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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

LUGLIO 2013

 

LUNEDI’ 1 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Ester, regina; San Nicasio Burgio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RAFFORZA LA MIA VOLONTA’.

 

Hanno detto: La voglia di far niente può indicare che si è fatto troppo. In questo caso far niente significa fare la cosa più opportuna: riposare. ( James H.)

Saggezza popolare: Arco sempre teso si rompe.

Un aneddoto: Racconta Mons. Max Caron: "Prete secolare e curato di una parrocchia di Londra, avevo avuto, quel sabato 3 novembre 1888, una giornata delle più laboriose. Alle 10 di sera stavo terminando il mio breviario, quando squillò con violenza il campanello di casa. Discesi. Trovai la mia domestica alle prese con una signora anziana. Questa chiedeva con voce supplichevole che un prete volesse recarsi subito nella tal casa per assistere un giovane che si trovava in fin di vita. Meno di dieci minuti dopo m’incamminai. Era una vera notte di novembre. La nebbia era fitta e a fatica riuscii a decifrare il numero dell’abitazione. Suonai. Una donna anziana venne ad aprirmi. — C’è qui un ammalato grave? chiesi. — No, signore -mi rispose. — Non qui! Questo è il numero... Esatto — risposi. E’ proprio qui che sono stato chiamato da una signora poco fa. Stavo per andarmene, alquanto perplesso, quando un giovanotto mi disse:- Entri pure, Padre, c’è un bel fuoco! La nostra conversazione fu lunga e seria. Il giovanotto era evidentemente sincero, ma da dieci anni aveva abbandonato ogni pratica religiosa. Dio volle comunque benedire le mie parole ed io non lo lasciai se non dopo averlo confessato e aver fissato un appuntamento per l’indomani della domenica che seguiva alla festa di Tutti i Santi. Quel giorno attesi ansioso il mio penitente, ma con mio grande disappunto non lo vidi comparire. Il giorno dopo ancora venne la vecchia domestica. Mi portava la notizia della morte improvvisa di quel giovane. Andai subito a trovarlo. Me ne stavo assorto in preghiera accanto alla bara quando, alzai un istante gli occhi, vidi sospeso al disopra del camino il ritratto di quella stessa signora anziana che era venuta a cercarmi. Quale non fu la mia sorpre­sa quando venni a sapere che si trattava della madre del giovane, deceduta molti anni prima! In quel giorno di novembre, mese dedicato alle Anime del Purgatorio, un’anima mi era dunque apparsa... Era una mamma che aveva così strappato al cielo la salvezza del figlio suo".

Parola di Dio: Gen. 18,16-33; Sal. 102; Mt. 8,18-22

 

Vangelo Mt 8, 18-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai". Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre". Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti". Parola del Signore

 

“ALLORA UNO SCRIBA SI AVVICINO’ E GLI DISSE: MAESTRO, IO TI SEGUIRO’ DOVUNQUE ANDRAI”. (Mt. 8,18)

Penso che ciascuno di noi in un momento di fede o di esaltazione abbia detto a Gesù: “Ti seguirò ovunque tu vada”. Il Signore certamente apprezza questi gesti di entusiasmo ma vuole anche dirci con chiarezza che cosa comporta il seguirlo: certamente trovare in Lui la liberazione, la gioia, ma anche avere la forza di perdere tutto, di entrare nel mistero di Dio che passa attraverso la croce. Gesù non ci promette una via larga e spaziosa ma una “strada stretta”, non ci promette di “sedere alla sua destra o sinistra” come forma di potere, ma ci invita a salire su una croce a destra o sinistra della sua. Non ci promette tranquillità ma beatitudine in quanto “sarete perseguitati e disprezzati nel mio nome”. Bisogna essere consci di questo prima di buttarci alla sua sequela, di modo che il nostro entusiasmo non svanisca davanti alle difficoltà e non ci troviamo a “porre mano all’aratro per poi voltarci indietro”.

 

 

MARTEDI’ 2 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottone, vescovo; San Bernardino Realino, sacerdote.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, SIGNORE, SIAMO PERDUTI.

 

Hanno detto: La mente dovrebbe ogni tanto trovare qualche distrazione, perché con ciò possa meglio rivolgersi al pensiero. (Fedro)

Saggezza popolare: Dopo sei giorni si riposò anche il Signore.

Un aneddoto: Una volta un certo Martiniano, capo dei soldati, andò da Antonio abate e cominciò a infastidirlo perché aveva la propria figlia tormentata dal demonio. Insisteva battendo alla porta e lo supplicava perché aprisse e pregasse Dio per la figlia. Antonio non aprì, ma guardando dall’alto disse: «O uomo, perché gridi tanto verso di me? Io sono un uomo come lo sei tu. Se credi in Cristo al quale io servo, va’, prega secondo la tua fede e otterrai». Quel tale andò via credendo e invocando Cristo e sua figlia fu liberata dal demonio.

Parola di Dio: Gen. 19,15-29; Sal.25; Mt. 8,23-27

 

Vangelo Mt 8, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?". Parola del Signore

 

“QUINDI, LEVATOSI, SGRIDO’ I VENTI E IL MARE E SI FECE UNA GRANDE BONACCIA”. (Mt. 8,26)

Gesù sale sulla barca e i discepoli lo seguono. Poco dopo Gesù si addormenta. A ll'improvviso si scatena una tempesta e la barca è sballottata dalle onde mentre Gesù continua a dormire. I discepoli sono sconcertati, sembra che al Maestro non importi nulla di loro, finché gridano aiuto: «Signore,salvaci! Siamo in pericolo! » E’ un grido di disperazione, ma anche di fiducia; ha il sapore della preghiera semplice con la quale iniziamo ogni domenica la liturgia eucaristica: «Signore, pietà! ». È la stessa preghiera che rivolge Pietro a Gesù, quando è preso dalla paura e minaccia di affondare. Gesù stende la mano e lo trae in salvo. Talora la preghiera è proprio un grido di disperazione, come per svegliare il Signore. Quanti sono talora colti dalla tempesta e non hanno null'altro cui aggrapparsi se non il grido di aiuto, mentre sembra che il Signore dorma? Quel grido semplice è vicino alla nostra condizione, è molto umano e descrive bene la nostra piccola fede.  Di fronte alla tranquillità di Gesù, poggiata sulla piena fiducia nel Padre che non lo abbandona, noi siamo davvero uomini e donne di poca fede; tuttavia facciamo bene a imitare il grido dei discepoli. E Gesù si alza ritto sulla barca e ponendosi di fronte ai venti e al mare in tempesta, e li minaccia. Subito si fa «una grande calma». Basta una parola di Gesù, che si fa bonaccia. Coloro che hanno assistito alla scena si stupiscono. Il discepolo (o, se s i vuole, la conversione) nasce dallo stupore nel vedere che la parola di Gesù calma ogni tempesta della vita, anche quando sembra che null'altro resti se non affondare.

 

 

MERCOLEDI’ 3 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso apostolo; Sant’Eliodoro, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO!

 

Hanno detto: E’ impossibile godere perfettamente del dolce far nulla, se non si ha un mondo di cose da fare. (Jerome K. Jerome)

Saggezza popolare: Il lupo sogna le pecore, e la volpe le galline.

Un aneddoto: Una volta due confratelli si incamminarono per andare da Antonio abate. Durante il viaggio l’acqua venne a mancare; uno morì, l’altro correva lo stesso pericolo. Non avendo più la forza di camminare, si gettò a terra in attesa della morte. Antonio che era seduto sul monte, chiamò due monaci che per caso erano lì e disse loro: «Prendete una brocca d’acqua e correte sulla strada che porta in Egitto. Di due che venivano qui, uno è morto, l’altro sta per morire se non vi affrettate. Questo mi è stato rivelato mentre pregavo». I monaci andarono; trovarono uno morto e lo seppellirono. All’altro diedero da bere e lo condussero dal vecchio. Se qualcuno si domandasse: «Perché Antonio non ha parlato prima che l’altro morisse?», la domanda non avrebbe ragione. Il decreto della morte non è di Antonio, ma di Dio che permise la morte di uno e rivelò ad Antonio la necessità dell'altro.

Parola di Dio nella festa di san Tommaso: Ef. 2,19-22; Sal. 116; Gv. 20,24-29

 

Vangelo Gv 20, 24-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". Parola del Signore

 

“BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO” (Gv. 20, 29)

Non si può credere nel Risorto se non lo si è incontrato, se non si è ricevuto il dono dello Spirito. Tommaso non era là e per questo i suoi dubbi rimangono: vuole vedere e toccare. E chi di noi non ha mai provato il suo stesso bisogno? La fede non è un pacifico possesso, un’acquisizione tranquilla. Essa viene continuamente rimessa in discussione. Noi, dove lo incontriamo? E’ vero, noi non c’eravamo nel Cenacolo. Non lo abbiamo visto, udito, toccato. E allora perché Gesù ci dichiara “beati”? Forse perché anche noi possiamo incontrarlo, anche se in un modo diverso. Non come Tommaso, certo, e tuttavia realmente, autenticamente. Come fare a sapere che la nostra non è un’illusione? Cosa fare per essere sicuri di non sbagliarci? Il modo per essere sicuri di averlo incontrato è vedere se la nostra vita sta cambiando perché l’incontro con il Risorto cambia sempre la vita. Non ci lascia come eravamo prima. Ci trasforma. Apre i nostri occhi, scalda il nostro cuore, ci porta sulle strade esigenti della fraternità e della condivisione.

 

 

GIOVEDI’ 4 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Portogallo; Sant’Alberto Quadrelli, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONA, SIGNORE, LE NOSTRE COLPE; CANCELLA I NOSTRI PECCATI.

 

Hanno detto: Tutta l'infelicità umana viene da una sola cosa, cioè dal non saper stare in riposo in una camera. (B. Pascal)

Saggezza popolare: Chi guarda il cielo nel pozzo ne vede soltanto un pezzo. (Pr. Cinese)

Un aneddoto: Una volta anche Archelao, che era un funzionario, si recò da Antonio abate e lo trovò a una certa distanza dal monte. Gli chiese soltanto di pregare per Policrazia, una vergine di Laodicea, degna di ammirazione e tutta dedita a Cri­sto. Per l’eccessiva astinenza era affetta da gravi dolori allo stomaco e a un fianco, e inoltre era fisicamente molto debole. Antonio pregò. Archelao segnò il giorno in cui aveva pregato e, quando giunse a Laodicea, trovò la ragazza guarita. Nel chiedere quando, in quale giorno, fosse avvenuta la guarigione, mise fuori la carta sulla quale aveva segnato il tempo della preghiera di Antonio. Avendo saputo i particolari, mostrò la carta su cui aveva preso nota. Tutti si meravigliarono considerando che il Signore l’aveva liberata dalle sofferenze proprio quando Antonio aveva pregato invocando per lei la bontà del Salvatore.

Parola di Dio: Gen 22,1-19;Sal. 114; Mt. 9,1-8

 

Vangelo Mt 9, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore

 

“CORAGGIO, FIGLIOLO, TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI”. (Mt. 9,2)

Gesù. tornato a Cafarnao gli portano un paralitico steso su un lettuccio, e lo pongono al centro. Un centro non solo fisico, ma di attenzione, di interesse, di preoccupazione per quel malato prima che per se stessi. L’amore di quegli amici è in certo modo l’inizio del miracolo. L'evangelista invita a notarlo affermando che Gesù, vedendo la loro fede, si decide ad intervenire. Questa volta, però, prima di operare la guarigione, dice al paralitico parole che nessuno ha mai detto: "Sono rimessi i tuoi peccati!" Gesù non vuole insinuare che la malattia del paralitico sia stata causata dai suoi peccati. Però sa che lo pensano gli scribi. La malattia fisica infatti era considerata diretta conseguenza dei propri peccati o di quelli dei genitori.  E qui la scena, comprensibilmente, si trasforma in un dibattito teologico. Gli scribi presenti, al sentire queste parole, pensano male di Gesù, senza dirlo. Pensano sia una bestemmia, perché solo Dio poteva perdonare. E secondo loro non ci poteva essere perdono senza l’eliminazione della malattia fisica. Ma Gesù, che vede nei cuori, li smaschera e fa vedere fin dove arriva la sua misericordia: “Alzati! - dice al paralitico - prendi il tuo letto e va' a casa tua". Il Signore ha compiuto in quel malato un doppio miracolo: lo ha perdonato dai peccati e lo ha guarito dalla paralisi. Così facendo mostra anche ai suoi interlocutori che il perdono ha avuto quell’effetto di cura che essi attendevano. E’ venuto tra gli uomini uno che guarisce sia il corpo che il cuore. Ne abbiamo bisogno anche noi, subito. Gesù ha rinnegato la credenza che collegava come causa ed effetto il peccato e la malattia. Ma il perdono dei peccati, anche per chi sta bene nel fisico, porta comunque ad una vita più sana, ad una vita guarita e rigenerata, una vita rinnovata dalla riconciliazione con Dio e con i fratelli.

 

 

VENERDI’ 5 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Zaccaria; Santa Zoe.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, GRAZIE DELLA TUA CHIAMATA.

 

Hanno detto: Quando fate le valige per le vacanze, prendete la metà dei vestiti e il doppio dei soldi. (Arthur Bloch)

Saggezza popolare: L'uccello dal becco grosso non può cantar fine.

Un aneddoto: Una volta Antonio abate fu invitato a salire su una nave e a pregare insieme con i monaci. Egli avvertì un odore molto cattivo. Quelli che erano sulla nave dissero che si trattava di pesce salato. Ma egli ribatté che era cosa ben diversa. Infatti, mentre parlava, un giovane indemoniato, che era salito prima sulla nave e si era nascosto, improvvisamente si mise a gridare. Il demonio, rimproverato in nome del Signore Gesù Cristo, uscì subito e quel giovane guarì. Tutti capirono che quel cattivo odore proveniva dal demonio.

Parola di Dio: Gen. 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Sal. 105; Mt. 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“VIDE UN UOMO CHIAMATO MATTEO, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE E GLI DISSE: SEGUIMI! ED EGLI SI ALZO’ E LO SEGUI’". (Mt.9,9)

Matteo, l’autore del Vangelo che stiamo leggendo in questo periodo, è uno che può parlare con verità ed autorevolezza di Gesù perché ha sperimentato la sua chiamata, il perdono, la gioia di poterlo seguire, e ricorda bene quanto è avvenuto in quel momento. Egli inserisce l’episodio della sua chiamata in un contesto dove racconta una decina di miracoli di guarigione. Il miracolo genera sempre un cambiamento, per questo il più grande miracolo è sempre una conversione e Matteo annovera la sua tra i racconti di miracoli perché sa quanto la chiamata inattesa, sconvolgente, entusiasmante del Cristo sia stata per lui fonte di guarigione, di trasformazione, di illuminazione. Era cieco, molto più cieco dei ciechi fisici perché il suo orizzonte si limitava al denaro; era paralizzato, inchiodato al suo tavolo, al suo mestiere, al suo ambiente, eppure è riuscito ad alzarsi e a seguirlo. Era lebbroso, intoccabile per i suoi compatrioti, era muto, incapace di pregare, di cantare, di ringraziare, incapace di gioia vera. Incapacità e peccati, mali e ricchezze disoneste: è stato liberato di tutto allo stesso tempo per cominciare una vita nuova. Ed ecco i frutti della sua conversione: immediatamente diventa apostolo, invita i suoi vecchi amici per comunicare loro la sua scoperta, per far conoscere loro Colui che è capace di guarirli come ha guarito lui; e così il primo apostolato si esercita in un banchetto, in una festa. E noi, qualche volta, come quei farisei, storciamo il naso: “Una festa di peccatori non si confà alla serietà della religione! Il sacro mischiato al profano: quale orrore!”. Quando la pensassimo così saremmo dei perfetti Farisei. Ma il fariseo è l’uomo della giustizia che non può sopportare Gesù che è l’uomo del perdono. Per me suona ogni giorno la chiamata del Signore che vuole schiodarmi dal mio banco di abitudini (cattive e anche buone ma senz’anima). Se la festa, la gioia è entrata in me, vuol dire che ho accolto il suo perdono, che so di essere un ‘miracolato’. Se tutto è ancora nella tristezza come prima, vuol dire che non ho incontrato Cristo, non ho sentito la sua voce, l’ho lasciato andar oltre senza alzarmi per seguirlo.

 

 

SABATO 6 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Goretti; Santa Domenica, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDA IL NOSTRO CUORE, SIGNORE E PURIFICACI.

 

Hanno detto: Nel fare il bene non ci sono vacanze. (Santo curato d’Ars)

Saggezza popolare: La rana è usa ai pantani: se non ci va oggi ci andrà domani

Un aneddoto: Un uomo illustre, tormentato dal demonio, fu condotto da Antonio Abate. Il demonio era così furioso che l’uomo non si rese nemmeno conto di essere portato da Antonio. Del resto arrivava anche al punto da mangiare gli escrementi. Quelli che lo avevano condotto supplicarono An­tonio di pregare per lui. Antonio ebbe pietà del giovane, pregò e trascorse tutta la notte in veglia per lui. Improvvisamente, verso l’alba, il giovane, lanciandosi contro Antonio, cominciò a percuoterlo. Quelli che lo avevano accompagnato, si adirarono con lui. Antonio disse: «Non vi adirate con il giovane. Non è lui che si comporta così, ma il demonio che è in lui. Poiché è stato redarguito e ha avuto l’ordine di andarsene in luoghi aridi, è impazzito e ha fatto queste cose. Glorificate il Signore. Il fatto che mi abbia aggredito è un segno per voi dell’uscita del demonio». Mentre Antonio diceva queste cose, il gio­vane subito guarì. Dopo aver ripreso coscienza di sé, riconobbe il luogo dov’era, abbracciò il vecchio e rese grazie a Dio.

Parola di Dio: Gen. 27,1-5.15-29; Sal. 134; Mt. 9,14-17

 

Vangelo Mt 9, 14-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano". Parola del Signore

 

“PERCHE’ MENTRE NOI E I FARISEI DIGIUNIAMO, I TUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO?”. (Mt. 9,14)

E’ sempre estremamente facile confondere tra fede e religione. Qui, i notabili della religione sono scandalizzati perché i discepoli di Gesù non compiono “gesti di religione”; altre volte, noi giudichiamo religiosi coloro che vanno in chiesa o confondiamo il credere con le pratiche religiose. Gesù ama e pratica la religiosità del suo popolo: osserva la legge mosaica, va al tempio, alla preghiera del sabato ma va anche a pregare al mattino presto, per conto suo e se un malato ha bisogno di Lui, non guarda il giorno della settimana. E’ osservante, non bigotto. Ama Dio, non le formalità della religione. Ascolta i capi della religione con rispetto, non ne è succube. La verità, per Lui è più importante delle formule preconfezionate.  Non si tratta allora di snobbare i segni della religione ma di renderli espressivi di una fede, fede che può benissimo, in certi casi, portarci a superarli.

 

 

DOMENICA 7 LUGLIO: 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apollonio, vescovo; San Firmino il vecchio, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, L’OPERA DI TUTTI I MISSIONARI DEL VANGELO.

 

Hanno detto: Gli uomini hanno cominciato ad aver bisogno delle vacanze quando hanno smesso di divertirsi a lavorare. (Schopenhauer)

Saggezza popolare: Bella faccia il cuore allaccia.

Un aneddoto: Antonio abate abitava in una grotta isolata, su un monte. Una volta fu costretto da alcuni che avevano bisogno, e da un comandante di soldati che lo supplicava con molte preghiere, a scendere dal monte e a recarsi da loro. Antonio scese. Disse poche parole di salvezza per coloro che lo avevano pregato e poi mostrò fretta di andar via. Allora quel comandante lo pregò vivamente di fermarsi ancora. Antonio rispose che non si poteva trattenere e per convincerli portò loro un piacevole esempio: «Come i pesci, se portati a secco, muoiono, così i monaci se indugiano con voi. Se poi i monaci si trattengono di più in mezzo a voi, si guastano. E come i pesci hanno fretta di ritornare in mare, così noi sul monte per non dimenticare, trattenendoci all’esterno, le cose interiori».

Parola di Dio: Is. 66,10-14; Sal. 65; Gal. 6,14-18; Lc. 10,1-12.17-20

 

Vangelo Lc 10, 1-12. 17-20

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli disse: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Parola del Signore

 

“GESU’ DESIGNO’ ALTRI SETTANTADUE DISCEPOLI E LI INVIO’ ”. (Lc. 10,1)

Il Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere quali siano le caratteristiche della missione che Gesù affida ai discepoli e a noi.  Questa missione nasce dalla preghiera: “Pregate il Padrone della messe... E’ resa possibile dalla povertà. Non conta sull’avere o su grandi mezzi. La missione non si fonda sulla sapienza umana. Bastano parole semplici ma profonde come “Pace” e “Il Regno dei cieli è vicino”. Se c’è da fare qualche preferenza esse devono rivolgersi ai malati, ai diseredati, alle persone comuni. Non ci sono poteri straordinari all’infuori di quello di guarire, liberare, restituire l’uomo alla pienezza del suo essere. La missione non è conquista, ma invito, proposta, appello. Un altro aspetto caratteristico della missione è la debolezza: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Gesù non dice di rivaleggiare con i lupi mostrando i denti, battendo i pugni, urlando più forte, ma presentandosi disarmati, come agnelli. Non basta neppure stare dalla parte degli agnelli, delle vittime. Occorre essere agnello, vittima. Come Cristo stesso.

 

 

LUNEDI’ 8 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Papa; Sant’Abbondio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

RICONOSCO IL MIO PECCATO, PERDONAMI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non domandiamo al Signore per quale ragione abbia creato alcune rose rosse e altre bianche: tanto la rosa rossa quanto la rosa bianca canteranno nel creato la gloria di Dio. (Don Alberione)

Saggezza popolare: Strada bella non è mai lunga.

Un aneddoto: Un altro comandante, di nome Balacio, perseguitava violentemente i cristiani a causa degli ariani. Poiché era così crudele da far percuotere le vergini e denudare e flagellare i monaci, Antonio gli inviò una lettera con queste parole: «Vedo l’ira divina scendere su di te. Cessa di perseguitare i cristiani se non vuoi essere preso dall’ira. Ormai essa sta per raggiungerti». Ma Balacio rise, gettò a terra la lettera sputandovi sopra, ingiuriò i messaggeri, poi ordinò loro di riferire ad Antonio queste parole: «Siccome ti preoccupi tanto dei monaci, verrò io da te». Balacio e Nestorio, prefetto d’Egitto, partirono per andare da lui. Entrambi montavano cavalli dello stesso Balacio, i più mansueti di tutti i cavalli che egli stesso allevava. Improvvisamente il cavallo più mansueto sul quale era Nestorio con un morso fece cadere a terra Balacio e infierì su di lui; con i morsi gli dilaniò una coscia. Subito Balacio fu portato in città, ma dopo tre giorni cessò di vivere. Tutti si meravigliarono perché in poco tempo era accaduto quanto Antonio aveva predetto.

Parola di Dio: Gen. 28,10-22; Sal. 90; Mt. 9,18-26

 

Vangelo Mt 9, 18-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: "Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“LE DISSE GESU’: CORAGGIO, FIGLIOLA, LA TUA FEDE TI HA GUARITA”. (Mt. 9,22)

Per essere guariti da Gesù occorre sapere di essere malati e aver fede che Lui possa guarirci. Per ottenere il perdono, guarigione dell’anima, è la stessa cosa. Occorre sapere fino in fondo quanto siamo peccatori. Oggi, per molti, questa cosa che sembra la più evidente non è così. Si stenta a riconoscere il proprio peccato, lo si confonde con l’errore, con l’inevitabile, con il “ma tutti fanno così!”. Non si sente il peccato come un qualcosa che ci allontana da Dio e allora non si ritiene neanche importante chiedere perdono. Se invece, guardando a Dio, scopro come la mia vita in tante cose sia ancora lontana dal suo precetto di amore, come io sia ancora indegno della salvezza che il sangue di Gesù mi ha meritato, se ho fiducia in Lui che mi cerca per guarirmi, allora posso buttarmi tra le sue braccia e posso scoprire che come io ho desiderio di essere perdonato così anche Lui desidera regalarmi il suo perdono.

 

 

MARTEDI’ 9  LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Vittoria; Santa Veronica Giuliani.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA OPERAI, SIGNORE, NELLA TUA MESSE.

 

Hanno detto: Il mondo è un libro aperto. Attorno a noi, in noi. Ci presenta i suoi messaggi, le infinite variazioni della sua bellezza e delle sue certezze. Ciascuno può leggere direttamente quello che gli viene offerto è sufficiente aprire curiosità intelligenza e cuore. (Barjavel Renè)

Saggezza popolare: La carità più squisita è la giustizia per tutti. (Prov. americano)

Un aneddoto: Pare che nella prima metà del secolo scorso, una comitiva di collegiali che si era recata a visitare le catacombe di san Callisto, si fosse persa e non se ne fosse saputo più nulla, A seguito di questo episodio, si pensò di fornire i visitatori di una specie di "filo di Arianna" e di una lampada perché ritrovassero l'uscita. Narrano le cronache giornalistiche di qualche tempo dopo, che un forestiero, fornito del filo e della lampada, si inoltrasse nei cunicoli e, preso dalla curiosità, abbandonasse il filo per procedere più oltre. Tornando indietro non trovò il filo e preso dal panico, finì per rovesciare anche la lampada. Dopo aver vagato a lungo a tentoni nel buio, cadde a terra stremato e improvvisamente si ritrovò fra le mani il filo e poté tornare alla luce salvandosi miracolosamente alla morte.

Parola di Dio: Gen. 32,23-33; Sal. 16; Mt. 9,32-38

 

Vangelo Mt 9, 32-38

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!". Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni". Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!". Parola del Signore

 

“PREGATE IL PADRONE DELLA MESSE CHE MANDI OPERAI NELLA SUA MESSE". (Mt. 9,38)

Quando leggiamo questo invito di Gesù, ci viene spontaneo pensare subito ai preti, alle vocazioni missionarie e religiose,quelli che partono e vanno in paesi lontani. Hai mai pensato ai tuoi vicini di casa, magari buoni ma che non conoscono la strada della fede?, a quel tuo parente che alla morte del coniuge ti ha gridato forte il suo perché?, ai tuoi giovani nipoti che pensano a divertirsi ma che nella loro infelicità fanno capire di non essere soddisfatti ma alla ricerca di qualche valore duraturo? Anche questa è messe di Dio e chissà che Dio non voglia mandare proprio te da loro, con una presenza, una parola, un gesto. Invochiamo vocazioni ma siamo pronti anche ad essere mandati.

 

 

MERCOLEDI’ 10 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Anatolia, Vittoria e Audace, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE PER TUTTI QUELLI CHE MI HANNO TESTIMONIATO TE.

 

Hanno detto: La natura è il trono esteriore della magnificenza divina. (Buffon)

Saggezza popolare: La bellezza delle cose, più che la loro utilità, indirizza l'animo umano verso gli dei che l'hanno creata. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Un giorno un uomo torna a casa dopo il lavoro e lì trova una confusione totale. I bambini sono nel giardino, ancora in pigiama e giocano nel fango. Per terra sparsi confezioni e involucri per alimenti vuoti. Mentre entra in casa trova un caos ancora peggiore. Piatti sporchi, mangime per il cane sparso sul pavimento, un bicchiere rotto sotto il tavolo e un mucchietto di sabbia vicino alla porta sul retro. In soggiorno sono sparsi giocattoli e abbigliamento e una lampada da tavolo è stata rovesciata. Si dirige verso la scala, camminando fra giocattoli, per cercare sua moglie. Comincia a preoccuparsi che lei sia malata o che le sia successo qualcosa di grave. La trova in camera da letto, ancora in pigiama, sdraiata, leggendo un libro. Lei alza lo sguardo su di lui, sorride e gli chiede come era andata la giornata. Lui la guarda disorientato e chiede: - Che cosa sta succedendo qui?  Lei sorride nuovamente e risponde: Ti ricordi che ogni giorno quando arrivi a casa mi chiedi che cosa ho fatto durante il giorno?  - Si

Rispose lui. E lei: - Ecco. Oggi non l'ho fatto. 

Parola di Dio: Gen. 41,55-57; 42,5-7.17-24; Sal. 32; Mt. 10.1-7

 

Vangelo Mt 10, 1-7

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino ". Parola del Signore

 

“QUESTI DODICI GESÙ LI INVIO’ ”. (Mt. 10,5)

Mi piacciono i vangeli perché sono libri onesti. Non presentano gli apostoli come persone senza macchia né paura, integerrimi, “santi”. Li presentano nella loro realtà fatta di contraddizioni con slanci di grande fede e con momenti di dubbio e ripiegamento su se stessi, con coraggio e con paura... insomma, in essi mi ritrovo pienamente: al Signore voglio bene ma sono egoista, vorrei fare cose grandi per Lui ma sono timoroso, capisco poco della sua volontà, ho voglia di seguirlo ma anche di scappare... Eppure è con questo materiale umano che Gesù ha fondato e fonda oggi la sua Chiesa. Non ho la scusa di dire: “Non sono degno, non sono capace” per tirarmi indietro. Lui si serve proprio della mia incapacità, dei miei difetti, Lui affida l’annuncio del suo regno di pace, di amore, di giustizia, di verità proprio a me e a te che siamo irosi, egoisti, a volte ingiusti e incapaci di comprenderlo.

 

 

GIOVEDI’ 11 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto, patrono d’Europa;Santa Amabile di Rouen.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DELLA TUA FIDUCIA.

 

Hanno detto:

Prendersi cura del pianeta è come curare la propria casa e poiché noi, esseri umani, viviamo e siamo immersi nella natura, è assurdo distruggerla o rovinarla. (Dalai Lama)

Saggezza popolare: Le cose belle educano il gusto. (Pr. Inglese)

Un aneddoto: Seneca racconta che un suo contemporaneo, Giulio Cano, era in attesa di essere giustiziato da Caligola che lo aveva condannato a morte. Quando il centurione venne a prenderlo egli stava giocando a scacchi. Cano si alzò, contò i pezzi e disse all’avversario: “Bada di non andare a raccontare dopo la mia morte che stavi vincendo”. Poi rivolto al centurione: “Tu sarai testimonio che ero in vantaggio di un pezzo”. E ai suoi amici che erano tristi disse: “Perché siete mesti? Voi vi state ancora chiedendo se l’anima è immortale; io, tra poco, lo saprò”.                          

Parola di Dio: Pr. 2,1-9; Sal.33; Mt. 19,27-28

 

Vangelo Mt 19, 27-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Parola del Signore

 

“NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mt. 19,27)

L’invito di Gesù a lasciare tutto non è un invito esclusivo fatto a religiosi o a preti. La radicalità della scelta evangelica riguarda ciascuno di noi. La chiamata personale di Gesù nei nostri confronti è un progetto di vita difficile ma esaltante volto alla ricerca del nostro vero bene e del servizio dei fratelli. E anche quel centuplo che Gesù ha promesso per chi lo segue integralmente sono altri doni che a loro volta devono essere nuovamente investiti per il bene degli altri. Gioiosi per la grandezza di questi doni chiediamo al Signore di non sprecarli, di non sprecare neppure un secondo di quel tempo prezioso che Egli ci dona perché anche un misero secondo potrebbe essere la salvezza nostra o la rinascita di un nostro fratello.

 

 

VENERDI’ 12 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Fortunato; San Giovanni Gualberto.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TESTIMONIANZA DEI MARTIRI, CI RENDA FORTI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Bella, armoniosa la creazione. E Dio l’ha fatta bella, grande, varia, ricca, capace di soddisfare tutti i bisogni, di nutrire il corpo e persino di sviluppare la vita dell’anima, conducendola verso la conoscenza di lui stesso. E tutto questo, per te. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Non è bello chi ha un bel viso, ma chi ha una bella anima. (Pr. Russo)

Un aneddoto: Domandarono una volta ad Agatone: “Che cosa vale di più, la fatica del corpo o la custodia del cuore?” L’anziano rispose: L’uomo è come un albero: la fatica del corpo sono le foglie, la custodia del cuore il frutto. Ora, poiché, come è scritto, ogni albero che non produce buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco, è chiaro che tutto il nostro impegno deve tendere al frutto, cioè a custodire lo spirito. Ma è necessaria anche la protezione e l’ornamento delle foglie, cioè la fatica del corpo, affinché l’albero viva.

Parola di Dio: Gen. 46,1-7.28-30; Sal 36; Mt.10,16-23

 

Vangelo Mt 10, 16-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. Parola del Signore

 

“IL FRATELLO DARA’ A MORTE IL FRATELLO”. (Mt. 10,21)

Gesù aveva messo in guardia i suoi discepoli. La persecuzione sarebbe scattata contro i suoi seguaci come era scattata contro di Lui. Ripenso alla storia di ieri e di oggi: quanti martiri per la fede, alcuni voluti dal potere, altri dalle intransigenze religiose, e quanti, ancora oggi, magari senza spargimento fisico di sangue, ma attraverso attacchi quotidiani rendono testimonianza a Gesù. Non credo al martire impavido (ce ne sarà forse stato qualcuno), il martirio fa male; non credo al martirio delle frasi solenni (in certi momenti non so se uno ha tanta capacità di dire frasi che non siano di dolore), ma credo alla testimonianza. E credo che un po’ di martirio lo troviamo anche noi se vogliamo essere fedeli al Vangelo, anzi direi, per prendere sul serio Gesù che un po’ di persecuzione per la fede sia il segno che ci indica di essere sulla strada giusta.

 

 

SABATO 13 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Enrico;Sant’Eugenio da Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA AMICIZIA, SIGNORE, MI RENDA TUO TESTIMONE.

 

Hanno detto: Cosa c’è di più meraviglioso del cielo che di giorno splende sotto il sole e di notte, quasi fosse abitato da occhi ardenti, illumina la terra con innumerevoli stelle?

Esse sono per i marinai e per i viandanti come guide che quasi li prendono per mano. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Si sa dove si nasce, ma non dove si muore. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Fu chiesti a Uways un maestro sufita: “Come ti senti stamattina?” Uways rispose: “Mi sento come uno che si è alzato stamattina e non sa se questa sera sarà ancora vivo.” Gli fu obiettato: “Ma tutti gli uomini si trovano in questa situazione!” Rispose Uways: “Sì, certo. Ma quanti ne sono coscienti?”

Parola di Dio: Gen. 49,29-33;50,15-26; Sal. 104; Mt. 10,24-33

 

Vangelo Mt 10, 24-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli ". Parola del Signore

 

“CHI DUNQUE MI RICONOSCERA’ DAVANTI AGLI UOMINI, ANCH’IO LO RICONOSCERO’ DAVANTI AL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 10,32)

Gesù ci fa una promessa. Ci dice che noi saremo presentati come suoi amici da Lui al Padre; chiede però anche a noi di presentarlo agli altri come nostro amico. Certamente ciascuno di noi ci tiene ad essere amico di Gesù, ma ci sono certi momenti in cui il cosiddetto “rispetto umano”, o meglio il timore del giudizio degli altri o la paura di perdere qualche beneficio, ci tenta di nascondere questa amicizia. “Se con certi amici mi presento come cristiano vengo deriso, se non mi comporto come gli altri del giro, vengo tagliato fuori” mi diceva un giovane; e noi così, preferiamo accodarci e nascondiamo la nostra fede. Non si tratta di diventare integralisti, di parlare di Cristo come degli invasati, di misurare la fede degli altri, si tratta di essere noi stessi e di portare i nostri valori, senza paura, orgogliosi e riconoscenti di essere amici di Gesù.

 

 

DOMENICA 14 LUGLIO: 15^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: San Camillo de Lellis; San Ciro di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, OCCHI PER VEDERE E CUORE PER AMARE IL NOSTRO PROSSIMO.

 

Hanno detto: E’ triste pensare a quanto la natura parli e che il genere umano non ascolti. (Victor Hugo)

Saggezza popolare: Ricorda che il destino di tutti dipende sempre dalle azioni del singolo. (Alessandro Magno)

Un aneddoto: Un leone, un cane ed un coniglio, sorpresi da un improvviso temporale, si rifugiarono nella stessa caverna. Benché di indole diversa, diventarono subito amici. Il Re delle Tenebre, a cui appartengono tutte le caverne del creato, vedendolo esclamò: “Sono piacevolmente stupito! La forza, la fedeltà e la timidezza si sono riunite in un mio possedimento!” Quando il re si fu allontanato il leone disse: “La fedeltà senza dubbio, sono io”. “E io la timidezza” aggiunse il cane. “E io la forza” concluse il coniglio.

Parola di Dio: Dt. 30,10-14; Sal. 18; Col 1,15-20; Lc. 10,25-37

 

Vangelo Lc 10, 25-37

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fa questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso". Parola del Signore

 

“E CHI E’ IL MIO PROSSIMO?” (Lc. 10,29)

Anch’io, come quel dottore della legge, ti faccio questa domanda, Signore. So benissimo che la parola ‘prossimo’ significa “colui che ti è vicino”, so che tu dicendomi che Dio è Padre mi hai fatto capire che prossimo sono tutti gli uomini perché figli di Dio e fratelli, ma il prossimo non è come a me piacerebbe vederlo. Fare una buona azione ogni tanto è anche entusiasmante e gratificante, ma quando il prossimo è prepotente, quando ti asfissia con le sue pretese, quando non solo non e grato ma ti si rivolta contro, quando si maschera di falsità per carpire doni, non ne posso più! Ho cercato di amare il prossimo ma in certi momenti vorrei non essere cristiano per scrollarmi di dosso certo prossimo appiccicoso noioso, invadente, maleducato... E tu, Signore, anche oggi mi rispondi con la tua vita. Non mi hai amato per scherzo. Sei morto sulla croce non perché ero buono, hai sopportato degli apostoli che capivano poco, della gente che cercava solo miracoli, ti sei fatto prossimo a tutti. Signore Gesù, tu sai amare da Dio, aiuta anche me che spesso non so amare nemmeno da uomo.

 

 

LUNEDI’ 15 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonaventura da Bagnoregio; San Vladimiro.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI A CAPIRE, SIGNORE, CHE CON TE PERDERE E’ GUADAGNARE.

 

Hanno detto: Non è difficile credere alla maestà di Dio elevando gli occhi agli spazi cosmici disseminati di stelle. E’ molto più difficile riconoscerla nelle foglie del prezzemolo che stiamo tritando in cucina. (Miraux Serena)

Saggezza popolare: La bellezza è una lettera aperta di raccomandazione che conquista subito i cuori.

Un aneddoto: Un uomo insegnò al sua pappagallo alcune parole. Ad ogni domanda l’uccello rispondeva sempre: “E ne dubitate, forse?” Un giorno l’uomo lo portò al mercato per venderlo. Un bramino colpito dalla morbidezza delle piume e dalla vivacità dei loro colori, chiese al venditore quanto volesse. “Cento rupie” rispose l’uomo. “Ma vali davvero cento rupie?”, chiese il bramino al pappagallo. L’uccello pronto rispose: “E ne dubitate forse?” Al bramino piacque la risposta e comprò la bestia. Tuttavia si accorse ben presto che l’animale, salvo poche parole che ripeteva a caso, non aveva altre abilità. Un giorno, persa la pazienza, il bramino esclamò: “Sono stato proprio uno sciocco a comprarti, non è vero?”. “E ne dubitate, forse?”, rispose pronto il pappagallo. Il bramino, ridendo, aprì la gabbia e lasciò libero l’uccello.

Parola di Dio: Es. 1,8-14.22; Sal123; Mt. 10,34-11,1

 

Vangelo Mt 10, 34 -11, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore

 

“CHI AVRA’ TROVATO LA SUA VITA, LA PERDERA’: E CHI AVRA’ PERDUTO LA SUA VITA PER CAUSA MIA, LA TROVERA’. (Mt. 10,38)

Ecco ancora una delle tante parole “impossibili” di Gesù nel vangelo di oggi. Che cosa abbiamo di più importante della vita? E perché perderla allora?. Non è poi Dio stesso ad averci regalato la vita e allora il conservarla, il mantenerla, il viverla in pienezza non è nella sua volontà? Proviamo allora a chiarire il pensiero di Gesù. Qui Gesù parla di due tipi di vita per l’uomo: la vita terrena, che l’uomo ha ricevuto e si costruisce in questo mondo e la vita soprannaturale anch’essa dono ulteriore di Dio che non finisce con la morte e che nessuno può togliere. Di fronte all’esistenza si possono allora avere due atteggiamenti o attaccarci alla vita terrena considerandola l’unico bene ed essendo quindi unicamente portati a pensare a noi stessi, alle nostre cose, chiudendoci quindi nei nostri piccoli interessi, e trovando alla fine solo la morte, oppure credendo di aver ricevuto da Dio un’esistenza ben più profonda e autentica e di conseguenza avendo il coraggio di spendere ogni nostro dono purché questa vera vita trionfi ora e poi per sempre.

 

 

MARTEDI’ 16 LUGLIO: Beata Vergine Maria del monte Carmelo

Tra i santi ricordati oggi: Maria Maddalena Postel.

Una scheggia di preghiera:

 

MIA GIOIA VERA E’ SAPERE CHE TU, GESU’, MI AMI.

 

Hanno detto: La natura ha delle perfezioni per mostrare che è l’immagine di Dio, e dei difetti per mostrare che ne è soltanto l’immagine. (Pascal)

Saggezza popolare: Il bene fatto segue i tuoi passi  e quando lo credi dimenticato, ti ricade davanti in pioggia di stelle.

Un aneddoto: Un giorno un uomo andò a far visita a un eremita e gli disse con profonda umiltà: “Signore, io sono un essere vile. Insegnami la via della salvezza. L’eremita gli disse: “Va’ a cercarmi qualcosa che sia ancor più vile di te”. L’uomo si mise a cercare ma in nessun luogo trovò qualcosa di più vile di sé. E tuttavia un giorno, vedendo i suoi propri escrementi, si disse: “Ecco qualcosa che è certamente peggiore di me” Mentre li stava raccogliendo per portarli all’eremita, ne uscì una voce che gli disse: “Non toccarmi, peccatore! Io ero un delizioso dolce zuccherato, degno di essere offerto come dono agli dei o dato in pasto ad un vero fedele. Invece, malauguratamente ho incontrato te e mi hai ridotto in una condizione così abominevole che la gente, vedendomi fugge tappandosi il naso. Una volta sola sono entrato in contatto con te e guarda come sono ridotto. Che cosa succederebbe se tu mi toccassi un’altra volta?”  Così l’uomo imparò la più profonda, assoluta umiltà.

Parola di Dio: Es. 2,1-15; Sal. 68; Mt. 11,20-24

 

Vangelo Mt 11, 20-24

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua! ". Parola del Signore

 

“GESU’ SI MISE A RIMPROVERARE LE CITTA’ NELLE QUALI  AVEVA COMPIUTO IL MAGGIOR NUMERO DI MIRACOLI”. (Mt. 11,20)

L’ingratitudine è una di quelle cose che maggiormente ci fanno soffrire, eppure noi con Dio, qualche volta, ci comportiamo così.

Spesso le nostre giornate passano senza neppure che noi siamo consapevoli del fatto che esse sono un dono gratuito di Dio. Eppure, se io non fossi nel pensiero di  Dio, anche solo per un istante, io non ci sarei più. Ci lamentiamo dei piccoli ‘bubù’ o di quelle cose che ci mancano e invece ci dimentichiamo di avere in dono un cuore che batte, l’aria che respiriamo, il sole che sorge… Anche nei confronti diretti di Dio ci lamentiamo della sua misteriosità, del suo apparente essere lontano dalla vicende terrene, imputiamo spesso a Lui la colpa della morte dell’innocente, della sofferenza del giusto, della fame, delle pestilenze e non ci accorgiamo della sua continua, paterna, non invadente presenza; non ci rendiamo conto che Lui è l’innocente che è stato condannato, che è Lui che ha sofferto e che soffre per dare senso alla nostra sofferenza. Chiediamo segni e miracoli quando noi stessi, il mondo in cui viviamo, le persone che incontriamo sono un segno e un miracolo continuo.

 

MERCOLEDI’ 17 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessio; Santa Sinforosa; Santa Donata.

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDI COSE HAI FATTO, SIGNORE, NEI TUOI UMILI.

 

Hanno detto: Ho chiuso tutti i libri. Uno solo è rimasto aperto davanti ai miei occhi, quello della natura. (Rousseau J-J.)

Saggezza popolare: Parlare bene non vuol dire essere buoni, fare del bene sì. (Pr. Cinese)

Un aneddoto: Una ragazza parlando a Raoul Foullereau dice: “So che la mia domanda le sembrerà strana, ma vorrei vedere le sue mani”.

Foullereau gliele mostra. La ragazza le guarda senza osasse di toccarle. Poi si fa coraggio, prende le mani e continua: “Io amo i lebbrosi e vorrei aiutarli di tutto cuore, ma non ho il coraggio di toccarli... Ho un po' paura. Per questo volevo vedere le sue mani che hanno stretto tante mani, hanno accarezzato tanti volti di lebbrosi”. Foullereau  le rispose: “Lei ama i lebbrosi, ma a che serve se non va a dirglielo? A che serve dirlo se non è capace di mostrarlo? Bisogna che lei vada a vederli e prenda le loro mani, come adesso stringe le mie”.

Parola di Dio: Es. 3,1-6.9-12. Sal. 102; Mt. 11,25-27

 

Vangelo Mt 11, 25-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare ". Parola del Signore

 

“TI BENEDICO O PADRE PERCHE' HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”. (Mt. 11,25)

In questa preghiera di lode così spontanea di Gesù c’è una grande attenzione per i semplici e per i piccoli. Il mondo è dei forti, dei potenti, dei prepotenti. I semplici sono perdenti in partenza. I semplici (qualche volta inteso come i ‘sempliciotti’) servono solo in un caso, quando possono fare da base, da piedistallo ai potenti (pensate a come tutte le forme di potere, comprese quelle religiose, hanno manipolato i poveri, le folle, per ottenere poi, proprio sulla loro pelle, ciò che volevano). Quando Gesù parla dei piccoli e dei semplici non parla di ‘sempliciotti’ o di persone da manipolare, ma vuol farci capire che, nel Mistero (di Dio, della vita, della sofferenza) si entra solo attraverso la semplicità. Essere semplici vuol dire essere veri, liberi, non fare calcoli, sapersi accontentare. Aperto ad ogni situazione, l’uomo semplice non ha privilegi da custodire per suo conto. Il semplice non è orgoglioso, sa perdere con dignità, riconosce volentieri gli errori commessi, sa chiedere e ringrazia tutti coloro che con i loro consigli lo aiutano. Non ha ricette preconfezionate, non vuole apparire, non si avvilisce davanti a cose che potrebbero smontarlo. Dio, in Gesù, si è manifestato nell’umiltà e per gli ultimi. Gesù ha predicato per tutti, ma gli scribi e i farisei, eccetto qualcuno molto libero, si sono forse convertiti? Zaccheo che ha colto il Suo sguardo d’amore che  era andato a snidarlo su una pianta, ha cambiato vita. I pescatori del lago hanno riposto in Lui la speranza e sono diventati apostoli. La donna che con tremore ma con fiducia tocca il mantello di Gesù è guarita. E oggi non è forse la stessa cosa?  Chi è che capisce, manifesta, rappresenta Gesù sulla terra? E’ più facile incontrare Gesù nelle riunioni zonali dei preti, in certi consigli pastorali, in certi ‘dibattiti sulla fede’ o negli occhi buoni di quel volontario che ha passato metà del suo sabato insieme ai vecchietti del ricovero? La verità della vita  è più facile trovarla nelle aule delle università, nei corridoi dei seminari, o nelle mani rovinate di quella mamma che tribola, ma con dignità e coraggio, per portare avanti la sua famiglia?

 

 

GIOVEDI’ 18 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Federico; Sant’Arnoldo; San Bruno di Segni.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, GETTO OGNI MIA PREOCCUPAZIONE E PAURA.

 

Hanno detto: La bellezza di Madre Natura è la sua abilità di far sì che le cose complesse sembrino semplici. (Samuel Louis E.)

Saggezza popolare: Non si conosce il bene se non quando si è perso.

Un aneddoto: C’era una volta, in mezzo ad un campo di grano, uno spaventapasseri. Faceva molto bene quello che il suo nome significava, anche perché fra le braccia gli era stato messo un bastone che sembrava un fucile. Era molto superbo e pensava di non aver bisogno di niente e di nessuno. Guardava dall’alto in basso le spighe che gli dondolavano attorno, mosse dolcemente dalla brezza della sera. “Vedete”, diceva loro, “come faccio bene il mio mestiere, allontanando da voi i passeri che vorrebbero rubarvi il tesoro dei vostri chicchi di grano? È vero che non esiste uno spaventapasseri più bello e più bravo di me?”. Ma le spighe si voltavano ridendo sotto i baffi senza rispondere. Un giorno una colomba incuriosita andò a posarsi sul braccio del fucile. Il nostro eroe le chiese: “È vero che non hai mai visto uno spaventapasseri più bello e più bravo di me?”. La colomba gli rispose: “È vero, come spaventapasseri, sei veramente bello. Chi ti ha costruito ha fatto un vero capolavoro!”. Furibondo lo spaventapasseri le gridò: “Io non debbo niente a nessuno! Se sono il migliore e il più bello è perché sono diventato così senza l’aiuto di nessuno!”. La colomba, per nulla intimorita, mentre spiccava il volo, gli sussurrò all’orecchio: “Dovresti invece essere riconoscente al tuo costruttore e cantare senza fine le sue lodi”. Un giorno il padrone stava lavorando nel campo sotto un sole cocente e avendo dimenticato a casa il cappello, prese quello che aveva messo allo spaventapasseri. La moglie del padrone, che era rimasta senza zucche per la cena, si ricordò che per fare lo spaventapasseri, aveva usato una zucca come testa, e andò a prenderla per cucinarla. Venne anche il figlio maggiore e si riprese la vecchia divisa da militare, perché quella sera doveva fare una recita. Così il nostro eroe che credeva di non dover niente a nessuno, si rese conto che tutto quello che era lo doveva a chi l’aveva costruito.

Parola di Dio: Es. 3,13-20; Sal. 104; Mt. 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero ". Parola del Signore

 

“VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI”. (Mt. 11,28)

Gesù volge ancora lo sguardo alle folle che lo circondano. Sono quei poveri, quegli affamati, quei malati, quegli afflitti, quelle folle sulle quali si era commosso perché erano sbandati e dispersi come pecore senza pastore. Gli sono sempre attorno. E lui sta volentieri con loro. E, come travolto dalla compassione, li chiama tutti a sé: “Venite a me, voi tutti, che siete stanchi”. E’ il desiderio struggente di raccoglierli e di non perderne nessuno. Vede bene che sulle loro spalle pesa il giogo della solitudine, della sofferenza, della stanchezza, dell’abbandono. Per di più centinaia di minuziose prescrizioni li allontanano dalla religione che avrebbe dovuto essere per loro una speranza. Così diveniva una ulteriore oppressione. Gesù vuole liberarli da questi pesi e donare un futuro di speranza. La liberazione comporta accogliere il peso soave e leggero del Vangelo. E’ il peso dolce dell’amore. E’ un peso perché chiede a ciascuno, anche ai più poveri, di rinunciare all’amore per se stessi. Ma è soave, perché l’amore è liberante, libera da se stessi a allarga il cuore a Dio e agli altri. Si, il Vangelo ci liberi da tutte le schiavitù per essere schiavi solo all’amore. E Gesù ne è l’esempio. Per questo può dire a tutti: “imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. La mitezza è la qualità dell’amore di Gesù che contrasta con la durezza e l’arroganza dell’amore per noi stessi. Di questa mitezza abbiamo bisogno tutti. Andiamo incontro al Natale per accogliere il mite e l’umile nei nostri cuori.

 

 

VENERDI’ 19 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gervasio e Protasio; Santa Aurea; Sant’Arsenio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI VIVO AL CENTRO DEL MIO CUORE.

 

Hanno detto: Credo alla tua saggezza solo se viene dal cuore, credo alla tua bontà solo se viene dalla ragione. (Schnitzler Artur)

Saggezza popolare: Tu fa il bene e lascia dire. (pr. Piemontese)

Un aneddoto: Racconta una vecchia leggenda che nelle belle foreste dei Libano nacquero tre cedri. Come tutti sappiamo, i cedri impiegano molto tempo a crescere e questi alberi trascorsero interi secoli riflettendo sulla vita, la morte, la natura e gli uomini. Assistettero all'arrivo di una spedizione da Israele inviata da Salomone e, più tardi, videro la terra ricoprirsi di sangue durante la guerra con gli Assiri. Conobbero Gezabele e il profeta Elia, mortali nemici. Assistettero all'invenzione dell'alfabeto e s'incantarono, a guardare le carovane che passavano, piene di stoffe colorate.  Un bel giorno, si misero a conversare sul futuro. "Dopo tutto quello che ho visto - disse il primo albero - vorrei essere trasformato nel trono dei Re più potente della terra". "A me piacerebbe far parte di qualcosa che trasformasse per sempre il Male in Bene", spiegò il secondo. "Per parte mia, vorrei che gli uomini, tutte le volte che mi guardano, pensassero a Dio", fu la risposta del terzo. Ma dopo un po' di tempo apparvero dei boscaioli e i cedri furono abbattuti e caricati su una nave per essere trasportati lontano. Ciascuno di quegli alberi aveva un suo desiderio ma la realtà non chiede mai che cosa fare dei sogni. Il primo albero servì per costruire un ricovero per gli animali e il legno avanzato fu usato per contenere il fieno. Il secondo albero diventò un tavolo molto semplice che fu venduto ad un commerciante di mobili. E poiché il legno del terzo albero non trovò acquirenti, fu tagliato e depositato nel magazzino di una grande città. Infelici, gli alberi si lamentavano: "Il nostro legno era buono ma nessuno ha trovato il modo di usarlo per costruire qualcosa di bello!". Passò il tempo e, in una notte piena di stelle, una coppia di sposi che non riusciva a trovare un rifugio dovette passare la notte nella stalla costruita con il primo albero. La moglie gemeva in preda ai dolori del parto e finì per dare alla luce lì stesso suo figlio, che adagiò tra il fieno, nella mangiatoia di legno. In quel momento il primo albero capì che il suo sogno era stato esaudito: il bambino che era nato lì era il più grande di tutti i re mai apparsi sulla Terra. Anni più tardi, in uno casa modesta, alcuni uomini si sedettero attorno al tavolo costruito con il legno del secondo albero. Uno di loro, prima che tutti incominciassero a mangiare, disse alcune parole sul pane e sul vino che aveva davanti a sé. E il secondo albero comprese che, in quel momento, non sosteneva solo un calice e un pezzo di pane ma l'alleanza tra l'Uomo e Dio. Il giorno seguente prelevarono dal magazzino due pezzi dei terzo cedro e li unirono a forma di croce. Lasciarono la croce buttata in un angolo e alcune ore dopo portarono un uomo barbaramente ferito e lo inchiodarono al suo legno. Preso dall'orrore, il cedro pianse la barbara eredità che la vita gli aveva lasciato. Prima che fossero trascorsi tre giorni, tuttavia, il terzo albero capì il suo destino: l'uomo che era stato inchiodato al suo legno era ora la Luce che illuminava ogni cosa. La croce che era stata costruita con il suo legno non era più il simbolo di una tortura ma si era trasformata in un simbolo di vittoria.  Come sempre avviene nel sogni, i tre cedri dei Libano avevano visto compiersi il destino in cui speravano anche se in modo diverso da come avevano immaginato.

Parola di Dio: Es. 11,10-12,14; Sal. 115; Mt. 12,1-8

 

Vangelo Mt 12, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato ". Parola del Signore

 

“ORA VI DICO CHE QUI C’E’ QUALCUNO  PIU’ GRANDE DEL TEMPIO”. (Mt. 12,6)

Il Tempio di Gerusalemme, all’epoca di Gesù, era una delle meraviglie del mondo di allora. Per gli Ebrei era poi il richiamo costante dell’Alleanza che Dio aveva stabilito con il suo popolo, era il segno della presenza stessa di Dio tra la sua gente. Era il luogo per eccellenza della religiosità. Gesù stesso è molto rispettoso di questo segno. Fin da bambino, con la sua famiglia vi si reca nelle feste stabilite, partecipa alle varie preghiere secondi i riti del suo tempo, in esso si incontra e si scontra con la religiosità.  Ma Gesù non si ferma al Tempio. Già quando Davide aveva espresso a Dio l’idea di costruirgli una casa di pietra si era sentito rispondere: “Il Dio che i cieli dei cieli non possono contenere abiterà forse in una casa di pietra costruita da mani d’uomo?” Gli uomini ammirano le pietre. I religiosi spesso dietro le pietre ammirano e coltivano il proprio potere, Gesù, oltre il Tempio, vede Dio e vede dove Dio ama abitare, essere accolto, onorato, servito: nel tempio dell’uomo. Un grandissimo errore che spesso commettiamo è quello di guardare all’esteriorità dimenticandoci dell’essenziale. Si pensa di costruire chiese e cattedrali per onorare Dio e ci si dimentica di Dio. Si fanno pellegrinaggi, giubilei, manifestazioni e si guarda più al numero delle persone, agli affari più o meno puliti che vengono conclusi, piuttosto che  al mutamento vero del nostro cuore. Percorriamo le strade del religioso fino a diventare magari scrupolosi osservanti di tutte le più piccole norme  e dimentichiamo di incontrare Gesù Cristo nel suo Tempio preferito: il nostro cuore e il cuore di ogni uomo.

 

 

SABATO 20 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Apollinare;Sant’Elia; Sant’Aurelio di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OGNI COSA E’ TUA E A TE RITORNA.

 

Hanno detto: Quanti libri hai visto in cui si cerca di dimostrare in milioni di parole che il Signore è infinita saggezza. Per fortuna basta un soffio di vento sull'erba per ricordarci che è infinita bellezza. (Task Muhammad)

Saggezza popolare: Il bene è sempre vicino alla porta della tua casa. (Pr. Indiano)

Un aneddoto: Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto.  Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali. Kazirra si avvicinò all'uomo e gli chiese: "Ti ho visto portare fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?". Quello lo guardò e sorrise: "Ne ho ancora tante sul camion, da buttare. Non sai? sono i tuoi giorni perduti. Li aspettavi vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, infatti, ancora gonfi. E adesso...". Kazirra guardò. Formavano un gruppo immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Boccheggiò. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. "Signore - gridò Kazirra - mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi due giorni. La supplico. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole".  Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per dire che era troppo tardi. Poi svanì nell'aria. E l'ombra della notte scendeva. (Dino Buzzati)

Parola di Dio: Es. 12,37-42; Sal. 135; Mt. 12,14-21

 

Vangelo Mt 12, 14-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti. Parola del Signore

 

“MOLTI LO SEGUIRONO ED EGLI GUARI’ TUTTI, ORDINANDO LORO DI NON DIVULGARLO”. (Mt. 12,15—16)

Stupisce, a prima vista il fatto, che Gesù nasconda i suoi miracoli. Noi invece pensiamo che qualche bel miracolo, anche oggi, potrebbe portare molti alla fede. Ma non è stato così al tempo di Gesù. Egli ha guarito tanti, ha fatto camminare storpi, ha ridato la vista ai ciechi, ha fatto risorgere dei morti eppure molti non hanno creduto, anzi, i capi, proprio a motivo dei miracoli, si intestardirono ancora di più a volerlo morto. Anche oggi non sono i miracoli straordinari e spettacolari a portare alla fede. Gesù impone il silenzio sopra i suoi interventi prodigiosi per impedire che venga falsata la sua missione, la cui caratteristica è invece l’umiltà, la mansuetudine. A Cristo si arriva con il cuore, con la semplicità, con il, fidarsi. Anche noi discepoli e la Chiesa intera siamo chiamati a dare la nostra testimonianza non con segni straordinari o strepitosi ma con semplicità, offrendo sempre il dono di Dio e mai imponendolo.

 

 

DOMENICA 21 LUGLIO: 16^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo da Brindisi; Sant’Alberico Crescitelli.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI TUA PAROLA E’ PER ME UNA PERLA PREZIOSA.

 

Hanno detto: La natura pare un unica grande carezza. Come rende felici e pure può far così male. (Walser Robert)

Saggezza popolare: La vita dell’uomo dipende da tre beni: intendere bene, volere bene e fare bene.

Un aneddoto: Quando errava nel deserto, un giorno, Mosè incontrò un pastore. Passò tutta la giornata con lui e l'aiutò a mungere le pecore. All'imbrunire, Mosè vide il pastore che versava un po' del latte migliore in una scodella che poi depose su una pietra poco distante dalla capanna dove si trovavano. Mosè domandò a che cosa serviva quel latte e il pastore rispose: "E' il latte di Dio".  Incuriosito Mosè gli chiese di spiegarsi. Il pastore gli disse: "Metto sempre da parte il latte migliore e lo offro a Dio". Mosè sentì subito di correggere la fede ingenua del pastore, e insistette: "E Dio lo beve?". "Certo!" rispose il pastore.  Mosè cominciò a spiegare che Dio è puro spirito e che quindi non può bere latte. Il pastore non gli credeva e Mosè gli suggerì di nascondersi dietro un cespuglio per vedere se Dio sarebbe venuto a bere il suo latte. Il pastore si nascose appena scese la notte. Al chiarore della luna, vide un volpacchiotto arrivare dal deserto trotterellando. Dopo aver guardato a destra e a sinistra, l'animale si buttò sul latte che lappò golosamente. Poi sparì di nuovo nel deserto. Il giorno dopo, Mosè vide il pastore triste. "Qualcosa non va?" Gli chiese. "Avevi ragione tu" gemette. "Dio è un puro spirito e non vuole il mio latte!". Sbalordito, Mosè esclamò: "Dovresti essere contento. Adesso sai qualcosa di più su Dio rispetto a qualche giorno fa". "Si" ammise il pastore. "Ma la sola cosa che avevo per mostrargli il mio amore mi è stata tolta".  Mosè comprese. Si ritirò in solitudine e cominciò a pregare con tutte le sue forza. Nel corso della notte, Dio gli apparve e gli disse: "Mosè, hai sbagliato. E' vero che sono puro spirito, ma accettavo con piacere il latte offerto dal pastore, il segno del suo amore; però, dal momento che non avevo bisogno del suo latte, lo dividevo con quel volpacchiotto che ne è goloso".

Parola di Dio: Gen. 18,1-10; Sal. 14; Col 1,24-28; Lc. 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore

 

“MARIA, SEDUTASI AI PIEDI DI GESU’ ASCOLTAVA LA SUA PAROLA”. (Lc.10,39)

Maria ai piedi di Gesù è l’immagine di ogni discepolo. Il cristiano, infatti, è anzitutto colui che ascolta la parola del Maestro e la custodisce nel proprio cuore. Il discepolo somiglia a Maria più che a Marta, la quale si lascia sorprendere da un attivismo che la incattivisce al punto tale da rimproverare di insensibilità persino Gesù. Il cristiano è sempre e soprattutto un discepolo del Signore. Questa è la sua definizione più vera e profonda. Dall’ascolto della Parola di Dio, infatti, scaturisce l’essere e l’agire del cristiano. Nella preghiera scopriamo di essere figli, di poter cioè dare del “tu” a Dio ed affidarci a lui con piena fiducia. Per questo si potrebbe dire che la preghiera è la prima e fondamentale opera del cristiano; sia la preghiera personale, possibile ovunque, sia la preghiera comune. Nella preghiera impariamo ad amare il Signore, i fratelli e i poveri. L’amore, infatti, non nasce da noi, dal nostro carattere o dalla nostra natura. L’amore è un dono dello Spirito che viene riversato nei nostri cuori mentre ci mettiamo con umiltà e disponibilità davanti a Dio.

 

 

LUNEDI’ 22 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Maddalena; San Fiorenzo.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE, GESU’, TRASFORMI I SEGNI DI MORTE IN VITA.

 

Hanno detto: Amare la natura, dialogare con essa non è cosa estranea al nostro amore con Dio; ne fa parte, ne è un capitolo. (Carlo Carretto)

Saggezza popolare: Nel far il bene abbi sempre tre cose aperte: la borsa, il cuore, il viso.

Un aneddoto: "Un giorno - raccontò - la terra si svegliò tutta ammantata di piante, di fiori, di frutti, giardini, campagne. Riconoscendosi arricchita di tanti doni e ornata di tanti colori, fu invasa da un'ondata di riconoscenza verso il sole, autore di tanto splendore e gli disse: Avvicinati, che ti do un bacio per esprimerti il mio grazie. Il sole rispose: Ti voglio bene ed è per questo che devo stare alla distanza voluta e fissata dal Creatore. Se ti vengo vicino ti farei del male; ti brucerei".  La comunione vitale, fra le creature, sta nel fare ciascuna la volontà di Dio, nel vivere la vocazione che Dio le ha dato.

Parola di Dio: Ct. 3,1 opp. 2Cor 5,14-17; Sal. 62; Gv. 20,1-2.11-18

 

Vangelo Gv 20, 1. 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto". Parola del Signore

 

“MARIA DI MAGDALA SI RECO’ AL SEPOLCRO DI BUON MATTINO…” (Gv. 20, 1)

Maria di Magdala che va di buon mattino al sepolcro  diventa un segno per tutti noi. E facile immaginare il suo passo. E’ tipico di chi si reca al cimitero. Non si corre di certo quando si ha un appuntamento con la morte. Così come non si corre allorché si è intruppati in un corteo che segue una bara. Non si corre quando si va a versare lacrime sulla tomba di Colui nel quale si erano investite tutte le speranze, che si era amato più di tutto e di tutti. E poi c’è paura e preoccupazione: c’è una grossa pietra da smuovere. Anche a noi ogni ostacolo, ogni difficoltà, ogni fatica, mettono paura: sono come pietre tombali che rendono difficile il nostro cammino. Anche le nostre infedeltà, i nostri peccati, le nostre reciproche incomprensioni ci appaiono impedimenti al nostro cammino. Ma poi anche noi come Maria siamo testimoni di un incidente, l’incidente della tomba vuota. Gesù non è più lì nel regno dei morti. E’ la morte  che ha avuto la peggio. Nonostante tutto, la potenza e la bontà di Dio sono più grandi di noi. Non spaventiamoci di fronte agli ostacoli: il Signore è capace di spalancare tutti i sepolcri; non rattristiamoci, non chiudiamoci in noi stessi, non cerchiamo altrove la soluzione ai nostri problemi, ai nostri interrogativi, anche quelli più inquietanti. Mettiamoci a correre anche noi per la gioia di Pasqua. Andiamo dietro a Gesù. Lasciamoci condurre da Lui che mai delude e chiediamogli con fiduciosa insistenza di voler ribaltare tutte le pietre, tutti i massi, di voler smascherare tutto ciò che è tenebra, menzogna, ingiustizia; di voler asciugare tutte le lacrime e preghiamolo perché, nonostante la nostra pochezza voglia associarci a sé in questa missione di liberazione, di costruzione della giustizia, della pace, della crescita del suo regno.

 

 

MARTEDI’ 23 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Brigida, patrona d’Europa;Sant’Olimpio; Santa Cunegonda.

Una scheggia di preghiera:

 

TU RESTA CON NOI, SIGNORE, MA FA’ CHE IO RESTI CON TE.

 

Hanno detto: Gli uomini discutono, la natura agisce. (Voltaire)

Saggezza popolare: Il bene fatto per paura - poco conta e poco dura.

Un aneddoto: Un topo stava guardando attraverso un buco nella parete, spiando quello che il contadino e sua moglie stavano facendo. Avevano appena ricevuto un pacco e lo stavano scartando tutti contenti. "Sicuramente conterrà del cibo" pensò il topo.  Ma quando il pacco fu aperto il piccolo roditore rimase senza fiato. Quella che il contadino teneva in mano non era roba da mangiare, era una trappola per topi!  Spaventato, il topo cominciò a correre per la fattoria gridando: "State attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!". La gallina, che stava scavando per terra alla ricerca di semi e vermetti, alzò la testa e disse: "Mi scusi, signor Topo, capisco che questo può costituire per lei un grande problema, ma una trappola per topi non mi riguarda assolutamente. Sinceramente non mi sento coinvolta nella sua paura". E, detto questo, si rimise al lavoro per procurarsi il pranzo.  Il topo continuò a correre gridando: "State tutti attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!". Casualmente incontrò il maiale che gli disse con aria accattivante: "Sono veramente dispiaciuto per lei, signor Topo, veramente dispiaciuto, mi creda. ma non c'è assolutamente nulla che io possa fare". Ma il topo aveva già ripreso a correre verso la stalla dove una placida mucca ruminava, sonnecchiando, il suo fieno.  "Una trappola per topi? - gli disse - E lei crede che costituisca per me un grave pericolo?". Fece una risata e riprese a mangiare tranquillamente. Il topo, triste e sconsolato, ritornò alla sua tana preparandosi a dover affrontare la trappola tutto da solo. Proprio quella notte, in tutta la casa si sentì un fortissimo rumore, proprio il suono della trappola che aveva catturato la sua preda. La moglie del contadino schizzò fuori dal letto per vedere cosa c'era nella trappola ma, a causa dell'oscurità, non si accorse che nella trappola era stato preso un grosso serpente velenoso. Il serpente la morse. Subito il contadino, svegliato dalle urla di lei, la caricò sulla macchina e la portò all'ospedale dove venne sottoposta alle prime cure. Quando ritornò a casa, qualche giorno dopo, stava meglio ma aveva la febbre alta. Ora tutti sanno che quando uno ha la febbre non c'è niente di meglio che un buon brodo di gallina. E così il contadino andò nel pollaio e uccise la gallina trasformandola nell'ingrediente principale del suo brodo. La donna non si ristabiliva e la notizia del suo stato si diffuse presso i parenti che la vennero a trovare e a farle compagnia. Allora il contadino pensò che, per dare da mangiare a tutti, avrebbe fatto meglio a macellare il suo maiale. E così fece. Finalmente la donna guarì e il marito, pieno di gioia, organizzò una grande festa a base di vino novello e bistecche cotte sul barbecue. Inutile dire quale animale fornì la materia prima.

Parola di Dio: Gal. 2,19-20; Sal. 33; Gv. 15,1-8

 

Vangelo  Gv 15,1-8

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

COME IL TRALCIO NON PUO’ FAR FRUTTO DA SE STESSO SE NON RIMANE NELLA VITE, COSI’ ANCHE VOI SE NON RIMANETE IN ME”. (Gv. 15,4)

Con un po’ di fantasia, proviamo ad immaginarci un ramo di un bell’albero che un giorno dicesse: “Sono stufo di stare sempre qui, sempre lo stesso panorama! Voglio andarmene; il mondo è grande.. e decidesse di staccarsi dalla pianta. Cadrebbe a terra a pochi passi dalla pianta e comincerebbe a seccare. Eppure certi cristiani si comportano proprio così: “Il Vangelo e sempre uguale..., la Messa della domenica è un peso..., confessarsi è una cosa da Medioevo..., la Chiesa è vecchia... Voglio tentare lidi nuovi!” E magari si attaccano a esoterismi che non hanno senso e poco per volta recidono le proprie radici e la fede languisce, la linfa vitale non arriva più, ci si inaridisce e un bel giorno si arriva a dire: “Ho perso la fede!”. La fede non l’hai persa, l’hai fatta morire! “Rima­nete in me” dice Gesù.

 

 

MERCOLEDI’ 24 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cristina; Sant’Agostino Fangi.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, MI FA RINASCERE.

 

Hanno detto: In natura non ci sono né premi né punizioni: ci sono solo conseguenze. (Ingersol Robert)

Saggezza popolare: Chi vuol bene non sente puzza d'aglio.

Un aneddoto: Un tale aveva un campo e molti schiavi. Era così ricco che in una parte del campo piantò anche una vigna. Scelse dunque uno schiavo fedelissimo, che gli era molto caro e gli disse:- Io sto per partire: voglio che tu recinga con uno steccato questa vigna. Devi fare solo questo, per ottenere la libertà al mio ritorno. Il padrone partì. Il servo fedele recintò per bene con uno steccato tutta la vigna. Ma, fatto questo, vide che era tutta piena di erbacce. Disse perciò tra sé: Il padrone mi ha comandato soltanto di mettere il recinto; ma io voglio che tutta la vigna sia bella! Incominciò dunque a vangare e a strappare tutta l’erba. Tornato, il padrone vide che la vigna era recinta, ma anche che era stata vangata e ordinata e provò grande gioia. Disse quindi al suo servo fedele: Non solo ti dichiaro libero, ma anche mio socio, perché tu sai fare le cose con amore. 

Parola di Dio: Es. 16,1-5.9-5; Sal.77; Mt. 13,1-9

 

Vangelo Mt 13, 1-9

Dal vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda ". Parola del Signore

 

“USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE”. (Mt. 13,3)

Noi tutti vorremmo essere non tanto il seminatore, ma il contadino che esce per andare a raccogliere; vorremmo vedere i frutti, subito, nei nostri figli, nella nostra famiglia, nella nostra parrocchia... Gesù, invece, partendo dalla realtà, ci dice che prima dobbiamo seminare. E seminare è fatica fondata sulla speranza, è separarsi dal seme, è fare un atto di fede nel seme, nel terreno, nelle stagioni. Semina nel tuo figlio con pazienza, con abbondanza, dagli fiducia, spera che prima o poi attecchisca. Semina la fede, anche se ti sembra che non ci sia terreno buono, fidati di Dio che sempre si fida degli uomini. Non lasciarti impaurire se non vedi i risultati, non andare a tirare le piantine nella speranza di farle crescere più in fretta, lascia al buon Dio di far crescere secondo i suoi tempi ed anche se non sarai tu a raccogliere, fidati di Colui che può “far nascere figli di Abramo anche dai sassi”.

 

 

GIOVEDI’ 25 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giacomo; San Cristoforo.

Una scheggia di preghiera:

 

COME E’ BELLO, SIGNORE, STARE CON TE.

 

Hanno detto: Guarda due volte per veder giusto, guarda una volta per veder bello. (Amiel)

Saggezza popolare: La bellezza è negli occhi di chi guarda.

Un aneddoto: S. Paolino, vescovo di Nola, fu pregato da un carissimo amico di mandargli un suo ritratto. Ma il santo gli rispose: “Quale mio ritratto devo mandarti, carissimo amico? Quello dell’uomo vecchio pagano, o quello dell’uomo nuovo, cristiano? Quello dell’uomo vecchio però è troppo brutto e non merita alcuna considerazione. Quello dell’uomo nuovo poi è inutile che te lo mandi, perché è ancora uno sgorbio, non è per niente finito”.

Parola di Dio nella festa di San Giacomo: 2Cor. 4,7-15; Sal. 125; Mt. 20,20-28

 

Vangelo Mt 20, 20-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO NON E’ VENUTO PER ESSERE SERVITO, MA PER SERVIRE”. (Mt. 20,28)

Spesso nel nostro cammino di fede, viaggiamo con un’idea sbagliata. Pensiamo che sia Dio a chiederci qualcosa. I comandamenti ci pesano, sembra che Gesù ci chieda un cammino di santità difficile, se non impossibile, la croce è vista solo nel suo aspetto negativo. Il Signore invece non viene per portar via, per costringere, per divertirsi a vederci soffrire, per farci vedere cose buone e poi chiederci di rinunciarvi. Dio viene per donare gratuitamente se stesso, Gesù è venuto per regalarci la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione. I comandamenti sono strade per la felicità. La croce della nostra vita è stata portata da Gesù prima di noi. L’impegno che ci è chiesto è per la nostra felicità. Gesù ci serve con il suo amore, con i suoi sacramenti, continuando a donarsi ogni giorno a ciascuno e a tutti. La fede non è tristezza, è gioia!

 

 

VENERDI’ 26 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gioacchino ed Anna; Santa Bartolomea Capitanio.

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE, SIGNORE, NOI NON POSSIAMO NULLA.

 

Hanno detto: Chi fa il broncio alla bellezza... si può essere sicuri che - segretamente o apertamente - non è già più in grado di pregare e tra poco non sarà neppure più capace di amare. (Urs Von Balthasar)

Saggezza popolare: Fa il bene e gettalo nel mare: ci penserà Dio a farlo galleggiare.

Un aneddoto: San Giovanni Crisostomo stava morendo in esilio a Cimana, sul mar Morto. Dice ai presenti: "Datemi gli abiti più belli, perché arriva il Salvatore che attendo da tutta la vita"

Parola di Dio: Es. 20,1-17; Sal  18; Mt. 13,18-23

 

Vangelo Mt 13, 18-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da  frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da  frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta ". Parola del Signore

 

“VOI DUNQUE INTENDETE LA PARABOLA DEL SEMINATORE”. (Mt. 13,18)

La parabola del seminatore tra le tante e belle indicazioni che ci suggerisce ci dà anche alcuni preziosi suggerimenti per il nostro vivere la fede. Prima cosa: il seminatore non siamo noi, Il seminatore è Dio che nella sua immensa bontà e sapienza semina dove e quando vuole. E Lui sa quello che fa. Quindi è inutile il nostro preoccuparci troppo, quasi che l’evangelizzazione dipendesse unicamente da noi, dalle nostre prediche o dai nostri piani pastorali.  Seconda cosa: il seme non siamo noi. E’ ancora Lui con la sua Parola e con la sua Grazia che ha in germe la pianta. L’unica cosa che noi possiamo e dobbiamo essere è “la terra buona”. La terra in sé non ha molto da fare. Suo compito è accogliere, ricevere il seme e donare al seme le sue proprietà, affinché il seme possa trasformarsi in pianta. Non pensiamo di essere noi a salvarci o a salvare il mondo. Impariamo invece ad accogliere tutto ciò che Dio gratuitamente ci dona, lasciamoci lavorare da Dio, offriamo al seme le nostre proprietà e le nostre povertà, lasciamoci trasformare. In un primo tempo ci sembrerà, forse, di perdere qualcosa, ma guadagneremo il frutto.

 

 

SABATO 27 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio di Cordoba; Santa Liliosa.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI IL TUO SGUARDO, SIGNORE, PER VEDERE LA VITA VERA.

 

Hanno detto: Alcune persone, per quanto invecchino, non perdono mai la loro bellezza: la spostano semplicemente dal loro viso al cuore. (Baxbaum M.)

Saggezza popolare: La vera carità non vanta quanto dà.

Un aneddoto: Un capo tribù dell’antica Inghilterra narrò al re Edvino questa parabola per mostrargli che era conveniente convertirsi al cristianesimo.  “O re, se io paragono la vita al mistero che la circonda, la vedo così. Tu siedi d’inverno a mensa con il tuo seguito. Nella sala arde un bel fuoco, mentre fuori la pioggia e il nevischio imperversano. Improvvisamente un passero spaurito vola dentro e attraversa rapidamente la sala. Fintantoché è nella sala, quella bestiola gode luce e calore; ma in un attimo essa sparisce e ritorna nell’inverno, donde è venuta. Così avviene per la vita degli uomini. La vita è un volo: il mistero l’avvolge prima e poi. Se il cristianesimo ci procura una certezza su questo mistero, io penso sia bene seguirlo”.

Parola di Dio: Es. 24,3-8; Sal. 49; Mt. 13,24-30

 

Vangelo Mt 13, 24-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio ". Parola del Signore

 

“I SERVI GLI DISSERO: VUOI CHE ANDIAMO AD ESTIRPARE LA ZIZZANIA?”. (Mt. 13,28)

La tentazione è sempre la stessa: giudicare ciò che è bene e ciò che è male e nel nome del bene partire in crociata per estirpare il male. Non così per Dio: Dio ha tempo. Dio dà tempo. Dio ha bisogno di tempo. Dio sa aspettare. La presenza del male non rappresenta un fatto eccezionale. E’ la norma. Nella Chiesa, come nel mondo. Dappertutto. L’uomo non ha il diritto di “anticipare” il giudizio finale. Questo spetta a Dio, in esclusiva. E’ il compito suo. Noi non riusciamo a delimitare i territori del bene e del male. Ci sono modi diversi anche per guardare il campo. C’è chi vede nel mondo esclusivamente sporcizia, corruzione, violenza, cattiveria, falsità. Ma c’è chi senza ignorare quei prodotti, riesce a scorgere anche il bene, la generosità, la pulizia, l’onestà, la coerenza. Oggi, meditando questo Vangelo, oltre che imparare il tempo di Dio dobbiamo anche chiedergli che ci impresti il suo sguardo.

 

 

DOMENICA 28 LUGLIO: 17^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo I, Papa; Santa Serena.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA, O PADRE, SU DI NOI, LO SPIRITO CONSOLATORE.

 

Hanno detto: La bellezza è una fonte inesauribile di gioia per chi la sa scoprire. (Alexis Carrel)

Saggezza popolare: I "se" e i "ma", ecco i becchini della carità.

Un aneddoto: Si racconta che un giorno il Vescovo di Vigevano mostrava a san Carlo con una certa soddisfazione il giardino annesso all’episcopio e uno dei presenti osservò che l’Arcivescovo di Milano vi avrebbe potuto prendere un po’ di necessario riposo. Il Borromeo rispose subito: « La santa Bibbia è il boschetto più adatto per il mio riposo».

Parola di Dio: Gen. 18,20-32; Sal. 137; Col. 212-14; Lc. 11,1-13

 

Vangelo Lc 11, 1-13

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione”. Poi aggiunse: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!". Parola del Signore

 

“IL PADRE DARA’ LO SPIRITO SANTO A COLORO CHE GLIELO CHIEDONO”. (Lc. 11,13)

Siamo alla conclusione di tutto il discorso di Gesù sulla preghiera e ci viene chiaramente indicato chi dobbiamo chiedere: Lo Spirito di Gesù. Dio che si è compiaciuto di suo Figlio Gesù vuole regalarci il suo Spirito. Se noi abbiamo lo Spirito di Gesù, lo Spirito della Verità, ci avviciniamo sempre più al pensiero di Dio. Se abbiamo lo Spirito Consolatore, non ci sentiamo soli neanche nel momento in cui certe nostre richieste non sono accettate. Se abbiamo lo Spirito d’Amore, impareremo da Lui ad amare. Se abbiamo lo Spirito della Vita, ameremo la vita e guarderemo con più ottimismo alle creature. Se Dio ci dona lo Spirito della Gioia, la sua forza ci renderà sereni e la nostra fiducia in Dio sarà rinnovata. Ma noi lo chiediamo con sincerità e disponibilità lo Spirito Santo o siccome Egli è fuoco quando ci viene dato, per paura di bruciarci, ci scansiamo velocemente?

 

 

LUNEDI’ 29 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marta; Sant’Ademaro; San Guglielmo Pinchon.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, GESU’ VIENI, VIENI ACCANTO A NOI.

 

Hanno detto: La bellezza del corpo staccata da quella dell’anima, non è che un ornamento proprio degli animali. (Democrate)

Saggezza popolare: Chi dà e ritoglie, il diavolo lo raccoglie.

Un aneddoto: Un visitatore, credendo di non essere udito da padre Bevilacqua moribondo, esclamò: "Poveretto!". Il padre lo chiamò vicino e gli rispose: "Non dire poveretto, perché io sono tanto felice: vado da Cristo."

Parola di Dio: 1Gv. 4,7-16; Sal. 33; Gv. 11,19-27 opp. Lc. 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore

 

“GESU’ ENTRO’ IN UN VILLAGGIO E UNA DONNA DI NOME MARTA, LO ACCOLSE NELLA SUA CASA”. (Lc. 10,38)

Nelle nostre campagne c’era sempre un angolo, magari anche solo il pagliaio o la stalla, dove il viandante trovava accoglienza e riposo. Sentendo i racconti degli “sfollati” dell’ultima guerra ci sono racconti me­ravigliosi di ospitalità. Oggi nelle nostre città tutto è più difficile, sia le case, sia le condizioni di vita ci portano sempre più all’individualismo. Eppure Gesù bussa ancora in molti modi diversi alla porta del nostro cuo­re e delle nostre case. Quanti uomini cercano una parola di comprensione o di conforto per sentirsi ancora perso­ne! Marta accoglie Gesù e nella sua casa entrano la gioia e la vita. Gesù bussa alla porta della tua vita, ma se ti chiede qualcosa è molto più quello che porta se tu lo accogli.

 

 

MARTEDI’ 30 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo;Santa Donatella, martire; San Capreolo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ VINCI ANCORA PER NOI IL MALE ED IL MALIGNO.

 

Hanno detto: L'uomo senza bellezza, muore di disperazione. (Dostevskji)

Saggezza popolare: Gli uomini son come i tegoli, si danno da bere l'un con l'altro.

Un aneddoto: San Filippo Neri, a Roma, vide un tal e che, appena ricevuta la Comunione, se ne andò. Addolorato per quella irriverenza, il santo chiamò due chierichetti e ordinò loro di accompagnare quell’uomo con due ceri accesi. Visto quello strano corteo, l’uomo chiese il perché di una tale cerimonia e San Filippo, che aveva seguito il gruppetto, gli disse: Non si meravigli, i ceri e i chierichetti non sono per lei, ma per il SS. Sacramento che lei ora ha ricevuto. Al di fuori della chiesa, il Signore deve essere accompagnato coi lumi!

Parola di Dio: Es. 33,7-11; 34,5-9.28; Sal. 102; Mt. 13,36-43

 

Vangelo Mt 13, 36-43

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!". Parola del Signore

 

“SPIEGACI LA PARABOLA DELLA ZIZZANIA NEL CAMPO”. (Mt. 13,36)

Perché tanta cattiveria nel mondo? Se Dio esistesse veramente perché l’avrebbe permessa? perché la tollererebbe? Eppure Dio non solo la permette, la tollera, ma impedisce ai  suoi servi troppo zelanti di sterminare i malvagi con il pretesto di far scomparire il male. Il dolore, la cattiveria, il male sono misteri ed è assurdo allora volerceli spiegare per filo e per segno. Di una cosa sola siamo certi per fede, che Dio è più forte del male, che non può essere connivente con esso, che, se lo permette e chiede a noi, come a suo Figlio di passare attraverso la croce del dolore e della cattiveria degli uomini, un motivo ci sarà. Come reagire davanti al male? Cercare in tutte le maniere di allontanarlo da noi come nemico di Dio e nostro; invocare la forza di Dio che può vincere il male e trasformarlo; fidarci di Dio anche nel momento del buio: se Dio aspetta a vincerlo non è di certo per la gioia sadica di vederci soffrire ma perché, nella sua sapienza, saprà Lui che anche attraverso la sofferenza e il male può nascere amore e salvezza.

 

 

MERCOLEDI’ 31 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Loyola;San Fabio; San Giustino de Jacobis.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU’, IL MIO TESORO.

 

Hanno detto: La vera bellezza, dopo tutto, sta nella purezza di cuore. (Gandhi)

Saggezza popolare: "La solitudine è un grosso peso, se non si ha Dio per compagno".

Un aneddoto: Thomas Merton da giovane non era religioso. Ebbe però un’improvvisa crisi di coscienza e si convertì e si fece trappista. Egli disse che, prima della sua conversione, sentì la presenza di suo padre morto che gli comunicò una luce interiore che lo liberò dalle sue pesanti catene.  Merton si trovava a Roma e visitava le chiese più antiche per ammirare le opere d’arte. Una notte, dopo una giornata di visite alle sue chiese preferite, ebbe una viva sensazione della presenza di suo padre. Gli parve che suo padre, morto già da più di un anno, gli fosse vicino. E gli sembrò una presenza viva, impressionante come se gli avesse parlato. E ne fu scosso, comprese la triste condizione, pensò a Dio e lo pregò perché lo aiutasse a liberarsi delle cose che lo facevano schiavo. Merton non aveva mai pregato nelle chiese che aveva visitato, non si era mai inginocchiato. Invece, dopo quel la notte, al mattino presto, salì sull’Aventino deserto con l’anima straziata dal dolore ed entrò in Santa Sabina per pregare Prese l’acqua santa alla porta, andò verso l’altare, si inginocchiò lentamente e con la fede che poteva avere recitò il "Padre nostro». Trascorse a Santa Sabina una mezz’ora in lacrime e appassionata preghiera. Dopo aver rivolto uno sguardo all. Madonna del Sassoferrato, si fermò nell’atrio a vedere l’arancio miracoloso di San Domenico. Poi uscì all’aperto con la sensazione di essere rinato, si sedette su un muricciolo in pieno sole e gustò la pace che sentiva nel cuore. I vivi aiutano i morti, ma anche i morti aiutano i vivi.

Parola di Dio: Es. 34,29-35; Sal. 98; Mt. 13,44-46

 

Vangelo Mt 13, 44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra". Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO...”. (Mt. 13,44)

L’uomo sente che la sua vita ha bisogno di essere ancorata ad un valore, ad un tesoro. C’è chi pensa: Mio primo valore è la salute, quando ho questa, ho tutto. Con essa affronto la mia giornata, risolvo i miei problemi. E fa tutto il possibile per difenderla, conservarla. Finché la possiede, e tranquillo, sicuro. C’è chi dice: Mio tesoro è la ricchezza, il denaro, il possedere. Con questo posso fare tutto ciò che voglio, tutto è ai miei piedi, ai miei ordini, tutto mi è possibile, tutte le porte mi si aprono. E spende la sua vita, la sua intelligenza, il suo lavoro, tutto quello che ha, per raggiungere questo tesoro. Sogna di poter dire, come nella parabola evangelica: “Godi, anima mia, hai tutto ciò che ti serve, i tuoi granai sono pieni...”. C’è chi segue altri sentieri: mio tesoro è il sapere, il lavoro, la professione, il successo... E per te, qual è il tuo tesoro?

     
     
 

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