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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2013

 

 

VENERDI’ 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

SANTO, SANTO, SANTO IL SIGNORE DIO DELL’UNIVERSO

 

Hanno detto: Amare significa comunicare con l'altro e scoprire in lui una particella di Dio. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare: La superbia andò a cavallo e tornò a piedi.

Un aneddoto: Uno scrittore inglese, Chesterton, ha scritto sulla fedeltà matrimoniale un romanzo pieno d’arguzia e di poesia. Egli immagina un marito, il quale, con originalissime trovate, rie­sce ad avere innumerevoli avventure d’amore. La cosa non avrebbe nulla di nuovo, e quel marito potrebbe rientrare nel novero dei libertini, se le avventure non si ripetessero sempre con la stessa persona, e precisamente con la propria moglie. “Mediante una continua riconquista, egli cerca, con tutta serietà — scrive Chesterton, di tenere acceso dentro di sé il senso dell’incorruttibile valore della sua donna e dei rischi che, per amore di lei, vanno affrontati”.

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12

 

1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14

Dal libro dell’Apocalisse

Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". Parola di Dio

 

“DOPO CIO’ APPARVE UNA MOLTITUDINE IMMENSA, CHE NESSUNO POTEVA CONTARE, DI OGNI RAZZA, POPOLO E NAZIONE”. (Ap. 7,9)                     
Il desiderio della Chiesa di offrire ai cristiani dei modelli cui ispirarsi per vivere il Vangelo ha fatto sì che si pensi alla santità come a qualcosa di straordinario, contornato di eroicità, di miracoli, per cui spesso si pensa ai santi come a super persone molto belle e buone ma molto lontane da noi e si ha così anche la scusa di non im­pegnarsi nella via della santità. Santo è solo Dio, ma Lui ci chiede di partecipare alla sua santità, alla sua perfezione. Noi allora guardiamo ai santi (sia quelli “assurti agli onori degli altari”, sia a quelli del Paradi­so che sono molti di più, sia a quelli viventi in terra) come a delle persone concrete, con limiti e grandezze uma­ne, che hanno accolto i doni di Dio ed hanno cercato, secondo le proprie caratteristiche di realizzarli e testimoniarli. Ma proprio perché i santi sono persone come noi, ci gridano forte: “Anche tu puoi e devi diventare santo!”

 

 

SABATO 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

CHI CREDE IN ME NON MORIRA’ IN ETERNO.

 

Hanno detto: State certi, se avrete fatto progressi nell'amore del prossimo ne avrete fatti anche nell'amore di Dio. (Santa Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: Le parole vane durano quanto i cerchi sull'acqua.

Un aneddoto: "Prete secolare e curato di una parrocchia di Londra, avevo avuto, quel sabato 3 novembre 1888, una giornata delle più laboriose. Alle 10 di sera stavo terminando il mio breviario, quando squillò con violenza il campanello di casa. Discesi. Trovai la mia domestica alle prese con una signora anziana. Questa chiedeva con voce supplichevole che un prete volesse recarsi subito nella tal casa per assistere un giovane che si trovava in fin di vita. Meno di dieci minuti dopo m’incamminai. Era una vera notte di novembre. La nebbia era fitta e a fatica riuscii a decifrare il numero dell’abitazione. Suonai. Una donna anziana venne ad aprirmi. C’è qui un ammalato grave? chiesi. No, signore mi rispose. Non qui! Questo è il numero. Esatto, risposi. E proprio qui che sono stato chiamato da una signora poco fa. Stavo per andarmene, alquanto perplesso, quando un giovanotto mi disse:- Entri pure, Padre, c’è un bel fuoco! La nostra conversazione fu lunga e seria. Il giovanotto era evidentemente sincero, ma da dieci anni aveva abbandonato ogni pratica religiosa. Dio volle comunque benedire le mie parole ed io non lo lasciai se non dopo averlo confessato e aver fissato un appuntamento per l’indomani della domenica che seguiva alla festa di Tutti i Santi. Quel giorno attesi ansioso il mio penitente, ma con mio grande disappunto non lo vidi comparire. Il giorno dopo ancora venne la vecchia domestica. Mi portava la notizia della morte improvvisa di quel giovane. Andai subito a trovarlo. Me ne stavo assorto in preghiera accanto alla bara quando, alzai un istante gli occhi, vidi sospeso al disopra del camino il ritratto di quella stessa signora anziana che era venuta a cercarmi. Quale non fu la mia sorpresa quando venni a sapere che si trattava della madre del giovane, deceduta molti anni prima! In quel giorno di novembre, mese dedicato alle Anime del Purgatorio, un’anima mi era dunque apparsa... Era una mamma che aveva così strappato al cielo la salvezza del figlio suo". (Mons. Max Caron, Immortalità Cristiana)

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rm. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

2^ Lettura Rm 5, 5-11

Dalla lettera ai Romani

Fratelli, l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione. Parola di Dio

 

“L’AMORE DI DIO E’ STATO RIVERSATO NEI NOSTRI CUORI PER MEZZO DELLO SPIRITO SANTO CHE CI E’ STATO DATO”. (Rm. 5,5)

“Illusi! Credete in un aldilà di cui non ci sono prove! Ipocriti, nel pensare i nostri morti vivi: rassegnatevi! Tutto è finito; non sono che poche ossa; non servono tombe, visite ai cimiteri: tutto è finito per loro, per noi, tutto è nulla” mi diceva una donna, rimasta vedova, e lo diceva con rancore nella vita ma con enorme malinconia, quasi che qualcuno potesse convincerla che non era così. Amici, quante parole di circostanza, di ipocrisia, di convenienza ai nostri funerali. Non ci sono parole, non prove, non esternazioni di dolore che possono convincere se non una speranza non fondata su di noi ma su Qualcun altro. Deluderà? Se fosse ragionamento mio, sì! Ma è speranza fondata sul sangue di uno che morto è risorto!

 

 

DOMENICA 3 NOVEMBRE: 31^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ PORTI LA SALVEZZA NELLA MIA CASA.

 

Hanno detto: I difetti di vostro marito o di vostra  moglie sono insopportabili soltanto perché insistete a correggerli. Adattatevi ad essi come all’odore del vostro cane che sopportate. (Elisabetta de Wieid già regina di Romania)

Saggezza popolare: Le uova non hanno nulla da insegnare alla gallina.

Un aneddoto: Viveva a Roma un ricco signore, il quale era molto avaro; e per la sua avarizia non faceva mai l’elemosina. La moglie gli diceva spesso di far celebrare delle Messe in suffragio dei loro parenti defunti e di altre anime del Purgatorio. Ed egli rispondeva: «i Defunti non hanno bisogno di Messe». Un giorno il ricco signore morì e la pia consorte fece celebrare per lui un gran numero di Messe. Ora avvenne che una sera, mentre la donna faceva la Novena in suffragio di suo marito defunto, un misterioso soffio di vento spense il lume. Ella lo riaccese; ma subito dopo un altro soffio di vento tornò a spegnere il lume. La donna, tutta impaurita, interruppe la Novena e andò a letto. Durante la notte udì per la stanza un fortissimo rumore, che la spaventò tutta. Il mattino seguente fece celebrare alcune Messe in suffragio di suo marito. La notte l’uomo le apparve e le disse: "mia cara consorte, quanto soffro in Purgatorio! Le Messe, che hai fatto celebrare per me e altri suffragi, mi hanno poco giovato. Io in vita sono stato di cuore duro con le anime del Purgatorio; e ora il Signore è altrettanto nei miei confronti. Egli giustamente potrebbe dirmi: avaro tu, e avaro io. A ogni modo, continua a pregare per me perché grande è la misericordia di Dio". Così dicendo, disparve. (Marchi, I nostri Morti, pag. 260)

Parola di Dio: Sap. 11,22-12,2; Sal. 144; 2Tes. 1,11-2,2; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano:“E' andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Parola del Signore

 

“UN UOMO DI NOME ZACCHEO, CAPO DEI PUBBLICANI E RICCO, CERCAVA DI VEDERE GESU’ ". (Lc 19,1)

La storia di Zaccheo è una storia simile alla storia di molti uomini d’oggi. Zaccheo è un benestante, un arricchito attraverso metodi certamente poco onesti, soprattutto un uomo vissuto per il guadagno. Ma. Come molti uomini di oggi Zaccheo, proprio mentre giunge al traguardo del guadagno scopre di essere infelice: i soldi non riempiono la sua anima. Ma Zaccheo a differenza di molti non si rassegna: Zaccheo cerca. E’ disposto a perdere la faccia davanti ai suoi compaesani pur di vedere Gesù. E proprio ai piedi di quell’albero due ricerche si incontrano. Anche Gesù cercava Zaccheo, ed è proprio Gesù, il puro, che entra nella casa del peccatore. Zaccheo capisce il dono di Cristo, è sconvolto perché tutto gli appare incredibile; Zaccheo capisce l’amore gratuito di Dio e si rende conto che questo aspetta una sua risposta, ed ecco allora la sua decisione gioiosa: liberarsi del superfluo per avere l’essenziale. Tutta una serie di domande possono nascere da questa pagina del Vangelo: proviamo oggi a cercare di rispondere a qualcuna di esse. Sento la delusione delle cose? Per chi sto giocando gli anni della mia vita? Sono convinto che Dio mi sta cercando? In che maniera sto cercando di superare i miei limiti personali? Sarei disposto a convertirmi in modo radicale, come Zaccheo e perché sì o perché no?

 

 

LUNEDI’ 4 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI IL GUSTO DEI PICCOLI GESTI D’AMORE

 

Hanno detto: Per chi serve Dio mi pare che morire debba essere facilissimo, perché in un attimo si esce da questo carcere per andare al riposo. (Santa Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: Non è amico mio quel che risparmia il suo e mangia il mio.

Un aneddoto: Il Tempio più caratteristico e che meglio manifestava lo spirito dei Romani era quello dedicato alla Dea Viriplàca, cioè alla dea che aveva la missione di placare gli animi dei contendenti e specialmente dei coniugi in discordia. Si sa quanta importanza politica, sociale e quindi religiosa dessero i Romani all’istituto familiare, e quanto essi tenessero all’unità e alla saldezza della famiglia. Quando marito e moglie mostravano di non andare d’accordo e con le loro divergenze mettevano in pericolo la coesione della famiglia, si ricorreva ai buoni uffici della Dea Viriplàca, che aveva il proprio Tempio e il proprio culto. Il rito che si svolgeva dinanzi al simulacro della dea Viriplàca era semplicissimo. Ogni coniuge poteva esporre dinanzi a lei le proprie ragioni, poteva elevare le proprie lagnanze, poteva denunziare le offese ricevute o le ingiustizie patite. Il cerimoniale però prescriveva che i due coniugi dovessero parlare uno per volta. Se uno interrompeva l’altro o se tutti e due si rubavano le parole di bocca, la loro condotta era considerata sacrilega e offensiva della divinità. La Dea Viriplàca esigeva severissimamente che quando uno parlava l’altro tacesse, e che uno cominciasse a parlare soltanto quando l’altro aveva terminato. Questo rito religioso aveva straordinari effetti. Quasi sempre, dopo aver detto ordinatamente le loro ragioni, dopo essersi sfogati ognuno per proprio conto, senza interruzioni o sopraffazioni; dopo aver sporto indisturbati le proprie denun­zie e le loro proteste, i due coniugi si riconciliavano. (P. Bargellini)

Parola di Dio: Rm. 11,29-36; Sal. 68; Lc. 14.12-14

 

Vangelo Lc 14, 12-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei Farisei che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Parola del Signore

 

“QUANDO DAI UN BANCHETTO, INVITA POVERI, STORPI, ZOPPI, CIECHI, E' SARAI BEATO PERCHE' NON HANNO DA RICAMBIARTI". (Lc. 14.13-14)

La logica del mondo è quella del “dare per avere”. Qualche volta c’è il rischio che anche nel campo della fede siamo mossi da questa stessa logica. Prego perché così Dio mi protegge, faccio la carità così che Dio mi premi perché sono stato buono. Gesù ci invita ad amare perché è bello amare. Lui non ha forse fatto così? Ha offerto la sua vita perché eravamo buoni? Ci dà l’Eucaristia perché sa che siamo santi? Ci perdona perché è sicuro che non peccheremo più? Gesù ci ama perché è amore. Ricordo una persona buonissima che faceva parte della Conferenza di S. Vincenzo a cui partecipavo anni fa. insisteva sempre, proprio sulle orme di S. Vincenzo, affinché quando andavamo a portare i pacchi viveri alle famiglie disastrate e ammassate in stanze decadenti e maleodoranti del Castello di Rivoli, portassimo anche un qualcosa di superfluo: qualche cioccolatino, un fiore e ci diceva: “E’ necessario il pane per vivere, ma un fiore, un’attenzione ad un bambino, un sorriso in più non guastano e possono lenire la fame di speranza, il. desiderio di essere considerati persone” e poi diceva: “il povero non ha niente da darti in cambio ma proprio per questo se tu avrai dato con amore quando uscirai avrai ricevuto magari qualche volta anche insieme a ingratitudine la capacità di camminare più leggero”.

 

 

MARTEDI’ 5 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.

Una scheggia di preghiera:

 

FRATELLI DICE GESU’, VENITE TUTTI ALLA FESTA.

 

Hanno detto: Come gli amici adulando pervertono, così i nemici con i rimproveri molte volte correggono. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Se cucini con calma, il gusto ci guadagna.

Un aneddoto: Quand’ero ragazzo mio padre mi metteva a tacere, dicendomi: Sta’ zitto tu che non capisci niente! Ora che sono padre, mio figlio mi mette a tacere, dicendomi: zitto tu, che sei ‘matusa’ e non puoi capire! Si può sapere dunque quando sarà il mio turno per parlare?

Parola di Dio: Rm. 12,5-16; Sal. 130; Lc. 14,15-24

 

Vangelo Lc 14, 15-24

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali disse a Gesù: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena". Parola del Signore

 

"UN UOMO DIEDE UNA GRANDE CENA, E FECE MOLTI INVITI. MA TUTTI COMINCIARONO A SCUSARSI". (Lc.14,16.18)

Essere invitati alla festa e non andarci, sapere di avere un posto nel luogo più desiderato e cercare scuse per non partecipare: un assurdo! Ma questo assurdo si ripete ancora oggi e in tanti modi: “Beati gli invitati alla mensa del Signore”. “ Signore non ho tempo per venire a messa, vedi oggi mi è arrivata gente”. “Signore, perché andare a messa? per essere cristiani basta pregare nel cuore “Beati gli invitati alle nozze dell’Agnello” dice il libro dell’Apocalisse e noi lo sappiamo, desideriamo l’eternità con Dio, però non abbiamo tempo e voglia ora, e così rischiamo di “perdere il posto”. Non entrano nel regno di Dio le persone troppo prese da impegni, che si ritengono già troppo giuste, che non hanno “tempo da perdere” che si fanno scusare dalla propria segretaria. I poveri, i pezzenti, gli ultimi entreranno: nessuno li ha mai invitati qui in terra, hanno “tempo”, non hanno altri inviti da disdire e allora sono felici dell’invito del Signore.

 

MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Una scheggia di preghiera:

 

DAL VOLER SEMPRE DI PIU’, LIBERACI O SIGNORE.

 

Hanno detto: Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

Saggezza popolare: Se hai i soldi siedi altrimenti stai in piedi.

Un aneddoto: Abraham Herscel, aprendo nel 1967 una riunione tra pastori nordamericani e rappresentanti israeliani di New York, racconta di due chassidim che chiacchieravano tra loro. Il primo disse: «Tu non mi sei amico perché non hai indovinato la pena che ho nel cuore». « Sei tu che non mi sei amico, replicò il secondo, perché non hai condiviso con me la pena del tuo cuore».

Parola di Dio: Rm. 13,8-10; Sal. 111; Lc. 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

"COSI’ CHIUNQUE DI VOI NON RINUNZIA A TUTTI I SUOI AVERI, NON PUO' ESSERE MIO DISCEPOLO". (Lc. 14,33)

Le parole di Gesù molte volte sembrano dure e pesanti come macigni. Quando chiama la gente a seguirlo non promette gloria e fama in questo mondo, né agiatezza, né facilità di vita. Chi si mette alla sua sequela è chiamato a rinunciare a "tutti i suoi averi", e questi averi sono beni materiali, certo, ma sono anche gli affetti che "possediamo", che riteniamo nostri, a cui siamo attaccati in modo egoistico. Spesso non ci rendiamo conto che solo il "non possedere" è la condizione necessaria per comprendere quale sia il vero e unico tesoro che ci è necessario: il Signore. Dobbiamo perciò lasciare ogni cosa, e soprattutto lasciare se stessi, svuotare il nostro io e lasciarci riempire dal "Tu" che ci cerca e che ci rende veramente ricchi.

 

 

GIOVEDI’ 7 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, E AIUTACI A LIBERARCI DAL PECCATO.

 

Hanno detto: L'Onnipotente ci ha dato un solo punto di appoggio: Lui medesimo, Lui solo. (Santa Teresina di Liusieux)

Saggezza popolare: Quando schiacci le mandorle col tuo sedere, allora impari che sono dure. (Proverbio Pugliese)

Un aneddoto: Filippo II, re di Spagna (+ 1549) era ai suoi tempi il re può potente della terra. Un giorno condusse con sé suo figlio, ancora fanciullo, ad una partita di caccia. Restarono sorpresi da un temporale e il fanciullo ingenuamente disse al padre: “Senti, papà, tu che sei così potente e comandi tutti, comanda a queste brutte nubi di andarsene e di non rovinare i nostri vestiti e la nostra festa”. Il re rispose: “Figlio mio io non posso nulla al di sopra della terra: la comanda un altro re: Iddio, il solo che tutto può ed a cui tutto obbedisce”.

Parola di Dio: Rm. 14,7-12; Sal. 26; Lc. 15,1-10

 

Vangelo Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Parola del Signore

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO: COSTUI RICEVE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”. (Lc. 15,2)

Una delle cose che ha maggiormente scandalizzato i giudei è la familiarità di Gesù con i peccatori. E’ stato un fatto che li ha mandati in crisi, che ha sconvolto il loro metro di giudizio, la loro sicurezza. Il Signore ci rincorre con la sua misericordia, viene a cercare l’uomo smarrito e perdona di cuore a chi ha sbagliato se trova in lui una sincera disponibilità al pentimento. Come è lontano il Dio vendicatore che tante volte ci immaginiamo! Anche la comunità cristiana dovrebbe dimostrare un’uguale apertura alla misericordia. Invece si è soliti creare la vita difficile a chi si è allontanato, a chi chiede di ritornare dopo essersi perso. Come dice Gesù, impariamo a non giudicare per non essere giudicati.

 

 

VENERDI’ 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DI TUTTI I TUOI DONI.

 

Hanno detto: Il saggio soltanto trae dalla vita e da ogni età tutto il suo sapore, perché ne sente la bellezza, la dignità e il prezzo. (Amiel)

Saggezza popolare: Dove ci sono molti galli non fa mai giorno.

Un aneddoto: «Il Vangelo è lettera, che qui all’estero ci spedisce Dio, dalla patria lontana, ma molti non l’aprono neppure, molti lasciano che vi si accumuli sopra la polvere e c’è perfino chi ci scrive su “respinto al mittente”. S. Girolamo voleva che il Vangelo si facesse imparare ai fanciulli fin dai sette anni e che si leggesse ogni giorno. Per conto suo lo leggeva continuamente e una volta che lo aveva un po’ trascurato per ridarsi alla lettura dei classici latini, e specialmente di Cicerone, avrebbe visto in visione un manigoldo armato di nocchieruto bastone, che gli diceva: — Chi sei? — Sono cristiano! rispondeva intimorito Girolamo. — Che cristiano! Un ciceroniano, ecco quello che sei! E giù botte. La visione probabilmente non è mai avvenuta, ma quante bastonate dovremmo prendere noi, che, cristiani, tutti i libri leggiamo, tutti i giornali, a decine e centinaia i romanzi e non il Vangelo, non il libro che supera tutti gli altri libri come la folgore supera tutti gli altri fuochi, come la stella brilla su tutti i pianeti! (Papa GIOVANNI PAOLO I°)

Parola di Dio: Rm. 15,14-21; Sal. 97; Lc. 16,1-8

 

Vangelo Lc 16, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Parola del Signore

 

I FIGLI DI QUESTO MONDO, INFATTI, VERSO I LORO PARI SONO PIU’ SCALTRI DEI FIGLI DELLA LUCE”. (Lc. 16, 8)

Chi legge con continuità il Vangelo si imbatte frequentemente nelle parabole. E’ uno dei modi abituali con cui Gesù comunica il suo insegnamento. Egli, maestro buono e attento, voleva che i discepoli comprendessero le sue parole non come insegnamenti astratti, bensì come parole per la vita. Per questo preferisce il linguaggio della parabola, pieno di simbolismo e di concretezza. Anche questa volta prende spunto da una situazione di vita: un amministratore, accusato di cattiva gestione, viene chiamato dal suo padrone perché gli porti i conti prima di essere allontanato. Gesù, a questo punto, descrive l’abilità di questo amministratore nell’assicurarsi il futuro, e conclude: “I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce”. Non è che Gesù esorti a truffare; egli vuole che ciascuno di noi si adoperi in ogni modo per entrare nel regno di Dio. Gesù insomma esorta alla creatività dell’amore, a non rassegnarsi di fronte a nessuna difficoltà e tanto meno ad adagiarsi nella propria pigrizia o nella propria rassegnazione.

 

 

SABATO 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OVUNQUE TI VEDO, OVUNQUE TI ADORO.

 

Hanno detto: Lascia di quando in quando i sentieri battuti e inoltrati fra i boschi. Troverai certo qualcosa che non hai mai visto prima. Probabilmente si tratterà di una piccola cosa, ma non ignorarla. (Alexander Bell)

Saggezza popolare: Il brav'uomo si apprezza quando non c'e' più.

Un aneddoto: Un rabbino insegnava raramente a coloro che venivano da lontano a trovarlo e mangiavano il sabato con lui, e anche allora molto brevemente. Un giorno uno dei suoi figli si permise di chiedergli la ragione del suo riserbo. — Bisogna — rispose — legarsi con il Principe della Scrittura. Solo allora ciò che si legge o si interpreta penetra così nel cuore degli ascoltatori, che ognuno ne riceve ciò di cui ha bisogno. (M. Buber)

Parola di Dio: Ez.47,1-2.8-9.12 o 1Cor3,9c-11.16-17; Sal 45; Gv2. 13-22

 

Vangelo Gv. 2, 13-22

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.

 

“FATTA UNA SFERZA DI CORDICELLE, SCACCIO TUTTI FUORI DEL TEMPIO CON LE PECORE E I BUOI”. (Gv. 2,15)

E’ facile, davanti all’episodio della cacciata dei venditori del tempio, dire: “Ben gli sta!” e magari rincarare la dose “Se Cristo oggi intervenisse davanti a certi commerci anche religiosi”. Ma senza nulla togliere al bisogno di purificazione del religioso da tutto ciò che è commercio, penso i che non possiamo starcene in un cantuccio a guardare. Gesù con questo gesto vuole invitarci a purificare la nostra religiosità. Non è forse vero che spesso anche noi i mercanteggiamo con Dio? “Io ti faccio questa preghiera ma tu devi...” Non è forse vero che qualche volta usiamo la religiosità come ipocrita maschera alla nostra incapacità e non volontà di voler bene al prossimo? Dio non accetta le genuflessioni di chi calpesta la giustizia. Non consente di sostituire con un “omaggio religioso” ciò che è dovuto al prossimo. Gesù viene oggi a buttar per aria certe nostre bancarelle. Lasciamoci mettere un po’ in crisi... e, attenti: dopo poche ore al tempio di Gerusalemme, i venditori sono certamente tornati!

 

 

DOMENICA 10 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLI NEL TUO REGNO TUTTI I NOSTRI FRATELLI DEFUNTI.

 

Hanno detto: Se c'è rettitudine di cuore, ci sarà bellezza di carattere. Se c'è bellezza di carattere, ci sarà armonia nella casa. (Confucio)

Saggezza popolare: Non esiste bella scarpa che non diventi una ciabatta .

Un aneddoto: Rabbi Mosè insegnava: Se tu pronunzi la Parola davanti a Dio, penetra con tutte le tue membra nella Parola! Un discepolo domandò: Com’è possibile che il grosso uomo possa entrare nella piccola Parola? Rispose il rabbino: Chi si crede più grande della Parola, di quello non parliamo nemmeno! (M. BUBER)

Parola di Dio: 2Mac. 7,1-2.9-14; Sal 16; 2Tes. 2,16-3,5; Lc. 20,27-38

 

Vangelo Lc 20, 27-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. Parola del Signore

 

“DIO NON E’ DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI, PERCHE’ TUTTI VIVONO PER LUI”. (Lc. 20,38)

Tra le affermazioni del nostro “Credo” ce n’é una che noi speriamo, desideriamo essere vera, ma che è anche difficile da accettare: “Credo la risurrezione dei morti”. Da sempre l’uomo spera nella vita eterna ma stenta a crederci. Pensate che anche un mondo religioso come quello della Bibbia per secoli ha stentato a credere a questo e ancora molti all’epoca di Gesù affermavano che la vita finiva con la morte. Così non ci stupisca che molti dei cristiani che affermano la domenica di credere nella risurrezione, vivono come se tutto dovesse terminare con la morte terrena. San Paolo, già ai suoi tempi, era conscio di questo e scrivendo, affermava:“Se credessimo in Cristo solo in questa vita saremmo i più sciocchi degli uomini”. La risposta al nostro interrogativo non ce la dà la scienza (anche se essa ci ricorda che la morte non è distruzione ma mutazione), non ce la dà la filosofia (che pur con il suo ragionare arriva ad un 50%), non ce la danno neppure certe religioni che parlano (ma con quali prove?) di trasmigrazioni di anime; ce la può dare solo Dio in suo Figlio Gesù che afferma Dio, come Dio della vita, che parla di risurrezione, che risorge dai morti, che ci dice: “Dove sono io voglio siate anche voi”.

 

 

LUNEDI’ 11 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Avventurarsi significa rischiare di avere spesso molti guai; ma non avventurarsi e rimanere indecisi significa perdere e rovinare se stessi. (Kierkegaard)

Saggezza popolare: Le bugie, come i zoppi, si distinguono da lontano.

Un aneddoto: Mio zio Giuseppe soleva raccontare di quell’uomo morto che gli amici portarono alla sepoltura. Quando la bara stava per essere calata nella fossa, l’uomo improvvisamente tornò in sé e iniziò a picchiare freneticamente contro il coperchio della bara. Si aprì la bara e l’uomo si drizzò a sedere — Che state facendo!? Urlò alla folla in cordoglio: io sono vivo! Non sono morto! Un mormorio incredulo corse tra i presenti. Ma alla fine, una delle persone che seguivano il funerale tagliò corto: Amico, i dottori e i preti hanno attestato che sei morto. E certa gente non sbaglia! Il compianto ebbe un bell’agitarsi e protestare, il coperchio fu riavviato e la sepoltura portata a termine.

Parola di Dio: Sap. 1,1-7; Sal. 138; Lc.17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“SE AVESTE FEDE QUANTO UN GRANELLINO DI SENAPA, POTRESTE DIRE A QUESTO GELSO: SII SRADICATO E TRAPIANTATO IN MARE, ED ESSO VI ASCOLTEREBBE”. (Lc. 17,6)

Cos’è, dunque la fede? Com’è difficile e inafferrabile parlarne, com’è complesso descriverla. Fede non è credere in qualcosa, ricordare le verità del catechismo, ma è credere in qualcuno, nel Signore Gesù, fede è fidarsi di Lui. Fede è l’opposto dell’evidenza, dello scontato, del palese. Ma, e questo è fondamentale, la fede che il Signore ci chiede poggia su solide basi. L’atteggiamento dell’uomo di fede non è uno sconsiderato atto d’obbedienza, un cieco gesto di abbandono. Noi ci fidiamo di qualcuno che ci ha dimostrato il suo amore, che ci ha riempito con la sua Parola. La conoscenza del Signore precede e accompagna la fede. E questa predicazione giunge fino a noi attraverso delle persone, fragili, di cui cogliamo la fede. Fede: credere che il Signore è presente, arrendersi al corteggiamento di Dio, abbandonarsi (ragionevolmente) nelle braccia di un Dio Padre. Fidarsi anche quando le cose funzionano diversamente da come vorremmo. Dio conosce la Storia, Dio agisce, anche se non lo vediamo, Dio condivide.

 

 

MARTEDI’ 12 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI ATTO DI QUESTO GIORNO SIA PER TE, SIGNORE.

 

Hanno detto: A fare il male si prova piacere, ma il piacere passa subito e il male resta; a fare il bene, invece, costa fatica, ma la fatica passa subito, e il bene resta.

(San Camillo de Lellis)

Saggezza popolare: Chi fa il falso si crede furbo, ma è solo falso.

Un aneddoto: Trovo riportato da un giornale orientale questo fatto. “La giovane donna veniva accompagnata nel tempio da un devoto e numeroso corteo. Era tutta vestita di nero. L’altare era tutto ricoperto di crisantemi. Così si diede inizio alla cerimonia religiosa.” Leggendo, io pensavo e mi veniva spontaneo che si trattasse di un funerale; ma alcuni amici, con mia grande sorpresa, mi fecero osservare: Sta’ attento! In certe culture orientali il nero è il colore della gioia. Il crisantemo è il fiore della vita e della fecondità. Capii allora che si trattava non di un mesto funerale, ma di un gioioso matrimonio. Corsi il rischio di sbagliarmi, perché cercavo di interpretare con la mia mentalità occidentale un fatto che deve essere visto nella cultura orientale.

Parola di Dio: Sap. 2,23-3,9; Sal. 33; Lc. 17,7-10

 

Vangelo Lc 17, 7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO, DITE: ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”. (Lc. 17,10)

Il Signore parla ai suoi discepoli. E' un dialogo intimo. E Gesù vuole praticarlo con ogni discepolo, anche con noi. Egli conosce i suoi uno ad uno, li ha chiamati a seguirlo e vive con loro. Sa bene che è facile che lascino spazio all'orgoglio nel loro cuore per quello che fanno, come è scontato avere un gran senso di sé, sentirsi bravi e protagonisti. Li esorta perciò a confrontarsi con dei servi. Sì, non siamo noi i padroni della nostra vita, l'abbiamo ricevuta in dono, non abbiamo certo meritato nulla di quello che ci è stato elargito: salute, benessere, pace, intelligenza, amore. Per questo dobbiamo vivere con la logica non di chi è proprietario dei molti nostri beni, ma di chi ne è custode e amministratore, perché essi siano utili a più persone possibile. Un servo sa che deve essere riconoscente per tutto quello che gli è dato, ed esprime questo con un atteggiamento pronto ad essere utile all'altro. Questo non genera obblighi ma è un modo, sempre comunque insufficiente, di provare a colmare il debito. Vivere con questo spirito libera dalla prigione dell'egoismo, dell'ansia di accumulare beni e soddisfazioni per sé, per vivere invece nella libertà di sentire di aver fatto la cosa giusta, di essere cioè servitori del bene e operatori di pace per tutti.

 

 

MERCOLEDI’ 13 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, TU CI HAI LIBERATI.

 

Hanno detto: Chi bestemmia non ragiona, chi ragiona non bestemmia. (Mons. Bettazzi)

Saggezza popolare: Le suocere e le rose annusale e tienile lontano, sono buone, brave, belle ma pungono.

Un aneddoto: Doveva commentare un passo del Vangelo di Luca. Era un uomo molto spirituale e con entusiasmo pieno di ingenuità, sapeva ricavare dalla Bibbia anche le verità più nascoste.

Man mano che leggeva il testo del Vangelo faceva le sue riflessioni. Giunse così alla fine di una pagina, leggendo la seguente frase: «Ma siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e vi erano seduti intorno, Pietro si sedette in mezzo a loro... ». Anziché voltar pagina e finire la frase incominciò a pensare perché mai Pietro si fosse seduto proprio accanto al fuoco e trovò molte spiegazioni: Primo, perché il fuoco è simbolo dello Spirito Santo. Secondo perché è un segno dell’amore. Terzo, perché simboleggia la purificazione del cuore. Quarto, perché indica la prova attraverso la sofferenza. E arrivò così a trovarne ben 24! Poi, soddisfatto, voltò pagina e lesse: … per riscaldarsi E l’ingenuo esegeta, con gioia d’aver trovato un’altra spiegazione, aggiunse: Venticinquesimo, per riscaldarsi! (Bruno Ferrero)

Parola di Dio: Sap. 6,1-11; Sal.81; Lc. 17,11-19

 

Vangelo Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca.

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!". Parola del Signore

 

“ENTRANDO IN UN VILLAGGIO GLI VENNERO INCONTRO DIECI LEBBROSI”. (Lc. 17,12)

Dieci lebbrosi e uno di loro è samaritano. Questa prima annotazione ci rivela un dato semplicissimo: la sofferenza ci accomuna. Gli ebrei consideravano i vicini samaritani "cani bastardi" e come tali venivano trattati. Eppure qui tutti gridano ma, una volta guariti, le differenze tornano (mistero dell'umana fragilità!): nove vanno al Tempio e il samaritano, di nuovo solo, senza un Tempio in cui essere accolto, corre dal Tempio della gloria di Dio che è Gesù. Notate la freschezza di questo racconto, il gesto pieno di stupore, euforico del samaritano: "tornò indietro lodando Dio a gran voce", non può tacere, urla la sua gioia: la sua solitudine e la sua emarginazione sono finalmente finiti. E gli altri? - nota Gesù: nulla, spariti, scomparsi. Guarire gli uomini dalla loro ingratitudine è ben più difficile che guarirli dalle loro malattie. Cosa ci dice questo brano? Credo due lezioni fondamentali: la prima è che essere guariti non significa essere salvati. I nove ingrati sono la perfetta icona di un cristianesimo purtroppo ancora diffuso, che ricorre a Dio come ad un potente guaritore (una specie di mago) da invocare nei momenti di guai. Che triste immagine di Dio si fabbricano coloro che a lui ricorrono "quando c'é bisogno", che lasciano Dio ben lontano dalle loro scelte, dalla loro famiglia, salvo poi arrabbiarsi e tiralo in ballo quando qualcosa va storto nei loro progetti. I nove sono guariti: hanno ottenuto ciò che chiedevano. Ma non sono salvati. Rimasti chiusi nella loro parziale e distorta visione di Dio, guariti dalla lebbra sulla pelle, non vedono neppure la lebbra che hanno nel cuore. Davanti alla sofferenza, come i due ladroni sulla croce, possiamo bestemmiare Dio accusandolo di indifferenza, o accorgerci che sta morendo accanto a noi. Cadere nella disperazione, o ai piedi della croce. Gesù ci dice che la salute non è tutto, come spesse volte affermiamo. Certo: è un bene essenziale, prezioso, da custodire ed invocare. Ma non è vero che “basta la salute”; più della salute c’è la salvezza. La seconda lezione, straordinaria, è il senso della gratitudine di quest'uomo.  La gratitudine, la festa, lo stupore, sono atteggiamenti connaturali all'uomo, eppure così poco spesso manifestati nella nostra vita. Siamo tutti molto lamentosi, sempre pronti a sottolineare il negativo che pesa come un macigno nelle nostre bilance. Diamo tutto per scontato: è normale esistere, vivere, respirare, amare; normale e dovuto nutrirsi, lavarsi, abitare, lavorare. Il nostro sguardo, un po' assuefatto dalle troppe cose troppo scontate, non sa più aprirsi alla gratitudine. Come vorrei vedere più sorrisi sulle bocche dei cristiani, più lode nelle loro preghiere, più gratitudine nei gesti di coloro che, guariti dalle loro solitudini interiori e dalla lebbra che è il peccato, sono anche salvati e fatti Figli di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 14 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO, SIGNORE

 

Hanno detto: Le Scritture non ci sono state date perché le conservassimo solo scritte nei libri, ma perché le scolpissimo nel cuore. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Ai matrimoni e ai funerali conosci il parentado. (Prov. Bresciano)

Un aneddoto: Durante il Concilio di Trento, qualcuno insisteva nel dire che l’unica regola di fede dev’essere la Bibbia presa alla lettera, senza tante discussioni. Così dicendo, metteva assieme a casaccio molte frasi della Scrittura, collegandole tra loro. Un padre del Concilio gli rispose: Se è veramente così, perché non mettere in pratica alla lettera quanto dice la Bibbia a proposito di Giuda, che tradì Gesù e ‘poi andò ad impiccarsi’...? Un altro passo della Scrittura dice infatti « Va’ e fa’ anche tu altrettanto »!

Parola di Dio: Sap. 7,22-8,1; Sal. 118; Lc. 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“QUANDO VERRA’ IL REGNO DI DIO?”. (Lc. 17,20)

“Quando verrà il Regno di Dio?” si chiedevano gli Ebrei e si aspettavano un Messia liberatore dalla schiavitù romana. “Quando verrà il Regno di Dio?”, si chiedevano gli apostoli e non si accorgevano che il regno era proprio li in mezzo a loro. “Quando verrà il Regno di Dio?”, si sono chiesti gli uomini di Chiesa lungo i secoli e spesso hanno confuso il regno della Chiesa con quello di Dio. Oggi molti uomini si chiedono: “Ma, verrà questo Regno di Dio?” Il Regno di Dio è in mezzo a noi; Gesù, il seme caduto nella terra, lo ha già inaugurato e instaurato. Questo seme vuol crescere. Ha bisogno di terreno buono. Ha bisogno di cuori buoni per svilupparsi. Non è un regno di potenze umane e, almeno nella fase terrena, non viene per risolvere i problemi umani degli uomini. Ma c’è in noi e attorno a noi. Prova a pensare, oggi, in quali modi si manifesta in te a attorno a te e pensa anche in quali e quanti modi puoi accoglierlo e a tua volta manifestarlo.

 

 

VENERDI’ 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI ATTENTI, SIGNORE, PER VIVERE PIENAMENTE LA VITA.

 

Hanno detto: La Sacra Scrittura è come uno specchio messo davanti agli occhi della nostra mente, perché in essa vediamo il nostro aspetto interiore. (San Gregorio Magno)

Saggezza popolare: Se vuoi che l'amicizia si mantenga, un regalo vada e uno venga.

Un aneddoto: Padre, chiese il novizio, qual è la principale condizione per una preghiera ben fatta? Di certo è il clima dell’amore, rispose il Padre Abate, chi prega con il peccato o l’odio nel cuore è come chi dona cibi squisiti, su un piatto che è sporco. E’ come chi parla ed ha il fiato che puzza.

Parola di Dio: Sap. 13,1-9; Sal. 18; Lc. 17,26-37

 

Vangelo Lc 17, 26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore

 

“COME AVVENNE AL TEMPO DI NOE': MANGIAVANO, BEVEVANO, SI AMMOGLIAVANO E SI MARITAVANO, FINO AL GIORNO IN CUI VENNE IL DILUVIO E LI FECE PERIRE TUTTI”. (Lc. 17,27)

Anche questa mattina ti sei alzato e, mezzo addormentato, ti sei sentito cadere sulle spalle una giornata con tutti i suoi impegni. Avrai da correre, da patire, da affannarti. Ma, perché? Per i figli, la famiglia, i soldi e poi? Tutto passa, come questa giornata appena iniziata, e verrà di nuovo sera. Che cosa porto a casa della mia giornata? E se oggi “venisse il diluvio” mi troverebbe preparato? Gesù, mettendoci in guardia, non fa del terrorismo psicologico o religioso, ci ricorda solo, nella precarietà del nostro vivere, di costruire su qualcosa che duri. Se io so che il mio affannarmi, che il denaro, che il successo non possono comprarmi la vita e se invece capisco di poter già anticipare in tante cose la mia eternità, mi verrà più facile, anche tra le corse della giornata di oggi, fare una scala di va­lori e imparare anche ad aspettare “il diluvio” non come la fine, ma come il passaggio definitivo all’eterno.

 

 

SABATO 16 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ HAI DA DIRMI QUALCOSA?

 

Hanno detto: Non basta possedere la Bibbia, bisogna leggerla; non basta leggere la Bibbia, bisogna comprenderla, non basta comprendere la Bibbia, bisogna viverla.

(Slogan della Società Biblica)

Saggezza popolare: Chi non riposa e continua a lavorare, un brutto giorno poi nulla potrà fare.

Un aneddoto: Nella sala di attesa un grande medico svizzero sono radunati un buon numero di personaggi e tra l’altro un Principe Russo che si era recato da lui per consultarlo, accompagnato da sua figlia, una giovane di rara bellezza. Mentre attendevano entrò un vecchio miserabile, lacero, con la barba lunghissima, maleodorante. Un giovane marchese parigino  disse con amaro sogghigno: “Scommetto dodici luigi che nessuna di voi dame qui presenti andrebbe ad abbracciare quel vecchio pitocco. La bella russa chiede ad un servo che le porti un piatto, vi pone sopra 12 luigi e lo invia al marchesino perché ne raddoppi la somma. Questi non osa rifiutarsi e la ragazza, preso il piatto va ad abbracciare il povero vecchio e gli dice: “Uomo venerabile, permettete che io vi saluti com’è usanza al mio paese” e dopo averlo baciato gli presenta il piatto con 24 luigi aggiungendo: “Questi sono vostri; accettate questo ricordo, e si sappia pure nella vostra Svizzera che le figlie di Russia conoscono il dovere di rispettare ed aiutare la vecchiaia

Parola di Dio: Sap. 18,14-16; 19,6-9; Sal. 104; Lc. 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“GESÙ DISSE AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE”. (Lc. 18,1)

Quante idee diverse e confuse sulla preghiera. Da chi la definisce inutile a chi la fa consistere in un chilometrico rincorrersi di parole. Gesù intanto ci dice chiaramente che essa non è un hobby o un riempitivo per chi ha tempo: è necessaria come il pane quotidiano. Di essa non puoi fare a meno, se no rischi di morire di fame e di inedia. Ma come pregare? Ci sono formule particolari per pregare? Provate a chiedere a due innamorati se hanno formule fisse per comunicare! Si comunica con gesti, pensieri, parole, atteggiamenti, cortesie. Se non sei un formalista, ma sei innamorato di Dio, davvero la tua vita diventa preghiera continua. Sentirai il bisogno di dirgli grazie, di chiedere aiuto o perdono, di lodare, di agire, di dimostrare che vuoi bene; non cercherai più la formula, ma l’amato.

 

 

DOMENICA 17 NOVEMBRE: 33^DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria;Sant’Aniano d’Asti.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OVUNQUE IO VADA, TU SEMPRE CI SEI.

 

Hanno detto: Tutta la divina scrittura nel suo insieme è come un unico libro, e quest'unico libro è Cristo . Tutta la Scrittura, infatti, parla di Cristo e tutta intera la Divina Scrittura, trova in Cristo il suo compimento. (Ugo di san Vittore)

Saggezza popolare: I soldi, adoperati bene, servono a te, ma se non ci sai fare, son loro a comandare.

Un aneddoto: La mia mamma quando siamo a tavola si sente sempre male allo stomaco e così io devo mangiare anche la sua parte. Il mio babbo invece mangia sempre tutto perché è malato ai polmoni. La mia mamma da quando il mio babbo non lavora più e diventata tutta secca e non sorride mai. Ieri ho visto la mia mamma che di nascosto mangiava gli avanzi della mia mela e allora ho pensato che lei fa finta di sentirsi male, perché il mangiare per tutti e tre non basta! (Lettera d’una bambina di Campobasso: R. Battaglia, Lettere dal Domani, S.E.I.)

Parola di Dio: Ml.3,19-20; Sal. 97; 2Tes. 3,7-12; Lc. 21,5-19

 

Vangelo Lc 21, 5-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”. Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. Parola del Signore

 

“ALCUNI PARLAVANO DEL TEMPIO E DEI DONI VOTIVI CHE LO ADORNAVANO”. (Lc. 21,5)

Il Tempio era per gli Ebrei motivo di orgoglio per la bellezza della costruzione e segno di unità religiosa e politica nazionale: nulla da stupirsi, dunque, se vantavano questa costruzione sia per motivi religiosi, artistici, politici. E’ un po’ come quando noi entriamo in qualcuna delle nostre magnifiche cattedrali, dove costruzione, arte ci parlano di fedi antiche. Ma Gesù, pur essendo un frequentatore fedele del Tempio ci mette in guardia dall’esteriorità anche in questo caso: Dio non è grande perché gli abbiamo fatto una chiesa grande, l’uomo non è religioso perché ha costruito dei templi. Il tempio è un segno e come tale destinato a passare, la fede è il luogo dell’incontro con Dio destinato all’eternità. Amiamo la nostra chiesa di mattoni, ripensiamo alla fede che l’ha costruita, facciamo sì che ci siano ancora artisti disposti a sognare cattedrali, ma incontriamo Dio nella fede che va al di là delle mura delle chiese, che si incarna nel quotidiano, che nasce sia nello splendore della cattedrale come nel buio del tugurio.

 

 

LUNEDI’ 18 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.Dedicazione Basiliche  Santi Pietro e Paolo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETA’ DI ME.

 

Hanno detto: Tutta la divina scrittura nel suo insieme è come un unico libro, e quest'unico libro è Cristo . Tutta la Scrittura, infatti, parla di Cristo e tutta intera la Divina Scrittura, trova in Cristo il suo compimento. (Ugo di san Vittore)

Saggezza popolare: Ogni pedata nel sedere porta avanti un passo.

Un aneddoto: Aveva diciassette anni ed era tra i più brillanti studenti di tutta Parigi, ma quella sera d’autunno, appena tornato dalle vacanze, Alfonso Gratry era seduto sul suo letto, nella cameretta del collegio universitario. Sognava, ad occhi aperti. Un futuro meraviglioso l’aspettava: una laurea a pieni voti, una brillante carriera, un amore meraviglioso, all’ombra della sua famiglia ricca e famosa. Vedeva la sua vita futura farsi sempre più bella, attorniato da rispettosi colleghi avvocati, stimato da tutta la gente, ma soprattutto amato da una moglie gentile e da numerosi figli affettuosi. Così scorreva felice nel suo sogno il suo brillante futuro e con esso i suoi anni. Si vide allora invecchiare, si vide morire. Impallidì e rimase a lungo con il suo sogno svanito. Poi s’inginocchiò e disse al Signore: Dammi una vita, dammi un amore, che durino per sempre. E votò la sua vita per il Regno di Dio.

Parola di Dio: 1Mac. 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal. 118; Lc. 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca.

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“IL CIECO COMINCIO’ A GRIDARE: FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETA’ DI ME!”. (Lc. 18,39)

Gesù sta per giungere al termine del suo viaggio. È ormai vicino a Gerico, l'ultima città prima di Gerusalemme. Sulla strada vi è un cieco che chiede l'elemosina. Costui, sentendo molto rumore, domanda cosa stia accadendo. Gli "annunciano" che sta passando Gesù di Nazareth. Quell'uomo ha necessità che qualcuno gli parli di Gesù perché da solo non vede. Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci comunichi Gesù, ci parli di lui, perché noi, ripiegati nel nostro mondo, siamo come ciechi. Ebbene, quel cieco, ascoltando l'annuncio della vicinanza di Gesù, comprese che era diverso dagli altri passanti. Quanti ne aveva sentiti passare accanto, magari lasciare anche un' offerta e poi continuare per la loro strada! Quel giorno comprese che Gesù poteva guarirlo. Per questo immediatamente si mise a pregare. Era una preghiera semplice, ma vera, perché partiva dal bisogno di riavere la vista. Gesù ascolta quella preghiera, si ferma e se lo fa condurre. E il dialogo che si intreccia tra Gesù e il cieco si conclude con la guarigione. Quel cieco non solo comincia a vedere Gesù con gli occhi, ma impara soprattutto a vederlo con il cuore: si mette infatti a seguirlo. È davvero l'immagine del perfetto discepolo, colui che riconosce la propria cecità e davanti Gesù non nasconde la propria infermità ma si lascia guarire: è un esempio per tutti noi.

 

 

MARTEDI’ 19 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Come il corpo ha bisogno del pane per vivere, l’anima del Pane Eucaristico per sostenersi, il cuore ha bisogno della Croce per santificarsi. (Flora Manfrinati)

Saggezza popolare: Ti fa meglio la polenta in casa tua che un tacchino in casa d'altri. (Proverbio Bresciano)

Un aneddoto: A Rieti, nel convento dei Padri cappuccini, fra Gianfranco Maria, sui sessant’anni, si prepara all’ordinazione sacerdotale. E che c’è di straordinario? Solo questo: questo umile frate con la barba bianca è un generale dell’esercito italiano. Granatiere alto più di due metri, Gianfranco Chiti ha sulle spalle quarant’anni di servizio e molti anni di guerra nelle sterminate lande ghiacciate della Russia. La vocazione francescana gli nacque in cuore — confessa egli stesso —, durante il tragico ripiegamento sul fronte russo: Fu soprattutto in quel momento di grande sofferenza per i nostri soldati che trovai nella religione un motivo per superare momenti di grande crisi, che trovai forza per incoraggiare ed aiutare fratelli sofferenti di entrambi i fronti. Finita la guerra continua il suo servizio nella scuola Sottufficiali di Viterbo. E’ l’ufficiale più amato dalle giovani reclute, è loro amico e fratello: tutto il suo stipendio va per aiutare le loro famiglie più bisognose. Nel gennaio 1979 divenne generale. Posto in pensione, scompare dalla circolazione: gli amici lo ritrovano… in un convento di cappuccini con il saio e la barba, divenuto Fratel Gianfranco Maria. Gli domandano:— Come ti trovi qui? Come un povero diavolo, — risponde —, ma sono molto felice, perché mi sento più vicino a Dio. Dopo aver comandato per tanti anni i soldati sull’attenti davanti a lui, adesso si è messo lui stesso sull’attenti davanti a Dio. E’ in grande uniforme, quella di S. Francesco. Ed è contento. (Mons. Ercole Brocchieri)

Parola di Dio: 2Mac. 6,18-31; Sal. 3; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore

 

“ZACCHEO VOLEVA VEDERE GESU’, MA NON CI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA, POICHE’ ERA PICCOLO DI STATURA”. (Lc. 19,3)

Una riflessione, quella di oggi che potrà sembrare strana a qualcuno di voi. Ma come sapete lo scopo che mi prefiggo con questi piccoli commenti è proprio solo quello di stimolare una riflessione. L’impedimento che Zaccheo si trova sulla strada per incontrare Gesù è la folla. Sembra strano, perché spesso gli uomini cercano la folla: giudichiamo la riuscita o meno di un incontro dal numero di partecipanti, l’applauso della folla sembra convincerci della bontà delle idee che abbiamo propinato loro, persino a livello di cristiani diciamo: “Quella Messa è affollata all’inverosimile, quella trasmissione religiosa ha un audience molto alto, quel predicatore è bravo perché le folle vanno ad ascoltarlo…”. Eppure, lo sappiamo, la folla, la gente, le maggioranze, sono tra le cose più labili che esistano sulla terra; basta pensare alla vicenda di Gesù, l’ “Osanna” della domenica della Palme diventa l’ “A morte “ del venerdì santo. Per di più, se ci ragioniamo sopra un momento: una cosa non è più vera o più falsa solo perché la maggioranza della gente la professa. E allora scopriamo che qualche volta la folla, la gente invece di aiutarci a vedere meglio ci impedisce, ci fa da muro, come al povero piccolo Zaccheo che vuol vedere Gesù ma  si trova davanti un muro di schiene. Gesù, invece, passa in mezzo alla folla, ma il suo sguardo cerca la persona e la sua voce si rivolge ad un uomo ben definito: Zaccheo. Proviamo a pensare a certe prospettive di pastorale ecclesiale: dove vogliamo arrivare? Alle folle plaudenti e convertite? Puntiamo al consenso delle masse? O vale la pena giocare magari anche tutta la vita per quella persona particolare, senza per questo dimenticare gli altri? Qualche volta il filtro delle masse  ci impedisce di vedere bene, ci riempie di orgoglio, magari di successo, ma ci fermiamo lì e rischiamo di non vedere più Gesù che passa e che viene a chiamare ciascuno con il suo nome.

 

 

MERCOLEDI’ 20 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.

Una scheggia di preghiera:

 

MI HAI COLMATO DEI TUOI DONI, DIO MISERICORDIOSO.

 

Hanno detto: Per riuscire a qualche cosa di bene nella via del Signore, bisogna non contentarsi di una bontà mediocre, ma al contrario desiderare di fare grandi cose in servizio di Dio. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Se parecchi dottori curano l'ammalato, suonate pure a morto che è già spacciato. (Proverbio Bresciano)

Un aneddoto: Durante una giornata missionaria, il padre missionario che era venuto a predicare, raccolse offerte anche tra i ragazzi, per mezzo di buste. Ciascuna busta racchiudeva qualcosa: soldi chiesti ai genitori o risparmiati con fatica. Solo una busta era vuota, ma conteneva uno scritto: Padre, io non ho soldi da offrirle. Dono al Signore tutta la mia vita. Voglio diventare missionario come lei! Il Missionario rimase oltremodo contento: un’offerta così bella da tempo l’aspettava ed ora finalmente l’aveva!

Parola di Dio: 2Ma. 7,1.20-31; Sal. 16; Lc. 19,11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“CHIAMATI DIECI SERVI, CONSEGNO’ LORO DIECI MINE, DICENDO: IMPIEGATELE FINO AL MIO RITORNO”. (Lc. 19,13)

Dio comincia sempre dandoci i suoi doni gratuitamente: vita, amore, amicizia, grazia e filiazione attraverso Cristo,nello Spirito Santo. Ciò che chiede a noi è una risposta di figli che hanno capito e che amano. Quando diamo questa risposta, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, senza che per questo possiamo mandare il conto a Dio né esigere da Lui la salvezza come dovuta. Ma Egli non mancherà di ricompensarci generosamente perché già prima ci ha offerto tutto gratuitamente.

 

 

GIOVEDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI FAI PARTECIPE DELLA TUA VITA, SIGNORE.

 

Hanno detto: Si perde più tempo a far le cose in furia che a farle adagio. Chi va adagio, lascia un po' fare alle cose, che ne san più degli uomini. (Niccolò Tommaseo)

Saggezza popolare: La coscienza è come il solletico, chi la sente e chi no.

Un aneddoto: Con uno sguardo profondo di fede, aveva sempre visto il suo Angelo custode precederlo, per tutti i lunghi anni di seminario. Ora era stato ordinato sacerdote.

Stava per uscire dalla chiesa. S’era fermato, come il so­lito, per lasciargli il passo. Ma quella volta il suo Angelo, non volle proseguire. Gli chiese perciò: Perché, angelo mio, non mi precedi più? T’ho forse inavvertitamente offeso? Rispose l’Angelo, sorridendo: Ora tu sei sacerdote, hai una dignità maggiore della mia. Sono io ora che devo fermarmi e cederti il passo. E lo faccio volentieri. (S. Francesco di Sales)

Parola di Dio: Zc. 2,14-17; Cant. Da Lc. 1,46-55; Mt. 12, 46-50

 

Vangelo Mt. 12,46-50

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: "Ecco tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti". Ed egli rispondendo a chi gli parlava, disse: "Chi é mia madre e chi sono i miei fratelli?" Poi, tenendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che é nei cieli, egli é per me fratello, sorella e madre. Parola del Signore

 

“POI GESU’ STENDENDO LA MANO VERSO I SUOI DISCEPOLI DISSE: ECCO MIA MADRE ED ECCO I MIEI FRATELLI; PERCHE’ CHIUNQUE FA LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI, QUESTI E’ PER ME FRATELLO, SORELLA, MADRE”. (Mt. 12,49-50)

Gesù ci presenta la sua famiglia: c'é una famiglia naturale ma c’è una nuova famiglia, in cui grazie a Lui, fratello nostro e Figlio di Dio, noi entriamo a far parte. Ma come per la famiglia umana c’è il vincolo del sangue e dei cromosomi che lega, nella nuova famiglia c’è un nuovo legame che qualifica la nostra figliolanza di Dio e fratellanza tra noi, ed è il compiere la volontà del Padre. Gesù lo dice chiaramente in un altro passo: “Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Essere familiari di Gesù, allora non è un blasone onorifico, è una realtà concreta offertaci gratuitamente ma anche conquistabile ogni giorno.

 

 

VENERDI’ 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI O SIGNORE, SARO’ PIU’ BIANCO DELLA NEVE.

 

Hanno detto: La calunnia è una specie di omicidio, perché togliendo il buon nome a una persona, la priva della sua vita sociale. (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Il topo disse alla noce: Dammi tempo che ti buco.

Un aneddoto: Il brillante ufficiale francese, Charles de Foucauld, stava raccontando in una riunione di famiglia i meravigliosi episodi della sua spedizione in Marocco, quando la sua nipotina gli pose una mano sulle ginocchia e chiese tranquilla: Zio, hai fatto tante cose; ma per Gesù cos’hai fatto? E il grande esploratore del deserto africano, rimase pensieroso, senza più parlare, per l’intera serata: quella frase lo aveva mandato in crisi. Fino allora cosa aveva fatto per il buon Dio? Nulla! Gli occhi allora gli si aprirono. L’indomani corse da un vecchio compagno di studi, l’abbè Huvelin, per confessarsi e chiedere luce. Cambiò vita. Si consacrò a Gesù. Passò parecchi anni nella preghiera e nella meditazione ospite nelle trappe, poi decise, per imitare in tutto il suo Salvatore, d’andare ad abitare a Nazareth. Qui un giorno, la sua profonda preghiera fu disturbata da lamenti e gemiti: nella casa accanto un mussulmano moriva nella più estrema miseria sua e della sua famiglia. Allora Charles de Foucauld ripensò alla luce della carità di Cristo tutta la sua vita: aveva ragione a rimanere solo ed isolato con Dio, mentre i suoi fratelli morivano disperati? Decise d’essere come loro, di farsi amico di chi non ha amici. Passò gli ultimi anni della sua esistenza nel Sahara, vivendo in tutto la vita degli abitanti dell’Hoggar. Secondo il suo progetto ed esempio, nacquero le « Fraternità del deserto » dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù, oggi sparsi dolcemente e umilmente in tutto il mondo, mescolati con i più poveri. P. Charles de Foucauld firmò il suo amore per i fieri Tuareghs e per Dio con il suo sangue; fu infatti assassinato, mentre pregava, il 10 dicembre 1916 a Tamanrasset.

Parola di Dio: 1Mac. 4,36-37.52-59; Cant da 1Cr.29,10-12; Lc. 19,45-48

 

Vangelo Lc 19, 45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Parola del Signore

 

“GESÙ ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIÒ A SCACCIARE I VENDITORI”(Lc. 19,45)

La scena del Vangelo di oggi è quella della purificazione del Tempio. Oggi, come potremmo vederla? Penso che Gesù vorrebbe purificarci dalla falsa religiosità per portarci alla fede. La religiosità non è sempre sbagliata o ipocrita. Essa dovrebbe essere il linguaggio, la manifestazione della fede. Ma è ancora la fede la base di certe religiosità? Quando vado a chiedere il Battesimo per mio figlio come fosse solo un segno di buon augurio o una convenzione sociale, quando vado a sposarmi in chiesa perché la cerimonia è più bella di quella del comune e le foto vengono meglio? Non è forse falsa religiosità certa pseudo mistica che fa della preghiera e delle sue formule un rifugio e una fuga dalla concretezza dell’impegno? Abbiamo bisogno di ritrovare una religiosità che esprima fede e non esteriorità, abbiamo bisogno di smetterla con l’ipocrisia religiosa: essa è la più stupida delle ipocrisie. Dio non lo puoi ingannare!

 

 

SABATO 23 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.

 

Hanno detto: Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che prima cambi la vita di colui che lo esprime. (Albert Camus)

Saggezza popolare: A chi ha sete basta dare una tazza e non il mare.

Un aneddoto: Durante l’ultima guerra, a Vienna, una ventina di partigiani austriaci stavano per essere fucilati un pomeriggio di marzo 1945. Puntate! Il grido rauco, in tedesco, fa drizzare le canne dei fucili del plotone di esecuzione. Ma, all’improvviso, una banda di monelli, sguscia attraverso il cordone delle guardie e si butta avanti. Vanno a finire tra i partigiani e i fucili puntati. Da dove vengono? Da nessuna parte! Sono ragazzi abbandonati. L’ufficiale tedesco deve dare il «Fuoco!», ma è turbato nel vedere i condannati protetti da quei ragazzi. Ha un attimo di esitazione. Grida: Andate via tutti! Succede una grande confusione. La folla grida e i partigiani e i ragazzi riescono a svignarsela, prima che il tedesco ci ripensi. Tra quei partigiani c’era anche il famoso medico Hermann Gneiner: fugge anche lui per un istante, poi si ferma: — Devo trovare quel ragazzo che si è messo tra me e i fucili! Non lo troverà mai. Ma quella sera stessa decise di dedicare la sua vita, quella che un ragazzo gli ha salvato, ai piccoli abbandonati, senza famiglia. Oggi la sua «famiglia » ha 400 ragazzi sparsi in molti «villaggi». (Centro Diocesano Vocazionale - Torino)

Parola di Dio: 1Mac. 6,1-13; Sal. 9; Lc. 20,27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“QUESTA DONNA, DUNQUE, NELLA RISURREZIONE, DI CHI SARA’ MOGLIE?”. (Lc. 20,33)

Una domanda che spesso ci facciamo o sentiamo da altri è questa: “Come dobbiamo immaginarci l’aldilà?”. Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarcelo o cercare di descriverlo. Il “come sarà” non è affar nostro. Il mistero, quando non è circondato di rispetto e discrezione, rischia di venire profanato, banalizzato dalla curiosità. Ogni mia immagine dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza, un tentativo di concretizzare i miei desideri. Tutti i paradisi raffigurati dagli uomini sono artificiali. Io non ho bisogno di sapere com’è il Paradiso e che cosa ci farò. Mi fido più della fantasia di Dio che delle costruzioni della mia immaginazione. La fede nella risurrezione è basata sul Dio “amante della vita”, sul Dio che non è il Dio dei morti, ma dei vivi”. Il Signore è fedele. Ora, se Lui è fedele a se stesso e alle sue promesse, perché devo preoccuparmi io, nel tempo, di colui che è Eternità e che in essa vuol donarsi a me per sempre?

 

 

DOMENICA 24 NOVEMBRE: 34^ DOMENICA: CRISTO RE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ RICORDATI DI ME.

 

Hanno detto: Non credere di amare tuo figlio perché non lo sottoponi a nessuna disciplina, o di amare il tuo vicino perché non io rimproveri mai. Questa non è carità ma debolezza. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Per cercare la luna guarda il cielo e non nello stagno. (prov. Persiano).

Un aneddoto: Aveva nove anni quando Giovanni Battista de La Salle davanti al Crocifisso pregò così: Tu, Gesù, hai dato tutta la tua vita per me; così io voglio fare con te! E chiese ai suoi genitori di farsi prete: lui primogenito di nobile famiglia di Reims! Si formò al Regno di Dio a Saint Sulpice, famosissimo seminario di preti santi, in Parigi. Qui imparò soprattutto che per amare e capire i poveri, bisogna vivere con loro. Alla fine del seicento in Francia le scuole per i figli del popolo ci sono, ma sono a pagamento. Perché non venire incontro ai ragazzi più poveri con scuole gratuite? A Giovanni Battista piace questa idea e si dà da fare nella piccola scuola parrocchiale annessa al seminario. Dopo aver rinunciato ai diritti della nobile primogenitura, diviene sacerdote nel 1678. Nella sua città, Reims, nascono, con l’aiuto di nobildonne, quasi d’incanto, cinque scuole gratuite per i poveri e vengono affidate a lui. Le scuole e gli alunni ci sono, ma mancano i maestri. Giovanni Battista capisce che il lavoro più importante è formare dei bravi maestri. Si reca quindi dal suo consigliere spirituale Padre Barré e chiede: Ho raccolto parecchie persone; per ora sono impreparate, ma potrebbero diventare dei bravi maestri. A chi li devo affidare? Padre Barré deciso risponde: E’ volontà di Dio che tu stesso ti assuma l’impegno della loro formazione culturale e soprattutto religiosa!

Non ho nessun posto in cui radunarli? — insiste il santo. Radunali in casa tua! Giovanni Battista de La Salle obbedisce. Ma nel suo palazzo la piccola schiera dei «Fratelli educatori» non è ben vista; allora il santo si decide: abbandona per sempre la sua famiglia e con i suoi maestri affitta una casa nel quartiere di S. Remigio e li pone la prima residenza della sua compagnia. E’ il 24 giugno 1682: giorno natale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che da secoli, rinunciando perfino al sacerdozio, educano con la preghiera, il Vangelo e la scienza, i figli del popolo a Dio, per una società migliore.

Parola di Dio: 2Sam. 5,1-3; Sal. 121; Col. 1,12-20; Lc. 23, 35-43

 

Vangelo Lc 23, 35-43

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Parola del Signore

 

"GESU’, RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO". (Lc. 23,42)

Quanti discorsi e parole su chi è cristiano, sul Regno, su come farvi parte: bisogna essere impegnati in molte associazioni? Bisogna conoscere a menadito il Vangelo? Bisogna essere presenti là dove si prendono le decisioni importanti? Preferisco pensare al "buon ladrone". Lui, sì, ha saputo essere presente al momento giusto e nel modo giusto dove si prendevano "le decisioni che contano". Facciamo nostra la sua supplica: "Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo Regno". Non ho la presunzione di mettere le mani sul tuo Regno, di progettarmelo, comprarmelo, annettermelo. So che vi faccio parte, ma so che non e opera mia. Mi accontento che tu ti ricordi. Per entrarci, mi fido più del tuo ricordo che dei miei titoli. Gesù, fammi capire che "le decisioni che contano" sono quelle che prendi Tu a mio favore.

 

 

LUNEDI’ 25 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCO IL MIO NIENTE, PRENDILO ,SIGNORE.

 

Hanno detto: La Chiesa è una famiglia, e come in tutte le famiglie umane si è solidali e debitori gli uni verso gli altri. (Congar)

Saggezza popolare: Quel che è vero è sempre vero, da qualunque bocca esca.

Un aneddoto: Percorrevo a dorso di cammello la pista tra Geriville e Ed Abiod. Ero diretto ad una zona desertica, per qualche giornata di solitudine. Ad un certo punto della pista mi imbatto in un cantiere di lavoro. Una cinquantina di indigeni, guidati da un sottufficiale del genio, faticava a sistemare la strada rovinata dalle piogge invernali. Sotto il sole sahariano non macchine, non tecnica: solo la fatica dell’uomo, nel caldo e nella polvere, a maneggiare per tutta la giornata la pala e il piccone. Rimonto la fila dei manovali disseminati sulla pista, rispondo al loro saluto, offro la mia «ghirba» di trenta litri di acqua alla loro sete. Ad un certo punto tra le bocche che si avvicinano al collo della «ghirba» per bere, vedo schiudersi un sorriso, che non dimenticherò più. Povero, stracciato, sudato, sporco: è Frère Paul, un «Piccolo fratello », che ha scelto quel cantiere per vivere il suo calvario e mescolarsi a quella pasta come lievito evangelico. Nessuno avrebbe scoperto l’europeo sotto quegli abiti e quella barba e quel turbante, ingiallito dalla polvere e dal sole. Io conoscevo bene Frère Paul, perché avevo fatto il noviziato assieme. Ingegnere parigino, lavorava in una di quelle commissioni destinate a preparare la bomba atomica di Reganne, quando sentì la chiamata del Signore. Ora era lì; e nessuno sapeva che era ingegnere: era un povero come gli altri! (C. Carretto, Lettere dal deserto, La Scuola ed.)

Parola di Dio: Dn. 1,1-6.8-20; Cant. da Dn. 3,52-56; Lc. 21,1-4

 

Vangelo Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“TUTTI COSTORO INFATTI, HAN DEPOSTO COME OFFERTA DEL LORO SUPERFLUO, QUESTA INVECE NELLA SUA MISERIA HA DATO TUTTO QUELLO CHE AVEVA PER VIVERE.” (Lc. 21,4)

Grazie al cielo c’è qualcosa che non si giudica in base alle sole regole dell’economia. In un mondo come il nostro in cui vale chi guadagna, dove tutto ha un prezzo, il cuore dell’uomo è ancora quello che dà senso alle sue cose, alle sue scelte. E Dio vede questo, non si lascia ingannare dalle apparenze, dalle grandiose donazioni alla chiesa, dalla partecipazione esteriore a dei riti. Lui sa del superfluo dei ricchi che spesso con qualche donazione vogliono mettere a tacere la propria coscienza per i furti commessi, come sa del necessario di questa povera vedova che con i suoi spiccioli non fa di certo più belle le pietre di un tempio già straricco, ma sembra nella sua fede semplice e limpida dire a Dio: “Ecco, ora non ho più nulla. E’ il momento che tu dimostri in concreto ciò che la Scrittura dice di te, che se il padre degli orfani e delle vedove”. Che bella preghiera: un atto di fede totale e quasi una sfida che questa povera donna vestita di nero, scansata da tutti o adocchiata da qualcuno solo per i propri bassi fini, riesce a dare mettendo ancora una volta in evidenza che il Vangelo non è per i ricchi e per i sapienti, ma che i poveri e gli umili già lo vivono. E’ inutile che ci nascondiamo dietro le maschere, Dio ci vede dentro! E’ inutile ogni accademia religiosa sul Vangelo: o lo si vive o non è una buona notizia per noi! E, facciamo attenzione noi che vogliamo riorganizzare la Chiesa secondo i tempi moderni e gli schemi del nostro mondo: forse quella vecchietta insignificante che ‘non ha ancora capito che durante la Messa non si dice il rosario’ agli occhi di Dio è più pura di noi preti che, ‘per onorare Dio’ abbiamo ridotto l’Eucaristia ad un opera teatrale ripetuta senza una vera partecipazione.

 

 

MARTEDI’ 26 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI, IN ETERNO E PER SEMPRE, O DIO.

 

Hanno detto: La clemenza fa bene a chi dà e a chi riceve. (Shakespeare)

Saggezza popolare: Accetta mille consigli, ma il tuo portalo avanti.

Un aneddoto: Un giorno un bravo sacerdote chiamò a sé un ragazzo, vivace e buono, che stava giocando nel cortile del suo oratorio e gli disse piano all’orecchio: — Vuoi aiutarmi a fare una cosa? Volentieri! — rispose il ragazzo generoso. Allora il sacerdote, guardandolo profondamente negli occhi, gli propose: Alberto, aiutami a salvare il mondo! Quel ragazzo si fece pensieroso, poi chiese: Ma come posso aiutarla a salvare il mondo? Non sono che un ragazzo! Allora il sacerdote rispose: Tu puoi aiutare non solo me, ma Dio a salvare il mondo con la tua bontà, con il tuo buon esempio e, se vuoi, se sei generoso, donando tutta la vita al servizio di Dio, nel sacerdozio o nella vita religiosa. Il bravo ragazzo dell’oratorio approfondì questa proposta, la meditò a lungo e, quando capì che « E’ meglio servire a Dio che agli uomini », liberamente e gioiosamente consacrò tutta la sua vita ad aiutare Dio a salvare il mondo.

Parola di Dio: Dn. 2,31-45; Cant. da Dn.3,57-61; Lc. 21,5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“VERRANNO GIORNI IN CUI, DI TUTTO CIO’ CHE AMMIRATE,  NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA CHE NON VENGA DISTRUTTA”. (Lc. 21,5)

Che cosa conta dunque? Conta ciò che rimane. I templi, cattedrali comprese, possono essere mezzi per arrivare a Dio, ma passano; è solo Dio che rimane e tutto ciò che trova fondamento in Lui. L’uomo arriva verso il termine della sua vita che cosa conta per Lui? Il denaro che ha accumulato? Se non lo ha fatto prima la morte lo costringerà a darlo via. Il ruolo di potere conquistato? Non sei ancora morto e c’è già la coda di contendenti pronti ad arraffarlo. Il successo? Il tutto si ridurrà ad una lapide più o meno bugiarda che si perderà in mezzo ad altre lapidi. Rimarrà Dio, l’Eterno e in Lui ciò che  tu sei stato non le tue apparenze ma la tua sostanza, rimarranno le motivazioni dei tuoi gesti, delle tue scelte, dei tuoi affetti, quello che è il senso della vita che tu hai oggi sarà come trovarsi nudi, senza vesti apparenti che ti nascondano e potrà essere uno splendido spettacolo o qualcosa di estremamente umiliante e rivoltante.

 

 

MERCOLEDI’ 27 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI SIGNORE NELLA PROVA.

 

Hanno detto: Quante volte si è irritati con gli altri solo perché si è irritati con se stessi. (Moliere)

Saggezza popolare: La persona sempre scontenta non trova mai una sedia comoda.

Un aneddoto: Gesù disse: — Sarete come agnelli tra i lupi. Pietro gli rispose: E se i lupi sbranano gli agnelli? Gesù rispose a Pietro: Gli agnelli, dopo essere stati sbranati, non avranno più nulla da temere da parte dei lupi: avranno trovato la vita eterna!   

Parola di Dio: Dn. 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cant. da Dn. 3,62-67; Lc. 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. Parola del Signore

 

“METTERANNO LE MANI SU VOI E VI PERSEGUITERANNO...”. (Lc. 21,12)

Per molti c’è il pericolo di intendere la fede come una specie di assicurazione contro ogni forma di male: “Io credo, io prego, quindi non mi deve capitare niente di male”, a patto poi di mandare in crisi tutto quando le cose non vanno secondo i nostri progetti: “Che vale aver fede se poi Dio non mi ascolta?”. Gesù non è venuto a dirci che la fede basta a risolvere il problema del male, delle persecuzioni, non è come quei maghi di oggi e di sempre che ti confezionano un talismano personalizzato col quale “puoi vincere ogni difficoltà”. La fede è ciò che, se è vera, ti aiuta a vivere ogni situazione buona o cattiva della vita, è ciò che, non estraniandoti dalla realtà della vita, ti dà però la possibilità di vederla e di viverla nella dimensione di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 28 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI O SALVATORE, O SALVATORE DEL MONDO.

 

Hanno detto: Chi comanda sappia bene qual è il suo compito: non dominare con potenza, ma servire con amore. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Abbassati giunco che passa la fiumara.

Un aneddoto: Un giorno una pecorella fuggì. Mosè la trovò, mentre beveva ad una pozza d’acqua. Le disse: Ora so che sei fuggita, solo perché avevi sete. Sarai stanca! Ciò detto, se la mise sulle spalle. Fu allora che il Santo Unico, che benedetto sia per sempre! disse a Mosè: Poiché hai avuto pietà d’una pecora, ti faccio pastore del mio gregge, pastore d’Israele!

Parola di Dio: Dn. 6,12-28; Cant. da Dn. 3,68-74; Lc. 21,20-28

 

Vangelo Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore

 

“ALZATEVI E LEVATE IL CAPO PERCHE’ LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA”. (Lc. 21,28)

Gesù parla di “liberazione vicina”. Ma perché una liberazione possa avvenire occorrono almeno due cose: la prima è sapere di essere prigionieri, la seconda è di desiderare e operare affinché la liberazione possa avvenire. Noi siamo liberi o prigionieri? Spesso c’è contrasto nell’uomo. Da una parte ci sentiamo schiavi del tempo, della sofferenza, della morte, del peccato, dell’egoismo, d’altra parte affermiamo di essere popolo libero, crediamo nel denaro che ci liberi dalle angustie, nella scienza che ci emancipi e risolva i nostri problemi, nelle nostre capacità intellettive che ci portino a superare i nostri limiti. Per essere liberati, invece, occorre mettersi in un altro atteggiamento: il potere, la scienza, la mia sola volontà non ce la fanno. Ho bisogno di Dio per essere come Lui mi desidera. Se ho fatto questo primo passo e ne sono convinto, allora posso guardare a Gesù che è venuto per salvarmi donando se stesso una volta per tutte, posso conformarmi al suo progetto, posso accogliere la gioia della liberazione. Che non succeda anche a noi come agli Ebrei in viaggio nell’esodo che dimenticando la propria schiavitù e le opere che Dio aveva compiuto per loro, rimpiangevano la pentola della carne e le cipolle d’Egitto.

 

 

VENERDI’ 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA VOLONTA’, VENGA IL TUO REGNO.

 

Hanno detto: La grandezza dell’uomo sta nella sua decisione di essere più forte dei suoi condizionamenti. (Albert Camus)

Saggezza popolare: I guai della pentola li conosce solo il cucchiaio che li mescola.

Un aneddoto: Un re portava sempre con sé la chiave della sua cassaforte. Diceva: Se tengo la chiave così, corro rischio di perderla. Ecco perciò cosa farò: la legherò ad una catenella. Così legata, non la perderò facilmente; e anche se la perdessi, la ritroverei molto più in fretta. In maniera simile ragionò Adonai, il Signore: Se lascio il mio popolo solo, si disperderà tra le grandi nazioni. Legherò quindi ad esso il mio nome e la mia alleanza. Così sono sicuro di non perderlo più, o, almeno, di ritrovarlo facilmente.

Parola di Dio: Dn. 7,2-14; Cant. da Dn. 3,75-81; Lc. 21,29-33

 

Vangelo Lc. 21, 29-33

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Parola del Signore

 

“SAPPIATE CHE IL REGNO DI DIO E’ VICINO”. (Lc. 21,31)

Con grande realismo, siamo messi di fronte alla realtà dei giorni che scor­rono veloci: è la, fragilità della nostra vita. Vita che è un dono meraviglioso, ma che umanamente, come un esile filo, può spezzarsi da un momento all’altro. L’importante è che quel momento non ci colga all’improvviso, ma ci trovi pronti per correre incontro al Signore. Dovremmo imparare a vivere in pienezza ogni momento, ogni ora della nostra vita non solo perché sono irripetibili ma anche perché il nostro presente, dopo Gesù, ha già sapore di eternità. Non lasciamoci vivere dal tempo in attesa di chissà che cosa, e solo non perdendo tempo e vivendo bene il tempo che camminiamo davvero nell’eternità e verso la sua pienezza futura.

 

 

SABATO 30 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Una scheggia di preghiera:

 

A TE MI AFFIDO, COMPI IN ME LA TUA SALVEZZA.

 

Hanno detto: Nelle gravi necessità è tempo di far vedere se veramente confidiamo in Dio. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Chi prima non riflette ,poi si pente.

Un aneddoto: Chi ha peccato e vuole purificarsi, ma non vuole rimediare al male fatto, a chi è simile? È simile ad un ladro che tiene stretto nelle sue mani il sacchetto dei soldi rubati. Anche se immerge se stesso in tutte le acque di purificazione, non viene per niente perdonato. Stolto! Restituisci al padrone i soldi rubati e poi, anche se tocchi una sola goccia d’acqua, sarai veramente purificato.

Parola di Dio nella festa di Sant’Andrea: Rm. 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22

 

Vangelo Mt 4, 18-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Parola del Signore

 

"SEGUITEMI, VI FARÒ PESCATORI DI UOMINI". (Mt. 4, 20)

L’Apostolo Andrea con la sua chiamata ci è testimone che Gesù ha bisogno di me e di te. Questa la vocazione di ogni battezzato. Certamente per qualcuno si esprime in maniera totale, particolare. Ma anche il "laico" è chiamato a far sua questa "chiamata" del Signore. Anzi è proprio questa "chiamata" che da senso ad ogni altra vocazione e ad ogni altro mestiere. La dualità inscindibile dello "stare con Lui" e dell'essere "pescatori di uomini" fa parte del nostro dna di credenti. Poco importa qual è il tuo mestiere, tu sei chiamato a stare con Lui personalmente e assieme ai tuoi fratelli. Sei chiamato a confessarlo con la bocca e il silenzio. Con il riposo e il lavoro. Perché se invocherai il nome del Signore, con tutta la tua vita, "sarai salvo".

     
     
 

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