SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
FEBBRAIO 2019
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Orso di Aosta; Santa Anna Michelotti; Santa Brigida di Cell Dara.
Una scheggia di preghiera:
NELLA TUA VOLONTA' È LA NOSTRA SALVEZZA.
HANNO DETTO: Chi ha provocato una frecciata spiritosa non deve lamentarsi se ne sente il bruciore. (Samuel Johnson)
SAGGEZZA POPOLARE: Con gli amici e con i parenti, non comprare e vendere niente. (prov. Sardo)
UN ANEDDOTO: Quanto è difficile la riconoscenza: Un giornalista conosciutissimo chiese in prestito a Dumas dieci luigi; Dumas glieli diede. Dopo qualche tempo il giornalista rinnovò la richiesta e di nuovo Dumas gli prestò il denaro. Di lì a poco i giornali accolsero favorevolmente Monsieur Adolphe, la nuova commedia di Dumas. L'unico che lo stroncò fu proprio il giornalista che l'autore aveva più volte aiutato. Il giorno seguente incontrò Dumas in pubblico e gli tese la mano. Dumas rispose: - Non vi do la mano oggi, perché tanto dentro non c'è nulla.
PAROLA DI DIO: Eb 10,32-39; Sal 36; Mc 4,26-34
Vangelo Mc 4,26-34
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore
“COME UN UOMO CHE GETTA IL SEME SUL TERRENO; DORMA O VEGLI, DI NOTTE O DI GIORNO, IL SEME GERMOGLIA E CRESCE”
Questa parabola non solo dobbiamo applicarla al nostro modo di vivere la missione cristiana ma anche a tutte quelle situazioni di vita che creano in noi apprensione, tensione, paure. È vero che il Signore ci fa suoi collaboratori. È vero che ci chiede di non vivere passivamente, di metterci tutto l'umano, tutte le possibilità, di utilizzare i talenti fino in fondo... ma poi: serenità! Il regno è di Dio e non mio, e Lui vede molto più lontano di me, e a Lui sta certamente più a cuore di me. Quel figlio che mi preoccupa e per il quale devo metterci tutto l'amore di padre, cercare le cose favorevoli ad indirizzarlo, non è solo figlio mio, ma è figlio Suo e la Sua paternità, anche se in un modo misterioso sarà sempre su di lui; la mancanza di vocazioni ci spaventa per l'oggi e per il domani della Chiesa: cerca di metterci tutto quello che puoi in servizio, testimonianza, preghiera, ma poi fidati di Dio che “fa sorgere figli Abramo anche dalle pietre”. “Quando avrete fatto tutto quello che dovete dite: “Servi inutili siamo”, ma fidatevi di quel Padre che non lascia cadere neanche un capello del nostro capo senza che Lui lo voglia.
SABATO 2 FEBBRAIO PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina De Ricci; San Cornelio, centurione.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO, SEI IL CALORE CHE RISCALDA LA NOSTRA VITA.
HANNO DETTO: Il pane eucaristico è pane liberante, perché è pane per il viaggio, non per essere conservato ma per essere distribuito. (Arturo Paoli)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi tempo aspetta, tempo perde. (prov. Siciliano)
UN ANEDDOTO: Un uomo che aveva molte cose da dire ma che non sapeva come dirle, trascorse la sua vita in modo oscuro. Un uomo che non aveva niente da dire ma che lo sapeva dire bene, ebbe lustro ed onori. Dopo la loro morte, trascorsero molti anni. Dell'uomo che non aveva niente da dire rimase la memoria e un grande cenotafio. Dell'uomo che aveva molte cose da dire non rimase che un seme nel cuore dei suoi figli, che lo trasmisero di generazione in generazione. Oggi si celebra il tri millenario della morte dei due uomini. Dell'uomo che non aveva niente da dire non rimane assolutamente nulla. Dell'uomo che aveva molte cose da dire rimangono tutte le cose allora non dette: di generazione in generazione sono state ricostruite dagli uomini a partire dal piccolo seme di allora lasciato cadere nel cuore dei figli.
PAROLA DI DIO: Ml 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40
Vangelo Lc 2,22-40 (forma breve: Lc 2,22-32)
Dal vangelo secondo Luca
(Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».)
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore
“IL PADRE E LA MADRE DI GESÙ SI STUPIVANO DELLE COSE CHE SI DICEVANO DI LUI”.
Quanto è rassicurante per me questa frase del Vangelo! Se non ha capito quell'uomo sapiente di Giuseppe, se stupisce Maria, la Graziata, la Madre che parlava con gli Angeli, chi sono io per capire tutto del mistero di Dio, della vita, dell'amore, del dolore? Stare a contatto con il mistero non vuol dire spiegarlo, non sarebbe più mistero. Credere in Dio non significa aver capito tutto di Lui, aver la pretesa di ridurlo alla mia piccola intelligenza, possederlo totalmente: non sarebbe più Dio. Oggi festa della luce, della manifestazione di Gesù, non significa non avere più dubbi, non vivere più nella realtà chiara od oscura di ogni giorno. Umanamente non succede che se tu fissi a lungo il sole, fonte di ogni illuminazione, diventi cieco? Bisogna lasciare che il sole illumini me e le cose, che con i suoi raggi crei luce, calore ed anche ombre: è solo dalla luce e dalle ombre che cominci a vedere, ad immaginare… a “stupirci” non perché ora sappiamo tutto, ma perché siamo coinvolti nel mistero dell'ombra e della luce, dove tutto ha significato, se ti sai abbandonare.
DOMENICA 3 FEBBRAIO: 4^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Biagio, Vescovo e Martire; Sant’Angario (Oscar), Vescovo.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDIMI CAPACE DI CONVERSIONE.
HANNO DETTO: Le grandi opere non si realizzano con la forza, ma con la perseveranza. (Samuel Johnson)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi nasconde quel che fa, vuol dire che male fa. (prov. Siciliano)
UN ANEDDOTO: Strane definizioni:
Lifting: duello fino alla morte tra vanità e rughe.
Fare carriera: strisciare verso l'alto.
Il maglione è un indumento che i bambini devono indossare quando la mamma sente freddo.
Fannullone è colui che sbadiglia la propria vita.
PAROLA DI DIO: Ger 1,4-5.17-19; Sal 70; 1Cor 12,31-13,13; Lc 4,21-30
Vangelo Lc 4,21-30
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarèpta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore
“TUTTI NELLA SINAGOGA SI RIEMPIRONO DI SDEGNO. SI ALZARONO E LO CACCIARONO FUORI DELLA CITTÀ E LO CONDUSSERO FIN SUL CIGLIO DEL MONTE, SUL QUALE ERA COSTRUITA LA LORO CITTÀ, PER GETTARLO GIÙ.”
Quanto è brutto sentirsi dire la verità, soprattutto quando è scomoda e ci inchioda alle nostre incoerenze! Gesù è rifiutato dai suoi concittadini e, invece di fare l'offeso, ancora cerca di convincere, di convertire, di spiegare, citando episodi che l'uditorio conosceva bene. La realtà è che, nella storia di Israele (e nella nostra) sono gli stranieri a stupirsi e ad accogliere, come la vedova di Zarepta, come Naaman il Siro. Chi è abituato, chi sa, chi pensa di essere al sicuro, non ha quello stupore che, solo, ci permette di scoprire ciò che di nuovo Dio ci riserva. E davanti alla sollecitazione e alla provocazione di Gesù qual è la nostra reazione? Convertirci? Riflettere? Macché: vogliamo buttare Dio giù dal burrone. A volte la vita (anche la vita ecclesiale) ci riserva delle difficoltà, dei giudizi, delle sfide. Evitiamo di buttare Dio giù dal dirupo e prendiamo molto sul serio le sue sollecitazioni., accogliamo la Parola e accogliamola soprattutto quando ci giudica. Il giudizio di Dio non è mai punitivo ma, se accolto, liberante e fecondo. Stiamo attenti, in questa giornata ai tanti profeti che Dio mette accanto a noi!
LUNEDI’ 4 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Corsini, vescovo; San Federico, abate.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, GESU', TUTTO È POSSIBILE.
HANNO DETTO: Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di farlo capire a tua nonna. (Albert Einstein)
SAGGEZZA POPOLARE: La buona moglie è la prima ricchezza della casa. (prov. Siciliano)
UN ANEDDOTO: A proposito di una predica noiosa, lo scrittore francese Duclos esclamò: - Piuttosto che stare a sentirla tutta, mi sarei convertito alla prima parola!
PAROLA DI DIO: Eb 11,32-40; Sal 30; Mc 5,1-20
Vangelo Mc 5, 1-20
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore
“SCESO DALLA BARCA, SUBITO DAI SEPOLCRI GLI VENNE INCONTRO UN UOMO POSSEDUTO DA UNO SPIRITO IMPURO.”
Ci troviamo davanti ad un duplice incontro: Gesù e un uomo malato nel profondo, ma anche Gesù il bene e il male demonio. Nel primo incontro c'è tutta l'attenzione di Gesù per quest'uomo, la solidarietà che si fa gesto di guarigione. Nel secondo l'eterno scontro tra la potenza del male e la forza liberante del bene. La potenza del male è forte, è addirittura "legione" e personifica tutti i mali ricorrenti nel mondo che "legano", rendono schiavo l'uomo; possiamo indicarne alcuni dei più ricorrenti: l'autoritarismo nella famiglia, tra generazioni, nei rapporti tra uomo e donna, la volontà di dominio dei potenti, l'esplosione di una sessualità ridotta a pura soddisfazione dei sensi, la perdita del senso e del valore dell'uomo. E davanti a tanto male l'uomo diventa impotente. Solo una forza più grande può contrastare questo male. Solo Gesù, l'uomo-Dio veramente libero può contrastare il male e vincerla. Davanti all'enormità del male nel mondo si può diventare fatalisti, si può ricorrere a forme di magismo o si può contrastare il male con la forza liberante di Cristo. Se da solo affronto il male che c'è in me, sono uno sconfitto in partenza. Ma se mi fido di Cristo compirò le sue opere di liberazione, di bene, di fiducia e allora le catene e i vincoli poco per volta cadranno non solo dalle mie mani, e se anche il male e la morte sembreranno avere esteriormente la vittoria proprio come per Cristo, nella morte stessa c’è già il germe di una vita nuova, incorruttibile.
MARTEDI’ 5 FEBBRAIO:
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agata, martire; Sant’Isidoro, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, SVEGLIACI DAL TORPORE DI UNA VITA SENZA SENSO.
HANNO DETTO: Chiunque abbia amato porta una cicatrice. (Alfred de Musset)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi pesta l'acqua nel mortaio, con le gocce si bagna e stanco resta. (prov. Siciliano)
UN ANEDDOTO: Un giorno un uomo, mentre viaggiava in un paese d'Oriente, vide sulle sponde di un grande fiume molte persone che pescavano con delle reti a bilancia. La cosa che lo stupì è che c'erano moltissime reti piccole ed alcune reti grandi, ma nessuna di misura media. Vedendo un monaco passare di lì, gliene chiese il perché. - Aguzza lo sguardo - gli disse il monaco. - Le bilance piccole sono per i ragazzi del villaggio. Ognuno ne ha una per sé. È l'età in cui l'emulazione è importante per far maturare l'uomo, ed è giusto che sia così. Alle reti grandi, che sono molto pesanti, sono intenti gli anziani. Ci vogliono cinque o sei anziani per sollevare una di quelle bilance. Gli anziani sono in tal modo costretti a lavorare insieme, ed è un'ottima cosa, perché quando s'invecchia si tende ad isolarsi. E gli uomini adulti? Dove sono? Il monaco rispose: - A lavorare nei campi. Noi infatti non mangiamo pesce. Lo peschiamo e lo gettiamo nuovamente nel fiume. Quello delle bilance è un gioco per le due stagioni della vita che hanno maggiormente bisogno di giocare: la gioventù e la vecchiaia. La prima, per prepararsi a vivere serenamente, la seconda per prepararsi serenamente a morire.
PAROLA DI DIO: Eb 12,1-4; Sal 21; Mc 5,21-43
Vangelo Mc 5, 21-43
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore
“LE DISSE: «TALITÀ KUM», CHE SIGNIFICA: «FANCIULLA, IO TI DICO: ÀLZATI!». E SUBITO LA FANCIULLA SI ALZÒ E CAMMINAVA”.
Gesù, dille ancora queste parole! Dille ai cristiani dalla fede addormentata, dille a coloro che si sono abituati alla morte del peccato, dille a noi quando ci lasciamo vincere dal pessimismo che fa morire la speranza, dille ai politici che pensano al proprio portafoglio invece che al bene comune, dille ai bambini inebetiti dalla televisione, dille a quelle coppie che vedono solo più le difficoltà al vivere insieme, dille ai giovani che addormentano i loro ideali nel materialismo, dille queste parole a quell’uomo che sta pensando al suicidio e a quella donna incinta che sta pensando, per comodo, di sbarazzarsi del suo bambino, dille a quei genitori disperati per il figlio drogato, dille attraverso la solidarietà di altri, a quei barboni che questa notte dormiranno al freddo nell’atrio di Porta Nuova, dille negli ospedali a chi si sente ormai un caso e un numero, dille a quegli anziani che tanto possono ancora dare ma che si sono chiusi nelle loro tristezze e solitudini, dì questa tua parola potente anche nelle nostre assemblee liturgiche spesso abitudinarie e sonnolenti. Fa rinascere gioia, speranza, desiderio di bene... Prendici per mano e tiraci su, e come a quella fanciulla, donaci te stesso da mangiare perché le nostre forze rinfrancate possano ritornare alla pienezza della tua vita.
MERCOLEDI’ 6 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Paolo Miki e compagni, martiri; S. Gastone, Vescovo, S. Dorotea, martire.
Una scheggia di preghiera:
CREDO IN TE, GESU' VERBO INCARNATO.
HANNO DETTO: La crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini. (Publio Ovidio Nasone)
SAGGEZZA POPOLARE: Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su sé stessi. (saggezza degli indiani d'America)
UN ANEDDOTO: Fu chiesto ad un saggio rabbino: - È l'umiltà che porta alla conoscenza di Dio o è la conoscenza di Dio che permette all'uomo di vivere l'umiltà? Rispose il rabbino: - Chi è umile, pur senza sapere nulla di Dio, pur senza aver conosciuto la Sapienza, è molto più vicino al Signore di chi è diventato umile attraverso la conoscenza. Se uno possiede l'essenza dell'umiltà e si considera povero, la conoscenza di Dio lo riempie proprio come l'acqua riempie un vaso vuoto. Per l'uomo superbo e pieno di sé, sarà difficile giungere alla vera conoscenza di Dio. L'acqua di questa conoscenza traboccherà tutta fuori. (Tradizione chassidica)
PAROLA DI DIO: Eb 12,4-7.11-15; Sal 102; Mc 6,1-6
Vangelo Mc 6, 1-6
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore
“ED ERA PER LORO MOTIVO DI SCANDALO”.
Come è facile costruirsi una immagine di Dio.
Quando l’uomo, spaventato dal temporale non sapeva spiegarsi luce, fuoco, tuoni e lampi, si è costruito il volto di Dio sul modello della potenza del fuoco, sul rumore del tuono. Sono poi nati dei per tutte le cose: il dio della guerra e quello della pace, quello del sole e quello della luna, le dee della bellezza e quelle della vendetta. Il Dio della Bibbia aveva raccomandato di non farsi immagini della divinità, non tanto perché qualcosa di materiale non possa rappresentarci in segno Dio, quanto perché l’uomo si ferma solo al segno esteriore. I contemporanei di Gesù si erano fatti un’immagine ben precisa di Dio e del suo Messia. Se Dio si fosse manifestato come se lo aspettavano, come lo volevano, bene, lo avrebbero accolto. Altrimenti… non è Lui!
I concittadini di Gesù non lo hanno riconosciuto perché lo conoscevano troppo bene! Conoscevano l’umanità di Gesù, conoscevano Maria, Giuseppe, avevano frequentato con Lui la sinagoga, le feste del paese, avevano lavorato con Lui, potevano perfino apprezzare la sua sapienza ma non accettare la sua pretesa di essere Messia.
Il Messia per loro poteva venire solo con grandiosità, doveva essere l’eccezionale, il colossale, non poteva essere uno di loro con apparenze comuni, quotidiane. Spesso anche noi siamo vittime dello stesso equivoco. Anche noi, spesso ci costruiamo un’immagine di Dio e di Gesù e Lui deve rientrare in essa. Se, per caso, Dio si presenta “diverso” da questa immagine, noi non lo accogliamo.
GIOVEDI’ 7 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso; Sant’Adautto, martire.
Una scheggia di preghiera:
LA TUA GRAZIA, SIGNORE, MI È SUFFICENTE.
HANNO DETTO: Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto. (François Voltaire)
SAGGEZZA POPOLARE: Attento mentre parli. Con le tue parole tu crei un mondo intorno a te. (proverbio Navajo)
UN ANEDDOTO: Un giovane si recò un giorno da un padre del deserto e lo interrogò:
Padre, come si costruisce una comunità?
Il monaco gli rispose: - È come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre. Il giovane riprese: - Ma qual è il cemento della comunità? L'eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: - Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali cosi fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c'è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri.
PAROLA DI DIO: Eb 12,18-19.21-24; Sal 47; Mc 6,7-13
Vangelo Mc 6, 7-13
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore
“E ORDINÒ LORO DI NON PRENDERE PER IL VIAGGIO”.
Gesù manda i suoi apostoli in missione. Ci si aspetterebbe che organizzi questa missione, che dica loro i contenuti del messaggio, che indichi i mezzi dell’annuncio, che scriva per loro qualche lettera pastorale. E invece nulla di tutto questo: “Andate senza nulla, combattete il male, siate testimonianza, proposta”. Il cristiano deve essere per i suoi simili la proposta di Dio. Come?
Con sé stesso, con la gioia che deve sprizzare dalla consapevolezza di essere amato, con gesti di carità effettiva. Certo, il cristiano innamorato di Cristo sarà talmente convinto del doverlo testimoniare che userà ogni mezzo, ma non facendoli diventare fine e sapendo che Dio si serve della povertà per manifestare la sua grandezza. Pensiamo a Maria: chi più povera, umile, nascosta di Lei?
Eppure “Dio ha guardato alla povertà della sua serva” e ci ha donato Gesù.
VENERDI’ 8 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo Emiliani, fondatore; Santa Giuseppina Bakita; San Giovanni di Matha, fondatore.
Una scheggia di preghiera:
FA' CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE.
HANNO DETTO: Comincia fin d’ora ad essere quello che sarai in futuro (S. Girolamo)
SAGGEZZA POPOLARE: Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario vedete di procurare loro ogni gioia che potete. (Proverbio Sioux)
UN ANEDDOTO: Affermazioni che sorridono:
- I figli succhiano la madre quando sono piccoli, e succhiano il padre quando sono grandi.
- Non provare ad insegnare a un maiale: è una perdita di tempo e annoia il maiale.
- L'intelligenza è come la biancheria intima: tutti dovremmo portarla, nessuno dovrebbe mostrarla.
- La differenza tra un uomo e un bambino sta nel prezzo dei loro giocattoli.
PAROLA DI DIO: Eb 13,1-8; Sal 26; Mc 6,14-29
Vangelo Mc 6, 14-29
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elia». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore
“ERODE DICEVA: QUEL GIOVANNI CHE IO HO FATTO DECAPITARE È RISORTO”
Quando si dice: cattiva coscienza! Erode, annebbiato dal potere, dal sesso e dal vino ha fatto uccidere Giovanni Battista del quale pure aveva timore se non rispetto e adesso, lui che vede nemici da tutte le parti e che quindi non sa neanche godere del suo ruolo di potente, crede che Gesù sia la reincarnazione di Giovanni che viene per tormentarlo. Dio ha messo dentro di noi una sentinella; la coscienza, prima o poi lancia segnali per farci capire il bene e il male. Noi però siamo capaci di tacitarla o di camuffare la sua voce. Qualche esempio: abbiamo coscienza che nella precarietà della nostra vita non sono i denari a fare la felicità, però ugualmente spesso diamo loro il primo posto giustificandoci che oggi “qualunque cosa vuoi fare se non hai denari…”. La coscienza ci invita all’onestà nelle piccole cose e noi sappiamo che anche tenerci un resto non corretto non è giusto, ma ce lo teniamo lo stesso dicendo: “va in cambio di tutte le volte che l’hanno rubato a me”. Sappiamo benissimo che dovremmo dedicare un po’ più di tempo ai figli alla famiglia, ai nostri anziani, “ma con tutte le cose che ho da fare?” Sappiamo benissimo che la guerra è sempre un male, che l’odio è un peso terribile che non può produrre alcun bene né per noi né per gli altri, “eppure è il mio unico modo per difendermi”. Altre volte poi ci stordiamo con le cose, gli affari, le preoccupazioni per tacitare quella voce. Non sarebbe meglio confrontarci con quella voce, con il profondo di noi stessi? Certo non è facile, certo, non ci piace l’immagine che lo specchio della coscienza qualche volta ci rimanda di noi stessi, certo, fare questo significa poi modificarci, ma io credo sia meglio avere una coscienza che ci richiama e qualche volta ci tormenta che averla uccisa perdendo la nostra vera identità e caricandoci di pesi e di colpe che poi in qualche modo il profondo di noi stessi ci fa già pagare in questa vita e che apparirà chiaro davanti a Dio e a tutti nell’eternità.
SABATO 9 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Apollonia, vergine e martire; San Rinaldo, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
IN TE, SIGNORE, RIPOSA IL MIO CUORE.
HANNO DETTO: L'amore a prima vista spesso non è che una svista. (Roberto Gervaso)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi si vergogna di lavorare, abbia vergogna di mangiare (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Un filosofo amava provocare rabbini e teologi dimostrando con articolati ragionamenti che, secondo lui, Dio non esisteva. Un giorno trovò Levi-Isac immerso nella meditazione; voleva dimostrare anche a lui che Dio non esisteva, ma il rabbino lo guardò diritto negli occhi e gli disse: - E se fosse vero, nonostante tutto? Dimmi, se fosse vero? Il filosofo confessò, in seguito, che questa risposta lo aveva lasciato sconcertato più di tutte le affermazioni intese prima. (Elie Wiesel)
PAROLA DI DIO: Eb 13,15-17.20-21; Sal 22; Mc 6,30-34
Vangelo Mc 6, 30-34
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore
"VENITE IN DISPARTE, VOI SOLI, IN UN LUOGO DESERTO, E RIPOSATEVI UN PO’”
Mi piace molto l'umanità e il realismo di Gesù che invita gli apostoli di ritorno dalla missione e oberati dalla folla, a riposarsi. Mi hanno sempre fatto paura quei predicatori, quei moralisti, o quei cristiani che esagerano anche nel bene. Gesù chiede tutto è vero; essere cristiani non significa starsene in pantofole ma non rispettare i ritmi e i bisogni della nostra umanità porta spesso a perdere il limite e non c'è peggior male che la fissazione religiosa. È bello invece sapersi riposare con il Signore: non significa dimenticarsi dei propri doveri, del prossimo, della preghiera, ma viverla con serenità, con fiducia, significa ritemprarsi le forze in Lui per lasciare più spazio a Lui e meno a noi. Seguire il Signore, amarlo e servirlo non è far diventare tutto problema, lambiccandosi il cervello, fare mille riunioni, vedere solo e sempre tutto ciò che "bisogna fare" ma significa rifugiarsi in Lui, e in Lui trovare la pace profonda che poi, con serenità, permette di ripartire gioiosi al suo seguito.
DOMENICA 10 FEBBRAIO: 5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: Santa Scolastica, vergine; San Guglielmo di Malavalle.
Una scheggia di preghiera:
DI TE MI FIDO, GESU', A TE MI AFFIDO.
HANNO DETTO: La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri. (Karl Kraus)
SAGGEZZA POPOLARE: È meglio camminare che essere spinto. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Un giovane monaco, guardando un prato magnificamente fiorito, disse al suo anziano: È dura per noi monaci la castità. È come avere davanti una moltitudine di splendidi fiori profumati senza poterne cogliere nemmeno uno. Un uomo sposato che passava di lì, udendo queste parole, osservò: - E che dire di noi uomini sposati? Abbiamo colto un fiore, ne abbiamo assaporato il profumo, ed è forte per noi il desiderio di conoscerne altri. La castità non è forse più difficile per noi? Una donna, ascoltati questi discorsi, disse: Quale sofferenza più grande che non essere colte da chi e quando realmente vorremmo? Il Signore, udendo i tre, pensò fra sé: «Hanno ragione tutti e tre. La castità è difficile per tutti. Per questo ho promesso ai puri di cuore che mi vedranno in volto».
PAROLA DI DIO: Is 6,1-2a.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11
Vangelo Lc 5,1-11
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore
“SULLA TUA PAROLA GETTERÒ LE RETI”.
Quello che viene chiesto a Pietro è un atto di fede bello e buono. È Pietro il pescatore. È lui che sa quando è il momento migliore per buttare o non buttare le reti. E questo Maestro che cosa ne sa di pesca? Ma Pietro si fida e contro tutte le esperienze è una pesca miracolosa. Gesù tocca Pietro sul vivo, sulla sua esperienza, sulla sua professione e se lì trova una risposta di fede, la conversione è avvenuta. Gesù tocca spesso anche noi sul vivo. Ci chiede di rinunciare alle nostre sicurezze per lui, di fidarci più della sua parola che delle nostre esperienze. Siamo capaci di lasciare aperta una breccia nel cuore dove la fede possa insinuarsi al di là di tutto, abitudini cristiane comprese?
LUNEDI’ 11 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Ricorrenza della Madonna di Lourdes; Santa Eloisa; San Dativo, martire.
Una scheggia di preghiera:
NELLE NOSTRE DEBOLEZZE, SALVACI, DIO DI MISERICORDIA.
HANNO DETTO: Si odia chi si teme. (Ennio)
SAGGEZZA POPOLARE: Il buon pastore tosa, ma non scortica (proverbio Toscano)
UN ANEDDOTO: Quando il primo uomo e la prima donna vennero al mondo, capirono di essere molto diversi. Riuscire ad andare d'accordo sarebbe stato molto difficile. O forse una magnifica avventura?
All'udire questa seconda ipotesi il diavolo intervenne subito. Sparse una semente nei campi e nacquero le male lingue. Fu da allora che se un uomo e una donna vogliono andare d'accordo debbono starsene soli come all'inizio del mondo, chiudendo le orecchie ad ogni voce che non sia quella del proprio cuore.
PAROLA DI DIO: Gen 1,1-19; Sal 103; Mc 6,53-56
Vangelo Mc 6, 53-56
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. Parola del Signore
“E LÀ DOVE GIUNGEVA, IN VILLAGGI O CITTÀ O CAMPAGNE, DEPONEVANO I MALATI NELLE PIAZZE E LO SUPPLICAVANO DI POTER TOCCARE ALMENO IL LEMBO DEL SUO MANTELLO; E QUANTI LO TOCCAVANO VENIVANO SALVATI.”
Gesù è venuto per “liberarci dalle nostre piaghe”. Gesù si lascia sommergere dai malati, dai deboli, Lui è “venuto a caricarsi delle nostre debolezza”. Dunque molti cercano Gesù per portargli gli ammalati nel corpo e nello spirito affinché egli li guarisca. In questo mi sembra di leggere il segno di una missione che dovrebbe essere specifica di ogni credente: condurre a Gesù gli affaticati e gli oppressi di questo mondo. Noi nella carità concreta dobbiamo cercare di alleviare le sofferenze dei fratelli ma spesso non basta procurare loro dei buoni medici e un buon ospedale. Quasi sempre alle malattie del corpo si accompagnano stati spossatezza dell’anima, infermità dello spirito che meritano la nostra migliore attenzione. Ad esempio quando siamo davanti ad un malato terminale, quando i medici hanno smesso, perché impotenti il loro compito, quando in tono di passiva rassegnazione sentiamo dire o diciamo noi stessi: “Non c’è più nulla da fare”, è proprio quello il momento in cui dovrebbe iniziare una amorevole premura che aiuti il paziente ad affrontare nel modo migliore possibile il dramma della morte. Qualche volta gli uomini a questo punto parlano di eutanasia o morte dolce, noi dovremmo parlare di dolce morte in Cristo. Dio solo sa quanti nostri fratelli e quante persone anche a noi care, per paura di parlare di morte, vengono lasciate nella più penosa solitudine e abbandono proprio quando avrebbero più bisogno di presenze e di collaborazione cristiana. Portare i malati a Gesù non è solo per chiedere il miracolo della guarigione umana ma anche perché guariscano da una fede fatta forse di parole ad un incontro con il Dio della vita. E mentre portiamo i malati a Gesù chissà che non veniamo guariti anche noi nel profondo del cuore, per una rinnovata speranza in Lui.
MARTEDI’ 12 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto di Aniane, monaco; Santa Eulalia, vergine e martire.
Una scheggia di preghiera:
PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.
HANNO DETTO: È strano come tutti difendiamo i nostri torti con più vigore dei nostri diritti. (Gibran)
SAGGEZZA POPOLARE: Il vento non entra mai in luogo di dove non possa uscire. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: - Maestro, parlami della fedeltà - disse un discepolo. - Un cane servì il suo padrone per tutta la vita, ne difese la casa e i beni e quando questi morì rimase per due mesi sulla sua tomba. Quando mori il cane, gli uomini gli eressero una piccola stele sulla quale scrissero: «Fedeltà». Un uomo rimase fedele alla moglie per tutta la vita. Quando morì, dietro il suo feretro c'era solo la moglie, ed essendo egli un poveraccio, fu gettato nella fossa comune. - Perché questa differenza, maestro? Perché gli uomini ammirano la fedeltà degli animali, cui nulla costa essendo inscritta nella loro natura. Quanto a praticarla essi stessi, non vogliono pagarne il prezzo, conoscendone il costo. La fedeltà coniugale è virtù preziosissima, e ha quindi un costo molto elevato.
PAROLA DI DIO: Gen 1,20-2,4a; Sal 8; Mc 7,1-13
Vangelo Mc 7, 1-13
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». Parola del Signore
“TRASCURANDO IL COMANDAMENTO DI DIO VOI OSSERVATE LA TRADIZIONE DEGLI UOMINI”. Immaginiamoci la scena del Vangelo di oggi: “Si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme”. È una vera e propria commissione di inchiesta. I sommi sacerdoti hanno sentito parlare di Gesù, le voci corrono e il centro del potere religioso ha orecchie molto lunghe, sono preoccupati di questo predicatore che ‘canta fuori del coro’, sono preoccupati della sua ortodossia, sono preoccupati per ‘il bene del popolo’ in quanto sono unicamente loro, con la loro politica e diplomazia a conoscere quanto e quale sia il bene per la gente… e, allora… mandiamo una commissione della santa inquisizione a vedere, a prendere atto, a contestare, a raccogliere prove, a formulare atti di accusa. Ma questi trovano non uno che davanti a personaggi importanti si spaventa, ma uno che dice loro con la massima libertà pane al pane e vino al vino. Gesù non odia i farisei, Gesù ama tutti, Gesù non è un areligioso o un contestatore alla moda sempre contro tutte le forme di autorità. Gesù è un osservante dei precetti, ma è anche l’uomo più libero, più giusto, e se fa dei rimproveri li fa per migliorarci. Esaminiamo, allora, il contesto di ciò che Gesù critica e scopriamo che va proprio bene sia per i farisei e gli scribi di allora che per vescovi, sacerdoti e religiosi di oggi, e che va proprio bene anche per me e per te. Quante tradizioni umane vengono fatte passare per dottrine volute da Dio! Ad esempio certe norme morali date come dottrina divina che sono solo aspetti culturali di certe epoche, di certe paure, o dettate solo per la difesa di supposti principi, oppure certi ritualismi che hanno perso significato ma che vengono mantenuti solo per l’aria di mistero e di superiorità che sembrano supporre. Si disserta sul cappello dei vescovi o sull’abito dei sacerdoti dimenticando che sotto il cappello o dentro o fuori di una talare ci debba essere un vero uomo di Dio. Si parla tanto di Chiesa, di missione, di ortodossia dei teologi e spesso ci si dimentica di far riferimento a Gesù o, peggio ancora, si usa arbitrariamente del Vangelo leggendolo a senso unico per confermare le proprie posizioni. Troviamo spesso ipocrisie piccole o grandi di cristiani che si danno il segno di pace, ma non si salutano per strada; che ritengono importante appartenere ad una comunità soprattutto per il prestigio che dà loro ricoprire in essa qualche compito rilevante. Vediamo ancora una Chiesa che continua a concedere monsignorati o cavalierati per ‘meriti cristiani’ (che, detto in altri termini, significa corse agli onori o soldi versati per ‘pie iniziative ecclesiastiche’). E noi, non è forse vero che molte volte addomestichiamo la fede a nostro uso e consumo? Accogliamo queste parole di Gesù non come condanna insindacabile, ma come motivo per una seria conversione.
MERCOLEDI’ 13 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Benigno da Todi, martire; Sante Fosca e Maura, martiri.
Una scheggia di preghiera:
CREA IN ME, O DIO, UN CUORE NUOVO.
HANNO DETTO: La felicità è conoscere e meravigliarsi. (J. Y. Cousteau)
SAGGEZZA POPOLARE: Non metter bocca dove non ti tocca. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Una madre soffrì moltissimo a staccarsi dai suoi figli. Sapeva però che solo lasciandoli andare per le loro strade sarebbero stati felici. Così, nascose la sua sofferenza in una grande buca nel bosco e, quando l'ultimo figlio partì, chiuse la buca e vi piantò un virgulto di quercia.
La quercia, come tutte le querce, crebbe molto lentamente. Quando la madre morì non era che un alberello adolescente. Oggi è una quercia immensa, la più grande e nobile di tutta la foresta. Gli altri alberi la guardano intimoriti e gli uomini vengono da ogni parte ad ammirarla. Ogni tanto la grande quercia ha un fremito: accade quando fra coloro che vengono a goderne la maestà e la frescura c'è qualche figlio del figlio del figlio di qualche figlio di colei che la piantò. Poiché la sofferenza di una madre che rende liberi i suoi figli si dilata all'infinito. È fra i doni più ricchi che possa dare all'umanità.
PAROLA DI DIO: Gen 2,4b-9.15-17; Sal 103; Mc 7,14-23
Vangelo Mc 7, 14-23
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore
“CIÒ CHE ESCE DALL’UOMO È QUELLO CHE RENDE IMPURO L’UOMO. DAL DI DENTRO INFATTI, CIOÈ DAL CUORE DEGLI UOMINI, ESCONO I PROPOSITI DI MALE: IMPURITÀ, FURTI, OMICIDI, ADULTÈRI, AVIDITÀ, MALVAGITÀ, INGANNO, DISSOLUTEZZA, INVIDIA, CALUNNIA, SUPERBIA, STOLTEZZA.”
La nostra epoca cerca in tutti i modi di esorcizzare il male: il male non esiste, la coscienza è un’invenzione dei preti per tenerci buoni e creare sensi di paura. Se esiste qualche colpa (perché pur con tutta la buona volontà di nasconderlo il male è evidente) non è in noi ma “è fatale” che sia cosi, “è destino”. Gesù invece ci riporta alla verità della nostra umanità: il bene e il male ci sono e sono al centro dell’uomo: nel suo cuore. È inutile scaricare il, male altrove: il male è in me ma, “se vuoi — come aveva detto Dio a Caino — tu puoi vincerlo”. Oltretutto, noi abbiamo un’arma segreta potentissima. Qualcuno che il male l’ha già crocifisso in sé e l’ha portato nella tomba per vincerlo definitivamente con la sua risurrezione.
GIOVEDI’ 14 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa; San Valentino, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, BENEDICI E PROTEGGI I MISSIONARI DEL VANGELO,
HANNO DETTO: Anche se siete contenti della vostra condizione, sforzatevi di migliorarla. (M. Gorky)
SAGGEZZA POPOLARE: I buoni riescono a far del male un bene.
UN ANEDDOTO: Il re era morto e il nuovo erede era da poco salito al trono. Per prima cosa, volendo rinnovare il consiglio regale, mandò araldi in tutto il paese per convocare a palazzo gli uomini ritenuti più saggi. Nessuno conosceva il nuovo re, e tutti erano ansiosi di dimostrargli il loro valore. Per primo fu introdotto nel palazzo reale il saggio Jang-Tzé. Quando questi si trovò di fronte al trono, vedendovi seduto un uomo abbigliato di splendide vesti, gli si prostrò davanti chinandosi sino a terra. A quel punto, da un angolo della sala, udì una voce dirgli: "Amico, come posso sceglierti quale consigliere se t'inchini davanti a un bagliore di vesti senza sapere chi le indossa? Colui che stai onorando è il mio servo". La voce era quella del re, un giovane uomo vestito come un semplice monaco. Jang-Tzé, capendo di aver clamorosamente fallito la prova, si ritirò col viso rosso d'imbarazzo e la vergogna nel cuore. Né lo consolò il sapere che tutti gli altri saggi sarebbero caduti nel suo stesso errore. Il giovane re preferì governare da solo piuttosto che con saggi così stolti.
PAROLA DI DIO: At 13,46-49; Sal 116; Lc 10,1-9
Vangelo Lc 10,1-9
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Parola del Signore
“ECCO, VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI”.
In questi anni ho avuto tante occasioni, anche concrete, di incontrare vari missionari del Vangelo e non ho potuto fare a meno di fare alcune riflessioni:
1) La vera missione, prima ancora del decidersi a partire, comincia dal cuore. Non si è missionari se non si sente battere il proprio cuore per Gesù e per i fratelli: Solo se amo davvero Gesù, se gli sono riconoscente, se sento che Lui davvero è liberazione e salvezza, ho desiderio di comunicarlo agli altri, perché gli altri (i miei fratelli) facciano la mia stessa esperienza gioiosa e liberante. Se non c’è questo spirito, si fa solo dell’inutile colonialismo religioso, del proselitismo ad una religione e non un annuncio di fede.
2) Non dobbiamo pensare alla missione come ad un incarico riservato a qualcuno: ogni vero cristiano è missionario. E anche qui ho trovato veri e falsi missionari. Qualcuno considera la missione come esercizio di lingua. Incappi in certi sedicenti cristiani che pensano di convertire con le parole e parlano (il più delle volte direttamente o indirettamente di sé stessi) facendo sfoggio di una presunta (e quante volte è proprio solo presunta) sapienza filosofica e teologica. E ho trovato persone umili che senza fare cose grandiose, hanno però seminato per tutta una vita testimonianze concrete di carità, di pazienza, di perdono, di servizio quotidiano. Davvero quanti missionari sono stati tali senza uscire da quello che molti considerano ‘il banale quotidiano’ e che essi invece hanno considerato come il dono del tempo nel quale godere dell’amore di Dio, esserne ricolmi e trasmetterlo con semplicità.
3) Ho poi incontrato personalmente od ho letto di tanti missionari, figure stupende, che hanno saputo elevarsi al di sopra della mediocrità in cui amiamo cullarci; persone che si sono sforzate di essere coerenti con sé stesse, di vivere integralmente il messaggio evangelico. Questi uomini hanno lasciato patria, parenti, amici, affetti, benessere e si sono recati in terre lontane a lottare contro la fame, le malattie, l’emarginazione, l’ignoranza, aprendo scuole, ospedali, orfanotrofi, ricoveri, colonie agricole, pagando sempre di persona, spesso arrischiando la vita, per la promozione dell’uomo in cui vedevano il volto stesso di Dio. Eppure radio, giornali, televisione, raramente hanno trovato spazio per ricordarli e additarli alla riconoscenza. Come siamo buffi e incoerenti! Solo chi sa dare calci ad un pallone, pugni ad un avversario, correre a piedi, in bicicletta o in auto danno lustro al proprio paese, ricevono denari e medaglie. Ma per chi ha donato tutto agli altri, senza nulla chiedere per sé spesso non c’è neppure il grazie dei beneficati. Eppure siamo tutti convinti che una società diventa migliore, più giusta, più umana, non per i calci dati ad un pallone o agli urli di una canzone, ma per l’amore offerto all’umanità.
Per fortuna l’ultimo giudizio valido lo pronuncerà Uno che dirà: “Avevo fame, ero straniero, pellegrino, nudo e mi avete soccorso… Venite, benedetti, nel Regno del Padre mio, entrate nella gioia del vostro Signore.
VENERDI’ 15 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Sigfrido, vescovo; Sant’Euseo di Serravalle Sesia.
Una scheggia di preghiera:
FA' CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE.
HANNO DETTO: La fiducia in sé stessi è una forza solamente finché non diventa presunzione. (Swift)
SAGGEZZA POPOLARE: Ogni campanile suona le sue campane. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Gustave Flaubert e alcuni suoi amici pranzavano insieme. Il discorso toccò l'esistenza di Dio. Lo scrittore francese disse: - Non posso soffrire gli atei. State a sentire. Un pescatore trovò sasso su cui era la scritta: "Io non esisto", firmato: "Dio". Fece vedere il sasso a un ateo. E l'ateo che disse? - chiesero curiosi gli amici. - Disse: "Vedi che ho ragione io? Dio stesso confessa di non esistere!"
E nel raccontarlo, il buon Flaubert rideva da matti.
PAROLA DI DIO: Gen 3,1-8; Sal 31; Mc 7,31-37
Vangelo Mc 7, 31-37
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapodi. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore
“HA FATTO BENE OGNI COSA: FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI!”
Qual è stato ed è ancor oggi il compito che Gesù ha accettato di svolgere obbedendo a Dio e venendo in mezzo a noi? Gesù è venuto a guarirci dalla sordità che ci impedisce di ascoltare Dio e che di conseguenza ha portato a deformare la sua essenza. Dio non ha mai smesso di parlare: con la sua creazione, con la storia universale e personale, attraverso la Bibbia, la coscienza, le testimonianze... ma l'uomo spesso è stato sordo. I rumori del mondo lo attirano e chiuso in sé stesso si è costruito dei a propria misura. La parola poi che dovrebbe essere il mezzo per comunicare con Dio e con i fratelli è spesso diventata muta o ridotta a chiacchiericcio. Gesù vuol guarire me che son sordo alla voce di un Dio Padre misericordioso e che son muto nel rispondergli e nel comunicare con Lui e con i fratelli. Ma perché Lui possa operare in me, devo lasciarmi portare da Lui, devo lasciarmi toccare anche intimamente, dove dà fastidio, per poter sentire la sua voce e per poter cantare, a parole e con la vita, la sua lode.
SABATO 16 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Onesto; Santa Lucilia, martire.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI UN DIO COMPASSIONEVOLE, LENTO ALL'IRA, PIENO DI MISERICORDIA.
HANNO DETTO: Ciò che nascondiamo al mondo non si può nascondere a Dio. (San Francesco da Paola)
SAGGEZZA POPOLARE: Ogni pazzo è savio quando tace. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Lo scienziato Louis Pasteur aveva un raro disinteresse. Una società gli aveva offerto la somma per ottenere il monopolio del vaccino contro il carbonchio delle bestie. Pasteur rifiutò. - Quel vaccino è un regalo che voglio fare a tutti gli agricoltori - rispose. - Il sapiente non ha bisogno di altra ricompensa all'infuori di questa: d'aver scoperto la verità.
PAROLA DI DIO: Gen 3,9-24; Sal 89; Mc 8,1-10
Vangelo Mc 8, 1-10
Dal vangelo secondo Marco
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. Parola del Signore
“SENTO COMPASSIONE PER LA FOLLA”
Il tema da cui parte il racconto della moltiplicazione dei pani è la compassione. La sorgente del pane è la compassione. La parola compassione vuol dire “patire-con”: è la qualità fondamentale di Dio. Ogni azione che non nasce dalla compassione non serve a nulla, distrugge tutto. La compassione è quel sentimento profondo che fa sì che tu davanti al male, senta come tuo il male dell’altro ed è l’espressione più profonda dell’amore: il patire con, com-passione. Il sentire come tuo il bene e il male dell’altro. Il che vuol dire che l’altro ti sta dentro, lo senti. E Dio è compassione. Sotto la parola compassione in greco c’è un termine che significa “viscere”: sono viscere materne, cioè Dio è madre. In ebraico c’è una parola che vuol dire “utero”. È la maternità. Non può non sentire noi come parte più profonda di sé. E Luca parla della santità di Dio, di Dio che è diverso. Perché Dio è diverso, perché Dio è Dio? Dio è Dio, perché è misericordia, perché è “utero materno”. E qui dice anche: diventate misericordiosi come il Padre, è la legge di santità. Chi non sente l’altro, chi non ama, non vive, rende impossibile la vita a sé e agli altri.
DOMENICA 17 FEBBRAIO: 6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: Santi sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria; San Fulrado.
Una scheggia di preghiera:
IN TE SIGNORE, GIOIA VERA, ORA E SEMPRE.
HANNO DETTO: Il Signore non si limita a istruire gli uomini intorno al bene, ma li aiuta perché lo facciano. (S. Antonio Maria Gianelli)
SAGGEZZA POPOLARE: Anche di giorno ci sono le stelle, solo che noi non riusciamo a vederle.
UN ANEDDOTO: Si dice che Alessandro Magno, navigando senza speranza in alto mare, abbia presentito la felice Arabia dal profumo che gli portava il vento. Il che diede coraggio a lui ed ai suoi uomini, che raddoppiarono i loro sforzi remando, ed approdarono infine tra i palmeti. Così noi, in questo mare della vita mortale, riceviamo oggi dalla fede un sentore di quella patria dove la felicità sarà completa e totale nell’unione perfetta col Salvatore.
PAROLA DI DIO: Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12. 16-20; Lc 6, 17.20-26
Vangelo Lc 6,17. 20-26
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore
“BEATI VOI…”
Se mi guardo intorno sembra che nel nostro mondo tutti sappiano in che cosa consiste la felicità: sei felice se hai un bel fisico, se ti tieni in forma (e sei sano!), se hai un bel lavoro di responsabilità con molti, molti soldi, se sai parlare, hai fascino, sei un po’ spregiudicato, politicamente corretto, se hai una bella moglie e magari anche una altrettanto bella amante, sei ha macchina bella, casa bella, se… se… se… Poi magari ci guardiamo allo specchio e scopriamo che non sono un gran bellezza, il lavoro è solo discreto e ho sempre a che fare con quel problema di stomaco, eccomi quindi declassato alla categoria degli infelici. Allora, il raggiungimento della felicità è destinato a pochi, pochissimi eletti?
Anche Dio ha qualcosa da dire a proposito di felicità. Una pagina forte e forse anche indigesta, il Vangelo di oggi. Però, dobbiamo ammetterlo, visto che è Dio che ci ha costruiti, fabbricati, magari sa meglio di tutti come funzioniamo, che cosa ci rende felici. “Beati” dice Gesù. E subito una delusione: “beati voi poveri… voi che piangete”. Ma come?
Cosa significa?
Prima di tutto la beatitudine, la felicità non consiste certo nella povertà, nella sofferenza (non facciamo dire stupidaggini a Gesù: Dio non ama la sofferenza!) ma in Dio, perché chi soffre, chi ha fame si rivolge a lui. È come se Gesù dicesse: “Se, malgrado la povertà, la sofferenza, la persecuzione, sei felice, allora la tua felicità è posta altrove: beato”. Sì, amici, Gesù svela che l’origine della felicità è nel sentirsi amato da Dio, nel leggere la propria storia nella grande storia d’amore di Dio. La beatitudine è altrove, è dentro, è in Dio.
LUNEDI’ 18 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Claudio, martire; Santa Costanza di Vercelli.
Una scheggia di preghiera:
MIO DIO, TUTTA LA VITA È UN MIRACOLO CONTINUO.
HANNO DETTO: Dio vuole essere più amato che temuto. Vuole essere non tanto Signore quanto Padre. (San Pietro Crisologo)
SAGGEZZA POPOLARE: Il bue magro serve malamente da vivo, quello grasso serve da vivo e da morto.
UN ANEDDOTO: Di San Giuseppe Moscati ci sono ricette con la sua firma su cui ha scritto: “Cura: Eucaristia”. A un malato che è poi guarito, aveva infatti diagnosticato che la sua sofferenza fisica era dovuta solo all'allontanamento da Dio. Ma quando le suore dell'ospedale degli Incurabili di Napoli gli chiedevano perché continuasse a fare il medico anziché il sacerdote, lui che ogni mattina andava a Messa e si comunicava, che ogni sera recitava il Rosario, che aveva fatto voto di castità, che diceva di vedere in ogni malato “il libro della natura creato da Dio”, rispondeva sicuro che “si può servire Dio anche lavorando”.
PAROLA DI DIO: Gen 4,1-15.25; Sal 49; Mc 8,11-13
Vangelo Mc 8, 11-13
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. Parola del Signore
“I FARISEI E SI MISERO A DISCUTERE CON GESÙ, CHIEDENDOGLI UN SEGNO DAL CIELO, PER METTERLO ALLA PROVA”.
Continuamente Gesù si scontra con l’incredulità: e questa deriva dall’accecamento, da partiti presi, da superficialità. Ecco questa richiesta di miracolismi. Gesù, miracoli ne ha fatti tanti: non bastavano?
Questo ci dimostra che non esiste persona più cieca di chi non vuoi vedere. Anche noi vorremmo dei segni, dei miracoli e non sappiamo vedere il continuo miracolo della vita come segno di Dio, poi miracoli ce ne sono stati (pensate anche solo a Lourdes) e ce ne sono ancora ma, ci crediamo?
La fede non dipende dai miracoli, questi al massimo possono confermarla; la fede, come dice la parola stessa, è questione di fiducia, di “affidarsi” a una persona, di saperla accogliere, di lasciarsi guidare, di sapere che Lui è fedele, al di là di quello che vediamo, alle sue promesse.
MARTEDI’ 19 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Corrado Gonfalonieri; San Mansueto, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI, GESU', AD ASCOTARE, COMPRENDERE E VIVERE LA TUA PAROLA CHE SALVA.
HANNO DETTO: Le cattive maniere rovinano tutto e fanno passare dalla parte del torto anche chi ha ragione. (B. Grecian)
SAGGEZZA POPOLARE: La bugia corre su pel naso di chi la dice. (proverbio Toscano)
UN ANEDDOTO: L'imperatore, un giorno, mandò a chiamare uno dei suoi vassalli. Questi era conosciuto nel suo regno per la crudeltà e l'avarizia, e i suoi sudditi vivevano nel terrore. L'imperatore gli disse: "Voglio che ti metta in viaggio per il mondo e mi trovi un uomo veramente buono". Quello rispose: "Sì, signore" e con obbedienza iniziò la ricerca. Incontrò molte persone e parlò con loro, e dopo che fu trascorso molto tempo, tornò dall'imperatore e gli disse: "Signore, ho fatto come mi hai ordinato, cercando per tutto il mondo un uomo davvero buono. Non lo si può trovare. Sono tutti egoisti e malvagi. Non c'è luogo dove si possa trovare l'uomo che cerchi". L'imperatore lo mandò via e fece chiamare un altro vassallo, conosciuto per la sua generosità e benevolenza, e molto amato dai suoi sudditi. L'imperatore gli disse: "Amico mio, vorrei che ti mettessi in viaggio e mi cercassi un uomo davvero cattivo". Anche questo obbedì, e nei suoi viaggi incontrò molta gente e parlò con loro. Dopo che fu trascorso molto tempo, ritornò dall'imperatore e gli disse: "Signore, non ce l'ho fatta. Ci sono persone incaute, traviate, che si comportano da ciechi, ma in nessun luogo sono riuscito a trovare un uomo davvero cattivo. Sono tutti buoni di cuore, nonostante i loro fallimenti".
PAROLA DI DIO: Gen 6,5-8; 7,1-5.10; Sal 28; Mc 8,14-21
Vangelo Mc 8, 14-21
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». Parola del Signore
“FATE ATTENZIONE: GUARDATEVI DAL LIEVITO DEI FARISEI E DAL LIEVITO DI ERODE”. (Mc. 8,15)
Quanto è difficile capirsi tra persone che fanno discorsi diversi. Provate a pensare se non è vero che buona parte delle discussioni e dei diverbi che avvengono nelle nostre famiglie sono dovute non ha difficoltà reali di divergenze insanabili, ma a modi di esprimere una stessa idea con termini diversi o a incomunicabilità dovuta al fatto che ognuno continua a fare il proprio discorso senza cercare di capire che cosa voglia dire l’altro. Tra Gesù e i discepoli, nel Vangelo di oggi, è successa la stessa cosa: Gesù cerca di mettere in guardia i discepoli “dal lievito dei farisei e di Erode” ed essi continuano a parlare del lievito del panettiere, dimenticando nello stesso tempo che non è tanto il problema del pane materiale che deve preoccuparli (Gesù aveva appena moltiplicato il pane) ma quanto Gesù indicava per la vita. Anche noi, oggi siamo messi in guardia da Gesù e dobbiamo fare attenzione al lievito dei farisei e di Erode, ma capiamo che cosa Gesù vuole dirci?
Credo che Gesù voglia metterci in guardia da certe frequentazioni. Il lievito fermenta tutta la pasta: se è buono ci sarà pasta buona, se è cattivo si butta via tutto. Il lievito dei farisei è la superbia mascherata da religiosità, quello di Erode è il potere mascherato da religiosità. Quindi il lievito da evitare è la religiosità falsa. La religiosità dovrebbe essere il giusto modo di manifestarsi della fede ma quando prende il sopravvento, la fede si perde e rimane solo la falsa maschera della religiosità. Gesù non ha paura per noi quando ci manda come pecore in mezzo ai lupi. Non ha ritegno di dirci di andare verso gli ultimi, anche verso i ladri e le prostitute, ci mette in guardia invece dalle false religiosità e da coloro che le rappresentano. Da certi sedicenti cristiani, gran parlatori di fede, che poi sono materialisti, arrivisti boriosi, pieni di sé, da coloro che ci dicono: “O fai come me o non sei cristiano”, da chi usa il religioso per il proprio tornaconto, non c’è che una strada da seguire: scappare lontano per non rischiare di essere contaminati.
MERCOLEDI’ 20 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Eleuterio di Tornai; San Nemesio.
Una scheggia di preghiera:
IL SIGNORE È LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.
HANNO DETTO: Non è conveniente che, mentre il Figlio di Dio procede per la via dell’infamia, i figli degli uomini cerchino la via degli onori, perché “un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone” (Mt 10,24). (S. Giovanni della Croce)
SAGGEZZA POPOLARE: Più si usa il cervello e meno lo si logora.
UN ANEDDOTO: Dagli animali agli uomini; proverbi:
La volpe non cade due volte nel medesimo laccio.
Ogni gallina raspa per sé stessa.
Gatta inguantata non prese mai topo.
Lepre e cane corrono ambedue, ma ognuno per motivi diversi.
Ogni rana si crede una Diana.
PAROLA DI DIO: Gen 8,6-13.20-22; Sal 115; Mc 8,22-26
Vangelo Mc 8, 22-26
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Parola del Signore
"«VEDI QUALCOSA?». QUELLO, ALZANDO GLI OCCHI, DICEVA: «VEDO LA GENTE, PERCHÉ VEDO COME DEGLI ALBERI CHE CAMMINANO»”
Questo cieco che riacquista la vista trova difficoltà a dare un significato a ciò che comincia a vedere e c'è confusione in lui nell'applicare alla realtà che ora vede quello che la sua fantasia di cieco aveva prima immaginato. Così può capitare a noi quando vogliamo a tutti i costi applicare le nostre idee, il pensiero di questo mondo alla realtà trasfigurata da Cristo: confondiamo conoscenza con sapienza, sentimento con amore, persone con cose. Per imparare a vedere devo prima essere profondamente convinto di essere cieco, di aver bisogno di qualcuno che mi insegni a vedere. Per pochi la strada della conversione poi è un colpo di fulmine che cambia immediatamente la vita, deve essere, invece, un graduale affidarsi a chi ti aiuta a vedere giusto. Allora, poco per volta, riuscirai anche a vedere e capire cose che oggi ti sembrano enormi e incomprensibili come il fatto che guadagnare è perdere, che morire è vivere, che Dio non è da obbedire ma da amare, che perdonare è meglio che vendicarsi
GIOVEDI’ 21 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa; Santa Eleonora, regina
Una scheggia di preghiera:
ACCOGLI, SIGNORE, I NOSTRI INSUCCESSI E LE NOSTRE POVERTA'.
HANNO DETTO: Bisogna imparare a vivere durante tutto l’arco della vita. (Seneca)
SAGGEZZA POPOLARE: Costa poco prometter con parole, a chi promesse mantener non vuole.
UN ANEDDOTO: Un vecchio decise che, per un giorno almeno, avrebbe sorriso alla vita; e lo avrebbe fatto in modo concretissimo, dispensando il suo sorriso a tutti. La sera prima, infatti, aveva letto una frase che lo aveva molto colpito: "Se non sorridi tu agli altri, come puoi pretendere che gli altri sorridano a te?" Uscendo di casa, il primo che incontrò fu un cane. Gli sorrise e ne ebbe un vivace contraccambio: la bestiola agitò festosamente la coda. La seconda persona che incontrò fu un bambino. Il vecchio gli sorrise e il bimbo rimase a guardarlo con occhi larghi. "Forse", pensò il vecchio, "i bimbi d'oggi sorridono così". Incontrò poi una giovane donna che, al suo sorriso, volse decisa lo sguardo dall'altra parte. "Sempre così le donne", pensò il vecchio, "dietro un sorriso vedono chissà cosa..." S'imbatté poi in un gruppo di uomini che stavano discutendo. Sorrise loro e notò che si guardavano gli uni gli altri facendo strani gesti con la mano. "Mi hanno preso per un vecchio scemo", pensò l'anziano pentendosi del suo proposito. E fu così che, quando vide un vecchio come lui uscir di casa, non gli sorrise affatto. "Figurarsi se i vecchi rispondono a un sorriso..." pensò. Rimase invece stupefatto quando costui gli fece un sorriso largo come il sole. Al sorriso non rispose, e fece male. Non poteva sapere che quel vecchio si era proposto, proprio come lui, che quel giorno avrebbe sorriso alla vita; e ignorava che, diversamente da lui, aveva avuto in sorte, uscendo di casa, d'incontrare non un cane, ma un vecchio. (da Trilussa, il sogno bello)
PAROLA DI DIO: Gen 9,1-13; Sal 101; Mc 8,27-33
Vangelo Mc 8, 27-33
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parola del Signore
"PIETRO LO PRESE IN DISPARTE, E SI MISE A RIMPROVERARLO".
Quante volte apertamente o velatamente dentro di noi rimproveriamo Dio! "Questo non dovevi permetterlo! Avresti dovuto premiare quell'altro! Ti ho pregato con tanta fede e non mi hai ascoltato!" È qualche volta arriviamo al punto da voler quasi essere noi al posto di Dio per fare le cose meglio di Lui. È patetico vedere l'atteggiamento di Pietro che con mille buone intenzioni sgrida Gesù ma dimostra unicamente di non aver ancora capito che il discepolo non può stare davanti al maestro, ma deve andargli dietro. Penso che l'atteggiamento di Pietro si prolunghi ancora oggi e determini la radicale opposizione tra la mentalità di Cristo e quella di molti che pure si richiamano a Lui e per principio si definiscono 'i suoi' Non basta che i fini siano belli, che le intenzioni siano buone, lodevoli. Bisogna che i mezzi impiegati siano quelli adottati da Cristo. Non basta che le battaglie siano giuste bisogna combatterle con i mezzi "poveri" scelti da Gesù: debolezza, umiliazione, sofferenza, sconfitta, opposizione da parte dei notabili di questo mondo. Non basta essere dalla parte di Dio, proclamare la sua gloria, rivendicare i suoi diritti. Occorre passare attraverso la stessa strada per la quale Lui è passato: la passione.
VENERDI’ 22 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: FESTA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO; Santa Margherita da Cortona.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, BENEDICI, PROTEGGI E ILLUMINA IL NOSTRO PAPA
HANNO DETTO: Per stabilire le vie bisogna conoscere le mete. (Richter)
SAGGEZZA POPOLARE: Ci sono più lacrime in una cipolla che in cento storie d’amore.
UN ANEDDOTO: Il capo di un villaggio povero ma felice andò a visitare un paese dove regnava l'abbondanza. Essa era dovuta - aveva notato - non tanto a chissà quali ricchezze naturali ma a un'utilizzazione rigorosa del tempo. Non c'erano pause, nella vita degli uomini. Ogni attimo della giornata era finalizzato al lavoro, al commercio, agli affari; e il denaro scorreva in abbondanza. Tornato in patria, il capo villaggio volle che anche i suoi concittadini divenissero padroni del loro tempo, e non viceversa, com'era stato sino ad allora. Ma avvenne che, col restringersi del tempo e il dilatarsi dell'abbondanza, sparì la felicità. Essa infatti fugge, quando non si ha più tempo per gustarla; o si trasforma in piacere frettoloso e stento. Il paese diventò preda della fretta; e la fretta generò l'affanno, soffocò le energie più profonde e fece a pezzi l'anima. Il capo del villaggio, per niente soddisfatto di come andavano le cose, un giorno tornò a casa anzitempo e vide sua moglie che con molta calma stava addobbando di fiori un altarino e vi stendeva davanti una stuoia. "Che stai facendo?", le chiese con aria di rimprovero. "Mi sto preparando alla preghiera", gli rispose lei. "Ma la preghiera non ha bisogno né di spazio né di durata. Puoi pregare ugualmente bene per strada e in pochi minuti", controbatté. "Quanto allo spazio", gli rispose la donna, "quello che sto creando non è tanto fuori di me, ma dentro di me; e poiché la preghiera non ha nulla a che vedere con la durata, mi propongo di pregare il più a lungo possibile". L'uomo scoprì che tutte le donne del paese si comportavano e ragionavano come sua moglie; da vere regine, quali sono le donne, non tolleravano la schiavitù della fretta. E se gli uomini volevano anch'essi tornare ad essere re, la fretta andava bandita al più presto. Così fece. Ed il paese, ritrovato il ritmo giusto, ridivenne regno, povero ma felice. (Gribaudi il libro della saggezza)
PAROLA DI DIO: 1Pt 5,1-4; Sal 22; Mt 16,13-19
Vangelo Mt 16,13-19
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore
“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA”.
Quante discussioni e divisioni lungo questi 20 secoli di cristianesimo, attorno alla figura di Pietro e dei suoi successori! Chi vuole e ricerca la sua autorità e il suo potere in modo assoluto, chi esalta Pietro e il Papa quasi fosse Dio e chi lo vede come figura storica di potere tutt’altro che in linea con il messaggio di Gesù. Eppure basterebbe guardare ai vangeli per scoprire con realismo la figura del Papa. Pietro, con tutte le sue caratteristiche, non è né migliore né peggiore degli altri. Ha ricevuto un incarico che è servizio dell’unità e della verità e per questo gode di una particolare assistenza dello Spirito Santo. Anche lui fa fatica, come tutti, nel comprendere e attualizzare la volontà di Dio. Poiché molto ha ricevuto molto deve amare: “più di tutti gli altri”, come gli chiederà Gesù. Noi vediamo nel successore di Pietro, in quanto tale, il garante della fede e dell’unità della famiglia dei figli di Dio. Preghiamo per lui perché sia docile alla voce dello Spirito. Ci confrontiamo su quanto ci dice perché ci rappresenta con autorità il pensiero e il cammino della Chiesa. Ringraziamo Dio che, nonostante gli umani errori, attraverso il successore di Pietro, continua a dimostrare fedeltà alla Chiesa di cui anche noi siamo “pietre vive”.
SABATO 23 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Policarpo, vescovo e martire; Santa Romana di Todi.
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PAROLA, SIGNORE, È SPIRITO E VITA.
HANNO DETTO: Quando vieni davanti a Dio sii nel tuo pensiero come un bambino che balbetta. E davanti a lui non dire niente che tu pretenda di sapere. Ma appressati a Dio con un cuore di bambino per ricevere quelle premure con cui i padri vegliano sui loro bambini. (Isacco di Ninive)
SAGGEZZA POPOLARE: La mancanza di buon senso è peggio dell'ultimo grado di povertà.
UN ANEDDOTO: La desolante monotonia delle interminabili e solitarie strade del Sud America sono interrotte da cumuli di pietre chiamate "ceferinos". Su ognuno di questi mucchi di pietre c'è una bottiglia d'acqua. Le bottiglie d'acqua sono lasciate dai camionisti che vogliono ricordare una storia. Una madre si era smarrita con il suo bambino in una di quelle lande deserte. Il bambino stava morendo di sete e la madre lo dissetò con il suo sangue. Un camionista li trovò e salvò il piccolo, ma la madre era morta. Sulle strade dei giovani del nostro tempo chi costruisce ancora "ceferinos"?
PAROLA DI DIO: Eb 11,1-7; Sal 144; Mc 9,2-13
Vangelo Mc 9, 2-13
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui». Parola del Signore
“QUESTO È IL MIO FIGLIO, L’AMATO: ASCOLTATELO!”.
Il racconto della trasfigurazione di Gesù è pieno di indicazioni, potremmo dire che tutto diventa simbolo, dalla montagna, luogo favorevole perché l’umanità e la divinità possano incontrarsi, alle veste bianche simbolo della purezza del cuore, alla luce di Gesù che illumina il nostro cammino, alla testimonianza della legge e dei profeti che ci garantiscono la pienezza della rivelazione in Gesù, perfino a quelle tre tende che Pietro vorrebbe costruire e che indicano il bisogno continuo dell’uomo di avere Dio nella sua casa… Ma direi che la parola più importante è quella di Dio che rinnovando in Gesù l’incarico di Messia dice a noi: “Ascoltatelo”. Il discepolo non è principalmente l’uomo delle visioni, ma dell’ascolto. È essenziale ascoltare la sua voce (“le mie pecore conoscono la mia voce”), prendere sul serio il suo messaggio (“chi ascolta me ascolta il Padre), lasciarsi mettere in discussione dalle sue parole (“Le tue parole sono parole di vita eterna”). Ascoltare, non per saperne di più, per soddisfare la curiosità, ma per ubbidire, prendere coscienza dei compiti che ci vengono assegnati, realizzare il progetto di Dio su di noi e sul mondo. Quando si ascolta, non si allarga il campo delle nostre conoscenze teoriche. Si allarga il campo del nostro impegno e anche il discepolo può a sua volta trasfigurarsi e trasfigurare, ma questa trasfigurazione può giungere soltanto dopo avere “ascoltato” Gesù.
DOMENICA 24 FEBBRAIO: 7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Modesto, vescovo; San Sergio, martire.
Una scheggia di preghiera:
DIO, TU SEI DAVVERO PROVVIDENZA PER OGNI UOMO.
HANNO DETTO: Ho avuto sei servi fedeli e sinceri; essi mi hanno insegnato tutto quello che so. I loro nomi sono: dove, cosa, quando, perché, come, chi: (R. Kipling)
SAGGEZZA POPOLARE: Contro le malelingue non basta la corazza.
UN ANEDDOTO: - Scusi, vedo che sta facendo un progetto. È quello per la nuova abitazione? E so che ha anche un progetto per la sistemazione di suo figlio, uno per investire i suoi risparmi, un altro per risparmiare sull'assicurazione dell'auto, uno per le prossime vacanze a Santo Domingo. Ma, scusi la mia impudenza, un progetto per la sua vita ce l'ha?
PAROLA DI DIO: 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38
Vangelo Lc 6,27-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore
“DATE E VI SARA’ DATO”. (Lc. 6,38)
Partiamo da una esperienza che, penso, ciascuno di noi avrà fatto: un amico ci ha fatto un dono oppure un piacere desiderato. Non sentiamo forse la voglia di contraccambiare. E questo non tanto per sdebitarci ma proprio per amore riconoscente? Se succede così a noi, diventa facile capire quanto più possa capitare a Dio che è l’amore. Ciascuno di noi può testimoniare che Dio non si lascia mai battere in generosità. Non solo succedeva al Cottolengo a Don Bosco e ad altri santi di aver dato via tutto e di trovare chi li aiutava improvvisamente, penso possano testimoniarvelo tanti preti, tante Conferenze di san Vincenzo, i ragazzi del Sermig e tanti umili cristiani. Se tu dai con amore, Dio ti dà il centuplo. E non solo in denaro o in cose: Dio mette in te la serenità per affrontare una determinata difficoltà, ti trovi magari a dire quelle parole giuste al momento giusto che tu non ti saresti neppure sognato di pensare, ritrovi magari una persona con cui pensavi i ponti fossero definitivamente rotti… Ma bisogna cominciare a dare e a dare disinteressatamente, con amore. Ma qualcuno potrebbe dire: “Ma io non ho nulla, sono povero, vecchio…”. Non è vero: se vogliamo abbiamo dei veri tesori: il nostro tempo, il nostro cuore, il nostro sorriso, il nostro consiglio, la nostra cultura, la nostra pace… “Ma io non so a chi dare!”. Anche qui non mascheriamoci dietro a scuse inesistenti: basta guardarci attorno: pensa se non puoi dare niente gratuitamente ai tuoi familiari, a quel compagno avvilito perché non è riuscito a scuola, a quella famiglia che abita sul tuo piano a quell’anziano come te ma pessimista e triste.
Se impariamo, come ci ha insegnato Gesù, a non fidarci delle cose, ma a fidarci di Dio, Lui non ci mancherà mai.
LUNEDI’ 25 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Cesario; San Donato di Zara.
Una scheggia di preghiera: LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.
HANNO DETTO: Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato. (Elie Wiesel)
SAGGEZZA POPOLARE: A nessuno finché vive è permesso dire: a me questo non capiterà. (detto Latino)
UN ANEDDOTO: I proverbi del 'cane':
- Il cane rosicchia l'osso perché non lo può masticare.
- È come il cane dell'ortolano che non mangia la frutta e non la lascia mangiare agli altri.
- A can che lecca cenere, non affidar farina.
- Il cane che ha rubato il lardo al cuoco, si tien la coda fra le gambe al fuoco.
PAROLA DI DIO: Sir 1,1-10; Sal 92; Mc 9,14-29
Vangelo Mc 9, 14-29
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». Parola del Signore
"QUESTA SPECIE DI DEMONI NON SI PUÒ SCACCIARE IN ALCUN MODO, SE NON CON LA PREGHIERA”
Qualcuno approfitta di una troppo facile lettura di questa frase per cominciare a fare le varie categorie di demoni: quelli più cattivi, quelli da esorcismo, quelli invincibili. Gesù non vuole dividere qui diavoli in categorie, specie e competenze ma vuoi farci capire l'importanza della preghiera. Perché la preghiera aiuta a vincere ogni specie di male?
Perché, al di là delle parole che diciamo, è un atto di fiducia, è un riconoscere la nostra povertà e la grandezza di Dio, è un fidarsi sempre meno delle nostre deboli forze e un affidarsi sempre più alla potenza del Signore. Certo, anche qui non dobbiamo far diventare la preghiera un talismano, un feticcio anti scongiuri; non servirebbe a nulla!
Chi nella preghiera impara più che a recitare formule, a contemplare con umiltà e fiducia il Dio Padre Creatore, il Figlio che offre la sua sofferenza e che in essa salva, lo Spirito garante della risurrezione e anima del mondo, si carica della forza di Dio che lo aiuta a lottare contro ogni forma di male, che riesce nella fede a dare senso ad ogni fatto della vita, che lo rende più simile al Cristo e, "Cristo ha vinto il mondo"
MARTEDI’ 26 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Nestore, vescovo; San Porfirio, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
ACCOGLI, SIGNORE, IL NOSTRO NULLA.
HANNO DETTO: Non è raro incontrare dei ladri che predicano contro il furto. (Miguel de Unamuno)
SAGGEZZA POPOLARE: Carità per forza, fiore che puzza.
UN ANEDDOTO: Un giorno, mentre cammina per la strada, una donna manager di successo Responsabile delle Risorse Umane, viene tragicamente investita da un camion e muore. La sua anima arriva in paradiso e incontra al cancello San Pietro in persona. "Benvenuta in Paradiso" dice San Pietro. "Prima che tu ti sistemi, però, sembra che ci sia un problema. Vedi, abbastanza stranamente, mai nessun manager è arrivato qui e non siamo molto sicuri di cosa fare con te". Nessun problema, fammi entrare" dice la donna. "Beh, mi piacerebbe, ma ho ordini dall'alto. Quello che faremo è di farti passare un giorno all'inferno e un giorno in paradiso e poi potrai scegliere dove passare l'eternità". "Di fatto, ho già deciso. Preferisco stare in Paradiso" dice la donna. "Mi spiace, abbiamo delle regole". E con questo San Pietro accompagna la manager all'ascensore e va giù, giù, giù all'Inferno. Le porte si aprono e si trova nel bel mezzo di un verde campo da golf. In lontananza c'è un country club e in piedi davanti a lei ci sono tutti i suoi amici - colleghi manager che avevano lavorato con lei, tutti vestiti in abito da sera e molto contenti. Corrono a salutarla, la baciano su entrambe le guance e ricordano i bei tempi. Giocano un'ottima partita a golf e poi la sera cenano insieme al country club con aragosta e caviale. Incontra anche il Diavolo, che di fatto è un tipo molto simpatico e si diverte molto raccontando barzellette e ballando. Si sta divertendo così tanto che, prima che se ne accorga, e già ora di andare. Tutti le stringono la mano e la salutano mentre sale sull'ascensore. L'ascensore va su, su, su e si riapre al cancello del Paradiso dove San Pietro la sta aspettando. "Adesso è ora di passare un giorno in Paradiso". Così la donna passa le successive 24 ore ciondolando tra le nuvole, suonando l'arpa e cantando. Si diverte molto e, prima che se ne accorga, le 24 ore scadono e San Pietro viene a prenderla. "Allora, hai passato un giorno all'Inferno e uno in Paradiso. Adesso devi scegliere la tua eternità". La donna riflette un attimo e poi risponde: "Beh, non l'avrei mai detto, voglio dire, il Paradiso è stato bellissimo, ma penso di essere stata meglio all'inferno". Così San Pietro la scorta fino all'ascensore e ancora va giu giu giu all'Inferno. Quando le porte dell'ascensore si aprono si trova in una vasta terra desolata ricoperta di sporco e rifiuti. Vede i suoi amici, vestiti di stracci, che stanno raccogliendo i rifiuti e mettendoli in sacchetti neri. Il Diavolo la raggiunge e le mette un braccio intorno al collo. "Non capisco" balbetta la donna. "Ieri ero qui e c'era un campo da golf e un country club e abbiamo mangiato aragosta e abbiamo danzato e ci siamo divertiti molto. Ora tutto quello che c'è è una terra desolata piena di rifiuti e tutti i miei amici sembrano dei miserabili". Il Diavolo la guarda e sorride. "Ieri ti stavamo assumendo. Oggi sei parte del personale". Anonimo
PAROLA DI DIO: Sir 2,1-13; Sal 36; Mc 9,30-37
Vangelo Mc 9, 30-37
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore
“SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO, SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVITORE DI TUTTI”.
Quante lotte per un po’ di potere! E questo non solo tra i politici che hanno la pretesa di guidare il mondo e neanche solo nel mondo degli affari dove la lotta tra squali è all’ultimo sangue e neanche solo l’assurda lotta per il potere e il prestigio religioso testimoniata dalla pagina del Vangelo che abbiamo letto e purtroppo ancora realtà odierna, ma quante piccole lotte quotidiane per prevalere, per farci sentire migliori degli altri, per la ricerca di piccoli poteri all’interno della famiglia, quante bugie per apparire migliori, piccoli ricatti per avere prevalenza… Davanti a tutte queste cose Gesù inverte i termini: aver potere per Dio è servire, i primi saranno gli ultimi, conta di più un bambino che un tronfio scienziato… E Gesù non sì limita a darci questa indicazione: è lui stesso a viverla, a metterla in pratica. Lui, Creatore e Signore, per amore nostro “umiliò sé stesso”, prese la nostra condizione, si fece in tutto simile a noi. Gesù accetta di nascere in un piccolo paese sconosciuto, è un re che nasce in una stalla e muore su una croce, è il Signore alla cerca dei peccatori, Colui che si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli, perché “anche voi facciate così”. È la scelta dell’amore quella di mettersi al servizio. Chi ama non vuole superare l’amato ma vuole amare; il servizio non è umiliazione o sminuirsi, è gioia di amare
MERCOLEDI’ 27 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Leandro, vescovo; Santa Onorina, martire.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO, AIUTACI A RICONOSCERE E A GIOIRE DEL BENE DEGLI ALTRI.
HANNO DETTO: La giusta funzione di un uomo è di vivere, non di esistere. Non sprecherò i miei giorni cercando di allungarli. Sfrutterò il mio tempo. (Jack London)
SAGGEZZA POPOLARE: In casa propria si fa come si vuole; in casa altrui, come si può.
UN ANEDDOTO: A proposito di ignoranza religiosa: quella che segue è solo una barzelletta o molti ci andrebbero vicino? Il parroco convoca il padre di un ragazzino: “Mi spiace, ma suo figlio non può fare la prima comunione”. “Ma come! Ho già preparato tutto, pranzo, fotografo, regali... Perché mai rifiutargli la prima comunione?”. “Pensi — dice il curato — che quando gli ho chiesto com’era morto Gesù non mi ha saputo rispondere!”. “Come! — risponde il tizio — è morto e lei non mi ha avvertito?”
PAROLA DI DIO: Sir 4,12-22; Sal 118; Mc 9,38-40
Vangelo Mc 9, 38-40
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Parola del Signore
“GESU’ DISSE LORO: NON C’E’ NESSUNO CHE FACCIA UN MIRACOLO NEL MIO NOME E SUBITO DOPO POSSA PARLARE MALE DI ME. CHI NON È CONTRO DI NOI È PER NOI”.
Nella vita spesso non è facile riconoscere gli amici dai nemici, quelli che sono dalla nostra parte da quelli che ci sono contro, coloro che ci aiutano nel cammino della fede da coloro che ce ne allontanano. Ma, mi chiedo: un cristiano ha bisogno di questi giudizi, di queste distinzioni? Rispondo di sì. È vero che non sta a noi giudicare. Solo Dio conosce i cuori e può dare un giusto giudizio delle persone e delle loro azioni, ma è vero che noi dobbiamo difendere la nostra fede e i valori in cui crediamo e dunque dobbiamo avere un criterio nello scegliere e accogliere chi ci può aiutare in questo cammino.
Gesù stesso ce ne suggerisce il modo: non sono le apparenze a darci il criterio di giudizio, non sono le parole a dirci la bontà o meno di una persona, sono le opere. Chi opera il bene a qualunque razza, religione, cultura appartenga “è con noi”. In un altro brano Gesù dirà: “li riconoscerete dalle loro opere” e non importa neppure che le loro opere siano simili alle nostre, basta che siano opere per il bene.
GIOVEDI’ 28 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Fedele, martire; San Ferruccio, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, INSEGNACI CHE SOLO CAMMINANDO INSIEME POTREMO GIUNGERE A TE.
HANNO DETTO: L'egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nel pretendere che gli altri vivano come pare a noi. (Oscar Wilde)
SAGGEZZA POPOLARE: Un piccolo buco fa affondare un gran bastimento.
UN ANEDDOTO: Continua, dalla prima pagina della Bibbia, l'ininterrotta partita di ping-pong: "la Donna che mi hai dato mi ha tentato ed io ho mangiato del frutto proibito". "Il serpente mi ha tentato ed io mi sono lasciata sedurre" La colpa non è mai nostra. Lo scaricabarile è l'esercizio al quale ci dedichiamo con più facilità e piacere.
PAROLA DI DIO: Sir 5,1-10; Sal 1; Mc 9,41-50
Vangelo Mc 9, 41-50
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri». Parola del Signore
" CHI SCANDALIZZERÀ UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI CHE CREDONO IN ME, È MOLTO MEGLIO PER LUI CHE GLI VENGA MESSA AL COLLO UNA MACINA DA MULINO E SIA GETTATO NEL MARE”.
Il termine "scandalo" che Gesù usa qui non va inteso nel senso che oggi diamo alla parola e cioè un fatto che ha una vasta risonanza e provoca turbamento dell'opinione pubblica, ma nel linguaggio biblico indica "un pericolo per la salvezza". Letteralmente la parola significa inciampo, trabocchetto, ostacolo posto sulla strada di qualcuno per cui chi scandalizza è un individuo che vuol farne cadere un altro, sviarlo dalla sua fede, rendergli difficile la strada della sua adesione a Cristo.
Mi chiedo: quando sono di scandalo ai semplici? Ad esempio, quando con la mia vita non dimostro la carità, la giustizia, l'amore di Dio che annuncio con le mie parole, quando non tenendo conto del mio prossimo rendo Dio inaccessibile, quando pretendo di avere l'esclusiva della fede e non lascio spazio allo Spirito che "soffiando dove vuole" apre a tutti la possibilità di Dio e dell'amore. E poi mi chiedo anche: quando io mi scandalizzo? Quando vedo un prete o un cristiano che non si comporta bene, o non dovrei forse essere più scandalizzato da quelle persone che si propongono come esemplari, che hanno la pretesa di sbandierarsi — oh, molto umilmente... davanti ai nostri occhi come modelli. Modelli di regolarità, rispetto dell'autorità, spirito di fede, ortodossia ma che nello stesso tempo stando nel loro castello, si rendono inaccessibili come persone e rendono inaccessibile la fede se non ai "buoni" come loro?
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