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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

MAGGIO 2015

 

 

VENERDI’ 1 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.

Una scheggia di preghiera:

 

GIUSEPPE E MARIA, PORTATEMI DA GESU'.

 

Hanno detto: Vi prego vivamente, per l'amore che vi porto in Gesù e Maria,di recitare il Rosario tutti i giorni, perché, al momento della vostra morte, benedirete il giorno e l'ora in cui m'avrete creduto e dato ascolto. (San Luigi Maria Grignon di Montfort)

Saggezza popolare: Il caritatevole dà dalla porta, e Iddio mette dentro dalla finestra

Un aneddoto: Una sera d'autunno del 1907, passando nei pressi di Monte Mario a Roma, Don Guanella vide una grande tettoia adibita a fienile e a riparo di carri, in mezzo a quella campagna quasi disabitata che sarebbe divenuta poi il Quartiere Trionfale. Gli venne l'idea che quello era il luogo adatto per costruire una chiesa dedicata a S. Giuseppe, con oratorio, scuola, sale di riunione e ricoveri per servire alla gente che andava ad abitare nelle case che, ancora un po' lontano, si andavano edificando. Convinto che non fosse il caso d'aspettare si recò all'Ospizio Pio X, e chiamata la superiora, che era Suor Cherubina Ronconi, le disse senza tanti preamboli: Suora, avete qualche soldo in cassa?

— Si, rispose quella, ci devono essere circa duemila lire. — Bene: datemele. Per cominciare sono sufficienti. — Per cominciare cosa?

Cominciare una chiesa parrocchiale che, con l'aiuto della Provvidenza, col tempo e la buona volontà diverrà una specie di Nuova Pompei. — Ma com'è possibile pensare una cosa simile?

Sapete che per fare quello che dite non basteranno cinquecentomila lire. — Gesù Cristo con cinque soli pani sfamò più di cinquecento persone, volete che la Provvidenza non possa moltiplicare ben duemila lire?

Datemi le duemila lire che sono anche troppe e vedrete che la Provvidenza saprà come moltiplicarle!

Dopo qualche anno si vide che la Provvidenza era andata ben oltre la fiducia di Don Guanella, e si vede ancora quel monumento di devozione che è la basilica di S. Giuseppe al Trionfale.

Parola di Dio nella festa di S. Giuseppe lavoratore: Gn. 1,26-2,3; Sal 89; Mt. 13,54-58

 

Vangelo Mt 13, 54-57

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Parola del Signore

 

“NON E’ EGLI FORSE IL FIGLIO DEL CARPENTIERE?”. (Mt. 13,55)

Iniziamo il mese di maggio e subito lo mettiamo non solo sotto la protezione di Maria a cui è tradizionalmente dedicato, ma anche sotto la protezione di Giuseppe che con il suo lavoro e la sua presenza attiva, silenziosa e amorosa ha permesso e agevolato lo svolgersi del compito della Santa famiglia nella storia della salvezza. Gesù viene riconosciuto come “il figlio del carpentiere” ma quello che dovrebbe essere un segno dell’amore di Dio per l’uomo, quello che dovrebbe indicarci il modo di amare di Dio diventa invece per i conterranei di Gesù un segno di scandalo, di difficoltà a capire la persona stessa di Lui. Purtroppo succede spesso anche nel nostro modo abituale di vivere: magari fai di tutto per esprimere il tuo amore per una persona e i tuoi gesti vengono letti come gesti interessati, egoisti; magari taci per non offendere e il tuo silenzio viene interpretato come scontento; altre volte con le parole cerchi una soluzione favorevole all’altro e invece vieni interpretato malamente. Dio, per dirci quanto ci voleva bene ha mandato suo Figlio che si è fatto uno di noi in tutto, che è vissuto in una famiglia come le nostre, che ha dovuto affrontare prove, esilio, difficoltà del lavoro e noi stentiamo a riconoscerlo perché lo vorremmo più Dio, più Onnipotente, più solutore dei nostri problemi con miracoli e opere prodigiose. Maria e Giuseppe invece hanno accolto il mistero di un Dio che girava per casa, che cresceva in casa loro, che dava la sua parte di fatica per il buon andamento della famiglia. Anche per loro non deve essere stato a prima vista facile vivere con questo mistero quotidiano, ma sia Maria che Giuseppe vivevano di fede: “Nulla è impossibile a Dio” aveva detto l’Angelo a Maria e i sogni avevano guidato le scelte di Giuseppe, loro si fidavano di Dio e allora pensate anche a quanto bella dovette essere la loro vita con Gesù per casa: vederlo crescere, sapere di essere chiamati a proteggere e formare la sua umanità, pregare con Lui, sperimentare davvero quel nome che l’Angelo aveva indicato: Emmanuele, Dio con noi. Se noi non pretendiamo un Dio a nostra misura, se non diciamo a Dio quello che dovrebbe fare, anche noi, nella fede, possiamo fare la stessa quotidiana esperienza. Dio è con noi: lo possiamo incontrare nell’Eucaristia, nella sua Parola, nei Sacramenti, nella preghiera, negli avvenimenti lieti e tristi, nelle persone che quotidianamente incontriamo Gesù non ci lascia mai soli, è con noi fino alla fine dei nostri giorni, nei poveri, dove due o tre si riuniscono nel suo nome, è con noi nelle nostre feste è con noi con la consolazione, la forza e la speranza della sua croce nei momenti del dolore, è con noi anche nel momento della nostra morte per parlarci di vita. Dio per dirmi come e quanto mi vuol bene non ha preteso la mia fede e il mio amore a suon di miracoli ma scegliendo di essere il figlio del carpentiere  da allora non ha mai smesso di girar per la mia casa.

 

 

SABATO 2 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI E CUORE CAPACI DI VEDERE TE E IL PADRE.

 

Hanno detto: I doni di Dio fanno impallidire i migliori sogni dell'uomo. (Elizabeth Barret Browning)

Saggezza popolare: Se uno dice male, cento non fanno in tempo a dire bene.

Un aneddoto: PICCOLA FILASTROCCA PER LA MIA MAMMA

Mamma, il mio borsellino piange, non posso comprarti il profumo raffinato né il buon caffè appena tostato; meno ancora la spilla preziosa o la perla sfiziosa; non ti posso comprare la pentola sognata, la scarpa ricamata, e neppure un povero ombrello. Ma ti faccio il dono più bello: ti rigalo una confidenza preziosa: "Mamma, sei meravigliosa!" (Tratto dalla rivista pedagogica: "Educhiamo insieme" n.8/2004)

Parola di Dio: At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

 

Vangelo Gv 14, 7-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Parola del Signore

 

GLI DISSE FILIPPO: "SIGNORE, MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA". (Gv. 14,8)

Questo Filippo si accontenta di poco per confortare la fede: in fondo un bel miracolo, una bella apparizione, magari qualche lampo e tuono come sul Sinai e la fede è confermata: di lì non scappa più nessuno! Anzi al massimo si dovrà dire come i contemporanei di Mosè: "Parlaci tu, perché se vediamo Dio poi ci moriamo.” Eppure anche oggi la sete di miracolismo grandioso, appariscente, non è spenta. Mai come oggi si cerca l'apparizione clamorosa o il miracolo conturbante. Eppure anche oggi Gesù continua a dirci: "Se vedi me, vedi il Padre!".          

Ma almeno Filippo vedeva Gesù! E noi? Noi se vogliamo possiamo vedere Gesù in mille modi: ecco alcuni esempi: "lo sono con voi fino alla fine dei tempi" "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro" "Avevo fame, sete..." "Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli l'avrete fatto a me.

 

 

DOMENICA 3 MAGGIO: 5^DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI IN NOI E NOI IN TE.

 

Hanno detto: Spesso ciò che conviene ci fa dimenticare ciò che è giusto. (B. Thoene)

Saggezza popolare: Una bugia al momento giusto è mille volte meglio di una verità al momento sbagliato.

Un aneddoto: Negli ultimi anni Danny Kaye, l'irresistibile comico americano, rinunciando ai suoi impegni di lavoro e a qualsiasi guadagno, si mise a girare il mondo per raccogliere fondi in favore dei bambini poveri e diseredati. «Fare il bene - diceva scherzando alla sua maniera - fra l'altro, aiuta a rimanere giovani».  Alla sua morte, tra la folla degli innumerevoli ammiratori, furono prima di tutti i bambini a piangerlo sinceramente. Danny Kaye aveva scritto: «I bambini sono la promessa del futuro e hanno il diritto di sperare che questo futuro sia pulito e tranquillo. lo penso che sia questo il nostro compito principale nella vita».  E pensare che ci fu un periodo in cui la gente di tutto il mondo credeva che il compito principale di Danny Kaye fosse far ridere.

Parola di Dio: At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA VERA VITE…”. (Gv. 15,1)

Nessuna parabola spiega meglio di questa che cosa sia la vita divina che Cristo è venuto a portarci. Fra la vite e i suoi tralci scorre la stessa linfa. Pensate che meraviglia: noi siamo i tralci di Gesù, nel nostro cuore palpita la stessa vita divina di Gesù. Lui è il capo e noi siamo le membra. Noi siamo davvero Figli di Dio, fratelli di Gesù e abbiamo ricevuto il dono della Spirito Santo. Il Signore, allora, non è lontano da me. Se non rompo con il peccato l’unione di Gesù con la mia anima, Lui dimora in me. E Gesù per aiutare maggiormente questa comunione pota anche la sua vigna. Questo spesso fa male. Sembra assurdo che il vignaiolo riduca così le sue viti, ma se non succedesse questo le viti si inselvatichirebbero. Dio non vuole mai il nostro male ma permette che la sofferenza, le prove purifichino il nostro rapporto con Lui. Ma anche in queste prove Lui non è lontano da noi e ce lo dice ancora Gesù che con le sue sofferenze terrene è del tutto solidale con le nostre.

 

 

LUNEDI' 4 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A FARE CIO' CHE TU VUOI.

 

Hanno detto: È leggero il compito quando molti si dividono la fatica. (Omero)

Saggezza popolare: La paura non ha mai portato nessuno alla vetta. (detto Latino)

Un aneddoto: Se don Guanella, rientrando a tarda sera, s'imbatteva in un "barbone", seduto su d'una panchina, al lume delle stelle, magari infagottato per il freddo, non s'intratteneva in ragionamenti, se lo prendeva e se lo portava. Lo sapevano i suoi che, ogni tanto, se lo vedevano arrivare in compagnia di poveracci dall'aspetto anche poco rassicurante. Una sera d'inverno, di ritorno a Como da uno dei suoi viaggi in visita alle Case, comparve accompagnato da un pover'uomo stracciato e con la faccia patibolare. L'aveva trovato nei pressi della Stazione Nord, senza denaro, senza alloggio, e con molta fame. A braccetto, se l'era trascinato a casa. Lo presentò al Direttore, dicendogli di provvedere a lui per la cena e per l'alloggio. Per la cena, nessuna difficoltà; ce n'erano parecchie per l'alloggio, con quella faccia poco rassicurante. E il direttore accampò pretesti: non c'era posto, tutti i letti erano occupati. Don Guanella per un po' lasciò dire, poi tagliò corto: “È la Provvidenza che lo manda, non possiamo rifiutarlo. Se non ci sono letti, c'è ben sempre il mio. Mettetelo in quello”. Visto che diceva seriamente — confessa il direttore — mi diedi da fare per il posto e permetterlo a dormire.  Al mattino, cercai quell'uomo e non lo trovai. Quando dissi a don Guanella che non aveva portato via nulla, si mise a ridere per la mia diffidenza.

Parola di Dio: At 14,5-18; Sal 113B; Gv 14,21-26

 

Vangelo Gv 14, 21-26

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l'Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Parola del Signore

 

"SE UNO MI AMA OSSERVA LA MIA PAROLA". (Gv. 14,21)

Quale sarà il metro per sapere se amiamo? Qualcuno dice che basta fidarsi dei sentimenti. Eppure quanti hanno detto, convinti: "Ti amerò per tutta la vita!" e poi non è stato così. E quanti cristiani hanno detto tutti i giorni a Dio: "Ti amo con tutto il cuore" e poi... C'era un uomo che per provare se amava la fidanzata usava questo metodo: pensava che la ragazza finisse sotto una macchina e si chiedeva:  “Ne sarei dispiaciuto? Sì! Allora il mio è davvero amore per lei!" Gesù ci indica un metro di misura estremamente più concreto e sicuramente veritiero. Per renderci conto se amiamo chiediamoci  se facciamo ciò che l'altro ci chiede. Dire: "Ti amo" è una cosa ancora abbastanza facile, vivere per l'altro, magari rinunciando a se stessi e con gioia è indice di amore vero. Dire a Dio: "Tu sei il mio tutto ...Io mi abbandono a te ...Sei la mia gioia...", non è sufficiente a Dio che scruta i nostri cuori e ci conosce. Dirgli: "Oggi, voglio tentare di vivere con gioia la tua parola nel perdono, nel dividere le mie cose, nella pazienza...", e poi cercare di farlo, è dimostrarsi e dimostrare a Lui che sulla strada dell'amore ci stiamo mettendo sul serio.

 

 

MARTEDI’ 5 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, OGNI MINUTO E' UN DONO PER NOI.

 

Hanno detto: Non cercate di piacere a tutti, non cercate di piacere ad alcuno. Cercate piuttosto di piacere a Dio. (Curato d'Ars)

Saggezza popolare: Amare l'umanità non è una gran fatica; faticoso è amare l'uomo della porta accanto.

Un aneddoto: Capitava, talvolta, che la Casa dei Poveri si trovasse in angustie, mancando di che apparecchiare la tavola al momento del pranzo. Suor Rosa Colombo si trovò, come tante altre suore, a passare uno di questi brutti momenti; pensa, studia, bolli e cuoci gli avanzi, non usciva nulla, era sempre un brodo lungo, dal sapore di acqua, ed era inutile insistere. I soldi mancavano e s’avvicinava l’ora in cui avrebbe dovuto dire a chi aveva fame che non era in grado di dar da mangiare. Si mise a piangere su una sedia come paralizzata dal dispiacere. In quel momento, arrivò Don Guanella, che, come era solito, chiese: Che belle novità ci sono? La scena diceva tutto, ma Don Guanella non si scompose. Disse alla suora di continuare il suo lavoro, di fare quello che poteva e di rimettersi alla Provvidenza, offrendo a Dio anche la probabile umiliazione di dover lasciare tutti quasi senza mangiare, se la Provvidenza così avesse voluto. Anche lui si mise a sbrigare le sue faccende e, poi, iniziò a recitare la Coroncina della Provvidenza. «Santissima Provvidenza di Dio, provvedeteci voi». Mentre salivano verso il cielo queste invocazioni, nel cortile risuonarono le pesanti ruote d’un carro, e alcuni soldati scesero dicendo che dalla vicina caserma avevano mandato per i poveri parecchi generi alimentari che apprestavano a scaricare. Così, quella fu una delle giornate in cui il pranzo fu ricco.

Parola di Dio: At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31a

 

Vangelo Gv 14, 27-31

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”. Parola del Signore

 

“NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE”. (Gv. 14,27)

I Vangeli ci presentano Maria come una donna serena e attiva, disponibile e fiduciosa e un Gesù che mai corre o si affanna; l’unica volta che Gesù usa un mezzo di locomozione è quando sale su un asino (Mt. 21,7): animale più lento dell’uomo! Cristo e Maria vivono, non si agitano; riflettono, non precipitano; osservano, non sorvolano. Sembrano dirci: “Non sapete che con le vostre agitazioni fate scoppiare di risate gli angeli del cielo? Siete così frenetici che passate le giornate senza averle assaggiate. Vi agitate, ma siete in ritardo su voi stessi. Calma, uomini nervosi, ansimanti, confusionari. Calma! La corsa vi ha rubato il tempo per incontrarvi, parlarvi, amarvi: vi ha rubato l’incontro ed ha introdotto lo scontro (pensate a quell’eccidio che sono i trecentomila incidenti stradali all’anno).   Calma! Non è la corsa che conta, ma la direzione!”.

 

 

MERCOLEDI’ 6 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE E SARO' MONDO PER TE.

 

Hanno detto: Il Risorto ci chiede di risorgere. E il risorgere riguarda noi, la nostra vita in ogni istante. In ogni istante devo distaccarmi dal mio piccolo io raggrinzito e prepotente per far vivere un Tu più grande. (Susanna Tamaro)

Saggezza popolare: Se ciascuno vedesse i propri difetti non andrebbe a cercare quelli degli altri. (Proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Daniele O' Connel, il grande statista e liberatore dell'Irlanda dall'Inghilterra, quando girava di paese in paese per organizzare i suoi compatrioti alla difesa della coscienza e della libertà, prima di incominciare i suoi discorsi infuocati, faceva recitare da tutti il Rosario, a segnale di riscossa e ad invocazione di aiuto dall'alto. E più volte fu veduto lungo i corridoi del Parlamento di Londra con la corona in mano recitare con gran devozione il Rosario, mentre attendeva il suo turno per parlare a difesa della sua patria conculcata. Ed era solito dire che, per il trionfo della grande causa che difendeva, egli aveva più fiducia nelle Ave Marie del suo Rosario che in tutti i suoi discorsi.  

Parola di Dio: At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore

 

(IL PADRE) OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO LO POTA PERCHE' PORTI PIÙ FRUTTO”. (Gv. 15,2)

Spesso noi facciamo questo ragionamento profondamente umano ma anche molto distante dalla logica di Dio: “Se io fossi un degenerato che vivesse nell’ozio e nei delitti, se io fossi un egoista e un parassita che vivesse sfruttando il lavoro e il sacrificio degli altri, se io fossi un disonesto che vivesse di intrigo e di corruzione, o un aguzzino che dissanguasse il povero e l’operaio, allora comprenderei perché Dio mi colpisce e adorerei la sua mano che mi castiga. Ma io vivo nella giustizia, non conosco il rimorso dei delitti, cammino nella sua legge e il dovere è il mio pane quotidiano, mi sacrifico per i miei figli e le mie gioie le cerco nella mia casa; perché dunque Dio mi percuote?

Perché mi ripaga con tante avversità? Più faccio del bene e più si moltiplicano le mie sventure. Come va che i buoni devono sempre tribolare, quando invece i malvagi ridono?

Proviamo a riflettere: Perché il contadino lascia intatta la quercia e il frassino e invece sembra accanirsi contro l’ulivo e la vite?

La pianta fruttifera se non la si monda inselvatichisce, se la si pota diventa feconda. L’albero che non fruttifica, invece, si tiene finché ci pare, ma presto o tardi finirà nel fuoco.

 

 

GIOVEDI’ 7 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.

Una scheggia di preghiera:

 

NON POSSO RATTRISTARMI: SONO DA TE AMATO E SALVATO.

 

Hanno detto: I difetti dello spirito si aggravano, invecchiando, come quelli del volto. (F. de La Rochefoucauld)

Saggezza popolare: I dolci più buoni stanno nelle scatole piccole.

Un aneddoto: Armi Kunsela, Miss Finlandia, venne proclamata Miss Universo nel 1952 a Long Beach. Fu lì che la incontrò un giovane filippino, Vingilio, che accompagnava al concorso la sorella, Miss Filippine. All'atto della proclamazione a Miss Universo, Vingilio insieme con la sampagnita (caratteristica corona di fiori fatta venire dalle Filippine) le regalò una magnifica corona del Rosario di perle. Armi se la mise al collo e la portò anche ai ricevimenti negli studi cinematografici della Metro Goldwyn Mayer. Non era cattolica. Ma una sera, chiusa in camera d'albergo per sottrarsi all'assalto dei fotoreporter, fu presa da una crisi di sconforto e si mise a piangere. Per consolarsi, si aggrappò alla Corona e cominciò a ripetere l'Ave Maria. Vingilio la condusse in chiesa. Era il mese di ottobre e si stava svolgendo la novena del Rosario. Si inginocchiò e pregò. Armi osservava: la colpì la serenità e la pace che trasparivano dal volto dei fedeli. lei rispose che desiderava sposare non soltanto lui, ma anche la sua religione cattolica. Così fu il giorno di Pasqua 1953.  

Parola di Dio: At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

 

Vangelo Gv 15, 9-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore

 

LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA. (Gv. 15,11)

Sarà capitato tante volte anche a voi (e senza andare troppo lontano) di entrare in una Chiesa, di vedere un prete dir messa, o meglio bofonchiare certe parole e fare gesti più o meno abbozzati, vedere cristiani che arrivano ad ogni momento e iniziano a infilare giaculatorie ed ave marie di corsa una dietro l'altra, per fare in fretta, ciascuno per conto suo: volti chiusi, vestiti neri... Forse Cristo si è sbagliato? Forse doveva dire: "Chi crede in me avrà tristezza assicurata"?

Non dico che il cristiano debba aver la maschera o debba mettersi degli stecchini agli angoli della bocca per mostrare uno stereotipato quanto falso sorriso ad ogni occasione. Il cristiano soffre come gli altri, piange come gli altri per le prove e i dolori della vita, ma il cristiano se è tale ha dentro di sé Cristo, in ogni gesto celebra Cristo vincitore del male, della morte, la sua vita, anche quando è nella prova, è testimonianza di un amore che viene dall'alto e che non finisce mai e questo non può non creare quella gioia che nasce dalla profonda intimità con Dio. “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

 

 

VENERDI’ 8 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', GUARDO A TE ED IMPARO A AMARE.

 

Hanno detto: Ci sono solo due giorni all'anno in cui non si può fare niente: uno si chiama ieri, l'altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, crescere, agire e, sopratutto, vivere. (Dalai Lama)

Saggezza popolare: Chi ha lupi per colleghi, porti il can sotto il mantello.

Un aneddoto: Scrive Antoine da Saint-Exupèry: «Guarda i giardinieri quando all’alba si recano nei giardini per creare la primavera; essi non discutono sui pistilli né sulle corolle: spargono dei semi!»

Parola di Dio: At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17

 

Vangelo Gv 15, 12-17

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.  Parola del Signore

 

"QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI, COME IO VI HO AMATI". (Gv. 15,12)

"Amare" è la parola più bella ma anche la più equivocata ed abusata del vocabolario. Parlando ai giovani il Papa Giovanni Paolo II ha spiegato che cosa significhi per un cristiano: "Amare autenticamente, da cristiani, significa oggi tante volte andare contro corrente, essere uomini schietti che dicono male al male e bene al bene e con coraggio scelgono contro la maniera comune di far equivalere amore a sesso, validità a successo, autenticità al look o apparenza. Se volete raggiungere lo stile di amare del Cristo, preparatevi a saper anche soffrire come Lui e in compagnia di Lui. Amare da cristiani è fare perno su Dio attraverso la persona di Cristo e donarsi agli altri in atteggiamento di disponibilità, di accoglienza, di aiuto.”

 

 

SABATO 9 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU' HAI PRESO LA MIA POVERA UMANITA' E MI HAI RESO FIGLIO DI DIO.

 

Hanno detto: Niente può nuocere ad un uomo buono, né in vita né dopo la morte. (Socrate)

Saggezza popolare: Bellezza senza bontà è come una canna d'organo scordata.

Un aneddoto: Una madre piangeva il figlio che era lassù nel cielo. Era inconsolabile, piangeva spesso al pensiero di dover finire i suoi giorni da sola.  Un giorno, sempre addolorata, gli apparve insieme ad altri giovani magnificamente vestiti e vide che suo figlio era distante da loro che camminava con fatica sotto il peso dei vestiti inzuppati d'acqua. Allora gli grido: " Perché caro figlio, rimani così distante dagli altri giovani?"

Oh madre, rispose, sono ritardato nel cammino dalle vostre sterili lacrime che hanno bagnato i miei vestiti e li hanno resi molto pesanti. Smettete dunque di piangere così tanto, senza alcun beneficio per me! Se volete far cessare le mie sofferenze in questa strada diretta verso il cielo, applicatemi il merito di molte preghiere, elemosine e messe dette per me. E così che mi libererete dalle sofferenti pene e m'introdurrete nella beata vita.

E la visione svanì. Allora, la madre capì quello che le rimaneva da fare.

Parola di Dio: At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21

 

Vangelo Gv 15, 18-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

"VOI NON SIETE DEL MONDO, MA IO VI HO SCELTI DAL MONDO". (Gv. 15,19)

lo non mi sento un UFO ma un essere del mondo con tutte le sue caratteristiche belle o brutte che siano. Ma Gesù dicendo che "non siamo del mondo" non intendeva dividerci dall'umanità che lui stesso, nella sua bontà ha assunto per redimerci, intendeva invece ricordarci la nostra missione. E' la missione di chi porta in sè la traccia dell'umanità nelle caratteristiche tipiche del proprio carattere, della propria umanità e povertà, ma anche la traccia della divinità: "Ad immagine e somiglianza di Dio siete creati" e porta il sigillo della chiamata e del la missione: “Andate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". E allora amo questo mondo perché è la mia realtà anche se so che questo mondo non è la mia patria definitiva, sento la mia umanità che diventa solidarietà con tutti anche se so che non deve essere essa la fonte principale del mio agire ma con Cristo che "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine", anch'io mi impegno ad amare il mondo fino al dono della vita.

 

 

DOMENICA 10 MAGGIO: 6^DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange

Una scheggia di preghiera:

 

FA' DI ME CIO' CHE TU VUOI.

 

Hanno detto: Il proverbio suggerisce di non mordere la mano che ti nutre. Ma forse dovresti farlo, se quella mano ti impedisce di nutrirti da solo. (Thomas Szasz)

Saggezza popolare: Le bugie sono come gli zoppi che si conoscono da lontano.

Un aneddoto: Una signorina che tornava da un pellegrinaggio mariano parlò alla scrittrice Maria Noel della Madonna, poi le disse: «So che voi l'amate molto!».  «Siamo molto intime», ammise la Noel, scherzosamente. Allora il signore che l'accompagnava, assai religioso, osservò: «Se voi l'amate, se Lei vi ama, aspettatevi il peggio. C'è una particolare "intimità" tra lei e Satana. Egli si volge, di preferenza, a coloro che Ella ama». «Mi morderà il calcagno?», insolentì per celia la Noel. E l'interlocutore: «Non vi morderà perché Ella resterà la più forte. Ma aspettatevi il peggio ... ».

Parola di Dio: At 10,25-26.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

 

Vangelo Gv 15, 9-17

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. Parola del Signore

 

“NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”. (Gv. 15,16)

Prima di scegliere scopro che Qualcuno mi ha già scelto. Anche Maria, prima di dire il suo si era già stata “prescelta” per la missione di essere Madre del Salvatore. Se capissimo a fondo questo, quanto meno orgoglio ci sarebbe nel nostro comportamento cristiano: non siamo noi che portiamo Dio sulle nostre spalle, è Lui che ci precede, il nostro compito è quello di ringraziare e metterci a disposizione delle sue scelte. “Non ho mai convertito nessuno” mi diceva con serenità un vecchio e generoso prete. Allora mi stupivo davanti a quelle parole, ora capisco che aveva ragione lui: non siamo noi a convertire, a fare, è Dio che fa anche per mezzo nostro e qualche volta “nonostante” noi.

 

 

LUNEDI' 11 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO RIVELACI GESU' E IL PADRE.

 

Hanno detto: Il vento è sempre favorevole per chi sa dove va. (Seneca)

Saggezza popolare: Casa senza inquilini, nido di topi.

Un aneddoto: Ad una donna in carriera che vantava il proprio estro negli affari e che pensava di aver fatto bene al femminismo, una madre mostrandogli i suoi tre figli disse: “In essi c’è tutta mia scienza, sapienza e amore. Penso di aver investito meglio io di te.

Parola di Dio: At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4a

 

Vangelo Gv 15, 26 - 16,4

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”. Parola del Signore

 

“QUANDO VERRÀ IL CONSOLATORE CHE IO VI MANDERÒ DAL PADRE, EGLI MI RENDERÀ TESTIMONIANZA”. (Gv. 15,26)

Gesù chiama lo Spirito Santo: il Consolatore. Noi abitualmente diamo a questa parola il significato di qualcuno che ci incoraggia, ci tira su di morale. Consolare, potremmo dire, è stare con chi è solo. L’uomo davanti al mistero del creato è solo, davanti al mistero di Dio che lo sovrasta è piccolo, davanti al mistero della sofferenza, della morte, del senso della vita è solo. Gesù si è fatto “solidale” con noi. Ma Gesù è salito al cielo, noi non lo vediamo più in carne ed ossa con i nostri occhi. Ecco allora i doni dello Spirito per non lasciarci soli. E io Spirito ci aiuta a riconoscere Gesù nei sacramenti, nei poveri, nella comunità; lo Spirito ci aiuta a trovare senso ai misteri della nostra vita, ci apre a Dio; lo Spirito ci ispira a vivere gli insegnamenti di Gesù. E’ lo stesso Spirito di amore che unisce Gesù al Padre che unisce noi in un’unica fratellanza dei figli di Dio. Lo Spirito che ci è dato, però, non fa rumore, non si impone a noi. Bisogna cercarlo in noi, bisogna ascoltare la sua voce che parla nei silenzio del cuore, bisogna leggere i suoi segni nella natura, nella storia, bisogna lasciarci guidare dai suoi suggerimenti per essere veramente capaci di intendere ciò che vuole da noi.

 

 

MARTEDI' 12 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA IL TUO SPIRITO E RINNOVA LA FACCIA DELLA TERRA.

 

Hanno detto: Le avversità non le affrontiamo perché sono difficili, ma sono difficili perché non le affrontiamo. (Seneca)

Saggezza popolare: Piccola scintilla può bruciar la villa.

Un aneddoto: San Massimiliano Kolbe si ricorda sempre l'aneddoto di sua madre che, in una delle infinite volte che lo rimproverava, gli disse:“Raimonduccio, chissà cosa sarà di te!”. Dopo quell'episodio egli cambiò radicalmente atteggiamento e sua madre, preoccupata, gli chiese cosa gli fosse accaduto. Lui rispose che aveva pregato la Madonna che gli era apparsa con due corone in mano, una rossa per il martirio, una bianca per la purezza. La Madonna gli chiese quale delle due lui volesse e Raimondo rispose di accettarle entrambe.

Parola di Dio: At 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11

 

Vangelo Gv 16, 5-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”. Parola del Signore

 

“E BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA, PERCHÉ SE NON ME NE VADO, NON VERRÀ A VOI IL CONSOLATORE. (Gv. 16,6)

Sono, queste parole, abbastanza misteriose. Proviamo a cercarne una spiegazione. Gesù, durante la sua vita terrena, e stato una “presenza” visibile di Dio. Ma questa Presenza, così utile per noi che siamo esseri corporei e sensibili, era anche allo stesso tempo un limite: a causa della sua umanità, del suo corpo, Gesù era limitato ad un certo tempo e ad un certo luogo. Gesù non poteva fare tutto ciò che avrebbe desiderato fare. E ne aveva coscienza quando ha detto “è bene per voi che io me ne vada”. Mandando il suo Spirito, Gesù ha coscienza di moltiplicare la sua presenza: lo Spirito non ha più alcun limite, può arrivare dappertutto. “O Signore, manda il tuo Spirito e sì rinnoverà la faccia della terra”. Lo Spirito è la presenza “segreta” di Dio... dopo la presenza visibile che è stato Gesù. Ma il “tempo dello Spirito” è anche il “tempo della Chiesa”. E’ la Chiesa, siamo noi, che siamo diventati il corpo di Cristo, la sua “visibilità”... con tutto ciò che comporta, sia di limiti ed imperfezioni.., ma anche con la certezza che lo Spirito è là, con noi, animando sempre il corpo di Cristo.

 

 

MERCOLEDI' 13 MAGGIO: MADONNA DI FATIMA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA SU DI NOI IL TUO SANTO SPIRITO CHE CI AIUTI AD ENTRARE NEL TUO MISTERO.

 

Hanno detto: Quanti delitti commessi semplicemente perché i loro autori non potevano sopportare di aver torto. (Albert Camus)

Saggezza popolare: Quando la radice è tagliata, le foglie se ne vanno.

Un aneddoto: Ognuno è legato a Dio da una corda. Quando commetti una colpa, la corda si spezza. Ma appena ti penti, Dio fa subito un nodo e la corda si accorcia: ti avvicini un poco di più a lui. Così di colpa in colpa, di pentimento in pentimento, di nodo in nodo, ci avviciniamo sempre di più, e si arriva al cuore di Dio! Tutto è grazia...anche i peccati !… (Racconto rabbinico)

Parola di Dio: At 17,15.22_18,1; Sal 148; Gv 16,12-15

 

Vangelo Gv 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Parola del Signore

 

“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI, MA PER IL MOMENTO NON SIETE CAPACI DI PORTARNE IL PESO”. (Gv. 16, 12)

Noi spesso, con mentalità riduttiva, consideriamo fortunati i contemporanei di Gesù perché pensiamo che allora, davanti a qualsiasi difficoltà, problema, interrogativo vitale, bastasse andare da Gesù che aveva la soluzione per ogni cosa.  Gesù afferma chiaramente di non aver detto tutto. Gesù, il Vangelo non sono una ‘summa’ di risposte per ogni problema. Gesù è una persona da conoscere e scoprire ogni giorno ed è proprio in questo camminare quotidiano con Lui che, attraverso il suo Spirito, Egli ci stimola a trovare strade nuove per cercare soluzioni ai problemi della nostra vita e a quelli dei fratelli. Per capire meglio questo, pensiamo ancora una volta a Maria. L’angelo le dice che diventerà Madre di Dio, ma non le dà molte spiegazioni. Maria davanti a Gesù sa, crede che Lui è il Figlio di Dio ma non ha soluzione immediata a quelli che sono i problemi del quotidiano, questa, Lei e Giuseppe la devono cercare ogni giorno, magari anche fidandosi dei “sogni”; davanti a Gesù ritrovato nel tempio, Maria deve fare uno sforzo umano per comprendere le sue parole e le mediterà a lungo nel suo cuore. Però anche se non ci sono tutte le risposte e tutte le indicazioni, lo Spirito del Signore la accompagna, le suggerisce, la stimola a fare ogni giorno quello che Lei ha promesso: compiere la volontà di Dio. Anche per noi, nella nostra vita spesso ci sono più interrogativi che sicurezze, spesso come cittadini di questa umanità siamo interdetti su quali siano le scelte davvero cristiane per un mondo migliore, come genitori sovente non siamo sicuri di dare quello che è giusto ai nostri figli; davanti ad un certo modo di comportarsi del mondo siamo tentati anche noi di trovare le vie più semplici del potere e del successo Gesù non ci ha dato tutte le risposte, ma se noi lasciamo parlare il suo Spirito in noi, se noi guardiamo al suo modo di comportarsi, se ci facciamo aiutare da una coscienza ben formata e dal pensiero più genuino della Chiesa, allora davvero si realizza quello che Gesù ha promesso e cioè che lo Spirito Santo “prenderà del mio e ve lo annunzierà”.

 

 

GIOVEDI' 14 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Mattia;San Michele Garicoits; San Pasquale I, Papa; Santa Maria Mazzarello.

Una scheggia di preghiera:

 

ESSERE  NELLE TUE MANI CI DA' SICUREZZA E CONFORTO.

 

Hanno detto: Le scienze si possono imparare meccanicamente, la saggezza no. (Laurence Sterne)

Saggezza popolare: Con un po' di buon senso si governa il mondo.

Un aneddoto: Padre Pio non ha tenuto il Santo Rosario a riposo. Al contrario, l'ha adoperato giorno e notte, in ogni sorta di lotte contro il nemico. Quando era giovane sacerdote, a S. Giovanni Rotondo, dormiva con i ragazzi del seminario, in un angolo del dormitorio, dietro una tendina. Una notte, uno dei ragazzi sentì un brutto rumore di ferri che si contorcevano e di gemiti soffocanti di P. Pio che supplicava: Madonna mia, aiutami! Al mattino il ragazzo andò al letto di P. Pio e vide i ferri della tendina tutti contorti. Al pomeriggio, durante la ricreazione, i ragazzi chiesero con insistenza a P. Pio il perché di quei ferri contorti e dei gemiti notturni. P. Pio alla fine li accontentò, per insegnare loro la necessità della preghiera e la forza del Rosario contro il nemico. Cosa era successo? Uno dei ragazzi, assalito da tentazione impura, aveva invocato P. Pio, suo Padre Spirituale. Padre Pio si era messo subito in aiuto, recitando il Rosario. Il nemico, vistosi battuto, scaricò la sua rabbia su P. Pio, assalendolo furiosamente.  La forza del Rosario!

Parola di Dio nella festa di San Mattia: At. 1,15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17

 

Vangelo Gv 15, 9-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri". Parola del Signore

 

“QUESTO VI HO DETTO PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 15,11)

In una lettera, una signora affranta da molti e gravi problemi di salute e di famiglia mi scriveva: “Don Franco, Lei parla spesso della gioia. Dice che la gioia è la caratteristica fondamentale del cristianesimo. Forse Lei vivrà in un’ isola beata, ma per chi è quotidianamente oppresso da una salute cagionevole e per chi non vede soluzioni ai propri e ai problemi della propria famiglia che gioia può esserci?

E poi mi pare che anche guardando al mondo in cui viviamo ci siano pochi motivi per gioire...”. Nessuno di noi vive in un’isola felice, anche se facciamo di tutto per costruircela. I Cristiani non sono degli imbecilli o peggio degli ipocriti, che dicono di essere contenti quando le cose per loro e per i fratelli non vanno bene. Quanto sono assurdi e indisponenti coloro che sorridono sempre e non sanno neanche farsi partecipi delle altrui sofferenze!

La gioia che Gesù vuoi darci non è certo il sorriso idiota. Gesù stesso sulla croce non aveva nulla da sorridere!

Però anche sulla croce Gesù credeva che il Padre non lo abbandonava, sapeva di potersi mettere nelle sue mani. La vera gioia non sarà proprio questo?

 

 

VENERDI' 15 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore, San Liberatore; Santa Sofia di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' E' LA TUA CROCE CHE CI SALVA!

 

Hanno detto: È curioso vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto hanno le maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore. (G. Leopardi)

Saggezza popolare: I morti non mordono (prov. Latino)

Un aneddoto: Il Padre Sebastiano Dal Campo, Gesuita, fu condotto schiavo in Africa dai Mori. Nelle sue sofferenze attingeva la forza dal Rosario. Con quanta fede invocava la Regina del Cielo! La Madonna molto gradiva la preghiera del suo figlio prigioniero ed un giorno gli apparve per consolarlo, raccomandandogli d'interessarsi degli altri infelici prigionieri. Anche loro, disse, sono miei figli! Vorrei che ti adoperassi ad istruirli nella fede. Il Sacerdote rispose: Madre, conoscete che non vogliono saperne di Religione! Non scoraggiarti! Se tu insegnerai loro a pregarmi con il Rosario, a poco a poco diverranno pieghevoli. Io stessa ti porterò le corone. Oh, come piace in Paradiso questa preghiera! Dopo sì bella apparizione, Padre Sebastiano Dal Campo provò tanta gioia e forza, la quale crebbe quando la Madonna ritornò per consegnargli molte corone. L'apostolato della recita del Rosario cambiò il cuore degli schiavi. Il Sacerdote fu ricompensato dalla Madonna con molti favori, uno dei quali fu questo: venne preso dalle mani della Vergine e miracolosamente messo in libertà, ricondotto tra i suoi Confratelli. (Da "Maria Regina e Madre di Misericordia" - Don Giuseppe Tomaselli)

Parola di Dio: At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a

 

Vangelo Gv 16, 20-23

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Parola del Signore

 

“VOI PIANGERETE E VI RATTRISTERETE, MA IL MONDO SI RALLEGRERÀ”. (Gv. 16,20)

Davanti alla croce di Gesù ci sono atteggiamenti diversi. C’è il dolore, intenso, compartecipe di sua Madre che vede il proprio Figlio e il Salvatore del mondo, morire. C’è l’ammirazione del centurione che lo porta all’atto di fede: “Costui è veramente il Figlio di Dio”. C’è il pianto accorato delle donne, il dolore pieno di rimorsi e di speranze deluse degli apostoli. E c’è la gioia degli scribi e dei farisei che finalmente pensano di essere riusciti a far fuori colui che dava tanto fastidio, e poi c’è l’indifferenza di tanti che passano, giudicano e non solo non si accorgono di un Dio in croce, ma neanche della sofferenza di un uomo. E oggi, non succede la stessa cosa? C’è tanta gente che vede nella croce il segno della salvezza e chi si beffa della croce, chi la croce vuole abolirla non solo dai tribunali, dalle scuole, dagli ospedali ma soprattutto dal cuore degli uomini. Se, come dice il Signore, la croce di Gesù e le croci degli uomini ci rattristano, non sono però senza speranza, sono il passaggio alla risurrezione che non può che rallegrarci.

 

 

SABATO 16 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

LA GIOIA NON SON LE COSE: SEI TU!

 

Hanno detto: E’ facile sapere contro cosa ti batti, ben più difficile è sapere per cosa ti batti. (Laverty Paul )

Saggezza popolare: Il tempo è il miglior maestro. Purtroppo uccide tutti i suoi allievi. (prov. Latino)

Un aneddoto: «Bambino, mi sapresti dire qual è la via per arrivare ad Ars?», chiese il giovane prete Giovanni Vianney, vicino a giungere a quella località di Francia che gli era stata assegnata come parrocchia. A quei tempi (1818) Ars era un piccolo centro abitato da gente irreligiosa o quanto meno indifferente. Il pastorello (si chiamava Antoine Givre) indicò la giusta direzione, e colui che doveva diventare il santo Curato d'Ars, gli promise: «Tu mi hai indicato la via di Ars, io t'insegnerò la via del cielo». E questo l'umile prete fece per tutta la sua vita: insegnare la via ... Sul luogo di questo incontro, a ricordarlo, nei pressi di Ars sorge un monumento. Quanto alla promessa fatta al ragazzino, essa valse per moltissima altra gente. «Che Dio buono, il buon Dio!», soleva dire il santo curato. «Vale più un'ora di pazienza che una settimana di digiuno. Si fa più fatica ad andare all'inferno che in Paradiso».  La strada del Paradiso Giovanni Vianney la insegnò davvero a molti, perché, pur di spedire le anime in quella direzione, cominciò a pagare di persona. Sembrava che gli abitanti di Ars volessero far di tutto per andare all'inferno e il santo Curato si disse: «Se non mi ascoltano gli uomini, mi rivolgerò al buon Dio». E cominciò a passare gran parte delle sue ore in chiesa, flagellandosi, dimenticandosi di dormire e di mangiare; mangiava quando se ne ricordava, accontentandosi di una o due patate la settimana, tanto che il diavolo, strapazzandolo e picchiandolo, spesso lo chiamava «mangia patate». Ma la lode più grande gliela fece proprio il diavolo : «Ce l'ho con te, curato della malora! Se ci fossero altri tre preti come te, in Francia, io sarei spacciato. Brutto mangiatore di patate, perché non te ne vai? Stavo così bene quando ad Ars non c'eri tu!», gli gridò una notte, comparendogli sotto una forma orribile, spaventosa. Da quella volta lo tormentò quasi tutte le notti. Ma il curato era contento che il «Rampino» lo tormentasse: «Quando il "Rampino" mi tormenta è "buon segno: il giorno dopo qualche grande peccatore viene a confessarsi» .

Parola di Dio: At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28

 

Vangelo Gv 16, 23-28

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”. Parola del Signore

 

“CHIEDETE E OTTERRETE, PERCHÉ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 16,24)

Gesù ci dice che la preghiera può essere la fonte della gioia. Se è vero che non sempre tutte le cose che chiediamo ci vengono date, perché Dio vedendo più lontano di noi, sa ciò che è il nostro vero bene, è anche vero che se la preghiera è un rapportarci con Dio dovrebbe sempre, in ogni caso, essere un rinnovare la certezza che Dio ci ascolta, ci è vicino, ci è Padre. Se io, dunque, parlo con il Padre misericordioso, attraverso suo Figlio che mi ama fino a dare la sua vita per me, nello Spirito che è l’Amore che crea ogni cosa, non posso che essere contento, protetto, amato. Quanto è lontano questo modo di vedere la preghiera, dal nostro abituale intendere quando diciamo: “devo pregare”, “devo andare a Messa”, quasi che la preghiera sia un obbligo oneroso da adempiere. Con un amico ci sto bene insieme. E questo nostro amico è nientemeno che il Dio della vita e della gioia!

 

 

DOMENICA 17 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI VIVO IN MEZZO A NOI.

 

Hanno detto: Solo ascoltando l'altro si inizia un cammino che può portare all'amore, alla comunione. Avviene così tra gli uomini, avviene così anche con Dio: il primo modo di conoscerlo è prestare ascolto alla sua Parola. (Enzo Bianchi)

Saggezza popolare: La confidenza è padrona della maleducazione  (prov. Di Reggio Calabria)

Un aneddoto: Ai tempi di Benedetto XIV, uno dei papi più umoristi, a Roma era morto un famoso strozzino. Quando riferirono che, morendo, quello strozzino aveva lasciato le sue ingenti ricchezze in opere benefiche, il papa commentò, asciutto: «Quel tale non ha fatto altro che restituire al Signore ciò che ha rubato ai signori».

Parola di Dio: At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

(GLI APOSTOLI) PARTIRONO E PREDICARONO DAPPERTUTTO, MENTRE IL SIGNORE OPERAVA INSIEME CON LORO. (Mc. 16,20)

Se io fossi un contemporaneo di Gesù, se fossi uno degli Undici ai quali Gesù, nel giorno dell'Ascensione, ha detto: "Lo Spirito santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essermi miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria e fino all'estremità della terra" (At 1,8), nell'atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrai preso con me? Innanzitutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore e nella bisaccia metterei queste cinque cose: un ciottolo del lago; un ciuffo d'erba del monte; un frustolo di pane, magari di quello avanzato nelle dodici sporte nel giorno del miracolo; una scheggia della croce; un calcinaccio del sepolcro vuoto. E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intensi, non tanto come souvenir della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell'Europa, ma di tutto il mondo: fino agli estremi confini della terra. Ecco, io prenderei queste cose. Ma anche il credente che voglia obbedire al comando missionario di Gesù dovrebbe prendere con sé queste stesse cose. (don Tonino Bello)

 

 

LUNEDI' 18 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MI FIDO E A TE MI AFFIDO.

 

Hanno detto: Posso benissimo sapere molto a proposito della fede, e anche condividere molto questa conoscenza con altri, senza mai compiere il passo decisivo della fede, che implica sempre un abbandono esistenziale a Gesù. (Louf Andrè)

Saggezza popolare: La legge è come il timone, va dove la giri. (prov. Russo)

Un aneddoto: Dal tema di un bambino molto povero del terzo mondo: “Nella mia casa ci sono due stanze, due lettini, una piccola finestra e un gatto bianco. Nella mia casa mangiamo solo alla sera quando il mio babbo torna a casa con un sacchetto pieno di pane e di pesce secco. Nella mia casa siamo tutti poveri, ma il mio babbo ha gli occhi celesti, la mia mamma ha gli occhi celesti, mio fratello ha gli occhi celesti e anche il gatto ha gli occhi celesti. Quando siamo tutti seduti a tavola nella nostra casa sembra che ci sia il cielo.”

Parola di Dio: At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33

 

Vangelo Gv 16, 29-33

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. Parola del Signore

 

“DISSE GESÙ: VOI AVRETE TRIBOLAZIONE NEL MONDO, MA ABBIATE FIDUCIA, IO HO VINTO IL MONDO!”. (Gv. 16,33)

Ci sono modi diversi di mettersi in relazione con Gesù e il suo Vangelo. Un primo modo è quello di pensare che, una volta abbracciata la fede, tutto diventi sicurezza, tutto abbia risposta. Non è così: la fede non esime dalle difficoltà, dai dubbi, dalle prove. Un altro modo è quello di vedere la fede solo come una conquista umana: tutto dipende da me, dalla mia volontà, dalle mie opere e si rischia di dimenticare che “senza di Lui non possiamo niente”. Gesù, molto concretamente, ci mette davanti alla realtà: scegliere Lui, lasciarci illuminare dalla sua parola significa seguirlo. E la sua strada passa attraverso la croce, la prova, l’abbandono dei discepoli e l’apparente abbandono di Dio, ma porta anche alla risurrezione. Quindi, essere cristiani, significa essere odiati da quel mondo che non ha accettato il Cristo, significa incontrare il dubbio delle scelte, non è vivere fin d’ora nella visione beata, ma e camminare nella dura realtà quotidiana con l’unica certezza che è quella che Gesù ha già vinto il mondo e che in virtù di questa vittoria, noi, magari con mani e piedi spellati dal cammino della vita, lo vinceremo.

 

 

MARTEDI' 19 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.

Una scheggia di preghiera:

 

STAR CON TE, GESU', E' PIENEZZA DI VITA.

 

Hanno detto: Se non si concede all'individuo nessuno spazio di libertà, la società non progredisce; se gli si permette di rompere ogni freno, la società perisce. (Thomas Henry Huxley)

Saggezza popolare: Il pericolo non lo si vince mai senza pericolo. (prov. Latino)

Un aneddoto: Un papà aveva passato la cera sulla carrozzeria dell'auto e ora la strofinava accuratamente per renderla splendente. Il figlio undicenne lo aiutava, passando lo straccio sui paraurti. "Vedi, ragazzo mio", diceva il padre, "l'auto è un capitale della famiglia: dobbiamo dedicargli cure, attenzioni e tempo". "Certo, papà". "Ecco, bravo!".

Un momento di silenzio."Allora, io non sono un capitale della famiglia" mormorò piano il figlio. "Perché?".
"Tu non hai mai tempo per me".

Parola di Dio: At 20,17-27; Sal 67; Gv 17,1-11a

 

Vangelo Gv 17, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Parola del Signore

 

“DISSE GESÙ: PADRE, IO TI PREGO PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHÈ SONO TUOI”. (Gv. 17,9)

Nel Vangelo di Giovanni, alla fine dei discorsi di addio che hanno riempito l’Ultima Cena, troviamo che Gesù sente il desiderio di pregare. Proviamo a guardare come prega Gesù per imparare da Lui. Gesù trasforma tutto: sentimenti, desideri, affetto per i discepoli, in preghiera. La preghiera è un rapporto di confidenza con il Padre. Nulla è estraneo alla preghiera. Quando due sposi si vogliono bene si dicono tutto, dalle cose importanti, le decisioni da prendere, fino alle banalità successe nella giornata. Con Dio deve essere la stessa cosa. Saper pregare non è difficile; basta parlare con Dio. A volte non è neanche necessario parlare, basta ascoltare. La nostra preghiera può essere personale o comunitaria, mentale o vocale, spontanea o preordinata, di lode o di richiesta, non importa, basta che ci sia!

 

 

MERCOLEDI' 20 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI ESSERE UN CUOR SOLO E UN'ANIMA SOLA.

 

Hanno detto: Non andare mai a letto arrabbiato. Resta alzato e combatti. (Phyllis Diller)

Saggezza popolare: Il forte può cadere, ma non cedere. (prov. Latino)

Un aneddoto: Quando il Signore mi chiamerà, io gli dirò: Signore, io resto alla porta del paradiso, vi entro quando ho visto entrare l'ultimo dei miei figli. (Padre Pio)

Parola di Dio: At 20,28-38; Sal 67; Gv 17,11b-19

 

Vangelo Gv 17, 11-19

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”. Parola del Signore

 

“PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SIANO UNA COSA SOLA COME NOI”. (Gv. 17,11)

La cosa principale che Gesù ha chiesto nella sua preghiera per noi, proprio prima della sua passione, è che il Padre ci custodisca nell’unità. Per Gesù è estremamente importante che i suoi amici siano uniti. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono talmente uniti da essere Uno, i credenti uniti al Padre nel Figlio e nell’amore dello Spirito devono essere uno con Lui. Come mai, allora, ci sono tante divisioni nella Chiesa?

Come mai, credenti nello stesso Cristo, in suo nome si fanno la guerra?

Come mai nelle nostre comunità cristiane non riusciamo ad andare d’accordo e ci dividiamo in gruppi a volte opposti?

La risposta è evidente: perché non abbiamo ancora fatto unità fino in fondo con Gesù. Se Gesù è morto per tutti e per ciascuno perché io penso che Gesù sia solo dalla mia parte?

Se ho capito che il cristiano è uno che, come Gesù, è a servizio degli altri perché la Chiesa è spesso ancora dominata dal potere, dalle diplomazie, dagli onori?

Certo, le differenze ci sono sia nei caratteri, sia nei doni ricevuti. Gesù non chiede l’uniformità, il perdere la propria personalità, Lui ci ha parlato di doni diversi ma queste differenze non dovrebbero, anziché dividerci, concorrere a costruire il corpo di Cristo in una varietà e ricchezza di elementi?

L’unica cosa con cui il credente non potrà e non dovrà mai fare unità è il mondo. Capiamoci bene, non il mondo delle cose buone che Dio ha creato e messo a disposizione di tutti gli uomini, ma il mondo di ciò che si oppone a Dio. Per questo mondo Gesù dice addirittura di non pregare e chiede a noi di non lasciarci contaminare. Non possiamo far nulla per chi, con l’uso della propria libertà, si chiude volontariamente alla grazia,  ma possiamo invece far molto, appoggiandoci gli uni sugli altri e tutti su Gesù per far crescere la nostra fede. Trovo molto confortante sapere che nella Chiesa ci sono tanti uomini e tante donne che come me fanno fatica nel cammino della  fede, della carità, del perdono; mi aiuta pensare che là dove non arriva la mia preghiera, arriva la preghiera di altri, che anche la mia povera preghiera e la mia povera fede possono essere di sostegno e di aiuto per qualcuno; ed anche i limiti, i peccati presenti nella comunità cristiana, se pur mi dispiacciono, mi dicono la precarietà del cammino e soprattutto mi indicano l’immensa misericordia del Signore.

 

 

GIOVEDI' 21 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI PASSIONE, O SIGNORE, PER TUTTI I MIEI FRATELLI.

 

Hanno detto: Nel Vangelo trovo tutto. Tutto il necessario per la mia anima. Scopro sempre luci nuove, significati nascosti, misteriosi. (S. Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Niente vi è di più nemico di se stessi. (prov. Latino)

Un aneddoto: Un piccolo bruco camminava verso la grande montagna. Incontrò un grillo che gli chiese dove andasse. Senza smettere di camminare, il bruco rispose: "Ieri sera ho fatto un sogno: sognai che ero sulla cima della montagna e da lì potevo guardare tutta la valle. Mi è piaciuto quello che ho visto e così voglio realizzare il mio sogno." Sorpreso, il grillo disse al bruco che si allontanava: "Devi essere pazzo! Come farai ad arrivare fin là, tu, un piccolo bruco?

Per te, una pietra sarà una montagna, una piccola pozzanghera sarà un mare, e qualsiasi ramo sarà una barriera impossibile da oltrepassare." Ma il piccolo bruco era già lontano e non lo sentì nemmeno. I suoi piccoli piedi non smettevano di muoversi. Poi sentì la voce dello scarafaggio: "Dove vai con tanto sforzo?"

Già sudato fradicio, il piccolo bruco rispose: "Ieri sera ho fatto un sogno: sognai che ero sulla cima della montagna e da lì potevo guardare tutta la valle. Mi è piaciuto quello che ho visto e così voglio realizzare il mio sogno." Lo scarafaggio si mise a ridere, e disse: "Ma se neanche io con le mie grandi zampe comincerei un'impresa così difficile! E rimase a ridere del bruco, mentre questi, incurante, continuava la sua strada. E così ugualmente il dialogo fu lo stesso con vari personaggi che il bruco incontrava nel suo cammino: col topo, il ragno, la rana e il fiore. Tutti gli consigliavano di smettere. "Non arriverai mai..!", gli dicevano. Ma il piccolo bruco continuava a camminare, perché dentro di sé sentiva che doveva farlo. Stanco e senza forze, sentendosi sul punto di morire, decise di fermarsi per riposare e costruire, con un ultimo immane sforzo, un posto per dormire quella notte. "Cosi mi sentirò meglio." pensò tra sé. Ma quella notte morì. Per giorni, gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti. Lì c'era l'animale più pazzo del mondo, che aveva costruito la sua tomba come un monumento alla mancanza di buon senso. Lì c'era l'ultimo rifugio di uno che rincorreva un sogno. Giorni dopo, in una mattina di splendido sole, mentre tutti gli animali si riunirono intorno a quello che era diventato un monito per tutti loro, all'improvviso, successe un fatto che lasciò tutti a bocca aperta: quel bocciolo grigiastro cominciò a rompersi e con meraviglia videro spuntare un paio di occhi e due antenne. A poco a poco, videro anche spuntare due bellissime ali dai colori stupendi. Era una farfalla! Nessuno disse niente perché già sapevano cosa avrebbe fatto quella farfalla: sarebbe volata in cima alla montagna a contemplare, da lassù, tutta la valle, e così realizzare il suo sogno, il sogno per il quale era vissuta e s'era sforzata fino a morire ed a rinascere per realizzarlo.

Parola di Dio: At 22,30; 23,6-11; Sal 15; Gv 17,20-26

 

Vangelo Gv 17, 20-26

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Parola del Signore

 

“VOGLIO CHE ANCHE QUELLI CHE MI HAI DATO SIANO CON ME DOVE SONO IO”. (Gv. 17,24)

Il primo ragionamento che facciamo davanti a questa frase di Gesù è consolante per noi: “ Se Gesù vuole che io sia là dove è Lui, desidera che io sia in paradiso”. Ed è vero: Gesù è venuto per donarmi la salvezza e per portarmi con sé nella gloria dell’eternità, “là dove non ci sarà più né pianto né  lutto”. Dobbiamo però fare attenzione, infatti il vero discepolo è sempre là dove è il suo maestro e Gesù dal giorno della sua incarnazione continua ad essere a fianco della nostra umanità. Dove sarà allora Gesù, oggi? Gesù è là dove ogni uomo soffre, Gesù è vicino ad ogni povertà e prigionia umana, Gesù è con colui che soffre ingiustamente perseguitato, è con gli operatori di pace, è con gli affamati, gli assetati, i reclusi, gli ammalati e vicino a loro, questi poveri, insieme a Gesù devono trovare anche me che mi dico seguace del Cristo. Ricordiamoci che nel Vangelo di Giovanni la gloria del Cristo, la sua esaltazione corrispondono soprattutto al momento della croce. Io credente ho allora la certezza che Gesù mi porterà nella sua gloria, ma devo anche avere la stessa passione di Gesù per ogni bisognoso della terra, perché se voglio trovare oggi Gesù, è solo presso di loro che posso incontrarlo. Pensare al paradiso è una cosa bellissima perché è un dono e una certezza che Cristo ci ha meritato, ma non è mai una alienazione dalla realtà perché il nostro stare con Cristo comincia oggi in mezzo a tutte le realtà del nostro mondo.

 

 

VENERDI' 22 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia;Santa Caterina da Genova; Santa Giulia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI UN CUORE MISSIONARIO.

 

Hanno detto: Nel Vangelo trovo tutto. Tutto il necessario per la mia anima. Scopro sempre luci nuove, significati nascosti, misteriosi. (S. Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Il fumo dell'arrosto non riempie la pancia.

Un aneddoto: La scolaresca era in fila davanti alla mostra delle più grandi invenzioni del secolo. La maestra cercava di preparare i bambini a quello che avrebbero visto: “Chi sa dirmi una grande invenzione di oggi che non c'era vent'anni fa?” chiese. “Io, signorina!” affermò convinto un bambino, puntandosi l'indice al petto.

Parola di Dio: At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19

 

Vangelo Gv 21, 15-19

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore

 

“PASCI LE MIE PECORELLE”. (Gv. 21,16)

La missione nel villaggio globale. Ai nostri giorni, il mondo è diventato un villaggio globale. Per i mezzi dell'informazione, delle finanze, delle idee non esistono frontiere. Un evento può essere visto simultaneamente in qualsiasi angolo della terra dove esista un televisore, e, grazie ad internet, puoi intavolare una chat su qualsiasi tema con uomini e donne a migliaia di chilometri di distanza dalla tua abitazione. I cristiani, mediante tutti questi strumenti, entrano in contatto con persone che hanno un'altra visione della vita, che vivono secondo altri modelli di esistenza, che praticano un'altra religione ed accettano altre credenze. Questo fenomeno può suscitare un certo stato di crisi nei cristiani, può perfino farli cadere in un certo relativismo religioso, ma può essere allo stesso modo una stupenda occasione per mettere in pratica, in grandissima scala e con i mezzi più avanzati, la missione universale della Chiesa. Quando mai la Chiesa ha avuto più mezzi per predicare Cristo dai tetti, con le sue numerosissime antenne? Ci troviamo forse davanti alla sfida storica più importante nell'opera missionaria universale della Chiesa. Questa grande missione universale non la portano a compimento pochi missionari in terre non evangelizzate; la può compiere qualsiasi cristiano, tu stesso la puoi portare avanti, da casa tua o dal tuo ufficio. Si vede chiaramente che la missione universale della Chiesa richiede che ogni cristiano sia un uomo convinto della sua fede, e sia preparato per dare ragione di essa a chi glielo chieda: per strada, all'ufficio, o su internet.

 

 

SABATO 23 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TUTTE LE CREATURE, NOI TI LODIAMO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere. (Gandhi)

Saggezza popolare: Dal nulla, nulla. (prov. Latino)

Un aneddoto: Gesù ci insegna a pregare da soli, e a pregare per gli altri. Questo mi fa pensare alla leggenda indiana del vecchio elefante, condannato a portare un anello di ferro che era penetrato nelle sue carni e da cui si sarebbe potuto liberare solo con qualche gesto eroico; il pachiderma incontra un altro animale, piccolo, indifeso e debolissimo; l’aiuta, lotta per lui, espone la sua vita al pericolo di morte per proteggerlo. E in quel momento l’anello che da tanto tempo gli martoriava la zampa, si spezzò da solo e cadde a terra... Qualche volta pregare nella notte per qualcuno, ci aiuta. E le catene si spezzano.

Parola di Dio: At 28,16-20.30-31; Sal 10; Gv. 21,20-25

 

Vangelo Gv 21, 20-25

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore

 

“VI SONO ANCORA MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’ CHE SE FOSSERO SCRITTE NON BASTEREBBE IL MONDO A CONTENERE I LIBRI CHE SI DOVREBBERO SCRIVERE”. (Gv. 21.24)

La conclusione del Vangelo di Giovanni ci ricorda che noi non abbiamo tutte le parole e tutti i fatti della vita di Gesù. Quanto ci piacerebbe saperne di più… Eppure sulla scorta di quanto ci è stato detto e sulla testimonianza della Chiesa che ce lo interpreta possiamo immaginarci con realtà anche cose che superano gli scritti evangelici. Ad esempio spero di non scandalizzare nessuno, ma pensando a Maria in questo mese di maggio mi pare di poter dire che è stata una ragazza non solo profondamente innamorata di Dio, ma anche innamorata di Giuseppe. E’ colei che ha saputo con semplicità coniugare insieme amore divino e amore umano con altrettanta verità e intensità per entrambi. Ed è questo il vero senso della vita di cui ci ha parlato Gesù. Noi spesso crediamo che Dio sia venuto a privarci delle gioie della vita di questa terra per parlarci unicamente di paradiso. Gesù si è incarnato invece proprio per donarci di vivere bene e pienamente i doni di questa terra per arrivare con essi a Dio che ce li ha dati.. Dio non è geloso dei nostri sentimenti. Dio gioisce quando ci vede veramente innamorati delle cose e delle persone. Volete che lui che è l’Amore  non gioisca quando vede uno dei suoi figli innamorato? Certo spesso noi contrabbandiamo per amore solo ciò che magari è infatuazione, passione, desiderio di possesso, sessualità, esasperazione dei sentimenti, ma se siamo onesti, lo sappiamo che quello non è amore. Maria insegnaci ad amare davvero. Facci capire che l’amore vero è sempre santo, perché le sue vampe partono sempre da quell’incendio di amore che è Dio. Aiutaci a capire che l’amore vero è uscire da se stessi, è dare senza chiedere, è desiderare la felicità dell’altro, è saper gioire della gioia dell’altro e saper soffrire della sofferenza altrui. Maria, toglici di dosso, qualunque età abbiamo, la paura di essere ancora e sempre ogni giorno di più innamorati, della vita, della natura, delle persone e di Dio.

 

 

DOMENICA 24 MAGGIO: PENTECOSTE ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO E' VERITA' IN OGNUNO DI NOI.

 

Hanno detto: Un nonnulla ci consola perché un nonnulla basta ad affliggerci. (Blaise Pascal)

Saggezza popolare: Colui che discese da stirpe rustica, rimase sempre un rozzo. (prov. Latino)

Un aneddoto: Si racconta di un uomo che arrivò in una città una fredda mattina d'inverno. Come entrò nell'albergo, notò che ognuno là dentro girava scalzo, incluso il personale e i clienti. Sedutosi al tavolo per la colazione, incuriosito chiese al cameriere: "Perché non avete le scarpe? Non le conoscete?" "Ovvio che conosciamo le scarpe!" replicò il cameriere un po' offeso. "E allora perché non le calzate?" chiese il visitatore. "Ah, questa è una buona domanda - rispose il cameriere - Già! Perché non abbiamo le scarpe?". Dopo colazione il visitatore volle fare un giro per la città, ammantata di neve. Anche per le strade la gente girava scalza. Stupito, chiese a un passante: "Perché non avete le scarpe? Non sapete che vi proteggono i piedi e rendono la vostra vita più confortevole?" Il passante rispose: "Credetemi, signore, noi sappiamo tutto sulle scarpe. Vede quell'edificio? Quella è una fabbrica di scarpe. Siamo così fieri di quella fabbrica che ci riuniamo là dentro una volta alla settimana e l'amministratore ci spiega quanto siano meravigliose e utili le scarpe". "E allora perché non le avete addosso?" insistette il visitatore. "Ah, questa è davvero una domanda interessante - rispose il passante - Già! Perché non abbiamo le scarpe?". Quando si tratta di preghiera, molti cristiani sono come le persone di quella strana città. Sanno tutto sulla preghiera. Credono che essa sia utile. Sanno quante benedizioni e pace sgorghino dalla preghiera. Spesso in chiesa ascoltano anche prediche sull'importanza della preghiera. Ma se si chiede loro: "Perché non preghi di più?" o "Perché non preghi assieme a tuo marito, a tua moglie, ai tuoi figli?" questi cristiani ti rispondono: "Già! è una bella domanda. Perché non lo faccio?"

Parola di Dio: At 2,1-11; Sal 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

 

1^ Lettura At 2, 1-11

Dagli Atti degli Apostoli

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”. Parola di Dio

 

“LA FOLLA RIMASE SBIGOTTITA PERCHE' CIASCUNO LI SENTIVA PARLARE LA PROPRIA LINGUA". (At. 2,8)

La festa di Pentecoste è tutta una serie di doni, infatti lo Spirito di Gesù è amore e quindi donazione. E c’è anche un dono particolare per gli apostoli, quello di parlare in lingue. Ma a proposito di questo penso che la meraviglia degli ascoltatori “cosmopoliti” che si trovavano a Gerusalemme non riguardasse soltanto il fatto di ascoltare un messaggio nel proprio idioma nativo (una specie di “traduzione simultanea”), ma fosse qualcosa di più. Era percepire una parola diversa dalle altre, una parola che veniva da lontano, che provocava una profonda risonanza interiore. Si trattava di una parola che ristabiliva il contatto con Dio, risvegliava qualcosa dentro, accendeva una nostalgia, colmava un desiderio di luce custodito nel cuore. La parola di Dio è “internazionale”, può giungere al cuore di tutti perché ogni cuore, anche il tuo, è fatto da Dio e a Dio può ritornare.

 

 

LUNEDI' 25 MAGGIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SII IL NOSTRO UNICO MODELLO.

 

Hanno detto: Più si giudica, meno si ama. (Honoré de Balzac)

Saggezza popolare: Tutto è amaro per chi ha il fiele in bocca.

Un aneddoto: «Conobbi un bambino il quale, ogni volta che dalla madre era sgridato o contrariato in qualche cosa, diceva: Ah, l’ho capito: la mamma è cattiva» (Giacomo Leopardi).

Parola di Dio: Sir 17,20-28; Sal 31; Mc 10,17-27

 

Vangelo Mc 10, 17-27

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore

 

"MAESTRO BUONO, CHE COSA DEVO FARE PER AVERE LA VITA ETERNA?". (Mc. 10,17)

Sarebbe un po' come dire a Gesù: "Quale ricetta bisogna seguire?"

"Dimmi pure quanti rosari al giorno, quante preghiere, la quantità ben precisa di denaro da dare ai poveri.., in queste cose sono disposto anche con fatica a seguirti a patto di avere l'assicurazione sulla vita eterna". E' il classico uomo che programma tutto, tanto vicino alla mentalità odierna del computer che ragiona esclusivamente in termini di profitto, e guadagno. Non è cattivo quest'uomo. E' un osservante: conosce e applica i comandamenti secondo la legge. Va anche da Gesù a chiedere consiglio.., ma pensa ancora alla vita con la mentalità del mondo degli affari e considera la fede alla stessa stregua. Davanti a Gesù, prima di essere delle persone che "fanno" tante cose, bisogna accettare di "essere come lui", di metterci alla sua sequela perché Lui cambi la nostra vita. Mi diceva un anziano sacerdote: "Prima di chiederti: che cosa devo fare in quella situazione? prova a metterti davanti Gesù, guarda bene a Lui e poi vedrai anche più chiaro per te stesso!"

 

 

MARTEDI' 26 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU GESU' IL NOSTRO PREMIO E LA NOSTRA GIOIA.

 

Hanno detto:

In primo luogo attenderò a santificare me stesso, affinché possa fruttuosamente lavorare alla santificazione e salvezza degli altri. (S. Annibale Maria di Francia)

Saggezza popolare: Chi comincia con la testa nel sacco, finisce con la testa rotta.

Un aneddoto: Indicando il disegno, la maestra gli chiese con un gran sorriso: “Di che cosa sono fatte le stelle?” “Di luce”. Quando fu a casa la mamma che aveva assistito alla scena chiese: “Perché, Andrea?” “Perché la terra è piena di buio”.

Parola di Dio: Sir 35,1-15; Sal 49; Mc 10,28-31

 

Vangelo Mc 10, 28-31

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore

 

“ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10,28)

Pietro nella sua genuinità e nella sua irruenza, dice al Signore: “Qualcuno l’hai trovato che per te ha giocato la sua vita.., quale sarà il nostro premio?”.

Noi cristiani, qualche volta facciamo lo stesso discorso a Gesù: “E’ vero, Signore, che non sono perfetto come il Padre celeste, però ad alcune cose ho rinunciato per seguirti... qual è il premio che mi spetta?”. Gesù potrebbe risponderci con una parola sola: “Ci sono io! non ti basto?”. Gesù invece risponde a Pietro più dettagliatamente: “Ogni cosa a cui hai rinunciato per seguirmi con amore tu la ricevi già ampliata dalla fede, poi sei già con me nella vita eterna anche se per imitarmi devi passare ancora attraverso la tribolazione e la croce”. Se il mio non è un calcolo ma un atto di amore, questo risulta estremamente vero, come è vera la conclusione del Vangelo dove Gesù dice "E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi”. Certo, se guardi il quotidiano i primi, i furbi, i dritti, normalmente se la cavano e continuano a primeggiare! E l'ultimo, continua ad essere sempre il più bastonato. Gesù non è venuto a soppiantare un ordine instaurato dall'egoismo e dal peccato dell'uomo ma è venuto a dirti che per Dio i valori non sono così e che le cose possono cominciare a cambiare anche per te se tu cominci a pensarla come lui. Se cominci a stare con gli ultimi, a farti ultimo insieme a Cristo: stai tranquillo soffrirai, morirai, come Lui non sarai capito, i potenti cercheranno di farti tacere,la tua preghiera diventerà grido, ma proprio per questo avrai gia vinto con Lui.

 

 

MERCOLEDI' 27 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI VIVERE NELLA TUA VOLONTA'.

 

Hanno detto: Tutti i beni mi sono stati donati a partire dal momento in cui non li ho più cercati. (S. Giovanni della Croce)

Saggezza popolare: Non si sta mai tanto bene che non si possa star meglio, né tanto male che non si possa star meglio.

Un aneddoto: Beato Angelico, giovane frate, ritornava una sera al convento, recitando il Rosario. Attraversava la campagna. Gli apparve la Regina del Cielo; tanti Angeli le stavano vicino, cantando ed intrecciando una corona di rose. Il frate interruppe la recita del Rosario per contemplare quella scena di Paradiso. Gli Angeli interruppero pure il canto e lasciarono incompiuta la corona di rose. Sorpreso, il Beato Angelico ripigliò la preghiera e gli Angeli ricominciarono a cantare; ad ogni Ave Maria, una nuova rosa veniva inserita nella corona. Terminato il Rosario, il serto di rose fu presentato dagli Angeli a Maria. Il frate non dimenticò più la visione. Si sforzò di riprodurla in pittura. Trascorse la vita nella preghiera e nel lavoro, lasciando una grande quantità di quadri, rappresentanti la Madonna e gli Angeli. Negli ultimi istanti della vita, mirò a lungo in alto, quasi trasfigurandosi in viso per l'emozione; poi esclamò: La Madonna è molto più bella di quanto io l'abbia dipinta! E spirò.

Parola di Dio: Sir 36,1.2a-5-6.13-19; Sal 78; Mc 10,32-45

 

Vangelo Mc 10, 32-45

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro:"Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Parola del Signore

 

“VOI NON SAPETE CIÒ CHE CHIEDETE!” (Mc. 10,38)

Questa affermazione di Gesù è da tener ben presente nella nostra preghiera. Un giorno, andando a benedire una casa, incontrai un signore che mi disse: “Sono trent'anni che non vengo più in chiesa. Prima credevo, poi quando il Signore mi ha buggerato. Gli dissi: “Come?” Con un senso di risentimento mi rispose: “Nel suo Vangelo non c’è forse scritto: Qualunque cosa chiederete nel mio nome, statene certi l’otterrete?” lo chiesi, e chiesi con fede, e non una cosa stupida ma il dono della salute per un mio carissimo amico ma... niente, il mio amico morì e soffrendo anche molto”. E’ vero! ci sono cose che a noi sembrano buone, e dobbiamo chiederle. Ma il vero bene qual è? Dio sa qual è il vero bene. Allora chiedo, ma devo anche fidarmi che Dio, Padre buono, non può darmi cose cattive. E poi, forse, poco per volta, dovremmo capire che vera preghiera non e vogliamo che tu faccia per noi quanto ti chiediamo” ma “vogliamo fare quanto tu ci chiederai”.

 

 

GIOVEDI' 28 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi:

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SAI, TU VEDI, TU PROVVEDI.

 

Hanno detto: Siccome gli uomini vogliono vivere secondo la loro volontà,dicono che Dio non c'è. (Silvano del monte Athos)

Saggezza popolare: Frequente il nome di amico, ma la fedeltà è rara. (prov. Latino)

Un aneddoto: Quando Gugliemo Marconi celebrò le sue nozze, il papa Pio XI regalò, a lui e alla consorte, una preziosa corona del Rosario. Quando il grande scienziato si trovò sul letto di morte, a chi gli chiese se non avesse messaggio per la sposa assente, rispose: Le direte che tenevo in mano la mia corona e che l’ultimo gesto fu di baciare il Crocifisso

Parola di Dio: Sir 42,15-26; Sal 32; Mc 10,46-52

 

Vangelo Mc 10, 46-52

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli:"Coraggio! Alzati, ti chiama!". Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". E Gesù gli disse: "Và, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Parola del Signore

 

"IL CIECO BUTTÒ VIA IL MANTELLO, BALZÒ IN PIEDI E ANDÒ VICINO A GESÙ". (MC. 10,50)

Gli studiosi discutono se  il mantello c'é l’aveva addosso oppure  gli serviva per accucciarsi sopra e raccogliervi l’elemosina. In ogni caso, il gesto di scaraventarlo via, qualunque fosse l’uso precedente, acquista un rilievo eccezionale. E’ un gesto di grandezza, da signore. Glielo lascia. Lo prenda chi vuole. Quel mantello rappresenta lo spazio in cui l’hanno sistemato, il posto che gli hanno assegnato. Per esigenze di ordine. Tu sei cieco, e cerca di non ingombrare troppo. Stattene lì, tranquillo, ti concediamo di sfruttare la tua infermità per guadagnarti da vivere con le elemosine. Ma in un angolo, ai bordi della strada, devi lasciar libero il cammino. Quello, però, a un tratto balza in piedi e irrompe al centro della strada. E’ l’insurrezione. La libertà ritrovata. Guarisce nell’istante stesso in cui decide di correre verso Gesù. Ecco il miracolo. Rompere lo sbarramento della folla, i cordoni delle abitudini, allineamento delle convenzioni sociali, rifiutare le parti imposte, entrare in scena nel momento non previsto del copione, aprirsi un varco verso Gesù: questo e non altro significa “salvezza”. Il passaggio dallo stare ai margini per spingersi verso il centro , verso la verità del proprio essere, è il momento della grazia. Salutato, festosamente, dallo svolazzare del mantello. Tutto comincia da questo momento.

 

 

VENERDI' 29 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAL VOLER APPARIRE.

 

Hanno detto: La verità ha molti predicatori, ma pochi martiri. (Helvetius)

Saggezza popolare: Dove stringe la scarpa, lo sa chi ce l'ha nei piedi.

Un aneddoto: Un racconto grazioso ha dato origine a uno dei più venerati e frequentati santuari mariani di Francia, quello di Folgoet nella Bretagna. Folgoet, nella lingua di quella regione, significa il "pazzo del bosco". Così era stato chiamato un povero giovane, tardo d'ingegno, ma dal cuore aperto alle cose di Dio e all'amore della Vergine. S'era dato a una vita da eremita internandosi in una fitta foresta. Non conosceva che una sola preghiera, l'Ave Maria, che recitava innumerevoli volte nel giorno. Dopo la morte fu veduto spuntare dal suo sepolcro un giglio sulla cui corolla spiccava a lettere d'oro l'Ave Maria. La fama del prodigio fece sorgere sul luogo un magnifico santuario la cui rinomanza si estese a tutta la Francia e altrove.

Parola di Dio: Sir 44,1.9-13; Sal 149; Mc 11,11-25

 

Vangelo Mc 11, 11-26

Dal vangelo secondo Marco.

Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.  Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!". L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento. Quando venne la sera uscirono dalla città. La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato". Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati". Parola del Signore

 

"SCORGENDO DI LONTANO UN FICO COPERTO DI FOGLIE ANDO' A VEDERE SE VI POTEVA TROVARE DEI FRUTTI". (Mc. 11,13)

Sembra un assurdo: Gesù va a cercare dei fichi quando non è stagione di fichi, come tra poco Gesù cercherà fede e preghiera in un tempio glorioso dove invece troverà solo venditori di oggetti e di parole. Diventa allora evidente il significato della maledizione del fico e della purificazione del tempio. Gesù non vuole foglie, esteriorità. Se c'è solo questo non c'è benedizione ma maledizione. Gesù mi scruta: sta cercando frutti. Non viene a cercare ciò che è "naturale", non attende ciò che è "logico" attendere. Non si accontenta dell'esteriorità, del perbenismo, dell'essere formalmente a posto, vuole trovare dei frutti! Quanta apparenza nella mia vita, quante parole nascondono il vuoto che c'è in me. Fiori e frutti, in casa mia, non devono spuntare solo in primavera  o in estate, ma devono esserci sempre quando tu voglia cercarli. Sfronda pure un po' di fogliame ma porta ancora un po' di pazienza prima di maledirmi.

 

 

SABATO 30 MAGGIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PLASMACI A TUA IMMAGINE.

 

Hanno detto: Il corpo ingrassa e l'anima dimagrisce. Se ci fosse dato di vederla, diremmo che sia già per spirare. (S. Teresa d'Avila)

Saggezza popolare: Se ciascuno conoscesse sé stesso, nessuno si farebbe beffe dell'altro.

Un aneddoto: Il bambino chiese alla mamma: “Secondo te Dio esiste?” “Sì”, “E com'è?”

La donna attirò il figlio a sé, lo abbracciò forte e disse: “Dio è così” “Ho capito”, rispose il bambino.

Parola di Dio: Sir 51,17-27; Sal 18; Mc 11,27-33

 

Vangelo Mc 11, 27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. Allora diedero a Gesù questa risposta:"Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose". Parola del Signore

 

“I SOMMI SACERDOTI, GLI SCRIBI, GLI ANZIANI GLI DISSERO: CON QUALE AUTORITÀ FAI QUESTE COSE?”. (Mc. 11,27-28)

La domanda vien fatta a Gesù da gente preoccupata, si dell’integrità della fede ebraica, ma anche preoccupata da veder scalzate le proprie posizioni di potere religioso, di tradizioni e abitudini consolidate. Per noi cristiani la domanda è capziosa perché ben sappiamo chi è Gesù e siamo anche contenti di proclamare la nostra fede in Lui. Per noi il problema è invece quello di passare dalla fede proclamata alla fede vissuta. Noi riconosciamo l’autorità di Gesù ma poi spesso ne sfuggiamo le esigenze. La parola di Gesù svela e giudica i segreti dei cuori, anche dei nostri cuori. Dovremmo smettere di difenderci da Lui e invece lasciarci plasmare da Lui. Gesù rimane il maestro che ci prende per mano: anche il suo giudizio è per la nostra conversione.

 

 

DOMENICA 31 MAGGIO: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA' ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO.

 

Hanno detto: Chi dà soltanto consigli non rischia nulla.

Saggezza popolare: Quando si ama tutto diventa facile. (Chiara Lubich)

Un aneddoto: Nella vita di S. Giuseppe Cafasso, chiamato "il prete della forca", perché confessava e accompagnava al luogo del supplizio i condannati a morte, si narra questo fatto. Carlo Demichelis doveva essere giustiziato. Furono vani tutti i tentativi per accostarlo alla Confessione e a Dio. Il "prete della forca" però lo accompagnò ugualmente con amabilità, stando con lui sulla fatale carretta. Passando davanti ad un'edicola della Madonna, che il condannato da tempo conosceva, Don Cafasso gli fece cenno di guardarla. Il cuore del povero uomo fu allora pervaso da mille dolci sentimenti: si ricordò di sua madre, delle preghiere che gli aveva insegnato; si ricordò d'essere passato tante volte davanti a quella Madonna si ricordò di Dio. Si pentì amaramente dei suoi delitti; li confessò tutti a don Cafasso; si riconciliò completamente con Dio e, come riparazione del male compiuto in vita, accettò serenamente la terribile sorte. Il "prete della forca", dopo aver assistito fino alla fine e benedetto questo uomo suo "amico", disse: Grazie, o Madonna! Per tua intercessione, anche questo tuo figlio è salvo per sempre.

Parola di Dio: Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20

 

Vangelo Mt 28, 16-20

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Parola del Signore

 

“AMMAESTRATE TUTTE LE NAZIONI BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE, E DEL FIGLIO, E DELLO SPIRITO SANTO”. (Mt. 28,18)

Gesù con la sua venuta ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso: Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Cioè: Dio non è il solitario perfetto, l'incommensurabile, ma solitario Motore Immobile (sommo egoista bastante a se stesso?). No: Dio è festa, famiglia, comunione, danza, relazione, dono. Dio è tre persone che si amano talmente, che se la intendono così bene che noi - da fuori - vediamo uno. Abbiamo una così triste opinione di Dio! No, la Scrittura ci annuncia che Dio è una festa ben riuscita, una comunione perfetta. Un po' come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli che si vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola. Che bello! Vedere realizzato in Dio ciò che noi sempre desideriamo! Tre persone che non si confondono, che non si annullano in un'indefinita energia cosmica, ma che, nella loro specificità, operano con intesa assoluta. Riusciamo addirittura a delineare l'opera, il lavoro di ognuno, il "carattere specifico" di ogni persona: riconosciamo l'impronta del Padre nella Creazione, nello stupore della natura; riconosciamo l'agire del Figlio nella sua volontà di salvezza dell'uomo; riconosciamo il “soffio” dello Spirito che accompagna, porta a compimento e santifica l'umanità pellegrina. Ma andiamo oltre: noi, come ci ricorda la Bibbia, siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Quindi  abbiamo la stessa struttura, gli stessi desideri di Dio. Adesso capisco un sacco di cose! Capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: è contro la mia natura! Capisco perché quando amo, quando sono in compagnia, quando riesco ad accogliere e ad essere accolto sto così bene: realizzo la mia vocazione di comunione! Se allora noi ragioniamo da egocentrici rischiamo di prendere delle terribili cantonate. Se su una cosa dobbiamo investire, è proprio nella fatica dello stare insieme, nella relazione, perché tutto il resto sarebbe tempo perso. La festa della Trinità, allora, è la festa del mio destino, è lo specchio della mia attitudine profonda, è il segreto della mia felicità. E a questa comunione siamo invitati come singoli e come comunità cristiana. E' alla Trinità che dobbiamo guardare nel progetto di costruzione delle nostre comunità: la Chiesa (quella sognata da Dio, intendo, non lo sgorbio presente nelle nostre menti fatto di rigidezze e sovrastrutture) dovrebbe essere la manifestazione della Trinità nel mondo d'oggi. Guardando alla Chiesa l'uomo dovrebbe accorgersi di essere capace di comunione. Uniti nella diversità, nel rispetto l'uno dell'altro, nell'amore semplice, concreto, benevolo, cerchiamo di far diventare il nostro essere Chiesa splendore di questo inatteso Dio di comunione.

     
     

 

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