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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

SETTEMBRE 2018

 

SABATO 1° SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio; San Conone.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DI TUTTI I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: "Ama il tuo prossimo come te stesso", va preso senza riserve né riduzioni. Il prossimo non è quello che mi va, ma è quello che mi passa vicino, senza eccezione per alcuno.  (Santa Teresa Benedetta della Croce: Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi soffia nella polvere se ne riempie gli occhi.

UN ANEDDOTO: Un bruco ed una lumaca vivevano nello stesso giardino. I due animaletti avevano stretto una grande amicizia tra loro. Insieme strisciavano a passeggio, rosicchiavano le foglie tenere e dolci e facevano allegre conversazioni. Insomma stavano sempre insieme e, nei momenti difficili, si aiutavano e s'incoraggiavano a vicenda. Un bel giorno il bruco si fece lento, perse i bei colori, s’irrigidì al punto da restare completamente immobile. La fedele amica, non capendo quel che stava succedendo al suo amico, gli si avvicinò, gli parlò, si disperò e lo vegliò a lungo. Dopo qualche giorno, dalla spoglia del bruco uscì una variopinta e brillante farfalla che, aperte le ali, cominciò a volare tra i fiori e le erbe. La lumaca, che aveva assistito al prodigioso cambiamento, si avvicinò e cominciò a parlare con dolcezza. “Come ti sei fatta bella! Sono proprio felice di avere un’amica così carina come te! Se tu sapessi come mi sono spaventata quando ti ho vista paralizzata”. “Chi sei tu?” la interruppe la farfalla, “quando mai ci siamo conosciute! Io ho delle ali meravigliose e delicate, vivo nell’aria tra i fiori colorati e profumati; tu, invece, strisci e sbavi nel fango tra i vermi. Ah, se il giardiniere liberasse il mio giardino da certe sudice bestie!”. La lumaca rimase male e disse con umiltà: “Va bene, va bene, non ci siamo mai viste. Però ricordati che io ti ho conosciuta da bruco e strisciavi con me!”.

PAROLA DI DIO: 1Cor 1,26-31; Sal 32; Mt 25,14-30

 

Vangelo   Mt 25, 14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Parola del Signore

 

“CHIAMO’ I SUOI SERVI E CONSEGNO’ LORO I SUOI BENI”.

Spesso mi sono chiesto che cosa voglia dire: “Trafficare i talenti” secondo l’insegnamento di Gesù.

Prima di tutto bisogna riconoscere i talenti. C’è qualcuno che dice che questa vita non da niente se non sofferenze e spine: queste persone non riconoscono i talenti, né quelli materiali né quelli più profondi. Qualcuno poi riconosce solo i talenti materiali, ma credo che trafficare i talenti di Dio non significhi impiegare le facoltà che abbiamo per guadagnare il mondo e soddisfare le nostre ambizioni perché Gesù stesso ci ammonisce dicendo: “a che vale guadagnare il mondo intero?”.

Evidentemente il trafficare e il guadagnare di cui parla la parabola si intende riferito al destino per cui siamo creati, cioè a quella vita eterna già cominciata per cui Gesù stesso dice: “Non accumulate tesori sulla terra ma tesoreggiate per il cielo. Cercate prima di tutto il Regno di Dio”. I doni di Dio sono semi che noi abbiamo e che vogliono svilupparsi in alberi. Non è giusto soffocare la propria anima nel mondo. È un suicidio il disprezzare il pensiero di Dio e di verità che c’è nel nostro cuore. La luce vuole produrre altra luce, l’Amore vuole produrre altro amore, la giustizia si perfeziona nella conoscenza, la fede nella carità. Trafficare i talenti significa allora realizzarsi secondo il progetto di Dio e quindi realizzare nel miglior modo la pienezza di sé stessi.

 

 

DOMENICA 2 SETTEMBRE: 22^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Licinio; San Giusto di Lione

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DALL'IPOCRISIA RELIGIOSA.

 

HANNO DETTO: La persona che non fa errori di solito non fa niente. (E. J. Phelps)

SAGGEZZA POPOLARE: L'asino si accorge di aver perso la coda solo quando arrivano le mosche.

UN ANEDDOTO: Raccontava il cardinale Siri, Arcivescovo di Genova, che una volta si era presentata a lui una per­sona di alta cultura, che non aveva ricevuto il battesimo e, malgrado ciò, domandava di confessarsi. Il presule rispose che non era possibile. L’altro insisteva. Allora Siri gli disse: “Guardi, se lo vuole, sotto lo stesso sigillo della confessione, io posso ascoltarla lo stesso, come in uno sfogo di amicizia”. “Ah no!”, rispose l’altro: “Io ho bisogno del perdono di Cristo, non di un amico compiacente.”

PAROLA DI DIO: Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23

 

Vangelo   Mc 7,1-8.14-15.21-23

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo». Parola del Signore

 

"PERCHÈ I TUOI DISCEPOLI NON SI COMPORTANO SECONDO LA TRADIZIONE DEGLI ANTICHI?".

"Reverendo, ne convenga, non c'è più religione! I preti non portano più il vestito, al posto di quelle belle messe con liturgie solenni in latino, oggi si canta, si battono le mani, si dice il Padre nostro dando la mano al vicino. Una volta si faceva astinenza dalle carni ogni venerdì dell'anno, ora anche in Quaresima le si può sostituire. Capisco che per molti i cambiamenti degli ultimi anni possano anche aver sconcertato, capisco anche che non tutte le innovazioni, corrispondano sempre ad un miglioramento, ma chiediamoci: si è fedeli a Gesù quando si osservano tutte le norme o tradizioni o quando, magari perdendo un po' di rispettabilità formale, si scende concretamente a dare una mano?

Sono più buono se al venerdì mi rimpinzo di pesce o se dispongo una parte del mio tempo per ascoltare e tener compagnia ad un anziano solo?

La garanzia della salvezza non la si compra con la tradizione antica osservata ma la si vive ogni giorno con Cristo che è sempre a fianco non del legalismo ma dell'uomo.

 

 

LUNEDI’ 3 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gregorio Magno; Santa Phoebe.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

 

HANNO DETTO: La mia più grande preoccupazione era e rimane quella di battermi perché Gesù, visto che ha così pochi amici, questi li abbia almeno buoni. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Al gatto che deve pigliar topi non bisogna tagliar gli artigli.

UN ANEDDOTO: Di san Giovanni Vienney si dice che una sera, passando davanti all’altare nella chiesa solitaria e inginocchiandosi, fu interrotto da una protestante che s’era nascosta dietro ad una colonna per verificare la sua fede nella presenza di Gesù nel tabernacolo: «Mi avete convinta, monsieur l’Abbé, vedo che ci credete davvero», disse. E fu l’inizio di una conversione.

PAROLA DI DIO: 1Cor 2,1-5; Sal 118; Lc 4,16-30

 

Vangelo   Lc 4,16-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“OGGI SI È ADEMPIUTA QUESTA SCRITTURA CHE VOI AVETE ASCOLTATO”.

Gesù, nella sinagoga di Nazareth, ci insegna il modo di leggere, pregare e attualizzare la Bibbia. Gesù entra nella sinagoga e legge la Parola. Prima di tutto bisogna leggere con attenzione la sua Parola. Prima di andare a cercare libri, commentari, spiritualità varie, vai alla fonte, leggi una o più volte la Parola, falla risuonare in te. Non aver fretta, cerca di capire il significato delle parole, del brano. Cerca di discernere quelle che sono le parole dello scrittore da ciò che Dio vuole dirti. Sì, perché Dio sta parlando a te, adesso. Quella che hai letto non è una parola lontana, è per te, detta adesso da Dio.

Gesù, dopo aver deposto il libro che ha letto, dice: “Oggi, adesso, si è adempiuta la Parola”. La parola si incarna. Ha da dirti qualcosa. Vuole trasformarti.

Dopo aver letto un brano chiediti sempre: “Che cosa vuoi dirmi, Signore, nella situazione che vivo?”. È estremamente consolante capire che il Signore, con lettere scritte due o quattro mila anni fa, sta scrivendo la sua lettera per me, adesso.

 

 

MARTEDI’ 4 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosalia; San Gilberto.

Una scheggia di preghiera:

 

PER LA TUA PAROLA: LIBERACI, SIGNORE DAL MALE DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: Un giorno ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità. (Chiara Lubich)

SAGGEZZA POPOLARE: Non esiste un cactus tanto irto di spine che non abbia posto per un bocciolo in fiore.

UN ANEDDOTO: A Frau Frieda Villa, l’insegnante di tedesco che s’era sorpresa nel vedere Pier Giorgio Frassati andare nei quartieri più sordidi di Torino, come confratello della San Vincenzo, il beato rispose: «Il Signore mi fa visita con la Comunione ogni mattina, e io gliela restituisco nel modo misero che posso: visitando i suoi poveri”

PAROLA DI DIO: 1Cor 2,10b-16; Sal 144; Lc 4,31-37

 

Vangelo   Lc 4,31-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Parola del Signore

 

“CHE PAROLA È MAI QUESTA, CHE COMANDA CON AUTORITA’ E POTENZA AGLI SPIRITI IMPURI ED ESSI SE NE VANNO?”.

I contemporanei di Gesù rimangono meravigliati davanti alla sua persona e al suo insegnamento. Quando Gesù insegna, la sua non assomiglia alla parola degli altri maestri, scribi e dottori della legge, che è soltanto commento di parole scritte da altri. La parola di Gesù viene direttamente dalla sorgente divina, ne ha l’autorità, la potenza, l'efficacia. La Parola di Gesù è come quella di Dio nella Bibbia: una parola che crea. Quando Gesù comanda al demonio, la sua parola è efficace contro di lui, che deve andarsene. Anche noi, come le folle che lo seguivano durante la sua vita storica, se vogliamo, possiamo sperimentare la potenza della parola di Gesù. Quando la meditiamo, la sua potenza diventa luce per la nostra vita. Anche le cose all’apparenza impossibili che essa ci indica, con la potenza di Dio sono possibili. Nel sacramento della Riconciliazione la sua efficacia ci libera dal peccato. Nell'Eucaristia è la parola di Cristo che trasforma il pane nel suo corpo, il vino nel suo sangue. Ed è ancora nel nome e con la forza della parola di Gesù che noi possiamo lottare e vincere il male e il maligno, e non solo attraverso gli esorcismi per cacciare Satana, ma attraverso l’opporre il bene che la parola suggerisce al male con una forza che viene direttamente da Dio. Madre Teresa di Calcutta ha realizzato un’opera così grande in questo nostro mondo non in virtù propria, anche se molti erano i suoi doni personali, ma perché si è fidata di Dio, ha creduto alla sua Parola, si è abbeverata ai suoi comandamenti ed ha lasciato che la parola potente di Dio continuasse con autorità ad operare il miracolo della sconfitta del male.

 

 

MERCOLEDI’ 5 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Vittorino; San Lorenzo Giustiniani.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SIGNORE A CASA NOSTRA.

 

HANNO DETTO: Chi si fida di Dio mette Dio in obbligo di prendersi cura di lui. (Luigi Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: A gatto che dorme non corre sorcio in bocca.

UN ANEDDOTO: Un giorno di grande tormenta sul Gran S. Bernardo i monaci intesero latrare uno dei loro cani. Aprirono la porta del convento: era Barry, un cane gigantesco con accanto un fanciullo assiderato. I monaci sollevano il fanciullo per portarlo all’interno del monastero. Vorrebbero far entrare anche Barry, ma il cane non vuole. Infatti riprende la via dei ghiacciai. Un soldato, camminando faticosamente sulla neve, era caduto esausto, sospirando. Barry ode i lamenti, corre. Scava con le zampe nella neve, finché riesce a disseppellire il soldato. Poi gli alita sul viso per riscaldarlo. Il soldato riapre gli occhi; ma, nel vedere quel gigantesco animale chino su di lui, ne ha spavento. Estrae l’arma e lo colpisce al cuore, uccidendolo. Barry si dibatte sulla neve, arrossandola con il suo sangue. È troppo tardi, quando il soldato rientrato in sé, comprende d’aver ucciso il suo salvatore! Ora il corpo di Barry, che ha salvato più di quaranta persone, si trova imbalsamato nel Museo di Berna.

PAROLA DI DIO: 1Cor 3,1-9; Sal 32; Lc 4,38-44

 

Vangelo   Lc 4,38-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demoni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore

 

"ENTRO' NELLA CASA DI SIMONE… LO PREGARONO PER LEI… CHINATOSI SU DI LEI… LA DONNA COMINCIO' A SERVIRLI".

Il Vangelo è dei piccoli. E, come sempre, anche gli episodi piccoli, come la guarigione della suocera di Pietro da una febbre, sono ricchi dell'essenza stessa del Vangelo.

Gesù entra in casa di Pietro. È grande la gioia per questo pescatore della Galilea nel poter ospitare il Rabbi. Gesù non è come quei personaggi illustri che al massimo della loro benignità, o per conquistare voti vanno a visitare popolazioni sinistrate e stringono mani a destra e a sinistra, sono generosi di sorrisi e di promesse, ma, appena suona mezzogiorno, lasciano poveri e baraccati per andare a mangiare a casa del ricco possidente. Gesù si è incarnato per entrare in casa nostra. Non lo ha spaventato la grotta di Betlemme, va con gioia nell'umile casa di Pietro. Gesù non si spaventa delle macerie, degli odori non sempre gradevoli, degli angoli bui di casa mia: aspetta solo il mio invito per venire. "Lo pregarono per lei". La familiarità permette tutto. Gesù non solo viene interpellato per conoscere la volontà di Dio, per ampie disertazioni teologiche. Gesù non è la persona che, entrato in casa tua ti guarda dall'alto in basso, siede sussiegoso in punta della sedia quasi avesse paura di sporcarsi i vestiti. A Gesù puoi parlare di tutto. Tutto gli interessa perché sei tu che gli interessi. E allora è spontaneo che prima di parlare di Trinità, di escatologia e parusia gli si parli di una persona che ci è cara e che è malata. Ed ecco Gesù che si china sulla malata. "Gesù ci sono miracoli più importanti, più gloriosi che una febbriciattola". "Sembra inutile chiedere aiuto per poca cosa, perché scomodare il maestro?" A Gesù, invece, interessa. Anzi, usa, per guarire la donna dalla febbre, lo stesso tono con cui calmerà la tempesta sul mare: qui Gesù "sgridò" la febbre, là "sgridò il vento". E sia l'una che l'altro gli obbediscono. E questa suocera di Pietro (personaggio che non parla) è una che ha capito subito tutto. "Si mise a servirli". La riconoscenza e il servizio: ecco la risposta a chi è venuto in casa tua, a chi ha vinto il tuo piccolo o grande male.

 

 

GIOVEDI’ 6 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Frontignano d’Alba; San Benedetto da Milano.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' MAESTRO, GESU' PASTORE, GESU' UNICA NOSTRA GUIDA!

 

HANNO DETTO: Fratelli, finché non giunge, dopo la lunga notte, il nostro giorno, resistiamo! (D. Bonhoeffer)

SAGGEZZA POPOLARE: La solitudine è una leva: o ti schiaccia o ti eleva.

UN ANEDDOTO: Camminavo lungo il viale del giardino. Il mio cane correva avanti. Improvvisamente rallentò il passo e incominciò a strisciare, come se fiutasse selvaggina. Alzai lo sguardo e scorsi un passerotto con il becco ancora orlato di giallo e del pelume fresco sul piccolo capo. Era caduto dal nido, — un vento impetuoso scuoteva le betulle del viale —, e se stava là senza muoversi, stendendo invano le alucce appena cresciute. Il cane gli si avvicinava lentamente, quando d’improvviso dall’albero vicino si staccò un vecchio passero dal petto nero, che si gettò con violenza, come una pietra, davanti al suo muso e, tutto turbato e sconvolto, saltò ripetutamente, con grida disperate, contro le fauci spalancate del cane. Voleva salvare il suo piccolo, facendogli scudo del suo corpo... la sua vocina divenne feroce e roca, sfidava la morte, s’immolava! Che mostro enorme doveva essere il cane per lui! Eppure ebbe il coraggio d’affrontarlo. Il cane si fermò ed indietreggiò. Evidentemente conosceva anche lui quella forza. Chiamai il cane, che era rimasto sbalordito e mi allontanai con un sentimento di profondo rispetto dinanzi a questo eroico amore. — Allora, — pensai — l’amore è più forte della morte e della paura della morte! Solo per esso, per l’amore, la vita si conserva. (Ivan Turgenev)

PAROLA DI DIO: 1Cor 3,18-23; Sal 23; Lc 5,1-11

 

Vangelo   Lc 5,1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

"SALI' IN UNA BARCA CHE ERA DI SIMONE".

Ci sono degli oggetti che sono diventati dei simboli. Ad esempio, la barca di Pietro è diventata simbolo della comunità dei cristiani, la Chiesa.

Proprio partendo dai Vangeli proviamo a cogliere alcuni aspetti di questo simbolismo:

Gesù vide la barca di Pietro ormeggiata. Gesù è venuto sulla terra perché sa che noi abbiamo bisogno di un buon timoniere nella barca della nostra vita. Lo sguardo di Gesù che si posa su noi uomini, è uno sguardo di "compassione perché siamo come pecore senza pastore". Gesù sale sulla barca di Simone, anzi, elemosina la barca di Simone perché Egli è l'Emmanuele, il Dio con noi.

"Sedutosi, ammaestrava le folle". Non è la barca che ammaestra le folle, non è neanche Pietro. Il senso del navigare della Chiesa è fondato sulla Parola di Dio. E ancora oggi è Gesù che ammaestra. Quando la Chiesa si dimentica della parola di Gesù ritorna semplicemente ad essere una barca come le altre, una delle tante. La barca serve per la pesca. Gesù ha affidato una missione a quei pescatori e a ciascuno di noi: la salvezza non è solo per te! Sulla barca c'è posto per tanti, per tutti. E devi pescare sempre, a tempo opportuno e inopportuno, devi fidarti della parola di chi ti dice di gettare le reti. Non sono i tuoi "piani pastorali" le cose più importanti, è ascoltare e fare ciò che Lui vuole da te.

Se su quella barca c'è Gesù, puoi affrontare qualunque tempesta. È vero, Gesù qualche volta sembra dormire; è vero, a volte ci sono tempeste burrascose dalle quali sembra non esserci scampo, ma su quella barca si può anche andare a scuotere Gesù dicendogli quasi con rabbia: "Ma non te ne importa niente che moriamo?" L'importante è che ci sia Lui, non importa se ci sono tutti gli orpelli della religione (in certi momenti ti accorgi che appesantiscono solo la barca), non importa neppure che i marinai siano o meno scafati, esperti, importa che la barca la guidi Lui e allora, anche la barchetta di Pietro, magari un po' sgangherata dalle tempeste, magari a pelo d'acqua, perché colma dopo la pesca miracolosa, giungerà al suo porto.

 

 

VENERDI’ 7 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Grato d’Aosta; San Chiaffredo di Saluzzo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE FA' CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

HANNO DETTO: La cosa che invecchia più di tutte è la gratitudine. (Aristotele)

SAGGEZZA POPOLARE: Il lupo sogna le pecore, e la volpe le galline.

UN ANEDDOTO: Un elefante, passeggiando un giorno per la prateria, vide tra l’erba un nido con quattro piccole uova. Non vedendo l’uccello madre venire a covare, si mise a barrire per chiamarlo. Ma questi, forse spaventato, non venne. Allora l’elefante dal cuore tenero disse: — Non posso lasciar perire la vita che è in queste uova. Le coverò io stesso! E si adagiò piano piano sul nido; ma la sua mole pos­sente schiacciò tutto. Quando se ne accorse, dondolando tristemente la proboscide, piangeva e, pentito, diceva: La carità ha bisogno di prudenza!

PAROLA DI DIO: 1Cor 4,1-5; Sal 36; Lc 5,33-39

 

Vangelo   Lc 5,33-39

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”». Parola del Signore

 

“NESSUNO STRAPPA UN PEZZO DA UN VESTITO NUOVO PER METTERLO SU UN VESTITO VECCHIO; ALTRIMENTI IL NUOVO LO STRAPPA E AL VECCHIO NON SI ADATTA IL PEZZO PRESO DAL NUOVO”

Non basta cambiar la facciata e rimanere “nel vecchio”. Sarebbe ipocrisia bella e buona.

Gesù, vuol metterci in guardia contro un certo atteggiamento religioso che non sa conoscere il piano di Dio e che confonde religiosità e tradizioni con fede. La religiosità è una buona cosa se ci aiuta a manifestare la fede; diventa invece un controsenso quando non ci permette di vedere più il progetto di Dio, legandoci solo ad atti formali che impediscono di trovare la vera fede. Così pure è sbagliato e rischioso voler semplicemente rattoppare insieme fede e tradizioni, in quanto, spesso, una elimina l’altra: provate a pensare, ad esempio, a certe processioni che ormai sono diventate spettacolo folcloristico e null’altro, o la partecipazione di certe persone a matrimoni e sepolture che è tutto fuorché di fede. Gesù è la grande novità, non si può mettere il Figlio di Dio sullo stesso piano di certe tradizioni o ciarlatanate.

 

 

SABATO 8 SETTEMBRE: NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ugo di Volterra; Beato Federico Ozanam.

Una scheggia di preghiera:

 

SANTA MARIA, MADRE DI DIO PREGA PER NOI PECCATORI.

 

HANNO DETTO: Più ti è caro chi ti offende più è grande l'offesa. (Corbeille)

SAGGEZZA POPOLARE: Anche i cani piccoli, davanti al loro uscio si sentono grossi.

UN ANEDDOTO: Fissato ne l’idea de l’uguaglianza un Gallo scrisse all’Aquila: — Compagna, siccome te ne stai su la montagna, bisogna che abbolìmo ‘sta distanza: perché nun è né giusto né civile ch’io stia tra la monnezza d’un cortile; ma sarebbe più comodo e più bello de viver ner medesimo livello. L’Aquila je rispose: — Caro mio, accetto volentieri la proposta: volemo fa’ amicizia? So’ disposta: ma nun pretenne che m’abbassi io. Se te senti la forza necessaria spalanca l’ale e viettene per aria:

se nun t’abbasta l’animo de fallo io seguito a far l’Aquila e tu er Gallo! (Trilussa)

PAROLA DI DIO: Mi 5,1-4a opp. Rm 8,28-30; Sal 12; Mt 1,1-16.18-23

 

Vangelo Mt 1,1-16.18-23 (Forma breve: Mt 1,18-23) 

Dal vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. 

(Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.) Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, FIGLIO DI DAVIDE, NON TEMERE DI PRENDERE CON TE MARIA, TUA SPOSA, INFATTI IL BAMBINO CHE È GENERATO IN LEI VIENE DALLO SPIRITO SANTO”

Giuseppe accetta questa spiegazione: a prima vista può sembrare strano ma la fede di Giuseppe ha le sue basi in due cose: sa che lo Spirito di Dio può tutto; conosce la Scrittura e sa che lo Spirito “aleggiava sulle acque durante la creazione”, sa che è il “soffio” di Dio che ha dato vita ad Adamo, sa che “il fuoco” e la “nube” hanno accompagnato il popolo ebraico nel deserto. Secondo capostipite della sua fede è Maria: sa che è troppo buona, troppo “timorata di Dio” per ingannarlo.

Noi sappiamo che Dio è fedele, che Maria è nostra Madre, che lo Spirito Santo soffia dove vuole ed è il Consolatore: tutto questo non ci basta per fidarci di Dio anche nei momenti bui?

 

 

DOMENICA 9 SETTEMBRE: 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santa Osanna; San Pietro Claver.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO POSSA SENTIRTI, CHE IO POSSA VEDERTI, CHE IO POSSA AMARTI.

 

HANNO DETTO: Sono come un viandante stanco, sfinito che giunto al termine del suo cammino stramazza a terra. Io però stramazzo fra le braccia di Dio. (S. Teresa di Lisieux)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando a letto stanco sali, lascia i crucci agli stivali.

UN ANEDDOTO: Un giorno una rana vide in un prato un magnifico bue, che brucava l’erba. — Com’è maestoso! — pensò. — Ora provo a gonfiarmi: voglio diventare come lui! E così incominciò a tendere la sua pelle rugosa. — Figlioli, — chiese poi ai suoi ranocchietti, — vi sembra ora che possa battere il bue in grossezza? — Neanche lontanamente! — risposero quelli. Allora la rana, indispettita, ma decisa a diventare grossa quanto e più del bue, riprese a gonfiarsi con sempre maggior sforzo.

E tanto si gonfiò che ad un tratto scoppiò miseramente. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37

 

Vangelo   Mc 7,31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore

 

“APRITI!”

Se cerco di essere onesto con me stesso e lascio le vesti della presunta povera e piccola sapienza umana, scopro che da solo sono un puntolino infinitesimamente piccolo nel confronto del creato, scopro di sapere quasi nulla di ciò che mi circonda e di me stesso, di Dio a mala pena balbetto un nome. I miei occhi poi spesso sono ciechi non solo perché non vedono il senso della vita ma perché non sanno neppure contemplare cose, fatti e persone e si fermano all’apparenza, a schemi artefatti, le mie orecchie sono sorde ai segnali che mi vengono da Dio, dalla natura, dalle persone o, al massimo colgo solo vaghi  brusii e la mia bocca parla a vanvera di cose che mi superano e riempie il mondo di rumori e di parole senza senso… Gesù con la sua persona è Colui che è venuto per aprire i miei occhi e le mie orecchie, è il ponte di congiunzione tra il finito e l’infinito, è l’unico che con autorità può parlarmi da Dio e mostrarmi in se stesso Dio, è Colui che con se stesso  manifesta il senso del mio cammino sulla terra, è Colui che mi rivaluta come uomo non tanto per la ricchezza del mio sapere ma nel dirmi che ho la dignità di Figlio di Dio, chiamato come Lui a morire al male, ad ogni forma di male, per risorgere con Lui al bene, alla vita che dura per sempre.

Davanti a quell’ “Apriti!” non provo allora solo meraviglia per la potenza di Gesù e per la guarigione di un malato, ma sento la voce del Signore che chiede a me, per amor mio, di aprire i miei occhi i miei orecchi il mio cuore, perché è solo aprendomi a Lui che io colgo il senso di me stesso e le grandi possibilità che Dio mi offre.

 

 

LUNEDI’ 10 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agabio di Novara; San Nicola da Tolentino.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARISCI, SIGNORE, LE NOSTRE MANI CHIUSE E I CUORI RATTRAPPITI.

 

HANNO DETTO: Si muore veramente solo quando non riusciamo a mettere radice in altri. (Leon Tolstoj)

SAGGEZZA POPOLARE: Più lontano si cerca il sapere, meno si apprende. (saggezza Cinese)

UN ANEDDOTO: Una cornacchia nera, malcontenta del proprio aspetto, raccolse le penne cadute ad un pavone e se ne fece bella. Quindi, superbamente, disprezzando quelle della sua razza, volle accompagnarsi ad un branco di pavoni. Questi s’accorsero subito dell’imbroglio e la cacciarono via a beccate. Quando la cornacchia, malconcia e dolente, tornò tra le sue compagne, una di queste le disse: — Se ti fossi accontentata delle tue penne, non saresti andata incontro a questa brutta avventura! (Fedro)

PAROLA DI DIO: 1Cor 5,1-8; Sal 5; Lc 6,6-11

 

Vangelo   Lc 6,6-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.  Parola del Signore

 

"C'ERA NELLA SINAGOGA UN UOMO CHE AVEVA LA MANO DESTRA PARALIZZATA".

Sovente, specialmente la domenica, guardando la comunità che pregava con me, mi sentivo una cosa sola con questi uomini, donne, bambini che conoscevo. Avvertivo, guardando i volti, le storie di cui gran parte di essi mi avevano fatto partecipe. Quante sofferenze, quante preoccupazioni e prove. Sofferenze materiali, affetti spezzati, timori di ogni genere per i figli, solitudini… e, magari, mentre leggevo qualche guarigione miracolosa da parte di Gesù, come quella del Vangelo di oggi, mi veniva spontaneo dire al Signore: "Vedi, anche oggi, qui, come nella sinagoga ci sono mani rattrappite, cuori doloranti, povertà e paure". Ma, sovente, pensando a me e a chi mi stava davanti, mi veniva anche un altro pensiero e un'altra preghiera: "Guarda a noi Signore e guariscici perché siamo ancora un po' tutti con le mani rattrappite. Siamo avari nel donare, gretti nel condividere, parsimoniosi nel dare il perdono, distratti nel vedere le necessità degli altri, abitudinari nella religiosità, usiamo il contagocce persino nella preghiera. Guarda a noi e guariscici, o Signore, perché non solo le mani ma soprattutto i cuori si sono rattrappiti, sono troppo contenuti, incapaci di slanci, paurosi di rendersi vulnerabili donando sentimenti e amore, incrostati nelle formule, incapaci di tenerezza e di sorriso e spesso persino incapaci di piangere. Abbi pietà di noi che, come i farisei di allora, non solo non siamo capaci di gioire per il miracolo che ha reso nuovamente abile una mano, ma siamo addirittura gelosi del tuo amore per i peccatori, dimenticandoci che peccatori siamo noi".

 

 

MARTEDI’ 11 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Emiliano; Sant’Agatone di Scete.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI ESSERE SEMPRE IN COMUIONE CON TE.

 

HANNO DETTO: Se tutti ci accontentassimo del necessario e dessimo il superfluo al bisognoso, non ci sarebbe più né ricco né povero. (S. Basilio)

SAGGEZZA POPOLARE: L'amore è come una sigaretta accesa: guai a prenderlo dalla parte sbagliata!

UN ANEDDOTO: Le quattro candele bruciando si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva: "Io sono la pace, ma gli uomini non riescono a mantenermi accesa. Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi". La seconda candela sussurrò: "Io sono la fede, ma purtroppo non servo a nulla; gli uomini non ne vogliono sapere di me, perciò non ha senso che io continui ad ardere". La terza candela triste, triste mormorò: "Io sono l'amore, ma non ho la forza di continuare a bruciare; gli uomini non comprendono quanto io sia importante". Così si spense e nella stanza si fece buio. Allora entrò nella camera la quarta candela che riportò la luce e disse: "Non temete, finché io resterò accesa potremo sempre far brillare le altre tre candele. Io sono la speranza". E trasmise a tutte la luce!

PAROLA DI DIO: 1Cor 6,1-11; Sal 149; Lc 6,12-19

 

Vangelo   Lc 6,12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore

 

“GESÙ SE NE ANDÒ SUL MONTE A PREGARE E PASSÒ TUTTA LA NOTTE PREGANDO DIO “.

Gesù non fa nulla da solo. Deve scegliere i suoi apostoli ed eccolo in preghiera col Padre. Per Gesù, pregare significa mettersi in ascolto del Padre, capire quale sia la sua volontà, chiedere luce, essere in comunione. Qualche volta per noi, pregare, è diventato “dire delle preghiere”, ripetere delle formule, celebrare dei riti e allora ecco che la preghiera diventa noiosa, pesante, un dovere. Se riscopriamo la preghiera nella sua essenza di comunione con Dio, allora ne ritroveremo il vero spirito ed anche il desiderio, il gusto e l’impegno che ne deriva. Perché ogni scelta non diventi solo la mia scelta ma quella della volontà di Dio ho bisogno continuo di essere in comunione con Lui.

 

 

MERCOLEDI’ 12 SETTEMBRE: SS. NOME DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Silvino; San Defendente.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, MARIA, SIAMO POVERI MA NELLE MANI DI DIO.

 

HANNO DETTO: Non esiste notte o problema capace di sconfiggere l'alba o la speranza. (Bern Williams)

SAGGEZZA POPOLARE: È più facile biasimare che fare meglio. (Proverbio Tedesco)

UN ANEDDOTO: Un agnellino, abbandonato dalla madre appena nato, venne allevato da una capretta, amorevolmente. Un giorno, mentre andava belando tra i capretti, un cane gli disse: —Sciocco, la tua vera madre non è qui, ma laggiù tra quelle pecore che brucano in fondo al prato. — Ti sbagli, — rispose l’agnellino, — io non sto cercando colei che mi ha messo al mondo, ma colei che mi ha raccolto, accettato, pur se diverso, e ha diviso il suo latte tra me e i suoi piccoli. Tuttavia — riprese il cane — la tua vera madre rimane colei che ti ha fatto nascere. — No! — rispose l’agnellino, — perché non la nascita, ma l’amore fa padri e madri. (Fedro)

PAROLA DI DIO: 1Cor 7,25-31; Sal 44; Lc 6,20-26

 

Vangelo   Lc 6,20-26

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore

 

“BEATI VOI, POVERI…”.

Capita che proprio oggi, nella festa del Santo nome di Maria, noi leggiamo il Vangelo delle beatitudini. E chi, meglio di Maria ha realizzato queste beatitudini?

Maria è la povera di Dio, abituata a mangiare dalla sua mano. Dio ha guardato alla “povertà della sua serva” e si è ricordato di Lei per colmarla di ogni dono. Maria ci dice quale sia la vera ricchezza: avere Dio per Padre e rimanere nelle mani della sua Provvidenza. Maria non è una ragazza sprovveduta, passiva nelle mani di Dio. La vediamo chiedere, informarsi, darsi da fare, ma poi anche fermarsi, “conservare” dubbi, interrogativi, meraviglie nel suo cuore, abbandonarsi fiduciosa alla volontà del Padre, di suo Figlio, dello Spirito Santo. Maria sa godere dei doni di Dio, è una che non se ne sta mesta a contemplarsi, ma gioisce nel portare Colui che è la gioia, non è la beghina da collo torto, ma una che fa propria la gioia degli sposi ad un banchetto di nozze e vuole che nulla, neanche la mancanza di un bicchier di vino, possa guastare la loro felicità. Maria è beata perché sa piangere nel modo giusto. Non nasconde i suoi sentimenti, non li maschera. Ama e quindi soffre della sofferenza dell’Altro; la sofferenza di Gesù e di ogni uomo è la sua, le nostre lacrime sono le sue, ma non sono le lacrime della disperazione. Sono vero dolore, ma pieno di fiducia e di speranza e Lei maledetta come può esserlo la madre del condannato a morte per bestemmia, diventa la consolatrice di ogni nostra sofferenza. Penso che quando Gesù ha proclamato le beatitudini, avesse davanti il volto di sua madre, ma che in quel momento pensasse anche a ciascuno di noi, certamente non capaci di vivere con pienezza, come Maria, ma desiderosi di dire a noi stessi e al mondo che solo Dio è la nostra ricchezza, che la nostra fame e sete di vero e di bello troverà ristoro in Lui, che il nostro soffrire e il nostro piangere non sono senza speranza, che, nonostante i nostri peccati, ci fidiamo della sua misericordia.

 

 

GIOVEDI’ 13 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Crisostomo; San Maurilio.

Una scheggia di preghiera:

 

DA SOLI, SIGNORE, NOI NON POSSIAMO NULLA.

 

HANNO DETTO: Gli animali si capiscono senza parlare e gli uomini si parlano senza capirsi. (G. Martinelli)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi è veramente in pace non sospetta di nessuno; chi invece è malcontento e inquieto è agitato da molti sospetti: né lui è in pace, né lascia in pace gli altri. (Dall' "Imitazione di Cristo")

UN ANEDDOTO: Un giorno un cervo si specchiò ad una limpida fonte. Osservando la propria immagine riflessa nelle acque faceva tra sé queste considerazioni: Davvero ho delle corna bellissime, ramificate e imponenti; le mie zampe, invece, sono troppo sottili, sproporzionate alla robustezza del corpo. Ad un tratto, mentre era assorto in queste riflessioni, il silenzio del bosco fu rotto da voci concitate di cacciatori e dal furioso abbaiare dei cani in cerca di selvaggina. Subito il cervo si diede ad una pazza corsa e, con lunghi salti, si pose presto in salvo nel folto della foresta. Nella fuga le zampe sottili, ma velocissime, gli erano di grande aiuto, mentre le corna, lunghe e ramificate, ostacolavano la sua corsa, impigliandosi nelle fronde più basse degli alberi. Allora il cervo comprese che le cose che noi disprezziamo si rivelano spesso più utili di quelle tenute in grande considerazione. (Jean de la Fontaine)

PAROLA DI DIO: 1Cor 8,1b-7.11-13; Sal 138; Lc 6,27-38

 

Vangelo   Lc 6,27-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».  Parola del Signore

 

“IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI”.

Ciascuno di noi vorrebbe vivere in un mondo di pace e di serenità: che bello se gli uomini non si facessero più guerre, se non ci fossero più divisioni all’interno delle famiglie! Che meraviglia poter cercare tutti il progresso comune senza l’ansia del possesso, l’idolo del denaro! Che bello se le sofferenze degli uomini, almeno quelle in nostro potere, fossero evitate, se nessuno morisse di fame, se tutti avessero la possibilità di cure mediche adeguate, se la solitudine fosse vinta, se i bambini e la vita rispettati, se gli anziani valorizzati e aiutati a vivere bene il tempo della vecchiaia! Da sempre l’uomo ha vagheggiato questo ed ha cercato in molti modi di realizzare questo sogno. Si può dire che le ideologie e le politiche che si sono susseguite lungo i secoli, almeno in partenza avevano questi ideali: ogni rivoluzione ha sempre sognato un mondo migliore più giusto. Eppure siamo ancora molto lontani da questo, al punto che molti credono sia un’utopia irrealizzabile. Chiediamoci con serietà: è possibile la pagina di Vangelo di oggi?

Possiamo amare i nostri nemici, porgere l’altra guancia, lasciarci derubare del mantello e della tunica, non pretendere la restituzione di quello che hai imprestato? Possiamo essere benevoli verso gli ingrati e i malvagi?

Da come rispondiamo a queste domande noi possiamo capire se crediamo davvero alla possibilità dell’uomo di cercare un mondo di serenità e di pace o meno.

 

 

VENERDI’ 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Tra i santi ricordati oggi: San Cornelio; Santa Placilla.

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO O CROCE SANTA, MISTERO D'AMORE.

 

HANNO DETTO: È più facile consigliare di sopportare che sopportare. (Robert Browning)

SAGGEZZA POPOLARE: Tutti gli uomini si ritengono capaci di dare consigli e tanto giudiziosi da non averne bisogno. (Proverbio del Dubai)

UN ANEDDOTO: Un giorno due tigri stupide incominciarono ad attraversare un ponte di liane dalle parti opposte. Il ponte era così stretto che non potevano passarvi due persone insieme. Quando le due tigri s’incontrarono nel mezzo, una disse all’altra: — Torna indietro e aspetta, finché sono passata. L’altra rispose: No, sono arrivata per prima io sul ponte; sei tu che devi tornare indietro! Si fermarono guardandosi malamente l’una l’altra e nessuna delle due cedette il passo. Poi incominciarono a lottare e tutte e due caddero dal ponte e furono divorate da un coccodrillo, che stava nuotando di sotto. (Da: Favole Africane Bangwa, Città Nuova ed.)

PAROLA DI DIO: Nm 21,4b-9 opp Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17

 

Vangelo Gv 3,13-17 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”.

Questa affermazione è il culmine della fede.

Quando si parla di credere, normalmente viene in mente una lista di verità, di dogmi cui aderire. Il credente, invece, prima di tutto crede a un fatto: l’amore di Dio manifestato nel dono del Figlio. Uno ha fede se crede, principalmente, all’amore. Se crede che Dio ama il mondo, ama tutti gli uomini, ama ciascuno di noi. E accanto all’amore, l’immagine ruvida della croce: ecco il modo con cui Cristo ha dimostrato il. suo amore per il mondo. La croce dice un amore sconfitto, eppure vittorioso. Umiliato, eppure circonfuso di gloria. Tradito, eppure fedele. Il credente trova salvezza guardando a questo amore crocifisso. Ma questo dono può essere accolto o rifiutato. Per cui il giudizio non è rimandato alla fine dei tempi: avviene già qui, ora, sulla terra. Ed è l’uomo stesso che si giudica, si pone come salvezza o condanna, in base all’atteggiamento che assume davanti all’amore apparso in Cristo.

 

 

SABATO 15 SETTEMBRE: BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

Tra i santi ricordati oggi: San Nicomede; Sant’Emilio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

MADRE DEL DOLORE, CONSOLATRICE, PREGA PER NOI.

 

HANNO DETTO: Non cedere fratello e non gettarti nella disperazione perché questa è la grande gioia del demonio. (Giovanni di Gaza)

SAGGEZZA POPOLARE: Un povero sano è ricco a metà.

UN ANEDDOTO: Ridendo a squarciagola, un cammello, meravigliato disse ad un dromedario: È la prima volta che vedo un cammello sbagliato! Invece d’avere due gobbe, ne ha una sola! Capì il dromedario e, sghignazzando ancor più, esclamò: — Che meraviglia mi tocca vedere: un dromedario con due gobbe! L’uomo del deserto, loro padrone, presente a queste 'cortesie', li interruppe e sentenziò: — Siete sbagliati tutti e due: non nella gobba, ma nel cuore!

PAROLA DI DIO: Eb 5,7-9; Sal 30; Gv 19,25-27 opp Lc 2,33-35

 

Vangelo Gv 19,25-27 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.  Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Parola del Signore

 

"STAVA PRESSO LA CROCE DI GESU', SUA MADRE".

La festa di oggi, attraverso Maria che con-patisce la croce di Gesù ci permette di continuare quella contemplazione della croce che abbiamo iniziato ieri.

Quali sono le grandi opere che Maria ha fatto? Nulla di trascendentale, ma Maria c'era. Maria, ovvero Colei che si è fatta trovare perché è lì e partecipa. Infatti ai piedi della croce Maria non è una figura decorativa, espressione dei buoni sentimenti pietistici umani. È lì perché corredentrice. Il suo dolore non è figura, è dolore vero, concreto, da infarto, di una madre che vede morire il proprio Figlio in una maniera terribilmente atroce; Lei vede il frutto del suo grembo piagato, distorto, tumefatto, grondante sangue; ogni ferita del Figlio è ferita della Madre; è il dolore di una donna di fede che grida come suo Figlio al Padre: "se possibile." e che non sente risposta; "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", e prova il silenzio di Dio. È il dolore di una donna che ha vissuto il mistero di un figlio, il Figlio di Dio e vede suo figlio e il suo Dio in croce, impotente. È colei che ha sentito e vissuto la predicazione del Figlio, che ha partecipato alla vita dei primi amici di suo Figlio ed ora li vede dispersi. È Colei a cui vien chiesto di farsi carico, come figli, di coloro che stanno facendo morire in croce suo Figlio per i quali anche lei deve pregare come Gesù: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Maria, tu non hai fatto nulla, ma c'eri. Io rischio di voler far molto, ma di non esserci. Voglio servire il Signore, organizzo, parlo, discuto nel suo nome ma poi, sparisco volentieri quando quella croce da pezzo di arredamento di una casa o di una chiesa diventa croce reale, letto di ospedale, tradimento subito, abbandono. Maria, Tu ci sei ancora, alla croce di tuo Figlio e alle croci dei tuoi figli, e il tuo dolore si rinnova ogni volta… sembra che non fai niente, come quel giorno, eppure fai più di tutti, perché tu ci sei e noi, come Gesù in quel momento, abbiamo bisogno soprattutto della tua presenza.

 

 

DOMENICA 16 SETTEMBRE: 24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Cipriano; Sant’Eufemia.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU', PERDERE È GUADAGNARE.

 

HANNO DETTO: Se il Signore avesse ritenuto qualche età non favorevole alla conversione non avrebbe inviato operai nella vigna in orari diversi.  (Fulgenzio di Ruspe)

SAGGEZZA POPOLARE: Una volta che sei diventato maestro in una cosa diventa subito allievo in un'altra.

UN ANEDDOTO: Un cacciatore tese una rete sulla riva del lago. Molti uccelli vi restarono impigliati; ma erano uccelli dalle ali così robuste, che sollevarono la rete e se ne volarono via con essa. Il cacciatore allora si mise a rincorrere la rete volante. Un contadino lo vide e gli disse: — Ma dove corri a quel modo? Credi forse di poter raggiungere uno stormo di uccelli in volo? — Proprio così — rispose il cacciatore. — Se si trattasse di un solo uccello, non mi proverei neppure; ma sono tanti e riuscirò a raggiungerli. E fu così, infatti. Dopo un po’ di tempo, il volo degli uccelli si scompose: chi voleva volare nel bosco, chi verso la palude, chi nel campo. Volando ed agitandosi in modo discorde, finirono per scendere verso terra, insieme alla rete. E il cacciatore riuscì finalmente a catturarli. (L. Tolstoj)

PAROLA DI DIO: Is 50,5-9a; Sal 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

 

Vangelo   Mc 8,27-35

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Parola del Signore.

 

"PERCHÉ CHI VUOLE SALVARE LA PROPRIA VITA, LA PERDERÀ".

Mai come oggi con il progresso della scienza e della medicina si pensa a salvare la vita dell'uomo e si studiano tecniche per prolungare la vita, per agevolare la vecchiaia. Tutte cose molto buone ma la morte ha ancora e sempre il sopravvento. Nonostante tutti i nostri sforzi la vita è destinata allo scacco finale. Gesù questo lo sa. Non disprezza la vita: è Lui stesso la Vita, vive la sua vita gustandola nella natura, nell'amicizia, ma non tenendosela per sé, donandola: dona la sua parola, dona il suo corpo, dona anche il suo dolore offerto con amore e guadagnerà la sua vita nella Risurrezione e donerà vita a noi. È la logica giusta per affrontare la vita. I milioni non fanno felici, la carriera, il successo possono sparire in un momento, addirittura gli affetti che sono dono di Dio possono passare e lasciare vuoto e dolore. Gesù non ci dice di disprezzare la vita ma ci invita a viverla non possedendola, ma donandola. Donare è distaccarsi da qualcosa e questo costa ma e anche guadagnare sé stessi, scoprire la gioia dell'amore disinteressato, imparare a vivere non per valori che sappiamo finire ma per dei valori che durano per sempre.

 

 

LUNEDI’ 17 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Roberto Bellarmino; Santa Arianna, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO MA DI' UNA PAROLA.

 

HANNO DETTO: Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a capire noi stessi. (Jung)

SAGGEZZA POPOLARE: Il buio non distrugge ciò che nasconde.

UN ANEDDOTO: A volte l'ipocrisia e il voler scaricare colpe su altri rasenta la ridicolaggine. Pensate a come non abbiamo confini nel definire una malattia, la sifilide: Essa è quel morbo che gli italiani chiamano francese, i francesi napoletano, gli olandesi vaiolo ispanico, gli africani male spagnolo, i polacchi mal dei tedeschi, i moscoviti mal dei polacchi.

PAROLA DI DIO: 1Cor 11,17-26.33; Sal 39; Lc 7,1-10

 

Vangelo   Lc 7,1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore

 

“IO VI DICO CHE NEANCHE IN ISRAELE HO TROVATO UNA FEDE COSI’ GRANDE”.

Uno dei più bei elogi uscito dalla bocca di Gesù non è rivolto ad un israelita, o a un discepolo, o a un apostolo, è rivolto ad un centurione pagano, ad un uomo che noi definiremmo “un lontano”, magari anche un “nemico” o, perlomeno, “non dei nostri”. Gesù guarda il cuore ed ha riconosciuto in quest’uomo alcune caratteristiche tipiche del suo Vangelo. Proviamo ad esaminarle così come ci sono indicate dal racconto. Un centurione, un militare pagano, ha un servo ammalato. Per i romani, i servi erano come delle cose: erano considerati proprietà di cui il padrone poteva disporre a proprio arbitrio. Ora il servo del centurione sta per morire e il suo padrone si preoccupa e vuole salvarlo. Strano, davvero strano questo padrone se ama e rispetta la vita del servo fino a questo punto; egli rivela un cuore straordinariamente buono, un cuore sensibile, un cuore che capisce la grandezza della vita anche di un servo. Tante volte noi, oggi, assistiamo a vere graduatorie della vita umana: questo vale, quest’altro non vale; chi è sano conta, chi non è sano sia eliminato; chi rende è favorito, chi non rende più è scartato come oggetto inutile; chi è giovane ha tutte le attenzioni, chi è vecchio è collocato nella casa di riposo. Non ragiona così il centurione: egli apprezza la vita del servo perché sa che ogni vita è preziosa. Il centurione non va personalmente da Gesù a chiedere il miracolo. Egli manda alcuni anziani dei Giudei a pregare Gesù affinché Egli venga e salvi il servo. Anche qui c’è un comportamento fuori del comune. Il centurione, tutto sommato, era una piccola autorità a Cafarnao e poteva far valere la sua autorità e il suo prestigio. No, egli si sente indegno, sembra quasi avvertire la vergogna di presentarsi personalmente per chiedere il miracolo. Confrontiamo questo atteggiamento con l’arroganza di tante nostre preghiere e comprendiamo subito perché tante preghiere cadono nel vuoto. Ancora, il centurione manda a dire a Gesù: “Signore, non stare a disturbarti. Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto…” “Non stare a disturbarti…” Quanta delicatezza in queste parole. Il centurione non vuole che Gesù, secondo la mentalità ebraica, si contamini entrando nella casa di un pagano. A volte, invece, noi pretendiamo che Dio sia tutto per noi; esigiamo che ci ascolti subito e tentiamo anche di ricattarlo quando pensiamo di non essere ascoltati. “Non stare a disturbarti”. Questa è davvero fede, è abbandonarsi e fidarsi ciecamente. Qui c’è la fede che non pretende, ma soltanto si presenta, lasciando al Signore la libertà di agire secondo un criterio di bene che Lui solo conosce.

 

 

MARTEDI’ 18 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Lamberto; San Giovanni Macias.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI UN DIO PIENO DI COMPASSIONE PER TUTTI I TUOI FIGLI.

 

HANNO DETTO: La morale ci dice tutto quello che dobbiamo fare e il moralismo tutto quello che vorremmo che gli altri facessero. (Gervaso)

SAGGEZZA POPOLARE: Un viso sorridente vende più di una lingua sciolta.

UN ANEDDOTO: Un ragazzo un giorno salì su una pianta e strappò un nido di cinciallegra. La cinciallegra arrabbiata volò subito dal buon Dio e supplicò: — Signore, tu che sei giusto, punisci quel ragazzo cattivo. Dio allora chiese: — Lo devo proprio punire? Vuoi proprio giustizia? — Sì, lo voglio! gemette madre cinciallegra. E allora il Signore disse: — Sarà fatto. Domani quel ragazzo resterà senza casa! Sei contenta ora? La cinciallegra si fece allora pensosa, poi disse: — Signore, io so cosa sia il soffrire; non far soffrire anche quel ragazzo. Non è con la distruzione della sua casa, che io ricostruirò il mio nido. E se ne volò via da Dio, con la gioia nel cuore. Poi, scelta una pianta più alta, ricominciò a ricostruirsi il suo nido, cantando allegramente.

PAROLA DI DIO: 1Cor 12,12-14.27-31a; Sal 99; Lc 7,11-17

 

Vangelo   Lc 7,11-17

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore

 

“VEDENDOLA, IL SIGNORE FU PRESO DA GRANDE COMPASSIONE PER LEI E LE DISSE: «NON PIANGERE!».

Nel racconto della risurrezione del figlio della vedova di Naim ci sono per lo meno due grandi “miracoli”, il primo è la risurrezione di un morto, ma l’altro è la scoperta della “compassione” di Dio per noi, povera umanità. Gesù si ferma dinanzi alle lacrime di una madre a cui la morte ha strappato un figlio con la stessa compassione con cui fa sue tutte le nostre sofferenze.

Direi che il Vangelo stesso è la compassione di Dio per ogni uomo sulla terra. Compassione fatta non da un falso pietire che fa dire “poveretto” davanti alle sofferenze del nostro prossimo ma che non ci sprona a portare con lui le sue prove e a fare qualcosa per levarle.

Gesù, davanti alla vedova di Nain che porta in sepoltura il suo unico figlio sente compassione, le dice: “non piangere”, tocca la bara e poi fa risorgere il ragazzo. Sono i gesti dell’amore cristiano.

Il mondo moderno, è duro, funzionale, sostanzialmente distratto e indifferente, In una società arida, sbadata, gli uomini sono solitari, distanti ed estranei. A volte si può vivere nello stesso pianerottolo e ignorarsi completamente, conoscere il nome soltanto attraverso la targhetta della porta. Non ci sì accorge di chi soffre o, peggio ancora, si fa finta di non vederlo, si mettono tanti paraventi contro le sofferenze altrui perché non ci disturbino. In questo aspetto agghiacciante di disumanizzazione della nostra civiltà, si inserisce la sfida e quindi l'attualità della misericordia. Misericordia vuol dire "prendersi a cuore le miserie", impossessarsi della sofferenza altrui, essere complici del dolore del fratello. Il sofferente, il vecchio, il povero, il malato, lo sbandato, hanno bisogno e diritto di trovarsi accanto un cristiano equipaggiato di "umanità", un cristiano dotato di sensibilità, di attenzione, di rispetto, che gli comunica la "buona notizia" che Dio non è lontano, insensibile, impassibile: ma è un Dio che si occupa di lui, che gli vuole bene. Essere cristiani, oggi, significa avere non soltanto il coraggio della propria fede ma anche il coraggio del proprio cuore.

 

 

MERCOLEDI’ 19 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gennaro; Sant’Abbone di Metz.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI OTTIMISTA, DIO: NONOSTANTE TUTTO CI VUOI ANCORA BENE.

 

HANNO DETTO: La misericordia vuole che tu sia misericordioso, perché il Creatore appaia nella sua creatura. (S. Leone Magno)

SAGGEZZA POPOLARE: Il sole splende sul letamaio e non ne è corrotto.

UN ANEDDOTO: "Per corrugare la fronte si mettono in movimento ben sessantacinque muscoli. Per sorridere solo diciannove. Allora, almeno per economia, sorridi!"

PAROLA DI DIO: 1Cor 12,31-13,13; Sal 32; Lc 7,31-35

 

Vangelo   Lc 7,31-35

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli». Parola del Signore

 

“QUESTA GENERAZIONE È SIMILE A QUEI BAMBINI CHE GRIDANO GLI UNI AGLI ALTRI: VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO, VI ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON AVETE PIANTO”.

È molto facile brontolare, vedere il negativo e riempirci la bocca di luoghi comuni: tutto il mondo non funziona, tutti ce l’hanno con me, non c’è niente di buono da aspettarsi... Anche in ambito religioso: non c’è più religione. Mancano i preti e quelli che ci sono pensano a sé stessi. La Chiesa non ne azzecca una. E perfino Gesù Cristo potrebbe comportarsi in modo diverso.

Ti sembra di vedere e di sentire il pentolone della minestra dì verdura che ribolle. È vero, in tutti i campi c’è sempre qualcosa che non va: non possiamo fare a meno di vederlo e qualche volta è anche un dovere intervenire, ma proviamo a vedere anche il positivo, diamo campo alla speranza e alle possibilità di bene nostre e degli altri. Otterremo almeno due risultati: un po’ più di ottimismo e serenità e ci salveremo da qualche bella ulcera.

 

 

GIOVEDI’ 20 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Kim, Paolo Chong e compagni; Santa Susanna.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' AIUTAMI A NON GIUDICARE PER ETICHETTE.

 

HANNO DETTO: È meglio vincersi nella lingua che digiunare a pane e acqua. (S. Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: Un uomo pieno di sé è sempre vuoto.

UN ANEDDOTO: Al problema: "Voglio fuggire gli uomini", abbà Lucio rispose: "Sì, ma dopo aver dimostrato che sei capace di vivere in armonia con loro".

PAROLA DI DIO: 1Cor 15,1-11; Sal 117; Lc 7,36-50

 

Vangelo   Lc 7,36-50

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». Parola del Signore

 

“PER QUESTO IO TI DICO: SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI, PERCHÉ HA MOLTO AMATO.”

Se esaminiamo con serietà la nostra vita noi scopriamo, forse con meraviglia, che ogni nostra azione è dettata da amore. Ci può essere l’amore che spinge a donare come quello egoistico che spinge ad avere. Si può vivere tutta una vita per amare Dio oppure per amare sé stessi oppure per amare il prossimo. Perfino l’odio è una forma esasperata di amore. E chi può leggere le vere intenzioni di un cuore?

Davanti ad una donna come quella che si presenta nella casa del fariseo a compiere questo gesto di venerazione, questa tacita richiesta di perdono e questa affermazione di fede in Gesù, anche a noi, come al padrone di casa, basta poco per classificarla come “una di quelle”. Spesso noi giudichiamo le persone per quello che appaiono, per i rapporti che hanno nei nostri confronti, per il mestiere che operano… Per Gesù è la persona intera che conta. Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi dice che i suoi peccati sono molti, ma nello stesso tempo riesce a vedere il suo amore.

Mi chiedo: riusciamo noi a leggere le nostre storie nel loro insieme? Riusciamo a vedere nel nostro prossimo e negli avvenimenti non solo gli aspetti negativi ma anche il bene?

E mi chiedo ancora: sono capace, come quella donna a percorrere la strada della richiesta di perdono ponendo degli atti positivi di amore?

 

 

VENERDI’ 21 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Matteo; San Gerolfo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI SENTIRE OGNI GIORNO LA TUA CHIAMATA, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Dio non ama i burattini, ma avere di fronte a sé un cuore che si decide per Lui. Tutto sta qui, nel decidersi. Smettere di piagnucolare sui nostri guai e capire che il vero grande dolore è che l'Amore non sia amato. Come diceva S. Francesco. (Maddalena di Spello)

SAGGEZZA POPOLARE: Il soddisfatto delle proprie opere è un illuso. Il convinto di aver raggiunto la meta è un presuntuoso, Il santo ignora la sua spiritualità: conosce solo Dio. (detto Musulmano)

UN ANEDDOTO: C’era una volta un asino tanto svogliato, ma tanto svogliato, che quel giorno non ce la faceva più neppure a tornare nella stalla. S’era d’inverno e c’era ghiaccio ovunque. — Io mi fermo qui! — disse l’asino, con decisione tale da far meravigliare. E si sdraiò sul ghiaccio. Un passerotto gli volò vicino e cinguettò: — Amico, guarda che questa non è la strada: è la superficie d’un lago ghiacciato! Sta’ attento a non sprofondare! Ma l’asino emise un grande sbadiglio e per tutta risposta s’addormentò. A poco a poco, sotto il suo corpo caldo, il ghiaccio si sciolse. Poi si sentì uno schianto: il ghiaccio s’era rotto! L’asino, il povero asino sempre svogliato, solo allora si svegliò, solo allora si mosse, ma solo per annegare! (Leonardo da Vinci)

PAROLA DI DIO: Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

 

“GESÙ, VIDE UN UOMO, CHIAMATO MATTEO, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE, E GLI DISSE: «SEGUIMI».”

Sono tante le cose che stupiscono nella chiamata di Matteo. Ma questi elementi di stupore ci chiariscono meglio chi sia Gesù e come “funziona” il suo Regno. Un primo elemento: viene chiamato ad essere apostolo un pubblico peccatore, un esattore delle tasse, un collaborazionista con i romani invasori e senza Dio. Secondo elemento: a differenza dei pescatori del lago cui Gesù aveva detto: “Vi farò pescatori di uomini”, a Matteo non vien detto: “Ti farò esattore delle tasse del Regno di Dio”, ma semplicemente “Seguimi”. Gesù dunque è venuto “per i peccatori” e la sua grazia non solo li salva ma anche dà a loro la fiducia di farli collaboratori vivi del suo Regno. In questo Regno non contano gli onori, la carriera, conta il farsi trovare dal Signore e il rendersi disponibili al suo perdono e alla sua grazia.

 

 

SABATO 22 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Maurizio; San Costanzo; Sant’Ignazio da Santhià.

Una scheggia di preghiera:

 

FA CRESCERE IL TUO BUON SEME, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Più si fa il buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall'alto. (S. Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: Il sorriso è la lampada alla finestra dell’occhio che indica che il cuore è in casa.

UN ANEDDOTO: Due cavalli trainavano due carri, uno dietro l’altro.

Il cavallo davanti camminava spedito; quello di dietro, invece, si fermava continuamente, e con la sua pigrizia, sembrava dire all’altro: Dove vuoi andare così veloce? Riposati di tanto in tanto anche tu! E si trascinava talmente stanco che tutta la merce che era sul secondo carro fu trasportata sul primo. Il cavallo che stava dietro e che tirava ormai un carro vuoto, beffeggiava il cavallo che gli stava davanti: — Su, cammina, fatica, suda! Più ti sforzerai, amico mio, e più ti faranno faticare Quando furono arrivati a destinazione, il padrone disse: — Quest’ultimo cavallo è ormai inutile. Perché mai dovrei mantenere due cavalli, quando me ne basta uno solo per trasportare il mio solito carico? Sarà meglio che ne mantenga uno solo e che faccia ammazzare l’altro. Ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso. E così fece. (L. Tolstoj)

PAROLA DI DIO: 1Cor 15,35-37.42-49; Sal 55; Lc 8,4-15

 

Vangelo   Lc 8,4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza. Parola del Signore

 

“IL SEMINATORE USCÌ A SEMINARE IL SUO SEME.”

Nella mia vita ho incontrato molti genitori delusi. Qualche volta perché raccoglievano in seguito a quello che avevano seminato, e quando si semina solo fumo ed apparenza non si può poi pensare di raccogliere grano, ma altre volte delusi anche perché avendo cercato di seminare con parole e con l’esempio cose buone, valori, si sono poi ritrovati con dei figli completamente estranei, diversi da come avrebbero voluto vederli crescere. Un esempio per tutti: “Siamo sempre stati una famiglia di credenti, abbiamo testimoniato la nostra fede anche con scelte abbastanza precise, abbiamo indirizzato i figli alla Chiesa, ai Sacramenti, adesso nostra figlia vive con un convivente. È buona, ma in chiesa non va più. Nostro figlio ci dice addirittura che siamo ipocriti e che ci è comodo farci prendere in giro da preti che neppure loro ci credono… eppure proprio dai preti lo abbiamo fatto studiare!”.

Ma non solo i genitori possono trovarsi in imbarazzo. Spesso anch’io, prete, facendo il mio esame di coscienza mi trovo deficitario di risultati: ho sempre cercato di seminare e di seminare con abbondanza, quante volte posso dire anch’io di aver parlato “a tempo e fuori tempo”, di aver dedicato energie a favore di determinate persone, ma con quali risultati? Certe scelte della mia vita fatte per cercare di essere coerente con il Vangelo come sono state capite ed interpretate?

Non basta però piangerci addosso. L’esame di coscienza deve continuare su due linee in particolare:

Il seme che ho buttato era buon seme? Ho seminato davvero valori e Vangelo oppure ho seminato solo me stesso?

E la seconda linea è quella che deve riempirci di fiducia: se il seme è buono, se lo hai gettato con fiducia, se lo hai bagnato con il sudore della tua fatica prima o poi porterà il suo frutto. Magari non con i tempi che tu vorresti, magari non proprio nella maniera che avresti desiderato, ma certamente porterà il frutto. Anche Dio ci tiene ai tuoi figli, anche Dio desidera il bene delle persone, di tutte le persone.

 

 

DOMENICA 23 SETTEMBRE: 25^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Pio da Pietralcina; San Lino.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', FA' CHE GUARDANDO TE IMPARIAMO A SERVIRE CON GIOIA.

 

HANNO DETTO: Qualcosa di brutto ci deve pur essere nel denaro, visto che chi ne possiede lo nasconde come se, se ne vergognasse. (Noel Clarasò)

SAGGEZZA POPOLARE: Pazienza significa santità. Dio è pazientissimo perché è Santissimo.

UN ANEDDOTO: Questa è la storia di un cane, che perse la vita per la sua golosità. Quando i macellai tagliano un animale per venderne la carne al mercato, spesso buttano da una parte le ossa. Il nostro cane goloso vide questo, corse e rubò un osso grosso. Con l’osso in bocca corse di ritorno verso la sua casa, dove sperava di poterselo mangiare in pace. Ma per la strada arrivò ad un fiume, che era in piena. L’acqua era molto profonda e scorreva forte e il cane dovette andare sul ponte di liane. Quando fu in mezzo, guardò giù e vide nell’acqua un altro cane con un osso enorme in bocca. Di colpo il cane stupido lasciò cadere il suo osso e saltò nel fiume, per rubare l’osso del suo amico.

Ma questo non c’era: era solo la sua immagine riflessa! Fu portato via dalla corrente e annegò. (Da: Favole Africane Bangwa, Città Nuova ed.)

PAROLA DI DIO: Sap 2,12.17-20; Sal 53; Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37

 

Vangelo   Mc 9,30-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore

 

“SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO, SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVITORE DI TUTTI”.

Gesù non sì limita a darci questa indicazione: è lui stesso a viverla, a metterla in pratica. Lui, Creatore e Signore, per amore nostro “umiliò sé stesso”, prese la nostra condizione, si fece in tutto simile a noi. Gesù accetta di nascere in un piccolo paese sconosciuto, è un re che nasce in una stalla e muore su una croce, è il Signore alla cerca dei peccatori, colui che si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli, perché “anche voi facciate così”. È la scelta dell’amore quella di mettersi al servizio. Chi ama non vuole superare l’amato ma vuole amare; il servizio non è umiliazione o sminuirsi, è gioia di amare.

 

 

LUNEDI’ 24 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Stefania, San Gerardo di Casnad.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE È LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

HANNO DETTO: La sera si diventa più accorti per il giorno che è trascorso. Ma non si diventa mai abbastanza accorti per il giorno che deve venire. (Friedrich Rückert)

SAGGEZZA POPOLARE: A provocare un sorriso è quasi sempre un altro sorriso.

UN ANEDDOTO: Un giorno le scimmie dello zoo decisero di fare un viaggio d’istruzione. Cammina, cammina, si fermarono e una domandò: — Cosa si vede? — La gabbia del leone, la vasca delle foche e la casa della giraffa. — Come è grande il mondo, e come è istruttivo viaggiare! Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno. — Cosa si vede adesso? — La casa della giraffa, la vasca delle foche e la gabbia del leone. — Come è strano il mondo e come è istruttivo viaggiare! Si rimisero in marcia e si fermarono solo al tramonto del sole. — Che c’è da vedere? — La gabbia del leone, la casa della giraffa e la vasca delle foche. — Come è noioso il mondo: si vedono sempre le stesse cose. E viaggiare non serve proprio a niente. Per forza: viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo, come i cavalli d’una giostra. (G.Rodari, Favole al Telefono, Einaudi)

PAROLA DI DIO: Pr 3,27-34; Sal 14; Lc 8,16-18

 

Vangelo   Lc 8,16-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore

 

“NESSUNO ACCENDE UNA LAMPADA E LA COPRE CON UN VASO O LA PONE SOTTO IL LETTO, MA LA PONE SU UN CANDELABRO, PERCHÉ CHI ENTRA VEDA LA LUCE”

Gesù, più di una volta dichiara di essere la luce del mondo. Quindi è venuto per illuminarci su chi sia Dio, sul suo Regno, sul nostro modo di comprendere a fondo e di vivere pienamente la nostra realtà umana. Aver fede in Gesù è dunque lasciarci illuminare dalla sua luce. Qualcuno allora può dire: “Ma se Gesù è luce come mai ci sono ancora così tanti misteri, ad esempio quello della sofferenza innocente?”.

Provo a rispondere: “Quando io mi lascio illuminare dal sole mi rendo visibile agli altri e contemporaneamente vedo ciò che è illuminato. Se vedo una casa, per me è facile identificarla come casa, ma se la luce illumina una cosa a me sconosciuta, riesco a vederne le apparenze, i contorni, i colori, ma non riesco a identificarla, a comprenderla totalmente”. Gesù è venuto a rivelare cose molto più grandi di noi, e grazie a Lui noi entriamo nel mistero di Dio, ma proprio perché Dio è più grande di noi, noi non possiamo comprendere tutto per filo e per segno, ma ci fidiamo di Lui, cioè, io credo in Gesù, e tutto quello che Egli mi ha detto per me è luce, ma non ho la pretesa di ‘sapere tutto’: quello che mi supera lo accetto proprio perché “mi fido” di Lui.

 

 

MARTEDI’ 25 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Coudrec; San Domenico in Soriano.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI SIGNORE DALLA SUPPONENZA RELIGIOSA.

 

HANNO DETTO: Poveri peccatori, quando penso che ve ne sono alcuni che morranno senza aver provato neppure per un'ora la gioia di amare Dio. (S. Giovanni Maria Vianney)

SAGGEZZA POPOLARE: Al saggio non si addice inciampare due volte.

UN ANEDDOTO: Noi tutti abbiamo conosciuto giardinieri appassionati del giardino. Ma quello del quale vi parlo li superava tutti. Conosceva ogni fiore, ogni farfalla adatta a ciascuno. E la sera, quando la brezza muoveva dolcemente le foglie delle betulle, il buon giardiniere partecipava alla felicità di ciascuna, in quell’angolo di paradiso. Ma un giorno tutto si guastò: in fondo al giardino il nostro uomo vide alcune chiocciole infelici e scontente. Forse non avevano da mangiare? Subito piantò un ciuffo d’insalata per ogni lumaca. Nulla da fare. Tre di esse si contendevano la stessa lattuga, lasciando marcire le altre. E quando una chiocciola incontrava un’altra, le faceva le corna ed esprimeva il suo disprezzo, sputando una lunga, enorme bava. La pace aveva abbandonato il cuore del buon giardiniere: — È possibile, proprio nel mio giardino? — si chiedeva. Allora incominciò a parlare ad ogni lumaca. Ma quelle non capiscono la lingua dei giardinieri. E il brav’uomo sospirava: — Se potessi diventare anch’io chiocciola! Parlerei loro nella loro lingua, dolcemente, con calma, e con tanta convinzione che troverebbero la felicità nel mio giardino. Devo continuare? È sufficiente dire che c’è una distanza ben maggiore tra Dio e l’uomo di quanta ve ne fosse tra il buon giardiniere e le lumache. E che ciò che è impossibile per gli uomini è possibile per Dio. Ma ci vuole un amore sconvolgente, a misura di Dio. (J. Loew )

PAROLA DI DIO: Pr 21,1-6.10-13; Sal 118; Lc 8,19-21

 

Vangelo   Lc 8,19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore

 

“TUA MADRE E I TUOI FRATELLI SONO QUI FUORI E DESIDERANO VEDERTI”.

Una delle caratteristiche che maggiormente mi piacciono di Maria è la sua discrezione. Maria segue la vita di Gesù da lontano, non interferisce, chiede permesso per poter parlare a suo Figlio, rispetta in pieno la sua missione. Non sempre succede così nelle nostre famiglie: ci sono mamme che sono tutt’altro che discrete nei rapporti con i figli sposati, ci sono cristiani che hanno da insegnare a tutti, al parroco, al vescovo, addirittura al Papa. Anche nel presentare la propria testimonianza di fede ci sono alcuni che la impongono, soffocano la libertà altrui, stufano, interferiscono, si mascherano da ‘‘pii” e vorrebbero che gli altri fossero a loro misura. Maria, madre discreta, liberaci dagli invadenti, dai presuntuosi e rendici sensibili e discreti nei confronti dei fratelli, dacci pazienza, aiutaci nei confronti degli altri a bussare e non a sfondare le porte, ma aiutaci- anche ad essere presenti e disponibili.

 

 

MERCOLEDI’ 26 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Cosma e Damiano; Sant’Eusebio di Verona.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE GESU' PER VINCERE OGNI MALE.

 

HANNO DETTO: Dio fa sempre i nostri interessi se noi facciamo i suoi. (S. Vincenzo de Paoli)

SAGGEZZA POPOLARE: Il diavolo insegna a rubare ma non a nascondere. (Detto proverbiale)

UN ANEDDOTO: Si dice che il Buon Dio, per ristabilire pace serena in tutta la natura, rovinata dal peccato, si mise a predicare la conversione perfino agli animali. Si convertirono la gazza ladra, il falco e l’avvoltoio. Cambiarono vita anche la pantera, lo sciacallo e la iena. Ascoltarono Dio pure il serpente, la zanzara e lo scorpione. Tutti gli animali si convertirono alla parola di Dio, eccetto il bufalo e il maiale. Come può convertirsi chi, come il bufalo, è superbo, è sicuro di sé e presume d’essere sempre nel giusto? Come può convertirsi chi, come il maiale, è schiavo del piacere, gusta solo ciò che è materiale ed è morto alla dimensione dello spirito?

PAROLA DI DIO: Pr 30,5-9; Sal 118; Lc 9,1-6

 

Vangelo   Lc 9,1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore

 

“DIEDE LORO FORZA E POTERE SU TUTTI I DEMÒNI E DI GUARIRE LE MALATTIE”.

Gesù, dando autorità agli apostoli, sintetizza quali siano i segni che caratterizzano il Regno di Dio: guarire i malati e avere autorità sui demoni.

Ci chiediamo se sono ancora i segni che caratterizzano oggi l’opera dei cristiani.

Non credo che, come molti vorrebbero, il cristianesimo si debba affermare a colpi di miracoli e di guarigioni prodigiose; il fare miracoli non è tanto poter operare contro le leggi di natura ma è agire concretamente a favore degli ultimi: Madre Teresa ha fatto miracoli oppure è stata il miracolo di chi ha ridato dignità a uomini considerati solo larve? I vari don Bosco, Cottolengo sono importanti per qualche miracolo o per aver detto con i fatti che Dio è Padre di tutti i ragazzi e che è misericordia verso tutti i sofferenti?

E che dire sul fatto di avere autorità sui demoni? Non si tratta principalmente di trovare formule esorcistiche ma di essere decisi a combattere ogni forma di male; si tratta di affermare ancora con speranza che il bene può avere ancora il sopravvento sul male, che il bene, anche se contrastato e bastonato, è più forte dell’odio. Il demonio lo si combatte e si vince con la fiducia che Dio sia più forte e che se noi gli offriamo la nostra disponibilità, si serve proprio di noi per far arretrare il male.

 

 

GIOVEDI’ 27 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo de Paoli; Sant’Adolfo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI INCONTRARTI.

 

HANNO DETTO: Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. (Eugene Harvey)

SAGGEZZA POPOLARE: A chi mangia sempre polli vien voglia di polenta.

UN ANEDDOTO: La lumachella della vanagloria che era strisciata sopra un obelisco guardò la bava e disse: Già capisco che lascerò un’impronta nella storia! (Trilussa)

PAROLA DI DIO: Qo 1,2-11; Sal 89; Lc 9,7-9

 

Vangelo   Lc 9,7-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore

 

“ERODE DICEVA: GIOVANNI L’HO FATTO DECAPITARE IO; CHI È DUNQUE COSTUI DEL QUALE SENTO DIRE TALI COSE? E CERCAVA DI VEDERLO”.

A prima vista ci sentiamo quasi ammirati da questa figura di Frode che cerca di vedere Gesù. Sarà un uomo alla ricerca della verità? Erode è soprattutto un uomo timoroso e curioso. Oggi molti uomini sono “curiosi” di verità. Si cerca lo straordinario ma non per trovare la fede ma per possedere qualche capacità in più di altri. Quante mode moderne: maghi (oltre 11 mila ufficialmente riconosciuti solo in italia), sette, esoterismi... Ma perché? E il bello è che ci sono cristiani che coniugano bellamente comunione eucaristica e amuleti, fattucchiere e sacramenti. Non basta voler ‘‘vedere Gesù’’, bisogna incontrare Gesù. E incontrarlo non come un semplice compagno occasionale di viaggio dal quale sfruttare qualcosa, ma incontrarlo così com’è, come persona che ci interpella, che non ha solo parole dolci e consolanti ma come uno che ha parole ed è parola di verità, magari sferzante ma che ci libera veramente dal di dentro

 

 

VENERDI’ 28 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Venceslao; San Lorenzo Ruiz e compagni.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, CRISTO, FIGLIO DI DIO.

 

HANNO DETTO: Una persona triste è come un giocattolo nelle mani del demonio: può fare di lei quello che vuole. Coltivate dunque la gioia. (S. Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Degli scherzi farai come del sale, un uso moderato e prudenziale.

UN ANEDDOTO: Mosè, scritta la Legge, ebbe una visione.

Vide rabbi Akiba, che sarebbe nato molti secoli dopo, spiegare in modo meraviglioso la Legge. Perciò disse a Dio, che benedetto sia! — Adonai Signore, tu m’hai mostrato rabbi Akiba nell’atto d’interpretare in modo stupendo la tua Legge; mi vuoi mostrare anche quale ricompensa gli prepari?

Detto questo, fu invitato a voltarsi: vide il grande maestro Akiba venire barbaramente martirizzato.

Mosè ebbe allora il coraggio di dire a Dio: — Sovrano dell’universo, è dunque questa la ricompensa per chi insegna mirabilmente la tua Legge? Dio allora rispose: — Purtroppo questa è la sorte sulla terra, perché gli uomini sono cattivi e non comprendono l’amore; ma non in cielo! (Talmud)

PAROLA DI DIO: Qo 3,1-11; Sal 143; Lc 9,18-22

 

Vangelo   Lc 9,18-22

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola del Signore

 

PIETRO RISPOSE: IL CRISTO DI DIO”.

Non basta sapere la risposta giusta, bisogna capire chi sia davvero il Cristo. Gesù aveva fatto la sua inchiesta tra gli apostoli su cosa la gente pensasse di Lui, poi si era rivolto a loro per interrogarli personalmente e Pietro guidato dallo Spirito era arrivato alla risposta giusta: “Tu sei il Cristo di Dio”, ma non basta: una volta accettato che Gesù sia il Cristo bisogna vedere se corrisponde al nostro modo di pensare o sia totalmente diverso. Pietro pensava, come i suoi contemporanei, ad un Cristo liberatore politico, instauratore di un nuovo regno, uomo di forza e di potere che avrebbe liberato Israele dai Romani e che in seguito avrebbe anche riportato il popolo alla vera religione degli antichi. Invece Gesù gli cambia le carte in tavola: Lui è davvero il Cristo ma un Cristo che libera l’uomo dal di dentro, dal male, dal peccato e che per far questo non sceglie la strada della potenza ma quella della non violenza. E non sarà neanche il Cristo dei religiosi, delle teologie preconfezionate, delle caste sacerdotali anzi saranno proprio questi a riprovarlo, a condannarlo, a farlo morire come uno schiavo sulla croce. Dio metterà la firma all’opera del Cristo non facendolo scendere dalla croce, non rendendolo eroe senza macchia e senza paura, ma facendolo risorgere dai morti perché il risorto porti nel cielo anche le ferite della sua passione e del suo amore per gli uomini. Penso che tutti voi che leggete queste righe insieme con me diciate: “Credo che Gesù è il Cristo!”: Bravi! Risposta giusta, ma anche noi, detto questo è ora che cominciamo a capire chi sia veramente Gesù e Dio suo e nostro Padre perché anche noi abbiamo tante false immagini del suo volto per esempio: Il nostro dio non sta sempre con i cosiddetti “buoni” ma cerca i peccatori; Dio non risolve i problemi a colpi di bacchetta magica; Dio non gode delle nostre sofferenze per poterci redimere; Dio non lo compri con preghiere o Messe fatte dire; Dio non è solo con questa o con quella chiesa; Dio non veste solo come i religiosi ma lo trovi ovunque; la Bibbia non è la risposta automatica a tutte le nostre domande. “Tu sei il Cristo, Gesù, ma, detto questo, aiutami a capire chi sia il Cristo che vuole salvarmi, il Cristo di Dio”.

 

 

SABATO 29 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI SANTI ANGELI PROTEGGANO LA TUA FAMIGLIA, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Esitare va benissimo, se poi fai quello che devi fare. (Brecht)

SAGGEZZA POPOLARE: Difendere la propria colpa è un'altra colpa.

UN ANEDDOTO: L’elefante fugge il topo, il leone fugge il fuoco, il lupo il cane, il cane il bastone, l’uccello la trappola, la colomba lo sparviero, il ladro la forca e tu, uomo, non sai fuggire la tua rovina: il peccato! (S. Bernardino da Siena)

PAROLA DI DIO: Dn 7,9-10.13-14 opp Ap 12,7-12a; Sal 137; Gv 1,47-51

 

Vangelo   Gv 1,47-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”.

Mentre alcuni con sorrisi di superiorità dicono: “Gli angeli: tutte cose da Medioevo!”, altri oggi andando a pescare in altre religioni parlano di “spiriti guida”, di “entità protettive. Nella Bibbia, quando si parla di Angelo del Signore, il più delle volte si parla della presenza provvidente del Signore stesso che in modi diversi si rende presente nel nostro cammino. Nella prima preghiera Eucaristica, il canone romano si dice: “L’angelo del Signore presenti questi doni sull’altare del cielo” ed è lo stesso Gesù che offre il suo sacrificio per noi. A me non fa difficoltà, anzi è motivo di gioia credere che la provvidenza di Dio nei miei confronti o nei confronti di una comunità passi anche attraverso l’assistenza di un “Angelo del Signore” e ogni volta che dico “L’Angelo di Dio” penso proprio che ci sia qualcuno a cui sono stato affidato e che ha il compito di starmi vicino, di ricordarmi la strada, di “reggere e governare a me” perché la Provvidenza di Dio possa ogni giorno operare in me.

 

 

DOMENICA 30 SETTEMBRE: 26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo; Sant’Amato di Nusco.

Una scheggia di preghiera:

 

TUO IL REGNO, TUA LA POTENZA, TUA LA GLORIA NEI SECOLI.

 

HANNO DETTO: L'uomo legato nella perversità del peccato è come colui che ha legate le mani e i piedi e non si può muovere. (S. Caterina da Siena)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi semina sulla sabbia, raccoglie solo rabbia.

UN ANEDDOTO: Un missionario nelle province più settentrionali degli Stati Uniti, racconta: «Fui chiamato ad assistere un vecchio pellerossa moribondo. Gli parlai di Dio, amico degli uomini, e di Gesù, salvatore di tutti. Il vecchio, che era pagano e che sentiva queste cose per la prima volta, mi ascoltava con gli occhi aperti dalla meraviglia e con grande docilità di cuore. Vedendolo ben disposto, lo battezzai. Il vecchio pellerossa ora moriva pieno di gioia. Io feci per uscire, ma lui mi richiamò accanto a sé. Diceva: — O «veste nera», io sto per morire, sto perdendo la memoria. Ripeti il nome del tuo Dio, che tanto ama gli uomini e che tanto ama anche me. Gli suggerii: Si chiama Gesù. Eccolo qui crocifisso! E gli presentai il Crocifisso che tenevo al collo. Il     vecchio allora, raccogliendo tutte le sue forze, prese dalle mie mani il piccolo crocifisso e, fissandolo con occhi amorosi, velati di pianto, ripeteva: — Gesù, quanto rincresce al vecchio «Lupo bruno» d’averti conosciuto così tardi. Oh se t’avessi conosciuto prima, t’avrei portato sempre con me, sul mio cavallo, per le grandi praterie; t’avrei amato molto, molto di più!».

PAROLA DI DIO: Nm 11,25-29; Sal 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48

 

Vangelo   Mc 9,38-43.45.47-48

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue». Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE LORO: NON C’E’ NESSUNO CHE FACCIA UN MIRACOLO NEL MIO NOME E SUBITO DOPO POSSA PARLARE MALE DI ME. CHI NON È CONTRO DI NOI È PER NOI”.

Gli apostoli avevano visto uno che nel nome di Gesù scacciava i demoni e glielo avevano vietato giustificandosi e dicendo: “Non fa parte dei nostri”. Gesù invece dice che dobbiamo saper accogliere tutto quello che è buono e che è bene perché il bene può operare in qualunque modo. Gesù non vuole che la sua Chiesa sia un ghetto, che ad essa appartengano solo determinate categorie di persone, ma desidera una comunità aperta. Ci vuole solidali con tutte le persone oneste e con qualità umane che, anche se “non sono dei nostri” perché non appartengono al gruppo cristiano, cercano tuttavia Dio con cuore sincero, praticando con lealtà il bene, la verità, la giustizia e l’amore fraterno. Anche ai nostri giorni l’appartenenza alla Chiesa non è l’unico criterio di adesione a Cristo e al Regno di Dio. E questo regno non coincide con la Chiesa, ma respira in tutti gli uomini e le donne di buona volontà anche se non frequentano i nostri templi. Chi ama il prossimo e lavora sinceramente per un mondo più umano e per i diritti della persona, specialmente dei meno privilegiati, è a favore del Vangelo. Non abbiamo paura di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà, con questo non svendiamo il nostro cristianesimo e non mettiamo in saldo il Vangelo ma collaboriamo con tutti coloro che, pur non conoscendolo espressamente, vivono e trasmettono i principi del Vangelo al prossimo.

     
     
 

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