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SCHEGGE E SCINTILLE
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
NOVEMBRE 2017
MERCOLEDI’ 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDICI SANTI COME TU SEI SANTO.
HANNO DETTO: Non è adatto alla vita cristiana chi cerca giustizia contro qualcuno; Cristo non ha insegnato questo. (Isacco di Ninive)
SAGGEZZA POPOLARE: Non irridere mai l'altro, potrebbe essere migliore di te.
UN ANEDDOTO: Nell'educazione è bene vedere sempre in positivo... ma non esageriamo: dalla pagella di uno scolaretto: “Samuele partecipa attivamente al canto corale, collaborando con il suo ascolto”.
PAROLA DI DIO: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23 (24); 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12a
1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». Parola di Dio
“SONO QUELLI CHE HANNO LAVATO LE LORO VESTI RENDENDOLE CANDIDE NEL SANGUE DELL'AGNELLO”. (Ap. 7,14)
Ecco come Josèmaria Escrivà descriveva il santo: Un santo è un avaro che va riempiendosi di Dio a furia di vuotarsi di sé. Un santo è un povero che fa la sua fortuna svaligiando i forzieri di Dio. Un santo è un debole che si asserraglia in Dio e in Lui costruisce la sua fortezza. Un santo è un imbecille del mondo, stulta mundi, che si istruisce e si laurea con la sapienza di Dio. Un santo è un ribelle che lega se stesso con le catene della libertà di Dio. Un santo è un miserabile che lava la sua sporcizia nella misericordia di Dio. Un santo è un ultimo della terra che costruisce in Dio la sua casa, la sua città e la sua patria. Un santo è un codardo che diventa audace e coraggioso facendosi scudo della potenza di Dio. Un santo è un pusillanime che cresce e ingigantisce con la magnificenza di Dio. Un santo è un ambizioso di tale statura da soddisfarsi soltanto possedendo razioni sempre più grandi di Dio. Un santo è un uomo che prende tutto da Dio: un ladro che ruba a Dio anche l'amore con cui può amarlo.
GIOVEDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI
Una scheggia di preghiera:
IO CREDO, RISORGERO', QUESTO MIO CORPO VEDRA' IL SALVATORE.
HANNO DETTO: «Morto!» Che mondo di dolore è racchiuso in questa breve parola. È una spada a due lame che, mentre colpisce chi ci è caro, affonda anche nel nostro petto. Tutto si oscura ai nostri occhi e il mondo ci sembra nero, anche se il sole illumina altri milioni di persone felici. Una sola parola, ancor più breve dell'altra, ci permette di rialzarci in piedi dandoci il soccorso necessario: «Dio». (H. C. Andersen)
SAGGEZZA POPOLARE: Le poesie più belle si leggono negli occhi dei bambini.
UN ANEDDOTO: Un prete entrò in un'osteria e scoprì, tutto indignato, che c'erano molti suoi parrocchiani. Li chiamò a raccolta e li condusse tutti in chiesa. Proclamò quindi solennemente: “Tutti quelli che vogliono andare in Paradiso, facciano un passo a sinistra”. Tutti obbedirono, tranne un tizio che non si mosse di un centimetro. Il prete lo fissò con aria severa e gli domandò: “Tu non vuoi andare in Paradiso?” “No”, replicò l'altro. “Non vorrai farmi credere che quando morirai tu non vorrai andare in Paradiso?” “Certo che ci voglio andare quando muoio, ma credevo che lei intendesse andarci subito!” Siamo pronti a buttarci a capofitto solo quando non funzionano più i freni.
PAROLA DI DIO: 1- Gb 19,1.23-27a; Sal. 26 (27); Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40
2 - Is 25,6a.7-9; Sal 24 (25);Rm 8,14-23; Mt 25,31-46
3 - Sap 3,1-9; dai Sal 41 (42) e 42 (43); Ap 21,1-5a.6b-7; Mt 5,1-12a
Vangelo Gv 6,37-40
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore
Vangelo Mt 25,31-46
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore
Vangelo Mt 5,1-12a
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore
“E QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO, CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO EGLI MI HA DATO, MA LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO”.
In Italia, pur non essendo un giorno festivo, la ricorrenza odierna è molto sentita. Questo può essere un segno di civiltà, ma deve anche diventare occasione di verifica per dare la giusta intensità al ricordo dei cari defunti e al senso della morte e della vita. Riempire di fiori il cimitero non basta. Recarci, come dirà oggi la Televisione: “in mesto pellegrinaggio” davanti alle tombe dei nostri cari può diventare anche tradizione, abitudine. Proviamo allora a fare una riflessione davanti alle tombe dei nostri cimiteri. Esse ci dicono: “Anche tu morirai, anche tu ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”. Forse è duro sentirle queste parole, ma è proprio su di esse che si innesta il messaggio cristiano nella sua originalità: la morte è solo un passaggio, un tunnel buio per tutti, ma al di là splende il sole per sempre: “Non voglio che vi affliggiate come quelli che non hanno speranza” ci ricorda Paolo.
Se non siamo attenti c’è il rischio che, dopo aver laicizzato la vita togliendovi ogni riferimento a Dio, anche la morte venga ridotta solo ad un fatto fisico. Sarebbe doppiamente drammatico. Se tutto finisce con la morte perché allora stupirci dell’eutanasia, dei suicidi, della cultura di morte che imperversa?
“Io credo, risorgerò: Questo mio corpo vedrà il Salvatore” cantiamo oggi e durante le sepolture, nelle nostre comunità. Ma questa frase dovremmo ripeterla sovente specialmente davanti agli imprevisti della vita. Bisogna far crescere la speranza cristiana fino a che essa diventi forma normale di pensiero, di convinzione.
Il giorno dei Defunti non è un giorno di evasione, è un grande stimolo per la nostra vita. La speranza non è cloroformio che addormenta, è alcool puro sulla piaga della nostra mediocrità. Brucia, disinfetta, risana. Ci fa sentire responsabili non solo dei quattro giorni che passiamo qui, ma anche dell’eternità. Potremmo trarre oggi almeno due conseguenze: misuriamo spesso la vita col metro della morte vincendo la repulsione istintiva collegata a questo richiamo. Quante sovrastrutture inutili salteranno!
Quante piccole cose saranno valorizzate!
Interroghiamoci sulla cura degli anziani, degli ammalati, degli emarginati. Vogliamo forse lasciarli senza speranza?
VENERDI’ 3 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.
Una scheggia di preghiera:
DIO LIBERATORE, SCIOGLI TUTTI I NOSTRI LEGAMI.
HANNO DETTO: Oggi si conosce il prezzo di tutte le cose e il valore di nessuna. (Oscar Wilde)
SAGGEZZA POPOLARE: L'uomo ragiona, il saggio tace, il fesso discute. (proverbio Cinese)
UN ANEDDOTO: Uno dei pochi uomini che abbiano mai messo piede sulla luna racconta come, una volta giunto lassù, avesse dovuto sopprimere ogni impulso. Ricordava che aveva rivolto lo sguardo alla Terra ed era rimasto incantato da quella vista. Per qualche istante era stato assolutamente incapace di muoversi e aveva pensato: “Mamma mia, quant'è bella!” Poi si era subito scosso e si era detto: “Smettila di perdere tempo e vai a raccogliere i sassi”. Due modi entrambi necessari per compiere la propria missione: essere uomini e compiere il proprio dovere.
PAROLA DI DIO: Rm 9,1-5; Sal 147; Lc 14,1-6
Vangelo Lc 14, 1-6
Dal vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole. Parola del Signore
“E’ LECITO O NO GUARIRE DI SABATO?”
Gesù chiede ai dottori della legge: “E’ lecito o no curare in giorno di sabato?” mirando con questa domanda ad una retta interpretazione del sabato e della guarigione, come se dicesse: “Che cosa compete al sabato? E in che cosa consiste il guarire?
Per Gesù il sabato è un giorno in cui vengono create delle opere a immagine di Dio e il guarire è opera di Dio, non lavoro umano.
Gesù è dunque il medico che ristabilisce l’essere umano così come è stato pensato da Dio. Per Gesù guarire significa liberare, sciogliere una persona dai vincoli delle malattie e dalle catene dei demoni. La malattia è essere legati. Ogni legame a modelli di vita, abitudini, obblighi suscita in noi un’energia negativa di fronte a noi stessi e agli altri. Guarigione significa liberazione da ogni legame e, di conseguenza, il dissolversi della negatività interiore. Questo essere liberi ci rende capaci d’unione, di buone relazioni, d’amicizia.
SABATO 4 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE PERCHE' NULLA MI E' DOVUTO E TUTTO MI E' DATO.
HANNO DETTO: E' il cuore che ci metti dentro che rende grandi anche le cose più semplici. (A. Pronzato)
SAGGEZZA POPOLARE: Scopi della medicina: qualche volta curare; spesso aiutare; sempre consolare.
UN ANEDDOTO: Un giorno fu chiesto a Andrew Carnegie, uno degli uomini più ricchi del mondo: “E' vero che avreste potuto fermarvi in qualsiasi momento, perché possedevate molto di più di quanto vi servisse?” Egli rispose: “Sì, è vero. Ma non riuscivo a fermarmi. Non mi ricordavo più come si faceva”. Molti sono convinti che, se si fermano a pensare e interrogarsi, poi non saranno più capaci di ripartire.
PAROLA DI DIO: Rm 11,1-2a.11-12.25-29; Sal 93 (94); Lc 14,1.7-11
Vangelo Lc 14, 1.7-11
Dal vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore
“DICEVA AGLI INVITATI UNA PARABOLA, NOTANDO COME SCEGLIEVANO I PRIMI POSTI”
I farisei stavano 'osservando' Gesù ma, attenzione, perché mentre loro guardano per poter accusare, Gesù ‘vede’ il loro atteggiamento. E quanto nota non è molto ‘edificante’: vede una corsa precipitosa ai primi posti della mensa. Gli scribi e i farisei e in genere tutte le autorità religiose di allora (ma, solo di allora?) rivendicavano apertamente onori, privilegi e precedenze. Ora Gesù contesta il fatto che un’autorità religiosa possa produrre fenomeni di arrivismo, vanità e perfino litigiosità per arraffare posti, avere precedenze e ruoli di prestigio. Ma Gesù, con le sue osservazioni ironiche, non vuole insegnare solo quanto siano ridicoli e ineducati certi atteggiamenti, vuole invece denunciare una certa pratica religiosa che porta ad una specie di auto giustificazione, una sicurezza, quasi ad accampare dei diritti nei confronti di Dio. L’uomo deve porsi davanti a Dio in un atteggiamento di umiltà, ossia di verità. Non c’è nulla da rivendicare, collocandosi sul piedistallo delle proprie virtù, delle proprie benemerenze religiose. C’è soltanto da ricevere. Tutto è dono: Tutto è grazia. Tutto va accolto con riconoscenza, dalla bontà del Signore. L’uomo diventa ridicolo quando tenta di innalzarsi dinanzi ai propri simili, ma è ancora più ridicolo quando tenta di farlo nei confronti di Dio. Gesù sembra quasi dire con ironia: “Se volete essere ridicoli nella caccia ai primi posti, fatelo, ma non scherzate con Dio perché quel Banchetto sarà una cosa totalmente diversa: verrà presa in considerazione la piccolezza, sarà apprezzato il nascondimento, l’umiltà rappresenterà il titolo più accreditato”.
DOMENICA 5 NOVEMBRE: 31^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, LE TUE PAROLE SONO SOPRATTUTTO PER ME.
HANNO DETTO: Se alimentiamo la belva che è in noi, in qual modo la faremo morire? (Teolepto di Filadelfia)
SAGGEZZA POPOLARE: Se ti mancano i medici, ti giovino queste tre medicine: mente lieta, quiete e dieta giusta. (Scuola medica Salernitana, 1100 d.C.)
UN ANEDDOTO: La gente ha bisogno di imparare a guardare. Un vecchio aveva vissuto quasi tutta la vita in quella che veniva considerata una delle isole più belle del mondo. Ora che era ritornato a trascorrere i suoi ultimi anni nella grande città, gli dissero: “Deve essere stato stupendo vivere così tanto tempo su un'isola che è considerata una delle meraviglie del mondo”. Il vecchio ci pensò su un po' e poi rispose: “Be', a dire il vero, se avessi saputo che era così famosa, un'occhiata gliel'avrei anche data!”
PAROLA DI DIO: Ml 1,14b-2,2b.8-10; Sal 130 (131); 1Ts 2,7b-9.13; Mt 23,1-12
Vangelo Mt 23,1-12
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore
“SULLA CATTEDRA DI MOSÈ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI. PRATICATE E OSSERVATE TUTTO CIO' CHE VI DICONO, MA NON AGITE SECONDO LE LORO OPERE, PERCHE' ESSI DICONO E NON FANNO”.
Quasi tutte le volte che leggo queste affermazioni di Gesù ci casco: sono sempre gli altri che sono ipocriti!
Sono ipocriti i politici, i pezzi grossi, la Chiesa con le sue ricchezze, i Vescovi imbardati, i preti saccenti. Ma io a che categoria appartengo?
Quando, magari “con umiltà” dico la mia opinione ma credo che chi la pensa diversa da me non capisce niente, non sono forse un ipocrita?
Quando mi attengo “alla morale della Chiesa” non per “farmi la morale”, ma per sparare sentenze che colpiscono sempre gli altri, non sono forse uno “scriba o fariseo”? Quando predico che basterebbe qualche sacrificio da parte di tutti ma mi aggrappo al portafoglio, non sono forse falso davanti a me e davanti agli altri?
E’ vero che le esigenze della Parola di Dio superano la mia povera persona, ma in che maniera mi coinvolgono, mi fanno chiedere perdono, fanno sorgere in me il desiderio e lo sforzo di conversione?
Mi lamento con il Signore perché sono sempre allo stesso punto, perché non mi dà abbastanza Spirito Santo per cambiarmi, ma vi è scarsità di Spirito Santo o c’è una scorza talmente dura che mi rende impermeabile ad ogni azione di Dio su di me?
LUNEDI’ 6 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.
Una scheggia di preghiera:
TI RINGRAZIO, SIGNORE, DI TUTTI I TUOI DONI.
HANNO DETTO: Chi perde il bambino che ha dentro di sé, lo rimpiangerà per il resto della vita. (P. Neruda)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa. (prov. Africano)
UN ANEDDOTO: Una signora tentò per ore di montare, con l'aiuto del manuale di istruzioni, un nuovo e complicato apparecchio, che aveva comprato da poco. Alla fine rinunciò e lasciò i pezzi sparsi sul tavolo di cucina. Si può immaginare quale fu la sua sorpresa quando, ritornando a casa molte ore dopo, trovò che l'aggeggio era stato sistemato dalla domestica e funzionava perfettamente. “Come diavolo hai fatto?” esclamò. “Ecco, signora, quando non si sa leggere, si è costretti a usare il cervello”, replicò l'altra tranquilla.
PAROLA DI DIO: Rm 11,29-36; Sal 68 (69); Lc 14,12-14
Vangelo Lc 14, 12-14
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore
“QUANDO OFFRI UN BANCHETTO, INVITA I POVERI, STORPI, ZOPPI, CIECHI, E SARAI BEATO PERCHE' NON HANNO DA RICAMBIARTI. RICEVERAI INFATTI LA TUA RICOMPENSA ALLA RISURREZIONE DEI GIUSTI”.
Il Vangelo, proprio perché parte dall’amore concreto di Dio per gli uomini, oltre che ad indicarci norme di vita morale, racchiude indicazioni preziosissime di vita pratica. Noi, nella vita vorremmo incontrare sempre la riconoscenza del prossimo che pensiamo di aver beneficato e soffriamo enormemente a causa dell’ingratitudine: hai aiutato una persona?
almeno ti dicesse grazie!
Hai imprestato dei soldi?
non solo non li hai più visti, ma è anche sparito l’amico. E l’ingratitudine ti amareggia, ti arrovelli sui perché, diventi pessimista, cominci a pensare che non vale far del bene. Gesù, in pratica, ci dice: Se ti aspetti qualcosa di immediato dal bene che hai fatto, non potrai che essere deluso in tutto o in parte, e allora?
Impara a fare il bene perché è bene, non aspettarti nulla dagli uomini, sii contento di te stesso perché hai agito con coscienza e con carità e..,. “il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
MARTEDI’ 7 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.
Una scheggia di preghiera:
DIRTI DI SI', GESU', E' ANCHE REALIZZARE LA MIA GIOIA.
HANNO DETTO: Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte. (K. Adenauer)
SAGGEZZA POPOLARE: Non perdere la pazienza, anche se può sembrare impossibile, è già pazienza. (prov. Giapponese)
UN ANEDDOTO: La mamma al figlioletto: “Lo sapevi che quando hai rubato quel biscotto dalla dispensa Dio era lì con te?” “Sì.” “E che continuava a guardarti?” “Sì”. “E che cosa pensi ti stesse dicendo?” “Diceva: "Non c'è nessuno qui all'infuori di te e me, prendine due". Il bambino avrà una coscienza distorta, ma la madre è una buona educatrice?
PAROLA DI DIO: Rm 12,5-16a; Sal 130 (131); Lc 14,15-24
Vangelo Lc 14, 15-24
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”». Parola del Signore
“BEATO CHI PRENDERA' CIBO NEL REGNO DI DIO!”.
Ad un commensale di Gesù quasi scappa di bocca questa esclamazione, questo desiderio: “Che bello poter essere commensali di Dio per sempre”. Quante volte anche noi, pensando al nostro futuro ci auguriamo la beatitudine eterna! Facciamo bene; è la nostra meta. Ma Gesù, raccontando la parabola degli invitati alle nozze che con delle scuse declinano l’invito, ci mette in guardia. E’ in questa vita che ci viene fatto l’invito per l’eternità. Dio ha mandato Gesù a farci questo invito. Ma esso, spesso, non trova accoglienza e le scuse ci sono sempre: “Ho tanto da fare; devo curare i miei interessi; non ho tempo...". Da una parte desideriamo il paradiso e poi quando ci viene data l’opportunità per accogliere Colui che ce ne apre le porte, nicchiamo, abbiamo sempre troppe altre cose da fare, sembra quasi che pensiamo che per accogliere Gesù dobbiamo rinunciare a tutto il resto. Ma l’invito di Gesù non è perché noi disprezziamo le sue creature, e ancor meno l’amore e gli affetti umani. Egli ci chiede solo che queste realtà create non diventino un ostacolo nel nostro cammino verso di Lui. Queste realtà sono fatte per rivelarci il Creatore, che in esse e al di là di esse rimane l’unica vera fonte della nostra felicità. La stessa cosa vale per l’Eucaristia: “Beati gli invitati alla mensa del Signore” e noi spesso rinunciamo alla Messa perché “non ho tempo, non ho voglia, e poi c’è un prete talmente noioso…”, oppure non andiamo a fare la comunione perché “non mi sento, non ho voglia di confessarmi… perché poi bisogna impegnarsi!”. Gesù non ci forza, ma se i nostri no continuano, Egli, rispettando le nostre scelte, ci lascia a noi stessi e si rivolge ad altri.
MERCOLEDI’ 8 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.
Una scheggia di preghiera:
FIDUCIA E COSTANZA IN TE, GESU'. E POI CON TE OVUNQUE.
HANNO DETTO: Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste. (M.L. King)
SAGGEZZA POPOLARE: Un padre vale molto di più di cento insegnanti. (prov. Inglese)
UN ANEDDOTO: Un filosofo che possedeva un solo paio di scarpe chiese al ciabattino di riparargliele mentre lui stava ad aspettare. “E' ora di chiusura”, replicò il ciabattino, “perciò non posso sistemarvele subito. Perché non tornate a prenderle domani?” “Ho un solo paio di scarpe e non posso andare in giro scalzo”. “Se è per questo, potrei prestarvi per un giorno un paio di scarpe usate”. “Cosa! Mettere le scarpe di un altro? Per chi mi prendi?”
Spesso siamo tanto contrari a calzare le scarpe altrui, quando invece non ci turba affatto andare in giro con in testa le idee degli altri?
PAROLA DI DIO: Rm 13,8-10; Sal 111 (112); Lc 14,25-33
Vangelo Lc 14, 25-33
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore
“CHI DI VOI, VOLENDO COSTRUIRE UNA TORRE, NON SI SIEDE PRIMA A CALCOLARNE LA SPESA, SE HA I MEZZI PER PORTARLA A COMPIMENTO”.
Le due piccole parabole (la torre costruita a metà e il re che va alla guerra dopo aver fatto i suoi calcoli) sono inserite in un discorso in cui Gesù parla di come devono essere i suoi discepoli, dunque proprio in questo contesto vanno lette e capite. Scegliere di seguire Gesù non è una cosa che si deve fare a cuor leggero, essere cristiani non è un optional, non può essere un’abitudine (“Sono nato in questo ambiente, dunque sono cristiano”), è una scelta personale, determinante. Questa scelta non può essere fatta con superficialità oppure in un momento di euforia, essa esige ponderatezza, chiara coscienza dei rischi e delle difficoltà che comporta. Occorrono: serietà, intelligenza, capacità di essere umili ma anche “vedere lungo”, accettazione del mistero e della croce, determinazione di arrivare fino in fondo. Direi che ogni uomo che scopre di essere amato e sceglie di seguire Gesù deve riscoprire il valore della costanza. La torre non completata non è una torre a metà, è semplicemente qualcosa di inutile e di ridicolo, le cose fatte a metà non sono niente. Non bastano i facili entusiasmi, non basta correre dietro alle ultime invenzioni di qualche nuovo gruppo ecclesiale, occorre la costanza del quotidiano, il ricominciare sempre, ogni giorno, ogni ora, il non lasciarsi scoraggiare dalle sconfitte e per questo, come il re che fa i conti delle sue forze prima di partire per la guerra, occorre fermarsi e calcolare sia il progetto, sia le proprie capacità, prima di scegliere con troppa faciloneria. Questo realismo non deve però tarparci le ali: se è vero che sono debole, che sono pauroso non devo per questo diventare rinunciatario, devo invece rinforzare la mia debolezza con la sua forza, farmi coraggio con il suo Spirito. Se è vero che, come diceva il titolo di un famoso film: “Dio ha bisogno di uomini”, è proprio per questo verissimo che non ha bisogno di ‘mezze calzette’ o di persone parte-time . Non occorre essere ‘super uomini’ ma semplicemente uomini con i piedi per terra, ma con il cuore pieno e con il desiderio di volare alto.
GIOVEDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.
Una scheggia di preghiera:
TI ADORO SIGNORE PRESENTE IN CIASCUNO DI NOI.
HANNO DETTO: Dalle nostre convinzioni nascono le nostre azioni. Dalle nostre azioni si formano le nostre abitudini. Dalle nostre abitudini deriva il nostro carattere. Sul nostro carattere costruiamo il nostro destino. (J.P. Singleton)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi governa la propria cavalla non si chiama mozzo di stalla. (prov. Abruzzese)
UN ANEDDOTO: Prima di punire un bambino, chiedetevi se per caso non siete voi la causa delle sue malefatte. Una coppia disperata mandò a chiamare d'urgenza uno psicologo dei bambini, perché non sapeva più che cosa fare con il figlioletto, il quale si era installato sul cavallo a dondolo di un altro bambino e si rifiutava a tutti i costi di scendere. Il piccolo di cavallucci ne possedeva tre, ma aveva deciso che era proprio quello che voleva. Qualsiasi tentativo per farlo scendere provocava tanti di quegli urli e strilli che lo rimettevano subito in sella. Lo psicologo si avvicinò al bambino, gli arruffò affettuosamente i capelli, si piegò verso di lui e gli bisbigliò sorridendo qualcosa all'orecchio. Il ragazzino saltò immediatamente giù dal cavallo e seguì docilmente i genitori fino a casa. “Che tipo di magia avete usato col piccolo?” chiesero i genitori meravigliati. Lo psicologo si fece pagare e solo dopo spiegò: “E' molto semplice. Mi sono abbassato verso di lui e gli ho detto: "Se non scendi in questo preciso istante da quel cavallo, te ne darò tante che non potrai più sederti per una settimana. Mi pagano per farlo, te l'assicuro io".
PAROLA DI DIO: Ez 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor 3,9c-11.16-17; Sal 45 (46); Gv 2,13-22
Vangelo Gv 2,13-22
Dal vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore
“ALLORA FECE UNA FRUSTA DI CORDICELLE E SCACCIO' TUTTI FUORI DEL TEMPIO”
Gesù si indigna e se la prende contro i profanatori del Tempio. Anche noi, giustamente ci sentiamo indignati quando sentiamo che qualcuno profana le chiese, usa malamente dell’Eucaristia, assalta i sacerdoti. Ma c’è anche un’altra ‘profanazione del tempio’ che deve indignarci, farci ribellare e farci agire. Noi siamo il tempio di Dio. Quando si approfitta del corpo di qualcuno, si profana il tempio di Dio. Quando si abusa del corpo di innocenti per le proprie bramosie egoistiche, quando si sfrutta indegnamente il lavoro di altri, quando si abusa di se stessi con la droga o con l’alcool, quando si attenta alla propria o alla altrui salute magari guidando spericolatamente. Sono tutte profanazioni del tempio di Dio che meritano le “frustate di Gesù”, e devono farci agire, denunciare prontamente, trovarci pronti a pagare magari di persona. Il nostro e l’ altrui corpo, il lavoro, la vita, sono sacri quanto il tabernacolo e l’Eucaristia; chi attenta ad essi o li commercializza per i propri fini egoistici, fa “abuso di Dio”.
VENERDI’ 10 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE DONACI DI ESSERE SEMPLICI COME COLOMBE E ASTUTI COME SERPENTI.
HANNO DETTO: La vita: mentre ti stai divertendo bene, dimentichi che sei in fila per uno sportello e tutto di colpo tocca a te. ( Fons Jansen )
SAGGEZZA POPOLARE: In casa non si fa mai scuro. (prov. Abruzzese)
UN ANEDDOTO: Sembra che le due domande più importanti di oggigiorno siano: ”Come faccio a dimagrire?” e “Dove parcheggio la macchina?”
PAROLA DI DIO: Rm 15,14-21; Sal 97 (98); Lc 16,1-8
Vangelo Lc 16, 1-8
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Parola del Signore
“IL PADRONE LODÒ QUELL ‘AMMINISTRATORE DISONESTO, PERCHE' AVEVA AGITO CON SCALTREZZA”.
Tutti noi abbiamo presenti persone che per ottenere dei beni hanno trafficato, brigato, ingannato. Noi stessi, a volte, per ottenere ad esempio un migliore posto di lavoro siamo disposti a fare sacrifici, ad usare tutte le nostre doti umane. Chissà come mai, per la fede non siamo altrettanto accorti e pronti?
Ad esempio sappiamo che la preghiera, i sacramenti sono un dono importante per il cammino della fede eppure li trascuriamo facilmente. Capita, ad esempio, che barattiamo una Messa festiva perché “oggi devo lavare la macchina”, perché “oggi è domenica, devo dormire di più”. Gesù lodando l’amministratore infedele della parabola non vuole insegnarci ad essere ingiusti, vuole invitarci ad usare tutte le nostre doti per i valori che non finiscono, nell’impegno per ottenere i beni e la meta definitiva del Regno, il credente deve imitare lo sforzo e la dedizione che tanti altri prodigano per ottenere obiettivi terreni e provvisori.
SABATO 11 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.
Una scheggia di preghiera:
GESU', PIU' SIAMO VUOTI, PIU' C'E' SPAZIO PER TE.
HANNO DETTO: Dio ha troppi intermediari che lavorano per conto proprio. (Olaerts )
SAGGEZZA POPOLARE: Se la corda è lunga l'aquilone volerà in alto. (Prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: Fortuna o sfortuna? “Grazie a Dio abbiamo portato con noi un mulo al picnic, così quando uno dei ragazzi si è fatto male, abbiamo usato il mulo per ricondurlo a casa”. “Come si è ferito?” “Gli ha dato un calcio il mulo.”
PAROLA DI DIO: Rm 16,3-9.16.22-27; Sal 144 (145); Lc 16,9-15
Vangelo Lc 16, 9-15
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Parola del Signore
“NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA”.
E’ vero che il denaro può essere utile. La povertà in se stessa non è un bene, come la ricchezza in sé non è un male. Ma è anche altrettanto vero che se con il denaro si possono acquistare tanti beni, con esso, tuttavia, non si può acquistare il bene supremo, l’unico vero bene. Ed è anche vero che più si cerca e più si è attaccati al denaro, ai beni, meno c’è spazio per gli altri valori e meno c’è spazio per Dio. Quando in una famiglia, pur nel piccolo, ci si preoccupa troppo del conto in banca, del comprarsi l’alloggio, dell’accumulare si rischia di lasciare poco spazio ai componenti e quasi niente a Dio. L’amore di Dio, invece, porta a fare buon uso della ricchezza, attuando una condivisione che esprime l’amore per i fratelli e che fa crescere la gioia e la reciproca comunione.
Ci ricorda René Voillaume : “Quali segni soprattutto il mondo aspetta dalla Chiesa?
In primo luogo il segno della povertà. Come si può affermare che si attende un’altra vita, che si attende Dio se si riempie la propria esistenza al punto da non lasciare spazio a nient’altro se non alle preoccupazioni di quaggiù?”
DOMENICA 12 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SIGNORE, VOGLIAMO FAR FESTA CON TE.
HANNO DETTO: Scoprimi, Signore, la piccolezza della terra e la grandezza del Cielo. La brevità del tempo e la lunghezza dell'eternità. (Beato Tommaso Maria Fusco)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi sta bene (di salute) e non è carcerato non ha ragione di lamentarsi. (prov. Catanzarese)
UN ANEDDOTO: Una ragazza chiese al sacerdote da dove traeva ispirazione per le sue prediche. “Da Dio”, egli replicò. “Allora padre, perché vedo che certe cose le cancella?” chiese lei. Siamo proprio sicuri di certe nostre affermazioni?
PAROLA DI DIO: Sap 6,12-16; Sal 62 (63); 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13
Vangelo Mt 25,1-13
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore
“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A DIECI VERGINI CHE, PRESERO LE LORO LAMPADE E USCIRONO INCONTRO AL LORO SPOSO…”.
Gesù ci parla anche oggi di vigilanza. Ma parlandoci di sposalizio, di festa, Gesù ci ricorda che il suo ritorno non ha niente di inquietante o di terrificante. Siamo in attesa di uno sposalizio! Gesù è lo sposo che attende di unirsi alla sua comunità, e questa deve attenderlo in ogni tempo nella vigilanza. L’olio della fede non dovrà mancare se vogliamo essere “saggi”. Quand’è che un cristiano rischia di essere “senz’olio?”
Un cristiano è “senz’olio” quando per lui la messa, i sacramenti sono dei doveri e non più momenti di gioiosa festa e di ricarica. Un cristiano è “senz’olio”, quando passa vicino ai fratelli ma li considera solo come potenziali nemici e disturbatori della sua quiete e non riesce a scoprire in essi il volto di Cristo Signore. Ancora siamo “senz’olio” tutte le volte che ci addormentiamo, che perdiamo l’entusiasmo, che ci accontentiamo della mediocrità... e allora a che serve avere la lampada se non possiamo accenderla per andare alla festa?
Le nozze sono gioia. L’uomo, come le dieci ragazze invitate alla festa, ha solo un compito, quello di sentire la gioia di queste nozze e prepararsi per poter partecipare a questa festa. Tutte e dieci hanno le lampade. Ognuno di noi ha i suoi doni e non c’è nessuno che non possa rispondere a questo invito. Poi occorre saper aspettare; noi vorremmo vedere subito i risultati, invece occorre solo non perdere la speranza e la fiducia nello Sposo che sta per arrivare. Ci si può anche addormentare ma occorre essere sempre pronti “a rendere conto della speranza che è stata seminata in noi” per non farci cogliere di sorpresa e impreparati e per non trovare la porta chiusa.
LUNEDI’ 13 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.
Una scheggia di preghiera:
TI PREGO PER TUTTI QUELLI CUI NON HO DATO QUELLO CHE TU AVEVI PREVISTO DESSI LORO.
HANNO DETTO: Se taci, taci per amore; se parli, parla per amore; se richiami, richiama per amore; se perdoni, perdona per amore. (S. Agostino)
SAGGEZZA POPOLARE: Le persone amano essere lodate, perciò fallo quanto più puoi. (prov. Giapponese)
UN ANEDDOTO: Un re dell'antica India condannò a morte un uomo. Questi lo implorò di condonargli la pena e aggiunse: “Se il re sarà così misericordioso da risparmiarmi la vita, nel giro di un anno insegnerò al suo cavallo a volare”. “Ci sto”, disse il re. “Ma se alla fine di questo periodo il cavallo non saprà volare, sarai giustiziato”. Quando più tardi i familiari ansiosi gli chiesero come intendeva realizzare il suo piano, l'uomo rispose: “Durante questo anno potrebbe morire il re oppure il cavallo o, chissà, magari il cavallo imparerà davvero a volare!”. Giorno per giorno e... ultima a morire la speranza!
PAROLA DI DIO: Sap 1,1-7; Sal 138 (139); Lc 17,1-6
Vangelo Lc 17, 1-6
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Parola del Signore
“È INEVITABILE CHE VENGANO SCANDALI, MA GUAI A COLUI A CAUSA DEL QUALE VENGONO STATE ATTENTI A VOI STESSI”. (Lc. 17,1.3)
Anche la parola “scandalo” è una parola che segue i suoi tempi: quello che poteva essere scandalo una volta oggi fa sorridere davanti a scandali ben più grossi. Ma non è il caso di fare la graduatoria degli scandali. Quando Gesù usa questo termine intende: “tutto quello che può essere di inciampo alla fede del fratello” e allora se guardo alla storia sono scandali tutte le testimonianze negative che i cristiani hanno dato o danno sia nel pubblico che nel privato. E’ scandaloso che molti sedicenti cristiani siano tra i più ricchi della terra e usando le logiche dell’economia e del profitto affamino i più poveri come è scandalo quello del prete che dal pulpito dà indicazioni morali che poi bellamente e tranquillamente si permette di non vivere, ma è anche scandalo quando nascondiamo la nostra fede e non diamo ai fratelli viva testimonianza di ciò che diciamo di credere. Credo, però che uno dei maggiori scandali che noi possiamo dare, oggi, sia quello di una fede sciatta, abitudinaria, fatta di credenze, formule e riti che per noi hanno perso significato. Se il mezzo miliardo di cristiani che ci sono sulla terra non fossero in gran parte addormentati, ma svegli e testimoni gioiosi della Buona Notizia di Gesù, non sarebbero fermento per tutta l’umanità?
Se nella nostra comunità parrocchiale, invece di parlarci addosso o di subire una religiosità quasi imposta, ogni cristiano cominciasse a vivere la propria fede come un dono da condividere con gli altri, se invece di appiattirsi sulle solite quattro iniziative si ritrovasse l’entusiasmo dello Spirito Santo, se non ci si lasciasse spegnere (magari anche dal prete!) ma si sentisse profondo nel cuore il desiderio della verità, della giustizia, se si riscoprisse la vera umiltà del servizio gioioso, non potremmo almeno evitare lo scandalo, a volte vero o scusa, a cui molti si appellano per non impegnarsi: “Se fanno così quelli che vanno in chiesa è meglio non andarci!”
MARTEDI’ 14 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, AIUTAMI A NON METTERMI MAI AL TUO POSTO.
HANNO DETTO: Sii indulgente e il Signore sarà indulgente con te. (S. Pio)
SAGGEZZA POPOLARE: Scuotere la testa non priva l'asino delle orecchie. (prov. del Senegal)
UN ANEDDOTO: Il dottore sottopose il paziente a una visita molto accurata e disse: “Avete avuto un attacco di polmonite. Siete forse un musicista?” “Sì”, rispose quello sorpreso. “E suonate uno strumento ad aria”. “E' proprio così. Ma come fate a saperlo? “E' elementare, mio caro signore! Si riscontra un affaticamento dei polmoni e la laringe è infiammata, senz'altro a causa di una forte pressione. Mi dica, che strumento suona?” “La fisarmonica”. I rischi dell'infallibilità!
PAROLA DI DIO: Sap 2,23-3,9; Sal 33 (34); Lc 17,7-10
Vangelo Lc 17, 7-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore
“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO, DITE: SIAMO SERVI INUTILI, ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”.
Essere servo inutile, significa comprendere e accettare che il Vangelo non è un'operazione di marketing aziendale e i cui risultati non si misurano grazie ad una buona campagna promozionale.
Essere servo inutile, significa fidarmi di Dio, credere che attraverso il mio piccolo contributo, lui, potrà realizzare il suo regno nel mondo.
Essere servo inutile, significa dimenticare ciò che la gente pensa di me e preoccuparmi di essere grande agli occhi di Dio. Solo così potrò vivere nella pace e sperimentare la gioia di camminare nella verità.
Essere servo inutile, significa diventare testimone di Gesù, senza fanatismi e senza ansie, vivendo sempre alla luce della resurrezione.
Essere servo inutile, significa non cercare le cose complicate, ma essere fedele, sempre, nelle piccole come nelle grandi cose.
Essere servo inutile, significa donare se stessi, rinunciando per sempre di raccogliere i frutti del proprio lavoro.
Essere servo inutile, significa "farsi" per amore, saper sorridere, sempre, essere pazienti, sempre, perdonare, sempre.
Quello che mi stai chiedendo, Signore,è duro da capire e da accettare. A me piace, essere tenuto in considerazione, essere cercato, essere lodato dagli altri. Io non amo sentirmi inutile, anzi, a dire il vero, mi sento molto utile, a volte necessario, quasi indispensabile. Hai mai pensato, Signore, cosa farebbero gli altri senza di me?
E la parrocchia?
Chi canterebbe e suonerebbe la chitarra?
Chi farebbe il catechismo?
Chi leggerebbe in chiesa?
Chi...?!?
Altro che servo inutile!
Aiutami, Signore, a non avanzare mai pretese dinanzi a te e a non occupare mai il tuo posto. Non lasciare che mi vanti delle mie opere e mi dimentichi di te. Ricordami che se ho ricevuto dei doni e possiedo delle qualità è grazie al tuo amore infinito.
MERCOLEDI’ 15 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.
Una scheggia di preghiera:
GESU' GRAZIE DI TUTTO!
HANNO DETTO: Se noi avremo il cuore di una madre o, più precisamente, se ci proporremo di avere il cuore della Madre per eccellenza: Maria, saremo sempre pronti ad amare. (Chiara Lubich)
SAGGEZZA POPOLARE: "Anche se la menzogna parte di buon mattino e la verità solo verso sera, la verità raggiungerà la menzogna". (proverbio del Senegal)
UN ANEDDOTO: C'era un tempo un rabbino che la gente venerava come l'inviato di Dio. Non passava giorno senza che una folla di persone si assiepasse davanti alla sua porta in cerca di un consiglio o della sua guarigione e della benedizione del sant'uomo. E ogni volta che il rabbino parlava, la gente pendeva dalle sue labbra, facendo propria ogni parola che diceva. Fra i presenti c'era però un personaggio piuttosto antipatico, che non perdeva mai l'occasione per contraddire il maestro. Osservava le debolezze del rabbino e ne sbeffeggiava i difetti, con sgomento dei suoi discepoli, che cominciarono a vedere in lui l'incarnazione del diavolo. Un giorno però il 'diavolo' si ammalò e morì. Tutti tirarono un sospiro di sollievo. Di fuori apparivano compresi come si conveniva, ma nel loro cuore erano contenti perché quell'eretico irriverente non avrebbe mai più interrotto i discorsi ispirati del maestro e criticato il suo comportamento. La gente fu quindi sorpresa di vedere al funerale il maestro genuinamente affranto dal dolore. Quando più tardi un discepolo gli chiese se era addolorato per la sorte del morto, egli rispose: “No, no. Perché dovrei compiangere il nostro amico che è ora in cielo? E' per me che sono triste. Quell'uomo era l'unico amico che avevo. Eccomi qui circondato da gente che mi venera. Lui era il solo che mi metteva alla prova; temo che senza di lui smetterò di crescere”. E mentre diceva queste parole, il maestro scoppiò in lacrime.
PAROLA DI DIO: Sap 6,1-11; Sal 81 (82); Lc 17,11-19
Vangelo Lc 17, 11-19
Dal vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore
“UNO DEI DIECI LEBBROSI, VEDENDOSI GUARITO, TORNO’ INDIETRO LODANDO DIO A GRAN VOCE E SI PROSTRO' DAVANTI GESU’, AI SUOI PIEDI, PER RINGRAZIARLO”.
Questo episodio del Samaritano, lebbroso guarito, che torna a ringraziare, mi fa venire in mente una affermazione che pare comprovata da tutto il Vangelo: non si può essere buoni religiosi se prima non si è uomini veri. Non è solo questione di buona educazione, di cortesia quella di tornare a dire grazie per un beneficio ricevuto, è questione di giustizia, di amore, di riconoscere chi sia Colui che questo dono ci ha fatto. Nove lebbrosi hanno ricevuto la guarigione fisica e, come il Maestro stesso ha indicato loro, sono tutti presi dalle ‘liturgie’ ufficiali che li riammettono a pieno titolo nella società; uno straniero, un eretico che quindi si sentiva più indipendente da quei rituali religiosi, si preoccupa di “tornare indietro”, “lodando Dio a gran voce”, “gettandosi ai piedi di Gesù per ringraziarlo”, ed è anche l’unico che ottiene il secondo miracolo, quello più importante: il dono della fede. L’uomo ‘religioso’ spesso passa accanto a Dio, spesso “sfrutta” Dio, ma spesso, proprio per troppa osservanza si allontana da Dio. Non è forse vero che tutti i giorni noi passiamo accanto a Dio vedendo ogni mattina la meraviglia dell’alba, vivendo nella sua creazione, essendo testimoni e partecipi del miracolo continuo dell’Eucaristia (un Dio che si fa pane per noi!), ascoltando la sua parola, ‘sfruttando’ il suo perdono… e tiriamo diritto pensando che Dio si accontenti delle nostre preghiere o sia legato ai nostri ritualismi?
Il fatto è che, se non “torniamo indietro”, significa che ci stiamo allontanando; che se non ci sentiamo di “lodare Dio”, di cantarlo, vuol dire che pensiamo ai suoi miracoli quotidiani solo come a un qualcosa che ci è dovuto o, peggio ancora, ad un qualcosa di abituale; che se non ci “gettiamo ai suoi piedi per ringraziarlo”, abbiamo perso la fede vera che ci fa incontrare, al di là del miracolo, Colui che il miracolo ha operato. Se fossimo convinti che niente ci è dovuto, ma tutto è “Grazia”, allora saremmo capaci di rendere grazie. Cristiano non è tanto colui che chiede delle grazie. E’ colui che rende grazie. Il ringraziamento che Dio si aspetta da noi è il nostro apprezzamento, il nostro aprirci alla sorpresa, alla gioia, alla lode, alla celebrazione dei suoi prodigi. Il bambino dice grazie con i suoi occhi, con il suo saltare di gioia, con la sua impazienza di aprire il regalo. Noi stupidamente gli diciamo: “Dì: grazie!” e non ci accorgiamo che il suo stupore davanti al dono, l’esplosione della sua gioia, sono il modo più espressivo di dire: grazie!
Se non vogliamo essere ingrati, se vogliamo davvero dire grazie al Signore, celebriamo il dono della vita!
GIOVEDI’ 16 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.
Una scheggia di preghiera:
VENGA IL TUO REGNO E SIA FATTA LA TUA VOLONTA'.
HANNO DETTO: Chi non lotta, non ha vittoria. (Chiara Lubich)
SAGGEZZA POPOLARE: A usanza nuova non correre. (prov. Toscano)
UN ANEDDOTO: Un grosso camion stava transitando lungo il sottopasso della ferrovia, quando restò incastrato fra la strada e le grate della volta superiore. Tutti i tentativi degli esperti per liberare il veicolo furono inutili e il traffico fu bloccato da entrambi i lati della galleria. Un ragazzino cercò più volte di attirare l'attenzione del caposquadra, ma veniva regolarmente allontanato. Alla fine l'uomo, esasperato, gridò: “Scommetto che sei venuto a dirci tu come fare!” “Sì”, rispose il bambino. “Perché non provate a sgonfiare le gomme?” Nella mente del profano esistono più possibilità. In quella dell'esperto ce ne sono assai poche.
PAROLA DI DIO: Sap 7,22-8.1; Sal 118 (119); Lc 17,20-25
Vangelo Lc 17, 20-25
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». Parola del Signore
“QUANDO VERRA' IL REGNO DI DIO?”.
Se potessimo mettere in fila tutte le interpretazioni le ipotesi circa l’identificazione della realizzazione terrena del Regno di Dio, penso non basterebbero molti scaffali di un’enorme biblioteca. Dai desideri del mondo ebraico che identificavano il Regno di Dio con il Regno di Israele, fino ai più recenti ricercatori di date e di eventi che manifesteranno questo Regno. Mi sembra che forse, più che andar a caccia di fantasie, dovremmo riconoscere che il Regno c'è ed è già in mezzo a noi. Esso è diverso dai regni della terra: è di Dio e non degli uomini. E’ iniziato con il seme della morte e risurrezione di Cristo. Sta operando nel cuore di molti uomini che vi hanno dedicato e dedicano la vita. Sarà certamente portato a compimento perché è nella volontà di Dio. E, cosa più importante, io ne faccio parte; sono chiamato a viverlo e a farlo vivere. Più che conquistare qualcosa per me, per gli altri, per Dio, ho il compito di essere buon terreno perché Dio stesso lo faccia crescere come vuole in me ed anche attraverso di me.
VENERDI’ 17 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria;Sant’Aniano d’Asti.
Una scheggia di preghiera:
GESU' PORTA A COMPIMENTO LA NOSTRA SALVEZZA.
HANNO DETTO: La preghiera non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che Egli non sa, ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega. (S. Tommaso d'Aquino)
SAGGEZZA POPOLARE: La lettera non arrossisce. (prov. Latino)
UN ANEDDOTO: “CAMBIAMENTO” - Dopo trent'anni di serate trascorse tutte davanti al televisore, un marito disse alla moglie: ´Perché questa sera non facciamo qualcosa di speciale?” Nella mente di lei balenò immediatamente la speranza di un bel giro in città. “Evviva! Esclamò”. “Che si fa?” “Facciamo cambio di poltrona!”
PAROLA DI DIO: Sap 13,1-9; Sal 18 (19); Lc 17,26-37
Vangelo Lc 17,26-37
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore
“MANGIAVANO, BEVEVANO, COMPRAVANO, VENDEVANO, PIANTAVANO, COSTRUIVANO… COSI' ACCADRA' NEL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI MANIFESTERA'”.
La nostra vita è un insieme di contraddizioni ad esempio noi viviamo come se dovessimo essere eterni eppure quotidianamente siamo a contatto con la morte. Diciamocelo con sincerità: lo sappiamo che la nostra vita è precaria, che basta un attimo. Lo sappiamo che nel mondo anche oggi migliaia di persone che si sono alzate non termineranno la giornata: sono a rischio coloro che vivono in paesi dove c’è la guerra come sei a rischio tu sulla tua automobile o tu che stai bene di salute ma che non ti accorgi che dentro di te quel virus, quella cellula, quella vena stanno concludendo il tuo cammino terreno. E allora?
Dobbiamo fare suonare le trombe del giudizio, rivestirci di sacco, cospargerci il capo di cenere?
Non credo che Gesù volesse dirci questo, che volesse terrorizzarci. Gesù voleva e vuole solo svegliarci. Non è che, nascondendo la morte, la si elimini. Il guaio più grosso è che noi, spesso, non ci accorgiamo neanche del dono del tempo che è il momento in cui noi possiamo accogliere i doni di Dio e, donandogli una risposta, anche giocarci la nostra eternità. Gesù, mettendoci in guardia, non fa del terrorismo psicologico o religioso, ci ricorda solo, nella precarietà del nostro vivere, di costruire su qualcosa che duri. Se io so che il mio affannarmi, che il denaro, che il successo non possono comprarmi la vita e se invece capisco di poter già anticipare in tante cose la mia eternità, mi verrà più facile, anche tra le corse della giornata di oggi, fare una scala di valori e imparare anche ad aspettare il “diluvio” non come la fine, ma come il passaggio definitivo all’eterno.
SABATO 18 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.
Una scheggia di preghiera:
NELLE TUE MANI, SIGNORE SONO IL MONDO E TUTTI SUOI ABITANTI.
HANNO DETTO: L'onnipotenza di Dio si manifesta soprattutto nel perdono e nella misericordia. (San Tommaso D'Aquino)
SAGGEZZA POPOLARE: La forza di volontà attraversa anche le rocce. (prov. Giapponese)
UN ANEDDOTO: Un avaro aveva nascosto il suo oro ai piedi di un albero del giardino. Tutte le settimane lo tirava fuori e restava a guardarlo per ore. Un giorno un ladro prese l'oro e lo portò via. Quando l'avaro andò a contemplare il suo tesoro, non trovò che un buco vuoto. L'uomo si mise a ululare di dolore, tanto che accorsero i vicini a vedere che cosa succedeva. Quando scoprirono la causa di tanto strazio, uno di loro domandò: “L'avevi mai usato quell'oro?” “No”, replicò l'avaro. “Mi limitavo a venire qui a guardarlo tutte le settimane”. “Be', allora”, commentò il vicino, “per quello che l'oro ti dava, non cambierà molto se tornerai qui ogni settimana a guardare il buco”.
Non è il denaro che possediamo, ma la nostra capacità di goderne che ci fa ricchi e poveri. Affannarsi per ottenere la ricchezza senza saperne godere, è come essere calvi e mettersi a fare collezione di pettini.
PAROLA DI DIO: Sap 18,14-16;19,6-9; Sal 104 (105); Lc 18,1-8
Vangelo Lc 18, 1-8
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore
“GESU’ DICEVA AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI”. (Lc. 18,1)
Gesù presenta la situazione di una donna debole, calpestata ingiustamente che però non si stanca di chiedere giustizia a un giudice freddo, insensibile, disumano. Il giudice della parabola è una figura odiosa, Gesù non vuol certo farlo sembrare il Padre, non vuol portarlo ad esempio, bensì vuole sottolineare il comportamento della donna che non si stanca di pregare: e vince lei, la vedova. E ottiene giustizia.
Diceva Alexis Carrel medico e premio Nobel per la biologia: “Pregare è una necessità. L’uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno di acqua e di ossigeno. Quando la preghiera manca agli uomini, questa mancanza li impoverisce anche fisicamente, mentre, se fosse presente, li arricchirebbe non solo come salvezza ma anche come salute”.
Monsignor Camara osservava: “Due mani giunte ottengono molto più che due pugni chiusi”.
Madre Teresa diceva apertamente: “Se non pregassi non farei niente”.
E Papa Giovanni Paolo I diceva: “Una giornata senza preghiera è una giornata persa”
DOMENICA 19 NOVEMBRE: 33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, PIU' UNO DA, PIU' RICEVE.
HANNO DETTO: Per essere di Dio non occorrono grandi cose: basta avere un cuore ed amare. (Beato Tommaso Maria Fusco)
SAGGEZZA POPOLARE: La paura non lascia il coniglio ingrassare. (prov. Albanese)
UN ANEDDOTO: Un beduino narrò questa storia: “Io ero un tempo un gioielliere . Un giorno fui sorpreso nel deserto da una terribile tempesta che mi sbatté di qua e di là con la mia carovana, finché mi ritrovai lontano dai miei compagni e completamente sperduto. Trascorrevano i giorni ed io fui preso dal panico nel vedere che continuavo a girare in cerchio, senza avere la minima idea di dove mi trovavo e della direzione giusta da prendere. Allora, stremato dalla fame, scaricai dal cammello tutti i sacchi che avevo e per l'ennesima volta li aprii a uno a uno, alla ricerca disperata di qualcosa da mangiare. Potete immaginare l'emozione che provai nello scovare una borsetta a cui prima non avevo fatto caso. Ne lacerai l'imboccatura con le mani che mi tremavano sperando che vi fosse del cibo, ma quale non fu la mia delusione nel constatare che conteneva solo perle!”
PAROLA DI DIO: Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127 (128); 1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30
Vangelo Mt 25,14-30 [Forma breve Mt 25,14-15.19-21]
Dal vangelo secondo Matteo
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.] Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. [Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.] Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Parola del Signore
“A UNO DIEDE CINQUE TALENTI, A UN ALTRO DUE, A UN ALTRO UNO…”
Quando una persona è capace, ha delle risorse, diciamo che ha talento, senza sapere che il talento è la famosa moneta affidata ai servi della parabola. Abbiamo dei talenti, dunque, e questa è una bellissima notizia: chi più, chi meno, ad ognuno è affidato un capitale da far fruttare, una risorsa da mettere a disposizione.
Il padrone è partito ed ha lasciato ai suoi servi ampi margini di autonomia e di azione. Ognuno di loro si industria secondo il proprio stile a trafficare il capitale ricevuto. E l'area creativa dell'impegno personale in cui ognuno opera con la sua fantasia, la sua sapienza, la sua passione o, invece, si abbandona come un parassita cercando solo sopravvivenza e tranquillità inerte. L'assenza del padrone è lunga ma non definitiva. All'improvviso la porta del palazzo si spalanca ed ecco il signore davanti ai suoi servi, pronti al rendiconto. La parabola di Gesù ha qui il suo scioglimento simbolico. Sfila davanti al Signore della storia l'umanità col molto bene che ha seminato, col suo desiderio di costruire un mondo migliore attraverso i doni-talenti che Dio ha messo tra le mani, nel cuore e nella mente di ogni uomo. A tutti costoro Cristo offre la sua gioia e la sua pace perfetta. Ma sfila davanti al Cristo anche l'umanità inerte ed indifferente, egoisticamente preoccupata solo del suo oggi, le cui mani stringono e conservano il talento ricevuto senza che esso passi nel mondo arricchendolo. La reazione di Dio davanti a costoro è netta; essi non servono più alla costruzione del Regno di Dio, sono come il sale scipito che dev'essere buttato via e calpestato dagli uomini, sono come l'albero guasto che produce solo frutti cattivi» . Il giudizio divino mette inesorabilmente a nudo la verità e l'impegno autentico e taglia via, con decisione e precisione, ogni realtà inutile. Perfino la fede può diventare il talento “sotterrato”, e quindi sprecato. Quando la consideriamo un fatto privato. Quando ci limitiamo - nella migliore delle ipotesi - a custodirla, a non perderla. Il Signore, infatti, esige che anche questo talento venga «trafficato». Per cui la nostra fede deve diventare contagiosa, comunicativa. Una fede innocua, che non dice niente a nessuno, che non si traduce in testimonianza, è un dono “inutilizzato”.
LUNEDI’ 20 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE IO VEDA.
HANNO DETTO: Il vero amore comincia quando siamo pronti a dare tutto senza chiedere nulla. (Antoine de Saint Exupery)
SAGGEZZA POPOLARE: Chi desidera la casa pulitissima non invita nessuno. (prov. Abruzzese)
UN ANEDDOTO: Un avaro aveva accumulato cinquecentomila dinari e già pregustava l'idea di darsi alla bella vita per un anno, in attesa di trovare il modo migliore per investire il suo denaro, quando all'improvviso gli comparve davanti l'angelo della morte che era venuto a prendersi la sua vita. L'uomo pianse e si disperò e addusse mille motivi per prolungare ancora un po' la sua esistenza, ma l'angelo fu irremovibile. “Concedimi ancora tre giorni di vita e ti darò metà della mia fortuna”, lo scongiurò l'uomo, ma l'angelo ignorò le sue parole e cominciò a tirarlo per un braccio. “Regalami un giorno soltanto, ti supplico, e tutto quello che ho accumulato con tanto sudore e fatica sarà tuo”. Ma l'angelo fu inflessibile. L'avaro riuscì infine a strappargli una piccolissima concessione, alcuni minuti per scrivere queste parole: “Chiunque troverà questo biglietto, se ha quanto basta per vivere, non perda tempo ad accumulare tesori ma si goda la vita! Con i miei cinquecentomila dinari non ho potuto comprare una sola ora di vita in più!”
PAROLA DI DIO: 1Mac 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal 118 (119); Lc 18,35-43
Vangelo Lc 18, 35-43
Dal vangelo secondo Luca
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. Parola del Signore
“MENTRE GESÙ SI AVVICINAVA A GERICO, UN CIECO ERA SEDUTO A MENDICARE LUNGO LA STRADA”.
Ci hanno insegnato che la nostra fede dipende dal vedere: conoscere Dio e riconoscerlo; dal sentire: la sua parola, la sua storia d’amore per noi, dall’accettare i suoi doni; dal seguire ciò che Lui ci ha insegnato. Nel racconto del cieco di Gerico, noi vediamo un uomo che ha dei limiti: non ha il dono della vista ma in compenso ci sente bene, sa gridare forte, sa chiedere, sa alzarsi e andare da Gesù e, dopo la guarigione, è disposto a seguirlo. Anche noi possiamo avere dei limiti: forse possiamo non vedere troppo bene nella vita la presenza di Dio, possiamo forse non conoscere approfonditamente la sua parola. Ma Gesù passa nella nostra vita come è passato sulla strada di Gerico e passa proprio per me: vuole stimolare la mia fede, vuole riempire i miei vuoti, vuole donarmi la sua misericordia e quindi la sua gioia. Posso essere cieco, zoppo, peccatore ma non posso permettermi di lasciarlo passare inutilmente se no rischio di rimanere seduto sul mio mantello ad elemosinare per tutta la vita. Se davvero sono disposto ad alzarmi e ad incontrarlo, mi dirà con semplicità e disponibilità come ha detto al cieco: “Che vuoi che io faccia per te?”.
MARTEDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA
Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE AIUTACI A CAMBIAR VITA DOPO AVERTI INCONTRATO.
HANNO DETTO: Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo. (Bruno Ferrero)
SAGGEZZA POPOLARE: Non si parli dei propri successi a chi non è riuscito. Non si dimentichino mai le sofferenze e i fallimenti quando si arriva al successo. (prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: E Buddha disse: “Questa terra è mia, questi figli sono miei”, ecco le parole di uno sciocco il quale non capisce che neppure lui è suo. Le cose non si possono possedere veramente. Al massimo si può averle a disposizione per un po' di tempo. Chi non è capace di privarsene ne è posseduto. Qualunque sia il tuo tesoro, tienilo nel palmo della mano come fai con l'acqua. Se la stringi ti sfugge via. Se te ne appropri la insudici. Se la lasci libera è tua per sempre.
PAROLA DI DIO: 2Mac 6,18-31; Sal 3; Lc 19,1-10
Vangelo Lc 19,1-10
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo quando Gesù Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore
“ZACCHEO DISSE: ECCO, SIGNORE, IO DO LA META' DI CIO' CHE POSSIEDO AI POVERI E, SE HO RUBATO A QUALCUNO, RESTITUISCO QUATTRO VOLTE TANTO ”.
E Gerico (“la profumata” significa il suo nome) continua a starmi stretta. Ieri ci siamo appostati alle sue porte con i mendicanti della città e abbiamo visto che è proprio uno di essi, un cieco, che riesce a vedere Gesù. Oggi scopriamo che un pubblico peccatore, il direttore dell’ufficio delle imposte che agisce per conto dei Romani invasori, che non è neppur stato molto fornito dalla natura (è un piccoletto), che porta un nome (Zaccheo significa: il puro) che si presta ai lazzi della marmaglia, cambia vita e non solo a parole, dopo che Gesù si è auto invitato a casa sua. Tutto bello, tutto meraviglioso. Non possiamo non rallegrarci vedendo un cieco che butta bastone e mantello, e non può che farci piacere la conversione di un peccatore usuraio e ladro, ma sono i messaggi che ci giungono da Gerico che sono un po’ frustate sulla nostra pelle delicata, che ci fanno star male. Fin che si tratta di ‘voler vedere Gesù’, e chi non è d’accordo?
E se si tratta di perdere un po’ di faccia arrampicandoci su una pianta… beh, non è piacevole, ma si può ancora fare, ma il guaio è che se “la salvezza entra in casa tua” ti scombina tutto, perfino il portafoglio. Zaccheo fa una specie di testamento, ma non dice: “Alla mia morte darò, lascerò…”, egli lascia subito, immediatamente, la metà dei suoi beni ai poveri. Senza che nessuno glielo imponga. E’ diventato matto?
Certo!
Ed è una cosa perfettamente normale, dopo aver incontrato Gesù. Ma, allora, io che sono così ‘saggio’, ‘equilibrato’, ‘ragionevole’ non l’ho ancora incontrato Gesù?
E, se le conseguenze di quell’incontro sono quelle successe a Zaccheo, sono ancora disposto a rischiare di incontrarlo?
MERCOLEDI’ 22 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.
Una scheggia di preghiera:
GESU' TU TI FIDI DI ME E IO MI AFFIDO A TE.
HANNO DETTO: Lo sguardo di Dio è come una rugiada che fortifica, è come un raggio luminoso che feconda e dilata: lavoriamo dunque senza chiasso e senza tregua, lavoriamo allo sguardo di Dio, di Dio solo! (S. Luigi Orione)
SAGGEZZA POPOLARE: Per due cose impara a non agitarti: per quelle che si possono cambiare e per quelle che non si possono cambiare. (Prov. Messicano)
Un aneddoto: Il grande santo buddhista Nagarjuna andava in giro tutto nudo, con solo il perizoma e, paradossalmente, una ciotola dorata per raccogliere l'elemosina, dono del re, che era suo discepolo.
Una sera stava per mettersi a dormire fra le rovine di un antico monastero, quando si accorse che un ladro lo stava spiando da dietro una colonna. “Tieni, prendila”, disse Nagarjuna porgendogli la ciotola. “Così non mi verrai a disturbare quando sarò addormentato”. Il ladro arraffò la ciotola e fuggì via, per ritornare però il mattino seguente con la ciotola e una richiesta: “Quando ieri sera mi hai regalato questa ciotola con tanta generosità, mi hai fatto sentire molto povero. Insegnami come fai a procurarti la ricchezza che ti permette di avere questo sereno distacco dalle cose”. Nessuno ci può portare via quello che non abbiamo mai fatto nostro.
PAROLA DI DIO: 2Mac 7,1.20-31; Sal 16 (17); Lc 19,11-28
Vangelo Lc 19, 11-28
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore
“CHIAMATI DIECI DEI SUOI SERVI, CONSEGNO' LORO DIECI MONETE D’ORO, DICENDO: FATELE FRUTTARE FINO AL MIO RITORNO”.
Non so se ci avete mai pensato, ma Dio si fida veramente di noi se ci affida il compito di essere suoi collaboratori e se affida il suo messaggio alla testimonianza delle nostre povere parole e della nostra vita. Eppure è così, noi “come in vasi di creta” portiamo i doni stessi di Dio. Ma allora non possiamo nasconderli, dobbiamo rischiare, trafficare i doni diversi che abbiamo ricevuto. Dice Teilnard de Chardin: “Per il successo dell’immensa opera della creazione Dio ha bisogno di una cosa sola: che tu faccia del tuo meglio. Se tu dai quello che sei capace di dare, sarai unito al massimo grado dell’azione creatrice. Non potresti essere un servo più utile”.
GIOVEDI’ 23 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.
Una scheggia di preghiera:
GESU' CHE LA TUA MISERICORDIA E LA TUA SALVEZZA NON SIANO VANE PER NOI.
HANNO DETTO: La fede ci fa “credenti” nella misura in cui l'amore evangelico ci fa “credibili”. (C. Bucciarelli)
SAGGEZZA POPOLARE: L'uomo che fa il male e ne ha vergogna ha nell'anima la possibilità di redimersi. L'uomo che fa il bene e vuol farlo sapere a tutti ha nell'anima la possibilità di perdersi. (prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: Un uomo si recò con la moglie a trovare degli amici che stavano in un'altra regione e questi li condussero all'ippodromo. Affascinati dallo spettacolo dei cavalli che si rincorrevano intorno alla pista, i due continuarono a scommettere per tutta la sera, finché restarono con due dollari soltanto. L'indomani l'uomo convinse la moglie a lasciarlo andare da solo alle corse. Alla prima gara partecipava un cavallo che era dato 50 a 1. Egli scommise su quello e vinse. Nella corsa successiva puntò tutto il denaro della vincita su un altro cavallo poco quotato e vinse di nuovo. Continuò con questo sistema per tutta la sera, finché ebbe guadagnato cinquantasettemila dollari. Ritornando a casa, passò davanti a una casa da gioco e sentì una voce dentro di lui, la stessa che sembrava averlo guidato nella scelta dei cavalli su cui scommettere, che gli diceva: “Vai dentro”. Così entrò e si trovò di fronte a una roulette. La voce suggerì: “Numero tredici”. L'uomo puntò i cinquantasettemila dollari sul tredici, la ruota girò e il croupier annunciò: “Numero quattordici”. L'uomo tornò quindi a casa a mani vuote. La moglie gli gridò dalla veranda: “Com'è andata?” Il marito alzò le spalle e rispose: “Ho perso i due dollari”.
PAROLA DI DIO: 1 Mac 2,15-29; Sal 49 (50); Lc 19,41-44
Vangelo Lc 19, 41-44
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Parola del Signore
“GESÙ, QUANDO FU VICINO A GERUSALEMME, ALLA VISTA DELLA CITTA' PIANSE SU DI ESSA”.
Gesù, nel Vangelo, non ha paura dei sentimenti, piange diverse volte, ma il pianto su Gerusalemme non ci dice solo la sua sensibilità ma soprattutto l’amore di un Dio incompreso che ha amato il suo popolo ma non è stato capito. Anche umanamente una delle più grandi sofferenze è quella di amare, di donare se stessi e di non essere capiti e riamati. Dio ha amato il suo popolo, quella città, Gerusalemme, è la storia del suo amore e adesso Gesù vede questa città ostile, indifferente, pronta ad espellere ancora una volta la proposta di Dio, pronta ad uccidere il suo Dio. Gesù ha visitato la tua e la mia vita, ci offre gratuitamente la salvezza, ci dà i suoi segni, spezza il suo pane con noi, e noi, troppo indaffarati e miopi, non lo accogliamo. Qualche esempio: un povero ha bisogno di noi e noi non abbiamo tempo e cuore per lui. Gesù mi invita alla sua mensa domenicale e io non sento il bisogno del suo pane. I nostri occhi e il nostro cuore vogliono trovare pace, serenità, amore e preferiamo fidarci delle cose piuttosto che accogliere, grati, questi doni da Gesù che ce li offre. Il velo del pessimismo e dell'egoismo ci impedisce di vedere il regno di Dio che sta già venendo.
Speriamo che anche davanti a noi, Gesù non debba piangere per tanta miopia e ingratitudine.
VENERDI’ 24 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE, DALL'IPOCRISIA RELIGIOSA.
HANNO DETTO: Non venderti: sei tutto quello che hai. (Janis Joplin)
SAGGEZZA POPOLARE: Non sono coloro che sanno parlare che hanno le cose migliori da dire. (Prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: Buddha sembrava del tutto indifferente agli insulti di un tale che era andato a fargli visita. Quando più tardi i discepoli gli domandarono qual era il segreto della sua serenità, egli rispose: “Provate a immaginare che cosa accadrebbe se qualcuno ponesse un dono ai vostri piedi e voi non lo raccoglieste. Oppure se vi inviassero una lettera e voi decideste di non aprirla; il suo contenuto non avrebbe alcun effetto su di voi, non è vero? Comportatevi allo stesso modo tutte le volte che venite insultati e non perderete la vostra serenità”.
PAROLA DI DIO: 1 Mac 4,36-37.52-59; Sal da 1Cr 29-10-12; Lc 19,45-48
Vangelo Lc 19, 45-48
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. Parola del Signore
“GESÙ, ENTRATO NEL TEMPIO, SI MISE A SCACCIARE QUELLI CHE VENDEVANO, DICENDO LORO: STA SCRITTO: LA MIA CASA SARA' CASA DI PREGHIERA”.
Come mai il dolce Gesù diventa violento?
Gesù non vuole male a nessuno, anzi, anche in questo gesto c’è tutto il suo amore per il Padre, per il Tempio di Gerusalemme, ed anche per gli uomini che con i loro commerci hanno dimenticato Dio. Gesù compie questo gesto nella speranza che i venditori e noi capiamo. Gesù vuole purificare il tempio e noi. E’ il grande rischio delle religioni quello di trasformare la fede in una specie di commercio. La religione e la religiosità dovrebbero essere la logica conseguenza della fede, la manifestazione di essa, però spesso non succede così. L’uomo, abituato ad approfittare di tutto, ha usato la religiosità per manipolare la fede e per ridurre Dio alle sue necessità. Si è “venditori del tempio” non solo vendendo immaginette sacre o candele, ma tutte le volte che pensiamo di comprare Dio con delle preghiere fatte o fatte fare, quando approfittiamo della religione per giudicare il nostro prossimo, per apparire giusti. Gesù vuole liberarci dalla falsa religiosità che è ipocrisia. La religiosità dovrebbe essere il linguaggio, la manifestazione della fede. Ma è ancora la fede la base di certe religiosità?
Quando vado a chiedere il Battesimo per mio figlio come fosse solo un segno di buon augurio o una convenzione sociale, quando vado a sposarmi in chiesa perché la cerimonia è più bella di quella del comune e le foto vengono meglio?
Non è forse falsa religiosità certa pseudo mistica che fa della preghiera e delle sue formule un rifugio e una fuga dalla concretezza dell’impegno?
Abbiamo bisogno di ritrovare una religiosità che esprima fede e non esteriorità, abbiamo bisogno di smetterla con l’ipocrisia religiosa: essa è la più stupida delle ipocrisie. Dio non lo puoi ingannare!
SABATO 25 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.
Una scheggia di preghiera:
SOLO TU GESU', RISORTO DAI MORTI, SEI IL FIGLIO DEL DIO DELLA VITA.
HANNO DETTO: L'entusiasmo è per la vita quello che per la fame è il cibo. (Bertrand Russel)
SAGGEZZA POPOLARE: Se hai numerosi beni, dona ai poveri; se non hai nulla dona il tuo cuore. (Prov. Berbero)
UN ANEDDOTO: Buddha fu un giorno minacciato di morte da un bandito chiamato Angulimal. “Sii buono ed esaudisci il mio ultimo desiderio”, disse Buddha. “Taglia un ramo di quell'albero”. Con un solo colpo di spada l'altro eseguì quanto richiesto, poi domandò: “E ora che cosa devo fare?” “Rimettilo a posto”, ordinò Buddha. Il bandito rise. “Sei proprio matto se pensi che sia possibile una cosa del genere”. “Invece il matto sei tu, che ti ritieni potente perché sei capace di far del male e distruggere. Quella è roba da bambini. La vera forza sta nel creare e risanare”.
PAROLA DI DIO: 1Mac 6,1-13; Sal 9; Lc 20,27-40
Vangelo Lc 20, 27-40
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. Parola del Signore
“DIO NON E' DIO DEI MORTI”.
La morte è un dato costante dell’esperienza. La morte biologica, il suo lento annuncio nelle molteplici malattie, la sua presenza brutale negli incidenti e la sua manifestazione in tutto quello che è negazione della vita, costituisce il più doloroso dei problemi umani.
Le scienze umane, la filosofia e la storia delle religioni, hanno dato e danno risposte più o meno convincenti all’enigma della morte: è una fine o un inizio?
Ci aspetta il nulla o un’altra vita diversa?
Saremo annientati o trasformati?
Alla fine della strada, c’è Dio o il vuoto?
A seconda delle risposte, questi sono gli atteggiamenti più comuni: paura viscerale, silenzio davanti ad un tabù, fatalismo davanti ad un fatto inevitabile, ricerca del piacere davanti alla fugacità della vita, pessimismo, ribellione... oppure serena speranza di chi crede nell’immortalità e nella risurrezione. Gesù Cristo, morto e risorto è l’unica risposta valida all’interrogativo della morte dell’uomo. Ma richiede fede incondizionata.
DOMENICA 26 NOVEMBRE: N. S. GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO (A)
Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.
Una scheggia di preghiera:
GESU', NOSTRO RE E GIUDICE MISERICORDIOSO, ABBI PIETA' DI NOI.
HANNO DETTO: Guarda le piccole cose perché un giorno ti volterai e vedrai che erano grandi. (J. Morrison)
SAGGEZZA POPOLARE: Gli uomini vedono la foresta. Le donne vedono gli alberi e le foglie. (Prov. Arabo)
UN ANEDDOTO: Un giovane dirigente telefonò un giorno al suo rappresentante all'estero e gli annunciò brevemente: “Ho delle istruzioni da darle. Questa telefonata durerà soltanto tre minuti. Parlerò io e lei non mi dovrà interrompere. Per qualsiasi commento o reclamo la prego di usare il telegrafo”. Subito dopo dettò il suo messaggio, ma lo fece a una tale velocità che finì un po' prima del tempo. “Abbiamo ancora venti secondi”, annunciò al suo interlocutore dall'altro capo del filo. “Ha qualcosa da dirmi?” “Sì”, fu la risposta. “Ha parlato così in fretta che non ho capito una parola di quello che ha detto”. Un ottimo sistema per andare meno lontano in più tempo è quello di andare più in fretta.
PAROLA DI DIO: Ez 34,11-12.15-17; Sal 22 (23); 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46
Vangelo Mt 25,31-46
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore
“QUANDO IL FIGLIO DELL’UOMO VERRA' NELLA SUA GLORIA, E TUTTI GLI ANGELI CON LUI, SIEDERA' SUL TRONO DELLA SUA GLORIA”.
Quante volte mi sono immaginato questo giudizio finale. La nostra educazione religiosa ci porta ad averne paura e, certo, ci sono cose, peccati, situazioni della nostra vita che ci ricordano la nostra indegnità e che ci fanno dire che, se il Signore non userà misericordia..., saremo “fritti”. Ma Gesù, quando ci parla di questo giudizio finale, ci fa capire chiaramente una cosa: il giudizio è già in atto ora. Non dobbiamo aspettare la fine dei tempi per essere giudicati, è l’uso che facciamo oggi dell’amore che ci giudica. Se riconosci che Dio ti ama, che Lui è l’Amore, se hai occhi per vedere le povertà e le necessità dei fratelli, se cerchi di non essere giudice per loro ma fai loro parte di ciò che Dio ti ha dato (tempo, ascolto, sorriso, consolazione, beni...), tu stai già risolvendo in positivo il tuo giudizio finale perché, consapevolmente o inconsciamente, stai scegliendo Dio e quel Gesù così bravo a “mimetizzarsi”, a incarnarsi nel prossimo riconosce in te un “benedetto” capace di amore e quindi capace di partecipare all’Amore.
LUNEDI’ 27 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.
Una scheggia di preghiera:
TU, SIGNORE, SEI LA NOSTRA RICCHEZZA.
HANNO DETTO: Un cuore allegro è il risultato inevitabile di un cuore che arde d'amore. (Santa Madre Teresa)
SAGGEZZA POPOLARE: L'invidia è come un granello di sabbia: piccolo eppure in grado di accecare. (prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: Viveva un tempo un uomo molto austero, il quale non toccava né cibo né bevanda finché il sole non scompariva dal cielo. Una stella lucente, quasi il segno dell'approvazione celeste per le sue rinunce, brillava in cima a una montagna vicina, visibile a tutti anche in pieno giorno, sebbene nessuno sapesse come fosse arrivata fino lì. Un giorno l'uomo decise di salire sulla montagna e una ragazzina del villaggio insistette per andare con lui. Faceva caldo e presto i due ebbero sete. Egli incoraggiò la bambina a bere, ma lei rifiutò e disse che doveva farlo anche lui. Il poveretto era in un grave imbarazzo: non voleva rompere il digiuno, ma neppure far soffrire la sete alla piccola. Alla fine bevette e lei fece lo stesso. Per molto tempo egli non osò più guardare in cielo, per paura che la stella fosse scomparsa. Si può quindi immaginare la sua sorpresa quando dopo un po' alzò gli occhi e vide due stelle lucenti che splendevano sopra la montagna.
PAROLA DI DIO: Dn 1,1-6.8-20; Sal da Dn 3,52-56; Lc 21,1-4
Vangelo Lc 21, 1-4
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». Parola del Signore
“GESÙ VIDE ALCUNI RICCHI CHE GETTAVANO LE LORO OFFERTE NEL TESORO. VIDE ANCHE UNA POVERA VEDOVA CHE VI GETTAVA DUE MONETINE”.
Dio non è un contabile, misura le offerte non dall’entità ma dal cuore di chi offre. Non è come gli uomini che qualche volta si lasciano irretire dalle esteriorità. Questa vedova ha dato più degli altri con i suoi pochi spiccioli perché si è fidata di Dio, ha dato del suo essenziale e non del superfluo. Per Gesù, chi non mette a disposizione degli altri ciò che possiede è da condannare come “ricco”; chi vede in ciò che possiede un dono di Dio da spendere per il prossimo, è da imitare come “povero”. Gesù cerca persone generose e disponibili, capaci di dare tutto, anche se stesse, infatti il nostro “capitale” non sono solo i denari ma anche giovinezza, tempo, fede. Gettare questo capitale nelle mani di Gesù significa fidarsi di Lui, riscoprire di essere vuoti di noi stessi per lasciarci riempire da Lui.
MARTEDI’ 28 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.
Una scheggia di preghiera:
LE NOSTRE RADICI SONO IN TE, DIO SEMPRE VIVENTE.
HANNO DETTO: La speranza è un rischio da correre. (George Bernanos)
SAGGEZZA POPOLARE: Il vaso vale per ciò che può contenere. (prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: “L'AVVELENAMENTO IMMAGINARIO” - Gli esseri umani non reagiscono tanto alla realtà, quanto alle idee che hanno dentro di loro. A un gruppo di turisti sperduti in giro per la campagna fu dato da mangiare del cibo scaduto. Per precauzione fu fatto assaggiare prima a un cane, il quale sembrò gradirlo e non subire effetti collaterali. L'indomani si venne a sapere che il cane era morto. Tutti furono presi dal panico. Molti cominciarono a vomitare e lamentare sintomi di febbre e diarrea. Fu mandato a chiamare un medico con la convinzione che si trattasse di un caso di avvelenamento collettivo. Il dottore chiese prima di tutto che fine aveva fatto il corpo del cane. Fu avviata un'indagine e un vicino spiegò con noncuranza: “L'hanno gettato in un fosso perché era stato investito da un'automobile”.
Parola di Dio: Dn 2,31-45; Sal da Dn 3,57-61; Lc 21,5-11
Vangelo Lc 21, 5-11
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore
“VERRANNO GIORNI NEI QUALI, DI QUELLO CHE VEDETE, NON SARA' LASCIATA PIETRA SU PIETRA CHE NON SARA' DISTRUTTA”.
La storia degli uomini è scritta nelle pietre. Noi andiamo alla Valle dei templi, vicino ad Agrigento e rimaniamo colpiti da quei ruderi enormi e grandiosi che con le loro pietre ci parlano di civiltà lontane, andiamo a Roma e le pietre del Colosseo o dei fori imperiali ci indicano le grandezze romane, le Piramidi ci parlano della civiltà Egizia e i resti del muro del pianto ci parlano della gloria del tempio di Salomone. Ruderi, pietre che ci dicono del passato. La potenza delle civiltà passa, lo splendore dei ricchi si opacizza presto. Basta una guerra, un terremoto per distruggere una cattedrale. Ci restano solo più pietre. Dov’è la gloria dell’uomo?
In quattro ruderi di pietra. E quell’uomo che pensava di governare i popoli, quello che con una parola faceva tremare le genti e decideva la sorte di migliaia di persone?
Anche lì una pietra, una lapide con un po’ di ossa sotto. Gesù ancora una volta ci dice: “Fidarsi di un bel palazzo, di un bel vestito, di una borsa piena d’oro, è una stupidaggine, come è assurdo fondare la fede sulla costruzione pur imponente di un tempio.” L’uomo è grande perché è fatto a immagine di Dio, è grande perché vale il sangue del Figlio di Dio, è grande perché è il tempio vivente dello Spirito Santo di Dio. Se le nostre pietre ci testimoniano il passato, è solo l’opera di Dio in noi, se l’accettiamo, che ci garantisce un futuro di eternità.
MERCOLEDI’ 29 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.
Una scheggia di preghiera:
CONCEDICI SIGNORE DI CAMMINARE CON TE, PASSO DOPO PASSO.
HANNO DETTO: Il cuore dello stupido è nella sua bocca, ma la bocca del saggio è nel suo cuore (Benjamin Franklin)
SAGGEZZA POPOLARE: Colui che conosce gli altri è sapiente; colui che conosce se stesso è illuminato; colui che vince un altro è potente; colui che vince se stesso è veramente forte. (prov. Cinese)
UN ANEDDOTO: In una regione dei tropici, un missionario decise di fare colpo sui suoi parrocchiani portandone alcuni a fare un giro in aereo. Sorvolarono i loro villaggi, colline, foreste e fiumi, ogni tanto guardavano fuori del finestrino, ma nel complesso non sembravano per nulla impressionati. Al rientro, il gregge dei fedeli sfilò ordinatamente fuori dall'aereo senza commenti. Ansioso di sapere che reazione avevano avuto il missionario esclamò: “Non è stato magnifico? Pensate a che cosa sono arrivati gli esseri umani! Noi eravamo lassù nel cielo, sopra le case, gli alberi, le montagne, a guardare la terra dall'alto! Il gruppo stava ad ascoltare impassibile. Alla fine parlò il capo. “Anche gli insetti lo sanno fare”, disse. “E per di più loro sono felici!” Dopo migliaia di anni abbiamo conosciuto un tale progresso che di notte siamo costretti a sprangare porte e finestre, mentre gli indigeni meno 'civilizzati' dormono in capanne aperte.
PAROLA DI DIO: Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Sal da Dn 3,62-67; Lc 21,12-19
Vangelo Lc 21, 12-19
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore
“CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA”.
Gesù, nel vangelo che leggiamo oggi, prospetta agli apostoli e a noi la persecuzione per la testimonianza del vangelo. Non è una strada facile quella della fede. Non è facile vedere Dio non capito, non amato, dimenticato. Non è neanche facile capire Dio, i suoi progetti, specialmente quando Dio sembra assente nelle vicende tristi e violente della nostra vita. Eppure Gesù dice che in mezzo a tutte queste cose un capello del vostro capo perirà”. Santa Teresa d’Avila diceva: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa. Dio non muta. La pazienza ottiene tutto. A chi possiede Dio non manca nulla. Dio solo basta”. Dunque non è facile ma il Dio che ha dato forza ai martiri, ai confessori della fede, agli umili è con te. Persevera e Lui è la tua roccia, il tuo scudo, la tua rupe di difesa e il tuo baluardo. E mentre la prova e il male si accaniscono contro di te, Lui “renderà la tua faccia dura come il bronzo” e sarà “tua gioia e tua salvezza”.
GIOVEDI’ 30 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.
Una scheggia di preghiera:
TU SIGNORE MI HA CHIAMATO PER NOME PERCHE' DA SEMPRE MI CONOSCI E MI AMI.
HANNO DETTO: Amare è semplice. Siamo noi a essere complicati. (Leo Buscaglia)
SAGGEZZA POPOLARE: "Chi beve l'acqua di una terra straniera deve seguirne gli usi e costumi (detto Mongolo)
UN ANEDDOTO: Voler risolvere a tutti i costi un problema spesso riesce a farne nascere un altro: Un tale andò dallo psichiatra e la diagnosi fu che era affetto dalla mania di lavorare. Così dovette svolgere un secondo lavoro per pagare la terapia.
PAROLA DI DIO NELLA FESTA DI SANT’ANDREA: Rm 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22
Vangelo Mt 4,18-22
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Parola del Signore
“GESÙ DISSE LORO: «VENITE DIETRO A ME, VI FARO' PESCATORI DI UOMINI”.
Andrea è uno che incontra, accoglie una chiamata, lascia la vita vecchia, si fa tramite per chiamare Pietro, segue Gesù. Nella sua vocazione è racchiusa la vocazione di ogni cristiano, di ciascuno di noi.
Gesù è venuto incontro a ciascuno, ci ha chiamati ancora piccoli al battesimo attraverso la fede dei nostri genitori, ha rinnovato il suo incontro e la sua chiamata in molti altri modi (catechismo, persone buone, vangelo, sacramenti...). Anche a noi dice “Seguimi, fai esperienza di me e con me”. Bisogna “lasciare le reti” cioè tutto ciò che ci invischia nelle reti dell’egoismo e dell’autosufficienza per trovare la sua libertà, bisogna “sentire” il gusto, la gioia della sua avventura e allora, come Andrea, avremo l’entusiasmo di andare a dire ai nostri fratelli: “Ho incontrato Gesù, vuoi venire anche tu a seguirlo con gioia?”.
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