Archivio

 
     
     

SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://digilander.libero.it/don_franco_web

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2019

 

VENERDI’ 1° MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, LE NOSTRE FAMIGLIE E AIUTA IN PARTICOLARE COLORO CHE SONO IN DIFFICOLTA'.

 

HANNO DETTO: Non permettiamo mai che il nostro cuore si faccia schiavo di qualcuno, ma solo di Colui che lo acquistò con il suo sangue. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: I più grossi temporali si sfogano prima.

UN ANEDDOTO: A proposito di lavoro che cosa ne pensate di queste affermazioni?

·         Lavorate, lavorate, così il vostro datore di lavoro sarà fatto cavaliere del lavoro.

·         Il lavoro è cosa buona, non essere egoista, lascialo agli altri!

·         L'uomo che lavora perde un sacco di tempo prezioso.

·         Ogni lavoro porta con sé la sua misteriosa ricompensa.

·         Come la fede è la ginnastica dell'anima, così il lavoro è la ginnastica del corpo.

PAROLA DI DIO: Sir 6,5-17; Sal 118; Mc 10,1-12

 

Vangelo   Mc 10, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Parola del Signore

 

“DUNQUE L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO”

Davanti all’idea di matrimonio ci possono essere atteggiamenti molto diversi. Da chi la sfugge, e le scuse possono essere mille (“Con la precarietà del lavoro come puoi pensare ad una famiglia?”. “Matrimonio sa di legame: è molto più semplice mettersi insieme e andare avanti finché dura”. “Perché un mondo chiuso quando tutto può essere tuo?”) a chi invece lo sogna, ed anche qui con sfumature molto diverse dal sentimento del compimento del grande amore, fino al desiderio di trovare una propria stabilità o un proprio nido. Gesù ci ricorda che il matrimonio è una cosa seria, che è voluto da Dio, che è il compimento dell’amore che è dono e che crea, che nel matrimonio si compie l’opera di Dio divenendo anche noi capaci di amare come Lui e di donare come Lui. Certo, questa non è solo poesia. In un tipo di amore come questo bisogna anche saper accettare la prova, la sofferenza, il sacrificio. Certo, non sempre sono rose e fiori, ma se ami davvero non scappi alle prime difficoltà. Non sta a noi giudicare le situazioni di difficoltà ed anche di rottura di cui spesso siamo testimoni, però sta a noi affermare i valori della famiglia.

 

 

SABATO 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, HO BISOGNO DI TUTTO, HO BISOGNO DI TE!

 

HANNO DETTO: Il perdono, più che saldare un conto col passato, ne apre uno col futuro. (A. Pronzato)

SAGGEZZA POPOLARE: Il baco da seta tesse il suo bozzolo e vi rimane dentro, imprigionato; il ragno tesse la sua tela e ne rimane fuori, libero.

UN ANEDDOTO: Come si affrontano e magari si cerca di risolvere i problemi?

Patrizia era una fanciulla molto carina il cui unico desiderio era di contemplarsi allo specchio. Gli voleva tanto bene che questo era diventato il suo confidente e ad esso raccontava tutti i suoi problemi e i suoi capricci. La fanciulla era molto vanitosa e si preoccupava soltanto di essere all’ultima moda. Le interessavano i tessuti, i loro colori, i cappelli e i vestiti. La ragazza, tenendo sempre alla bellezza, mostrava allo specchio tutti i suoi vestiti e se uno non gli piaceva, lo metteva subito da parte. Un giorno Patrizia si svegliò con un leggero bruciore al naso; si alzò molto preoccupata e corse dall’amico specchio per farsi esaminare il viso. L’inseparabile amico le avrebbe mostrato cosa stava succedendo.

Quando la ragazzina si contemplò allo specchio, l’amico fedele le mostrò il bel nasino deturpato da un gran foruncolo rosso. Tutto il viso ne era imbruttito. Come sempre, lo specchio diceva la verità a Patrizia. Quel foruncolo inopportuno era impossibile nasconderlo e brillava come lo "Stop" di un’auto in frenata. Patrizia si offese per quello che le aveva detto lo specchio. Sperava che il suo amico l’avrebbe rassicurata sul fatto che niente poteva alterare la bellezza del suo viso. Furiosa, la ragazzina vanitosa decise di non consultare mai più l’amico specchio e lo buttò nel cestino della carta straccia.

PAROLA DI DIO: Sir 17,1-13; Sal 102; Mc 10,13-16

 

Vangelo   Mc 10, 13-16

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro. Parola del Signore

 

“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME E NON GLIELO IMPEDITE: A CHI I COME LORO APPARTIENE IL REGNO DI DIO”.

Una certa visione romantica ci ha fatto vedere in questo episodio l’esaltazione dei bambini. Non è così: Gesù sa che i bambini in certi momenti possono anche essere difficili, petulanti, indisponenti, ma Gesù li pone ad esempio perché spesso nella società non sono proprio considerati, infatti: non hanno voto, non hanno partito, non hanno sindacato, non hanno soldi né voce pubblica. Gesù prende allora le mosse, proprio da questa situazione per ricordarci che nel suo regno c’è posto solo per chi si sente piccolo, bisognoso di tutto, per chi si sente povertà assoluta e pura capacità di ricevere, per chi guida il suo enorme bisogno d’amore a un Dio che essendo amore può colmare in modo totale questa esigenza.

 

 

DOMENICA 3 MARZO: 8^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLI, SIGNORE IL BENE E PERDONA IL MALE DELLA MIA VITA.

 

HANNO DETTO: Perdonare è spesso più facile che chiedere perdono. (M. Daddy)

SAGGEZZA POPOLARE: Se mantieni la calma in un momento d'ira risparmierai cento giorni di dolore. (Proverbio cinese)

UN ANEDDOTO: Una signora anziana, guardandosi allo specchio, dice: “La Provvidenza è davvero piena di riguardi, quando le rughe si infittiscono, la nostra vista s'indebolisce…”.

PAROLA DI DIO: Sir 27,5-8; Sal 91; 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45

 

Vangelo Lc 6,39-45

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire a tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello. Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.  L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore». Parola del Signore

 

"L'UOMO BUONO TRAE FUORI IL BENE DAL BUON TESORO DEL SUO CUORE; L'UOMO CATTIVO, DAL SUO CATTIVO TESORO TRAE FUORI IL MALE: PERCHE' LA BOCCA PARLA DALLA PIENEZZA DEL CUORE".

Guardando i frutti che produco sono l'uomo buono o l'uomo cattivo? Questo non per arrivare alla conclusione di dire: "Io sono a posto perché i miei frutti sono buoni, quindi non ho bisogno di conversione", e neppure per arrivare ad altrettanti modi ipocriti che fanno vedere in noi solo la presenza del male. Mi interrogo sui frutti. Quali sono i frutti della mia vita? Anzitutto ne ho portati? Se, per ipotesi, si potesse cancellare la mia esistenza la vita di qualcuno sarebbe cambiata?

Poi la qualità dei frutti: giunto a questo punto della mia vita, qualcuno, incontrandomi, vedendomi agire, è diventato migliore o peggiore? Qualcuno per causa mia ha amato di più Gesù o, proprio per causa mia, si è allontanato da Lui? Se oggi dovessi morire, che cosa lascerei a questo mondo: un po' più di giustizia o un po' più di divisione?

Se avete provato a rispondere a queste domande o ad altre simili che vi saranno venute in mente, penso avrete notato com'è difficile stabilire con esattezza i confini tra il bene e il male, il frutto totalmente buono e quello totalmente velenoso. Si stabilisce la direzione di marcia ma poi nel buono a volte c'è anche l'amaro e a volte certi veleni in dosi appropriate servono per guarire. Credo, allora sia importante puntare verso il bene, verso Gesù e poi continuamente correggere la meta contando soprattutto sulla grande misericordia di Dio.

 

 

LUNEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

HANNO DETTO: Se vuoi essere tutto non cercare di voler essere qualcosa. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando si è parlato molto, si è detto sempre qualche cosa che sarebbe stato meglio tacere.

UN ANEDDOTO: Anche per molti cristiani la messa è solo un “buona abitudine, un tenersi buono Dio.

Dove vai, mamma? A messa. E cosa si fa a messa? Ci si siede, ci s’inginocchia, si dà un’offerta... Ma allora perché ci vai?

PAROLA DI DIO: Sir 17,20-28; Sal 31; Mc 10,17-27

 

Vangelo   Mc 10, 17-27

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Parola del Signore

 

"ALLORA GESÙ FISSÒ LO SGUARDO SU DI LUI E LO AMÒ "

Lo sguardo di Gesù insegna tante cose. Nello scorrere dei giorni spesso ci sentiamo la vita sfuggire come se non fosse nostra, vorremmo sempre essere padroni, possessori del nostro tempo, vorremmo riempirlo di cose nostre, progettarlo e realizzarlo per noi, ma esso passa, ci macina e spesso resta il vuoto. Gesù ha vissuto pienamente i suoi tre anni di vita pubblica perché ha riempito il suo tempo non di sé stesso ma di rapporto con gli altri. Il suo sguardo era talmente profondo che gli apostoli lo seguono, la gente si sente attratta da Lui. E Gesù ascolta e guarda tutti con amore.

Darò un vero senso al mio tempo quando la smetterò di volerlo possedere, ma quando guardando a fondo nel cuore delle persone che incontro saprò usare il tempo per delle relazioni profonde. In fondo, l'amore è la sola cosa che riempia, la sola realtà.

 

 

MARTEDI' 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE PADRE, PERCHE' ATTRAVERSO GESU' CI FAI PARTECIPI DELLA TUA MISERICORDIA.

 

HANNO DETTO: L'unica sconfitta nella nostra vita è cedere alle difficoltà, anzi l'abbandono della lotta. (Giacomo Alberione)

SAGGEZZA POPOLARE: Se non alzi gli occhi crederai di essere nel punto più alto.

UN ANEDDOTO: Due amici si ritrovarono dopo una lunga separazione. Uno era diventato ricco, l'altro era povero. Mangiarono insieme, e rievocarono i ricordi comuni. Poi il povero si addormentò. L'amico, colmo di compassione, prima di partire gli fece scivolare in tasca un grosso diamante di valore inestimabile. Ma al risveglio il povero non trovò quel tesoro e continuò la vita di sempre. Un anno dopo le circostanze fecero nuovamente incontrare i due amici. "Dimmi, perché", disse il ricco all'amico, vedendo che era ancora in miseria, "non hai trovato il tesoro che ti avevo messo in tasca?" Ogni incontro tra persone è un'esperienza simile. Ogni uomo o donna che vivono con noi ci regalano tesori preziosi. Il più delle volte però non ce ne accorgiamo.

PAROLA DI DIO: Sir 35,1-15; Sal 49; Mc 10,28-31

 

Vangelo   Mc 10, 28-31

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». Parola del Signore

 

“ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”.

Spesso noi con Dio usiamo la tattica del ragioniere. “Signore ho fatto una buona azione, che cosa mi dai in premio?”, “ho detto tre rosari dunque non sei giusto se non mi fai quella grazia”,” ho detto quella particolare preghiera, trecento giorni in meno di purgatorio”. Ma, grazie a Lui, non funziona così. Se ho fatto una buona azione dovrei essere felice di averla fatta; i rosari li dico non per comprare Dio ma per stare con Lui attraverso Maria e quella preghiera certamente mi dà perdono e serenità se l'ho fatta col cuore, ma non contrattiamo con il Signore! Se Lui facesse così con noi i nostri conti sarebbero stabilmente in rosso. L'amore è lontano dal calcolo. Una madre vera ama il figlio sia che sia buono sia che sia diverso dalle sue aspettative. Dio mi ama anche quando “sono cattivo”, non per questo approva il mio agire, ma mi incoraggia con il suo amore.

 

 

MERCOLEDI' 6 MARZO: LE CENERI

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE ASCOLTA, PADRE PERDONA, FA' CHE VEDIAMO IL TUO AMORE.

 

HANNO DETTO: Quanti delitti commessi semplicemente perché i loro autori non potevano sopportare di aver torto. (Albert Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: Se chiuderete la porta ad ogni errore, anche la verità resterà fuori.

UN ANEDDOTO: Un re del tempo antico aveva un ministro molto saggio che, qualunque cosa accadesse, sentenziava: “Ciò che Dio vuole è per il meglio!" Questa esclamazione non sempre riscuoteva l'approvazione del re che non aveva la stessa fede in Dio del suo saggio ministro. Una volta il re rimase ferito in battaglia e anche in quell'occasione il ministro sentenziò, come sempre: “Ciò che Dio vuole è per il meglio!" Questa volta il re andò su tutte le furie: come osava il ministro dire una cosa di questo genere, che cosa ci poteva mai essere di buono per lui nell'esser stato ferito? E così fece imprigionare il ministro che accettò senza batter ciglio quell'ingiusta punizione con la solita esclamazione: "Ciò che Dio vuole è per il meglio!". Vinta la guerra il re tornò al suo passatempo preferito: la caccia. Proprio durante una battuta di caccia, mentre cavalcava nella foresta, alquanto lontano dal suo seguito, il re fu improvvisamente circondato da una banda di briganti, adoratori della dea Kalì, alla quale essi solevano offrire ogni anno un sacrificio umano. Destino volle che questa volta la vittima designata fosse il re stesso, che fu incatenato e portato nel tempio. Ma la vittima sacrificale deve essere fisicamente perfetta e non presentare menomazioni di sorta, perciò quando il sacerdote di Kalì si accorse della ferita del re, decretò che questi non era adatto a essere sacrificato e lo lasciò tornare libero al suo palazzo: quella ferita gli aveva salvato la vita! Il re si rese conto che il ministro aveva avuto ragione e lo fece immediatamente liberare e reintegrare nella sua carica. Quando il ministro fu alla sua presenza, il re gli raccontò l'accaduto e aggiunse:" La mia ferita è stata davvero per il meglio, perché grazie a essa sono sfuggito alla morte, ma che cosa ne hai guadagnato tu, che sei rimasto rinchiuso in prigione?". Il ministro rispose: "Maestà, se non fossi stato in prigione, sarei stato accanto a voi nella foresta; i banditi avrebbero catturato anche me e, dal momento che il mio corpo è intatto, avrebbero sacrificato me al vostro posto". Il re ammirò la saggezza del suo ministro e da allora lo tenne nella più alta considerazione. (Saggezza hindù)

PAROLA DI DIO: Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

Vangelo   Mt 6,1-6.16-18

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Parola del Signore

 

“TU, QUANDO DIGIUNI, PROFUMATI LA TESTA E LAVATI IL VOLTO”.

Iniziamo la Quaresima. È il tempo penitenziale in preparazione alla Pasqua. Ma oggi, nel nostro mondo, ha ancora senso parlare di penitenza? Dio ha bisogno delle nostre rinunce?

La penitenza a cui siamo invitati non è rinuncia per la rinuncia. È scoprire giorno per giorno che ci sono cose così importanti, così grandi, così costitutive della vita, per ottenere le quali vale la pena rinunciare ad altre. E quali rinunce fare per ottenere la fede gioiosa di Pasqua? Se la cosa è vista così ci rendiamo subito conto che la penitenza non è rinunciare al pane e salame il venerdì. Non sarà, invece, purificare il. nostro cuore dagli atteggiamenti negativi, frenare la nostra lingua da giudizi non caritatevoli, chiedere ai nostri occhi di non perdere tempo solo su immagini inutili e passeggere? sarà ritagliarsi il tempo della preghiera, prendere sul serio la condivisione con i poveri, imparare a gioire del bene che capita agli altri. Per vivere il tempo penitenziale non c’è bisogno di inventarsi penitenze e rinunce, basta puntare con serietà e verità alla Pasqua.

 

 

GIOVEDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO.

 

HANNO DETTO: Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala. (Flaubert)

SAGGEZZA POPOLARE: Come è facile trovare le proprie ragioni quando si ha torto.

UN ANEDDOTO: Proverbi per l'uomo dal mondo animale:

Trovò un gallo un diamante nel ruspare, lo gettò e disse: io non ne so che fare.

E meglio testa di lucertola che coda di drago.

L'elefante non sente il morso della pulce.

La scimmia è sempre scimmia, anche vestita di seta.

L'uccello mattiniero cattura il verme.

PAROLA DI DIO: Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

 

Vangelo   Lc 9, 22-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina sé stesso?». Parola del Signore

 

“CHI VUOLE SALVARE LA PROPRIA VITA, LA PERDERÀ, MA CHI PERDERÀ LA PROPRIA VITA PER CAUSA MIA, LA SALVERÀ “.

La ricchezza, la bellezza, l’intelligenza, la laurea, la casa… e tutto ciò che posso accumulare nel corso della mia esistenza, giungerà presto al suo termine.   Ciò che rimane della vita di una persona è solo l’amore. Allora perché, a volte, sento che la vita mi sta sfuggendo di mano?  Perché sento che passa tanto veloce e mi fa tristezza?

“Perché non stai vivendo ciò che sei chiamato a vivere!  Perché sei attaccato a quattro cose che oggi ci sono e domani no!  A che ti serve accumulare titoli, cose, “opere buone”, anche “amicizie”, impegni vari, se poi per questo non vivi? 

Se poi in un momento tutto può svanire? 

Su che cosa fondamenti la tua vita?”

Gesù, su che cosa la devo fondare? 

Proprio con la Parola di oggi Gesù ci risponde: non si tratta di perdere la vita fisica, questa inevitabilmente si perde, prima o poi, non si può optare.   Perdere la propria vita per causa di Cristo è individuare la menzogna, l’orgoglio, è vivere nella verità, è vivere secondo Cristo, con Lui. Gesù che significa, oggi, perdere la mia vita per te?   Che significa perderla per trovarla?

“Significa non attaccarti alle cose passeggere, non fondarti su ciò che è effimero, perché così ti ritroverai senza niente.  Perdere la tua vita per me è ritrovarla perché significa basarsi, alimentarsi, trasformarsi in ciò che non passa, in ciò (in Colui) che dura (vive) per sempre!”

 

 

VENERDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, GESU', LA NOSTRA PACE E LA NOSTRA VERA GIOIA.

 

HANNO DETTO: Tutti i beni mi sono stati donati a partire dal momento in cui non li ho più cercati. (S. Giovanni della Croce)

SAGGEZZA POPOLARE: Non troverà Gesù chi non cerca Maria, e chi cerca Maria troverà Gesù. (Sant'Annibale Maria Di Francia)

UN ANEDDOTO: Una volta il maestro era assorto in preghiera quando i suoi discepoli gli si avvicinarono e gli dissero: «Signore, insegnaci a pregare». Ed ecco come fece. Un giorno due uomini attraversavano un campo quando videro un toro inferocito. Subito si misero a correre verso la più vicina staccionata, inseguiti dall’animale, ma capirono subito che non avevano scampo. Allora uno dei due gridò all’altro: «E finita! Niente potrà salvarci. Presto di’ una preghiera!» E l’altro di rimando: «Non ho mai pregato in vita mia e non conosco preghiere adatte a quest’occasione». «Non importa. Il toro sta per raggiungerci, qualsiasi cosa andrà bene». «D’accordo, reciterò quello che diceva mio padre prima dei pasti: Ti rendiamo grazie, o Signore, per ciò che stiamo per prendere». (Anthony De Mello - La preghiera della rana - ed. Paoline)

PAROLA DI DIO: Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15

 

Vangelo   Mt 9, 14-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». Parola del Signore

 

“POSSONO, FORSE, GLI INVITATI ALLE NOZZE ESSERE IN LUTTO FINCHÈ LO SPOSO È CON LORO?”.

Gesù sta parlando di noi. Siamo noi gli invitati alle nozze, alla festa di Colui che per noi è morto e risorto. Se vai ad una festa, non ci vai col muso lungo, se no rovini la tua giornata e quella degli altri. Non si può ridurre il cristianesimo a una osservanza di norme o a un noioso succedersi di riti. Il cristianesimo è gioia, amore per la vita, liberazione, perdono, speranza. Non possiamo andare a Messa come se dovessimo pagare una tassa, non possiamo pregare solo perché è un dovere, non possiamo amare il prossimo solo perché se no, il Signore non ci manda in paradiso. Il cristiano che non vive la gioia della sua fede, che non trasmette serenità o speranza a questo nostro mondo, tradisce il Cristo e i suoi doni. E se è vero che non sempre la vita ci fa ridere, almeno la serenità di non saperci soli e il sorriso nella carità devono contrassegnare la nostra fede.

 

 

SABATO 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI O DIO LA TUA MISERICORDIA E PERDONA LE NOSTRE COLPE.

 

HANNO DETTO: Cura il tuo corpo come tempio di Dio, curalo, poiché deve risorgere e incontrarsi con Dio. (Isaia di Gaza)

SAGGEZZA POPOLARE: I numeri sono come le persone: torturali abbastanza ed essi ti diranno qualsiasi cosa.

UN ANEDDOTO: «A primavera un uccello in gabbia sa bene che c'è qualcosa a cui potrebbe servire, sente benissimo che ci sarebbe qualcosa da fare, ma non ci può far nulla, e cos'è questo? Non si ricorda bene, ha idee vaghe e dice: "Gli altri fanno i loro nidi e portano fuori i loro piccoli e li cibano" e poi sbatte il suo capino contro le grate della gabbia. Ma la gabbia resiste e l'uccello impazzisce dal dolore. "Guarda che fannullone", dice un altro uccello che passa lì davanti, "quello è un tipo che vive di rendita". Eppure il prigioniero continua a campare, non muore, fuori non appare nulla di quel che ha dentro, è in buona salute, e di tanto in tanto è allegro sotto i raggi del sole. Ma poi viene il tempo degli amori. Ondate di depressione. "Ma ha poi proprio tutto quel di cui ha bisogno?" dicono i bambini che si prendono cura di lui e della sua gabbietta. E lui sta appollaiato con lo sguardo proteso verso il cielo, dove sta minacciando un temporale, e dentro di sé sente ribellione per la sua sorte. "Me ne sto in gabbia, me ne sto in gabbia, e non mi manca niente, imbecilli! Ho tutto ciò di cui ho bisogno! Ma per piacere, libertà, lasciatemi essere un uccello come gli altri!". Così, talvolta, un uomo che non fa nulla assomiglia a un uccello che non fa nulla.» (Vincent Van Gogh)

PAROLA DI DIO: Is 58,9b-14; Sal 85; Lc 5,27-32

 

Vangelo   Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». Parola del Signore

 

“LO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI “.

Gesù ha una predilezione particolare per i peccatori. Questo non significa affatto che Gesù ami il peccato ma invece li ama perché sa che hanno bisogno di essere perdonati e guariti e perché sa anche che proprio per la loro debolezza e povertà sono particolarmente disponibili all’amore di Dio. C’è invece una categoria di persone che non riescono ad accogliere Gesù: sono coloro che presumendo di essere giusti non solo non sentono il bisogno di essere salvati ma si permettono di giudicare gli altri. Se ci pensiamo bene, e non solo attraverso ipocriti “mea culpa”, tutti siamo poveri, peccatori, estremamente bisognosi di Lui. Dio viene a cercarci, vuole salvarci ma se tu ti ritieni “a posto” o se sfuggi come potrà aiutarti?

 

 

DOMENICA 10 MARZO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', FAI SCORRERE ANCHE ATTRAVERSO ME I TUOI DONI PER TUTTI.

 

HANNO DETTO: La mia vita non è stata amara, perché ho saputo farmi gioia e dolcezza di tutte le amarezze. (S. Teresa di Lisieux)

SAGGEZZA POPOLARE: Un bimbo impiega due anni per imparare a parlare, un uomo impiega una vita per imparare a tacere.

UN ANEDDOTO: Karl Barth, il famoso teologo protestante, ricevette un giorno uno scrittore che era venuto a sottoporgli un suo profilo molto elogiativo.  Il grande teologo, ormai vecchio, fece finta di avere gli occhiali appannati e chiese al giovane di prestargli i suoi. Li inforcò, scorse qualche pagina e poi, amabilmente: - Questi occhiali non vanno mica bene – disse - Ingrandiscono troppo ...

PAROLA DI DIO: Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

 

Vangelo Lc 4,1-13

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Parola del Signore

 

“SE TU SEI FIGLIO DI DIO, DI’ A QUESTA PIETRA CHE DIVENTI PANE”

“Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. Cosa dice di male il diavolo a Gesù? Se ci facciamo attenzione gli propone qualcosa di assolutamente legittimo: ha fame, è alla fine del suo periodo di digiuno e preparazione (i quaranta giorni conclusi simbolo dei 40 anni nel deserto di Israele prima di entrare nella terra promessa), è figlio di Dio è può farlo (moltiplicherà poi i pani per cinquemila uomini). Cos'è che non quadra allora?

In fondo è semplice: tutte le proposte del diavolo, che pure potevano essere nella sua possibilità e nel suo diritto, mettevano Gesù al centro del suo "universo" e il resto era "usato" per sé.

La tentazione non sta tanto nelle cose buone o nelle cose cattive ma nel fatto che, buone e cattive, le "uso" per me, per il mio egoismo, per salvare me stesso e non per amare o, come dice Gesù, per servire ("Non sono venuto per essere servito ma per servire"). Infatti il brano delle tentazioni nel Vangelo di Luca si conclude con dicendo che "il diavolo si allontanò da Lui per tornare nel tempo fissato". E sarà poi sulla croce dove, non più dal demonio ma dalla folla, dai farisei da uno dei ladroni, sentirà nuovamente la triplice tentazione: "se tu sei il Figlio di Dio salva te stesso, scendi dalla croce e noi ti crederemo". Ma anche lì Gesù non cede, non "salva sé stesso" ma noi e per amore rimane sulla croce.

 

 

LUNEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

FA', O SIGNORE, CHE TI RICONOSCIAMO E SERVIAMO NEGLI ULTIMI.

 

HANNO DETTO: Colui il quale ha come suo consigliere solamente sé stesso è nelle mani di un pazzo. (Talleirand)

SAGGEZZA POPOLARE: Le azioni dell'uomo sono lo specchio dei suoi pensieri. 

UN ANEDDOTO: C’era un tempo un rabbino che la gente venerava come l’inviato di Dio. Non passava giorno senza che una folla di persone si assiepasse davanti alla sua porta in cerca di un consiglio o della sua guarigione e della benedizione del sant’uomo. E ogni volta che il rabbino parlava, la gente pendeva dalle sue labbra, facendo propria ogni parola che diceva. Fra i presenti c’era però un personaggio piuttosto antipatico, che non perdeva mai l’occasione per contraddire il maestro. Osservava le debolezze del rabbino e ne sbeffeggiava i difetti, con sgomento dei suoi discepoli, che cominciarono a vedere in lui l’incarnazione del diavolo. Un giorno però il «diavolo» si ammalò e morì.  Tutti tirarono un sospiro di sollievo. Di fuori apparivano compresi come si conveniva, ma nel loro cuore erano contenti perché quell’eretico irriverente non avrebbe mai più interrotto i discorsi ispirati del maestro e criticato il suo comportamento. La gente fu quindi sorpresa di vedere al funerale il maestro genuinamente affranto dal dolore. Quando più tardi un discepolo gli chiese se era addolorato per la sorte del morto, egli rispose: «No, no. Perché dovrei compiangere il nostro amico che è ora in cielo? E per me che sono triste. Quell’uomo era l’unico amico che avevo. Eccomi qui circondato da gente che mi venera. Lui era il solo che mi metteva alla prova; temo che senza di lui smetterò di crescere». E mentre diceva queste parole, il maestro scoppiò in lacrime. (Anthony de Mello – La preghiera della rana - ed. Paoline)

PAROLA DI DIO: Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46

 

 

Vangelo   Mt 25,31-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore

 

“QUANDO IL FIGLIO DELL’UOMO VERRA’ NELLA SUA GLORIA CON TUTTI I SUOI ANGELI, SI SIEDERA’ SUL TRONO DELLA SUA GLORIA”.

Il Vangelo di oggi ci mette davanti alla solenne conclusione della storia: il giudizio universale. Abituati a contemplare opere di grandi artisti (e chi non ha visto, almeno in fotografia, il giudizio universale di Michelangelo), i nostri occhi possono riempirsi della grandiosità della scena, della gioia dei beati, del terrore dei dannati. Per una volta lasciamo perdere l’effetto scenico e fermiamoci su alcuni particolari vitali per noi. Chi è il giudice?

È Gesù, Colui che si è fatto piccolo, debole per noi, Colui che è stato condannato dal tribunale delle religioni e da quello del potere umano. Questa volta è Lui, il condannato che diventa giudice, ma anche Colui che è morto perdonando. La materia su cui verte questo giudizio non è una sorpresa: la conosciamo già, si tratta del comandamento ‘nuovo’, quello dell’amore praticato in varie forme. Il giudice riconoscerà suoi coloro che nella vita sono stati capaci di riconoscerlo, quindi Gesù, oggi non è lontano, ma vicinissimo. Il vero nostro peccato è quello di passargli accanto distrattamente, senza riconoscerlo. Gesù ha i volti più comuni, più noti, Gesù si è identificato con ogni uomo sulla terra e noi spesso consideriamo gli altri o come potenziali nemici o persone di cui servirci, o gente anonima davanti alla quale tirar dritto. Se mi rendo conto di questo, comprendo allora che non devo aspettare la fine dei tempi per il giudizio universale, quello non sarà che la ratifica di quanto ho incontrato, scelto, amato oggi. Ma c’è un modo particolare, una traccia, per poter riconoscere Gesù e amarlo?

Ce lo ha indicato Gesù stesso facendoci comprendere che Lui si trova là dove sono i bisogni fondamentali dell’uomo: l’alimentazione (l’affamato e l’assetato), il riconoscimento sociale (il forestiero e l’ignudo), la salute (il malato), la libertà (il carcerato). Se sapremo vedere queste povertà coniugate nei più svariati modi nella storia del prossimo, se in questi campi ci daremo da fare per i nostri fratelli, avremo riconosciuto Cristo, avremo ‘conquistato’ il nostro giudice che, nella sua misericordia, ora e alla fine dei tempi non potrà che dire: “Venite benedetti del Padre mio e ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”.

 

 

MARTEDI' 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O CRISTO, HAI VINTO IL MALE!

 

HANNO DETTO: Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare. (Ortega y Gasset)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno è infallibile. Soprattutto chi si ritiene tale. 

UN ANEDDOTO: Lasciam parlare gli animali:

La Capra giovane mangia il sale e la vecchia, il sale e il sacco.

Chi accarezza la mula, buscherà calci.

Il fuoco fa saltar le vespe fuori dal vespaio.

E meglio un fringuello in mano che un tordo da lontano.

PAROLA DI DIO: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

Vangelo   Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore

 

"LIBERACI DAL MALE".

Il Padre Nostro mette in evidenza questo personaggio. 'il male, il maligno". Durante gli anni gli uomini hanno raffigurato il maligno nei modi più mostruosi: una galleria raccapricciante di draghi, mostri, membra deformi, ghigni orrendi. Il Maligno, però, normalmente, circola indisturbato adottando maschere allettanti. Quelle spaventose le lascia, divertito, sui cornicioni delle basiliche. Abbiamo bisogno di individuare i mostri quaggiù, tanto più pericolosi in quanto non sembrano mostri, anzi hanno un volto, una voce, assolutamente normali. E ci fanno proposte del tutto sensate, ragionevoli, vantaggiose per noi. Non possiamo illuderci di combattere con l'Avversario sul terreno dell'astuzia. Lo possiamo affrontare, o meglio ancora scansare, unicamente percorrendo la strada della prudenza. Abituati come siamo a spaventarci per i mostri scolpiti nella pietra, abbiamo disimparato ad aver paura di quelli che portano una faccia rassicurante. L'arte del demonio consiste non soltanto nell'avere una faccia qualunque (o, addirittura, nel non avere volto), ma nel persuaderci ad acquistare una faccia qualunque. Il Maligno non usa strappare con gli artigli dal nostro volto i segni dell'immagine e della somiglianza, ma preferisce cancellarli, a poco a poco, con il piumino soffice, carezzevole della normalità.

 

 

MERCOLEDI' 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO MI PARLA DEL TUO AMORE, DIO AMANTE DELLA VITA.

 

HANNO DETTO: Che cosa diventa un presuntuoso, privo della sua presunzione? Provatevi a levar le ali a una farfalla: non resta che un verme. (Nicolas Chamfort )

SAGGEZZA POPOLARE: «Buon marinaio è quello capace di tirarsi fuori dai guai. Vero marinaio è quello che nei guai non ci si mette.» (Tradizione nautica)

UN ANEDDOTO: Quando il predicatore tornò sul tema della buona novella, un uomo lo interruppe: «Che razza di buona novella è», domandò, «se è così facile andare all'inferno e tanto difficile entrare in paradiso?». Il Paradiso è solo questione di misericordia.

PAROLA DI DIO: Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

Vangelo   Lc 11, 29-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore

 

“QUESTA GENERAZIONE CERCA UN SEGNO”.

È facile paragonare la vita ad un viaggio.

Quando cammini ed hai tanto tempo per pensare, ecco che ti passano tante cose per la testa: ricordi ma anche speranze… “E se Dio mi apparisse, se Gesù si mettesse a camminare con me come ha fatto con i discepoli di Emmaus, oppure mi facesse vedere la sua potenza come a Saulo sulla via di Damasco…?”.

E chiediamo a Dio dei segni, indicazioni precise, mappe dettagliate, regole sicure. Poi rialzi la testa e vedi che cammini da solo sul ciglio di una strada mentre sfrecciano accanto a te le macchine del progresso, del potere, della ricchezza, del successo. Tanta carne in scatola che corre come formiche impazzite davanti al formicaio distrutto da una pedata del bambino dispettoso. Dacci un segno!

Ma, apri gli occhi e vedi quanti segni sono dati! Dice il libro del Siracide: “Il sole mentre appare nel suo sorgere dice: “Che meraviglia è l’opera dell’Altissimo”; ti parla l’erba al ciglio della strada meravigliosa nel suo crescere e piena di polvere, ti parlano le piante come i grattacieli, ti parla la storia degli uomini, il ritmo dei tuoi passi come il battere del tuo cuore ha qualcosa da gridarti; persino nei giornali o alla TV puoi trovare i segni di Dio. Ma se fosse anche Dio a dirti: “Dammi un segno!”?  “Dammi un segno del fatto che hai capito che ti voglio bene”.

 

 

GIOVEDI’ 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IO CHIEDO. TU DAMMI CIO' CHE IL TUO AMORE PREVEDE PER ME.

 

HANNO DETTO: Se prendi un cane che muore di fame e lo ingrassi, non ti morderà, è questa la differenza principale fra un cane e un uomo. [Mark Twain (1835 - 1910) Scrittore statunitense] 

SAGGEZZA POPOLARE Spesso abbiamo paura che le nostre offerte non abbiano un buon fine. Un nuovo prete arriva in parrocchia a San Rocco.  Entra in chiesa e finita la messa dice: "Cari fratelli come vedete il tetto della nostra chiesa sta cadendo a pezzi, così distribuirò delle buste dove vi invito a mettere una offerta così se donerete abbastanza soldi potremo ristrutturare la casa del Signore" Due settimane dopo il sacerdote annuncia: grazie alle vostre offerte abbiamo potuto comperare due catini in modo che se piove non si bagni il pavimento.

PAROLA DI DIO: Est 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

 

Vangelo   Mt 7, 7-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO; CERCATE E TROVERETE; BUSSATE E VI SARA’ APERTO”

Gesù ci insegna la preghiera di domanda. Questo tipo di preghiera si presta a tante interpretazioni diverse e qualche volta anche contraddittorie fra loro. Per molti cristiani la preghiera di domanda è l’unica preghiera conosciuta. Per qualcuno è usare Dio per i propri fini: “Dio deve ascoltarmi ed esaudirmi!”.

Per altri poi, questa preghiera è una specie di 118: scatta la necessità e Dio deve funzionare subito e bene nei momenti di emergenza, nei casi tragici. Altri, poi, dopo aver constatato che le loro richieste non sono state esaudite secondo i propri gusti, finiscono per abbandonare la pratica della preghiera.

C’è poi anche chi dice che questo tipo di preghiera non serve in quanto Dio sa già tutto. Nella vita noi abbiamo bisogno di tutto, siamo mendicanti, interdipendenti in tutto e per tutto con gli altri e con le cose. L’operaio per sostenere la sua famiglia ha bisogno di lavoro e lo cerca bussando a tante porte, l’intellettuale ha bisogno del tecnico, il politico ha bisogno del popolo, l’ammalato del medico, l’imprenditore dell’operaio. Purtroppo, tra noi uomini, quando bussiamo, non sempre troviamo porte che si aprono. C’è invece una porta che si apre sempre, anzi, non è mai chiusa, ed è quella di Dio. Lui è sempre in casa, lo si trova a tutte le ore, non dice mai: “Passa un'altra volta, ora sono occupato”. Non c’è bisogno di raccomandazioni per arrivare a Lui, non ci sono bustarelle e mance da dover far scorrere ad uscieri compiacenti. A Lui si può dire tutto. Gli si possono presentare anche più volte domande e richieste. Lui è come una mamma a cui il bambino può rivolgersi con fiducia. Certo, non tutto quello che egli chiede verrà automaticamente dato. Se il bambino chiede il coltello, una buona mamma gli darà una fetta di pane già tagliata. Dio non ci dà tutto quello che vogliamo perché, anche senza accorgercene, potremmo volere il nostro male, potremmo volere ciò che non solo non ci è utile ma ci è contrario. Nella vita abbiamo tutti la vista corta, ma non per questo non possiamo chiedere ciò che ci sembra opportuno senza pensare che sia troppo grande ciò che vogliamo o che sia troppo difficile ciò che domandiamo. La preghiera di richiesta sia davvero l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio. Questo non significa dargli ordini ma riscoprirlo come Provvidenza, sicuri che la preghiera sarà certamente esaudita anche se non sempre come vogliamo noi: la preghiera esaudita non è tanto quella che ottiene esattamente ciò che ha chiesto ma che ci trasforma, ci fa entrare nel progetto di Dio, ci inserisce nella sua volontà certamente buona nei nostri confronti.

 

 

VENERDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

L'ESPERIENZA DELLA TUA MISERICORDIA, O DIO, MI RENDA MISERICORDIOSO.

 

HANNO DETTO: Viaggiando, cambiano gli orizzonti, cambiano i paesaggi ma le vere meraviglie come i veri problemi rimangono dentro di noi. (F. Petrarca) 

SAGGEZZA POPOLARE: In forno caldo non può nascer erba.

UN ANEDDOTO: Un ladro arrivò alla porta del Cielo e cominciò a bussare: «Aprite!». 

L'apostolo Pietro, che custodisce le chiavi del Paradiso, udì il fracasso e si affacciò alla porta.
«Chi è là?». «Io». «E chi sei tu?». «Un ladro. Fammi entrare in Cielo». «Neanche per sogno. Qui non c'è posto per un ladro». «E chi sei tu per impedirmi di entrare?». «Sono l'apostolo Pietro!». «Ti conosco! Tu sei quello che per paura ha rinnegato Gesù prima che il gallo cantasse tre volte. Io so tutto, amico!». Rosso di vergogna, San Pietro si ritirò e corse a cercare San Paolo: «Paolo, va' tu a parlare con quel tale alla porta». San Paolo mise la testa fuori della porta: «Chi è là?». «Sono io, il ladro. Fammi entrare in Paradiso». «Qui non c'è posto per i ladri!». «E chi sei tu che non vuoi farmi entrare?». «Io sono l'apostolo Paolo!». «Ah, Paolo! Tu sei quello che andava da Gerusalemme a Damasco per ammazzare i cristiani. E adesso sei in Paradiso!». San Paolo arrossì, si ritirò confuso e raccontò tutto a San Pietro. «Dobbiamo mandare alla porta l'Evangelista Giovanni» disse Pietro. «Lui non ha mai rinnegato Gesù. Può parlare con il ladro». Giovanni si affacciò alla porta. «Chi è là?». «Sono io, il ladro. Lasciami entrare in Cielo». «Puoi bussare fin che vuoi, ladro. Per i peccatori come te qui non c'è posto!». «E chi sei tu, che non mi lasci entrare?». «Io sono l'Evangelista Giovanni». «Ah, tu sei un Evangelista. Perché mai ingannate gli uomini? Voi avete scritto nel Vangelo: "Bussate e vi sarà aperto. Chiedete ed otterrete". Sono due ore che busso e chiedo, ma nessuno mi fa entrare. Se tu non mi trovi subito un posto in Paradiso, torno immediatamente sulla Terra e racconto a tutti che hai scritto bugie nel Vangelo!».  Giovanni si spaventò e fece entrare il ladro in Paradiso.

PAROLA DI DIO: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

Vangelo   Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE IL TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO DAVANTI ALL’ALTARE, E VA’ PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO”.

Dopo un’omelia in cui, commentando queste parole di Gesù, avevo insistito sul fatto che la nostra preghiera, la nostra Messa doveva essere coerente con i nostri atteggiamenti e che “dovremmo prendere un po’ più sul serio queste parole di Gesù”, un amico mi diceva: “Vacci piano a prendere alla lettera quanto dice il Vangelo se no, in questo caso rischi che la chiesa si svuoti almeno per metà e che di quelli che sono usciti non ne torni quasi nessuno”. E mi spiegava: “Prendi cento persone che sono andate a Messa. Chi di quelle cento non ha, almeno in un cantuccio della sua vita, qualcuno da perdonare o qualcosa da farsi perdonare? Se fossero coerenti dovrebbero uscire tutti, al massimo potrebbero rimanere i sordi, i distratti o i presuntuosi. Ma tu credi che sarebbe facile partire ed andare a chiedere perdono a quel parente con il quale da anni c’è tensione per quella eredità mal divisa, dal quale tu ti senti defraudato e che lui, a sua volta pensa di essere nel giusto e magari defraudato da te? Sei davvero disposto a perdonare a quel ladruncolo che pur di scippare la borsetta a tua madre anziana l’ha fatta cadere e di lì sono nate tutte quelle conseguenze per cui dopo un paio di anni di prove per tutti, tua madre è morta? Sei disposto a farti perdonare da quella persona che pensa di essere stata offesa da te, mentre tu, invece, pensi di aver detto solo la verità? Ti sentiresti di fare un gesto di onestà nel perdonare quella persona che, sei convinto e i fatti sembrano darti ragione, aspetta solo il tuo perdono per poter nuovamente approfittare di te?”

La strada del perdonare e dell’essere perdonati dagli altri è una strada lunga e difficile e, tante volte stenta a trovare la meta, qualche volta, solo con le nostre forze umane sembra impossibile a realizzarsi. Che cosa voleva dunque dire Gesù?

Primo: non essere ipocrita né con Dio né con i fratelli: non puoi andare da Dio a chiedere perdono se tu non ti metti sulla stessa strada per perdonare e per accogliere l’eventuale perdono dei fratelli. Secondo: non sono i risultati immediati ottenuti che ti aprono o precludono al perdono di Dio. È l’atteggiamento del tuo cuore quello che conta, è il cammino che cerchi di intraprendere verso il saper perdonare che conta. Anzi è proprio dalla constatazione della grande misericordia che Dio ha con te che trovi la forza ed anche la gioia di renderti maggiormente disponibile al perdono.

 

 

SABATO 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

È IL TUO AMORE, PADRE, CHE MI SOSTIENE IN OGNI COSA.

 

HANNO DETTO: Un'idea morta produce più fanatismo di un'idea viva; anzi, soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte. (Leonardo Sciascia)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando manca il timone, si perde la direzione.

UN ANEDDOTO: Si dice che Don Milani, durante un raduno di confratelli, seccato per le lamentele che udiva sui laici, a un certo punto abbia esclamato: Meno il prete è intelligente, più il laico gli sembra stupido!

PAROLA DI DIO: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore

 

"SE AMATE QUELLI CHE VI AMANO, QUALE RICOMPENSA NE AVRETE? NON FANNO COSI' ANCHE I PUBBLICANI?".

Certamente l'amore è uno solo ma si manifesta in modi diversi. Ad esempio l'amore materno è istintivo: fa addirittura parte dell'istinto che protegge la specie, poi, però, muta a seconda delle persone, dell'ambiente in cui si vive, delle necessità, delle situazioni. Essere innamorato di un uomo o di una donna è un'altra forma di amore che mette in ballo tutta la persona: sentimenti, ragione, desiderio, sacrificio. L'amore filantropico (cioè la benevolenza attiva verso l'uomo) è un'altra cosa ancora. Non è innato, è limitato nel tempo e nello spazio, è guidato dalla ragione, dipende da un certo tipo di cultura e da una forma di volontarismo. Gesù ci chiama invece all'amore puro. Sa benissimo che è facile amare chi ci ama, ma ci chiede di fare qualche passo in più. Ci chiede di entrare nell'Amore e Dio è Amore. Bisogna entrare in Dio, anzi, prima di tutto bisogna lasciar entrare Dio nella nostra vita. Il primo nostro compito è quello di lasciarci amare. Sembra evidente! Eppure il primo ostacolo all'amore e alla fede è proprio quello di rifiutare l'Amore: "venne in mezzo ai suoi, ma i suoi non lo accolsero". Ogni mattino il miracolo del sole e della natura ci parla di Dio Creatore e noi con gli occhi bassi usciamo dalla scatola casa, entriamo nella scatola macchina, per andare a rinchiuderci nella scatola ufficio o fabbrica; Dio ci rivolge la sua parola di innamorato, addirittura si fa Parola in Gesù e noi non abbiamo tempo di fermarci a leggere ed ascoltare quanto ci dice; Dio si incarna nel fratello e noi facciamo di tutto per non guardarlo in faccia. Spesso, invece di capire, accogliere, rispondere all'amore di Dio, consideriamo la sua venuta come quella di un intruso, di uno scocciatore che viene a disturbare la nostra tranquillità, di un padrone che viene a sfruttarci o a portarci via qualcosa di nostro.

Se invece accogli Dio che ama (pensate: amore di Creatore, amore di Padre, amore di donazione, amore di sacrificio, amore di speranza…), non puoi non meravigliarti, e la meraviglia, lo stupore, la stima, non può che far germinare altro amore e la tua risposta all'Amore genera altro amore… se questo continua, allora si può arrivare anche a quanto chiede Gesù: amare i nemici

 

 

DOMENICA 17 MARZO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI AD ACCETTARE ED ENTRARE NEL TUO MISTERO.

 

HANNO DETTO: La superstizione, l'idolatria e l'ipocrisia percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a chiedere l'elemosina (Martin Lutero)

SAGGEZZA POPOLARE: Non esiste cretino che sia silenzioso ad una festa.

UN ANEDDOTO: Non sapete quale è l’orario di Dio. Ecco come la pensavano gli “Abbas” del deserto: “Per tre ore al giorno Jahve’ siede in tribunale a giudicare il mondo. Ma quando il male prevale sul bene, si alza dal trono della giustizia e, con un sospiro di sollievo, si siede per il resto della sua giornata sul trono della misericordia” (Detti dei Padri del deserto)

PAROLA DI DIO: Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36

 

Vangelo Lc 9, 28b-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

“PIETRO DISSE A GESÙ: MAESTRO, È BELLO PER NOI ESSERE QUI.”

Pietro fa l’errore che facciamo anche noi tante volte. È talmente preso dalla luce della Trasfigurazione che vuole fermarsi ad essa senza accogliere il Cristo totale che è trasfigurato nella gloria sul monte ma che è trasfigurato dal dolore redentore sul calvario. Non per niente Trasfigurazione e morte di Cristo avvengono su un monte: Tabor e Calvario vanno insieme. Se vuoi salire a Dio con Gesù devi salire entrambe le montagne. Anche una equilibrata spiritualità deve tener conto di questi due aspetti inscindibili. Il cristianesimo non è solo croce (“soffri qui, per gioire nell’aldilà”) e non è neanche solo gita amena al seguito di uno che dà soltanto soddisfazione a tutti i tuoi desideri, non è solo un Dio che perdona sempre dimenticando che è anche un Dio giusto ed esigente. Cristo non lo si può prendere o accettare solo per quello che “ci piace”, Gesù è rivelazione e mistero, felicità e fatica, gloria e croce.

 

 

LUNEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO LA TUA MISERICORDIA PUO' COLMARE I NOSTRI DEBITI.

 

HANNO DETTO: Nel paese della bugia, la verità è una malattia. (Gianni Rodari)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ama l’ospite, invita anche il suo cane.

UN ANEDDOTO: Quando il cardinal Giuseppe Sarto comparve nella Basilica di San Pietro per la cerimonia dell'incoronazione a Papa, la folla lo accolse con un uragano di applausi. Il papa fece immediatamente cenno di cessare gli applausi. Spiegò poi in seguito: - Non va bene applaudire il servo in casa del padrone.

PAROLA DI DIO: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

 

 

Vangelo   Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore

 

“NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI, NON CONDANNATE E NON SARETE CONDANNATI, DATE E VI SARA’ DATO… PERCHE’ CON LA MISURA CON CUI MISURATE SARA’ MISURATO A VOI IN CAMBIO”.

Proviamo a prendere sul serio il Vangelo di oggi e, con un po’ di fantasia, immaginiamoci al termine della nostra vita, davanti al giudizio del Signore. (È una immaginazione perché lo abbiamo detto più volte: il giudizio di Dio si realizza già nel presente). Davanti a Gesù c’è una grande bilancia a due piatti e un nugolo di angeli portano da una parte le opere della nostra vita e dall’altra i doni della misericordia divina. “Non giudicate e non sarete giudicati”. Ci accorgiamo che non giudicare non voleva dire: non vedere, non prender le distanze dal male o da chi lo operava. Ma ci accorgiamo anche di quanto siamo stati giudici terribili degli altri. Dalle cose più esteriori: e chi di noi non ha giudicato, condannato e mandato a quel paese quel politico o tutta la ‘classe dirigente’? Fino ai giudizi sulle persone: “Quella è una poco di buono”, senza mai essersi chiesti: “Chissà perché sarà giunta a comportarsi così?”; “Quello è un ladro” perché magari è riuscito ad arraffare là dove avremmo voluto arraffare noi (pensate alle beghe per eredità)!; “Gli albanesi sono tutti ladri, assassini, stupratori di bambini…” e con i lazzaroni abbiamo bollato anche gli onesti; “Con quella persona è inutile parlarci, non capisce niente!” e anche la volta che avrebbe potuto ‘capire qualcosa’ si è trovata la porta sbarrata… “Non condannate e non sarete condannati”. Meno male, non faccio il giudice! Però, intanto, quante volte mi sono detto: “Per vincere la criminalità ci vorrebbe la pena di morte. Certa gente sarebbe meglio metterla al muro!” E certi giudizi trancianti accompagnati da una buona campagna calunniatoria nei confronti dei nostri nemici, per uccidere il buon nome… E certe persone diventate “pecore nere” della famiglia, coperte di infamia, costrette magari ad elemosinare un po’ di comprensione altrove solo per essere state giudicate irrevocabilmente per un errore commesso. “Date e vi sarà dato”. E qui, l’angioletto-ragioniere è saltato fuori con i conti: quanto denaro è girato nelle mie tasche, quanto è finito sul mio conto bancario, quanto è stato usato per me, per i miei divertimenti, per il mio superfluo e quanto è stato donato col cuore. Poi è arrivato l’angelo del tempo, quello con la clessidra in mano, e mi ha fatto vedere quanto tempo Dio mi ha dato, quanto ne ho usato per me e quanto ne ho dato per ascoltare il mio prossimo, per visitare i malati, per interessarmi agli altri. E poi è arrivato l’angelo-conta-parole e mi ha fatto vedere il numero enorme di parole speso in chiacchiere, in luoghi comuni, in stupidaggini, anche in cattiveria e quante spese a favore dei miei fratelli. E mi sono accorto di quanto poco cadeva nel primo piatto della bilancia e di quanto fossero delusi gli angioletti dall’altra parte che avevano immensità di doni ma che, per controbilanciare il mio poco, erano costretti a lasciar cadere solo qualche briciola.

 

 

MARTEDI' 19 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE SIGNORE PER GLI UMILI E I SEMPLICI.

 

HANNO DETTO: Nel fare il bucato o nello scrivere un romanzo, l'importante non è ciò che facciamo, ma lo spirito che ci muove; spesso il romanziere sarà meno grande e meritevole della donna che sbatte i suoi panni. (Renè Bazin)

SAGGEZZA POPOLARE: Nella bocca del discreto ciò che è pubblico diventa segreto.

UN ANEDDOTO: Un giorno i colori decidono di riunirsi per stabilire chi tra loro è il più importante.

Il verde si propone subito come meritevole di ricevere il primato, dicendo: “Guardatevi attorno, contemplate la natura, osservate le colline, le foreste e le montagne e vi renderete conto come, senza di me, non ci sia vita. Io sono il colore dell’erba, degli alberi, delle praterie sconfinate. Io rappresento la primavera e la speranza”. Il blu si fa avanti commentando: “Tu sei troppo occupato a guardare la terra, sei troppo preso dalla realtà che ti circonda. Alza un po' gli occhi verso il cielo, contempla la vastità e la profondità dei mari e lì scoprirai la mia presenza. Io sono il colore della profondità, che abbraccia l’universo. Io rappresento la pace e la serenità”. Il blu ha appena finito il suo commento, che il giallo interviene: “Ma voi siete colori troppo seri! Il mondo ha bisogno di luce e di gioia, Io sono il colore che porta il sorriso nel mondo. Del mio colore si vestono il frumento e i girasoli, le stelle della notte e il sole che illumina ogni cosa. Io rappresento l’energia e la gioia”. Timidamente si fa avanti l’arancione dicendo: “Io sono il colore che annuncia il giorno e poi lascio tracce della mia presenza all’orizzonte, all’ora del tramonto. Del mio colore si vestono le carote, il mango e la papaya perché, dove sono presente, assicuro vitamine e una vita sana. Io rappresento il calore e la salute”.  Non ha ancora finito di parlare, che interviene il rosso a voce alta: “Ma voi, state ancora discutendo su chi sia il più importante? Ma non vi accorgete che io rappresento la vita? Sono il colore del sangue, della passione, dei martiri e degli eroi. Di me si vestono i papaveri e i gelsomini; dove sono presente sono il centro dell’attenzione perché rappresento l’intensità e l’amore”. Il rosso sta ancora difendendo il suo caso, quando solenne e regale avanza il viola: “Io non ho bisogno di parlare, di propormi o di difendermi. Il mondo mi conosce e quando passo si inchina. Io rappresento la regalità: del mio colore si vestono i re, i principi e gli uomini di chiesa. Io rappresento l’autorità, ciò che è sacro e misterioso”.

Si presentano altri colori, ognuno con le proprie ragioni, e si accende un animato dibattito riguardo a chi spetta il primato. All’improvviso si ode un tuono che è seguito dai fulmini e da una pioggia scrosciante. I colori intimoriti fuggono, si aggrappano l’uno all’altro e, improvvisamente, sentono la voce della pioggia: “Quanto siete sciocchi! Perché vi preoccupate di chi tra voi è il più importante? Non vi accorgete che Dio vi ha creati diversi perché ciascuno possa onorarlo attraverso la propria specificità e bellezza? Orsù, venite con me”. Detto questo, prende i colori e si dirige verso l’orizzonte e con un ampio gesto traccia un arcobaleno nel cielo, dicendo: “Il vostro scopo non è di primeggiare, ma di armonizzare i vostri colori formando arcobaleni”.

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a; opp. Lc 2,41-51a

 

Vangelo Mt 1,16.18-21.24a

Dal vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Parola del Signore

 

“QUANDO SI DESTÒ DAL SONNO, GIUSEPPE FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO DEL SIGNORE.”

È proprio vero che tante volte parla di più il silenzio che non un nugolo di parole. Giuseppe parla poco nel Vangelo, è anche considerato, un po’ ingiustamente, figura marginale nella storia della salvezza, ma è un uomo che crede e che agisce. Si fida di Dio, si fida di Maria, si fida delle indicazioni avute in sogno, agisce per il bene degli altri, continua in semplicità la sua missione, sa sparire per far spazio agli altri. Mi viene spontaneo, guardando a Giuseppe, ripensare a tante persone umili, lavoratrici, semplici, a certi papà o nonni che hanno lavorato, dato, fatto spazio. Dio anche oggi, come allora, per venire al mondo ha bisogno di persone così, obbedienti e silenziose, gioiose e umili, di fede e laboriose... È questo il popolo di Dio che porta avanti il suo Regno!

 

 

MERCOLEDI' 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU', DI AVER DATO LA VITA PER NOI.

 

HANNO DETTO: Non vi è infelicità più vera di una felicità falsa. (S. Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: L'oscenità non è in chi la dice, ma in chi la pensa.

UN ANEDDOTO: Giorgio La Pira, uomo politico profondamente cristiano, divenne professore universitario di diritto a soli ventitré anni. La prima volta che si presentò all'università, era vestito così modestamente che il bidello lo scambiò per uno studente e lo canzonò: - Da quando in qua, matricola, si viene a scuola in sandali? La Pira rispose con semplicità: - In sandali si va anche in paradiso.

PAROLA DI DIO: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

Vangelo Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“CHI VUOLE DIVENTARE GRANDE TRA VOI, SARÀ VOSTRO SERVITORE E CHI VUOLE ESSERE IL PRIMO TRA VOI, SARÀ VOSTRO SCHIAVO. COME IL FIGLIO DELL’UOMO, CHE NON È VENUTO PER FARSI SERVIRE, MA PER SERVIRE E DARE LA PROPRIA VITA IN RISCATTO PER MOLTI”.

Gesù, oggi, dopo aver ascoltato questo brano di Vangelo, voglio esserti vicino, con tutti gli amici che leggono questa pagina per lenire un po’ una delle cose che, penso, ti abbiano fatto soffrire di più durante la tua passione cioè il fatto di vedere che mentre Tu dai la vita per amore, per servirci, noi non solo non abbiamo capito ma arriviamo, in certi casi addirittura, a sfruttare il tuo amore a favore del   nostro orgoglio e per consolidare il nostro potere. È grande la delusione del sentirci traditi dagli amici proprio su quelli che sono gli ideali, i capisaldi del nostro essere. Quando l’ho provato nella mia vita personale so che vien voglia di dire: “Ma perché ho lottato, pagato, sofferto? Per chi?”. E qui si rischia di andare avanti e di dire: “Ne valeva la pena?”.

Enorme deve essere stato per te il peso della delusione. Eri stato tre anni a condividere tutto con quei tuoi amici e proprio mentre parli del tuo andare a morire per loro, essi sono lì a discutere chi sia il più grande, il più degno di appropriarsi di un pezzo di potere.  Dio ha affidato la sua parola ai sacerdoti, scribi e farisei ed essi fanno di tutto per far tacere Te che sei la Parola vivente e arriveranno a farti mettere in croce; e sarà proprio uno dei tuoi a consegnarti a loro. Si può ancora capire la paura che fa disperdere i tuoi amici nel momento della prova, ma non il non essere capito, l’essere tradito proprio sul senso del servizio. Eppure, Gesù, devo dire che spesso noi continuiamo a non capire: è più facile comandare che servire; è più semplice dichiarare la fede tra gli applausi nelle grandi celebrazioni religiose piuttosto che cercare  di manifestarti nel quotidiano dove al massimo ti dicono che sei un po’ bacato per le tue scelte di fede; è più facile dettare norme morali per gli altri su argomenti di cui ti senti al sicuro che applicare la stessa intransigenza a te in quelli che sono i tuoi limiti e le tue debolezze; è più facile approfittare del proprio ruolo o potere religioso che mettersi in cammino con i peccatori, è molto facile parlare di croce piuttosto che prendersela sulle spalle, parlare di povertà con la sicurezza dei conti in banca, affidarsi alle cose piuttosto che curare le anime, andare ad un convegno religioso sulla malattia che cambiare un vecchio incontinente. Signore, perdonaci per tutte le volte che ti abbiamo deluso e, ti prego, non fare come noi che, davanti alla delusione, sentendoci cadere le braccia, abbiamo voglia di arrenderci e di cambiar mestiere; Tu non ‘cambiar mestiere’, perché il tuo mestiere è la pazienza e la misericordia nei nostri riguardi.

 

 

GIOVEDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A CONDIVIDERE I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Una delle magagne della pedagogia moderna è quella di non volere che nell'educazione si parli delle massime eterne e soprattutto della morte e dell'inferno. (S. Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: L'ignoranza è la notte della mente, ma una notte senza luna né stelle.

UN ANEDDOTO: Un solitario aveva un altro solitario che abitava in una cella distante 10 miglia. Il suo pensiero gli disse: “Chiama il fratello perché venga a prendere il pane”. Ma poi pensò: “Devo imporre al fratello una fatica di 10 miglia per del pane?”. Andrò io a portarglielo. Prese il pane e si diresse verso la cella del fratello. Lungo la strada inciampò in una pietra, si ferì un piede e versò molto sangue. Cominciò a gridare per il dolore e subito gli apparve un angelo che gli disse: “Perché piangi?”. E quello mostrandogli la ferita gli rispose.  “E’ per questo che piango”. L’angelo gli disse: “Non piangere per questo. I passi che hai fatto per amore del Signore sono tutti contati e ti varranno una grande ricompensa davanti a Dio”. Allora l’asceta rese grazie a Dio e riprese il cammino pieno di gioia. Giunse dal fratello, gli portò i pani e gli raccontò la bontà di Dio nei suoi confronti. Quindi gli diede il pane e ritornò indietro. Il giorno seguente prese di nuovo i pani e s’incamminò verso un altro monaco; ma accadde che quel monaco stava venendo da lui e s’incontrarono per via. E quello che andava disse a quello che veniva: “Avevo un tesoro e tu hai cercato di togliermelo”. L’altro gli disse: “La porta stretta farà passare soltanto te? Lasciami entrare con te”. E all’improvviso mentre stavano parlando apparve loro un angelo del Signore che disse: “La vostra contesa è salita a Dio come profumo di soave odore”.

PAROLA DI DIO: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo   Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO”.

Questa parabola di Gesù mi spaventa e mi mette inquietudine non tanto per quello che dice del ricco epulone ma soprattutto per quello che non dice. Infatti non dice che quest'uomo era ricco perché aveva truffato, oppure perché aveva rubato o ucciso. Dice solo che era un uomo ricco. È lecito immaginare che quest'uomo abbia anche faticato e sofferto per raggiungere la sua posizione economica e che ora lecitamente si goda il frutto delle sue fatiche. Eppure muore e sta "nell’inferno tra i tormenti". Perché? Che ha fatto di male? È proprio questo che mi inquieta: non ha fatto nulla, semplicemente non ha fatto nulla! È tutta qui la sua condanna: l'inazione e l'indifferenza. Mi tornano alla mente le parole di Gesù nel Giudizio universale: “Avevo fame e non mi avete dato da mangiare..."

La ricchezza rischia di uccidere l'attenzione a quanto ci circonda e farci ripiegare su noi stessi. Ma anche le legittime pretese sul godimento della propria vita diventano ingiustizia quando altri non possono goderle e noi ce ne stiamo beatamente a guardare.

 

 

VENERDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Lea, vedova; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI DEGNI, SIGNORE, DEI TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Solo la verità può affrontare l’ingiustizia. La verità, o ancor meglio l’amore. (Albert Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando ci sono tanti a comandare, le cose vanno come possono.

UN ANEDDOTO: Sulla musica nella Bibbia è uscito un libro di Gianfranco Ravasi strutturato sull' apologo secondo cui Davide, quando ebbe finito di scrivere il libro dei Salmi, si senti molto soddisfatto e disse al Signore: - Padrone del mondo, chi fra gli esseri che hai creato canta più di me la tua gloria? In quel momento la rana gli disse: - Davide, non inorgoglirti troppo. lo canto più di te in onore del Signore.

PAROLA DI DIO: Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45-46

 

Vangelo   Mt 21, 33-43. 45-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“C’ERA UN PADRONE CHE PIANTO’ UNA VIGNA, LA CIRCONDO’ CON UNA SIEPE, VI SCAVO’ UN FRANTOIO, VI COSTRUI’ UNA TORRE, POI L’AFFIDO’ A DEI VIGNAIOLI”

Gesù non racconta nulla di nuovo, modernizza soltanto un esempio che si trova già in Isaia. Dunque: Dio sceglie il suo popolo, lo pianta, lo cura, lo difende, lo affida a dei vignaioli, ma quando manda a ritirare i frutti, sono botte per gli inviati e addirittura gli viene ucciso il figlio. Dio allora verrà, farà giustizia e darà la vigna ad altri. Fin qui tutto bene, ma ecco alcuni particolari. La vigna in sé non ha tradito, essa i frutti li ha dati, essa non viene distrutta perché cattiva, come nella parabola di Isaia. Quindi, qui Gesù non parla tanto della vigna, del suo popolo ma dei vignaioli, di coloro a cui la vigna è stata affidata. Questi si sono impadroniti della vigna, questi hanno sfruttato la vigna, questi non solo vogliono tenersi i frutti ma non vogliono rendere conto a nessuno del loro operato, non vogliono più saperne di Dio. Allora diventa facile capire a chi è indirizzata questa parabola: ai detentori del religioso, sia ebrei (sacerdoti, dottori della legge, rabbini, farisei, sadducei, pii) sia odierni (vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, cristiani d.o.c.). Questi sono i vignaioli, alcuni debitamente incaricati a questo, altri che si sono automaticamente designati a questo compito. Quali possono essere le colpe dei vignaioli di oggi, ed anche le nostre colpe, perché tutti siamo chiamati a ‘reggere’ la Chiesa?

Eccone alcune in base alla parabola: abuso di potere, sfruttamento del religioso, mafia, intimidimenti, uccisione. ed ultimo: ateismo. Anche oggi il Signore ti offre il suo Regno: Gesù ti ama, ti salva, offre il suo sangue per te, la sua parola è lì per illuminarti, spronarti, confortarti, la presenza di Dio è nelle persone che incontri, nei fatti che oggi vivrai; oggi puoi incontrarti con Lui nella preghiera. Hai la porta del cuore aperta? Pensi di essere già abbastanza buono, di avere già diritto al suo Regno o lo stai cercando con pazienza, con costanza, con speranza? “Il Regno di Dio è già qui in mezzo a voi”. Sta a noi vederlo ed entrarci.

 

 

SABATO 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

COM'E' BELLO SIGNOR STARE INSIEME ED AMARE COME AMI TU.

 

HANNO DETTO: Citare le cattive azioni degli altri per giustificare le proprie è come lavare le mani con il fango. (Cesare Cantù)

SAGGEZZA POPOLARE: A tela ordita, Dio manda il filo.

UN ANEDDOTO: Hai notato al crepuscolo le lucciole nei prati? S’illudono d’illuminare l’universo, ma la loro vanità scompare quando le stelle sorgono in cielo. Anche le stelle credono d’illuminare il cielo, ma non appena sale la luna scompaiono lentamente e tristemente. La luna s’illude anch’essa di inondare la terra con la sua luce, ma quando arriva il sole, a stento la si vede nel cielo. Se quelli che si vantano delle loro ricchezze meditassero su queste semplici cose, ritroverebbero il sorriso perduto per l'avidità del possedere.

PAROLA DI DIO: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo   Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

“IL PADRE GLI DISSE: FIGLIO, TU SEI SEMPRE CON ME E TUTTO CIÒ CHE I MIO È TUO”.

Nella parabola del Figliol prodigo mi ha sempre colpito la figura del Figlio maggiore. Tanti predicatori lo hanno fatto diventare un figlio degenere. Mi pare che nelle intenzioni di Gesù non sia così. È un figlio che non è scappato di casa. È un figlio che torna dal lavoro dei campi: è un figlio buono. L’unico difetto, grave se vogliamo, è che non ha capito il perché del suo agire. Insomma è uno che fa bene ma non ama. Ama poco il padre: è interessato agli averi, ha poca confidenza con lui: non gli ha mai neppure chiesto un capretto per far festa, non vede nel fratello un fratello ma solo un peccatore e uno che ha dilapidato dei soldi del padre che forse avrebbero potuto essere suoi. Gesù ci ama quando vede che facciamo il nostro dovere. Il premio non ci mancherà: “quello che è mio, è tuo” ma ci chiede di amare: amare Lui, la sua volontà, vedere negli altri dei fratelli amati, non essere invidiosi per il perdono accordato ma gioiosi per i doni che Dio riversa su tutti. Se pensiamo di essere un po’ come questo figlio maggiore, ringraziamo Dio di non essere scappati di casa, ma non chiudiamo la porta di casa perché “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti” e solo insieme con altri la festa sarà più completa.

 

 

DOMENICA 24 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO RIMANENDO IN TE, GESU', PORTERO' I FRUTTI CHE IL PADRE SI ASPETTA DA ME.

 

HANNO DETTO: Imparerà nel modo migliore chi di giorno in giorno imparerà ciò che è migliore. (S. Cipriano)

SAGGEZZA POPOLARE: La buona compagnia è mezzo pane.

UN ANEDDOTO: Ma chi li fa i miracoli? A Napoli una signora sta inginocchiata davanti alla statua di S. Gennaro. "S. Gennà, S. Gennà... faciteme 'a grazia!" Passa un gesuita e dice "Signora, non è S. Gennaro che fa le grazie, ma Gesù!" Allora la signora va a inginocchiarsi davanti al Sacro Cuore e gli fa: "Gesù, dicite a S. Gennaro che mi faccia 'a grazia!"

PAROLA DI DIO: Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

 

Vangelo   Lc 13,1-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Parola del Signore

 

“UN TALE AVEVA PIANTATO UN ALBERO DI FICHI NELLA SUA VIGNA E VENNE A CERCARVI FRUTTI, MA NON NE TROVÒ.”.

Sono venuto da te ci dice Dio a cercare il frutto della preghiera, ma ho trovato solo parole; ti ho dato tanti doni materiali e sono venuto da te a cercare condivisione e carità, ma ho trovato uno che si lamenta sempre di avere solo il necessario per se stesso e, dietro a questo, trova le scuse per chiudere il cuore e la borsa; sono venuto a cercare una parola di conforto e ho trovato uno che sa solo parlare di se stesso. Speravo di trovare pazienza e misericordia, visto che te ne ho data tanta, ma sei stato intransigente, insopportabile, pieno di soluzioni (per gli altri) precostituite. Che cosa devo fare con te? Sradicarti? Mio Figlio Gesù mi dice di avere ancora pazienza e io lo ascolto, ma fa attenzione che la tua ingratitudine non ti faccia seccare ancora di più.

 

 

LUNEDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Annunciazione; Sant’Isacco.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO DI DIO, COMPI IN NOI LA TUA OPERA.

 

HANNO DETTO: Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno detto di te. (Paulo Coelho)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ride di un'impertinenza, se ne fa complice.

UN ANEDDOTO: Dio prese l’uomo per mano: -Vieni! Saliremo sul monte, porterai la tua piccola fiaccola e in cima al monte appiccheremo una grossa fiamma che sarà vista da lontano. Ed Io e Te ci scalderemo e canteremo intorno al fuoco.

L’uomo, pieno di gioia, prese a seguirlo e tra sé pensava: Proprio io! Che onore, esser scelto da Dio! Egli ha visto, infine, la mia fedeltà e la mia devozione. Proprio io! Finalmente Dio ha riconosciuto la mia pazienza e la mia bontà! Salirono insieme sino alla cima. Ma lassù non vi era nulla da bruciare. — Con che cosa dunque faremo il fuoco? — chiese. — Come! — gli rispose Dio — non hai forse portato fin qui la tua fiammella? — Certamente! Ma a cosa darà fuoco?

— Come! — continuò Dio — Non hai forse con te il legno indurito del tuo vecchio io?

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

“LO SPIRITO SANTO SCENDERÀ' SU DI TE”

I profeti lo avevano detto: quando verrà il Messia, saranno i tempi dello Spirito. Gesù inizierà la sua vita pubblica dopo la discesa su di Lui dello Spirito Santo, durante il Battesimo. La vita della Chiesa primitiva prenderà il suo via definitivo dopo la Pentecoste, nella forza dello Spirito Santo. Ma entrambe queste discese dello Spirito sono anticipate dallo Spirito che in Maria dà un corpo a Gesù. La nostra vita da cristiani è incominciata per noi nel Battesimo attraverso il dono dello Spirito, ed è riconfermata nello Spirito attraverso la Cresima, ed è ancora lo Spirito che ci dà il perdono, che ci aiuta nei nostri impegni (matrimonio, ordine, malattia) e che ci dona Gesù nell'Eucarestia. E poi lo Spirito continuamente ci parla, se noi vogliamo ascoltarlo attraverso la creazione e gli avvenimenti della nostra vita. Ci aiuti Maria ad accogliere i suggerimenti dello Spirito che anche oggi verranno a noi. Ci aiuti ad accogliere lo Spirito che in noi, come in Lei, vuol generare Gesù.

 

 

MARTEDI' 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA IMMENSA MISERICORDIA CI RENDA MISERICORDIOSI.

 

HANNO DETTO: I grandi uomini, i geni, i santi hanno fatto grandi cose solo perché erano ispirati da un grande ideale. È necessario agganciare il proprio carro alle stelle. (R. W. Emerson)

SAGGEZZA POPOLARE: Di' a una donna che è bella e il diavolo glielo ripete sette volte.

UN ANEDDOTO: Un giorno un giovane domandò a Michel Quoist: - Padre, che cosa è la morte? Figlio mio rispose lo scrittore, come vuoi che ti dica che cos'è la morte se non so ancora che cos'è la vita?

PAROLA DI DIO: Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo   Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

“NON DOVEVI ANCHE TU AVER PIETA’ DEL TUO COMPAGNO COSI’ COME IO HO AVUTO PIETA’ DI TE?”.

“Non riesco a perdonare!”. Quante volte troviamo difficile il perdono. Vorremmo farlo, capiamo che la vendetta e il rancore sono già una punizione, un peso per noi, ma il male ricevuto (o presunto) ritorna a galla e ci impedisce di vedere il bene. Gesù ci indica la strada per incamminarci verso il perdono: è solo se ti rendi conto che tu sei un “graziato”, un perdonato che puoi capire quanto sia giusto e bello perdonare. Nella parabola di oggi c’è un debito enorme, non solvibile, che gratuitamente vien perdonato. Davanti a Dio noi abbiamo diritto al perdono? È solo un amore forte e gratuito come quello di Dio che può giungere fino a noi. E davanti a questo, chi sono io per ergermi a giudice di mio fratello?

Il dovere del cristiano del perdono non è una legge fredda e impersonale ma una necessaria conseguenza del perdono ricevuto. Il perdono non è qualcosa che si riceve solamente, è qualcosa che bisogna dare. L'assoluzione non è solo compito dei preti nel sacramento della Penitenza, è compito di ogni cristiano perdonato dall'amore di Dio. Che poi non sempre si riesca in maniera piena mi dice ancora quanta povertà e grettezza c'è in me, ma non posso pensare di cavarmela con 'Tre Pater, Ave e Gloria', quando proprio nel Padre nostro ripeto: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori".

 

 

MERCOLEDI' 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA GUIDI IL NOSTRO CAMMINO.

 

HANNO DETTO: La stessa cosa che hai detto, dilla in altro tono, senza ira: il tuo ragionamento guadagnerà forza e, soprattutto, non offenderai Dio. (Escrivà de Balanguer)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessun muro è tanto forte quanto l'unione e la concordia.

UN ANEDDOTO: Un artista famoso, fiero ed orgoglioso della sua opera, si recò un giorno dall’imperatore per diventare pittore di corte. Strada facendo diceva fra sé: Non appena vedrà le mie opere resterà stupefatto! Mi coprirà di onori e farà omaggio al mio genio! — e pregustava tra sé e sé quel momento. Invece l’imperatore guardò le sue opere senza dire una parola e poi gli ordinò di tornare da lui il giorno dopo, portando di nuovo con sé tutti i suoi quadri. Il giorno seguente l’artista ritornò, ma l’imperatore si comportò allo stesso modo, ordinandogli di tornare il giorno successivo; e fu così per più giorni. Il silenzio dell’imperatore di fronte ai suoi capolavori cominciava a preoccuparlo e, pian piano, prese a dubitare di sé e della sua arte. Un giorno, persa ogni speranza nel suo sogno di gloria, si recò a corte solo per obbedienza. — Sono tornato solo per il vostro comando — confessò dinanzi all’imperatore ma non avrei più voluto venire. L’imperatore, allora, lo ricevette con tutti gli onori e lo elesse a miglior artista del regno. L’opera interiore della tua anima — gli sussurrò in un orecchio — doveva ancora eguagliare la bellezza dei tuoi quadri: mancava solo più il tocco prezioso dell’umiltà. (Silvia Guglielminetti)

PAROLA DI DIO: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo   Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

“NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI; NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO”.

“La legge di Dio non passerà!”; “Ama e fa ciò che vuoi”. È sempre difficile coniugare nella vita morale ciò che è la legge di Dio, generale e oggettiva per tutti gli uomini, con quella che è la libertà portata da Cristo. Questo non ci stupisca: Gesù ha trovato difficoltà in chi lo ascoltava a questo riguardo; nella chiesa primitiva (vedi soprattutto le lettere di Paolo, di Giacomo, gli Atti degli Apostoli) è stato motivo di discussioni accanite e anche di divisioni. Forse però la chiave per avvicinarci a comprendere e vivere questo argomento sta proprio nelle parole di Gesù che meditiamo oggi. Dio ha parlato. Ha dato una legge universale con un linguaggio storico. Questa legge, nella sua essenza, è immutabile. Gesù non è venuto né ad abolirla né a cambiarla, ma a svelarcene il senso e il modo di viverla. In parole povere: io posso osservare tutti e dieci i comandamenti, e faccio bene, ma se alla base non c’è l’amore di Dio e del prossimo non serve a niente. Se invece io amo Dio che mi dà la sua legge e il prossimo come mio reale fratello, osserverò la ‘legge con amore, perché è un dono prezioso ma saprò anche andare oltre alla legge quando l’amore lo richiede. Per un cristiano, ad esempio, il comandamento “Non uccidere”, allora, non è solo più negativo ma diventa: ama la vita, tua, degli altri, delle cose, e sempre nell’amore diventa addirittura come per Gesù:  “Non c’è amore più grande che dare la propria vita per il fratello”.

 

 

GIOVEDI’ 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

STARE CON TE, GESU' È MOTIVO DI GIOIA.

 

HANNO DETTO: «Solo i mediocri sono sempre al loro meglio» (Jean Giraudoux)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vede il proprio cuore, non parla mai male dell'altrui.

UN ANEDDOTO: Carlo Carretto, dopo anni di attività nell' Azione Cattolica, lasciò tutto e si ritirò nel deserto per vivere di preghiera e lavoro. Molti pensarono a una crisi di sconforto, di rinuncia.  A chi gli ricordava gli anni in cui si dedicava tutto alla predicazione, agli incontri, all'apostolato nella chiesa, rispose: - Nessuno predica meglio della formica, che non dice proprio niente.

PAROLA DI DIO: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo   Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore

 

“CHI NON È CON ME È CONTRO DI ME”.

Attenzione alla interpretazione di questo versetto del Vangelo, infatti una cattiva interpretazione in mano a qualcuno rischia di portare ad integralismi che sono tutt’altro che nelle intenzioni di Gesù.

Gesù non ci dice di diventare beceri assertori di una formula religiosa al posto di un’altra, ma ci invita invece ad essere profondamente seri nelle nostre scelte. Spesso noi siamo maestri di equilibrismo: da una parte ci diciamo cristiani e dall’altra seguiamo le norme atee e materialistiche del nostro mondo, spesso del Vangelo prendiamo per noi le pagine che ci piacciono, che magari sembrano giustificare certi nostri comportamenti e lasciamo da parte quelle che ci infastidiscono o che ci impegnano particolarmente. Gesù non ci sta a questi compromessi. Lui non è per le mezze misure. Lui ha detto di sì al Padre e a noi, e per quel “sì” andrà fino in fondo, fino alla donazione totale della croce. Scegliere Lui, magari con fatica, magari ripartendo anche molte volte al giorno, significa aver trovato il modello, significa cercare ogni giorno di “rivestire Cristo” come ci è stato proposto fin dal nostro Battesimo, e ogni volta che scopro di essere sceso a compromesso con il mondo, se davvero voglio essere suo, significa ricominciare da capo a guardare a Lui. Il cristiano non è né integralista, né perfetto, ma uno che continuamente vuole camminare con Cristo e verso Cristo.

 

 

VENERDI’ 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

RICONOSCIAMO, O DIO, IL TUO IMMENSO AMORE PER NOI.

 

HANNO DETTO: «Cuore, se un ignorante ti dice che l'anima, come il corpo, è mortale, rispondi che anche il fiore muore, ma i semi rimangono» (Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: E un cattivo consiglio quello che non si può cambiare.

UN ANEDDOTO: Sorridendo, sorridendo, qualche verità:

·         Dal legno derivano le legnate e queste rendono amara la vita, anche se il legno è dolce.

·         Nessun uomo ha mai protestato con una donna perché questa parlava troppo, quando lei gli stava dicendo che era un uomo straordinario.

·         Non è detto che un guardiano che piange accanto al cadavere del suo elefante pianga di dolore. Può piangere solo perché deve scavare una fossa per seppellirlo. (proverbio indiano)

·         Non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza.

PAROLA DI DIO: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo   Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi sono altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“QUAL È IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI?”.

Spesso noi uomini abbiamo fatto della religione una gran complicazione delle cose. Poiché la religione ha riferimento a cose più grandi di noi, avvolte nel mistero abbiamo complicato la strada per raggiungere Dio avvolgendolo di ombre e spesso nascondendo la semplicità di un volto di padre amorevole come Gesù ce lo ha mostrato. Alla ricerca poi di piacere a Dio abbiamo creato tutta una serie di norme morali e cultuali che ben redatte riempiono volumi e volumi della morale del “Dio vuole così”, del “fai così per andare in paradiso”, del “fin lì puoi arrivare, ma non andare oltre”, del “chiedi perdono in questo modo perché solo a queste condizioni Dio può perdonarti”. E pensare che Dio ha fatto tutto con semplicità, che ci è venuto incontro per parlarci, che non è venuto a pretendere nulla ma a donare, che ha mandato suo Figlio per mostrarci sé stesso… “Che cosa devo fare?”. “Lasciati amare e ama e prendi la misura dell’amore da Dio”, ci risponde Gesù. Sia Lui che i suoi santi sembrano quasi dirci: “Non complicarti troppo la vita, non andare a cercare astruserie religiose, accorgiti solo di essere immensamente amato da Dio e lascia che il tuo pensiero, il tuo cuore, il tuo spirito manifestino il grazie per questo amore amando a tua volta.

 

 

SABATO 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

PIETA' DI ME O DIO; NELLA TUA MISERICORDIA CANCELLA IL MIO PECCATO.

 

HANNO DETTO: Il Verbo di Dio si è fatto uomo per abituare l'uomo a ricevere Dio e per abituare Dio a risiedere nell'uomo. (S. Ireneo di Lione)

SAGGEZZA POPOLARE: Male gli altri consiglia chi per sé non lo piglia.

UN ANEDDOTO: Un giovane fece visita a un rabbi per chiedergli come dovesse comportarsi nella vita. Ora il rabbi sapeva che il giovane proveniva da una famiglia molto pia, zelante, religiosa al massimo. Per cui, chiamati i suoi discepoli, volle che il neofita ripetesse ad alta voce la sua richiesta. - Desidero che il rabbì mi dia delle istruzioni precise su ciò che devo fare e su ciò che non devo fare nella vita. Rispose il rabbi: — Lasciati vivere! Quando puoi, ruba, ma non dimenticare di portarmi parte del bottino. Trascura i tuoi doveri e cerca, più che puoi, i piaceri. Sforzati sempre di avere la meglio sugli altri. In breve, vivi senza principi: solo così realizzerai te stesso. Il giovane, uditi questi consigli, se ne fuggì a precipizio. Alcuni mesi dopo il rabbi chiese ai suoi discepoli se avessero notizie del giovane. Risposero gli allievi che stava conducendo una vita santa in un paese lontano e che parlava di lui come di Satana in persona. Il rabbi rise: — Se gli avessi consigliato una vita virtuosa, non mi avrebbe obbedito. È infatti quanto gli è stato prospettato dalla sua più tenera età in mille modi. Voleva qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. E solo quando gli ho consigliato con foga un modo di vita nuovo, si è reso conto che preferiva — questa volta per scelta personale — rimanere nei campi ubertosi della virtù. — E che dire del fatto che parla di te come di Satana? — Per quanto mi riguarda, non ha importanza. Le parole le porta via il vento. Quanto a lui, capirà quando sarà venuto il momento.

PAROLA DI DIO: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L’ALTRO PUBBLICANO”.

Nel nostro cammino quaresimale il Vangelo ed anche la vita ci fanno incontrare con questi due personaggi: il fariseo e il pubblicano e, se riflettiamo, viene spontanea la domanda: io, chi sono dei due? Al tempo di Gesù poteva essere abbastanza facile, almeno esteriormente, identificare l’uno e l’altro. Il pubblicano esercitava un mestiere che lo classificava automaticamente tra i peccatori e gli intoccabili, il fariseo apparteneva invece alla élite dei migliori socialmente, economicamente, religiosamente, conosceva la legge e la tradizione ed era formalmente un osservante minuzioso di tutti i precetti. Sempre se stiamo alle esteriorità: Chi è il buon cattolico?

Per secoli lo si è identificato così: un uomo che va a Messa la domenica, obbediente alle autorità religiose, con un chiaro orientamento politico, che ogni tanto dà qualcosa in beneficenza, mentre il peccatore è uno che agisce contro la morale e la tradizione. Oggi queste categorie sono molto più sfumate. Nessuno vuol più dirsi fariseo, anche se la razza è tutt’altro che sparita. Al contrario siamo invasi da pubblicani contenti di sé, fieri di esserlo; ‘pubblicano’ le loro colpe senza vergogna, ostentano il loro allontanamento da ogni pratica religiosa, disprezzano coloro che si appellano ad un ideale. Quale dunque il criterio per identificare la categoria a cui appartengo?

Se sono uno che quantifica per se stesso il bene fatto, che si accontenta dell’esteriorità e della formalità della religione, che applica agli altri le norme morali, che cerca di apparire, che fa della religione un punto di orgoglio per avere potere o per sentirsi migliore degli altri, allora sono chiaramente nella posizione del fariseo e Gesù, spietatamente smaschera l’ipocrisia della mia presunta religiosità: “Non tornò a casa giustificato” e non per imparzialità del giudice, ma perché nella mia preghiera non ho neanche sentito la necessità di chiedere perdono. Chi viene giustificato?

Chi ama! Solo chi ama riesce a capire la propria povertà. Chi di noi è capace di amare come Gesù? Eppure Lui ha detto: “Amatevi come io vi ho amato”. Chi di noi può avere la presunzione di essere “perfetto come è perfetto il Padre Vostro celeste”?

Chi di noi è capace di perdonare settanta volte sette?

Se capisco questo, capisco di aver bisogno di Dio, per essere perdonato e per imparare da Lui che è l’Amore. Attenzione!

Non è questione di diventare persone che esternano continuamente colpe (anche in questo può esserci tanto fariseismo e ipocrisia), si tratta di voler amare a tutti i costi e di riscoprire che da soli non ci riusciamo. Si tratta allora di rivolgerci a quel Giudice che di professione non fa il contabile di Messe ascoltate o di norme di Chiesa osservate, ma è Colui che è l’Amore, che giudica con amore e sull’amore e che proprio per insegnarci l’amore ci perdona (sempre se glielo chiediamo davvero!).

 

 

DOMENICA 31 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI TRA LE TUE BRACCIA, PADRE, CHE IO SENTA IL TUO PERDONO.

 

HANNO DETTO: Minor pena nell’ignorare, che conoscere e non attuare. (S. Isidoro)  

SAGGEZZA POPOLARE: Mentre pensi, spesso perdi l'occasione.

UN ANEDDOTO: Luigi XIV chiese un giorno a Boileau: - Che razza di predicatore è questo Letourneux di cui tutti parlano? E davvero così efficace? Rispose il poeta: - Sire, la gente è sempre attratta dalla novità. Letourneux è uno che predica il Vangelo.

PAROLA DI DIO: Gs 5,9a.10-12; Sal 33; 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15,1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

“QUANDO ERA ANCORA LONTANO, SUO PADRE LO VIDE, EBBE COMPASSIONE, GLI CORSE INCONTRO, GLI SI GETTÒ AL COLLO E LO BACIÒ.”

Un sacramento che sembra tutt’altro che  gioioso è la confessione: riconoscere i propri peccati, doverli andare a dire ad un sacerdote è certamente una fatica. Sapere di non aver corrisposto all’amore di Dio, di aver rotto la nostra amicizia con Lui e con i fratelli è un dispiacere, una delusione. Ma sapere che invece di un bastone, ti aspettano due braccia aperte pronte ad accoglierti, e ridarti fiducia, speranza, sentire le parole che ti dicono: “lo ti perdono”, pensare a Gesù che ci dice “ho pagato io per te”, non sono tutte cose che riempiono il cuore di gioia?

Il ragazzo della parabola era tornato a casa: la fame aveva vinto il suo orgoglio, aveva preparato anche il suo discorso, era speranzoso di essere accolto solo più come servo per aver da mangiare e scopre che l’amore del padre non lo aveva mai abbandonato, scopre festa per lui... Altro che sacramento della tristezza, la confessione!

     
     
 

Archivio