SCHEGGE E SCINTILLE
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
MAGGIO 2013
MERCOLEDI’ 1 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.
Una scheggia di preghiera:
DONACI L’UMILTÀ DELLE PICCOLE COSE.
Hanno detto: Nella vivente persona umana della Vergine, Madre del Cristo, vi sono tutta la povertà e la sapienza di tutti i santi. Tutto è venuto attraverso lei e si trova in lei. La santità di tutti i santi è una partecipazione alla sua santità, perché nell'ordine da Lui stabilito Dio vuole che tutte le grazie vengano agli uomini attraverso Maria. (Thomas Merton)
Saggezza popolare: Alleva un corvo, ti caverà un occhio. (Proverbio Russo)
Un aneddoto: "Mamma, guarda!" esclamò Marta, la bambina di sette anni. "Già, già!" mormorò nervosamente la donna mentre guidava e pensava alle tante cose che l'attendevano a casa. Poi seguirono la cena, la televisione, il bagnetto, varie telefonate e arrivò anche l'ora di andare a dormire. "Forza Marta, è ora di andare a letto!". E lei si avviò di corsa su per le scale. Stanca morta, la mamma le diede un bacio, recitò le preghiere con lei e le aggiustò le coperte. "Mamma, ho dimenticato di darti una cosa!". "Me la darai domattina" rispose la mamma, ma lei scosse la testa. "Ma poi domattina non avrai tempo!" esclamò Marta. "Lo troverò, non preoccuparti!" disse la mamma, un po' sulla difensiva. "Buona notte!" aggiunse e chiuse la porta con decisione. Però non riusciva a togliersi dalla mente gli occhioni delusi di Marta. Tornò nella stanza della bambina, cercando di non fare rumore. Riuscì a vedere che stringeva in una mano dei pezzetti di carta. Si avvicinò e piano piano aprì la manina di Marta. La bambina aveva stracciato in mille pezzi un grande cuore rosso con una poesia scritta da lei che si intitolava "Perché voglio bene alla mia mamma". Facendo molta attenzione recuperò tutti i pezzetti e cercò di ricostruire il foglio. Una volta ricostruito il puzzle riuscì a leggere quello che aveva scritto Marta: "Perché voglio bene alla mia mamma. Anche se lavori tanto e hai mille cose da fare trovi sempre un po' di tempo per giocare. Ti voglio bene mamma perché sono la parte più importante del giorno per te". Quelle parole le volarono dritto al cuore. Dieci minuti più tardi tornò nella camera della bambina portando un vassoio con due tazze di cioccolata e due fette di torta. Accarezzò teneramente il volto paffuto di Marta. "Cos'è successo?" chiese la bambina, confusa da quella visita notturna. "E' per te, perché tu sei la parte più importante della mia giornata!". La bambina sorrise, bevve metà della cioccolata e si riaddormentò.
Parola di Dio nella festa di S. Giuseppe lavoratore: Gn. 1,26-2,3; Sal 89; Mt. 13,54-58
Vangelo Mt 13, 54-57
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Parola del Signore
“NON E’ EGLI FORSE IL FIGLIO DEL CARPENTIERE?”. (Mt. 13,55)
Quello che agli occhi dei suoi connazionali era un motivo di disprezzo (“Altro che Messia, è figlio di un artigiano, operaio pure lui”), per Gesù è motivo di grandezza: il Figlio di Dio è l’artigiano, l’operaio che, in tutto simile a noi, ci insegna attraverso il lavoro delle nostre mani ad essere collaboratori di Dio stesso. S. Giuseppe, con il suo lavoro, la sua onestà quotidiana, il suo silenzio, il suo abbandono fiducioso alla volontà di Dio si è fatto santo, ha accolto ed è vissuto con Maria, è stato padre sulla terra del Figlio di Dio. Il viaggio della santità non è una strada impossibile perché troppo ardua, non è riservata solo a qualcuno dotato di doni speciali, è la strada della vita quotidiana fatta di piccole cose, di vita di famiglia, di lavoro, di mistero, di gioie e sofferenze vissute nella semplicità e nella fiducia.
GIOVEDI’ 2 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI, SIGNORE, A RIMANERE SEMPRE CON TE.
Hanno detto: La prima culla che Gesù trovò sulla terra fu il cuore immacolato di Maria. (Don Giacomo Alberione)
Saggezza popolare: Anche un sorriso vale a tirar su il morale.
Un aneddoto: Negli antichi tempi c'era un vecchio monaco che, con la pratica diligente, aveva raggiunto un certo grado di chiaroveggenza. Il monaco aveva un novizio pressoché adolescente. Un giorno, il religioso, scrutando il volto del discepolo, intuì che il benamato sarebbe morto entro pochi mesi. Rattristato da questa visione, gli propose una lunga vacanza. Gli suggerì, all'uopo, di recarsi a trovare i genitori. «Trattieniti tutto il tempo che vuoi – gli raccomandò il monaco – non aver fretta di tornare». Egli voleva, in tal guisa, far sì che nel momento fatidico il novizio si trovasse con la famiglia. Ma tre mesi dopo, con sua grande sorpresa, lo intravide risalir l'erto sentiero che – lambendo il versante della millenaria montagna – riconduceva al tempio. Allorché sopraggiunse, l'osservò attentamente e ravvisò che il prodigioso allievo sarebbe vissuto ben più di quanto non avesse incautamente previsto. «Raccontami tutto quel che è successo mentre eri via» proferì, stupito, il vegliardo. Così il discente cominciò a narrare del suo viaggio giù dalla montagna. Riferì dei villaggi e delle città che aveva attraversato, dei fiumi che aveva guadato e delle montagne su cui s'era arrampicato. Infine rievocò come si fosse imbattuto in una grande alluvione. «Mentre cercavo un luogo adatto per attraversare - raccontò il discepolo - ho visto che una colonia di formiche era rimasta intrappolata su una piccola isola creata dall'esondazione. Mi sono sentito così attratto da quelle creature che ho afferrato il ramo d'un albero e, senza tentennamenti, l'ho posto a 'mo di ponte sull'acqua tra la terra asciutta e il formicaio. Le formiche non son punto filosofi. Senza farsi pregare hanno cominciato ad attraversarlo. Ho tenuto fermo il ramo finché non sono stato certo che tutte le provvide bestiole avessero raggiunto l'asciutto. Poi ho continuato il viaggio verso casa.» «Ecco - pensò il vecchio tra sé - perché gli dèi hanno prolungato i suoi giorni!». Gli atti compassionevoli possono cambiare in meglio il destino; di contro, gli atti crudeli possono avere un'influenza nefasta».
Parola di Dio: At. 15,7-21; Sal. 95; Gv. 15,9-11
Vangelo Gv 15, 9-11
Dal vangelo secondo Giovanni.\
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore
“IN QUEL TEMPO, DISSE GESÙ: “COME IL PADRE HA AMATO ME, COSI’ ANCH'IO HO AMATO VOI. RIMANETE NEL MIO AMORE.” (Gv. 15,9)
Gesù, non si sente diminuito nel dire che il proprio voler bene è frutto di un amore più grande, come invece pensiamo noi. Accecati dalla necessità di apparire originali e di non dipendere da nessuno, ci vergogniamo ad ammettere che la nostra felicità dipende dall’amore di un altro più grande di noi. Da questa convinzione nasce l’invito a restare attaccati a lui, come tralci, come uomini e donne umili, cioè che si rendono conto che da soli si inaridiscono i sentimenti e si infiacchiscono le braccia, fino a divenire incapaci di preoccuparci e servire altro che noi stessi. Segno grande di quest’umiltà è saper gioire della gioia di chi ci sta accanto, come ci invita a fare il Signore con lui, è non poter essere felici se chi ci sta accanto è nel bisogno o nella tristezza, se è povero, affamato, nel dolore. La promessa di Gesù infatti è di una gioia piena, non di piccole, passeggere soddisfazioni individuali, e la otterremo tutta intera se sapremo osservare il comando dell’amore che il Signore ha indicato a quel giovane ricco che gli chiedeva la via per la vita eterna: “Se vuoi essere perfetto, va’ vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi.”
VENERDI’ 3 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.
Una scheggia di preghiera:
SANTA TRINITA’, UNICO DIO, ABBI MISERICORDIA DI NOI.
Hanno detto: Maria non è il Dio del tempio, ma il tempio di Dio. (S. Ambrogio)
Saggezza popolare: Il dente mente, i capelli grigi ingannano, ma le rughe non lasciano dubbi. (Prov. Spagnolo)
Un aneddoto: C'è una storia che narra di tre persone che guardano un monaco in piedi sulla cima di una collina. Dopo averlo osservato per un po' uno dice: "Dev'essere un pastore che cerca di una pecora che ha perduto". E il secondo: "No, non si guarda intorno. Credo che stia aspettando un amico". Infine il terzo dice: "Sembra un monaco. Scommetto che sta meditando". Così cominciano a discutere su che cosa stia facendo il monaco e, alla fine, per vedere chi ha ragione, salgono fino in cima alla collina e gli si avvicinano. "Stai cercando una pecora?" "No, non ho pecore da cercare". "Oh, allora stai aspettando un amico". "No, non sto aspettando nessuno". "Allora stai meditando". "Beh, no. Sono solo qui in piedi. Non sto facendo niente di niente".
Parola di Dio nella festa dei santi Filippo e Giacomo: 1Cor. 15,1-8; Sal. 18; Gv. 14,6-14
Vangelo Gv 14, 6-14
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Parola del Signore
“IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E’ IN ME”. (Gv. 14,11)
Se è vero che oggi è facilissimo trovare coppie che si dividono, mi ha sempre colpito, quando magari nelle comunità, celebriamo le feste degli anniversari di matrimonio, vedere alcune coppie che anche dopo tanti anni si amano e si vogliono bene come il primo giorno, anzi ancor di più: sono felici, entusiasti, giovani nello spirito. La loro unione per me è un riflesso dell’unione che c’è tra le persone della Santissima Trinità. Il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. Il Figlio a sua volta gli ha ridonato tutto il proprio essere, la sua gioia. E’ l’Amore che li unisce è lo Spirito Santo. Unione perfetta. Ecco perché chi vede il Figlio vede il Padre, essi vivono in comunione perfetta d’Amore. L’amore esistente in Dio è modello per l’umanità. Poiché Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Nel matrimonio marito e moglie sono una sola carne, un solo cuore, una sola vita. Quando Gesù regna nella famiglia si riproduce l’unità trinitaria per cui i genitori e i figli pur mantenendo la propria identità, si amano, si rispettano e si aiutano a vicenda. L’unione è necessaria per la vita di una società, di una qualsiasi organizzazione. Cerchiamo dunque ciò che unisce, ciò che rende ogni persona felice, ciò che porta a donare se stessi, ciò che ci rende imitatori di Dio è l’Amore.
SABATO 4 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA DIFESA DELLA MIA VITA.
Hanno detto: Maria santissima è nostra speranza e nostra consolazione sia perché essa può tutto presso Dio sia perché ci ama veramente da madre e non desidera che la nostra felicità. (Albert Federico)
Saggezza popolare: La ragazza che non sa ballare, dice che l'orchestra non sa suonare. (Pr. Yddisch)
Un aneddoto: Molto tempo fa, nella Cina dei T'ang, un monaco anziano andava in pellegrinaggio al monte Wu-t'ai, Vecchio e debole com'era, andava per la lunga strada polverosa da solo, lentamente, chiedendo l'elemosina lungo la via. Dopo molti interminabili mesi di cammino, un bel mattino, guardando in alto, vide in lontananza la maestosa montagna. Vicino al bordo della strada c'era una vecchia che lavorava il campo. «Per favore – le chiese – dimmi quanto manca per arrivare al monte Wu-t'ai». La donna lo guardò appena, emise un suono gutturale e si rimise a zappare. Il monaco ripeté la domanda una seconda e una terza volta, ma sempre senza risposta. Pensando che fosse sorda, decise di tirar dritto. Ma dopo aver fatto alcune dozzine di passi, udì la voce della vecchia: «Ancora due giorni. Ti ci vorranno ancora due giorni». Piuttosto infastidito, il monaco rispose: «Pensavo che fossi sorda. Perché non hai risposto prima alla mia domanda?». E la vecchia: «Mi hai fatto la domanda mentre eri fermo, padrone. Per risponderti dovevo vedere quale fosse la tua andatura!».
Parola di Dio: At. 16,1-10; Sal. 99; Gv. 15,18-21
Vangelo Gv 15, 18-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore
“SE HANNO PERSEGUITATO ME, PERSEGUITERANNO ANCHE VOI”. (Gv. 15,20)
Gesù non ci nasconde niente parla chiaro agli apostoli e anche a noi del rifiuto e delle persecuzioni che riceveremo da parte del mondo. Come può infatti il mondo che non ha creduto a Lui accettare la testimonianza dei discepoli? I discepoli sono avvertiti, sanno che dovranno affrontare una dura battaglia. E lo constatiamo anche noi oggi: dichiararsi cristiani con chiare scelte di vita significa pagare di persona, essere presi in giro, non “far carriera”. Ma non c’è da temere perché questa battaglia è stata affrontata e vinta da Gesù stesso. Se il buio delle tenebre sembra molto fitto, i discepoli sperimenteranno che la luce della Pasqua sarà infinitamente più grande. Non c’è da spaventarsi ma solo da essere, come dice Paolo: “lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” Gesù anzi dice: “Beati quando vi insulteranno e vi perseguiteranno per causa mia”, non tanto perché sia bella la persecuzione quanto perché significa aver scelto con decisione la strada di Gesù, una strada dura, ma estremamente liberante.
DOMENICA 5 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO ESULTO IN TE CREATORE E SIGNORE.
Hanno detto: Se vogliamo aiutare gli altri, non possiamo avere successo senza l'aiuto della Madre di Cristo e Madre nostra, Maria. (Card. Stefan Wyszynskji)
Saggezza popolare: Vecchi risentimenti muoiono più lenti.
Un aneddoto: Oggi ho visto un bimbo correre con gli occhi spaventati, gli occhi pieni di terrore, di rabbia, di paura, di rassegnazione, pieni di dolore, di sofferenza. Ho visto un bimbo con gli occhi pieni di guerra e poi ho visto il figlio che non ho mai avuto in quegli occhi e ho provato vergogna ed una lacrima ha bagnato i miei occhi. Quegli occhi mi chiedevano un perché che io non sapevo spiegare, quegli occhi entravano nella mia coscienza e mi chiedevano tu che cosa hai fatto per far si che tutto questo non succedesse. Quegli occhi mi chiedevano di non farlo soffrire più. Quegli occhi mi dicevamo basta con le guerre
Parola di Dio: At. 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap. 21,10-14.22-23; Gv. 14,23-29
Vangelo Gv 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non
osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che
mi ha mandato.
“IL CONSOLATORE, LO SPIRITO SANTO CHE IL PADRE MANDERA’ NEL MIO NOME, EGLI VI INSEGNERA’ OGNI COSA E VI RICORDERA’ TUTTO CIO’ CHE VI HO DETTO”. (Gv. 14,26)
Siamo nel mese di Maggio. Guardiamo a Maria per comprendere questa promessa di Gesù. Maria è la “piena di grazia” cioè piena di Spirito Santo. E’ lo stesso Spirito che “stende la sua ombra su di Lei” e le fa generare Gesù. Davanti al suo stupore è ancora lo Spirito che le ricorda che “nulla è impossibile a Dio”. E’ la pienezza dello Spirito che la fa esultare nel suo cantico di lode. E’ lo Spirito che l’aiuta a “conservare e meditare” le vicende straordinarie della sua vita. Sarà lo Spirito che le darà la forza di sopportare e di vivere la Passione di suo Figlio e di accettare di diventare Madre di coloro che lo hanno messo in croce. La Pentecoste dello Spirito la troverà pronta a dar vigore alla Chiesa nascente. Ebbene, le stesse cose fa lo Spirito in noi se lo accogliamo. Ci fa generare Gesù nella nostra vita, ci aiuta a meditare e a comprendere il Vangelo, ci fa esultare nella preghiera e nella lode, ci rende forti nelle tribolazioni, non ci lascia orfani nella prova, ci fa Chiesa.
LUNEDI’ 6 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.
Una scheggia di preghiera:
MANDA IL TUO SPIRITO E RINNOVA LA TERRA
Hanno detto: Maria è la Madre dei credenti nel senso in cui Abramo è chiamato il Padre dei credenti. (Max Thurian)
Saggezza popolare: La fretta va bene solo per acchiappare le pulci. (Prov. Russo)
Un aneddoto: Un contadino ha un maiale. Un giorno passa un signore e dice: “Bello sto maiale, che gli dai da mangiare?”. Il contadino: “Ah, gli do gli avanzi, quello che rimane, e tutte le schifezze possibili”. Il signore: “Infame! Sono della protezione animali! 100 Euro di multa!”. Due settimane dopo passa un altro signore e dice: “Bello sto maiale, che gli dai da mangiare?”. Il contadino: “Ah, la mattina il cappuccino e il cornetto, a pranzo le tagliatelle col ragù e a cena la bistecca”. Allora il signore dice: “Infame! 100 Euro di multa, sono della ‘fame nel mondo’, ci sono dei bambini che muoiono di fame e tu ad un maiale gli dai queste primizie!” Due settimane dopo passa un altro signore e dice: “Bello sto maiale, che gli dai da mangiare?”. Il contadino: “Ah guardi, gli do 10 Euro e si va a comprare quello che vuole!”
Parola di Dio: At. 16,11-15; Sal. 149; Gv. 15,26-16,4
Vangelo Gv 15, 26 - 16,4
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”. Parola del Signore
“QUANDO VERRA’ IL CONSOLATORE CHE IO VI MANDERO’ DAL PADRE, LO SPIRITO DI VERITA’ CHE PROCEDE DAL PADRE, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”. (Gv. 15,26)
Chi è lo Spirito Santo che Gesù promette e che noi invochiamo preparandoci alla festa di Pentecoste? E’ lo Spirito di Dio che “aleggiava sulle acque” alla Creazione; è la Sapienza che si trasforma in Legge per il popolo eletto; è lo Spirito che adombra Maria per donarci Gesù; è lo Spirito che guida Gesù a compiere la volontà del Padre, ed è ancora lo Spirito che riempie gli apostoli di coraggio per una piena testimonianza cristiana. E’ lo Spirito di cui abbiamo bisogno noi per conoscere ed adorare il mistero di Dio, è lo Spirito che ci dà la possibilità di testimoniare non noi stessi, ma Gesù; è lo Spirito che ci rende fratelli e ci fa Chiesa. Chiediamolo a Gesù perché “senza di Lui non possiamo far nulla”.
MARTEDI’ 7 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO CHE ABITI NEL MIO CUORE, GUIDAMI NELLA STRADA DELL’AMORE
Hanno detto: O Maria, s'io fossi la Regina del Cielo e tu la piccola Teresa, vorrei farmi la piccola Teresa per vederti la Regina del Cielo. (Santa Teresa di Lisieux)
Saggezza popolare: Attento mentre parli. Con le tue parole tu crei un mondo intorno a te. (Detto degli indiani d’America)
Un aneddoto: La bimba nascosta. Ricordo quando ero piccola, quando giravo per strada a manina con la mia mamma, e le persone si fermavano per dirmi che ero carina, che ero una bella bimba, poi mi giravo e li vedevo allontanarsi fino a scomparire. Gli occhi di quella bambina che vedevano tutto a colori, non vedeva l'immensa cattiveria delle persone. Ho provato a cercare quella bambina dentro di me, quella bambina che pensava al paradiso come se fosse tra le nuvole e ci fossero mille angioletti, le colombe e tutte le cose belle. Quella bambina se ne andata, e scomparsa lasciando il posto a un'adolescente che non sa cosa vuole nella vita, che vive i sogni di altri, che non è brava in niente, che non si reputa bella, ne attraente, che non riesce a conquistare un ragazzo, in nessuna maniera. Al suo esterno e presente solo una maschera, una maschera con il sorriso; All'interno una persona fragile, che piange ininterrottamente notte e giorno, piange perché non sa se ha veri amici, piange perché non trova il ragazzo, piange perché a preso un brutto voto, piange sempre. Magari prima o poi questa persona smetterà di piangere, e troverà la via giusta da seguire.
Parola di Dio: At. 16,22-34; Sal. 137; Gv. 16,5-11
Vangelo Gv 16, 5-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”. Parola del Signore
“E BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA, PERCHE’ SE NON ME NE VADO, NON VERRA’ A VOI IL CONSOLATORE. (Gv. 16,6)
Sono, queste parole, abbastanza misteriose. Proviamo a cercarne una spiegazione. Gesù, durante la sua vita terrena, e stato una “presenza” visibile di Dio. Ma questa Presenza, così utile per noi che siamo esseri corporei e sensibili, era anche allo stesso tempo un limite: a causa della sua umanità, del suo corpo, Gesù era limitato ad un certo tempo e ad un certo luogo. Gesù non poteva fare tutto ciò che avrebbe desiderato fare. E ne aveva coscienza quando ha detto “è bene per voi che io me ne vada”. Mandando il suo Spirito, Gesù ha coscienza di moltiplicare la sua presenza: lo Spirito non ha più alcun limite, può arrivare dappertutto. “O Signore, manda il tuo Spirito e sì rinnoverà la faccia della terra”. Lo Spirito è la presenza “segreta” di Dio... dopo la presenza visibile che è stato Gesù. Ma il “tempo dello Spirito” è anche il “tempo della Chiesa”. E’ la Chiesa, siamo noi, che siamo diventati il corpo di Cristo, la sua “visibilità”... con tutto ciò che comporta, sia di limiti ed imperfezioni.., ma anche con la certezza che lo Spirito è là, con noi, animando sempre il corpo di Cristo.
MERCOLEDI’ 8 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.
Una scheggia di preghiera:
PRENDICI PER MANO SPIRITO DI GESU’ E GUIDACI NEL MONDO A MODO TUO
Hanno detto: Era una Signora giovane e bella, bella come non ne avevo mai viste. (Santa Bernardette Soubirous)
Saggezza popolare: Un padre vale molto di più di cento insegnanti. (Prov. Inglese)
Un aneddoto: Una madre entra nella camera della figlia e la trova vuota con una lettera sul letto; presagendo il peggio, apre la lettera e legge quanto segue: Cara mamma, mi dispiace molto doverti dire che me ne sono andata col mio nuovo ragazzo. Ho trovato il vero amore e lui, dovresti vederlo, è così carino con tutti i suoi tatuaggi, il piercing e quella sua grossa moto veloce. Ma non è tutto, mamma: finalmente sono incinta e Abdul dice che staremo benissimo nella sua roulotte in mezzo ai boschi. Lui vuole avere tanti altri bambini e questo è anche il mio sogno. E dato che ho scoperto che la marijuana non fa male, noi la coltiveremo anche per i nostri amici, quando non avranno la cocaina e l'ecstasy di cui hanno bisogno. Nel frattempo spero che la scienza trovi un cura per l'AIDS così Abdul potrà stare un po' meglio: se lo merita! Non preoccuparti mamma, ho già 15 anni e so badare a me stessa. Spero di venire a trovarti presto così potrai conoscere i tuoi nipotini. La tua adorata bambina.
P.S. Non crederci, mamma! Sono dai vicini. Volevo solo dirti che nella vita ci sono cose peggiori della pagella che ti ho lasciato sul comodino. Ti voglio bene!
Parola di Dio: At. 17,15. 22-18,1; Sal. 148; Gv. 16,12-15
Vangelo Gv 16, 12-15
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Parola del Signore
“QUANDO VERRA’ LO SPIRITO DI VERITA’, EGLI VI GUIDERA’ ALLA VERITA’ TUTTA INTERA. (Gv. 16,13)
Guardando a Maria possiamo definirla come Colei che accoglie nel cuore e nel corpo sia Gesù che lo Spirito di Gesù. Cioè Maria è disposta a far spazio a Dio nel suo cuore, nella sua intelligenza. Lei fa largo nei suoi pensieri ai pensieri di Dio ma soprattutto dona interamente il suo cuore al Signore, si fida di Lui anche se non tutto è chiaro: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. Maria cioè è discepola e Madre. Discepola perché si mette in ascolto della Parola e la medita nel suo cuore e Madre perché consacra la sua vita, il suo tempo, il suo corpo ad accogliere il Figlio di Dio. Quel Gesù che “venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero”, trova invece in Maria una che lo accoglie con tutta se stessa: cuore, pensiero e corpo, una che gli dà veramente “casa”. E poi, siccome Maria ha accolto Gesù e il suo Spirito, essa ha accolto e accoglie anche tutti i fratelli di Gesù, cioè noi. Maria tu hai accolto il Signore e con gioia e stupore ti sei accorta che non solo Lui non ti ha portato via niente di tuo, ma ti ha donato se stesso, fa’ che anche noi non abbiamo paura di essere defraudati di qualcosa nell’accogliere Colui che viene, ma che, invece, sappiamo aprire il nostro cuore nella gioia del suo dono. E insegnaci anche ad essere più accoglienti verso i fratelli che ogni giorno bussano alla porta del nostro cuore e che ci chiedono anche di condividere le nostre cose. Disperdi le nostre diffidenze, facci uscire dalla trincea dei nostri egoismi, abbatti le nostre frontiere e fa che con il fratello a cui cerchiamo di dare un po’ più di spazio possiamo accogliere anche lo Spirito del tuo figlio che chiede ospitalità.
GIOVEDI’ 9 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.
Una scheggia di preghiera:
LA MIA GIOIA E’ NEL TUO AMORE PER ME
Hanno detto: L'amore a Maria trasforma tutta la nostra vita, mette soavità e tenerezza nella devozione, rende il nostro lavoro più puro e meritevole, ci porta a Gesù nella Comunione, schiude l'Ostia per noi, ci conduce al cielo e al Sacro Cuore. (Poppe E.)
Saggezza popolare: Quando il diavolo non ha niente da fare uccide le mosche con la coda. (Prov. Spagnolo)
Un aneddoto: Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito. "Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile". Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze". Tutta l'acqua del bicchiere si intorbidì e s'insudiciò. Il maestro la buttò via. Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare. La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente come prima. "Vedi?" spiegò il maestro "ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".
Parola di Dio: At. 18,1-8; Sal. 97; Gv. 16,16-20
Vangelo Gv 16, 16-20
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. Parola del Signore
“VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA”. (Gv. 16,20)
Qui Gesù non soltanto vuol aiutare i suoi amici ad essere preparati alla sofferenza della sua passione e alla gioia della sua risurrezione, ma in fondo vuol descrivere in breve il percorso della vita di ognuno di noi. Noi siamo fatti per la gioia e, in un modo o nell’altro, tutto il nostro pellegrinare sulla terra sta nel ricercarla. Non sempre, però la incontriamo, ed anche quando ci sembra di sperimentarla, magari in un affetto, in un momento sereno, ci accorgiamo subito della sua precarietà e di quanto sia facile vederla deturpare dal tempo, dal dolore, dalle prove. Altre volte facciamo l’esperienza opposta, quella di passare da un grande dolore, da una tristezza profonda, a qualcosa di estremamente gioioso, coinvolgente, appagante. Se poi pensiamo a quanto Gesù ci ha insegnato, ci rendiamo conto di essere persone chiamate alla gioia e alla serenità ma che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza, persone chiamate a partecipare alla festa della Pasqua di Gesù e nostra ma che contemporaneamente devono accettare il cammino della croce. A questo punto l’insegnamento diventa ancora più importante: il dolore, la sofferenza, le prove attraverso cui siamo chiamati a passare non vanno vissute come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti o come fini a se stesse, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente, quale momento in cui morire per rinascere come il chicco di grano di cui ha parlato Gesù. L’importante è sapere che tutto in Dio ha un senso, e che la prova è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto è importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.
VENERDI’ 10 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange
Una scheggia di preghiera:
CHE NON CI MANCHI MAI IL TUO AMORE, O PADRE.
Hanno detto: Nelle vicende dolorose dei tempi non restano altri conforti che quelli del cielo e tra questi l'intercessione potente di quella che fu in ogni tempo l'Ausiliatrice dei Cristiani. (San Pio X)
Saggezza popolare: Chi litiga col muro si rompe la testa.
Un aneddoto: Un tacchino allevato in una fattoria statunitense, che cercò di formarsi una visione del mondo basata sui dati dell’esperienza, fin dal primo giorno osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo sistematicamente ogni 24 ore. Secondo i dati che si sommavano giorno dopo giorno, scoprì che gli veniva somministrato il cibo soltanto al mattino; successivamente verificò che ciò avveniva sempre allo stesso orario, tutti i giorni della settimana, non soltanto nei giorni feriali, ma anche la domenica. Osservò che tale pratica veniva rispettata indipendentemente dal clima, sia quando era bel tempo, sia nei giorni di pioggia, sia quando faceva caldo che nelle giornate fredde. Ogni giorno arricchiva il suo elenco di nuove osservazioni, finché non ritenne del tutto soddisfatta la sua coscienza di ricercatore: “Mi danno il cibo alle 9 del mattino". Sfortunatamente tale conclusione si rivelò incontestabilmente falsa quando, il 24 dicembre, vigilia di natale, fu sgozzato.
Parola di Dio: At. 18,9-18; Sal. 46; Gv. 16,20-23
Vangelo Gv 16, 20-23
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Parola del Signore
"SE CHIEDERETE QUALCHE COSA AL PADRE NEL MIO NOME, EGLI VE LA DARA’ ". (Gv.16,23)
Non si tratta di qualcosa di macchinale, anche perché noi spesso nella nostra preghiera balbettiamo e chiediamo a Dio cose che non sappiamo neppure se sono il nostro vero bene. Ma questa frase è un grande insegnamento sulla preghiera. La preghiera "fatta in nome di Gesù” deve nascere da una profonda intimità con lui e questa poco per volta ci porta a sentire ciò che lui sente e a chiedere ciò che Cristo chiede. Man mano che la nostra intimità con Cristo crescerà sempre meno le richieste saranno nostre ma diventeranno sempre più sue a modello di quella grande preghiera che Gesù ci ha insegnato. Invece di grazie passeggere ci sentiremo più Chiesa e chiedendo il quotidiano necessario allargheremo il nostro cuore alla richiesta della glorificazione del Padre, la venuta del suo regno, l'attuazione della sua amorosa volontà, il perdono dei peccati, la preservazione dalla tentazione.
SABATO 11 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco
Una scheggia di preghiera:
CON TE SOLO PACE E SERENITA’.
Hanno detto: Maria è regina della pace, perché con il suo consenso alla nascita verginale del Verbo ha dato al mondo colui che è il "principe della pace", la 'nostra pace', per il fatto che ha distrutto l'antica inimicizia, il peccato, che estraniava l'uomo da Dio, e ha riunito in un solo ovile i figli dispersi. (Paolo VI)
Saggezza popolare: Chi cavalca e trotta per la china, o non è suo il cavallo o non lo stima.
Un aneddoto: Nel 1261 San Bonaventura, Ministro generale dell'Ordine francescano, fa la ricognizione delle ossa di Sant’Antonio di Padova e, tra lo stupore di tutti, rinviene intatte, incorrotte la lingua e le corde vocali, organi della fonazione. Davanti a tale ulteriore prodigio, Bonaventura proruppe nell'esclamazione: «O lingua benedetta, che tante volte hai benedetto il Signore! Ora si vede come parlavi davvero da Dio!». Fatto questo che, da solo, ci ricorda una parola meravigliosa del Vangelo: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,); così è di chi fonda la sua vita solo su Gesù, sulla potenza della sua Parola di salvezza.
Parola di Dio: At. 18,23-28; Sal. 46; Gv. 16,23-28
Vangelo Gv 16, 23-28
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”. Parola del Signore
“CHIEDETE E OTTERRETE, PERCHE’ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 16,24)
Ritorniamo ancora sulle riflessioni di ieri e dell’altro ieri. Una formula che veniva usata dai predicatori, qualche tempo fa, per spiegare la preghiera diceva: “Dio è Qualcuno a cui si parla, non Qualcuno di cui si parla”, questo è vero, ma Dio è soprattutto Qualcuno che si lascia parlare per ascoltarlo, che si lascia entrare nella nostra vita, perché non viene a prendere nulla di nostro, ma viene a portare se stesso e quindi la gioia. Se è vero che non sempre tutte le cose che chiediamo ci vengono date, perché Dio vedendo più lontano di noi, sa ciò che è il nostro vero bene, è anche vero che se la preghiera è un rapportarci con Dio dovrebbe sempre, in ogni caso, essere un rinnovare la certezza che Dio ci ascolta, ci è vicino, ci è Padre. Se io, dunque, parlo con il Padre misericordioso, attraverso suo Figlio che mi ama fino a dare la sua vita per me, nello Spirito che è l’Amore che crea ogni cosa, non posso che essere contento, protetto, amato. Quanto è lontano questo modo di vedere la preghiera, dal nostro abituale intendere quando diciamo: “devo pregare”, “devo andare a Messa”, quasi che la preghiera sia un obbligo oneroso da adempiere. Dio non è un dovere. Con un amico ci sto bene insieme. Non c’è vera preghiera cristiana se non quando Dio viene riconosciuto e invocato come un Tu, e se questo Tu immenso sorride alla sua creatura, questa creatura può non essere nella gioia?
DOMENICA 12 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE GESU’ DELLA TUA VENUTA CHE CI HA SALVATO.
Hanno detto: Leggete sulla mia fronte, leggete nel mio cuore, leggete nell'anima mia: non vi vedrete cosa che non porti scritto: Grazia di Maria. (Don Luigi Orione)
Saggezza popolare: Chi confessa la propria ignoranza la mostra una volta, chi non la confessa, infinite.
Un aneddoto: Una delle prime suore di Don Guanella che lasciò questa terra fu Suor Paolina Giani. Lavorava nella Pia Casa dei Poveri, attigua alla chiesa di S. Ambrogino in Milano. Era il dicembre del 1895. Già malata, aveva pronunciato i suoi voti religiosi e in quell'occasione le erano state regalate da un familiare due tortore addomesticate perché le fossero di svago e di sollievo. Don Guanella quando passava per Milano l'assisteva e la consolava lungo il decorso della malattia che ormai non lasciava nessuna speranza. Nonostante il parere contrario delle religiose, egli aveva dato l'ordine di lasciare libere nella camera dell'inferma le due tortore che volavano, saltavano, le andavano vicino prendendo da lei il cibo. Anche con la finestra aperta non fuggirono mai e divennero talmente affezionate alla suora che ormai stavano quasi sempre accanto a lei. Venuto il momento del trapasso Don Guanella dette a Suor Paolina gli ultimi conforti religiosi e questa spirò serenamente, offrendo la sua vita per la conversione dei peccatori.
Le tortore parvero comprendere quella perdita e non rassegnarsi: intristirono ed entro pochi giorni morirono una dopo l'altra.
Parola di Dio: At. 1,1-11; Sal. 46; Eb. 9,24-28. 10,19-23; Lc. 24,46-53
Vangelo Lc 24, 46-53
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il
terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e
il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete
testimoni.
“MENTRE LI BENEDICEVA, SI STACCO’ DA LORO E VENIVA PORTATO SU, IN CIELO.” (Lc, 24,51)
Abbiamo già visto, nei giorni scorsi, come Gesù che sale in cielo apre la responsabilità per l'uomo di occuparsi del mondo, anche se non da solo, dato che la venuta dello Spirito Santo sancirà per l'eternità la presenza di Gesù nella storia. Ma un'altra piccola annotazione: prima di andare in cielo Gesù benedice i suoi discepoli; compie su di loro quell'atto sacerdotale che in tutto il Vangelo non viene mai compiuto a partire dal mancato sacrifico di Zaccaria al capitolo primo. Gesù ha compiuto il vero sacrificio, in cui è agnello, sacerdote, ma anche fumo che sale a Dio, lode e richiesta di dono. Siamo i benedetti, coloro per i quali Dio ha compiuto il suo sacrificio, per i quali l'agnello immolato è risorto, sale al cielo e tornerà di nuovo a guidare la sua chiesa. Questo è il mistero centrale della nostra fede; questo è ciò che noi tutti sappiamo dal catechismo, ma che troppo spesso dimentichiamo, assumendolo solo come ideologia da credere e non come vita da vivere quotidianamente. L'assenza di Gesù ci chiama alla testimonianza, la presenza di Gesù ci chiama alla lode; la vita nella chiesa ci chiama all'impegno per noi e per il mondo, in cui viviamo come anima nel corpo. La benedizione del Cristo risorto è una grande responsabilità.
LUNEDI’ 13 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.
Una scheggia di preghiera:
MARIA, DONNA FEDELE INDICACI LA STRADA
Hanno detto: In Maria si trova la Chiesa intera. (Olier)
Saggezza popolare: Ogni giorno ha nuova alba: non rassegnarti a vita scialba.
Un aneddoto: Un giorno, mentre Don Guanella riceveva alcune persone, ecco che si apre la porta e piomba nella direzione come un toro scatenato Bietola con i segni d'un'alterazione preoccupante. Senza badare alla presenza degli ospiti, Bietola si mette davanti a Don Guanella urlando: O via lui, o via io! O via lui, o via io! Alludeva naturalmente al suo amico Carota col quale ce l'aveva chi lo sa perché. Don Guanella non si scompone e, vedendo che un visitatore aveva nel taschino un bel portasigari di pelle, accarezza dolcemente la testa scaruffata del suo protetto e dice al suo ospite: Vede, gentile signore, questo mio amico è così alterato perché non ha neanche un mozzicone di sigaro da fumarsi in santa pace. Ora se lei fosse così gentile, gli faremmo passare tutto. Dicendo questo sfilò dal taschino del signore l'astuccio di pelle, lo aprì, sorridendo, ne tirò fuori due sigari Avana e, mettendoli in mano a Bietola, disse: Questo è per te, a patto che tu porti quest'altro al tuo amico Carota e facciate subito la pace. Il visitatore fu ben lieto di vuotare il resto dei sigari nelle mani di Don Guanella che aveva dimostrato quanto bene si poteva fare con un semplice sigaro. Infatti Bietola, felice e incredulo, prese quel tesoro e ringraziando a modo suo, infilò subito la porta e corse con grida di giubilo dal suo amico Carota, forse timoroso che quel gentile signore ci ripensasse e lo privasse della gioia d'una meravigliosa serata da passarsi fumando in compagnia.
Parola di Dio nella festa delle apparizioni di Fatima: Os. 61,9-11; Sal. 44; Lc. 11,27-28
Vangelo Lc 11,27-28
Dal vangelo secondo Luca
Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Parola del Signore
"BEATO IL VENTRE CHE TI HA PORTATO E IL SENO DA CUI HAI PRESO IL LATTE". (Lc. 11,27)
Le beatitudini di Gesù sono sempre sconvolgenti e sempre cambiano il nostro modo di intendere. Oggi, ricorrenza delle apparizioni di Fatima guardiamo al vangelo che ci parla di Maria. Una donna, con semplicità, ammirata dalla figura di Gesù, forse con un po' d'invidia dice: "Beata, fortunata tua madre ad avere un figlio così” . Gesù le risponde: "La fortuna non è avere un ‘figlio bravo’, è essere fedeli a Dio!". Secondo il vangelo non si è beati perché le cose vanno bene, perché economicamente non abbiamo grossi fastidi, perché mio figlio non è un drogato o un perdigiorno, perché i miei hanno fatto carriera.., ma si può essere beati sempre se si cerca la volontà di Dio, se Dio è il nostro fine, la nostra unica "ricompensa". Può essere la più povera, la più sfortunata, la donna più ricca, la madre che ha un figlio prete, la donna o l'uomo più importante, se non vive dell' unica vera beatitudine che è Dio, come può essere beata la donna o l'uomo povero ingiustamente calunniato, bastonato, emarginato se nonostante questo sa che Dio lo ama e non lo abbandona e si fida di Lui. Maria non è "beata perché è la madre di Gesù", è beata perché la sua vita è un "sì" continuo al Signore.
MARTEDI’ 14 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Mattia;San Michele Garicoits; San Pasquale I, Papa; Santa Maria Mazzarello.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CONFIDO IN TE
Hanno detto: Vuoi trovare con sicurezza Gesù? Cercalo fra le braccia di Maria. Vuoi avere grazie? Va' a Maria, che n'è il canale. Vuoi il Cielo? Va' a lei, che ne è la via e la guida più sicura. (Marmion)
Saggezza popolare: Quando inciampa la lingua, è peggio di un piede
Un aneddoto: Gl'inizi dell'attività di Don Guanella furono difficili e spesso segnati dall'incomprensione, dato che intraprendeva molte attività senza preoccuparsi dei mezzi necessari per portarle avanti. Anche i suoi superiori lo consigliavano a stare più tranquillo, a non esporsi in attività pericolose, a non prendere impegni troppo onerosi. Don Guanella faceva orecchi da mercante: vedeva le necessità di tanti poveri infelici: faceva, faceva e confidava nella Provvidenza dicendo: La miseria non può aspettare. E noi non possiamo fermarci sino a quando ci sono poveri da soccorrere! Il vescovo di Como, Monsignor Teodoro Valfré di Bonzo, quando lo sentiva esporre i suoi progetti audaci, non si stancava di ripetergli: Don Guanella, mi raccomando: prudenza, prudenza, prudenza! Una volta si trovò alla presenza del vescovo e di Don Luigi un ecclesiastico che era stato insegnante di teologia, il quale, sentendo le accorate raccomandazioni del pastore, volle sottolineare l'opportunità dell'insegnamento dall'alto della sua dottrina e disse: — Ricordate, Don Luigi, che la prima virtù è proprio la prudenza. Invece io ricordo benissimo, professore, che quando c'insegnavate teologia, ci dicevate con sicurezza che la prima virtù è la fede!
Parola di Dio nella festa di San Mattia: At. 1,15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17
Vangelo Gv 15, 9-17
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri". Parola del Signore
“NON VI CHIAMO PIÙ SERVI, MA VI HO CHIAMATO AMICI”. (Gv. 15,15)
Gesù, con questa frase ci rivela un Dio amico. Una vita cristiana progredisce nella misura in cui si sviluppa dentro di noi il senso dell’amicizia con Dio, fino a diventare prevalente rispetto ad ogni altra concezione del nostro rapporto con Lui. Finché restiamo attestati nel territorio della paura, consideriamo Dio come nostro padrone, lo vediamo nell’ottica punitiva, pensiamo solo al suo giudizio e ci collochiamo davanti a Lui solo come servi, vuol dire che non abbiamo ancora capito nulla del progetto di amore che Lui ha nei nostri confronti. Possiamo dire di essere stati veramente toccati dalla grazia solo quando sentiamo morire in noi — o almeno attenuarsi — lo spirito di servitù.
Il test dell’amicizia rimane fondamentale per l’autenticità del nostro cristianesimo.
MERCOLEDI’ 15 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore, San Liberatore; Santa Sofia di Roma.
Una scheggia di preghiera:
COM’E’ BELLO, SIGNOR, CHE I FRATELLI VIVANO INSIEME.
Hanno detto: Come nella generazione naturale vi è un padre e una madre, così nella generazione soprannaturale e spirituale vi è un Padre che è Dio e una madre che è Maria. (San Luigi Gonzaga)
Saggezza popolare: Se la pazienza arriva in gola, ben presto se ne vola.
Un aneddoto: L'Imperatore Costantino un giorno si trovava col figlio a passeggiare nel giardino del palazzo: tracciò in terra un piccolo cerchio e disse al ragazzo: figlio mio, tu lotti per tutta la vita per cosa? Ti ritrovi sempre a possedere un terreno grande quanto questo. E indicò i confini racchiusi dal cerchio.
Parola di Dio: At. 20,28-38; Sal. 67; Gv. 17,11-19
Vangelo Gv 17, 11-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”. Parola del Signore
“PADRE SANTO CUSTODISCI NEL MIO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SIANO UNA COSA SOLA COME NOI”. (Gv.17.11)
La preghiera di Gesù “perché siano una sola cosa, come noi” apre orizzonti sconfinati alle comunità cristiane. L’unità non è posta come una condizione di efficacia della testimonianza, su un piano strumentale: è posta come la diretta conseguenza della unità del Figlio con il Padre. Unità quindi anzitutto all’interno delle comunità: la testimonianza della unità implica la capacità di rinunciare a personalismi, visioni particolari, assolutizzazioni di carismi e di storie individuali e collettive. L’unità è la manifestazione visibile della rinuncia a sé, della carità che si fa carico delle ragioni dell’altro. Poi tra le comunità, nello sforzo lento ma continuo dell’unità dei cristiani e dell’ecumenismo. La divisione tra i credenti contraddice al desiderio di Gesù, come ha affermato il Concilio. E per i credenti il desiderio di Gesù è norma di vita.
GIOVEDI’ 16 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, DI TUTTI I TESTIMONI DELLA FEDE CHE CI HAI DATO.
Hanno detto: La Madonna non è andata da Elisabetta per cantare il Magnificat, ma per aiutarla. Così noi non dobbiamo andare dai prossimi per svelare il tesoro cristiano che portiamo nel cuore, ma per portare con essi dolori e pesi e dividere gioie e responsabilità. (Chiara Lubich )
Saggezza popolare: Se vuoi far come ti pare, non andarti a consigliare.
Un aneddoto: In una città dell'Italia centrale un'insegnante, ex segretaria del Fascio, viene accusata sul finire della guerra di aver fornito armi e bombe ai fascisti, favorendo un'esplosione che uccise militari e civili. Prelevata dalla sua casa e condotta sul luogo dove deve essere giustiziata, viene posta dinanzi al plotone d'esecuzione. La sentenza viene rimandata in attesa che una interminabile colonna di macchine e di truppe, appena sopraggiunta, termini di passare. La giovane sta immobile, paralizzata del terrore, e invoca P. Pio di cui ha in mano, stritolata, una fotografia. Le si avvicina un signore: «Cosa hanno deciso di voi?». «Non lo so, non so più nulla, sono andati via tutti... c'è solo il comandante là...» e indicò l'ufficiale, fermo su un carro, come inebetito. «E allora consideratevi libera e venite via con me». E la riaccompagna in macchina a casa. Dopo qualche mese la maestra si reca a S. Giovanni Rotondo: «Padre, la mia vita non basterà per ringraziarvi! ...». «Figlia mia, quanto mi hai fatto correre con la tua fede!».
Parola di Dio: At. 22,30.23,6-11; Sal. 15; Gv. 17,20-26
Vangelo Gv 17, 20-26
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Parola del Signore
“PREGO ANCHE PER QUELLI CHE PER LA LORO PAROLA CREDERANNO IN ME”. (Gv. 17,20)
Ed ecco che tocca a noi! Tutto quello che il Signore ha detto e chiesto al Padre per i suoi discepoli non riguarda solo i dodici, o quanti hanno avuto la sorte di vivere assieme a Gesù e, contrariamente al resto del popolo di Dio, hanno accolto la sua parola; vale anche per noi, di qualunque epoca, di qualunque nazione o lingua, di qualunque razza o cultura. Siamo anche noi contemporanei di Gesù, come diceva il filosofo Kierkegaard, siamo anche noi interpellati dalla sua voce e chiamati alla sequela. Il Signore prega anche per noi, il Signore prega anche per me, oggi, nella mia vita di uomo del XXI secolo, nella mia sofferenza e gioia, nei miei dubbi e nelle mie paure, nelle mie speranze e disillusioni; per me chiede al Padre, se vogliamo, una sola cosa:la comunione tra noi e con Dio, quella stessa comunione che unisce il Padre e il Figlio, quella circolazione di amore che rende possibile la redenzione e la salvezza, non solo mia, ma del mondo intero.
VENERDI’ 17 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SAI CHE A MODO MIO TI VOGLIO TANTO BENE.
Hanno detto: Ammiriamo e imitiamo la Santa Vergine, la quale confessa sinceramente che Dio ha fatto in lei cose grandi e per questo tutti la chiameranno beata; ma, invece di insuperbirsi, ne dà tutta la gloria al Signore. (La Colombiere)
Saggezza popolare: Chi ha la salute, ha la speranza e chi ha la speranza, ha tutto. (Prov. Arabo)
Un aneddoto: Un giorno, sul terrazzo che dava alle spalle del convento, un signore gli chiese: «Padre Pio, che ne pensa della cripta in costruzione sotto il santuario?» «Ho l'impressione che sia un po' strettina e che mi mancherà l'aria», rispose egli sorridendo
Parola di Dio: At. 25,13-21; Sal 102; Gv. 21,15-19
Vangelo Gv 21, 15-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore
”SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI TU PIU’ DI COSTORO?” (Gv. 21,15)
La triplice domanda che Gesù rivolge a Pietro si costituisce come una specie di contrappasso positivo al suo triplice rinnegamento. Pietro è chiamato ad affermare tre volte come Signore quel Cristo che ha tre volte rinnegato anche di conoscere. Pietro vive adesso il tempo della resurrezione, della fede e della testimonianza; il tempo della pesca miracolosa, il tempo della chiesa. Gesù interpella Pietro a proposito del suo amore per Lui e solo dopo aver ricevuto assicurazione su questo chiede al suo primo discepolo di "pascere" il gregge, in altre parole, vivere l'annuncio, nella chiesa, per il mondo. Ma questa è anche una affermazione di principio chiarissima: l'annuncio ai fratelli si basa e si fonda solo sull'amore per Cristo altrimenti diventa solo un'idea, una teoria, e non un evento o una persona vivente. Cristo risorto e vivo ci chiama e ci dice: "seguimi". Questa è la vera testimonianza.
SABATO 18 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.
Una scheggia di preghiera:
SONO NELLE TUE MANI. SCRIVI QUALCOSA DI BELLO CON ME.
Hanno detto: Immaginate quanto saremo felici sul letto di morte, allorché potremo affermare con tutta sincerità: "O Immacolata, per tua misericordia ho consacrato a te tutta la mia vita, per te ho lavorato, per te ho sofferto, ed ora muoio per te. Io sono tuo!... ". Quale pace, quale gioia serena ci riempirà il cuore nella speranza di vederla presto. (Massimiliano Kolbe)
Saggezza popolare: Il ricco va in paradiso solo se muore in culla. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Mi presentai al confessionale, ma non ero eccessivamente convinto. Cominciai con un lungo discorso sul fatto che sì, ero peccatore, ma in fondo credevo in Dio. «Non è che vuoi scrivere un articolo giornalistico?» tagliò corto Padre Pio «Dimmi i peccati». «Sono tanti che non li ricordo più», risposi. Poi, rendendomi conto che le cose si stavano mettendo male, mi alzai dicendogli: «Padre, non sono venuto preparato per la confessione, verrò un altro giorno». Potei tornare solo dopo tre anni. Non appena mi inginocchiai davanti a lui, Padre Pio esclamò: «Sei tornato per farmi perdere tempo?» «Stavolta sono preparato per confessarmi». «E hai impiegato tre anni per prepararti?»
Parola di Dio: At.28,16-20.30-31; Sal.10; Gv. 21,20-25
Vangelo Gv 21, 20-25
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore
“VI SONO MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’ CHE SE FOSSERO SCRITTE, IL MONDO NON BASTEREBBE A CONTENERE I LIBRI CHE SI DOVREBBERO SCRIVERE". (Gv. 21,25)
Sembra quasi essere rammaricato S. Giovanni, concludendo il suo Vangelo, nel dirci che si potrebbe scrivere all’infinito su Gesù. Ma penso anche che queste sue parole volessero dire chiaramente che il vangelo continua. Gesù è con noi fino alla fine dei tempi. il Vangelo non è un libro scritto e finito ma è vivo oggi. Pensa: oggi con Gesù tu sei chiamato a scrivere una pagina di Vangelo; puoi annunciare la gioia di Cristo che salva, puoi manifestare il suo perdono, puoi compiere il miracolo della carità... Oggi sei tu la parola del Vangelo!
DOMENICA 19 MAGGIO: PENTECOSTE
Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.
Una scheggia di preghiera:
TI AMO, SIGNORE, FAMMI VIVERE NELLA TUA PAROLA.
Hanno detto: Ciò che Eva legò con la sua incredulità, Maria sciolse con la sua fede. (Sant’Ireneo)
Saggezza popolare: Vede più lontano un vecchio seduto che un giovane in piedi. (Prov. Africano)
Un aneddoto: «Padre Pio, ho commesso solo dei peccati leggeri...» «Li hai pesati forse sulla bilancia del farmacista?»
Parola di Dio: At. 2,1-11; Sal. 103; Rom. 8,8-17; Gv. 14, 15-16.23-26
Vangelo Gv 14.15-16; 16.23-26
Dal Vangelo secondo Giovanni
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi.
“SE MI AMATE, OSSERVERETE I MIEI COMANDAMENTI; E IO PREGHERO’ IL PADRE ED EGLI VI DARA’ UN ALTRO CONSOLATORE PERCHE’ RIMANGA CON VOI PER SEMPRE”. (Gv. 14,15-16)
Pur essendo un brano composito la linea dell'argomentazione è abbastanza chiara: Gesù chiede al Padre un altro consolatore per il mondo, perché colui che si pone in ascolto della Parola, diventa destinatario anche dell'amore di Dio per l'umanità. Questa verità, tutta intera, sarà chiara per chiunque proprio a partire dall'opera dello Spirito: da Dio al discepolo, dal discepolo al mondo per mezzo dello Spirito, dal mondo nuovamente a Dio. La logica di Gesù è ferrea: chi mi ama osserva la mia parola (che è parola del Padre); chi non mi ama non la osserva. E siamo tentati di fare la considerazione opposta: chi osserva le mie parole mi ama, chi non le osserva non mia ama. Tutto quanti non fa altro che confermare la parabola del giudizio finale del Vangelo di Matteo: saremo giudicati sull'amore, sulla solidarietà, sulla responsabilità individuale che ci saremo presi per i fratelli.
LUNEDI’ 20 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.
Una scheggia di preghiera:
CREDO, SIGNORE, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITÀ’.
Hanno detto: Nulla resiste alla tua potenza, o Maria, e il Figlio tuo sembra pagare un debito quando esaudisce le tue preghiere. (San Gregorio)
Saggezza popolare: Una parola detta al momento giusto è come un diamante incastonato nell’oro. (proverbio Ebraico)
Un aneddoto: Una vecchina di campagna di San Mauro Pascoli (Forlì) attendeva il suo turno di confessione da Padre Pio, ma era molto preoccupata perché non conosceva neanche una parola di italiano. Parlava solo il dialetto del suo paese, e si confidava con l'amica Anita: «Me Nita an sò parlé l'italien, lò é perla e giargianes... a ne sò proprie cum ca farem a capis» (Io, Anita, non so parlare in italiano, lui invece parla il dialetto del Gargano... non so proprio come faremo a capirci). Giunto il suo turno si inginocchia al confessionale, dicendo tra sé: «Ades, cus cai degh?» (Adesso cosa gli dico?), quando sente attraverso le grate una voce che le dice, proprio con la cadenza del dialetto di San Mauro: «Quand clé che tan ti cunfes?».
Parola di Dio: Sir. 1,1-10; Sal.92; Mc. 9,14-29
Vangelo Mc 9, 14-29
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogo: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto" Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera". Parola del Signore
“CREDO, SIGNORE, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’”. (Mc. 9,24)
Credo, Signore, aiutami nella mia incredulità! Io ritengo che non ci sia nel Vangelo una espressione più alta della fede. Un padre che esprime la sua fiducia nel Signore fino a cercarne l'aiuto persino nella mancanza di fede. Fede vissuta non come assenza di dubbio, ma fede ricercata, voluta, desiderata, sofferta, combattuta, lottata fino alla sofferenza e alla speranza. La fede di Giobbe che, contro Dio, solo in Dio cerca aiuto; la fede di Elia che disperando della sua vita la riconsegna a Dio, da cui l'ha ricevuta; la fede di Abramo che discute con Dio per salvare i fratelli, anche se malvagi. La fede di Gesù che, abbandonato sulla croce, a Dio rivolge la sua protesta e a Lui chiede conto. Una fede che ascolta il silenzio, che lotta fino alla fine che guardando a Dio vi scopre l'origine di tutta la sua fiducia, del suo amore, della sua vita.
MARTEDI’ 21 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIAMO COME BIMBI NELLE TUE MANI, SIGNORE.
Hanno detto: Guarda l'Assunta e prendi il volo. (Guynniver)
Saggezza popolare: L'amicizia è una strada che scompare nella sabbia se non la si rifà senza posa. (Prov. Africano)
Un aneddoto: Padre Pio cacciava dalla confessione. Padre Pio era burbero. Padre Pio era duro. Non è vero. Una volta ho domandato al Padre: «Padre, perché talvolta voi trattate con tanta durezza tanti poveri uomini?» E il Padre mi ha risposto: «Figlio mio, prima di far soffrire gli altri, se sapessi quanto soffro io. Ma è necessario, perché io da tante creature debbo togliere il vecchio per mettere il nuovo».
Parola di Dio: Sir. 2,1-13; Sal. 36; Mc. 9,30-37
Vangelo Mc 9, 30-37
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Parola del Signore
”SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO, SIA L’ULTIMO DI TUTTI, IL SERVO DI TUTTI”. (Lc. 9,35)
E' un testo che sembra tornare spesso nelle pagine di Marco: l'incomprensione dei discepoli e il relativo insegnamento di Gesù, in modo che anche chi legge possa compiere lo stesso itinerario spirituale dei dodici. Ed in mezzo ad un annuncio della Passione e della resurrezione, che gli apostoli non comprendono perché occupati a stabilire chi sia il più grande, il Signore capovolge il criterio stesso di giudizio della grandezza: i più grandi sono i più piccoli! I più potenti sono i servi! Da questo punto di partenza si accoglie il Signore! E' veramente la rivoluzione più grande che il Signore potesse fare: non solo capovolgere i giudizi e assumere un diverso punto di vista, ma rovesciare in maniera assoluta il criterio stesso di attribuzione del merito. Chi più dona, più possiede; chi è più piccolo tanto più è grande; chi serve, domina! Ma queste affermazioni, a cui rischiamo di abituarci, svilendone la portata rivoluzionaria, trovano senso e fondamento solo guardando a Gesù e alla sua incarnazione. Gesù è infinito nel dono, non nella potenza; Gesù è infinito nel suo abbassamento, fino a rendersi nulla, non nella supremazia. E la sua resurrezione sancisce la assoluta verità delle sue affermazioni; senza di essa sarebbero solo frasi senza senso; ma se Gesù è risorto, allora è tutto vero! Il piccolo trionfa, il povero è il più ricco; il servo domina!
MERCOLEDI’ 22 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia;Santa Caterina da Genova; Santa Giulia, vergine e martire.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, PER IL TANTO BENE CHE C’E’ NEL MONDO.
Hanno detto: Gesù indicò Maria come Madre ad ogni uomo; affidò ciascuno ad essa; così come se ogni uomo fosse il suo bambino, il suo figlio o la sua figlia. (G. Paolo II)
Saggezza popolare: Dall'idiota i soldi si dividono presto. (Prov. Russo)
Un aneddoto: "Mamma, guarda!" esclamò Marta, la bambina di sette anni. "Già, già!" mormorò nervosamente la donna mentre guidava e pensava alle tante cose che l'attendevano a casa. Poi seguirono la cena, la televisione, il bagnetto, varie telefonate e arrivò anche l'ora di andare a dormire. "Forza Marta, è ora di andare a letto!". E lei si avviò di corsa su per le scale. Stanca morta, la mamma le diede un bacio, recitò le preghiere con lei e le aggiustò le coperte. "Mamma, ho dimenticato di darti una cosa!". "Me la darai domattina" rispose la mamma, ma lei scosse la testa. "Ma poi domattina non avrai tempo!" esclamò Marta. "Lo troverò, non preoccuparti!" disse la mamma, un po' sulla difensiva. "Buona notte!" aggiunse e chiuse la porta con decisione. Però non riusciva a togliersi dalla mente gli occhioni delusi di Marta. Tornò nella stanza della bambina, cercando di non fare rumore. Riuscì a vedere che stringeva in una mano dei pezzetti di carta. Si avvicinò e piano piano aprì la manina di Marta. La bambina aveva stracciato in mille pezzi un grande cuore rosso con una poesia scritta da lei che si intitolava "Perché voglio bene alla mia mamma". Facendo molta attenzione recuperò tutti i pezzetti e cercò di ricostruire il foglio. Una volta ricostruito il puzzle riuscì a leggere quello che aveva scritto Marta: "Perché voglio bene alla mia mamma. Anche se lavori tanto e hai mille cose da fare trovi sempre un po' di tempo per giocare. Ti voglio bene mamma perché sono la parte più importante del giorno per te". Quelle parole le volarono dritto al cuore. Dieci minuti più tardi tornò nella camera della bambina portando un vassoio con due tazze di cioccolata e due fette di torta. Accarezzò teneramente il volto paffuto di Marta. "Cos'è successo?" chiese la bambina, confusa da quella visita notturna. "E' per te, perché tu sei la parte più importante della mia giornata!". La bambina sorrise, bevve metà della cioccolata e si riaddormentò.
Parola di Dio: Sir. 4,12-22; Sal. 118; Mc. 9,38-40
Vangelo Mc 9, 38-40
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi". Parola del Signore
“GESU’ DISSE LORO: NON C’E’ NESSUNO CHE FACCIA UN MIRACOLO NEL MIO NOME E SUBITO DOPO POSSA PARLARE MALE DI ME. CHI NON E’ CONTRO DI NOI E’ PER NOI”. (Mc 9,39-40)
Era successo un fatto increscioso: gli apostoli avevano visto uno che nel nome di Gesù scacciava i demoni e glielo avevano vietato giustificandosi e dicendo: “Non fa parte dei nostri”. Gesù invece dice che dobbiamo saper accogliere tutto quello che è buono e che è bene perché il bene può operare in qualunque modo. Gesù non vuole che la sua Chiesa sia un ghetto, che ad essa appartengano solo determinate categorie di persone, ma desidera una comunità aperta. Ci vuole solidali con tutte le persone oneste e con qualità umane che, anche se “non sono dei nostri” perché non appartengono al gruppo cristiano, cercano tuttavia Dio con cuore sincero, praticando con lealtà il bene, la verità, la giustizia e l’amore fraterno. Ce ne dobbiamo rallegrare: tutti costoro stanno con Gesù, con il Vangelo, con noi. Quando lo stesso problema si era ripresentato nella comunità primitiva, ecco che San Paolo e gli apostoli rispondono dicendo: “Purchè Cristo venga annunziato io me ne rallegro” perché “Nè chi pianta né chi irriga è qualcosa, ma è Dio che fa crescere”. Anche ai nostri giorni l’appartenenza alla Chiesa non è l’unico criterio di adesione a Cristo e al Regno di Dio. E questo regno non coincide con la Chiesa, ma respira in tutti gli uomini e le donne di buona volontà anche se non frequentano i nostri templi. Chi ama il prossimo e lavora sinceramente per un mondo più umano e per i diritti della persona, specialmente dei meno privilegiati, è a favore del Vangelo e, se non rifiuta espressamente Cristo, è con Lui e con noi, suoi seguaci. Gesù vuole che noi, sua comunità, siamo in atteggiamento di dialogo e di aperto servizio a tutti gli uomini tanto sul piano interno che esterno. Non abbiamo paura di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà, con questo non svendiamo il nostro cristianesimo e non mettiamo in saldo il Vangelo ma collaboriamo con tutti coloro che, pur non conoscendolo espressamente, vivono e trasmettono i principi del Vangelo al prossimo.
GIOVEDI’ 23 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE IL GUSTO DELLA VITA
Hanno detto: Non sarò tranquillo finché non avrò un vero affetto filiale verso la Vergine Maria. (San Giovanni Berchmans)
Saggezza popolare: La brevità è sorella del talento. (Prov. Russo)
Un aneddoto: C'era una volta una fatina che amava entrare di notte nelle case della gente e lasciare dei doni. Per via di una macchia che le deturpava il viso, la fatina era visibile solo di notte come ombra, mentre, durante il giorno si rendeva completamente invisibile. Così, al sicuro dallo sguardo della gente, la fatina osservava la felicità delle persone a cui aveva lasciato i propri doni e sorrideva, ma avrebbe tanto desiderato essere al posto di quelle persone, godere di quella felicità. Tuttavia sapeva che la sua natura non le avrebbe permesso di esaudire quel sogno, perché le fate sono esseri orribili, esistono solo per fare doni alla gente e nulla più. Così, rassegnata al proprio destino, la fatina continuava a distribuire i propri doni, convinta che nessuno la vedesse. Ma un giorno le si parò dinanzi un grande mago con un mantello del colore del cielo che le disse: "Io so come puoi realizzare il tuo sogno". La fatina, presa dallo spavento fuggì via. Intanto più i giorni passavano, più le parole del mago risuonavano nella testa della fatina, che ad un tratto decise di andare alla ricerca del mago, ma vergognandosi del proprio aspetto, iniziò a seguirlo a distanza, nella speranza di capire da sola cose le avrebbe potuto insegnare. Così la fatina scoprì che anche il mago faceva dei doni ed erano addirittura più belli dei suoi, ma era felice perché organizzava delle grandi feste in cui la gente si divertiva e portava al mago altri doni in cambio. Ad un tratto la fatina, decise di prendere il coraggio a due mani e si presentò un po' tremante davanti al mago. Il mago sorrise con dolcezza e trasse di tasca uno specchio magico in cui c'era l'immagine di una bella fanciulla. La fatina chiese: "Chi è?" "Sei tu, rispose il mago questa è l'immagine di te che vedranno le persone a cui lascerai i tuoi doni se solo non fuggirai e tenderai la tua mano verso di loro per ricevere in cambio un cristallo magico con cui potrai ogni volta cancellare una parte di quella macchia che hai dentro il tuo cuore".
Parola di Dio: Sir. 5,1-10; Sal. 1; Mc. 9,41-50
Vangelo Mc 9, 41-50
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri". Parola del Signore
”SE IL SALE DIVENTA SENZA SAPORE, CON CHE COSA LO SALERETE?” (Lc. 9,50)
L'intero brano del Vangelo di oggi è complessivamente chiaro e che è ormai entrato nella nostra mente per le sue immagini forti e provocatorie, presenta però alcuni problemi di interpretazione. Che cosa è la Geenna? Una troppo facile identificazione con il luogo detto da noi cristiani "inferno" rischia di farci perdere il senso della metafora. La Geenna era la valle che sotto il Monte Sion costeggiava le mura di Gerusalemme e, dal tempo del Re Giosia, quindi anche negli anni di Gesù, proprio perché luogo di culti idolatrici, era stata adibita ad immondezzaio. La metafora di Gesù diventa così chiara: occorre evitare di essere gettati nell'immondizia, aggiungendo alla condanna anche un senso di disprezzo. La frase conclusiva del brano sul sale che perde il sapore è anch'essa complessa. Che cosa significa "avere sale in se stessi"? Vivere a contatto con gli altri vivificandoli? Oppure è il messaggio di Gesù che rende sapidi i discepoli stessi? Oppure solo un simbolo di pace, come sembra suggerire il finale della frase? Essere sale della terra; questa è l'interpretazione che gli altri sinottici, e la chiesa poi, hanno dato della esortazione di Gesù. Essere capaci cioè di vivificare l'ambiente che ci circonda, essere capaci di donare sapore alla vita e alla cultura che ci è attorno. E tutto questo solo mantenendo il sapore, la sapidità che solo il Signore può darci! Da varie strade torniamo allo stesso punto: la vite e i tralci, il sapore del sale, essere una sola cosa; tutto ci porta alla stessa conclusione: senza il Signore non possiamo far nulla!
VENERDI’ 24 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE ILLUMINA COLORO CHE STANNO COSTRUENDOSI UNA FAMIGLIA.
Hanno detto: La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare e a difendere la fede cristiana. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete. (Detto degli Indiani Americani)
Un aneddoto: Una giovane donna, nel giorno del suo matrimonio, fu convocata dall'anziana bisavola: "Come dono di nozze", le disse costei, "ti voglio narrare una favola. Una giovane donna, il giorno dopo essersi maritata, pensò di fare cosa gradita al marito mettendogli un po' di betel accanto alla tazza di riso; il marito fu contentissimo di quel gesto, al punto da non sapere come ringraziarla. Il giorno seguente, la sposa preparò per lo sposo un paio di babbucce speciali; egli ne fu felice e profondamente grato. Il terzo giorno, la donna si cinse la testa con un serto di fiori; il marito la apprezzò e la ringraziò del pensiero. Il quarto, gli profumò la testa di lavanda; egli se ne compiacque e manifestò il suo assenso. Il quinto, gli massaggiò i piedi con un unguento di timo; egli sorrise. Il sesto giorno, il marito, tornando a casa e non trovando il betel accanto alla tazza del riso, le disse: "Donna, qui manca qualcosa; non vorrai per caso trascurarmi?". "Figlia", concluse la vecchia. "fidati della mia esperienza: con l'uomo sii parca di coccole; ne rimarresti schiava per sempre". Nello stesso giorno, il giovane promesso fu convocato dall'anziano bisavolo. "Come dono di nozze", gli disse costui, "ti voglio narrare una favola. Un giovane uomo, il giorno dopo essersi maritato, pensò di fare cosa gradita alla moglie mettendo una rosa accanto alla sua tazza di riso; la moglie fu commossa da quel gesto al punto da non sapere come ringraziarlo. Il giorno seguente, le portò in dono un vasetto di unguento; ella ne fu felice e profondamente grata. Il terzo giorno, le preparò con le sue mani un cestello di vimini; la donna lo apprezzò e lo ringraziò del pensiero. Il quarto, le scrisse una poesia d'amore; ella se ne compiacque e disse che l'apprezzava. Il quinto, le volle massaggiare le tempie con un balsamo di ramerino; ella sorrise. Il sesto giorno, infine, avendo dimenticato di porre la rosa accanto alla tazza del riso, si senti dire dalla moglie: "Mio signore, qui manca qualcosa; non vorrai per caso trascurarmi?". "Figlio", concluse l'anziano, "fidati della mia esperienza; con la donna sii parco di coccole; ne rimarresti schiavo per sempre". E fu così che i due novelli sposi, fidandosi di un'esperienza troppo logora, si guardarono bene dall'aggiungere un tocco in più al vivere quotidiano. Nel volgere di breve tempo, l'abitudine prosciugò il loro amore. Ma proprio un istante prima che questo morisse di sete, la sposa si alzò un mattino e decise di mettere comunque un po'di betel accanto alla tazza di riso del suo sposo. Grande fu la sua sorpresa nel vedere, accanto alla propria, una rosa. A quella fonte inaspettata, il loro amore si rianimò. Anche i bisavoli possono sbagliare. Perché la schiavitù delle coccole, quando è reciproca, è la schiavitù più dolce e appagante che ci sia.
Parola di Dio: Sir. 6,5-17; Sal. 118;Mc. 10, 1-12
Vangelo Mc 10, 1-12
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo Gesù, partito da Cafarnao, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono:"E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". Parola del Signore
"CHI RIPUDIA LA PROPRIA MOGLIE E NE SPOSA UN'ALTRA COMMETTE ADULTERIO CONTRO DI LEI”. (Mc. 10,11)
Mi vengono in mente le tante coppie di fidanzati passate ai corsi prematrimoniali. Quante di queste vivendo in un mondo "cristiano" ma scristianizzato, partono dicendo: "Ci vogliamo bene, ci piacciamo, cominciamo a metterci insieme sposandoci... poi vedremo”: E noi nei nostri incontri continuiamo a parlare di dialogo, quando le persone devono ancora cominciare a parlare, di innamoramento e amore, quando spesso per loro le due cose coincidono e se viene a mancare la prima cade anche la seconda, di matrimonio cristiano quando essi pensano soprattutto alla cerimonia, ai fiori, alle foto e "a fare in fretta perché andiamo a pranzo fuori Torino". Forse qui, come per gli altri sacramenti che diamo, dovremmo con semplicità ma con fermezza ricominciare dalla alfabetizzazione cristiana perché è ipocrita da parte nostra scandalizzarsi dell'aumento dei divorzi se prima almeno non abbiamo tentato di spiegare chi sia Cristo e quale sia il suo vero progetto sulla famiglia.
SABATO 25 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.
Una scheggia di preghiera:
PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.
Hanno detto: Per me, dopo Dio, so chi devo amare: E' la mia Madre, è la vostra Madre, è la Madre di tutti gli uomini. (San Giuseppe Benedetto Cottolengo)
Saggezza popolare: Agli occhi dei gatti tutto appartiene ai gatti. (Prov. Inglese)
Un aneddoto: Un falegname che avevo chiamato perché mi aiutasse a fare dei lavori in una vecchia fattoria, aveva appena terminato il primo giorno di duro lavoro, durante il quale la sua motosega si era rovinata facendogli perdere un’ora di lavoro ed il suo vecchio camion non aveva voluto saperne di ripartire. Lo accompagnai allora a casa e – durante il viaggio – rimase sempre in silenzio. Appena giunti, mi invitò a conoscere la sua famiglia. Mentre ci dirigevamo verso la porta, si fermò un momento davanti a un piccolo albero, toccando le punte dei rami con tutte e due le mani. Quando si aprì la porta, ci fu una sorprendente trasformazione. Il suo viso abbronzato era pieno di sorrisi. Abbracciò i suoi due figli piccoli e diede un bacio alla sua sposa. Poi mi accompagnò alla macchina. Quando passammo vicino all’albero, incuriosito gli chiesi cosa significasse quello che l’avevo visto fare poco prima. "Oh, questo è il mio albero dei problemi", rispose. “So che non posso evitare di avere problemi sul lavoro, ma i problemi non sono della mia casa, né della mia sposa, né tanto meno dei miei figli. Così ogni sera, quando arrivo a casa, li appendo all’albero, poi al mattino li prendo di nuovo”. “ Ma il bello", disse sorridendo, “è che quando esco la mattina a prenderli, non ce ne sono tanti come quelli che mi sembrava di aver appeso la sera precedente”.
Parola di Dio: Sir. 17, 1-13; Sal. 102; Mc. 10, 13-16
Vangelo Mc 10, 13-16
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: "Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Parola del Signore
“CHI NON ACCOGLIE IL REGNO DI DIO COME UN BAMBINO, NON ENTRERA’ IN ESSO”. (Mc. 10,15)
Ci sono modi diversi di guardare ai bambini. C’è chi prova tenerezza, speranza di futuro, nostalgia di infanzia o di semplicità. C’è chi guarda ad essi con fastidio, con sufficienza. C’è chi sfrutta i bambini, I bambini poi sanno essere simpatici, accattivanti, noiosi, petulanti... Perché, allora, Gesù li indica a noi come modello per entrare nel Regno dei cieli? Perché il bambino ha bisogno di tutto: cibo, protezione, tenerezza, e noi abbiamo bisogno di tutto. Il bambino è recettivo, è capace di meraviglia e di gioia e questi sono i doni che Dio vuole farci. Il bambino può essere anche noioso e petulante ma Gesù ama coloro che “bussano finché sia aperto”, che “chiedono con insistenza per ottenere”. Diventare come bambini non è allora elevare a ideale l’innocenza del bambino, quanto piuttosto il sentirsi piccoli, l’essere recettivi, insieme al ricominciare umilmente da capo, come nel Vangelo di Giovanni dove Gesù dice a Nicodemo: “Se uno non nasce di nuovo, non può vedere il Regno di Dio”
DOMENICA 26 MAGGIO: SANTISSIMA TRINITA’
Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.
Una scheggia di preghiera:
NEL NOME DEL PADRE, E DEL FIGLIO, E DELLO SPIRITO SANTO,
Hanno detto: Affidatevi sempre all'amore materno di Maria Ausiliatrice. Nel suo cuore troverete sempre, in ogni difficoltà e pena, luce, conforto e incitamento per procedere generosamente verso la pienezza della vita. (Mons. Cognata)
Saggezza popolare: Il cammello è buffo e brutto, ma ti porta dappertutto.
Un aneddoto: Un giorno Padre Pio si fermò innanzi ad un giovane che piangeva e singhiozzava senza ritegno, incurante della folla. E dolcemente gli chiese: «Perché piangi?».
«Perché non mi avete data l’assoluzione». Padre Pio con tenerezza lo consolò dicendo: «Figlio, vedi, l'assoluzione non te l'ho negata per mandarti all'inferno, ma in Paradiso».
Parola di Dio: Pr. 8,22-31; Sal. 8; Rm. 5,1.5; Gv. 16,12-15
Vangelo Gv 16, 12-15
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai
suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete
capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi
guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò
che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché
prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio;
per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. Parola del Signore
“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI MA PER IL MOMENTO NON SIETE IN GRADO DI PORTARNE IL PESO”. (Gv. 16,12)
Gesù ci ricorda una cosa che noi spesso dimentichiamo: la fede è un cammino, è una via da seguire con gioia e con fatica ogni giorno, è un dono ma anche una conquista quotidiana, è un qualcosa che non puoi dire mai di possedere totalmente. Ci sono quotidianamente cose nuove da scoprire, da approfondire, da vivere. Con Dio succede un po’ come capita ad un fidanzato, a uno sposo, ad un amico nello sviluppo di una relazione di amore. Non subito si conosce profondamente l’altro ma se si ama ci sono aspetti sempre nuovi, gioiosi per approfondire l’amicizia. Devo rendermi conto che anch’io sono come gli Apostoli, sono ancora all’inizio di un cammino, non riesco a capire tutto. Gesù questo lo sa, non si spaventa delle mie gaffe e mi incoraggia anche davanti alle cadute. Anzi, fa ancora di più, regalandomi il suo spirito mi fa entrare nella dimensione trinitaria quella che mi fa entrare nella logica del dono totale.
LUNEDI’ 27 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE, DALL’ATTACCAMENTO ALLE COSE.
Hanno detto: Stringiti alla dolcissima Madre del Signore… Come la gloriosa Vergine, anche tu, con l’umiltà e la povertà, puoi portare sempre spiritualmente il Signore. (Santa Chiara d’Assisi)
Saggezza popolare: Nessuno ha maggior libertà di una mosca, che si posa persino sul naso di un re.
Un aneddoto: Stando a quanto avevo sentito e letto di lui, mi ero convinto che era un santo scorbutico, da pigliare con le pinze. Così, quando mi trovai dinanzi a lui e mi guardò fisso borbottando: «Che vuoi?», mi misi a farfugliare, preso come ero tra la cascaggine e la tremarella alle gambe. Mi predisposi alla tempesta. Padre Pio invece scoppiò in una risata altissima che accompagnò con una leggera percossa alla guancia destra: una carezza dolcissima che voleva confortare la mia debolezza e darmi l'animo necessario a una lotta senza armistizio. Mi benedisse e mi dette una coroncina perché capissi che la strada non poteva essere che quella dell'orazione
Parola di Dio: Sir. 17,20-28; Sal. 31; Mc. 10,17-27
Vangelo Mc 10, 17-27
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore
"SE NE ANDO’ AFFLITTO POICHÉ AVEVA MOLTI BENI". (Mc. 10,22)
Quest'uomo, buono, amato da Gesù, è l'unico esempio di vocazione mancata nel Vangelo. Se ne va' triste. E la sua tristezza non è per i beni, è per essere conscio che per conservare la sua fortuna ha perso la grande occasione della sua vita. In fondo, proprio lui, il discepolo mancato è quello che ha capito meglio le esigenze della sequela di Gesù. Il suo è un modo di avvertirci che si tratta di una cosa terribilmente seria, un ammonimento che giunge a noi, come se ci dicesse: io sono triste perché non ho avuto il coraggio di lasciare le mie ricchezze, ma badate che a voi che dite di aver seguito Gesù, che vi pregiate del nome di cristiani, non è lecito portarvi dietro magari di soppiatto, oppure recuperare in altro modo, ciò che avete lasciato.
MARTEDI’ 28 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.
Una scheggia di preghiera:
IL NOSTRO PREMIO SEI TU.
Hanno detto: Solo in cielo potremo conoscere, stupefatti, ciò che Maria Santissima ha fatto per noi e le volte che ci ha scampati dall'inferno. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Se mangi il pane ammuffito ti escono i denti di oro. (Prov. Pugliese)
Un aneddoto: Era il compleanno di mia figlia, ed io, mentre salivo il Gargano, pensavo a lei che in quel momento, forse, stava spegnendo le candeline della torta augurale.
Distratto da questo pensiero presi una curva troppo stretta, e mi trovai dinanzi un'altra macchina che scendeva tenendo la sua mano. Frenai nel disperato tentativo di attutire l'urto, che era comunque inevitabile. Invece le due macchine si fermarono a qualche centimetro di distanza, senza toccarsi. Giunsi al convento ed andai ad ossequiare il Padre. L'ebbi appena salutato, e lui: «Tu pensa a smorzare le candeline, che a portare la macchina ci penso io, eh ...».
Parola di Dio: Sir. 35,1-15; Sal. 49; Mc. 10,28-31
Vangelo Mc 10, 28-31
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore
“ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10,28)
Pietro nella sua genuinità e nella sua irruenza, dice al Signore: “Qualcuno l’hai trovato che per te ha giocato la sua vita.., quale sarà il nostro premio?”.
Noi cristiani, qualche volta facciamo lo stesso discorso a Gesù: “E’ vero, Signore, che non sono perfetto come il Padre celeste, però ad alcune cose ho rinunciato per seguirti... qual è il premio che mi spetta?”. Gesù potrebbe risponderci con una parola sola: “Ci sono io! non ti basto?”. Gesù invece risponde a Pietro più dettagliatamente: “Ogni cosa a cui hai rinunciato per seguirmi con amore tu la ricevi già ampliata dalla fede, poi sei già con me nella vita eterna anche se per imitarmi devi passare ancora attraverso la tribolazione e la croce”. Se il mio non è un calcolo ma un atto di amore, questo risulta estremamente vero. Chi aveva più “perfetta letizia” se non il poverello di Assisi? Chi è più piena di felicità e di gioia, l’ultima suorina di Madre Teresa di Calcutta o il più ricco magnate dell’industria? L’amore stesso è il premio; Gesù stesso è il premio, e Gesù è Dio!
MERCOLEDI’ 29 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.
Una scheggia di preghiera:
GESU’ DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO
Hanno detto: Se, turbato dal pensiero della gravità delle tue colpe, confuso dal deplorevole stato della tua coscienza, atterrito dalla severità del giudizio, tu stia per farti dominare dalla tristezza e cadere nell'abisso della disperazione, pensa a Maria. (San Bernardo)
Saggezza popolare: Per tre pizzichi di sale si perde la minestra.
Un aneddoto: Il mattino seguente, sempre con la motoretta, andammo a San Michele. A metà strada terminò la benzina e fummo costretti a mettere la riserva, ripromettendoci di fare il pieno a Monte Sant'Angelo. Avemmo però la brutta sorpresa di non trovare un distributore aperto.
Pur sapendo di restare per strada, decidemmo egualmente di avviarci verso S. Giovanni, sperando di incontrare qualcuno che ci desse un po' di carburante. Ero dispiaciuto soprattutto per la magra figura che avrei fatto con i confratelli che mi attendevano per il pranzo. Dopo pochi chilometri il motorino si mise a scoppiettare e si fermò. Demmo un'occhiata al serbatoio, ma era vuoto in maniera desolante. Stemmo ad attendere qualche motociclista che passasse, ma l'unica cosa che passava era il tempo, e con amarezza feci notare all'amico che mancavano pochi minuti al pranzo, e non ce l'avremmo fatta neanche con la benzina. Un po' per la stizza, un po' per mostrarmi la sua solidarietà, questi diede un colpo al pedale dell'accensione, e la Vespa si mise in moto subito. Senza chiederci come e perché saltammo in sella e partimmo «sparati». Giunti al piazzale del convento la motoretta si fermò col solito scoppiettio: aprimmo il serbatoio e lo trovammo asciutto come prima. Guardammo gli orologi e restammo ancora più storditi: mancavano cinque minuti al pranzo. In cinque minuti avevamo percorso 15 Km, alla media di 180 Km orari, senza benzina!!! Entrai in convento mentre i frati scendevano a pranzo. Andai incontro a Padre Pio, e lui mi guardava e sorrideva...
Parola di Dio: Sir. 36, 1-2.5-6.13-19; Sal. 78; Mc. 10,32-45
Vangelo Mc 10, 32-45
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro:"Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Parola del Signore
“POTETE BERE IL CALICE CHE IO BEVO? GLI RISPOSERO: LO POSSIAMO”. (Mc. 10,38)
In un momento di entusiasmo e facile dire a Gesù: “Possiamo seguirti ovunque!”, “Gesù, ti amo con tutto il cuore!”. O ancora: “Posso e voglio bere il tuo calice”, ma poi arrivano certi momenti lunghi e difficili... Anche con il nostro prossimo succede la stessa cosa: voglio magari aiutare i poveri: E’ bello entusiasmante… ma poi diventano tanti, sono esigenti, puzzano, vogliono sfruttarti e allora…Ho detto a Dio: “Ti offro questa mia sofferenza” e l’ho detto convinto, ma la malattia mi debilita, le forze vengono meno, gli amici si allontanano, neppure la preghiera sembra portare un po’ di serenità... Le mie, Signore, tu lo sai, sono “sincere promesse da marinaio. Maria ci insegna allora come rispondere al Signore. Non dirgli: “Ti prometto”, “Mi impegno”, “Sono sicuro che…”. Digli: Avvenga di me secondo la tua volontà” e poi…fidati di Lui davvero.
GIOVEDI’ 30 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE IO VEDA LA STRADA PER SEGUIRTI
Hanno detto:
Maria stava davanti alla croce e contemplava maternamente le ferite del Figlio suo: essa mirava non alla morte del Figlio ma alla salvezza del mondo. (Sant’Ambrogio)
Saggezza popolare: Chi non ha fortuna, si acceca facendosi la croce.
Un aneddoto: Rientravo a Bologna, da Rovigo. Cominciava a piovere, ed ero immerso nella lettura della Bibbia, a fianco dell'autista. Sento uno strappo violento, alzo gli occhi e vedo che andiamo slittando a forte velocità verso un albero. Riesco solo a gridare: «Gesù mio, misericordia!»; la macchina, con la terza ingranata, si ferma, fa marcia indietro e va a schiantarsi con la parte posteriore contro un platano. Io e l'autista usciamo incolumi: la ruota anteriore destra, nella violenza della «marcia indietro con la marcia ingranata» ha scavato un solco sull'asfalto. Penso subito a Padre Pio, abbraccio l'albero e dico: «Grazie, Padre». Dopo tre mesi circa torniamo a S. Giovanni Rotondo, e mia moglie, quando va a baciargli la mano dopo la confessione, gli dice: «Grazie, Padre, per mio marito...». Lui le risponde con un radioso sorriso: «Eh, sì, questa volta l'ha scampata proprio bella!».
Parola di Dio: Sir. 42, 15-26; Sal. 32; Mc. 10,46-52
Vangelo Mc 10, 46-52
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli:"Coraggio! Alzati, ti chiama!". Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". E Gesù gli disse: "Và, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Parola del Signore
“E SUBITO IL CIECO RIACQUISTÒ LA VISTA E PRESE A SEGUIRLO PER LA STRADA”. (Mc. 10,52)
Mi sembra particolarmente significativa questa frase del Vangelo di Marco che conclude il racconto della guarigione del cieco di Gerico. Per prima cosa ci dice che i miracoli di Gesù sono indirizzati sì a sanare i mali fisici, ma vogliono portare ad una guarigione del cuore e dell’uomo nella sua totalità. E poi ci dice che questo cieco riacquista la vista degli occhi e del cuore che gli permette di seguire Gesù. In questo senso siamo tutti ciechi che abbiamo bisogno di riacquistare la vista. Gesù c’è nella nostra vita, ma spesso stentiamo a riconoscerlo specialmente quando viene a noi nelle vesti di un prossimo difficile, quando non riusciamo a comprendere nei fatti della nostra vita quale sia la sua volontà. Farci aprire gli occhi da Gesù significa chiedere il dono della fede che ci permetta di vedere e il dono della volontà che ci dia la capacità di seguirlo concretamente.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO SENO GESU’.
Hanno detto: Dio ha scelto Maria per giungere a noi e ha stabilito che lei fosse la strada da seguire per riconquistare la nostra patria. (Adamo di Persigne)
Saggezza popolare: Ogni pietra alza il muro, e se è grossa conta per due.
Un aneddoto: Gli chiedemmo perché cacciasse via i penitenti, e lui: «Li mando via, ma li accompagno con la preghiera e con la sofferenza, e torneranno».
«Padre, ma se intanto, prima che tornino, succede loro qualche disgrazia?». «E che vuoi, che se sbaglio io, sbagli anche Quello lassù?».
Parola di Dio nella festa della Visitazione: Sof. 3, 14-18; opp: Rm 12,9-16; Cantico da Ct. 2,8.10-14; Lc. 1, 39-56
Vangelo Lc 1, 39-56
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore
"BENEDETTA TU FRA LE DONNE E BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO GREMBO". (Lc. 1,42)
Quante volte, fin da bambini, recitando l'Ave Maria, abbiamo ripetuto questa frase. Maria è la benedetta perché ha detto sì, ha messo se stessa nelle mani di Dio, ha generato nel silenzio e nell'amore un Dio che non stancandosi delle risposte negative dell'uomo, invece di abbandonarlo ha scelto la strada di scendere a lui facendosi uomo come lui. Nella sua nascita, il mistero della maternità acquista una grandezza ancora più rilevante. Dio redime ogni uomo. Il seme di Adamo che ha portato in sé la cattiveria del peccato riceve la linfa del bene dal nuovo Adamo, Gesù, il figlio di Maria. Da quel momento Gesù attende di essere generato da noi, da una vita vissuta per lui, come quella di Maria, che generi amore, perdono, solidarietà, condivisione, pazienza. Sei veramente "Benedetta Maria", perché quel Gesù da te generato è lo stesso Gesù con cui anche noi possiamo essere in intima comunione come lo sei stata tu, Madre, ogni volta che riceviamo I'Eucaristia.