inizio d'anno? lo canto, e basta».

PAROLA DI DIO: Gen 27,1-5.15-29; Sal 134; Mt 9,14-17

 

Vangelo   Mt 9, 14-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano». Parola del Signore

 

"NESSUNO METTE UN PEZZO DI STOFFA GREZZA SU UN VESTITO VECCHIO, PERCHÉ IL RATTOPPO PORTA VIA QUALCOSA DAL VESTITO E LO STRAPPO DIVENTA PEGGIORE".

Gesù, citando questo proverbio vuoi aiutarci a capire e vivere la novità gioiosa del messaggio che Lui è venuto a portarci. Dio aveva già parlato: la scelta del popolo, la legge, ma ora parla e agisce attraverso suo Figlio. Le cose vecchie non sono da cancellare ma sono superate. Se l'osservanza delle norme della legge dava garanzia di "giustizia" per gli uomini dell'Antico Testamento, ora la novità di Gesù cambia le cose: non basta dire "lo ho osservato tutte le leggi" ma bisogna dire "Riconosco l'amore di Dio in Gesù? Vivo la libertà che Lui mi ha portato? Le norme le osservo perché sono un dono di amore di Dio e perché sono la mia risposta amorosa a Lui?". Il vecchio è la tradizione, il nuovo è Gesù stesso. Chi accetta Gesù non lo rattoppa con le tradizioni ma lascia che sia Gesù a dare la sua novità alla legge e alle tradizioni.

 

 

DOMENICA 7 LUGLIO: 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apollonio, vescovo; San Firmino il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO.

 

HANNO DETTO: È più difficile placare la fame di amore che la fame di pane. (S. Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Le belle parole sono come i fiori, le belle azioni come i frutti. (proverbio della Liberia)

UN ANEDDOTO: Un uomo trovò un pettirosso impaniato fra gli spini e lo catturò, dicendo: «Che bellezza, me lo porto a casa e me lo faccio allo spiedo». Al che il pettirosso gli parlò: «Che ben magro pasto faresti col mio corpicino minuto! Se invece mi lasci libero, in cambio ti dirò tre massime di grande valore». «Sì, d'accordo, - rispose l'uomo - ma prima dimmi le massime e poi ti lascerò andare». «E come posso fidarmi? Facciamo così: io ti dico la prima massima mentre mi hai ancora in mano. Se ti va, mi lasci andare e io volo su quel ramoscello vicino, da dove ti dico la seconda massima, e dove mi puoi anche raggiungere con un salto. Poi volerò sulla cima dell’albero, e da lì ti dirò la terza massima».

Così fu convenuto e l'uccellino cominciò: «Non ti lamentare mai di ciò che hai perso, tanto non serve a nulla». «Bene, - disse l'uomo - mi piace», e liberò il pettirosso che dal ramoscello vicino disse la seconda massima: «Non dare mai per scontato ciò che non hai potuto verificare di persona». Dopo di che il pettirosso spiccò il volo, e mentre raggiungeva la cima dell'albero gridò tra i gorgheggi: «Uomo sciocco e stupido! Nel mio corpo è nascosto un bracciale tutto d'oro, tempestato di diamanti e rubini. Se mi avessi aperto, a quest'ora saresti un uomo ricco». Al che l'uomo, disperato, si buttò a terra stracciandosi le vesti e gridando: «Povero me, in cambio di tre massime ho perduto un tesoro favoloso! Me disgraziato, perché ho dato retta al pettirosso! Perché questo insulso scambio per tre sole massime... Ma, un momento! Ehi, pettirosso: me ne hai dette solo due; dimmi almeno anche la terza!». E il pettirosso rispose: «Uomo sciocco, tre volte sciocco: ti ho pur detto come prima massima di non lamentarti per ciò che hai perso, tanto è inutile. Ed ecco che sei per terra a lamentarti. Poi ti ho detto di non dare mai per scontato ciò che non hai potuto verificare di persona, ed ecco che tu credi a quel che ti ho detto senza averne la benché minima prova. Ti sembra forse che il mio piccolo corpo possa racchiudere un grosso bracciale? Se non sai fare uso delle prime due massime, come puoi pretendere di averne una terza?». E volò via.

PAROLA DI DIO: Is 66,10-14c; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20

 

Vangelo Lc 10, 1-12. 17-20.  (forma breve Lc 10,1-9)

Dal vangelo secondo Luca

(In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.) Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». Parola del Signore

 

“IL SIGNORE DESIGNO’ ALTRI SETTANTADUE DISCEPOLI E LI INVIO’”.

Il Vangelo di oggi dà per scontata una cosa che per noi non sempre lo è: che ci sentiamo nel numero di quei settantadue discepoli che vengono da Lui mandati a preparare l’incontro con Gesù in ogni città dove egli andava. E sì, perché è facile, quando si sente parlare di missione pensare al buon missionario dell’Africa nera o al prete che corre a dir messe tra un paese e l’altro o alla suora che “non ha nient’altro da fare che pregare e fare il bene”; ed anche altrettanto facile accontentarsi del minimo per noi e per la Chiesa, il minimo dei pochi che partecipano alla Messa, il minimo per mantenere in piedi le istituzioni, il minimo per non sentirci troppo impegnati. Occorre invece sentire nel profondo del cuore il desiderio che altri conoscano la gioia di Gesù, che partecipino al suo mistero di amore per noi e occorre sentire la gioia e l’impegno di essere anche noi tra coloro che sono inviati a preparare la strada a Gesù. Se abbiamo questo desiderio nel cuore ecco allora le indicazioni di Gesù per essere dei buoni messaggeri: si annuncia a due a due (niente navigatori solitari, via ogni personalismo) per preparargli la strada  consapevoli di essere come agnelli in mezzo a lupi (qualche piccola presa in giro, qualche umiliazione è da mettere in contro, è il prezzo da pagare con gioia), senza grandi mezzi (quanto abbiamo da imparare in questo!), portando la pace e l’attenzione al povero, restando, condividendo dicendo una cosa banale, semplice, splendida: “Il regno di Dio ti si è fatto vicino”. Sì amici, tutto qui. Gesù ha bisogno di gente che dica la semplice verità del Vangelo: Dio ti si è fatto vicino. E dove arriva la Parola il male arretra, sbigottito. E Gesù gioisce con noi perché quando vede che l’uomo lo accoglie, si riempie di gioia il cuore di Dio.

 

 

LUNEDI’ 8 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Papa; Sant’Abbondio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

HANNO DETTO: Signore concedimi di vedere i miei peccati e di non giudicare il fratello. (S. Efrem)

SAGGEZZA POPOLARE: Le parole buone sono come la pioggia che bagna il terreno. (proverbio dell'Egitto)

UN ANEDDOTO: Mons. Angelo Comastri, vescovo di Loreto, ha raccontato che anni fa, a causa di un banale disguido medico, si è ritrovato quasi in fin di vita per problemi cardiaci; è andato in crisi, cosa che gli ha fatto capire quanta strada ancora doveva fare cristianamente. In quei momenti ha telefonato a madre Teresa di Calcutta, con la quale era in amicizia, per chiederle un qualche conforto. "What wonderful thing!", "che cosa stupenda!", è stata la sua risposta. "Madre Teresa, ha capito bene cosa le ho detto? Sto rischiando di morire!". E lei, ancora: "Sei fortunato: sei così vicino alla croce che Gesù può baciarti senza neanche fare fatica".

PAROLA DI DIO: Gen 28,10-22a; Sal 90; Mt 9,18-26

 

Vangelo   Mt 9,18-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“GIUNSE UNO DEI CAPI CHE GLI SI PROSTRO’ INNANZI E GLI DISSE: MIA FIGLIA È MORTA PROPRIO ORA; MA VIENI, IMPONI LA TUA MANO SOPRA DI LEI ED ESSA VIVRA”.

Ci sono alcuni momenti difficili della nostra vita in cui siamo disposti a tutto, cadono le remore, le paure, le apparenze… Quando nella vita succedono fatti come quello che è capitato all’uomo del vangelo, la morte di sua figlia, si ricorre a tutto, senza ritegno.  Noi ci chiediamo: perché sarà andato da Gesù? Per fede? Quale tipo di fede sarà stata la sua? Pensava a Gesù come il Figlio di Dio o come un guaritore? Anche quell’altra donna del Vangelo odierno che voleva toccare il mantello di Gesù pensando che solo con questo gesto sarebbe stata guarita, non aveva forse una fede molto superstiziosa?

Domande perfettamente inutili le nostre sia per il fatto che noi non possiamo entrare nel cuore di questi personaggi; ma inutili anche perché sembra che a Gesù non importi molto, almeno all’inizio, la qualità della fede. Lui vede delle persone concrete che hanno una sofferenza e che sono andate a Lui, che hanno fiducia che Lui possa fare qualcosa per loro e le accoglie: sono persone che sono al buio e cercano la luce e Lui è la luce, sono persone che sono malate, cercano salute, vivono le angosce della morte e Lui è la vita. L’importante, sempre, in ogni occasione, è andare da Gesù. Non aspettare di avere la fede pura, non preoccuparti troppo se non conosci il modo giusto di pregare, se non conosci la teologia a menadito o se non conosci tutti i canoni religiosi. Comincia ad andare da Gesù, portagli te stesso, le tue gioie, le tue pene, i tuoi desideri. Invitarlo a casa tua e poi lascia che faccia Lui. In ogni caso Egli comincerà a mandar via i cantori della morte e poi, anche se forse non risolverà tutti i tuoi problemi materiali così come tu vorresti, anche se in quel momento ti chiederà poi di purificare la tua fede, stai tranquillo: non ti manderà via, non ti guarderà corrucciato perché non sei ancora perfetto, non ti abbandonerà perché sei ancora peccatore, ma se lascerai che i suoi occhi ti avvolgano con il suo sguardo d’amore, se lascerai che il tuo cuore cominci a battere con il suo, allora vorrà dire che stai già guarendo, stai già risorgendo.

 

 

MARTEDI’ 9 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Vittoria; Santa Veronica Giuliani.

Una scheggia di preghiera:

 

AD ACQUE DI SOLLIEVO CI CONDUCI, RISTORI L'ANIMA MIA.

 

HANNO DETTO: Essere diventati ricchi non significa aver smesso di penare, ma semplicemente aver cambiato tipo di pena. (Seneca)

SAGGEZZA POPOLARE: Non c'è bugia così grossa che non ci sia chi la creda.

UN ANEDDOTO: Una figlia si lamentava con il padre per le difficoltà sperimentate nella vita. Era stanca di continuare a lottare e stava per arrendersi: infatti, si era accorta che, una volta risolto un problema, se ne presentava subito un altro. Il padre, cuoco di professione, decise di portarla in cucina: lì riempì tre pentole di acqua e le mise sul fuoco a scaldarsi. Dopo poco tempo, l’acqua delle tre pentole iniziò a bollire. Nella prima pentola depose delle carote, nella seconda delle uova e nella terza dei chicchi di caffè. La figlia, impaziente, si domandava che cosa stesse facendo. Dopo venti minuti il padre spense il fuoco e, prese le carote, le sistemò in una ciotola; quindi depose le uova in una scodella, il caffè filtrato in una tazza. Poi rivolgendosi alla figlia, le chiese: «Che cosa vedi?»

«Carote, uova e caffè», fu l’immediata risposta. Il padre la invitò ad avvicinarsi e le chiese di toccare le carote, facendole osservare che erano morbide. Poi le chiese di prendere un uovo e di romperlo facendole notare che, una volta tolto il guscio, l’uovo era duro. Infine le chiese di gustare il caffè e lei sorrise, mentre ne assaporava il ricco aroma. La figlia gli domandò: «Che significa tutto questo?».

Il padre le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, l’acqua bollente, però ognuno aveva reagito in forma diversa. La carota era stata introdotta nell’acqua forte e dura, ma il contatto con l’acqua bollente l’aveva resa debole e fragile. Quando l’uovo era stato immerso nell’acqua era fragile e il suo guscio sottile serviva a proteggerne il liquido interno. Una volta esposto all’acqua bollente, il suo interno aveva acquisito una consistenza solida e dura. Invece i grani di caffè, a contatto con l’acqua bollente, ne avevano cambiato il colore. «Quale di questi rispecchia il tuo modo di reagire alle avversità?», domandò il padre alla figlia. «Sei una carota, un uovo o un grano di caffè? Sei forte come la carota prima di essere immersa nell’acqua, ma quando l’avversità o il dolore bussano alla porta, diventi debole? O sei come l’uovo che inizialmente presenta un cuore fluido e adattabile ma, dopo un distacco o una morte, diventa duro e rigido? O sei come un grano di caffè che riesce a cambiare il colore dell’acqua bollente, l’elemento che le produce dolore? E proprio quando l’acqua raggiunge il punto di ebollizione che il caffè opera la sua trasformazione. Se sei come il caffè, quando l’avversità ti mette alla prova, tu reagisci al meglio e fai in modo di trarre il maggior vantaggio possibile dalla situazione».

PAROLA DI DIO: Gen 32,23-33; Sal 16; Mt 9,32-38

 

Vangelo Mt 9, 32-38

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». Parola del Signore

 

“GESU’, VEDENDO LE FOLLE, NE SENTI’ COMPASSIONE PERCHE’ ERANO STANCHE E SFINITE, COME PECORE SENZA PASTORE”

Sono tanti i modi di guardare la folla. Sei sulla tangenziale e vedi sfrecciare frenetiche e ad alta velocità una fila interminabile di auto e di camion e ti immagini la folla di quegli automobilisti, ciascuno chiuso non solo nel suo guscio di latta, ma anche in sé stesso, nei propri problemi, con addosso la frenesia della fretta… un popolo in viaggio avanti e indietro, apparentemente senza meta, come le formiche.

Vedi la folla di giovani inneggianti riunita per un concerto rock e pur nella varietà degli abbigliamenti stenti a distinguere uno dagli altri: stessi gesti, stessi urli, stessi balli. Vedi le folle inquadrate dei comizi degli ultimi totalitaristi della terra e vedi le folle tristi di esuli che, con quattro stracci recuperati in fretta, stanno lasciando la propria casa e la propria terra; vedi le folle osannanti e le folle imbestialite, assetate di sangue, assassine; folle che cantano e ballano per una vittoria o che assaltano e uccidono. C’è chi vede la folla come una forza: se li sai guidare loro urlano, pagano e tu ottieni; c’è chi li vede come accozzaglia in cui solo la canaglia emerge, chi la teme, chi ne ricerca il plauso. Molta gente andava dietro a Gesù. C’è chi lo segue perché cerca una via, una speranza; chi vuole vedere un miracolo; chi spera che Lui sia il leader politico che porti ad una liberazione; chi lo segue per osservarlo e poi riferire; chi desidera solo buttarsi ai suoi piedi e chiedere perdono. Quella che segue Gesù è una folla di poveri e di malati, è una folla che si entusiasma: dopo la moltiplicazione dei pani, “Vennero per farlo re”, all’ingresso in Gerusalemme acclamano: “Osanna al Figlio di David”; è una folla di cui i capi religiosi hanno paura: “E non gli fecero nulla per paura della folla”, ma è anche una folla che, guidata, può arrivare a gridare: “A morte! Vogliamo libero Barabba!”

Come guarda la folla, Gesù?

Egli vede sì il popolo, i poveri, le aspirazioni della sua gente, ma vede anche le singole persone e i cuori. Gesù non sfrutta le folle; non le arringa, parla loro con dolcezza e decisione; non si lascia inglobare da nessun movimento; schiacciato in mezzo alla folla percepisce il gesto furtivo di quella donna che lo tocca per essere guarita; riesce a cogliere la curiosità e l’inconscio desiderio di Zaccheo e lo snida dalla sua pianta; riesce con gesti calmi e richiamo a valori a calmare la folla inferocita che vuol lapidare l’adultera; sente “compassione”, cioè fa sue le passioni, le sofferenze, i desideri della folla e cerca concretamente rimedi: Chissà se noi, guardando agli uomini di oggi riusciamo a ‘vedere oltre’ e a ‘vedere dentro’ e riusciamo a vedere i problemi veri della gente e a venire loro incontro?

Anche noi facciamo parte del popolo, della folla: possiamo diventare “popolo bue”, possiamo lasciarci inglobare dai luoghi comuni del potere e della moda o possiamo, con fatica, ritrovare la nostra individualità di persona e il nostro modo di pensare da cristiani. Quando Gesù voleva mandare pastori per il suo popolo o pregava per l’unità dei credenti, non parlava né di potere né di ricerca di uniformità delle masse, desiderava soltanto un popolo formato non da numeri o etichette, ma di persone con una meta: Dio e con un unico Pastore, Gesù che attraverso il dono del suo amore e grazie al nostro amore vicendevole, avesse fatto di noi davvero il popolo di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 10 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Anatolia, Vittoria e Audace, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU', PERCHE' MI VUOI TUO COLLABORATORE.

 

HANNO DETTO: L'umiltà proviene dall'amore. (San Massimiliano Kolbe)

SAGGEZZA POPOLARE: Lo scoiattolo è piccolo, ma non è schiavo dell'elefante. (proverbio del Ciad)

UN ANEDDOTO: Per sorridere vi offro il decalogo del pigro:

1. Si nasce stanchi e si vive per riposare.

2. ama il tuo letto come te stesso.

3. Se vedi qualcuno riposarsi, aiutalo.

4. riposati di giorno per poter dormire la notte.

5. il riposo è sacro; nessuno lo tocchi!

6. Non fare oggi quello che puoi fare domani.

7. Lavora meno che puoi, quello che devi fare tu, che lo facciano gli altri.

8. Calma, nessuno è morto per troppo riposo.

9. Quando senti voglia di lavorare, siediti e aspetta che ti passi.

10. Se il lavoro è salute, che lavorino i malati.  

PAROLA DI DIO: Gen 41,55-57; 42,5-7a.17-24a; Sal 32; Mt 10,1-7

 

Vangelo   Mt 10, 1-7

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino». Parola del Signore

 

"QUESTI SONO I DODICI CHE GESÙ INVIÒ"

Nell'elenco dei Dodici colpisce l'eterogeneità di questo gruppo. Gesù sceglie i suoi con criteri certamente diversi dai nostri. In quel gruppo ci sono pescatori, in mezzo a loro uno è funzionario del fisco legato ai Romani, un altro è un partigiano, Simone il Cananeo, aderente al movimento antiromano: un collaborazionista accanto ad un guerrigliero. Almeno uno, Simone detto Pietro, il primo Papa Cattolico, era sposato. Dunque, diversità di caratteri, temperamenti, condizioni sociali, mentalità, mestieri. Anche oggi la Chiesa è così: poveri, ricchi, genti e razze diverse, mentalità e storie diverse e guai a noi se, in nome di una presunta unità, vogliamo modellare i cristiani e i carismi con un unico stampo. In mezzo a questi Dodici, poi, c'è anche "Giuda Iscariota, quello che lo tradì". Gli apostoli non lo hanno nascosto, minimizzato: no, fa parte del loro gruppo. "Non ci sono i Dodici più Giuda - scrive Pronzato - Ci sono i Dodici. E Giuda è uno di loro, non un corpo estraneo. Pure lui è stato chiamato come gli altri, e non certo per essere un traditore. Se lo diventerà, sarà perché, con la libertà che Gesù gli ha lasciato, deciderà di 'inventare' il tradimento". La presenza di quel nome nel gruppo sta ad indicare che Giuda è uno come me: quel nome, come ciascun nome di quella lista, può essere il mio secondo nome.

 

 

GIOVEDI’ 11 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto, patrono d’Europa; Santa Amabile di Rouen.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICACI, SIGNORE, PER AMORE DEL TUO NOME.

 

HANNO DETTO: L'uomo è opera di Dio, il peccatore è opera dell'uomo. Distruggi, o uomo, ciò che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò che lui ha fatto. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi corre sempre, saprà sempre meno cose di colui che resta calmo e riflette (prov. Tuareg)

UN ANEDDOTO: "...per trovare Dio dovrai cercarlo..."- così disse l'anziano monaco, al suo giovane discepolo che, lasciato tutto, aveva scelto il deserto accanto a lui...I giorni e gli anni avevano iniziato a scorrere nell'inevitabile alternarsi di luce e di ombre, ora nella pace e nella quiete, ora nella lotta e nella fatica, sempre sotto lo sguardo attento e colmo di amore del suo anziano. Questi aveva un suo metodo di formazione che all'inizio lo aveva sconcertato, ma che poi si era rivelato estremamente efficace: lavoro, esempio, silenzio e povertà. Ma ormai il discepolo si rendeva conto che il tempo del suo Abbà stava per finire. Avrebbe voluto carpirgli il suo ultimo segreto, quello che lo aveva reso così sapiente e quieto. "Abbà - disse dunque il discepolo - come posso diventare veramente monaco?" e avrebbe voluto continuare: "monaco come sei tu.", ma si fermò per non ferire la sua umiltà. L'anziano alzò su di lui uno sguardo luminoso e intenso, quindi socchiuse gli occhi e come attingendo dalle profondità del suo cuore prese a dire: "Se qualcuno ti insulta, benedicilo; se qualcuno ti ferisce o ti fa del male, amalo con predilezione; se qualcuno ti accusa ingiustamente, abbraccia il silenzio e non difenderti; quando siedi a mensa prendi il cibo meno buono, il frutto più guasto, il pane più secco; lascia al tuo fratello la tunica migliore e tieni per te quella logora; bevi l'acqua amara e conserva per il pellegrino quella di fonte". "Ma... - il discepolo era rimasto perplesso - Abbà, mi sembra che così facendo sarei non un monaco, ma un folle". L'anziano lo fissò nuovamente con il suo sguardo penetrante e disse: "Figlio, questo infatti è un monaco: un uomo folle per amore di Colui che per primo lo ha amato fino alla follia della Croce".

PAROLA DI DIO: Pr 2,1-9; Sal 33; Mt 19,27-29

 

Vangelo Mt 19,27-29

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». Parola del Signore

 

“CHIUNQUE AVRA’ LASCIATO CASE, O FRATELLI, O SORELLE, O PADRE, O MADRE, O FIGLI, O CAMPI PER IL MIO NOME, RICEVERA’ CENTO VOLTE TANTO E AVRA’ IN EREDITA ‘ LA VITA ETERNA”.

La legge del nostro mondo è avere, accumulare, quasi che le tante cose possano davvero darci la felicità. L’indicazione per essere discepoli di Gesù è esattamente l’opposto: lasciare, abbandonare, spoliarsi. Dunque le cose sono un male?

Per rispondere a questa domanda bisogna trovare il fine per cui siamo invitati a lasciare le cose: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli… per il mio nome”. L’essenza, il senso della rinuncia, dunque, sta lì: io rinuncio a qualcosa di bello (se no, che rinuncia sarebbe!) per il nome di qualcuno di ancora più bello e soddisfacente. Il mondo ci dice che le cose fanno la nostra felicità: ma quale felicità intende? La felicità dei soldi, del non avere preoccupazioni finanziarie, del poter comprare, dell’aver considerazione dalle ‘persone in su’, del poter divertirsi, del dominare. Queste ‘felicità’ abbiamo avuto l’opportunità in qualche modo di assaporarle e sono una buona soddisfazione, possono anche far contenti in certi momenti, ma sappiamo anche che sono molto lontane dalla felicità piena, in quanto le cose assorbono le persone, non solo non ci tolgono le preoccupazioni ma ce ne danno delle altre, sono precarie e si possono sempre perdere e certamente andranno tutte perse nel giorno della nostra morte. Rinunciare ‘nel suo Nome’, invece, significa mettersi nelle mani di Dio, lasciarsi portare come bambini da Lui, significa scoprire che davvero Lui è il nostro tutto che non delude, che il suo amore riesce a dare senso anche al nostro soffrire, che con la Sua vita donata per noi riesce a cancellare i nostri peccati, che presentandoci un Dio Padre di tutti ci permette di riscoprire condivisione e fratellanza. Dunque io rinuncio a ‘felicità’, ma solo per trovare ‘la Felicità’ che non delude né ora, sulla terra, né dopo nell’eternità.

 

 

VENERDI’ 12 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Fortunato; San Giovanni Gualberto.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.

 

HANNO DETTO: Nemmeno Dio può cambiare il passato. (Agatone)

SAGGEZZA POPOLARE: L'uomo mediocre è soddisfatto se pensa come tutti, l'uomo savio è soddisfatto se pensa come pochi. Il vero uomo è soddisfatto se pensa come se' stesso. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Il Vangelo lo si può attualizzare in mille modi ma attenti alle castronerie: Per la prima volta il nuovo vicecurato, un ex prete-operaio, tiene la sua predica sulla passione. Al termine, il parroco lo tira in disparte e gli dice: «Forse mi sbaglio, ma ho tre osservazioni da farti: In primo luogo bisogna dire «miei fratelli» e non «compagni». Inoltre questi fatti sono avvenuti in Palestina e non nel Vietnam... E infine Gesù è morto in croce; non mi pare conveniente dire che è stato fucilato».

PAROLA DI DIO: Gen 46,1-7.28-30; Sal 36; Mt 10,16-23

 

Vangelo   Mt 10, 16-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.  Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.  Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

“SIATE DUNQUE PRUDENTI COME I SERPENTI E SEMPLICI COME LE COLOMBE”

Ancora un contrasto tipico del Vangelo o una forma di sano equilibrio? Come si può essere prudenti e semplici? Gesù certamente non vuole insegnarci il "buon senso del mondo", anzi proprio in questi brani del discorso missionario mette in guardia i discepoli e noi nel confronto di un mondo che nel nome di "sani equilibri" si adagia nel benessere, svende profezie e profeti, toglie di mezzo tutti quelli che non la pensano con una mentalità terrena. Ci invita però ad essere attenti: è facile lasciarsi invischiare dai desideri unicamente umani, è facile trovare delle scuse per giustificare i propri peccati prima nel poco e poi nel molto. La semplicità non è da confondersi con la faciloneria o la stupidità o la facile arrendevolezza: un esempio per capirci. Giovanni Battista è un semplice perché si fida di Dio e della sua parola, ma è un forte, uomo tutto d'un pezzo, che non si arrende e che dice a ciascuno, quello che la parola di Dio gli comanda.

 

  

SABATO 13 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Enrico; Sant’Eugenio da Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE' IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

 

HANNO DETTO: Ho commesso uno dei più grandi errori che l'uomo su questa terra possa commettere: non sono felice. Essere felici dovrebbe essere un dovere, ma raramente viene rispettato. (Jorges Luis Borges)  

SAGGEZZA POPOLARE: La giustizia è la forza dei re, la furbizia è la forza della donna, l'orgoglio è la forza dei pazzi, la spada è la forza del bandito, l'umiltà è la forza dei saggi, le lacrime sono la forza del bambino, l'amore di un uomo e una donna è la forza del mondo. (detto Cinese)

UN ANEDDOTO: Erano due cisterne a distanza di qualche decina di metri. Si guardavano e, qualche volta, facevano un po' di conversazione. Erano molto diverse. La prima cisterna era perfetta. Le pietre che la formavano erano salde e ben compaginate. A tenuta stagna. Non una goccia della preziosa acqua era mai stata persa per causa sua. La seconda presentava invece fenditure, come delle ferite, dalle quali sfuggivano rivoletti d'acqua. La prima, fiera e superba della sua perfezione, si stagliava nettamente. Solo qualche insetto osava avvicinarsi o qualche uccello. L'altra era coperta di arbusti fioriti, convolvoli e more, che si dissetavano all'acqua che usciva dalle sue screpolature. Gli insetti ronzavano continuamente intorno a lei e gli uccelli facevano il nido sui bordi. Non era perfetta, ma si sentiva tanto tanto felice. Chi vive a braccia aperte, di solito, non fa carriera, ma trova tanta gente da abbracciare.

PAROLA DI DIO: Gen 49,29-33; 50.15-26a; Sal 104; Mt 10,24-33

 

Vangelo   Mt 10, 24-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore

 

“UN DISCEPOLO NON È PIÙ GRANDE DEL MAESTRO, NÉ UN SERVO È PIÙ GRANDE DEL SUO SIGNORE; È SUFFICIENTE PER IL DISCEPOLO DIVENTARE COME IL SUO MAESTRO”.

Una frase, quella di Gesù, per riportarci con umiltà e verità a considerare la nostra realtà. Quando Pietro, con tutti i suoi limiti, è dietro a Gesù, riesce a dire cose meravigliose di Lui, quando si sente troppo sicuro di sé e vuol dettar legge, allora diventa ‘satana’. Finché Pietro rimane nella barca può sperare di arrivare alla meta perché c’è Gesù con lui, quando Pietro vuol cominciare anche lui a camminare sulle acque, rischia di annegare. Noi credenti, qualche volta, pensiamo di essere più grandi del Maestro. Ad esempio quando diciamo: “Io con le mie buone opere mi salvo”. Sarebbe un po’ come avere la presunzione di salvarsi, dopo essere caduti in mare, senza saper nuotare, tenendosi a galla solo perché ci si acchiappa da soli per i capelli; quando stai per annegare devi invocare ed accettare l’aiuto di chi può salvarci. Quando leggo certi libri di teologia e di morale dove si enuncia la tesi dell’autore, si cerca di comprovarla citando e stiracchiando i testi delle Scritture appositamente scelti alla bisogna, e dove si conclude facendo dire a Gesù cose che Lui non ha mai dette, mi sembra che il discepolo (seppure è ancora discepolo) non consideri molto il Maestro. Quando, ad esempio, in una comunità incontro singoli o gruppi che con supponenza (quando non è arroganza), impongono le proprie idee come uniche, antepongono il proprio gruppo alla comunità dei credenti, mi dà l’idea che siamo ben lontano dal Vangelo. Quando il ministero dei Vescovi e dei Sacerdoti dimentica l’aspetto del servizio per diventare solo “rigore della dottrina”, servizio al proprio potere, diventa addirittura un dovere il lasciare il discepolo (che di discepolo ha solo la facciata) per cercare di ritrovare il Maestro. Mi piace la battuta ironica con cui Gesù finisce questo insegnamento: è sufficiente diventare come il Maestro. E per far questo non basta il tempo di una vita, altro che pensare di essere migliori di Lui.

 

 

DOMENICA 14 LUGLIO: 15^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Camillo de Lellis; San Ciro di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, O SALVATORE DEL MONDO.

 

HANNO DETTO: I genitori che si aspettano gratitudine dai figli (e c'è persino chi la pretende) sono come usurai: rischiano volentieri il capitale pur di incassare gli interessi. (Franz Kafka)

SAGGEZZA POPOLARE: Se tiri un sasso all'albero fiorito, questi ti ricopre di fiori. (Proverbio Arabo)

UN ANEDDOTO: Dopo un lungo periodo di vita comune, passato nello studio e nella meditazione, tre discepoli avevano lasciato il vecchio maestro per incominciare la loro missione nel mondo. Dieci anni più tardi, i tre discepoli tornarono a far visita al maestro. L'anziano monaco li fece accomodare intorno, perché gli acciacchi ormai gli impedivano di alzarsi. Ognuno cominciò a raccontare la propria esperienza. "Io", cominciò il primo, con una punta di orgoglio, "ho scritto tanti libri e venduto milioni di copie". "Tu hai riempito il mondo di carta", disse il maestro. "Io", prese a dire il secondo, con fierezza, "ho predicato in migliaia di posti". "Tu hai riempito il mondo di parole", disse il maestro. Si fece avanti il terzo. "Io ti ho portato questo cuscino perché tu possa appoggiare senza dolore le tue gambe malate", disse. "Tu", sorrise il maestro, "tu hai trovato Dio".

PAROLA DI DIO: Dt 30,10-14; Sal 18; Col 1,15-20; Lc 10,25-37

 

Vangelo   Lc 10, 25-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». Parola del Signore

 

“UN UOMO SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO E CADDE NELLE MANI DEI BRIGANTI”.

Abbiamo sempre letto la parabola del Buon Samaritano sottolineando la bontà e l’amore di questa persona nei confronti del suo prossimo e prendendolo a modello per un comportamento cristiano.

La parabola però si presta anche ad un'altra interpretazione forse perfino più corretta della precedente: siamo noi quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico e che incappò nei briganti. I briganti sono quelli che vogliono distoglierci da Dio, vogliono rubarcelo, depredarci dei valori di verità, di giustizia, di amore che Dio ha seminato abbondantemente in noi. E spesso i briganti che incontriamo non appaiono armati e neppure mascherati ma vengono a noi come amici, persone che sembrano volere il nostro bene ma che nello stesso tempo ci sfruttano, mistificano la verità, fanno apparire il bene stupido e il male cosa buona. Perfino all’ interno delle persone care ci possono essere dei “briganti” e anche nella comunità cristiana non hanno mancato di camuffarsi. E spesso noi ci ritroviamo distesi a terra in un luogo pericoloso, depredati dei nostri valori, feriti al punto da disperare di poterci riprendere. E in quel momento non ci serve che ci passa accanto senza fermarsi; non ci salva la falsa scienza, talmente piena di sé, che non si ferma neppure accanto ad un ferito o la filosofia e la teologia che non hanno cuore ma solo risposte formali o rituali, a noi occorre un Buon Samaritano che si fermi, si prenda cura di noi, ci riabiliti, paghi per noi. Per fortuna il Buon Samaritano c’è. È Gesù che si è fatto straniero ma non ha mai smesso di camminare con pazienza per strade deserte, assolate, pericolose per essere vicino a chi “incappa nei briganti”. Gesù si ferma, rischia per noi, non si schifa delle nostre ferite e del sangue, ci cura, ci carica con amore sulla sua cavalcatura, ci riporta, come la pecorella smarrita, all’ovile, paga il prezzo del suo sangue per noi, rispetta la nostra libertà ma promette di tornare per assistere alla nostra guarigione.

 

 

LUNEDI’ 15 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonaventura da Bagnoregio.

Una scheggia di preghiera:

 

PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE TU AMI.

 

HANNO DETTO: Saggio è il nocchiero che capisce quando è tempo di cedere il timone al giovane. (Papaleo)

SAGGEZZA POPOLARE: Su una piccola pietra inciampò l'imperatore. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Un pezzo di carbone si sentiva sporco, brutto e inutile. Decise di diventare bianco e levigato. Provò diversi prodotti chimici e varie operazioni chirurgiche. Niente da fare. "C'è soltanto il fuoco" gli dissero. Il pezzo di carbone si buttò nel fuoco. Divenne una creatura luminosa, splendente, calda, irradiante, magnifica. "Ti stai consumando" gli dissero. "Ma dono luce e calore" rispose il pezzo di carbone, finalmente felice. Lasciati prendere dal sole e dal fuoco dello Spirito. Splenderai come un astro del cielo sulle rotte dell'infinito.

PAROLA DI DIO: Es 1,8-14.22; Sal 123; Mt 10,34 - 11,1

 

Vangelo   Mt 10, 34 -11, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore

 

“NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO LA PORTARE LA PACE SULLA TERRA”.

Una frase, quella di Gesù, difficile da digerire. Quando Gesù nasce gli angeli annunciano “pace in terra agli uomini”. Quando il Risorto appare, saluta sempre i suoi amici augurando: “La pace sia con voi”. Eppure questa pace non si è realizzata con la venuta di Gesù: le guerre sono continuate, lotte e violenze ci sono tuttora; Gesù stesso è stato vittima della violenza. I primi cristiani hanno sperimentato subito la persecuzione, ed essere veri cristiani oggi significa andare controcorrente e avere nemici e persecutori. Allora Gesù quale pace porta? Non quella dello star bene o dello star comodi, non la pace dei compromessi, ma la pace profonda del cuore. Un cuore è in pace, anche in mezzo a lotte, violenze, persecuzioni se sa di essere nel cuore di un Dio che lo ama, lo sostiene, dà corpo alle sue speranze. Se noi crediamo a Gesù, alla sua parola non possiamo non avere questa pace profonda che non ci evita le sofferenze, ma ce le fa superare, che non ci estrania dall’impegno e dalla fatica ma che concretizza le nostre speranze perché riposte in Colui che è Fedele.

 

 

MARTEDI’ 16 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Maria Maddalena Postel.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO MI PARLA DI TE, SIGNORE, TUTTO MI DICE LA TUA BONTA'.

 

HANNO DETTO: Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere, ma vivacchiare. (Pier Giorgio Frassati)

SAGGEZZA POPOLARE: È difficile diventare amici in un anno, ma è molto facile offendere un amico in un'ora. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Un giovane chiese ad un maestro: "Che cosa devo fare per salvare il mondo?". Il saggio rispose: "Tutto quello che serve a far sorgere il sole domattina". "Ma allora, a che cosa servono le mie preghiere e le mie buone azioni, il mio impegno nell'apostolato e nel volontariato?" replicò allarmato il giovane. Il saggio lo guardò con tranquillità: "Ti servono a essere ben sveglio, quando sorgerà il sole". Il sole, Cristo, è risorto. Ma noi preferiamo dormire.

PAROLA DI DIO: Es 2,1-15; Sal 68; Mt 11,20-24

 

Vangelo   Mt 11, 20-24

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te». Parola del Signore

 

“GESÙ SI MISE A RIMPROVERARE LE CITTÀ NELLE QUALI ERA AVVENUTA LA MAGGIOR PARTE DEI SUOI PRODIGI, PERCHÉ NON SI ERANO CONVERTITE”.

“Signore, se tu apparissi nella tua potenza! Se tu facessi dei miracoli, chissà quanta gente si convertirebbe. Mi sembra di sentire la risposta di Gesù: “Che cosa vuoi ancora di più? Il Dio dell’eternità ha parlato la lingua degli uomini. Io mi sono incarnato per esserti vicino. Sono morto in croce per te. Sono risorto. Ti ho lasciato i sacramenti dove tu puoi entrare in comunione con Dio. Hai la mia parola nelle Scritture. Hai la testimonianza dei santi di ieri e di oggi. Tutta la vita è un miracolo continuo. Ti ho lasciato mia Madre che ti ha dato segni e miracoli nel mio nome... Che cosa vuoi di più? Che cosa aspetti ad accogliermi? Vai ancora alla cerca di altri segni, di altri miracoli per darmi fiducia? Sei alla ricerca di me o del sensazionale? Non sei ancora cresciuto abbastanza se pensi che la fede possa nascere a comando solo perché c’è stato qualche miracolo. Oltretutto, miracoli, apparizioni, fatti straordinari ce ne sono, ma quanti si sono convertiti davvero?”.

 

 

MERCOLEDI’ 17 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessio; Santa Sinforosa; Santa Donata.

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDI COSE HA FATTO IN ME L'ONNIPOTENTE E SANTO È IL SUO NOME.

 

HANNO DETTO: Il Signore abita nella pazienza, il diavolo invece nella collera. (Pastore d'Erma)

SAGGEZZA POPOLARE: Esistono eroi dal cuore d'acciaio e barbe di ghiaccio; ci sono donne che hanno volti di fiori e sorrisi incantevoli, ma anche un teschio può ispirare e far pensare a quanti e quali siano gli atti della commedia umana. (detto Cinese)

UN ANEDDOTO: Lo supplicai dicendo: "Maestro, non vieni a visitare la mia casa?" Rispose: "Conosco il tuo cuore: ho dunque visitato la tua dimora più grande". (Karhil Gibran)

PAROLA DI DIO: Es 3,1-6.9-12; Sal 102; Mt 11,25-27

 

Vangelo   Mt 11, 25-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». Parola del Signore

 

“TI RENDO LODE, PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHÉ HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI SAPIENTI E AI DOTTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI.”.

Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, sa stupirsi e meravigliarsi dell’opera di Dio e il suo stupore diventa lode. Gesù loda il Padre perché si rivela ai piccoli, ai poveri. L’enormemente grande si manifesta all’enormemente piccolo, il potente si serve dell’impotenza, il Santo è riconosciuto dai peccatori. È lo stesso stupore adorante di Maria che vede abbassati i potenti e innalzati i miseri, che ringrazia Colui che ha fatto cose grandi in Lei, guardando alla povertà della sua serva. Se avessimo capito anche noi fino in fondo la logica del modo di operare di Dio, quanto saremmo più semplici e più felici!

Perché correre fino a sfiancarci per cose che passano; perché fidarci unicamente della nostra intelligenza limitata e del nostro potere senza senso? Mosè era balbuziente, Davide un pastore, Gesù un uomo morto in croce, Pietro un peccatore, Don Bosco un contadino, Domenico Savio un bambino... E noi chi siamo?

 

 

GIOVEDI’ 18 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Federico; Sant’Arnoldo; San Bruno di Segni.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE MI RIFUGIO, DIO CONSOLATORE.

 

HANNO DETTO: Il cumulo dei tuoi peccati non vince la moltitudine delle misericordie di Dio; le tue ferite non vincono l'abilità del Sommo Medico. (Cirillo di Gerusalemme)

SAGGEZZA POPOLARE: Il dolore è come un tesoro. Lo si mostra solo agli intimi. (Proverbio Maltese)

UN ANEDDOTO: Negli ultimi mesi di vita, Don Bosco camminava a fatica. Chi lo vedeva attraversare i cortili spesso gli chiedeva: "Dove va, Don Bosco?". La risposta era sempre la stessa: "In Paradiso". Lo potremmo dire tutti, ad ogni passo della nostra vita: "Sto arrivando, Signore".

PAROLA DI DIO: Es 3,13-20; Sal 104; Mt 11,28-30

 

Vangelo   Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

‘VENITE A ME, VOI TUTTI CHE SIETE STANCHI E OPPRESSI, E IO VI DARÒ RISTORO”

Quante persone ‘‘affaticate e oppresse” sia al tempo di Gesù che ai nostri giorni: angariati dai potenti, guardati con sufficienza da coloro che si sentono sapienti, malati, poveri che faticano a vivere, trascurati, persone sole. Gli amici di Gesù che possono contare su di Lui, poiché non possono contare su altri, sono tanti. Che cosa offre Gesù a queste persone e a tutti coloro che si rivolgono a Lui? Non la facile soluzione ai problemi materiali. Gesù dà sé stesso, la sua vita, la pace di Dio e il suo perdono, la fratellanza in Lui, le promesse di eternità. Quel “vi ristorerò” significa sapere che in mezzo alle povertà degli uomini, uno sa di non essere abbandonato, sa di avere Dio che, vedendo tutto, consola il cuore. Se noi ci rendiamo conto di essere poveri e bisognosi, di non essere autosufficienti, se sentiamo il bisogno di essere salvati e perdonati: ecco il cuore di Gesù che ci accoglie.

 

 

VENERDI’ 19 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gervasio e Protasio; Santa Aurea.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLO SPIRITO SANTO, IL TUO VOLTO, O GESU', MI MOSTRA QUELLO DEL PADRE.

 

HANNO DETTO: Eva si lasciò sedurre e obbedì, Maria si lascio persuadere e obbedì. (S. Ignazio)

SAGGEZZA POPOLARE: Il vaso vale per ciò che può contenere. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Un giovane monaco, desideroso di raggiungere in fretta la Verità, si presentò ad un anziano pregandolo di farlo divenire suo discepolo. L’anziano gli obiettò: "La Verità non si raggiunge in fretta. A volte ci vuole tutta una vita. Tuttavia, se vuoi, ti affiderò un compito: ogni giorno ti recherai al villaggio e mendicherai per me una tazza di riso". "Tutto qui?", chiese il giovane. "Per me, sì; per te, ogni giorno mi dirai che cosa hai visto lungo il percorso". "Posso saperne il motivo?", gli domandò il giovane monaco. "Per esercitare l’attenzione", gli rispose l’anziano: "Essa è alla base della vita spirituale". Il primo giorno, tornando con la ciotola di riso, il giovane riferì: "Lungo il percorso ho visto la grandiosità degli alberi e del fiume". "La grandiosità è certo un attributo della verità, ma non è la verità", osservò l’anziano. Il secondo giorno, il giovane disse: "Oggi ho visto la grazia in una donna che camminava per la strada". "La grazia", fu la risposta dell'anziano, "è essenziale alla Verità, ma non è la Verità". Il terzo giorno, il giovane disse: "Ho notato la bellezza dei fiori e l’armonia dei loro colori". "La bellezza e l’armonia vestono la verità, ma non sono la verità". Passarono i giorni; quotidianamente il giovane esercitava la sua attenzione e riferiva all’anziano ciò che aveva notato, ma costui non prendeva nella minima considerazione le sue osservazioni. Il giovane monaco intensificò il suo sguardo. Riferì del cielo e di ogni suo singolo aspetto, della pioggia e di ogni sua singola goccia, delle erbe e animali e rocce e di ogni loro particolarità. Ma tutto ciò lasciò l’anziano indifferente. Finalmente, un giorno il ragazzo si presentò all’anziano con il viso chino: "Oggi" gli disse, "non ho visto nulla. Però, nell’acuto dolore per la mia disattenzione, ho percepito che il fatto ch’io esistessi, cercassi e penassi era pur sempre qualcosa ..." "Finalmente hai trovato te stesso", assentì l’anziano: "Il punto di partenza per la scoperta della verità". E lo fece diventare suo discepolo.

PAROLA DI DIO: Es 11,10 - 12,14; Sal 115; Mt 12,1-8

 

Vangelo   Mt 12, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore

 

“ORA VI DICO CHE QUI C’È QUALCOSA PIÙ GRANDE DEL TEMPIO”.

Il tempio era una casa per Dio in mezzo al suo popolo. Gesù ama il tempio, vi si reca sovente, vi predica volentieri, rispetta il sacerdozio e le norme religiose ma parla di un altro Tempio più importante. E’ Lui il Tempio di Dio, la presenza visibile di Dio sulla terra. I templi, le chiese, i tabernacoli, l’osservanza della domenica sono importanti, scandiscono il nostro rapporto con Dio, ma più importante di tutto è l’oggetto della nostra fede: Gesù Cristo. Le norme, le osservanze religiose contano se portano e arrivano a Lui. Detto in altre parole, se vado a Messa perché “devo andare”, se osservo i comandamenti per non andare all’inferno o per sentirmi buono, se perdono perché non posso farne a meno, non ho ancora incontrato Gesù. Se Gesù, invece, è il Tempio nel quale confronto la mia fede, se diventa la discriminante delle mie scelte, allora incontro una persona, la legge non è più un peso, la Messa non è più un obbligo, non faccio più le cose per sentirmi “bravo”, in Lui trovo la gioia, l’entusiasmo, il coraggio.

 

 

SABATO 20 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Apollinare; Sant’Elia; Sant’Aurelio di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, PADRE, AD AVERE LO STESSO SPIRITO DI GESU'.

 

HANNO DETTO: Vivere è nascere in continuazione. La morte non è altro che un’ultima nascita. (Marcel Jouhandeau)

SAGGEZZA POPOLARE: L'invidia è come un granello di sabbia: piccolo eppure in grado di accecare. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: In quel libro altamente educativo che è “Il piccolo principe”, Antoine de Saint Exupéry racconta di un incontro fra il suo ometto saggio e un mercante di pillole “per eliminare la sete” che permettono di non dover più bere e di risparmiare così (hanno calcolato gli esperti) “53 minuti alla settimana”. “Io, se avessi 53 minuti da spendere”, dice il piccolo principe, “li impiegherei per camminare adagio, adagio, fino a una fontana per andarci a bere”.

PAROLA DI DIO: Es 12,37-42; Sal 135; Mt 12,14-21

 

Vangelo   Mt 12, 14-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni». Parola del Signore

 

“PORRÒ IL MIO SPIRITO SOPRA DI LUI E ANNUNCERÀ ALLE NAZIONI LA GIUSTIZIA. NON CONTESTERÀ NÉ GRIDERÀ NÉ SI UDRÀ NELLE PIAZZE LA SUA VOCE. NON SPEZZERÀ UNA CANNA GIÀ INCRINATA, NON SPEGNERÀ UNA FIAMMA SMORTA, FINCHÉ NON ABBIA FATTO TRIONFARE LA GIUSTIZIA; NEL SUO NOME SPERERANNO LE NAZIONI”.

Matteo applica a Gesù la profezia di Isaia. Egli ha realizzato tutto questo. Anche noi, se vogliamo essere discepoli del Maestro dovremmo cercare di realizzare come persone e come Chiesa questo programma. Il cristiano dovrebbe essere “pieno di Spirito”. Nel libro degli Atti degli Apostoli si racconta che nei primi tempi gli apostoli incontrarono dei cristiani battezzati che non sapevano neppure che esistesse lo Spirito Santo. Anche oggi ci sono tanti cristiani senza Spirito, cristiani di abitudine, di tradizione, di opportunità, cristiani, anche preti e anche vescovi, che a volte ragionano con le norme del cristianesimo ma che non sanno vedere due righe di amore attraverso le quali superare giuridismi e formalismi, comunità spesso ortodosse, ma lontane mille miglia dallo spirito del Vangelo.

Il cristiano “non contenderà, ne griderà”. La croce per il cristiano è da portare sulle proprie spalle non da brandire come una spada. La fede non la si difende con roghi o con bolle e scomuniche, la si offre come un dono e come una possibilità. Il cristianesimo non avanza tramite discussioni televisive o salotti di benpensanti, ma attraverso una testimonianza faticosa, sincera e serena. Il cristiano non “spezzerà la canna infranta, non spegnerà il lucignolo fumigante” cioè non è l’uomo dalla intransigenza religiosa, ma colui che sa cogliere il bene ovunque esso sia, sa valorizzarlo, per dirla con una famosa frase di Papa Giovanni: “è uno che cerca quello che unisce piuttosto che vedere quello che divide”

Il cristiano è uno “nel cui nome spereranno le genti”. Il cristiano non è un pessimista brontolone, non è uno che vede solo il male e si lamenta di esso, non è uno che invoca solo fulmini dal cielo “contro il peccato di questa generazione degenere”, è uno che ha ricevuto la Buona notizia della salvezza, di un Dio che è Padre, di Gesù che è venuto a cercare i peccatori, è uno che ha speranza in Dio e anche nell’uomo, è uno che, come dice Pietro: “deve essere sempre pronto a rendere conto della speranza che porta con sé”. Il cristiano è un seminatore di Dio e Dio non può che essere l’unica vera grande speranza dell’uomo.

 

 

DOMENICA 21 LUGLIO: 16^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo da Brindisi; S. Alberico Crescitelli.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

 

HANNO DETTO: Aver fede è innanzitutto aver fiducia in qualcuno. Il bambino crede a sua madre, lo scolaro al maestro, il malato al suo dottore». (Thivollier)

SAGGEZZA POPOLARE: L'uomo che riesce a vedere le cose piccole ha la vista limpida e il cuore sereno. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Un giorno chiesi a un fratello di spostare un vaso di fiori che impediva il passaggio; mi rispose che stava bene in quel posto. In cucina ho lasciato che una sorella mi spiegasse per bene una ricetta che conoscevo da anni. Per molto tempo ho continuato a ripetere a un fratello un’indicazione che egli puntualmente dimenticava. Piccoli rinnegamenti di me stesso per prepararmi a seguire Gesù.

PAROLA DI DIO: Gen 18,1-10a; Sal 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore

 

“MARTA, MARTA, TU TI AFFANNI E TI AGITI PER MOLTE COSE, MA DI UNA COSA SOLA C’È BISOGNO. MARIA HA SCELTO LA PARTE MIGLIORE, CHE NON LE SARÀ TOLTA”.

Quest'anno vi offro una riflessione un po' diversa dal solito modo di leggere questo brano. Con questo non tolgo la mia simpatia a Marta (anche Gesù aveva molta simpatia per lei). Come sempre i due personaggi, in realtà, siamo noi lettori che abbiamo sempre dentro di noi i due personaggi che qui sono Marta e Maria. Sono due modi diversi di accogliere il Signore. Il Signore viene in casa; loro sono due sorelle. Il Signore viene in casa nostra, di ognuno di noi e noi possiamo accoglierlo come Marta o come Maria. Sono due modi diversi di accoglierlo.

La prima, Marta si mette a fare tante cose, è tutta turbata, tirata di qua e di là, affannata. Vuole fare tante cose. Vuole essere brava, vuole fare bella figura, critica l’altra che non fa niente, critica Gesù che la approva. Per lei la presenza del Signore è fatica, è pena, è lavoro, come tutta la religiosità delle persone buone e giuste che faticano, penano, lavorano. Per Maria la presenza del Signore è gioia, non è né pena, né fatica, né lavoro. La pena e la fatica la fa l’altro, il Signore e lei lo accoglie con gioia.

Il passaggio da Marta a Maria è la difficilissima conversione dalla legge al Vangelo. Normalmente anche il nostro modo di vivere la fede è quello di Marta che si impegna, fa tante cose, si tira il collo e critica quelli che non fanno altrettanto. Critica anche il Signore chiedendogli: “Ma Tu da che parti stai?” Solo lei ha capito bene cosa fare. Dall’altro lato, invece, c’è Maria il cui fare primo è ascoltare. Provate a pensare a voi. Quando accogliete una persona?

Potete fare tante cose per una persona, ma stare lì ad ascoltarla (che significa che ti invade lei, che significa accoglierla), è tutto un’altra cosa. Insomma vuol dire che bisogna lasciar fare a Dio il suo mestiere. Lui è la Parola, Lui è lo sposo, noi siamo gli ascoltatori della Parola, siamo la sposa. Se ascoltiamo la Parola, diventiamo la sposa, diventiamo come Lui, viviamo come Lui; se invece viviamo del nostro lavoro e delle nostre parole, diventiamo perfetti farisei.

 

 

LUNEDI’ 22 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Maddalena; San Fiorenzo.

Una scheggia di preghiera:

 

RABBUNI', MAESTRO BUONO!

 

HANNO DETTO: Coraggioso è chi conosce i pericoli ma non li teme più del dovuto. (Guicciardini)

SAGGEZZA POPOLARE: Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Una “logica” che non sempre è tanto “logica”: Due studiosi discutono dei problemi del cielo e della terra e ciascuno dice la sua a proposito della luna e del sole. "In realtà" sostiene il primo "la luna è molto più importante del sole" "E come me lo dimostri?" "Vedi, la luna ci illumina di notte quando è buio, mentre il sole ci illumina di giorno quando c'è già molta luce"

PAROLA DI DIO: Ct 3,1-4a opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18

 

Vangelo   Gv 20,1.11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“LE DISSE GESU’: DONNA, PERCHE’ PIANGI?”.

Tu, o Signore, con la domanda fatta a Maria Maddalena continui a chiedere il perché delle nostre lacrime. Ma, come, Tu, Signore che sai tutto, chiedi a noi perché piangiamo?

Io, mamma del terzo mondo, piango perché vedo la pancia gonfia del mio bambino e non ho di che dargli da mangiare. Io, anziano, piango perché è morta la mia compagna di vita e non so trovare senso alla mia solitudine. Io, giovane, piango perché sembra che per me non ci sia posto nel mondo del lavoro e il mio domani è pieno di interrogativi e di incertezze. Io, accusato, piango perché la giustizia dei tribunali terreni non è uguale per tutti. Io, prete, piango perché vedo ancora una chiesa tanto lontana da Te e vedo tanto disinteresse nei tuoi confronti. Io, malato, piango perché in ospedale vengo considerato ‘un caso’, ‘un numero e non una persona. Tu conosci le nostre sofferenze. Tu puoi tutto e chiedi perché piangiamo?

Siamo anche noi con le lacrime agli occhi davanti a quella tomba dove è stata sotterrata la nostra dignità, la nostra speranza, la nostra gioia, ed ora, rubandoci le spoglie di queste cose, ci vogliono portare via anche le nostre lacrime. In mezzo al pianto, alla testa bassa, alla paura che non ci permette più di vedere, abbiamo bisogno di sentirci chiamare per nome.

È la voce del Buon Pastore che conosce le sue pecore una per una.

È la voce del Maestro che ci offre il suo amore e ci chiama a seguirlo.

È la voce dell’uomo dei dolori che conosce ogni nostro soffrire.

È la voce del compagno, dell’amico che ci invita alla sua festa.

È la voce del senso della sofferenza, della gioia, della vita…

“Rabbunì! Maestro buono!”

 

 

MARTEDI’ 23 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Brigida, patrona d’Europa; Sant’Olimpio; Santa Cunegonda.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.

 

HANNO DETTO: Le idee fisse sono come i crampi ai piedi: il rimedio migliore contro di esse è camminarci sopra. (Kierkegaard) 

SAGGEZZA POPOLARE: Se i disonesti fossero nuvole, ci sarebbe sempre il diluvio. (prov. Ligure)

UN ANEDDOTO: Racconta J. Aubry “Davanti al dolore si può disperare, imprecare, rassegnarsi o anche trovare nella fede un senso al nostro soffrire. Ho conosciuto in Francia durante la guerra il celebre cardinale Saliège, arcivescovo di Tolosa (famoso per la sua chiara opposizione ai nazisti), paralizzato e tuttavia sempre attivo: “Mi piaceva camminare, diceva: Dio mi ha tolto le gambe. Mi piaceva parlare: Dio mi ha tolto la lingua. Dio sia benedetto!”

PAROLA DI DIO: Gal 2,19-20; Sal 33; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15,1-8

Dal vangelo secondo Giovanni,

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.  Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

“OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO LO POTA PERCHÈ PORTI PIÙ FRUTTO”.

Se c'è una cosa difficile da accettare è la potatura di chi opera già il bene. Riusciamo a capire i rami secchi che vengono eliminati, anzi qualche volta ce la prendiamo con Dio perché non fa piazza pulita dei cattivi, ma perché la sofferenza per chi sta operando il bene?

Gesù parla di una prospettiva di frutti migliori. Il frutto è poi sempre uno: la carità, l’amore. È vero che la potatura, le prove, le tentazioni, le sofferenze sono contrarie alla vita, alla serenità, allo star bene ma abbiamo mai pensato alla sofferenza come ad un momento di purificazione che può migliorarci interiormente e che può farci puntare a valori umani e cristiani sempre più alti?

La potatura può farci o rinsecchire oppure può farci portare frutti qualitativamente migliori.

 

 

MERCOLEDI’ 24 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cristina; Sant’Agostino Fangi.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI A VEDERE LE MERAVIGLIE IN CUI CI MUOVIAMO, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire. (Jean-Paul Sartre)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando l'uomo pensa, Dio sorride. (prov. Ebraico)

UN ANEDDOTO: Don Zeno, il fondatore di Nomadelfia, attraversò nella sua vita molti momenti difficili, in cui vide crollare tutta la sua opera, specialmente durante e dopo la 2^ guerra mondiale. Furono anni duri, fatti di grande miseria e spesso di fame, di diffidenza e di incomprensione. Scrisse Don Zeno in quel periodo: - Non esiste una circonvallazione al Calvario: bisogna passare per forza di lì.

PAROLA DI DIO: Es 16,1-5.9-15; Sal 77; Mt 13,1-9

 

Vangelo   Mt 13, 1-9

Dal vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».  Parola del Signore

 

"QUEL GIORNO GESU' USCI' DI CASA E SI SEDETTE IN RIVA AL MARE".

Siamo abituati a vedere Gesù impegnato a tempo pieno, pensate ad esempio ai primi capitoli di Marco dove ci viene descritta una giornata tipo di Gesù trascorsa tra preghiere, predicazione, ascolto delle folle e dei singoli e miracoli. Nel Vangelo di Giovanni vediamo Gesù, spossato dalla fatica, esausto sotto il sole bruciante di mezzogiorno, sedersi vicino ad un pozzo e chiedere un po' d'acqua alla Samaritana. Ancora Marco ci presenta un Gesù talmente stanco delle sue fatiche apostoliche che si addormenta a poppa della barca proprio mentre scoppia furiosa la tempesta. Qui, invece, Matteo ci dice che Gesù inizia la sua giornata facendo una cosa bella, semplice, riposante. Esce di casa tranquillo, senza l'agenda degli appuntamenti sottobraccio, senza l'ansia di arrivare puntuale, senza aver preparato la predica, e si siede sulla spiaggia a guardare il mare. Un Gesù che ha tempo, un Gesù che ha occhi per contemplare e meravigliarsi. Dio ha tempo finché vuole, anzi, è al di là del tempo perché è eterno, ma Gesù, nella sua umanità, ha le ore come noi; Gesù sa che "c'è un tempo per fare e un tempo per non fare. Un tempo per agire e un tempo per contemplare". L'antica saggezza della Bibbia avrebbe molto da insegnare a noi che nelle nostre corse programmiamo al minuto persino il tempo delle vacanze.

 

 

GIOVEDI’ 25 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giacomo; San Cristoforo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', CHIEDI TU AL PADRE PER ME.

 

HANNO DETTO: Le parole sono come foglie: là dove abbondano è raro che sotto vi si trovi molto frutto. (Alexander Pope)

SAGGEZZA POPOLARE: Domandare non costa che un istante di imbarazzo, non domandare è essere imbarazzati per tutta la vita. (prov. Giapponese)

UN ANEDDOTO: Un giorno si parlava di felicità fra amici e Vincenzo Salvagnoli disse: - Gli uomini sono difficilmente felici. - Come mai? - gli fu chiesto. E il patriota: - Perché non basta loro d'esser felici, ma bisogna che nessuno, lo sia più di loro!

PAROLA DI DIO: 2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28

 

Vangelo   Mt 20, 20-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“DI’ CHE QUESTI MIEI FIGLI SIEDANO UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA TUA SINISTRA NEL TUO REGNO”.

L’amore a volte può portare anche a richieste se non sbagliate, per lo meno avventate. La madre di Giacomo e Giovanni chiede a Gesù per i suoi figli i posti di onore vicino a Lui nel nuovo regno: una richiesta certamente legittima per una madre che vuole vedere i propri figli “ben piazzati”, ma certamente non nella logica del Signore. Con Gesù non funzionano i primi posti, i primi sono gli ultimi e gli ultimi i primi.

E andiamoci piano anche noi con certe richieste al Signore. In certi casi se in realtà sapessimo dove ci porterebbe l’esaudimento di certe nostre preghiere, forse impareremmo di più a star zitti e a fidarci del grande amore che Dio ha per noi. Spesso noi incorriamo nella tentazione di dettare a Dio il modo con cui dovrebbe comportarsi. Le nostre richieste, da un punto di vista umano non sono sbagliate: vorremmo guarigione, salute, pace per noi e per i nostri fratelli, ma siamo davvero sicuri che quella cosa sia il meglio per me o per quella persona cara? e poi, Dio sarà sempre così ‘cattivo’ nei nostri confronti, da volere il male per i propri figli amati che sono costati la sofferenza e il sangue di Gesù?

 

 

VENERDI’ 26 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gioacchino ed Anna; Santa Bartolomea Capitanio.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU' SEI IL VERBO, LA PAROLA FATTA CARNE.

 

HANNO DETTO: Attingere le informazioni via internet è come cercare di riempire un bicchiere sotto le cascate del Niagara. (A. C. Clarke)

SAGGEZZA POPOLARE: Lingua può impiccare uomo più veloce di corda (detto dei nativi Americani)

UN ANEDDOTO: “L’ unica vera prigione è la paura”, ha dichiarato l’attivista birmana e premio Nobel per la pace San Suu Kyi che per anni ha vissuto agli arresti domiciliari, “E l’unica vera libertà è la libertà dalla paura”

PAROLA DI DIO: Es 20,1-17; Sal 18; Mt 13,18-23

 

Vangelo   Mt 13, 18-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del Signore

 

"VOI DUNQUE ASCOLTATE LA PARABOLA DEL SEMINATORE".

Gesù ha spiegato la parabola per chi non la capiva. Chiediamoci però in generale: quale sarà il nemico più grande della parola di Dio?

Sembra che la parabola ci porti a rispondere soprattutto: l'abitudine. Ci si abitua a tutto. Qualche detenuto, dopo anni di carcere, si era talmente abituato ad esso che, liberato, quasi lo rimpiangeva. E noi cristiani, siamo talmente abituati alla Parola di Dio, che, alla fine, sembra non abbia più da dirci molto. Noi preti, dopo un po' di anni di predicazione, ci perdiamo il gusto, diventiamo ripetitivi, sembra che ormai la conosciamo tutta, non ci prepariamo neppure più, cadiamo in luoghi comuni, spesso non diamo neppure a chi ci ascolta l'impressione che la Parola di Dio ci riguardi o ci tocchi più di tanto. E gli ascoltatori?

Spesso abitudine vuol dire disincanto, noia, assuefazione, senso del risaputo, diffidenza, interesse superficiale, sbadataggine, indifferenza, malcelata sopportazione. Si perde di vista che questa è una Parola di Qualcuno che ci vuol bene, che essa viene proclamata per dare senso e cambiare la nostra vita, che essa è destinata al cuore più che alla testa.

 

 

SABATO 27 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio di Cordoba; Santa Liliosa.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI SIGNORE A CONTRASTARE IL MALE SEMINANDO BENE.

 

HANNO DETTO: Dio ama tutto ciò che ha creato, altrimenti non l'avrebbe creato. (Hans Hurs Von Balthasar)

SAGGEZZA POPOLARE: «Non abbiate mai paura della vostra ombra. È lì a significare che vicino, da qualche parte, c'è una luce che illumina.» (aforisma Milanese)

UN ANEDDOTO: In un’intervista, l’ex Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, cercava di spiegare che cosa, secondo lui, il Padre Eterno ha scritto come intestazione alla sua carta da lettere: “Credo che ci siano due aggettivi: paziente, il primo (“Sono alla porta e busso”, dice nell’Apocalisse: lui non sfonda la porta, lui bussa, caso mai volessimo aprire). Il secondo aggettivo penso proprio che sia: ottimista. Sì, Dio è un ottimista sfrenato, crea gli uomini pur sapendo che cosa sono e scommette su di loro, malgrado siano quello che sono”

PAROLA DI DIO: Es 24,3-8; Sal 49; Mt 13,24-30

 

Vangelo   Mt 13, 24-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”». Parola del Signore

 

“SIGNORE, NON HAI SEMINATO DEL BUON SEME NEL TUO CAMPO? DA DOVE VIENE LA ZIZZANIA?” EGLI RISPOSE: “UN NEMICO HA FATTO QUESTO”.

Dio ha dei nemici e noi pensiamo subito al diavolo. Ed è vero, ma questo nemico si serve di tanti alleati. Infatti con Dio, o sei amico o sei contro di Lui: non ci sono vie di mezzo.

Ed ecco, allora, tanti seminatori di zizzania; proviamo ad esaminarne qualche categoria chiedendoci se qualche volta non vi apparteniamo anche noi. Ci sono i seminatori della zizzania—dubbi, coloro che mettono il dubbio su ogni cosa, dai dubbi intellettuali a quelli morali. Coloro che dicono sempre: “Ma sarà proprio così?” e subdolamente insinuano: “Ma ne vale la pena?”. Ci sono i seminatori della zizzania—violenza: per essi vale la legge del più forte, della vendetta. Ci sono i seminatori della zizzania avvelena—bene: devono sporcare tutto; il bene, specialmente quello che fanno gli altri non esiste, hanno sempre secondi fini. Ci sono seminatori di zizzania—pettegolezzi: sono sempre pronti a cogliere particolari negativi veri o presunti e a ingigantirli per mettersi in mostra. L’elenco potrebbe continuare a lungo e alla fine nel campo del buon grano ci sono un bel po’ di erbacce. Bisogna non lasciarci soffocare fino al tempo della mietitura... allora ci sarà Qualcuno che ci penserà.

 

 

DOMENICA 28 LUGLIO: 17^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo I, Papa; Santa Serena.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', QUANDO TI PARLO TU MI ASCOLTI. FA' CHE QUANDO PARLI TU, SIA IO AD ASCOLTARTI.

 

HANNO DETTO: Tu non credi? Non preoccuparti: è Dio che crede in te. (S. Padre Pio)

SAGGEZZA POPOLARE: Le cose che si amano non si posseggono mai completamente. Semplicemente si custodiscono.

UN ANEDDOTO: La comunità di Taizé, fondata negli anni '40 da frère Roger Schulz, accoglie da anni giovani di ogni razza e religione. Una sera un ragazzo si accostò a frère Roger raccolto in preghiera nella grande cappella della comunità: - Padre - gli disse - è una settimana che sono qui e amo questa nuova vita. Ma presto tornerò a casa e mi chiedo se dovrò rinunciare completamente al mondo.

- Non preoccuparti - lo rassicurò frère Roger con un sorriso. - Se la tua vita sarà realmente in Cristo sarà il mondo a rinunciare a te.

PAROLA DI DIO: Gen 18,20-32; Sal 137; Col 2.12-14; Lc 11,1-13

 

Vangelo Lc 11, 1-13

Dal vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Parola del Signore

 

“SIGNORE, INSEGNACI A PREGARE”

Quanti libri sono stati scritti sulla preghiera!

lo stesso ho scritto tante volte su questo argomento in quanto credo che ogni cristiano sia convinto dell’importanza del suo rapporto con Dio. Ma come pregare?

Una volta ero convinto anch’io ci fossero scuole e tecniche di preghiera; oggi, pur non disprezzando chi può trasmettermi una sua esperienza, parto da un altro punto di vista. Quando due persone si vogliano bene, amano stare insieme, hanno bisogno di comunicare, di fare insieme delle cose. Due innamorati cercano tutti i minuti liberi per stare insieme. Due sposi che si vogliono bene, anche se ormai si conoscono da lungo tempo, non si diranno continuamente: “Ti amo”, ma il loro dialogare, il loro scegliere, i loro stessi silenzi tengono sempre presente l’altro. La preghiera, penso sia questo nostro stare insieme con Dio, riconoscere chi è Colui che ci ama, dirgli sì delle cose, ma soprattutto star bene con Lui. E quando Gesù risponde alla domanda degli apostoli insegnando il Padre Nostro, ci indica proprio questa strada.

 

 

LUNEDI’ 29 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marta; Sant’Ademaro; San Guglielmo Pinchon.

Una scheggia di preghiera:

 

APRI ORECCHIE E CUORE, PERCHE' POSSA ASCOLTARTI E ACCOGLIERTI.

 

HANNO DETTO: Colui che non è disceso dal patibolo è uscito dal sepolcro sigillato. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: La brevità è sorella del talento. (prov. Russo)

UN ANEDDOTO: Quando il nobile Walter Scott, giunto ormai in fin di vita, pregò che gli si leggesse un passo «del libro», il genero, subito accorso, gli chiese: «Di quale libro?» La risposta non tardò: «C’è un libro solo, la Bibbia.»

PAROLA DI DIO: 1Gv 4,7-16; Sal 33; Gv 11,19-27; opp. Lc 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore

 

“MARIA, SEDUTASI AI PIEDI DI GESÙ, ASCOLTAVA LA SUA PAROLA; MARTA INVECE ERA TUTTA PRESA DAI MOLTI SERVIZI”.

Per la seconda volta in questo mese torniamo sul Vangelo di Marta e Maria e anche questa volta cerchiamo di cogliervi almeno un particolare.

Sedersi per ascoltare, mentre ci sono tante cose da fare può sembrare una scelta facile, e in tanti casi lo è. Ma ascoltare sul serio è proprio così facile?

Qualche esempio: una delle cause primarie delle separazioni familiari è dovuta al fatto: “Non avevamo tempo per noi; il lavoro, gli impegni hanno fatto di noi due degli estranei... non ci si capiva più...”. Tra genitori e figli si parla spesso di incomunicabilità ma c’è stato tempo, da entrambi le parti per ascoltarsi, capirsi o era più importante correre a divertirsi o lasciarsi assorbire dal lavoro o passare ore, magari anche mangiando, a guardare il telefonino?

Gesù non rimprovera Marta per la sua ospitalità attenta e premurosa ma ci richiama sulla scelta della “parte migliore” che è tutt’altro che una scelta comoda ma che ti impegna nell’ascolto, nell’accoglienza per spingerti ad un servizio migliore e motivato.

 

 

MARTEDI’ 30 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo; Santa Donatella, martire; San Capreolo.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA CARITA', INSEGNACI LA PAZIENZA.

 

HANNO DETTO: «Difficile non è sapere, ma sapere far uso di ciò che si sa.» (Han Fei)

SAGGEZZA POPOLARE: La ragazza che non sa ballare, dice che l'orchestra non sa suonare. (prov. Yddisch)

UN ANEDDOTO: - Voglio servire il Signore! - disse l'uomo dagli occhi timorosi e le mani in tormento. Abba Sergio posò il suo sguardo sul pellegrino, ma non disse una parola, e non gli mostrò la via. - Voglio servire il Signore! - disse l'uomo fiero, la fronte spavalda e le mani aperte a ghermire. Abba Sergio ascoltò e non disse una parola. Nemmeno a lui mostrò la via. - Padre, perché allontani da te questi uomini? Essi desiderano solo imparare a servire l'Onnipotente, - domandò il discepolo che aveva osservato la scena. - Ebbene, sappi che Dio ha tre tipi di servitori: alcuni sono schiavi, e lo servono per timore; altri sono mercenari, e lo servono in vista di un guadagno. S'interruppe, poiché giungeva un uomo. Diritto e tranquillo, il petto scoperto e le mani in preghiera. - Voglio servire il Signore! - disse. Abba Sergio lo abbracciò: - ... e infine ci sono i figli, e lo servono per amore.

PAROLA DI DIO: Es 33.7-11; 34,5-9.28; Sal 102; Mt 13,36-43

 

Vangelo   Mt 13,36-43

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti». Parola del Signore

 

“COME DUNQUE SI RACCOGLIE LA ZIZZANIA E SI BRUCIA NEL FUOCO, COSÌ AVVERRÀ ALLA FINE DEL MONDO”.

Gesù spiegando la parabola della zizzania ci dà diverse indicazioni sia riguardo a Dio che sul senso della nostra vita. Dio è paziente e misericordioso: se fosse intollerante, se castigasse subito ogni peccato, che cosa ne sarebbe di noi?

Ma se non è intollerante in questa vita, non può accogliere in sé il male e coloro che con il male si sono identificati, quindi, attenzione, perché se Dio continua ad offrirti una possibilità di salvezza, se tu preferisci crescere nel male a quel punto sarai tu stesso ad escluderti dalla sua misericordia. Ma la parabola ci insegna anche un’altra cosa: chi, nella realtà della vita e della Chiesa, può oggi distinguere con chiarezza e precisione il bene e il male, il buon grano e la zizzania?

Anche noi, a imitazione di Dio non possiamo essere intolleranti, e se dobbiamo far attenzione a che il male non ci soffochi non possiamo neppure aver la pretesa di giudicare e di voler essere noi coloro che estirpano il male. Il male si giudica da sé stesso e sarà il male stesso a tormentare chi lo ha voluto e ad allontanarlo da Dio mentre, da questo contrasto, il bene sarà ancora più luminoso.

 

 

MERCOLEDI’ 31 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Loyola; San Fabio; San Giustino de Jacobis.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA PRESTO IL TUO REGNO, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: «Ognuno vale tanto quanto le cose cui dà importanza». (Marco Aurelio)

SAGGEZZA POPOLARE: Temere l'amore è temere la vita e chi teme la vita è già morto per tre quarti.

UN ANEDDOTO: Il noto domenicano padre Antonino Sertillanges ha consegnato a una pagina del suo diario il segreto della sua giovinezza: - Quando i miei amici mi domandano come faccio per conservare, a ottantaquattro anni, un po' di giovinezza di spirito e del cuore, rispondo loro: «Il mio segreto è questo: aver sempre qualcosa da amare. Quando termino un lavoro, un altro è già iniziato. Quando parlo a Bordeaux, so di essere atteso a Lione oppure a Marsiglia. E cosi per tutto il resto. Si è giovani nella misura di un domani che si sente colmo di promesse».

PAROLA DI DIO: Es 34,29-35; Sal 98; Mt 13,44-46

 

Vangelo   Mt 13, 44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».  Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI È SIMILE...”.

Gesù per parlarci del Regno usa diverse immagini: quella della seminagione, quella del pugno di lievito, quella della rete, quella della scoperta del tesoro nascosto, quella della perla preziosa... Sono tutte immagini molto belle ma difficili. Noi, forse, avremmo preferito un regno “già fatto”, una cosa che sta lì davanti a noi, a nostra disposizione per essere consumata. Invece le immagini usate implicano sempre un qualcosa da cercare, implicano un camminare, un darsi da fare, un decidere, un rinunciare a qualcosa, un impegnarsi. il Regno è un dono, ma l’uomo deve conquistarlo giorno per giorno. E quando lo ha raggiunto deve continuare a camminare in esso, deve riconquistarlo. Nel Regno non siamo mai degli “arrivati”, ma sempre in cammino con Cristo che ci porterà poi Lui al Regno definitivo.

     
     
 

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