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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MAGGIO 2019

 

 

MERCOLEDI’ 1° MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', GIUSEPPE, MARIA, SIATE LA SALVEZZA DELL'ANIMA MIA.

 

HANNO DETTO: Dio inventò il mondo e ne fece un giardino in cui collocò, come fiori delicati, le sue creature. Poi, si chinò a raccogliere il fiore più bello, Maria, e ne fece sua madre. La Madre di Colui che ci ha salvati. (A. Longo)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi se ne sta con una mano sopra l'altra, il diavolo balla nel grembiule.

UN ANEDDOTO: Un giorno vieni a sapere che dall’altra parte del fiume c’è uno maestro cui tutti dicono meraviglie. Lo vuoi vedere a ogni costo. Ti metti in cammino. Ecco il fiume. Non lo si può guadare e attraversarlo a nuoto è troppo pericoloso. Sulla riva si presenta un traghettatore con la sua barca. Gli domandi di portarti all’altra riva. «D’accordo», ti dice, «ma per cominciare getta il tuo fardello. Traghetto soltanto gli uomini, non i loro affari. «Ma non posso abbandonare il mio fardello. Come farei senza i miei affari? Qui dentro ho il mio cibo per il viaggio, la mia coperta per la notte. Ho fiori e frutta da offrire al maestro. Ho i miei testi sacri, che leggo ogni giorno. Dopo tutto, il mio fardello non è poi così pesante. Orsù, traghettatore, sii ragionevole! Traghettami così come sono, con quello che porto. Ti pagherò adeguatamente. «Come preferisci» risponde il traghettatore. «Prendere o lasciare. Senza fardello ti traghetto. Con il fardello ti lascio qui. Che cosa scegli fra le due? Vedere il maestro o i tuoi vecchi stracci? Allora si lascia cadere il sacco, si passa e si ha la visione di sé. (Saggezza indù)

PAROLA DI DIO: Gen 1,26-2,3 opp. Col 3,14-15.17.23-24; Sal 89; Mt 13,54-58

 

Vangelo Mt 13, 54-58

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola del Signore

 

NON È COSTUI IL FIGLIO DEL FALEGNAME?

Non so se sia stato voluto, ma a me piace molto che il mese di maggio, dedicato alla Madonna inizi con una festa di San Giuseppe e con una festa che lo glorifica proprio nella sua qualifica di artigiano, di lavoratore. E anche la frase del Vangelo che meditiamo e che richiama quasi un senso di disprezzo nei confronti del Maestro da parte dei suoi compaesani che non riescono a conciliare la sapienza di Gesù con le sue umili origini, sta ad indicare la concretezza dell’Incarnazione. No! Gesù non è venuto per finta nel nostro mondo, non è la figura del Dio che viene, compie qualcosa di grandioso da tramandare ai posteri e se ne va al suo Olimpo pacifico tra gli applausi di adepti adoranti. Gesù è venuto, figlio di una donna comune, in una comunissima famiglia di credenti ebrei come ce n’erano tanti, in una casa dove il cibo quotidiano dipendeva dal lavoro del padre. La salvezza dell’uomo che culminerà nell’atto di amore della croce e nella risurrezione del Salvatore si realizza già pienamente in quella oscura e abituale vita quotidiana di una famiglia che cerca di vivere secondo i voleri di Dio nella semplicità, nella preghiera e nel lavoro quotidiano. Sono questi valori umili ma essenziali, valori da riproporre nella nostra società. Troppe volte giornali, televisioni, forme di educazione propongono unicamente divertimento, denaro, primeggiare a tutti i costi, e poi ci lamentiamo che non c'è più morale, senso di famiglia, gusto del lavoro. Giuseppe si è santificato con la fede in Dio, con la fedeltà alla sua famiglia, con il suo lavoro, sapendo apprezzare nel sacrificio, la gioia delle piccole cose del quotidiano; perché cercare la felicità in chimere lontane e non saper più gustare persone e momenti della nostra vita, perché vedere sempre e solo ciò che ci manca e non apprezzare il molto che abbiamo? Perché non sentirci anche noi parte del mistero di quella Santa famiglia vivendo il dono della salvezza attraverso il nostro impegno quotidiano?

 

 

GIOVEDI’ 2 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.

Una scheggia di preghiera:

 

NOI CREDIAMO IN TE: AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: Gesù ci ha comandato di amarci scambievolmente. Non ci ha comandato di "piacersi" l'un l'altro. L'amore governa la volontà; il "piacersi" è soltanto questione di sensi e di sensibilità. Se aspettiamo che certe persone ci diventano gradite o attraenti prima di cominciare ad amarle, non cominceremo mai. (T. Merton)

SAGGEZZA POPOLARE: Il libro serrato non fa l'uomo letterato.

UN ANEDDOTO: Alcuni giorni prima di morire Poincaré decise di confessarsi. La sua confessione fu lunghissima. A chi glielo fece notare rispose: Più frugavo fra i miei peccati più ne trovavo. Quanta robaccia inutile salta fuori quando si deve traslocare.

PAROLA DI DIO: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo   Gv 3, 31-36 

Dal vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

“CHI CREDE NEL FIGLIO HA LA VITA ETERNA; CHI NON OBBEDISCE AL FIGLIO NON VEDRÀ LA VITA, MA L’IRA DI DIO INCOMBE SU DI LUI”.

Il pensiero di S. Giovanni è un pensiero ciclico, che ritorna ripetutamente su un certo numero di temi, come le onde del mare.

“Credere” o “rifiutare di credere” … questo è il dilemma radicale. “Vivere” o “non vivere ... questa è la conseguenza.

Per Giovanni, per Gesù il non credente volontario, non vive, è morto.

Ci si può chiedere se un certo numero di quelli che oggi affermano di essere non credenti, abbiano coscientemente fatto questa scelta. Gesù stesso, sulla croce, scusa i suoi persecutori, dicendo: “Essi non sanno quello che fanno”.

Non sta a noi e a nessuno sulla terra giudicare su chi sia credente o meno. Ma resta la parola di Gesù: “Chi rifiuta di credere non avrà la vita”. È un severo invito a verificare la qualità della mia fede. La fede non è un qualcosa che si ha o non si ha una volta per tutte. E allora, chiediamoci: sta crescendo la mia fede?

 

 

VENERDI’ 3 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

TRA LE BRACCIA DELLA TUA MISERICORDIA MI AFFIDO, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: «Chi ama appassionatamente non vive più in sé, ma in quello che ama, e quanto più esce da sé stesso per trasfondersi nell'altro, tanto più gode» (Erasmo da Rotterdam)

SAGGEZZA POPOLARE: Fan meno male i calci d'un frate, che le carezze d'un cortigiano.

UN ANEDDOTO: Alcuni giorni fa ero in strada con mia nipote, una bambina di circa 8 anni. Stavamo camminando, quando abbiamo visto sul marciapiede un mucchietto di buste e cartoni, con un giovane tutto rannicchiato sopra. Quello che tutti chiameremmo "barbone". Il mio occhio, anche se "cristiano" ma purtroppo abituato a queste scene, quasi aveva escluso dall'attenzione questa presenza. Ma quello della bambina no! Più ci avvicinavamo al povero, più lei lo guardava con occhio evangelicamente misericordioso. Accortomi di questo atteggiamento, passo una moneta alla bambina per metterla nel cestino, quasi vuoto, del povero. A questo punto il giovane si alza e velocemente si allontana. Dove starà andando? Entra in un bar e quasi subito ne riesce con un ovetto di cioccolato in mano e lo dona alla bambina con un sorriso che non dimenticherò mai! E subito scompare, tornando al suo mucchio di povere cose! Sono rimasto senza parole! Anche la nipotina è rimasta colpita dal dono ricevuto. Mi sono subito ripreso, spiegando alla bambina che quello che conta è l'amore! Noi avevamo donato solo una moneta, lui aveva donato oltre all'uovo di cioccolato un enorme gesto d'amore!

PAROLA DI DIO: 1Cor 15,1-8a; Sal 18; Gv 14,6-14

 

Vangelo Gv 14, 6-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore

 

“GLI DISSE FILIPPO: MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA”.

Davanti alla risposta di Gesù: “Chi ha visto me ha visto il Padre”, nasce il sospetto che Filippo se non proprio deluso sia rimasto almeno sconcertato. Lui aveva in testa un’immagine grandiosa di Dio, avrebbe gradito qualche bel miracolo, gli sarebbe piaciuta una bella ‘teofania’ tipo quelle del Sinai con tanto di tuoni e di fulmini. Gesù invece manifesta un Dio così umile, così familiare, perfino ‘debole’, umano da lasciare interdetti. E dice di non impressionarci per il fatto che le due immagini non combaciano, anzi risultano decisamente sfasate. Chiede solo: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Quasi implorasse: “Credetemi almeno un po’, fidatevi un po’ di me invece delle vostre rappresentazioni”. E Gesù ci manifesta il Padre non soltanto con le sue parole, ma con i suoi gesti, le sue scelte, le sue azioni. Quando nel Vangelo vediamo Gesù accordare la sua preferenza ai piccoli, mostrare compassione per i sofferenti, concedere largamente il perdono ai peccatori, ridare la fiducia agli squalificati, frequentare gli esclusi, esercitare la misericordia verso ogni genere di miseria umana, non nascondere la propria simpatia per gli ultimi, tenersi alla larga dai potenti, apparire così umano, pieno di tenerezza, piangere per la morte di un amico, gradire piccoli gesti di delicatezza, noi ‘impariamo’ il Padre, siamo in grado di abbozzare i lineamenti del suo volto. Anche a noi, dolcemente, Gesù dice come a Filippo: “Da tanto tempo sono con voi e non vi siete ancora decisi a stracciare l’altra immagine di Dio, la vostra. Quando imparerete a conoscermi, e quindi a ‘vedere’ Dio?”

 

 

SABATO 4 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', NON SEI UN FANTASMA. SEI DAVVERO PRESENTE E OPERANTE NELLA MIA VITA.

 

HANNO DETTO: «Non sei mai un perdente se non smetti mai di tentare». (M. Diktal)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si può suonar l'inno della libertà con gli strumenti della violenza.

UN ANEDDOTO: Due ranocchie, non sapendo come passare il tempo, decisero di fare una gara di salto. Avrebbe vinto chi di loro due fosse riuscita, saltando dal centro dello stagno, ad arrivare sulla terraferma per prima. Contarono fino a tre e insieme si diedero il via. Arrivò al di là dello stagno soltanto una delle due rane, la quale si voltò, e scorgendo l'amica ferma al punto di partenza, le chiese perché non avesse saltato. - Ma io - ribatté quella sfrontata - son già persino ritornata! Se vuoi - aggiunse con faccia tosta - possiamo riprovare. Si misero di nuovo tutt'e due al centro della pozza e questa volta saltò soltanto quella che prima era stata ferma. Spiccò un balzo fin sulla terra e rimbalzò veloce indietro a raggiungere la compagna. Quando le fu vicina, maliziosamente, si complimentò con lei: - Brava! Questa volta sei stata più veloce di me! Ma quell'ingenua ranocchia, arrossendo, balbettò: Veramente io non mi sono mossa. Volevo controllare se tu avresti veramente saltato. E, scusandosi per la scarsa fiducia riposta in lei concluse: - Hai vinto tu! Mi hai battuta due volte! Allora la compagna, mortificata da tanta innocenza, confessò che anche lei, la prima volta, non aveva saltato. Ma l'altra non le credette.

PAROLA DI DIO: At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

 

Vangelo   Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

MA EGLI DISSE LORO: «SONO IO, NON ABBIATE PAURA!»

Forse possiamo capire perché gli apostoli sono tristi e paurosi durante quella traversata: non solo il mare è loro contrario e come pescatori sanno che su quel lago una improvvisa tempesta può essere fatale per una piccola barca carica di persone, ma in fondo nel loro cuore sta agitandosi un’altra tempesta: erano appena stati testimoni della moltiplicazione dei pani, avevano visto le folle entusiaste, disponibili a fare Gesù re ed Egli era scappato e li aveva mandati, da soli, dall’altra parte del lago. Sono soli, forse delusi, titubanti. È notte. C’è vento forte sul mare. Sembra la descrizione esatta di certi periodi della nostra vita. Gli amici se ne sono andati. La malattia è venuta a trovarti. I tuoi progetti migliori sembrano essere vani. E per di più è notte. Non vedi nulla. Ti assalgono mille paure, mille dubbi e anche: “Gesù non era ancora venuto da loro”. Magari lo hai anche chiamato, ma sembra non sentirti, addirittura non esserci. Ma può Dio abbandonare la sua creatura? Questi apostoli non si lasciano andare e non abbandonano neppure di remare, anche se sembra tutto inutile, e allora Gesù arriva proprio nel modo e nel posto dove non se lo aspettavano: arriva in mezzo al mare, al buio, camminando sulle acque. È notte? Stai convivendo con paure, sofferenze, dubbi? Grida, arrabattati, ma continua a remare, spellati le mani, lotta magari anche in modo sbagliato, non arrenderti. E proprio quando tutto sembra perso, quando sei nell’impossibile, arriva Lui a dirti “Sono io”, “Sono Dio”, “non temete”.

 

 

DOMENICA 5 MAGGIO: 3^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.

Una scheggia di preghiera:

 

L'ANIMA MIA HA SETE DI TE, SIGNORE GESU'.

 

HANNO DETTO: «Impara dagli errori degli altri: non puoi vivere così a lungo da farli tutti da te». (Eleanor Roosevelt)

SAGGEZZA POPOLARE: La lingua sta bene dentro i denti.

UN ANEDDOTO: Nell'arca di Noè, all'epoca del diluvio, sorse una disputa su chi fosse la più bella tra tutte le creature. Ben presto, per evitare che la discussione degenerasse in un alterco tra tutti gli esseri viventi, Noè, che aveva già abbastanza guai per conto suo, decise di indire una gara: ciascuna creatura avrebbe sfilato di fronte a tutte le altre e una giuria avrebbe deciso chi meritasse il primato.

Successe, tuttavia, che il giorno in cui doveva avvenire l'elezione, comparve nel cielo un incredibile arcobaleno, mentre la bufera e la pioggia cessavano e l'arca approdava su una terra meravigliosa. Tutti, allora, pieni di letizia si rovesciarono giù dalla nave e fecero una grande festa. Nessuno si ricordava più del concorso di bellezza. Presto, però, notarono che mancava un rappresentante del creato. Non c'era, infatti, lì con loro a festeggiare, la donna!  Si misero subito a cercarla e alla fine la trovarono: era ancora sulla nave, tutta intenta allo specchio, a prepararsi per la gara. Non s'era accorta del prodigioso evento!

PAROLA DI DIO: At 5,27b-32.40b-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19

 

Vangelo Gv 21, 1-19 [Forma Breve Gv 21, 1-14]

Dal vangelo secondo Giovanni

[In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.] Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore

 

“QUEL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA, DISSE A PIETRO: È IL SIGNORE”.

Stupisce vedere come in questa apparizione di Gesù risorto, gli apostoli non riescano a riconoscere Gesù, non riescano neppure a leggere la pesca miracolosa come un segno del risorto. Solo Giovanni, il contemplativo, l’innamorato ha occhi per riconoscerlo. Si tratta di prospettiva: si può essere familiari a Gesù, uomini di preghiera e passargli accanto, ma è solo chi lo ha nel cuore, chi è abituato a conoscere i suoi gesti, i suoi silenzi, l’intonazione della voce che lo incontra. Quando la preghiera è solo intellettuale, quando è legata a parole e gesti non ci porta ancora all’incontro, ma quando il desiderio, la ricerca, gli affetti partono dal cuore, allora si vede bene, e anche il minimo indizio ci porta subito ad incontrare l’amato e a leggere la vita con Lui.

 

 

LUNEDI’ 6 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI IL PANE DELLA VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: La cosa più triste che ci potrebbe capitare sarebbe di non essere utile a nessuno. (R. Follereau)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi litiga col muro si rompe la testa.

UN ANEDDOTO: MORMORAZIONI

Si racconta di un giovane monaco che stava viaggiando. Quando si sentì stanco si sdraiò sotto un albero. Non avendo un cuscino, prese qualche mattone e vi appoggiò la testa. Alcune donne passavano lungo la strada per andare a prendere acqua al fiume. Quando videro il monaco che se ne stava lì disteso, dissero tra loro: - Guardate, quel giovane si è fatto monaco eppure non può fare a meno del cuscino. Ha dovuto mettere dei mattoni al suo posto. Proseguirono poi per la loro strada, e il monaco, che ben le aveva udite, così rifletté: “Avevano proprio ragione a criticarmi”. Gettò via i mattoni e si sdraiò di nuovo con la testa per terra. Le stesse donne tornarono dal fiume. Che bel tipo quel giovane monaco - esclamarono con scherno. - Si è offeso perché abbiamo detto che aveva un cuscino, ed ora lo ha gettato via. Davvero egli si sforza di compiacere le donne più di quanto non cerchi di fare per il suo Dio!

PAROLA DI DIO: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore

 

“DATEVI DA FARE NON PER IL CIBO CHE NON DURA, MA PER IL CIBO CHE RIMANE PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARÀ. “.

Ancora una volta nel brano di Vangelo di oggi troviamo che si scontrano due mentalità molto diverse: la mentalità umana, la nostra e Gesù che cerca in tutti i modi di farcela superare. Gesù sa che la gente stenta a vedere più in là dell’immediato. In quel momento cercava in Gesù colui che ha dato loro da mangiare gratis e magari sognavano che facendolo re questo si sarebbe ripetuto ogni giorno. Gesù dice a loro e a noi: “Il pane toglie la fame, ma il giorno dopo si ha di nuovo fame; un desiderio accontentato fa nascere subito un altro desiderio, Cerca allora il compimento, il cibo che non perisce, quello che dura per la vita eterna”. Proviamo a pensare quante delle nostre energie, del nostro tempo sono dedicati a risolvere problemi materiali e quanto dedichiamo a curare il nostro spirito, ed avremo la misura della nostra fede, non quella detta a parole, ma quella reale. Ma c’è ancora un altro contrasto di mentalità: i contemporanei di Gesù pensavano di poter risolvere la loro fame di spiritualità, il loro rapporto con Dio attraverso le opere buone: “Se io osservo le norme che Dio mi ha dato, Dio è dalla mia parte è io sono dalla sua”. Gesù invece dice che la vera opera della fede non è fare o non fare qualcosa è aver fede in Lui. Dio non lo si compra con opere di religione, Dio lo si accoglie con tutto noi stessi: Fare è questo è accogliere il cibo che dura per sempre.

 

 

MARTEDI’ 7 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE DACCI SEMPRE QUESTO PANE.

 

HANNO DETTO: Non capisco perché le persone aspettino il momento della scena sul letto di morte per perdonare. Il perdono è così potente nel processo di guarigione che non dovremmo aspettare di essere malati per attuarlo. (Marianne Lacey) 

SAGGEZZA POPOLARE: Una falsa lode è peggio di un’ingiuria.

UN ANEDDOTO: Marie sospirò e chiuse gli occhi. «Jean, ci credi tu, alla vita eterna?»

«A volte, quando sono in chiesa, sì; ma dopo, fuori quando la strada è bagnata, non sono più tanto sicuro». «Jean, amor mio, sono quasi quindici anni che siamo sposati, eppure ci sono tante cose importanti di cui non abbiamo parlato mai». «lo credo che succeda a tutti, Marie. La vita è una tale corsa per far le cose necessarie senza importanza che di quelle non necessarie che importano nessuno ha tempo di parlare». «Jean, ti ricordi quel giorno che mi dicesti che non avevi mai visto nulla di più bello dei miei occhi? Jean, ridimmi che non hai mai visto nulla di più bello dei miei occhi. Anche se non è vero, dimmelo, per piacere». «Marie, non ho mai visto nulla di più bello dei tuoi occhi. Hanno dentro delle luci meravigliose». «Se la morte è soltanto un sonno, non ho paura, ma se è Gesù che t'aspetta, allora un pochino di paura forse ce l'ho». «Senti, Marie: prima di tutto non muori; e poi, anche se tu dovessi morire, non avresti nessuna ragione d'aver paura! Non hai mai fatto male a nessuno». «Forse la vita è qualcosa di più che non far male a nessuno». Marie sollevò le mani e se le guardò, curvando le dita come degli artigli. «Nel catalogo della Belle Jardinière ci son certi bei modellini estivi» disse, e poi mori. (BRUCE MARSHALL, Candele gialle per Parigi, Longanesi)

PAROLA DI DIO: At 7,51-8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore

 

“LA FOLLA DISSE A GESÙ: «QUALE SEGNO TU COMPI PERCHÉ VEDIAMO E TI CREDIAMO?”.

Molti che si dichiarano cristiani o, comunque credenti, pensano a Dio come la gente di Cafarnao: uno che può tutto e che dovrebbe affrettarsi a sfamare il popolo compiendo miracoli. In fondo in fondo non ci interessa che cosa voglia Dio, o cosa lui pensi. So io qual è la mia felicità, a lui di esaudirla. Al massimo occorre qualche preghiera da parte mia. Preghiera che poche volte consiste nel cercare la volontà di Dio e il più delle volte consiste nel convincere Dio ad esaudire la mia volontà. Un Dio che sfama, insomma, un Dio assicuratore a cui mi rivolgo per quadrare la vita. Una pretesa assurda, che finisce col distaccarmi completamente da questa Presenza che, incompresa, fugge lontano. Per cosa cerchiamo Gesù? Per cosa lo inseguiamo, ansiosi di vedere esaudito qualche nostro progetto? Mi viene in mente un aneddoto dei Padri del deserto: un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti. L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate "santo" chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo "santo" chi piega la propria volontà a quella di Dio". Gesù, amante ferito, replica, disputa, cerca di convertire il nostro cuore e ci porta ad una riflessione: nella nostra vita c'è una fame e una sete insaziabili che attraversano e motivano tutti i nostri desideri. È la ricerca della felicità a cui disperatamente aneliamo. Purtroppo, però, spesse volte decidiamo (o presumiamo?) noi in cosa riporla. E Dio dovrebbe darci una mano. No, non è così. Lui e Lui solo può saziare, Lui solo può portarci a non avere più fame e più sete. Lui solo è la salvezza. Non lasciamoci sfuggire l'occasione di riempire il nostro cuore, non corriamo il rischio di morire di sete a pochi metri da una sorgente d'acqua!

 

 

MERCOLEDI’ 8 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

CON LA FORZA DEL TUO PANE CAMMINEREMO VERSO TE.

 

HANNO DETTO: Il perdono è la risposta al sogno di un bambino di realizzare il miracolo che renda integro ciò che era rotto e pulito ciò che era sporco. (Dan Hammarskjold)

SAGGEZZA POPOLARE: Acqua lontana non spegne il fuoco.

UN ANEDDOTO: Un esempio usato dal Curato d'Ars: Che cosa pensereste di un uomo coperto di ferite che si comportasse come segue? Gli venne consigliato di andare all'ospedale per curare le sue ferite; egli vi si reca; qui il medico lo guarisce dandogli dei medicamenti. Ma ecco che l'uomo prende il coltello e inferisce contro sé stesso violenti colpi facendosi ancora più male di prima. Ebbene! è quello che succede quando, usciti dal Confessionale, ricadiamo negli stessi peccati.

PAROLA DI DIO: At 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40

 

Vangelo Gv 6, 35-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA; CHI VIENE A ME NON AVRÀ PIÙ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRÀ PIÙ SETE”.

Pensiamo oggi a quel dono meraviglioso che Gesù ci ha lasciato: l’Eucarestia. Dio sa la fame e la sete di verità, di bello, di giusto, di libertà che c’è nei nostri cuori. Noi siamo fatti a misura dì Dio e le cose di questa terra non possono bastarci. E allora Gesù offre sé stesso. Partecipare all’Eucarestia significa entrare in Comunione con Lui, partecipare alla sua morte e risurrezione nell’attesa della sua nuova e definitiva venuta. Quel gesto che noi purtroppo molte volte facciamo per abitudine, distrattamente, è la cosa più sacra che possiamo fare, è il fine stesso della nostra vita. Ricevere Gesù significa entrare in Lui, assumerlo, diventarne parte. Quanto diventano vere le parole di Paolo: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!”.

 

 

GIOVEDI’ 9 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, ALLELUIA.

 

HANNO DETTO: Non so come potrò apparire al mondo, ma mi sembra soltanto di essere stato simile a un bambino che gioca sulla spiaggia, e di essermi divertito a trovare di quando in quando un sasso più liscio o una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità giaceva insondato davanti a me'. (Isaac Newton)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha il lupo per compare, porti il can sotto il mantello.

UN ANEDDOTO: Un uomo, ricchissimo, tiranneggiava i suoi lavoranti, senza dar loro tregua né giorno né notte. A un suo anziano domestico, poi, imponeva compiti faticosissimi, benché fosse malandato in salute. Costui lavorava come un dannato di giorno, per piombare poi la notte in un sonno profondissimo.  Sognava allora tutte le notti, di essere un sovrano, di abitare in una splendida reggia, di possedere dei magnifici giardini, di avere molti servi e di godere di ogni possibile delizia. Sino a che, la mattina, si ridestava schiavo. Un giorno, quando qualcuno lo volle consolare vedendolo affaticato, rispose: - La vita di ogni uomo, anche se durasse cent'anni, è egualmente divisa in giorni e notti. Ora, è vero che durante il giorno, io sono schiavo e la mia sorte è dura. Ma durante la notte sono re e nessuno è più felice di me. Perché dunque lamentarmi? Il padrone, dal canto suo, era sempre in tale tensione per l'avidità di guadagno e la preoccupazione di aumentarlo sempre, che un giorno si ammalò. Ogni notte sognava di essere uno schiavo oberato di lavoro e di affanni, percosso da bastonate e continuamente rimproverato. Nulla gli era risparmiato. La sua notte trascorreva fra gemiti e lamenti; solo con l'apparire del giorno ritrovava un po' di riposo. Un giorno interpellò un maestro raccontandogli le sue sofferenze. Questi, uditolo, gli disse: - Tu sei carico di onori e di ricchezze, amico, al punto che nessuno può paragonarsi a te. Ora, siccome la vita è un alternarsi di gioie e di dolori, è nella natura delle cose che tu sogni, di notte, di essere schiavo e ne soffra. Pretendere che la veglia e il sonno siano identici, è impossibile. La tua ansia notturna diminuirà se diminuirà quella diurna. L'uomo ricco ridusse allora il lavoro dei suoi dipendenti e diminuì il proprio. Così facendo, la sua malattia gli pesò di meno. (Lie- Tseu)

PAROLA DI DIO: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO E IL PANE CHE IO DARO’ È LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO”. (Gv. 6, 51)

Lo scopo di tutta la vita di Gesù è quello di farsi pane per noi. La sua incarnazione è il farsi tutto a tutti perché ciascuno accogliendolo abbia da Lui la vita eterna. E Gesù continua a dare questa possibilità di comunione a ciascuno di noi particolarmente nell’Eucaristia. Noi spesso non comprendiamo a fondo questo dono, ci arriviamo distratti, stanchi, slegati fra di noi. Eppure Lui è lì che ci attende, che ci chiama, che ci raduna da ogni parte, che ci fa suo popolo, sua famiglia.

È Lui che ci accoglie, che ci rianima, ci illumina con la sua parola. Ci fortifica. Ci rende il vero senso della nostra vita. È il Signore che ci prepara il banchetto del suo Corpo e del suo Sangue e chiede il nostro modesto, umile, quasi insignificante contributo, perché ci vuole partecipi, attivi, corresponsabili. In ogni Eucaristia il Signore ci chiede con insistenza se noi lo amiamo, dimenticando i nostri tradimenti, le nostre inadempienze, le nostre infedeltà. In ogni Eucaristia il Signore ci coinvolge nella sua missione verso il suo gregge, anche se in maniera diversa gli uni dagli altri e ci ripete il suo invito: “Seguimi”. In ogni Eucaristia il Signore ci dona la forza, nonostante le difficoltà e le contraddizioni, di annunciare il suo nome, di proclamare che Lui è il Cristo, il Signore, e di rimanere nella pace anche quando siamo oltraggiati per amore del suo nome, come avveniva per gli apostoli, per i primi cristiani, come avviene ancora oggi per gli autentici testimoni della fede. Non basta allora che il Risorto entri in noi, è necessario che noi dimoriamo in lui, cioè che viviamo come lui è vissuto: una vita vera, buona, bella, fedele al Padre e ai fratelli. La messa non è una bacchetta magica che ci trasforma da ranocchi in principi. è un dono che agisce se viene accolto e trafficato. Il pane vivo ci porta verso la risurrezione se viviamo da risorti: da uomini saggi, secondo la volontà di Dio.

 

 

VENERDI’ 10 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI UNA COSA SOLA CON NOI.

 

HANNO DETTO: Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé. (Pablo Neruda)

SAGGEZZA POPOLARE: La lealtà di cuore vale la lettura dei 150 salmi. (proverbio Africano)

UN ANEDDOTO: Ogni giorno una donna supplicava il marito perché le aggiustasse il lume a petrolio che si era rotto. Ma questi con indolenza rispondeva: - Domani! Lo farò domani! Così, giunta la sera, si sedevano tutti e due al loro parco desco, cenando alla tremula luce d'una candela e, quando questa finiva, finiva anche la loro giornata. Una sera, però, si esaurirono le candele. Così l'uomo chiamò la moglie perché gli portasse finalmente il lume da aggiustare, ma quando si mise all'opera si accorse di non poter lavorare perché era troppo buio. Adirato, rimproverò allora la moglie dicendo: - Perché non me l'hai portato da aggiustare ieri? - Come avrei potuto dirti qualcosa ieri? - ribatté seccamente la moglie - per voi pigri non c'è ieri, c'è sempre e solo: domani.

PAROLA DI DIO: At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59

 

Vangelo Gv 6, 52-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Parola del Signore

 

“COME PUÒ COSTUI DARCI LA SUA CARNE DA MANGIARE?”. (Gv. 6,52)

Anche noi ci facciamo la stessa domanda dei Giudei. La risposta, pur contenendo un mistero stragrande è poi molto semplice: colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, dà sé stesso, il suo Corpo, la sua vita. Scopriamo allora che il termine “Comunione” si allarga a dismisura. Non è “l’andare a prender l’ostia” o ‘l’andare a prender Messa”. È essere consci del dono, è entrare in sintonia con il Signore che ci parla, è diventare talmente “parenti” con Gesù da essere una cosa sola con Lui, è comunicare e partecipare alla sua vita, alla sua misericordia, alla sua solidarietà con tutti gli uomini. Gesù, sempre nel Vangelo di oggi, ci dice: “Colui che mangia di me, vivrà per me”. Allora, essere in comunione con Gesù è anche estremamente impegnativo. Noi diventiamo Lui. Noi rappresentiamo Lui. Certo, con tutte le nostre povertà e miserie, ma con tutta la sua Grazia. Qualche volta, un po’ stupidamente, noi ci chiediamo quali siano le preghiere che dobbiamo dire dopo aver fatto la comunione. Se fossimo coscienti di ciò che ci fa la Comunione Eucaristica, in fondo non ci fideremo tanto delle parole da dire, ma dovrebbe esserci nel cuore l’ammirazione, la lode, il ringraziamento, la gioia.

 

 

SABATO 11 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: «I castelli in aria che si costruiscono con poca spesa sono costosi da demolire.» (Francois Mauriac)

SAGGEZZA POPOLARE: Il passero non insegue il falco. (proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: Un giovane attore doveva partire per la capitale per un importante provino. Da lì a un'ora, sarebbe partito l'aereo che l'avrebbe portato a destinazione. Mentre terminava gli ultimi preparativi, gli sfuggì di mano lo specchio che teneva impugnato rompendosi in mille pezzi. Anziché giustificare l'accaduto con la fretta e la sbadataggine, egli lesse in quell'episodio un segno premonitore di cattivo, cattivissimo augurio. - Che iella! Che iella! - andava ripetendosi. - Che cosa faccio adesso?

Già si vedeva sfuggire la grande occasione di lavoro. Anzi, già vedeva l'aereo precipitare. Infine decise di partire egualmente. Dopo aver infilato, ben inteso, nella sua valigetta un grosso corno di ferro smaltato. Giunse all'aeroporto quando già l'altoparlante chiamava il suo volo. Di corsa, si presentò al controllo bagagli. Ma come depositò la sua valigetta, il metal-detector cominciò a fischiare come impazzito e, mentre gli addetti ne controllavano minuziosamente il contenuto, l'aereo decollò. Fragorosa fu la risata di tutti, quando venne finalmente estratto il "corpo del reato": il grosso corno di ferro smaltato di rosso. A causa di quel maledetto specchio rotto aveva perso l'aereo, aveva perso un'occasione unica di lavoro, pensava, e ora stava anche perdendo la faccia.

PAROLA DI DIO: At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69

 

Vangelo Gv 6, 60-69

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore

 

“VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?”.

Gesù chiede ai discepoli e a noi una scelta decisiva. Normalmente le nostre scelte ubbidiscono a calcoli interessati. Valutiamo i vantaggi e gli svantaggi, la convenienza o meno e quando proprio non sappiamo calcolare bene preferiremmo non scegliere, bivaccare in una zona neutra, arrivare ad una serie di compromessi. Con Gesù non è possibile: “O con me o contro di me” e anche i nostri calcoli umani non vengono gratificati. Seguire Lui significa accettare un “linguaggio duro”, con Lui non si ottengono privilegi e onori, non si fa carriera, bisogna essere disposti ad andare fino in fondo (e in fondo c’è una croce). E allora perché sceglierlo? Solo ed unicamente perché ne sei innamorato e perché ogni giorno te ne innamori sempre di più.

 

 

DOMENICA 12 MAGGIO: 4^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE, LA TUA VOCE.

 

HANNO DETTO: Siedo sulla schiena di un uomo, lo soffoco, lo costringo a portarmi, e intanto assicuro a me e agli altri che sono pieno di compassione per lui e desidero migliorare la sua sorte con ogni mezzo possibile tranne che scendere dalla sua schiena. (Leone Tolstoj)

SAGGEZZA POPOLARE: I calli ornano le mani più degli anelli. (proverbio Estone)

UN ANEDDOTO: "Signor Curato, dove avete fatto il corso di teologia?" - gli chiese un giorno un sacerdote. Il Santo curato Vianney senza parlare gli indicò il suo inginocchiatoio posto davanti ad un Crocifisso.

PAROLA DI DIO: At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14b-17; Gv 10,27-30

 

Vangelo Gv 10, 27-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE”.

Io ho poca memoria, difficilmente riesco a ricordarmi i nomi delle persone, ma capita spesso che sentendo una voce per telefono riesco ad identificare chi sia. La voce è un po’ come le impronte digitali. Gesù ci dice che le sue pecore conoscono la sua voce. Ma io, questa sua voce riesco ad identificarla?

Se siamo credenti, sappiamo che Gesù non ci lascia mai soli, che Dio non è un Dio muto ma continua a parlarci. I suoi modi di “farci sentire la sua voce” sono tanti. Dio ci parla attraverso la creazione, la coscienza, la Bibbia, i fatti della vita, i fratelli. La sua è una voce sommessa ma potente, può raggiungerci in un letto di ospedale o in mezzo alla folla, può parlarci attraverso una predica, la pagina di un libro, uno spettacolo televisivo, o attraverso gli occhi imploranti di un fratello. E la matrice di questa voce l’abbiamo già stampata nel cuore: siamo fatti da Lui, a sua immagine, siamo Tempio dello Spirito. Se stentiamo a riconoscerla è perché il cuore si è indurito, è perché non vogliamo riconoscerla.

 

 

LUNEDI’ 13 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE È IL MIO PASTORE, NON MANCO DI NULLA.

 

HANNO DETTO: È sempre possibile imparare ciò che non si sa, ma non ciò che si crede di sapere. (Gustave Thibon)  

SAGGEZZA POPOLARE: Chiunque è capo sia ponte. (proverbio Gallese)

UN ANEDDOTO: Sei proprio sicuro che basti il tuo titolo di studio per dire che sei capace? Un ingegnere si presenta sul posto di lavoro. È il suo primo giorno. Il principale gli mette una scopa in mano e gli dice: - Ecco, questa è una scopa, come prima cosa potresti dare una spazzata all'ufficio. - Una scopa?! Ma guardi che io sono un ingegnere! - Hai ragione, scusa, vieni di là che ti faccio vedere come funziona.

PAROLA DI DIO: At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA DELLE PECORE”. (Gv. 10,7)

Leggendo oggi la frase di Gesù “lo sono la porta”, sorridendo mi è venuto in mente come sono le porte delle nostre case oggi: blindate, dotate di sofisticati sistemi antiladro, ma molto più spesso le nostre case sono blindate agli altri. Ci entrano sì gli amici, magari anche i conoscenti e i vicini per far vedere con quanto buon gusto abbiamo arredato la casa ma con strenuità difendiamo la nostra “privacy” da ogni ingerenza. Gesù, invece, è una porta attraverso cui si passa. Nessuno è estraneo a Lui che è venuto per tutti ma in particolare per i peccatori e i lontani. È sì una sicurezza, ci difende donando la sua vita, ma ci lascia anche liberi di stare con Lui o di andarcene. Il suo ovile non è una trappola, la sua Chiesa non è una costrizione, un qualcosa che impedisce di pensare, un qualcosa da difendere (ci pensa già Lui), è una casa dove c’è posto per tutti. Quanto sono assurdi certi uomini di Chiesa che costruiscono “barriere” per difendere il gregge che hanno come unico risultato l’impedire ad altri di entrare: per Gesù l’unico lasciapassare è passare attraverso Lui, anzi, ancor meglio è passare là dove è passato Lui.

 

 

MARTEDI’ 14 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Mattia; Ss. Giustina e Eredina; Santa Maria Mazzarello.

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA ANIMA GIOISCE IN TE, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Se vogliamo che un messaggio d'amore sia udito, spetta a noi lanciarlo. Se vogliamo che una lampada continui ad ardere, spetta a noi alimentarla ad olio. (S. Madre Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Il seme non seminato non cresce. (proverbio Giapponese)

UN ANEDDOTO: In giorno di sabato, Giosuè sorprese suo genero a fumare. - Che fai, Abramo, non ti vergogni? - Che c'è, caro suocero? - chiese sorpreso il giovane. - Come può dimenticare un ebreo che oggi è sabato? - Ma io non dimentico che oggi è sabato - fu la laconica risposta del genero. - E allora cosa ti è successo? - È successo che mi sono dimenticato di essere ebreo! Certe norme religiose non si osservano più perché sono superate o perché stiamo dimenticando di essere cristiani?

PAROLA DI DIO: At 1,15-17.20-26; Sal 112; Gv 15,9-17

 

Vangelo Gv 15, 9-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

 

“VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”.

In questo mese già una volta ci siamo fermati a riflettere sulla pace, quella che Gesù augura e porta e abbiamo detto che è una realtà profonda del cuore fondata sulla certezza dell’amore di Dio per ciascuno e per tutti. Anche la gioia che Gesù ci dà si fonda sulla stessa cosa. Se non ci fosse la certezza che Dio ci ama e ci vuole realizzati e felici avrebbero ragione molti a dirci che siamo degli utopisti se non dei matti a credere alla possibilità della gioia in un mondo come il nostro dove c’è davvero poco da gioire e molto da soffrire. Ma se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessimista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, questo amore posso temermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori? Il mondo ha bisogno della mia gioia. Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e ce l’ho in abbondanza; perché non regalarlo? Se farò così scoprirò un’altra meraviglia: donare gioia non ci impoverisce di essa, anzi, ce la moltiplica. Ancora una volta Maria mi è testimone ed esempio di questo: Lei, anche in mezzo alle prove sa lasciar cantare il suo cuore, sa vedere le meraviglie di Dio, sa donare Gesù… è davvero la Madre della nostra gioia!

 

 

MERCOLEDI’ 15 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore, San Liberatore; Santa Sofia di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

SE TU, SIGNORE, SEI CON NOI, CHI SARA' CONTRO DI NOI?

 

HANNO DETTO: Si può sognare una moltitudine di bevande; ma quando si ha veramente sete, bisogna svegliarsi per bere. (Sigmund Freud)

SAGGEZZA POPOLARE: I mali non si annullano con le lacrime. (proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Disse Bayezid: "Una notte vidi in sogno il Signore che mi chiese: - Che cosa desideri, Bayezid? - Quel che desideri tu, Signore. - O Bayezid, io desidero te, proprio come tu desideri Me. Allora chiesi: - Qual è dunque la strada che mi può condurre a te? - O Bayezid! arriva a me chiunque rinuncia a sé".

PAROLA DI DIO: At 12,24-13,5; Sal 66; Gv 12,44-50

 

Vangelo Gv 12,44-50

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER CONDANNARE IL MONDO, MA PER SALVARE IL MONDO”.

Dio non è un nemico, un antagonista. Dio non è contrario alla ragione, Lui ce l’ha data perché la usiamo, non è contrario alla gioia, anzi ci parla di buone notizie per la vita terrena e per quella eterna. Dio non è sempre lì con il suo occhio indagatore a scrutare la nostra vita, pronto a cogliere il minimo fallo per avere la gioia sadica di poterci mandare all’inferno, se no che senso avrebbe tutta la storia della salvezza? Gesù non è venuto sulla terra perché i peccatori vengano condannati, ma Lui stesso si è fatto peccato perché i peccatori siano salvi: “C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che non per novantanove giusti che perseverano Dio, Gesù, ti sono favorevoli, alleati, ti vogliono salvo, gioioso.

 

 

GIOVEDI’ 16 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE TI VEDIAMO, GESU', NEL VOLTO DI CHI CI STA INTORNO.

 

HANNO DETTO: L'ironia è la gaiezza della riflessione e la gioia della saggezza. (Anatole France)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi non vuole un lavoro mal fatto non lo paghi prima della realizzazione. (proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Rabbi Samuel era in visita a Roma quando un giorno trovò per strada dei gioielli di un magnifico splendore. Mentre li ammirava, un banditore pubblico venne ad annunciare che la regina aveva perduto i suoi gioielli (quelli che Samuele aveva trovato); chi li avesse ritrovati e riportati entro trenta giorni avrebbe avuto una lauta ricompensa; passati i trenta giorni, gli sarebbe stata troncata la testa. Rabbi Samuel fece esattamente il contrario. Si presentò a corte il giorno successivo alla scadenza dei termini. - Non hai udito il mio annuncio? - gli chiese la regina. - Certamente - rispose il rabbi. - E perché dunque hai disobbedito? - Per dimostrarti che ti rendo i gioielli per timore di Dio, non perché io tema te.

PAROLA DI DIO: At 13,13-25; Sal 88; Gv 13,16-20

 

Vangelo Gv 13, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni

Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato». Parola del Signore

 

“CHI ACCOGLIE COLUI CHE IO MANDERÒ, ACCOGLIE ME”.

Chi è “Colui che manderò”? Gesù ha promesso lo Spirito Santo. Quindi Colui che viene nel nome di Gesù è il suo Spirito. Ma c’è anche qualcun altro che Gesù manda: “Io avevo fame e tu mi hai dato da mangiare”. Allora, i poveri, i piccoli, i diseredati, i malati, gli extracomunitari, sono coloro che Gesù manda nel suo nome, insieme allo Spirito Santo che ci dà la grazia di riconoscerlo in essi. Accogliere Gesù è accogliere il prossimo. Non è un simbolismo. L’incarnazione di Gesù incominciata nel pensiero di Dio fin dall’eternità e realizzatasi nel grembo di Maria è destinata a perpetuarsi fino alla fine dei tempi. Ma questo ci porta anche ad un’altra riflessione: Anch’io sono l’incarnazione di Gesù! Gesù è in me e attraverso me si presenta al mio prossimo. San Paolo arrivava a dire: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Chissà se con la mia vita riesco a far conoscere il vero volto di Cristo a chi mi incontra!?

 

 

VENERDI’ 17 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI LA VIA LA VERITA' E LA VITA.

 

HANNO DETTO: L'ansia uccide più persone del lavoro perché più persone si preoccupano invece di lavorare. (Robert Lee Frost)

SAGGEZZA POPOLARE: Le lingue inascoltate si stancano da sole.

UN ANEDDOTO: Un giovane fedele gli chiese come si potesse riconoscere l'azione dello Spirito Santo, risposte il Santo Curato d'Ars: "E' semplice: quando ci vengono i pensieri buoni, quando speriamo, quando il nome stesso di Dio in Gesù ci commuove fino alle lacrime, quando non possiamo fare a meno di amare la Chiesa nostra madre, allora stai tranquillo che è lo Spirito Santo che ci visita".

PAROLA DI DIO: At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

 

Vangelo Gv 14, 1-6

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Parola del Signore

 

“IO VADO A PREPARARVI UN POSTO”.

Gesù dice che è andato a prepararci un posto, ma noi spesso ci attacchiamo ai posti di questa terra come se fossero eterni. Eppure siamo tutti avventizi, nessuno è in pianta stabile. Anche tu che ti senti sicuro, che hai vinto qualche concorso, che ti senti sistemato, ormai avanti nella carriera, anche tu sei provvisorio, da un momento all’altro puoi essere ‘licenziato’. Neppure la casa che abiti, che con tanta fatica ti sei costruito, è tua per sempre. Nel giro di qualche decennio altra gente vi abiterà.

Il tuo vero posto, quello definitivo è lassù. Il Signore Gesù ti ha preceduto ed ha preparato un posto per te. Così come tu lo vuoi, come lo hai sempre cercato, senza mai trovarlo definitivamente quaggiù. Egli sa tutto quello che tu vuoi ed ha tutto predisposto: ti farà conoscere tutta la verità senza più dubbi o esitazioni, sarai perfettamente libero senza più alcuna limitazione, ti farà possedere tutta la giustizia senza alcuna oppressione, ti darà un amore senza confini, senza finzioni, una gioia limpida e pura senza malizia e sottintesi. Egli sa tutto quello che vuoi e ha accumulato per te le bellezze delle aurore e dei tramonti, l’incanto dei cieli stellati, la grazia e le tinte dei fiori, le maestà delle vette e i sorrisi del mare; ti ha riservato le commozioni più profonde, i più dolci incontri, le tenerezze materne, fedeltà di amici, estasi di mistici, esaltazioni di geni, i ricami dell’arte, le delizie dell’armonia, le emozioni dei canti…Favole? No! Promesse del Figlio di Dio. E allora non sarà questione di bramare la morte per poter andare là dove Lui è andato, ma è questione di renderci conto che la nostra casa definitiva non è qui, che, anzi, se noi vogliamo arrivare al ‘paradiso’ dobbiamo incominciare a vedere di incontrare Gesù là dove Egli è oggi. Gesù promettendoci un posto con Dio non ci illude, non ci aliena dalla realtà, anzi ci mette nella realtà quella più cruda, quella più povera: è lì che facciamo l'esperienza del Cristo sofferente per arrivare poi a stare per sempre con il Cristo glorioso.

 

 

SABATO 18 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, MARIA, DICIAMO DI SI' AL PADRE.

 

HANNO DETTO: Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità. (Ugo Foscolo)

SAGGEZZA POPOLARE: Al lupo bisogna mostrare i denti. (proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Un giorno un giovane disse a Simeone, l'anziano dell'assemblea: - Tu sei vecchio e forse presto morirai. Chi suonerà lo shofar e radunerà il popolo di Dio per la lode e l'intercessione? Il vecchio Simeone guardò il ragazzo negli occhi e profetizzò: - Credo che sarai tu a farlo. Il giovane, stupito, si difese: - Come potrò suonare il tuo shofar? Tu lo suoni ogni giorno e per ogni giorno inventi una melodia diversa, anzi, ogni strofa della tua musica è sempre nuova. Come posso fare questo io? Il buon Simeone rispose: - La preghiera è come una musica. Una musica nasce dentro un amore. Se tu metterai il tuo cuore nel cuore di Dio, allora il Suo Spirito d'Amore si metterà a cantare in te, e non avrai più bisogno nemmeno delle parole. Ogni tuo soffio nello shofar sarà il soffio dello Spirito di Dio che risveglia la comunità. Metti il tuo cuore nel cuore di Dio e poi suona ... allora pregherai in modo nuovo, ogni giorno. (Tradizione Ebraica)

PAROLA DI DIO: At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

 

Vangelo Gv 14, 7-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: ANCHE CHI CREDE IN ME COMPIRA’ LE OPERE CHE IO COMPIO E NE FARA’ DI PIU’ GRANDI”.

Certe frasi del Vangelo ci sembrano iperboliche, esagerate: davvero noi, povere creature, potremmo compiere opere più grandi di quelle di Gesù? Intanto, per prima cosa, Gesù dice che solo chi crede in Lui, chi è unito a Lui e vive della sua vita, è in grado di compiere le opere che Egli compie, anzi ne farà di più grandi. Come si vede, Gesù non intende parlare qui di qualsiasi azione, ma di quelle che compie Lui, in continuità cioè con tutto ciò che Egli ha fatto, per riaprire agli uomini la comunione col Padre, per comunicare loro la salvezza. E non significa che i discepoli saranno superiori al Maestro, perché, attraverso il loro operare, è Gesù stesso che, anche dopo il suo ritorno al Padre, continua ad agire nel mondo. Dipende da noi che Gesù ripassi oggi sulla terra a compiere l'opera sua: Egli agisce mediante noi, se lo lasciamo fare. Anche per la sua prima venuta sulla terra Dio ha chiesto il consenso di Maria, una di noi. Maria ha creduto: ha aderito totalmente ai piani del Padre. E quale “opera” ha fruttato la sua fede? Per il suo “sì”, “Il Verbo si è fatto carne” in Lei ed è stata resa possibile la salvezza dell'umanità. Abbiamo anche noi una grande responsabilità: dobbiamo credere in Gesù perché Egli possa vivere in noi e operare tramite noi. Dobbiamo accogliere e mettere in pratica le sue Parole, che si sintetizzano nel comandamento dell'amore. Dimentichiamo noi stessi e mettiamoci ad amare come ha amato Lui, con un amore che non misura. E, sulla tomba del nostro io, vivrà ogni giorno di più il Risorto, con la sua potenza, la sua luce, la sua gioia, in ciascuno di noi e in mezzo a noi.

Il mondo ha estremo bisogno di questa sua presenza. Sia questa l'opera nostra, “l'opera più grande”: vivere in modo da offrire, a quanti incontriamo, il Risorto vivo in noi e in mezzo a noi. In Lui tanta parte di umanità troverà ciò che fuori di Lui è vano cercare: la speranza, il bene, la verità, l'unità, la pace. E con Lui lavoreremo alla trasformazione vera del mondo.

 

 

DOMENICA 19 MAGGIO: 5^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE SIAMO DEBOLI E PECCATORI: NON ABBANDONARCI.

 

HANNO DETTO: Un uomo benevolo dovrebbe permettersi qualche difetto, per non far fare brutta figura ai propri amici. (Benjamin Franklin)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi guarda il lavoro non si stanca. (proverbio Tedesco)

UN ANEDDOTO: Strane definizioni:

- Autostima. Non è importante essere belli; è importante sentirsi belli.

- Inaugurazione: Una accolta di persone in cui una sola è in attesa di tagliare il nastro e tutte le altre

  in attesa di tagliare la corda.      

- Fuga: prendere il coraggio a due piedi.

- Erede: uno che può arricchire in seguito ad una perdita.

- Un baby-sitter è un adolescente che si comporta come un adulto mentre gli adulti sono fuori a comportarsi come adolescenti.

PAROLA DI DIO: At 14,21b-27; Sal 144; Ap 21,1-5a; Gv 13,31-33a.34-35

 

Vangelo Gv 13, 31-33a. 34-35

Dal vangelo secondo Giovanni

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Parola del Signore

 

“QUANDO GIUDA FU USCITO, GESU’ DISSE: ORA IL FIGLIO DELL’UOMO È STATO GLORIFICATO”.

Quanto è triste scoprire di amare e di non essere compresi, di dare tutto e di essere traditi. Gesù ama Giuda, lo ha scelto, gli ha dato fiducia e adesso scopre il suo tradimento ed è ancora più rattristato dal fatto di vedere il buio che c’è nel cuore di lui. Però Gesù non si ferma neanche davanti a questo, anzi dice che è in atto la sua “glorificazione”, e lo afferma nel momento in cui un amico è “uscito fuori” per tradirlo. La gloria, quindi, non passa attraverso il successo, il trionfo, il dominio, lo sterminio dei nemici. Gesù non dice: la vittoria è assicurata perché siamo una potenza, perché possiamo farci valere contro chiunque, a motivo del numero e dei mezzi e degli appoggi di cui disponiamo. Gesù non dice neanche, poiché io e questi dodici siamo la migliore delle comunità abbiamo il diritto di essere ascoltati, imitati.

Gesù presenta una gloria avvolta dalla debolezza, esposta alla derisione della gente che conta.

Il Figlio dell’uomo ha puntato tutto su una cosa sola che spesso sembra essere perdente: l’amore. Ed è la stessa cosa che chiede a noi: giocare tutto su quella carta “perdente” che è l’amore. Gesù, proprio pensando a Te, scopro il guazzabuglio del mio cuore. In me c’è un po’ di Giovanni: ho un estremo bisogno di appoggiare il mio capo sul tuo cuore, ma in me c’è anche la perplessità di tutti i tuoi amici davanti alla sofferenza e alla morte, c’è la presunzione di Pietro nel dirti che con Te sono disposto a morire, ma anche la paura e il desiderio di fuga davanti alla prova. In me spesso c’è anche Giuda, uno che ti vuol bene ma che spesso ha preferito “far bella figura” piuttosto che annunciarti, uno che qualche volta ha tradito Te, povero, che bussavi alla mia porta, uno che ha preferito non ascoltare un tuo richiamo, che ti ha venduto pur di non compromettersi. Gesù, tu lo sai che noi vogliamo seguirti, ma sai anche la nostra debolezza e allora questa mattina dicendo il Padre nostro ti ripetiamo con forza “non ci abbandonare nella tentazione”, cioè non permettere che la tentazione sia più forte delle nostre forze, non permettere che essa faccia di noi dei traditori del tuo amore.

 

 

LUNEDI’ 20 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SPIRITO DI DIO, SCENDI SU DI NOI.

 

HANNO DETTO: Di tutte le lacrime che si ingoiano le più indigeste sono quelle che si piangono su sé stessi. (Joseph Roth)

SAGGEZZA POPOLARE: Non piangere se il sole tramonta altrimenti le lacrime non ti faranno vedere le stelle. (proverbio Venezuelano)

UN ANEDDOTO: Un Chi, un maestro zen, stava per morire. Migliaia di discepoli si erano raccolti intorno al suo capezzale per ascoltare le sue ultime parole. Ma Un Chi se ne stava semplicemente disteso, in silenzio, immerso nella propria gioia, sorridente ed estatico. Vedendolo sul punto di esalare l'ultimo respiro e notando che non diceva nulla, un vecchio amico, un maestro zen come lui, lo apostrofò: - Un Chi, ti sei dimenticato di lasciarci le tue ultime parole? L'ho sempre detto che non hai una buona memoria. Stai morendo ... concedi l'ultimo insegnamento ai tuoi fedeli! Un Chi non disse nulla. Si limitò a sollevare il dito indice e ad appoggiarlo alle labbra. Si creò un silenzio assoluto. Fu un silenzio commovente che sapeva di eternità e di pace. In quel silenzio i discepoli sentirono la presenza dell'Onnipotente e compresero le "ultime parole" del loro maestro. (Tradizione Zen)

PAROLA DI DIO: At 14,5-18; Sal 113b; Gv 14,21-26

 

Vangelo Gv 14, 21-26

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Parola del Signore

 

“MA IL PARÀCLITO, LO SPIRITO SANTO CHE IL PADRE MANDERÀ NEL MIO NOME, LUI VI INSEGNERÀ OGNI COSA E VI RICORDERÀ TUTTO CIÒ CHE IO VI HO DETTO”.

Siamo nel mese di maggio. Guardiamo a Maria per comprendere questa promessa di Gesù. Maria è la “piena di grazia” cioè piena di Spirito Santo. È lo stesso Spirito che “stende la sua ombra su di Lei e le fa generare Gesù. Davanti al suo stupore è ancora lo Spirito che le ricorda che “nulla è impossibile a Dio”. È la pienezza dello Spirito che la fa esultare nel suo cantico di lode. È lo Spirito che l’aiuta a “conservare e meditare” le vicende straordinarie della sua vita. Sarà lo Spirito che le darà la forza di sopportare e di vivere la Passione di suo Figlio e di accettare di diventare Madre di coloro che lo hanno messo in croce. La Pentecoste dello Spirito la troverà pronta a dar vigore alla Chiesa nascente. Ebbene, le stesse cose fa lo Spirito in noi se lo accogliamo. Ci fa generare Gesù nella nostra vita, ci aiuta a meditare e a comprendere il Vangelo, ci fa esultare nella preghiera e nella lode, ci rende forti nelle tribolazioni, non ci lascia orfani nella prova, ci fa Chiesa.

 

 

MARTEDI’ 21 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, REGINA DELLA PACE PREGA PER NOI E PER IL MONDO INTERO.

 

HANNO DETTO: La libertà è un bene comune, e se di essa non godono tutti, non saranno liberi neppure coloro che si reputano tali. (M. de Unamuno)

SAGGEZZA POPOLARE: La saggezza delle persone istruite a metà è più dannosa per la scienza dell'ottusità degli ignoranti.

UN ANEDDOTO: Un uomo, in viaggio da tre giorni, camminava nella notte. La notte era buia, il luogo sconosciuto e l'uomo aveva paura. Ad un tratto udì in lontananza l'ululato di un lupo. La sua paura si trasformò in terrore. L'ululato si avvicinò e l'uomo, ormai in preda al panico, si rivolse alla sua Divinità: - Liberami dal male, o Tu che puoi tutto! - gridò. Udì una voce rispondergli: - Amico, sono tre giorni che quel lupo mi prega, con i suoi ululati, di saziare la sua fame. Tu solo adesso ti rivolgi a me? Sei in ritardo e, in più, con il tuo grido hai indicato al lupo la tua posizione. L'uomo chinò la testa, perché la sua Divinità aveva ragione. Come sia finita la storia non si sa, ma è comunque una storia da meditare.

PAROLA DI DIO: At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31a

 

Vangelo Gv 14,27-31

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE. NON COME LA DA’ IL MONDO, IO LA DO A VOI”.

Lungo i secoli ci si è rivolti a Maria con tanti appellativi, alcuni di essi riguardano Lei, i suoi doni, la sua vita, altri riguardano il suo rapporto con noi. L’invocazione: “Regina della Pace, prega per noi” riguarda entrambe le situazioni. Noi abbiamo bisogno di pace. In tutti i secoli l’uomo ha sempre lasciato emergere il peggio di sé e sono venute le guerre: provate a pensare a quante persone nel passato e nel presente sono morte a causa della violenza! Ma la pace non è stata minacciata solo dalle armi: pensate alle guerre, alle violenze che succedono nel mondo del lavoro, per la conquista del denaro o del potere, provate a pensare a quante famiglie divise da lotte fraterne, a quante persone umiliate, schiavizzate per egoismo di altre… A volte ci viene quasi da disperare sul fatto che l’uomo possa su questa terra essere in pace. Maria c’è riuscita! Non è che alla Madonna sia andata molto meglio di noi. Fin da ragazza ha subito umiliazione da parte di chi la vedeva incinta prima che sposa. Poi, immaginatevi quale deve essere stata la sua pena nel partorire il proprio figlio in una stalla: Lei, al Figlio di Dio non poteva offrire neanche una casa decente, poi lei e la sua famiglia hanno subito il sopruso dei potenti e per salvare suo Figlio, ha dovuto prendere la strada dell’esilio, è vissuta in un mistero più grande di lei, ha assistito alla morte in croce di suo Figlio ma Maria non ha perso la pace, perché la pace, quella che viene da Dio non è assenza di guerre, compromesso per non arrivare a distruggerci. La pace di cui parla Cristo e che era nel cuore di Maria è completamente diversa dalla pace del mondo. La pace di Cristo resiste al dolore, alle prove, alle umiliazioni, alle privazioni di ogni genere. È la pace dei missionari, dei martiri, dei santi, dei veri cristiani. La pace di Cristo nasce da un atto di fede totale nella bontà di Dio; nasce dalla certezza che Dio ha in pugno la vita e la storia, nasce da un abbandono confidente all’Onnipotente. Ecco quello che noi invochiamo da Maria per il mondo. per le nostre famiglie, per noi stessi quando in ogni situazione della nostra vita continuiamo ad invocarla: “Regina della pace, prega per noi”.

 

 

MERCOLEDI’ 22 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Rita da Cascia; S. Caterina da Genova; S. Giulia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, SIGNORE, SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.

 

HANNO DETTO: È con la cultura che si innesca il progresso, perché senza di essa l’uomo è condannato a vedere nell’altro sempre e solo un nemico. (K. F. Allan)

SAGGEZZA POPOLARE: 'Se ti fermi ogni volta che un cane abbaia, non finirai mai la tua strada'. (Proverbio Arabo)

UN ANEDDOTO: Luigi XV, in seguito a disordini, aveva fatto chiudere il cimitero di San Medardo, dove le folle accorrevano per visitare la tomba del diacono Pariso. Un ignoto scrisse sulle mura del recinto: «In nome del re, divieto a Dio di far miracoli in questo luogo».

PAROLA DI DIO: At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

“OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO, LO POTA PERCHÉ PORTI PIÙ FRUTTO”.

Guardando le viti potate crudelmente mi sono sempre domandato: come mai il contadino sembra accanirsi contro le viti e gli alberi da frutto e invece lascia intatta la quercia e il frassino? Perché nella vita sembra che al malvagio vadano sempre tutte bene mentre al giusto no?

La pianta fruttifera se non la si pota inselvatichisce, se la si monda diventa feconda. L’albero che non fruttifica, invece lo si tiene finché ci pare, ma presto o tardi finirà nel fuoco.

Gesù non avrà voluto dirci proprio questo? Certe prove nella nostra vita non saranno per purificarci, irrobustirci, aiutarci a portare i frutti che Dio si aspetta da noi?

C’è anche, nel Vangelo, un’altra parabola che riguarda un fico che per anni non ha portato frutto e che il padrone vuoi tagliare perché “sfrutta solo il terreno”, Il contadino (Gesù), dice al padrone: “Porta pazienza ancora una volta: gli scalzerò le radici, lo concimerò, lo irrigherò: forse potrà ancora portare frutto!”. Niente succede a caso nella vita.

 

 

GIOVEDI’ 23 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale; San Lucio

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI MI AFFIDO, DIO DELLA MIA GIOIA.

 

HANNO DETTO: Non importa nascere in un pollaio quando si ha poi la fortuna di diventare un cigno. (Christian Andersen)

SAGGEZZA POPOLARE: Sono come la pianta che cresce sulla nuda roccia: quanto più mi sferza il vento tanto più affondo le mie radici. (Proverbio Indiano)

UN ANEDDOTO: Mistero sarà come dice il seguente autore o per noi Dio rimane mistero ma rivelato per quanto possiamo comprendere in Gesù? «Se vuoi la mia opinione sul mistero della vita», dice un personaggio di Peter De Vries nel libro Let me Count the Ways, «te la dico in poche parole: l'universo è come una cassaforte per aprire la quale occorre una combinazione, ma la combinazione è chiusa nella cassaforte».

PAROLA DI DIO: At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

 

Vangelo Gv 15, 9-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Parola del Signore

 

“VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”.

In una lettera, una signora affranta da molti e gravi problemi di salute e di famiglia mi scriveva: “Don Franco, Lei parla spesso della gioia. Dice che la gioia è la caratteristica fondamentale del cristianesimo. Forse Lei vivrà in un’isola beata, ma per chi è quotidianamente oppresso da una salute cagionevole e per chi non vede soluzioni ai propri e ai problemi della propria famiglia che gioia può esserci? E poi mi pare che anche guardando al mondo in cui viviamo ci siano pochi motivi per gioire...” Nessuno di noi vive in un’isola felice, anche se facciamo di tutto per costruircela. I Cristiani non sono degli imbecilli o peggio degli ipocriti, che dicono di essere contenti quando le cose per loro e per i fratelli non vanno bene. Quanto sono assurdi e indisponenti coloro che sorridono sempre e non sanno neanche farsi partecipi delle altrui sofferenze!

La gioia che Gesù vuoi darci non è certo il sorriso idiota. Gesù stesso sulla croce non aveva nulla da sorridere! Però anche sulla croce Gesù credeva che il Padre non lo abbandonava, sapeva di potersi mettere nelle sue mani. La vera gioia non sarà proprio questo?

 

 

VENERDI’ 24 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE! TU HAI PENSATO A ME FIN DALL'ETERNITA'

 

HANNO DETTO: La vostra lingua vi fa dire le parole a cui l'avete abituata. (Hazrat Ali)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando vivono a lungo insieme gli animali finiscono per amarsi, gli uomini per odiarsi. (Proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: Il filosofo Antistene con malcelata compiacenza ostentava disprezzo per le ricchezze e la vanità. Una volta Socrate si accorse che egli indossava un mantello in modo da mettere bene in mostra i buchi e gli strappi e sorridendo gli disse: - Antistene, attraverso i buchi del tuo mantello io vedo il tuo orgoglio.

PAROLA DI DIO: At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17

 

Vangelo Gv 15, 12-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

 

“NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”.

In un mondo in cui, molto ipocritamente, pensiamo di essere noi a scegliere, a decidere, a me pare molto bello poter dire con Gesù: prima di essere stato io a scegliere, sono stato scelto da Lui, prima di essere io a dover amare, sono stato amato gratuitamente da Lui. Maria, prima di essere la donna del sì a Dio è stata la donna scelta, pensata fin dall’eternità per essere Madre di Gesù. È vero, noi possiamo purtroppo rifiutare questa elezione, ma anche prima del rifiuto c’è una scelta. La mia vita non è in balia del caso, non sono nato per caso anche se il succedersi degli eventi sembra indicarmi questa ipotesi, non è un caso che io viva in questa epoca, in questa cultura, che io abbia questo ruolo, che incontri quelle persone. Sono stato pensato da Dio da sempre e per sempre. Quanta ansia in meno se pensassimo a questo. La nostra unica preoccupazione dovrebbe essere quella di rispondere generosamente, con gioia a questa “elezione”. Maria ha potuto vivere costantemente a contatto con il mistero proprio per questa profonda fede che la rendeva serena anche davanti alla difficoltà. Con Lei anche noi possiamo dire: “Non capisco tutto, non so neppure esattamente e in ogni momento che cosa Dio voglia da me, ma so che Lui mi ma, mi ha scelto, se mi lascio fare dalle sue mani realizzerò quello che Lui ha in mente per me”.

 

 

SABATO 25 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, AMI CIASCUNO DI UN AMORE PARTICOLARE.

 

HANNO DETTO: Non siamo sulla terra per custodire un museo, ma per coltivare un giardino pieno di fiori e di vita. (S. Giovanni XXIII Papa)

SAGGEZZA POPOLARE: La donna è come l'onda, o ti sostiene o ti affonda.

UN ANEDDOTO: «Non si entra in una casa senza prima parlare al portinaio: ebbene! La santa Vergine è la portinaia del cielo». Il Curato d’Ars aveva una fiducia incrollabile nella paterna provvidenza del "buon Dio" e una confidenza altrettanto illimitata nella materna intercessione di Maria, a cui ricorreva per ogni bisogno e difficoltà. Nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e con grande fede e immensa gioia accolse la definizione dogmatica del 1854 sull’Immacolata Concezione. La sua devozione alla Vergine lo faceva stare al sicuro anche nelle più grandi bufere – vessazioni, calunnie, intimidazioni – che si abbattevano sulla sua testa. Il santo Curato affrontava ogni avversità con la corona del rosario tra le mani.

PAROLA DI DIO: At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21

 

Vangelo Gv 15, 18-21

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». Parola del Signore

 

“IO VI HO SCELTI DAL MONDO – UN SERVO NON È PIU’ GRANDE DEL SUO PADRONE”.

Ho scelto due frasi dal vangelo che ci è proposto oggi perché mi pare che una spieghi l’altra e che se noi cristiani le tenessimo presenti entrambe, eviteremmo certi gravi errori che affliggono le nostre comunità. E’ vero che la missione affidataci da Gesù è una missione importante, è vero che l’autorità di Gesù accompagna la sua Chiesa, è vero che noi entriamo a contatto con il mistero esaltante dei suoi Sacramenti e viviamo nella fede delle sue promesse, ma tutto questo non è per merito nostro. È Gesù stesso che ha scelto per me questa strada mentre per un altro ne ha scelta un’altra. Se Dio mi ha scelto affinché io sia un cristiano buon padre di famiglia, sono onorato e riconoscente per questo dono ma è proprio la riconoscenza che non mi permette di inorgoglirmi e che mi impegna a svolgere bene la mia vocazione. Se il Signore ha voluto o permesso che io fossi suo ministro, questo ruolo non è per l’onore, anche se davvero è un dono grande e impegnativo, ma è per il servizio ai miei fratelli. Quel titolo che spesso lungo i secoli è diventato un blasone e che definisce il papa: “Servo dei servi di Dio”, è un qualcosa che dovrebbe essere proprio di ogni ministro. Se ho un ruolo è per il servizio e non per la gloria. Il Papa, il Vescovo, il prete, il cristiano sono doni meravigliosi che ci dicono quanto Dio ci voglia bene ma non fanno sì che il servo diventi più grande del padrone. Tutte le volte che questo è successo e succede nella Chiesa, la comunità diventa piramide giuridica, l’amore cede il posto alle norme, la gioia perde la sua smagliantezza, il giuridismo tarpa le ali alla fantasia, le strutture prendono il sopravvento sul messaggio, si annuncia sempre di più una chiesa o se stessi e meno Gesù Cristo unico Salvatore e Pastore. Quanto è bello e gioioso invece riconoscere i doni vicendevoli che ci dicono l’amicizia particolare di Cristo per ciascuno e il suo amore per tutto il corpo. Un dono particolare allora non mi mette al di sopra di te, anzi mi impegna ancor di più verso di te perché io possa donarti quanto il Signore mi ha dato e tu nella fraternità e solidarietà mi faccia parte del dono che Egli ha affidato a te.

 

 

DOMENICA 26 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.

Una scheggia di preghiera:

 

PACE A TE FRATELLO MIO, PACE A TE SORELLA MIA, PACE A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'.

 

HANNO DETTO: "Volete dal Signore molte grazie? Visitatelo sovente". (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi è pietoso verso i crudeli, finisce coll'essere crudele verso i pietosi. (Talmud)

UN ANEDDOTO: Pensieri su Maria del Santo Curato d'Ars: - “Rivolgiamoci a Maria con grande fiducia, e siamo sicuri che, per quanto siamo miserabili, lei otterrà la grazia della nostra conversione” - “La Santissima Vergine sta tra suo Figlio e noi. Quanto più siamo peccatori, tanto più Ella sente tenerezza e compassione per noi” - “Maria è così buona che non smette di mandare uno sguardo di compassione al peccatore. Aspetta sempre che egli la invochi” - “Se il peccatore invoca questa buona Madre, essa lo fa in qualche modo entrare (in Paradiso) dalla finestra Nel cuore della SS.ma Vergine, non c’è che misericordia” 

PAROLA DI DIO: At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29

 

Vangelo Gv 14, 23-29

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». Parola del Signore

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE. NON COME LA DÀ IL MONDO, IO LA DO A VOI”.

Pace è un’altra di quelle parole usate e strausate che alla fine hanno perso il loro vero significato.

Pace diventa allora sinonimo di “non ammazziamoci”, di compromesso, di generico “vogliamoci bene”. Questo saluto che Gesù sovente fa ai suoi apostoli è invece denso di significati molto profondi: è l’augurio di pienezza di vita, di salute ma è soprattutto mettere Dio al suo posto, al primo posto. Quando l’uomo avrà veramente pace? Quando si costruirà nel modo giusto: quando cioè fonderà i suoi valori non sull’effimero, sul passeggero, ma su chi lo ha pensato, creato, amato. Allora il cuore dell’uomo, le sue attese non diventeranno più orgoglio che divide, si appropria, uccide, ma gioia, perdono, riconciliazione profonda con il fratello non più visto come un rivale da superare ma come un amico con cui camminare e costruire il Regno che il Signore stesso ha chiamato a realizzare. Ci possiamo chiedere: "Anche nei condomini litigiosi? Anche nei colleghi di lavoro che intralciano la mia carriera? Anche in chi milita in un altro partito o in una squadra di calcio antagonista? Anche nelle persone di religione o di nazionalità diverse dalla mia?" Sì, ognuno mi è fratello e sorella. La pace inizia proprio qui, dal rapporto che so instaurare con ogni mio prossimo. "Il male nasce dal cuore dell’uomo", scriveva Igino Giordani, e "per rimuovere il pericolo della guerra occorre rimuovere lo spirito di aggressione e sfruttamento ed egoismo dal quale la guerra viene: occorre ricostruire una coscienza."

 

 

LUNEDI’ 27 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO DI DIO, COLMACI DEI TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: "Oh, quanto è soave, o Signore, il Tuo Spirito! Per mostrare la Tua tenerezza per i figli, Ti degni di sostentarci di un pane soavissimo che discende dal Cielo!". (San Filippo Neri)

SAGGEZZA POPOLARE: Con un po' di cervello si governa il mondo.

UN ANEDDOTO: Perchè accostarci frequentemente alla Eucarestia? Diceva san Francesco di Sales: "Se qualcuno del mondo ti chiederà perché ti comunichi così spesso, dirai loro che è per imparare ad amare Dio, e per purificarti delle tue imperfezioni, per liberarti delle tue miserie e trovare conforto nelle tribolazioni e nelle tue debolezze".

PAROLA DI DIO: At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4a

 

Vangelo Gv 15, 26 - 16,4

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto». Parola del Signore

 

“QUANDO VERRA’ IL PARACLITO CHE IO VI MANDERO’ DAL PADRE, LO SPIRITO DI VERITA’ CHE PROCEDE DAL PADRE, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”.

Per capire la portata della promessa che Gesù fa e del dono che ci viene dato, ci chiediamo chi sia lo Spirito Santo. Se rispondiamo con il catechismo è la terza persona della Santissima Trinità; se rispondiamo con la teologia è l’amore creativo che intercorre tra il Padre e il Figlio; se rispondiamo con la Bibbia è lo Spirito Santo di Dio che “aleggiava sulle acque” al momento della creazione, è la Sapienza che si trasforma in Legge, dono di Dio per il popolo di Israele, è lo Spirito che adombra Maria per donarci Gesù, è lo Spirito che guida Gesù a compiere la volontà del Padre, ed è ancora lo Spirito che riempie gli apostoli di coraggio per una piena testimonianza cristiana. Gli apostoli se ne sono resi conto, dopo la Pentecoste. Loro, fifoni, diventano coraggiosi testimoni di Gesù; lo Spirito Santo fa loro compiere miracoli nel nome di Gesù. Loro, poveri ignoranti, in meno di un secolo riescono a portare il messaggio di Gesù in tutti i paesi allora conosciuti. Ce ne possiamo rendere conto ancora noi, dopo duemila anni di cristianesimo. Ancora lo Spirito opera, ancora, nonostante i tanti errori, la Chiesa è presente e operante nel mondo, ci sono ancora i miracoli di liberazione, di carità, di servizio, di conversione. Lo stesso Spirito continua ad operare in noi e nonostante noi. Gesù dà un bellissimo nome allo Spirito Santo, lo chiama “Il Consolatore”, Colui che non ci lascia soli, ci incoraggia, ci tira su di morale. L’uomo davanti al mistero del creato si sente piccolo; solo, davanti al mistero di Dio che lo sovrasta riscopre tutte le sue incapacità e limitazioni, davanti alla sofferenza e alla morte si sente solo e perduto. Gesù è venuto proprio per incontrare la nostra solitudine e incapacità da soli di ‘guardare in alto’. Si è fatto solidale con noi. Ma Gesù è salito al cielo, noi non lo vediamo più con i nostri occhi. Il dono dello Spirito, è allora colui che ci consola, aiuta, rafforza nella presenza di Gesù.  È lo Spirito che ci aiuta a riconoscere Gesù nei Sacramenti, nei poveri, nella comunità. Lo Spirito che rende testimonianza a Gesù ci aiuta a trovare il senso ai vari misteri della nostra vita, ci apre a Dio e ci ispira e dà forza per vivere gli insegnamenti di Gesù.

 

 

MARTEDI’ 28 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ireneo.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SANTO SPIRITO, ACCENDI IL FUOCO DEL TUO AMORE

 

HANNO DETTO: "Gesù preferisce che tu vada alla Santa Comunione con le tue miserie, piuttosto che te ne allontani per paura od umiltà". (San Pier Giuliano Eymard)

SAGGEZZA POPOLARE: La paura preferisce consumarsi che decidere. (proverbio Arabo)

UN ANEDDOTO: Tutti cerchiamo la felicità. Ecco a voi tre definizioni che possono farci pensare ad essa:

- La felicità è come l'ombra che ci segue senza che ce ne accorgiamo. È una specie di eco che risponde a ciò che doniamo. - La felicità è come un gatto che corre dietro alla sua coda. Più la rincorre e più gli sfugge. Ma quando s'impegna in altre cose, la coda gli viene dietro ovunque lui vada. - La felicità è avere amici che ridono delle vostre barzellette anche quando non sono tanto divertenti e che vi stanno vicini al momento dei guai anche quando non sono tanto grossi.

PAROLA DI DIO: At 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11

 

Vangelo Gv 16, 5-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». Parola del Signore

 

“E’ BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA, PERCHE’ SE NON ME NE VADO, NON VERRA’ A VOI IL PARACLITO”.

Capisco benissimo lo stupore degli Apostoli davanti a questa frase di Gesù, non sarebbe forse bello se Gesù, con il suo corpo fosse ancora presente in qualche parte della terra? Il fatto di poter sentire la sua Parola in diretta, il fatto oggi di poterlo vedere in mondovisione, il Porter rivolgere a Lui direttamente le nostre domande che sogno meraviglioso!

Eppure Gesù non se ne va “per lasciarci orfani”, Lui, “sarà con noi fino alla fine del mondo”, Colui che viene dopo di Lui, lo Spirito Santo, lo Spirito di amore del Padre e di Gesù è il nostro Consolatore, Colui che non ci lascia soli, Colui che ci ricorda e rinnova tutte le parole di Gesù. Noi vorremmo poter consultare Gesù ‘in diretta’ e non ci accorgiamo di essere il tempio dello Spirito dove Gesù abita, noi vorremmo sentire la sua parola, ma nello Spirito possiamo leggere ed ascoltare sia la parola di Gesù che troviamo nelle Scritture che quella che ci parla direttamente attraverso la coscienza, gli altri e i fatti della vita. Noi vorremmo poter toccare Gesù, andare magari una volta in vita a fare un pellegrinaggio alla dimora della sua abitazione, e non ci accorgiamo che Lui stesso è in continuo pellegrinaggio verso di noi, che possiamo non solo toccarlo ma riceverlo nel suo Corpo e rivivere la grazia della sua passione e risurrezione per noi.

Noi vorremmo sentire con le nostre orecchie le parole del suo perdono, per esserne sicuri, e non ci accorgiamo che queste parole, proprio per dono dello Spirito giungono a noi ogni volta che un povero prete, a nome suo le ripete, proprio per noi. È vero che sarebbe bello se Gesù fosse ancora su questa terra come lo era con i suoi apostoli, in Palestina, ma è altrettanto vero che se accolgo il suo Spirito di amore, oggi posso incontrarlo personalmente tante volte, e non solo, io stesso posso, pur nei miei molti limiti, incarnare ancora la sua presenza nel mondo.

 

 

MERCOLEDI’ 29 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA' CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

HANNO DETTO: O Dio, come saresti piccolo se la mente potesse comprenderti. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando non trovi quello che cerchi, usa al meglio quello che trovi. (proverbio Arabo)

UN ANEDDOTO: Un giorno Vittorio, Gassman fu avvicinato da un giovane sacerdote che gli chiese: - Mi svela un segreto? Perché, quando lei recita la gente pende dalle sue labbra come se si trattasse di cose vere, mentre quando predico io la gente sbadiglia? - Probabilmente perché, dice cose vere come se fossero finte.

PAROLA DI DIO: At 17,15.22-18,1; Sal 148; Gv 16,12-15

 

Vangelo Gv 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore

 

“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI MA PER IL MOMENTO NON SIETE IN GRADO DI PORTARNE IL PESO”. (Gv. 16,12)

Gesù ci ricorda una cosa che noi spesso dimentichiamo: la fede è un cammino, è una via da seguire con gioia e con fatica ogni giorno, è un dono ma anche una conquista quotidiana, è un qualcosa che non puoi dire mai di possedere totalmente. Ci sono quotidianamente cose nuove da scoprire, da approfondire, da vivere. Con Dio succede un po’ come capita ad un fidanzato, a uno sposo, ad un amico nello sviluppo di una relazione di amore. Non subito si conosce profondamente l’altro ma se si ama ci sono aspetti sempre nuovi, gioiosi per approfondire l’amicizia. Devo rendermi conto che anch’io sono come gli Apostoli, sono ancora all’inizio di un cammino, non riesco a capire tutto. Gesù questo lo sa, non si spaventa delle mie gaffe e mi incoraggia anche davanti alle cadute.

 

 

GIOVEDI’ 30 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, LA MORTE DIVENTA VITA, LA TRISTEZZA GIOIA.

 

HANNO DETTO: L'avidità fa comprare le cose che il denaro può comprare e fa perdere quelle che il denaro non può comprare. (Laurence J. Peter)

SAGGEZZA POPOLARE: "Il solo profitto di un'adulazione è che, sentendo ciò che non siamo, noi possiamo istruirci su ciò che dovremmo essere". (proverbio Africano)

UN ANEDDOTO: L'episodio che segue può essere definito il colmo dell'ipocrisia. Ma di ipocrisie ce ne sono tante piccole e quotidiane: Cosimo dei Medici fece impiccare di domenica mattina un certo Paolo Bonagrazia. La sentenza fu eseguita con un giorno di anticipo sul previsto poiché l'imputato era moribondo. Dopo aver assistito all'impiccagione, Cosimo si recò in Chiesa per chiedere perdono a Dio di aver fatto lavorare il boia in un giorno di festa.

PAROLA DI DIO: At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

 

Vangelo Gv 16, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». Parola del Signore

 

“VOI SARETE NELLA TRISTEZZA, MA LA VOSTRA TRISTEZZA SI CAMBIERÀ IN GIOIA”.

Qui Gesù non soltanto vuol aiutare i suoi amici ad essere preparati alla sofferenza della sua passione e alla gioia della sua risurrezione, ma in fondo vuol descrivere in breve il percorso della vita di ognuno di noi.

Noi siamo persone chiamate alla gioia e alla serenità che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza ma persone che, credendo alla Rivelazione, sanno che lo sbocco definitivo sarà la gioia e la festa. Davanti alla croce di Gesù ci sono atteggiamenti diversi. C’è il dolore, intenso, compartecipe di sua Madre che vede il proprio Figlio e il Salvatore del mondo, morire. C’è l’ammirazione del centurione che lo porta all’atto di fede: “Costui è veramente il Figlio di Dio”. C’è il pianto accorato delle donne, il dolore pieno di rimorsi e di speranze deluse degli apostoli. E c’è la gioia degli scribi e dei farisei che finalmente pensano di essere riusciti a far fuori colui che dava tanto fastidio, e poi c’è l’indifferenza di tanti che passano, giudicano e non solo non si accorgono di un Dio in croce, ma neanche della sofferenza di un uomo. E oggi, non succede la stessa cosa? C’è tanta gente che vede nella croce il segno della salvezza e chi si beffa della croce, chi la croce vuole abolirla non solo dai tribunali, dalle scuole, dagli ospedali ma soprattutto dal cuore degli uomini. Gesù e Maria ci ricordano che la sofferenza, non va vissuta come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente. L’importante è sapere che ha un senso, che è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto e importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.

 

 

VENERDI’ 31 MAGGIO: FESTA DELLA VISITAZIONE DELLA B.V.M.

Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTA, MARIA, CHE CI PORTI GESU'.

 

HANNO DETTO: Un uomo di pace fa molto più bene di un uomo colto. (Tommaso da Kempis)

SAGGEZZA POPOLARE: Se oggi semini un fiore, domani troverai il mondo più bello.

UN ANEDDOTO: Con una pennellata di umorismo, si può dare anche una grande lezione. Il santo Patriarca di Alessandria d'Egitto, Giovanni (560-616), prima di accettare il pastorale era stato buon padre di famiglia; rimasto vedovo, e sistemati i figlioli, si diede a lavorare per i poveri; passò la vita a far la carità, studiando tutte le maniere per dare senza umiliare e, strano, più dava più diventava ricco, al punto che diventò proverbiale ad Alessandria il detto: “inesauribile come il sacco di Giovanni”; che proprio per questa sua grande generosità fu chiamato “Giovanni l'Elemosiniere”. Anche diventato vescovo, non mancava di semplicità e di originalità. Una volta, vedendo che alcuni fedeli uscivano dalla chiesa subito dopo il Vangelo per non sentir la predica, interrompendo la messa scese dall' altare e andò a predicare sulla soglia, dicendo con bonomia: «La Messa e la predica sono per i cristiani, non per i muri».

PAROLA DI DIO: Festa della Visitazione: Sof. 3, 14-18; opp: Rm 12,9-16b; Sal da Is 12,2-6; Lc. 1, 39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. È beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“BENEDETTA TU FRA LE DONNE… A CHE COSA DEVO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME? (Lc. 1,42)

Maria è colei che ci precede in tutto e in tutto ci accompagna perché anche noi, come Lei, possiamo percorrere la via della nostra vita scoprendo l’amore di Dio per giungere a contemplarlo nella sua pienezza. Maria è la “benedetta” come la saluta Elisabetta perché accettando di lasciare la sua vita nelle mani di Dio diventa la nuova Arca dell’alleanza, colei che congiunge il cielo alla terra, colei che nello Spirito ci dona il Figlio di Dio, ma è anche colei che per prima vive nello stile dell’incarnazione: Dio non viene a risolvere miracolisticamente i problemi dell’uomo, ma viene ad amarlo e salvarlo nella sua quotidianità. È bello e significativo vedere allora Maria, la madre del Salvatore, che va a mettersi a servizio di sua cugina, come è bello riscoprire nel “Magnificat” una donna che entra nel pensiero di Dio e scopre le sue opere nella semplicità quotidiana della sua vita. Se noi abbiamo capito questo di Maria, allora ancora più bella e gioiosa è la festa che celebriamo oggi a conclusione del mese di maggio. Maria ancora oggi viene a portarci Gesù e si mette a nostro servizio perché possiamo accoglierlo e testimoniarlo come ha fatto Lei.

     
     
 

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