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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2013

 

VENERDI’ 1 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE DALLO SPIRITO DEL POSSESSO.

 

Hanno detto: Non venderti: sei tutto ciò che hai. (Janis Joplin)

Saggezza popolare: A chi non vuol credere sono inutili tutte le prove.

Un aneddoto: Al padre Placido Riccardi, benedettino, si presentò un giorno un giovane. Gli si buttò ai piedi e gli disse: Padre, ho commesso tutti i peccati! Il sacerdote osservò: Tutti, meno uno! Ed io invece vi dico tutti, perché li ho commessi tutti e sono un vero disgraziato. E il saggio confessore:- Insisto nel dire che te ne manca uno, e per di più quello più importante. - Quale? - chiese meravigliato il giovane pentito. Spiegò il sacerdote: - Quello più grosso, quello cioè di non aver dubitato della misericordia di Gesù. Può darsi che tu abbia commesso molti peccati, ma appunto perché hai ancora fiducia nella bontà di Gesù, io in nome suo, te li perdono tutti!

Parola di Dio: Gen. 37,3-4.12-13.17-28; Sal. 104; Mt 21,33-43.45-56

 

Vangelo Mt 21, 33-43. 45

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“COSTUI E’ L’EREDE; VENITE, UCCIDIAMOLO ED AVREMO NOI L’EREDITA’ ”. (Mt. 21,38)

Le nostre comunità sono come la vigna di cui ci parla il Vangelo. Il Signore non ha mai mancato di mandare suoi servi a curarle, ma dobbiamo riconoscere che l'uva selvatica non manca. Non manca cioè l'asprezza delle nostre azioni, l'aridità del nostro cuore, l'avarizia dei nostri sentimenti, la durezza nell'accogliere coloro che il Signore ci manda.  Forse siamo a tal punto ripiegati a coltivare il nostro piccolo cespuglio che neppure ci salta in mente di alzare lo sguardo un poco più in alto; oppure siamo così intontiti dai nostri lamenti da non sentire altro che noi stessi; e siamo, invece, attenti ad allontanare dalle orecchie e dal cuore le parole che il Signore non manca di rivolgerci. Il cuore di questa pagina evangelica è la storia di un amore senza limiti; quella di Dio per la sua terra, per la nostra vita. Un amore grande, sconfinato, che non teme neppure l'ingratitudine degli uomini, di quei vignaioli ribelli a cui egli ha affidato la terra. Tanto cresce l'amore di Dio tanto aumenta l'inaccoglienza, o anche l'inverso, quanto più cresce l'inaccoglienza degli uomini, tanto più aumenta l'amore di Dio per loro. Gesù, molto lucidamente e coraggiosamente denuncia l'infedeltà e dei servi che giungono ad uccidere lo stesso figlio del padrone. Dio si attende i frutti. Sono i frutti di giustizia, di pietà, di misericordia, di amore, non altro, che ci rendono partecipi del popolo di Dio.

 

 

SABATO 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON SONO DEGNO DI CIO’ CHE FAI PER ME, TU CHE AMI TANTO UNO COME ME.

 

Hanno detto: Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell'essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri. (Samuel Johnson)

Saggezza popolare: "Anche se la menzogna parte di buon mattino e la verità solo verso sera, la verità raggiungerà la menzogna". (proverbio Senegalese)

Un aneddoto: C'era un volta una Candela, accesa nel buio della notte, essa era una faro per tutti i viandanti del mondo, chiunque poteva scorgerla anche dai luoghi più remoti, quella luce calda e confortante li carezzava ed era davvero tanto ma tanto importante.  Una notte come tante, i viandanti ebbero però un amara sorpresa, la luce della Candela si spense. Del resto era un Candela non poteva durare in eterno, avrebbero dovuto prevederlo, ed invece nel restare completamente al buio, panico e sconforto avvolsero l'animo di ogni viandante. Passarono alcuni istanti che parvero lunghi come secoli, ed improvvisamente qualcuno s'ingegnò, chi ricordò che in soffitta aveva conservata una vecchia candela, chi trovò una torcia, chi un lumino, e ci fu persino chi scoprì nella propria casa un camino, ma ahimè era tutto inutile senza un Cerino. E fu così che nell'affanno di risolvere il danno, qualcuno in tasca trovò un Cerino.  La tristezza avvolse l'animo di quel poverino, conosceva bene la durata di un Cerino, ma la vita del mondo era in declino e allora lo usò per accendere un camino. Da quel camino ogni candela trovò fiamma, ogni cero luce, ogni lume scintilla. E nel giro di qualche secondo, scanditi come secoli dal mondo la luce si riaccese a tutto tondo, e grazie a quel Cerino il mondo venne salvato dal declino.  “E come si chiamava quel Cerino?".

"Ma come? Quel Cerino lo conosci anche tu, si chiamava Gesù!".

Parola di Dio: Mi. 7,14-15.18-20; Sal.102; Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

“QUESTO MIO FIGLIO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA.” (Lc. 15-32)

Oggi ci è affidato ancora il Vangelo della misericordia. Entrambi i figli ci appartengono. Sono la nostra proiezione, la misura delle nostre meschinità. Rimira l'illusione con cui ti sei allontanato dalla casa del padre, da Dio, convinto che avresti trovato di meglio, facendo di testa tua. Fame, umiliazione e vergogna sono a portata di mano. L'onestà intellettuale ci aiuta a vedere con occhio sereno quanti fallimenti abbiamo visto in questa società, che si illude che senza Dio si può fare di meglio. Quando ti accorgi che Dio è un padre che non ha mai cessato di aspettarti, ti si sbriciola anche il discorso prefabbricato con cui tentavi di renderti più accettabile al ritorno di fronte a Lui. Ma anche l'altro fratello invidioso e altezzoso è rimasto in casa, ma non è riuscito a capire suo padre, non è da meno del primo: anch'egli ha bisogno di conversione. Ritornare a Dio è uscire dalla confusione degli istinti, guidati dall'amore di Dio perché possiamo giungere alla splendida luce, in cui è la sua dimora.

 

 

DOMENICA 3 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi:Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

CROCIFISSO, MIO SIGNORE, ABBI PIETA' DI TUTTI I SOFFERENTI

 

Hanno detto: Perché l'intelligenza umana è troppo corta e la volontà dell’uomo è troppo debole, l’uomo che agisce senza Dio non dà mai il meglio. (Tommaso Moro)

Saggezza popolare: Villano affamato è mezzo arrabbiato

Un aneddoto: Un giorno un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?". "Gridano perché perdono la calma", rispose uno di loro. "Ma perché gridare, se la persona sta al suo lato?", disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti", replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?". Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che, quando due persone sono arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.  D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E, quando l'amore è più intenso, non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano!". Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare". (Mahatma Gandhi)

Parola di Dio: Es. 3,1-8.13-15; Sal. 102; 1Cor 10,1-6.10-12. Lc. 13,1-9

 

Vangelo Lc 13, 1-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Disse anche questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai”. Parola del Signore

 

“QUEI DICIOTTO SUI QUALI ROVINO’ LA TORRE DI SILIOE CREDETE FOSSERO PIU’ COLPEVOLI DI TUTTI GLI ABITANTI DI GERUSALEMME?”. (Lc. 13,4)

Perché il dolore, la morte, perché la sofferenza del giusto? Il dolore sarà la punizione di Dio?. Con queste e tante domande simili si erano recati da Gesù per chiedergli il perché di quei giusti uccisi nel tempio da Pilato o il perché di quegli operai morti per il crollo di una torre a cui stavano lavorando. Gesù non ci dà la risposta esatta, esaustiva, totale al problema del dolore ma con la sua vita, le sue scelte e le sue parole ci dà come sempre delle indicazioni preziose. Prima di tutto il dolore, la sofferenza e la morte non sono volute direttamente da Dio. Dio non è Colui che castiga, lui che lascia crescere insieme la zizzania e il buon grano. Se il dolore qualche volta può essere maestro, Dio non gioca con esso nei nostri confronti. Di fronte al dolore l’atteggiamento dell’uomo di fede non può essere quello di abbandonarsi al fatalismo, rinunciando alla lotta, ma neanche quello di darsi al vittimismo, alla disperazione o alla ribellione. Il dolore è infatti un grande richiamo alla precarietà della condizione umana, un invito a dare un senso alla propria vita, a vivere con maggior coerenza per sé e per gli altri. Il dolore, anche quello imprevedibile, legato alle forze apparentemente irrazionali della natura, diventa un invito a vigilare, ad usare tutto il tempo a nostra disposizione per completare il nostro cammino di conversione.

 

 

LUNEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A VEDERE IL BENE OVUNQUE

 

Hanno detto: Gli errori, come pagliuzze, galleggiano sulla superficie: chi cerca perle deve tuffarsi nel profondo.(John Dryden)

Saggezza popolare: Comanda e fai da te, se vuoi fare per tre.

Un aneddoto: In un paese lontano c'era un grande castello. Visto la sua grandezza, il re, per mantenerlo sempre pulito, assunse molti servitori, tutti avevano un lavoro, c'era chi spaccava la legna, chi accendeva tutti i lumi, chi raccoglieva i fiori e i frutti, chi cuciva, chi cucinava... e ovviamente chi andava al pozzo per prendere l'acqua. Alla sera, finiti i lavori, tutti i servitori si riunivano, ognuno di loro raccontava la sua giornata, e tutti si vantavano di aver fatto qualcosa per il re, di averlo visto e di essere stato da lui ringraziato. Marianna, era una ragazza dolce e solitaria, il suo compito era di portare acqua a chiunque la chiedesse, alla cuoca, al giardiniere, allo stalliere, ai vari camerieri personali del re; ma lei il re non lo vedeva mai. Ogni sera ascoltava il racconto degli altri, e ogni sera si rattristava sempre di più, tutti la criticavano, lei non faceva nulla per il re, e probabilmente lui non sapeva neppure che esistesse. Marianna si sentiva inutile. Sera dopo sera, tristezza dopo tristezza, decise che sarebbe andata via da quel castello, anche lei voleva essere qualcuno! E li non c'era posto per lei! Così fece, una sera andò via, ma arrivata alle porte del castello il guardiano la fermò e la portò davanti al re. Il re la guardò e Marianna si sentì così tanta piena di vergogna, che incollò gli occhi al pavimento per non vederlo in faccia. Ma il re che era una persona dolcissima, si sedette accanto a lei, e volle sapere il perché della sua fuga; Marianna gli disse che si sentiva inutile, gli spiegò che era criticata da tutti, e tutti le dicevano che lei non faceva nulla di veramente utile per lui. Il re le disse: "Marianna tu sei la serva più importante di tutto il castello! Senza di te credi forse che gli altri potrebbero farmi felice? Senza acqua non possono preparare il mio cibo, il mio bagno, non possono dissetarmi, non potrebbero pulire il mio castello. Tu qui sei essenziale, anche se non te ne rendi conto! Non badare a cosa dicono gli altri, tu per me sei importante!". Marianna ripensò a quello che disse il re, e rimase al castello, e quella sera quando le chiesero com'era andata la sua giornata, sorridendo rispose: "Oh, io sono solo la serva che porta l'acqua!". (Silvana Lunardi)

Parola di Dio: 2Re 5,1-15; Sal. 41 e 42;Lc. 4, 24-30

 

Vangelo Lc 4, 24-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazareth, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

“NESSUNO FU RISANATO SE NON NAAMAN IL SIRO”. (Lc. 4,27)

Ancora una volta Gesù attraverso il ricordo dell’episodio della guarigione dalla lebbra di un pagano, vuol ricordarci che Dio non è monopolio di nessuno. Nessuno può dire di possedere Dio in esclusiva, anzi bisogna essere riconoscenti al Padre nostro che si interessa di tutti i suoi figli e riversa i suoi doni su ogni uomo che si rende a Lui disponibile. Non c’è nulla di più assurdo delle guerre di religione. Tra tutti gli integralismi, quello religioso è il peggiore perché è addirittura contrario al pensiero di Dio e non rispetta l’uomo.

Ma, come sempre, non puntiamo solo il dito contro le “guerre sante”, ci sono tanti integralismi anche nelle nostre comunità e nei nostri movimenti. Quando si pensa di avere il monopolio dell’interpretazione della Bibbia non si violenta lo Spirito Santo? Affermare la propria appartenenza di fede a un popolo o ad un gruppo è necessario per la verità ma non deve mai diventare imposizione umana e tanto meno motivo di giudizio o di discriminazione.

 

 

MARTEDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI PER LA TUA MISERICORDIA

 

Hanno detto: Ricordati che dietro ogni problema c’è un’opportunità. (Galileo Galilei)

Saggezza popolare: Con le mani di un altro è facile toccare il fuoco.

Un aneddoto: Hai pensato come Dio direbbe il "Padre nostro"? o meglio il "Figlio mio". Figlio mio, che stai nella terra e ti senti preoccupato, confuso, disorientato, solo, triste e angosciato. Io conosco perfettamente il tuo nome e lo pronuncio benedicendolo, perché ti amo, e ti accetto così come sei. Insieme costruiremo il mio Regno, del quale tu sei mio erede e in esso non sarai solo perché Io sono in te, come tu sei in me. Desidero che tu faccia sempre la mia volontà, perché la mia volontà è che tu sia umanamente felice. Avrai il pane quotidiano. Non ti preoccupare. Però ricorda, non è solo tuo, ti chiedo di dividerlo sempre con il tuo prossimo, ecco perché lo do a te, perché so che sai che è per te e per tutti i tutti i tuoi fratelli. Perdono sempre le tue offese, anzi ti assolvo prima che le commetta. Ti chiedo solo, che in egual modo, perdoni te stesso e perdoni coloro che ti feriscono. So che avrai tentazioni e sono certo che le supererai. Stringimi la mano, aggrappati sempre a me, ed io ti darò il discernimento e la forza perché ti liberi dal male. Non dimenticare mai che ti amo da prima che tu nascessi, e che ti amerò oltre la fine dei tuoi giorni, perché sono in te, come tu sei in me. Che la mia benedizione scenda e rimanga su di te sempre e che la mia pace e l'amore eterno ti accompagnino sempre. Solo da me potrai ottenerli e solo io posso darteli perché Io sono l'Amore e la Pace.

Parola di Dio: Dn.3,25.34-43; Sal. 24; Mt. 18,21-35

 

Vangelo Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Parola del Signore

 

“SIGNORE, QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE AL MIO FRATELLO SE PECCA CONTRO DI ME?” (Mt. 18,21)

Pietro, chiedendo a Gesù la misura del perdono, cerca il limite per la comprensione dell'altro. È una domanda che può apparire di buon senso e che comunque vuole superare l'istintivo occhio per occhio e dente per dente. Pietro è pronto a sopportare il torto subito più di quanto richiesto. Gesù però rispondendo abolisce ogni misura. Il perdono è come l'amore, senza limiti e senza confini. E impone a Pietro e ai discepoli di disporsi ad un perdono illimitato: settanta volte sette. Cioè sempre. Solo in tal modo si disinnesca il meccanismo che rigenera continuamente il peccato, la divisione e la vendetta tra gli uomini. Gesù, vedendo la perplessità di Pietro, parla di un re che fa i conti con i servi. Uno ha un debito catastrofico: diecimila talenti (500 miliardi di euro). Il servo abbozza una promessa che in verità non potrà mai mantenere. Questo servo non è una eccezione, è la norma. Tutti infatti siamo dissipatori di beni non nostri. Quel che abbiamo è frutto di grazia e dei talenti affidatici. Siamo perciò debitori, come quel servo, ed abbiamo accumulato verso il padrone un debito enorme. Gesù ce lo ricorda perché non guardiamo con durezza gli altri che domandano qualcosa. Noi che siamo rapidi a difendere noi stessi e sappiamo poi essere esigenti e inflessibili davanti alle richieste degli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI COSA SIGNORE PUO’ PARLARMI DI TE.

 

Hanno detto: Ci sono momenti in cui la pazienza per quanto difficile sia esercitarla è l'unica maniera per affrontare determinati problemi. (Paulo Cohelo)

Saggezza popolare: Chi sta fermo accanto al muro non inciampa di sicuro.

Un aneddoto: C'era una volta un uomo che viveva una vita normale. Pensava di non essere stato cattivo, ma neppure di essere stato un santo. Un giorno Gesù toccò il suo cuore e quest'uomo lo accettò come suo Signore e Salvatore. Sentì tanta gioia che promise al Signore di parlare di Lui a tutte le persone che avrebbe incontrato e che avrebbe portato almeno 100 persone a questa cosa grande che aveva trovato. Ma quest'uomo subito si accorse che portare persone a Cristo non era una cosa facile da fare. La maggior parte dei suoi amici pensava che fosse impazzito e si allontanava da lui. A volte voleva ritirarsi dalla sua promessa ma continuò a raccontare a chi gli era possibile della buona novella del vangelo e come lo aveva cambiato riempiendolo di tanta pace e gioia. Poi un giorno quest'uomo morì e si trovò in una stanza, con tutte le cose che aveva fatto e detto durante la sua vita: tutte le cose cattive che aveva fatto, tutti i brutti pensieri che aveva avuto, ritornati a lui come un lampo in un momento di tempo. Poi vide una visione di sé, nel giorno in cui la salvezza l'aveva toccato, quando aveva promesso a Gesù che avrebbe portato a Lui almeno 100 persone. L'uomo cadde in ginocchio piangendo. Allora Gesù si avvicinò a lui e gli disse: "Alzati figliolo e dimmi: perché piangi?". L'uomo rispose: "Signore ho commesso tutte queste cose terribili nella mia vita, e ti ho detto perfino bugie!". Il Signore lo guardò chiedendogli: "Quando mi hai detto bugie?". "Ti avevo promesso di portare 100 persone a te Signore. E anche se ho provato non sono riuscito a portarne nemmeno una alla salvezza! Non ho mantenuto la mia promessa e ho detto bugie a Te". Allora Gesù gli sorrise, gli asciugò le lacrime sul viso, e gli disse: "Figliuolo, tu non hai rotto la tua promessa con me". "Ma Signore, non ho portato neanche una persona a te!!!". Gesù rispose: "Mio figliuolo, ti ricordi quel giorno quando ti sei seduto al ristorante e hai mangiato ringraziando il Padre per il cibo? C'era una donna seduta in quel ristorante, era malata di peccato. Anche se ho provato tante volte a toccare il suo cuore, lei mi aveva sempre ignorato. Pensava di ritornare a casa per togliere la vita a sé stessa e a quella dei suoi figliuoli. Ma questa signora ti ha visto pregare e le si è aperto il cuore. Una porta si aprì nel suo cuore e mi lasciò entrare. La signora andò a casa e invece di togliersi la vita accettò me chiedendomi di diventare il Signore della sua vita. Uno dei suoi bambini diventò un sacerdote santo e guidò molte anime a me. Quindi mio figliuolo sii felice, tu hai mantenuto la tua promessa. Il tuo piccolo consistente atto di fede guidò non 100 ma 100.000 persone a me!". L'uomo prese coraggio, ma ancora si sentiva colpevole: "Mio Dio, e tutte le altre cose brutte che ho fatto?". Gesù sorrise dicendo: "Ho pagato il prezzo io per te: vedi le mie mani e i miei piedi trafitti, il mio costato perforato, il mio capo grondante sangue per te, tutto il mio corpo flagellato? Tutti e due abbiamo mantenuto la promessa!".

Parola di Dio: Dt. 4,1.5-9; Sal.147; Mt. 5,17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI, MA PER DARE COMPIMENTO”. (Mt. 5,17)

Se torno indietro nel cammino della mia vita, scopro che da sempre sono stato assetato di verità e che l’ho cercata in tanti modi diversi. Ho pensato di trovarla nel pensiero dei filosofi e dei letterati, e mi sono buttato ‘a peso morto’ sui libri, ho pensato di incontrarla in alcuni personaggi del mondo contemporaneo e in mille modi ho cercato di vederli, di venirne a contatto, ho pensato che l’unica verità fosse Dio e mi sono messo a studiare la Bibbia. Ho trovato frammenti di verità dappertutto: nei libri, nella saggezza dei popoli, nell’ordinamento delle leggi, nelle persone più umili (quanta verità e quanta saggezza mi hanno testimoniato i poveri, i barboni!), come nei saggi maturi, nella natura come nelle religioni… ma mancava sempre qualcosa: erano briciole di verità ma non era la Verità. Perché la Verità, la Saggezza, l’Amore non è una cosa è una Persona.   E questa Persona è Gesù. Lui non è venuto per dire: “La storia non esiste, la Legge dell’Antico Testamento non serve più a nulla, le saggezze umane sono stupidaggini”, è venuto a dire: “Tutto quello che hai incontrato di bello, di giusto, di vero è importante ma trova il suo compimento solo se incontri il Bello, il Giusto, il Vero: tutto questo non è un principio, una filosofia, una teologia, è la Persona del Figlio stesso di Dio che ti viene offerta, che ha desiderio di stare con te. Chi è allora il vero saggio, il vero credente? E’ colui che sa cercare e prendere un po’ da tutte le parti, è colui che ama la natura e la rispetta, è colui che umilmente sa cercare la verità nei fratelli e nel pensiero umano, è colui che cerca di vivere lo spirito di ogni legge buona, ma è colui che, cercando ogni giorno di incontrare il Figlio di Dio, impara da Lui poco per volta a pensare come pensa Dio e ad agire come agisce Dio. La saggezza, la verità crescono e aumentano man mano che le frequenti, l’essere davvero figlio di Dio cresce, aumenta, prende sempre maggior consapevolezza man mano che incontri, frequenti, ti lasci amare e ami il Figlio di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE NULLA E’ NELL’UOMO.

 

Hanno detto: Se un ignorante ti dice che l'anima, come il corpo, è mortale,  rispondi che anche il fiore muore, ma i semi rimangono. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Capo senza lingua non vale una stringa.

Un aneddoto: S. Ludovico Bertrando, domenicano, ottimo confessore,accolse un giorno la confessione di un grande peccatore. Questi, pieno di timore, diceva un peccato e poi sbirciava la faccia del confessore, per coglierne l'impressione. Vedeva che il confessore ad ogni peccato, anche grave, sorrideva, quasi contento. Perciò, alla fine, si senti in dovere di dire:  - Padre, ho ancora un altro grosso peccato da confessare. - Di' pure, figliolo. - L'ho fatto proprio durante questa confessione! - Non importa, di' pure. - Riguarda lei. - Non fa nulla, confessalo lo stesso. - Padre, ho avuto un grave giudizio temerario nei suoi riguardi. Poiché ad ogni mio peccato, lei sorrideva, ho pensato che anche lei fosse un grande peccatore e magari più di me! Il santo confessore rispose: - E' vero che io sono un peccatore più grande di te;ma sorridevo durante la tua confessione, perché provavo la gioia del padre, che poteva finalmente abbracciare il figlio prodigo! In cielo scoppia una gran festa, quando un peccatore si pente e ritorna a Dio.

Parola di Dio: Ger 7,23-28; Sal. 94; Lc. 11,14-23

 

Vangelo Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Parola del Signore

 

“CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”. (Lc.11,23)

In questi giorni è venuta a trovarmi una cara signora che conosco da anni. Era in un momento forse di un po’ di stanca oppure in quei momenti in cui facendo un bilancio dei tuoi anni improvvisamente ti spaventi. Mi diceva: “Sono ormai tanti gli anni della mia vita, e molti li ho passati seminando nella speranza di un raccolto abbondante. Speranze umane, la famiglia, i figli, i nipoti, me stessa. Ma mi accorgo che ogni anno la messe è sempre inferiore alle fatiche e alle aspettative. Mi sembra quasi che più passano i giorni, più aumenta il deficit. Dove è finito tutto il lavoro fatto? Dove le veglie inquiete per le vicissitudini della vita? Dove è finito tutto quello che ho letto, imparato con tanta fatica? Quante delle amicizie, delle persone amate, ricercate, incontro ancora? Dove è finita tutta la sofferenza che ho incontrato e la gioia che ho goduto? Dove le parole, i gesti, gli sguardi, le emozioni, gli atti dell’esistenza, le opere? Tutto è passato, disperso, finito. Di vivo sembra non resti che il nostalgico ricordo, il pentimento per tante cose, e questo breve attimo di vita che sta sfuggendo. Lungo il tortuoso sentiero della vita, via via si perde ogni cosa. E se guardo il piccolo futuro che mi rimane: sarà una ulteriore spoliazione!” Sarà proprio così? Se la tua vita è stato solo un succedersi di speranze umane, allora sì che ti ritrovi con un po’ di polvere nelle mani. Tutto è sprecato ciò che non è fatto in Dio e per Dio perché tutto si guasta e si corrompe se non è conservato, rinnovato dall’Eterno. Noi siamo tutti dei naufraghi nel gran mare del tempo. Soltanto Dio emerge sopra le onde dei secoli. Tutto ciò che ti è caro affidalo a Lui se vuoi salvarlo. Se no è perduto.

 

 

VENERDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Una scheggia di preghiera:

 

IO CREDO. CONFERMAMI NELLA FEDE.

 

Hanno detto: Non parlate d'amore al vostro fratello: amatelo  (Sant'Agostino)

Saggezza popolare: La bellezza senza la grazia è un amo senza l'esca.

Un aneddoto: Un vecchio saggio fu invitato a parlare in una parrocchia sulla fiducia in Dio. La chiesa era affollata di adulti, molto attenti. In prima fila, seduto sulle ginocchia della nonna,c'era un bambino che giocava con un pezzo di carta in mano. La sua presenza ispirò al vecchio saggio un paragone e disse: "Vedete questo bambino? Questo bambino, come del resto tutti noi, ha paura del medico e dei suoi interventi che spesso sono dolorosi!" A sostegno della sua tesi si rivolse verso il bambino e disse: " Come ti chiami?" "Riccardo!" "Riccardo,quanti anni hai?" "Quattro e mezzo!" rispose fiero agitando la manina. "È vero che tu hai paura del medico?" "No! Io non ho paura del medico!" Sorpreso dalla risposta, il vecchio saggio insistette: "Ma come! Non hai paura del medico quando ti prescrive le medicine amare, quando ti fa la puntura... insomma quando ti fa male? Non hai paura del medico?" "No! No! Io non ho paura del medico!" rispose il bambino con maggior forza. Nel frattempo la nonna osservava preoccupata le repliche del nipotino. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, il vecchio saggio piacevolmente meravigliato dalla reazione del bambino disse: " Senti, Riccardo. Saresti contento di venire qui al microfono e dire a me e a tutta questa gente, perché tu non hai paura del medico?" Riccardo scese dalle ginocchia della nonna, prese il microfono e ad alta voce disse: "Io non ho paura del medico perché il medico è mio papà." Una sonora e gioiosa sorpresa da parte dei presenti accolse l'inattesa risposta. E la nonna rasserenata confermò: "Sì, sì. Suo papà fa il medico." E' il vecchio saggio compiaciuto, rivolgendosi all'assemblea replicò:"Devo aggiungere altro? Ora sapete cosa è la fiducia in Dio!"

Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal.80; Mc. 12,28-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

"IL SIGNORE, DIO NOSTRO, E' L'UNICO SIGNORE". (Mc. 12,29)

Gli Ebrei osservanti, per stamparsi nel cuore l'unicità di Dio, si ripetevano questa frase, a mo' di atto di fede, almeno cinque volte al giorno. Ne avevano ben donde, possiamo dire noi, in quanto vivevano in un ambiente pagano, idolatra, in continuo confronto e rapporto con popoli politeisti. Ma, per noi, questa affermazione ha ancora consistenza? Non vorrei sembrare pessimista quando Dio non lo è nei nostri confronti, ma non è forse vero che viviamo in mezzo a pagani o a senza Dio? Non è forse vero che oggi, forse più di ieri, ci sono ancora un mucchio di idoli? Che tante religioni moderne e formule di spiritualità hanno, ricercando ovunque la presenza dello spirito e dell'energia, divinizzato tutto per cui tutto è Dio e nulla lo è? Bisogna ridare a Dio il volto di Dio; bisogna non costruirselo su misura, ma vederlo come lui stesso si è presentato a noi, senza avere la supponenza di volerlo conoscere totalmente o di ridurlo ai nostri schemi. Chi è allora Dio? E' il Dio di Gesù, suo Figlio. E' Lui che ce lo ha rivelato, Unico e Trinitario, Eterno e Creatore, soprattutto Padre buono e misericordioso ed anche giudice giusto. E' allora con verità e umiltà che ogni giorno possiamo ripetere: "Credo in un solo Dio…"

 

 

SABATO 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa .

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE.

 

Hanno detto: Chi ha Dio per centro, ha l'universo per circonferenza  (E. Fromm)

Saggezza popolare: Carestia prevista non venne mai.

Un aneddoto: C'era una volta un ragazzo nato con una grave malattia. Una malattia di cui non si conosceva la cura. Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento. Visse sempre in casa sua, con l'assistenza di sua madre. Un giorno, stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta. Chiese il permesso a sua madre. Lei accettò. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età; fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient'altro che la ragazza. Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c'era la ragazza. Lei lo guardò e gli disse sorridente: "Posso aiutarti?" Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla. Balbettando le disse: "Si, eeehhhmmm, uuuhhh... mi piacerebbe comprare un cd". Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. "Vuoi che te lo impacchetti?" Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio. Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd. Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell'armadio. Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio. Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodiché uscì di corsa dal negozio. Driiiiin !!! Sua madre rispose al telefono: "Pronto?", era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: "Non lo sai?... è morto ieri". Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba. Aprì l'armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica. La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: "Ciao!!! Sei carino ! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB Sofia."

La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa. Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti.

Dillo Oggi stesso! Domani potrebbe essere troppo tardi...

Parola di Dio: Os 6,1-6; Sal.50;Lc. 18,9-14

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE” (Lc. 18,10)

Gesù continua ad ammaestrare i discepoli su un altro aspetto della preghiera. Oltre la perseveranza e la fiducia quando ci si rivolge a Dio è necessaria l'umiltà. È facile invece che ci poniamo davanti al Signore come quel fariseo che presumeva di essere giusto e confidava solo in se stesso. La fiducia in se stessi soppianta quella in Dio e fa diventare cattivi e duri verso gli altri. Il fariseo saliva al tempio non per chiedere aiuto o per invocare misericordia, bensì per elogiarsi e mostrare quindi a Dio i suoi diritti. Il pubblicano, pur essendo benestante e riverito oltre che temuto nella vita, si sentiva, al contrario, bisognoso e saliva al tempio a mani vuote, non per offrire ma per chiedere. Era un mendicante di perdono, e il suo comportamento invita ciascuno a confessarsi debole e peccatore. Per Gesù solo il secondo è esempio del credente, perché non confida in se stesso, nelle proprie opere, nei suoi beni o nella propria reputazione, bensì solo in Dio. È ancora il paradosso evangelico: chi si innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. Sta scritto, infatti, nel salmo: «Chi è povero, cerca il Signore».

 

 

DOMENICA 10 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

TU NON SEI IL BUONO O IL CATTIVO: TU SEI MIO FRATELLO.

 

Hanno detto: Il più bel viaggio che si possa fare quaggiù, è quello che si fa andando l'uno verso l'altro.  (P. Morand)

Saggezza popolare: Cavallo scappato, da sé si castiga

Un aneddoto: Un uomo aveva 4 figli. Voleva imparassero a non giudicare le cose troppo velocemente. Così li mandò uno alla volta a osservare un albero molto distante da casa. Il più grande andò in inverno, il secondo in primavera, il terzo in estate il più giovane in autunno. Quando tutti furono tornati chiese loro cosa avevano visto. Il grande disse che l'albero era brutto, spoglio e ricurvo. Il secondo disse che era pieno di gemme e promesse di vita... Il terzo non era d'accordo; L'albero era pieno di fiori...profumato e bellissimo...era la cosa più bella che avesse mai visto. Il più piccolo aveva un'opinione ancora diversa...l'albero era carico di frutti e pieno di vita e realizzazione. L'uomo spiegò ai suoi figli che tutti avevano ragione, infatti avevano osservato solo una stagione della vita dell'albero. Disse loro di non giudicare un albero o una persona solo in una stagione, e che l'essenza di ciò che una persona è la gioia, l'amore, la realizzazione che viene dalla vita possono essere misurate solo alla fine quando tutte le stagioni sono complete. Se ti arrendi quando è inverno...perderai la speranza che regala la primavera...la bellezza della tua estate..la realizzazione del tuo autunno!!! Morale: Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera nelle difficoltà..il meglio deve ancora venire!!!

Parola di Dio: Gs. 5,9.10-12; Sal. 33; 2Cor 5,17-21; Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Parola del Signore

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO: COSTUI RICEVE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”. (Lc. 15,2)

Una delle cose che ha maggiormente scandalizzato i giudei è la familiarità di Gesù con i peccatori. E’ stato un fatto che li ha mandati in crisi, che ha sconvolto il loro metro di giudizio, la loro sicurezza. Il Signore ci rincorre con la sua misericordia, viene a cercare l’uomo smarrito e perdona di cuore a chi ha sbagliato se trova in lui una sincera disponibilità al pentimento. Come è lontano il Dio vendicatore che tante volte ci immaginiamo! Anche la comunità cristiana dovrebbe dimostrare un’uguale apertura alla misericordia. Invece si è soliti creare la vita difficile a chi si è allontanato, a chi chiede di ritornare dopo essersi perso. Come dice Gesù, impariamo a non giudicare per non essere giudicati.

 

 

LUNEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ DI TE MI FIDO; GESU’ A TE MI AFFIDO.

 

Hanno detto: Pensiamo meno all'umanità, e più agli uomini. (E. Leseur)

Saggezza popolare: Chi fa elemosina, presta e non dona.

Un aneddoto: C'era una ragazza che, ogni notte, guardava la luna. In quell'occhio del cielo dai riflessi d'argento le pareva di intravedere il profilo di in giovane sconosciuto. O forse era solo il riverbero misterioso di un sogno. La ragazza aspettava e sospirava. Nell'altra parte del mondo, c'era un giovane che, ogni notte, guardava la luna. Su quel pallido schermo gli pareva di vedere il profilo dolce e seducente di una ragazza. Il giovane era un provetto arciere. Così, una notte, incoccò la sua freccia più resistente e veloce sull'arco, lo tese con tutte le sue forze e mirò al volto placido della luna. La freccia, dura come l'acciaio e rapida come il lampo, colpì la luna e ne staccò un frammento. Cadendo, il frammento si spaccò in due parti .Una cadde in grembo alla ragazza, l'altra ai piedi del giovane arciere. Tutti e due si legarono al collo, come un gioiello, il frammento di luna. Si incontrarono poi? Forse. Ma noi tutti, esseri umani, siamo come loro ed erriamo per il mondo portando ciascuno con sé la metà di un sogno. Molto probabilmente non sai chi possiede l'altra metà del tuo sogno. Così, per non sbagliarti, sii gentile con tutti quelli che incontri.

Parola di Dio: Is. 65,17-21; Sal. 29; Gv. 4,43-54

 

Vangelo Gv 4, 43-54

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GLI AVEVA DETTO GESU’ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

“Nessuno è profeta nella sua patria.” Afferma Gesù nei Vangeli sinottici. In Giovanni il senso si allarga, come anche si estende l’orizzonte a cui è rivolto il messaggio evangelico: Gesù non è venuto solo per i giudei, ossia per coloro che facevano parte del popolo d’Israele, ma per tutti gli uomini, a qualsiasi cultura, razza e fede appartengono. La fede, infatti, non poggia su privilegi umani o su caratteristiche terrene, ma solo sull’adesione del cuore a Gesù e al suo Vangelo. Ed è quel che accade in questo ufficiale di Cafarnao. Egli si affida a Gesù non perché ha visto segni o miracoli particolari, ma perché ha creduto alla sua parola, a quello che gli ha detto a proposito del figlio malato. Infatti, l’evangelista nota che mentre andavano avvenne la guarigione. Questo funzionario reale è esempio del perfetto discepolo. E l’evangelista, con una frase, ne delinea il suo modo di essere: «Quest’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino». Il discepolo di Gesù, potremmo dire, non deve fare null’altro che imitare alla lettera quel che fece il funzionario. Non era membro del popolo d’Israele, non frequentava la sinagoga, ma accolse senza tentennamenti la parola di Gesù e si incamminò. Per questa fede gli fu ridato il figlio guarito.

 

 

MARTEDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

NON MI ABBANDONARE, MIO SIGNOR, NON MI LASCIARE, IO CONFIDO IN TE.

 

Hanno detto: Se il Corpo che noi mangiamo ed il Sangue che beviamo è il dono inestimabile del Signore Risorto per noi pellegrini, esso porta anche in sé, come pane fragrante, il sapore ed il profumo della Vergine Madre. (Giovanni Paolo II)

Saggezza popolare: Chi non fa prima, fa dopo.

Un aneddoto: La bambina stava prendendo un suo pacco di Natale. Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata. Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato. “Cosa fai?” – la rimproverò aspramente il padre. “Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costi?”. La bambina con le lacrime agli occhi si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola. La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò al papà ancora seduto a tavola e gli pose la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo. “E’ per te, papi” – mormorò. Il padre si intenerì. Forse era stato troppo duro. Dopo tutto quel dono era per lui. Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola. Era vuota! La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose: “E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota!?”. Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse: “Ma non è vuota, papà! Ci ho messo dentro un milione di bacini!”. Per questo, oggi c’è un uomo che in ufficio tiene sulla scrivania una scatola da scarpe. “Ma è vuota” – dicono tutti. “No. E’ piena dell’amore della mia bambina” – risponde lui.

Parola di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal. 45; Gv. 5,1-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“SIGNORE, IO NON HO NESSUNO CHE MI IMMERGA NELLA PISCINA QUANDO L’ACQUA SI AGITA”. (Gv. 5,7)

Vi era in Gerusalemme una piscina, chiamata Betzaetà (che significa casa della misericordia), davanti alla quale solitamente si radunavano molti malati, in attesa di un angelo che agitasse l'acqua della piscina. Non bastava l'acqua, c'era bisogno di un angelo che la agitasse. E chi riusciva ad entrare veniva guarito. Tutto ciò era in figura. Era un insieme di tradizioni sedimentate che avevano poi qualche raro effetto placebo. Ma in quel giorno stava venendo in quella piscina il vero angelo, colui che sa trasformare la tristezza in gioia, la debolezza in forza. C'era in quel luogo un paralitico, malato da trentotto anni (oggi diremmo un malato cronico) che stava lì senza che nessuno lo aiutasse, appunto come capita ancora oggi in tanti luoghi di dolore. La disperazione ormai lo divorava al punto che si era rassegnato alla malattia. L'indifferenza degli altri gli aveva tolto ogni speranza. Gesù, invece, si ferma accanto a lui e gli parla. Man mano che Gesù parla costui sente rinascere la speranza, sente riaprirsi il cuore. Confida a Gesù l'amarezza causata da anni di delusioni: nessuno l'ha mai aiutato a immergersi nella piscina quando l'acqua si agitava. Quando si è soli è più difficile guarire, come ben sanno i tanti malati lasciati soli. Con Gesù (e con i suoi discepoli) è arrivato l'angelo (gli angeli) che muove il cuore e le membra di quell'uomo: «Alzati, prendi il tuo giaciglio e cammina ».

 

 

MERCOLEDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI A VIVERE NEL MIO TEMPO E NON LASCIARMI UCCIDERE DA ESSO.

 

Hanno detto: Nell’Eucaristia noi mangiamo il perdono quotidiano e la remissione dei peccati. (Sant’Ambrogio)

Saggezza popolare: La messa è lunga quando la devozione è corta.

Un aneddoto: Un giorno Madre Teresa parlò con un seminarista. Guardandolo con i suoi occhi limpidi e penetranti gli chiese: "Quante ore preghi ogni giorno?". Il ragazzo rimase sorpreso da una simile domanda e provò a difendersi dicendo: "Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?" Madre Teresa gli prese le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettergli ciò che aveva nel cuore. Poi gli confidò: "Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega; pregando, Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri.

Parola di Dio: Is. 49,8-15; Sal. 144; Gv. 5,17-30

 

Vangelo Gv 5, 17-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e da  la vita, così anche il Figlio da  la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“E’ QUESTO IL MOMENTO IN CUI I MORTI UDRANNO LA VOCE DEL FIGLIO DI DIO E QUELLI CHE L’AVRANNO ASCOLTATA VIVRANNO”. (Gv. 5,25)

Anche per servizio, nella mia vita ho visto tanti morti. Non sono un ‘patito dei cimiteri’, ma quando mi capita ci vado volentieri perché penso che la morte, al di là della sua tragicità e del suo aspetto di paura e di sofferenza, è parte importante della nostra vita. Qualcuno mi ha chiesto: “Ma i morti non ti spaventano?” No, in fondo con tutto l’affetto che uno può avere per quel corpo materiale, sono convinto che la persona non è più lì. In quelle tombe vien posta la carcassa, anche amata, ma non la persona. Se siamo credenti in Gesù, ci fidiamo di Lui ed in questo non abbiamo dubbi. A me fa paura incontrare i vivi morti, e qualche volta, specchiandomi, mi chiedo se sono vivo o morto. Perché purtroppo spesso camminiamo in mezzo a morti viventi. Li vedi alla televisione, li senti parlare, li incontri per la strada: sono coloro che non hanno senso di vita. Quando vedo giovani senza nerbo, eternamente stanchi, perdutamente schifati da tutto e da tutti, arenati in una moda stupida e ripetitiva, vedo dei morti viventi. Quando incontro menager che corrono dietro ai loro affari, al loro potere, bruciando per questo stile di vita, affetti, famiglia, vedo dei morti che corrono dietro a cose morte. Quando incontro cristiani tristi, musoni, gente abitudinaria, osservante solo per tradizione o per paura, scopro dei morti che adorano un dio morto. Quando vedo dei preti che celebrano come fossero dei teatranti o che abbozzano preghiere solo cercando di far presto e che non hanno tempo per incontrare la gente, che pensano solo a mantenere il proprio ruolo di superiorità sugli altri, vedo preti ben incollettati o anche ben bardati da liturgia solenne, ma già distesi in una cassa da morto che essi stessi si sono costruita, una cassa ben inchiodata, dalla quale neanche Gesù Cristo può schiodarli. Eppure a me, quando sono scoraggiato e non ho più voglia di ricominciare, ad ogni uomo che si lascia vivere diventando morto-vivente, Gesù dice: “E’ questo il momento di uscire dai sepolcri. Lascia entrare in te la nuova vita, abbi ancora speranza e fiducia in essa, in chi te l’ha data e continua a dartela. Dai spazio alla fantasia, alla creatività, abbandona le cose morte, occupati dei viventi attorno a te, ritrova l’entusiasmo di una fede, il positivo in te e attorno a te, il sorriso che deriva da una vera pace interiore. E’ questo il momento; sì, perché se la morte terrena ti trova vivo, tu l’hai già vinta.”.

 

 

GIOVEDI’ 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU’ LA PAROLA CHE SALVA.

 

Hanno detto: E’ più facile ottenere ciò che si desidera con un sorriso piuttosto che con la spada. (W. Shakespeare)

Saggezza popolare: Chi non ha fede non ne può dare.

Un aneddoto: Domandarono a Bacone quale fosse l'età giusta per sposarsi.  "Qualunque età è giusta, rispose il filosofo, perché la moglie , quando si è giovani, è un amante, quando si è maturi una compagna, e quando si è vecchi una governante"

Parola di Dio: Es. 32,7-14; Sal 105; Gv. 5,31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“VOI SCRUTATE LE SCRITTURE CREDENDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA; EBBENE SONO PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIANZA”. (Gv. 5,39)

Nelle mie fantasie mi sono immaginato diverse volte in una biblioteca ricca di volumi antichi e moderni, con tanto tempo a disposizione per poter in pace leggere, studiare la Bibbia riuscendo finalmente a capire qualcosa in più di Dio e dei suoi misteri, ma poi mi accorgo che sono fantasie ed anche fughe. Certamente è cosa buona (ed ogni cristiano dovrebbe farlo) il leggere la Bibbia, ma ci vuole una chiave di lettura per entrare nel Libro che racconta la storia di Dio e degli uomini se no si rischia di fare “Accademia” e di non capire il messaggio che Dio vuole mandarci. Gesù ci dice che è Lui la chiave di lettura della Bibbia, è Lui la Parola per cui le altre parole sono dette e scritte. Gli scribi, i farisei, i sacerdoti al tempo di Gesù conoscevano bene la Bibbia, pensate al fatto che sanno, tramite le scritture, indicare ai Magi dove è nato il Messia, ma non sanno accogliere Gesù: sono pieni di sapienza ma per Gesù che viene non c’è posto. Se invece faccio il cammino al contrario, cioè incontro e accetto Gesù, poi con Lui saprò anche leggere nella maniera giusta la Parola di Dio.

 

 

VENERDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VOGLIO CONOSCERTI, AMARTI E SERVIRTI

 

Hanno detto: Il modo migliore per rallegrarsi è rendere contenti gli altri. (Mark Twain)

Saggezza popolare: L'acqua, I'aria e il fuoco hanno la testa sottile.

Un aneddoto: Un tale si vantava dinanzi ad Aristippo di aver divorato un'infinità di libri.  "Non è il mangiare tanto che conta in questi casi, ma il digerire bene"  rispose Aristippo.

Parola di Dio: Sap. 2,1.12-22; Sal 33; Gv. 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, vi andò anche lui; non apertamente però, di nascosto. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“CERTO VOI MI CONOSCETE E SAPETE DI DOVE SONO, EPPURE IO NON SONO VENUTO DA ME E CHI MI HA MANDATO E’ VERITIERO, E VOI NON LO CONOSCETE. (Gv. 7,28)

C'è un modo scontato di ascoltare la Parola di Dio che ci fa ritenere di conoscerla già. Come quegli uomini che davanti a Gesù pensano di sapere già chi è, perché sanno da dove viene. Basta loro qualche sommaria notizia a chiudere occhi e orecchie.  Gesù però sfugge a questa logica del pregiudizio: ha qualcosa da comunicare, o meglio qualcuno da farci conoscere che è Dio stesso, che sfugge ai facili giudizi di chi pensa di sapere già come vanno le cose. Per questo Gesù sfugge alla cattura di quegli uomini che volevano imprigionarlo. La Parola del Signore sfugge all'ingabbiamento che vogliamo tante volte imporgli, per farne qualcosa di innocuo e scontato. Sfugge e si libera del peso delle abitudini, anche quelle religiose, che tante volte noi usiamo per camuffarla. Non era giunta ancora la sua ora, dice Giovanni, perché il tempo opportuno per cercare Gesù è sempre, in ogni momento e situazione, e mai è l'ora in cui possiamo dire di possederlo già.

 

 

SABATO 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ CHE TI SCEGLIAMO OGNI GIORNO.

 

Hanno detto: Dare un senso alla vita può condurre a follia ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio, è una barca che anela al mare eppur lo teme. (Edgar Lee Masters)

Saggezza popolare: L'acqua e il fuoco sono buoni servitori, ma cattivi padroni.

Un aneddoto: D'Alambert si sentì dire una volta dalla governante: "Poveretto, voi non sarete mai altro che un filosofo!" Allora egli le domandò che cosa per lei fosse un filosofo;la governante diede questa definizione: "Un filosofo è un matto che si tormenta tutta la vita, perché si parli di lui quando sarà morto."

Parola di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv. 7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI”. (Gv. 7,43)

Ci sono, nella nostra storia, fatti o personaggi davanti ai quali non è neppure importante prendere posizione: la mediocrità non interpella. Invece davanti a persone, magari scomode, contrastanti, provocanti, che hanno qualcosa da dire o da chiederci, non si può non essere coinvolti. Gesù è uno di questi personaggi. Nella sua storia terrena non è stato un personaggio facile. Il Vangelo di oggi, sintetizzando, ci dice che alcuni lo consideravano un profeta, altri il Cristo, altri un imbonitore di folle, altri un millantatore, altri uno che sapeva parlar bene, altri un uomo pericoloso, altri uno da far fuori il più presto possibile, prima che arrecasse troppi danni… Insomma, davanti a Lui perfino il non prendere posizione era già una scelta. E oggi è esattamente la stessa cosa; davanti alla sua persona e alla sua proposta non si può non essere coinvolti. C’è chi risolve velocemente il problema e, avendocela con il potere religioso, vede Gesù come il mezzo attraverso cui questo potere si è assestato e, allora, facendo di tutta erba un fascio, getta via preti e Cristo insieme. C’è chi ne vede la pericolosità, perché se qualcuno lo prendesse davvero sul serio ci sarebbe la più grande rivoluzione di amore di tutti i tempi e allora lo annacqua,  dolcifica talmente le sue parole al punto di travisarle e di renderle capaci di addormentare chiunque. C’è chi si ferma all’uomo Gesù, rischiando di farlo diventare “un gran personaggio della storia”, una specie di filosofo moralista, fondatore di religioni, e così Gesù diventa argomento di discussione, chiacchiere, tavole rotonde, salotti e il suo messaggio una morale tra le tante. Per altri l’incontro con Gesù è stato scioccante, ha cambiato la vita: penso ai santi, ai martiri e a tutti coloro che hanno giocato e giocano la vita per Lui perché davvero lo credono vivo, Figlio di Dio, con un messaggio di gioia per oggi, perché vogliono far parte del suo regno. Anche nella nostra vita Cristo ha avuto un ruolo e ce l’ha tuttora. La figura di Lui, il rapporto che abbiamo oggi con Lui dipendono da tante scelte precedenti. Se oggi Cristo non è per me segno di contraddizione, provocatore, evocatore di gioia e di impegno, non sarà perché, seguendo la strada comoda che magari altri mi hanno suggerito, ho preferito addormentare l’incontro con Lui? Ma c’è sempre tempo: da quando Gesù si è incarnato non ha mai smesso di andare incontro ad ogni uomo per provocarlo: “E tu, adesso, senza maschere, chi dici che io sia?”.

 

 

DOMENICA 17 MARZO: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA C

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI DI CONOSCERE IL MALE CHE MI ALLONTANA DA TE E DAI FRATELLI E DI AFFIDARLO ALLA TUA MISERICORDIA.

 

Hanno detto: Solo gli artisti ed i bambini vedono la vita come è. (Hofmannsthal, Hugo von)

Saggezza popolare: Un uomo che si occupa nel modo giusto della propria famiglia non può diventare ricco. (Antico detto Navajo)

Un aneddoto: L'onda chiese al mare: "Mi vuoi bene?" Ed il mare rispose: "Il mio bene è così forte che ogni volta che t'allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione...Tu sei l'essenza del mio esistere." L'onda fu felice.

Parola di Dio: Is. 43,16-21; Sal. 125; Fil 3,8-14; Gv. 8,1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più”. Parola del Signore

 

“GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN FLAGRANTE ADULTERIO”. (Gv. 8,3)

La liturgia odierna ci propone il bellissimo brano dell’adultera salvata dalla lapidazione e perdonata da Gesù. Oggi, specialmente in certi ambienti si è così indulgenti nei confronti dell’adulterio che quasi l’atteggiamento di Gesù non ci sorprende più. Si cercano, in questo caso come in molti altri, tutte le scusanti: quelle psicologiche, quelle sociali, si accampa il diritto dell’amore che è cieco, si fa passare per amore ciò che è solo avventura. La mentalità di Gesù non è questa: Gesù chiama peccato ciò che è peccato. Non rassicura l’adultera dicendole che ciò non è importante, che in fondo è un suo diritto, al contrario le dice: “D’ora in poi non peccare più”. Gesù non si fa connivente del peccato, tuttavia non vuol rinchiudere gli uomini nel loro peccato, crede nella possibilità di conversione per ciascuno di noi, chiama ad una vita rinnovata. Anche con noi la misericordia del Signore ci invita alla speranza, alla fiducia in noi stessi; la grazia del perdono viene per aiutarci a far emergere in noi la capacità di ritrovare la strada, i valori veri, la ricostruzione del vero amore che si purifica dagli egoismi.

 

 

LUNEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ILLUMINA MENTE E CUORE.

 

Hanno detto: Il grande uomo è colui che non perde il suo cuore di bambino. (Mencio)

Saggezza popolare: Chi compra un magistrato vende la giustizia.

Un aneddoto: Parini riteneva che fondamento dell’educazione dei giovani fosse il rispetto per gli anziani. Un giorno era adirato con un suo allievo del quale gli era stato riferito qualche grave torto. Lo incontrò per una strada proprio mentre questi stava difendendo un vecchio frate cappuccino che era messo alla berlina da un gruppo di teppistelli. Anche Parini si buttò alla difesa del frate e quando riuscirono ad allontanare i mascalzoni, Parini gettò le braccia al collo del giovane dicendogli: “Poco fa ti ritenevo un perverso, ora che son testimonio della tua pietà per i vecchi, ti ritengo capace di molta virtù”

Parola di Dio: Dn. 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal. 22; Gv. 8,12-20

 

Vangelo Gv 8, 12-20

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose: «Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi da  testimonianza». Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.

 

"IO SONO LA LUCE DEL MONDO; CHI SEGUE ME NON CAMMINERÀ NELLE TENEBRE, MA AVRÀ LA LUCE DELLA  VITA”.(Gv. 8,12)

E' ben difficile trovare nei nostri paesi persone ragionevoli che escludano per principio la figura di Gesù e un suo certo insegnamento morale. Ma anche tra i cristiani se poi si vuole andare un po' più a fondo nella testimonianza di Gesù e si cerca di capire il suo messaggio — e la sua pretesa di essere la Luce del mondo — e si viene a capire che Gesù ci chiede una fiducia incondizionata nella sua parola, allora cominciano le riserve. Insomma, si è disposti a seguire Gesù finché insegna cose che ci garbano; ma quando Gesù si propone come l'Unico Maestro, la Luce stessa!, e quando Gesù chiede obbedienza incondizionata alle sue parole e ai suoi comandamenti,allora si fa come fecero i discepoli della sinagoga di Cafarnao: ci si tira indietro e si abbandona Gesù.

 

 

MARTEDI’ 19 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe; San Quinto.

Una scheggia di preghiera:

 

GIUSEPPE LE TUE RADICI SONO IN DIO.

 

Hanno detto:

Nessuno è tanto perfetto da non avere bisogno qualche volta di ammonimenti o consigli. Ed è uno sciocco senza rimedio colui che non li ascolta (Baltasar Graciàn)

Saggezza popolare: La guerra nasce da due parole: «mio» e «tuo».

Un aneddoto: C’era una ricca signora che concedeva al figlioletto tutto quello che chiedeva. Una sera, mentre il bambino giocava in giardino con una cameriera si mise a piangere e ad urlare. La madre se la prese con la cameriere ingiungendole di dare al bambino quanto chiedeva. Le rispose la ragazza: “questa volta è impossibile che io gli dia quanto chiede”. La signora si adirò minacciando addirittura di cacciare la cameriera, ma questa le rispose: “Non si adiri Signore, ma suo figlio ha visto la luna rispecchiarsi nella fontana e vuole che gliela dia”

Parola di Dio: 2sam. 7,4-5.12-14.16; Sal. 88; Rm.4,13.16-18.22; Mt. 1,16.18-21.24; opp. Lc. 2,41-51

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

Di Giuseppe si sono dette molte cose. Nel Vangelo si parla molto poco di Giuseppe. Nel Vangelo Giuseppe non parla mai. Ma il più bell’elogio che il Vangelo fa di quest’uomo è dire che è un uomo giusto. Dio è giusto. L’uomo chiamato ad essere santo come santo è Dio, deve diventare giusto come Lui è giusto. Nella Bibbia i giusti sono coloro che operano la giustizia di Dio. Giuseppe, uomo giusto si fida non della giustizia degli uomini e neanche solo della giustizia delle leggi sociali e religiose, si fida e si abbandona totalmente alla giustizia di Dio. Oggi il termine giusto è applicato alle persone per vari motivi. Si dice: quella persona è giusta e si pensa è equa, è buona, non è parziale. Ma il vero senso di questa parola nella Bibbia “è giusto perché agisce come agisce Dio”, quindi potremo dire che Giuseppe è, dopo Maria, il primo vero cristiano perché, come Gesù, si fida, si abbandona a Dio e lascia che sia Dio ad agire in lui. E noi siamo giusti in questo modo? Dio ha lo spazio per manifestare in noi la sua giustizia? o trova in noi tante presunte giustizie che lo soppiantano?

 

 

MERCOLEDI’ 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, O SALVATORE DEL MONDO.

 

Hanno detto: Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati (Nelson Mandela)

Saggezza popolare: A gusto guasto non è buono alcun pasto.

Un aneddoto: Stava morendo un famoso medico e molti suoi amici dottori lo circondavano deplorando la sua dipartita. “Signori, disse il moribondo, non vi affannate troppo, lascio, dopo di me tre grandi medici”. I suoi colleghi pensando di essere nominati da lui insistettero perché ne facesse i nomi. Rispose: “Sono essi la dieta, l’acqua e l’esercizio”

Parola di Dio: Dn. 3,14-20.46-50.91-92.95; Cantico da Dn.3,52-56; Gv. 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

“VOI CERCATE DI UCCIDERMI PERCHE’ LA MIA PAROLA NON  TROVA POSTO IN VOI”. (Gv. 8,37)

Noi siamo spesso alla ricerca di definizioni che ci chiariscano concetti difficili. Se vogliamo, una delle definizioni più complete di peccato la troviamo proprio nelle parole di Gesù che meditiamo oggi. Il peccato è non accogliere Gesù con la sua Parola anzi, cercare di ucciderlo, di estirparlo in noi, di non lasciare che lui porti a noi i frutti del suo amore e di quello del Padre. Quando ero bambino e sentivo dire che il peccato uccideva Gesù, mi ribellavo e dicevo: “Ma io non voglio mica male a Gesù anche quando commetto un peccato! Io non uccido nessuno!” Forse è vero, ma per uccidere Gesù non occorre prendere chiodi e martello e riappenderlo ad una croce finché morte non giunga, Gesù lo si uccide primariamente con l’incomprensione e l’ingratitudine quando ci si chiude a Lui per far posto a tante altre cose nella nostra vita, quando si cerca di tacitare la voce della coscienza, quando si considerano le sue parole alla stregua delle parole di chiunque altro, parole da vagliare, da giudicare, da scegliere; quando continuiamo a considerare Dio e il suo Messia secondo gli schemi delle religioni e non più secondo il cuore della fede. Ho ucciso ed ho visto uccidere Gesù in tanti modi, anche a fuoco lento, quando giorno dopo giorno rifiutiamo i suoi inviti a seguirlo, ad amare, quando gli diciamo: “Oggi non ho tempo per quel malato, oggi non ho tempo per la preghiera.. domani vedrò che cosa posso fare”. E dagli oggi, dagli domani, Gesù, la sua Parola, la sua Grazia diventano sempre più lontani. Lui continua a bussare alla nostra porta, ma noi ci siamo messi le cuffie in testa, ci spariamo addosso a pieni decibel la musica delle nostre azioni, della nostra ricerca di piacere, o le ansie delle nostre preoccupazioni che vogliamo risolvere da soli. Gesù lo si uccide anche riducendo la sua persona e le sue parole a tal punto da renderle inefficaci in noi, ad esempio quando Gesù, la religione, la fede sono diventate solo più argomento di discussione, ma alla fine di queste non cambia assolutamente niente dentro di noi. Si uccide Gesù ogni volta che togliamo speranza all’uomo, che non condividiamo i beni della terra, ogni volta che ci chiudiamo nel nostro benessere considerandolo una cosa valida unicamente per noi. Davvero, per tornare alla parola da cui siamo partiti in questa riflessione, è il caso di dire “Peccato!”. C’era un Dio che offriva amore, misericordia, speranza, possibilità di vita migliore sulla terra, dono di vita eterna, e noi ci siamo persi questa occasione, anzi abbiamo ucciso Lui e tutti i suoi doni!

 

 

GIOVEDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, NOSTRO DIO, SEI AMANTE DELLA VITA.

 

Hanno detto: Non credere che si possa diventare felici procurando l'infelicità altrui. (Lucio Anneo Seneca)

Saggezza popolare: Quello che si impara a proprie spese, non lo si dimentica facilmente.

Un aneddoto: Racconta don Bosco: Mi ricordo di una volta che ragazzino, fui mandato da mia madre a prendere le uova nel pollaio: uscendo non badai alla porticina e diedi un gran colpo di testa in essa da portarne l’ammaccatura per parecchi giorni: Omobono mi disse: “Ricordati di questo per saper poi nella vita quando alzarti e abbassarti a tempo”. Un'altra volta volendo saltare da una riva all’altra di un fossatello vi cascai. Dopo che Omobono mi ebbe tratto fuori, asciugato e rassicurato mi disse: “D’ora in poi ricordati di fare il passo secondo la gamba”

Parola di Dio: Gn. 17,3-9; Sal 104;Gv. 8,51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: « In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRÀ MAI LA MORTE”. (Gv. 8,51)

A prima vista questa affermazione ci sembra “grossa”. Gli apostoli sono morti, S. Francesco, che certamente ha osservato la parola di Gesù, è morto. Che cosa vuoi dunque dire Gesù? La realtà della morte c’è e dobbiamo imparare a conviverci. L’uomo muore fisicamente ma la sua anima è immortale. La morte dell’anima è quando essa vive separata dal suo Creatore, quindi la morte dell’anima è il peccato e Gesù ci insegna a non lasciarci vincere da esso attraverso l’osservanza dei comandamenti. Ma se, nonostante tutto, pecchiamo, la nostra morte è definitiva? Gesù, attraverso il sacramento della penitenza, attraverso il suo sangue versato per noi ci dà la possibilità della riconciliazione, di ridare vita alla nostra anima immortale.

 

 

VENERDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERA IL MIO CUORE DA OGNI FORMA DI VIOLENZA

 

Hanno detto: Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare è quello di rimanere semplice e avere la capacità di scoprire un mondo anche in un granello di sabbia. (Romano Battaglia) 

Saggezza popolare: Chi non ha voglia di lavorare perde l'ago e il ditale.

Un aneddoto: Ancora dai racconti di Don Bosco: “Mio fratello aveva avuto in regalo una pianta di limone e vedendola carica di fiori, li raccolse e fattone un mazzetto, lo mostravo orgoglioso a tutti. Ma venuta l’ estate la pianta non portò alcun frutto, per cui si lamentava. Omobono gli disse: Figliolo mio chi vuole avere i frutti non colga tutti i fiori”.

Parola di Dio: Ger. 20,10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“PORTARONO PIETRE PER LAPIDARE  GESU’.” (Gv. 10,32)

Si fa in fretta a preparare un bel mucchio di pietre. Gesù “ha fatto bene ogni cosa”, ma c’è sempre qualcuno invidioso, o troppo religioso, o gretto di cuore che prepara le pietre. Il giusto, il buono, il testimone dà sempre fastidio, è un rimprovero muto, è uno che rompe la tranquillità, l’ordine costituito e allora, invece di confrontarsi e magari mettersi si, è meglio dar mano alle pietre per toglierlo di mezzo. Gesù ci avverte: “Se hanno fatto questo al legno verde che cosa non faranno al legno secco?” Chi prende sul serio il Vangelo, chi vuole vivere da “giusto”, chi vuoi dare una testimonianza veritiera deve sapere che ci saranno sempre delle pietre in agguato.

 

 

SABATO 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Il trono è un pezzo di legno coperto di velluto. (Napoleone Bonaparte)

Saggezza popolare: In bocca chiusa non cade pera.

Un aneddoto: Ad un figlio che non voleva far nulla per paura di “guastarsi la salute”, suo padre gli fece vedere due chiavi una bella lucida e l’altra arrugginita, e gli disse: “Questa è bella lucida perché la uso tutti i giorni; l’altra non la uso mai e guarda com’e ridotta: così è per le nostre forze, l’ozio le corrode, l’esercizio le tiene fresche e le aumenta.”

Parola di Dio: Ez. 37,21-28 Ger. 31,10-13. Gv. 11,45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“E’ MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA. (Gv. 11,49)

Con queste parole apparentemente di stratega della diplomazia il Sommo sacerdote Caifa condanna Gesù a morte. Ma Caifa non si accorge che proprio perché è Sommo Sacerdote pronuncia invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. E’ l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro, la possibilità di vivere. Di qui una indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento. Gesù si è addossato il nostro peccato, Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io, Gesù trasforma le croci in amore, Gesù mi ama fino a donarmi tutto se stesso anche il suo corpo, la sua vita.

 

 

DOMENICA 24 MARZO: DOMENICA DELLE PALME

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL REDENTOR

 

Hanno detto: Il momento peggiore per un ateo è quando prova un sincero sentimento di gratitudine e non ha nessuno da ringraziare. (Wendy Ward) 

Saggezza popolare: Le leggi son come le ragnatele.

Un aneddoto: Qualche volta ci sembra che un dono, una conquista sarebbero per noi fonte di estrema felicità. Mentre un giorno parlavo di questo a un contadino, egli mi indicò col dito una montagna e mi disse: “Io credevo che quella montagna fosse la più alta di tutte e che se fossi arrivato in cima avrei potuto toccare il cielo con un dito. Allora mi arrampicai sulla vetta, ma guardando mi attorno vidi altri monti ancora più alti e mi trovai lontano dal cielo ne più ne meno di quanto mi trovo ora le cose, i sogni sono belli ma non solo non danno piena felicità ma ci fanno capire che dopo una meta ce n’è un’altra.

Parola di Dio: Is. 50,4-7; Sal. 21; Fil 2,6-11; Lc. 22,14-23,56

 

Vangelo Lc 22, 14 - 23, 56

Dal vangelo secondo Luca.

Quando fu l'ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”. “Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!”. Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”. E Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte”. Gli rispose: “Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi”. Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?”. Risposero: “Nulla”. Ed egli soggiunse: “Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine”. Ed essi dissero: “Signore, ecco qui due spade”. Ma egli rispose “Basta!”. Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”. Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?”. Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?”. E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate, basta così!”. E toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che gli erano venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: “Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre”. Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”. Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco!”. Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”. Passata circa un'ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”. Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. E, uscito, pianse amaramente. Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito?”. E molti altri insulti dicevano contro di lui. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: “Se tu sei il Cristo, diccelo”. Gesù rispose: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio”. Allora tutti esclamarono: “Tu dunque sei il Figlio di Dio?”. Ed egli disse loro: “Lo dite voi stessi: io lo sono”. Risposero: “Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca”. Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: “Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re”. Pilato lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”. Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: “Non trovo nessuna colpa in quest'uomo”. Ma essi insistevano: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui”. Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro. Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: “Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò”. Ma essi si misero a gridare tutti insieme: “A morte costui! Dacci libero Barabba!”. Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò”. Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà. Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”. Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: “Veramente quest'uomo era giusto”. Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento. Parola del Signore

(oggi, come il Venerdì Santo non c’è alcun commento: l’invito è meditare personalmente la Passione di Gesù)

 

 

LUNEDI’ 25 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Annunciazione (spostata al 8 Aprile); Sant’Isacco.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE LA MIA CASA POSSA SEMPRE ESSERE IN FESTA PER TE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Il buon legname non cresce facilmente: più forte è il vento, più robusto è l'albero. (J. Willard Marriot) 
Saggezza popolare: E' meglio sdrucciolar con i piedi che con la lingua.

Un aneddoto: Pio X a una signora che gli diceva: "Sento che è santo e fa  miracoli", rispose: "Avete sbagliato di una lettera: io sono Sarto".

Parola di Dio: Is. 42,1-7; Sal. 26; Gv. 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E quì gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“SEI GIORNI PRIMA DELLA PASQUA, GESU’ ANDO’ A BETANIA E QUI GLI FECERO UNA CENA.” (Gv. 12,1-2)

Questa settimana santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù, l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di questo unguento versato per riconoscenza, dell’amore, della fede che riempie questa casa. Mentre si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c’è almeno qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia ad annunciare la morte e la risurrezione del Salvatore. E’ una gioia potersi trovare in casa di amici veri, sentirsi accolti, non dover dipendere da gesti formali ed esteriorità, parlare e saper ascoltare, condividere con semplicità e gioia. Mi chiedo: se fossi vissuto ai tempi di Gesù, Egli sarebbe venuto volentieri, con gioia, a passare una delle sue ultime sere prima della passione a casa mia? E si sarebbe trovato bene come a Betania? Gesù vuole venire in casa nostra a portare la sua presenza, la sua pace, ma c’è posto per Lui o la nostra casa è già occupata da tante altre cose e persone? Vorrei che per te, Gesù, anche il mio cuore, fosse sempre Betania. Non ti ho ancora capito fino in fondo, ma ti amo. Sono ancora preso dai miei peccati che ti mettono in croce ma voglio stare ai tuoi piedi. Non so darti molto e neppure dirti belle parole ma il tuo grande amore e il mio povero amore riempiano ancora e sempre di profumo la mia casa e siano il segno della tua presenza in essa.

 

 

MARTEDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PERCHE’?  …   SIGNORE, PER TE.

 

Hanno detto: Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti. (Roosevelt) 

Saggezza popolare: Il male che non ha riparo è bene tenerlo nascosto.

Un aneddoto: Quando Don Orione era vecchio e malato di cuore, dicevano tutti,: "Se muore Don Orione si sfascia tutto!". È morto Don Orione, e si sono moltiplicate le opere della sua Congregazione, senza fine, in tutto il mondo. È chiaro! Quello, lassù, mica sta con la pancia per l'aria a guardar le stelle! Ha moltiplicato le opere sue. Lavora più di là che di qua, chiaro.!

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70;Gv. 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“PIETRO GLI DISSE: SIGNORE DOVE VAI?…DARO’ LA MIA VITA PER TE!”. Gv. 13, 36.37)

Pietro è uno che ama ma è un debole. Per questo ci è tanto simile. Forse proprio per questo Gesù lo ha scelto come capo della Chiesa, per farci capire che quello che conta non è la nostra forza, la nostra completa rettitudine morale, ma la nostra debolezza confortata dal suo amore e dal suo perdono. Pietro quando chiede a Gesù “Dove vai?” lo chiede perché lui desidera essere là dove è il suo maestro, quando proprio in quella notte seguirà Gesù nel cortile del pretorio, sarà sia “per vedere come andava a finire” ma anche per vedere se forse non poteva fare qualcosa. Quando Pietro dice a Gesù che è disposto a dare la sua vita per Lui è sincero infatti sguainerà la spada nell’orto degli ulivi per combattere per Gesù e per vendere a caro prezzo la propria vita… Pietro lo ama davvero Gesù ma nello stesso tempo vorrebbe che le cose andassero come vuole lui. Perché il Figlio di Dio deve soffrire? Perché non prende il potere con la forza o con l’astuzia? Perché non è un po’ meno intransigente e un po’ più diplomatico?…. “Signore, noi ti amiamo, siamo anche disposti a giocare almeno un po’ della nostra vita per te, ma se tu fossi un po’ secondo i nostri progetti! Perché non intervieni con forza davanti alle ingiustizie? Perché la sofferenza, la prova sembra quasi accanirsi nei confronti dei tuoi amici? Perché tanta pazienza nei confronti dei malvagi, perché permetti tanti scandali? Perché…” Poi fermiamoci e facciamo un po’ di silenzio per sentire anche noi, in lontananza cantare un gallo il quale non ci rimprovera il nostro peccato, ma può farci riflettere: chi è conosce la verità e il senso della vita: Io o Gesù? E’ più giusto che Gesù cominci a pensarla come me o che io mi abbandoni e cominci a pensare come Lui? E meglio che mi affidi ai miei piccoli ragionamenti o che nella mia debolezza impari da Lui ad amare?

 

 

MERCOLEDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PIETA’

 

Hanno detto: Colui che crede fortemente in se stesso vive con i piedi pesantemente poggiati su una nuvola. (Ralph Waldo Emerson) 

Saggezza popolare: Non esiste cretino che sia silenzioso ad una festa.

Un aneddoto: Teodosio, il grande imperatore romano aveva scelto il filosofo Arsenio quale precettore e maestro di sapienza per suo figlio Arcadio. Il giovanotto superbo, perché figlio di un imperatore, durante la lezione stava seduto e faceva rimanere il filosofo in piedi davanti a sé. Avendo veduto questo Teodosio lo redarguì: “ Alzati e cedi il posto al tuo maestro: le ricchezze e la nascita sono un caso. La sapienza è il vero merito.

Parola di Dio: Is. 50,4-9; Sal: 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“QUANTO MI VOLETE DARE PERCHE’ IO VE LO CONSEGNI?”. E QUELLI FISSARONO TRENTA MONETE D’ARGENTO. (Mt. 26,15)

Si sono fatte molte supposizioni sul motivo del tradimento di Giuda. Qualcuno sottolinea il motivo dell’avidità di denaro, qualcuno parla di predestinazione, qualcuno interpreta l’atto di Giuda come quello di uno che aveva letto la figura Gesù come quella di un  liberatore politico, ma vedendo che Gesù non agiva, lo vuoi mettere in condizioni di agire con i suoi poteri straordinari, o per lo meno di essere causa di una sommossa popolare. Forse è un bene non sapere esattamente il motivo del tradimento di Giuda. Si può tradire per mille motivi: ogni discepolo sa di poter essere lui a tradire il suo maestro. Infatti ogni discepolo può, come Giuda, non capire il dono. Gesù poi è stato tradito e venduto per il valore di uno schiavo. Ma Gesù, il Figlio di Dio sì è consegnato nelle nostre mani, schiavo d’amore. Trenta denari erano la paga di un pastore e Gesù, il Buon Pastore, per trenta denari, dà la vita per le sue pecorelle. Per poco denaro oggi si vendono i genitori anziani, per pochi denari si feriscono le amicizie, per denaro si vende il proprio corpo e la propria dignità. Tu, Gesù, l’hai detto: “non si può servire Dio e il denaro”. Aiutami a non vendere la mia anima per pochi denari, a non vendere Te per denaro, a non vendere nessuno per quel denaro che tanto alletta ma che alla fin fine non ci porteremo nella tomba.

 

 

GIOVEDI’ 28 MARZO: GIOVEDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI.

 

Hanno detto: E' molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere ogni tanto, galantuomo sempre. (Luigi Pirandello)

Saggezza popolare: Per sapere la verità bisogna ascoltare due bugiardi. 

Un aneddoto: Pio X incaricò un ebreo, banchiere di Venezia, a portare la  sua benedizione a un vecchio prete veronese, già compagno  di scuola a Castelfranco. L'ebreo:  "Volentieri, Santità, benché io, in quanto sono ebreo, non  sia la persona più adatta a portare la vostra benedizione".  "Non si preoccupi, perché se l'imballaggio è gramo, la  mercanzia è buona".

Parola di Dio: Es. 12,1-8.11-14; Sal. 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI DEI DISCEPOLI.” (Gv. 13,5)

L’ultimo insegnamento è il servizio, la via dell’umiltà, la carità verso il prossimo. L’amore verso di Dio si manifesta con la nostra disponibilità a lavare lo sporco della terra, a rendere i nostri simili migliori con la gratuità dell’amore. Ci riconosceranno suoi discepoli quando sapremo scendere dal piedistallo che ci siamo costruiti e ci metteremo a servizio dell’uomo, come ha fatto Gesù. Con questa pagina il Vangelo di Giovanni narra l’Eucaristia. Gesù ci ha chiesto di dare noi stessi da mangiare all’uomo affamato di giustizia e assetato di verità. Il linguaggio della carità è comprensibile ad ogni lingua, ci rende credibili. È il tratto del volto di Dio che si lascia riconoscere nel nostro. È la somiglianza a Lui che rende credibile il Vangelo.

 

 

VENERDI’ 29 MARZO: VENERDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE!

 

Hanno detto: Che cosa diventa un presuntuoso, privo della sua presunzione?Provatevi a levar le ali a una farfalla: non resta che un verme. (Nicolas Chamfort)

Saggezza popolare: Il coraggio è l'arte di avere paura senza che gli altri se ne accorgano.
Un aneddoto: Un giorno, un giovane ragazzo, litigò furiosamente con il padre, tanto che decise di andare via di casa. Era così arrabbiato e orgoglioso che non volle più vedere né sentire il padre. Purtroppo il ragazzo era ribelle e questo gli causò tanti guai anche con le altre persone. Un giorno infatti fu arrestato. Doveva scontare una pena di tre mesi ma rimase in prigione solo due giorni, nei quali ebbe modo di riflettere sulla sua vita sregolata. Il secondo giorno di prigione fu scarcerato, qualcuno aveva pagato la cauzione per lui. “Chi può essere stato?”, pensò il ragazzo. “Nessuno mi vuol bene, mi sono comportato troppo male con tutti, chi può aver fatto questo gesto così bello nei miei confronti? Forse c’è stato un errore. Magari tra poco mi richiamano e mi diranno che dovevano scarcerare il mio compagno di cella...” E mentre pensava a tutte queste cose uscì dalla prigione e proprio sulla soglia del cancello vide suo padre. “Papà….come mai sei qui?!”, chiese il ragazzo stupito e con tanta vergogna. Pensava che il padre fosse lì per caso e non voleva far vedere che era appena uscito di prigione. “Sono qui per te.”, disse il padre allargando le braccia. “Io ho pagato la cauzione per te.” Il figlio non poteva credere alle sue orecchie. Il padre che lui aveva offeso con parole pesanti gli aveva pagato la cauzione e adesso chiedeva un abbraccio. Il ragazzo mise da parte l’orgoglio è abbracciò forte suo padre. Mentre il padre accompagnava il figlio verso la macchina per riportarlo a casa, il giovane fece una domanda: “Perché hai pagato per me? Io mi sono comportato malissimo nei tuoi confronti, come mai mi dimostri così tanto amore?” Il padre rispose “Non posso impedirti di andare via di casa ma, appena ho saputo che ti avevano arrestato, mi sono preoccupato molto per te e sono corso a pagarti la cauzione. Tu sei mio figlio e farei qualunque cosa per te.” “Papà, io non mi merito tutto questo amore, cosa posso fare per ricambiare?” “Il mio amore non ha un prezzo, caro figlio. Ma se puoi… non cacciarti più ne guai.”

Parola di Dio: Is. 52,13-53,12; Sal. 30; Eb.4,14-16; 5,7-9; Gv. 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore (Anche oggi dedica tua meditazione alla Via Crucis di Gesù e dell’uomo)

 

 

SABATO 30 MARZO: SABATO SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

ABBIAMO BISOGNO DI TE, GESU’

 

Hanno detto: Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare.(Ortega y Gasset)

Saggezza popolare: Un bimbo impiega due anni per imparare a parlare, un uomo impiega una vita per imparare a tacere.

(Anche oggi, fino alla celebrazione della notte non ci sono liturgie particolari, tutto tace, ma tutto per noi diventi attesa nella preghiera: nel silenzio della terra sta nascendo la vita definitiva!)

 

 

DOMENICA 31 MARZO: PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

ALLELUIA! CRISTO E’ RISORTO. ALLELUIA!

 

Hanno detto: Preferisco avere all'incirca ragione, che precisamente torto. (John Maynard Keynes) 

Saggezza popolare: Quando l'acqua ti arriva alla gola, è sciocco chiedersi se l'acqua è potabile.

Un aneddoto: Nel caravanserraglio del Sultanhani cinque pellegrini provenienti da varie contrade dell’Asia si accordarono per proseguire il cammino insieme, perché tutti andavano alla Mecca. Il giorno seguente, mentre tutti chiacchierando camminavano alla volta di Konya, videro per terra un dinaro d’argento. Subito quello che lo raccolse propose: “ Comperiamo del mafil e dividiamocelo”. Il secondo disse: “D’accordo per dividercelo, ma io preferisco che si comperi dell’uzum”. “Io non conosco né uzum né mafil - disse il terzo - ma ho proprio voglia di balesh. Compriamo del balesh e dividiamocelo in parti uguali”.  Il quarto, però, protestando, affermava che nulla fosse meglio del bestan, e che un dinaro di bestan ci voleva proprio. Ma il quinto, un poco infuriato gridò: “Tacete tutti: a Konya prenderemo del rektaf. Nel mio paese si loda il rektaf di Konya e io non ne ho mai mangiato. Dobbiamo comperare del rektaf e nient’altro”. Si misero tutti a discutere e a litigare. Stavano già per venire alle mani quando scorsero un maestro sufi passare poco distante.  Decisero allora di rimettere a lui la soluzione del diverbio e, raggiuntolo, gli spiegarono tutta la cosa. “Bene - ripose - venite con me. Risolverò il vostro problema con piena soddisfazione di tutti”. Giunti a Konya li portò da un fruttivendolo, dal quale comprò un dinaro d’uva, e tutti furono contenti, poiché infatti quella volevano, pur chiamandola ciascuno con il termine precipuo della propria lingua. Così, pur se lo chiamano con nomi differenti, dal momento che tutti parlano di Dio, perché litigano?

Parola di Dio: At. 10,34.37-43; Sal 117;Col. 3,1-4 opp. 1Cor. 5,6-8; Gv. 20.1-9

 

Vangelo Gv 20, 1-9

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!”. Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Parola del Signore

 

“NON AVEVANO ANCORA COMPRESO LA SCRITTURA, CHE EGLI DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI”. (Gv. 20,9)

Che effetto fa, oggi, gridare gioiosamente, celebrare, dire: “Cristo è risorto”? Buona parte del nostro mondo non conosce neppure Cristo. Per altri la risurrezione è un mito: Gesù è stato un grand’uomo della storia, ha detto cose rivoluzionarie e quindi è finito male perché il potere e l’ordine costituito non potevano permettersi un elemento di disturbo come era lui; molte delle cose che ha detto possono essere valide, ma tutto finisce lì. Per molti altri la risurrezione c’è stata, ma   è un fatto personale di Gesù (beato Lui!), infatti dopo duemila anni tutti moriamo ancora. Ed ecco, allora, che anche oggi molti ”cristiani” si recano in chiesa per tradizione, per abitudine a compiere dei riti religiosi spesso celebrati con altrettanta abitudine ripetitiva da sacerdoti più addetti ad operazioni funebri che ministri della vita. L’antica sequenza di Pasqua che abbiamo letto diceva: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. E, allora, è ora di smetterla di andare alla sepoltura di Dio. Chi va in chiesa, oggi, non va a visitare una tomba.  Il Tabernacolo non è un’urna cineraria, lì c’è il Pane della vita. L’Eucaristia non è un rito commemorativo  in occasione di un anniversario di morte, è la memoria viva dell’amore di Dio morto e risorto e operante in mezzo a noi. Qualcuno mi dirà: “Ma cammina con i piedi per terra! Dov’è che la morte è vinta? Dopo quella ‘risurrezione’ ci sono quasi duemila anni in cui i cimiteri hanno continuato a riempirsi: grandi e piccoli, poveri e ricchi, umili e scienziati, nessuno si è salvato dalla morte!” E’ vero, ma se credi, da dopo la risurrezione di Gesù, la morte non è più la stessa, è cambiato anche il dolore, si sono aperte porte che danno una prospettiva diversa. Ripetiamoci ancora la frase di Paolo: “Se siete risorti con Cristo…” Il senso della nostra Pasqua è qui. Se risorgere è solo qualcosa che tocca Cristo e non noi, oggi, è una cosa, ma se ci riguarda adesso, cambia tutto.

     
     
 

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