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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2018

 

 

GIOVEDI’ 1° NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

SANTO, SANTO, SANTO, IL SIGNORE DIO DELL'UNIVERSO.

 

HANNO DETTO: Ho visto alcuni, ossessionati dai loro peccati, impegnarsi in combattimenti al di sopra delle loro forze. A costoro io dico che Dio giudica la nostra conversione non dai nostri sforzi, ma dalla nostra umiltà. (Giovanni Climaco)

SAGGEZZA POPOLARE: Mille probabilità non fanno una verità.

UN ANEDDOTO: Fu chiesto un giorno al Beato Enrico Susone: — Come fai tu ad essere così felice?

— Io? — si meravigliò il domenicano. — Sì, tu che sei calunniato da tutti, che hai avuto tante sofferenze, come riesci a mostrarti sempre così allegro e sereno? Vedi, io so una cosa: che Dio è potentissimo — fece una pausa, poi continuò: — ed è mio amico!

PAROLA DI DIO: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a;

 

Vangelo Mt 5,1-12a 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore

 

“BEATI I POVERI IN SPIRITO… BEATI…”

“Non sono mica un santo io”, abbiamo sentito dire sovente o forse noi stessi lo abbiamo detto, quasi a giustificare il fatto della nostra incapacità a vivere in maniera piena e corretta la nostra adesione a Dio e alla morale. Comunque, anche se con bonomia accettiamo questo modo di dire, esso ci fa capire quanto siamo lontani dal concetto di santità così come lo intende la scrittura. Il santo non è il perfetto sulla terra, colui che non ha tendenze umane negative, colui che osserva alla virgola tutti i precetti, chi è dotato di doni particolari, chi fa i miracoli… santo è colui che avendo intuito che solo Dio è santo, cerca di partecipare alla sua santità, o meglio lascia che la santità di Dio possa manifestarsi in Lui. Allora i santi non sono coloro che non hanno mai commesso dei peccati ma se li hanno commessi li hanno riconosciuti e hanno permesso alla misericordia di Dio di manifestarsi in loro; santi non sono quelli che avevano manifestazioni mistiche (anche una personalità turbata o un indemoniato può averne di simili), ma quelli che Dio lo incontrano davvero come un Tu nel cammino della propria vita, santi non sono solo i preti, i religiosi, i frati e le suore nei loro conventi o nei loro eremi (si può essere religiosi e atei contemporaneamente: guardate la storia), ma ogni uomo può lasciar splendere in sé i doni di Dio; santi non sono solo i missionari o coloro che hanno fatto scelte di grandi valore umanitari a favore dei più poveri (pensate ai “Conquistadores” o a chi usa della povertà altrui o dei buoni sentimenti per farsi gli affari propri), ma ogni uomo che concretamente scegli di considerare fratello ogni persona con cui vive. Allora è vero che in me convive il bene e il male, è vero che sono tentato dalle cose e dalle persone, è vero che vivo in un mondo che sembra deridere la santità e i valori morali, è verissimo che sono un peccatore che sovente sbaglia, che promette e non riesce a mantenere, è vero che non raggiungerò mai qui in terra la perfezione, ma è altrettanto vero che posso, anzi, devo aspirare alla santità perché è l’unico modo in cui posso realizzare in pieno la mia umanità, perché il Dio incarnato mi permette di guardare a Lui e di sapere che anch’io sono figlio di Dio, perché è giusti che i migliori doni che Dio mi ha fatto si realizzino per il bene di tutti, perché è l’unico modo per essere davvero felici.

 

 

VENERDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

IO CREDO, RISORGERO', QUESTO MIO CORPO VEDRA' IL SALVATORE.

 

HANNO DETTO: Tutti siamo prigionieri di qualcosa, ma alcuni stanno in celle con finestre, mentre altri stanno in celle che ne sono sprovviste. (Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Un'oncia di vanità guasta un quintale di meriti.

UN ANEDDOTO: San Giovanni Crisostomo sta morendo in esilio a Cumana sul mar Morto. Dice ai presenti: — Datemi gli abiti più belli, perché arriva il Salvatore che attendo da tutta la vita.

PAROLA DI DIO: Gb 19,1.23-27a; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

 

Vangelo   Gv 6,37-40 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

QUESTA È LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO, CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO MI HA DATO, MA CHE LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO”.

La giornata odierna è dominata dall’affettuoso ricordo delle persone defunte che in vita ci sono state care.  Ognuno di noi, specialmente dopo una certa età, ha il suo piccolo o lungo necrologio nel cuore; i nomi che vi sono stati scritti di fresco sono naturalmente quelli che salgono prima alla mente, che ridestano ricordi, fremiti e rimpianto. È giusto che oggi e non solo oggi, diamo spazio a queste persone care perché possano rivivere nel nostro affetto e nella nostra preghiera. Noi cristiani, però, dobbiamo credere che i nostri morti vivono non solo nel ricordo o in un vago mondo di ombre, essi vivono “in Dio”. Se andiamo a visitare il loro sepolcro, a portare un fiore, non è, perciò, soltanto per ridestare un ricordo, per rivivere il momento doloroso del distacco, ma per stabilire, attraverso questi segni sensibili, un contatto reale con essi, per imparare da essi qualcosa intorno al grande viaggio che anche noi, presto o tardi, dovremo compiere, e per rinnovare non solo la speranza nel futuro ma per vivere nel presente la fede in Cristo che ha previsto per i nostri cari e per noi una vita che dura sempre con lui. La morte può farci paura, il dolore del distacco dai nostri cari è indubbiamente un momento molto difficile, è il vuoto della mancanza degli affetti sensibili, ma la risurrezione di Cristo la illumina. C’è una bellissima affermazione di Georges Bernanos che può davvero aiutarci a meditare oggi sulla morte dei nostri cari e sul nostro futuro ‘passaggio’: “Non esiste un regno dei vivi e un regno dei morti, esiste solo il Regno di Dio; e noi - vivi o morti - ci siamo tutti dentro”.

 

 

SABATO 3 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA, OGGI, PER NOI, IL TUO REGNO, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Non si può condividere il Pane del Cielo, se non si condivide il pane della terra.  (Marcello Candia)

SAGGEZZA POPOLARE: L'uso serve di tetto ai molti abusi.

UN ANEDDOTO: Un frate così parlò all’abate Sisois: — Sono giunto finalmente ad avere perennemente la visione di Gesù! — E l’anziano a lui: — Non è gran cosa aver la visione di Gesù, perché questa ti può portare alla superbia e alla rovina. Più importante è invece la visione della propria povertà spirituale. Questa sì ti spinge a Dio, attraverso l’umiltà!

PAROLA DI DIO: Fil 1,18b-26; Sal 41; Lc 14,1.7-11

 

Vangelo   Lc 14, 1.7-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DICEVA AGLI INVITATI UNA PARABOLA, NOTANDO COME SCEGLIEVANO I PRIMI POSTI”.

Quello che Gesù ha notato è uno spettacolo quotidiano: intrighi, congiure, ricatti e raccomandazioni, bustarelle e tangenti si collocano in questa linea di aspirazioni. Come i commensali osservati da Gesù, spesso anche noi pensiamo che è il posto che fa l’uomo. Gesù con la parabola che racconta ci invita “a farci furbi”. Il posto che vogliamo conquistare è la salvezza, l’eternità e lì non si arriva attraverso gli onori; Dio non lo si compra con bustarelle o buone azioni ma attraverso l’amore che sa essere umile, che sa lasciar posto agli altri, che va controcorrente.

 

 

DOMENICA 4 NOVEMBRE: 31^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI ATTENTI ALLA TUA PAROLA, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Dove è Dio lì è la sua alunna, cioè la pazienza. Quando lo spirito di Dio discende, la pazienza lo segue indivisibile. (Tertulliano)

SAGGEZZA POPOLARE: Le novità duran tre dì, e quando van di trotto, le non duran più d'otto. (proverbio Toscano)

UN ANEDDOTO: Un buon padre di famiglia, prima di andare a letto, leggeva la Bibbia, ed intanto i suoi tre figlioli recitavano nella stessa camera le preghiere della sera. Poiché due di essi, vinti dal sonno, si erano addormentati, il terzo, rivolto al padre, disse: «Vedi babbo: loro due dormono, mentre io prego!» Ma il padre gli rispose: «Bambino mio, è meglio dormire che insuperbirsi del bene che si fa!»

PAROLA DI DIO: Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28b-34

 

Vangelo   Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“ASCOLTA, ISRAELE!”

Alla domanda sul primo dei comandamenti che lo scriba gli ha rivolto Gesù risponde con quella che era la preghiera con cui più volte al giorno si rivolgevano a Dio gli israeliti: questa preghiera ci ricorda che l’amore di Dio e del prossimo sono la massima espressione degli appartenenti al popolo di Dio. Ma sia nella risposta di Gesù, sia nella preghiera c’è un verbo all’imperativo che noi spesso dimentichiamo ed è: “Ascolta!”

Come posso io sapere che cosa voglia Dio da me se non lo ascolto? Come posso sapere le necessità del mio prossimo se non so ascoltarlo e vederlo?

Le nostre mamme piemontesi quando dovevano riprendere un figlio birichino o dovevano cercare di farlo ragionare cominciavano sempre con grande saggezza dicendogli “Scruta!”, “Ascolta!”

Prima di dire che Dio è muto e non ti parla, hai provato davvero a far silenzio, ad aprire occhi e orecchie per ascoltarlo? Prima di giudicare tuo fratello, hai provato ad ascoltare i motivi per cui si comporta in quel determinato modo. Prima di dire: “alle necessità dei poveri ci pensino i governi”, hai ascoltato davvero il pianto a volte silenzioso e lontano della sofferenza?

 

 

LUNEDI’ 5 NOVEMBRE  

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.

Una scheggia di preghiera:

 

BEATI GLI INVITATI ALLA MENSA DEL SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Il demonio qualche volta fa vedere il male apertamente, ma, di solito, lo propone sotto ombra del bene. (S. Vincenzo de Paoli)

SAGGEZZA POPOLARE: Le api lavorano nell'oscurità; il pensiero lavora nel silenzio; la virtù lavora nel nascondimento.

UN ANEDDOTO: Una ragazza coreana di 12 anni, che vive in un misero sobborgo di Seoul, esprime efficacemente, in forma poetica, il volto della povertà all’interno di un paese relativamente benestante: Il nome di mia madre è “affanno”, d’estate mia madre si affanna per l’acqua, d’inverno si affanna per il carbone, e tutto l’anno si affanna per il riso. Di giorno mia madre si affanna per tirare avanti di notte si affanna per i bambini, tutto il giorno non fa altro che affannarsi. Allora, il nome di mia madre è «affanno» mio è «lacrime e sospiri».

PAROLA DI DIO: Fil 2,1-4; Sal 130; Lc 14,12-14

 

Vangelo   Lc 14, 12-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore

 

“QUANDO DAI UN BANCHETTO INVITA POVERI, STORPI, CIECHI, E SARAI BEATO PERCHÈ NON HANNO DA RICAMBIARTI”.   

Mi è capitato sovente di sentire dei fidanzati (magari con le loro famiglie) preparare e discutere la lista degli invitati al pranzo di nozze. Da chi dice: “Nessuno, sono tradizioni ipocrite: se ho due soldi non vado di certo a buttarli perché altri si abboffino”, a chi seleziona attraverso diversi parametri: parenti, amici, personaggi importanti, quelli che fanno il regalo.

Gesù ci presenta una strana lista di persone da invitare: non ci sono parroci, commendatori, cavalieri, parenti ma poveri, zoppi, ciechi...: strana festa dove più che il festeggiato sembrano davvero far festa coloro che altrimenti non avrebbero mangiato. Gesù ha fatto così: al suo banchetto sono invitati coloro che hanno fame, non conta se ricchi o poveri, non conta se portiamo o no il regalo, o se a nostra volta possiamo restituire l’invito, conta andarci a quella festa, saperla gustare e gioire. E se hai gustato quel banchetto, comportati come ti ha insegnato Lui, aprendo la tua mensa gratuitamente a tutti.

 

 

MARTEDI’ 6 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI A GIOIRE DI TUTTI I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Rimanendo presso il Padre, il Signore era verità e vita; rivestendosi della nostra carne è diventato la via. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Guardati da chi passa sempre a testa bassa.

UN ANEDDOTO: Si racconta che Madre Teresa, mentre raccoglieva un moribondo su un marciapiede di Calcutta, venne chiamata per un’altra urgente necessità. Si guardò intorno allora e fermò un passante perché la sostituisse nel soccorso che stava prestando. «Ma io non so che cosa fare, non l’ho mai fatto, non so nemmeno da che parte cominciare. E adesso che cosa faccio?» annaspava l’improvvisato samaritano. E Madre Teresa, che già correva verso il bisogno che l’aveva chiamata, si voltò e gli gridò: «Amalo».

PAROLA DI DIO: Fil 2,5-11; Sal 21; Lc 14,15-24

 

Vangelo   Lc 14, 15-24

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».  Parola del Signore

 

“UN UOMO DIEDE UNA GRANDE CENA E FECE MOLTI INVITI. MA TUTTI COMINCIARONO A SCUSARSI”.

Quella che leggiamo oggi è la parabola degli assurdi e delle scuse. Assurdo, in quanto invitati gratuitamente a salvarci non accettiamo questo dono. Pensate di essere naufraghi da giorni in mare, all’estremo delle forze, aggrappati ad un piccolo relitto semisommerso. Passa una nave, vi vedono, vengono a salvarvi e voi dite loro: “No! non voglio lasciare il mio pezzetto di legno”. Noi abbiamo Colui che ci salva, Colui che non ci chiede nulla per la nostra salvezza e gli voltiamo le spalle. Ed è anche la parabola delle scuse: “Ho tanto da fare: non ho tempo per la preghiera”, “C’è quel malato che potrei andare a trovare, ma oggi devo andare dalla pettinatrice”, “Mia moglie mi ha aspettato tutto il giorno per parlarmi di quel problema di mia figlia ma adesso tutti zitti: c’è la partita!”.

E insieme agli assurdi e alle scuse nasce l’ingratitudine perché non sai neppure più vedere ciò che ti è donato e quindi non sai gioirne, e tanto meno ringraziare.

 

 

MERCOLEDI’ 7 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCO IL LEGNO DELLA CROCE A CUI FU APPESO CRISTO, IL SALVATORE DEL MONDO: VENITE, ADORIAMO!

 

HANNO DETTO: È più facile aprire le piaghe che chiuderle. (Chamfort)

SAGGEZZA POPOLARE: In una testa vuota l'orgoglio fa la ruota.

UN ANEDDOTO: In una classe l’insegnante di religione invitò gli alunni a pensare come si poteva disegnare, dipingere o scolpire Dio. Le risposte furono varie. Riportiamo alcune idee fra le più interessanti. Pietro: «Io disegnerei Dio come un uomo molto alto, un gigante. Perché Dio è simile a noi uomini, con la differenza che è molto più grande e più forte». Anita: «Io dipingerei Dio come un re, perché egli governa tutto il mondo e tutti gli uomini». Enrico: «Io invece dipingerei su un grande foglio di carta tante macchie variopinte. Ciò significherebbe che Dio è un essere molto bello, meraviglioso». Andrea era contrario ai dipinti e ai disegni. «Io — disse — restituirei il foglio bianco. Perché non si può rappresentare Dio». Alla fine parlò Cristina: «Io disegnerei Gesù Cristo. Perché Dio venne a noi nella persona di Cristo. Chi vede Gesù vede Dio».

PAROLA DI DIO: Fil 2,12-18; Sal 26; Lc 14,25-33

 

Vangelo   Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore

 

“COLUI CHE NON PORTA LA PROPRIA CROCE E NON VIENE DIETRO A ME, NON PUÒ ESSERE MIO DISCEPOLO.”.

Parlare di croce mi è sempre stato difficile. La croce non mi piace, quando posso evitarla lo faccio volentieri, ho ritegno nel parlare anche delle croci altrui, perché ogni croce, ogni dolore mi mette a confronto con un mistero. Eppure la croce è una realtà per tutti, in essa ti imbatti inevitabilmente: ti ammali, subisci un incidente, colui che ami muore, sei incompreso, subisci persecuzione a causa della fede... Gesù non esalta la croce in sé stessa ma la vede come un passaggio necessario per amare e per giungere alla vita, ecco perché ci invita a non subirla ma a portarla come l’ha portata Lui e dietro a Lui. Allora il pensare alla croce ci fa “sudare sangue”, ci fa gridare, ma ci fa anche andare “decisamente” nella prova. La croce ci fa capire la nostra debolezza ma anche la nostra grandezza, la povertà ma anche il destino della vita e, con Gesù, la croce sa già di risurrezione.

 

 

GIOVEDI’ 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI MISERICORDIA E PERDONO, DIO, LENTO ALL'IRA E PIENO DI GRAZIA.

 

HANNO DETTO: Non siamo mai così poco liberi come quando tentiamo di recitare. (Oscar Wilde)

SAGGEZZA POPOLARE: Non piangere perché è finito, sorridi perché c'è stato.

UN ANEDDOTO: «Noi cristiani, sempre contenti», esclamava lapidariamente san Leonardo Murialdo: «ci può forse accadere ciò che Dio non vuole? E Dio può volere qualche cosa che non sia per il nostro bene? Ora, se il Signore vuole tutto per il nostro bene, nessuno, nessuna avversità, nessuna pena può preoccuparci. Quindi, noi cristiani, sempre contenti!».

PAROLA DI DIO: Fil 3,3-8a; Sal 104; Lc 15,1-10

 

Vangelo   Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Parola del Signore

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO DICENDO: COSTUI ACCOGLIE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”.

Una delle cose che ha maggiormente scandalizzato i giudei è la familiarità di Gesù con i peccatori. È stato un fatto che li ha mandati in crisi, che ha sconvolto il loro metro di giudizio, la loro sicurezza. Il Signore ci rincorre con la sua misericordia, viene a cercare l’uomo smarrito e perdona di cuore a chi ha sbagliato se trova in lui una sincera disponibilità al pentimento. Come è lontano il Dio vendicatore che tante volte ci immaginiamo! Anche la comunità cristiana dovrebbe dimostrare un’uguale apertura alla misericordia. Invece si è soliti creare la vita difficile a chi si è allontanato, a chi chiede di ritornare dopo essersi perso. Come dice Gesù, impariamo a non giudicare per non essere giudicati.

 

 

VENERDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Una scheggia di preghiera:

 

IN NOI HAI POSTO LA TUA DIMORA.

 

HANNO DETTO: Siamo tanto più convincenti quanto più siamo convinti. (Josemaría Escrivá)

SAGGEZZA POPOLARE: Nella bocca della serpe e nel pungiglione della vespa non troverai veleno altrettanto micidiale di quello che può celarsi nel cuore dell'uomo. (proverbio Cinese)

UN ANEDDOTO: Per pregare di più, la monaca Eulalia aveva preso a dire le «Ave Maria» molto in fretta. Un giorno le apparve la Madonna e così l’ammonì: — Eulalia, figlia carissima, io ti lodo perché mi preghi molto. Ti raccomando però una cosa che mi sta a cuore. Quando ripeti l’annuncio angelico, va adagio, molto adagio. Esso è la sintesi di tutto il Vangelo. Ogni sua parola è un abisso di gioia e d’amore. Io l’ho gustato per prima, lo voglio rigustare ora, lo voglio far gustare a te!

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor 3,9c-11.16-17; Sal 45; Gv 2,13-22

 

Vangelo   Gv 2,13-22  

Dal vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore

 

“ALLORA FECE UNA FRUSTA DI CORDICELLE E SCACCIÒ TUTTI FUORI DEL TEMPIO”.

Gesù si indigna e se la prende contro i profanatori del Tempio. Anche noi, giustamente ci sentiamo indignati quando sentiamo che qualcuno profana le chiese, usa malamente dell’Eucarestia, assalta i sacerdoti. Ma c’è anche un’altra ‘profanazione del tempio’ che deve indignarci, farci ribellare e farci agire. Noi siamo il tempio di Dio. Quando si approfitta del corpo di qualcuno, si profana il tempio di Dio. Quando si abusa del corpo di innocenti per le proprie bramosie egoistiche, quando si sfrutta indegnamente il lavoro di altri, quando si abusa di sé stessi con la droga o con l’alcool, quando si attenta alla propria o alla altrui salute magari guidando spericolatamente. Sono tutte profanazioni del tempio di Dio che meritano le “frustate di Gesù”, e devono farci agire, denunciare prontamente, trovarci pronti a pagare magari di persona. Il nostro e l’altrui corpo, il lavoro, la vita, sono sacri quanto il tabernacolo e l’Eucarestia; chi attenta ad essi o li commercializza per i propri fini egoistici, fa “abuso di Dio”.

 

 

SABATO 10 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno; Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI SIGNORE A NON AVERE DIVERSI METRI E PIU' MISURE.

 

HANNO DETTO: Non c'è amore sprecato. (M. de Cervantes y Saavedra)

SAGGEZZA POPOLARE: Un albero rimane sempre un albero: sia esso alto o basso... un uomo rimane sempre un uomo, servo o padrone che sia. (saggezza Cinese)

UN ANEDDOTO: Una moneta perduta la si può ritrovare grazie ad un fiammifero che costa pochi soldi, la verità più profonda si può trovare grazie ad una semplice storiella.

PAROLA DI DIO: Fil 4,10-19; Sal 111; Lc 16,9-15

 

Vangelo   Lc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Parola del Signore

 

“CHI È FEDELE IN COSE DI POCO CONTO, È FEDELE ANCHE IN COSE IMPORTANTI; E CHI È DISONESTO IN COSE DI POCO CONTO, È DISONESTO ANCHE IN COSE IMPORTANTI”.

I grandi scandali della nostra epoca ci trovano tutti consenzienti nel puntare il dito. È più che evidente che non possiamo che biasimare e pretendere provvedimenti contro i corrotti, i dilapidatori dei beni pubblici, contro chi, sfruttando il lavoro di altri, si è costruito enormi beni personali. Ma, qualche volta, con la scusa che sono piccole cose, in confronto alle ingiustizie enormi, non siamo abbastanza severi con noi stessi e cediamo a qualche compromesso, ad esempio: perché bollare il tesserino del tram?

Sono solo due fermate!

Perché non rifilare un po’ di frutta scadente in mezzo a quella buona?

Perché andare a restituire l'euro trovato in più nel resto (“se fosse capitato a me di sbagliare me le avrebbero ridate?”). Gesù ci mette in guardia: la piccola disonestà ha alla base lo stesso principio di quella grande, come l’onestà si fonda sullo stesso valore sia in piccolo che in grande.

 

 

DOMENICA 11 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A METTERE IL CUORE NEI GESTI DI CARITA'.

 

HANNO DETTO: Signore, concedimi di parlare senza ipocrisia, di temere senza disperazione, di sperare senza presunzione, di correggere senza collera, di soffrire senza lamento. (S. Tommaso d'Aquino)

SAGGEZZA POPOLARE: Una vittoria di guerra si dovrebbe celebrare con il rito funebre. (saggezza Cinese)

UN ANEDDOTO: Si raccontava che abba Antonio, la sera del sabato, voltava le spalle al sole e stava in piedi in preghiera finché di nuovo il sole illuminava il suo volto.

PAROLA DI DIO: 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

 

Vangelo   Mc 12, 38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore

 

“SEDUTO DI FRONTE AL TESORO, OSSERVAVA COME LA FOLLA VI GETTAVA MONETE.”.

La giornata di discussioni e di controversie causate dagli scribi e farisei termina per Gesù con l'osservazione di alcuni gesti di religiosità e con l'esaltazione di una povera vedova che nella sua fede semplice, bisognosa di tutto, manifesta la sua sconfinata fiducia in Dio. Gesù osserva ma vede al di là delle cose. Gettare denaro nelle cassette del tempio era un atto di religiosità (e notiamolo bene: Gesù non condanna questo gesto, non sta a chiedersi se è giusto, se il denaro verrà usato bene o no). Esteriormente, però, si vedono i ricchi ostentare la propria ricchezza, ma la contabilità per Gesù non è secondo le regole della matematica, ma secondo quelle del cuore. "Padre, se il Signore mi fa andare bene quell'affare, vedrà che bella offerta faccio alla Chiesa!". Se l'offerta è per riconoscere la grandezza di Dio a cui dobbiamo tutto ed è per venire incontro a necessità di altri è gradita a Dio; se è per comprarsi il Padre Eterno, Egli non ci sta; se è per farsi vedere, la ricompensa è già immediata e quindi non gradita a Dio.

 

 

LUNEDI’ 12 NOVEMBRE  

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat; Sant’Evasio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE NON PERMETTERE CHE SIA DI INCIAMPO A MIO FRATELLO.

 

HANNO DETTO: Non si pecca mai senza saperlo. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: La morte non è un capolinea, è una coincidenza.

UN ANEDDOTO: Un pomeriggio, un bimbo uscì in compagnia del padre per una passeggiata.

A un tratto passò un signore di corporatura molto robusta e tarchiata. Pareva una botte. Camminava incespicando ad ogni passo. A tale vista il bimbo rise scioccamente, e quando l’uomo li ebbe superati, tirò per la giacca il genitore e gli disse: — Hai visto, papà, che buffo quel signore? È così grasso che non riesce neanche a camminare. Il padre tacque un istante. Irritato dall’atteggiamento del figlioletto, voleva riprenderlo, Poi pensò bene di rispondergli così: — Sai, io non me ne sono neanche accorto. Lo guardavo in faccia e ho visto solo che mi sorrideva. Dopo una lunga pausa aggiunse: — Quando incontri una persona, non ti fermare al suo aspetto fisico. Guardala in viso: ci potrebbe anche essere un dono per te.

PAROLA DI DIO: Tt 1,1-9; Sal 23; Lc 17,1-6

 

Vangelo   Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Parola del Signore

 

“È INEVITABILE CHE VENGANO SCANDALI, MA GUAI A COLUI A CAUSA DEL QUALE VENGONO. STATE ATTENTI A VOI STESSI”.

La parola “scandalo” a seconda della nostra formazione fa accendere in ciascuno delle lampadine diverse. Per qualcuno scandalo, scandaloso è tutto quello che riguarda la sessualità umana vissuta lontano dalle leggi morali, per altri scandali sono i vari furtarizi effettuati da ladri comuni e da ladri con i guanti bianchi. Quando Gesù usa questo termine intende: “tutto quello che può essere di inciampo alla fede del fratello” e allora se guardo alla storia sono scandali tutte le testimonianze negative che i cristiani hanno dato o danno sia nel pubblico che nel privato. È scandaloso che molti sedicenti cristiani siano tra i più ricchi della terra e usando le logiche dell’economia e del profitto affamino i più poveri, come è scandalo quello del prete che dal pulpito dà indicazioni morali che poi bellamente e tranquillamente si permette di non vivere, ma è anche scandalo quando nascondiamo la nostra fede e non diamo ai fratelli viva testimonianza di ciò che diciamo di credere. Credo, però che uno dei maggiori scandali che noi possiamo dare, oggi, sia quello di una fede sciatta, abitudinaria, fatta di credenze, formule e riti che per noi hanno perso significato. Se il mezzo miliardo di cristiani che ci sono sulla terra non fossero in gran parte addormentati, ma svegli e testimoni gioiosi della Buona Notizia di Gesù, non sarebbero fermento per tutta l’umanità?

 

 

MARTEDI’ 13 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Una scheggia di preghiera:

 

TUO È IL REGNO, TUA LA POTENZA, TUA LA GLORIA NEI SECOLI.

 

HANNO DETTO: La superstizione è la religione degli spiriti deboli. (Edmund Burke)

SAGGEZZA POPOLARE: Il miglior modo di vendicarsi di un malvagio consiste nel non rassomigliargli per nulla.

UN ANEDDOTO: Porto Fuori, vicino a Ravenna, era una terra poverissima e abbandonata da Dio, quando Don Fuschini vi arrivò per la prima volta nel 1945, con l’incoraggiamento dell’Arcivescovo Antonio Lega: — Ti mando parroco a Porto Fuori; non c’è niente da guastare. La parrocchia è in rovina e in chiesa non ci va nessuno. Nella canonica disfatta trovò una stanza squallida che, tuttavia, si presentava meglio delle altre. Ci mise un altare e un tabernacolo. A lavoro ultimato disse: —. Gesù, siamo già in due. Ce la faremo!

PAROLA DI DIO: Tt 2,1-8.11-14; Sal 36; Lc 17,7-10

 

Vangelo   Lc 17, 7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI È STATO ORDINATO, DITE: ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”.

Ci sono dei momenti in cui è facile sentirsi “servi inutili”, quando scopriamo il nostro essere peccatori, le nostre incapacità o quando collezioniamo insuccessi nel campo dei rapporti umani o della testimonianza, ma ci sono anche momenti in cui ci sentiamo buoni, ci sembra di aver fatto tutto bene, pensiamo di aver dato buona testimonianza. Ed è proprio in questi ultimi momenti che rischiamo di inorgoglirci, di pensare di poter accampare diritti nei confronti di Dio. Ad esempio, in certe riunioni di cristiani o di preti, o anche in certi “sinodi”, capita di sentire certi credenti che dicono: “Lasciate fare a me e vedrete come vi organizzo la Chiesa!”. È la solita tentazione del servo che, con il passare del tempo, si dimentica di essere servo e comincia a sentirsi lui padrone. Ci sono poi persone che pensano di fare cose eccezionali solo perché fanno il loro dovere. Ci sono dei cristiani che in parrocchia, perché muovono un po’ l’aria con le tante parole che dicono, pensano di aver salvato parroco, parrocchia e mondo intero. Gesù ci ridimensiona. Siamo servi, anzi amici, che hanno il compito di lasciare che il Regno cresca e di collaborarvi e per questo dobbiamo impegnare i talenti ricevuti. Ma non sta a noi metterci al posto di Dio. Posso e devo cercare tutti i modi pastorali perché il Regno sia annunciato ma alla fine devo sempre avere la consapevolezza che è Dio che salva gratuitamente quando e come vuole. Se sono consapevole della mia importanza nel cuore di Gesù ma anche della mia inutilità di servo, quanto abbandono fiducioso a Dio in più, e quante preoccupazioni inutili in meno.

 

 

MERCOLEDI’ 14 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI.

 

HANNO DETTO: L'umiltà è la virtù più difficile da conquistare; niente di più duro a morire del desiderio di pensare bene di sé stessi. (Thomas Stearns Eliot)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno è così vecchio che non possa vivere un altro anno, né così giovane che non possa morire domani.

UN ANEDDOTO: Mons. Ablondi al Congresso Eucaristico di Milano ha riferito che un giornalista gli ha domandato: — Quanti sono quelli che vanno a Messa a Livorno? —Egli ha risposto: — Non mi interessa quanti sono quelli che ci vanno, ma come escono quelli che ci sono stati.

PAROLA DI DIO: Tt 3,1-7; Sal 22; Lc 17,11-19

 

Vangelo   Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore

 

“NON NE SONO STATI PURIFICATI DIECI? E GLI ALTRI NOVE DOVE SONO? NON SI È TROVATO NESSUNO CHE TORNASSE INDIETRO A RENDERE GLORIA A DIO, ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO?”

Vi invito oggi a fare un piccolo esperimento. lo ci ho provato e sono stato stupito da quanto ho constatato in me. Prendiamo la giornata di ieri. Certamente abbiamo pregato, il nostro pensiero si è rivolto più volte al Signore. Tra le cose che gli abbiamo detto quante preghiere di richiesta ci sono state? E quante di lode e di ringraziamento Abbiamo ringraziato per i doni ricevuti? Abbiamo ringraziato per le persone che abbiamo incontrato: per quel malato che vive con fede la sua sofferenze; per quella persona che sa perdonare, per chi ci ha fatto quel piacere senza pretendere nulla. La scoperta è quella che forse abbiamo difficoltà a dire grazie. Eppure dire grazie è il primo modo per riconoscere i doni ricevuti e per poi poter scoprire a nostra volta la gioia del dono.

 

 

GIOVEDI’ 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno; San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO.

 

HANNO DETTO: La verità può essere trovata, ma non prodotta. (Papa Benedetto XVI)

SAGGEZZA POPOLARE: Alcuni si addolciscono con l'età, come il vino; ma altri diventano ancor più aspri, come l'aceto.

UN ANEDDOTO: Su una strada affollata e rumorosa il grande naturalista svedese Linneo parlava con un amico. Ad un certo punto, per convincerlo di un’idea, gli chiese: — Sai tu qual è la cosa che non riesce a sfuggire, neppure tra i più alti rumori, all’udito degli uomini? Mentre l’amico pensava, il grande studioso lasciò cadere sul selciato una moneta. Quasi d’incanto tutti i passanti si fermarono e guardarono verso il luogo donde proveniva quel tintinnio. Linneo allora sentenziò: — L’uomo sente sempre ciò che gli sta a cuore!

PAROLA DI DIO: Fm 7-20; Sal 145; Lc 17,20-25

 

Vangelo   Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». Parola del Signore

 

“IL REGNO DI DIO NON VIENE IN MODO DA ATTIRARE L’ATTENZIONE”.

A sentire certi predicatori, specialmente quelli di certi gruppi o sette moderne, il Regno di Dio che deve venire sarà accompagnato da manifestazioni terribili, grandiose. Gesù invece, dice che viene in modo da non attirare l’attenzione, ma che certamente sta venendo. Un uomo, Gesù, è morto per amore su una croce circa duemila anni fa e da allora tanti altri uomini, pur con mille difetti, si sono lasciati contagiare da questo amore, si sono sforzati e si sforzano di abbattere le barriere dell’egoismo e dello sfruttamento, hanno cercato e cercano la strada del perdono e della misericordia, spendono la propria vita per lasciar che il progetto di Dio si realizzi. Certamente fanno più rumore il male, il mondo degli affari e dei profitti, le guerre e le violenze. I libri di storia sembrano essere costruiti più sulle battaglie e i poteri, ma in silenzio il Regno viene, matura, cresce e tutto dipende dal cuore dei singoli. Se il mio cuore rimane freddo, insensibile, il Regno di Dio non può attecchire e dilatarsi ma se accolgo quel piccolo seme esso ha già in sé tutta la potenza e la forza della grande pianta.

 

 

VENERDI’ 16 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO MI PARLA DEL TUO AMORE.

 

HANNO DETTO: Dopo tutto c’è soltanto una razza: l’umanità. (George Moore)

SAGGEZZA POPOLARE: Secondo i momenti bisogna usare i denti. (proverbio Piemontese)

UN ANEDDOTO: Sorridere e pensare:

Il vanaglorioso passa la vita a spolverare il suo piedestallo che forse non adopererà mai.

La vecchiaia non è poi tanto brutta, tenuto conto dell'alternativa.

Alcuni hanno un così grande rispetto per la verità, che se ne tengono sempre a rispettosa distanza.  Era vile a tal punto che quando cercò di suicidarsi si sparò alla schiena.

PAROLA DI DIO: 2Gv 1a.3-9; Sal 118; Lc 17,26-37

 

Vangelo   Lc 17,26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore

 

“MANGIAVANO, BEVEVANO, PRENDEVANO MOGLIE, PRENDEVANO MARITO, FINO AL GIORNO IN CUI FIGLIO DELL’UOMO SI MANIFESTERÀ “.

Oggi il Vangelo ci dice: “Attenti che gli usi, le abitudini, l’attaccamento alle cose, le preoccupazioni materiali non oscurino quelli che sono i veri valori per cui vivere creando la fatale possibilità di non accorgersi che Dio sta venendo, ci è vicino, ci dà delle possibilità che noi ci lasciamo sfuggire”. È facile dimenticarsi di Dio. È facile credere che la felicità stia nelle cose, è terribilmente stupido, ma facile, passare davanti al tesoro e tirare diritto perché abbindolati da pietrine di vetro colorato. Gesù ci dice che però questo non durerà per sempre. Il giudizio che ci attende sarà la rivelazione di ciò che noi siamo in realtà e sarebbe terribilmente assurdo e stupido scoprire da una parte che abbiamo vissuto con ansia la ricerca della felicità basata nelle cose mentre la vera felicità di Dio l’avevamo a disposizione e ce la siamo persa nel tempo e nell’eternità. La descrizione apocalittica che Gesù fa del giorno della sua ultima venuta non è per spaventarci, ma per renderci attenti, consapevoli dei doni che abbiamo, per renderci capaci di gioire per l’amore di Dio, per essere vigilanti in modo da “non perderci nulla” delle meraviglie che Dio ha operato e sta operando in noi. Ancora una volta il cristiano non è uno spaventato dal futuro, ma uno che attende il futuro sapendo che porterà a pienezza tutto quello che nel presente stiamo già gioiosamente e faticosamente vivendo.

 

 

SABATO 17 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria; Sant’Aniano d’Asti.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO PREGA CON NOI E PER NOI.

 

HANNO DETTO: Il presente è mille volte più forte del più potente passato. (Joseph Roth)

SAGGEZZA POPOLARE: Se il tuo lume brilla più degli altri siine felice, ma non spegnere mai il lume degli altri per far brillare il tuo. (proverbio Orientale)

UN ANEDDOTO: Uno studente universitario rivelò a Don Carlo Gnocchi il segreto della sua inesauribile allegria: — Vede? Io ho travato la mia riserva di benzina. — Benzina? Che c’entra la benzina con la gioia che ti dà un aspetto così sereno e festoso? — Ah, è la mia scoperta! Guardi, Don Carlo: l’automobile mica può andare avanti senza benzina? E neppure io potrei andare avanti, se non avessi una riserva a cui attingere ogni giorno. Mi son detto: Se ricevere la Comunione dà tanta pace a tutto il mio essere, più Comunioni farò, più serenità accumulerò anche per i momenti scabrosi che potranno venirmi. Come vede è un sistema semplicissimo!

PAROLA DI DIO: 3Gv 5-8; Sal 111; Lc 18,1-8

 

Vangelo   Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore

 

“UNA CITTÀ VIVEVA UN GIUDICE, CHE NON TEMEVA DIO. C’ERA ANCHE UNA VEDOVA, CHE ANDAVA DA LUI E GLI DICEVA: “FAMMI GIUSTIZIA CONTRO IL MIO AVVERSARIO”.

È proprio vero che le parabole illuminano e nascondono. In quella di oggi abbiamo una vedova che insiste e un giudice che alla fine, seccato, la esaudisce non per bontà, ma per togliersi una scocciatura dai piedi. Eppure anche da un fatto negativo può esserci un insegnamento positivo. Dio non è un giudice ingiusto, non vuoi togliersi dai piedi uomini scoccianti. Dio è Padre, ascolta i suoi figli. Il guaio è che noi non ci ricordiamo neppure di rivolgerci a Lui e spesso quando lo facciamo, come dice la scrittura “non sappiamo neppure ciò che domandiamo”. Ma anche in questo Dio ci viene incontro: ha messo in noi il suo Spirito che con gemiti inenarrabili continua a chiedere per noi ciò che è buono. Il nostro compito, allora, è solo quello di lasciar parlare lo Spirito che è in noi, di fidarci di venire esauditi non per il moltiplicarsi delle nostre parole ma per la bontà di un Dio Padre che vuole la gioia dei suoi figli.

 

 

DOMENICA 18 NOVEMBRE: 33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI L'UNICA PAROLA VERA E DEFINITIVA.

 

HANNO DETTO: Non tutte le nubi fanno tempesta. (W. Shakespeare)

SAGGEZZA POPOLARE: Il troppo e il troppo poco rompono la festa e il gioco.

UN ANEDDOTO: Un giorno Leone XIII ricevette in udienza un gruppo di giovani congolesi, ad uno dei quali era stato amputato un piede durante le persecuzioni. — Che cosa ti è successo? — domandò il Papa attirando a sé il fanciullo e indicando la povera gamba mutilata — Non sei stato bravo? — Sono stato bravo, Santo Padre. - E perché ti hanno tagliato il piede? — Perché pregavo! — Raccontaci come è andata! E questi raccontò i particolari del suo supplizio con tanta semplicità, che gli occhi del Papa si riempirono di lacrime e — al colmo della commozione — esclamò: — Non avevamo mai potuto abbracciare un martire, ma oggi sì! — E il     Capo della Chiesa strinse fra le sue braccia il bambino martire.

PAROLA DI DIO: Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32

 

Vangelo   Mc 13, 24-32

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”.

La nostra vita è un insieme di speranze: il malato spera di star meglio; si spera in un futuro migliore per i nostri figli; si spera in una società più giusta; si spera che la scienza scopra medicine nuove per la sclerosi, per l’AIDS... e spesso queste nostre speranze si fondano su parole e promesse di uomini: le promesse di un medico, di un leader politico, di uno scienziato... Qualche volta, queste promesse si realizzano, qualche volta restano parole vuote. Perché la parola di Gesù non passerà?

Perché essa è la parola che ha creato; la parola incarnata, Gesù, il Figlio di Dio, che ci ha salvato, la parola sempre viva che dà vita. Abituati a parole dette, ripetute, gridate, a parole di convenienza, a parole false, a chiacchiere, a volte rischiamo dì confondere la parola di Gesù con le altre. Ogni volta che sento risuonare la sua parola dovrei chiedermi: “Che cosa vuol creare in me? Come mi vuol salvare?

In che cosa mi interpella?”.

 

 

LUNEDI’ 19 NOVEMBRE  

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Una scheggia di preghiera:

 

FIGLIO DI DIO, GESU', ABBI PIETA' DI ME.

 

HANNO DETTO: L'odio è la catena più grave insieme e più abbietta, con la quale l'uomo possa legarsi all'uomo. (Ugo Foscolo)

SAGGEZZA POPOLARE: Non ha buon odore chi è sempre profumato. (saggezza latina)

UN ANEDDOTO: Un piccolo zingaro di sette anni, Denis, era stato preparato da una nostra sorella alla sua prima confessione e comunione. Quando venne un po’ tremante per il sacramento, lo accolsi con tutta la gioia possibile spiegandogli che Gesù Io aspettava per abbracciarlo e cancellare tutte le sue cose sbagliate. Cercai di spiegargli perché avevo la tunica e la stola: «Perché non sono io che ti perdono, è Gesù che ti perdona. Io gli impresto solo la voce...». Appena finito il sacramento, vedo il piccolo Denis scattare in piedi e correre ad abbracciare il grande crocifisso che domina nel muro della nostra cripta, baciarlo ed esclamare: «Grazie Gesù!». Ecco, quel piccolo zingaro, senza essere un teologo, ha avuto la grazia di capire il centro del sacramento. (A. Gasparino)

PAROLA DI DIO: Ap 1,1-5a; 2,1-5a; Sal 1; Lc 18,35-43

 

Vangelo   Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. È tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“MENTRE GESÙ SI AVVICINAVA A GERICO, UN CIECO ERA SEDUTO A MENDICARE LUNGO LA STRADA”.

Ci hanno insegnato che la nostra fede dipende dal vedere: conoscere Dio e riconoscerlo; dal sentire: la sua parola, la sua storia d’amore per noi, dall’accettare i suoi doni; dal seguire ciò che Lui ci ha insegnato. Anche noi come il cieco di Gerico, possiamo avere dei limiti: forse possiamo non vedere troppo bene nella vita la presenza di Dio, possiamo forse non conoscere approfonditamente la sua parola... Ma Gesù passa nella nostra vita come è passato sulla strada di Gerico e passa proprio per me: vuole stimolare la mia fede, vuole riempire i miei vuoti, vuole donarmi la sua misericordia e quindi la sua gioia. Posso essere cieco, zoppo, peccatore ma non posso permettermi di lasciarlo passare inutilmente se no rischio di rimanere seduto sul mio mantello ad elemosinare per tutta la vita. Se davvero sono disposto ad alzarmi e ad incontrarlo, mi dirà con semplicità e disponibilità come ha detto al cieco: “Che vuoi che io faccia per te?”.

 

 

MARTEDI’ 20 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI TE HA SETE L'ANIMA MIA.

 

HANNO DETTO: Ognuno è necessario, e nessuno è molto necessario. (Ralph Waldo Emerson)

SAGGEZZA POPOLARE: Sii il maledetto piuttosto colui che maledice. (Talmud)

UN ANEDDOTO: È la domenica delle Palme. Una signora anziana e sola viene invitata a cena da una famiglia di giovani amici, genitori di un bel maschietto di sette anni. Sono tutti a tavola quando il piccolo Mario esclama: — Siamo vicini alla festa delle uova di Pasqua, vero mamma?! — Sì, tesoro — mancano solo sette giorni, pochi giorni, e ne avrai tante. — La signora invitata si rivolge allora al bambino: — domenica prossima è una gran festa, è Pasqua e sai perché? — Sì! — dice il bambino piegando ripetutamente la testina in avanti — perché si regalano le uova di cioccolato con la sorpresa dentro — Ma perché si regalano le uova? — chiede l’invitata — Ma perché è la festa delle uova, no! — Non è la festa delle uova e non si fa festa per le uova, ma per Gesù che è risorto. — Beh, intervenne la mamma, noi non parliamo mai di queste cose complicate. Pensiamo che non siano argomenti per bambini... è molto più semplice dire che Pasqua è la festa delle uova e Natale è la festa di tanti regali sotto l’albero.

PAROLA DI DIO: Ap 3,1-6.14-22; Sal 14; Lc 19,1-10

 

Vangelo   Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore

 

“ZACCHEO CERCAVA DI VEDERE GESÙ, MA NON GLI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA, POICHÈ ERA PICCOLO DI STATURA”.

C’è sempre una folla di persone e di cose che impedisce alla tua piccolezza di vedere Gesù. “Ho tanto da fare, quante corse per il lavoro, quante preoccupazioni, e poi la famiglia, il giusto e meritato divertimento, le discussioni, la televisione, i giornali, perfino la Chiesa. “E una ressa di cose si frappongono tra noi e il Signore. Hai un bell’alzarti in punta di piedi, non vedi altro che schiene e nuche. Ci vuole un atto di coraggio, di pazzia, bisogna perdere la faccia, accorgersi della nostra piccolezza e superarla, servirsi di una pianta o di qualunque altra cosa ci possa elevare un po’. Si tratta di cambiare prospettiva, di cominciare a guardare dall’alto verso il basso. Dopo questo passo, proprio Colui che volevamo vedere farà il resto.

 

 

MERCOLEDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TUTTO È DONO; TU SEI DONO.

 

HANNO DETTO: Raccomanderei ai genitori di vegliare attentamente sulle persone che avvicinano i loro figli per il danno che questi ne possono avere. La nostra natura è più portata ad imitare il male che il bene. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: La grandezza fugge chi la cerca e segue chi la fugge. (Talmud)

UN ANEDDOTO: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio per far dono della vita eterna a chi avesse un momento di tempo per riceverlo. Ma l’angelo tornò indietro e disse: «Avevano tutti un piede nel passato e uno del futuro. Non ho trovato nessuno che avesse tempo» (Parabola Giudaica).

PAROLA DI DIO: Ap 4,1-11; Sal 150; Lc 19,11-28

 

Vangelo   Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“CHIAMATI DIECI DEI SUOI SERVI, CONSEGNÒ LORO DIECI MONETE D’ORO, DICENDO: “FATELE FRUTTARE FINO AL MIO RITORNO”.

Dio, con la sua solita grandezza, ci ha letteralmente riempiti con i suoi doni: vita, amore, amicizia e filiazione attraverso Cristo, nello Spirito Santo… e, oltretutto, questi doni non sono stati dati una volta per tutte ma ci vengono rinnovati giorno per giorno. Davanti a questi doni ci possono essere atteggiamenti molto diversi: qualcuno, dimenticando che essi ci sono stati affidati, se ne è fatto padrone: “Sono io l’unico arbitro della mia vita… le cose sono mie, i figli sono miei…”; qualcun altro invece investe questi doni: “Se Dio mi ha reso capace di amare è perché ami in concreto; se Dio regala la vita a piene mani, anch’io posso dare vita, sollievo, gioia…”; qualcun altro preferisce vivere in pace: “Perché darsi tanto da fare? Perché rischiare?

È meglio starsene tranquilli, lasciare fare agli altri” o magari accampa scuse: “Non sono capace!

Non ne ho voglia… intanto con me o senza di me Dio fa quello che vuole…”; e poi c’è qualcuno che si comporta come il terzo servo considerando Dio come un padrone severo e intransigente. Quali sono gli errori di quest’ultimo servo?

Il primo errore è stato quello di aver fatto paragoni con gli altri: “Quelli sono degli avventati. Rischiare con i soldi del padrone. E poi perché?

Per fare ancor più ricco un padrone che ha già tutto?”.

E il secondo errore, ancora più grave che oltretutto ammette anche bellamente, è quello di aver paura del padrone, cioè non lo ama. Questo servo è un po’ la figura di molti cristiani che “obbediscono a Dio, perché ritengono di non poterne fare a meno” e che riducono la fede al minimo indispensabile: “Devo andare a Messa, non devo commettere peccati gravi così Dio non ha niente da imputarmi, ma non chiedetemi di fare qualcosa in più: mica sono un invasato religioso!”

Ma, allora, dove va a finire la gioia cristiana, il Regno che sta venendo, la libertà individuale, il Dio che ha giocato tutto per noi, Colui che ci chiama ad essere collaboratori della sua gioia?

E, ultima cosa, nella parabola non è presentato il caso del servo che investendo i doni ricevuti ha perso tutto. Mi pare però di poter dire con serenità che, se ci fosse stato questo caso, il padrone gli avrebbe detto: “Entra nella gioia del tuo padrone perché hai saputo rischiare e in questo ti sei dimostrato ugualmente fedele”.

 

 

GIOVEDI’ 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' AIUTAMI A “VERGOGNARMI” E A PIANGERE I MIEI PECCATI.

 

HANNO DETTO: La ragione prima di ogni turbamento con il fratello la si trova nel fatto che nessuno incolpa sé stesso. (S. Doroteo di Gaza)

SAGGEZZA POPOLARE: La gola ha ucciso più uomini che la fame. (Talmud)

UN ANEDDOTO: Siamo in una classe di liceo. L’Abbé Evely fa un rapido sondaggio su ciò che i suoi ragazzi pensano della confessione. — È inutile, tanto prima o poi si ricade di nuovo negli stessi peccati! — dice un ragazzo tra l’approvazione della classe. — Dio non ha promesso che non avremmo più peccato — ribatte il prete e aggiunge: — Non andremo in cielo perché saremo contenti di noi, ma perché saremo contenti di Dio.

PAROLA DI DIO: Ap 5,1-10; Sal 149; Lc 19,41-44

 

Vangelo   Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Parola del Signore

 

“GESU’, QUANDO FU VICINO A GERUSALEMME, ALLA VISTA DELLA CITTA’, PIANSE SU DI ESSA”.

Perché piange il Signore? La ragione è semplicissima: piange perché non piangiamo noi, piange al nostro posto, piange sul nostro cristianesimo soddisfatto, trionfalistico, fatto più di cose che di persone, più di chiacchiere che di vita, più di abitudine che di fede, più di ‘ragionevolezza’ che di pazzia evangelica, più di elemosina che di carità, che assomiglia, spesso, a una borghesia dello spirito più che a un "perdere la propria anima". Se Gesù venisse oggi a visitate la nostra città, il nostro cristianesimo contemporaneo, come lo accoglieremmo?

Accenderemmo luminarie, faremmo processioni?

Ma Lui vuole vedere “cristiani accesi”, ossia cristiani trasparenti, che siano luce. Controllerebbe i registri dell’anagrafe cristiana?

Ma Lui va a sfogliare i registri delle coscienze. Le cerimonie ufficiali, con le autorità civili in prima fila a contatto di gomito con la porpora dei cardinali?

Ma Lui cerca i poveri. Le imponenti funzioni religiose, “grandiose manifestazioni della fede”?

Ma Lui cerca il granellino di fede vera, quello capace di spostare montagne. La Chiesa dei poveri?

Lui non si accontenta. Esige anche una Chiesa povera. Gli stati cosiddetti cattolici?

Ma Lui non si accontenta delle etichette e si informa se libertà, giustizia e cristianesimo ci siano davvero. Gli elenchi dei benefattori?

E Lui chiede notizie dei peccatori. Le bellissime chiese?

Ma Lui prima fa il giro tra le ‘favelas’, le ‘bidonville’, i campi profughi. Basta. È molto probabile che Gesù abbia motivo di piangere anche oggi. Piange perché, ancor oggi, nella “città santa” non c’è posto per Lui. Un uomo che piange ci mette sempre in imbarazzo. E qui è un Dio che piange. Si tratta di non sprecare quelle lacrime. Di sentirci chiamati in causa. Lasciamo che quelle lacrime intacchino la nostra soddisfazione, corrodano le nostre sicurezze, mettano in crisi il nostro perbenismo, svelino le magagne della nostra “buona coscienza”.

 

 

VENERDI’ 23 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.

Una scheggia di preghiera:

 

CON GESU' TI ADORIAMO, O DIO, IN SPIRITO E VERITÀ.

 

HANNO DETTO: Le armi più sicure sono strumenti di sventura. (Lao Tzu)

SAGGEZZA POPOLARE: Una briciola d'oro non può comprare una briciola di tempo. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Sto diventando sorda. Un giorno forse non capirò più niente di quello che gli altri dicono. Ma che importa? Sentirò sempre la voce dell'anima: è questa che conta.  (B. Bianchi Porro)

PAROLA DI DIO: Ap 10,8-11; Sal 118; Lc 19,45-48

 

Vangelo   Lc 19, 45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. Parola del Signore

 

“GESÙ, ENTRATO NEL TEMPIO, SI MISE A SCACCIARE QUELLI CHE VENDEVANO.”

Gesù purifica il Tempio. Il Tempio è uno dei luoghi privilegiati dell’incontro con Dio; purtroppo allora come oggi per molti il Tempio e le chiese sono tutt’altro. Per una certa parte di casta sacerdotale è il luogo dove esercitare potere. Per altri è il luogo in cui pagare la tassa domenicale del culto. Per altri è il luogo dove recarsi per le cerimonie (battesimi, matrimoni, prime comunioni, funerali). Gesù caccia dal Tempio queste persone più ancora dei semplici venditori di medagliette o ricordini. Abbiamo bisogno anche oggi di purificare la nostra religiosità, di smetterla con certe esteriorità che sono vero e proprio paganesimo come anche certe forme di spiritualismo misticheggiante che allontanano sempre di più il Dio della rivelazione rendendolo talmente misterioso, nascosto in gesti e riti inaccessibili da allontanare i semplici. Sono molte le forme ipocrite che usiamo nella nostra vita, ma l’ipocrisia religiosa è la più stupida: Dio non lo puoi ingannare. Qualche colpo di frusta non può che farci bene.

 

 

SABATO 24 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Una scheggia di preghiera:

 

MIEI CARI DEFUNTI, CHIEDETE A DIO QUELLO CHE È IL NOSTRO VERO BENE.

 

HANNO DETTO: Per troppo discutere si perde la verità.  (Publilio Siro)

SAGGEZZA POPOLARE: Se tutti i Giuda si volessero impiccare, mancherebbe la corda.

UN ANEDDOTO: A Chieti abitava un sacerdote molto istruito, il canonico Domenico Mascetta. Il giorno delle Ceneri il Mascetta salì sul pulpito, come si usava fare quando ancora non c’era il microfono, per la predica in Cattedrale ed esordi cosi: — Oggi la Chiesa ci dice: «Ricordati, uomo, che sei polvere e che polvere tornerai!». Io vi dico, cari fratelli, che siete polvere e dovete ritornare uomini.

PAROLA DI DIO: Ap 11,4-12; Sal 143; Lc 20,27-40

 

Vangelo   Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“DIO NON È DIO DEI MORTI, MA DEI VIVENTI, PERCHÈ TUTTI VIVONO PER LUI”.

Il Concilio Vaticano Il, nella costituzione sulla Chiesa e mondo contemporaneo ci ha ricordato un elemento essenziale della nostra fede: “La fede dà la possibilità di comunicare in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte, col dare la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio”. Se noi pensassimo spesso a questo, come saremmo rasserenati nel dolore del distacco dalle persone care! È vero, sento la mancanza umana del mio caro defunto, ma lo ritrovo vivo ogni volta che mi rivolgo al Dio dei viventi. Non ho più “paura dei morti” perché so che essi in Dio non possono vedere se non il mio bene. Essi, in Dio, camminano con me e sono più vivi di prima e gli affetti umani sono già per loro purificati dallo stesso amore di Dio.

 

 

DOMENICA 25 NOVEMBRE: 34^ DOMENICA T. O. – FESTA DI CRISTO RE ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO VINCE, CRISTO REGNA, CRISTO GUIDA.

 

HANNO DETTO: Dove c'è molta luce l'ombra è più netta. (Johann Wolfang Goethe)

SAGGEZZA POPOLARE: Il popolo piange quando il tiranno ride.

UN ANEDDOTO: Un giorno Abba Agatone stava andando in città a vendere piccoli utensili. Sul ciglio della strada incontrò un lebbroso che gli chiese: "Dove vai?" Abba Agatone rispose: "In città a vendere queste cose". Allora gli disse: "Fammi un favore, portami laggiù". Così il monaco lo portò in città con sé. Il lebbroso disse: "Portami con te dove vendi le tue cose". E così fece. Quando vendette il primo oggetto, il lebbroso gli chiese: A quanto l'hai venduto?" Il monaco glielo disse. Rispose: "Comprami qualcosa di bello" e glielo comprò. Il monaco vendette un altro oggetto. Il lebbroso allora gli chiese: "A quanto l'hai venduto?". Il monaco gli riferì il prezzo". Comprimi quello", disse. E lui lo comprò. Venduto tutto, il monaco fece per andarsene e il lebbroso gli chiese: "Stai tornando a casa?". Gli rispose di sì. "Fammi ancora un favore", replicò allora. "portami dove mi hai trovato". Così fece il monaco. E il lebbroso disse: "Sia tu benedetto dal Signore, Agatone, in cielo e sulla terra". Agatone alzò gli occhi e non vide più nessuno, poiché costui era un angelo del Signore che era venuto a metterlo alla prova. (Da "Aforismi dei Padri del deserto")

PAROLA DI DIO: Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33b-37

 

Vangelo   Gv 18, 33b-37

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola del Signore

 

“IO SONO RE”

Non è un modo di dire, un’espressione nata dalla pietà popolare, da qualche devozione medievale… È Gesù stesso a definirsi tale, ad accettare quel titolo provocatoriamente propostogli da Pilato. Gesù è un re. Anzi, è “il” Re, l’unico che può davvero fregiarsi di un tale titolo, in cui il titolo diventa sostanza. Tuttavia è un re molto diverso da quelli che conosciamo dalla storia o dalla cronaca. Il suo regno non è di quaggiù, non ha confini, non ha territorio o esercito, pur essendo un regno reale. Cresce lentamente: da piccolo seme a grande albero, fino a incorporare tutto in sé, nella pienezza del tempo. A noi è concesso un privilegio: farne parte fin da subito, contribuire alla sua inarrestabile crescita. Unica condizione per noi è accettarne la legge, quella che nel regno di Gesù muove, armonizza, fa essere tutte le cose: l’amore.

 

 

LUNEDI’ 26 NOVEMBRE  

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU VEDI, TU SAI, TU PROVVEDI.

 

HANNO DETTO: Non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Si sceglie quello che piace, e certuni sanno anche trarne un profitto. Ma la religione cercata alla maniera del "fai da te" alla fine non ci aiuta. È comoda, ma nell'ora della crisi ci abbandona a noi stessi. (Benedetto XVI)

SAGGEZZA POPOLARE: Tanto la grossa torcia che il cerino\ finiranno per ridursi al lumicino.

UN ANEDDOTO: «Non dimenticherò mai una frase detta da uno dei miei figli, quando era bambino: «Mamma come fa il mio compagno di banco che, quando arriva a casa, non trova la mamma?». Quelle parole mi hanno fatto capire quanto mio figlio apprezzasse la mia presenza al suo ritorno da scuola e sono bastate a ricompensarmi largamente degli inevitabili, sacrifici»

PAROLA DI DIO: Ap 14,1-3.4b-5; Sal 23; Lc 21,1-4

 

Vangelo   Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». Parola del Signore

 

“GESÙ, ALZÀTI GLI OCCHI, VIDE I RICCHI CHE GETTAVANO LE LORO OFFERTE NEL TESORO DEL TEMPIO. VIDE ANCHE UNA VEDOVA POVERA, CHE VI GETTAVA DUE MONETINE”.

Ho conosciuto molti ricchi: da quello che sbandierava a ogni piè sospinto di essersi fatto tutto da sé (non diceva però i metodi usati) a quello che facendo una buona offerta voleva “una messa tutta particolare per i suoi morti”, ma ho conosciuto anche tante “vedove” come quella del Vangelo. Dal barbone senza nulla che divideva le scatolette ricevute in elemosina con un altro che essendo arrivato in ritardo non ne aveva avute, a quella donna pensionata che pur di aiutare il fratello che aveva sprecato tutto al gioco, si privava nel mangiare pur di mandare a lui quanto più poteva. Ho conosciuto ricchi e poveri felici e infelici. Ho provato momenti di serenità economica e momenti in cui ho dovuto chiedere aiuto per poter continuare gli studi. Penso di poter dire che il denaro e i beni ci sono necessari per vivere, ma certo non sono la sorgente della vita, né sono il segreto o la chiave dell’essere persona. Tutto sta in ciò che credi. Secondo voi, dentro, era più felice la vedova dei due spiccioli, o i ricchi gongolanti per essersi fatti vedere tali?

 

 

MARTEDI’ 27 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI AD ONORARE IL VERO TEMPIO DI DIO CHE SIAMO NOI.

 

HANNO DETTO: Si deve seguire Dio, non precederlo. (Mary Ward)

SAGGEZZA POPOLARE: Ogni scarpa diventa ciabatta.

UN ANEDDOTO: Douglas MacArtur fu un grande generale nella seconda guerra mondiale. Un duro, una tempra d’acciaio. Sorprese tutti quando si scoprì che un giorno aveva scritto: “Per professione faccio il soldato e ne sono orgoglioso, Ma sono infinitamente più orgoglioso di essere padre. Un soldato distrugge per poter ricostruire, il padre costruisce sempre, non distrugge mai. L’uno ha la potenzialità della morte, l’altro incarna la creazione e la vita. La mia speranza è che mio figlio, quando me ne sarò andato, mi ricordi non in battaglia, ma in casa, mentre ripeto con lui la preghiera quotidiana.

PAROLA DI DIO: Ap 14,14-19; Sal 95; Lc 21,5-11

 

Vangelo   Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore

 

“IN QUEL TEMPO, MENTRE ALCUNI PARLAVANO DEL TEMPIO, CHE ERA ORNATO DI BELLE PIETRE E DI DONI VOTIVI, GESÙ DISSE: VERRANNO GIORNI NEI QUALI, DI QUELLO CHE VEDETE, NON SARÀ LASCIATA PIETRA SU PIETRA CHE NON SARÀ DISTRUTTA.”

Mi piace enormemente, quando ne ho la possibilità, visitare chiese e cattedrali di ogni epoca e stile. Esse mi parlano di fede. Fede di chi le ha pensate, volute, costruite, fede di tante persone che in esse hanno cercato Dio, lo hanno pregato e celebrato, luoghi dove gioie e dolori hanno trovato il loro spazio. Gesù ama il Tempio di Gerusalemme, è il segno del rapporto di Dio con il suo popolo, è luogo di preghiera. Lui lo ha frequentato, in esso, Lui è stato offerto a Dio nella sua infanzia, lo ha visto discutere con i Dottori della Legge, vi ha cacciato i venditori, celebrato le Pasque, eppure ne preannuncia la distruzione. Gesù ci dice: “La fede non è nelle pietre. Il vero tempio non è la costruzione. Il tempio di Dio sono io, sei tu. È nel tuo cuore che si adora la grandezza e la misericordia di Dio. È con il cuore che si offre davvero. È la tua vita che può celebrare Dio. Le pietre di tutti i templi e le chiese possono servire ma possono passare, il tempio del corpo può morire ma la fedeltà di Dio non muore.

 

 

MERCOLEDI’ 28 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE RINNOVACI OGNI GIORNO NELLA FEDE.

 

HANNO DETTO: Non dobbiamo voler bene alle persone per i loro meriti, ma perché sono creature di Dio. (Benedetta Bianchi Porro)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi risparmia i minuti, guadagna le ore.

UN ANEDDOTO: È sempre meglio far attenzione a quello che si dice: Il generale Patrice-Maurice Mac-Mahon era un bravo militare ma di scarsa intelligenza. Un giorno, visitando un ospedale, si fermò al letto di un soldato. - Che ha? - chiese all'infermiere. - La febbre tifoide tropicale. - Brutta faccenda per davvero! - esclamò Mac-Mahon scuotendo la testa. - O si muore o si resta cretini! Io lo so, perché l'ho avuta ad Algeri.

PAROLA DI DIO: Ap 15,1-4; Sal 97; Lc 21,12-19

 

Vangelo   Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore

 

“CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA.”

Spesso al mattino, quando con un po' di preghiera, cerco di affidare la mia giornata al Signore, tutto mi sembra facile: "Oggi amerò il Signore, dedicherò del tempo alla preghiera, sarò paziente con quella persona...". Alla sera facendo il bilancio sono quasi sempre al punto di prima. Vale ancora la pena di ritentarci?

Quel difetto non fa forse parte del carattere? e allora?

Non ce la farò mai! Costruire giustizia, condividere i propri beni, sforzarsi per la pace, è bello, entusiasmante ma vale la pena quando sappiamo che l'ingiustizia ci sarà sempre, che il giusto sarà sempre bastonato, che tolto un armamento se ne ha già un altro pronto e più terribile del primo?

E vien voglia di abbandonare tutto e cadere nel più nero pessimismo. Signore, la fede è difficile! Vivere la carità è ancora più arduo, ma perseverare in essa senza scoraggiarsi lo possiamo fare solo se tu continui a sostenerci. Fa che, guardando a te, non ci perdiamo d'animo.

 

 

GIOVEDI’ 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI VENUTO A LIBERARCI DAL MALE: CHE QUESTO SI COMPIA IN NOI.

 

HANNO DETTO: Possiamo anche sapere a memoria tutti i Vangeli e le lettere, ma non avere la Parola di Dio che dimora in noi. (Teofanie il Recluso)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio ama parlare con chi ama tacere.

UN ANEDDOTO: Madre Speranza, la suora di Collevalenza che fondò la congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso, fu sempre attivissima e instancabile nel lavoro e nella preghiera. Padre Capponi che fu suo confessore la descrive come una donna che aveva una quasi sfacciata e confidenziale dimestichezza con Dio: - Una volta - raccontò - l'ho sentita davanti all'altare che diceva: «io la figuraccia posso anche farla, ma guarda che questa è roba tua e allora vedi di toccare il cuore di chi sa» E un'altra volta: «Son qua da tre ore inginocchiata davanti a te e ho anche mal di schiena. Allora, il favore che ti chiedo per quella povera donna me lo fai o non me lo fai?»

PAROLA DI DIO: Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9a; Sal 99; Lc 21,20-28

 

Vangelo   Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».  Parola del Signore

 

“LA VOSTRA LIBERAZIONE È VICINA”.

Una delle parole più belle, ma difficili è “libertà”. La desideriamo nella vita individuale e sociale e ci accorgiamo quanto sia difficile il poterla realizzare perché spesso vincolata dall’esterno, dalle cose e anche da noi stessi. Poi, ancora, non sempre abbiamo un’idea chiara di libertà. Spesso gli uomini confondono libertà con “la—mia—libertà”. Diceva già Bismarck: “Non c’è vocabolo di cui oggi si sia fatto così largo abuso come di questa parola... Non mi fido di quel vocabolo, per la ragione che nessuno vuole la libertà per tutti: ciascuno la vuole solo per sé stesso”. Gesù ci promette e ci dona la vera liberazione dell’uomo perché fonda questa sull’amore. Ma viene il dubbio che noi desideriamo davvero questa libertà: forse non ci accorgiamo neppure di essere schiavi, prigionieri. Eppure il male c’è in noi e attorno a noi e da soli non ce la facciamo a vincerlo. Gesù è venuto e viene proprio per questo. Se ne sento i passi, se lo aspetto con ansia, se gli porgo i miei polsi incatenati, allora proverò la gioia della liberazione.

 

 

VENERDI’ 30 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DELLE TUE “CHIAMATE” QUOTIDIANE.

 

HANNO DETTO: Il carattere di un uomo non sta nell'intelletto, bensì nel cuore. (Jacobi)

SAGGEZZA POPOLARE: Nel folto della giungla possono essere celate splendide orchidee, sotto un tetto di paglia un futuro monarca. (detto Cinese)

UN ANEDDOTO: Son battute o son pensieri?

-         Tutto sarebbe tanto più semplice se nascessimo con le istruzioni per l'uso e la data di scadenza.

-         Nella vita tutto si paga, ma spesso dimenticano di darci il resto.

-         Il vino è buono dove l'ostessa è bella.

-         La malattia è la salute dei microbi.

PAROLA DI DIO: Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22

 

Vangelo Mt 4,18-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Parola del Signore

 

“E DISSE LORO: VENITE DIETRO A ME, VI FARÒ PESCATORI DI UOMINI”.

Ieri dicevamo che anche con il Regno di Dio ci vuole pazienza perché non sempre si compie secondo i nostri parametri. La festa di oggi e il brano di Vangelo che meditiamo ce ne danno un’ampia testimonianza. Chi si aspetterebbe che il Messia atteso da tante generazioni inizi a buttare il seme del Regno di Dio in Galilea, la “Galilea dei pagani”, a Cafarnao una città commerciale che non godeva buona fama? Tutti si sarebbero aspettati che il Messia cominciasse ad operare sotto l’ala protettiva del Tempio e della religiosità ufficiale. Anche gli uomini ci possono sembrare sbagliati in partenza. Chi mai andrebbe a fidarsi di poveri pescatori semianalfabeti, chi mai affiderebbe loro i misteri di Dio? E poi Gesù non si mette neppure ad insegnare direttamente loro, non spiega ai pescatori i dogmi della nuova religione, chiede invece una scelta totale ma che riguarda il seguire Lui. Oggi Gesù ancora cammina nel nostro mondo e passa davanti alla tua scrivania, alla tua officina, alle tue pentole di cucina. Mette il suo sguardo nei tuoi occhi e ti dice: Seguimi! Anche per noi, come per Andrea, per Pietro e per gli altri è una sorpresa, non sappiamo neppure che cosa voglia dire quel “Vi farò pescatore di uomini”. Pietro e Andrea sapevano solo fare i pescatori di pesci, noi conosciamo solo il nostro lavoro, ma ci viene proposta la persona stessa del Figlio di Dio. Andargli dietro non dà sicurezze o garanzie, non ci procura un avanzamento nel lavoro o un buon nome particolare. Gesù non esibisce un elenco dettagliato delle proprie esigenze, non dice che cosa vuole e dove porterà. La fede ci viene così presentata come antidoto del calcolo, della prudenza umana, dell’esitazione a compromettersi. Dirgli di sì, andargli dietro, abbandonare le reti, credere, in fondo, significa fidarsi di Lui, della sua Parola, senza chiedere troppe spiegazioni. E mentre qualcuno è invitato a ‘lasciare le reti’, ci sono pure quelli che sono invitati a rimanere al proprio posto, continuando a fare il solito mestiere, senza abbandonare la famiglia, senza staccarsi dalle solite occupazioni. Si resta dove si è ma si ampliano gli orizzonti, si fanno le cose di sempre ma in un modo diverso, si continua a lavorare in cucina, in fabbrica, in ufficio, ma con Lui.

     
     
 

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