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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2014

 

MARTEDI’ 1 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE PIETA’!

 

Hanno detto: Su questa terra ci sarebbe un posto dignitoso per tutti gli uomini se le nostre mani fossero meno egoiste e rapaci, se i nostri piedi non pestassero più terra di quella che è necessaria (P. Mazzolari).

Saggezza popolare: A buon cavallo si dà buon cavaliere.

Un aneddoto: C'erano una volta due cristiani, che passeggiavano, pregando, alle due estremità d'una meravigliosa foresta. Il primo di loro diceva: Mio Dio, come questa foresta, che è qui da secoli, così la vostra Chiesa è meravigliosa, perché non cambia mai! lo vi ringrazio per questa continuità e per questa perenne tradizione. Vi prego, Signore, con tutto il cuore, perché nulla cambi! Amen. Il secondo invece pregava così, dando del tu al Signore: Mio Dio, ogni giorno c'è sempre qualcosa di nuovo in questa foresta e così è nella tua Chiesa. La tua giovinezza e la tua libertà che ci hai donato, come questi alberi, trasfor­mano continuamente il mondo. Ti ringrazio d'avermi fatto nascere in questo secolo, in cui tutti gli occhi sono aperti. Ti prego: fa' che la tua Chiesa non rimanga mai ferma, ma continui a rinnovarsi con la tua novità. Amen. I due cristiani, continuando la loro passeggiata, pregando e con le mani giunte, ad un certo punto s'incontrarono e si salutarono, ridendo. (G. Cesbron, Diario senza date, Massimo).

Parola di Dio: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“VUOI GUARIRE?”. (Gv 5,6)

L’ immagine di quest’uomo malato da lungo tempo che aspetta ai margini di un’acqua che può salvare ma incapace di arrivarci, mi sembra proprio l’immagine della nostra umanità. Siamo malati, malati di egoismo, di incapacità di vedere lontano e con amore, bloccati da mille cose che ci legano alla terra… vediamo con chiarezza che c’è un acqua limpida che guarirebbe la nostra fede, ci darebbe le energie sufficienti per vincere il male, ci rinnoverebbe dentro…e non ci decidiamo al tuffo, e quando qualcuno ci chiede perché troviamo ancora delle scuse…”Gli altri non mi aiutano… sono solo, tutto è sulle mie spalle…” “Ma vuoi o non vuoi guarire?” Spesso la nostra umanità non vuole guarire. Qualche volta non si accorge neppur più di essere malata spesso non abbiamo neppur più il senso del peccato e lo confondiamo con quelle cose che non sono andate come volevamo e che ci rendono scontenti; altre volte l’abitudine al religioso non ci aiuta a vedere la gioia della salvezza che ci viene offerta e ci accontentiamo di un Dio da museo, altre volte valutiamo solo i rischi e le rinunce che comporterebbe il buttarsi decisamente. E così rimaniamo sulla soglia della salvezza, sempre offerta, sempre a portata di mano ma terribilmente lontana dai cuori inariditi. Eppure Gesù è disposto a guarirci, non desidera altro, a quel malato evita addirittura anche il fatto di doversi gettare nella piscina, ma io voglio guarire? Ho almeno il desiderio di buttarmi nelle braccia di Gesù e di lasciare fare a Lui?

 

 

MERCOLEDI’ 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE E’ PAROLA DI VITA ETERNA

 

Hanno detto: Se la risurrezione di Cristo è vera (come lo è) e se è vera l’intera rivelazione cristiana antica e neotestamentaria (come lo è), allora i fatti della storia umana vanno visti nella stessa luce nella quale Cristo li ha veduti quando, sulla strada di Emmaus, spiegava le Scritture ai discepoli non credenti, rattristati e disattenti (G. La Pira).

Saggezza popolare: Il pigro è il fratello gemello del mendicante.

Un aneddoto: Una bambina consegnò alla maestra un foglietto su cui aveva scritto la sua personale «ricetta della vita». Diceva: «Ci vogliono quattro abbracci al giorno per sopravvivere; ci vogliono otto abbracci al giorno per tirare avanti; ci vogliono dodici abbracci al giorno per crescere».

Parola di Dio: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo Gv 5, 17-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e da  la vita, così anche il Figlio da  la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA”. (Gv. 5,24)

In un giorno, un anno, una vita, quante cose le nostre orecchie hanno udito che non hanno lasciato traccia in noi? E’ una specie di selezione automatica: suoni, parole, fatti che colpiscono la nostra attenzione, ci interessano, si fissano in noi, ci influenzano, cambiano poco o molto il nostro modo di vivere; altri passano veloci, non ci scalfiscono neppure, sono subito dimenticati. Così, spesso avviene nel campo spirituale. Forse da parecchio tempo (anni? una vita?), le nostre orecchie odono la Parola di Dio senza ascoltarla veramente. Frequentiamo una chiesa, partecipiamo alla preghiera, cantiamo, ma tutto questo non ci penetra dentro, restiamo inossidabili. Una “religione” di facciata. Siamo degli illusi! La Parola di Dio è viva, deve portarci ad azioni di vita per noi e per gli altri. La Parola ci fa guardare ad una prospettiva di eternità, ma porta l’eternità nel nostro vivere quotidiano.

 

 

GIOVEDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA E’ VITA.

 

Hanno detto: Perché allora non udiamo la sua voce? Semplicemente perché non stiamo in ascolto, non siamo sulla lunghezza d’onda della sua parola. (Card. L. J. Suenens).

Saggezza popolare: Il genere umano si divide in tre classi: gli inamovibili, quelli che sono mossi, e quelli che muovono. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: In famiglia c'era un vecchio gatto che dopo cena, quando tutti erano seduti, saltava in braccio a qualcuno e cominciava a vibrare prima ancora che gli accarezzassero la schiena. I bambini dicevano semplicemente: «Attila ha bisogno di fare le fusa». Anche tu hai bisogno di essere abbracciato, di essere coccolato, di ricevere tenerezze. E così ne hanno bisogno tua moglie, tuo marito, tuo figlio, i tuoi alunni, la tua mamma anziana... Cerca, allora, di garantire, a coloro che dici di amare, la possibilità di fare le fusa almeno una volta al giorno.

Parola di Dio: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“SE VOI CREDESTE A MOSÈ’, CREDERESTE ANCHE A ME: DI ME INFATTI EGLI HA SCRITTO”. (Gv. 5,46)

La testimonianza delle Scritture è decisiva per poter riconoscere in Gesù il compimento della storia della salvezza. Il rischio che possiamo correre anche noi è di prendere la Bibbia come una miniera di informazioni su ciò che chiamiamo, genericamente, la “religione”; considerare cioè la Scrittura come un libro per uomini “devoti”, che parla di Dio, degli angeli, dell’aldilà. Ma la parola di Dio, e tanto più quella parola di Dio che è Gesù di Nazareth, è parola rivolta ad ogni uomo; è parola decisiva, che provoca a riflettere su ciò che ogni uomo sperimenta: vita e morte, amore e odio, libertà e schiavitù. Solo se siamo capaci di lasciarci attirare nell’universo di questa parola, sapremo anche noi riconoscere ciò che Dio continua a operare anche ai nostri giorni, e potremo così rendere testimonianza al dono di Dio che supera ogni nostra speranza, e in cui troviamo la forza e la pace per vivere da cristiani.

 

 

VENERDI’ 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAL MALE E DAL MALIGNO!

 

Hanno detto: La salvezza, come tutto ciò che innalza la natura umana, non può essere che il frutto di una collaborazione. Collaborazione ineguale, dove tu, o Signore, hai largito quasi tutto e a noi chiedi quasi nulla. Ma senza quell’atomo di adesione dell’uomo, perfino la tua onnipotenza è impotente a salvarci. (Giovanni Papini).

Saggezza popolare: Onesto è colui che accorda il proprio pensiero alla Verità. Disonesto è colui che accorda la Verità al proprio pensiero. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: San Tommaso d’Aquino, maestro nell’arte di educare e persuadere, disse che, per fare accettare a qualcuno la nostra opinione, bisognava andargli incontro, prenderlo per mano, guidarlo. Non serve stare dalla parte opposta della stanza e urlargli, dargli dello sciocco e ordinargli di venire dove noi siamo. Partire dalla sua posizione è il solo modo per indurlo a muoversi.

Parola di Dio: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, vi andò anche lui; non apertamente però, di nascosto. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“I GIUDEI CERCAVANO DI UCCIDERLO”. (Gv. 7,1)

Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? i detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere? Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere, cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del ma­le e anche se Cristo finirà sulla croce, è proprio quella croce che salva il mondo.

 

 

SABATO 5 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI GIUDIZIO E’ TUO, SIGNORE.

 

Hanno detto: I nemici della Chiesa non possono farle altro che bene. Il vero nemico della Chiesa è dentro di noi: è il peccato. (C. De Foucauld).

Saggezza popolare: Troppo cibo buono è peggio di troppo poco cibo cattivo. (Proverbio Ebraico)

Un aneddoto: Da quando il 29 maggio del 1953, sir Edmund Hillary e Terzing Norvay scalarono il monte Everest, centinaia di persone si sono impegnate in quell’impresa alcune senza risultato, altri giungendo alla cima. “Fondamentalmente la sfida è tra l’individuo e la montagna e tra l’individuo e se stesso – disse Hillary – Le montagne sono piene di pericoli e questo è l’elemento di stimolo perché costringe a vincere le proprie paure. Senza la formidabile spinta costituita dalla voglia di superare gli ostacoli e di conseguire risultati, nessuno si sognerebbe di arrampicarsi sull’Everest, impresa nella quale la noia non è meno improba della fatica. Ma se uno riesce a tenere duro e ad arrivare fino alla cima, la ricompensa è uno straordinario senso di soddisfazione. Nella vita ciascuno di noi, a mio avviso, ha il suo Everest da scalare.”

Parola di Dio: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

"STUDIA E VEDRAI CHE NON SORGE PROFETA DALLA GALILEA!" (Gv. 7,52)

Ci sono alcune categorie di persone che sono proprio difficili da digerire. Una di queste è quella dei saccenti, di coloro che si sentono talmente in gamba che si permettono di giudicarti e di mandarti. . .a quel paese! Li trovi ovunque: in ufficio: "Ma come, non sai ancora come si fa!"; nei negozi: "Ma si figuri, signora, quella mia vicina. . ."; in parrocchia: "Noi, nel nostro gruppo sì che siamo forti... Noi abbiamo fatto.. ." E si fermassero qui, ma per di più ti giudicano: "Quello è un ignorante, quell'altro è privo di savoirfaire, il terzo è un cristiano di seconda categoria perché non sa che cosa sia "escatologia" o "teologia della liberazione". In questa pagina di Vangelo i farisei si permettono di mandare Nicodemo a studiare perché: "non sorge profeta dalla Galilea". E guarda un po': il Figlio di Dio, quasi a farlo apposta, viene proprio di là. Ma quello che è ancora più significativo nel Vangelo di Giovanni e che questi personaggi dopo tutte le chiacchiere i giudizi, le condanne e gli apprezzamenti, “se ne tornarono ciascuno a casa sua”, cioè si sono riempiti la bocca di parole, si sono auto elogiati, hanno tagliato colletti, hanno fatto proposte meravigliose, ma poi non hanno concluso niente e se ne sono tornati a casa tronfi galletti che senza aver fatto un uovo si sentono i re del pollaio.

 

 

DOMENICA 6 APRILE 5^ DOMENICA DI QUARESIMA 

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, LA SERA

 

Hanno detto: Gesù ci ha comandato di amarci scambievolmente. Non ci ha comandato di piacerci l’un l’altro. Se aspettiamo che alcune persone ci diventino gradite o attraenti prima di cominciare ad amarle, non cominceremo mai. (T. Merton).

Saggezza popolare: L'inchiostro di uno scolaro è più incoronato del sangue di un martire. (Prov. Francese)

Un aneddoto: - Perché non vieni alla scuola della missione? Guarda, maestro! - e il piccolo negro si slacciò la  camicia e mostrò >il petto e la schiena coperti di lividure e di piaghe. Suo padre gli aveva detto: - Guai a te se t'interessi a quella religione straniera; noi dobbiamo stare con la religione dei nostri padri! Il fanciullo sapeva che suo padre in questo era molto severo, tuttavia di nascosto continuò ad andare alla missione, per sentire parlare di Gesù: lo affascinava il suo amore per tutti, la sua storia di eroico dolore. Ma un giorno un compagno fece la spia e il padre, venuto a sapere che il figlio continuava ad andare dal prete bianco e per di più con tanto entusiasmo, gli volle dare una severa lezione: lo bastonò per bene fino a farlo sanguinare, gridando: - Non bisogna abbandonare la religione dei nostri padri, altrimenti gli dei ci castigano! Sentita la storia, il padre missionario chiese all'eroico fanciullo: - Ed ora cosa intendi fare? - Ora vengo alla chiesa, ma di notte; vengo di nascosto dai miei genitori. Mi fermo davanti alla porta della tua chiesa e prego pian piano, per non dare sospetti . - E il catechismo lo studi ancora? - Sì, padre, nascosto nella foresta. - E dove lo tieni? - Lo tengo molto nascosto. Adesso l'ho qui, vicino al mio cuore. Ed estrasse dalla camicia un catechismo lacero, macchiato di sangue! (Fr. Igino, Il Decalogo, Ed. 'Sussidi')

Parola di Dio: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

 

Vangelo Gv 11, 1-45

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, era malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, il tuo amico è malato”. All'udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”. I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. Gesù rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce”. Così parlò e poi soggiunse loro: “Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se s'è addormentato, guarirà”. Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!”. Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai condiscepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”. Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”. Gesù le disse: “Tuo fratello risusciterà”. Gli rispose Marta: “So che risusciterà nell'ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: “Il Maestro è qui e ti chiama”. Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: “Va al sepolcro per piangere là”. Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: “Dove l'avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Vedi come lo amava!”. Ma alcuni di loro dissero: “Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?”. Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni”. Le disse Gesù:“Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”. Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. E, detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare”. Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Parola del Signore

 

“SIGNORE, SE TU FOSSI STATO QUI, MIO FRATELLO NON SAREBBE MORTO”. (Gv. 11,21)

Quando vanno a dire a Gesù che Lazzaro è malato, Gesù non si muove. Arriva che Lazzaro è già morto da quattro giorni. Possibile che Dio sia sempre lontano quando lo si desidererebbe presente? Marta si lamenta, rimprovera quasi Gesù della sua assenza e noi, qualche volta, andiamo anche oltre: “Se Dio esistesse non permetterebbe tanto dolore”. Gesù non si giustifica, né ci rimprovera per i nostri sfoghi, si limita a ripetere: “Se credi, vedrai la gloria di Dio”. “Credere” è al presente, mentre “vedere” riguarda il futuro. Noi invece prima vogliamo le prove, poi, forse, siamo disposti a credere. Dio non ci chiede la fede come ricompensa dovuta al miracolo, prezzo da pagare per le sue prestazioni, ma come condizione necessaria perché Dio possa agire.

 

 

LUNEDI’ 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PERDONA LE NOSTRE COLPE

 

Hanno detto: La nostra gioia è il mezzo migliore per predicare il cristianesimo. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Non sorridiamo perché qualcosa di buono è successo, ma qualcosa di buono succederà perché sorridiamo. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Senza coraggio non c’è progresso: Ebbe coraggio chi assaggiò per la prima volta un ananas. Carlo V imperatore si rifiutò di assaggiarlo quando gli fu offerto la prima volta perché temeva fosse velenoso.

Parola di Dio: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanche io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“NEANCH’IO TI CONDANNO: VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIÙ”. (Gv. 8,11)

Vi voglio raccontare un piccolo dramma quotidiano nella mia vita di prete. Ogni volta che qualcuno si presenta per confessarsi, mi faccio tante domande: “Come posso giudicare una coscienza?” “Devo attenermi alla legge che spesso non tiene conto delle persone e delle situazioni?” “Devo agire secondo il perdono che va donato a tutti?” “Sono chiamato a difendere la verità, la giu­stizia o la misericordia totale?”. Ma questo dramma è comune a tutti quan­do ci chiediamo se sia giusto perdonare ancora quando ci sembra che l’altro ne approfitti solo per perpetrare altro male. Gesù, interpellato sul caso dell’adultera, per prima cosa tace. Il giudizio non può avvenire nella foga, nell’ira, nello schiamazzo. C’è bisogno di riflessione, dobbiamo trovare noi stessi, i nostri limiti, i valori di Dio. Dopo il silenzio l’affermazione: “Chi di voi è senza peccato...” che disarma le mani, e poi quel meraviglioso perdono che però è impegnativo: “Se hai capito il dono della mia misericordia che ti ha salvato, allora non peccherai più”. Quando Gesù in un altro brano incontrerà un paralitico da Lui guarito, gli dirà anche un’altra frase che sta bene con il perdono: “Bada a non peccare più, perché non ti succeda qualcosa peggiore di prima”.

 

 

MARTEDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

TI AMO, SIGNORE, MIA FORZA

 

Hanno detto: Gli sposi, dopo un po’ di tempo, rischiano di affondare in un egoismo a due: sono i figli che li aiutano a superarlo. Insieme si donano ai figli, alla loro educazione: e per essi, insieme si dimenticano (M. Quoist).

Saggezza popolare: I capelli grigi sono segno di vecchiaia e non di saggezza. (Prov. greco)

Un aneddoto: Avendo S. Pietro lungamente predicato per le contrade d'Oriente e convertite ivi molte genti, gli apparve Gesù, dicendogli: Ormai è tempo, o apostolo, di recarti a Roma! Per meglio renderla cristiana, affinché fosse il centro della Chiesa, Cristo diede allora a Pietro un Vangelo più perfetto degli altri quattro. Era racchiuso in un libro grande, ben ornato, che il primo apostolo prese con venerazione dalle mani del Signore risorto. Lieto S. Pietro si diede ad armare la sua navicella e, messovi sopra quanto gli occorreva, senz'altro indugio, partì per Roma. Ma non aveva navigato due dì che vide sorgere un vento gagliardo, il quale, grossissimo facendo il mare, percosse la piccola nave, inclinandola da una parte. Di ciò oltremodo impaurito S. Pietro e invano sforza­tosi di raddrizzarla, s'accorse, com'era in realtà, che la sua barca era troppo carica. Affrettatamente datosi a cercare di che potesse allegge­rirla, gli venne tra le mani la cassa, in cui aveva riposto il Vangelo mirabile, consegnatogli da Cristo risorto e, come cieco, anche quello gettò in mare. E ben gliene venne che, subito a quella mossa, la barca riprese a tenere il mare e, navigando senz'altra briga, pervenne sino a Roma.  Ond'è che si dice che la barca di S. Pietro s'è fatta leggera e ben regge le tempeste, ma il Vangelo affidatole da Cristo è andato perduto e più non si ritrova. E si dice pure che a Roma S. Pietro compì il più grande dei miracoli, avendola convertita senza l’ausilio del Vangelo! (M. Pomilio, Il Quinto Evangelio, Rusconi ed.)

Parola di Dio: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

Vangelo Gv 8, 21-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“COLUI CHE MI HA MANDATO E’ CON ME E NON MI HA LASCIATO SOLO”. (Gv. 8,29)

Il versetto che meditiamo oggi è per me uno dei più belli, rassicuranti e forti del Vangelo. Gesù dice di non essere solo proprio nel momento in cui i malvagi si stanno accanendo contro di Lui e proprio nelle vicinanze della sua passione e morte. Umanamente non sembra così: Gesù ha dei nemici, un suo amico intimo e amato sta per venderlo, altri scapperanno, anche Dio umanamente stenterà a farsi sentire e sulle spalle di Gesù sta per cadere l’abbandono, il giudizio, la cattiveria degli uomini, la croce. Eppure Gesù sa di non essere solo. Lui è una cosa sola con il Padre nella forza e nell’amore dello Spirito. Davanti al mistero della croce, davanti al grido umano di Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, davanti alle calamità e alle nostre sofferenze noi ci chiediamo: “Dov’è Dio?” e spesso non ci rendiamo conto che Dio è proprio lì dove c’è la croce di uno dei suoi figli, è proprio lì mentre umanamente sembra sentirsi la sua lontananza, è proprio lì dove sta abbattendosi un cataclisma o quando subiamo qualche prova terribile. No! Il Padre non è uno che si lava le mani dei propri figli, non è uno che ci gode a vederli soffrire per dare poi loro il premio. Gesù, il Padre, lo Spirito hanno scelto un’altra strada per dirci davvero il loro volerci bene. Essi sono là dove siamo noi con le nostre gioie e con le nostre sofferenza per viverle con noi, per darci la certezza che nulla va perduto, per dirci: “Non sei solo ma sei amato”.

 

 

MERCOLEDI’ 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA PAROLA.

 

Hanno detto: Le cose umane si capiscono studiando, le cose di Dio si capiscono amando (B. Pascal)

Saggezza popolare: La malattia ci insegna quel che siamo. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Durante i pasti, quando tutti i suoi collaboratori si trovavano riuniti, Albert Schweitzer, il grande missionario laico, aveva sempre qualche storiella da raccontare: per lui la risata era probabilmente la portata più importante.

Parola di Dio: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

“VOI CERCATE DI UCCIDERMI PERCHE’ LA MIA PAROLA NON TROVA POSTO IN VOI”. (Gv. 8,37)

Noi siamo spesso alla ricerca di definizioni che ci chiariscano concetti difficili. Se vogliamo, una delle definizioni più complete di peccato la troviamo proprio nelle parole di Gesù che meditiamo oggi. Il peccato è non accogliere Gesù con la sua Parola anzi, cercare di ucciderlo, di estirparlo in noi, di non lasciare che lui porti a noi i frutti del suo amore e di quello del Padre. Quando ero bambino e sentivo dire che il peccato uccideva Gesù, mi ribellavo e dicevo: “Ma io non voglio mica male a Gesù anche quando commetto un peccato! Io non uccido nessuno!” Forse è vero, ma per uccidere Gesù non occorre prendere chiodi e martello e riappenderlo ad una croce finché morte non giunga, Gesù lo si uccide primariamente con l’incomprensione e l’ingratitudine quando ci si chiude a Lui per far posto a tante altre cose nella nostra vita, quando si cerca di tacitare la voce della coscienza, quando si considerano le sue parole alla stregua delle parole di chiunque altro, parole da vagliare, da giudicare, da scegliere; quando continuiamo a considerare Dio e il suo Messia secondo gli schemi delle religioni e non più secondo il cuore della fede. Ho ucciso ed ho visto uccidere Gesù in tanti modi, anche a fuoco lento, quando giorno dopo giorno rifiutiamo i suoi inviti a seguirlo, ad amare, quando gli diciamo: “Oggi non ho tempo per quel malato, oggi non ho tempo per la preghiera.. domani vedrò che cosa posso fare”. E dagli oggi, dagli domani, Gesù, la sua Parola, la sua Grazia diventano sempre più lontani. Lui continua a bussare alla nostra porta, ma noi ci siamo messi le cuffie in testa, ci spariamo addosso a pieni decibel la musica delle nostre azioni, della nostra ricerca di piacere, o le ansie delle nostre preoccupazioni che vogliamo risolvere da soli. Gesù lo si uccide anche riducendo la sua persona e le sue parole a tal punto da renderle inefficaci in noi, ad esempio quando Gesù, la religione, la fede sono diventate solo più argomento di discussione, ma alla fine di queste non cambia assolutamente niente dentro di noi. Si uccide Gesù ogni volta che togliamo speranza all’uomo, che non condividiamo i beni della terra, ogni volta che ci chiudiamo nel nostro benessere considerandolo una cosa valida unicamente per noi. Davvero, per tornare alla parola da cui siamo partiti in questa riflessione, è il caso di dire “Peccato!”. C’era un Dio che offriva amore, misericordia, speranza, possibilità di vita migliore sulla terra, dono di vita eterna, e noi ci siamo persi questa occasione, anzi abbiamo ucciso Lui e tutti i suoi doni!

 

 

GIOVEDI’ 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE: CREDO; AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Se non brucia, l’anima muore (A. Audra).

Saggezza popolare: La curiosità uccise il gatto... ma la soddisfazione lo riportò in vita. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Un maomettano era con padre Gabric e guardava una Sorella, che fasciava con tanto amore le piaghe di un lebbroso. La Suora non parlava, ma agiva raccolta. Il maomettano si rivolse al padre e gli disse: “Per tutti questi anni ho creduto che Gesù fosse un profeta, ma oggi capisco che è Dio perché ha messo tanto amore nelle mani di questa Sorella” (Madre Teresa di Calcutta).

Parola di Dio: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: PRIMA CHE ABRAMO FOSSE, IO SONO”. (Gv. 8,59)

Gesù, davanti all’incredulità dei Giudei, non solo afferma di aver ‘conosciuto Dio’ e in Dio  anche Abramo, ma dice che anche Abramo ha conosciuto Lui. I Giudei ragionando terra a terra gli dicono: “Non hai ancora quarant’anni e dici di aver conosciuto Abramo vissuto centinaia di anni prima?”. Gesù allora si definisce con lo stesso termine con cui Dio stesso si è definito: “Io Sono”. I Giudei capiscono subito che cosa vuol dire Gesù, infatti lo accuseranno di bestemmia e per questa vorranno lapidarlo. Mi chiedo se quasi dopo 2000 anni da questo fatto, noi che ci diciamo cristiani crediamo davvero alla divinità di Gesù. Ci sono tantissimi cristiani che di Gesù ne sanno molto poco. Molti non hanno letto neanche una volta in vita loro i quattro Vangeli. Altri conoscono Gesù per le varie rappresentazioni televisive, cinematografiche, per le frasi di vangelo usate più o meno validamente nel parlare comune, altri hanno una conoscenza superficiale di Lui al punto da ridurlo ad una specie di pronto intervento di Dio in casi di necessità, altri pongono Gesù sullo stesso piano di grandi uomini della storia, qualcuno lo considera profeta… Gesù dice chiaramente di essere: “Io Sono”, cioè di essere Dio: un Dio fatto uomo per amore, un Dio che conosce molto bene la nostra realtà non solo perché conosce tutto, ma perché ha sperimentato nella carne la nostra grandezza e la nostra miseria, la gioia e la sofferenza che ciascuno di noi prova nel cammino della vita. In Lui davvero, la nostra umanità è esaltata e trasfigurata e la divinità diventa accessibile, toccabile, partecipata ad ognuno di noi. Se Gesù è solamente un uomo, un grand’uomo, la nostra umanità non ha ancora avuto accesso alla divinità, noi saremmo figli di Dio solo perché  ci arrogheremmo tale titolo, Dio sarebbe ancora il terribile inconoscibile… Credere a Gesù Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto, fratello nostro, significa essere entrati con Lui nell’intimità di Dio, significa aver scoperto che Lui è Amore, significa scoprire la gratitudine di fronte alla sua misericordia che ci salva, significa poter dar senso e trasfigurare tutta la nostra vita anche nei minimi particolari, significa riuscire perfino a dar senso alla sofferenza e alla morte. Se la pensassimo così non solo non accumuleremmo pietre contro Gesù che si fa Dio, ma ritroveremmo la gioia piena nel seguirlo.

 

 

VENERDI’ 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA VOLONTA’ E’ IL VERO MIO BENE.

 

Hanno detto: Rallegriamoci di non possedere, ma di avere per poter donare (C. de Foucauld)

Saggezza popolare: La buona coscienza è una festa continua. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: L'eresia è sempre figlia del fanatismo e dell'ipocrisia. Di tanto in tanto, il diavolo, sempre intento a nuove scoperte per rovinare  la Chiesa di Cristo, mette in mezzo al mondo un enorme pentolone. Dice quindi, con voce angelica che gli è propria, ai suoi, cioè un po' a tutti: - Voglio fare un bel fuoco e una buona minestra per rinvigorire il popolo di Dio. Gettate qui dentro ciò che vi piace, anche gli scarti, purché siano religiosi: ci penso io a rigenerarli. Poco per volta, quasi per incanto, chissà come, incomincia una lunga processione di fedeli. Per primi vengono i pensatori e gettano nella pentola il succo acerbo di qualche loro scoperta. Seguono i semplici e vi mettono dentro un sacco di superstizioni e il sale scipito di qualche loro presunta rivelazione. Intervengono quindi gli autorevoli rappresentanti della religione, ma, purtroppo, anche loro vi lasciano qualche frutto avariato dai loro interessi, non sempre divini. Vengono, anche i politici e vi buttano il concentrato delle loro rivendicazioni, non sempre giuste.  Vengono poi numerosi i benpensanti, quelli ipocriti, e vi spargono dentro il vecchio pepe delle loro reazioni, non sempre giustificate.  Vengono infine gli zelanti, quelli fanatici, e vi spruzzano dentro il sangue freddo dei loro nemici, che stimano nemici del Dio dell'amore. Quando al diavolo sembra che l'enorme pentola sia piena, prende dall'inferno un tizzone ardente, dà fuoco e fa bollire a lungo tutto il religioso intruglio. I teologi, con l'intento di fare un po' di luce, soffiano anch'essi sul fuoco. Conclusione? Ne esce un fumo cosi denso, ma cosi denso, da accecare tutti, da far piangere molti, da disperdere il popolo riunito per il banchetto fraterno. Allora il diavolo, soddisfatto, annusa con gusto il fumo saporoso ed esclama contento: - Mi piace: sa di divino! Non c'è ritrovato migliore contro l'assembramento ecclesiale. È proprio il fumo della «eresia ».  (Da un'idea apologo del pubblicista spagnolo A. Claravana)

Parola di Dio: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE?” (Gv. 10,32)

Gesù, dice il Vangelo:“Ha   fatto bene ogni cosa”, “passò in mezzo al popolo sanando e beneficando tutti” eppure Gesù non solo non è accettato da parte dei capi del popolo e dei religiosi di allora ma viene addirittura respinto, odiato, accusato. Come mai? Possiamo cercare delle scusanti per quegli uomini, possiamo dire che stentavano a capire l’incarnazione di un Dio, ma, alla fine, il motivo della non accettazione è la chiusura a Dio. Essi avevano un Dio preconfezionato, rinchiuso in norme giuridiche e tradizionali, comodo perché fatto su misura, e trovare in Gesù un Dio che sceglie ipoveri, che impegna al di là delle norme, che è misericordioso con tutti stava loro stretto. Il pericolo per noi, Chiesa di oggi, è sempre lo stesso. Se il nostro Dio è rinchiuso nei codici di diritto canonico, se è esclusivamente il Dio delle norme dei libri di morale, se è il Dio “solo nostro”, corriamo il rischio di non incontrare il Dio di Gesù che è libero e liberante.

 

 

SABATO 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

AGNELLO DI DIO CHE TOGLI IL PECCATO DEL MONDO, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: Cristo ha talmente fatto sua la nostra umanità da imparentarsi con ogni uomo. (Y. de Montcheuil)

Saggezza popolare: Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento. (Prov. degli indiani d’America)

Un aneddoto: Giuseppe Verdi compendiò le regole per i futuri allievi dei conservatori con le note parole: “Tornate all’antico e farete del nuovo”.

Parola di Dio: Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“NON VERRA’ EGLI ALLA FESTA?”. (Gv. 11,56)

I contemporanei di Gesù sentono che sta per compiersi qualcosa. Ormai Gesù ha parlato chiaro, i capi ne hanno deciso la morte.., e allora vogliono vedere come andrà a finire. Gesù andrà a quella festa di Pasqua, anzi sarà Lui l’agnello immolato di quella festa, sarà Lui a versare il suo sangue per la salvezza di tutti. Gesù sa che c’è una croce che lo attende, un traditore pronto a venderlo, l’odio dei potenti... Gesù piangerà su Gerusalemme, ma andrà alla festa di coloro che “vogliono fargli la festa”. E’ Gesù la festa, la gioia, la salvezza dell’intera umanità. E noi come andremo quest’anno alla festa della Pasqua di Gesù? Come spettatori? Come curiosi? Come partecipanti alla salvezza? Saprai commuoverti e accogliere la Festa di chi dà la vita per te?

 

 

DOMENICA 13 APRILE: DOMENICA DELLE PALME

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

OSANNA AL FIGLIO DI DAVID, OSANNA AL REDENTOR.

 

Hanno detto: Rinunciare per amore a quello che si sarebbe potuto essere è un modo bellissimo di rendere omaggio a Dio. (P. Teilhard de Chardin)

Saggezza popolare: Nel monastero altrui non si va con le proprie leggi. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Con il suo solito umorismo il narratore americano Mark Twain diceva: “Il rumore non conta nulla. Una gallina che non ha fatto che un uovo chioccia come se avesse fatto un’asteroide”.

Parola di Dio: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14 - 27,66

 

Vangelo Mt 26, 14 - 27, 66

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? “. E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l'hai detto”. Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. E Pietro gli disse: “Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai”. Gli disse Gesù: “In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E Pietro gli rispose: “Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getzèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: “Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina”. Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. E subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”. In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale gia si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono:“Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”. Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. “Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. E quelli risposero: “E` reo di morte!”. Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: “Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?”. Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: “Anche tu eri con Gesù, il Galileo!”. Ed egli negò davanti a tutti: “Non capisco che cosa tu voglia dire”. Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: “Costui era con Gesù, il Nazareno”. Ma egli negò di nuovo giurando: “Non conosco quell'uomo”. Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: “Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!”. Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell'uomo!”. E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: “Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E uscito all'aperto, pianse amaramente. Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”. Ma quelli dissero: “Che ci riguarda? Veditela tu!”. Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: “Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue”. E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue” fino al giorno d'oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose “Tu lo dici”. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: “Non senti quante cose attestano contro di te?”. Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: “Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?”. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: “Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua”. Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: “Chi dei due volete che vi rilasci?”. Quelli risposero: “Barabba!”. Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”. Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: “Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!”. E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!”. Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. La morte di Gesù. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”. E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: “Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”. Pilato disse loro: “Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete”. Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. Parola del Signore

 

“DOVE VUOI CHE TI PREPARIAMO PER MANGIARE LA PASQUA?” (Mt. 26,17)

Non è un caso che “l’ora” di Gesù coincida con la festa della Pasqua. Essa era la festa principale degli Ebrei, ricordava la liberazione dalla schiavitù, il passaggio del Mar Rosso, lo scampato pericolo dall’Angelo della morte attraverso il sangue dell’Agnello che aveva segnato lo stipite delle porte delle case degli ebrei. In Gesù, si compie per il cristiano la liberazione definitiva, la morte non ha più potere, il regno di Dio si compie grazie al sangue di Gesù, l’Agnello innocente immolato. E Gesù è conscio di tutto questo, non subisce solamente gli eventi, è disposto positivamente a dare la sua vita per noi. Noi quindi siamo dei liberati chiamati, come Cristo, a lottare per la liberazione dal male, dalle oppressioni, dalla miseria.

 

 

LUNEDI’ 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO IL SIGNORE NEI SECOLI.

 

Hanno detto: Dio si presenta e si dona agli uomini con una realtà e una ricchezza molto diversa, a seconda della fede, della fedeltà, della purezza che trova in ciascuno. (P. Teilhard de Chardin).

Saggezza popolare: Quando incontri un uomo, lo giudichi dai vestiti; quando te ne separi, lo giudichi dal cuore. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Fa bene guardare le stelle. Tolomeo, astronomo del secondo secolo dopo Cristo, diceva: Mortale qual son io, so di essere nato per vivere un breve giorno; ma quando osservo del cielo le fitte schiere di stelle e il loro moto circolare, mi sento sollevare dal suolo.

Parola di Dio: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“MARIA ALLORA, PRESA UNA LIBBRA DI OLIO PROFUMATO DI VERO NARDO, COSPARSE I PIEDI DI GESÙ E LI ASCIUGO’ CON I SUOI CAPELLI, E TUTTA LA CASA SI RIEMPI’ DEL PROFUMO DELL'UNGUENTO”. (Gv. 12,3)

E’ il profumo dell’unguento che Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, da poco risvegliato dal sepolcro, versa sul piedi del Signore, ospite in casa sua. C’è in Luca un episodio analogo, ma là è un’anonima peccatrice cui Gesù ispira l’urgenza di una vita nuova e un amore senza peccato. Maria invece ha un nome, è sorella di un amico carissimo di Gesù e il suo gesto è per Gesù un presagio della sua sepoltura: il profumo della fede che attende la risurrezione. Le due donne sembrano tanto distanti tra loro; le accomuna però uno stesso gesto di onore e di amore. La fede di colei che è nella grazia dell’amicizia e il  pentimento della donna che è nel peccato, hanno lo stesso profumo “che riempie tutta la casa” perché di amore è piena la loro vita. Tutte e due  trovano in Gesù la luce che salva. Difficile dire a noi stessi se ci sentiamo più partecipi dell’esperienza dell’anonima peccatrice o di quella di Maria, In noi c’è fede e grazia e c’è peccato e pentimento: che li illumini sempre la certezza di Cristo risorto.

 

 

MARTEDI’ 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE PERDONA, FA’ CHE VEDIAMO IL TUO AMORE.

 

Hanno detto: Non essere nulla per essere al proprio vero posto nel tutto (S. Weil).

Saggezza popolare: Se non fumi e non bevi, morirai sano. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Scriveva Tolstoj: “Ieri sera, mentre spegnevo la candela, cercai a tastoni i fiammiferi: non trovandoli fui colto da un senso di paura. “Ti prepari a morire ed hai bisogno dei fiammiferi per passare nel buio?” mi dissi. Potei così intravedere la mia vita nell’oscurità e colpo mi calmai.

Parola di Dio: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’ ”. (Gv. 13,21)

Quanto è triste scoprire di amare e di non essere compresi, di dare tutto e di essere traditi. Gesù ama Giuda, lo ha scelto, gli ha dato fiducia e adesso scopre il suo tradimento ed è ancora più rattristato dal fatto di vedere il buio che c’è nei cuore di lui. Alcune volte nella vita, anche noi abbiamo sentito l’amaro del tradimento di un amico, altre volte siamo noi stessi tentati dal tradimento, ed è anche per questo che non mi sento di giudicare Giuda, mi è troppo fratello per poterlo condannare. Chiedo solo al Signore di non far mancare almeno un po’ di luce nel momento della tentazione e un po’ di luce nel momento del peccato perché la disperazione non abbia il sopravvento ma il pensiero della misericordia crocifissa faccia nascere la nostalgia del ritorno a casa.

 

 

MERCOLEDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI PASSARE CON TE DA MORTE A VITA.

 

Hanno detto: Pregare per qualcuno significa essere presenti contemporaneamente a Dio e all’uomo, realizzando un perfetto equilibrio tra questi due amori (G. Thibon, Il pane di ogni giorno).

Saggezza popolare: I bei fiori appassiscono subito, le erbacce durano tutta la stagione. (Prov. Svedese)

Un aneddoto: Durante la guerra di indipendenza degli Stati Uniti d’America, in piena battaglia, un caporale ordinò al suo plotone sbraitando, di alzare un grosso tronco di albero: George Waschington che passava di lì disse al caporale: “Perché non li aiuta?” “Signore, io sono il caporale!” Waschington gettò via la giubba, si rimboccò le maniche e si buttò in mezzo al gruppo. E disse: “Caporale, quando ha bisogno di aiuto per un lavoro pesante, chiami il suo generale”.

Parola di Dio: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“DOVE VUOI CHE TI PREPARIAMO PER MANGIARE LA PASQUA?” (Mt. 26,17)

In questo ultimo giorno prima del sacro Triduo pasquale, il vangelo di Matteo ci ricorda che tutti hanno qualcosa da preparare. Giuda ha preparato il tradimento ed ora aspetta solo il momento propizio per attuarlo, gli apostoli si danno da fare per preparare la festa della Pasqua Ebraica, Gesù stesso va deciso verso la sua missione di amore e di sangue. Tutti stanno preparando qualcosa… e io, che cosa sto preparando? Il pranzo di Pasqua, il primo “assaggio” di vacanze? Sono conscio del dono che mi viene fatto o tutto è una più o meno bella “abitudine”? So ancora meravigliarmi di un Dio che mi ama alla follia fino al punto da accettare di andare in croce per me? Sto preparando un tradimento, una fuga o una adorazione silenziosa e dolorosa ai piedi della croce? Sto preparando la morte di Cristo o la sua Pasqua di morte e di risurrezione? Mi accorgo che il “passaggio” non è solo il suo ma anche il mio con Lui? Dovrà anche quest’anno Gesù ripetere per me le lamentazioni del venerdì Santo: “Popolo mi che cosa ti ho fatto? Ti ho preparato il male o il bene? E tu che cosa ha preparato per me?

 

 

GIOVEDI’ 17 APRILE: CENA DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

LAVAMI, SIGNORE, DA OGNI COLPA.

 

Hanno detto: Ci sono recessi nel povero cuore dell'uomo che ancora non esistono e nei quali il dolore entra affinché abbiano vita. (Leon Bloy)

Saggezza popolare: Colui che dona smorza il fuoco dell'ambizione di ricchezza. (Prov. Yddisch)

Un aneddoto: Una ragazza cinese andò a trovare il padre missionario. Gli disse: - La tua serva Ming vorrebbe, o prete forestiero, che tu le parlassi del tuo Dio, perché ho sentito dire che il tuo Dio non disprezza le donne come me. La serva Ming non viene da una buona famiglia; essa è solo una trovatella, « esposta» tanti anni fa, appena nata. Una donna avara l'ha raccolta e cresciuta, per aver così una serva gratuita, una donna di strada, che porta soldi. Ecco la mia vita!  Ed ora sono venuta a chiederti, prete forestiero, se è vero che il Dio degli uomini dagli occhi rotondi accetta al suo servizio anche la serva Ming ... Il Padre missionario spiegò allora alla ragazza che Gesù s'era fatto uomo e che amava immensamente tutti ... , anche Maddalena. La serva Ming cadde allora in ginocchio, posò la fronte contro la terra e rimase così a lungo, ripetendo: O Dio sconosciuto, Dio sconosciuto, per la prima volta la povera serva Ming ti ringrazia ... Prete straniero, concedi alla tua serva una pausa, perché se tu hai ancora verità come questa da dirmi, la tua serva Ming ne muore, perché sono troppo grandi per il cuore d'una povera serva come me! E versava lacrime di grande gioia. (A. Barth, Enciclopedia Catechetica, Ed. Paoline)

Parola di Dio: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI AI DISCEPOLI”. (Gv. 13,5)

Questi tre giorni della settimana santa sono talmente ricchi di celebrazioni, ricordi vibranti, segni, che tutto parla dell’amore di Dio. Vi offro proprio solo alcuni lampi di riflessione magari da vivere in adorazione davanti al Santissimo sacramento, alla croce o nel silenzio. Giovedì santo: la buona notizia di un Dio che si dona. Gli altri dei hanno bisogno di sacrifici; Gesù sacrifica se stesso per noi. Gli altri dei vogliono degli agnelli immolati: Gesù si fa agnello innocente e con il suo sangue ci segna e ci libera. Gli altri dei vogliono cose, obbedienza incutono timore; Gesù si offre, non chiede nulla, da se stesso, ci serve lavandoci i piedi. Gli altri dei prendono il nostro pane; Lui Dio si fa pane per la nostra fame e per il nostro cammino.

 

 

VENERDI’ 18 APRILE: PASSIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

CROCIFISSO MIO GESU’, FA’ CHE IO T’AMI SEMPRE PIU’.

 

Hanno detto: La venuta di Cristo ci ha liberati non dalla sofferenza, ma dal male di soffrire inutilmente. (Mons. Charles)

Saggezza popolare: Trotto d'asino dura poco. (Prov. italiano)

Un aneddoto: Ad un uomo molto ricco fu detto che presto nel mondo ci sarebbe stata una grande richiesta di carbone. Organizzò tre o quattro gruppi di ricerche e li mandò nel mondo Passò qualche mese, poi arrivò dal Cile la prima risposta: “Niente carbone ma individuata una ricca miniera di rame” “E’ il carbone quello che voglio o lo trovate o tornate a casa!” Due giorni dopo dall’Africa giunse la notizia che avevano trovato un buon filone d’oro” Anche qui il ricco disse: “Trovatemi il carbone o tornate a casa, incapaci” Un ultima notizia arrivò dall’Australia: “Trovata una miniera di diamanti! Il ricco fu disperato, li fece tornare tutti a casa lamentandosi dei soldi spesi senza aver trovato carbone.

Parola di Dio: Is 52,13 - 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 - 19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

"E LO CROCIFISSERO, E CON LUI ALTRI DUE, UNO DA UNA PARTE E UNO DALL'ALTRA, E GESU' NEL MEZZO". (Gv. 19,18)

Tre croci ci sono sulla montagna della vita, come tre croci c'erano su quella collina di Gerusalemme. Su quella centrale è inchiodato quello che è ritenuto il più colpevole. E avevano ragione a pensarla così perché Gesù, l'unico giusto, è colui che si è addossato tutte le colpe dell'umanità e quindi è il più colpevole. Ma tutto questo lo ha accettato per amare e per salvare. Seconda croce: ecco un uomo che si rivolge a Gesù. Riconosce la sua colpevolezza e la santità di colui che "non ha fatto nulla di male". Lo chiama Signore e riconosce la sua dignità. Ma questo condannato è un malfattore. Che importa? La salvezza è per tutti, per "chiunque crede". Allora Gesù gli dice: "Oggi sarai con me in paradiso". Sulla terza croce è crocifisso un altro condannato: egli ingiuria il Signore e si fa beffe di Lui. " Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Incredulo, muore lontano da Dio, mentre il Salvatore era là, vicino a lui. Anche nella nostra vita ci sono tre croci: quella centrale è quella di Cristo, offerta amorosa di misericordia, e poi ci sono le altre due o le tante altre su cui ci siamo noi: esse possono continuare a rimanere croci di condanna o possono divenire croci di liberazione.

 

 

SABATO 19 APRILE: SABATO SANTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

ALLELUIA, ALLELUIA, ALLELUIA

 

Hanno detto: Gli amici veri si rallegrano e si rattristano delle medesime cose. (Tommaso d'Aquino) 

Saggezza popolare: Il numero delle pecore non fa paura al lupo. (prov. Italiano)

Un aneddoto: Quando per la prima volta Gandhi andò a Natal (Sud Africa) dove cominciò il suo movimento di non violenza, andò a mangiare ad un ristorante. Al termine del pranzo disse al cameriere: “Grazie per il suo pronto e gentile servizio” Il cameriere apprezzò le sue parole: “Non mi dimenticherò mai di lei. Sono poche le persone che ringraziano per il servizio”.

                    

  Oggi è giornata di silenzio liturgico. Ma un silenzio pieno di attese e di speranze. Il Signore nella tomba è “disceso agli inferi”.  Ma non ne tornerà solo.

 

 

DOMENICA 20 APRILE: PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO E’ IL GIORNO CHE HA FATTO IL SIGNORE, RALLEGRIAMOCI INSIEME.

 

Hanno detto: L'obbedienza è la via più facile, più breve e più certa verso la santità; anzi l'obbedienza soprannaturale, l'unione della nostra volontà con la volontà divina, costituisce l'essenza stessa della santità, ossia dell'amore perfetto. (S. Massimiliano Kolbe) 

Saggezza popolare: Piega il ramo d'ulivo quando è tenerello. (Prov Sardo)

Un aneddoto: Ho saputo che Rob aveva avuto un brutto incidente sul lavoro, era caduto da 18 metri di altezza e, dopo 18 ore di sala operatoria, fu dimesso dall'ospedale con una piastra d'acciaio nella schiena. Sono andato a trovarlo e gli ho chiesto come si sentisse. "Se stessi meglio sarei due persone" mi rispose "Vuoi vedere le mie cicatrici?". "Ma come fai?" gli chiesi "ad essere così positivo dopo quello che ti è successo?". "Mentre stavo cadendo, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la mia bimba. Poi mentre giacevo per terra, mi sono detto che potevo scegliere di vivere o di morire... ...ed ho scelto di vivere". "Ma non hai mai avuto paura?". "Sì, quando mi hanno portato in ospedale ed ho visto l'espressione sul viso dei medici e degli infermieri, ho avuto paura, perché era come se guardassero un uomo morto. Poi un'infermiera mi ha chiesto se avessi allergie, ed io ho risposto Sì. Tutti mi hanno guardato,ed io ho urlato: sono allergico alla gravità!. Sono scoppiati tutti a ridere, ed io ho aggiunto: ed ora operatemi da uomo vivo, non come se fossi già morto". Rob mi ha insegnato che ogni giorno abbiamo la possibilità di scegliere di vivere la vita pienamente. Quindi è inutile preoccuparsi sempre per il domani, perché ogni giorno ha i suoi problemi su cui scegliere di vivere, e domani penseremo ai problemi di domani. Dopo tutto, oggi è il domani di cui ti preoccupavi ieri.

Parola di Dio: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6-8; Gv 20,1-9

 

Vangelo Gv 20, 1-9

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!”. Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Parola del Signore

 

“NON AVEVANO ANCORA COMPRESO LA SCRITTURA, CHE EGLI CIOE' DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI”. (Gv. 20,9)

Che effetto fa, oggi, gridare gioiosamente, celebrare, dire: “Cristo è risorto”? Buona parte del nostro mondo non conosce neppure Cristo. Per altri la risurrezione è un mito: Gesù è stato un grand’uomo della storia, ha detto cose rivoluzionarie e quindi è finito male perché il potere e l’ordine costituito non potevano permettersi un elemento di disturbo come era lui; molte delle cose che ha detto possono essere valide, ma tutto finisce lì. Per molti altri la risurrezione c’è stata, ma   è un fatto personale di Gesù (beato Lui!), infatti dopo duemila anni tutti moriamo ancora. Ed ecco, allora, che anche oggi molti ”cristiani” si recano in chiesa per tradizione, per abitudine a compiere dei riti religiosi spesso celebrati con altrettanta abitudine ripetitiva da sacerdoti più becchini della morte che ministri della vita. L’antica sequenza di Pasqua che abbiamo letto diceva: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. E, allora, è ora di smetterla di andare alla sepoltura di Dio. Chi va in chiesa, oggi, non va a visitare una tomba.  Il Tabernacolo non è un’urna cineraria, lì c’è il Pane della vita. L’Eucaristia non è un rito commemorativo organizzato da un’impresa di pompe funebri  in occasione di un anniversario di morte, è la memoria viva dell’amore di Dio morto e risorto e operante in mezzo a noi. Qualcuno mi dirà: “Ma cammina con i piedi per terra! Dov’è che la morte è vinta? Dopo quella ‘risurrezione’ ci sono quasi duemila anni in cui i cimiteri hanno continuato a riempirsi: grandi e piccoli, poveri e ricchi, umili e scienziati, nessuno si è salvato dalla morte!” E’ vero, ma se credi, da dopo la risurrezione di Gesù, la morte non è più la stessa, è cambiato anche il dolore, si sono aperte porte che danno una prospettiva diversa. Ripetiamoci ancora la frase di Paolo: “Se siete risorti con Cristo…” Il senso della nostra Pasqua è qui. Se risorgere è solo qualcosa che tocca Cristo e non noi, oggi, è una cosa, ma se ci riguarda adesso, cambia tutto.

 

 

LUNEDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TU SEI IL VIVENTE.

 

Hanno detto: Il perdono è l'essenza stessa di Dio. (S. Caterina da Siena) 

Saggezza popolare: Dopo esser falliti, tutti sanno quale sarebbe stato il rimedio.

Un aneddoto: Seneca, filosofo e tutore di Nerone scrisse: “Ogni notte, quando spengo la lampada, e mia moglie, conoscendo la mia usanza, rimane silenziosa, io esamino la mia giornata. Ripenso a ciò che ho detto e a ciò che ho fatto, senza nascondermi niente. Se trovo qualcosa di riprovevole mi dico: “Stavolta ti perdono, ma non farlo più”:

Parola di Dio: At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“I SOMMI SACERDOTI DISSERO ALLE GUARDIE: DICHIARATE: I SUOI DISCEPOLI SONO VENUTI DI NOTTE E L’HANNO RUBATO”. (Mt. 28,13)

Davanti alla risurrezione tutto dovrebbe essere chiaro su Gesù. E invece anche in questo momento ci sono le donne che adorano e diventano testimoni e ci sono i sommi sacerdoti che fanno di tutto per evitare che la notizia sia divulgata. All’occhio che non è limpido, al cuore che non è puro, il mistero resiste e il primo frutto della lontananza dalla verità è la menzogna. Anche oggi Gesù è segno di contraddizione. Possiamo essere come i sommi sacerdoti e cercare in tutti i modi di negare con la nostra intelligenza l’evidenza di Gesù o essere come le donne che cercano Gesù perché io hanno amato e lo amano. Ad esse il Cristo si rivela. Se noi cerchiamo il Cristo, Lui ci viene incontro e lo incontreremo in mille modi presente nella nostra vita, non avremo più bisogno di prove per testimonianza della sua risurrezione perché lo scopriamo vivo in mezzo a noi.

 

 

MARTEDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ASCIUGA LE NOSTRE LACRIME.

 

Hanno detto: Fate del bene sempre, del bene a tutti, del male a nessuno. (San Luigi Orione)

Saggezza popolare: In un sacco possono stare un migliaio di noci ma in una casa ci sta bene una donna sola. (Proverbio Bresciano)

Un aneddoto: Oltre che essere uomo di preghiera e di fede profonda, Giorgio la Pira, aveva anche la battuta pronta. Mentre era sindaco a Firenze, il ragioniere capo del comune gli riferiva che il comune era pieno di debiti. La Pira lo tranquillizzò con queste parole: “Che cosa dice il Padre nostro? Rimetti a noi i nostri debiti, quindi senza debiti non si può vivere e nemmeno pregare. Tutto il cristianesimo si basa sui debiti. Si ricordi: molti debiti, molta santità.

Parola di Dio: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

LE DISSE GESU’: “DONNA, PERCHE’ PIANGI? CHI CERCHI?” (Gv. 20,15)

Molte volte Maria Maddalena ha pianto. Ha pianto i suoi peccati. Ha pianto di gioia quando Gesù l’ha perdonata. Ha pianto con Maria, la mamma di Gesù, ai piedi della croce. Ha pianto quando hanno deposto Gesù nella tomba. Piange anche adesso che non trova più il corpo del suo Signore. Gli uomini spesso considerano le lacrime debolezza. Non è affatto vero se anche Gesù, il Figlio di Dio, ha pianto in diverse occasioni. Le lacrime, come il sorriso, esprimono quello che c’è nel cuore. Bisogna solo fare attenzione che le lacrime non ci impediscano di vedere. Qualche volta i nostri occhi sono talmente pieni di lacrime, di desolazione, di dolore, di sofferenze fisiche e morali che la speranza sembra morta. Occorre in questi casi, come Maria, sentirci chiamati per nome da Gesù, e allora si riesce ad alzare gli occhi, si riesce ad intravederlo tra le lacrime, e a ritrovare la speranza di Colui che non delude.

 

 

MERCOLEDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI SIGNORE, ALLELUIA

 

Hanno detto: Se la gente conoscesse il valore dell'Eucaristia, l'accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica. (Santa Teresa di Lisieux) 

Saggezza popolare: I cibi più salati sono sempre quelli che si mangiano in casa d'altri. (Prov. Bresciano)

Un aneddoto: Per tutta la vita, Santa Teresina ha creduto nel l'efficacia apostolica della più piccola delle sue azioni. “Raccogliere uno spillo per amore - le piace ripetere - può salvare un’anima. Che mistero!”

Parola di Dio: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“EGLI ENTRO’ PER RIMANERE CON LORO”. (Lc. 24,29)

E’ venuto nel mondo proprio per questo. Per farsi accogliere e per rimanere con noi. Sì. Ha deciso di restare. D’ora in poi lo potremo trovare sulle nostre strade. Viaggia in incognito. E’ uno qualsiasi. Ha il volto comune di una persona che incontro o che mi ferma. Ci aspetta all’appuntamento dell’imprevedibile. Esige la prova dell’attenzione. Si rivela attraverso il “sacramento del fratello”. Lui rimane in mezzo a noi. E noi dobbiamo riconoscerlo. Ogni incontro può essere incontro col vivente, col Risorto e quindi sorpresa, sconvolgente novità. Ogni incontro può essere un’apparizione. Quando è arrivato in mezzo a noi, “il mondo non lo riconobbe”. Adesso che ha deciso di rimanere, il peccato per eccellenza diventa quello degli “occhi chiusi”. Noi che ci sentiamo in diritto spesso e volentieri di masticare amarezza per le sue assenze e i suoi ritardi, in realtà siamo colpevoli recidivi di non riconoscimento.

 

 

GIOVEDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU,’ SEI IL CROCIFISSO VIVENTE

 

Hanno detto: Quando stai bene, la Messa l'ascolti; quando stai male e non vi puoi assistere, la Messa la dici. (S. Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Il pane mangiato di nascosto è quello che si gusta di più. (Prov. Bresciano)

Un aneddoto: Colui che fu il grande primate polacco Wyszynsky,  in tempi molto difficili ha lasciato un libro di suoi pensieri uno per ogni giorno dell’anno. Il 1° gennaio si legge questa proposta di vita: “La gente dice: il tempo è denaro. Io però vi dico: il tempo è amore”

Parola di Dio: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“MOSTRO’ LORO LE MANI E I PIEDI”. (Lc. 24,40)

Il gesto di mostrare le sue ferite sottolinea la continuità tra il Gesù del Calvario e il Cristo pasquale. Il Risorto reca le piaghe del Crocifisso. La risurrezione non abolisce la Passione. Il Crocifisso è Risorto: ecco l’autentico e completo annuncio Pasquale. Ma Gesù, mostrando i segni della passione vuole anche farci capire come quell’amore che l’ha condotto a dare la vita per noi sia una realtà che non viene mai meno. E’stato un fatto unico, eccezionale, irripetibile ma, proprio per questo quell’amore è sempre presente nel mondo, nella comunità cristiana, nella vita di ciascuno di noi. E in ogni momento possiamo contare su quell’amore fedele, possiamo attingervi forza e speranza. Nessun ostacolo, nessuna difficoltà, nessun imprevisto ha potere di intimorirci, bloccarci nel nostro itinerario, dal momento che abbiamo la possibilità di aggrapparci a quelle mani che recano i fori luminosi dei chiodi.

 

 

VENERDI’ 25 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PORTA A COMPIMENTO LA TUA OPERA SU DI NOI.

 

Hanno detto: Gli uomini sono come il vino. Alcuni diventano aceto, i migliori invecchiano bene. (Papa Giovanni XXIII)

Saggezza popolare:

L'uomo mediocre è soddisfatto se pensa come tutti, l'uomo savio è soddisfatto se pensa come pochi. Il vero uomo è soddisfatto se pensa come sé stesso.
Un aneddoto:

Quando in Francia la Chiesa venne depredata dei suoi beni molti ne piansero. Pio X disse: “Si guarda ancora troppo ai beni della Chiesa e troppo poco al bene della Chiesa”.

Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

“NEL MIO NOME SCACCERANNO I DEMONI, PARLERANNO LINGUE NUOVE, PRENDERANNO IN MANO SERPENTI... IMPORRANNO LE MANI AI MALATI E QUESTI GUARIRANNO. (Mc. 16,17-18)

Gesù fa tutta una serie di promesse su segni concreti che accompagneranno l’o­pera dei suoi apostoli. Se è vero che l’opera dei santi spesso è stata accompagnata da segni miracolosi, è vero che oggi noi non abbiamo la presunzione di poter compiere miracoli... Ma è del tutto vero che non possiamo fare miracoli? Quando una persona, nel nome dell’amore di Gesù, riesce a perdonare invece di odiare, non è forse un miracolo strabiliante? E’ più miracoloso parlare contemporaneamente più lingue o parlare la lingua universale dei gesti dell’amore che sa superare le barriere delle razze e delle divisioni? Dai serpenti velenosi è meglio prendere le distanze, ma a chi è stato morso dal veleno dell’ira, della rabbia, della vendetta si può dare l’antidoto della comprensione, dell’affetto, della speranza. E a proposito di mali e di malattie, non è forse già un miracolo vivere senza disperazione un momento di prova, o condividere con serenità e pazienza il proprio tempo con un malato? E allora, coraggio, qualche miracolo possiamo farlo anche noi!

 

 

SABATO 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Nessuno può capire il senso della Bibbia, se non acquista consuetudine e familiarità con essa mediante la lettura. (Sant'Isidoro di Siviglia) 

Saggezza popolare: La giustizia è la forza dei re, la furbizia è la forza della donna, l'orgoglio è la forza dei pazzi, la spada è la forza del bandito, l'umiltà è la forza dei saggi, le lacrime sono la forza del bambino, l'amore di un uomo e una donna è la forza del mondo.

Un aneddoto: Monsignor Affre che fu Vescovo di Parigi raccontava che in una parrocchia della sua diocesi c’era una cappellina sconsacrata. Il parroco aveva pensato di usare il Tabernacolo dotato di una discreta serrature per custodire documenti e soldi. Per allontanare ogni sospetto, aveva messo davanti alla porticina un cartello con scritto: “Dominus est in loco” “Qui c’è il Signore”, ma i ladri vennero lo stesso e furono anche spiritosi perché lasciarono un cartiglio con su scritto: “Non est Hic. Rexurrexit” “Ora non è più qui, è risorto!”

Parola di Dio: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“ALLA FINE APPARVE AGLI UNDICI E LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’ E DUREZZA DI CUORE”. (Mc. 16,14)

Il Vangelo di Marco conclude questa ottava di Pasqua con un riassunto delle apparizioni del risorto, ma quello che maggiormente può stupirci è il fatto che ci debba essere ancora una volta un rimprovero di Gesù ai discepoli e a noi. Gesù non si spaventa né delle debolezze, né dei tradimenti, né della poca fede, anche se rimane “meravigliato” davanti alla durezza della nostra testa e del nostro cuore che stenta a comprendere le meraviglie di Dio che ci sono davanti ogni giorno, desidera solo perdonarci e rinfrancarci nella fede. Noi, quando qualcuno ci tradisce o non ci comprende ripetutamente o dimostra di non fidarsi in noi tendiamo a cancellarlo, escluderlo, andare avanti per conto nostro, scegliere altre persone, Gesù invece ama personalmente al di là dei limiti, ha fiducia che, nonostante i tanti errori ce la faremo ad avere fede in Lui, crede nel dono dello Spirito Santo che ci vuole dare perché noi possiamo diventare suoi rappresentanti e testimoni. Questo dovrebbe far sorgere dentro di noi il sentimento della gratitudine e la gioia della missionari età a cui il Risorto ci invia.

 

 

DOMENICA 27 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

MIO SIGNORE E MIO DIO

 

Hanno detto: Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente...e ne sarete liberati. (San Pacomio)

Saggezza popolare: La goccia d'acqua del fiume non si chiede quanto sia utile la sua esistenza. Essa è il fiume.

Un aneddoto: Facevo parte di un coro che doveva cantare la “Passione secondo Matteo” di Bach ed ero ansioso di essere diretto per la prima volta  dal grande maestro Leopold Stokowski. Durante la prova generale ad un certo momento Stokowski battè con forza la bacchetta per interrompere sia i coristi che l’orchestra. Quindi disse: “ Mi sembra che le note le conosciate abbastanza, ma mi accorgo che manca lo spirito. Sarebbe bene che ciascuno di voi a casa prendesse il Vangelo di Matteo e ne leggesse la passione di Gesù. Cercate di capirne il significato. Può darsi che il messaggio sia proprio ciò che il nostro pubblico ha bisogno di ascoltare  in questi tempi di dubbi e angosce”. Noi cantanti fummo molto sorpresi nel sentire questo suggerimento da un gioviale uomo di mondo come appariva il maestro. Ma facemmo quello che ci aveva raccomandato. Il giorno dopo cantammo per lui con tutta l’anima. (E.M.A.)

Parola di Dio: At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni.

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“NON ESSERE PIÙ INCREDULO, MA CREDENTE!”. RISPOSE TOMMASO: “MIO SIGNORE E MIO DIO”. (Gv. 20,27-28)

Tommaso è un apostolo che sento molto vicino. Forse perché anch’io vorrei vedere e toccare la presenza di Dio nella mia vita, ma anche perché vorrei arrivare con lui a fare quell’atto di fede così decisivo: “Mio Signore e mio Dio”. E mi piace anche l’atteggiamento di Ge­sù nei suoi confronti. Gesù non lo condanna, non lo allontana per i suoi dubbi di fede, anzi lo invita a toccare e lo fa maturare nella fede. Gesù, aiutami a non spaventarmi davanti a dubbi di fede ma vieni incontro alla debolezza della mia fede, rendimi più semplice, più disponibile a fidarmi, ad appoggiarmi con umiltà alla fede degli altri, ma soprattutto apri i miei occhi a riconoscerti presente nei tuoi tanti modi di incarnarti oggi in mezzo a noi e fa che la tua pazienza e benevolenza nei miei confronti susciti in me la stessa fede di Tommaso e mi renda capace di affermare come lui che Tu sei il mio unico Dio e Signore.

 

 

LUNEDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE FA’ CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

Hanno detto: La Sacra Scrittura cresce con chi la legge. (San Gregorio Magno) 

Saggezza popolare: La pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, il gelso si tramuta in seta.

Un aneddoto: Storia raccontata dal Pastore Martin Luther King. Due capre di montagna si incontrano sopra un viottolo molto stretto, largo sufficientemente per poter passare una alla volta. Sulla sinistra c'era un precipizio profondo e sulla destra un profondo lago. Le due capre erano una di fronte all'altra: cosa dovevano fare? Esse non potevano fare marcia indietro perché sarebbe stato troppo pericoloso e non potevano fare un mezzo giro perché il viottolo era troppo stretto. Ora se le capre non avessero avuto più buon senso che certe persone, si sarebbero urtate in pieno ed avrebbero cominciato a colpirsi con le corna finché sarebbero cadute o nel burrone o nel lago. Ma, Luther King disse che le capre furono più intelligenti di alcune persone. Una di esse si allungò sul sentiero lasciando che l'altra le camminasse letteralmente sopra la schiena, così tutte e due furono fuori pericolo e passarono. Esse hanno dovuto accettare il fatto, almeno una di loro, di allungarsi sul terreno in modo che l'altra le passasse sopra. Se le capre si fossero comportate come alcuni di noi, sarebbero state lì ferme a discutere su chi doveva stendersi. Certe volte le capre sono più sensate degli essere umani!

Parola di Dio: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“COME PUO’ UN UOMO NASCERE QUANDO E’ VECCHIO?” (Gv.3,4)

Penso che tutti, nella nostra vita abbiamo più volte fatto l’esperienza dell’incontro con persone che dimostrano una vivacità di vita e di interessi che hanno messo anche in noi una carica di entusiasmo e, altre volte, invece, abbiamo incontrato certi personaggi amorfi, inetti, chiusi in se stessi, brontoloni e negativi che solo a stare con loro mettono tristezza e amarezza di vita. Vi sarà capitato di incontrare giovani debosciati che hanno tutto e a cui non va bene nulla e ragazzi dall’argento vivo addosso che tutto gustano, vogliono sperimentare, che non si lasciano abbattere dalla prima difficoltà che incontrano, oppure vecchi che si piangono continuamente addosso, che mettono davanti la propria vecchiaia per impedirsi ogni sprizzo di vita, che giudicano tutto e tutti negativamente, ma avrete incontrato anche vecchi che nonostante anni e acciacchi sono ancora curiosi della vita, che partecipano alle vicende della propria epoca, che sanno di poter dare ancora qualcosa senza imporsi, vecchi insomma che ti fanno venir voglia di vivere appieno ogni istante della tua vita.  Nicodemo, uomo di fede ma anche uomo che va da Gesù di notte, stenta a credere che un uomo vecchio possa rinascere, ma Gesù gli risponde che quello che fisicamente sembra impossibile è invece una grande realtà per ogni uomo. Noi, a qualunque età, in qualsiasi esperienza di vita possiamo essere viventi morti o morti viventi. Questo nella vita, ma ancor di più nella fede. In qualunque momento possiamo “rinascere di acqua e di Spirito Santo”. Anche se siamo morti con il peccato, Gesù è disponibile a farci risorgere, anche se la fede sembra essersi persa nei meandri delle difficoltà della vita, ne basta un granello per cominciare a spostare le montagne, anche se magari avessimo abbandonato il Cristo nella nostra giovinezza, Lui è ancora lì per darci una possibilità a qualunque età della vita siamo arrivati. Vogliamo farci vivere dagli anni, intristire come uomini senza speranza o piuttosto gustare in pieno il dono della vita e nella vita incontrare Colui che è la nostra vita eterna?

 

 

MARTEDI’ 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

SACRO CUORE DI GESU’: ACCOGLIMI

 

Hanno detto: Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando. (S. Teresa d'Avila)

Saggezza popolare: Mai corno di lepre e pelo di tartaruga.

Un aneddoto: Una mamma mostrava un giorno alla sua piccina di sei anni, una figura che rappresentava Gesù con in braccio dei bambini, mentre altre mamme spingevano altri piccoli verso di Lui. "Vedi, Carolina", le disse, "io avrei fatto così come quelle mamme se fossi vissuta ai tempi di Gesù". "Oh! Io", gridò vivacemente la piccina, "io non avrei voluto essere spinta verso di Lui." "E perché?" - le chiese la mamma. "Perché ci sarei andata da me!".

Parola di Dio: 1Gv 1,5-2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

GESU' DISSE: "TI BENEDICO O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHE' HAI TENUTE NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI". (Mt. 11,25)

Un giorno, un uomo si fermò in mezzo ad un gruppo di ragazzi, che giocavano in un cortile. L’uomo si mise a far capriole e ogni sorta di buffonate per far divertire i ragazzi. La madre di uno dei ragazzi osservava dalla finestra. Dopo un po’ scese in cortile e si avvicinò a suo figlio. “Ah! Costui è veramente un santo”, gli disse. “Figlio mio, va’ da lui”. L’uomo pose una mano sulla spalla del ragazzo e gli chiese: “Mio caro, che cosa vuoi fare?”. “Non lo so”, rispose il ragazzo. “Che cosa vuoi, che io faccia?”. “Devi essere tu a dirmi che cosa avresti voglia di fare”. “Oh, a me piace giocare “E allora, vuoi giocare con il Signore?”. Il ragazzo rimase interdetto, senza sapere che cosa rispondere. Allora il santo soggiunse: “Se tu riesci a giocare con il Signore, farai la cosa più bella che si possa fare. Tutti prendono Dio talmente sul serio da renderlo mortalmente noioso. Gioca con Dio, figliolo. E’ un compagno di gioco incomparabile”.

 

 

MERCOLEDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

Hanno detto: La pratica quotidiana della meditazione rende l'anima raccolta profondamente in Dio, mentre il tralasciarla la rende dissipata. (S. Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Su una piccola pietra inciampò l'imperatore.

Un aneddoto: Nel parco Hyde di Londra, un marxista convinto teneva una conferenza impegnata. Mostrando un uomo vestito miseramente accanto a lui, esclamò:  "Il marxismo può mettere addosso a quest'uomo un vestito nuovo! " Allora un credente tra gli ascoltatori lo interruppe e gridò forte: "È Gesù che, al contrario, può mettere in quel vestito un uomo nuovo! "Ecco la distinzione essenziale. Gesù, non solo può cambiare le condizioni e la realtà della nostra vita, ma può anche creare negli uomini che si confidano a Lui, qualcosa di totalmente nuovo: può fare di loro una nuova creatura.

Parola di Dio: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“LA LUCE E’ VENUTA NEL MONDO”. (Gv. 3,19)

C’è chi desidera la luce e c’è chi odia la luce. Gesù con la sua venuta, le sue parole, le sue testimonianze è la potente luce  che illumina il nostro essere e il nostro agire. Noi invochiamo la luce dello Spirito ma poi qualche volta abbiamo paura di quello che questa luce mette in evidenza. Quando ci sono di mezzo le nostre magagne preferiamo il buio o almeno la penombra, questo perché difficilmente abbiamo il coraggio di riconoscere i nostri torti. Siamo un po’ come Nicodemo che andato di notte a cercare Gesù, trova la luce, ma esita ad aprirsi al dono di Dio, a fare il salto della fede che potrebbe salvarlo. La luce di Dio illumina un mistero difficile ma l’unico che può salvare ed è la croce di Cristo.

     
     
 

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