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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

APRILE 2015

 

MERCOLEDI' 1 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LIBERACI DALL'ESSERE TRADITORI.

 

Hanno detto: Quando si è fatta la scelta dei poveri, si è sempre sicuri, doppiamente sicuri, di aver fatto una buona scelta. Si è scelto come Gesù e si è scelto Gesù. (Henry de Lubac)

Saggezza popolare: L'uccello vola vola, ma torna sempre a terra. (prov. del Senegal)

Un aneddoto: Due fratelli, uno di cinque anni e l'altro di dieci, vestiti di stracci, continuavano a chiedere un po' di cibo per le case della strada che circondava la collina. Erano affamati, ma non riuscirono ad ottenere niente, i loro tentativi frustanti li rattristavano. Finalmente, una signora diede loro una bottiglia di latte. Che festa per i due bambini!  Allora si sedettero sul marciapiede, e il più piccolo disse a quello di dieci anni: "Tu sei il maggiore, bevi per primo...", e lo guardava coi suoi denti bianchi, con la bocca mezza aperta. Il grande si portò la bottiglia alla bocca e, facendo finta di bere, stringeva le labbra per non far entrare nemmeno una sola goccia di latte. Poi passò la bottiglia al fratellino che, dando un sorso, esclamò: "Com'è saporito!". Poi fu di nuovo il turno del maggiore. Anche questa volta si portò la bottiglia alla bocca, ormai già quasi mezza vuota, ma non bevve niente. E fecero così finché il latte non finì. A quel punto il fratello maggiore, benché con lo stomaco vuoto ma col cuore traboccante di gioia, cominciò a cantare e a danzare. Saltava con la semplicità di chi non fa niente di straordinario, o ancora meglio, con la semplicità di chi è abituato a fare cose straordinarie senza dargli importanza. Noi che viviamo in un mondo di agiatezze, possiamo imparare una grande lezione da quel ragazzo: "Chi dà è più felice di chi riceve".

Parola di Dio: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“QUANTO MI VOLETE DARE PERCHE' IO VE LO CONSEGNI?”. E QUELLI FISSARONO TRENTA MONETE D’ARGENTO. (Mt. 26,15)

Trenta monete, ben poca cosa vale la vita di un uomo. Poche migliaia di lire per una mina antiuomo, e un bambino che gioca salta in aria. Poche migliaia di lire per guarire un lebbroso, e migliaia di lebbrosi, all’inizio del terzo millennio muoiono di questa malattia. Per quanto poco, anche oggi, si può vendere un uomo, una vita, una speranza. Gesù è stato tradito e venduto per il valore di uno schiavo. Ma Gesù, il Figlio di Dio sì è consegnato nelle nostre mani, schiavo d’amore. Trenta denari erano la paga di un pastore e Gesù, il Buon Pastore, per trenta denari, dà la vita per le sue pecorelle. Per poco denaro oggi si vendono i genitori anziani, per pochi denari si feriscono le amicizie, per denaro si vende il proprio corpo e la propria dignità. Tu, Gesù, l’hai detto: “non si può servire Dio e il denaro”. Aiutami a non vendere la mia anima per pochi denari, a non vendere Te per denaro, a non vendere nessuno per quel denaro che tanto alletta ma che alla fin fine non ci porteremo nella tomba.

 

 

GIOVEDI' SANTO 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TI SEI DONATO NEL PANE MENTRE CONOSCEVI IL NOSTRO PECCATO.

 

Hanno detto:

Se siete stati nutriti da Dio nella preghiera, dovreste essere in grado di dare l'olio della tenerezza e il vino della compassione a tutti quelli che incontrate. (Catherine d'Hueck)

Saggezza popolare: "Meglio passare una notte con la collera che con il rimorso". (prov. Tuareg)

Un aneddoto: "Ma Gesù è morto o vivo?", chiese la piccola Lucia alla nonna. A dire il vero, era un po' che le frullava in testa questa domanda, il parroco era arrivato alla scuola materna e aveva spiegato a lungo che Gesù era stato crocifisso e sepolto. La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, andò ad aprire il vangelo, le lesse alcuni fatti: le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato e avevano trovato il sepolcro vuoto! E proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo! E' risorto, è glorificato dal Padre che non l'ha lasciato nella tomba! E Lucia era piena di gioia. Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. C'era in mezzo all'altare un prete e tra i banchi poca gente, un po' triste e un po' annoiata. Anche le canzoni che una donna dal primo banco intonava erano basse, lente, cantate da pochi e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, disse alla nonna: "Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?".

Parola di Dio: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“SAPENDO CHE ERA GIUNTA LA SUA ORA DI PASSARE DA QUESTO MONDO AL PADRE, DOPO AVER AMATO I SUOI CHE ERANO NEL MONDO, LI AMO' SINO ALLA FINE”. (Gv. 13,1)

Gesù, in questi giorni contempliamo la tua Pasqua. Tutto per Te comincia di qui. Tu vuoi fare la volontà di tuo Padre: come uomo e come Dio vuoi amare come Lui! E questo amore ti spinge ad amarci fino all’estremo: Tu Dio Creatore ti fai schiavo per la tua creatura, Tu, Signore, lavi i piedi sporchi di noi poveri peccatori; Tu, servo di Dio, usi il grembiule della donna di casa per servirci. Ti fai tutto a tutti: spezzi il tuo corpo per noi, “ti fai mangiare” da noi. Sei un Dio affamato di amore: l’unica cosa che desideri da noi è che accogliamo il tuo amore e da te impariamo ad amare. Tutto quello che succederà dopo è già qui: la tua passione, la tua morte, la tua risurrezione hanno senso perché sono per lavarci i piedi, le mani, il cuore. Grazie, Gesù! Fa’ che non vada perso tutto questo tuo amore. Fa’ che, colpiti e coinvolti dal tuo amore, impariamo anche noi la strada del servizio e della donazione, e con Te possiamo fare il “passaggio” dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore vero.

 

 

VENERDI' SANTO 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

CROCE DI GESU', ALBERO DELLA VITA, SALVACI!

 

Hanno detto: I torti e le ragioni costituiscono un intreccio complesso e inestricabile, che solo il perdono può risolvere. (Bruno Maggioni)

Saggezza popolare: Mai corno di lepre e pelo di tartaruga.

Un aneddoto: Una volta, un uomo chiese a Dio: un fiore e una farfalla. Ma Dio gli diede un cactus e una larva. L'uomo era triste poiché non capiva cosa aveva sbagliato nella richiesta. Allora pensò: con tanta gente che aspetta.... e decise di non domandare niente. Passato qualche tempo, l'uomo verificò la richiesta che era stata dimenticata. Con sua sorpresa, dallo spinoso e brutto cactus, era nato il più bel fiore. E la orribile larva si era trasformata in una bellissima farfalla. Dio agisce sempre giustamente. Il suo cammino è migliore, anche se ai tuoi occhi appare tutto sbagliato. Se hai chiesto a Dio una cosa e ne hai ricevuto un'altra, abbi fiducia. Abbi la certezza che egli dà sempre quello di cui hai bisogno, al momento giusto. Non sempre quello che desideri è quello che necessiti. Siccome egli non sbaglia mai la consegna delle tue richieste, vai avanti senza mormorare o dubitare. La spina di oggi sarà il fiore di domani!

Parola di Dio: Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“ESSI  ALLORA PRESERO GESU' ED EGLI, PORTANDO LA CROCE, SI AVVIO' VERSO IL LUOGO DEL CRANIO”. (Gv. 19,17)

Mi ha sempre stupito quella legge ingiusta che, oltre a condannare a morte costringeva il condannato anche a portarsi il legno del patibolo fino al luogo dell‘esecuzione. Ma anche in questo Gesù ci è di esempio: la croce non è solo il momento finale: è anche il cammino della vita: “Se qualcuno mi vuol seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. (Mt. 8,34). La croce non è un “optional” è il quotidiano per chi vuol essere cristiano. E se è vero ed anche giusto che uno le croci non se le deve andare a cercare, è altrettanto vero che esse ti piombano sulle spalle o sono la conseguenza di certe scelte. Convincimi, o Signore, che la salvezza non è fuggire la croce, che non è possibile seguirti al Calvario da turista, da osservatore. E’ un mistero, non lo capisco, ma se tu lo hai accettato, e io mi fido di te, non posso tirarmi indietro.

 

 

SABATO SANTO 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

LA VITA VINCE LA MORTE?

 

Hanno detto: Perché arrabbiarti, se arrabbiandoti offendi Dio, molesti il prossimo, passi tu stesso un brutto quarto d'ora... e alla fine non ti resta che calmarti? (Escrivà deBalaguer)

Saggezza popolare: Scusarsi non significa sempre che tu hai sbagliato e l'altro ha ragione.

Significa semplicemente che tieni più a quella relazione che al tuo orgoglio.

Un aneddoto: Stavo rimpiangendo il passato e temendo il futuro. Improvvisamente il mio Signore parlò: "Il mio nome è Io sono". Dio fece una pausa. Attesi. Dio continuò:

Quando vivi nel passato con i tuoi errori e rimpianti, è duro. Io non sono lì. Il mio nome non è Io ero.

Quando vivi nel futuro con i tuoi problemi e timori, è duro. Io non sono lì. Il mio nome non è Io sarò.

Quando vivi in questo momento non è duro. Io sono qui. Il mio nome è Io sono.

 

Sabato santo: giorno della sepoltura di Dio. Non è questo in maniera impressionante il nostro giorno?

Non comincia il nostro secolo ad essere un grande sabato santo, giorno dell'assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto aleggiante nel cuore che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano, pieni di vergogna e di angoscia, al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro?

«Disceso all'inferno» - questa confessione del Sabato santo - sta a significare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra condizione di solitudine. Questo sta a significare però che anche nella notte estrema, nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce, la solitudine insuperabile dell'uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa. L'inferno è stato vinto dal momento in cui l'amore è anche entrato nella regione della morte e la 'terra di nessuno' della solitudine è stata abitata da lui. (J. Ratzinger, in J. RATZINGER - W. CONGDON, Il Sabato della storia, Milano 1998, 43-46, passim).

 

 

DOMENICA 5 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO E' IL GIORNO CHE HA FATTO IL SIGNORE, RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO!

 

Hanno detto: Quando la vita è dolce, ringrazia e festeggia. E quando la vita è amara, ringrazia e cresci. (Shauna Niequist)

Saggezza popolare: Se capisci, le cose sono così come sono. Se non capisci, le cose sono così come sono.

Un aneddoto: Un giorno un uomo si recò da un vecchio saggio per chiedergli consiglio. Disse che non amava più la sua sposa e che pensava di separarsi da lei. Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi, e disse solamente una parola: "Amala" e tacque. "Ma io non provo più nulla per lei". "Amala", ripeté il saggio. Di fronte allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio, il vecchio saggio aggiunse: "Amare è una decisione, non solo un sentimento, amare è dedicarsi ed offrirsi, amare è un verbo e il frutto di questa azione è l'amore. L'amore è simile al lavoro di un giardiniere: egli strappa ciò che fa male, prepara il terreno, coltiva, innaffia e cura con pazienza. Affronta periodi di siccità, grandine, temporale, alluvione, ma non abbandona mai il suo giardino. Ama la tua compagna, accettala, valorizzala, rispettala, dalle affetto e tenerezza, ammirala e comprendila.

Questo è tutto; amala".

Parola di Dio: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6-8; Gv 20,1-9 (sera: Lc 24,13-35)

 

Vangelo Gv 20, 1-9

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!”. Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Parola del Signore

 

“MARIA MADDALENA CORSE E ANDO’ DA SIMON PIETRO E DALL’ALTRO DISCEPOLO, QUELLO CHE GESU’ AMAVA”. (Gv. 20,2)

E’ una definizione bella e audace quella che Giovanni usa per definire se stesso: “Colui che Gesù amava”, infatti noi sappiamo che Gesù ama tutti indistintamente. Ma Giovanni si era accorto con meraviglia e gioia di una cosa: Gesù che ama tutti ha un amore particolare per ciascuno. Le scelte di Dio sono misteriose e incomprensibili. Ogni uomo riceve una vocazione unica... Pietro ha ricevuto il primato tra i Dodici, Giovanni ha ricevuto la vocazione di essere “colui che Gesù amava”. Entrambi questi ruoli hanno significato all’interno della Chiesa. E’ necessario che ci sia il ruolo della guida e il ruolo dell’animazione interiore. E’ necessario correre insieme, come ci vien detto nel Vangelo di oggi, anche se uno corre più forte dell’altro, ma è anche necessario sapersi aspettare. Anche tu hai dei doni particolari: è il modo di Gesù di parlarti, ed essi sono il modo con cui tu puoi rispondere a Lui. I doni che tu hai, però, non sono per farti superiore agli altri, sono per il bene comune. Hai mai pensato di chiederti quale sia la tua vocazione, cioè quali sono i modi specifici con cui Dio ti ama? Se Dio ti ama così particolarmente, sai mettere a servizio degli altri ciò che Dio ti ha dato?

 

 

LUNEDI' 6 APRILE: OTTAVA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI AMI, SIGNORE DI UN AMORE PERSONALE.

 

Hanno detto: Dio chino sulla creatura che sale fino a lui si affatica con tutte le sue forze per renderla felice e illuminarla. Come una madre egli scruta la sua creatura. Anche se i miei occhi non sanno ancora percepirlo. Non è forse necessaria tutta la durata dei secoli perché il nostro sguardo si apra alla luce? (Theillard de Chardin)

Saggezza popolare: "Giusto" e "sbagliato" sono solo pastoie per asini.

Un aneddoto: E' come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati e così egli appare davanti al re; ha forse bisogno di dire cosa desidera? Così sta il fedele davanti a Dio, egli stesso è una preghiera.

Parola di Dio: At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“CON TIMORE E CON GIOIA GRANDE LE DONNE CORSERO A DARE L'ANNUNCIO AI SUOI DISCEPOLI. (Mt. 28,8)

Timore, gioia e corsa sono gli elementi fondamentali delle esperienze primitive della risurrezione. Timore stupore perché ci si trova davanti ad un avvenimento straordinario, sconvolgente. Anche se preannunciata la risurrezione di Cristo aveva cozzato contro la croce, la morte, il tradimento; ora nel suo manifestarsi propone la grandezza del Dio e l’essere deboli degli uomini. Gioia nel vedersi ridonato Gesù, nel sentir rinascere la speranza, nel poter continuare con Lui l’Avventura. E corsa perché la gioia mette le ali ai piedi, è contagiosa, riempie il cuore fino a farlo traboccare. Chissà se a noi la risurrezione di Cristo fa lo stesso effetto, oppure ci passa sulla testa come cosa risaputa, sedimentata nell‘abitudine religiosa? Ma se Cristo è risorto... Lui ci ama... si apre il futuro.., la croce e la morte possono essere vinte.., altri aspettano questa buona notizia.

 

 

MARTEDI' 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO NOME E' SULLE TUE LABBRA.

 

Hanno detto: I pensieri sono perle false finché non si trasformano in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo. (Gandhi)

Saggezza popolare: Ben fatto per forza non vale niente. (prov. Ligure)

Un aneddoto: Un giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura ad un uomo povero. L'uomo povero gli sorrise e se ne andò col cesto, poi lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi. Ritornò dall'uomo ricco e glielo diede. L'uomo ricco si stupì e gli disse: "Perché mi hai donato fiori bellissimi se io ti ho dato la spazzatura?". E l'uomo povero disse: "Ogni persona dà ciò che ha nel cuore".

Parola di Dio: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“MARIA STAVA ALL’ESTERNO DEL SEPOLCRO E PIANGEVA”. (Gv. 20,11)

Davanti alle lacrime ci sono atteggiamenti diversi, da chi dice che l’uomo non deve mai piangere per dimostrare di non essere debole e chi come Hernest Hello dice: “Sulla terra ci sono uomini che considerano le lacrime come cosa indegna di loro. E non sanno che essi sono indegni delle lacrime”. Davanti alla tomba di Cristo Maddalena esprime i suoi sentimenti con le lacrime: piange la morte del suo maestro, piange la sua paura e la codardia degli apostoli, piange perché non ha trovato neppure più il corpo amato del Maestro e pensa ad un segno di disprezzo anche dopo la morte. E fin qui le sue lacrime dicono il suo amore per Gesù. Ma le lacrime di Maddalena possono anche essere un ostacolo per la sua fede, infatti esse nascondono la non speranza della risurrezione, esse impediscono di vedere i segni della risurrezione imminente e le impediscono di vedere lo stesso Risorto. Io credo che se noi, come scriveva Evagrio Pontico, dovremmo pregare per ottenere il dono delle lacrime per sciogliere la durezza del nostro cuore, dovremmo anche chiedere al Signore che le lacrime non ci tarpino le ali. Se è giusto che un cristiano pianga la morte dei suoi cari, che quelle lacrime non diventino disperazione. Se è giusto piangere per i propri peccati che quelle lacrime non diventino solo un piangersi addosso senza speranza di emendarsi e di essere perdonati. Se piangiamo davanti alla croce di Cristo e degli uomini, che quelle lacrime non ci impediscano di alzarci e di cominciare a portare qualche croce per alleggerire le spalle dei fratelli.

 

 

MERCOLEDI' 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

NON SMETTERE MAI DI CAMMINARE CON NOI, SIGNORE: PERDEREMMO LA STRADA.

 

Hanno detto: Al termine di una vita passata nella santità, come al termine di una vita di delitti, la modalità per entrare in paradiso è una sola: Signore, abbi pietà di me, perché sono un peccatore. (Arturo Paoli)

Saggezza popolare:

Nella più affollata strada del centro la casa del povero è sempre solitaria; nel più desolato picco della montagna la casa del ricco è sempre piena di amici.

Un aneddoto: Un re persiano viveva da dissoluto e si lasciava trasportare dai piaceri che venivano continuamente offerti a lui dai suoi cortigiani. Un giorno, tutto contento canterellava: “Ho goduto dell’istante passato ed ora comincio a godere del prossimo. Sono contento e ne la paura né le inquietudini vengono mai a turbarmi.”: Un povero seduto sotto le finestre della sala lo intese e disse a gran voce: “Se non hai inquietudine alcuna per la tua sorte, ne hai per la nostra?”. Il re fu toccato da quelle parole e fece dare al povero una considerevole somma. Poi si vergognò delle proprie scelte e prese in mano il governo del regno e tutti ne ebbero un grande giovamento. Intanto il povero da lui arricchito si era dato a vita licenziosa. Ma la cosa non durò molto ed un giorno se lo vide davanti, coperto di cenci a chiedergli l’elemosina. Il re, amareggiato, disse ad un suo saggio: Io l’ho beneficiato ma le ricchezze l’hanno corrotto”. “E’ vero -  disse il saggio – perché voi avete dato alla povertà quello che sarebbe spettato al lavoro”.

Parola di Dio: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DISCEPOLI ERANO IN CAMMINO VERSO UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS”. (Lc. 24,13)

Anche nella nostra vita ci sono strade che vanno da Gerusalemme ad Emmaus, cioè ci sono momenti in cui prevale la delusione, lo scoraggiamento. Vorremmo abbandonare tutto, andarcene lontano. Intanto: a che cosa valgono i miei sforzi se non cambia nulla nella mia famiglia? Intanto: ho pregato, ho chiesto, ma quale è stato il risultato? Intanto: ho sperato, ho creduto e... a che cosa è servito?

Spero su quella strada di incontrare quello strano pellegrino che non sembra saper niente, che con le sue domande, i suoi rimproveri, il suo rileggere la storia alla luce di Dio, ci fa “ardere il cuore”. Spero di incontrarlo in quei momenti e di non avere il cuore talmente indurito da potergli almeno fare l’invito: “Resta con me perché non solo si fa sera ma c’è notte nel cuore”, al resto penserà Lui e allora si scoprirà anche la strada che da Emmaus riporta a Gerusalemme.

 

 

GIOVEDI' 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

PORTA, SIGNORE, LA TUA PACE.

 

Hanno detto: Il bene che gli uomini possono fare da soli è ben poco in confronto a quello che possono fare uniti.(Benjamin Franklin)

Saggezza popolare: Il pidocchio non ha faccia, e però sta saldo

Un aneddoto: Abbà, spiegaci perché noi mangiamo e tu che stai per morire ridi?. "Rido perché voi temete la morte, rido una seconda volta perché non siete pronti e rido una terza volta perché lascio il dolore per la pace". Subito dopo queste parole si addormentò.

Parola di Dio: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“MENTRE ESSI PARLAVANO DI QUESTE COSE, GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO”. (Lc. 24,36)

Gli apostoli si ritrovano insieme la sera di Pasqua. Niente di strano se si sono chiusi in casa, prigionieri della paura. Ma Cristo è risorto, ha spaccato la pietra del sepolcro e spacca ora il catenaccio della porta e spacca la diffidenza e l’incredulità. Apparendo agli apostoli Gesù parla il linguaggio dell’amicizia, della fiducia, della speranza, della gioia. Credo di poter leggere nell’animo incatenato degli apostoli certi nostri incatenamenti che distruggono la nostra individualità e la nostra libertà. Ho paura a essere diverso dagli altri, a non dire parolacce come gli altri, a non fare le cretinaggini che fanno tutti; ho paura di pensare con la mia testa e mi adeguo al pensiero in voga. E ciò facendo, mi chiudo in un appiattimento che deturpa e avvilisce la mia dignità di persona. La vittoria di Cristo sulla morte è la vittoria della libertà sulla schiavitù, è la vittoria della mia dignità contro coloro che cercano di plagiare il mio cervello. Cristo oggi ci dice: “Siate voi stessi, vivete la libertà della vostra individualità, spalancate il cuore alla fantasia della speranza; ricominciate a pensare e a vivere da persone e non da numeri”. Il primo effetto della Pasqua è il crollo dell’individualismo, è lo sfondamento della porta chiusa, è la nascita della comunità che scopre di avere “un cuore solo e un’anima sola”. Ed è questo il cambiamento pasquale: il mondo cambia grazie alla forza della fede di coloro che sanno inginocchiarsi solo davanti a Cristo, fieri della riconquistata libertà che fa nobile e preziosa la vita.

 

 

VENERDI' 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI PERSEVERANZA NEL SEGUIRTI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Un bambino può insegnare sempre tre cose a un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualcosa e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera. (Paulo Coehlo)

Saggezza popolare: La morte non prende mai il saggio di sorpresa. Egli è sempre pronto ad andare.

Un aneddoto: I fratelli dissero ad abba Agathon che stava morendo: "Non hai fiducia nelle opere che hai compiuto secondo la volontà di Dio?". Il vecchio rispose: "Mi sentirò sicuro solo quando avrò incontrato Dio". E aggiunse: "Fatemi la carità, non parlatemi più perché non ho tempo". E morì nella gioia. Lo videro partire come uno che saluta gli amici più cari.

Parola di Dio: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21 1-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

“DISSE LORO SIMON PIETRO: IO VADO A PESCARE. GLI DISSERO: VENIAMO ANCHE NOI CON TE”. (Gv. 21,3)

L’inizio del Vangelo di oggi è una delle pagine tra le più deludenti del Vangelo. Gli apostoli che anche grazie ad una pesca miracolosa, tre anni prima avevano lasciato le reti per iniziare un viaggio avventuroso con Gesù, ora, pur avendo già incontrato Gesù risorto, non sanno che cosa fare e tornano al vecchio mestiere. Sembra che tutto sia finito: “Sì, lui è risorto, ma noi cosa ci stiamo a fare?” Ed è proprio di nuovo sulle rive del lago, nell’ora della loro più grande delusione che Gesù li aspetta, che Gesù rinnova la pesca miracolosa, che Gesù si fa cuoco per loro, che Gesù chiede solo amore al peccatore Pietro e lo conferma a capo di una chiesa di peccatori perdonati. “Noi che ci stiamo a fare?” Siamo lì per ricevere il dono, il perdono, la gioia, il rinnovato incarico. E insieme a quegli apostoli ci siamo anche noi: la rete piena è allusione alla Chiesa, i centocinquantatré pesci, secondo san Girolamo, indicano  tutte le specie di pesci conosciute in quell’epoca, dicono che nella Chiesa c’è posto per tutti coloro che si lasciano raggiungere dal Risorto, guidati e confermati nella fede dal pescatore Pietro: fratello che seppe piangere la propria fragilità e incontrò la tenerezza di Dio. Sì, ora Pietro è capace di essere vero discepolo e grande apostolo della Chiesa a lui affidata.

 

 

SABATO 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SEI TU IL CROCIFISSO RISORTO.

 

Hanno detto: Quando pronunciate la vostra preghiera, cercate di fare in modo che esca dal cuore. Nel suo vero senso, la preghiera non è altro che un sospiro del cuore verso Dio; quando manca questo slancio, non si può parlare di preghiera. (Teofane il Recluso)

Saggezza popolare: E nulla ogni fortuna, ogni desio, se non comincia e non finisce in Dio.

Un aneddoto: Chi è un ottimista? Colui il quale, essendosi accorto che il gatto di casa gli ha divorato in due bocconi una pernice appena ricevuta in regalo, non si perde d'animo e mettendo il gatto in pentola si accontenta di mangiare lepre.

Parola di Dio: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“RISUSCITATO IL MATTINO DEL PRIMO GIORNO…”. (Mc. 16,9)

Marco, a differenza degli altri evangelisti, non si dilunga sui racconti della resurrezione, né li approfondisce. E sentiamo, in queste parole, lo schema della sintesi, quasi del riassunto. La fede nella risurrezione non è una scoperta umana, ma il prodotto di un annuncio fatto a noi da Dio mediante angeli e soprattutto attraverso l’incontro diretto, visibile e palpabile con il Cristo risorto. La risurrezione di Cristo (e la nostra futura risurrezione) è corporea, come lo fu anche la sua morte. La prova è il sepolcro vuoto, testimoniata da tutti e quattro i vangeli, ma soprattutto l’incontro con il Risorto, che non è un fantasma, ma ha carne e ossa, come hanno potuto constatare i discepoli, e che mangia davanti a loro una porzione di pesce arrostito. Gesù, il Nazareno crocifisso, è risorto. Questa è la parola fondamentale della fede cristiana. Gesù con le sue reiterate apparizioni vuole confermare i suoi nella fede, dare loro la certezza della suo risurrezione perché poi dovrà affidare a loro il mandato di esserne gli annunciatori e i testimoni in tutto il mondo. Appare chiaro che quella fede dovrà irradiare il mondo intero e i veicoli saranno gli apostoli e i loro successori in prima persona e con loro tutti i credenti. La Pasqua ravviva in tutti noi l'impegno di credere in Cristo, nella sua opera redentrice, nella sua risurrezione e nel frattempo vuole che rinnoviamo i nostri impegni battesimali con i quali gli abbiamo promesso fedeltà e fattiva testimonianza. Riguarda tutti noi il mandato missionario e la crescita del regno di Dio dipende da tutti e da ognuno.

 

 

DOMENICA 12 APRILE: 2^DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SPIRITO DI DIO E PORTA IL SUO PERDONO.

 

Hanno detto: Non si può incontrare Gesù per conoscerlo, amarlo, imitarlo, senza un ricorso concreto, costante e ostinato al Vangelo; senza che questo ricorso faccia intimamente parte della nostra vita. (Madeleine Delbrel)

Saggezza popolare: Chi teme il Signore non prova terrore, di nulla ha paura, ché in lui s'assicura.

Un aneddoto: C'è un aneddoto che la dice lunga circa la conoscenza dell'arte e l'autosuggestione della massa. Si dice infatti che alcuni visitatori di un museo erano tutti intenti a contemplare entusiasti un'opera di Raffaello Sanzio, quando giunse la notizia che, per un errore di allestimento, il vero Raffaello era il dipinto a fianco, cioè quello che essi avevano snobbato perché ritenuto di un artista minore.

Parola di Dio: At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni.

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“RICEVETE LO SPIRITO SANTO. A CHI RIMETTERETE I PECCATI SARANNO RIMESSI E A CHI NON LI RIMETTERETE RESTERANNO NON RIMESSI”. (Gv. 20,23)

Gesù sa benissimo a chi consegna l’incarico di portare la buona novella del suo Regno: sa che gli Apostoli, la Chiesa, noi, siamo peccatori. Ecco perché dice: “Rimettete i peccati”. Sapeva che avremmo peccato, che avremmo dubitato, che avremmo tradito, che ci saremmo anche vergognati di Lui... Sapeva tutto, perché Dio conosce che cosa c’è nel cuore dell’uomo. Allora in questo ordine: “Perdonate”, è delineato il volto della Chiesa in cammino: la Chiesa non sarà mai quaggiù una comunità di perfetti, non sarà una famiglia di soli santi, ma sarà un luogo di perdono, la casa del perdono. Ecco allora il segno che rivela Cristo risorto presente tra noi: è l’amore fino all’eroismo del perdono.

 

 

LUNEDI' 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, RENDICI NUOVI CON TE.

 

Hanno detto: Si passa la vita a dire addio a coloro che se ne vanno, fino al giorno in cui si dice addio a coloro che restano. (Vera Talleyrand)

Saggezza popolare: Se non alzi gli occhi crederai di essere nel punto più alto.

Un aneddoto: Don Pietro Leonardi di Verona. Vissuto nell'arco di tempo che va dal 17 luglio 1769 al9 aprile 1844 fu un tipo singolare e simpatico che seppe conservare l'entusiasmo giovanile sino alla fine, traducendolo in un ritmo travolgente di vita tutta spesa al servizio dei più deboli, soprattutto dei «raminghelli», come venivano chiamati a Verona i ragazzi e le ragazze abbandonate. Apparteneva a una «dinastia» di farmacisti. Anche lui avrebbe dovuto diventarlo e il babbo, che stentò a mandare giù la scelta del figlio, pretese per la celebrazione della prima Messa una cerimonia fastosa. Il figlio dovette accettare, ma pose delle condizioni: una grossa offerta per i suoi «raminghelli». Il padre non poté tirarsi indietro e ... sborsò!  «Grazie, dottor Leonardi», scherzò don Pietro intascando. «Voi siete il più magnifico dei padri. Vi compenserà il Signore!».  «Oh, senza dubbio! Intanto, però, comincerai col compensarmi tu. E subito!». E qui scatta il ricatto del dottor Francesco: Pietro ha voluto diventare prete? Bene, che sia almeno un prete «dotto». Per gente che spicca come i Leonardi, se prete ci deve essere in famiglia, che si scomodi almeno fino ad essere un prete laureato. Leonardi figlio serra le labbra e scuote la testa «tonsurata». Siccome sa che padre e figlio son fatti della stessa pasta, capisce che può prendersi una rivincita solo alla maniera dei Leonardi. «Paga» per i poveri pure in questo modo: contro voglia, si laurea, e anche brillantemente. Ma chiude poi la laurea nel cassetto, e nella semplicità e nella povertà più totale, si dà alla sua opera di carità, fino a morirne. Forse i santi sanno «vendicarsi» solo così.

Parola di Dio: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?".Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“COME PUO' UN UOMO NASCERE QUANDO E' VECCHIO?”. (Gv. 3,3)

Ho incontrato tanti anziani delusi, tristi...: “Che cosa vuoi farci, siamo vecchi... Non abbiamo né prospettive né forze... I vecchi non servono più!”. E giù a piangersi addosso! Ed ho incontrato anche degli anziani, magari malconci di salute, ma arzilli come grilli, curiosi della vita, con la voglia ancora di fare esperienze, disposti a donare, servire. “Può forse un uomo rinascere, quando è vecchio?”. Secondo Gesù sì! La vecchiaia non è una questione di anni, è una questione di cuore, di sentirsi. Sia nella fede come nella vita si può essere giovani a tutte le età, basta trovare le motivazioni, basta ripartire ancora una volta. Magari non puoi più correre come una volta, ma un “piccolo tratto” è possibile.

 

 

MARTEDI' 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

UNICO MAESTRO, UNICO PASTORE, GUIDACI TU.

 

Hanno detto: La coscienza è la presenza di Dio nell'uomo. (Emanuel Swedenborg)

Saggezza popolare: Chi evita la guerra col senno, fa meglio di chi la vince col sangue.

Un aneddoto: Prova anche tu,una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è cosi bello. Non le case o i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro e tornerai ad essere felice. (Anna Frank)

Parola di Dio: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo Gv 3, 7-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

“In verità vi dico: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?  Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.  Parola del Signore

 

“TU SEI MAESTRO IN ISRAELE E NON  SAI QUESTE COSE?". (Gv. 3,10)

Quanti “maestri di Israele” troviamo sul nostro cammino! Gente che si impalca a maestro, gente che ha sempre una risposta sul come dovrebbero comportarsi gli altri, ignoranti saccenti che perché hanno rapinato da pappagalli una laurea pensano di essere gli unici a capire il mondo e la vita. E più sali nella società delle ‘persone bene’ e del denaro trovi ignoranti e povere persone che si credono di essere dottori, maestri, teologi. Gesù ci invita all’umiltà vera. Non basta essere “maestri in Israele” per entrare nel Regno di Dio, non basta conoscere a menadito la Sacra Scrittura, la teologia per entrare nel mistero di Dio, non basta “sapere” e “dire” tante preghiere per entrare in comunione con Dio. Man mano che gli anni passano mi accorgo di “sapere” sempre meno. Già di per sé è grande la non conoscenza: sono molte di più le cose che non conosciamo del poco di cui abbiamo vaghe nozioni. All’epoca del seminario e nei primi anni di sacerdozio pensavo alla teologia come una scienza perfetta, totale. Credevo anche, come prete, di dover dare sempre risposte precise, esaustive a tutti i problemi di vita e di fede. Oggi mi accorgo di avere più interrogativi che risposte, di fare più tentativi che non seguire strade sicure, di cercare più l’abbandono fiducioso nel mistero che non presupporre idee sicure, di contare più sulle risorse presenti nelle persone che non nei consigli che uno può dare dal di fuori. Essere “maestro in Israele’ non sarà, forse, come Gesù suggerisce a Nicodemo, essere “discepolo”, ma dello Spirito Santo?

 

 

MERCOLEDI' 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

NOI CREDIAMO, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Il tesoro nascosto nel campo della Bibbia è il fatto che la si legga; è lo zappare mille volte in questo libro che,senza che si sappia e talvolta senza che ce se n'accorga, ci trasforma, ci modella, ci fa crescere. (D. Attinger)

Saggezza popolare: Dove parlano i tamburi, tacciono le leggi.

Un aneddoto: Padre Filippo Neri ... La gente lo sapeva (e lo sappiamo anche noi)  era un prete tutto fuoco e tutto azione, per di più era allegro quando voleva e, quando era il caso, anche brusco. Non aveva simpatia per gli estatici, che considerava visionari, sicché ne diffidava. Nella fattispecie, una delle sue regole .. era: "Se qualcuno vuol volare senz'ali, bisogna prenderlo per i piedi e tirarlo a terra".  Da qualche tempo gli si parlava di una ragazza "posseduta", in altri termini assai strana di comportamento. Gli fu chiesto consiglio. "Volete una ricetta? - disse san Filippo -. Sposatela, e guarirà ... oppure adoperate il bastone".

Parola di Dio: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO, PERCHE' CHIUNQUE CREDE IN LUI NON MUOIA, MA ABBIA LA VITA ETERNA”. (Gv. 3,16)

Con questa frase siamo proprio al centro della nostra fede. Noi non crediamo soltanto in un’entità superiore, in un Dio che per dimostrare la sua potenza crea tutte le cose, in un Dio attento giudice pronto a condannare ogni più piccolo errore, ma crediamo ad un Padre che ci ama immensamente, ad un Padre che ci offre suo Figlio, addirittura la sua passione, perché noi comprendendo il suo amore possiamo ritornare a Lui. Credere in Gesù significa incontrare la bontà del Padre, significa vincere la paura, il calcolo, significa abbandonarsi nelle mani dell’Amore. Gesù non è un grand’uomo ma il Figlio di Dio fatto uomo; non è una forma di spiritualità o di morale, è il Salvatore, non è un metodo di vita, è la vita stessa.

 

 

GIOVEDI'16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO, O SIGNORE, FORMI LA CHIESA.

 

Hanno detto: Non c'è niente di così facile che non diventi difficile quando si fa controvoglia. (Terenzio).

Saggezza popolare: La guerra viene da due parolette: "mio" e "tuo".

Un aneddoto: Sappiamo bene quanti tranelli furono tesi a santa Giovanna d'Arco per confonderla, riguardo alle sue non credute "voci" e "visioni" che la incitavano a salvare la Francia, quasi per intero occupata dagli Inglesi. Ma lei si dimostrò sempre di mente aguzza e dava risposte, a tratti, squisitamente umoristiche. Le si chiese ad esempio: "Quando vi apparve san Michele per chiamarvi alla santa missione, com'era?".  "Non gli ho visto alcuna corona, e non so nulla dei suoi vestiti", rispose la giovane francese; allora la si colpì con una insinuazione: "Era dunque nudo?".  Contrappunta la Pulzella di Orleans: "Vi pare possibile che Nostro Signore non abbia nulla da mettergli addosso?". Ma gli inglesi spararono un'altra domanda: "Aveva i capelli?". La furba giovane tergiversò: "Perché avrebbero dovuto raparlo?".

Parola di Dio: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3, 31-36

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da  lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”.  Parola del Signore

 

“COLUI CHE DIO HA MANDATO, PROFERISCE LE PAROLE DI DIO E DA’ LO SPIRITO SENZA MISURA”. (Gv. 3,34)

Noi cerchiamo la verità ma facciamo anche continuamente l’esperienza della nostra pochezza e finitezza. Perfino cose che la scienza dava per assodate, sicure, con il passare degli anni abbiamo compreso che erano tutt’altro che definitive. Se cerchiamo poi risposte nelle filosofie o nelle religioni ci troviamo davanti ad un mucchio di risposte a volte contrarie l’una alle altre, altre volte espressione delle esperienze contingenti dell’uomo. Dove trovare la verità piena? Solo Colui che è la Verità può donarcela. Certo, perché la Verità è un dono, non certo solo conquista dell’uomo. Dio vuole regalare la sua Verità alla sua creatura, l’uomo, ed è Lui stesso a rivelarcela: il Dio incarnato che parla la nostra lingua ci dona se stesso e il suo Spirito. Ecco perché è essenziale credere che Gesù è Dio. Se fosse solo un uomo ci parlerebbe di una sua verità ma se è Dio non può che esprimere la Verità, quella assoluta. Quanto siamo assurdi, noi che ci diciamo cristiani e poi andiamo a cercare la Verità in teorie, filosofie, esoterismi, fantasie febbricitanti di esaltati o formule addormentati per rimuovere i problemi! Se Gesù è il Figlio di Dio non può raccontarci bugie! Se ci ha donato e ci dona il suo Spirito questo Spirito non può ingannarci!

 

 

VENERDI' 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO GESU' NEL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO.

 

Hanno detto: Santo è chi riesce a farci intravedere l'eternità malgrado l'opacità del tempo. (Henri de Lubac)

Saggezza popolare: Nessuno ha maggior libertà della mosca, che si posa perfino sul naso di un re.

Un aneddoto: Edvige, moglie del duca Enrico I di Slesia, per gli assurdi costumi della sua epoca, nel 1186 andò sposa a soli 12 anni, e divenne regina. Bellissima, quanto virtuosa e pia, madre di sette figli, passò la vita a pregare per la loro concordia (sovente minacciata) e, seppure fra tanti agi obbligatori, fu una perfetta povera penitente. Poiché ebbe la dura sorte di piangere la morte violenta di tutti e sette i figlioli, spese il resto della sua vita ad assistere poveri, carcerati, malati, a confortare donne del popolo e a beneficare i bambini. Nel 1203 fondò il monastero di Trebniz, presso Breslavia, dove visse per 40 anni, fino al 1243, anno in cui morì. Per poter praticare la povertà e la penitenza, santa Edvige aveva dovuto ricorrere a molti sotterfugi. Ne ricordo uno' solo. Magrissima, soffriva molto il freddo; tuttavia non indossava maglie e non portava scarpe; o meglio, poiché il suo popolo (che la venerava) non notasse questo particolare e non la ritenesse una santa, Edvige usava calzature normali ... ma senza suole. Un giorno il confessore le impose di portare scarpe normali e lei, sorridendo, obbedì: ma «portando» le scarpe sotto il braccio anziché ai piedi.

Parola di Dio: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“C’È QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI, MA CHE COS’È QUESTO PER TANTA GENTE?”. (GV. 6,9)

Quando penso alle migliaia di bambini che anche oggi moriranno, per fame, per malattie, per violenza, mi chiedo: “Che cosa posso fare?” Posso rinunciare a qualcosa di mio e darlo, questo sì, ma è così poco in confronto alle necessità di tanti. Quando una persona disperata viene a chiedere aiuto e mi accorgo che le mie parole e la mia povera disponibilità sono così limitate, faccio esperienza della mia impotenza. Eppure a Gesù sono occorsi cinque pani e due pesci di un ragazzo per dar da mangiare alla folla! Se tutti i credenti mettessero il loro poco, Cristo può fare il resto, Il Signore si serve del nostro poco. Senza il nostro apporto se pur misero e debole, il Signore non vuole operare, ma se il poco che abbiamo lo deponiamo nelle sue mani, la nostra disponibilità diventerà benedizione per noi stessi e per i fratelli.

 

 

SABATO 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

ALLONTANA DA ME OGNI PAURA: TU SEI IL DIO DELLA SERENITA' E DELLA PACE.

 

Hanno detto: Quello che è facile si deve affrontare come se fosse difficile, e quello che è difficile come se fosse facile. (Baltasar Gracián).

Saggezza popolare: Chi di libertà è privo, ha in odio di essere vivo.

Un aneddoto: Un giorno il Poverello, turbato dalle critiche di alcuni giovinastri assisiati, disse a Chiara che era giunto il momento di lasciarsi: cioè, non era opportuno camminare insieme. Chiara, dispiaciuta, acconsentì; ma fatti pochi passi da sola, raggiunse Francesco per chiedergli quando si sarebbero riveduti. Il Santo, commosso, guardando il suolo arido, gelato e fiancheggiato da rovi spinosi: «Quando fioriranno le rose», le rispose; e continuò a camminare. Anche Chiara seguitò per la sua strada, ma a un tratto ... non fu più inverno ma primavera! Era accaduto che dai rovi sbocciavano prodigiosamente tante roselline. Chiara ne colse un ramo e tornò correndo da Francesco. Aveva capito: era chiaro che essi dovevano stare sempre uniti spiritualmente, senza mai più separarsi.

Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal 32; Gv.6,16-21

 

Vangelo Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

“GESU' CAMMINAVA SUL MARE.., E DISSE: NON TEMETE, SONO IO”. (Gv. 6,19—20)

Gesù è sulla montagna a pregare mentre gli apostoli sono soli, in mezzo al lago, sulla barca sballottata dal vento. Sembra così lontano il momento in cui erano stati testimoni della potenza di Gesù che moltiplicava i pani. Non basta questo ricordo a cancellare l’ansia e la paura che attanagliano il cuore nel momento del pericolo. Ecco allora la parola rassicurante di Gesù: “Non temete, sono io”. Il Signore non lascia soli coloro che gli vogliono essere fedeli, conosce il cuore dell’uomo, così facile agli entusiasmi ma anche così incostante nella fede. Offre sempre la sua parola, non dice magari molto, anzi a volte il buio rimane, ma in quel buio c’è una presenza amica, che stimola a non perdersi d’animo, a insistere nell’andare avanti.

 

 

DOMENICA 19 APRILE: 3^DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' CHE I MIEI OCCHI TI VEDANO , LE MIE MANI TI TOCCHINO.

 

Hanno detto: Dov'è il dolore, là il suolo è sacro. (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: I morti aprono gli occhi ai vivi.

Un aneddoto: Jacopo de Benedictis, era nato in una ricca famiglia di Todi nel 1230, di professione avvocato. Rimasto vedovo, si diede alla penitenza. Fu detto dal D'Annunzio «il folle di Cristo». Era di carattere bollente, ma scrisse pensieri di cielo e passò alla storia della letteratura italiana come il «poeta della laude religiosa»: quella che lo rese celebre è il drammatico «Pianto della Madonna». Gli è attribuito anche lo «Stabat Mater». Scrisse però anche satire veementi verso ecclesiastici e papi, sicché venne imprigionato e minacciato di scomunica. Non aveva peli sulla lingua, Jacopone! Un giorno Bonifacio VIII gli chiese chiarimenti circa un sogno in cui aveva visto una campana grande come la terra ma senza batacchio. Jacopone così lo illuminò: «Sappia Vostra Santità che la grandezza della campana raffigura il potere pontificale che abbraccia il mondo. Ma faccia attenzione, che il batacchio non sia il buon esempio che Vostra Santità non darà». Non poteva piacere a papa Bonifacio questa risposta. Tanto più che l'atteggiamento dell'ardito umbro non cambiò nemmeno dentro il carcere ... Un giorno, passando davanti alla cella, Bonifacio VIII gli chiese: «Dunque, Jacopone, quando uscirai di prigione?». «Quando vi entrerete voi, Santità!». Lo liberò dal carcere Benedetto XI nel 1303; ma Jacopone non sopravvisse a lungo: morì nel 1306 nel convento francescano di Collazzone, presso Assisi.

Parola di Dio: At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Parola del Signore

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO! TOCCATEMI E GUARDATE”. (Lc. 24,39)

Ciascuno di noi, per credere ha un bisogno innato  di ‘vedere’, di ‘toccare’. Gesù risorto si fa vedere, toccare dagli apostoli. La risurrezione non è una fantasia degli undici o  un’allucinazione di massa: è una realtà concreta. E Gesù, facendo vedere e toccare le ferite della sua passione, fa sì che se ci fossero ancora dubbi, esse lo identifichino vivente. Il Risorto è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non solo non cancella il passato ma lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Qualche volta siamo portati a dire: “Beati gli apostoli, hanno potuto vedere, toccare, rendersi conto che era proprio Gesù, che stava davanti a loro in carne ed ossa. Noi invece dobbiamo solo fidarci di quello che loro ci hanno raccontato”. Eppure, se sai fare attenzione, il Crocifisso Risorto lo puoi incontrare quotidianamente. Puoi leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi, in mezzo a noi. I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie; i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi; i segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita e la sua resurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza. Ma per incontrare il Crocifisso Risorto bisogna avere ben aperti gli occhi della fede. Gesù, poi, facendo questo gesto di mostrare le sue ferite, dice a noi anche un’altra cosa. Anche gli uomini di oggi per credere hanno bisogno di ‘vedere ‘ e di ‘toccare’. Il cristiano non può accontentarsi di dare una testimonianza fatta di parole e di teologia. “Fammi vedere che per te, Gesù è davvero il Risorto, il vivente - ci dicono i nostri contemporanei – siamo abituati a sentirne tante di parole: promesse di politici, teorie filosofiche, speranze religiose artefatte, adatte solo ad acchiappare benevolenza e soldi… Fammi vedere Gesù!”

E il cristiano questo può e deve farlo. Gesù è vivo e risorto quando il cristiano si fa ‘toccare’ dalle necessità degli uomini, quando si fa ‘mangiare’ dalla loro fame, quando fa ‘vedere’ la sua gioia, la sua speranza.

 

 

LUNEDI' 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SAZIA LA NOSTRA FAME E SETE DI TE.

 

Hanno detto: Nella Pasqua viene creato il vero uomo ad immagine e somiglianza di Dio. (S. Gregorio di Nissa)

Saggezza popolare: Quel ch'è innato per natura, si porta alla sepoltura.

Un aneddoto: Una volta Giorgio La Pira fece ai giornalisti questo limpido discorsetto: «Un giorno il Signore mi chiamerà da parte al  redde rationem come tutte le creature, per giudicarmi. "Lei, signor Sindaco di Firenze - mi dirà - venga qua! Che cosa mi ha combinato a Palazzo Vecchio? lo ho avuto fame nella persona dei miei poveri; non avevo casa nella persona dei senzatetto; ero ammalato, carcerato. Si è ricordato di me?". Il sindaco di una città è come il padre di famiglia. Ogni indigente è un figlio cui occorre provvedere». E su questo progetto di vita ha impostato tutta la sua esistenza il deputato siciliano La Pira. Così si è fatto santo, e presto la sua eroica vita sarà proposta alla Chiesa tutta, come esempio di laico, di studioso, di politico veramente cristiano.

Parola di Dio: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore

 

“VOI MI CERCATE NON PERCHE' AVETE VISTO DEI SEGNI, MA PERCHE' AVETE MANGIATO DI QUEI PANI E VI SIETE SAZIATI”. (Gv. 6,26)

Gesù rimprovera la folla perché lo cerca, ma solo per vedere facili miracoli. Paradossalmente rimprovera quella gente, sfamata perché non ha più fame. Ossia non ha fame di qualcos’altro. La mancanza di appetito è sempre un segno preoccupante per la salute fisica o morale di una persona. Gesù è come se ci dicesse: “Comincia a preoccuparti quando ti senti saziato dalle cose, dal denaro, dal successo e invece non senti più il desiderio del bello, del giusto, di Dio.” E’ solo assecondando questi stimoli che partirai alla ricerca, che scoprirai che da solo non puoi saziare quelle fami e che allora avrai l’umiltà di chiedere: “Signore, dacci sempre questo pane!”

 

 

MARTEDI' 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

PANE DI VITA SEI TU, GESU' : DIO D'AMORE TU CI FAI COME TE.

 

Hanno detto: L'esperienza è una maestra convincente. (Di Levis)

Saggezza popolare: Il servo serve se serve, se non serve non serve.

Un aneddoto: Da innamorato della Madonna “Frate Ave Maria” lasciava questa vita un «originalone» vissuto per 40 anni nell' eremo di S. Alberto di Butrio (PV). Cieco, gioioso, devotissimo, aveva scontato già sulla terra le sue mancanze macerandosi nelle penitenze. Ma era anche un gran burlone, e quando nel gennaio 1964, vicino alla sua dipartita, una delle fedeli discepole gli chiese se avesse bisogno di qualcosa, le rispose:  «No: sto parlando con la Madonna».  «E che cosa le dice la Madonna?». «Dice che mi aspetta di là col bastone!». Proprio al contrario: la Madonna l'avrà preso per mano e introdotto subito nel mondo della gioia eterna.

Parola di Dio: At 7,51_8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da  il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da  la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“IL PANE DI DIO È COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO E DÀ LA VITA AL MONDO”. (GV. 6,33)

Se ci pensiamo adorando, c’è davvero da meravigliarci davanti a un Dio che si fa pane, si fa “mangiare” dall’uomo! Lui, il perfetto, l’eterno che per amore della sua creatura traditrice e infida, accetta di donarsi interamente ad essa! E’ un po’ come una persona che avesse tutto, salute, serenità, gioia, ricchezze, affetti corrisposti e rinuncia a tutto, diventa povero, sofferente, rischia la vita per dare un po’ di pane a un povero che non sa neppure apprezzare questo dono.  è matto, o un innamorato! Dio è così con noi: ci ama fino al punto di farsi pane, pane con la sua vita, con il suo esempio, pane con la sua Parola e Pane concreto nell’Eucarestia. E noi, qualche volta ci lamentiamo di Dio che “è lontano da noi”, siamo pronti a prendercela con Lui quando non otteniamo qualche grazia, non apprezziamo il dono della sua Parola, rinunciamo per qualche banalità alla Messa, riduciamo l’Eucarestia ad un rituale ripetitivo. Siamo degli affamati e soffriamo di inappetenza. Abbiamo il Pane della vita e ci lasciamo morire di inedia.

 

 

MERCOLEDI' 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SONO TUO, SIGNORE, NON ABBANDONARMI.

 

Hanno detto: Nessuno ci è più amico di Dio che è fonte della stessa amicizia. (Davide Maria Turoldo)

Saggezza popolare: Anche il bue dell'imperatore ha solo due corna.

Un aneddoto: «La carità è il primo lavoro della "Piccola Casa"», diceva il Cottolengo. E ne dava per primo l'esempio: alzata alle quattro; celebrazione della messa, ascolto di un' altra per ringraziamento, e poi ... giù a ponzare per i poveretti.  Giuseppe Cottolengo muore a soli 56 anni, ma è tanto fiaccato dalla fatica e dalle preoccupazioni che, a chi lo assiste, dice: «L'asino non vuol più camminare. Bisogna proprio morire. Arrivederci in cielo!».

Parola di Dio: At 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40

 

Vangelo Gv 6, 35-40

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Parola del Signore

 

“QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO, CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO EGLI MI HA DATO, MA LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv. 6,39)

Ricordare oggi i nostri defunti ci aiuta a dare uno sguardo indietro e uno avanti.

Guardiamo indietro e ricordiamo. Ricordiamo le persone che sono passate, gli affetti, i fatti e in noi giustamente c’è nostalgia specialmente per i nostri cari, per le persone con cui abbiamo condiviso un tratto di cammino, per tutti coloro che in qualunque modo ci hanno donato qualcosa, ci hanno fatto camminare. E guardando indietro scopriamo anche la precarietà della vita e questo, al di là della paura che può ingenerare, ci fa bene perché se scopro che nessuno è eterno in questa vita, dovrebbero poco per volta mutare i valori che la indirizzano. Ad esempio se il denaro, il potere, il successo sono così effimeri, vale la pena puntare tutto su di essi?

Ma noi cristiani oggi guardiamo anche in avanti, non ci fermiamo solo alle tombe umane che onoriamo per rispetto a quei corpi che abbiamo amato e che per noi non sono solo un cumulo di ossa, ma in modo misterioso e per forza divina sono destinati a risorgere. Noi guardiamo a qualcuno che questo passaggio lo ha già fatto: Gesù, Figlio di Dio, morto sulla croce e risorto e vivo tutt’ora anche con il suo corpo glorioso che reca ancora i segni della sua passione. Noi oggi in particolare, ma sempre, preghiamo per i nostri morti perché siano con Dio, preghiamo con i nostri morti perché nella Chiesa siamo una sola famiglia viva e reale che si rivolge insieme alla misericordia del Signore, preghiamo i nostri morti perché in Gesù siamo certi che essi vedendo Dio in Lui sanno quale sia il nostro vero bene e per l’affetto che ci unisce glielo chiedono. Qualcuno mi ha chiesto se i morti mi facciano paura. No! Può farmi paura la morte per il mistero che la circonda e, soprattutto per la mia debolezza e paura del mistero di sofferenza che la circonda, ma i morti non mi fanno paura, anzi essi mi parlano di vita, di eternità, di misericordia di Dio, di Redenzione. Se essi sono con Dio anche i piccoli o grandi aspetti negativi che c’erano tra noi quando essi erano in terra sono superati dall’amore di Dio, dal perdono che essi hanno ricevuto, dalla purificazione da ogni male. In queste prime giornate di novembre mi piace allora canticchiare in sordina quel vecchio spiritual negro che dice: “Camminiamo sulla strada che han percorso i santi tuoi, tutti ci ritroveremo dove eterno splende il solo. E quando in ciel dei santi tuoi la grande schiera arriverà, o Signore, come vorrei che ci fosse un posto per me”.

 

 

GIOVEDI' 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

SPEZZA ANCORA IL TUO PANE PERCHE' IMPARIAMO DA TE.

 

Hanno detto: È triste scoprire di non avere amici solo nel momento in cui servirebbero. (Plutarco)

Saggezza popolare: La bellezza va e viene, ma la bontà si mantiene.

Un aneddoto: Il 17 aprile 1790 moriva, a ben 84 anni, Benjamin Franklin. Gli americani si vestirono a lutto. Che uomo! Sulla sua tomba volle questa epigrafe: «Il corpo di Benjamin Franklin come coperta di un vecchio libro che ha perduto i fogli!

Le dorature e il titolo qui giace pasto dei vermi!

Ma l'opera non andrà perduta perché come egli sempre credette, riapparirà nuovamente in altra e molto migliore edizione, riveduta e corretta dall' Autore».

Parola di Dio: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO E IL PANE CHE IO DARO’ E’ LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO”. (Gv. 6, 51)

Lo scopo di tutta la vita di Gesù è quello di farsi pane per noi. La sua incarnazione è il farsi tutto a tutti perché ciascuno accogliendolo abbia da Lui la vita eterna. E Gesù continua a dare questa possibilità di comunione a ciascuno di noi particolarmente nell’Eucarestia. Noi spesso non comprendiamo a fondo questo dono, ci arriviamo distratti, stanchi, slegati fra di noi. Eppure Lui è lì che ci attende, che ci chiama, che ci raduna da ogni parte, che ci fa suo popolo, sua famiglia.  E’ Lui che ci accoglie, che ci rianima, ci illumina con la sua parola. Ci fortifica. Ci rende il vero senso della nostra vita. E’ il Signore che ci prepara il banchetto del suo Corpo e del suo Sangue e chiede il nostro modesto, umile, quasi insignificante contributo, perché ci vuole partecipi, attivi, corresponsabili. In ogni Eucarestia il Signore ci chiede con insistenza se noi lo amiamo, dimenticando i nostri tradimenti, le nostre inadempienze, le nostre infedeltà. In ogni Eucaristia il Signore ci coinvolge nella sua missione verso il suo gregge, anche se in maniera diversa gli uni dagli altri e ci ripete il suo invito: “Seguimi”. In ogni Eucarestia il Signore ci dona la forza, nonostante le difficoltà e le contraddizioni, di annunciare il suo nome, di proclamare  che Lui è il Cristo, il Signore, e di rimanere nella pace anche quando siamo oltraggiati per amore del suo nome, come avveniva per gli apostoli, per i primi cristiani, come avviene ancora oggi per gli autentici testimoni della fede.

 

 

VENERDI' 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VENGO A TE NON PERCHE' NE SONO DEGNO MA PERCHE' NE HO BISOGNO.

 

Hanno detto: Il vero amico è colui che indovina sempre quando si ha bisogno di lui. (Jules Renard)

Saggezza popolare: Triste quel cane che si lascia prendere la coda in mano.

Un aneddoto: Prima di addormentarsi nell' eterna pace, il santo Curato d'Ars aveva detto: «Morendo, noi compiamo una restituzione. Restituiamo alla terra quel che ci ha dato. Un pizzico di polvere grossa come una noce: ecco quel che diventeremo. Abbiamo proprio di che insuperbirci!».

Parola di Dio: At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59

 

Vangelo Gv 6, 52-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“COME PUO’ COSTUI DARCI LA SUA CARNE DA MANGIARE?”. (Gv. 6,52)

Non stupitevi se davanti all’Eucaristia, come davanti ad ogni mistero cristiano, vengono dei dubbi, degli interrogativi. Forse anche noi ci siamo chiesti: ma come Gesù può farsi carne in un pezzo di pane? Come può essere presente totalmente e contemporaneamente in tutti tabernacoli del mondo e in tutti i cuori che lo ricevono?

Mangiare la sua carne non è un po’ come essere cannibali?

Le risposte a questi interrogativi non sono scientifiche, vanno lette nella fede ma certamente possiamo essere sicuri che colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per ciascuno e per tutti, che è morto ed è risorto può anche farsi pane per ciascuno e per tutti e farsi mangiare da noi perché possiamo diventare Lui. Se cominciamo a ragionare in questo modo allora scopriamo che il termine “Comunione” si allarga a dismisura. Non è “l’andare a prender l’ostia” o “l’andare a prender Messa”. E’ essere consci del dono, è entrare in sintonia con il Signore che ci parla, è diventare talmente “parenti” con Gesù da essere una cosa sola con Lui, è comunicare e partecipare alla sua vita, alla sua misericordia, alla sua solidarietà con tutti gli uomini. Qualche volta, un po’ stupidamente, noi ci chiediamo quali siano le preghiere che dobbiamo dire dopo aver fatto la comunione. Se fossimo coscienti di ciò che ci fa la Comunione Eucaristica, in fondo non ci fideremo tanto delle parole da dire, ma dovrebbe esserci nel cuore l’ammirazione, la lode, il ringraziamento, la gioia. Chi è allora il che ama veramente l’Eucaristia? 

E’ uno che ama la fraternità, la condivisione, l’unità. Un operatore di pace, un appassionato per la giustizia. E’ uno capace di perdono, solidarietà, rispetto, tolleranza, accettazione della diversità. E’ un geloso custode della dignità e della sacralità del fratello. Lo si riconosce non tanto dalle mani giunte ma dalle maniche rimboccate e dal cuore non rattrappito, ma dilatato, reso sensibile, vulnerabile. Chi ama davvero l’Eucaristia non è il bigotto dal collo torto o la pia anima che sospira davanti al tabernacolo (specialmente se in Chiesa c’è qualcuno che lo vede), ma colui che con Gesù ama la comunione tra gli uomini e opera affinché questa si realizzi. L’Eucaristia ha per base il pane e l’amante dell’Eucaristia è chi a sua volta si fa pane per la fame degli altri.

 

 

SABATO 25 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOMPAGNA COL TUO SPIRITO I MISSIONARI DEL VANGELO.

 

Hanno detto: È un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più. (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: Ungiti di miele e sarai coperto di mosche.

Un aneddoto: Jossa chiese al Signore di diventare un Giobbe afflitto da ogni malanno, e fu preso in parola: fu travagliato da una malattia orribile, insanabile e schifosa sicché, lui che aveva curato tanti, fu scansato come un cane rognoso. Sentendo prossima la sua fine, volle che si preparasse, in occasione della Pasqua, un pranzo ai poveri: per festeggiare la sua pasqua di resurrezione e di gloria su nel  cielo. Ai sacerdoti che lo assistevano, annunciò per l'indomani la sua morte. Vicino all'agonia pronunciò le sue ultime parole: «Allegramente! Allegramente!».

Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

(GLI APOSTOLI) PARTIRONO E PREDICARONO DAPPERTUTTO, MENTRE IL SIGNORE OPERAVA INSIEME CON LORO. (Mc. 16,20)

Il Vangelo di Marco sembra oggi cadere in una contraddizione. Al versetto 19 dice che "Gesù fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio" e al 20 che Gesù opera insieme e con gli Apostoli che predicano. Mi sembra invece molto bello poter pensare in questo modo: Gesù è glorificato, è il Re, è con Dio suo Padre, è il Signore ma i passi di Gesù itinerante per la Palestina calcano adesso altre terre, il suo volto sofferente o gioioso assume adesso i mille volti dell'uomo. No! Gesù non è solo lassù, sulle nuvole, in attesa di essere il Giudice Finale: è qui in mezzo a noi, agisce nella fatica, nei missionari, in chi opera la carità, si serve addirittura di me per essere presente. Quale grande responsabilità: essere la presenza di Cristo per il mondo, ma quale grande consolazione nel sapere di non essere soli ma con Lui.

 

 

DOMENICA 26 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA'

 

Hanno detto: La grandezza dell'uomo sta in questo: che egli ha coscienza della propria miseria. (B. Pascal)

Saggezza popolare: La merce buona non resta in bottega.

Un aneddoto: Giovanni Battista Jossa, usciere del Tribunale di Napoli, fu apostolo nelle carceri e negli ospedali. Vissuto nel secolo XVII, in un periodo particolarmente turbolento, quando fare del bene significava andare incontro a ogni specie di ostacoli e avversità, questo Venerabile partenopeo si era trasformato in un angelo delle corsie: preparava gli infermi a ricevere i Sacramenti, imboccava, dissetava, consolava i malati, offriva a sue spese dolci e frutta; fasciava ferite e ripuliva piaghe disgustose. A quanti si stupivano di questo suo zelo smisurato, diceva: «Se veniste con me negli ospedali e nelle carceri, trovereste la stessa persona di Gesù».

Parola di Dio: At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

 

Vangelo Gv 10, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL BUON PASTORE”. (Gv. 10,11)

“Buon Pastore” non significa pastore mite e tranquillo, ma significa “vero pastore” in contrapposizione con i falsi pastori e con i mercenari, In altre parole Gesù vuoi dire: “lo sono colui che veramente può guidarvi: non fidatevi di nessun altro”. Con l’immagine del pastore, poi, Gesù sottolinea una caratteristica della vita umana: la vita umana e cammino, è andare verso una meta, è un viaggio verso Dio. Allora, non fermare tutta la speranza qui sulla terra, ma guarda lontano, al di là, aspettando e preparando con la guida del Buon Pastore, il grande evento dell’incontro con Dio.

 

 

LUNEDI' 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

COM'E' BELLO SIGNOR STARE INSIEME ED AVERE IN TE L'UNICA GUIDA.

 

Hanno detto: Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala. (Flaubert)

Saggezza popolare: Chi di una donna brutta s'innamora, lieto con essa invecchia e l'ama ancora.

Un aneddoto: Il santo eremita Ilario, ancora in avanzatissima età, viveva solo di erbe e di acqua nel deserto. Un giorno gli si presentano, sotto forma di pellegrini, due briganti e cominciano coi preamboli e le spavalderie:  «Eremita, che faresti se ti assalissero i malviventi?». L'eremita avrebbe potuto dire che intanto li aveva già davanti, ma risponde: «Chi non ha nulla, non teme i ladroni». «Giusto. Mettiamo che non hai nulla. Ma potrebbero farti lo stesso del male. Se ti uccidono?». «Sì - rimbecca il vecchio canuto, sorridendo ironico -, possono farmi morire. Ma credete che per me sarebbe un grande dispiacere? Credete che potrei avere paura? Sono ottant'anni che mi preparo a questo passo e dovrei aver paura proprio ora?».

Parola di Dio: At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA DELLE PECORE”. (Gv. 10,7)

Leggendo oggi la frase di Gesù “lo sono la porta”, sorridendo mi è venuto in mente come sono le porte delle nostre case oggi: blindate, dotate di sofisticati sistemi antiladro, ma molto più spesso le nostre case sono blindate agli altri. Ci entrano sì gli amici, magari anche i conoscenti e i vicini per far vedere con quanto buon gusto abbiamo arredato la casa ma con strenuità difendiamo la nostra “privacy” da ogni ingerenza. Gesù, invece, è una porta attraverso cui si passa. Nessuno è estraneo a Lui che è venuto per tutti ma in particolare per i peccatori e i lontani. E1 sì una sicurezza, ci difende donando la sua vita, ma ci lascia anche liberi di stare con Lui o di andarcene. Il suo ovile non è una trappola, la sua Chiesa non è una costrizione, un qualcosa che impedisce di pensare, un qualcosa da difendere (ci pensa già Lui), è una casa dove c’è posto per tutti. Quanto sono assurdi certi uomini di Chiesa che costruiscono “barriere” per difendere il gregge che hanno come unico risultato l’impedire ad altri di entrare: per Gesù l’unico lasciapassare è passare attraverso Lui, anzi, ancor meglio è passare là dove è passato Lui.

 

 

MARTEDI' 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE E FA' CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTI.

 

Hanno detto: L'ateismo è più sulle labbra che nel cuore dell'uomo. (Francesco Bacone)

Saggezza popolare: La bugia è come la valanga: più rotola e più s'ingrossa.

Un aneddoto: In Scete, un anacoreta stava per morire; mentre lo lavavano e rivestivano, sì che fosse degno di presentarsi al Signore, i fratelli piangevano. A un tratto il santo monaco li guardò e cominciò a ridere. «Perché, Padre, mentre noi piangiamo tu ridi?» gli domandò uno dei più giovani compagni. E il santo monaco rispose: «Ho avuto due motivi per ridere: il primo perché ho visto quanto è grande la vostra fifa di fronte alla morte, il secondo perché finalmente lascio la fatica per il riposo, lascio la tristezza per la gioia eterna. Non ho forse motivo di essere contento?». E poco dopo, serenamente, rese l'anima al Signore.

Parola di Dio: At. 11,19-26; Sal 86; Gv.10,22-30

 

Vangelo Gv 10, 22-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE”. (Gv. 10,27)

Io ho poca memoria, difficilmente riesco a ricordarmi i nomi delle persone, ma capita spesso che sentendo una voce per telefono riesco ad identificare chi sia. La voce è un po’ come le impronte digitali. Gesù ci dice che le sue pecore conoscono la sua voce. Ma io, questa sua voce riesco ad identificarla?

Se siamo credenti, sappiamo che Gesù non ci lascia mai soli, che Dio non è un Dio muto ma continua a parlarci. I suoi modi di “farci sentire la sua voce” sono tanti. Dio ci parla attraverso la creazione, la coscienza, la Bibbia, i fatti della vita, i fratelli. La sua è una voce sommessa ma potente, può raggiungerci in un letto di ospedale o in mezzo alla folla, può parlarci attraverso una predica, la pagina di un libro, uno spettacolo televisivo, o attraverso gli occhi imploranti di un fratello. E la matrice di questa voce l’abbiamo già stampata nel cuore: siamo fatti da Lui, a sua immagine, siamo Tempio dello Spirito. Se stentiamo a riconoscerla è perché il cuore si è indurito, è perché non vogliamo riconoscerla.

 

 

MERCOLEDI' 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' VINCITORE DELLA MORTE, INSEGNAMI AD AMARE.

 

Hanno detto: Non vi è regina che più obblighi alla resa il Re del cielo quanto l’umiltà. (S. Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: La saetta gira gira, torna addosso a chi la tira.

Un aneddoto: Il santo Curato d'Ars stava quasi sempre in chiesa, trascurando completamente il suo fisico. Quando gli dicevano: «Ma signor curato, come vivete?», allargava le braccia e rispondeva: «Vivo!». Un sorriso sereno negli occhi, perché aveva bellissimi e penetranti, e conquistava tutti. Mangiava solo quando se ne ricordava: qualche patata. Mangiava «giusto per non morire», diceva Trève, un arguto contadino; viveva «di quello con cui sarebbe morto un altro individuo», aggiungeva. Il Curato «soffriva di non soffrire abbastanza» e a quanti si occupavano di lui diceva: «Se aveste un po' di carità per me non mi preparereste tante cose. Finirete per mandarmi in purgatorio». Davanti alle pietanze che talora gli metteva sotto il naso la perpetua, diceva: «Grazie, ma mi farebbe male». E la povera donna: «Quanto è difficile servire i santi!».

Parola di Dio: 1Gv 1,5 - 2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero". Parola del Signore

 

“TI BENEDICO, O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHÉ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”. (Mt. 11,25)

S. Francesco stesso ricorderà così la sua vocazione: “Cristo ha chiamato me, idiota e semplice, perché seguissi la stoltezza della croce e mi ha detto: ‘lo voglio che tu sia un nuovo pazzo nel mondo, e con le opere e la parola tu predichi la stoltezza della croce”. Un tipo come Francesco, ci indica la libertà più grande, ci toglie ogni pretesto, ci snida dai comodi alibi, vanifica le solite banali giustificazioni che accampiamo per sottrarci all’impegno di credenti. Lui ci dimostra in semplicità e letizia, che la santità è alla nostra portata, che il Vangelo di Cristo non è fatto semplicemente per essere commentato e ammirato, ma per essere attuato, e la possibilità di “vivere secondo il Vangelo” non è qualcosa di agevole e di automatico ma la si conquista soprattutto attraverso la “follia” e la povertà.

 

 

GIOVEDI' 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

SANTA TRINITA' ABITATE IN ME.

 

Hanno detto: Per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte. (Kahlil Gibran)

Saggezza popolare: Chi semina spine, non vada senza scarpe.

Un aneddoto: «Padre, datemi un cilicio! Voglio mortificarmi sul serio, per santificarmi più in fretta», chiese un novizio all' Abate. Uno sguardo carico di prudenza e saggezza, un sorriso paterno, quindi l'Abate traccia col pollice un segno di croce sulle labbra del giovane: «Figliolo, se vuoi avanzare volando sulla via della perfezione, il cilicio non devi metterlo ai fianchi ma alla bocca. Lo so, è una delle cose più difficili da sopportare. Sai cosa fece il santo Abate Agatone? Per tre anni tenne in bocca una pietruzza, al fine d'imparare a usare bene la lingua».

Parola di Dio: At 13,13-25; Sal 88; Gv 13,16-20

 

Vangelo Gv 13, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

“CHI ACCOGLIE ME, ACCOGLIE COLUI CHE MI HA MANDATO”. (Gv. 13,20)

L’uomo cerca ciò che lo può rendere felice, ciò che può dare senso al suo vivere; e, se siamo onesti, nella nostra ricerca non c’è umanamente nulla di così definitivo da appagare in pieno questo desiderio. Solo Dio può essere il “riposo” del desiderio del nostro cuore. Noi, dunque, “vogliamo accogliere Dio”. Ma non un Dio tappabuchi che risponda solo alle nostre esigenze, ma Dio così com’è. E chi può darcelo se non il Suo Figlio che con Lui è “uno”?

Ecco allora il senso delle parole di Gesù: se accogliamo Lui accogliamo il Padre. E come facciamo ad accogliere Gesù? E’ ancora Gesù stesso che ce lo indica: accogliere la sua Parola, spezzare il suo pane, accoglierlo servendo i fratelli... Oggi abbiamo e avremo numerose occasioni per accogliere Gesù; fa’, o Signore, che non ti passiamo vicino senza vederti.

     
     
 

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