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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

DICEMBRE 2013

 

DOMENICA  1 DICEMBRE: 1^DOMENICA DI AVVENTO

Tra i santi ricordati oggi: San Procolo; Sant’Evasio; Sant’Eligio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, E’ ADESSO CHE TU MI SALVI.

 

Hanno detto: Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere. (Carlo Goldoni)

Saggezza popolare: Lo scoiattolo salì sull’abete dipinto e morì di fame.

Un aneddoto: Sei proprio sicuro che il tuo Dio prevede tutto quello che accadrà? — obiettò un eretico al rabbino, che insegnava la fiducia nella Provvidenza di Jahwèh. Certamente! — rispose il rabbino. Perché allora è scritto: « Il Signore si pentì d’aver creato l’uomo e se ne addolorò moltissimo »? (Gen. 6,6). Rispose il rabbino: Hai un figlio?  Sì.  Cos’hai fatto nel giorno della sua nascita?  Ho fatto una grande festa e ho invitato parenti ed amici alla mia gioia. Ma... Non sai che tuo figlio sicuramente morirà? Perché allora lo hai messo al mondo? Rispose l’eretico: Purtroppo morirà, lo so molto bene... Ma ho fatto questo ragionamento: rallegriamoci finché si vive; rattristiamoci nel giorno della morte. Concluse allora il rabbino: Così fa il Santo, che benedetto sia!, con tutti i suoi figli, anche con quelli che vogliono la morte eterna! Egli li crea solo per la gioia, per la vita.

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal. 121; Rom. 13,11-14; Mt. 24,37-44

 

Vangelo Mt 24, 37-44

Dal vangelo secondo Matteo

Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. Parola del Signore

 

"VEGLIATE DUNQUE, PERCHE’ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRA’.” (Mt 24,42) 

C'è un inganno profondo che il mondo ogni giorno ci propina: viviamo con l'ansia e l'apprensione per quello che è stato ieri e nel timore di quello che sarà domani. Questo non ci permette di vivere in pienezza l'oggi, e così perdiamo il passato, sul quale non possiamo più intervenire comunque, ci impegniamo sul futuro che non è nelle nostre mani, e lasciamo correre l'oggi, dove veramente potremmo fare tanto. E così non c'è tempo per niente e per nessuno, sempre di corsa, sempre in affanno, sempre "lo faccio dopo", sempre "aspetta un attimo"! Ma che diamine! Fermiamoci, fermi un attimo solo e pensiamo. Oggi, quello che sto facendo, ha un valore immenso, incalcolabile, e me lo sto facendo sfuggire di mano! Non riesco a dire una parola dolce a chi mi sta vicino, non riesco a trovare il tempo per fare una visita ad una persona cara o malata, non riesco a trovare il tempo per pregare, non riesco a ..., non riesco a ..., non riesco a fare niente di interessante, sto perdendo il tempo. Eppure in questo preciso momento milioni di persone stanno rendendo la vita a Dio, e tra queste ci potrei essere anch'io! Forse è il caso di cambiare qualcosa, Signore! Da questo momento, Signore, aiutami a comportarmi come se fosse l'ultimo istante della mia vita, con attenzione, con premura, con amore, con felicità, con serenità, a disposizione degli altri, perché sia chiaro che è più bello dare che ricevere, è più bello vivere l'attesa dell'incontro con te come se ogni istante fosse quello buono. Fa, Signore, che in quel momento io non stia dormendo, ma stia annunciando il tuo Amore.

 

 

LUNEDI’ 2 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo; San Ponziano.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE NON SONO DEGNO.

 

Hanno detto: Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. (Gianni Rodari)

Saggezza popolare: L’abuso mangia il suo proprio cuore e non l’altrui.

Un aneddoto: «Rinunciai alla mia posizione di professore all’Università di Strasburgo, al mio lavoro letterario, al mio organo, che suonavo tra l’ammirazione di tutti, per andare in Africa Equatoriale, come dottore. In che modo arrivai a questa decisione? Avevo letto delle miserie fisiche degli indigeni, che abitavano le foreste vergini; avevo sentito parlare di loro dai missionari. Più vi pensavo, più mi sembrava strano che noi europei ci prendessimo così poca cura del grande compito umanitario, che ci si offriva in quelle lontane contrade. Mi sembrava che la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro si riferisse direttamente a noi. Allo stesso modo del ricco epulone, così anche noi pecchiamo contro il povero uomo, che chiede alla tavola della nostra abbondanza un po’ di vita!  Così mi decisi ». (A. Schweitzer)

Parola di Dio: Is. 2,1-5 (opp.4,2-6) Sal. 121; Mt. 8,5-11

 

Vangelo Mt 8, 5-11

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

ENTRATO GESU' IN CAFARNAO, GLI VENNE INCONTRO UN CENTURIONE”. (Mt. 8,5)

All’inizio del cammino di Avvento il brano evangelico mi rivela la realtà profonda e consolante di Gesù: Gesù è portatore di una parola che “guarisce”, che libera l’uomo dal male che minaccia la sua esistenza. M’invita ad andare da Gesù con la fede del centurione, una fede che riconosce la propria povertà (“Signore io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto”) e fa conto sul Signore stesso, sulla sua parola potente (“ma dì soltanto una parola e il mio servitore sarò guarito”). Questa fede mi rivela che Gesù non è solo un Maestro, una persona autorevole, ma è soprattutto il Messia, il Salvatore, che prende su di sé le mie infermità per toglierle di mezzo. In lui diventa ancora più manifesta la potenza dell’amore di Dio e la sua volontà di salvare l’uomo. Sento il bisogno di essere salvato, liberato dal male che insidia la mia libertà o mi ritengo autosufficiente, capace di sconfiggere il male con le mie forze? La mia relazione con Gesù è profonda, sorretta da una fede schietta?

 

 

MARTEDI’ 3 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Saverio; San Galgano; Sant’Abbone di Auxerre.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE SIGNORE DELLA TUA RIVELAZIONE.

 

Hanno detto: Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente. (Indro Montanelli)

Saggezza popolare: Chi t’accarezza più di quel che suole, o ti ha ingannato o ingannar ti vuole.

Un aneddoto: Ci sono tra gli uomini quattro tipi: — il giusto, che dice: “Ciò che è mio, è mio; ciò che è tuo, è tuo! “ — l’innamorato, che dice: “Ciò che è mio, è tuo; ciò che è tuo, è mio!” — l’egoista, che dice: “Ciò che è tuo, è mio; ciò che è mio, è mio!”  — e il figlio di Jahwé che dice: Ciò che è mio, e ciò che è tuo, è tuo! “.

Parola di Dio: Is. 11,1-10; Sal. 71; Lc. 10,21-24

 

Vangelo Lc 10, 21-24

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono». Parola del Signore

 

IN QUELLA STESSA ORA GESU’ ESULTO’ DI GIOIA NELLO SPIRITO SANTO E DISSE: “TI RENDO LODE, O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHE’ HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI SAPIENTI E AI DOTTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI. (Lc. 10,21)

Gesù mi fa conoscere lo stile di Dio, che si manifesta, entra in comunione con i semplici, gli umili. La rivelazione di Dio non è una dottrina né regola di comportamento, ma una persona, Gesù di Nazareth. L’incontro con Dio avviene nell’incontro con Gesù. Qui sta la fortuna dei discepoli di Gesù, quindi anche la mia: entrare in una nuova relazione con Dio, partecipare alla condizione filiale di Gesù, alla sua conoscenza (piena comunione) del Padre. Sono in una condizione fortunata, perché ho la possibilità d’incontrare ogni giorno il Signore, di ascoltare la sua parola, di fare comunione con lui. Qual’é il mio atteggiamento davanti a Dio, è l’atteggiamento del semplice, che, con stupore e gratitudine e fiducia, accoglie la rivelazione oppure è l’atteggiamento dello scettico, del presuntuoso che si fida solo della propria intelligenza, ascolta solo i propri desideri; del distratto che non ascolta, non guarda o ascolta con superficialità; del pauroso che continua a rimandare l’impegno, la decisione a dire di sì alle proposte del Signore?

 

 

MERCOLEDI’ 4 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Barbara; San Giovanni Damasceno.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FAMMI CAPIRE LA TUA PRESENZA PIENA D’AMORE.

 

Hanno detto: I migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere nulla. (Tiziano Terzani )

Saggezza popolare: Non accendere la tua lampada di giorno, se vuoi che duri la notte.

Un aneddoto: La moglie di un rabbino famoso disse a suo marito: Prega perché il Signore ci conceda un anticipo di felicità eterna già in questo mondo. Il rabbino pregò. Gli fu portata dal cielo una splendida poltrona dorata. Ma... Mentre riposava beato, vide in sogno che in cielo tutti partecipavano al banchetto eterno seduti comodamente su splendidi troni, uno per ogni fedele; mentre egli e sua moglie avevano a disposizione per i secoli infiniti una sola poltrona. Udito questo sogno, sua moglie si affrettò a chiedergli: Per carità, rabbì, marito mio, prega il Signore che la poltrona torni lassù! Il rabbino pregò... Ora i due in cielo stanno seduti comodamente, ciascuno sulla sua poltrona dorata.

Parola di Dio: Is. 25,6-10; Sal. 22; Mt. 15,29-37

 

Vangelo Mt 15, 29-37

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Parola del Signore

 

ATTORNO A LUI SI RADUNO’ MOLTA FOLLA, RECANDO CON SE ZOPPI, STORPI, CIECHI”. (Mt.15,29)

Io, che medito questa pagina del vangelo, sono uno di quei malati che Gesù vuol guarire, uno di quella folla che Gesù vuole saziare. Conosco con chiarezza quale è la mia “malattia”; so di che cosa ho veramente fame nella mia vita? Nell’Eucaristia il Signore mi viene incontro, iniziando un sorprendente colloquio con me; si dona a me generosamente; viene come medico che guarisce le mie ferite, come pane che sazia la mia fame, come amico che risponde al mio bisogno d’affetto, come datore dello Spirito che mi affida un compito e mi sostiene nel suo svolgimento. L’Eucaristia cui ho la fortuna di partecipare la domenica e magari più volte nella settimana, è un incontro profondo con il Signore, un momento nel quale consento al Signore di guarirmi dalle mie infermità (egoismo, pigrizia, sensualità, paure...), mi lascio illuminare dalla sua parola, nutrire dal pane di vita, che è il suo corpo dato per me?

 

 

GIOVEDI’ 5 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Dalmazio; San Basso; Beato Filippo Rinaldi.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DALLA PREGHIERA IPOCRITA.

 

Hanno detto: Mi dicono: Se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà. Ed io rispondo: Se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo, sveglialo e parlagli della libertà! (Gibran)

Saggezza popolare: Quando l’accidia entra in una casa le travi cadono da sé.

Un aneddoto: Quella volta la barca era strapiena di passeggeri e il viaggio si svolgeva sereno. Ma ecco che uno, volendo vedere uno zampillo d’acqua marina ai suoi piedi, estrae un trapano e beatamente incomincia a fare un buco nella chiglia. Si levò un grido di disapprovazione. Che stai facendo? Rispose il passeggero egoista: Niente! Forse che io non posso fare un buco sotto il mio sedile? — Stolto! — gli gridarono in coro. — Ma non capisci che per causa tua annegheremo tutti!

Parola di Dio: Is. 26,1-6; Sal. 117; Mt. 7,21.24-27

 

Vangelo Mt 7, 21.24-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE, ENTRERA’ NEL REGNO DEI CIELI, MA COLUI CHE FA LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE È NEI CIELI”. (Mt. 7,21)

“Lo dice anche il Vangelo, che non è poi così importante pregare, andare a messa...” mi diceva un giovanotto che da circa 10 anni non metteva piede in chiesa. “Hai ragione gli ho risposto — ma tu, la seconda parte di questa frase, la stai vivendo?”. Gesù ha parole molto dure contro la religiosità ipocrita, ma chiede a ciascuno di noi un impegno di coerenza non indifferente. Gesù non se la prende con chi prega (lui stesso passava intere notti in preghiera e andava alla sinagoga tutti i sabati) ma invita tutti a fare la volontà del Padre. Per costruire sulla roccia non bastano le parole, bisogna usare il piccone, si suda, si procede adagio, vengono i calli alle mani e in tutto questo la preghiera risulta tutt’altro che inutile ma la forza e la luce di Dio che spinge alla testimonianza.

 

 

VENERDI’ 6 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola, Vescovo; San Bonifacio, martire; Santa Asella di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce n'è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere. (Gandhi)

Saggezza popolare: Nessuno è mai contento della propria sorte.

Un aneddoto: La mia prima bella esperienza di obbedienza l’ho fatta nel primo giorno di confessionale. Un penitente venne a dirmi: Ho disubbidito a mia moglie. Gli dissi che io ero piuttosto inesperto come confessore, stavo imparando e avevo bisogno del suo aiuto. Ci è sempre stato detto che la moglie deve ubbidire al marito. Perché mi confessate di aver disobbedito a vostra moglie? Oh, padre, ma è abbastanza chiaro: aveva ragione lei! Devo aggiungere che quel signore rimase un po’ turbato quando gli chiesi: Accettereste come penitenza di dire a vostra moglie che aveva ragione? (B. Haring)

Parola di Dio: Is. 29,17-24; Sal. 26; Mt. 9,27-31

 

Vangelo Mt 9, 27-31

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“ALLORA TOCCO’ LORO GLI OCCHI E DISSE: AVVENGA PER VOI SECONDO LA VOSTRA FEDE.” (Mt. 9,29)

Ognuno di noi porta in sé zone di cecità, da cui non riesce a liberarsi con le proprie mani: l’incapacità a vedere nel proprio cuore con chiarezza, a giudicare della propria vita, del proprio tempo; l’incapacità a scoprire i segni di Dio, a vedere il bene. Per entrare in rapporto col Signore che illumina il mio cuore, mi rende capace di vedere, è necessaria la fede che mi conduce da lui per implorare: “Figlio di Davide abbi pietà di me!”. Conosco bene la mia cecità, come si manifesta, quali settori della mia vita interessa? Nella mia preghiera chiedo al Signore come i due ciechi: “Signore abbi pietà di me!”? Gli racconto della mia incapacità a vedere il bene, la volontà del Padre, la sofferenza, il bisogno, di chi mi è vicino?

 

 

SABATO 7 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa; San Claudio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ IL MIO PASTORE: NON MANCO DI NULLA

 

Hanno detto: Non si può descrivere una cosa che non si è mai amata. (Alda Merini)

Saggezza popolare: Se non puoi portare la seta, porta la lana.

Un aneddoto: Si consacrava un giorno nella sinagoga un nuovo rotolo della Legge. Rabbi David lo teneva nelle mani e se ne rallegrava. Ma poiché esso era grande e visibilmente pesante, un altro rabbino si avvicinò per toglierglielo di mano. Gli disse allora Rabbi David: Quando lo si tiene veramente, non è più pesante!

Parola di Dio: Is. 30,19-21.23-26; Sal.146; Mt. 9,35-38 – 10,1.6-8

 

Vangelo Mt 9, 35-10,1.6-8

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo,Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Parola del Signore

 

“GESU’, VEDENDO LE FOLLE NE SENTI’ COMPASSIONE? PERCHE’ ERANO STANCHE E SFINITE, COME PECORE SENZA PASTORE”. (Mt. 9,36)

Quante masse sfinite, sbandate vediamo. Migrazione di interi popoli. Masse di persone anonime che gridano cercando giustizie, altre masse che cercano divertimento diventando altrettanto anonime all’ultimo concerto rock. Masse di automobili con relativi uomini inscatolati che cercano lottando tra loro di sfruttare al massimo gli ultimi cinque minuti prima di bollare la cartolina. Gesù vede le folle ma vede le persone che formano la folla. Vede dei figli di Dio, dei suoi fratelli che hanno perso la loro identità. Vede la loro stanchezza, l’infelicità, la costrizione in cui vive la gran massa degli uomini. C’è bisogno di un Pastore, non di pastori-mercenari (quanti ne abbiamo di questi in campo politico, economico, religioso dediti soprattutto a tosare le pecore) ma di un unico Buon Pastore che aiuti l’uomo a riscoprire la propria identità di Figlio di Dio e che aiuti a riscoprire la vera fratellanza. Finché non ritroveremo questo Pastore, questa nostra preziosa identità, continueremo a restare massa anonima.

 

 

DOMENICA 8 DICEMBRE: 2^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Macario, eremita; Beata Chiara da Foligno.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO’ PIU’ BIANCO DELLA NEVE.

 

Hanno detto: Il primo pensiero di Dio fu un angelo. La prima parola di Dio fu un uomo. (Gibran)

Saggezza popolare: Un animo contento è una festa perenne.

Un aneddoto: In Brasile, durante la costruzione della Trans Amazzonica, si venne a contatto con delle tribù di primitivi. Quando si riuscì a comunicare con loro fu chiesto: “Voi pregate?” “Certamente” “E che cosa chiedete a Dio?” “Ma perché dite: chiedete? Dio ci ha dato tutto e non c’è nulla da chiedergli. C’è invece molto da ringraziare. E questa è la nostra preghiera.

Parola di Dio: Is. 11,1-10; Sal. 71; Rom. 15,4-9; Mt. 3, 1-12

 

Vangelo Mt 3, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile”. Parola del Signore

 

“FATE DUNQUE FRUTTI DEGNI DI CONVERSIONE”. (Mt.3,8)

Ci raggiunge oggi il grido forte e inquietante del Battista, persona di scelte serie e profonde, ultimo tra i grandi profeti che invita la gente alla conversione, e non certo con parole dolci! La conversione sembra dirci il Battista, è il modo migliore per accogliere il Signore, per trovare senso a ciò che facciamo. Cos'è  dunque la conversione? Tutti a pensare: "fare i bravi, non bestemmiare, andare a messa…”; sì, più o meno, ma non proprio. Conversione è andare in un luogo ed accorgerci di avere sbagliato completamente strada, quindi fermarci e fare una bella inversione di marcia. Ciò presuppone che sappiamo dove andare, e qui cominciano i problemi. Siamo certi di sapere in che direzione vogliamo andare nella nostra vita o seguiamo chi ci precede senza farci domande? Intendo dire che tutti, più o meno, cerchiamo la felicità, la pienezza, il benessere reale. Ma avete l'impressione che il nostro super mondo civilizzato abbia davvero colmato il cuore degli uomini dopo avergli riempito la testa di illusioni? E allora cosa aspettiamo ad invertire la marcia? Paura di abbandonare le proprie fragili sicurezze per cercare una verità incerta? Possibile. Ma il Dio che aspettiamo è il Dio che brucia dentro, che spazza via con forza i timori! Un fuoco che divampa bruciando le lentezze, divorando impetuoso e forte. Giovanni ammonisce: non basta rifugiarsi dietro alla tradizione ("abbiamo Abramo come padre!") o in una fede esteriore, di facciata, di coscienza tiepida. Colui che viene chiede reale cambiamento, scelta di vita, schieramento. Dio, diventando uomo, separa la luce dalle tenebre, obbliga ad accoglierlo o a rifiutarlo.

 

 

LUNEDI’ 9 DICEMBRE: IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Valeria; San Siro.

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO, MADRE DI GESU’ CHE E’ LA NOSTRA GRAZIA

 

Hanno detto: “Benedetta sei tu, Maria! Hai tenuto fra le braccia le fiamme, hai allattato il fuoco divorante: benedetto è colui che nacque da te, l’Infinito!” (dalla Liturgia Siro-occidentale).

Saggezza popolare: Guardati da chi accende il fuoco e poi grida contro le fiamme.

Un aneddoto: Ci sono due finestre per vedere Dio: quella del mondo e quella dell’anima; quella della scienza e quella della fede; ma c’è un balconcino tutto aperto su di Lui: il balconcino dell’amore.

Parola di Dio: Gn. 3,9-15.20; Sal 97; Ef. 1,3-6.11-12; Lc. 1,26-38

 

1^ Lettura Gn 3,9-15.20

Dal libro della Genesi

Dopo che Adamo ebbe mangiato dell'albero, il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. Parola di Dio

 

“IO PORRÒ INIMICIZIA FRA TE E LA DONNA, FRA LA TUA STIRPE E LA SUA STIRPE: QUESTA TI SCHIACCERÀ LA TESTA E TU LE INSIDIERAI IL CALCAGNO”. (Gn. 3,15)

Il serpente rimase interdetto: il suo veleno, così potente ed efficace, così facilmente inoculabile nel sangue di ogni persona, ora non aveva nessun effetto, non riusciva a infettare quella creatura, quell’unica creatura. I suoi denti erano impotenti a lacerare la candida carne di lei, ed erano come respinti da una mano che lo tratteneva dal respirare, prima di farlo soffocare definitivamente. Eppure quella creatura nasceva da un uomo e da una donna che avevano avuto in sé quel veleno fin dall’inizio. Era come se da due genitori malati fosse nata una figlia sana, anzi una figlia che portasse nel proprio sangue l’antidoto all’antico veleno. E quella donna, tutta bella e “piena di grazia”, che il peccato originale non aveva avvelenato, nacque e visse a Nazareth. Vergine Madre, concepì il Salvatore; Regina, fu accolta in cielo da Colui che prese il peccato su di sé e schiacciò per sempre la testa del serpente, liberando il mondo dal suo veleno. “Il nome della vergine: Maria” (Lc. 1,27)

 

 

MARTEDI’ 10 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Eulalia, martire; San Milziade, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, AMI TUTTI E OGNUNO.

 

Hanno detto: Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole. (Elbert Hubbart)

Saggezza popolare: Meglio un cattivo accordo che una buona lite.

Un aneddoto: Alla fine della seconda guerra mondiale, alcuni soldati americani, acquartierati in un paese tedesco bombardato, aiutarono gli abitanti a sgomberare le macerie e a riparare gli edifici diroccati. L’impresa più grossa riguardò la chiesa. Pian piano riaggiustarono i muri screpolati e il tetto crollato. E un giorno rimisero assieme i pezzi d’una statua di Cristo caduta dall’altare. Rimessa sul suo piedistallo, l’immagine era come nuova, salvo le mani, che erano andate in frantumi. E allora ai piedi del Salvatore mutilato, misero questa scritta: «NON HO ALTRE MANI CHE LE VOSTRE!».

Parola di Dio: Is. 40,1-11; Sal. 95; Mt 18,12-14

 

Vangelo Mt 18, 12-14

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. Parola del Signore

 

“COSI’ E’ VOLONTA’ DEL PADRE VOSTRO CHE E’ NEI CIELI, CHE NEANCHE UNO DI QUESTI PICCOLI SI PERDA”. (Mt.18,14)

Incontrare Gesù significa incontrare colui che viene a me, perché sa che sono piccolo, debole, mi vuol comunicare la certezza della sollecitudine di Dio Padre per me. Egli come Pastore buono veglia su di me, perché non mi perda: viene a salvarmi. Significa fare mio il suo atteggiamento nei confronti di chi nella comunità sbaglia, é fragile: non il disprezzo, il giudizio che emargina, esclude, ma la ricerca premurosa, l’aiuto, perché a Dio è molto caro anche “uno solo di questi piccoli”. Proprio perché sono consapevole della mia fragilità, della possibilità di sbagliare, di fronte all’altro che sbaglia, fa fatica, non devo diventare giudice implacabile, ma impegnarmi in un atteggiamento di aiuto, di paziente recupero.

 

 

MERCOLEDI’ 11 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Damaso, papa; San Daniele stilita

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI COSA CON TE DIVENTA LEGGERA E GIOIOSA.

 

Hanno detto: Il senso delle nostre imperfezioni ci aiuta ad avere paura. Cercare di risolverle ci aiuta ad avere coraggio. (Vittorio Gasmann)

Saggezza popolare: Non a tutti i preti vanno bene le pantofole del papa. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: C'era una volta un re che rispondeva al nobile nome di Enrico il Saggio. Aveva tre figlie che si chiamavano Alba, Bettina e Carlotta. In segreto, il re preferiva Carlotta. Tuttavia, dovendo designare una sola di esse per la successione al trono, le fece chiamare tutte e tre e domandò loro: "Mie care figlie, come mi amate?". La più grande rispose: "Padre, io ti amo come la luce del giorno, come il sole che dona la vita alle piante. Sei tu la mia luce!". Soddisfatto, il re fece sedere Alba alla sua destra, poi chiamò la seconda figlia. Bettina dichiarò: "Padre, io ti amo come il più grande tesoro del mondo, la tua saggezza vale più dell'oro e delle pietre preziose. Sei tu la mia ricchezza!". Lusingato e cullato da questo filiale elogio, il re fece sedere Bettina alla sua sinistra. Poi chiamò Carlotta. "E tu, piccola mia, come mi ami?", chiese teneramente. La ragazza lo guardò fisso negli occhi e rispose senza esitare: "Padre, io ti amo come il sale da cucina!". Il re rimase interdetto: "Che cosa hai detto?". "Padre, io ti amo come il sale da cucina". La collera del re tuonò terribile: "Insolente! Come osi, tu, luce dei miei occhi, trattarmi così? Vattene! Sei esiliata e diseredata!". La povera Carlotta, piangendo tutte le sue lacrime, lasciò il castello e il regno di suo padre. Trovò un posto nelle cucine del re vicino e, siccome era bella, buona e brava, divenne in breve la capocuoca del re. Un giorno arrivò al palazzo il re Enrico. Tutti dicevano che era triste e solo. Aveva avuto tre figlie ma la prima era fuggita con un chitarrista californiano, la seconda era andata in Australia ad allevare canguri e la più piccola l'aveva cacciata via lui... Carlotta riconobbe subito suo padre. Si mise ai fornelli e preparò i suoi piatti migliori. Ma invece del sale usò in tutti lo zucchero. Il pranzo divenne il festival delle smorfie: tutti assaggiavano e sputavano poco educatamente nel tovagliolo. Il re, rosso di collera, fece chiamare la cuoca. La dolce Carlotta arrivò e soavemente disse: "Tempo fa, mio padre mi cacciò perché avevo detto che lo amavo come il sale di cucina che dà gusto a tutti i cibi. Così, per non dargli un altro dispiacere, ho sostituito il sale importuno con lo zucchero". Il re Enrico si alzò con le lacrime agli occhi: "E il sale della saggezza che parla per bocca tua, figlia mia. Perdonami e accetta la mia corona". Si fece una gran festa e tutti versarono lacrime di gioia: erano tutte salate, assicurano le cronache del tempo.

Parola di Dio: Is. 40,25-31; Sal. 102; Mt. 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, rispondendo Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

PRENDETE IL MIO GIOGO SOPRA DI VOI E IMPARATE DA ME, CHE SONO MITE E UMILE DI CUORE, E TROVERETE RISTORO PER LA VOSTRA VITA. (Mt. 11,29)

La pace offerta da Gesù ai discepoli non è la soddisfazione di chi fa i propri comodi, ma il conforto nella fatica, il ristoro nel compiere la volontà di Dio ogni giorno. Se vivo nella fiduciosa obbedienza al Signore, se esercito generosamente la carità, mi sentirò nella pace. Se m’impegno a compiere i comandamenti di Gesù, il suo giogo diventa per me sorgente di serenità, di consolazione. Qual'é il mio atteggiamento verso l’invito di Gesù: ho paura a dire il mio sì, sono indeciso oppure sono disposto a dare fiducia al Signore, a compiere la sua volontà, senza sottovalutare le difficoltà dell’esistenza cristiana?

 

 

GIOVEDI’12 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Memoria della Beata Vergine Maria di Guadalupe; Santa Giovanna Francesca di Chantal.

Una scheggia di preghiera:

 

AGNELLO DI DIO CHE TOGLI I PECCATI DEL MONDO, ABBI PIETA’ DI ME.

 

Hanno detto: Quando uno è contento di se stesso, ama l'umanità. (Luigi Pirandello)

Saggezza popolare: Chi vuol dell’acqua chiara, vada alla fonte.

Un aneddoto: Mamma, cosa si dicono le persone grandi quando si sposano? Si promettono di volersi bene e d’essere gentili tra di loro. Allora, mamma, tu e papà non sempre siete... sposati!

Parola di Dio: Is. 41,13-20; Sal. 144; Mt.11,11-15

 

Vangelo Mt 11, 11-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo Gesù disse alla folla: "In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda". Parola del Signore

 

IN VERITA’ IO VI DICO: FRA I NATI DA DONNA NON E’ SORTO ALCUNO PIU’ GRANDE DI GIOVANNI IL BATTISTA; MA IL PIU’ PICCOLO NEL REGNO DEI CIELI E’ PIU’ GRANDE DI LUI. (Mt. 11,11)

Giovanni Battista è figura tipica dell’Avvento, perché è colui che prepara il cuore degli uomini ad accogliere l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è il testimone che vuole introdurmi a Gesù Cristo. Sono invitato ad ascoltare questa testimonianza, ad accogliere seriamente l’invito a preparare il mio cuore all’incontro con Colui che viene, a entrare in una esperienza di comunione con Cristo. La testimonianza del Battista tuttavia è solo un tramite, un mezzo. Sono io che devo assumere la responsabilità della mia vita, entrare con decisione nel Regno, accogliere il Signore, diventare suo discepolo. E’ proprio qui la lotta impegnativa, perché le resistenze dentro di me e attorno a me sono tante e grandi.

 

 

VENERDI’ 13 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lucia; Sant’ Antioco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL DONO DI DIO.

 

Hanno detto: Chi non vede il fratello nella notte, nella notte non può vedere se stesso. (Tagore)

Saggezza popolare: A forza di importunare, qualcosa si ottiene.

Un aneddoto: Un romano domandò ad un rabbino: Fammi vedere il tuo Dio! Il rabbino rispose: Alza gli occhi al cielo: Dio è là! Il romano alzò gli occhi e restò abbagliato dalla luce del sole. Allora il rabbino commentò: Tu mi chiedi di vedere il Creatore e non sei neppure capace di sopportare lo splendore d’una sua creatura?

Parola di Dio: Is. 48,17-19; Sal. 1; Mt. 11,16-19

 

Vangelo Mt 11, 16-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. E’ venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. E’ venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere". Parola del Signore

 

“A CHI PARAGONERO’ QUESTA GENERAZIONE?”. (Mt. 11,16)

Gesù si chiede che generazione sia la sua che non sa accogliere il dono di Dio. Che cosa potremo dire noi della nostra generazione? lo credo che la situazione, pur con tutti i mutamenti storici e culturali, sia sempre la stessa in quanto l’uomo è sempre lo stesso, con la stessa meravigliosa e terribile libertà. La generazione dell’epoca di Gesù non sapeva gioire del dono che riceveva e non sapeva riconoscere il bisogno che aveva di esso. E noi, spesso, siamo ancora cosi. Abbiamo Gesù, il suo perdono, i sacramenti, la sua Parola e corriamo tristi a cercare salvezze in cose che passano; abbiamo la vita e, spesso, la sprechiamo, piangiamo sui mali del mondo e non muoviamo un dito per cambiare in bene il male che è in noi. Dobbiamo disperarci? Gesù non si è disperato della sua generazione ma ha dato la vita per essa come continua a fare anche per noi.

 

 

SABATO 14 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni della Croce; San Pompeo vescovo; Sant’Agnello abate.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE SAPPIAMO RICONOSCERTI NEI FRATELLI.

 

Hanno detto: Nessuno è nato sotto una cattiva stella: semmai ci sono coloro che guardano male il cielo. (Dalai Lama)

Saggezza popolare: A chi è intelligente, basta poco.

Un aneddoto: Ali al Giammai fu grande benefattore dei poveri. Andava ogni anno in pellegrinaggio, portando con sé del grano, che vendeva ai bisognosi secondo un sistema suo. Chiedeva un prezzo superiore a quello del mercato, dicendo: «O così o niente», e se qualcuno accettava quel prezzo, capiva che aveva realmente bisogno e gli regalava il grano, mentre non vendeva a chi diceva: «E’ caro», conoscendo che non era bisognoso. Distribuiva ogni anno ai poveri della Mecca e di Medina vestiti, zucchero e altre cose, ma se qualcuno raccontava alla gente di aver ricevuto la carità da lui, si faceva restituire il dono, dicendo: «Fratello, ho sbagliato, non era per te».

Parola di Dio: Sir. 48,1-4.9-11; Sal. 79; Mt. 17,10-13

 

Vangelo Mt 17, 10-13

Dal vangelo secondo Matteo.

Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

“ELIA E’ GIA’ VENUTO E NON LO HANNO RICONOSCIUTO, ANZI L’HANNO TRATTATO COME HANNO VOLUTO, COSI’ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO DOVRA’ SOFFRIRE PER OPERA LORO”. (Mt. 17,11-12)

Gesù parla di Elia, quel profeta tanto caro al popolo di Israele, al punto che pensavano dovesse tornare prima della venuta del Messia; e paragonavano anche Elia al fuoco che brucia, purifica, riscalda, rincuora, illumina. Ma si può stare vicino al fuoco senza lasciarci toccare da esso. Quante volte ascoltiamo la Parola di Dio senza lasciarci cambiare dentro da essa, quante volte vediamo la verità ma preferiamo volgere altrove il nostro sguardo; quante Comunioni Eucaristiche ci hanno lasciato con una preghiera sulle labbra ma con una vita indifferente. Anche in questo Avvento c’è l’opportunità di lasciarci purificare dal fuoco della Parola di Dio che ci aiuta a far emergere la fede dalle esteriorità e dalle falsità, che riscalda il nostro cuore, che illumina i nostri occhi per vedere il Signore che viene nei nostri fratelli, che ci rincuora nel nostro faticoso cammino quotidiano. Ma, come è successo ai contemporanei di Gesù che non hanno riconosciuto Elia in Giovanni e il Messia in Gesù perché si aspettavano un Elia ed un Messia diversi, così può capitare, anche oggi, che Cristo ci passi accanto e noi rischiamo di non vederlo. Attendiamo il Cristo giudice che faccia piazza pulita dei cattivi e non cogliamo la sua presenza che perdona, che salva. Cerchiamo Dio nello splendore dei templi e magari non sappiamo vederlo nel povero che bussa alla nostra porta. Andiamo a fare preghiere in conventi ed eremi e non sappiamo pregare in famiglia. Gesù è sempre diverso da come lo pensiamo quando lo facciamo diventare proiezione dei nostri desideri umani. Ma c’è un metodo sicuro per saper conoscere il Cristo: dove c’è amore o possibilità di amore, stai sicuro, lì c’è Lui.

 

 

DOMENICA 15 DICEMBRE: 3^DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Cristiana; Sant’Adalbertone.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà. (Hermann Hesse)

Saggezza popolare: Chi va dietro a tutti quanti, non può mai passare avanti.

Un aneddoto: Il Cardinal Newman sul letto di morte discorre con i suoi familiari: "Impressioni? Mi sembra di essere un collegiale in partenza per le vacanze. Il teologo Suarez a coloro che lo assistono confida: "Non avrei mai creduto che fosse tanto soave morire". Il poeta Paul Claudel, dopo il viatico: "Ed ora lasciatemi morire tranquillo. Non ho più paura: Sì, è vero, Dio esiste: è qui".

Parola di Dio: Is. 35,1-6.8.10; Sal 145; Gc. 5,7-10; Mt. 11,2-11

 

Vangelo Mt 11, 2-11

Dal Vangelo secondo Matteo

Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”. Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Parola del Signore

 

“GIOVANNI, CHE ERA IN CARCERE, MANDO’ A CHIEDERE A GESU’: SEI TU COLUI CHE DEVE VENIRE O DOBBIAMO ATTENDERNE UN ALTRO?”. (Mt. 11,2-3)

Caro Giovanni, come ti ringrazio per questa domanda che hai fatto mentre eri in carcere! Tu che hai giocato la tua vita per il Cristo, tu che hai fatto, per essere suo messaggero, la vita dura del deserto; tu che hai gridato con forza nel suo nome, tu che hai rinunciato addirittura ai tuoi discepoli per mandarli dietro a Lui, tu che sei finito in carcere per essere fedele alla Parola di Dio, hai anche tu i tuoi dubbi, hai anche tu bisogno di conferme. Caro Giovanni, come ti sento vicino in questo! Anch’io mi pongo le tue domande, anch’io vorrei delle conferme, vorrei essere sicuro di aver giocato bene la mia vita. E mi piace anche l’atteggiamento di Gesù che non si scandalizza della tua domanda, anzi, manda i tuoi e suoi amici a rassicurarti e a darti forza fino ad accettare il tuo prossimo martirio. Caro Giovanni, dammi un po’ della tua forza e fa’ che come te, nonostante gli interrogativi, riesca ancora a vedere i segni di quel Messia che continua a dar la vista ai ciechi, che fa camminare gli storpi, udire i sordi, che risuscita i morti e che continua silenziosamente a far crescere il suo Regno.

 

 

LUNEDI’ 16 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Adelaide, regina; Sant’Adone da Vienne; Santa Albina martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU VIENI A CERCARMI; CHE IO MI FACCIA TROVARE!

 

Hanno detto: Se l'uomo non butterà fuori dalla storia la guerra, sarà la guerra che butterà fuori dalla storia l'uomo. (Gino Strada)

Saggezza popolare: Non arde lumicino se manca lo stoppino.

Un aneddoto: Raccontava S. Teresa d'Avila che una volta, nel giorno dei morti, dopo le sue preghiere di suffragio, vide salire al cielo tante anime "quante mai ne avrebbe immaginate". San Francesco Saverio usava percorrere le strade della città che evangelizzava con una campanella in mano per invitare a pregare per le anime del purgatorio: di sera mandava un uomo con una lanterna in mano perché gridasse per le vie: "ricordatevi di far orazione per le anime prigioniere del purgatorio".

Parola di Dio: Nm. 24,2-7.15-17; Sal 24; Mt. 21,23-27

 

Vangelo Mt 21, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo, ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore

 

“CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTO? CHI TI HA DATO QUESTA AUTORITA’?”. (Mt. 21,23)

Noi vorremmo che tutte le cose fossero sempre chiare, giustificate nel loro essere, e se per un retto funzionamento della vita sociale è un bene che ci sia nelle cose e nelle persone un certo ordine che permetta chiarezza, possibilità di scelte, regole di comportamento, se ci pensiamo un momento, non possiamo pretendere questo nei confronti di Dio. Egli è più grande di noi, Dio supera le nostre categorie. Anzi, noi non potremmo dire nulla di Dio se non fosse Lui a suscitare in noi la sete di infinito, se non fosse Lui ad aver preso l’iniziativa di rivelarsi a noi. I Sommi Sacerdoti vogliono sapere con quale autorità Gesù predichi, faccia miracoli; vogliono incasellarlo nei loro schemi religiosi e, se per caso non rientra in essi, vogliono trovare il motivo per farlo fuori. Ma Gesù che è la manifestazione di Dio non si lascia incasellare negli schemi della religione, dai suoi dogmi, dalle tradizioni, dalle leggi o dalle liturgie. Davanti a Dio noi dobbiamo ricordarci di essere davanti ad un mistero che ci supera, che non è tanto da vivisezionare ma è da adorare. Davanti al Presepio di Gesù, come davanti alla croce o alla tomba vuota o all’Eucaristia non è tanto questione di chiederci il perché o il per come, non è questione di costruire teologie che cercano di spiegare tutto o di abbandonarci a facili sentimentalismi, è immergerci nell’amore del mistero, è lasciarci cercare da Dio, è lasciarci trovare e portare da Lui là dove vuole.

 

 

MARTEDI’17 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Lazzaro; San Floriano.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE FIGLIO DI DIO, FRATELLO MIO.

 

Hanno detto: Se tutto deve avere uno scopo, vi sono certamente quaggiù alcune esistenze di cui il fine e l'utilità rimangono inesplicabili. (Honorè de Balzac)

Saggezza popolare: Per un gatto le monete d'oro non valgono un topo. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: S. Paolino, vescovo di Nola, fu pregato da un carissimo amico di mandargli un suo ritratto. Ma il santo gli rispose: “Quale mio ritratto devo mandarti, carissimo amico? Quello dell’uomo vecchio pagano, o quello dell’uomo nuovo, cristiano? Quello dell’uomo vecchio però è troppo brutto e non merita alcuna considerazione. Quello dell’uomo nuovo poi è inutile che te lo mandi, perché è ancora uno sgorbio, non è per niente finito”.

Parola di Dio: Gn. 49,2.8-10; Sal. 71; Mt. 1,1-17

 

Vangelo Mt 1, 1-17

Dal vangelo secondo Matteo.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO…”(Mt. 1,1)

La preoccupazione di Matteo, attraverso il genere letterario della genealogia è semplicemente quello di dirci che la storia di Gesù è concreta. Gesù non è venuto a caso, non è un extraterrestre di passaggio capitato sulla terra. Egli è profondamente inserito in una storia concreta di amore di Dio e di uomini. Egli è davvero un uomo che condivide in pieno la condizione umana con tutti i suoi doni e con tutti i suoi limiti. L’incontro con Gesù è possibile perché è un uomo come me. Quello che mi dice è davvero possibile perché detto e testimoniato da un uomo come me. Questo Messia, Salvatore, Cristo è anche pienamente Figlio dell’uomo, è davvero l’uomo nuovo, la possibilità dell’incontro tra l’uomo e Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 18 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Lazzaro; San Floriano.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SANTO SPIRITO, GENERA IN NOI AMORE.

 

Hanno detto: Le persone sono come le vetrate colorate: brillano e scintillano quando fuori c'è il sole, ma al calar delle tenebre viene rivelata la loro vera bellezza solo se è accesa una luce dall'interno. (Fernando Pessoa)

Saggezza popolare: Guarda con l'anima, perché gli occhi ingannano; ascolta col cuore, perché l'orecchio mentisce. Non sbattere mai una porta dietro di te. Potresti desiderare riaprirla. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: San Filippo Neri, a Roma, vide un tal e che, appena ricevuta la Comunione, se ne andò. Addolorato per quella irriverenza, il santo chiamò due chierichetti e ordinò loro di accompagnare quell’uomo con due ceri accesi. Visto quello strano corteo, l’uomo chiese il perché di una tale cerimonia e San Filippo, che aveva seguito il gruppetto, gli disse: Non si meravigli, i ceri e i chierichetti non sono per lei, ma per il SS. Sacramento che lei ora ha ricevuto. Al di fuori della chiesa, il Signore deve essere accompagnato coi lumi!

Parola di Dio: Ger. 23,5-8; Sal. 71; Mt. 1,18-24

 

Vangelo Mt 1, 18-24

Dal vangelo secondo Matteo.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.  Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“PRIMA CHE GIUSEPPE E MARIA ANDASSERO A VIVERE INSIEME, MARIA SI TROVO’ INCINTA PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO”. (Mt. 1,18)

In mezzo a tutti i personaggi del Natale noi spesso dimentichiamo il personaggio più importante, il “regista” di tutta questa storia: lo Spirito Santo. E’ quello stesso Spirito che dice la Bibbia “aleggiava sulle acque” ai mo­mento della creazione, è lo Spirito che guida il popolo nel deserto verso la liberazione e la Terra promessa, e lo stesso Spirito che scese sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste e li fece diventare Chiesa, ed è ancora lo Spirito che illumina noi nel cammino della fede. Lo Spirito guida la storia dell’uomo, lo Spirito sceglie Maria, lo Spirito ci dona Gesù, eppure la sua presenza è silenziosa. Ma chi è questo Spirito? E’ nient’altro che l’Amore e lo puoi riconoscere ovunque incontri o generi amore.

 

 

GIOVEDI’ 19 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Dario martire; Santa Fausta martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LIBERA LE NOSTRE FAMIGLIE DALL’EGOISMO.

 

Hanno detto: Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio. (Edmund Burke)

Saggezza popolare: L'invidia vorrebbe essere sola in paradiso. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: Un ladro arrivò alla porta del Cielo e cominciò a bussare: «Aprite!». L'apostolo Pietro, che custodisce le chiavi del Paradiso, udì il fracasso e si affacciò alla porta. «Chi è là?». «Io». «E chi sei tu?». «Un ladro. Fammi entrare in Cielo». «Neanche per sogno. Qui non c'è posto per un ladro». «E chi sei tu per impedirmi di entrare?». «Sono l'apostolo Pietro!». «Ti conosco! Tu sei quello che per paura ha rinnegato Gesù prima che il gallo cantasse tre volte. Io so tutto, amico!». Rosso di vergogna, San Pietro si ritirò e corse a cercare San Paolo: «Paolo, va' tu a parlare con quel tale alla porta». San Paolo mise la testa fuori della porta: «Chi è là?». «Sono io, il ladro. Fammi entrare in Paradiso». «Qui non c'è posto per i ladri!». «E chi sei tu che non vuoi farmi entrare?». «Io sono l'apostolo Paolo!». «Ah, Paolo! Tu sei quello che andava da Gerusalemme a Damasco per ammazzare i cri­stiani. E adesso sei in Paradiso!». San Paolo arrossì, si ritirò confuso e raccontò tutto a San Pietro. «Dobbiamo mandare alla porta l'Evangelista Giovanni» disse Pietro. «Lui non ha mai rinnegato Gesù. Può parlare con il ladro». Giovanni si affacciò alla porta. «Chi è là?». «Sono io, il ladro. Lasciami entrare in Cielo». «Puoi bussare fin che vuoi, ladro. Per i peccatori come te qui non c'è posto!». «E chi sei tu, che non mi lasci entrare?». «Io sono l'Evangelista Giovanni». «Ah, tu sei un Evangelista. Perché mai ingannate gli uomini? Voi avete scritto nel Vangelo: "Bussate e vi sarà aperto. Chiedete ed otterrete". Sono due ore che busso e chiedo, ma nessuno mi fa entrare. Se tu non mi trovi subito un posto in Paradiso, torno immediatamente sulla Terra e racconto a tutti che hai scritto bugie nel Vangelo!». Giovanni si spaventò e fece entrare il ladro in Paradiso.

Parola di Dio: Gdc.13,2-7.24-25; Sal. 70; Lc. 1,5-25

 

Vangelo Lc 1, 5-25

Dal vangelo secondo Luca.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Parola del Signore

 

ZACCARIA ED ELISABETTA ERANO GIUSTI DAVANTI A DIO. (Lc. 1,6)

La chiamata e la vocazione di colui che preparerà la strada al Salvatore viene preparata dal Signore nel cuore di due persone che 'vivevano davanti a Lui'. Questo può suggerirci la grande responsabilità dei genitori anche prima della nascita del proprio figlio. Un figlio non lo si accoglie solo quando, risolti tutti i problemi economici e affettivi e di lavoro, si decide che: "Adesso un figlio può anche starci bene nella nostra famiglia". Un figlio è prima di tutto un figlio di Dio. Dio chiede ai genitori di fare qui sulla terra le sue veci. Una famiglia cristiana non genera solo un figlio, ma genera alla vita di Dio, si rende collaboratrice perché l'amore di Dio che ha pensato dall'eternità a ciascuno possa riversarsi su quel bambino. Quel bambino non ha soltanto diritto alla vita (e sarebbe già molto per il nostro mondo), ma ha diritto a vedere il valore della vita dei figli di Dio già vissuto dai suoi genitori.

 

 

VENERDI’ 20 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Liberato, martire; San Zefirino, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI!

 

Hanno detto: Sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo che si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro, e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vengano mandati a morire, come vacche al macello, per la bandiera. (Oriana Fallaci)

Saggezza popolare: Essere invidiosi significa girare eternamente come un pollo in gabbia entro gli stretti limiti della malevolenza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una donna infagottata in abiti fuori misura entrò nel negozio di alimentari. Si avvicinò al gestore del negozio e umilmente a voce bassa gli chiese se poteva avere una certa quantità di alimenti a credito. Gli spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva più lavorare e i loro quattro figli avevano bisogno di cibo. L'uomo sbuffò e le intimò di togliersi dai piedi. Dolorosamente la donna supplicò: "Per favore signore! Le porterò il denaro più in fretta che posso". Il padrone del negozio ribadì duramente che lui non faceva credito e che lei poteva trovare un'altro negozio nel quartiere. Un cliente che aveva assistito alla scena si avvicinò al padrone e gli chiese di tentare almeno di accontentare la povera donna. Il droghiere con voce riluttante, chiese alla donna: "Hai una lista della spesa?" Con un filo di speranza nella voce la donna rispose: "Si, signore". "Bene", disse l'uomo, "Metta la sua lista sulla bilancia. Le darò tanta merce quanto pesa la sua lista". La donna esitò un attimo con la testa china, estrasse dalla borsa un pezzo di carta e scarabocchiò qualcosa in fretta, poi posò il foglietto con cautela su un piatto della bilancia, sempre a testa bassa. "Gli occhi del droghiere e del cliente si dilatarono per la meraviglia quando videro il piatto della bilancia abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il droghiere fissando la bilancia, brontolò: "E' incredibile!". Il cliente sorrise e il droghiere cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull'altro piatto della bilancia. Sbatteva sul piatto scatole e lattine, ma la bilancia non si muoveva. Così continuò e continuò, con una smorfia di disgusto sempre più marcata. Alla fine afferrò il foglietto di carta e lo fissò, livido e confuso. Non era una lista della spesa.  Era una preghiera: "Mio Dio, tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno: metto tutto nelle tue mani". Il droghiere consegnò alla donna tutto ciò che le serviva, in un silenzio imbarazzato. La donna ringraziò e lasciò il negozio.

Parola di Dio: Is. 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca.

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCOMI”. (Lc 1,38 )

Ecco una bellissima parola, usata nella Bibbia da due grandi personaggi: Samuele che risponde “Eccomi!” a Dio che lo chiama; e Maria di Nazareth che dice in questo modo il suo “Sì” all’angelo inviatole da Dio. Questa semplice parola dice molte cose: significa il “Sì” dell’uomo a Dio, la prontezza della risposta, la piena disponibilità a quanto Dio chiede, il fidarsi di Dio. Per questo è la più bella parola che possiamo dire a Dio: ECCOMI! Ed ora, viviamola! Come? Dicendo il nostro “Sì” a quanto Dio ci chiede: Dio ci chiama a dirgli il nostro sì in ogni avvenimento della vita. (Infatti ogni cosa che ci capita, ma proprio qualsiasi cosa, o è voluta direttamente da Lui per noi, oppure è da Lui permessa... ) Ci si presenta una cosa bella? Rallegriamoci e diciamoGli “Eccomi!”. Ci capita un imprevisto? Non agitiamoci e serenamente diciamo: “Eccomi!”. Ci capita una cosa che è male per noi? Non abbattiamoci, ma accogliamola come una cosa permessa da Dio, e perciò rivolgiamoci a LUI dicendoGli: “Eccomi!” Ma anche a chi ci chiede un piacere possiamo rispondere: “Eccomi!”. Non è una parola straordinaria, quasi magica?

 

 

SABATO 21 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Canisio; San Temistocle, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

AUMENTA LA NOSTRA FEDE

 

Hanno detto: Aprite una scuola: chiuderete un carcere. (Giovanni Bovio)

Saggezza popolare: Il pesce non preso è sempre il più grosso. (Prov. Annamita)

Un aneddoto: Il fiordo era immerso nella profonda tranquillità della notte artica. L'acqua sciabordava leggera sulla spiaggia. Avvolto dal profumato tepore della sua casa di legno, Hans il pescatore tesseva la rete della sua prossima stagione di pesca. Era solo nell'angolo del camino. La sua dolce sposa Ingrid riposava nel piccolo cimitero di fianco alla chiesa. Improvvisamente però risuonarono fresche risate gioiose. La porta si aprì per lasciar passare la bionda Guendalina, la sua carissima figlia, che teneva per mano il fratellino Eric. «Guendalina, ora sei in vacanza. Vuoi prendere il mio posto a intrecciare la rete da pesca nuova mentre io vado a riparare la barca?». «Oh sì, papà!». Le ore passavano Guendalina lavorava di buona lena, maglia dopo maglia, nodo dopo nodo. Ma i giorni si aggiungevano ai giorni. La corda era scabra. L'appretto per impermeabilizzarla ruvido, le mani facevano male. Le sue piccole amiche si sporgevano dalla porta: «Guendalina, vieni a giocare con noi!». E le maglie si allentavano sempre di più, i nodi erano sempre meno stretti, la corda sempre meno impermeabilizzata. Arrivò la primavera. Il fiordo s'illuminò ai primi raggi del sole. La pesca riprese. Tutto fiero del lavoro della sua figlia carissima, Hans il pescatore imbarcò la sua rete da pesca nuova sul suo fidato vecchio battello. «Vieni con me, piccolo Eric, per la nostra prima uscita!». Pieno di gioia il ragazzino saltò a bordo. La barca scivolò nell'acqua. La rete affondò nelle onde verdazzurro. Eric batteva le mani vedendo i pesci argentati saltare e guizzare nella rete ben piena. «Una pesca fantastica! Aiutami a tirare su la rete, figliolo!». Ed Eric tirava, tirava con tutte le sue forze. Ma vinto dal peso, pluf! piombò in acqua, proprio in mezzo alla rete. «Non è niente!», pensò papà Hans, issando velocemente la rete a bordo. «La mia rete è solida! E' la mia Guendalina che l'ha tessuta con le sue mani: Eric verrà su con i pesci!». La rete uscì dall'acqua leggera. Ahimé, al fondo aveva solo un grande squarcio... I nodi stretti male si erano allentati. Le maglie mal fissate si erano aperte. E il piccolo Eric riposava ormai in fondo al fiordo. «Ah, se avessi intrecciato ogni maglia con amore», piangeva Guendalina. E' nel quotidiano che si tesse la rete dell'eternità. Ogni giorno è un nodo. Puoi non pensarci, ma il giorno della pesca arriverà e dipenderà anche da quello che avrai intrecciato quaggiù, oggi.

Parola di Dio: Ct.2,8-14, opp. Sof. 3,14-18; Sal. 32; Lc. 1,39-45

 

Vangelo Lc 1, 39-45

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Parola del Signore

 

“BEATA COLEI CHE HA CREDUTO NELL’ADEMPIMENTO DELLE PAROLE DEL SIGNORE”. (Lc. 1,45)

Elisabetta chiama Maria “La Benedetta” perché su di Lei Dio riversa le sue benedizioni e tutte le generazioni diranno la sua gioia. Strana gioia! Attraversata da prove e dolori. Fino alla croce dove perderà il Figlio della promessa. Ma “beati quelli che piangono perché saranno consolati”. Elisabetta la chiama anche “La Credente”, colei che ha creduto nonostante tutto: la sua fede è fatta di obbedienza al mistero di un Dio che si serve di lei per rivelarsi e donarsi ad un mondo che non crede: “Beati i poveri che si lasciano afferrare dallo Spirito, perché il Regno di Dio è per loro”.

 

 

DOMENICA 22 DICEMBRE: 4^ DOMENICA DI AVVENTO A

Tra i santi ricordati oggi: San Flaviano; Santa Francesca Cabrini.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, O SIGNORE, CHE E’ BELLO OBBEDIRE ALLA TUA VOLONTA’

 

Hanno detto: Ho avuto in dono una porzione di cielo, ci ho messo dentro i pensieri più neri e ora aspetterò che diventino stelle. (Carlo Bramanti)

Saggezza popolare: C’è chi bacia quella mano che vorrebbe vedere mozza.

Un aneddoto: Dicembre, l'aria natalizia aleggia in tutto il paese, entrando in un azienda, dove tutti sono indaffarati, scorgiamo il titolare e un dipendente, che parlano animatamente. Il titolare arrabbiato perché non gli viene data ragione, dice: sei proprio un asino testardo... Il povero dipendente rimane in silenzio e uscito dal lavoro ripensa, continuamente alle parole che il titolare gli ha rivolto. Forse è vero, sono un asino, ma che senso ha la mia vita? Quella sera, va a messa come il suo solito e prega per capire se veramente era sbagliato il suo pensiero e se davvero era un asino. La sua preghiera è continua perché vuole capire; si ritrova davanti al presepio e mentre continua a chiedere di capire, con stupore si accorge, che vicino a Gesù non ci sono persone importanti, ma un asino, che lo scalda. Grazie Signore, meglio essere asini vicino a Gesù, che avere tanti beni lontano da te.

Parola di Dio: Is. 7,10-14;Sal. 23; Rm. 1,1-7;Mt. 1,18-24

 

Vangelo Mt 1, 18-24

Dal Vangelo secondo Matteo

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“DESTATOSI DAL SONNO, GIUSEPPE, FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO DEL SIGNORE E PRESE CON SE’ LA SUA SPOSA”. (Mt. 1,24)

S. Giuseppe è davvero l’uomo della fede. Una fede non parolaia ma ben radicata nella vita. Se prima di questo sogno aveva cercato di risolvere il suo problema con una soluzione umana rispettosa di Maria, ora che ha la prova (un sogno!?) che Dio lo ha scelto per una missione, tace davanti al mistero, si rende disponibile, dice il suo sì incondizionato, gioisce silenziosamente nel sentirsi partecipe del mistero del Messia. Anche nelle altre pagine dei Vangeli c’è silenzio sulla figura di Giuseppe: lui non è uno che fa molto rumore, ma uno che, fidandosi di Dio e stando al proprio posto, fa spazio a Gesù che viene a salvare tutti. Anche nella Chiesa odierna c’è bisogno di tanti Giuseppe. Ci sono già troppi cristiani, preti o laici, che suonano la grancassa, che vendono parole grosse, che fanno “imprese mirabolanti”, che “salvano il mondo” ma che vendono solo se stessi, fumo e rumore, ma non danno Gesù. C’è bisogno di preti e laici Giuseppe che abbiano fede, che non facciano “cose grandi”, che spariscano per fare spazio a Gesù.

 

 

LUNEDI’ 23 DICEMBRE:

Tra i santi ricordati oggi: San Servolo; San Giovanni da Kety; Sant’ Ivo da Chartres.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE PER I TUOI DONI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Non ti preoccupare delle dimensioni del tuo albero di Natale: agli occhi dei bambini sono tutti alti dieci metri. (Larry Wilden)

Saggezza popolare: Non fare riverenze al buio.

Un aneddoto: Nella stalla dove stavano dormendo Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, il fuoco si stava spegnendo. Presto ci furono soltanto alcune braci e alcuni tizzoni ormai spenti. Maria e Giuseppe sentivano freddo, ma erano così stanchi che si limitavano ad agitarsi inquieti nel sonno. Nella stalla c'era un altro ospite: un uccellino marrone; era entrato nella stalla quando la fiamma era ancora viva; aveva visto il piccolo Gesù e i suoi genitori, ed era rimasto tanto contento che non si sarebbe allontanato da lì neppure per tutto l'oro del mondo. Quando anche le ultime braci stavano per spegnersi, pensò al freddo che avrebbe patito il bambino messo a dormire sulla paglia della mangiatoia. Spiccò il volo e si posò su un coccio accanto all'ultima brace. Cominciò a battere le ali facendo aria sui tizzoni perché riprendessero ad ardere. Il piccolo petto bruno dell'uccellino diventò rosso per il calore che proveniva dal fuoco, ma il pettirosso non abbandonò il suo posto. Scintille roventi volarono via dalla brace e gli bruciarono le piume del petto ma egli continuò a battere le ali finché alla fine tutti i tizzoni arsero in una bella fiammata. Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio e di felicità quando il bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore. Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione al bambino di Betlemme.

Parola di Dio: Ml. 3,1-4.23-24; Sal. 24; Lc. 1,57-66

 

Vangelo Lc 1, 57-66

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni, per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Parola del Signore

 

“CHE SARA’ MAI QUESTO BAMBINO?” (Lc. 1,66)

Il racconto della nascita del Battista anticipa e preannuncia in tutto la nascita di Gesù. Crea gioia: è la gioia di una umanità sterile, egoista, che si scopre capace di generare vita, amore. E’ una gioia che si comunica a macchia d’olio, che non viene consumata al chiuso, che raggiunge altri, che dà speranza. E’ meraviglia che scopre i progetti di Dio, più grandi, più belli dei piccoli progetti degli uomini. E’ interrogativo sul futuro: se Dio ha fatto cose così grandi, che cosa farà ancora di più grande per noi? Siamo ormai a due giorni dal Natale, forse sentiamo già il clima di questa festa, un clima bello ma anche ambiguo, in quanto legato anche a tante materialità. Forse tutto, o quasi, è pronto per la festa ma, c’è ancora lo spazio per assaporare la gioia profonda, misteriosa, meravigliata dell’amore di Dio che si rinnova? “Che sarà mai di questo Natale?” Nascerà qualcosa di nuovo in me, nel mondo? Come crescerà la gioia di essere salvato? Come si espanderà questa gioia nel mondo? Che cosa ci preparerà ancora Dio di meraviglioso?

 

 

MARTEDI’ 24 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Delfino, vescovo; Santa Erminia, monaca; Santa Adele, monaca.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLE DEL MATTINO ILLUMINA LE NOSTRE TENEBRE.

 

Hanno detto: Dio si è fatto umile affinché l’uomo si vergognasse di essere orgoglioso. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Quando una persona che non ti ha mai fatto complimenti scopre d'un tratto tutte le tue qualità, o vuole ingannarti o vuole qualcosa da te. (Prov. Spagnolo)

Un aneddoto: In Messico i giorni che precedono il Natale sono caratterizzati da una simpatica  e popolare tradizione, “las posadas”, che ripropone l’episodio dell’arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria e della loro ricerca di un luogo dove alloggiare. “Dar posada” vuol dire ospitare un viandante e, nella tradizione natalizia, la posada è l’abitazione stessa che accoglie i protagonisti della natività. In quest’occasione un corteo segue Giuseppe e Maria (rappresentati da due bambini vestiti appropriatamente oppure delle statue portate dai bambini) che vanno a chiedere “posada”, cioè ospitalità, in una casa. Prima di arrivare alla casa dove verranno accolti, si fermano a chiedere il permesso per alloggiare presso altre abitazioni con esito, però, negativo. Poi la processione riprende al suono degli strumenti musicali, intervallato da preghiere e canti di litanie. Finché, dinanzi alla porta della casa prescelta, al gruppo nella strada che domanda “posada” con un canto, risponde  dall’interno dell’abitazione un secondo coro. Quindi viene aperta la porta per accogliere gli ospiti con Giuseppe e Maria. Dopo aver pregato tutti insieme, la famiglia ospitante offre dolci e bevande.

Parola di Dio: 2Sam 7,1-5.8-11.16; Sal. 88; Lc. 1,67-79

 

Vangelo Lc 1, 67-79

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Parola del Signore

 

“VERRA’ A VISITARCI DALL’ALTO UN SOLE CHE SORGE PER RISCHIARARE COLORO CHE SONO NELLE TENEBRE E NELL’OMBRA DELLA MORTE”. (Lc. 1,78-79)

Ci sono momenti di buio nella nostra vita: perché sono venuto al mondo? Che senso ha la sofferenza? Perché la morte di una persona cara? Che cosa ci aspetta: il vuoto o la vita? Ci arrabattiamo nel cercare risposte, sicurezze che non troviamo. Tutto ci sembra buio. E poi ecco sorgere il so­le. Viene Gesù, il Figlio di Dio, il Salvatore. E se non ci nascondiamo nell’angolo buio della casa, ci illumina. Non toglie la sofferenza ma le dà significato. Non ci dà garanzie intel­lettuali ma apre i cuori alla speranza. E se ci lasciamo illuminare e scaldare il cuore tutte le cose trovano la loro luce, il significato pieno di una vita che viene da Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi:Santa Anastasia, vergine; Santa Eugenia, martire; San Pietro Nolasco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Io penso che il Natale non invecchi mai perché è un mistero profondamente umano oltre che divino. (Chiara Lubich)

Saggezza popolare: Chi porta pace è messaggero di Dio.

Un aneddoto: C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece. Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: "Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere?". Anche le compagne pecore le gridavano dietro: "Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?". La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle. E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini. Ma nemmeno in montagna trovò pace. "Che vivere è questo? Sempre da sola!", si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava. Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. "Dormirò là dentro" e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse. "Chi sei?", le domandò una voce appena fu entrata. "Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge". "La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!". La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù. "Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!" Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana. Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: "Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!". La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il "Gloria".

Parola di Dio: Messa del giorno: Is. 52,7-10; Sal. 97; Eb. 1,1-6; Gv. 1,1-18

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

A QUANTI LO HANNO ACCOLTO HA DATO IL POTERE DI DIVENTARE FIGLI DI DIO. (Gv. 1,12)

Il battesimo ci ha fatti figli di Dio: troppe volte questa frase è stata data per scontata e dire che siamo figli di Dio è diventato qualcosa di vago, una specie di gergo religioso usato e strausato nella predicazione: insomma qualcosa che non dice più niente. Eppure il cognome di mio padre segna tutta la mia vita, Il mio volto, il mio corpo, il mio spirito portano i segni della mia origine. Sei fatto "a immagine e somiglianza di Dio", sei chiamato a ritrarre Cristo qui in terra; porti nelle tue vene, nel tuo cuore, nel tuo volto la presenza di Cristo. Ma tutto questo in maniera discreta da parte di Dio: puoi accoglierlo o no. Di una cosa puoi star certo: che Lui è talmente innamorato di te che continua a bussare alla porta del tuo cuore: "io sto alla porta e busso". (Ap. 3,20).

 

 

GIOVEDI’ 26 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano, martire; San Zosimo, papa; S. Evaristo di Costantinopoli.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI, SIGNORE AFFIDO IL MIO SPIRITO

 

Hanno detto: La pace del cuore comincia quando vi accorgete che le preoccupazioni che avete per gli altri sono maggiori di quelle che avete per voi stessi. (Schweitzer Albert)

Saggezza popolare: La pace tra nuora e suocera dura come la neve di marzo dalla mattina alla sera. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto:  I pastori che erano stati alla stalla di Betlemme a onorare il Bambino Gesù tornavano a casa. Erano arrivati tutti con le braccia cariche di doni, e ora se ne partivano a mani vuote. Eccetto uno. Un pastore giovane giovane aveva portato via qualcosa dalla stalla santa di Betlemme. Una cosa che teneva stretta nel pugno. Gli altri lì per lì non ci avevano fatto caso, finché uno di essi non disse: "Che cos'hai in mano?". "Un filo di paglia", rispose il giovane pastore, "un filo di paglia della mangiatoia in cui dormiva il Bambino". "Un filo di paglia!", sghignazzarono gli altri. "È solo spazzatura. Buttalo via!". Il giovane pastore scosse il capo energicamente: "No", disse. "Lo conservo. Per me è un segno, un segno del Bambino. Quando tengo questa pagliuzza nelle mie mani, mi ricordo di lui e quindi anche di quello che hanno detto di lui gli angeli". Il giorno dopo, gli altri pastori chiesero al giovane: "Che ne hai fatto della tua pagliuzza?".Il giovane la mostrò. "La porto sempre con me". "Ma buttala!". "No. Ha un grande valore. Su di essa giaceva il Figlio di Dio". "E con questo? Il Figlio di Dio vale. Non la paglia!". "Avete torto. Anche la paglia vale tanto. Su che altro poteva stare il Bambino, povero com'era? Il Figlio di Dio ha avuto bisogno di un po' di paglia. Questo mi insegna che Dio ha bisogno dei piccoli, dei senza valore. Sì, Dio ha bisogno di noi, i piccoli, che non contiamo molto, che sappiamo così poco". Con il passare dei giorni sembrò che il filo di paglia diventasse sempre più importante per il giovane pastore. Durante le lunghe ore al pascolo lo prendeva spesso in mano: in quei momenti ripensava alle parole degli angeli ed era felice di sapere che Dio amava tanto gli uomini da farsi piccolo come loro. Ma un giorno uno dei suoi compagni gli portò via il filo di paglia dalle mani, gridando: "Tu e la tua maledetta paglia! Ci hai fatto venire il mal di testa con queste stupidaggini!". Stropicciò la pagliuzza e la gettò nella polvere. Il giovane pastore rimase calmo. Raccolse da terra il filo di paglia, lo lisciò e lo accarezzò con la mano, poi disse all'altro: "Vedi, è rimasto quello che era: un filo di paglia. Tutta la tua rabbia non ha potuto cambiarlo. Certo, è facile fare a pezzi un filo di paglia. Pensa: perché Dio ci ha mandato un bambino, mentre ci serviva un salvatore forte e battagliero? Ma questo Bambino diventerà un uomo, e sarà resistente e incancellabile. Saprà sopportare tutte le rabbie degli uomini, rimanendo quello che è: il Salvatore di Dio per noi". Il giovane sorrise, con gli occhi luminosi. "No. L'amore di Dio non si può fare a pezzi e buttare via. Anche se sembra fragile e debole come un filo di paglia".

Parola di Dio: At. 6,8-10;7,54-60; Sal. 30; Mt. 10,17-22

 

Vangelo Mt 10, 17-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato". Parola del Signore

 

“SARETE ODIATI DA TUTTI A CAUSA DEL MIO NOME; MA CHI PERSEVERERÀ FINO ALLA FINE SARÀ SALVATO”. (Mt. 10,22)

Può sembrarci strano che la liturgia, nel giorno dopo il Natale, ci presenti un altro Natale ben diverso: il Natale al cielo, attraverso il martirio di Stefano. Eppure la gioia di Gesù che si incarna non nasconde che la sua venuta è fonte di contraddizione e di croce. Essere cristiani gioiosi non ci esime dal seguire la sorte di Gesù che non solo deve nascere in una stalla perché per Lui non c’è posto all’albergo, ma di Colui che presa la croce su di sé, vi morì per la nostra salvezza. Non ho paura a dirlo: per me non c’è nulla di più ributtante che il pensiero della sofferenza e umanamente, nei miei ragionamenti, mi chiedo perché bisogna passare attraverso ad essa. Non so rispondere e non voglio neppure nascondere questo interrogativo con una valanga di parole o di facili risposte pseudo religiose. Mi attacco a Gesù, alle sue parole che mi invitano a non preoccuparmi. Chiedo a Gesù, nel momento della prova, di farmi vedere la sua croce e come Stefano, ciascuno di noi, in quel momento, possa vedere “i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”.

 

 

VENERDI’ 27 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi:San Giovanni Apostolo ed Evangelista; Santa Fabiola di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Nulla turba l'uomo che possiede lo spirito di pace. Quando su di lui si abbattono tristezza, calunnie e persecuzioni è come sordo. (Serafino di Sarov)

Saggezza popolare: Ascolta, vede e tace chi vuol vivere in pace.

Un aneddoto: Giovanni è un sognatore... sta andando insieme ai pastori e ai Re Magi verso la stalla quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia. Giovanni si accorge di essere a mani vuote. Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni. Avvilito dice subito: "Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico". Il bambino nel presepe scuote la testa e sorridendo dice: "Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!". "Il mio ultimo tema? - balbetta il ragazzino - ma ho preso un insufficiente!" "Appunto, proprio per questo lo vorrei - dice Gesù - devi darmi sempre tutto quello che è insufficiente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un'altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte". A questo punto Giovanni si rattrista: "La mia tazza? Ma è rotta!" "Proprio per questo la vorrei avere - dice Gesù Bambino - tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita. Io sono capace di risanarlo" Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: "Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte". Allora Giovanni inizia a piangere e confessa tra le lacrime: "Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l'ho gettata a terra io, per rabbia". "Per questo vorrei avere quella tua risposta - risponde sicuro Gesù Bambino - portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano e insegnarti la via" Gesù sorride di nuovo a  Giovanni, mentre lui guarda, comprende e... si meraviglia...

Parola di Dio: 1Gv. 1,1-4; Sal 96; Gv. 20,2-8

 

Vangelo Gv 20, 2-8

Dal Vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore

 

“MARIA MADDALENA CORSE E ANDO’ DA SIMON PIETRO E DALL’ALTRO DISCEPOLO, QUELLO CHE GESU’ AMAVA”. (Gv. 20,2)

“Quello che Gesù amava”. Ma Gesù non ama tutti? Gesù non è morto per tutti? Gesù non ci ha insegnato che non bisogna fare distinzioni? Giovanni sentiva profondamente l’amore di Gesù, vedeva la concretezza delle attenzioni del maestro nei suoi confronti, che può permettersi di dire che Gesù lo amava particolarmente. Senza togliere nulla dell’amore di Gesù per i peccatori, i poveri, gli altri apostoli, egli sente che l’amore di Gesù non è generico, è particolare per lui. Ed è proprio così anche per noi: Gesù, che ama tutti indistintamente ha modi particolari di rivolgersi a ciascuno. Gesù ci conosce intimamente, sa la nostra storia, le nostre difficoltà, le nostre capacità di amore, conosce il ‘timbro’ che ciascuno di noi dà alla propria esistenza, e se noi siamo attenti cogliamo le sue attenzioni per noi espresse proprio secondo le nostre esigenze. E questo costituisce anche il tessuto variegato della Chiesa vera. Nella Chiesa non siamo un numero, non semplici pedine che servono alla costruzione di una grande macchina politico-religiosa, siamo prima di tutto persone amate personalmente da Dio, ricche ciascuna di doni particolari per l’utilità comune.

 

 

SABATO 28 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi martiri innocenti; Sant’Antonio di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SAI, TU VEDI, TU PROVVEDI.

 

Hanno detto: La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso. (Italo Calvino)

Saggezza popolare: Nemmeno il più saggio dei giudici sa giudicare un litigio fra parenti.

Un aneddoto: Un capo tribù dell’antica Inghilterra narrò al re Edvino questa parabola per mostrargli che era conveniente convertirsi al cristianesimo. “O re, se io paragono la vita al mistero che la circonda, la vedo così. Tu siedi d’inverno a mensa con il tuo seguito. Nella sala arde un bel fuoco, mentre fuori la pioggia e il nevischio imperversano. Improvvisamente un passero spaurito vola dentro e attraversa rapidamente la sala. Fintantoché è nella sala, quella bestiola gode luce e calore; ma in un attimo essa sparisce e ritorna nell’inverno, donde è venuta. Così avviene per la vita degli uomini. La vita è un volo: il mistero l’avvolge prima e poi. Se il cristianesimo ci procura una certezza su questo mistero, io penso sia bene seguirlo”.

Parola di Dio: 1Gv. 1,5-2,2; Sal. 123; Mt.2,13-18

 

Vangelo Mt 2, 13-18

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più". Parola del Signore

 

“GIUSEPPE PRESE CON SE’ IL BAMBINO E SUA MADRE NELLA NOTTE E FUGGI’ IN EGITTO”. (Mt. 2,14)

Dover partire, di notte; dover lasciare la propria terra, i familiari, il proprio lavoro; ripercorrere una strada di schiavitù che il suo popolo aveva già percorso, trovarsi in una terra straniera dove cercare di vendere il proprio lavoro per sfamare la famiglia. Giuseppe affronta tutto questo. Essere amati e scelti dal Signore non significa proprio avere una vita comoda, essere dei privilegiati. Giuseppe rivive la storia di tanti prima e dopo di lui: esiliati, schiavizzati, amareggiati, derisi per l’accento diverso... Condivide le ansie di padri e di madri che stentano a dar da mangiare ai figli... Gesù venendo sulla terra ha provato con la sua famiglia tutte le realtà difficili della vita: potrà allora essere lontano da chi oggi vive le stesse esperienze?

 

 

DOMENICA 29 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso Becket; San Davide, re; San Vitale, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

GIUSEPPE CUSTODE DI GESU’ CUSTODISCI LE NOSTRE FAMIGLIE.

 

Hanno detto: Per questo io preferisco di gran lunga l'autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo - in primavera la terra. (Soren Kierkegaard)

Saggezza popolare: L'oro apre tutte le porte meno quella del cielo.

Un aneddoto: S. Francesco muore cantando: "Togli la mia anima da questo carcere, o mio Re, affinché io canti eternamente il tuo nome". Antonio Rosmini morì mormorando tre celebri verbi: "Adorare. Tacere. Godere:" Un visitatore, credendo di non essere udito da padre Bevilacqua moribondo, esclamò: "Poveretto!". Il padre lo chiamò vicino e gli rispose: "Non dire poveretto, perché io sono tanto felice: vado da Cristo." Papa Giovanni XXIII°, prima di morire sosteneva i vicini: "Via, coraggio! Non è il momento di piangere: è un momento di gioia e di gloria.".

Parola di Dio: Sir. 3,3,3-7.14-17; Sal.127; Col 3,12-21; Mt. 2,13-15.19-23

 

Vangelo Mt 2, 13-15. 19-23

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE RIMASE IN EGITTO FINO ALLA MORTE DI ERODE”. (Mt. 2,15)

Giuseppe sposo di Maria ricalca la vita di Giuseppe l’ebreo. Giuseppe l’ebreo, era uno che sognava ed interpretava i sogni; Giuseppe lo sposo di Maria si lascia guidare dai sogni e in essi legge la volontà di Dio. Giuseppe l’ebreo è venduto dai suoi fratelli e il nostro Giuseppe, l’uomo giusto, osservante della legge ebraica è costretto a scappare davanti alla persecuzione dei capi del suo popolo. Entrambi poi restano esiliati e prigionieri, ma entrambi nella sofferenza si fidano della giustizia di Dio che riesce a trasformare il male in bene. Nei momenti della prova non dovrebbe mai mancarci questa fiducia. Dio è più grande di ogni male. Dio può servirsi di me nelle prove per far trionfare il bene: bisogna solo abbandonarsi nelle sue mani che sanno trasformare tutto in amore.

 

 

LUNEDI’30 DICEMBRE:

Tra i santi ricordati oggi:San Giocondo, vescovo di Aosta; San Ruggero, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI GIORNO TU FAI CIELI NUOVI E TERRA NUOVA.

 

Hanno detto: "Più si consumano gli anni, più diventano preziosi." (GOETHE)

Saggezza popolare: Soli non si starebbe bene nemmeno in Paradiso.

Un aneddoto: Gesù non ha buona memoria. Sulla Croce durante la sua agonia il ladrone gli chiede di ricordarsi di lui quando sarebbe entrato nel suo regno. Se fossi stato io gli avrei risposto, "non ti dimenticherò, ma i tuoi crimini devono essere espiati, con almeno 20 anni di purgatorio", invece Gesù gli rispose "Oggi sarai con me in Paradiso". Aveva dimenticato i peccati di quell'uomo. Lo stesso avviene con Maddalena e con il figliol prodigo. Gesù non ha memoria, perdona ogni persona, il suo amore è misericordioso».

Parola di Dio: 1Gv 2,12-17; Sal. 95; Lc. 2,36-40

 

Vangelo Lc 2, 36-40

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, c'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“C’ERA UNA PROFETESSA, ANNA... ERA MOLTO AVANZATA IN ETA'.” (Lc. 2,36)

La figura di questa anziana che accoglie Gesù Bambino mi ha fatto venire in mente una preghiera di Pronzato di cui vi riporto alcuni passi: “Molti, o Signore, ti chiedono di imparare a invecchiare, io non ti domando questo. Non voglio scomodarti per così poco. Ti chiedo, addirittura, di non invecchiare. L’hai concesso a Simeone, ad Anna, a tua Madre, a Giuseppe. Lo puoi fare anche per me. Oh, non fraintendermi, Signore. Non desidero che Tu mi tolga già adesso la vita. Possibilmente vorrei arrivare a settanta e oltre. Però senza diventare vecchio. Fa’ che io sia del mio tempo, e non della mia età. Che io non mi affezioni morbosamente alle idee come l’avaro del suo gruzzolo. Aiutami a non prendermi troppo sul serio. A sorridere dei miei successi come dei miei fiaschi. Fammi guardare con simpatia a ciò che fanno gli altri. Che io sappia comprendere più che giudicare. Apprezzare più che condannare. Incoraggiare più che diffidare. Fa’ che resista alla tentazione del “raccontarmi”. Fammi capire che è importante ciò che faccio oggi, non ciò che ho fatto o sono stato dieci anni fa. Signore, dammi il pudore dei consigli. Fa’ che io ami la vita in tutto e ogni giorno sia per me il primo, l’unico, l’ultimo da vivere in pienezza con Te!”.

 

 

MARTEDI’ 31 DICEMBRE

Tra i santi ricordati oggi:San Silvestro, papa; Santa Melania; San Giovanni Francesco Regis.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE !

 

Hanno detto: Voglio passare la mia vita in cielo facendo del bene sulla terra. (Santa Teresina di Lisieux)

Saggezza popolare: Un pane, un fiasco e un anno, veloci se ne vanno.

Un aneddoto: Non lontano da una vecchia città cinese, c’era una bella collina con una bella foresta. Gli abitanti della vecchia città erano molto contenti. In un paese in cui fa caldo vi andavano a cercare l’ombra e a trovarvi anche qualche frutto. Passeggiavano, offrivano sacrifici agli dei, ai geni della regione, e tutto andava per il meglio. Tutto ad un tratto, hanno pensato: «Abbiamo bisogno di un grande edificio di legno, taglieremo gli alberi sulla metà della collina». E così fecero. Rimaneva ancora l’altra metà in cui la gente poteva passeggiare. Nessuno si lamentava. Dopo qualche anno, ci fu bisogno di un secondo grande edificio. Tagliarono l’altra metà degli alberi sull’altra metà della collina. I taglialegna dissero «Non agitatevi, torneranno.» E infatti, sono tornati. Dopo una trentina d’anni, una quarantina d’anni, c’era già lì una giovane foresta. Un’altra decina d’anni e dissero: «Abbiamo bisogno di alberi, tagliamo questa nuova foresta visto che torna.» è tornata, più modesta. E di nuovo dopo quaranta o cinquant’anni, hanno tagliato. Quella volta, non è tornata. E non c’è più stato un solo albero sulla montagna sacra. Lao Tzu (500 a.C. circa), filosofo cinese

Parola di Dio: 1Gv.2,18-21; Sal.95; Gv.1,1-18

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me". Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“LA GRAZIA E LA VERITA’ VENNERO PER MEZZO DI GESU’ CRISTO”. (Gv. 1,17)

Mi fermo e penso al dono di questo anno appena passato. Non ho fretta di buttarlo via, lo sfoglio con riconoscenza. In ogni anno vi trovo un po’ di tutto, giornate radiose, amicizia, negatività, errori... Ma ogni giorno è un dono, mi ha portato qualcosa, è stato un giorno della mia vita. Ogni giorno ho chiesto al Padre “il pane quotidiano” ed esso mi è stato dato. E’ vero, ci sono anche dei motivi di tristezza, sofferenza, peccati, occasioni perdute, ma se guardo bene c’è anche tanto amore, misericordia di Dio, forza che è venuta da Lui... e allora: “Signore, non posso che dirti grazie per tutti i tuoi doni, con Maria non posso che dire: grandi cose ha fatto per me il Signore. Posso offrirti qualcosa, molto poco, ma qualcosa c’è. Posso ringraziarti della tua misericordia e ti dico: aiutami a non archiviarlo il tempo che mi hai dato, ma, attraverso l’esperienza acquisita, fa’ che esso porti frutto nel tempo che ancora mi darai, di modo che l’esperienza del passato, la speranza del futuro mi aiutino nel presente a fare la tua volontà”.

     
     
 

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