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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2019

 

LUNEDI’ 1° APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE!

 

HANNO DETTO: L'ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia ovunque. (M. Luther King)

SAGGEZZA POPOLARE: Il più grande albero è nato da un granellino minuto; la Torre di nove piani è incominciata con una pugnate di terra. (saggezza Cinese)

UN ANEDDOTO: Durante la guerra civile americana entrambi gli eserciti contavano tra le loro molti giovanissimi, spesso dodicenni o ancora più piccoli. Non sempre ricevettero un trattamento favorevole come quello accordato al tamburino di questo racconto, quando fu catturato dai Confederati. La storia fu raccontata da un soldato del Diciassettesimo reggimento della Virginia. Mentre tornavamo dal Servizio di Scorta ai prigionieri nel le retrovie, incontrai un folto gruppo di prigionieri che si muovevano in fretta, mentre a breve distanza dietro di loro un piccolo tamburino tentava di tenere il passo. Era senza berretto, bagnato e infangato, ma conservava ancora il suo tamburo. «Ehi, piccolo Yankee, dove stai andando?» gli chiesi. «Oh, sono un prigioniero e sto andando a Richmond» replicò. «Stammi a sentire» gli dissi «sei troppo piccolo per fare il prigioniero. Butta il tamburo in quel fosso, togliti la giubba, ficcati in quei cespugli e torna a casa più veloce che puoi.» «Signore, davvero non mi volete come prigioniero?» «No». «Posso andare dove mi pare?» «Sì». «Allora potete scommetterci che tornerò a casa da mia madre!» Disse questo mentre buttava da una parte il tamburo e dall'altra la giubba (divenendo, a tutti gli effetti, un civile) e subito scomparve dietro una Siepe e nella boscaglia; spero sinceramente che sia riuscito a raggiungere casa sua e la sua mamma.

Parola di Dio: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

Vangelo   Gv 4, 43-54

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samaria] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“GESÙ GLI RISPOSE: «VA’, TUO FIGLIO VIVE». QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GESÙ GLI AVEVA DETTO E SI MISE IN CAMMINO.”

Mi metto al posto di quel funzionario reale; sento la sua angoscia: gli sta morendo un figlio. Probabilmente ha sentito parlare di Gesù, dei suoi miracoli... va a cercarlo come ultima speranza. Ma, pur essendo un funzionario del re non ha un'accoglienza privilegiata. Gesù mette i puntini sulle i, non cede a facili miracolismi e con questo provoca la fede di quell'uomo fino a dirgli: “Se ci credi davvero tornatene a casa tua, da solo, con la tua angoscia ma con fiducia vedrai che tuo figlio vive”, e quello lo fa. Se ci fossi stato io al posto suo, ci avrei creduto?

Non avrei chiesto ulteriori garanzie?

Aver fede è fidarsi, credere nonostante, mettersi in marcia senza sicurezze, senza la controfirma delle scienze sicure, è aver solo l'assicurazione di una parola. Credere alla risurrezione, alla vita eterna, al paradiso... è solo questione di fidarci di una parola, è camminare con la sola speranza in Lui.

 

 

MARTEDI’ 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; S. Maria egiziaca; S. Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', GUARISCICI!

 

HANNO DETTO: Come il ferro in disuso arrugginisce, così l'inazione sciupa l'intelletto. (L. da Vinci)

SAGGEZZA POPOLARE: Per i ciechi non è mai giorno.

UN ANEDDOTO: Si racconta che Don Alberione, preoccupato per la diffusa ignoranza religiosa, un giorno disse: - Se i cristiani oggi non hanno più il coraggio delle proprie opinioni, non è per mancanza di coraggio, ma di opinioni.

Parola di Dio: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo Gv 5, 1-16

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

GLI DISSE: «VUOI GUARIRE?»

È una domanda rivolta a me. Gesù chiede a me se io riconosco in Lui il Salvatore, Colui che può cambiare la mia vita, e se davvero desidero che Egli operi questo in me. Sembra evidente il tipo di risposta che dovremmo dare e, invece, non sempre è così. Qualcuno pensa di non aver bisogno di essere guarito in quanto non crede di essere malato. Quando si ripone fiducia unicamente nelle cose o in sé stessi, si pensa di non aver bisogno di altro: chi si accontenta di bere acqua nella pozza fetida della strada non la lascia per mettersi in cerca della sorgente. Qualcuno riconosce che Dio potrebbe cambiare totalmente la sua vita, ma stenta a fidarsi. Provate a pensare se non è vero che qualche volta abbiamo paura di abbandonarci totalmente nelle mani di Dio; abbiamo paura che ci ‘giochi’ in modo differente dal nostro, siamo un po’ come il servo che ha nascosto il suo talento e poi si giustifica con il padrone dicendo: “So che sei un padrone severo ed esigente… ho avuto paura… ho preferito non correre rischi e nascondere il talento”. Gesù, oggi, ripete a ciascuno di noi: “Vuoi guarire? Vuoi uscire dalla grettezza, dal pressapochismo, dall’egoismo, dalle abitudini che uccidono, dalla tiepidezza della fede? Ti rendi conto che, da solo, non ce la fai, che sei paralitico, impedito? Ti fidi che io possa fare questo? Sei davvero convinto che io, guarendoti, non voglio il tuo male ma il tuo bene, che se ti scombussolo un po’ la vita non è per farti soffrire, ma per guarirti davvero e totalmente e per farti gustare la bellezza del vivere?”.

La risposta è a ciascuno di noi.

 

 

MERCOLEDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI LA RISURREZIONE E LA VITA.

 

HANNO DETTO: Le infedeltà all'amore si perdonano moltiplicando l'amore. (don Primo Mazzolari)

SAGGEZZA POPOLARE: Tre asini e un ignorante fanno quattro bestie.

UN ANEDDOTO: Una piccola fonte d’acqua sgorgata dalla roccia si tramutò in un ruscello gioioso e saltellante. Tra sassi e picchi, in cascatelle, giunse infine al mare. Al cospetto di tanta smisurata bellezza, il rivo, stupito e intimidito, si raccolse in un laghetto per sostarvi a riflettere. Sentiva il respiro profondo del mare e la potenza delle sue onde e tremava: quella vastità così profonda pareva che lo chiamasse a sé, ma lo intimoriva. Poi, pian piano, s’abbandonò a quel richiamo e dal laghetto si tuffò nel mare. In quella spiaggia era giunto il Budda con i suoi discepoli e, contemplando la bellezza di quel luogo, così aveva parlato loro: Così è l’amore, vasto come il mare, e così è la preghiera, come una sorgente che scorre fino al mare e là si perde. Succede talvolta che quando le due si incontrano, la preghiera si ferma timorosa di fronte all’amore sconfinato e, ritraendosi, forma, come il ruscello, dei limpidi laghetti. Ma quanti si accontentano di esser dei limpidi laghetti rischiano di riflettere e soltanto la propria immagine, mai quella di Dio.

Parola di Dio: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo   Gv 5, 17-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA È PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”.

Gesù cambia le nostre prospettive. Noi pensiamo al passar del tempo col timore della morte che consideriamo come passaggio dalla vita alla morte. Il Vangelo, invece, ci dice che possiamo passare dalla morte alla vita. Non parla della morte che ci prenderà in un temuto ed imprecisato momento ma dell’assenza di senso, di valori e di mete che rende inutile, morta la stessa vita. Si può vivere ed essere morti dentro. La proposta di Gesù per sentirci vivi è ascoltare la sua parola: “chi l’ascolta, vivrà”. Ascoltare la parola è viverla, farne ragione essenziale di sé stessi, perché questa parola che è Sapienza di Dio, è anche illuminata sapienza dell’uomo: una ragione essenziale per vivere.

Quando le illusioni muoiono, solo la Parola è speranza di vita.

 

 

GIOVEDI’ 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA'.

 

HANNO DETTO: Dove tuona un fatto, siatene certi, ha lampeggiato un'idea. (Ippolito Nievo)

SAGGEZZA POPOLARE: L'impaziente siede sempre sui carboni accesi.

UN ANEDDOTO: Con quale superficialità qualcuno giudica le nostre vecchiette delle “biascica avemarie”

Una buona vecchietta se ne ritornava dalla campagna con un asino e, strada facendo, la buona donna recitava devotamente il Rosario. Ad un certo punto incontrò un giovinastro, proprio nell’atto che l’asino ragliava. Quel malcreato, con aria canzonatoria disse: “Buona donna, sentite come il vostro asino risponde bene ai vostri Pater noster?” “No, caro”, rispose la donna, “il mio asino è troppo ignorante per saper rispondere alle mie preghiere, ma raglia di contentezza ogni volta che si incontra con un suo simile”.

Parola di Dio: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo   Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

MA VOI NON AVETE MAI ASCOLTATO LA SUA VOCE NÉ AVETE MAI VISTO IL SUO VOLTO, E LA SUA PAROLA NON RIMANE IN VOI; INFATTI NON CREDETE A COLUI CHE EGLI HA MANDATO.

Davanti all’incredulità dei Giudei, Gesù cerca di spiegare quanto essa sia ingiustificata. Se pure essi non hanno sentito la voce di Dio che nel suo battesimo lo confermava come suo Figlio, essi hanno avuto la testimonianza di Giovanni il Battista, possono vedere concretamente i suoi segni, i miracoli che possono esser compiuti solo da chi a pieno titolo opera nel nome di Dio, possono ritrovare le indicazioni preziose sul Messia proprio in tutta la Bibbia. Sono dunque tante le strade, le testimonianze per arrivare alla fede in Gesù. Eppure essi, e purtroppo tante volte anche noi stentiamo a credere. Non udiamo e non vediamo, ecco in sintesi descritto il peccato del mondo. Tutto ci è stato rivelato in Cristo, tutta la scrittura si è adempiuta in Lui, la sua testimonianza è inequivocabile, eppure ancora persiste il rifiuto, ancora non andiamo a Lui per avere la vita, che d’altra parte desideriamo tanto. Non vediamo il suo volto e ci fermiamo a rimirare i nostri volti sfigurati dal male e segnati dalle nostre passioni. Il cammino verso la Pasqua è segnato dalla sofferenza e dalla crudeltà, ma non possiamo più dubitare della meta finale a cui ci conduce. Dobbiamo solo alimentare la fede per non perdere mai la speranza.

 

 

VENERDI’ 5 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU' L'AMORE TRIONFA.

 

HANNO DETTO: Molti cristiani perché non appartengono all'uomo credono di appartenere a Dio; perché non amano nessuno, credono di amare Dio. Si illudono. (Charles Peguy)

SAGGEZZA POPOLARE: Oltre il "Non Puoi" non c'è più nessun paese.

UN ANEDDOTO: Il cardinal Newman, che fu maestro di fiducia e abbandono in Dio, raccomandava spesso ai suoi fedeli: “Bisogna preoccuparsi di non preoccuparsi mai.”

Parola di Dio: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo   Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».  Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“I GIUDEI CERCAVANO DI UCCIDERLO”

Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? i detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere?

Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere, cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del male e anche se Cristo finirà sulla croce, è proprio quella croce che salva il mondo.

 

 

SABATO 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA VIA LA VERITA' E LA VITA.

 

HANNO DETTO: Tu sei un meraviglioso campo da arare. Che cosa spetti a metterti al lavoro? (Rainer Maria Rilke)

SAGGEZZA POPOLARE: Uomo irresoluto, spada senza taglio.

UN ANEDDOTO: Un re che aveva in simpatia il suo maggiordomo volle un giorno fargli il piacere di visitare la sua casa. Gli fece i complimenti “Però – gli disse – c’è un unico difetto: la casa è bella e grande ma la cucina troppo piccola rispetto al resto.”. Gli rispose il maggiordomo: “Non si stupisca, maestà è proprio a causa della cucina piccola che ho potuto fare la casa grande.

Parola di Dio: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo   Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.  Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodemo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“NON DICE FORSE LA SCRITTURA CHE IL CRISTO...”.

Anche la scienza biblica non sembra essere sempre sufficiente per conoscere Cristo. Gli scribi e i farisei erano la più alta autorità dottrinale in fatto di Sacra Scrittura, eppure per loro Gesù non adempie le caratteristiche tipiche del Messia. Questa situazione sembra dunque dirci che se vogliamo conoscere il Signore è importante la scienza, la conoscenza, la Scrittura ma occorre soprattutto il cuore e l’umiltà, bisogna rinunciare alle proprie vedute, bisogna lasciarsi condurre. Per arrivare a Cristo bisogna passare attraverso Cristo, ce lo ha detto Lui stesso: “lo sono la Via, la Verità, la Vita”. La Sacra Scrittura può essere una strada privilegiata, ma solo se accolta come parola viva di Cristo vivo. Se noi la consideriamo solo come parola da investigare, da manipolare a nostro uso e consumo, invece di rivelare, essa nasconde a noi ciò che vuoi dire.

 

 

DOMENICA 7 APRILE: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A DISTRIBUIRE CAREZZE AL POSTO DELLE PIETRE.

 

HANNO DETTO: Noi siamo inventori di cose vecchie. (V. G. Rossi)

SAGGEZZA POPOLARE: Iddio ti ha dato l'acqua e tu devi farti il secchio.

UN ANEDDOTO: Un giorno si recò da padre Domenico Mondrone un modesto scrittore, e non fece altro che schermirsi per tutta la durata della visita: era perfettamente consapevole dello scarsissimo livello dei suoi scritti, non valeva niente, era solo uno scrittore da quattro soldi. Padre Mondrone lo ascoltò con pazienza; poi, quando se ne fu andato, disse a un confratello: - Non capisco che motivi avesse per farsi così piccolo; non è poi così grande.

Parola di Dio: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.  Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“CHI DI VOI È SENZA PECCATO, GETTI PER PRIMO LA PIETRA CONTRO DI LEI”.

La grande tentazione in cui facilmente cade l’uomo “religioso” è quella di essere giudice inflessibile e senza misericordia contro coloro che non hanno raggiunto le sue “altezze”. Così, chi si ritiene di essere un grande uomo di preghiera disprezzerà facilmente quelli che non condividono la sua esperienza; chi si è spogliato di tutti i suoi averi sarà facilmente tentato di condannare chi non agisce come lui.

Ma questo non è certo un atteggiamento da credente: ben altre cose ci insegna la parola di Dio. Davanti alla donna sorpresa in flagrante adulterio possiamo, come gli scribi e i farisei, esigere che le sia fatto quello che la legge prescrive: “sia lapidata” (il peccato degli altri dà fastidio perchè ricorda il nostro quindi la soluzione più semplice è togliere di mezzo il peccatore) oppure possiamo assieme a Gesù, tacere, condividere il vuoto e la paura che ogni peccato si porta dietro e perdonare, sapendo che anche noi abbiamo molto da farci perdonare.

 

 

LUNEDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI AD ACCETTARTI INTERAMENTE, GESU' SALVATORE.

 

HANNO DETTO: Ogni foglia che cade ci scopre un po' più di cielo. (Nino Salvaneschi)

SAGGEZZA POPOLARE: La prima volta che mi inganni, la colpa è tua; ma la seconda la colpa è mia.

UN ANEDDOTO: L’orgoglio s’introdusse un giorno nel cuore di Nàrada, che pensò di essere il più grande devoto di Dio sulla terra. Il Signore lesse nel suo cuore e gli parlò così: — Nàrada, va’ in quel certo villaggio: vi troverai uno dei fedeli a me più cari. Nàrada partì e, giunto al villaggio, vi trovò un contadino che si alzava all’alba, pronunciava una volta il Nome divino, poi prendeva il suo aratro e lavorava sino a sera. Coricandosi, pronunciava ancora una volta il Nome del Signore e poi si addormentava. Nàrada si chiese come un contadino così semplice, tutto intento a cose materiali, potesse essere tanto caro al Signore. Ritornato, glielo chiese. E per tutta risposta ebbe quest’ordine: — Nàrada — gli comandò il Signore — prendi questa coppa piena d’olio e, tenendola alzata con le tue mani, fa il giro della città. Ma bada di non versarne neppure una goccia. Nàrada obbedì e al suo ritorno il Signore gli chiese: — Ebbene, quante volte hai pensato a me mentre facevi il giro della città? — Neppure una — confessò Nàrada. — Come avrei potuto, dovendo badare a non far cadere dalla coppa neppure una goccia d’olio? Allora disse il Signore: — Se per portare questa coppa senza versarne una goccia hai dovuto concentrarti al punto da non poter pensare a me neppure una volta, capisci adesso il merito di quel contadino che, dovendo caricarsi tutto il peso della sua famiglia e del suo lavoro, ha tempo di pensare a me due volte al giorno?

Parola di Dio: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 opp. 13,41c-62; Sal 22; Gv 8,12-20

 

Vangelo   Gv 8, 12-20

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora. Parola del Signore

 

“VOI NON CONOSCETE NÉ ME NÉ IL PADRE; SE CONOSCESTE ME, CONOSCERESTE ANCHE IL PADRE MIO”.

Più ancora che negli altri Vangeli, in quello di Giovanni noi vediamo i discorsi di Gesù non capiti. Se non ci stupiamo di questo in quanto Gesù era davvero una novità difficilmente compatibile con la mentalità religiosa dei suoi contemporanei, riusciamo però a capire che accettare Gesù non è semplicemente incasellarlo negli schemi di una religione artefatta oppure ridurlo alla logica del razionale, è davvero accettare che il soprannaturale faccia irruzione nel nostro mondo, ci coinvolga, cambi il nostro modo vedere vita e valori.

Non è così immediato neanche per noi che veniamo dopo tanti secoli di cristianesimo accettare di colpo le autorivelazioni di Gesù quando ci dice: “Io sono il pane di vita, chi mangia questo pane vivrà in eterno”, “Io sono il buon pastore”, “Io sono la porta delle pecore”, “Io sono la risurrezione e la vita”, “Io sono la via, la verità e la vita”, ”Chi vede me, vede il Padre” eppure è solo dopo che il nostro cuore ha accolto Cristo nella sua interezza che le sue parole possono operare in noi. Credo che questo sia il nostro cammino continuo nella fede: non tanto spiegarci tutto, razionalizzare tutto, ma fidarci di Gesù anche in quello che non riusciamo a comprendere, in quello che i fatti duri della vita e le sofferenze sembrano ogni giorno cozzare con la bontà divina.

Gesù, pur rispettando la nostra natura razionale, ci chiede qualcosa di più, ci chiede di incontrarlo e di accettarlo così come Egli è: Rivelazione e Mistero. Quando avremo ogni giorno fatto questo passo allora il volto del Figlio comincerà a risplendere quello del Padre e lo Spirito Santo che già dimora in noi potrà operare anche in noi e attraverso di noi le sue meraviglie.

 

 

MARTEDI’ 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO, E DELLO SPIRITO SANTO.

 

HANNO DETTO: La buona filosofia comincia col dubitare e non finisce mai con l'ostinarsi. (Abate Galiani)

SAGGEZZA POPOLARE: Val più il legno che la scorza, e l'ingegno che la forza.

UN ANEDDOTO: Un giorno scoprii un piacere nuovo e proprio mentre lo sperimentavo, un angelo e un diavolo si incontrarono alla mia porta e subito si diedero battaglia; l'uno asserendo, che il mio piacere di nuovo conio, era un vizio e l'altro una virtù... e ancora combattono. (Seneca)

Parola di Dio: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

Vangelo   Gv 8,21-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, ALLORA CONOSCERETE CHE IO SONO”.

Come sempre le cose che vengono molto usate spesso perdono il loro senso originale e vengono ‘abusate’.  Così qualche volta succede al segno della croce di Gesù. Che cos’è la croce? Prima di tutto nella sua cruda realtà è un segno di male: la croce è un supplizio atroce con cui l’uomo si arroga il potere di far soffrire un altro uomo e di ucciderlo a seconda di un suo giudizio di condanna. Sulla croce non è morto solo Gesù sono morti migliaia prima di Lui, bastava essere uno schiavo ed aver commesso una qualsiasi mancanza per finire sulla croce, sono morti a migliaia dopo di Lui pensate ai martiri cristiani e non solo quelli dell’epoca di Roma, ma anche recentemente ad esempio nelle rivoluzioni Spagnola e Messicana oppure nei lager, e poi la croce è diventata il segno di tutte le sofferenze anche nel nostro comune modo di parlare. Dunque la croce è in sé un male come erano un male i serpenti che mordevano gli Israeliti ed era un segno di quel male anche il serpente di bronzo fatto innalzare da Mosè, eppure chi guardava quel serpente di bronzo veniva sanato. La croce diventa santa, fonte di salvezza perché sul quel terribile strumento di tortura segno di quanto gli uomini possano essere perversi, c’è Gesù, e allora chi riconosce l’amore di Dio inchiodato a quella croce, da quella croce ottiene salvezza. Quando sono attento e consapevole, al mattino, facendo il segno della croce, compio questo gesto con un po’ di tremore ma anche con tanta gioia. Il tremore è dovuto alla mia incapacità di amare fino infondo. La croce e le croci mi fanno paura e se posso le evito, ma mi fa paura pensare alle croci inevitabili e allora facendo quell’ampio segno su di me chiedo a Gesù, il crocifisso, di darmi la capacità di somigliargli un po’ e di far sì che almeno alcune croci della giornata possano essere trasformate in amore e donazione, ma poi sono contento di farmi avvolgere in un abbraccio dalla croce di Gesù, perché è proprio la croce che mi difende dal male e dal maligno, perché è il crocifisso che mi insegna ad amare, perché è il segno della croce che mi apre ai sacramenti della salvezza e perché spero che al termine della mia vita sia ancora una croce misericordiosa a perdonare i miei peccati e l’abbraccio del crocifisso ad accogliermi nel suo regno.

 

 

MERCOLEDI’ 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: C'è un'ignoranza da analfabeti e un'ignoranza da dottori. (Montaigne)

SAGGEZZA POPOLARE: In una testa vuota l’orgoglio fa la ruota.

UN ANEDDOTO: Un uomo gravemente ammalato fu accolto in una comunità e messo in una grande stanza insieme a molti altri ammalati. Ma poco dopo essere stato deposto sul suo giaciglio, chiamò a gran voce il superiore. — In che luogo mi avete mai portato? — protestò —Le persone che ho dintorno ridono e scherzano come bambini - Non son certo ammalate come me. — Lo sono molto di più — rispose il superiore — ma hanno scoperto un segreto, che oggi pochissimi conoscono o cui, conoscendolo, non credono più. — Quale segreto? — domandò l’uomo. — Questo - rispose l’anziano. E, tratto di sotto il mantello un bilancino, prese un sassolino e lo depose su un piatto; subito l’altro si alzò. — Che stai facendo? — chiese l’uomo. Ti sto mostrando il segreto. Questo bilancino rappresenta il legame che esiste fra uomo e uomo. Il sassolino è il tuo dolore che ora ti abbatte. Ma mentre abbatte te, solleva l’altro piatto della bilancia permettendo a un altro uomo di gioire. Gioia e dolore si tengono sempre per mano. Ma bisogna che il dolore sia offerto, non tenuto per sé; allora fa diventare come bambini e fa fiorire il sorriso anche in punto di morte. — Nessuna scienza giustifica quanto tu dici — fu la riflessione dell’uomo. —Appunto per questo c’è in giro tanto dolore vissuto con amarezza. Qui non è questione di scienza ma di fede. Perché non entri anche tu nel bilancino dell’amore? L’uomo accettò la strana proposta. E fu così che quando, guarito, rivisse istanti di gioia, non poté non pensare alla sofferenza degli altri. E si sentì legato agli uomini di tutto il mondo da un sottile filo d’oro. Ma questa è una fiaba d’altri tempi, dirà qualcuno. Sappia allora che quando incontra un ammalato che sa sorridere, un infelice capace di gioia, un handicappato fiducioso ha incontrato qualcuno che conosce il segreto del bilancino.

Parola di Dio: Dn 3,14-20.46.50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo   Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore

 

“SE DUNQUE IL FIGLIO VI FARÀ LIBERI, SARETE LIBERI DAVVERO”.

Il desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi si confonde questo desiderio di libertà con il desiderio assoluto di fare ciò che uno vuole. Qual è la libertà che ci promette Cristo?

È ritrovare in Lui, Figlio di Dio, la nostra vera identità di figli del Padre, amati da Lui, destinati a stare con Lui sempre. Ed è proprio da questa dignità riscoperta che il cristiano lotta perché ogni uomo possa essere libero, possa essere rispettato nei suoi diritti di uomo. Ma la vera lotta per la libertà deve cominciare da noi e in noi: siamo noi che dobbiamo liberarci quotidianamente dalla schiavitù del peccato ed è proprio a questo livello che sentiamo particolarmente il bisogno di Gesù Cristo, Verità e Vita, Luce e Via: Lui ci libera dai peccato, e ci fa veri liberatori dei nostri fratelli.

 

 

GIOVEDI’ 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU' SIAMO GIA' NELLA VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Non puoi attraversare il mare semplicemente stando fermo e fissando le onde. (Tagore)

SAGGEZZA POPOLARE: L’invidioso fa la fossa per gli altri ma spesso ci cade.

UN ANEDDOTO: Tre amici, dopo aver abbracciato la vita monastica, si erano interrogati sull'opportunità di continuare l'esperienza. Due avevano deciso di interromperla per occuparsi il primo di riconciliare le persone che non andavano d'accordo, l'altro di visitare i malati; il terzo aveva deciso di rimanere nella vita solitaria. I due primi, ben presto delusi della loro esperienza di vita attiva, ritornarono a trovare l'amico eremita, e gli parlarono dei disinganni e delle delusioni provate. L'eremita, dopo essere rimasto un po' in silenzio, prese dell'acqua in una brocca, esortando gli amici a versarla in un catino e a guardarla. In un primo momento essi, data l'agitazione dell'acqua, non videro nulla, ma quando questa fu immobile, vi scorsero i loro volti perfettamente riflessi. L'eremita commentò questa azione simbolica: - Chi è in mezzo agli uomini non può, a causa dell'agitazione del mondo, vedere i propri peccati; se invece rimane nel deserto, può dalla conoscenza di sé stesso giungere alla visione di Dio.

Parola di Dio: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo   Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande di nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRÀ LA MORTE IN ETERNO”

L’uomo stenta talmente ad accettare la morte che cerca in tutti i modi di nasconderla a sé stesso. Pensate ad esempio come si muore anonimamente in ospedale, dietro ad un paravento. E l’uomo cerca anche in tutti i modi di esorcizzare la morte creando ad esempio miti di eterna giovinezza. Gesù non nasconde la sorte dell’uomo. Lui stesso subisce la morte. Ma ci dice anche che la morte è un passaggio. Ogni istante della vita è morte, infatti il momento che passa è finito per noi. Ma in Dio, ieri, oggi, domani sono una cosa sola: si tratta solo di spenderli in vita. Se ogni Istante è vivo in Dio, se ogni istante è vissuto sulla sua parola, nulla va perso: la morte è già vinta, già sconfitta ora, ed anche se, come dice S. Paolo, il suo pungiglione ci colpirà, sarà solo per il grande passaggio, il grande compimento in Dio.

 

 

VENERDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE IMPEDISCI ALLE NOSTRE MANI E AL NOSTRO CUORE DI FARE DANNI.

 

HANNO DETTO: Nulla al mondo è così potente quanto un'idea della quale sia giunto il tempo. (Victor Hugo)

SAGGEZZA POPOLARE: A pentola che bolle, gatta non s'accosta.

UN ANEDDOTO: Giovanni XXIII rifuggiva dalla pompa pontificale e aveva in orrore le cerimonie ufficiali. Un giorno, osservando il maestro di camera, il prefetto delle cerimonie, il comandante della gendarmeria affaccendarsi intorno a lui uno dopo l'altro, Giovanni XXIII esclamò: - Ecco i miei carcerieri!

Parola di Dio: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo   Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“I GIUDEI RACCOLSERO DELLE PIETRE PER LAPIDARE GESÙ”.

Gesù è passato in mezzo agli uomini “facendo bene ogni cosa”, guarendo dalle malattie, portando il perdono, annunciando un Regno di pace e di giustizia, promuovendo l’uomo, soprattutto il povero, ma ha scomodato i potenti, ha fatto fremere gli uomini dell’ordine costituito e della religione ufficiale e allora accumulare pietre contro di Lui, per tirargliele è il modo più semplice per risolvere la questione. Il Messia non è secondo le nostre aspettative? Questo Dio ci scomoda un po’ troppo, scalza il nostro potere religioso ben congegnato, messo su in tanti anni?

Facciamolo fuori! E quello che è ancora più triste è il fatto che queste pietre siano accumulate per “difendere la religione”: “Gesù si è fatto Dio; Dio è uno solo: difendiamo l’ortodossia religiosa facendo fuori il bestemmiatore e Dio ce ne renderà merito”. E le pietre possono essere di tante dimensioni, non solo quelle che uccidono fisicamente, ma anche le parole, l’ironia, il distruggere la reputazione dell’altro, l’isolare, lo svilire ogni suo operato… Quante volte anche noi abbiamo fatto questa esperienza e abbiamo gridato: “Ho cercato di fare il bene, mi sono fatto in quattro per quella persona, ho difeso quell’altro ma tutto si è rivolto contro di me…” È qualche volta l’amarezza ci ha fatto concludere: “Ma allora è meglio farsi gli affari propri!”

Gesù non fa così. Sa benissimo che la Verità non piace a chi ha tante cose da nascondere, che la Giustizia non va d’accordo con chi agisce con una giustizia che si è costruito da solo, che il bello è facilmente deturpabile da parte di chi ha il marcio nel cuore. Eppure il Bello, il Giusto, il Vero sono Dio stesso a cui essere fedele e sono l’essenza della vita dei suoi fratelli, gli uomini, e nonostante le pietre accumulate contro di Lui, continua a voler bene.

 

 

SABATO 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', AGNELLO IMMOLATO, SALVACI!

 

HANNO DETTO: I pensieri ritornano, le convinzioni si tramandano, le situazioni passano irrevocabilmente. (Johann Wolfgang Goethe)

SAGGEZZA POPOLARE: Meglio perdere un frizzo che un amico.

UN ANEDDOTO: Per consolare un giovane monaco afflitto dalla sua bruttezza, un anziano gli disse: “Consolati. La bruttezza rispetto alla bellezza ha questo grande vantaggio: dura!”

Parola di Dio: Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo   Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, (ossia la risurrezione di Lazzaro,) credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

 

“NON VI RENDETE CONTO CHE È CONVENIENTE PER VOI CHE UN SOLO UOMO MUOIA PER IL POPOLO, E NON VADA IN ROVINA LA NAZIONE INTERA!”

Ormai tutto è deciso. Gesù ha toccato troppi interessi: quelli materiali dei mercanti del tempio, quelli dei religiosi che si sono sentiti sbeffeggiati da Lui, quello degli scribi che hanno visto uno non arzigogolare sulla parola di Dio ma commentarla e viverla con autorità, quello dei farisei che invece di essere considerati i puri della religione come presumevano si sono sentiti chiamare sepolcri imbiancati, quello di Erode, indicato da Gesù “la volpe”. E Caifa, uomo cinico e avido, attaccato al suo ruolo e al suo potere, mascherandosi di mille motivi anche validi pronuncia la sentenza. Caifa è Sommo Sacerdote ma anche politico e sa che i romani, pur tolleranti verso i paesi occupati, mal digeriscono questa pretesa diversità della Palestina: hanno già concesso molto, moltissimo: la reggenza di un re, il mantenimento del culto, la guardia del tempio ebrea, il tribunale del Sinedrio (senza potere, però), una moneta senza immagine dell'imperatore. Ma il troppo è troppo: Ponzio Pilato non è forse pericoloso e arrogante? Ben diverso dagli altri governatori, non sarà proprio la sua intemperanza a stroncargli la carriera? No, meglio non avere guai, una rivolta popolare sarebbe un guaio insanabile. Meglio che un uomo muoia per tutto il popolo. Ma per l’evangelista queste espressioni di Caifa acquistano un significato molto profondo. Gesù muore a favore dell’intera umanità, per donare la vita al mondo, per salvare il gregge di Dio, per santificare i discepoli nella verità. La morte di Cristo poi ha una finalità salvifica perché raduna in unità i dispersi figli di Dio. Il peccato è divisione, la salvezza è vita in unità con Dio e con i fratelli. Sembra quasi che Giovanni qui dica alla Chiesa, cioè a noi: “Attenzione, perché con i tuoi ragionamenti troppo umani puoi rischiare di uccidere Dio. In ogni caso sappi che il piano di Dio troverà il suo corso nonostante le tue infedeltà”.

 

 

DOMENICA 14 APRILE: DOMENICA DELLE PALME

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

NON ABBANDONARCI NELLA TENTAZIONE.

 

HANNO DETTO: Siamo sempre allegri nel Signore. Egli pensa a noi più di quanto noi pensiamo a Lui (S. G. Cottolengo)

SAGGEZZA POPOLARE: Fate del bene al diavolo: avrete l'inferno per ricompensa. (proverbio Cecoslovacco)

UN ANEDDOTO: Un giovane che non si era ancora arreso alla fede si recava spesso a trovare padre Vannucci. Nel corso delle sue visite gli esprimeva le sue esitazioni e i suoi dubbi. Una sera parlarono a lungo della gioia che prova chi si abbandona a Dio, finché il giovane con occhi pensosi chiese: - Ma allora perché tanti cristiani non sono felici? Rispose il religioso: - Perché si limitano ad essere delle brave persone invece di essere dei santi.

Parola di Dio: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14 - 23,56

 

Vangelo Lc 22,14-23,56

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi». «Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo. E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele. Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi». Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!». Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre». Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca». Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi sé stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto. Parola del Signore

 

“USCÌ E ANDÒ, COME AL SOLITO, AL MONTE DEGLI ULIVI; ANCHE I DISCEPOLI LO SEGUIRONO. GIUNTO SUL LUOGO, DISSE LORO: PREGATE, PER NON ENTRARE IN TENTAZIONE”

È solo sapendo che Dio non ci abbandona che possiamo affrontare il momento della prova, ed è solo con la solidarietà di una preghiera viva e costante che possiamo sostenere la prova dei nostri fratelli. Gesù elemosina una preghiera dai suoi amici e ci indica la forza della preghiera per vincere la tentazione.

Gesù, tu lo sai meglio di noi che la tentazione non è il diavolo con coda e forchettone ma è invece voler risolvere i nostri problemi unicamente con le nostre forze. Quando la tentazione arriva, fa’ che ci trovi preparati dalla fiducia in te, dalla preghiera costante, dalla continua domanda: “Che cosa faresti tu al mio posto?”. Aiutaci anche a portare nella nostra preghiera le angosce e le tentazioni dei nostri fratelli per poter offrire loro l’unica vera forza che può aiutarli.

 

 

LUNEDI’ 15 APRILE: LUNEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

BEATI GLI INVITATI ALLA CENA DEL SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Bisogna desiderare di fare cose grandi per servire Dio e non accontentarsi di una bontà mediocre. (S. Filippo Neri)

SAGGEZZA POPOLARE: Essere invidiosi significa girare eternamente come un pollo in gabbia entro gli stretti limiti della malevolenza. (proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: Il tedesco Albert Schweitzer, dopo aver preso la laurea in medicina, si recò in Africa e non lasciò più l'ospedale e il lebbrosario da lui fondati a Lambarené. Tornava in Europa ogni tanto, ma solo per raccogliere fondi per i suoi poveri. Durante uno di questi viaggi un giornalista gli chiese:

- Allora, dottore, era tanto che non tornava. Che effetto le fa la civiltà? - Sarebbe proprio una buona idea ... - rispose il missionario. - Ma... quando comincia?

Parola di Dio: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo   Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“GESÙ ANDÒ A BETANIA. E QUI FECERO PER LUI UNA CENA.”

Una cena in casa degli amici. Mentre già si addensano le ombre dei tradimenti, degli abbandoni, della croce, mentre il diavolo sta scatenando tutta la sua potenza per attaccarlo, Gesù passa una serata a Betania. È un po’ un saluto, quasi un addio ma anche un momento intimo molto bello. Gesù si trova bene lì, a parlare con Lazzaro, colui al quale ha ridato la vita, nell’ospitalità premurosa di Marta e nell’ascolto gratuito, contemplativo, amoroso di Maria. Lì c’è qualcuno che lo ha capito, accolto, che lo ha pregato, che ha rinnovato la sua fede in Lui. Mi chiedo: se fossi vissuto ai tempi di Gesù, Egli sarebbe venuto volentieri, con gioia, a passare una delle sue ultime sere prima della passione a casa mia? E si sarebbe trovato bene come a Betania?

Gesù vuole venire in casa nostra a portare la sua presenza, la sua pace, ma c’è posto per Lui o la nostra casa è già occupata da tante altre cose e persone?

 

 

MARTEDI’ 16 APRILE: MARTEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SIAMO DEBOLI. ABBIAMO BISOGNO DI TE.

 

HANNO DETTO: Abbiamo una speranza senza fine, non un fine senza speranza. (E. Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: Non fare riverenze al buio. (proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: San Colombano, il grande maestro dei monaci, un giorno chiese a un suo discepolo che vedeva sempre felice: - Come fai a essere sempre cosi contento? Il fraticello rispose: - Sono felice perché nessuno può rapirmi il mio Dio.

Parola di Dio: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo   Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“IN VERITÀ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRÀ”.

In quella sera così bella, così intima, deve essere scesa come una mazzata l’affermazione di Gesù. “Sarà mai possibile? Gesù è entrato trionfalmente in Gerusalemme, siamo tutti amici. “Sono forse io?”.

La stessa domanda possiamo farcela anche noi perché, purtroppo, abbiamo questa terribile possibilità, possiamo tentare Dio, mettendoci al suo posto; possiamo barattare Dio per i nostri interessi; possiamo vendere Dio, rinnegarlo per paura, fuggire lontano da Lui... Non c’è solo un Giuda su cui puntare il dito: la possibilità di essere Giuda è anche mia e purtroppo, qualche volta, l’abbiamo anche realizzata. Gesù lo sa e trepida per noi, non ci accusa, spera solo che noi ci lasciamo portare dal suo amore e non dal nostro egoismo.

 

 

MERCOLEDI’ 17 APRILE: MERCOLEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI E CUORE PER VEDERE I FRATELLI.

 

HANNO DETTO: Il termine stesso di "scoraggiamento" non dovrebbe avere senso tra di noi. Noi non siamo affatto senza speranza. Il solo fatto che esistiamo, che pensiamo e che vogliamo un ordine diverso da quello attuale, costituisce per noi una ragione di speranza. (S. Weil)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando è finito il raccolto dei datteri, ciascuno trova da ridire alla palma. (proverbio Arabo)

UN ANEDDOTO: Un uomo aveva una tale fiducia nel suo guru e nel suo insegnamento che un giorno invitò il maestro sulle rive di un fiume e gli mostrò come riuscisse ad attraversarlo sulla superficie dell’acqua. — Come diamine fai? — gli chiese il guru. Umilmente, il discepolo disse: - Ripeto il tuo nome, nient’altro. Il guru pensò fra sé: «Come devo essere grande e potente se solo la pronuncia dei mio nome fa simili meraviglie!» E, non appena il discepolo se ne fu andato, s’avventurò sull’acqua ripetendo: “Io, io, io”. Ma subito sprofondò e annegò, perché non sapeva nuotare. La fede compie i miracoli, ma la vanità e l’egoismo affossano l’anima (Sri Ramakrishna)

Parola di Dio: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo   Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

 

“QUANTO MI VOLETE DARE PERCHÈ IO VE LO CONSEGNI?”. E QUELLI FISSARONO TRENTA MONETE D’ARGENTO.

Si sono fatte molte supposizioni sul motivo del tradimento di Giuda. Qualcuno sottolinea il motivo dell’avidità di denaro, qualcuno parla di predestinazione, qualcuno interpreta l’atto di Giuda come quello di uno che aveva letto la figura Gesù come quella di un liberatore politico, ma vedendo che Gesù non agiva, lo vuoi mettere in condizioni di agire con i suoi poteri straordinari, o per lo meno di essere causa di una sommossa popolare. Forse è un bene non sapere esattamente il motivo del tradimento di Giuda. Si può tradire per mille motivi: ogni discepolo sa di poter essere lui a tradire il suo maestro. Infatti ogni discepolo può, come Giuda, non capire il dono. Gesù poi è stato tradito e venduto per il valore di uno schiavo. Ma Gesù, il Figlio di Dio sì è consegnato nelle nostre mani, schiavo d’amore. Trenta denari erano la paga di un pastore e Gesù, il Buon Pastore, per trenta denari, dà la vita per le sue pecorelle. Per poco denaro oggi si vendono i genitori anziani, per pochi denari si feriscono le amicizie, per denaro si vende il proprio corpo e la propria dignità. Tu, Gesù, l’hai detto: “non si può servire Dio e il denaro”. Aiutami a non vendere la mia anima per pochi denari, a non vendere Te per denaro, a non vendere nessuno per quel denaro che tanto alletta ma che alla fin fine non ci porteremo nella tomba.

 

 

GIOVEDI’ 18 APRILE: GIOVEDI’ SANTO CENA DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TI SEI INTERAMENTE DONATO A NOI.

 

HANNO DETTO: Tu credi già al limite delle tue possibilità ed ecco che nuove forze accorrono. È proprio questo, la vita. (F. Kafka)

SAGGEZZA POPOLARE: Se uno è ignorante e devoto, evita i suoi paraggi. (proverbio Ebraico)

UN ANEDDOTO: Lo scrittore C.S. Lewis, parlando della sua vita prima della conversione al cristianesimo, confidò una sera ad una amica: - Il peggior momento per un ateo, è quando. si sente grato e non sa chi ringraziare.

Parola di Dio: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

 

“AVENDO AMATO I SUOI CHE ERANO NEL MONDO LI AMO’ SINO ALLA FINE”.

Dopo l’ultima Cena Gesù si consegna nelle mani degli uomini per il servizio totale e per il dono completo di sé. Tutto questo lo vediamo raffigurato nel segno della lavanda dei piedi e nel dono dell’Eucarestia. Per lavare i piedi ai suoi discepoli Gesù depone le vesti: è il segno della sua spoliazione in nostro favore; ci ha dato tutto ed ora anche sé stesso. Comprendiamo, dunque, che non vi è autentica partecipazione all’Eucarestia se non aumenta in noi, di volta in volta, lo spirito del servizio, che può esprimersi e realizzarsi in tanti modi diversi. Esso, secondo il Vangelo deve avere queste caratteristiche: l’amore, la gratuità, la fedeltà perseverante, la scelta degli ultimi, la spoliazione di noi stessi. Ogni domenica, ad ogni Eucarestia, dobbiamo deporre le nostre vesti, spogliarci di qualche cosa, renderci più disponibili, rivestirci dei sentimenti che furono in Cristo Gesù. Lo spirito di servizio del credente deve essere innanzitutto verso il Signore: mettere Lui al di sopra di tutto, fare la sua volontà, donargli un po’ del tempo che Lui ci dà per la preghiera, la contemplazione, l’adorazione, l’ascolto docile e silenzioso della sua parola, l’apertura perché ci riempia del suo Spirito. Ma poi il Signore ci chiede non soltanto di servire, ma anche di lasciarci servire da Lui. Egli vuol servirci con le sue consolazioni: “Venite a me voi tutto che siete affaticati e oppressi e io vi consolerò”. Lasciarci servire dal Signore fino a quando ci farà sedere alla mensa della pienezza del suo regno e ci servirà per sempre. Lasciarci servire da Lui non significa passivismo, significa trovare forza, rinnovare lo spirito perché quando la Messa è finita, quell’ “Andate in pace” possa diventare non un vivere nel proprio intimismo che qualche volta sconfina nel proprio egoismo, ma sia un andare per donarci e servire a nostra volta.

 

 

VENERDI’ 19 APRILE: VENERDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

CROCIFISSO PER AMORE, SALVACI!

 

HANNO DETTO: Un solo raggio di sole è sufficiente per cancellare milioni di ombre. (S. Francesco d'Assisi)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando una pecora bela, tutto il gregge ha sete. (proverbio Finlandese)

UN ANEDDOTO: Un uomo ricco, senza figli, aveva come unici eredi due servi. Il primo bestemmiava e sbeffeggiava la religione. Il secondo era un uomo timorato di Dio, molto devoto nelle pratiche religiose. Alla morte del padrone i due ricevettero in eredità il patrimonio, suddiviso in parti uguali. Il primo servo, appena in affari, triplicò i propri guadagni. Il secondo ebbe sfortuna e perse gran parte delle sostanze. Il servo religioso e fedele a Dio andò dal rabbino del villaggio a lamentarsi: “Perché quelli che bestemmiano Dio prosperano e vivono felici, mentre gli amici di Dio conoscono la sventura?”

Il vecchio rabbino, noto a tutti per la sua saggezza spirituale, rispose con un sorriso: “Se ai suoi nemici Dio dispensa tanti privilegi, pensa quanto immenso deve essere il tesoro di benedizioni che tiene in serbo per i suoi amici”!  (Tradizione Rabbinica)

Parola di Dio: Is 52,13 – 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 – 19,42

 

Vangelo Gv 18, 1-19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

PILATO DISSE LORO: “PRENDETELO VOI E CROCIFIGGETELO”.

Ormai il giudizio è fatto. Pilato è un vile, un pauroso. Ha più paura di una rivolta, di rischiare il suo posto che di commettere un’ingiustizia.

Gesù diventa così il simbolo di tutta l’umanità tradita dai suoi capi, ingannata dai suoi maestri, crocifissa dai re che divorano i sudditi, dai ricchi che fanno piangere i poveri.

Ma non puntiamo solo il dito sugli altri, spesso siamo noi che giudichiamo i nostri fratelli, che consideriamo quell’uomo inaffidabile perché secondo noi ha già sbagliato, che distribuiamo etichette con tanta facilità, che facciamo pesare sugli altri la nostra supposta superiorità culturale...il giudizio è fatto. Come Pilato possiamo complimentarci con noi stessi per la nostra astuzia nell’aver condotto questo caso spinoso, come lui possiamo lavarci le mani, intanto ad eseguire la condanna ci pensano altri.

 

 

SABATO 20 APRILE: SABATO SANTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

MORTE DOV'E' IL TUO PUNGIGLIONE? CRISTO HA VINTO IL PECCATO.

 

HANNO DETTO: Quando siamo a terra possiamo guardare solo in alto. (R. Ward Babson)

SAGGEZZA POPOLARE: Per un gatto le monete d'oro non valgono un topo. (proverbio Giapponese)

UN ANEDDOTO: Il poeta David Maria Turoldo, parlando della vita e della morte, del dolore e della miseria che pervadono tutta la condizione umana, ricorse ad un'immagine folgorante nella sua semplicità: - Dio impastò l'uomo non con terra e acqua, ma con le lacrime.

Parola di Dio: VEGLIA PASQUALE Rm 6,3-11; Sal 117; Lc 24,1-12

 

VANGELO Lc 24,1-12

Dal vangelo secondo Luca

Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano a esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto. Parola del Signore

 

“PERCHÈ CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE È VIVO? NON È QUI, È RISORTO”.

Quante volte la nostra ricerca di felicità, di amore, di Dio sbaglia luogo, ci spinge in regioni di morte, ci falsa i valori. Cerchiamo felicità e pensiamo di trovarla nel piacere. Cerchiamo eternità e ci attacchiamo a cose materiali che finiscono. Cerchiamo verità e pensiamo di trovarla in libri ammuffiti.

Cerchiamo Dio e ci imbrogliamo in mezzo a pastoie e formalismi religiosi. Gesù, è inutile andare a Gerusalemme per vedere un “sedicente” sepolcro vuoto. Tu sei vivo. Dio non è lì, sei qui in mezzo a noi, sei confuso nei volti dei circa sei miliardi di fratelli della nostra terra, sei vivo nelle mani di coloro che operano amore, soprattutto non devo andare a cer­care tanto lontano perché sei vivo in me.

 

 

DOMENICA 21 APRILE: PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE È VERAMENTE RISORTO, ALLELUIA!

 

HANNO DETTO: Quando avrai Dio nel cuore, possederai l'Ospite che non ti darà più riposo. (Paul Claudel)

SAGGEZZA POPOLARE: Un quintale di impazienza non alleggerisce un’oncia di croce. (proverbio Tedesco)

UN ANEDDOTO: Suor Maria degli Angeli, priora delle carmelitane di S. Teresa a Torino, seppe dare molta importanza alle piccole cose. Nella sua Cronistoria del monastero scrive:

- Quante volte, durante il lavoro, il nostro muratore ci diceva: «Ho bisogno di un listello, di un architrave così e così, di una lastra di ferro, di alcune viti...» lo rispondevo: «Vado a cercarla; S. Giuseppe me la farà trovare». Dopo qualche giorno, il muratore prese l'abitudine di chiedermi direttamente: «Vada un po' a vedere se per caso S. Giuseppe ha anche un paio di pinze».

Parola di Dio: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; opp. 1Cor 5,6-8; Gv 20,1-9 (sera Lc 24,13-35)

 

Vangelo Gv 20, 1-9

Dal vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

“HANNO PORTATO VIA IL SIGNORE”.

È veramente difficile incontrare il Risorto nella corsa della vita. Nell’affannoso rincorrersi delle nostre vicende quotidiane ci troviamo spesso soli con le nostre paure. Nel voler stare al passo frenetico del mondo che ci circonda, prima o poi avvertiamo il vuoto e l’inutilità del nostro correre; e nella sconfortante sensazione d’esserci allontanati da Dio improvvisamente tentiamo di reagire incolpando gli altri: “Hanno portato via il Signore”. Ma in realtà siamo noi ad esserci allontanati dal sepolcro per la paura di restare coinvolti in un fatto nuovo e sconvolgente: la Risurrezione di Cristo. Basterebbe un momento di sosta per considerare la parola di speranza che Dio ha seminato in noi; basterebbe un momento di attenzione ai segni della presenza viva del Signore: nella nostra vita, nella comunità cristiana, basterebbe un po’ di fiducia nei fratelli che, nella fede, oggi continuano l’annuncio pasquale: “Cristo è risorto”, noi siamo testimoni. Allora comprenderemmo la novità e l’invito di questo giorno: “Facciamo festa nel Signore”. Dio, Padre nostro, fa’ che in questa festa delle feste scopriamo la nostra vita legata a quella del Cristo. Se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo.

 

 

LUNEDI’ 22 APRILE: LUNEDI’ DELL’ANGELO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TIMORE E GIOIA PROCLAMIAMO LA TUA RISURREZIONE.

 

HANNO DETTO: Che cosa possono ignorare coloro che conoscono Colui che sa tutto? (S. Gregorio Magno)

SAGGEZZA POPOLARE: Una volta finita la cena, non si apprezza più il cucchiaio. (proverbio Turco)

UN ANEDDOTO: Ricorda A. Schweitzer: - Quando ero bambino, prima ancora di andare a scuola, non capivo come mai nelle mie preghiere serali dovessi pregare solo per gli uomini e non per le piante e gli animali. Perciò, dopo che mia madre aveva pregato con me e mi aveva dato il bacio della buona notte, silenziosamente dicevo una preghiera che avevo inventato io stesso: «O Padre, proteggi e benedici tutte le cose che hanno vita, difendile dal male e falle dormire in pace».

Parola di Dio: At 2,14.22-33; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo   Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore

 

“ABBANDONATO IN FRETTA IL SEPOLCRO, CON TIMORE E GIOIA GRANDE, LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI SUOI DISCEPOLI”.

“Timore e gioia”: due sentimenti che sembrano contrastanti ma che esprimono bene ciò che passa nel cuore delle donne testimoni della risurrezione e ciò che dovrebbe essere nel nostro cuore davanti a questo grande evento. Timore perché il fatto della risurrezione è più grande delle nostre capacità per essere capito. Risponde alle nostre attese ma le supera. Gioia perché siamo contenti che Gesù è vivo e che un nostro fratello ha vinto la morte come preludio e possibilità di vittoria sul male anche da parte nostra. Sono questi sentimenti con cui in ogni istante della nostra vita dobbiamo metterci davanti alla Parola di Dio che è sempre più grande di noi ma che è anche la parola di un Dio nostro Padre che viene per salvarci.

 

 

MARTEDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CREDIAMO AL TUO AMORE FEDELE.

 

HANNO DETTO: A vivere senza che nessuno ti voglia bene, si diventa cattivi. (T. Gautier)

SAGGEZZA POPOLARE: Per quanto affilato sia, il coltello non potrà mai tagliare il suo manico. (proverbio Vietnamita)

UN ANEDDOTO: Tre mendicanti trovarono per terra una monetina. Nacque subito una disputa su come spenderla. Il primo disse: — Voglio assolutamente qualcosa di dolce. Vado pazzo per i dolci! — Neanche per sogno — interloquì il secondo, — io ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, qualcosa che mi riempia lo stomaco! — Io invece ho una dannatissima sete, e debbo avere subito di che dissetarmi. Passò di lì un tale che, udendo la discussione e vedendo lo stato miserando dei tre, intervenne dicendo: — Date a me la monetina. Accontenterò ognuno dei tre. Siate solo così pazienti da attendere un quarto d’ora. Pur diffidando, i mendicanti acconsentirono. Di lì a poco l’uomo, che era andato nella sua vigna poco discosta, tornò con tre magnifici grappoli d’uva. Porgendone uno al primo disse: — Ecco a te, che sei goloso. Che c’è di più dolce dell’uva? E al secondo. — Tu potrai placare la tua fame. Che c’è di più nutriente dell’uva? E infine al terzo: — E tu potrai spegnere la tua sete. Che c’è di più dissetante dell’uva? I tre furono felicissimi. Anche perché l’uomo rese loro la monetina, invitandoli a darla a qualcuno più povero di loro. Era infatti un uomo che non solo faceva il bene, ma sapeva farlo bene. 

Parola di Dio: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo   Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

MARIA DI MAGDALA ANDÒ AD ANNUNZIARE AI DISCEPOLI: “HO VISTO IL SIGNORE”.

Carlo Carretto, in un suo libro su Maria, chiede alla Madonna che cosa vuol dire credere alla risurrezione e si immagina questa risposta: “Quando vedrai la tempesta schiantare la foresta e i terremoti scuotere la terra, e il fuoco bruciare la tua casa, dì a te stesso: credo che la foresta si rifarà e la terra tornerà alla sua immobilità e io ricostruire la mia casa. Quando il peccato ti stringerà alla gola e ti sentirai soffocato e finito, dì a te stesso: Cristo è risorto dai morti e io risorgerò dal mio peccato. Quando la vecchiaia o la malattia tenterà di amareggiare la tua esistenza, dì a te stesso: Cristo è risorto dai morti ed ha fatto cieli nuovi e terra nuova. Quando vedrai tuo figlio fuggire di casa in cerca di avventura e ti sentirai sconfitto nel tuo sogno di padre o di madre, dì a te stesso: Mio figlio non sfuggirà a Dio e tornerà perché Dio lo ama. Quando il mondo ti apparirà come sconfitta di Dio e sentirai la nausea del disordine, della violenza, del terrore, e la terra ti sembrerà il caos, dì a te stesso: Gesù è morto e risorto proprio per salvare e la sua salvezza è già presente tra di noi. Quando tuo padre o tua madre, tuo figlio o tua figlia, la tua sposa, il tuo amico più caro, ti saranno dinanzi sul letto di morte e tu li fisserai nell’angoscia mortale del distacco, dì a te stesso e a loro: Ci rivedremo nel regno, coraggio. Questo significa credere nella risurrezione.”

 

 

MERCOLEDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI SIGNORE QUANDO È SERA

 

HANNO DETTO: La lode è un veleno dolce e non conosciuto. Oh quante volte ha ucciso la virtù e la devozione dei più santi e dei più devoti. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Ti lodi un altro, ma non la tua bocca; un estraneo, ma non le tue labbra. (libro dei Proverbi 27,2)

UN ANEDDOTO: Padre Lacordaire, durante un corso di esercizi spirituali in un convento di suore, illustrò questo concetto: ogni anima deve fiorire approfittando al massimo della situazione in cui si trova.  Così aggiunse - voi sapete benissimo che le rose hanno bisogno di sole mentre le ortensie, se volete che crescano, vanno piantate all'ombra. Dopo la predica, una suorina tutta commossa venne a ringraziarlo: - Che predica deliziosa, reverendo. Sa, era da tempo che mi chiedevo perché le mie ortensie non attecchissero.

Parola di Dio: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo   Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE [DEI DISCEPOLI] ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME ÈMMAUS, DISTANTE CIRCA UNDICI CHILOMETRI DA GERUSALEMME”. (Lc. 24,13)

Anche nella nostra vita ci sono strade che vanno da Gerusalemme ad Emmaus, cioè ci sono momenti in cui prevale la delusione, lo scoraggiamento. Vorremmo abbandonare tutto, andarcene lontano. Intanto: a che cosa valgono i miei sforzi se non cambia nulla nella mia famiglia? Intanto: ho pregato, ho chiesto, ma quale è stato il risultato? Intanto: ho sperato, ho creduto e ... a che cosa è servito?

E poi, diciamocelo chiaro, certe volte sembra più facile compassionare sotto la croce che gioire della risurrezione, sembra più facile rimuginare sui nostri guai che guardare negli occhi la speranza e la vita che ci camminano accanto. Eppure qualcosa sta cambiando, fremendo anche nel cuore di questi discepoli: è il seme della Parola di Gesù che preme dentro, non hanno ancora capito ma fanno l’unica cosa necessaria: chiedono a quello strano pellegrino di rimanere con loro. Anche noi non abbiamo ancora capito, anche noi forse guardiamo più in basso che in alto, pensiamo più ai nostri guai che alla speranza di un Dio vivo che ci chiama all’eternità. Se però lasciamo che il seme della sua parola entri in noi, se “invitiamo” Gesù a fermarsi in casa nostra anche noi faremo l’esperienza del suo amore “spezzato” con noi e questo non potrà fare a meno di far prorompere la vera felicità nei cuori e mettere ali ai piedi per annunciare una gioia diventata incontenibile.

 

 

GIOVEDI’ 25 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI IL VIVENTE PER SEMPRE.

 

HANNO DETTO: Quando il lavoro impregna i vestiti degli umili, guardati attorno e vedrai che gli angeli raccolgono le gocce di sudore come se raccogliessero brillanti. (Elder Camara)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio può tutto, tranne costringere l'uomo ad amarlo. (Massima patristica)

UN ANEDDOTO: Entrando nella basilica di San Domenico a Siena, non si può non restare estasiati di fronte alle bellissime vetrate, che colpiscono come uno «scoppio di luce». Tutte figure religiose, Cristo, la Madonna col Bambino, Santa Caterina, San Domenico, opera di un artista, Bruno Cassinari, che si riconosceva «in quelli che cercano», anche se non si annovera tra i credenti in senso stretto. - Sono uno che ama andare in chiesa - raccontò il pittore. - Magari in giro per la città, una città qualsiasi, entro in una chiesa, e subito mi sento in un altro mondo e allo stesso tempo mi sembra di essere a casa mia, perfettamente libero. Non c'è che la chiesa che sappia farmi sentire tanto a casa mia.

Parola di Dio: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo   Lc 24, 35-48 

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

“STUPITI E SPAVENTATI CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”. (Lc. 24,37)

Una buona notizia, di solito, non spaventa, può però essere talmente strabiliante da suscitare stupore, meraviglia, timore. È quello che succede agli apostoli. Da una parte hanno avuto fiducia in Gesù credendo alle sue parole, ma l’impatto con sua condanna religiosa e civile, con l’apparente insuccesso del suo Regno, con la morte in croce, con il proprio tradimento e abbandono, li rendono vulnerabili. Vorrebbero che la risurrezione fosse vera, che le parole delle donne non fossero frutto di esaltazione, che la tomba vuota non fosse un estremo insulto al loro maestro, che quei due discepoli tornati di corsa da Emmaus non fossero visionari invasati: “Come sarebbe bello se tutto fosse vero!”

E poi appare Gesù… e la gioia si mischia al timore: “Sarà proprio Lui o il fantasma delle nostre paure e dei nostri desideri?”

Nella mia piccola esperienza personale e in quella di parecchie altre persone incontrate, mi sono reso conto che gioire pienamente è spesso difficile, non solo perché la gioia vera è rara, ma anche perché spesso noi non sappiamo gustarla. La gioia la si desidera, la si cerca e, quando la si trova, spesso siamo noi stessi ad impedirci di viverla in pieno: ci pare impossibile averla trovata, abbiamo paura di perderla nuovamente, ce ne sentiamo indegni. Anche nella fede abbiamo spesso paura di gioire. Quasi preferiamo (almeno inconsciamente) la religione delle sofferenze qui, per la gioia poi dopo, la religione delle paure a quella dell’amore. Stentiamo a credere nella misericordia immensa di Dio nei nostri confronti, preferiamo rifugiarci in norme e leggi che ci garantiscano un Dio sicuro piuttosto di fidarci di un Cristo che ci spinge a mete ed avventure sempre nuove. Gesù non si spaventa di questi dubbi, ma ci rincuora dicendo: “Toccatemi!” e “Mangiate con me”. Sembra suggerirci: Guarda che io sono vivo nella tua storia, nelle persone che incontri. Toccami in chi opera il bene, in chi soffre. Mangia alla mia mensa e non avere paura, lascia che la meraviglia si espanda nel tuo cuore, non temere di gioire. Anzi, mentre ti mando nel mondo, sia proprio la tua gioia nella mia buona notizia, a renderti vero testimone di me”.

 

 

VENERDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DEL TUO AMORE IMMENSO.

 

HANNO DETTO: Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione. (Giovannino Guareschi)

SAGGEZZA POPOLARE: Un buon cavallo non può montare due selle: un lavoratore coscienzioso non cerca di portare avanti due lavori nello stesso tempo. (Proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: Prima di addormentarsi nell' eterna pace, il santo Curato d'Ars aveva detto: «Morendo, noi compiamo una restituzione. Restituiamo alla terra quel che ci ha dato. Un pizzico di polvere grossa come una noce: ecco quel che diventeremo. Abbiamo proprio di che insuperbirci!».

Parola di Dio: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo   Gv 21 1-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore

 

ALLORA QUEL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA DISSE A PIETRO: «È IL SIGNORE!».

Molte volte ci domandiamo perché Dio permette di andare per certe strade e affrontare situazioni tanto difficili. Ma Dio sa che quando Egli mette queste cose nel Suo ordine divino, tutto opera per il bene! Dobbiamo soltanto confidare in Lui e a lungo andare tutto insieme formerà qualcosa di meraviglioso. Dio è pazzo di te! Se Dio avesse un frigo, metterebbe il tuo ritratto sulla porta! Se avesse un portamonete, la tua foto sarebbe lì. T’invia fiori a ogni primavera e il sole sorge per te ogni mattino. Quando desideri parlare, Egli ti ascolta. Poteva vivere in qualunque parte dell’universo e ha scelto di vivere nel tuo cuore. E cosa ti sembra il regalo di Natale che t’inviò a Betlemme? E che dire di quel venerdì sul Calvario e la domenica di Risurrezione? Credilo, è pazzo di te. Ti ama veramente. Piangi tutto quello che necessita piangere. Egli asciugherà le tue lacrime. Egli ti darà un altro giorno per ridere di quello che un giorno ti ha fatto piangere, solo spera e soprattutto abbi fede, Dio ti benedica.

 

 

SABATO 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU MI HAI AMATO PER PRIMO.

 

HANNO DETTO: Gli uomini saggi sono sempre veritieri nel pensiero, nella condotta e nei discorsi: non dicono tutto quello che pensano, ma pensano tutto quello che dicono. (Lessing)

SAGGEZZA POPOLARE: Alle lacrime di un erede, è ben matto chi ci crede.

UN ANEDDOTO: Il famoso predicatore padre Agostino da Montefeltro, mentre un pomeriggio passeggiava nel chiostro di un convento, incontrò un giovane novizio. Si misero a discorrere e il padre apprese che il giovane amava lo studio e desiderava potersi dedicare un giorno proprio alla predicazione. Ad un certo punto della conversazione, dopo alcuni attimi di silenzio, il fraticello chiese: - Padre, qual è la peggior cosa che le è capitata in tutti questi anni dediti alla predicazione?

- La seconda è di annoiarmi - replicò il sacerdote - la prima è di essere noioso.

Parola di Dio: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo   Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore

 

“GESÙ APPARVE PRIMA A MARIA DI MÀGDALA”.

Chissà se gli apostoli, a cose avvenute, non hanno avuto un po’ di invidia per questa prima apparizione del Risorto: “E come, siamo noi i dodici, i rappresentanti delle tribù di Israele, gli scelti; noi, la Chiesa gerarchica garante della verità e Gesù va apparire ad una donna e neanche dalla reputazione troppo pulita!”. Ma se questa idea è entrata nella loro mente si saranno anche detti: “Ma chi ha amato veramente? Dove eravamo noi quando Gesù è stato messo in croce?”.

Ancora una volta, anche nell’annuncio della risurrezione prevale la logica del Vangelo, la logica dell’amore contro quella della potenza. Gesù non si serve di chi strombazza parole, ma di chi sa amare sul serio, perché colui che ama gioisce talmente che, pieno di gioia, non può tenersela per sé ma la porta agli altri.

 

 

DOMENICA 28 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

MIO SIGNORE E MIO DIO!

 

HANNO DETTO: L'invidia è mille volte più terribile della fame, perché è una fame interiore. (A. de Unamuno)

SAGGEZZA POPOLARE: Se noi lavoriamo, Dio riesce.

UN ANEDDOTO: Nei pressi di una moschea un giovane mendicante cantava con voce mirabile un inno ad Allah. Passò uno sceicco e si fermò ad ascoltare quel canto dolcissimo. Terminata la canzone, il giovane tese la mano verso il ricco signore che era rimasto impassibile di fronte a lui e Io implorò: - Per amore di Allah, ti prego, fammi la carità! Lo sceicco cui era morta la moglie da pochi giorni non si dava pace per il dolore della perdita. Avendo abbandonato la fede, rispose al mendicante: — Non per amore di Allah. ma per amore del tuo bel canto ti faccio l’elemosina! Così dicendo, gli fece scivolare in grembo alcune monete d’oro. Ma il mendicante, udendo quelle parole, gli disse: - Come puoi, fratello, apprezzare questo canto in lode di Allah, se non ami il Signore? Come puoi capire questo inno, se non credi in Lui? La mia voce non è forse la Sua voce? — e scostando da sé la coperta sulla quale era caduto il denaro, gli intimò: — Riprenditi i tuoi soldi! Lo sceicco si chinò per raccoglierli e vide che il giovane era completamente senza gambe. - Come avrei potuto vivere senza di Lui? Senza la speranza in Lui? — disse ancora il giovane. Il ricco signore si allontanò col cuore in tumulto senza aprir bocca, ma, fatti pochi passi, si accorse che stava cantando anche lui l’inno di lode ad Allah.

Parola di Dio: At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11a.12-13.17-19; Gv 20,19-31

 

Vangelo   Gv 20, 19-31 

Dal vangelo secondo Giovanni  

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

"TOMMASO, UNO DEI DODICI, CHIAMATO DIDIMO...".

S. Giovanni nel suo vangelo ci dice che Tommaso aveva un soprannome: Didimo, che significa "Gemello". La tradizione vuole che fosse chiamato così perché assomigliava molto a Gesù, ma penso che Giovanni con questa indicazione volesse ricordare che chi vuol essere apostolo, deve essere "gemello", somigliante a Gesù. Ciò non toglie che Tommaso abbia le sue debolezze, abbia un cammino di fede da fare prima di arrivare ad abbandonarsi totalmente al Risorto dicendo: "Mio Signore e mio Dio" Il Signore non vuole che il credente perda la sua identità, ma invita ciascuno di noi a "diventargli somigliante". Davanti a certi santi di ieri e di oggi è facile dire: "E' stato come Gesù"; chissà se chi mi vede sul lavoro, in casa può dire: "Quel cristiano nel suo modo di agire, di pensare somiglia a Gesù"?

 

 

LUNEDI’ 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

TI BENEDICO, PADRE...

 

HANNO DETTO: L'unica vera saggezza che possiamo sperare di acquistare è la saggezza dell'umiltà (S. Eliot)  

SAGGEZZA POPOLARE: Da legno vecchio si fan cucchiai nuovi.

UN ANEDDOTO: Un giorno un giornalista rivolse a Michel Quoist questa domanda: - Secondo lei qual è il difetto più grande dell'uomo moderno? - L'uomo moderno è travolto dalla fretta. Non ha più tempo. Non si ferma mai. Mentre il segreto della felicità è sapersi fermare.

Parola di Dio: 1Gv 1,5-22; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“TI BENEDICO, O PADRE, PERCHÈ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”.

Gesù ne ha fatto l’esperienza: ha predicato agli scribi, ai farisei, ai sommi sacerdoti e che cosa ne ha ottenuto? Non solo non hanno accolte il regno ma si sono coalizzati per ucciderlo, Gesù ha guardato con amore un uomo che si era arrampicato su una pianta, Zaccheo e questi si è convertito; ha detto una parola di amore e di perdono ad una peccatrice ed essa lo ha seguito per sempre. Il frutto più bello della sua vita è un ladro, crocifisso che lo riconosce e gli chiede di ricordarsi di lui. Anche gli apostoli ne hanno fatto l’esperienza: perseguitati dai loro capi dell’ebraismo trovano accoglienza e conversione da parte dei pagani. E anche oggi continua questa esperienza: vale di più un sorriso tenero e vero di chi si china con amore al letto di un malato o la melliflua benedizione di qualche prelato bottonato di rosso che “nel nome del Regno” gioca con astuzie politiche per ottenere il suo successo personale? “Ti benedico, o Signore, per la semplicità dei bambini che sanno ancora dirti ‘ti voglio bene’. Ti benedico, o Signore, per quel barbone che piangendo mi ha consegnato il coltello comprato per farsi fuori solo perché ha capito che ‘Dio non vuole’. Ti benedico, o Signore, per quei due anziani che, acciaccati dalla vita, sanno ancora volersi bene e cercano di fare del bene agli altri.

Ti benedico... (prova a continuare tu).

 

 

MARTEDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, SIGNORE, L'UMILTA' DEL CUORE.

 

HANNO DETTO: Vuoi essere e più saggio e più giusto? Spalanca meno gli occhi sui difetti altrui, ed aprili di più sui tuoi (G. Leopardi)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi non ha voglia di lavorare perde l'ago e il ditale.

UN ANEDDOTO: Spesso anche in ambito religioso certe “tradizioni” dimenticano i motivi della loro creazione: Due coinquiline a casa stanno friggendo i wurstel. Colei che frigge, prende il wurstel, taglia entrambe le estremità e mette in padella. L'altra chiede: - Senti, perché li stai tagliando da entrambi i lati? Quella che sta cucinando risponde: - Non ne ho idea; mia mamma fa sempre in questo modo. Arriva il fine settimana, la ragazza va a visitare la famiglia e ad un certo punto chiede alla mamma: - Mamma, perché quando friggi i wurstel tagli sempre entrambi i lati? - Non saprei, ma la nonna faceva sempre così. Alla fine la ragazza fa la stessa domanda alla nonna e salta fuori che si tratta di una tradizione della famiglia in quanto anche la bis nonna (che ora sta in una casa di riposo) tagliava le estremità prima di friggere! Il giorno successivo l'eroina di questa nostra storia si reca a trovare la bis nonna portandole dei fiori e, con tanta pazienza ad un certo punto chiede alla bis nonna, felicissima di avere delle visite: - Nonnina, per quale ragione prima di friggere i wurstel bisogna rimuovere le estremità? - Scusa, ma ancora oggi non avete comprato una padella più grande?

Parola di Dio: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo   Gv 3,7b-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore

“TU SEI MAESTRO IN ISRAELE E NON SAI QUESTE COSE?”.

Nicodemo è un personaggio del Vangelo che mi è sempre piaciuto. È un notabile, un capo dei giudei, è uno legato alla Legge, alla Tradizione, ma anche uno che vuol pensare con la sua testa, non si accontenta del sentito dire a riguardo di Gesù e, anche se di notte (forse per non farsi vedere dagli altri), va a confrontarsi con questo Maestro. E Gesù lo apprezza ma non gli fa nessun sconto, anzi proprio perché Nicodemo è uno che ha avuto la fortuna di studiare deve essere anche uno che non solo ha acquistato l’intelligenza, la conoscenza delle cose, ma uno che ha maturato la sapienza.

Per essere “Maestri di Israele” o Maestri della fede, della preghiera, della Chiesa, non basta aver studiato, sapere un sacco di Teologia, di ascetica o di quelle altre grosse parole che spesso invece di far accogliere meglio il Vangelo lo nascondono, non basta neppur aver acquistato un qualche grado nella scala gerarchica della Chiesa per essere al sicuro sia da un punto di vista intellettuale che vitale della salvezza. Gesù invita Nicodemo all’umiltà e alla ricerca vera. Gesù in fondo sembra dire a me e a voi: “Anche se hai studiato un po’ di Bibbia , anche se credi di sapere tutto di fede e di religione, anche se vai a Messa ogni domenica… se non cerchi la vera Sapienza, se non ti lasci guidare dallo Spirito Santo, se non metti Me e l’uomo al primo posto, sarai magari un maestro di fede, ma non un uomo di fede, sarai magari uno che dice preghiere, ma non un uomo di preghiera, potrai addirittura essere un religioso ma rischi di essere ateo se non hai Dio nel cuore”.

     
     
 

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