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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2014

SABATO 1 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

COME UN BIMBO SONO NELLE TUE BRACCIA, SIGNORE.

 

Hanno detto: “Dio non potendo farsi conoscere ha pensato di farsi nascere”. (P. Claudel)

Saggezza popolare: Abbondano i maschi, scarseggiano gli uomini.

Un aneddoto: Non lontano da una vecchia città cinese, c’era una bella collina con una bella foresta. Gli abitanti della vecchia città erano molto contenti. In un paese in cui fa caldo vi andavano a cercare l’ombra e a trovarvi anche qualche frutto. Passeggiavano, offrivano sacrifici agli dei, ai geni della regione, e tutto andava per il meglio. Tutto ad un tratto, hanno pensato: «Abbiamo bisogno di un grande edificio di legno, taglieremo gli alberi sulla metà della collina». E così fecero. Rimaneva ancora l’altra metà in cui la gente poteva passeggiare. Nessuno si lamentava. Dopo qualche anno, ci fu bisogno di un secondo grande edificio. Tagliarono l’altra metà degli alberi sull’altra metà della collina. I taglialegna dissero «Non agitatevi, torneranno.» E infatti, sono tornati. Dopo una trentina d’anni, una quarantina d’anni, c’era già lì una giovane foresta. Un’altra decina d’anni e dissero: «Abbiamo bisogno di alberi, tagliamo questa nuova foresta visto che torna.» è tornata, più modesta. E di nuovo dopo quaranta o cinquant’anni, hanno tagliato. Quella volta, non è tornata. E non c’è più stato un solo albero sulla montagna sacra. (Lao Tzu (500 a.C. circa)

Parola di Dio: Gc 5,13-20; Sal 140; Mc 10,13-16

 

Vangelo Mc 10, 13-16

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Parola del Signore

 

“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME E NON GLIELO IMPEDITE PERCHE’ A CHI E’ COME LORO APPARTIENE IL REGNO DEI CIELI”. (Mc. 10,14)

Per seguire Gesù, per entrare nel suo Regno, o meglio, per lasciare che il suo Regno entri in noi, bisogna vincere l’alterigia, la supponenza, l’orgoglio. E’ quanto ci suggerisce l’episodio narrato nel Vangelo di oggi. I discepoli non sgridavano quelli che portavano i bambini perché disturbavano il maestro, ma perché i bambini, per essi, non rappresentavano nulla. Secondo loro il Regno di Dio  era da adulti e, per raggiungerlo, era necessario fare scelte coscienti, avere certi determinati meriti, compiere opere corrispondenti. Gesù pensa, invece, che il Regno di Dio deve essere ‘ricevuto’, cioè il Regno è iniziativa divina. Per conseguenza l’unico atteggiamento adatto per ‘ricevere’ è quello dei bambini: il Regno di Dio prima lo si riceve e poi si entra in esso. Gesù non idealizza per nulla i bambini. Ha parlato altre volte di bambini maleducati che giocano nella piazza del mercato e vogliono ora questo ora quest’altro, e si mostrano impazienti e testardi. Ecco perché la parola citata non significa affatto che gli adulti debbano ritornare allo stadio dei bambini. C’è però una cosa che possiedono i fanciulli e che li distingue dagli adulti: il bambino è per sua natura fiducioso, disposto a ricevere ciò che gli viene donato, capace di lasciarsi guidare; ha il dono di vivere nell’istante presente: e questo è proprio l’atteggiamento di fede richiesto per accogliere il Regno.

 

 

DOMENICA 2 MARZO: 8^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi:San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

PER TE, SIGNORE, IO SONO UNICO E IRRIPETIBILE.

 

Hanno detto: Nel rapporto con gli altri non saremo mai troppo dolci e troppo buoni nel nostro modo di fare. La dolcezza è la prima delle forze e forse la prima delle virtù.

(P. Teilhard de Chardin).

Saggezza popolare: Chi è eternamente preoccupato dei problemi dell’umanità o non ha problemi di suo o si è rifiutato di affrontarli.

Un aneddoto: Si racconta che un giorno il Vescovo di Vigevano mostrava a san Carlo con una certa soddisfazione il giardino annesso all’episcopio e uno dei presenti osservò che l’Arcivescovo di Milano vi avrebbe potuto prendere un po’ di necessario riposo. Il Borromeo rispose subito: «La santa Bibbia è il boschetto più adatto per il mio riposo».

Parola di Dio: Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34

 

Vangelo Mt 6, 24-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: " Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. Parola del Signore

 

“SE DIO VESTE COSI’ L’ERBA DEL CAMPO, NON FARA’ ASSAI DI PIU’ PER VOI GENTE DI POCA FEDE?” (Mt. 6,30)

Non ci prendiamo abbastanza sul serio. Non pensiamo abbastanza alla nostra grandezza, alla nostra dignità unica. In ognuno di noi vive l’immensità. Il grande Pascal, filosofo e scienziato, notava: “Tutti i corpi celesti, il firmamento, le stelle, la Terra e il suo regno, non valgono la mente più piccola, perché essa conosce il mondo esterno a sé, e conosce se stessa: invece il mondo dei corpi celesti non conosce nulla”. E aggiungeva: “Tutti i corpi celesti insieme, e tutti gli spiriti, non valgono il minimo moto di carità: ciò appartiene ad un ordine infinitamente più elevato”. Credere nella nostra dignità anche di sabato sera, di ritorno dalle discoteche, l’uomo è sempre qualcuno, mai qualcosa. Rispettare la nostra dignità; la dignità di tutti. Perché un uomo che muore sulle vie di Calcutta (o anche più vicino a noi) fa meno notizia di un orso che muore in cattività, magari coccolato da schiere di veterinari?

 

 

LUNEDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI!

 

Hanno detto: Ciascuno di noi è molto migliore e molto peggiore di quello che pensano i suoi vicini. (R. Guelluy).

Saggezza popolare: Un eroe è chi fa quello che può.

Un aneddoto: Un contadino e il suo bambino erano in cammino verso un paese vicino al loro,  per la fiera annuale. La strada passava sopra un ponticello di pietra  sgretolato e traballante per il fiume in piena. Il bambino si spaventò. "Papà, pensi che il ponte reggerà?", domandò. Il padre rispose: "Ti terrò per mano, figlio mio!". E il bambino mise la sua mano in quella del padre.  Con molta cautela attraversò il ponte a fianco di suo padre e giunsero a destinazione. Ritornarono che calava la sera.  Mentre camminavano, il piccolo chiese:  "E il fiume, papà?  Come faremo ad attraversare quel ponte pericolante?  Ho paura!" L’uomo forte e robusto prese in braccio il piccolino e gli disse: "Resta qui fra le mie braccia e sarai al sicuro!" Mentre il contadino avanzava con il suo prezioso fardello, il bambino si addormentò profondamente. Il mattino seguente il piccolo si svegliò e si ritrovò sano e salvo nel suo lettino. La luce del sole filtrava attraverso la finestra.  Non si era neppure accorto di essere stato trasportato  al di là del ponte, sopra il torrente impetuoso.

Parola di Dio: 1Pt 1,3-9; Sal 110; Mc 10,17-27

 

Vangelo Mc 10, 17-27

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore

 

“VIENI E SEGUIMI”. (Mc. 10,21)

Davvero non saprei come commentate questa Parola di Dio: è cosi chiara! Essa attraversa duemila anni ed arriva direttamente al nostro cuore: Gesù, ci invita a seguirlo, esattamente come ha fatto con Pietro, Giovanni, Matteo, con Maria, con il centurione del Vangelo. Si tratta solo di VIVERLA. Sono centinaia le occasioni in cui LUI ti dice: VIENI E SEGUIMI. Ascoltalo: - io ti sveglio ogni mattina e ti dico: .... - se uno ti disturba... sono io! Non mi riconosci?. - dietro il volto di chi ami ci sono io che ti dico: ... - in ogni dolore ci sono io, mentre ti invito: .... - nella gioia io ti dico: .... - nelle delusioni che gli altri ti danno: .... - dal tabernacolo ti chiamo: .... - nell'imprevisto mi nascondo io: .... - nella tua vecchiaia io mi avvicino: ... - nella morte io ti abbraccio: .... - mentre adesso stai leggendo: .... Ricordati mille volte al giorno questa PAROLA divina: avrai ogni giorno mille occasioni per dirgli: ECCOMI

 

 

MARTEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL NOSTRO PREMIO, LA NOSTRA GIOIA.

 

Hanno detto: Dal momento che è nostro Padre, deve sopportarci nonostante la gravità delle nostre colpe. Deve perdonarci quando ritorniamo a lui come il figlio prodigo. Deve consolarci nella prova. Deve nutrirci come si conviene a un Padre come lui. (S. Teresa d’Avila, Il cammino della perfezione)

Saggezza popolare: Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno.

Un aneddoto: Un giorno il re chiese al saggio Zhuan-zu il disegno di un granchio. L’artista chiese cinque anni di tempo e un villa con dodici servi. Scaduti i cinque anni davanti al re apparve solo una parete bianca. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Zhuan-zu davanti al re perplesso ed infastidito. Passarono gli anni e ancora la parete era intatta. Il re stava per esplodere di collera ma Zhuan-zu davanti a lui prese un pennello e con un gesto essenziale disegnò il più perfetto granchio mai visto sulla faccia della terra.

Parola di Dio: 1Pt 1,10-16; Sal 97; Mc 10,28-31

 

Vangelo Mc 10, 28-31

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore

 

“ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10,28)

Pietro ha la mentalità del contabile e chiede a Gesù quale sia il premio riservato a coloro che hanno lasciato tutto per seguirlo. La mentalità del dare e avere non gli permette di vedere ciò che ha già: ha il Figlio di Dio che lo salva, che lo ha scelto, che gli dà degli incarichi e dei doni. Anche noi, dopo una ‘buona azione’, vorremmo avere subito un premio e quando tarda a venire ci lamentiamo e qualche volta ci scappa la frase “Ma, allora, vale la pena essere buoni?” Facendo così vanifichiamo il bene fatto e ci impediamo di vedere il valore del bene in se stesso. Gesù dice chiaramente che chi fa il bene è già premiato dal bene stesso; chi sceglie Gesù ha come premio e gioia Gesù stesso, e in Gesù trova anche il suo senso di eternità.

 

 

MERCOLEDI’ 5 MARZO: MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Tra i santi ricordati oggi:Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO’ PIU’ BIANCO DELLA NEVE.

 

Hanno detto: Il buon Dio mi fa trovare ovunque la felicità: questa gioia non viene che da lui, e da lui solo. Anzi, credo di poter dire che la gioia è lui: per questo motivo non cambia mai. (suor Maria Angelica di Gesù)

Saggezza popolare: Un mago non può incontrare un altro mago senza ridere.

Un aneddoto: “Bel giorno davvero”. Furono queste le parole che Giovannino Guareschi pronunciò all’alba del 22 luglio 1968, pochi istanti prima di morire. Ma già fin da un anno prima aveva scritto: Posseggo un grosso capitale che nessuna inflazione potrà mai portarmi via: il ricordo vivo di una giovinezza intensamente vissuta e mai tradita. E il ricordo di quei cinque, dieci, quindici giorni che rappresentano nella vita di un uomo, anche dell’uomo che campa cent’anni, qualcosa di diverso, di importante, di indimenticabile. La vita è breve proprio per questo: anche se si campa un secolo, si vivono pochissimi giorni.

Parola di Dio: Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20 - 6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAL PRATICARE LE VOSTRE BUONE OPERE DAVANTI AGLI UOMINI. (Mt. 6,1)

L’ipocrisia è una malattia terribile che si insinua ovunque, si comincia da piccoli raccontando bugie per farci vedere superiori a quello che siamo e si continua nella vita mascherandoci continuamente. Anche nel bene vogliamo sembrare migliori di quello che siamo. Perfino con Dio, tentiamo la carta dell’ipocrisia: “Signore ho fatto bene tutto, quindi tu mi devi...” Come combattere l’ipocrisia: Gesù ci indica la strada della verità, della semplicità, della consapevolezza di chi è Dio e di chi siamo noi. Diceva Guiliet: i gesti più alti: la generosità, lo spogliamento, la ricerca di Dio, assumono tutto il loro valore soltanto se l’uomo rinuncia a misurarli per offrirli ad uno sguardo migliore del proprio, quello di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, SIGNORE, SEI ROCCIA SICURA

 

Hanno detto: La vera unione che devi cercar di raggiungere con le creature che ti attraggono non si realizza andando diritto ad esse, ma convergendo con esse in Dio. (P. Teilhard de Chardin)

Saggezza popolare: Vivere secondo la medicina è un vivere orrendo.

Un aneddoto: Un giorno domandarono a Biante, uno dei setti savi dell’antica Grecia, quale fosse la bestia più dannosa e più cattiva: Il Savio rispose: “Se intendete parlare delle bestie selvagge è il tiranno; se delle bestie domestiche l’adulatore.

Parola di Dio: Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

 

Vangelo Lc 9, 22-25  

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno". Poi, a tutti, diceva:"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?" Parola del Signore

 

“CHE GIOVA ALL’UOMO GUADAGNARE IL MONDO INTERO, SE POI SI PERDE O ROVINA SE STESSO?” (Lc. 9,25)

Ci sono sempre state persone che hanno fondato la propria vita sul denaro o sulle cose e per esse hanno sacrificato tutto e tutti, ma particolarmente in questo periodo abbiamo davanti esempi di persone che rubando, intrigando hanno accumulato miliardi che anche con tutta la buona volontà ed una vita lunghissima non sarebbero riusciti a “godersi”. A che giova questo? E a che giova correre, rovinarsi la salute per cose che sappiamo che più che darci gioia e benessere ci danno solo preoccupazioni e paure? Quando magari ti trovi in un letto di ospedale con una sentenza medica che non ti lascia scampo ti ritrovi solo con te stesso, nudo, i beni non contano più, conta solo quello che sei: viene in mente la sapienza dell’antico salmo che dice: “Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori, invano vi alzate presto e invano ritardate l’ora del riposo: il Signore colma di beni i suoi amici nel sonno”.

 

 

VENERDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU’ E’ SEMPRE FESTA.

 

Hanno detto: Non dobbiamo installarci nella vita presente. Il cristianesimo porta con sé la proibizione di stabilirsi quaggiù. Il cristianesimo è la dottrina di un passaggio e di un cammino. Chi si installa cessa di essere cristiano nello spirito. (I. Hausherr)

Saggezza popolare: Una piccola nuvola non può nascondere molte stelle. (Australia)

Un aneddoto: Una vicina di casa di Albert Einstein aveva una bambina di otto anni, che ogni pomeriggio andava a trovare lo scienziato. Dopo parecchie settimane di visite quotidiane, la madre della bambina si recò da Einstein per scusarsi delle continue interruzioni causategli dalla bambina. “Oh, al contrario” la rassicurò Einstein “Le sue visite mi fanno molto piacere e stiamo bene insieme”. “Ma cosa potete avere in comune con una bambina di otto anni?” “Molte cose, spiegò Einstein, mi piacciono le caramelle che mi porta e a lei piace il modo con cui le faccio i compiti di aritmetica.

Parola di Dio: Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15

 

Vangelo Mt 9, 14-15  

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni si accostarono  a Gesù e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno". Parola del Signore

 

“PERCHE’, MENTRE NOI E I FARISEI DIGIUNIAMO, I TUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO?” (Mt. 9,14)

A questa obiezione fatta dai soliti garanti dell’ortodossia e della religione spesso esteriorità ed ipocrita, Gesù aveva già risposto molte volte e in molti modi. C’era già tutto l’Antico Testamento e specialmente i profeti, con le loro invettive, avevano messo in guardia contro certi digiuni “fatti tra alterchi e provocazioni”. Gesù aveva invitato a riscoprire il digiuno come atteggiamento profondo e interiore per entrare in comunicazione con Dio: “quando digiuni profumati il capo”, cioè non farti vedere, non sentirti buono, separato dagli altri, non cercare il premio dell’approvazione degli uomini. Ma Gesù, invece di usare queste risposte, qui porta un’altra motivazione: non si può essere tristi in compagnia dello sposo, alle nozze. Se sei stato invitato a nozze non puoi andarci come se si trattasse di un funerale; non si va ad un banchetto di festa per fare digiuno. Anzi, Gesù dice che il credente avrà molte occasioni di digiuno quando lo sposo sarà tolto (e, credo, sono soprattutto i digiuni creati dai dubbi, dalle tentazioni, dall’apparente mancanza di corresponsione agli affetti, dalle incomprensioni, dalle paure). Gesù è la festa del mondo, Lui è lo sposo della nostra solitudine, il vincitore delle nostre paure, il liberatore dai nostri egoismi, la via per arrivare alla verità e alla vita, il Buon Pastore che ci cerca, ci chiama, ci conduce, la vite a cui rimanere legati per portare frutto, la roccia a cui ancorarci, la luce che viene ad illuminare ogni uomo, il fratello che dà la vita per noi. Dio è dono, è festa. Non sei tu a comperarti Lui e il Paradiso attraverso qualche digiuno ipocrita. Dio non è un commerciante cui pagare con digiuni, candele o formule di preghiera. Dio è l’amante che dona gratuitamente se stesso, cioè l’Amore che dona Amore, e l’unico modo per dimostrare di aver capito questo è accogliere l’amore con gioia e riconoscenza.

 

 

SABATO 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU’ DI ESSERE VENUTO PER I PECCATORI.

 

Hanno detto: L’autorità rispettata è quella che si impone per il servizio che rende. (J. Laplace, Il prete alla ricerca di se stesso)

Saggezza popolare: Si smussa anche il legno più duro, quando è tra ciottoli che sbattono l’un l’altro. (Oceania)

Un aneddoto: Talete doveva trasportare certi carichi di sale con un asino. La bestia faceva fatica. Gli capitò, che mentre attraversava un torrente inciampò  e cadde nell’acqua. Parte del sale si sciolse nell’acqua e l’asino quando si alzò sentì il peso alleggerito. Allora ad ogni torrente faceva finta di cadere nell’acqua per rialzarsi e trottare in pace. Ma Talete capì e volle impartire una lezione al suo asino: invece del sale lo caricò di stracci e di spugne. Arrivato al torrente l’asino fece finta di cadere, ma non poté più rialzarsi sulle quattro zampe tanto l’acqua aveva impregnato stracci e spugne. Dovette essere Talete ad aiutarlo, perché se dare una lezione è importante è ancora più importante tenere all’asino.

Parola di Dio: Is 58,9b-14; Sal 85; Lc 5,27-32

 

Vangelo Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". Parola del Signore

 

“IO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI A CONVERTIRSI”. (Lc. 5,32)

A seconda della disposizione d’animo con cui l’accogliamo, questa frase di Gesù nel Vangelo di oggi, può essere una buona o un’infelice notizia.

Se noi pensiamo di essere buoni, di non aver colpe da cui essere perdonati, storceremo il naso davanti a Gesù che dice di essere venuto per i peccatori: “Il Messia viene per gli osservanti, per coloro che gli sono fedeli, per il resto dei buoni del popolo di Israele, come può allora interessarsi a quella genìa di peccatori, di collaborazionisti col nemico, di gente non religiosa?” E ancora oggi, nella pratica, per molti è così: “Dio è sì, per tutti, ma i ladri e i rapinatori bisogna metterli al muro; gli stranieri? Se ne stiano a casa loro a morire di fame e di inedia, ci sono abituati; figuriamoci se Dio viene per gli zingari o per quei drogati per i quali andrebbe bene solo una siringa di stricnina”. Per queste persone che si considerano estremamente ligie, il Vangelo, questo Vangelo, non è più una buona novella, ma una palese ingiustizia nei confronti dei ‘buoni’. Se io, invece, riconosco la mia debolezza, il mio egoismo, i miei peccati nei confronti di me stesso, della vita, del mio prossimo, le mie grettezze nei confronti di Dio, sento queste parole di Gesù come un annuncio gioioso: “Dio non solo non si è ancora stancato di me o di questo nostro povero mondo, ma ha mandato suo Figlio proprio per me e per tutti coloro che ne sentono il bisogno. Io, da solo, non riesco a superare certi miei limiti, non posso neppure dire a Dio: “Questo non lo farò più”. E il Figlio di Dio viene a dirmi che ciò che è impossibile agli uomini non è impossibile a Dio, che i miei peccati, anche fossero scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”. E questo annuncio gioioso per me diventa anche quello che mi apre ai miei fratelli: “Se Dio è così generoso nei miei confronti, se perdona i miei peccati, supera i miei limiti, posso io essere giudice di mio fratello, posso bollare gli altri con i miei pregiudizi e con gli stereotipi comuni, posso chiudere le porte, ghettizzare, considerare carne da macello certo mio prossimo?” La buona notizia è per me e per loro. Gesù è alla nostra ricerca, come il Buon Pastore che ha lasciato il suo gregge per mettersi alla ricerca della pecorella smarrita. Occorre solo farsi trovare per poter essere accolti dalle sue braccia misericordiose.

 

 

DOMENICA 9 MARZO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi:Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa .

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI FORZA E VITTORIA NELLA TENTAZIONE.

 

Hanno detto: Chi non attende nulla non è capace di fare veramente attenzione a qualcosa. (G. Thibon, Il pane di ogni giorno)

Saggezza popolare: Le cime delle colline sono vicine, ma la strada che vi ci porta è lunga! (Samoa)

Un aneddoto: Jim Cernam l’astronauta che l’11 dicembre 1972 guidò la jeep lunare, intervistato al suo rientro sulla terra ha detto: “La cosa che più mi ha impressionato sulla luna è stata la vista della terra: vederla così lontana, così piccola, che ruotava nello spazio… In quel momento credo di aver capito che l’umanità è una realtà unica; come non abbia senso pensare che le montagne, gli oceani, le lingue diverse, siano in grado di dividere l’umanità”

Parola di Dio: Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

 

Vangelo Mt 4, 1-11

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servirono. Parola del Signore

 

“GESÙ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO PER ESSERE TENTATO DAL DIAVOLO”. (Mt. 4,1)

Tra i diversi protagonisti che ci vengono presentati nella parola di Dio di questa prima domenica di Quaresima spicca e colpisce particolarmente la figura del tentatore. Noi spesso sprechiamo tempo a immaginarci il diavolo, come sia, perché ci sia. L’idea di fondo di tutta la Sacra Scrittura è quella di ricordarci che il diavolo e la tentazione sono il rischio continuo di falsare il senso di un originario piano divino: è successo ad Eva: “Se disobbedirai sarai come Dio”, è successo a Gesù nelle tentazioni, succede a noi ogni volta che il tentatore ci fa vedere o noi stessi vediamo la realtà solo in funzione nostra, l’altro non come fratello ma come nemico, Dio come padrone schiavista e non come Padre che ama. Come vincere il tentatore, la tentazione? Facendo come Gesù, non fidandoci della nostra autosufficienza ma con fedeltà e fiducia in Dio e nella sua parola.

 

 

LUNEDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI A CHIAMAR PER NOME IL MIO PROSSIMO.

 

Hanno detto: L’uomo è un pellegrino alla ricerca del proprio cuore, del proprio essere più profondo. Là Dio ci viene incontro, e soltanto a partire di là potremo a nostra volta andare incontro agli uomini. (A. Louf)

Saggezza popolare: Il forestiero è forestiero solamente un giorno. (Hawai)

Un aneddoto: Un cortigiano aveva regalato a Caterina II di Russia un paio di occhiali e quando questa chiese qualcosa da leggere per provarli, pronto le presentò un foglio che già aveva preparato pieno di grandiosi elogi. La zarina, dignitosa restituì foglio ed occhiali dicendo: “Questi occhiali non vanno bene: ingrandiscono troppo”.

Parola di Dio: Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46

 

Vangelo Mt 25, 31-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". Parola del Signore

 

"IO AVEVO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE”. (Mt. 25,35)

"Ciò che importa per noi, diceva Madre Teresa, è l'individuo. Per amare una persona, bisogna accostarla. Se aspettiamo che di persone ce ne sia un certo numero, saremo perduti nella quantità e non potremo mai mostrare del rispetto o dell'amore per questo o quello. Ogni persona per me è unica al mondo. Credo che gli uomini d'oggi pensino che i poveri non sono umanamente loro simili. Li guardano dall'alto. Se avessero del profondo rispetto per i poveri, sono sicura che sarebbe loro facile avvicinarsi a loro e vedere che hanno altrettanto diritto alle cose della vita e all'amore di chiunque altro. In questi tempi di sviluppo, tutti s'affrettano e si urtano; e, per strada, ce ne sono di quelli che cadono, perché non hanno la forza di correre. E' di questi che vogliamo occuparci. Non curo mai le folle, ma solamente le persone. Se guardassi le folle, non comincerei mai. L'amore è un frutto sempre di stagione.

 

 

MARTEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO

 

Hanno detto: Prima di essere una speranza per il futuro, la vita eterna è un impegno per il presente. (H. de Lubac)

Saggezza popolare: Fardello appena preso in spalla, pesa poco! (Samoa)

Un aneddoto: Filippo di Macedonia, alzatosi da tavola ingiuriò una povera donna; questa, piena di dignità disse: “Ebbene, appellerò”. “A chi appellerai? – ridacchiò il monarca “Appellerò al re Filippo quando non sarà più ubriaco”. Questa risposta fece rinsavire il sovrano che rese giustizia alla donna.

Parola di Dio: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

"VENGA IL TUO REGNO". (Mt. 6,10)

Mi piacerebbe ripetere all'infinito la preghiera: Venga il tuo Regno! Quando desidero il bene, e vedo tanto male: "Venga il tuo Regno!" Quando sono deluso di me o di te: "Venga il tuo Regno!" Quando amo la pace e vedo solo violenza: "Venga il tuo Regno!" Quando sono stanco di lottare da solo: "Venga il tuo Regno!" Venga il tuo Regno nei Santi viventi oggi, venga il tuo Regno nella Chiesa, venga il tuo Regno nel cuore di ogni credente, venga il tuo Regno in chi ha il cuore buono... Venga il tuo Regno anche dove è impensabile che possa arrivare: venga il tuo Regno nelle carceri, venga il tuo Regno nella politica, venga il tuo Regno nei soldi. Venga il tuo Regno sulla nostra bocca, nelle nostre mani, nei nostri occhi, nel cuore, nei piedi, nella mente, nella nostra sessualità, in tutto il nostro essere. Sarà un gran bel mondo. Fin da oggi è possibile: non ti sei accorto che già vive in te? Ma che sarà, in Paradiso?

 

 

MERCOLEDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI STAI PARLANDO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta. (Giovanni Paolo II)

Saggezza popolare: Se le parole pagassero il dazio, sarebbe un affare serio! (veneto)

Un aneddoto: Mozart fu un “bambino prodigio” a tre anni cominciò a suonare il pianoforte. Una volta che il padre gli chiese che cosa facesse il bambino rispose: “Cerco le note che si vogliono bene”. Cercava, senza saperlo, gli accordi.

Parola di Dio: Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

Vangelo Lc 11, 29-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui". Parola del Signore

 

“COME GIONA FU UN SEGNO PER QUELLI DI NINIVE, COSI’ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO LO SARA’ PER QUESTA GENERAZIONE”. (Lc. 11,30)

Noi cerchiamo i segni più strani: vanno di moda coloro che parlano con i morti, le riunioni religiose in cui avvengono “effusioni” e “miracoli”, le formule più strane (oggi si usa il termine “esoterico”) per comunicare con l’aldilà... e non riusciamo a vedere i segni che abbiamo evidenti sotto il naso. Il creato ci parla di Dio e noi lo sfruttiamo. Gli uomini creati a sua immagine ci invitano alla vera fratellanza e noi li consideriamo potenziali nemici; la Parola di Dio ha tante cose da dirci e noi “non abbiamo tempo” ad ascoltarla perché c’è la televisione che ci riempie di parole e di storie fantastiche che uccidono la fantasia. Gesù si fa pane, ci chiama all’Eucaristia ma per noi è più importante il week-end o il letto per ripo­sare, ci sono offerte molte occasioni di catechesi per approfondire la fede e noi preferiamo correre dietro all’ultimo guru alla moda. Non mancano i segni. Manca il desiderio e la capacità di coglierli. Spesso consideriamo banale ciò che è essenziale. Ma attenzione, se questi segni ci passano sopra come l’acqua che scivola sulla roccia, il cuore continuerà a rimanere arido.

 

 

GIOVEDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA IL TUO SPIRITO, SIGNORE, E RINNOVA LA FACCIA DELLA TERRA.

 

Hanno detto: Ogni mercanteggiamento con Dio è idolatria. (P. Charles)

Saggezza popolare: Siamo viandanti e andiamo per la stessa strada: saremmo stupidi, se non ci aiutassimo. (Cile)

Un aneddoto: Mentre era Papa Pio IX ad una ballerina tedesca che mandava in visibilio le folle romane (soprattutto maschili), vennero decretati gli onori del Campidoglio e le si cinse la testa con una corona d’oro. Il Papa criticò: “Tutt’al più le avrebbero dovuto regalare le scarpe d’oro”. La Ballerina, saputo quanto il Papa aveva detto, subìto gli scrisse: “Santità, mi dispiace di averle dato un dispiacere, Per suo conforto le faccio sapere che sono una cattolica praticante. L’arte mi attira, ma i miei costumi sono illibati. Le faccio pervenire la corona d’oro. Se mi crede ancora degna della Chiesa cattolica, disponga che essa venga posta su una statua della Madonna, se mi crede indegna abbia la bontà di farla vendere e di donare ai poveri il ricavato”. Il Papa, commosso le rispose: “Figlia mia, ti sei inserita tra i cattolici a me più cari: brava! C’è più cervello nei tuoi piedi che nella testa dei tuoi ammiratori.”

Parola di Dio: Est 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

 

Vangelo Mt 7, 7-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti". Parola del Signore

 

“IL PADRE VOSTRO DARA’ COSE BUONE A QUELLI CHE GLIENE DOMANDANO”. (Mt. 7,11)

Quali sono queste “cose buone” che il Padre che è nei cieli dà senza alcun dubbio a quelli che lo pregano con insistenza? La risposta la troviamo nel Padre nostro: saranno esaudite le preghiere che rientrano nella prospettiva del “venga il tuo regno.., sia fatta la tua volontà...” E la prima di queste “cose buone” è lo Spirito Santo grazie al quale si compiono in noi e per mezzo di noi le opere di Dio. La Quaresima è anche il tempo in cui siamo invitati a intensificare la nostra preghiera: chiediamo lo Spirito Santo. Helder Camara ci invitava a pregare lo Spirito così: “Manda, Signore, il tuo Spirito, poiché lui solo può rinnovare la faccia della terra. Lui solo potrà spezzare gli egoismi, condizione indispensabile perché siano superate le strutture ingiuste che mantengono milioni di esseri in schiavitù! Lui potrà aiutarci a costruire un mondo più umano e più cristiano!”.

 

 

VENERDI’14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO’ PIU’ BIANCO DELLA NEVE.

 

Hanno detto: Dio non è mai indietro. In qualunque direzione si volgano i nostri passi, lo vediamo sempre davanti a noi, che ci chiama e ci viene incontro. (H. de Lubac)

Saggezza popolare: Se non vuoi imparare, sarai come il cieco, che impara a forza di sbattere il naso! (Perù)

Un aneddoto: In occasione di un banchetto offerto a Chicago in onore del generale Grant erano presenti quasi tutti ufficiali. Mark Twain fu invitato a fare un brindisi. Egli disse: non tutti abbiamo la fortuna di essere delle signore e neppure degli ufficiali, Ma tutti siamo stati bambini e perciò , signore e ufficiali, io farò un brindisi ai bambini per onorare tutti voi. E’ una vergogna che per migliaia di anni nessuno abbia pensato di brindare ai bambini: Voi tutti sapete che quando quel cosino arriva al quartier generale della famiglia, è lui che assume subito il comando e voi siete dei semplici attendenti. Egli vi tratta con ogni sorta di insolenze e con ogni mancanza di rispetto, eppure nessuno di voi osa lamentarsi. Voi avete potuto affrontare la bufera della mitraglia nelle battaglie, ma quando egli vi afferra per i baffi, vi strappa i capelli, vi torce il naso, non potete che rassegnarvi. Quando vi chiede il suo biberon, vi permettete forse di osservare che certi servizi non si addicono ad un ufficiale? No, andate a prenderlo e basta”.

Parola di Dio: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

"SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL'ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO E VA PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO". (Mt. 5,23-24)

Il perdono fa del bene a chi lo pratica, prima ancora che al destinatario. Oggi, in un mondo inquinato si parla volentieri di problemi di ecologia. Il perdono rappresenta una fondamenta le operazione di  disinquinamento della persona. Risentimenti, rancori, animosità, astio, malanimo, propositi di rappresaglia, sono altrettanti veleni che si accumulano pericolosamente nella nostra "pattumiera emotiva". Basta poi una scintilla per farla esplodere, con effetti devastanti. Ma quella pattumiera stracolma di materiali di "rifiuto" può recare danno soprattutto quando non scoppia. In tal caso è tutto l'organismo che ne viene intossicato. Il  perdono rappresenta un' esigenza ecologica. Depura l'aria, la rende più respirabile per tutti. Il perdono poi non va praticato esclusivamente nelle grandi occasioni. Certe vendette si consumano spesso con piccole cattiverie, indifferenza ostentata, atteggiamenti di gelida compostezza che maschera il rifiuto o il disprezzo dell'altro, scavando a poco a poco distanze quasi impercettibili, rifiutando il saluto a chi si è macchiato del grave torto di non pensarla come noi. L'opposto del perdono non è sempre la vendetta clamorosa. Può essere semplicemente la meschinità, la grettezza. Dobbiamo imparare a offrire perdono con delle piccole monete, da tenere sempre in tasca e da adoperare per ogni minuscola occasione.

 

 

SABATO 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TI GUARDO, GESU’, E IMPARO A PERDONARE.

 

Hanno detto: Gli apostoli partirono a due a due. La nostra vita è una perpetua partenza, in un chiaro mattino di primavera. E’ sempre primavera per Dio ed è sempre mattino, e gli apostoli sono sempre giovani; la partenza è sempre un inizio. (L. Cerfaux, Il discorso missionario di Gesù)

Saggezza popolare: La precisione vale più della forza. (Guyana)

Un aneddoto: Un ufficiale si sforzava di convincere Metello a prendere una fortezza e gli diceva che l’impresa sarebbe costata al massimo una decina di morti. Il generale romano domandò: “E tu vorresti essere uno di questi dieci?

Parola di Dio: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt 5,44)

Se ci guardiamo attorno a noi, nella nostra società, non incontriamo molti cristiani... Oh sì, moltissimi si dicono tali, ma quanta gente vive evangelicamente? Quanti modi di ragionare, quante espressioni, proverbi, quanti gesti...... sono proprio il contrario delle parole evangeliche! Prendiamo, per esempio, la frase che siamo chiamati a vivere oggi: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI. Chi mai ragiona così parlando con i propri figli? Piuttosto insegnerà loro a sapersi difendere, a non farsi schiacciare, eventualmente a non offendere per primo, ma in quanto ad amare i nemici...!!!! E fuori di casa, nella vita di ogni giorno, chi mai incontriamo che ci parla così e si comporta così? Per la verità anch'io,che sono sacerdote, so insegnarlo bene agli altri, ma quanta fatica nel superare risentimenti, rabbia, emozioni! Solo l’allenamento, la preghiera a Dio, il sollevarmi dagli sbagli, il ricominciare sempre nuovamente... mi permettono di camminare su questa strada evangelica. Ma quando ci si riesce, che bello! Che pace, che serenità, che libertà! Sì, libertà. "E tu, Gesù, che ci comandi di vivere così, donaci la forza e la pazienza per seguirti. Amen"

 

 

DOMENICA 16 MARZO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

SCENDA LA TUA PAROLA NEL MIO CUORE E LO TRASFORMI.

 

Hanno detto: Mi lascerò schiacciare, ma voglio essere paziente e buono fino all’eroismo. Solo allora sarò meritevole di partecipare al sacerdozio di Gesù Cristo. (Beato Giovanni XXIII, papa, Il giornale dell’anima)

Saggezza popolare: Chi troppo si profuma, è perché qualcosa gli puzza. (Colombia)

Un aneddoto: C'era una pacifica tribù che viveva in pianura, ai piedi della Ande. Un giorno, una feroce banda di predoni, che aveva un covo nascosto tra le vette delle montagne attaccò il villaggio. Tra il bottino c'era anche un bimbo che venne portato in montagna. La gente di pianura mandò i migliori guerrieri a scalare la montagna per riportare a casa il bambino. Quegli uomini provarono in tutti i modi a scalare la montagna, ma dopo qualche giorno erano riusciti soltanto ad avanzare di qualche centinaio di metri. Sentendosi impotenti decisero di tornare al villaggio, quando videro la madre del bambino che veniva verso di loro. Stava scendendo la montagna che loro non erano riusciti a scalare. E aveva il figlio in una sacca dietro le spalle. Le chiesero: «Come hai fatto tu a scalare la montagna che neppure noi, gli uomini più forti del villaggio, siamo riusciti a vincere?». La donna scrollò le spalle e disse: «Non era il vostro bambino». Dio ha detto a ciascuno di noi: “Tu sei il figlio che amo. Tu sei il mio bambino». E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa.”

Parola di Dio: Gen 12,1-4a; Sal 32; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

 

Vangelo Mt 17, 1-9

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse  “Alzatevi e non temete”. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti”. Parola del Signore

 

“QUESTI È’ IL FIGLIO MIO PREDILETTO, ASCOLTATELO!”. (Mt. 17,5)

Nella trasfigurazione di Gesù c’è un po’ tutta la Bibbia e un po’ tutto il presente e il futuro della vita. Il Monte e Mosè ci richiamano l’Antica alleanza, Elia l’amicizia di Dio con noi attraverso la profezia; il volto brillante di Gesù e le vesti splendenti come la luce, lo splendore della divinità e la luce che diventa guida: le tre tende la Trinità... E’ Cristo che dà la prova di se stesso; è Dio che conferma Gesù e noi nella sua mis­sione, è sguardo al futuro dell’uomo che potrà vedere il volto di Dio; è figura dell’Eucaristia, pane “trasfigurato”, è impegno a trasfigurarci nel prossimo. Ma quello che mi colpisce di più (anche perché è sempre la cosa più difficile da realizzare) è quel “Ascoltatelo”. Ascoltare il Cristo non è sedersi e sentire una lezione, è lasciarsi penetrare da Lui che è la Parola, è lasciarsi cambiare, “trasfigurare” il cuore; è un ascolto che per noi diventa conoscenza solo intellettiva ma che diventa pensare come Lui e vivere come Lui.

 

 

LUNEDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

TU HAI PIETA’, SIGNORE, DELL’UOMO PENITENTE.

 

Hanno detto: Il cristiano preferirà sempre essere incudine piuttosto che martello, derubato che ladro, ucciso che uccisore, martire che tiranno. (S. Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Il rimedio del freddo è il fuoco, quello della tristezza è la bontà. (Dominica)

Un aneddoto: C'era una volta un valoroso cavaliere che aveva combattuto in ogni angolo del Regno. Un giorno, però, un colpo di lancia gli aveva trapassato la gamba, portandolo molto vicino alla morte. Mentre era ferito, il cavaliere ebbe la visione del paradiso, molto lontano, e dell'inferno, che vicinissimo gli spalancava la gola infuocata. Era diventato, infatti, un soldato che ammazzava senza rimorsi il suo prossimo, rubava e commetteva ogni sorta di violenze. Pieno di spavento lasciò le armi e si diresse verso la caverna di un santo eremita. «Padre, vorrei ricevere il perdono delle mie colpe, per salvare la mia anima. Farò qualunque penitenza, perché non ho paura di niente, io!». «Bene, figliolo», rispose l'eremita, «Fa' soltanto una cosa: vammi a riempire d'acqua questo barilotto e poi riportamelo». «Uff! E' una penitenza da bambini o da donnette!», urlò il cavaliere, afferrando sgarbatamente il barilotto e dirigendosi al fiume. Immerse il barilotto nell'acqua, ma quello rifiutò di riempirsi. Si diresse verso un'altra sorgente e poi al pozzo del villaggio. Un anno dopo il vecchio eremita vide arrivare un povero straccione con i piedi sanguinanti ed un barilotto vuoto sotto il braccio. «Padre mio, disse il cavaliere (era proprio lui), con voce addolorata, ho girato tutti i fiumi e le fonti del regno, ma non ho potuto riempire il barilotto. Ora so che i miei peccati non saranno perdonati...». Le lacrime scorrevano sul suo volto scavato. Una lacrima, piccola piccola scivolando sulla folta barba, finì nel barilotto, che di colpo si riempì dell'acqua più pura, fresca e buona che si fosse mai vista. Una sola piccola lacrima di pentimento.

Parola di Dio: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

Vangelo Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO”. (Lc. 6,36)

Se dobbiamo imitare la misericordia di Dio, dobbiamo conoscerla. 1) La misericordia di Dio non è mancanza di giustizia. Dio promette un Salvatore all’Adamo peccatore, ma non gli evita le conseguenze del peccato; Gesù perdona l’adultera ma non dice che l’adulterio non sia peccato. 2) La misericordia di Dio è una porta che non viene mai chiusa. Dio non si lascia spaventare dai nostri peccati, non dice mai: “adesso basta” 3) La misericordia di Dio è un atto di fiducia nell’uomo: Dio crede in colui che ha creato ad immagine e somiglianza sua, crede al bene che c’è nel cuore di ogni uomo. Pensiamo a Gesù e il buon ladrone. 4) La misericordia di Dio si mette in viaggio per cercarci. Pensiamo al Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita, a Gesù che dice di essere venuto per i peccatori. La nostra misericordia per il prossimo ha queste caratteristiche?

 

 

MARTEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SERVI INUTILI SIAMO.

 

Hanno detto: Il caso è una zuppa fatta dai furbi, ma soltanto gli sciocchi la mangiano. (V. M. Hugo)

Saggezza popolare: Assicurati che la candela sia accesa, prima di spegnere il fiammifero. (Antille)

Un aneddoto: Un papà aveva passato la cera sulla carrozzeria dell'auto e ora la strofinava per renderla splendente. Il figlio lo aiutava. «Vedi, ragazzo mio, diceva il padre, l'auto è un capitale della famiglia: dobbiamo dedicarle cura, attenzioni e tempo». «Certo papà ». Un momento di silenzio. «Allora io non sono un capitale della famiglia», mormorò il figlio. «Perché?». «Tu non hai mai tempo per me».

Parola di Dio: Is 1,10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore

 

“IL PIÙ GRANDE TRA VOI SIA IL VOSTRO SERVO”. (Mt. 23,11)

Qualche volta penso dovremmo ricordarci l’origine delle parole. Ad esempio la parola “re” deriva dal verbo “reggere” e reggere vuol dire non solo governare ma portare il peso degli altri; la parola “politico” dovrebbe indicare “colui che opera per il bene della città”, e così via. Ma spesso termini di servizio sono diventati termini di potere e di onore e si accompagnano con aggettivi (vedi ad esempio i cattolicissimi: eminenza, eccellenza, fino all’assurdo: santità) che sottolineano unicamente la gloria e l’onore mondano. Gesù nel Vangelo di oggi ci riporta alla verità: se hai un compito, assolvilo secondo i doni ricevuti per il bene di tutti. Nel Regno di Dio le gerarchie umane e cattoliche hanno un ruolo unico: quello del servizio. Guardiamo a Gesù. Lui, il Figlio di Dio, è venuto nel mondo unicamente per fare la volontà di Dio e per servire l’uomo: la sua grandezza è proprio il servizio.

 

 

MERCOLEDI’ 19 MARZO: SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ FATTI TROVARE, E’ TROPPO BRUTTO STARE SOLI

 

Hanno detto: L’Eucaristia è la più grande di tutte le meraviglie operate da Cristo, è il documento del suo amore immenso per gli uomini. (S. Tommaso d’Aquino)

Saggezza popolare: Una tempesta di sabbia passa, le stelle rimangono. (Arabo)

Un aneddoto: Un capo tribù dell’antica Inghilterra narrò al re Edvino questa parabola per mostrargli che era conveniente convertirsi al cristianesimo. “O re, se io paragono la vita al mistero che la circonda, la vedo così. Tu siedi d’inverno a mensa con il tuo seguito. Nella sala arde un bel fuoco, mentre fuori la pioggia e il nevischio imperversano. Improvvisamente un passero spaurito vola dentro e attraversa rapidamente la sala. Fintantoché è nella sala, quella bestiola gode luce e calore; ma in un attimo essa sparisce e ritorna nell’inverno, donde è venuta. Così avviene per la vita degli uomini. La vita è un volo: il mistero l’avvolge prima e poi. Se il cristianesimo ci procura una certezza su questo mistero, io penso sia bene seguirlo”.

Parola di Dio: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a opp. Lc 2,41-51a

 

Vangelo Lc 2,41-51

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Parola del Signore

 

“ECCO, TUO PADRE ED IO, ANGOSCIATI, TI CERCAVAMO”. (Lc. 2,48)

L’episodio del ritrovamento di Gesù al tempio, pur non riportandoci alcuna parola di Giuseppe, ci dice molte cose su di lui. Maria, rivolgendosi a Gesù, chiama Giuseppe “tuo padre”, quindi la paternità di Giuseppe non è solo formale o giuridica. In quella famiglia, Giuseppe è il “padre”per Gesù. Giuseppe ha insegnato a Gesù, Colui che ci insegnerà il Padre nostro, a conoscere e pregare Dio. Giuseppe ha visto crescere in casa sua il Figlio di Dio, ha insegnato il mestiere del falegname a Lui che ha creato tutte le cose. Giuseppe è dunque l’uomo che vive avvolto nel mistero (forse è proprio per questo che non parla mai in prima persona) e che è chiamato ad essere partecipe e attore nel mistero. Se ci pensiamo bene, anche noi viviamo avvolti nel mistero: la vita, la gioia, il dolore, gli affetti, il futuro, Dio, Gesù e i suoi sacramenti. Chissà se sappiamo anche noi, come Giuseppe, vivere in contemplazione umile, gioiosa, attiva di quanto il Signore sta operando in noi e attorno a noi?

 

 

GIOVEDI’ 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE SEI IL SENSO PIENO DELLA VITA

 

Hanno detto: Se non sai riconoscere Cristo nei poveri, non saprai riconoscerlo neppure nell’Eucaristia, perché un’unica fede illumina i due misteri. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Una piccola falla può affondare una grande imbarcazione. (Vietnam)

Un aneddoto: Il poeta Paul Claudel, dopo il viatico: "Ed ora lasciatemi morire tranquillo. Non ho più paura: Sì, è vero, Dio esiste: è qui". S. Francesco muore cantando: "Togli la mia anima da questo carcere, o mio Re, affinché io canti eternamente il tuo nome". Antonio Rosmini morì mormorando tre celebri verbi: "Adorare. Tacere. Godere." Un visitatore, credendo di non essere udito da padre Bevilacqua moribondo, esclamò: "Poveretto!". Il padre lo chiamò vicino e gli rispose: "Non dire poveretto, perché io sono tanto felice: vado da Cristo." Papa Giovanni XXIII, prima di morire sosteneva i vicini: "Via, coraggio! Non è il momento di piangere: è un momento di gioia e di gloria.":

Parola di Dio: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

“ALLORA, GRIDANDO, DISSE: PADRE ABRAMO, MANDA LAZZARO AD INTINGERE NELL’ACQUA IL DITO E BAGNARMI LA LINGUA PERCHE’ QUESTA FIAMMA MI TORTURA”.

(Lc. 16,24)

E’ la parabola del ricco e del povero Lazzaro le cui situazioni si capovolgono nella vita futura dove Lazzaro sarà felice in Dio e il ricco si troverà nella situazione di desiderare il modesto sollievo di una goccia d’acqua. Ma questa parabola non vale solo per il futuro, la vediamo illustrata soventissimo anche in questa vita. Spesso noi chiamiamo beati i ricchi, gli arrivati, i potenti. Basta un niente e chi ci sembrava “fortunato” si ritrova ad essere bramoso di affetto, invidioso quasi di una vita comune, semplice. Ecco, allora, che questa parabola ci invita, non solo ad essere attenti perché nel presente ci giochiamo il nostro futuro, ma anche perché nel quotidiano la nostra vera felicità dipende dai valori per i quali noi giochiamo la nostra vita. Sta tutto qui. Trovare il tesoro nascosto. E’ amaro altrimenti, accorgersi che, dopo tanto cercare, si è ancora a mani vuote, che ci si è affidati a ricchezze che passano. “Hai avuto i tuoi beni durante la vita”, sarebbe per noi, come per il ricco della parabola, l’inevitabile giudizio.

 

 

VENERDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

VEDI, NON HO NULLA DA DONARE A TE, MA SE TU LO VUOI PRENDI ME.

 

Hanno detto: La fede non ammette di essere raccontata, deve essere vissuta. Allora si diffonde da sé. (Gandhi)

Saggezza popolare: Un posto non è di chi non vi rimane. (Russia)

Un aneddoto: Il Cardinal Newman sul letto di morte discorre con i suoi familiari: "Impressioni? Mi sembra di essere un collegiale in partenza per le vacanze. Il teologo Suarez a coloro che lo assistono confida: "Non avrei mai creduto che fosse tanto soave morire".

Parola di Dio: Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45-46

 

Vangelo Mt 21, 33-43. 45

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“IL PADRONE MANDO’ I SUOI SERVI DA QUEI VIGNAIUOLI A RITIRARE IL RACCOLTO”. (Mt. 21,34)

Quali saranno i frutti che Dio pretende di raccogliere da noi? Sembra una risposta ovvia, facile, ma mi sorge il dubbio che questi frutti non siano sempre quelli che pensiamo noi o anche quelli che normalmente ci vengono indicati dai rappresentanti della religione sulla terra. Dio non si accontenta di preghiere, devozioni, pratiche varie, manifestazioni esteriori, tessere e neanche di offerte generose. Lui non vuole qualcosa di più, Lui vuole noi. I frutti che Lui pretende da noi non servono ad aumentare le infinite ricchezze che sono già sue; i frutti servono a noi per crescere come uomini e come cristiani. E poi questi frutti sono destinati al prossimo. Quella vigna non è proprietà privata. Intendo dire che tutti coloro che incontro sono esattori autorizzati a riscuotere per conto di Dio. Se non produco e regalo frutti di carità al prossimo, nego a Dio il raccolto che Lui attenda.

 

 

SABATO 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

A TUTTE LE GENTI GIUNGA LA TUA MISERICORDIA.

 

Hanno detto: La vita è un paradiso, ma gli uomini non lo sanno, o meglio, non vogliono saperlo. (F. Dostoevskij)

Saggezza popolare: Solo lo stolto percorre correndo il cammino della vita senza soffermarsi ad osservare le bellezze del creato. (Tibet)

Un aneddoto: Raccontava S. Teresa d'Avila che una volta, nel giorno dei morti, dopo le sue preghiere di suffragio, vide salire al cielo tante anime "quante mai ne avrebbe immaginate". San Francesco Saverio usava percorrere le strade della città che evangelizzava con una campanella in mano per invitare a pregare per le anime del purgatorio: di sera mandava un uomo con una lanterna in mano perché gridasse per le vie: "ricordatevi di far orazione per le anime prigioniere del purgatorio": Santa Maria Maddalena de Pazzi, che era solita offrire all'Eterno Padre il Sangue del suo Divin Figlio, in un'estasi si sentì dire dal Salvatore che "quando una creatura ricorda al Padre quel Sangue versato sulla croce, offre alle anime dei defunti un dono tale che nessun tesoro al mondo potrebbe compensare".

Parola di Dio: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO: COSTUI RICEVE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”. (Lc. 15,2)

Noi, con molta superficialità e restando fedeli ad antichi luoghi comuni, dividiamo il mondo in buoni e cattivi e pensiamo che tutti i buoni debbano stare insieme anche per far fronte ai cattivi. Stupiva dunque i contemporanei di Gesù e può forse stupire anche noi il fatto che Egli accolga pubblici peccatori e prostitute. Noi spesso, anche nelle nostre comunità parrocchiali, vorremmo una Chiesa di puri, di persone “perbene” e quando qualche prete o qualche laico prende la strada per avvicinare persone lontane, diverse dal nostro credo (sempre e solo religioso?), persone magari in difficoltà, “cattivi” che vivono ai margini della società, strizziamo il naso. Se poi qualcuno di questi “lontani” viene avviato per entrare nei nostri gruppi, magari non lo mandiamo via, ma facciamo di tutto per farlo sentire “diverso” o per creare attorno a lui barriere tali che spesso non gli permettono di sentirsi a casa. L’atteggiamento di Gesù è totalmente diverso. Egli è venuto nel mondo per portare la salvezza. Ma per poterla ricevere bisogna sapere di averne bisogno. Chi crede di potersi salvare con l’appartenenza a un popolo o ad una religione, chi crede di potersi salvare obbedendo a norme religiose o pagando tributi rituali non ha bisogno di salvezza: pensa di farcela da solo. Con lui la salvezza di Gesù è sprecata. Gesù, invece, cerca coloro che sono lontani da Lui, ha fiducia che queste persone riconoscano il loro bisogno di Lui. Noi siamo mandati ad essere testimoni di Gesù a chi? A coloro che pensano già di essere salvi o a coloro che forse non conoscono neppure Gesù ma sentono il bisogno di essere salvati? La testimonianza dei cristiani è quella di chiudersi in chiesuole fatte di “puri” per la paura di contaminarsi o quella di testimoniare l’amore di Gesù per tutti in particolare per chi non lo conosce o per chi si è allontanato con il peccato? I peccatori sono tutti da bruciare per salvaguardare la fede o sono da accogliere come ha fatto Gesù donando loro la vita?

 

 

DOMENICA 23 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

AD ACQUE DI SALVEZZA MI CONDUCI, RISTORI L’ANIMA MIA.

 

Hanno detto: Non si ricorda tanto che i primi cristiani andassero in estasi, quanto che si amassero tra di loro: essi avevano accolto, fresco, fresco, il testamento di Gesù. (C. Lubich)

Saggezza popolare: Senza riposo nemmeno il cavallo può trottare. (Russia)

Un aneddoto: Ogni domenica,  Alessandro Manzoni, nella chiesa di S. Fedele, a Milano, egli si accostava alla Comunione con devozione tale da meravigliare tutti. Inoltre, insegnava il Catechismo ai fanciulli della Parrocchia e si dispiaceva immensamente se talvolta qualche contrattempo non gli permetteva di farlo. Alla figlia Vittoria, che si preparava alla Prima Comunione, scrisse una bellissima lettera, inculcandole gli insegnamenti per mantenersi costanti sulla via della virtù: "... I sentimenti che hai della ineffabile Grazia, che ti prepari a ricevere, mi dà soave fiducia che essa sarà per te un principio di grazie continue e di non interrotte benedizioni... non vi è vero contento se non nell'unione con Dio... chiedi al Signore, con ferma speranza, quello di cui senti già tanto bisogno: chiedigli anticipatamente quello che ti sarà necessario quando il mondo, con le sue lusinghe e con le sue dottrine egualmente bugiarde, ti proporrà, t'intimerà, ti mostrerà in pratica una legge contraria a quella, che ti deve salvare..."

Parola di Dio: Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

 

Vangelo Gv 4, 5-42

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le disse: “Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri?”, o: “Perché parli con lei?”. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano:“Rabbì, mangia”. Ma egli rispose:“Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E i discepoli si domandavano l'un l'altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”. Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”. Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Parola del Signore

 

“SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO E CHI È COLUI CHE TI DICE: “DAMMI DA BERE!”, TU STESSA GLIENE AVRESTI CHIESTO ED EGLI TI AVREBBE DATO ACQUA VIVA.”

(Gv. 4,10)

Gesù, prima di soddisfare la sete della Samaritana si incarica di suscitarla. Egli non si limita a rispondere ai bisogni dell’uomo, ma intende farlo crescere, dilatare i suoi desideri, allargare i suoi orizzonti, portarlo oltre le sue attese. Giacobbe si è limitato a scavare un pozzo, cui bisogna tornare ogni volta ad attingere acqua. Gesù scava un pozzo all’interno della creatura, fa emergere i suoi desideri profondi. E questo pozzo diventa sorgente inesauribile di acqua viva. La fonte sta dentro a ciascuno e diventa principio interiore di conoscenza, di amore, di fecondità. L’invito è dunque quello di guardare in noi stessi, di scoprirvi quanto Dio vi ha seminato, di sentire la presenza del bene e del male e poi di andare da Colui che ci dà l’acqua viva che dura per sempre.

 

 

LUNEDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI SEI, SIGNORE PER SALVARMI. MA IO CI SONO?

 

Hanno detto: Una certa mentalità unisce volentieri cristianesimo e potenza. Ma se il Signore, con la sua venuta, ha innalzato gli umili e abbassato i potenti, possiamo noi cercare ancora un’alleanza con i forti? (R. Schutz, priore di Taizé)

Saggezza popolare: Se tu prendi più di quello di cui hai necessità, stai rubando a qualcun altro. (India)

Un aneddoto: Per anni  a Roma Filippo Neri fu visto girare con un cane al guinzaglio, un bastardino di nome Capriccio appartenente ad un cardinale, ma che un giorno non volle più ritornare dal padrone, rimase con Filippo, forse conquistato, anch’esso, dalla sua bontà e giovialità. Anche questo è strano ma vero. Nella sacrestia Filippo teneva anche cagnolini e uccellini, e prima della celebrazione giocherellava con loro per... distrarsi un po’, perché, se si concentrava e pensava subito alla Messa da celebrare c’era il “pericolo” di... entrare già in estasi.

Parola di Dio: 2Re 5,1-15a; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4, 24-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazareth, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

“C’ERANO MOLTI LEBBROSI IN ISRAELE AL TEMPO DEL PROFETA ELISEO, MA NESSUNO DI LORO FU RISANATO SE NON NAAMAN IL SIRO”. (Lc. 4,27)

“Venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero”. Giovanni sintetizza così la missione di Cristo. Il racconto della sinagoga di Nazareth, città in cui Gesù è cresciuto, esprime proprio visivamente questa non accoglienza, ed ecco che Gesù allora guarda, diremmo quasi con nostalgia ai pagani. Israele era un popolo religioso, avevano stupende strutture religiose: sinagoghe, un Tempio meraviglioso, libri sacri, pratiche innumerevoli, sacerdoti e leviti, un insegnamento religioso ben organizzato. E’ una cosa strana, paradossale, quanto il potere della religione possa indurire e rendere impermeabili le anime che plasma. I contemporanei di Gesù si sono addormentati nelle loro strutture religiose. Credevano alla religione, nei loro sacerdoti, nei loro antenati e non riuscivano più a vedere Dio. Credevano da così lungo tempo che alla fine non credevano più, pregavano da così lungo tempo  che non facevano più altro che recitare preghiere, aspettavano da così lungo tempo che erano sicuri che niente sarebbe venuto a sconvolgere questa abitudine di attendere, che era divenuta a poco a poco un’abitudine di non attendere niente. In questo troviamo un avvertimento chiaro per tutti coloro che, come noi, si credono familiari con le cose divine. Anche noi abbiamo delle strutture forse ancora più imponenti di quelle degli Ebrei di allora. Tutto sta nel sapere se noi ci serviamo di queste strutture per arrivare all’incontro con Cristo nel quotidiano o se siamo diventati passivi schiavi di esse, infatti nessuna struttura, per santa che sia, può salvare in se stessa, addirittura Gesù stesso non era di alcun aiuto e di nessun effetto a coloro che lo toccavano o urtavano senza fede. Le strutture servono se sono vivificate dalla fede, dall’iniziativa personale, dalla capacità di conversione e di rinnovamento. Per dirla con Louis Evely: “Bisognerebbe dire ai cristiani: non fate affidamento sulle vostre strutture religiose. Non rassegnate le dimissioni nelle mani del clero. Non accontentavi di recitare dei “Credo” o delle preghiere, di frequentare i sacramenti o di praticare la domenica. Non conservate il deposito della rivelazione nelle biblioteche: scrutatelo. E non crediate di conoscere  Gesù Cristo: scopritelo!”.

 

 

MARTEDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isacco Santa Lucia Filippini, vergine

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO FAMMI GENERARE GESU’

 

Hanno detto: Ogni vero rapporto  con Cristo conduce verso il prossimo. (R. Schutz, priore di Taizé)

Saggezza popolare: Se il tuo lume brilla più degli altri siine felice, ma non spegnere mai il lume degli altri per far brillare il tuo. (Corea)

Un aneddoto: Filippo Neri  poi era tanto umile (e quindi santo) che si riteneva anche indegno di diventare sacerdote. Lo diventò in seguito dopo tante insistenze (nel 1551). Al Papa Gregorio XIII che lo voleva addirittura fare cardinale di Santa Romana Chiesa, con tutti i gli onori e privilegi annessi e connessi. Filippo rispose di sì, ma ad una condizione che il momento l’avrebbe scelto lui stesso. Facile capire che il Papa morì... aspettando quel sì che non arrivò mai.

Parola di Dio: Is 7,10-14;8,10c Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“LO SPIRITO SANTO SCENDERA’ SU DI TE, SU TE STENDERA’ LA SUA OMBRA LA POTENZA DELL’ALTISSIMO”. (Lc. 1,35)

Noi siamo abituati a pensare al mistero dell’annunciazione come ad un mistero gioioso. E’ vero, è la gioia dell’adempimento delle promesse, del sì di Maria, a nome dell’umanità nuova, è l’incarnazione del Cristo Salvatore. Ma pur essendo un mistero di luce è ancora un mistero di ombra: tutto si sta preparando ma non è ancora svelato. Maria accoglie, ma porta ancora in sé il Figlio. Il rapporto è ancora individuale tra Maria e Dio. Il prodigio non è ancora rivelato. Non c’è nulla da vedere ma c’è molto da credere, da sperare, da amare. Noi tendiamo a diffidare dei segreti. Forse oggi l’annunciazione ci invita a tenerci nell’ombra, a custodire il segreto che Dio affida a ciascuno di noi, a serbarlo in un cuore umile e colmo di fiducia. Allora, come Maria, diventeremo capaci di andare verso gli altri e diremo loro la gioia che viene da Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, COME FARESTI TU OGGI AL MIO POSTO?

 

Hanno detto: Se uno spoglia chi è vestito, si chiama ladro. E chi non veste il nudo, quando può farlo, merita forse un altro nome? (San Basilio)

Saggezza popolare: Il fiore non ha né davanti né didietro. (Afghanistan)

Un aneddoto: Un giorno si presentarono alcuni devoti pregando il Papa di visitare una chiesa di Roma divenuta da qualche giorno famosa per un crocifisso che sanguinava. Sisto V accettò di buon grado ma, una volta arrivato davanti all'effige, si accorse di un quid che non andava. Si fece portare un'ascia e spaccò il crocefisso esclamando "come Cristo ti adoro , come legno ti spacco!!" Da alcune cavità della statua spuntarono fuori spugne imbevute di liquido rosso smascherando la frode.

Parola di Dio: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

“NON PENSATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI, NON SONO VENUTO PER ABOLIRE MA PER DARE COMPIMENTO". (Mt. 5,17)

Quando in chiesa noi leggiamo la Bibbia, al termine di ogni brano ci ricordiamo che è “Parola di Dio”. Gesù è il “Verbo” cioè la Parola incarnata, quindi Gesù non è in contrapposizione con Dio, con i suoi progetti, anzi è il compimento, Il senso attraverso cui leggere e vivere tutta la Bibbia. Quindi Gesù non viene ad abolire la Legge di Dio ma supera le dottrine umane che hanno codificato la Legge di Dio. Mi chiedo: “E questo non vale anche oggi per le leggi delle varie confessioni religiose?”. Quando ad esempio sento qualcuno che vieta una trasfusione di sangue invocando la Bibbia come motivazione, non e forse tradire la stessa Bibbia e Gesù Cristo? Quando si è più ligi all’osservanza del non mangiar carne al venerdì che al precetto della carità e della condivisione non si travisa in pieno il pensiero di Gesù?

 

 

GIOVEDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLAMI, SIGNORE, VOGLIO CONOSCERTI.

 

Hanno detto:

Quando si è fatta la scelta dei poveri, si è sempre sicuri, doppiamente sicuri, di aver fatto una buona scelta. Si è scelto come Gesù e si è scelto Gesù. (H. De Lubac)

Saggezza popolare: Un visitatore prudente e accorto apre gli occhi, ma non la bocca. (Tanzania)

Un aneddoto: Un anno prima di morire, Leone XIII che aveva già raggiunto la bellezza di 92 anni, concesse un'udienza ad un signore spagnolo, il quale con somma gratitudine disse al papa: "Santo Padre, voglia Iddio che viviate cent'anni!!" Al che il Papa sorridendo rispose: "Figlio mio, perché vuoi mettere limiti alla mia età? Lasciamo il futuro nelle mani della Provvidenza...."

Parola di Dio: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Parola del Signore

 

“… E LE FOLLE RIMASERO MERAVIGLIATE… MA ALCUNI DISSERO: E’ IN NOME DI BEELZEBUL, CAPO DEI DEMONI, CHE EGLI SCACCIA I DEMONI”. (Lc. 11,14-15)

Il vecchio Simeone, quando Maria e Giuseppe avevano presentato Gesù al Tempio, aveva profetato su di Lui dicendo: “Egli sarà segno di contraddizione”. Noi vediamo, continuando la lettura del Vangelo, che davanti a Gesù ci sono le risposte e gli atteggiamenti più opposti, da chi lo applaude, a chi vuol farlo re, a chi lo riconosce facilmente come Messia di Dio, a chi lo studia, a chi lo disapprova perché non corrisponde agli stereotipi che si è fatto, a chi lo considera un esaltato, un bestemmiatore, a chi si allontana da Lui, a chi cerca di farlo morire. Gesù è certamente un grande personaggio pieno di attrattiva ma anche una persona difficile, che chiede molto. Il nostro atteggiamento e la nostra risposta davanti a Lui dipendono molto dal modo con cui lo accostiamo. Faccio alcuni esempi e ciascuno di noi cerchi di capire qual è il modo con cui si accosta a Gesù. Ci si può avvicinare a Gesù perché il nostro mondo, la nostra cultura ce lo impongono: spesso Gesù diventa una nozione, un fatto della storia o una delle cause dell’attuale evolversi della storia. E spesso, se va bene, la scuola lo rappresenta così ai nostri ragazzi. Si può accostare Gesù per abitudine e nelle tradizioni: “In casa mia fanno così. Bisogna avere una religione. Le pratiche del culto non sono poi così gravose, e, poi, si possono anche eludere, quando è il caso”. Si può accostare Gesù per curiosità: spesso, specialmente oggi, si è alla ricerca dello straordinario e del miracolistico, dell’esoterico; in nome di facili ecumenismi e tolleranze si mettono Gesù, Budda, Maometto e vari guru di ieri e di oggi, sullo stesso piano e da ciascuno si estrapola ciò che interessa e si richiede il massimo di spettacolarità, qualche bel miracolo e si raggiunge anche in campo religioso l’originalità che tanto rende interessanti davanti agli occhi degli altri. Si può andare da Gesù esclusivamente per bisogno, e Lui dovrebbe essere sempre pronto a risolvere i nostri problemi e per di più anche a modo nostro: se no che Dio è? Si può andare da Gesù con la pretesa che risponda a tutti i nostri interrogativi filosofici, teologici, esistenziali (e dopo aver fatto questo si rischia  di venirne via solo con un problema in più). Ci si può mettere davanti a Gesù con la prevenzione religiosa di sapere già tutto su quanto riguarda la nostra salvezza, la morale nostra e altrui, e allora non sempre Cristo piace. Si può andare davanti a Lui pieni di noi stessi, dei nostri problemi, delle nostre presunte benemerenze, si può perfino credere di parlare con Lui mentre invece non facciamo altro che parlare con noi stessi. Si può essere prevenuti davanti a Lui, leggerlo con gli occhi del potere, non ascoltarlo neppure perché abbiamo già deciso o che non esiste, o che è una invenzione dei preti per continuare a mantenere la propria egemonia sul popolo. Sono solo alcuni dei tanti modi di rapportarci con Gesù. Ciascun modo ha le sue conseguenze. A me, però, viene in mente la scena della casa di Betania: Maria sta seduta ai piedi di Gesù e lo ascolta con il cuore pieno di amore verso di Lui. Davvero questa è la “parte migliore”, il miglior modo per incontrare anche oggi la persona viva del Cristo e per poter entrare nel suo mistero.

 

 

VENERDI’ 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

APRI LE MIE ORECCHIE E IL MIO CUORE PERCHE’ IO SAPPIA ASCOLTARE.

 

Hanno detto: Sono persuaso che se Cristo tornasse, benedirebbe la vita di molti che non hanno mai sentito il suo nome, ma che con la loro vita sono stati esempio vivente delle virtù da lui stesso praticate. (Gandhi)

Saggezza popolare: Una mamma non si arrabbia mai: con una mano punisce il figlio, con l'altra lo carezza. (Togo)

Un aneddoto: Una volta, Socrate, dopo essere stato  preso a calci da un tale, a chi gli chiedeva perché avesse sopportato tutto, rispose: Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?

Parola di Dio: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“IL PRIMO COMANDAMENTO È: "ASCOLTA, ISRAELE, IL SIGNORE DIO NOSTRO E’ L'UNICO SIGNORE". (Mc 12,29)

Ogni buon cristiano conosce i dieci comandamenti: sono leggi date da Dio per la vita dell'uomo. Ma c'è un altro comandamento che Gesù chiama addirittura "il PRIMO COMANDAMENTO": ASCOLTARE la PAROLA di Dio e dargli il primo posto. Se tu ne ragioni con molte persone, tutte ti diranno: "Certo, è logico, credo in Dio, sono cristiano, io!" Ma poi vivono come se Dio non esistesse... II motivo? No, non è gente cattiva, probabilmente non fa nulla di male, e se può, fa anche qualcosa di bene. Ma, tutta presa dai problemi, dalle preoccupazioni della vita, oppure dalla voglia di divertimento, dice di non aver tempo per Dio. Per questo Gesù, richiamando un antichissimo invito rivolto al pio ebreo, ci ripete: "ASCOLTA, ISRAELE...". ASCOLTA. CRISTIANO!! Prova, a fermarti dal tuo correre, rasserena il tuo cuore mettendolo alla PRESENZA di DIO: ascoltalo!

 

 

SABATO 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE!

 

Hanno detto: Se non metterai il tuo io sotto i piedi, non sarai mai un uomo libero. (Beato Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: Se sei caduto nello stagno, non strizzare la camicia prima di aver raggiunto la riva. (Congo)

Un aneddoto:

Un giovane si vantava di essere sapiente perché conosceva molti sapienti. E Democrito replicò: Anch’io conosco molti ricchi; non per questo sono diventato ricco.

Parola di Dio: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L’ALTRO PUBBLICANO”. (Lc. 18,10)

Una parabola, quella del fariseo e del pubblicano, che a leggerla bene, ci sconvolge. Il fariseo non è cattivo, anzi è un “pio” talmente osservante che fa persino più di quello che la legge gli impone, il pubblicano, invece, è tutt’altro che un “modello di vita”, è un ladro e usuraio, sanguisuga dei poveri, probabilmente avaro e truffatore. Ma ciò che li differenzia è il loro atteggiamento nella preghiera: il fariseo rappresenta il modello di una pietà mercenaria: secondo lui è Dio che deve ripagare i meriti del suo servo fedele e la sua fedeltà gli permette perfino di giudicare gli altri; il pubblicano, invece, sa benissimo di essere peccatore e sa che solo Dio può perdonarlo e aiutarlo a cambiare. Traducendo in termini nostri: siamo farisei ogni volta che davanti a Dio ci appelliamo alla nostra buona condotta per reclamare una ricompensa, per crederci migliori degli altri e disprezzare i nuovi “pubblicani” della nostra società: emarginati e mendicanti, alcolisti e drogati, divorziati e abortisti, truffatori e tangentisti, ragazze madri, prostitute, emigranti... Poveri noi se pregassimo: “Ti ringrazio, o Signore, che non sono come questa gente”. Ci escluderemmo dalla misericordia di Dio che invece otteniamo solo confessandoci peccatori e dicendo con verità e sincerità: “Signore, non sono degno.

 

 

DOMENICA 30 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA.

 

Hanno detto: Dio mi ha insegnato ad amare. Ho imparato da lui, solo da lui. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Se sai gioire per le gioie altrui, sei il più degno abitante del villaggio. (Sudan)

Un aneddoto: Di Cosroe si racconta anche questo. Un giorno un corriere arrivò trafelato alla corte gridando: «Dio è giusto! L’implacabile nemico del nostro re è morto. O re, allietati della notizia». «Dio non voglia», rispose il sovrano, «che io mi rallegri per la morte del mio nemico, la quale non è altro che un avvenimento di cui anch’io un giorno sarò protagonista».

Parola di Dio: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41

 

Vangelo Gv 9, 1-41

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Siloe (che significa Inviato)”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: “Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?”. Alcuni dicevano: “E` lui”; altri dicevano: “No, ma gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. Allora gli chiesero:“Come dunque ti furono aperti gli occhi?”. Egli rispose: “Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Siloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista”. Gli dissero: “Dov'è questo tale?”. Rispose: “Non lo so”. Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri dicevano: “Come può un peccatore compiere tali prodigi?”. E c'era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “E` un profeta!”. Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: “E' questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?”. I genitori risposero: “Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso”. Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l'età, chiedetelo a lui!”. Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da  gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore”. Quegli rispose: “Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo”. Allora gli dissero di nuovo: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”. Rispose loro: “Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. Allora lo insultarono e gli dissero: “Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia”. Rispose loro quell'uomo: “Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”. E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: “Tu credi nel Figlio dell'uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!”. E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: “Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: “Siamo forse ciechi anche noi?”. Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Parola del Signore

 

“A COLORO CHE LO INTERROGAVANO RISPOSE: “UNA COSA SO: PRIMA ERO CIECO, ORA CI VEDO”. (Gv. 9,25)

Oggi ci viene presentato il brano del cieco nato, un brano ricco di riferimenti significativi a riguardo della fede in Gesù. Il problema grave non è il cieco. Sono gli altri. Guarire il cieco, per Gesù, risulta relativamente facile. Purtroppo non riesce ad aprire gli occhi a coloro che dicono di vederci benissimo e continuano ostinatamente a tenerli chiusi. Al cieco è bastato.., il miracolo! Per questi altri il miracolo non può farci nulla. Almeno fino a quando continueranno a dire: “Noi vediamo”. Gesù non può miracolare ieri come oggi, coloro che pretendono di vedere a occhi chiusi e coloro che ciechi volontari, hanno la presunzione di illuminare, ossia accecare gli altri.

 

 

LUNEDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

SULLA TUA PAROLA, SIGNORE, MI METTO IN CAMMINO.

 

Hanno detto: Si sale solamente quando si scende. (S. Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Popolo senza educazione è come cibo senza sale. (Etiopia)

Un aneddoto: Durante l'affollata  preghiera mattutina, una domenica, in una cittadina africana entrò un manipolo di uomini armati e coperti in volto. Uno di questi uomini gridò: “Chi è disposto a ricevere una pallottola in nome di Cristo, resti dov’è". Immediatamente la maggior parte dei fedeli fuggì fuori di corsa. Restarono in chiesa solo una ventina di persone. Allora il capo dei guerriglieri si levò il passamontagna, fissò il sacerdote e gli disse: “Bene, mi sono sbarazzato di tutti gli ipocriti. Adesso puoi cominciare la tua Messa. Ti auguro buona giornata."  Ed uscì con i suoi uomini.

Parola di Dio: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

Vangelo Gv 4, 43-54

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GLI AVEVA DETTO GESÙ’ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

Una figlia che sta morendo: ci si attacca a tutto e questo padre ha il coraggio di perdere anche un po’ di faccia chiedendo aiuto a Gesù, ma deve avere anche dell’altro coraggio: deve fidarsi di una parola detta a distanza e deve partire. La fede è sempre fatta di questi due verbi: credere e mettersi in cammino. Non basta né uno, né l’altro: occorrono tutti e due: se credi soltanto non vedi il risultato, se cammini solo rischi di non saper dove andare. E’ inutile fare grandi cose se non sai perché le fai ed è esteriorità riempirsi la bocca di parolone e poi non concretizzarle in un cammino. Parti anche tu sulla parola, non indugiare anche se è ancora buio, per la strada troverai un compagno che se anche stenterai a riconoscere ti porterà alla sua cena e si svelerà spezzando il suo pane con te.

 

 

 

 

 

 

 

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