SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
APRILE 2013
LUNEDI’ 1 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri
Una scheggia di preghiera:
SALVACI, O SALVATORE DEL MONDO
Hanno detto: Tacere non è lo stesso che essere muti, così come la parola non equivale alla loquacità. (D. Bonhoeffer)
Saggezza popolare: Non c'è cosa che si vendichi più del tempo.
Un aneddoto: Papa Luciani nel suo celebre volume ‘Illustrissimo’ scrive: "Il buon umore, se comunicato, può diventare carità squisita". E a conferma di questa sua affermazione narra la seguente leggenda: Un certo irlandese morto improvvisamente si avviò al tribunale di Dio molto preoccupato. Davanti a lui c'era una lunga fila. Incuriosito stette a vedere e a sentire. Gesù Cristo, dopo aver consultato il grande registro, disse al primo della fila: "Trovo che avevo fame e mi hai dato da mangiare: bravo; in Paradiso!". Al secondo: "Trovo che avevo sete e mi hai dato da bere: bravo; in Paradiso!". Altrettanto per gli altri: tutti meritavano il premio eterno per qualche opera di carità. L'irlandese, il cui bilancio della vita gli si rivelava piuttosto magro, era in grande apprensione: lui non aveva fatto nessuna di quelle opere buone. Venne intanto il suo turno, Mentre il Giudice divino esaminava il grande registro egli tremava di spavento. Ma ecco che Gesù Cristo alza gli occhi e dice: "Non c'è scritto molto, però qualcosa l'hai fatta anche tu. Ero mesto, sfiduciato, avvilito, tu sei venuto, mi hai raccontato delle barzellette, mi hai fatto ridere e ridato coraggio. Bravo, in Paradiso!"
Parola di Dio: At. 2,14.22-33; Sal. 15; Mt. 28,8-15
Vangelo Mt 28, 8-15
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore
GESU’ VENNE INCONTRO ALLE DONNE DICENDO: “SALUTE A VOI”. (Mt. 28,9)
Uno dei primi frutti della Pasqua lo si vede proprio in queste donne. Gesù appare alle donne, le manda come prime annunciatrici della sua risurrezione. E’ una cosa inaudita per quei tempi in cui la donna non contava nulla. La Pasqua è risurrezione e liberazione e Gesù libera la donna dal confine in cui la società l’ha relegata. Anche oggi impera ancora una mentalità maschilista che spesso ha suscitato reazioni femministe; in questi casi la donna sembra essersi liberata perché ha copiato in tutto, l’uomo. La vera liberazione femminile non sta tanto nella conquista dei ruoli maschili ma nella consapevolezza dei valori insiti nella femminilità e nella loro manifestazione. E anche tutte le altre liberazioni: non consistono principalmente nella conquista di diritti temporali ma nella liberazione interiore dell’uomo davanti a qualsiasi situazione.
MARTEDI’ 2 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SEI VIVO DENTRO DI ME.
Hanno detto: Gli amori finiscono, è l’amore che non finisce. (Carrieri Raffaele)
Saggezza popolare: L'usuraio ingrassa col sudore dei poveri.
Un aneddoto: Leone X, a un alchimista che si vantava di aver scoperto la pietra filosofale per fabbricare l'oro e gli domandava una ricompensa, fece consegnare una borsa vuota. "Poiché ormai sapete fabbricare l'oro, non vi occorre più altro che una borsa per mettervelo dentro".
Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal. 32; Gv. 20.11-18
Vangelo Gv 20, 11-18
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore
“MA VA’ DAI MIEI FRATELLI E DI’ LORO: IO SALGO AL PADRE MIO E PADRE VOSTRO, DIO MIO E DIO VOSTRO. (Gv. 20,17)
Questo lieto messaggio costituisce il vertice di tutto il brano di oggi. Esso si è aperto con l’esclamazione dolorosa: "Hanno portato via il Signore" (v.2) e si chiude con l’esplosione gioiosa: "Ho visto il Signore" (v.18). L’incontro di Gesù con la Maddalena e l’annuncio fatto dalla donna ai fratelli contengono un grande messaggio per il discepolo di ogni tempo: il Signore è vivo e ognuno deve cercarlo in un cammino di fede, sicuro che se farà la sua parte, il Signore non tarderà a venirgli incontro e a farsi conoscere. Un monaco del XIII secolo descrive questo incontro tra Cristo e Maria, mettendo sulla bocca di Gesù queste parole: "Donna, perché piangi? Chi cerchi? Colui che tu cerchi, già lo possiedi e non lo sai? Tu hai la vera ed eterna gioia e ancora tu piangi? Questa gioia è nel più intimo del tuo essere e tu ancora la cerchi al di fuori? Tu sei là, fuori, a piangere presso la tomba: Il tuo cuore è la mia tomba. E lì io non sto morto, ma riposo vivo per sempre. La tua anima è il mio giardino. Avevi ragione di pensare che io fossi il giardiniere. Io sono il nuovo Adamo. Lavoro nel mio paradiso e sorveglio tutto ciò che qui accade. Le tue lacrime, il tuo amore, il tuo desiderio, tutte queste cose sono opera mia. Tu mi possiedi nel più intimo di te stessa senza saperlo ed è per questo che tu mi cerchi fuori. E’ dunque anche fuori che io ti apparirò, e così ti farò ritornare in te stessa, per farti trovare nell’intimo del tuo essere colui che tu cerchi altrove" (Anonimo, Meditazione sulla passione e risurrezione di Cristo, 38: PL 184, 766).
MERCOLEDI’ 3 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.
Una scheggia di preghiera:
RESTA CON NOI PERCHE’ SI FA SERA.
Hanno detto: Ogni libro è un capitale che silenziosamente ci dorme accanto ma che produce interessi incalcolabili. (Goethe)
Saggezza popolare: La vecchiaia è un male desiderato da tutti; la gioventù un bene non conosciuto da nessuno.
Un aneddoto: Un tale, conosciuto per molto ghiotto, un giorno faceva notare a papa Benedetto XIV: "E' strano che io abbia la barba bianca, mentre ho i capelli ancora neri. Come si spiega ciò?" "Ve lo spiego io. Voi avete lavorato più con le mascelle che con il cervello".
Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal. 104; Lc. 24,13-35
Vangelo Lc 24, 13-35
Dal vangelo secondo Luca.
Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore
“STOLTI E TARDI DI CUORE NEL CREDERE ALLA PAROLA DEI PROFETI”. (Lc. 24,25)
Ci associamo anche noi ai due discepoli, che lasciato il cenacolo, s'incamminano verso Emmaus. Anche noi spesso siamo tentati di fermarci alla croce e poi tornare quasi delusi perché non abbiamo capito niente. Eppure Gesù si affianca a loro e a noi; è pronto ad andare anche con coloro che si stanno allontanando dal Cenacolo, dalla comunione dei fratelli, dalla chiesa. Da risorto non smette di essere il pastore buono che va in cerca delle pecore smarrite. Egli sente il loro chiacchiericcio su tutto quello che era accaduto. Parlano di un morto e non si accorgono che il risorto è con loro. Egli, con divina sapienza, devia prima i loro discorsi, li illumina ricorrendo alle divine scritture, fa rinascere in loro la speranza e fa loro toccare con mano che il Cristo, che loro considerano morto da tre giorni, è veramente colui che è venuto «A liberare Israele». Non basta aver visto un sepolcro vuoto, aver ascoltato la testimonianza delle donne che vanno dicendo che Gesù è vivo, non convincono neanche le testimonianze degli altri discepoli perché «Hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Fin quando non si entra in un rapporto personale con il Signore, le verità che lo riguardano, possono sconvolgerci, stupirci, ma non generano ancora la vera conversione e l'autentica convinzione che sboccia solo con le fede. Questa sgorga in tutta la sua intensità quando lo riconoscono nello spezzare il pane; questo gesto è solo di Cristo, gli uomini impareranno da Lui a ripeterlo nel sacrificio eucaristico e nella concretezza della carità cristiana. La parola, il pane e la condivisione nella carità di Cristo aprono gli occhi ai ciechi! Accade ancora oggi, nelle celebrazioni che facciamo nelle nostre chiese e in quelle che si celebrano nello stesso amore per le strade del mondo. Sono queste le esperienze che fanno ardere il cuore nel petto, che nutrono abbondantemente ed efficacemente la nostra fede. Questa è ancora la via per farci desiderare che il Risorto resti sempre con noi, soprattutto quando cala la sera e il timore del buio ci assale. È ancora questa la via sicura per tornare al cenacolo, alla comunione con i fratelli, per diventare testimoni veraci e credibili.
GIOVEDI’ 4 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco
Una scheggia di preghiera:
TI VEDO NELLA MIA VITA, SIGNORE RISORTO.
Hanno detto: Eva si lasciò sedurre e obbedì, Maria si lascio persuadere e obbedì. (S. Ignazio)
Saggezza popolare: Dio ti salvi da un cattivo vicino e da un principiante di violino.
Un aneddoto: C'era una volta un brahamano che serviva nel tempietto di un villaggio. Dovendo assentarsi per compiere un pellegrinaggio, decise di affidare al giovane figlio i riti sacerdotali. Il brahamano raccomandò al ragazzo di deporre, ogni giorno, l'offerta di cibo ai piedi della divinità e di vegliare affinché essa si nutrisse. Il giovane eseguì a puntino gli ordini del padre: pose l'offerta di vivande davanti alla statua e attese in silenzio. Ma la divinità restò immobile e non mangiò. Il ragazzo aspettò e aspettò. Era fermamente convinto che la divinità sarebbe scesa dall'altare, si sarebbe accomodata sul trono sistemato davanti all'offerta e avrebbe mangiato i cibi prelibati che le erano stati preparati. Allora pregò: - Signore onnipotente, mio padre mi ha comandato di servirti e di vegliare affinché tu ti nutra dell'offerta. Perché non vieni? Sei venuto ogni giorno da mio padre e ti sei accostato alle sue vivande: perché non ti degni di fare lo stesso con me? Che cosa ho sbagliato? Pianse a lungo, amaramente. Quando alzò gli occhi ancora pieni di lacrime, vide la divinità, apparsa in sembianza umana, che mangiava l'offerta. Terminato il sacrificio, il ragazzo uscì dal tempietto e i familiari gli dissero: Ora che il rito è finito, riponi le offerte. Il giovane replicò felice: - Il Signore ha mangiato tutto. I parenti stupefatti sbottarono: - Che vai vaneggiando? Il ragazzo ripeté con il più innocente candore: - Ma il Signore ha mangiato tutto il cibo che gli avevo preparato. Allora essi entrarono di corsa nel tempio e restarono sbigottiti al vedere i piatti vuoti. Ecco la forza di una preghiera sincera e di un sincero desiderio. (Tradizione Tibetana)
Parola di Dio: At. 3,11-26; SAl. 8; Lc. 24,35-48
Vangelo Lc 24, 35-48
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore
“PER LA GRANDE GIOIA, ANCORA NON CREDEVANO”. (Lc. 24,41)
Questa frase del Vangelo sta quasi a dire: troppo bello per essere vero! Ossia, quando Dio delude, si inventano pretesti per non credere. Ma allorché Dio sorprende oltre i nostri sogni, non possiamo credere, subodoriamo un inganno. La morte fa paura. La Risurrezione ancor di più. La Croce di Gesù spaventa. La sua gioia ci rende sospettosi. Non hanno il coraggio di seguirlo lungo la “Via Crucis”, ma non ce la fanno neppure a tenergli dietro la via della risurrezione. Il Risorto è impegnativo, scomodo, disturbatore ancor più di quando predicava nei villaggi. Forse gradiremmo altri segni. Che dormisse con noi. Che ci lasciasse abbandonati alla nostra mediocrità. Invece Lui insiste: “Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”. Ritengo che non fosse solo questione di cervello. Probabilmente il Maestro è riuscito a far cantare la Parola nei loro cuori. i testimoni nascono cosi. Con la musica dentro.
VENERDI’ 5 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.
Una scheggia di preghiera:
SENZA DI TE, SIGNORE, NON POSSIAMO NULLA.
Hanno detto: Chi di noi dà ascolto all’inno del ruscello quando parla la tempesta? (Gibran)
Saggezza popolare: Prima della virtù, Dio ha messo il sudore
Un aneddoto: Nella notte dei tempi viveva una scimmia dotata di sconfinati poteri. Viveva sola ed era solita giocare a creare sempre nuove cose. Un giorno pensa: "Mi piacerebbe avere un muro...". Detto, fatto: "Voglio un muro, un grande, solido MURO!". E il muro appare. "Bello questo muro, è proprio come l'ho pensato!". Poco dopo rimugina: "Chissà come sarebbe con un altro muro vicino, a formare un angolo..." Ed ecco il secondo muro, ad angolo retto. "Sì, stanno proprio bene insieme. E se ce ne fossero altri due, a chiudere lo spazio...?" Detto fatto: Ecco che si materializzano i muri a chiudere lo spazio intorno alla scimmia. "Ohhh, muri dappertutto, mica male l'effetto... A questo punto un bel muro di sotto, come pavimento, ci sta proprio bene." E il pavimento compare. La scimmia si siede contenta e alza gli occhi: "Muri intorno e sotto. Proprio quello che volevo. Ancora un bel muro di sopra e la mia creazione sarà perfetta." Buio assoluto. "AIUTO!!!!!! FATEMI USCIREEEEEEEEE!" La scimmia, disperata, si butta con furia contro pareti, pavimento e soffitto. Calci, pugni, testate. Niente da fare. Fuori di testa, continua a dibattersi per lungo, lunghissimo tempo finché, esausta, si accascia. E nella quiete, finalmente, pensa: "Ma che mi è saltato in mente!?... Perché non ci ho pensato subito?... MURI, SPARITE!". E… si ritrovò come all’inizio.
Parola di Dio: At. 4,1-12; Sal. 117; Gv. 21,1-14
Vangelo Gv 21, 1-14
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro:"Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore
“ALLORA QUEL DISCEPOLO CHE GESU’ AMAVA DISSE A PIETRO: “E’ IL SIGNORE”. (Gv. 21.7)
Simon Pietro, seguito da Giacomo e Giovanni e da altri due discepoli, forse amareggiato e triste per come sono andate le cose decide di riavventurarsi nella pesca, ma in quella notte non presero nulla. Come è possibile sperare nel successo, quando incombe ancora il buio e il Signore è assente? «Senza di me non potete fare nulla» aveva proclamato il Signore. Senza la luce della fede, se non si rimane irradiati della luce del Risorto, ogni impresa umana è condannata all'insuccesso e può risultare perfino fuorviante. Già un salmista ripeteva: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori». Pietro e compagni, come tanti di noi, pensano talvolta, almeno per una notte, di fidarsi delle proprie risorse, di ricorrere alla propria provata esperienza, di fare anche senza Cristo, ma sperimentano solo amara delusione. Deve essere davvero molto triste faticare invano, spendere energie senza raccogliere frutto alcuno: è la penosa esperienza di quanti nel mondo pretendono di gestire da soli la vita, convinti di poterla guidare al meglio, poi la delusione, i fallimenti e l'amarezza. Poi l'intervento prodigioso di Gesù con un duplice scopo: quello di convergerci dell'efficacia della sua presenza, la pesca diventa abbondantissima, e quello, non meno importante, della condivisione del pasto per far loro rivivere l'intimità che deve unire Gesù ai suoi. Non è del tutto nascosto il significato della vera missione che lo stesso Signore, aveva già indicato a Pietro e agli altri Apostoli, quella di diventare «pescatori di uomini».
SABATO 6 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.
Una scheggia di preghiera:
OGNI UOMO SULLA TERRA POSSA INNAMORARSI DI TE.
Hanno detto: Tutto s’impara, anche la virtù. (Joseph Joubert)
Saggezza popolare: I vizi s'imparano anche senza maestri.
Un aneddoto: Tanto tempo fa, in India, un ladrone, per scampare alle guardie del Marajà, andò a nascondersi in un tempio abbandonato, nei pressi di un remoto villaggio. Un contadino giovane e sempliciotto, che lavorava in un campo vicino, lo vide e, trovandolo smagrito e male in arnese, credette che fosse un guru (maestro di spiritualità). Andò a rendergli omaggio e incominciò a portargli ogni giorno cibo e generi di conforto. Il ladrone stette al gioco, perché gli faceva proprio comodo un po' di riposo, dopo tanto scappare. Condiscendente, si divertiva a elargire insegnamenti da "saggio" al giovane, che, entusiasta, cercava di mettere in pratica il più possibile ciò che sentiva. Il tempo passava e il ladrone viveva felice e beato dei doni che gli abitanti del villaggio gli portavano regolarmente. Un giorno il giovane, che era andato a trovare il suo falso maestro, gli comunicò entusiasta che, grazie ai suoi insegnamenti e al suo esempio, aveva raggiunto l'illuminazione. Il brigante, sorpreso, esterrefatto e colpito profondamente dalla sua fede e dalla sua costanza, si arrese a tanto ardore e diventò, a sua volta, discepolo del contadino illuminato.
Parola di Dio: At. 4,13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15
Vangelo Mc 16, 9-15
Dal vangelo secondo Marco.
Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore
“GESU’ LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’… E DISSE LORO: ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,14-15)
Al termine dell’ottava di Pasqua ci viene proposto questo Vangelo che conclude lo scritto di Marco ed è la sintesi dei racconti della risurrezione. Penso che dopo averlo letto almeno due cose ci colpiscano. Viene ripetuto più volte che gli apostoli non credettero agli annunci e testimonianze della risurrezione, al punto che Gesù in persona deve rimproverarli per la loro poca fede. E poi colpisce il fatto che a questi uomini di poca fede venga affidata invece la grande missione di andare in tutto il mondo per annunciare il Vangelo. Su questi argomenti possiamo fare alcune riflessioni per noi. Gesù non si spaventa né delle debolezze, né dei tradimenti, né della poca fede, anche se rimane “meravigliato” davanti alla durezza della nostra testa e del nostro cuore che stenta a comprendere le meraviglie di Dio che ci sono davanti ogni giorno, desidera solo perdonarci e rinfrancarci nella fede. Noi, quando qualcuno ci tradisce o non ci comprende ripetutamente o dimostra di non fidarsi in noi tendiamo a cancellarlo, escluderlo, andare avanti per conto nostro, scegliere altre persone, Gesù invece ama personalmente al di là dei limiti, ha fiducia che, nonostante i tanti errori ce la faremo ad avere fede in Lui, crede nel dono dello Spirito Santo che ci vuole dare perché noi possiamo diventare suoi rappresentanti e testimoni. Questo dovrebbe far sorgere dentro di noi il sentimento della gratitudine e la gioia della missionarietà. Un altro elemento che ci colpisce è che, mentre Gesù era in vita, la missione era in pratica riservata al popolo ebraico, ora che Lui risorto, sale al cielo, la missione è invece affidata agli apostoli “per ogni creatura”. Gesù è morto e risorto e in questo è il frutto della nostra redenzione avvenuta una volta per tutte per ogni uomo di ogni tempo e luogo, ma questa buona notizia deve poter arrivare alla mente e al cuore di ogni uomo per essere accettata, e questo è compito nostro. Capiamo allora sempre meglio che missionario non è quell’uomo con la barba lunga che lascia tutto e parte per paesi esotici in mezzo a mille peripezie per battezzare bambini indigeni. E neanche che missionaria deve essere solo la chiesa gerarchica con tutti i suo piani e progetti che qualche volta sono più sulla carta che nella vita. Missionario che porta la gioia della redenzione, della risurrezione di Cristo devo essere io oggi in mezzo alle persone con cui vivo. Tutti allora come i Testimoni di Geova a suonar campanelli? Non è necessario questo, missione non significa neppure in prima istanza conquistare adepti per la religione o distribuire sacramenti a persone che non hanno la capacità di apprezzarli, essere testimoni e missionari comincia dall’avere il cuore pieno di serenità perché Cristo è davvero risorto ed è il mio redentore, dal sapere in mezzo alle difficoltà quotidiane che Gesù non ci abbandona, che Dio è nostro Padre, che la fede in Lui, pur con tutte le difficoltà, è quello che da senso alla vita. Se tutto questo traspare da noi allora siamo già missionari per ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino.
DOMENICA 7 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE MIO E DIO MIO.
Hanno detto: L’indifferenza è micidiale per le anime come la muffa per le cose. (Josph Conrad)
Saggezza popolare: Nella vecchiaia, la vita pesa e la morte spaventa.
Un aneddoto: Nella grande foresta era scoppiato l'incendio più furioso e devastante che si fosse visto da generazioni. Tutti gli animali erano scappati sulle rive del fiume e gridavano spaventati e si lamentavano: "Poveri noi, i nostri nidi distrutti, le nostre tane bruciate, la nostra erba... i nostri alberi... che disastro, che disastro!..." Solo un colibrì non si era unito alla depressione generale. Si era avvicinato all'acqua e aveva preso una goccia nel suo becco. Dopodiché era volato sul fuoco e aveva lasciato cadere la goccia. Dopo il primo viaggio ne fece parecchi altri, finché qualcuno degli animali piangenti lo notò e gli urlò dietro: "Illuso! Che cosa credi di fare con le tue goccine d'acqua contro questa violenza?" Il colibrì si fermò a mezz'aria e, a becco pieno, rispose: "Faccio quello che so e posso fare!".
Parola di Dio: At. 5,12-16; Sal. 117; Ap. 1,9-13.17-19; Gv. 20,19-31
Vangelo Gv 20, 19-31
Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di quello stesso
giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si
trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a
loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
“MOSTRO’ LORO LE MANI E IL COSTATO. E I DISCEPOLI GIOIRONO AL VEDERE IL SIGNORE”. (Gv. 20,20)
“Ma allora è proprio tutto vero!” si dicono i discepoli. “Il male, la morte, la violenza non ce l’hanno fatta! Gesù è vivo! Gesù è proprio il Figlio di Dio!”. E’ la stessa sorpresa gioiosa che oggi entra nel nostro cuore. Il male, la morte, non sono la parola definitiva della vita. Se Gesù, passato attraverso la croce e il sepolcro è vivo e può mostrarci le sue ferite gloriose, vuoi dire che anche noi, con tutte le ferite materiali e morali della nostra vita, potremo mostrarci gloriosi al Padre che dona la vita. La risurrezione di Gesù è opera dello Spirito Santo creatore. La nostra speranza si fonda su di Lui che è capace di ridare vita alle membra stanche, che può risanare le ferite del peccato, che fonda la nostra gioia.
LUNEDI’ 8 APRILE: Annunciazione del Signore
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart
Una scheggia di preghiera:
ECCO, SIGNORE, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’
Hanno detto: L’ingratitudine è un vizio di cui non si sente nessuno vantarsi. (Gerard de Nerval)
Saggezza popolare: Non si fa più lunga strada che quando non si sa dove si vada.
Un aneddoto: Il Beato Bonaventura da Potenza, qualche giorno prima di morire nel convento di S. Francesco a Ravello, ultima dimora della sua vita, avendogli il medico fatto capire che non c'era più alcuna speranza di guarigione, lo ringraziò e ringraziò Dio di tale prezioso guadagno per la sua anima. Ricevuti gli ultimi Sacramenti, cominciò a cantare le lodi della Vergine del suo cuore e quelle del suo Dio. Volgeva continuamente lo sguardo a una immagine della Madonna, che stava di fronte al suo lettuccio poverello e Le lanciava sospiri e parole d'amore tenerissimo. Poco prima di spirare, la sua Madre dolcissima venne a visitarlo: egli era in dolce estasi d'amore e sussurrò soavemente l'eterno canto d'amore: "Ave Maria! Ave Maria! Ave Maria! Così la sua anima, accompagnata dalla "Tutta bella", se ne volò al suo Creatore. Era il crepuscolo del 26 ottobre 1711: in quel momento la campana della Cattedrale di Ravello suonava i rintocchi dell'Angelus Domini.
Parola di Dio: Os. 7,10-14; 8,10; Sal. 39; Eb. 10,4-10; Lc. 1,26-38
Vangelo Lc 1, 26-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore
L’ANGELO GABRIELE FU MANDATO DA DIO IN UNA CITTA’ DELLA GALILEA, CHIAMATA NAZARETH, A UNA VERGINE. (Lc. 1,26-27)
Due purezze si incontrano Uno è il Puro spirito, l’angelo delle buone notizie l’altra è la purezza terrena, la nuova Eva, la nuova madre dei viventi. L’angelo ha una consegna da fare, l’altra una Buona Notizia da ricevere, da far lievitare nel suo grembo per il bene di tutta l’umanità. Uno è potenza l’altra fragilità, ma è il potente che si inginocchia, che chiede permesso. Dio finalmente trova casa, ha trovato un cuore adatto a Lui… Quella casa, quel nido di Amore è perché il Signore possa trovare casa da me e da te. Sì, perché ancora oggi Lui cerca cuori in cui abitare, cerca vuoti da riempire, gioie da donare… Non abbiamo paura di Gesù, non ci vuol portare via nulla, non viene per poter comandare ma per farci felici… Ma come avverrà? Non preoccuparti, lascia fare a Lui al suo Spirito Potente… E il Verbo si fa carne anche dentro a te.
MARTEDI’ 9 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.
Una scheggia di preghiera:
VIENI SANTO SPIRITO, RIEMPI IL CUORE DEI TUOI FEDELI.
Hanno detto: Loda i grandi campi, ma coltivane uno piccolo. (Virgilio)
Saggezza popolare: Le piccole spese son quelle che vuotano la borsa.
Un aneddoto: Una signora, cacciatrice di autografi, chiede a don Bosco una riga. E don Bosco scrive sopra un foglio: Ricevo dalla signora... la somma di lire duemila per le mie opere, e firmò la ricevuta con l'autografo.
Parola di Dio: At. 4,32-37; Sal. 92; Gv. 3,7-15
Vangelo Gv 3, 7-15
Dal vangelo secondo Giovanni.
“In verità vi dico: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Parola del Signore
“DOVETE RINASCERE DALL’ALTO”. (Gv. 3,7)
Nicodemo è Maestro, conosce le Scritture. Ha studiato, è un dirigente di spicco nel suo ambito, è rispettato e lodato. Eppure gli manca l'essenziale: il capire ciò che viene dall'alto. Spesso succede anche a noi dedichiamo tempo ed energia e studio a tanti particolari di fede, di vita e ci dimentichiamo il "dentro", l'essenziale, per essere e diventare capaci di luce, per capire le fitte trame di luce che Dio intesse nelle pieghe dell'umanità. Non basta conoscere, occorre credere, fidarsi, schierarsi, aderire, donarsi. Lo Spirito ci aiuta, ci spinge verso la Parola, se la vita non ha del tutto assordato la nostra interiorità (e Dio non voglia!), vedremo lo Spirito Santo infiltrarsi in ogni spiraglio della nostra vita per sfondare le nostre resistenze. La strada è la meditazione del dono di Dio in Gesù, quell'essere appeso, innalzato come il serpente nel deserto che ci dice quale sia il vero volto di Dio e ci spalanca il cuore alla fede. La volontà di Dio è sempre e solo il bene dei suoi figli e il suo desiderio è che davvero ciascuno di noi si apra alla scoperta del volto dell'Altissimo. Lasciamo lavorare lo Spirito che viene quando meno ce lo aspettiamo, che interviene nella nostra vita, che ci cambia il cuore. Lasciamolo lavorare.
MERCOLEDI’ 10 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.
Una scheggia di preghiera:
MANDA, O SIGNORE, UN RAGGIO DELLA TUA LUCE.
Hanno detto: Ciò che sfugge alla logica è quando v’è di più prezioso in noi stessi. (Andrè Gide)
Saggezza popolare: Val più un'oncia di sorte, che cento libbre di sapere.
Un aneddoto: Attenzione al fatto che per liberarsi da un piccolo male non ne succeda uno maggiore. Raccontava Don Bosco di un contadino che stufo di vedersi mangiar il formaggio dai topi, mise del veleno attorno alle forme. I topi mangiarono il veleno e poi addentarono il formaggio prima di morire, ma quando il contadino mangiò il formaggio addentato dai topi, fu ucciso a sua volta dal veleno che essi vi avevano lasciato.
Parola di Dio: At. 5,17-26; Sal. 33; Gv. 3,16-21
Vangelo Gv 3, 16-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore
“LA LUCE E’ VENUTA NEL MONDO”. (Gv. 3,19)
C’è chi desidera la luce e c’è chi odia la luce. Gesù con la sua venuta, le sue parole, le sue testimonianze è la potente luce che illumina il nostro essere e il nostro agire. Noi invochiamo la luce dello Spirito ma poi qualche volta abbiamo paura di quello che questa luce mette in evidenza. Quando ci sono di mezzo le nostre magagne preferiamo il buio o almeno la penombra, questo perché difficilmente abbiamo il coraggio di riconoscere i nostri torti. Siamo un po’ come Nicodemo che andato di notte a cercare Gesù, trova la luce, ma esita ad aprirsi al dono di Dio, a fare il salto della fede che potrebbe salvarlo. La luce di Dio illumina un mistero difficile ma l’unico che può salvare è la croce di Cristo.
GIOVEDI’ 11 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.
Una scheggia di preghiera:
TUTTO E’ TUO, GESU’; E TU TI SEI FATTO NOSTRO
Hanno detto: Vivere è nascere in continuazione. La morte non è altro che un’ultima nascita. (Marcel Jouhandeau)
Saggezza popolare: Chi confessa la sorte, nega Dio.
Un aneddoto: Un giorno del 1931, presso il convento di San Giovanni Rotondo c'erano alcuni ospiti di riguardo, fra cui un alto magistrato. Il pranzo fu "alla cappuccina", cioè insoddisfacente sia come quantità che come qualità; il giudice, mentre mangiava, discorreva sul fatto di come a questo mondo il denaro è tutto, e chiunque abbia soldi a sufficienza può anche "comprare" qualsiasi causa. Durante il pasto, il Santo stette insolitamente zitto. Al momento di andare via, però, il magistrato, mentre stava per imboccare la rampa di scale per scendere alla porta, venne raggiunto da un calcio fortissimo al deretano, che lo fece ruzzolare in fondo. Si rialzò malconcio, dolorante ed imprecante, ed a questo punto vide che il calcione glielo aveva sferrato proprio Padre Pio, che per soprammercato gli gridò dietro: "E comprati pure questo, disgraziato!!!".
Parola di Dio: At.5,27-33; Sal. 33; Gv. 3,31-36
Vangelo Gv 3, 31-36
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”. Parola del Signore
“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”. (Gv. 3,35)
Un momento fondamentale della Messa è la conclusione della grande preghiera Eucaristica quando il sacerdote, alzando pane e vino consacrati li offre al Padre dicendo “Per Cristo, con Cristo, in Cristo…, ogni onore e gloria nei secoli dei secoli”, e tutti rispondiamo: “Amen”, ci credo, è proprio cosi. E’ Gesù Dio il centro della nostra vita, senza di Lui non possiamo nulla, è il suo sacrificio offerto che ci libera, è la sua preghiera che permette a noi di pregare. Quanto siamo ancora pagani quando pensiamo che siano le mie buone azioni a salvarmi o quando andiamo in cerca di intercessori potenti per le nostre richieste a Dio. Spesso noi cristiani ci comportiamo da sciocchi. Cerchiamo la verità su di noi, sul mondo, sulle cose e spaziamo in mezzo a filosofie, religioni, superstizioni, fantasie di uomini mentre Gesù di cui portiamo il nome ci ha detto di essere Lui la Via, la Verità, e la Vita. Non che la scienza, la ricerca umana non abbiano anch’esse una parte di verità, ma non è assurdo avere una fonte di acqua purissima e trascurarla per andare ad abbeverarsi a delle pozzanghere? Cerchi Dio? E’ Gesù che ti mostra il suo volto. Cerchi la verità sull’uomo? E’ Gesù l’uomo - Dio che può risponderti. Cerchi il senso del tuo vivere? E’ Gesù che nell’amore per Dio, per il prossimo ti dà una chiara risposta. Cerchi un comportamento di vita? Guarda a come si è comportato Gesù, ed imitalo, farai piacere a Dio e realizzerai la tua gioia.
VENERDI’ 12 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO SII TU, PANE PER LA NOSTRA FAME.
Hanno detto: Aver fede è innanzitutto aver fiducia in qualcuno. Il bambino crede a sua madre, lo scolaro al maestro, il malato al suo dottore. (Thivollier)
Saggezza popolare: La roba va alla roba, e i pidocchi alle costure.
Un aneddoto: - Che cosa devo fare? - domandò il discepolo al maestro. Va', semina un buon gesto: raccoglierai una buona abitudine. Dopo qualche tempo l'allievo ritornò. E adesso? Cosa devo fare? - Va', semina l'abitudine, raccoglierai un carattere. Ancora una volta, in seguito, il giovane tornò dal maestro. - Cosa resta ora? - domandò. Semina il carattere - gli rispose il maestro - raccoglierai un destino! (Elena Bono)
Parola di Dio: At. 5,34-42; Sal. 26; Gv. 6,1-15
Vangelo Gv 6, 1-15
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore
“GESU’ PRESE I PANI E DOPO AVER RESO GRAZIE LI DISTRIBUI’ A QUELLI CHE SI ERANO SEDUTI E LO STESSO FECE DEI PESCI, FINCHÉ NE VOLLERO”. (Gv. 6,11)
Iniziamo oggi la lettura dei brani del Vangelo di Giovanni che formano la riflessione di questo evangelista sul Tema Gesù, Pane di vita. Il primo brano riguarda proprio la moltiplicazione dei pani e Giovanni con questo brano vuole subito dirci che Gesù è venuto per sfamare la nostra fame e sete e lo fa con il pane degli uomini condiviso e moltiplicato ma lo fa soprattutto donando se stesso come pane che ci deve sostenere nel cammino. Accenno solo ai temi principale contenuti in questo racconto, ognuno li faccia suoi approfondendoli nella meditazione e nella preghiera. Gesù non solo offre agli uomini la sua Parola ma è attento anche alle necessità fisiche dell’uomo: nulla è estraneo a Gesù. Egli, come già sua madre alle nozze di Cana è pronto a cogliere i nostri bisogni ma desidera che anche i suoi discepoli siano consapevoli dei bisogni della gente: La Chiesa non potrà mai essere disincarnata dalle necessità umane. Gesù per poter operare ha bisogno di qualcuno che sappia condividere ciò che ha:Dio chiede a ciascuno di noi qualcosa per poter donare tanto a tutti. Il dono è abbondante al punto che se ne avanza: ce n’è per tutte le dodici tribù di Israele e per ogni uomo. La conclusione però è amara. Il gesto è capito solo in parte. Si stenta a passare dal segno materiale a quello spirituale e Gesù deve ritirarsi: In ogni caso il vero giudice non dovrà mai essere solo la pancia o la realizzazione di cose materiali, ma occorre il cuore e la fede.
SABATO 13 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire
Una scheggia di preghiera:
NON MI ABBANDONARE, MIO SIGNOR, NON MI LASCIARE, IO CONFIDO IN TE.
Hanno detto: Coraggioso è chi conosce i pericoli ma non li teme più del dovuto. (Guicciardini)
Saggezza popolare: La roba va alla roba, e i pidocchi alle costure.
Un aneddoto: Un uomo d'affari sempre molto indaffarato chiamò a gran voce un taxi e vi salì sopra con gran furia dicendo: "Presto vada a tutta velocità". Il taxi partì con un grande stridio di gomme e imboccò il corso a tutta birra. Dopo un po' al passeggero venne un dubbio. Si sporse verso il tassista e chiese: "Le ho detto dove deve andare?". L'autista rispose tranquillo: "No, ma ci sto andando più in fretta che posso!". Si può anche vivere "a casaccio".
Parola di Dio: At.6,1-7; Sal 32; Gv. 6,16-21
Vangelo Gv 6, 16-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore
“MA EGLI DISSE LORO: SONO IO, NON TEMETE”. (Gv. 6,20)
Gli apostoli sono soli. E’ notte. C’è vento forte sul mare. Sembra la descrizione esatta di certi periodi della nostra vita. Gli amici se ne sono andati. La malattia è venuta a trovarti. I tuoi progetti migliori sembrano essere vani. E per di più è notte. Non vedi nulla. Ti assalgono mille paure, mille dubbi e anche: “Gesù non era ancora venuto da loro”. Magari lo hai anche chiamato, ma sembra non sentirti, addirittura non esserci. Ma può Dio abbandonare la sua creatura? Però l’intervento di Dio non avviene sempre come ce lo siamo immaginato o come lo desidereremmo. Vedere Gesù che cammina sull’acqua dei mare in tempesta mette paura agli apostoli: sono davanti ad un fatto che supera le loro capacità. Gesù aveva moltiplicato il pane per le folle e si era manifestato come Messia attento al suo popolo, ma qui si manifesta superiore ad ogni condizionamento della natura superando le leggi naturali. Tutto quello che non rientra nelle nostre conoscenze ci lascia perplessi, timorosi, increduli. La fede è un salto nel buio, un fidarci di Qualcuno superiore a noi del quale non si può conoscere e comprendere tutto. Ma se noi superiamo la perplessità, la paura, colui che ci viene incontro in modo tanto misterioso è colui che vuol salire sulla nostra barca per calmare le acque tumultuose e portarci “rapidamente” a riva. Ecco, infatti, la parola rassicurante di Gesù: “Non temete, sono io”. Il Signore non lascia soli coloro che gli vogliono essere fedeli, conosce il cuore dell’uomo, così facile agli entusiasmi ma anche così incostante nella fede. Offre sempre la sua parola, non dice magari molto, anzi a volte il buio rimane, ma in quel buio c’è una presenza amica, che stimola a non perdersi d’animo, a insistere nell’andare avanti.
DOMENICA 14 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA C
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
ALLA MIA MENSA C’E’ UN POSTO ANCHE PER TE.
Hanno detto: L’amore alle comodità non fa mai i santi. (B. Giuseppe Timoteo Giaccardo)
Saggezza popolare: Non c'è cosa che si vendichi più del tempo.
Un aneddoto: Nel 1854 a Torino scoppiò il colèra. Don Bosco si recò a visitare il vicino lazzaretto, e ad assistere i poveri colerosi. Egli ci aveva assicurato che il colèra non sarebbe entrato nell'Oratorio, purché non facessimo peccati. Noi promettemmo e non fummo toccati mentre molti furono i colpiti e i morti nelle case vicine a noi. Di più, Don Bosco decise che i più grandicelli andassero a prestar soccorso e assistenza ai colerosi nelle case vicine. Ai primi di agosto di quell'anno, mentre stavo con altri amici nel cortile, Don Bosco mi invitò ad accompagnarlo al lazzaretto. Accettai e lo seguii. L'aiutai ad amministrare l'Olio santo. Un medico che passò vicino e mi vide, disse: «Don Bosco, che cosa fa? Questo ragazzo non deve stare qui! (Cagliero aveva 16 anni). Non le pare una grave imprudenza?». «No, no, dottore rispose Don Bosco. Né lui né io abbiamo paura del colèra. Non succederà niente». E così fu.
Parola di Dio: At. 5,27-32.40-41; Sal. 29; Ap. 5,11-14; Gv. 21,1-19
Vangelo Gv 21, 1-19
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù si
manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si
trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaèle di Cana di
Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io
vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e
salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
“VIDERO UN FUOCO DI BRACE, CON DEL PESCE SOPRA, E DEL PANE”. (Gv. 21,9)
Questo Gesù risorto che accende il fuoco, che prepara da mangiare per i suoi amici che tornano dalla pesca dà un senso di profonda e semplice familiarità. Il Risorto non è assolutamente asettico”, estraneo a sentimenti, bisogni dell’uomo. Gesù che ha compartecipato la sua divinità alla nostra umanità, continua a donare tutto se stesso a noi. Gesù ha acceso il fuoco. Il fuoco dell’amicizia, il calore di un Dio che ama, il fuoco che purifica, il fuoco del trovarsi insieme. Gesù ci ha preparato e ci prepara la cena. Si è messo il grembiule del servizio, ci ha lavato i piedi, ci ha convocati intorno alla mensa della sua parola, si è fatto pane per noi. Se noi pensassimo all’Eucaristia così, non la vedremmo più come un rito, un dovere, non troveremmo più le assurde scuse per giustificarci se “non possiamo andare”. Gesù ha preparato tavola, ti dà se stesso, ti invita personalmente, a quella mensa “c’è un posto anche per te” per ricevere gratuitamente tutti i suoi doni. Sarebbe meno festa per tutti se quel posto rimanesse vuoto.
LUNEDI’ 15 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
SENZA DI TE NULLA E’ NELL’UOMO, NULLA SENZA COLPA.
Hanno detto: Nulla è più dolce a udirsi delle parole di un padre che loda suo figlio. (Menandro)
Saggezza popolare: Da ricchi impoveriti e da poveri arricchiti, prega Dio che t'aiuti.
Un aneddoto: Nei quindici giorni che trascorse a Marsiglia (alla fine del gennaio 1880), una enorme folla di ogni classe di persone desiderosa dei suoi consigli e della sua benedizione, si recava ogni giorno alla Casa dove don Bosco risiedeva, disposta ad aspettare anche dal mattino alla sera, purché potesse parlargli. Nel giorno della partenza c'erano ancora duecento e più persone che attendevano d'incontrarlo. Tutti desideravano avere un suo ricordo, e vidi molti tagliuzzare a pezzi la sua veste nera da prete e il suo mantello, e a nulla valsero le proteste. Don Bosco dovette uscire malconcio nelle vesti, e cambiarle nelle case di Saint‑Cyr e della Navarra. Liberati a stento da quella immensa folla e saliti in vettura noi due soli, ci dirigemmo ad Aubagne. Strada facendo Don Bosco, umiliato e confuso, mi disse: «Come è ammirabile il Signore, e come è grande la sua misericordia, che volle servirsi di un vaccaro dei Becchi per muovere tanta gente a operare le sue meraviglie!»
Parola di Dio: At. 6,8-15;Sal 118; Gv. 6,22-29
Vangelo Gv 6, 22-29
Dal vangelo secondo Giovanni.
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore
“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’ “. (Gv. 6, 27)
Per renderci conto della portata di questa parola di Gesù nei nostri confronti basta farci qualche semplice domanda: “Oggi, nella mia giornata, quali saranno le più gravi preoccupazioni? Nella mia vita per che cosa sto correndo, impegnandomi, lavorando?” Se rispondiamo con onestà a queste domande, noi vediamo che la maggioranza dei nostri sforzi sono per le cose. Spesso il lavoro è soprattutto per avere denaro, perché il denaro serve a vivere e il denaro dà benessere; siamo poi preoccupati per la nostra salute e spesso spendiamo molto danaro e tempo per la salute del nostro corpo. Altro tempo poi lo spendiamo per apparire, per avere successo e anche per ritagliarci il nostro piccolo spazio di potere e spesso anche negli affetti siamo più preoccupati per l’amore che essi ci possono dare che non per il valore in se stesso dell’amore. Quando vogliamo esprimere ad un amico il nostro augurio gli diciamo: “Che tutto ti vada bene”, e spesso pensiamo al suo benessere fisico e materiale. Ma tutte le cose, almeno materialmente, finiscono. I soldi e le cose che abbiamo messo da parte finiscono e se non finiscono nella nostra vita non sono più nostre dopo la morte; il corpo, anche il più ben curato, ha delle sue date di scadenza che forse la medicina può allungare un poco ma che arrivano inesorabili; anche negli affetti basta un nulla perché siano modificati o finiscano. Qual è dunque il cibo che non perisce? E’ Dio, è Gesù e in Lui allora anche tutto il resto assume un valore di eternità. Anche noi credenti spesso corriamo il rischio di considerare Dio e Gesù e il Suo Spirito come una delle tante cose della nostra vita. Sappiamo che c’è, ci rivolgiamo a lui magari nelle necessità, ce lo teniamo buono con qualche preghiera e speriamo che, se ci sarà un’eternità, sia buono e misericordioso con noi. No! Dio non è una delle tante cose, Dio è la mia vita: se Lui non mi avesse pensato dall’eternità, io non ci sarei, se Lui non mi sostenesse con il suo pensiero e con il suo amore, io cesserei di esistere. Dio è la vita stessa e allora solo in Lui ha senso il mio lavorare, il mio preoccuparmi per le persone e per le cose perché solo in Lui le cose e le persone hanno il loro vero senso, quello dell’eternità. A me non piace pensare a questa vita come un esilio in attesa del ritorno in patria, penso che Dio voglia la mia gioia già in questa vita e ci metto tutta la mia parte per cercare la mia e l’altrui felicità, ma cammino sapendo che non tutto finisce qui con un lasso più o meno lungo di anni di buona salute, di cose che vanno bene per i fortunati e male per gli altri. E’ vero: la vita è un mistero ma chi vive questa vita con Dio, vive già la vita eterna.
MARTEDI’ 16 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.
Una scheggia di preghiera:
MISTERO DELLA FEDE E’ IL CORPO DI GESU’.
Hanno detto: La popolarità è un rasoio nelle mani di un bambino. (Principe di Ligne)
Saggezza popolare: Ricchezza e scienza insieme non hanno residenza.
Un aneddoto: A Marsiglia, nel 1881, don Bosco risanò una giovane quattordicenne da paralisi di nascita. I parenti l'avevano portata in braccio e l'avevano lasciata nella sala, in mezzo a più di duecento persone che aspettavano la benedizione di Don Bosco e la liberazione dai loro mali. Don Bosco, dopo la santa Messa, animò la fanciulla a confidare nella Vergine Ausiliatrice, le diede la benedizione e le comandò di alzarsi. Esitava la fanciulla per tema di cadere, e i parenti la volevano aiutare. Ma Don Bosco non lo permise dicendo: «Essa non ha bisogno di aiuto. Alzati e va' alla cappella a rendere grazie alla Madonna». Si alzò da sé e camminò con un poco di stento, perché non aveva ancora imparato a camminare; e fu alla cappella, dove ringraziò il Signore con altri devoti, che piangevano e lodavano il Signore. La vidi poi uscire dalla casa in piedi, e semplicemente appoggiata al braccio di sua madre.
Parola di Dio: At. 7,51-8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35
Vangelo Gv 6, 30-35
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore
“IL PANE DI DIO E’ COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO E DA’ LA VITA AL MONDO”. (Gv. 6,33)
Quando Gesù dice queste parole non si riferisce solo al dono di se stesso che ci fa nell’Eucaristia ma al grande mistero dell’Incarnazione: un Dio che si fa uomo per amore; un Dio che si fa pane per la nostra fame. Il nostro non è un Dio che si è fatto una capatina in mezzo ai mortali per scagliare qualche fulmine, dettare qualche legge nuova, accaparrarsi tasse o belle donne, compiere qualche impresa gloriosa tra cori di lodi e poi tornarsene nella sua beatitudine. Il nostro Dio, invece, si è caricato di povertà e di miseria da cui non riuscirà più a scrollarsi, è un Dio che per sempre continuerà ad incarnarsi nella nostra storia e nella povertà di un pane spezzato e donato. Un Dio che si fa “mangiare” dall’uomo! Mi ha sempre meravigliato e stupito un Dio perfetto che per amore della sua creatura, traditrice e infida, accetta di lasciare la sua eternità felice per farsi uomo, povertà, peccato. E’ un po’ come una persona che avesse tutto, salute, serenità, gioia, ricchezze, affetti corrisposti, e rinuncia a tutto, diventa povero, sofferente, rischia la vita per dare un po’ di pane a un povero che non sa neppure apprezzare questo dono. O è un matto, o un innamorato! Dio è così ‘innamorato pazzo’ di noi: ci ama fino al punto di farsi pane, pane con la sua vita, il suo esempio, pane con la sua Parola e pane concreto nell’Eucaristia. E noi, qualche volta, ci lamentiamo di Dio che è lontano da noi, piangiamo quando non otteniamo qualche grazia, non apprezziamo il dono della sua Parola, rinunciamo per qualche banalità alla Messa, riduciamo l’Eucaristia ad un rituale ripetitivo. Siamo degli affamati e soffriamo di inappetenza. Abbiamo il Pane della vita e ci lasciamo morire di inedia.
MERCOLEDI’ 17 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.
Una scheggia di preghiera:
TI ADORO, MIO DIO, PANE DELLA VITA.
Hanno detto: Non sempre ciò che viene dopo è progresso. (Alessandro Manzoni)
Saggezza popolare: Molte cose il tempo cura che la ragione non sana.
Un aneddoto: Lucia, 3 anni, mi dice di versarle il te. Le dico che lo può fare lei, che non fa niente se ne versa un po' fuori. E' piuttosto titubante, le dico che può provare. Alla fine si batte le mani. Battiamo le mani e ridiamo, e mi dice: “che furbo che sei: hai visto che lo sapevo fare?” e poi ancora.”Papà, ma come facevi a sapere che ero grande?”
Parola di Dio: At. 8,1-8; Sal. 65; Gv. 6,35-40
Vangelo Gv 6, 35-40
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Parola del Signore
“IO SONO IL PANE DELLA VITA”. (Gv. 6,35)
Scriveva così il Cardinal Carlo Maria Martini: “Tu, o Signore, sei il mio pane, e senza di te non posso vivere; non saprei dove andare senza di te, non saprei cosa fare e cosa dire senza di te. Signore, tu sei il mio nutrimento, tu sei la forza per la quale tu mi darai la grazia di spezzare con i fratelli questo nutrimento giorno per giorno. Saremo anche noi il pane del Signore, pane distribuito, pane diventato ostia di umiltà.”
GIOVEDI’ 18 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
TU HAI MESSO IN NOI IL GERME DELLA VITA ETERNA.
Hanno detto: Le parole sono come foglie: là dove abbondano è raro che sotto vi si trovi molto frutto. (Alexander Pope)
Saggezza popolare: Costa poco promettere a chi non vuol mantenere.
Un aneddoto: Lo aveva scoperto per caso, ma nel podere che affittava e che coltivava da tempo c'era un tesoro. Erano monete d'oro e oggetti preziosi, affiorati il giorno che aveva deciso di arare in profondità. Si era affrettato a ricoprire il tutto e aveva chiesto al padrone di vendergli il podere. Vedendo la sua ansia, il padrone aveva accettato, ma gli aveva chiesto una somma altissima. Per mettere insieme i soldi necessari, l'uomo si cercò un secondo lavoro e poi un terzo. Cominciò a guadagnare e investì i guadagni, fondò un'impresa, allargò i traffici oltre i confini dello stato. Passò altro tempo. L'uomo investiva, trafficava, dirigeva, viaggiava. Si dimenticò completamente del tesoro nascosto nel campo.
Parola di Dio: At. 8,26-40; Sal. 65; Gv. 6, 44-51
Vangelo Gv 6, 44-51
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Parola del Signore
“SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE, VIVRÀ IN ETERNO”. (Gv. 6,51)
Il primo libro della Bibbia, la Genesi, afferma che Dio aveva fatto l’uomo per l’immortalità, infatti egli “era in un giardino dove c’era l’albero della vita”. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, afferma che Dio ridarà questa immortalità. Ora, Gesù, in questo brano del Vangelo, ci dice che questa immortalità ci è già ridonata attraverso la fede e l’Eucaristia: “Chi mangia questo pane, vivrà”. Si potrebbe obiettare: ma anche coloro che mangiano il Pane eucaristico, muoiono come tutti! Ebbene, Gesù afferma che il nutrimento eucaristico ricevuto nella fede, mette il fedele in possesso, fin d’ora, di una “vita eterna” sulla quale la morte fisica non ha alcuna presa. Più che un dogma, più che una morale, più che una ideologia, il cristianesimo è questo: la divinizzazione dell’uomo! La gioia e il rendimento di grazie dovrebbero essere propri dei cristiani, infatti Dio ci dona la sua vita eterna!
VENERDI’ 19 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire
Una scheggia di preghiera:
ANNUNCIAMO LA TUA MORTE, O SIGNORE; PROCLAMIAMO LA TUA RISURREZIONE, NELL’ATTESA DELLA TUA VENUTA.
Hanno detto: Un programma politico non si inventa, si vive. (Don Luigi Sturzo)
Saggezza popolare: La preghiera dovrebbe essere la chiave del giorno e la serratura della notte.
Un aneddoto: Tre uomini incontrarono in un bosco una tigre che minacciava di sbranarli. Il primo, allora, disse: "Fratelli, il nostro destino è segnato, la morte è certa. La tigre ci divorerà". Era un fatalista. Il secondo esclamò: "Fratelli, imploriamo tutti e tre insieme il Signore onnipotente: Il misericordioso può salvarci e lo farà". Era un pio. "Perché dare fastidio a Dio?" Osservò il terzo "Arrampichiamoci velocemente sugli alberi". Era un uomo che amava davvero Dio.
Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal. 116;Gv. 6,52-59
Vangelo Gv 6, 52-59
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore
“SE NON MANGIATE LA CARNE DEL FIGLIO DELL’UOMO E NON BEVETE IL SUO SANGUE NON AVRETE IN VOI LA VITA”. (Gv. 6,53)
Quello che Gesù fa è un discorso scandaloso per gli Ebrei che lo ascoltano. Anche noi ci facciamo la stessa domanda dei Giudei: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” Mangiare la carne di un altro è scandalo, è in quasi tutte le culture una della cose più abominevoli, ancor di più lo è il bere il sangue. Gesù, che certamente non vuole farci diventare antropofagi, mette in relazione queste sue parole con la donazione totale che farà di se stesso sulla croce. L’Eucaristia è dunque il reale memoriale della Passione e Morte di Gesù. Chi fa l’Eucaristia, mangiando il suo Corpo, entra in comunione con questo mistero, ne partecipa, è chiamato a viverlo. Certe forme di facile spiritualismo hanno fatto sì che troppe volte abbiamo ridotto la Comunione a un momento intimistico: ci esaminiamo se non abbiamo fatto qualche peccato grave, diciamo una bella serie di preghiere, andiamo a ricevere l’Eucaristia, ci coccoliamo “il nostro Gesù’! Tutto questo, pur essendo valido, è riduttivo. Se celebro e ricevo l’Eucaristia annuncio e proclamo il Signore risorto, mi unisco e accetto la sua Passione e Morte, attendo con gioia e fermezza il suo ritorno che preparo con la mia vita resa conforme a Colui che ho ricevuto.
SABATO 20 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.
Una scheggia di preghiera:
TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA. SALVACI O SALVATORE DEL MONDO!
Hanno detto: Dio possiede i poveri e perciò essi possiedono Dio. (Hans Hurs Von Balthasar)
Saggezza popolare: I poveri non hanno parenti.
Un aneddoto: Un giovane di nome Leonardo, in un impeto di ira, aveva tirato un calcio contro sua madre, ma era stato severamente apostrofato da Sant’Antonio da Padova con queste parole: «Il piede che colpisce i genitori, meriterebbe di essere tagliato». Quel giovane, tornato a casa e colpito dalle parole di Antonio aveva davvero reciso il piede; il Taumaturgo, accorso prontamente sul posto, provvide a riattaccare il piede alla gamba.
Parola di Dio: At. 9,31-42;Sal.115; Gv. 6,60-69
Vangelo Gv 6, 60-69
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E’ lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Parola del Signore
“SIGNORE DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA; NOI ABBIAMO CONOSCIUTO E CREDUTO CHE TU SEI IL SANTO DI DIO”. (Gv. 6, 68-69)
E’ facilmente comprensibile il fatto che molti discepoli dopo un discorso così impegnativo e serio come quello del Pane del cielo si siano ritirati; in fondo, per chi ragionava con i piedi per terra e secondo le norme dell’ebraismo c’era non solo da essere scandalizzati ma da temere una vera e propria eresia: Gesù infatti dice che Dio è suo Padre, cioè che Lui è il Figlio di Dio e questo va contro il monoteismo assoluto dell’ebraismo; poi dice di dare la sua carne da mangiare: non somiglia molto ad una forma di antropofagismo? E poi parla di bere il suo sangue e questo per gli ebrei era assolutamente impensabile, anzi ogni contatto con il sangue creava impurità legale. Gesù però “non ha paura di perdere clienti” di non avere un buon “audience”, Gesù è la Verità e la verità o la accetti nella totalità o non ha significato. Anche oggi Gesù ci mette davanti alle sue promesse, ci dà se stesso nell’Eucaristia, si fida di noi fino al punto da affidarci il suo Regno, ci mostra continuamente la sua misericordia, ma è anche terribilmente esigente: Cristo e il Vangelo si accolgono nella loro totalità, non solo nelle pagine che ci piacciono, “o si è con Lui o contro di Lui”, o si accoglie la divinità di Cristo o non si sarà mai cristiani (vedi ad esempio i Testimoni di Geova), o nel mistero ci fidiamo totalmente di Lui oppure non abbiamo accolto nessuna delle sue parole di vita. Certo la fede può avere le sue tentazioni, i suoi dubbi, la sofferenza può in certi momenti portarci magari anche a gridare nei confronti di un Dio che ci sembra assente ma, come dicono gli apostoli dove troveremo altre parole di vita eterna così testimoniate (Gesù per queste sue affermazioni finirà in croce come bestemmiatore di Dio?)
DOMENICA 21 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.
Una scheggia di preghiera:
SEI IL MIO PASTORE NULLA MI MANCHERA’
Hanno detto: Il giudizio dell'uomo su di sé deve essere severo, indulgente rispetto al prossimo, puro rispetto a Dio. (San Bernardo)
Saggezza popolare: Il contentarsi di poco è un boccone mal conosciuto.
Un aneddoto: Una notte un sufi, passando accanto a uno scavo per le fondamenta di una casa, udì una voce gridare aiuto dal basso."Che accade? Chi siete?", chiese. "Sono un professore di grammatica, leggevo camminando, sono caduto in questa buca profonda. Aiutatemi a uscirne, per favore!". "Certo, ma la buca è fonda, ci sarebbe che devo pigliare una scala; tu mi aspettasse che vengo". "Amico caro, rispose il professore di grammatica - sei un po' sgrammaticato. "Hai ragione, amico mio, e allora facciamo così: io vado a iscrivermi a una scuola di grammatica, e quando avrò ben imparato la sintassi tornerò qui per tirarti fuori".
Parola di Dio: At. 13,14.43-52; Sal. 99; Ap. 7,9.14-17; Gv. 10,27-30
Vangelo Gv 10, 27-30
In quel tempo, Gesù disse:
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla
mia mano.
“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO”. (Gv. 10,27)
Mi è capitato spesso di assistere a dibattiti religiosi o pseudo-religiosi.
Il più delle volte si termina con le due parti avverse che hanno litigato magari per due ore e che alla fine non solo non si sono ascoltate, ma vanno via ancora più radicate nelle proprie idee. Gesù, pur disputando con i Giudei, pur rispondendo ai loro quesiti, sa bene una cosa: non è solo questione di ragionamenti, di filosofie, è questione di ascoltare, riconoscere una voce, fidarsi e seguirla. La nostra fede non la si conquista a forza di ragionamenti, anche se la ragione può aiutare, ma si entra in essa quando si incontra la persona di Gesù, quando ci si mette in ascolto di Lui, quando si comincia a riconoscere la sua voce in mezzo a tutte le altre, quando ci si fida di Lui e quando si ha il coraggio e la gioia di seguirlo.
LUNEDI’ 22 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.
Una scheggia di preghiera:
AD ACQUE DI SOLLIEVO MI CONDUCI, RISTORI L’ANIMA MIA
Hanno detto: La vita del corpo è l'anima, ma la vita della fede è la carità. (San Bernardo)
Saggezza popolare: Gli errori nelle guerre divengono pianti.
Un aneddoto: Una leggenda narra come un giorno il Vescovo San Valentino, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. Un’altra versione della stessa leggenda narra che il Santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci effusioni di affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell’espressione piccioncini.
Parola di Dio: At. 11,1-18; Sal. 41 e 42; Gv. 10,1-10
Vangelo Gv 10, 1-10
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore
“IO SONO LA PORTA DELLE PECORE”. (Gv. 10,7)
Leggendo oggi la frase di Gesù “lo sono la porta”, sorridendo mi è venuto in mente come sono le porte delle nostre case oggi: blindate, dotate di sofisticati sistemi antiladro, ma molto più spesso le nostre case sono blindate agli altri. Ci entrano sì gli amici, magari anche i conoscenti e i vicini per far vedere con quanto buon gusto abbiamo arredato la casa ma con strenuità difendiamo la nostra “privacy” da ogni ingerenza. Gesù, invece, è una porta attraverso cui si passa. Nessuno è estraneo a Lui che è venuto per tutti ma in particolare per i peccatori e i lontani. E' sì una sicurezza, ci difende donando la sua vita, ma ci lascia anche liberi di stare con Lui o di andarcene. Il suo ovile non è una trappola, la sua Chiesa non è una costrizione, un qualcosa che impedisce di pensare, un qualcosa da difendere (ci pensa già Lui), è una casa dove c’è posto per tutti. Quanto sono assurdi certi uomini di Chiesa che costruiscono “barriere” per difendere il gregge che hanno come unico risultato l’impedire ad altri di entrare: per Gesù l’unico lasciapassare è passare attraverso Lui, anzi, ancor meglio è passare là dove è passato Lui.
MARTEDI’ 23 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, OGGI TI VOGLIO INCONTRARE
Hanno detto: Per te Dio è padre come se tu fossi l'unica creatura dell'Universo. (Gabriele Adani)
Saggezza popolare: Dove non è rimedio, il pianto è vano.
Un aneddoto: C’era una donna alla quale era stata diagnosticata una malattia incurabile e a cui avevano dato solo tre mesi di vita. Decise allora di “mettere in ordine tutte le sue cose”. Contattò un sacerdote e lo invitò a casa sua per discutere alcuni aspetti delle sue ultime volontà. Gli disse quali canti voleva che si facessero durante il suo funerale, quali letture si dovevano tenere ed il vestito con il quale doveva essere sepolta. Chiese anche di essere seppellita tenendo in mano la sua Bibbia preferita. Tutto era stato detto e il sacerdote se ne stava già per andare quando la donna si ricordò di qualcosa che per lei era molto importante. - C’è ancora qualcosa - disse eccitata. - Di che si tratta? - domandò il sacerdote. - Questo è molto importante – rispose la donna. – Chiedo di essere sepolta con una forchetta nella mia mano destra - Il sacerdote rimase impassibile, guardando la donna, senza sapere cosa dire. - La sorprende? – domandò la donna. - Beh, per essere sincero, la cosa mi lascia perplesso – disse il sacerdote. La donna spiegò: - Tutte le volte che ho partecipato a qualche pranzo speciale, ricordo che, dopo aver ritirato i piatti dalle pietanze, qualcuno diceva sempre: Tenete la forchetta. Era ciò che aspettavo perché sapevo che il meglio doveva ancora venire… dolce al cioccolato, marzapane… qualcosa di meraviglioso e di molto nutriente. Desidero che la gente mi veda nella mia bara con la forchetta in mano perché si chieda: Che cosa se ne fa della forchetta? Allora lei dovrà dire: Se ne andò con la forchetta perché per lei il meglio doveva ancora venire.
Parola di Dio: At. 11,19-26; Sal. 86; Gv. 10,22-30
Vangelo Gv 10, 22-30
Dal vangelo secondo Giovanni.
Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore
“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE”. ( Gv. 10, 27)
Gesù ci dice che le sue pecore conoscono la sua voce. Ma io, questa sua voce riesco ad identificarla? Se siamo credenti, sappiamo che Gesù non ci lascia mai soli, che Dio non è un Dio muto ma continua a parlarci. I suoi modi di “farci sentire la sua voce” sono tanti. Dio ci parla attraverso la creazione, la coscienza, la Bibbia, i fatti della vita, i fratelli. La sua è una voce sommessa ma potente, può raggiungerci in un letto di ospedale o in mezzo alla folla, può parlarci attraverso una predica, la pagina di un libro, uno spettacolo televisivo, o attraverso gli occhi imploranti di un fratello. E la matrice di questa voce l’abbiamo già stampata nel cuore: siamo fatti da Lui, a sua immagine, siamo Tempio dello Spirito. Se stentiamo a riconoscerla è perché il cuore si è indurito, è perché non vogliamo riconoscerla.
MERCOLEDI’ 24 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.
Una scheggia di preghiera:
IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.
Hanno detto: Quando si sogna da soli, questa è illusione; quando si sogna con Dio, inizia la realtà. (Ermes Ronchi).
Saggezza popolare: Anche i migliori hanno bisogno di perdono.
Un aneddoto: C'era una volta un ragazzino che aveva costruito una barca a vela. Ne aveva scavato con cura lo scafo nel legno, l'aveva smerigliato con estrema attenzione dipingendolo infine con ogni possibile delicatezza - poi aveva ritagliato la vela dalla più candida delle stoffe. Una volta terminato, non vedeva l'ora di varare la sua barchetta e così la portò subito al largo. Trovò uno spiazzo d'erba vicino alla riva e, inginocchiatosi, depose con cautela il piccolo vascello sul pelo dell'acqua. Soffiò un pochino nella vela e si mise ad aspettare. Ma la barca non si muoveva e così il ragazzo soffiò più forte, finché il vento colmò la piccola vela e la barchetta prese il largo. "Si muove! Si muove!" gridava, battendo le mani e saltando sulla riva del lago. All'improvviso il ragazzo si fermò. Si era reso conto di non aver assicurato la barchetta con uno spago. Vide la sua creatura spingersi sempre più lontano finché non sparì del tutto dalla sua vista. Il ragazzino era felice e triste nello stesso tempo: orgoglioso che la sua barca veleggiasse bene, ma triste di averla perduta. Corse a casa in lacrime. Qualche tempo dopo, stava andando a zonzo in paese quando per caso passò davanti a una bottega che vendeva giocattoli vecchi e nuovi. E in vetrina c'era la sua barca. Era in estasi. Corse dentro e disse entusiasta al negoziante: "Quella è la mia barca. La mia." L'uomo squadrò il ragazzino e rispose: "Ti sbagli. L'ho comprata. Adesso è in vendita". "Ma è la mia barca!" gridò il piccolo. "L'ho fatta io. L'ho varata e poi l'ho persa. E' mia!" "Ti sbagli" ripeté il negoziante. "Se la vuoi te la devi comperare." "Quanto costa?" chiese il ragazzo. Quando ebbe sentito il prezzo ebbe un tuffo al cuore. Nella sua piccola cassaforte, a casa, c'era soltanto qualche spicciolo. A capo chino se ne uscì dal negozio. Ma il ragazzino era un tipo deciso. Tornato a casa, andò nella sua stanza e contò i suoi averi fino all'ultima monetina per scoprire quanto denaro gli mancava per potersi ricomprare la sua preziosa barca. Fece qualche lavoretto e risparmiò: adesso aveva i soldi. Corse di nuovo al negozio, sperando che la barca fosse ancora lì. Sorrise: eccola in mezzo alla vetrina al solito posto. Entrò nel negozio, rovesciò le tasche e depose tutto il suo denaro vicino alla cassa. "Voglio comprare la mia barca" esclamò. Il negoziante prese la barca dalla vetrina e la mise nelle mani del ragazzino, eccitatissimo. Il piccolo strinse la barchetta al petto e corse a casa dicendosi pieno di orgoglio: "Tu sei la mia barca. La mia! Sei due volte mia! Mia perché ti ho fatto, e mia perché ti ho riconquistato!"
Parola di Dio: At. 12,24-13,5; Sal.66; Gv. 12,44-50
Vangelo Gv 12, 44-50
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”. Parola del Signore
“IO COME LUCE SONO VENUTO NEL MONDO” (Gv. 12,46)
Il Signore è la luce venuta nel mondo. Ma la luce non serve solo per smascherare ciò che non va, come un fascio livido e impietoso che mette a nudo peccati e mancanze. Piuttosto è luce che riscalda, che indica un cammino, che fa vedere e incontrare gli altri "perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo" dice il Signore. Allo stesso modo, il Signore è parola, ma non per giudicare e schiacciare gli uomini e le donne sulla loro miseria umana, anzi, è espressione della bontà di Dio che vuole recuperare e salvare tutti, non disprezza il lucignolo che fuma né la canna incrinata che rischia da un momento all'altro di spezzarsi. La vera condanna infatti non viene dalla Parola di Dio, ma dal non credere che essa possa divenire vita, possa generare azioni, sentimenti, modi di essere e di fare nuovi. E' una constatazione, non una minaccia: se non accogliamo e rendiamo vita la Parola di Dio, come potrà egli guidarci, sanarci, renderci felici? Saremmo irrevocabilmente costretti ad ascoltare solo noi stessi, condannati alla schiavitù dell'egocentrismo.
GIOVEDI’ 25 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO SANTO DI DIO, GUIDA IL NOSTRO CAMMINO.
Hanno detto: Se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora. (Benedetto XVI)
Saggezza popolare: Anche i migliori hanno bisogno di perdono.
Un aneddoto: A Cleopatra fu chiesto se fosse capace di consumare in una sola sera una cena da 10.000 sesterzi. Lei allora prese un bicchiere d'aceto, vi sciolse dentro una perla che valeva 10.000 sesterzi e la bevve.
Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20
Vangelo Mc 16, 15-20
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore
"E QUESTI SARANNO I SEGNI". (Mc. 16,17)
Questa frase è stata usata da coloro che sostengono che i miracoli, le guarigioni sono un segno proprio della Chiesa missionaria. Altri sono invece portati a non prenderla alla lettera ma a leggerla in chiave simbolica. Ma i miracoli ci sono o no? Certo che ci sono! e se dobbiamo fare attenzione e non cadere in un facile miracolismo dobbiamo anche ammettere che da sempre, soprattutto grazie alla fede di persone umili e semplici i miracoli hanno accompagnato e accompagnano il cammino della Chiesa. Ma oltre a quelli che sono fatti prodigiosi evidenti, ci sono anche tanti altri miracoli: faccio alcuni esempi. Non è forse un miracolo che la Chiesa, nonostante tutti gli errori interni e tanti sforzi da parte dei suoi nemici, ci sia ancora dopo circa duemila anni? Non è forse un miracolo la misericordia di Dio che sempre e nonostante i nostri peccati è disposta a perdonarci? E l'attività di suore come Madre Teresa, come le suore del Cottolengo a servizio degli ultimi e abbandonati non è un miracolo continuo di vita? E quando al posto di odiare e vendicarsi, un uomo per amore di Cristo, sa perdonare, non è forse un miracolo più grande di altri prodigi? Che il Signore ci faccia cogliere i suoi segni e ci aiuti ad essere disponibili perché attraverso noi e nonostante noi possa ancora compiere i miracoli del suo amore per gli uomini.
VENERDI’ 26 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.
Una scheggia di preghiera:
TU, GESU’, SEI DIO!
Hanno detto: L'unica sconfitta nella nostra vita è cedere alle difficoltà, anzi l'abbandono della lotta. (Giacomo Alberione)
Saggezza popolare: Chi non pensa prima, sospira dopo.
Un aneddoto: C'erano i ladri in giro nel mio quartiere, a Roma, e questo mi tratteneva dall'andare a trovare Padre Pio. Mi decisi dopo aver fatto un patto mentale con lui: «Padre, io vengo a trovarti, ma tu guardami la casa...». Giunsi a S. Giovanni Rotondo, mi confessai dal Padre e il giorno dopo, quando andai a salutarlo, mi apostrofò: «Ancora qui stai? E io sto a faticare per reggerti la porta!...».
Parola di Dio: At. 13,26-33; Sal.2; Gv. 14,1-6
Vangelo Gv 14, 1-6
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Parola del Signore
“IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA”. (Gv. 14, 6)
E’ molto facile lasciarci confondere: spesso gli uomini pensano di conoscere le vie per una esistenza felice, credono che qualche legge possa garantire la verità e la giustizia e, stupidamente, si credono padroni della vita. In realtà non è così. Noi conosciamo molto poco di noi stessi, delle realtà che ci circondano e nonostante il grande progresso della scienza balbettiamo appena qualcosa in questo universo. Possiamo poi dire di cercare la verità ma non abbiamo la garanzia di possederla nella sua integrità, basta leggere un po’ di storia degli uomini per vedere come verità date per sicure in una certa epoca sono poi risultate fasulle in quella susseguente. Noi crediamo di poter gestire la vita, di poterla manipolare, ma ci rendiamo conto che noi siamo venuti al mondo senza che questo sia stato una libera scelta da parte nostra e che siamo vivi in questo istante e non sappiamo se avremo ancora la vita tra un momento? Dunque uno che afferma di essere la Via, la Verità e la Vita è uno che afferma di essere Dio. Ma questo Dio “si è fatto come noi, per farci come lui”, dunque è Gesù a comunicarci la vera Vita, quella che dura per sempre, anche dopo la morte, è solo in Lui che posso trovare la Verità ed è ancora Lui la strada per poterla raggiungere. Spesso noi andiamo in cerca di surrogati della vita, pensiamo che vivere consista nello star bene, nell’avere tante cose, confondiamo la Verità con le nostre piccole verità, ci affidiamo a personaggi strani come maghi e sedicenti profeti per cercare il senso della nostra vita, qualche volta siamo anche disposti a fare chilometri o a pagare pur di incontrare quella persona che riteniamo illuminata. Abbiamo Gesù e cerchiamo facili miracolismi. Il segreto della vita è avere Colui che è la vita. Il mistero della verità e della giustizia è conformarsi a Colui che è la Verità e la Giustizia. E Gesù è venuto proprio per questo, per darci se stesso, la Vita, per indicarci con le sue scelte la Via per raggiungere la Verità.
SABATO 27 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.
Una scheggia di preghiera:
CREDO NEL DIO DI GESU’
Hanno detto: Non esiste nulla di più difficile di questo: vivere con semplicità. (Albert de Besancourt)
Saggezza popolare: Dei peccati dei signori fanno penitenza i poveri.
Un aneddoto: Le reclute andavano a correre tutti i giorni, ma questa volta era diverso. Stavano sudando da prima dell'alba, da quando erano ruzzolati fuori della branda. Facevano il corso di addestramento per i corpi speciali antiterrorismo dell'esercito e quindi erano pronti alla fatica, anche all'esaurimento fisico. Ma questo tipo di allenamento non aveva niente a che fare con la corsa a tempo, ritmata dal canto, che facevano di solito al mattino in maglietta. Stavolta correvano in tenuta da combattimento. Come al solito, la consegna era: "Partite insieme, state tutti insieme, lavorate come una squadra e tornate insieme. Se non riuscite a tornare insieme, non tornate affatto!". Lungo la strada, il dolore, la sete e la fatica cominciarono ad annebbiare il cervello e nella formazione che correva inquadrata si notò qualcosa di strano. Nella quinta fila, al centro del plotone, uno dei ragazzi non andava a tempo: le gambe si muovevano, ma non andava al passo con il resto dei gruppo. Era Sandri, un ragazzone allampanato dai capelli rossi. La testa cominciò a ciondolargli di qua e di là. Quel ragazzo era in difficoltà: stava per cedere. Senza perdere il passo, la recluta alla destra di Sandri si sporse e gli prese il pesante fucile. Il ragazzone dal capelli rossi per un po' riuscì a riprendersi, ma poco dopo, mentre il plotone continuava la sua marcia, aveva gli occhi appannati e si trascinava dietro le gambe a fatica. Ben presto anche la testa ricominciò a dondolare. Questa volta si sporse la recluta alla sua sinistra, gli prese l'elmetto e, continuando a correre, se lo mise sotto il braccio. Ora poteva ripartire. Gli scarponi battevano pesantemente all'unisono il sentiero polveroso. Tump, tump, tump, tump. Sandri stava male, molto male: vacillava e stava per cadere, ma restò in piedi. Due soldati dietro di lui gli presero lo zaino e ciascuno di loro ne teneva una cinghia con la mano libera. Sandri fece appello alle poche forze rimaste, raddrizzò le spalle, e il plotone continuò a correre fino al traguardo.
Parola di Dio: At. 13,44-52; Sal 97; Gv. 14,7-14
Vangelo Gv 14, 7-14
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Parola del Signore
“CHI HA VISTO ME HA VISTO IL PADRE”. (Gv. 14,9)
Filippo che aveva posto la richiesta “Mostraci il Padre e ci basta” sarà stato sconcertato dalla risposta di Gesù. Aveva in testa un’immagine grandiosa, solenne di Dio. Cristo, invece manifesta un Dio così umile, dolce, familiare, perfino debole, umano. E penso a Maria che tante volte ha visto suo Figlio dormire tranquillo, giocare con i compagni, lavorare con suo padre, e avrà detto “Gesù è Dio”! Quale mistero! Eppure la fede ci fa vedere Dio nelle parole e nelle opere di Gesù. Quando, nel Vangelo, vediamo Gesù accordare la sua preferenza ai piccoli, mostrare compassione per i sofferenti, concedere largamente il perdono ai peccatori, ridare fiducia agli squalificati, frequentare gli esclusi, esercitare la misericordia verso ogni miseria umana, non nascondere la propria simpatia per gli ultimi, tenersi alla larga dai potenti, apparire così umano, pieno di tenerezza, noi impariamo il Padre, siamo in grado di abbozzare i lineamenti del suo volto e dobbiamo concludere: Dio è così!
DOMENICA 28 APRILE: 5^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.
Una scheggia di preghiera:
ALLONTANA DA NOI IL MALIGNO E IL SUO MALE.
Hanno detto: Alcuni si ritengono perfetti unicamente perché sono meno esigenti nei propri confronti. (Hermann Hesse)
Saggezza popolare: Bene fatto per paura non val niente e poco dura.
Un aneddoto: Un uomo di pace si incontrò un giorno con un uomo di guerra."Perché mi fai guerra?", gli chiese. "E' l'unica cosa che so fare ", rispose costui. "Non ti dispiacerà allora se io protesterò contro di te con ogni mezzo". "Al contrario", rispose l'uomo di guerra, "E' giusto che tu protesti contro di me. E' il tuo modo di fare la guerra. Ed a me piace confrontarmi con uomini di guerra, di qualsiasi tipo sia tale guerra". "Intendi dire che se io fossi tutta pace..." "L'idea della protesta non ti sfiorerebbe nemmeno". "Allora", disse l'uomo di pace, "secondo te, dovrei farmi pasto per la tua guerra?" Rispose l'uomo di guerra: "Forse, allora, la mia guerra non avrebbe più nessuna fame di te".
Parola di Dio: At.14,21-27; Sal.144; Ap. 21,1-5; Gv. 13,31-33.34-35
Vangelo Gv 13, 31-33. 34-35
Dal vangelo secondo Giovanni
Quando Giuda fu uscito dal
cenacolo, Gesù disse: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche
Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo
glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco
sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora
anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli
uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri”. Parola del Signore
“QUANDO GIUDA FU USCITO, GESU’ DISSE: ORA IL FIGLIO DELL’UOMO E’ STATO GLORIFICATO”. (Gv. 13,31)
Quanto è triste scoprire di amare e di non essere compresi, di dare tutto e di essere traditi. Gesù ama Giuda, lo ha scelto, gli ha dato fiducia e adesso scopre il suo tradimento ed è ancora più rattristato dal fatto di vedere il buio che c’è nel cuore di lui. Però Gesù non si ferma neanche davanti a questo, anzi dice che è in atto la sua “glorificazione”, e lo afferma nel momento in cui un amico è “uscito fuori” per tradirlo. La gloria, quindi, non passa attraverso il successo, il trionfo, il dominio, lo sterminio dei nemici. Gesù non dice: la vittoria è assicurata perché siamo una potenza, perché possiamo farci valere contro chiunque, a motivo del numero e dei mezzi e degli appoggi di cui disponiamo. Gesù non dice neanche, poiché io e questi dodici siamo la migliore delle comunità abbiamo il diritto di essere ascoltati, imitati. Gesù presenta una gloria avvolta dalla debolezza, esposta alla derisione della gente che conta. Il Figlio dell’uomo ha puntato tutto su una cosa sola che spesso sembra essere perdente: l’amore. Ed è la stessa cosa che chiede a noi: giocare tutto su quella carta “perdente” che è l’amore. Gesù, proprio pensando a Te, scopro il guazzabuglio del mio cuore. In me c’è un po’ di Giovanni: ho un estremo bisogno di appoggiare il mio capo sul tuo cuore, ma in me c’è anche la perplessità di tutti i tuoi amici davanti alla sofferenza e alla morte, c’è la presunzione di Pietro nel dirti che con Te sono disposto a morire, ma anche la paura e il desiderio di fuga davanti alla prova. In me spesso c’è anche Giuda, uno che ti vuol bene ma che spesso ha preferito “far bella figura” piuttosto che annunciarti, uno che qualche volta ha tradito Te, povero, che bussavi alla mia porta, uno che ha preferito non ascoltare un tuo richiamo, che ti ha venduto pur di non compromettersi. Gesù, tu lo sai che noi vogliamo seguirti, ma sai anche la nostra debolezza e allora questa mattina dicendo il Padre nostro ti ripetiamo con forza “non ci indurre in tentazione”, cioè non permettere che la tentazione sia più forte delle nostre forze, non permettere che essa faccia di noi dei traditori del tuo amore.
LUNEDI’ 29 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.
Hanno detto: Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza. (Mohandas Karamchand Gandhi)
Saggezza popolare: Bisogna far la spesa secondo l'entrata.
Un aneddoto: La collina era talmente ampia che pareva non avesse orizzonte e talmente trapunta di pratoline da sembrare un immenso guanciale per il cielo. Da qualche parte, in quel mare di fiori, una pratolina era triste. "Che malinconia", pensava, "essere eguale a tutte le mie sorelle. Nulla che ci distingua le une dalle altre. E poi è tutto così monotono: ci apriamo al sole, ci chiudiamo alla notte, e, sopra di noi, sempre il solito cielo. Credevo che vivere fosse più bello...". In quel momento, un uomo si sedette accanto a lei con un bimbo. Teneva in mano un dono per il tempio, uno di quei doni cosi comuni in Oriente, fatto di pane e frutti e fiori, che stanno a significare un ringraziamento totale per la bellezza del creato. "Vedi, figlio mio, che meraviglia?", disse l'uomo: "Tra tutta questa infinità di pratoline, non ce n'è una che sia eguale all'altra!". La pratolina pensò: "Che uomo stolto. Dovrebbe dire il contrario". L'uomo continuò: "Paiono tutte eguali, eppure... anche se tutte avessero egual quantità di radici, e non l’hanno; anche se tutte avessero egual numero di foglie, e non l’hanno; anche se tutte avessero stelo di pari altezza, e non l’hanno; anche se tutte avessero pari numero di petali, e non l’hanno; anche se tutte avessero la corolla di eguali dimensioni, e non l’hanno; avrebbero pur sempre un diverso numero di cellule, e disposte in modo differente, e palpitanti in modo dissimile...". La pratolina ascoltava col cuore in gola. "Ne prendiamo una", continuò l'uomo, "per dare un tocco speciale al nostro dono?" "Sì", disse il bambino, "la più bella". La pratolina triste sentì le dita del bimbo cingerle lo stelo e fu felice di essere così diversa dalle altre.
Parola di Dio nella festività di S. Caterina da Siena Patrona d'Europa e d'Italia: 1Gv. 1,5-2,2; Sal 102; Mt. 11,25-30
Vangelo Mt. 11,25-30
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». Parola del Signore
“VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERÒ”. (Mt. 11,28)
Credo nel dono della vita e contemplo e vivo nella meraviglia e nella riconoscenza ma, contemporaneamente, faccio ogni giorno esperienza della precarietà della vita. Quanto è breve la vita umana! L’uomo così prodigioso nel suo fisico e nel suo intelletto può essere spazzato via da un terremoto o da una inondazione, può essere ucciso da un germe o dalle sue stesse cellule impazzite. Gioisco della mia mente, del mio studio, della mia scienza ma vivo continuamente in mezzo al mistero. Abbiamo la possibilità di vivere bene insieme, con beni sufficienti per tutti e invece ci uccidiamo; moriamo chi per indigestione, chi per fame. Il lavoro mi rende partecipe alla creazione, ma spesso mi stanca, mi schiavizza, mi uccide. Chi non ha fatto esperienza delle fatica, del dolore, della delusione, del male? Sono anch’io nella schiera degli “affaticati e oppressi” per cui Gesù è venuto. Ho bisogno di Lui per comprendere a fondo la vita, per poter gioire sapendo che la mia gioia attuale, piccola e precaria, non è che una anticipo dei quella gioia eterna e definitiva a cui Cristo mi ha chiamato. Ho bisogno di Lui per capire che tutti gli sforzi di bene, i tentativi di amore del prossimo, compresi quelli non capiti, quelli respinti, non vanno persi perché trovano motivazione e completamento nella sua passione di amore e nella sua risurrezione.
MARTEDI’ 30 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.
Una scheggia di preghiera:
REGINA DELLA PACE, PREGA PER NOI E PER IL MONDO INTERO
Hanno detto: A compiacersi del semplice ci vuole un'anima grande. (Arturo Graf)
Saggezza popolare: Parola detta e sasso tirato non fu più suo.
Un aneddoto: Un uomo si recò da un monaco di clausura. Gli chiese: "Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?". Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: "Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?". L'uomo guardò nel pozzo. "Non vedo niente". Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: "Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?". L'uomo ubbidì e rispose: "Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua". Il monaco disse: "Vedi, quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata. Ora invece l'acqua è tranquilla. E questa l'esperienza del silenzio: l'uomo vede se stesso!".
Parola di Dio: At. 14,19-28; Sal. 144; Gv. 14,27-31
Vangelo Gv. 14,27-31
Dal vangelo secondo Giovanni
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE. NON COME LA DA IL MONDO, IO LA DO A VOI”. (Gv. 14,27)
Pace è un’altra di quelle parole usate e strausate che alla fine hanno perso il loro vero significato. Pace diventa allora sinonimo di “non ammazziamoci”, di compromesso, di generico “vogliamoci bene”. Questo saluto che Gesù sovente fa ai suoi apostoli è invece denso di significati molto profondi: è l’augurio di pienezza di vita, di salute ma è soprattutto mettere Dio al suo posto, al primo posto. Quando l’uomo avrà veramente pace? Quando si costruirà nel modo giusto: quando cioè fonderà i suoi valori non sull’effimero, sul passeggero, ma su chi lo ha pensato, creato, amato. Allora il cuore dell’uomo, le sue attese non diventeranno più orgoglio che divide, si appropria, uccide, ma gioia, perdono, riconciliazione profonda con il fratello non più visto come un rivale da superare ma come un amico con cui camminare e costruire il Regno che il Signore stesso ha chiamato a realizzare.