Archivio

 
     
     

SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://digilander.libero.it/don_franco_web

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2012

 

GIOVEDI’ 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

TU SOLO SEI SANTO, SIGNORE. NOI SIAM BEATI IN TE.

 

Hanno detto: Dio non ci costringe ma ci affascina, per cui noi lo seguiamo attirati dalla gioia, ma liberi di seguirlo, come quando mostri un ramoscel­lo verde ad una pecora o un dolce ad un bambino. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: "La stessa acqua non scorre mai nello stesso fiume". (proverbio Etiopico) 

Un aneddoto: Raffaele era infermiere ormai in pensione. Non amava andare in chiesa e non credeva alle manifestazioni religiose così come noi  intendiamo. Però Raffaele amava il prossimo, sempre disponibile a qualsiasi ora della notte e del giorno, sempre col suo sorriso bonario, di uomo di pace. Un amore verso gli altri assoluto, incredibile.  Il giorno della sua morte, di primo mattino, appena svegliatosi, Raffaele chiama la figlia vicino al suo lettino in ospedale e le dice: Ti devo raccontare di un sogno. Ero nella valle della Forma ( Una valle delle nostre zone ove  vi e'  la statua di una madonnina dove diverse volte all'anno la popolazione va in processione).continua Raffaele: Ero in questa valle ed avevo una sete incredibile. A un certo punto ho visto una Signora uguale alla Madonnina , che mi chiama e dice: Vieni che ti do da bere. Vado  da lei e mi da' da bere dalle sue mani. Ma non era un'acqua normale ma diversa che ti entrava tutta dentro e mi sono sentito benissimo. La figlia a questo punto dice: Hai visto papà la Madonnina pensa a te. Adesso  credi? e Raffaele con un cenno della testa fa di sì. Due ore dopo muore.

La sua carità e' stata più grande di qualsiasi  nostra fede.

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12

 

Vangelo Mt 5, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli". Parola del Signore

 

“LI AMMAESTRAVA DICENDO: BEATI". (Mt. 5,1ss)

La beatitudine, consiste nel raggiungimento di ciò che colma e fa felice definitivamente il cuore dell'uomo. È la felicita che hanno conseguito i santi, che oggi celebriamo riuniti in un'unica festa. È una schiera che nessuno può numerare e che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell' Agnello, hanno cioè sperimentato in vita e in morte l'infinita misericordia di divina e vivono, anche per le loro virtù, nella beatitudine eterna. Una beatitudine a cui ogni fedele aspira nella speranza che lo stesso Cristo ci infonde. Il Cristo annuncia una felicità che non è nell'ordine dei valori terreni, ma è in vista del Regno, proclamato da lui, e, pur cominciando già su questa terra per coloro che accolgono Cristo e le sue esigenze, sarà definitiva solo nell'eternità. La Chiesa, formata da tutti i santi, ci invita oggi a guardare al futuro e al premio che Dio ha riservato a coloro che lo seguono nel difficile cammino della perfezione evangelica. Tutti vorremmo che, dopo la nostra morte, questo giorno fosse anche la nostra festa. Gesù ci invita a godere e rallegrarci già durante il percorso in vista dell'approdo finale. La santità quindi non è la meta di pochi privilegiati, ma l'aspirazione continua e costante di ogni credente, nella ferma convinzione che questa è innanzi tutto un progetto divino che nessuno esclude e che ci è stata confermata a prezzo del sacrificio di Cristo, che ha dato la vita per la nostra salvezza, quindi per la nostra santità. Non conseguire la meta allora significherebbe rendersi responsabile di quel grande peccato, che nessuno speriamo commetta, di vanificare l'opera redentiva del salvatore. Sant'Agostino, mosso da santa invidia soleva ripetersi: "Se tanti e tante perché non io?"

 

 

VENERDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, DI MISERICORDIA.

 

Hanno detto: La casa della parabola evangelica non cadde perché venne la tempesta, ma perché era costruita sulla sabbia. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: "L'uomo indeciso è la peggiore sciagura del villaggio". (proverbio Nilotico)

Un aneddoto: Alto e trionfante, ben diritto e puntato verso il cielo, un mandorlo dominava sull'orto. Era felice quando gli uccellini dai vivaci colori si rincorrevano sui suoi rami. Ma un giorno si posò su uno dei suoi rami un upupa. L'uccello appoggiò l'orecchio alla corteccia dell'albero e percepì il formicolio delle minuscole ma voraci larve che abbondavano sotto la scorza. Infilò il suo lungo becco ricurvo nel tronco del mandorlo, cominciò a estrarre le larve e a divorarle. Il mandorlo precipitò in una cupa tristezza. Quell'uccello squallido, che frugava con il becco nella sua corteccia e rovinava la sua perfetta bellezza, era veramente insopportabile. Il superbo mandorlo fece di tutto per scacciare l'upupa, che finalmente un giorno se ne volò via. Da quel momento le piccole larve poterono ingrassare in pace e lentamente invasero tutto il tronco. Bastò un colpo di vento, una sera, a schiantare l'orgoglioso mandorlo. Se qualcuno ti "becca sotto la pelle", mostrandoti difetti e manchevolezze, non arrabbiarti. Ringrazialo.

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

Vangelo Gv 6, 37-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Parola del Signore

 

“QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO: CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO EGLI MI HA DATO”. (Gv. 6,39)

Davanti alla morte si impone il silenzio che, facendoci entrare nel dialogo dell'eternità e svelandoci il linguaggio dell'amore, ci mette in comunicazione profonda con questo insondabile mistero. Esiste un legame fortissimo tra coloro che hanno cessato di vivere nello spazio e nel tempo e chi in esso si trova ancora immerso. Se la scomparsa fisica delle persone care fa sentire con sofferenza una irraggiungibile lontananza, mediante la fede e la preghiera si sperimenta con loro una più intima comunione. Quando sembra che esse ci lascino, è in realtà il momento in cui si stabiliscono più saldamente nella nostra vita, ci rimangono presenti, fanno parte della nostra interiorità; le troviamo in quella patria che già portiamo nel cuore, là dove abita la Trinità

 

PREGHIERA DI DON MAZZOLARI PER LA COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Ogni giorno a te, Signore, si leva dalla terra un'accorata preghiera per coloro che sono spariti nel mistero. La preghiera che chiede riposo per chi espìa, luce per chi aspetta, pace per chi anela all'amore tuo infinito. Riposino in pace: nella pace del porto, nella pace della meta, nella pace tua, Signore. Vivano nell'amore tuo coloro che ho amato, coloro che mi hanno amato. Non dimenticare, Signore, nessun pensiero di bene a me dato, e il male, o Padre, il male dimentica, cancella. A quelli che passarono nel dolore, a quelli che parvero sacrificati da un avverso destino, rivela, con te stesso, i segreti della tua giustizia, i misteri del tuo amore. Da' a noi quella vita interiore per cui nell'intimo comunichiamo col mondo invisibile nel quale essi sono: con quel mondo fuori del tempo e dello spazio che non è luogo, ma stato, e non è lungi da noi, ma intorno a noi, che non è dei morti, ma dei vivi, con quel mondo che te, Dio, aspetta e con quello che te vede nella luce del giorno eterno.

 

 

SABATO 3 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Una scheggia di preghiera:

 

DOV’E’ CARITA’ E AMORE QUI C’E’ DIO.

 

Hanno detto: Uno stolto che non dice verbo non si distingue da un savio che tace.  (Jean Baptiste Molière)

Saggezza popolare: "Chi non ha un passato, non ha un futuro". (proverbio Palestinese)

Un aneddoto: "Mamma, guarda!" esclamò Marta, la bambina di sette anni. "Già, già!" mormorò nervosamente la donna mentre guidava e pensava alle tante cose che l'attendevano a casa. Poi seguirono la cena, la televisione, il bagnetto, varie telefonate e arrivò anche l'ora di andare a dormire. "Forza Marta, è ora di andare a letto!". E lei si avviò di corsa su per le scale. Stanca morta, la mamma le diede un bacio, recitò le preghiere con lei e le aggiustò le coperte. "Mamma, ho dimenticato di darti una cosa!". "Me la darai domattina" rispose la mamma, ma lei scosse la testa. "Ma poi domattina non avrai tempo!" esclamò Marta. "Lo troverò, non preoccuparti!" disse la mamma, un po' sulla difensiva. "Buona notte!" aggiunse e chiuse la porta con decisione. Però non riusciva a togliersi dalla mente gli occhioni delusi di Marta. Tornò nella stanza della bambina, cercando di non fare rumore. Riuscì a vedere che stringeva in una mano dei pezzetti di carta. Si avvicinò e piano piano aprì la manina di Marta. La bambina aveva stracciato in mille pezzi un grande cuore rosso con una poesia scritta da lei che si intitolava "Perché voglio bene alla mia mamma". Facendo molta attenzione recuperò tutti i pezzetti e cercò di ricostruire il foglio. Una volta ricostruito il puzzle riuscì a leggere quello che aveva scritto Marta: "Perché voglio bene alla mia mamma. Anche se lavori tanto e hai mille cose da fare trovi sempre un po' di tempo per giocare. Ti voglio bene mamma perché sono la parte più importante del giorno per te". Quelle parole le volarono dritto al cuore. Dieci minuti più tardi tornò nella camera della bambina portando un vassoio con due tazze di cioccolata e due fette di torta. Accarezzò teneramente il volto paffuto di Marta. "Cos'è successo?" chiese la bambina, confusa da quella visita notturna. "E' per te, perché tu sei la parte più importante della mia giornata!". La bambina sorrise, bevve metà della cioccolata e si riaddormentò.

Parola di Dio: Fil. 1,18-26; Sal. 41; Lc. 14,1.7-11

 

Vangelo Lc 14, 1.7-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Gesù, vedendo come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato". Parola del Signore

 

“NON METTERTI AL PRIMO POSTO”. (Lc. 14,8)

Gesù sta ancora in casa del fariseo che l’aveva invitato a pranzo e osserva come gli invitati ricerchino i primi posti. È un atteggiamento molto comune nella vita, non solo quando si sta a tavola: ciascuno cerca sempre il primo posto nell’attenzione e nella considerazione da parte degli altri. Tutti, cominciando da noi stessi, ne abbiamo esperienza. Ma badiamo bene, le parole di Gesù che esortano ad astenersi dal cercare il primo posto non sono semplicemente una esortazione di buon galateo; esse sono una regola di vita. Gesù chiarisce che è il Signore a donare a ciascuno la dignità e l’onore, non siamo noi stessi a darceli, magari vantando i nostri meriti. Come ha fatto nelle Beatitudini, Gesù rovescia il giudizio e i comportamenti di questo mondo. Chi si riconosce peccatore e umile viene esaltato da Dio, chi invece pretende riconoscimenti e primi posti rischia di autoescludersi dal banchetto.

 

 

DOMENICA 4 NOVEMBRE: 31^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO; GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

Hanno detto: "L'uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna". (Giacomo Leopardi)

Saggezza popolare: "L'uomo generoso deve mangiare se vuole continuare ad esserlo". (proverbio Nilotico)

Un aneddoto: Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all'Università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata. Un angolo di questa via era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l'elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e gli occhi fissi al suolo. Rilke non le dava mai nulla, mentre la sua compagna le donava spesso qualche moneta. Un giorno la giovane francese, meravigliata domandò al poeta: "Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?". "Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani", rispose il poeta. E il giorno dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l'atto di andarsene. Allora accadde qualcosa d'inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell'uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al seno. Per una intera settimana nessuno la vide più. Ma otto giorni dopo, la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della via. Silenziosa e immobile come sempre. "Di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla?", chiese la giovane francese. "Della rosa", rispose il poeta.

Parola di Dio: Dt. 6,2-6; Sal. 17; Eb. 7,23-28; Mc. 12,28-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi". Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“NON SEI LONTANO DAL REGNO DI  DIO”. (Mc. 12,34)

Mi è sempre piaciuta questa frase che Gesù rivolge al dottore della legge, anche perché spero che il Signore possa dirla anche per me. Ma come si fa a non essere lontani dal Regno di Dio? Occorre amare Dio e amare il prossimo. Facile a dirsi, più difficile da vivere e non tanto perché l’uomo non senta la necessità dell’amore, ma perché troppo spesso non sappiamo indirizzare bene questa forza fondamentale della vita. Gesù ci dà l’equilibrio dell’amore. Prima di tutto, piedi per terra! Devi amare te stesso, cioè ricercare quello che è il tuo vero bene (e attento, questo spesso non coincide con il soddisfare solo quelle che sono le tue esigenze immediate), poi devi fondarlo su un amore più grande, quello di Dio; tutto questo ti dà la capacità di amare concretamente i fratelli. E poi non scoraggiarsi mai: se siamo immensamente amati da Dio anche noi riusciremo ad amare!

 

 

LUNEDI’ 5 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI AD AMARCI, SIGNORE, COME TU HAI AMATO NOI.

 

Hanno detto: Nessuna medicina è più preziosa, più efficace, più adatta a curare ogni nostra sventura temporale, di un amico, al quale poterci rivolgere per conforto nei momenti di smarrimento, e col quale potere condividere la felicità nei momenti di gioia. (Ailred of Rievaulx)

Saggezza popolare: "Il villaggio senza anziani è come un albero, senza radici". (proverbio Nilotico)

Un aneddoto: C’era una volta un bambino, che andando e stando a scuola teneva sempre chiuso il pugno della mano sinistra. Quando era interrogato dalla maestra si alzava e rispondeva tenendo il suo pugno chiuso; scriveva, con la destra, e conservava il pugno sinistro ben chiuso. Un giorno la maestra, anche per dare soddisfazione a tutti gli alunni, gli chiese il perché di questo atteggiamento. Il bambino non voleva rispondere, ma poi, dietro le insistenze della maestra e soprattutto per accontentare i compagni di scuola, decise di svelare il segreto. “Quando ogni mattina parto da casa per venire a scuola, mia madre mi stampa sul palmo della mano sinistra un forte bacio e poi, chiudendomi la mano, mi dice sorridendo: Bambino mio, tieni sempre ben chiuso qui nella tua mano il bacio di tua madre! Per questo tengo sempre il pugno chiuso: c’è il bacio della mia mamma dentro”.

Parola di Dio: Fil. 2,1-4; Sal. 130; Lc.14,12-14

 

Vangelo Lc 14, 12-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei Farisei che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Parola del Signore

 

“E SARAI BEATO PERCHE’ NON HANNO DA RICAMBIARTI”. (Lc. 14,14)

Il discorso precedente era rivolto agli invitati, questo all’invitante. A quelli Gesù ha detto di scegliere l’ultimo posto, a questo dice di scegliere gli ultimi. Il motivo viene detto nel brano seguente (vv.15-24): perché Dio fa così. Gesù rivolge un’esortazione inaspettata al capo di casa. La sua parola è fortemente provocatoria e urta non solo il comportamento farisaico e legalistico, ma le comuni abitudini della società civile. Essa si leva contro le caste privilegiate e i circoli chiusi che lasciano fuori la moltitudine degli indigenti, dei malati e dei bisognosi. Anche durante un pranzo solenne Gesù si prende cura degli infelici e degli affamati, perorando la loro causa in casa dei ricchi. Invitando a tavola i ricchi e i vicini, ordinariamente ci si attende un contraccambio. L’invito rientra così nelle speculazioni e negli interessi personali ed egoistici. L’amore dei cristiani non deve fondarsi sul desiderio di essere ricambiati, perché l’amore o è gratuito o non è amore. Si devono invitare i più poveri tra i poveri, perché da loro non c’è nulla da aspettarsi: non possono ricambiare l’invito, né procurarci onori e avanzamenti di grado. Umanamente parlando, non è neppure piacevole sedersi con loro a tavola, per ovvi motivi. Servire con amore disinteressato, dando tutto senza aspettarsi nulla: questa è l’essenza della carità cristiana.

 

 

MARTEDI’ 6 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Una scheggia di preghiera:

 

ANDIAMO FRATELLI, IL PADRE CI CHIAMA, ANDIAMO ALLA CENA C’E’ UN POSTO ANCHE PER NOI.

 

Hanno detto: Oh Amore, che illumini tutti i miei passi, all’interno, all’esterno, sotto, sopra, scorri attraverso i minuti dei miei giorni, che la somma di tutta la mia vita sia amore. (Amy Carmichael)

Saggezza popolare: "L'uomo stolto è un tamburo bagnato". (proverbio Nilotico)

Un aneddoto: C'era una volta uno studente di sedici anni che fece un sogno. Sognò che un leone, con le sue taglienti zanne, lo divorava. Il mattino dopo, partì con i suoi compagni di classe per una gita in una città sconosciuta. Nella quale però di certo non doveva temere i leoni. Ancora pieno di spavento per l'effetto del sogno, lo studente si recò a visitare una chiesa. Arrivato sulla piazza antistante vide un leone di pietra che ruggiva verso il cielo con la gola spalancata. "Ah!", si disse. "Ecco il mio leone. Quello che mi ha divorato stanotte!". Raccontò il sogno agli amici. Poi, ridendo, per dimostrare che non credeva ai sogni, si avvicinò al leone. "Mi riconosci, leone? Svegliati! Sgranchisciti le mascelle, azzannami se puoi!". Così dicendo, infilò la mano nella gola di pietra, e la spinse fino in fondo... Gridò per la paura e il dolore. Poi ritirò di scatto la mano insanguinata e si accasciò al suolo. Un enorme scorpione, che aveva il suo nido nel fondo della gola di pietra del leone, gli aveva trapassato la mano con il suo pungiglione velenoso.

Parola di Dio: Fil. 2,5-11; Sal. 21; Lc. 14,15-24

 

Vangelo Lc 14, 15-24

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali disse a Gesù: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena". Parola del Signore

 

“SIGNORE, E’ STATO FATTO COME HAI ORDINATO, MA C’E’ ANCORA POSTO”. (Lc. 14,22)

Siamo fatti in modo tale che nessuno è completo da solo, nessuno ha tutte le capacità e le competenze possibili, nessuno può bastare da sé. Dio, che è Trinità e Unità, ci ha creati a immagine sua: siamo 'uno' non come individui, ma soltanto nella comunione, cioè nel dono reciproco. Ciascuno di noi è unico: se manca all'appello del dono di sé, tutti gli altri restano impoveriti. Donare e donarsi è perciò non un gesto di particolare magnanimità, ma la modalità stessa dell'essere persone umane autentiche. Il Signore ci sollecita a riscoprire e vivere questa fondamentale vocazione umana. Ciò è tanto più urgente quanto più oggi soffriamo vuoti di umanità. Tante volte avvertiamo di essere incapaci di 'sentire' con l'altro, di partecipare con verità (e non di facciata o per convenienza) ai suoi dolori come alle sue gioie. E, d'altra parte, lamentiamo la stessa incapacità degli altri nei nostri confronti. Dilatare lo sguardo e gli spazi del cuore oltre le faccende che nelle situazioni contingenti ci occupano e preoccupano, facendoci avvitare su noi stessi; fare posto all'altro con la stessa attenzione che avremmo per la parte del nostro corpo che fosse più debole o più sofferente; farlo con il nostro modo personalissimo, secondo la tipicità irripetibile delle attitudini che ciascuno di noi ha... A questo ci esorta oggi la parola del Signore. Non lasciamo vuoto il nostro posto!

 

 

MERCOLEDI’ 7 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE: O TUTTO O NIENTE. AIUTAMI!

 

Hanno detto: L’amicizia con se stessi è la più importante, perché senza di essa non si può essere amici con nessun altro al mondo. (E. Roosevelt)

Saggezza popolare: Un'ora di buon sole asciuga molti bucati come una buona risata asciuga molte lacrime. (Proverbio Italiano)  

Un aneddoto: Un tempo, in una selvaggia regione, gli anziani malati venivano abbandonati a morire su una impervia montagna. Un giorno, un giovane contadino portò il vecchio padre sulla montagna. Stava per lasciarlo appoggiato ad una roccia, quando il padre gli disse: "Portami più in su". "Perché?" chiese il figlio. "Perché proprio qui ho lasciato mio padre. Vorrei morire in un altro posto". Il giovane capì che cosa sarebbe capitato a lui a distanza di una trentina d'anni. Si caricò il padre sulle spalle e lo riportò a casa.

Parola di Dio: Fil 2,12-18; Sal. 26; Lc. 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

“CHI NON PORTA LA PROPRIA CROCE NON VIENE DIETRO DI ME, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,27)

La parola del Signore interpella la mia libertà e mi provoca a scegliere: per chi e per che cosa vivo? Sono invitato a fare la verità dentro di me, a dirmi quale valore assoluto gerarchizza la mia esistenza. Gesù dice chiaramente che la scelta di lui non può essere subordinata a null'altro. Non si tratta di una pretesa da parte del Signore, ma di una preziosa indicazione: l'uomo è tale se unifica se stesso attorno ad un polo, altrimenti si disperde, assume mille volti e si trova diviso. La radicalità che il Signore mi propone è la condizione necessaria per una vita autentica. Mi dice qualcosa ancora: occorre che io sia consapevole della scelta che faccio. E’, questo, l'invito a conoscere me e a conoscere lui. Non ha senso scegliere 'a caso', oppure seguendo l'onda emotiva di qualche esperienza 'forte', esaltante o deludente che sia. Gesù vuole essere seguito da persone libere e responsabili, che coerentemente accolgano le conseguenze della scelta, compiuta. Nel seguire Gesù tutto di me è coinvolto, perché è questione di amore, un amore non cieco ma intelligente, un amore autentico e non banale, un amore che sa attraversare gli spazi ampi della fedeltà, della perseveranza, della gratuità. Fedeltà, perseveranza, gratuità: parole che troppe volte mi lasciano sgomento, parole che ho paura a tradurre in pratica, parole nelle quali mi sembra quasi disperdere la vita. Gesù mi ripete che proprio quest'amore è il compimento - non la perdita - della vita. Che cosa scelgo?

 

 

GIOVEDI’ 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Una scheggia di preghiera:

 

FELICE COLPA CHE MERITO’ DI AVERE UN COSI’ GRANDE REDENTORE.

 

Hanno detto: Quando chiedi a Dio la buona riuscita di un impresa, mettiti subito al lavoro! (Abu Bakr ibn Mohammed)

Saggezza popolare: Non imitare la palma, ma la zucca. Guarda la palma: alza la testa e Dio la grava d’un peso; piccolo o grande che sia, deve portarlo. Guarda invece la zucca: è umile, il peso dei frutti Io posa a terra e non lo sente neppure. (Ahmed ibn al-Husein)

Un aneddoto: C’era una volta una rosa rossa molto bella, felice ed orgogliosa perché sapeva di essere il fiore più bello del giardino. Tuttavia, si era accorta che la gente stava ad ammirarla solo da lontano. Si guardò attorno e si rese conto che al suo fianco c’era sempre un rospo grande e scuro: era per questo che nessuno osava avvicinarsi. Irritata per questo fatto,intimò al rospo di andarsene subito di lì. Accondiscendente, il rospo le rispose:“Me ne vado, se proprio lo vuoi”. Qualche tempo dopo il rospo ripassò sul luogo dove stava la rosa e si meravigliò nel vederla in pessimo stato, senza petali e senza foglie.  Le disse pertanto: “Vedo che stai molto male. Che ti è capitato?”. La rosa gli rispose: “Il fatto è che da quando sei partito, le formiche hanno cominciato ad assalirmi e giorno dopo giorno mi hanno ridotto in questo stato”. Allora il rospo le disse: “Chiaro, quando ero qui, mi mangiavo tutte le formiche e per questo potevi essere la rosa più bella del giardino”. Non disprezzare mai gli altri, ritenendoti migliore di loro o giudicandoli inutili e dannosi. Dio ha dato a ciascuno un compito da assolvere. Aiutiamoci vicendevolmente a realizzarlo per il bene di tutti.

Parola di Dio: Fil. 3,3-8; Sal. 104; Lc. 15,1-10

 

Vangelo Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Parola del Signore

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO”. (Lc. 15,2)

Per i farisei e gli scribi, Gesù è continuamente uno scandalo. Senza guardare alle norme di purità ebraiche, Egli siede a tavola con i peccatori, mangia con loro, parla con loro e crea un legame di amicizia. I farisei mormorano, cospirano, ma niente confonde il Maestro, anzi anche questo ha la funzione di spiegare, ancora una volta, il senso vero e profondo della sua missione. E Gesù lo fa con le due piccole parabole che richiamano la riflessione sull'amore di Dio, sulla sua "testardaggine" nel voler ritrovare ciò che è perduto, sulla sua incapacità di rassegnarsi finché tutti e tutto non siano di nuovo con lui. Non è certo un merito essere peccatori: Dio ci chiama alla santità e quindi a fuggire il peccato. Ma ciò che ci consola è la consapevolezza che, anche quando non riusciamo a vincere il peccato, Dio lo vince per noi e ci riprende per mano, ci richiama sulla retta via, per una continua conversione.

 

 

VENERDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORO, MIO DIO, TI AMO CON TUTTO IL CUORE.

 

Hanno detto: Per quanto tempo ancora terremo la fiaccola nascosta sotto il moggio sottraendo agli altri la piena conoscenza della divinità dello Spirito Santo? (...) Meglio collocare la lampada sul candelabro perché diffonda la luce in tutte le chiese, in tutte le anime, in tutto il mondo. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Il vero miracolo non è né di volare nell'aria né di camminare sull'acqua, ma di camminare sulla terra (proverbio Cinese)

Un aneddoto: La strada che portava alla chiesa attraversava il paese. La vecchietta la percorreva ad occhi bassi biascicando qualche preghiera, mentre di sotto guardava la gente. “Giovinastri, ubriaconi, Svergognata,Sporcizia, Fannullone”. Affrettava il passo per trovare la pace della preghiera. Un giorno arrivò alla porta della chiesa e la trovò chiusa. Bussò. Niente da fare. Vide un biglietto attaccato con del nastro adesivo. Lo lesse. Diceva: “Io sono lì fuori”.

Parola di Dio: Ez. 47, 1-2.8-9.12; Sal. 45; 1Cor.3, 9c-11.16-17; Gv. 2, 13-22

 

Vangelo (Gv. 2, 13-22)

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.

 

“FATTA ALLORA UNA SFERZA DI CORDICELLE, SCACCIÒ TUTTI FUORI DEL TEMPIO”. (Gv. 2,15)

Gesù si indigna e se la prende contro i profanatori del Tempio. Anche noi, giustamente ci sentiamo indignati quando sentiamo che qualcuno profana le chiese, usa malamente dell’Eucaristia, assalta i sacerdoti. Ma c’è anche un’altra ‘profanazione del tempio’ che deve indignarci, farci ribellare e farci agire. Noi siamo il tempio di Dio. Quando si approfitta del corpo di qualcuno, si profana il tempio di Dio. Quando si abusa del corpo di innocenti per le proprie bramosie egoistiche, quando si sfrutta indegnamente il lavoro di altri, quando si abusa di se stessi con la droga o con l’alcool, quando si attenta alla propria o alla altrui salute magari guidando spericolatamente. Sono tutte profanazioni del tempio di Dio che meritano le “frustate di Gesù”, e devono farci agire, denunciare prontamente, trovarci pronti a pagare magari di persona. il nostro e l’ altrui corpo, il lavoro, la vita, sono sacri quanto il tabernacolo e l’Eucaristia; chi attenta ad essi o li commercializza per i propri fini egoistici, fa “abuso di Dio”.

 

 

SABATO 10 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERAMI, SIGNORE, DALLE COSE CHE MI DISTOLGONO DA TE.

 

Hanno detto: Il cuore umano è una macina: se gli mettete dentro grano, darà farina; altrimenti continuerà a girare a vuoto, consumando se stesso. (Samuel Smiles)

Saggezza popolare: La coscienza è come il solletico, vi è chi lo teme e chi no (proverbio Sardo)

Un aneddoto: Riferiva il compianto card. Congar che, durante le ultime giornate dei moti d’Algeria, Denise Walbert fu imprigio­nata e torturata perché rivelasse i nomi dei ribelli che aveva accolto nella sua casa: “E allora?” le domandavano, “Che cos’è lei? Comunista? È una progressista?”. La Walbert ricorda: “Non sapevo che cosa rispondere, dato che non ero niente di tutto quello. Così dissi semplicemente: sono cristiana”

Parola di Dio: Fil. 4,10-19; Sal. 111; Lc. 16,9-15

 

Vangelo Lc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio". Parola del Signore

 

“PROCURATEVI AMICI CON LA DISONESTA RICCHEZZA…”. (Lc. 16,9)  “NON POTETE SERVIRE A DIO E A MAMMONA”. (Lc. 16,13)

Può stupire che Gesù definisca la ricchezza “disonesta”, ma è vero perché spesso la ricchezza è frutto di ingiustizia. Inoltre la ricchezza rende ciechi e incapaci di rapportarci a Dio perché la ricchezza, il denaro sono un idolo: c’ è inconciliabilità tra il servizio reso a Dio e il culto reso alle ricchezze. Dio vuol essere servito nell’amore, nella gratuità, nella donazione di sé, nella fraternità, nel disinteresse. Tutti mezzi di cui non dispone la ricchezza che, invece, è esperta di profitto, calcolo egoistico, ingiustizia, avidità insaziabile. Strumenti che per quanto indossino la tunica del chierichetto o il doppio petto del manager di stampo clericale, non possono pretendere di servire la causa di Dio. Gli unici mezzi di cui Dio vuole aver bisogno sono le persone e il loro cuore totalmente sgombro.

 

 

DOMENICA 11 NOVEMBRE: 32^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUA MANI, AFFIDO ME STESSO.

 

Hanno detto: Il Signore accende le lampadine in avanti, man mano che si cammina ed occorrono; non le accende tutte, subito all’inizio, quando ancora non occorrono; non spreca la luce, ma la dà sempre a tempo opportuno. (don Giacomo Alberione)

Saggezza popolare: Al mattino gli uccelli volano via, ma la sera ritornano tutti al nido. (proverbio del Congo)

Un aneddoto: Nel corso della sua visita a Dublino nel 1962, il Presidente John Kennedy ricordò al Parlamento irlandese i versi del Back to Methuselac: Voi vedete le cose e dite: «Perché?»! ma io sogno cose che non sono mai state e dico: «Perché no?». Per chi vuole essere vero sale della terra, nulla è impossibile con l’aiuto di Dio, e ogni ostacolo può esser superato per l’avvento del Regno di Dio.

Parola di Dio: 1Re 17,10-16; Sal. 145; Eb. 9,24-28; Mc. 12,38-44

 

Vangelo Mc 12, 38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“ESSA NELLA SUA POVERTA’ VI HA MESSO TUTTO QUELLO CHE AVEVA, TUTTO QUANTO AVEVA PER VIVERE. (Lc. 12,44)

La Parola ascoltata ci induce a riflettere sulla fede. Essa è, semplicemente, credere che Dio è Dio, e perciò fidarsi di lui, abbandonarsi nelle sue mani, donargli totalmente noi stessi senza calcoli e preoccupazioni per il domani. Questo può essere considerato  folle, o quanto meno imprudente per chi afferma che è bene credere, sì, ma "con i piedi per terra", non senza una certa umana prudenza. Eppure questa fede la incontriamo sovente proprio in chi non ha alcuna sicurezza per affrontare l'oggi e il domani. Le due vedove poverissime presentate dalla sacra Scrittura ci insegnano a non temere di offrire a Dio tutto ciò che abbiamo e siamo, ci invitano a consacrare a lui la nostra vita: se facciamo diventare 'cosa sua' ciò che è nostro, sarà poi suo compito preoccuparsene. La mia famiglia, il mio lavoro, le mie poche o molte risorse di ogni genere possono venir sottoposte alla logica della fede ed essere così interamente affidate e donate al Signore. Non è una scelta di disimpegno né il sentimento di un istante; diventa anzi impegno quotidiano di amministrare come suoi, e perciò con un cuore conforme al suo - quelli che erano i 'nostri' beni: affetti, occupazioni, doti. Oggi la Parola è quasi una sfida: proviamo a versare con fede la vita nel tesoro della comunione dei santi, giorno dopo giorno! Il Signore ne disporrà per il bene di ciascuno dei suoi figli, e ne verrà un maggior bene anche per noi. Soprattutto possiamo donargli ciò che abbiamo di più 'nostro': la povertà esistenziale, il peccato. Questo è ciò che è venuto a cercare nell'umanità, per prenderlo su di sé e trasformarlo in sacrificio d'amore. Se sapremo riversare nelle sue mani anche la nostra miseria, sperimenteremo la gioia di vivere di lui, per lui, in lui.

 

 

LUNEDI’ 12 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.

Una scheggia di preghiera:

 

AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Il tempo è un gioiello che oggi ha un prezzo inestimabile,domani non più. Bisogna realizzarne subito il valore in tanta moneta di buone azioni. (don G. Marella)

Saggezza popolare: Anche a un elefante basta un sol giorno per morire. (proverbio dell’Angola)

Un aneddoto: Sor Filippo e sora Filippa, erano gli sposi più felici della terra. Or accadde una bella volta che, rincasando più allegri del solito, dopo la passeggiata della sera, né l’uno, né l’altra pensò di rinchiudere la porta, che dava sulla pubblica via. Appena a letto si domandarono a vicenda: — Hai chiuso la porta? - lo no! — Ed io neppure! — fu la reciproca risposta. E ora che fare? A lui rincresceva di scendere, a lei pure. Dopo una mezz’ora di pacifici alterchi, s’accordarono in questa scommessa: il primo dei due che avesse parlato sarebbe sceso a chiudere la porta. Entrambi diventano muti; si voltano le spalle e tentano di dormire. Ma non dormono affatto, perché è impossibile chiudere occhio con una preoccupazione nel cuore. Passano intanto le ore. Dai caffè esce la gente, che si avvia a casa. Passando davanti all’abitazione di Filippo e di Filippa, vedendo la porta aperta, fanno le meraviglie: — Che sarà mai? La porta aperta a quest’ora? Di solito non capita... Saranno forse ammalati?!... Forse i ladri?!... Non sarebbe bene chiedere, bussare?... E si mettono a chiamare: — Filippo, Filippa, ci siete? State bene?... Non ottenendo risposta, ne andava di mezzo la scommessa: il primo a parlare sarebbe dovuto discendere a chiudere la porta! —, chiamano più forte... Gli accorsi crescono... Aumentano le supposizioni. Dalle case vicine ci si affaccia alle finestre e ai balconi per chiedere: — Che è... Filippo e Filippa?... Ci devono essere: li abbiamo veduti rincasare all’ora solita... Eppure la porta è aperta... Qualche disgrazia forse?... Salgono a vedere, spingono l’uscio della stanza, guardano paurosi. — Eppure ci sono!... Sono a letto tutti e due! I più coraggiosi si avvicinano trepidanti, li toccano, li scuotono, chiamando:- Filippo... Filippa... Ehi, vi sentite male?... Muti entrambi, come statue.— Non rispondono! Che siete morti? Misericordia!... No, non sono morti: respirano!... Ma dunque?... Forse un’indigestione, un colpo?... E’ meglio andar dal medico... E dal parroco. Giunge il parroco, poi il medico. Uno depone sul tavolo la borsa dell’Olio Santo; l’altro tasta il polso a Filippo, mette una mano sulla fronte a Filippa: guarda, esamina, pensa... Alla fine, riuscendo inutile ogni cosa, il medico dice sottovoce al parroco: — Il polso è giusto, la respirazione tranquilla; il calore normale: niente febbre.., lo non mi raccapezzo... Risponde il parroco:—  Eppure, se non parlano, non sentono, non rispondono, qualcosa ci deve essere... Ma sicuro... Tenterò una puntura cardiotonica... E tira fuori dalla sua borsa di cuoio una bella siringa con un ago lungo e lucente. Dice:— incominciamo da Filippa. Solo allora, finalmente!, la Filippa, che teme moltissimo le iniezioni, si scuote e grida:— Ahi! Cominciate da lui! A quel grido Filippo aprì gli occhi e, tra lo sbigottimento e la meraviglia di tutti, rivolto alla moglie, esclama, in tono grave, con aria di trionfo: — Cara, hai perso! Va’ a chiudere la porta!

Parola di Dio: Tt. 1,1-9; Sal. 23; Lc. 17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“TU GLI PERDONERAI!” (Lc. 17,4)

Gesù riconosce la fragilità della condizione umana, ma non la condanna senza possibilità di appello. Lo scandalo, cioè il peccato, è tremendo se porta danno verso i più piccoli, cioè gli umili, gli indifesi, gli innocenti. Ma non si deve pensare che non ci sia possibilità di perdono. Come Dio è fonte di infinità misericordia, così noi, imperfetti e peccatori, dobbiamo saper essere misericordiosi verso gli altri, sempre, anche nel perdono più difficile. Questo è il modo per aumentare la nostra fede. Nessuno può scagliare la prima pietra, perché nessuno è senza peccato. Questa è la nostra condizione di creature: gli errori sono parte del nostro essere, sono macigni che spesso ci cadono e non facciamo niente per evitarli. Ma il peccato non è l'ultima e definitiva parola, il peccato è sì fonte di dolore, ma può diventare anche fonte di rinascita e di cambiamento. La misericordia che Dio ci ha insegnato, dobbiamo saperla usare verso noi stessi e verso gli altri.

 

 

MARTEDI’ 13 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Una scheggia di preghiera:

 

LA SALVEZZA VIENE DATE , O SIGNORE.

 

Hanno detto: Che importa d’essere in fondo a un baratro, se riusciamo ancora a guardare il Cielo? (Cesbron)

Saggezza popolare: Anche il gallo che ora canta viene da un uovo. (proverbio del Burundi)

Un aneddoto: Un giorno san Pietro si svegliò con un’aspirazione superba: voleva governare l’universo. Non osò esprimere il suo assurdo desiderio, ma Gesù Cristo glielo lesse nel cuore. — Pensi che sia cosa facile? — Forse no — ammise san Pietro. — Ma vorrei tentare. — Va bene — rispose Gesù. — Per un giorno siederai sul mio trono e reggerai l’universo. E san Pietro si trovò sul trono d’oro del Signore, da dove vedeva tutto il mondo, città, paesi e villaggi, e tutti gli uomini. Il suo sguardo si posò su una vecchietta che se ne stava tranquilla e serena su un prato, mentre una mucca bianca e il suo vitellino le pascolavano accanto. Un uomo passò di li, si fermò e le chiese:—Che cosa fai?

— Bado alla mucca e al vitello. Ma ora ho fame, vado a casa un momento a mangiare qualche cosa. — E la mucca e il vitello li porti con te? — No, rimarranno qui. — Soli? E ti fidi? — Oh sì, ci penserà il Signore. San Pietro udì quelle parole e, cosciente della grave responsabilità che gli pesava sulle spalle, abbandonò il trono in cielo e scese sul prato per custodire le bestie. Non doveva deludere la vecchietta che confidava in Dio. Ma ecco comparire uno sciame di mosche che aggredirono il vitello. Questo si dimenò, scalciò e infine prese a fuggire, subito rincorso dalla mucca tutta allarmata per la sua creatura. — Mi sono cacciato in un bel pasticcio — disse san Pietro; ma volle essere all’altezza della situazione e senza esitare si lanciò come una freccia all’inseguimento degli animali. Fu una corsa da far rizzare i capelli: dovette prima saltare un fosso e per poco non vi ruzzolò dentro, poi una siepe e si stracciò i pantaloni, infine dovette guadare un fiume e fu a un pelo dall’annegarci. Ma, superati tutti gli ostacoli, riuscì finalmente a raggiungere i fuggitivi. Era tutto affannato, col fiato corto e le gambe che gli tremavano; ma afferrate le bestie per la coda e facendosi tirare, giunse sul prato proprio quando vi tornava la vecchietta. Soddisfatto di aver assolto onorevolmente il proprio compito, san Pietro non si fece vedere e risalì in cielo. Quando Gesù lo vide tornare gli chiese: — E così, ti piace essere re dell’universo? — Per carità, è troppo difficile! Ti supplico, dispensami da questo incarico. Ho tribolato tanto per non disilludere una vecchietta! Come farei a esaudire tutte le preghiere che dalla terra salgono al cielo? (L. SANTUCCI, Le storie del regno, E. P.)

Parola di Dio: Tt. 2,1-8.11-14; Sal. 36; Lc. 17,7-10

 

Vangelo Lc 17, 7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Parola del Signore

 

“SIAMO SERVI INUTILI, ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE.” (Lc. 17,10)

In questo brano di Luca, Gesù esalta splendidamente la figura del servo e il senso del servizio. I potenti di questo mondo non comprendono la fatica del servo, anzi chiedono con prepotenza ancora di più a chi è umile e sottomesso. Ma anche se al servo viene chiesto molto, non diventi questo un motivo per attendersi in cambio un premio: chi serve sia consapevole di avere fatto solamente quanto era suo compito fare. Il mondo di oggi troverà certo assurdo questo pezzo di Vangelo. "Chi mai può permettersi di darmi ordini e trattari da servo?", diranno gli uomini, "E se anche svolgessi un servizio, voglio essere ricompensato e lodato!". Ecco cosa ci aspettiamo: il premio, la lode, gli onori, spesso senza neppure aver fatto abbastanza. In realtà il vero senso del servizio sta nel silenzio e nell'accettazione, chi vuol essere servitore, di Dio e dei fratelli, non chieda niente in cambio, la sua ricompensa è quella di sapere di aver fatto ciò che doveva fare.

 

 

MERCOLEDI’ 14 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE CI SALVI.

 

Hanno detto: Oh Signore, non permettere che, a furia di consumare tutto lo zucchero, lasci agli altri soltanto l’amaro. (Padre Mariano)

Saggezza popolare: Anche se l’orecchio è molto vicino, non sente una formica che passa. (proverbio del Togo)

Un aneddoto: Mosè trova, durante il suo pellegrinare nel deserto, un pastore e decide di passare un po’ di giorni con lui, aiutandolo a pascolare il gregge e a mungere, a sera, le pecore. Alla fine della giornata Mosè vede che il pastore raccoglie il latte migliore in una tazza di legno e poi la porta su una roccia lontana. Mosè chiede: — A che serve quel latte? Il pastore risponde: — E il latte di Dio! Mosè resta imbarazzato e non può fare a meno di chiedere spiegazioni. Replica il pastore: — Ecco io ogni sera prendo il latte migliore e l’offro al mio Signore. Sorridendo per la semplicità di quel pastore, Mosè insiste: — E Dio lo beve? — Sì, — risponde il pastore, — Dio beve il latte che io gli offro. Mosè allora sente il bisogno di illuminare quel suo amico e spiega come Dio, essendo puro spirito, non può dissetarsi con latte. Ma il pastore è sicuro che il latte deposto con la tazza di legno sia preso dal Signore. A questo punto la sfida di Mosè diventa più serrata; egli invita il pastore a nascondersi, di notte, per vedere se realmente Dio viene a bere il suo latte. Durante la notte, al chiarore di luna, il povero pastore si accorge che una piccola volpe viene, alla chetichella, a bere sulla roccia quel latte, preparato per Dio. Al mattino Mosè trova il pastore depresso, umiliato: è costretto a dare ragione a Mosè, riconoscendo che veramente Dio è puro spiri­to e non può quindi cibarsi di cose terrene. Ma in una visione Dio compare a Mosè sgridandolo: — Mosè! Anche tu stai sbagliando. E certamente vero che io sono puro spirito; ma ho sempre accettato con gratitudine il latte che il pastore mi offriva con retta intenzione e con tanto amore. Vedi, Mosè, essendo io puro spirito non ho biso­gno di latte: per questo, essendo mio, lo dividevo con quella piccola volpe, la quale ne è tanto ghiotta!’  (A. Bloom, Scuola di preghiera, Ed. Morcelliana)

Parola di Dio: Tt. 3,1-7; Sal.22;Lc.17,11-19

 

Vangelo Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!". Parola del Signore

 

“NON SONO STATI GUARITI TUTTI E DIECI? E GLI ALTRI NOVE DOVE SONO?” (Lc. 17,17)

E’ una desolazione bruciante quella dell’ingratitudine, e l’abbiamo sperimentata tutti. Hai dato il tuo tempo, il tuo interesse ad una persona e, questa, quando ha risolto i suoi problemi, sparisce; hai imprestato, magari con fatica, dei soldi ad un amico che era venuto a piangere da te e poi non solo non hai più visto i soldi ma neanche l’amico. Gesù ha guarito dieci lebbrosi e uno solo torna a dire grazie. “E tu dove sei?” quante volte torni a dir grazie al Signore dei suoi doni? Ti ha dato la vita, l’amicizia, la parola, il pane, il perdono. Ti ha dato delle grazie particolari, si fida di te, e tu dove sei? Dio si aspetta il tuo grazie non tanto per l’amore che tu puoi tributargli, ma per salvarti definitivamente, i dieci leb­brosi sono guariti tutti dalla lebbra, ma solo quello che è tornato a ringra­ziare si è sentito dire: “La tua fede ti ha salvato”.

 

 

GIOVEDI’ 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO.

 

Hanno detto:

Se molti uomini di poco conto, in molti posti di poco conto,facessero cose buone di poco conto, in breve la faccia della terra potrebbe cambiare. (Giorgio Torelli).

Saggezza popolare: Anche se la scimmia veste la pelle del cinghiale muore scimmia. (proverbio del Gabon)

Un aneddoto: Dio, che è padre amoroso di tutti, vedendo troppi infelici sulla terra, stabilì una schiera di angeli ausiliari e li esercitò alla consolazione. Poi li spedì nel mondo.

Ad alcuni angeli furono affidati gli orfani e le vedove, che hanno un estremo bisogno di tenero affetto. Ad altri fu demandata la cura dei vecchi e dei moribondi, la cui solitudine è senza confini. Gli handicappati e i malati ebbero la tutela di angeli, sensibili al loro duro dolore. Anche i poveri ebbero potenti avvocati e benefattori. Sembrava così che ogni sorta di sofferenza sulla terra avesse almeno un angelo consolatore. Era rimasta fuori però una sola, grande categoria di infelici, sia perché nessuno li credeva tali, sia perché tutti stavano alla larga da loro. Ma i loro gemiti non sfuggirono al cuore benevolo del Padre. Chi mandare a consolare la tristezza immensa dei cattivi, dei peccatori, perché proprio di questi infelici si trattava? Un angelo? Forse non sarebbe bastato e forse sarebbe andato malvolentieri. Allora Dio, padre di tutti, disse a suo figlio: Nel mondo c’è della gente che nessuno vuoi consolare: i peccatori. Va’ tu, figlio mio, a fasciare le ferite dei loro cuori, a riempire di speranza la loro triste reclusione, a portar loro la gioia d’una nuova vita, d’un nuovo amore. Il Figlio di Dio non aspettava altro. Con l’aiuto dello Spirito consolatore, scese dal cielo e visse tutta la vita con i peccatori, trattandoli da amici. Molti uomini « dabbene » si sono scandalizzati; ma chi sa cosa sia il soffrire e il non essere amati, chi è convinto che i peccatori sono suoi fratelli, non cessa di lodare Dio, che è tutta misericordia.

Parola di Dio: Fm. 7-20; Sal. 145; Lc. 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", Gesù rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“IL REGNO DI DIO NON VIENE IN MODO DA ATTIRARE L’ATTENZIONE”. (Lc. 17,20)

L'attesa del regno di Dio era uno dei punti principali della fede ebraica. Proprio su questo argomento, i farisei rivolgono la domanda a Gesù per cercare di trarlo in inganno, ma il Signore mette in guardia dalla solita ipocrita visione delle cose di Dio che hanno questi ebrei. Il regno di Dio non è qualcosa di estraneo che apparirà in un luogo o in un altro, il regno di Dio é già, è adesso, è nel tempo presente, perché il Signore è in mezzo agli uomini. E' necessario guardare con occhi diversi per potersi accorgere che Dio è già qui.
Il regno di Dio si comincia a costruire sulla terra, con la nostra vita, con le nostre azioni e la nostra preghiera. Dalla venuta di Gesù nel mondo ogni uomo può conoscere e vivere l'inizio del regno. Il Signore ci ha aperto definitivamente le porte verso questa meta, perciò nessuno di noi può dire che non conosce la strada e nessuno può cercare in altri luoghi ciò che è già con noi.

 

 

VENERDI’ 16 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Una scheggia di preghiera:

 

DESTACI SIGNORE DAL SONNO

 

Hanno detto: Chi non ama un albero determinato non potrà amare il bosco; chi non ama una persona, nemmeno amerà l’uma­nità, chi non ama un piccolo prato, non saprà mai che cosa è il mondo dove abita l’uomo. (Manuel Valido)

Saggezza popolare: E' meglio sentir tossire una vecchia piuttosto che avere una capanna vuota. (proverbio del Burkina Faso)

Un aneddoto: Un uomo, che era nato cieco, ad un amico, che vedeva, chiese: — Di che colore è il latte? — Il latte? — rispose l’amico. — È dello stesso colore della carta bianca. Allora fa il rumore della carta, quando viene spiegazzata? — No, no’ non mi sono spiegato bene. Il latte ha lo stesso colore della farina di frumento. — Allora è delicato al tatto e scorre via tra le dita come la farina?—Qualcosa di vero c’è, ma non mi sono spiegato ancora bene. Il latte è bianco, come.., la pelliccia dell’ermellino. — Allora è soffice, vellutato? — No, è bianco e basta! Bianco come la neve! — Allora è freddo come la neve? Colui che vedeva cercò molti altri esempi, ma inutilmente. Il cieco non riuscì a comprendere come sia il colore dei latte. (L.TOLSTOJ, Il terzo libro di lettura, Fabbri ed.)

Parola di Dio: 2Gv. 1. 3-9; Sal. 118; Lc. 17,26-37

 

Vangelo Lc 17, 26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore

 

“COSI’ SARA’ NEL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA’”. (Lc. 17,30)

Come nel brano di ieri, anche oggi il vangelo di Luca pone al centro della riflessione la figura del Figlio dell'uomo: come e quando si manifesterà e le conseguenze che ne deriveranno. Il linguaggio del Maestro e il quadro apocalittico in cui colloca il suo insegnamento avranno suscitato negli ascoltatori timore e, forse, paura.  Anche i riferimenti biblici che utilizza il Nazareno non potevano che gettare inquietudine: si parla di morte in entrambi gli episodi. Eppure, la finalità dell'insegnamento non è quello di terrorizzare. Gesù, piuttosto, riferendosi agli uomini vissuti nell'epoca di Noè e degli abitanti di Sodoma, ci aiuta a riflettere sul tema dell'attesa e dell'impossibilità umana di conoscere il giorno della venuta del Figlio dell'uomo. Le parole del Maestro non lasciano indifferenti: chiunque si trova anche oggi nella condizione dei due uomini o delle due donne. In ogni istante, anche in quello più abitudinario, possiamo essere chiamati a rendere conto della nostra vita. Non dobbiamo farci cogliere di sorpresa. Nemmeno quando mangiamo o siamo impegnati nelle nostre attività quotidiane. Meglio: dobbiamo imparare a vivere la nostra quotidianità secondo uno stile che tenga conto della venuta improvvisa del Figlio dell'uomo.

 

 

SABATO 17 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria;Sant’Aniano d’Asti.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, DONAMI LA TUA FEDE.

 

Hanno detto: La pace è il Paradiso perduto, che può esser riconquistato, quando gli abitanti della Terra diverranno servitori gli uni degli altri, coscienti di essere un popolo in cammino verso una meta comune. (J. Van Agt)

Saggezza popolare: Chi cammina sul letamaio dovrà poi lavarsi i piedi. (proverbio del Congo)

Un aneddoto: Nel tempo che le bestie parlavano, fecero lega due gatti con promessa di partire ugualmente fra loro tutto quel che andassero rubando. Avendo un dì ciascun d’essi rubato un pezzo di formaggio, nacque discordia tra loro, pretendendo ciascun d’essi che il pezzo suo fosse minore dell’altro ed esigendo il supplemento. Furono vicini a decidere la controversia coll’unghie, ma il più assennato ottenne che si rimettesse l’affare al giudice. Giudice pubblico si trovò allora uno scimmione. Costui, udito il litigio, immediatamente fece portar le bilance e si trovò che l’uno dei pezzi di formaggio pesava due once di più dell’altro; allora il valente giudice, per uguagliar le partite, si attaccò ai denti il pezzo sovrabbondante e saporitamente sel masticò. Ma per disavventura tanto ne portò via che, rimessi i pezzi sulle bilance, il primo eccedente si trovò mancante di un’oncia rispetto all’altro. E qui il buon giudice, preso l’altro pezzo, parimenti l’afferrò coi denti e ne portò via quanto gli piacque e sei mangiò. Veduto si bel gioco si guardarono l’un l’altro i litiganti e l’un d’essi, rivolto ai giudice: — Messere — gli disse, — se tali son le bilance della giustizia, tutti e due noi avremo infine la sentenza contro. M’è sovvenuto adesso un modo più sicuro di accordarci insieme. E presi con bella grazia i pezzi rimasti se n’andarono ambedue a mangiarseli in santa pace.  (Lodovico Antonio Muratori, Dei difetti della giurisprudenza)

Parola di Dio: 3Gv. 5-8; Sal. 111; Lc. 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“MA IL FIGLIO DELL’UOMO, QUANDO VERRA’, TROVERA’ LA FEDE SULLA TERRA ?” (Lc. 18,8)

Questo racconto mette in luce la bellezza e l'efficacia della fede. Gesù, parlando del giudice, insiste sulla sua personalità di uomo senza Dio, un uomo che non guarda in faccia nessuno, neppure una povera vedova. Ma nonostante il suo cuore non conosca la misericordia, decide di rispondere alla richiesta della vedova pur di essere lasciato in pace. Ecco allora il nocciolo del racconto: se così agisce un uomo senza Dio, possiamo noi dubitare che Colui che è infinitamente misericordioso e premuroso verso i suoi figli, possa agire diversamente? Non è Dio che non ascolta le nostre preghiere, siamo noi che non abbiamo abbastanza fede da credere nel suo aiuto. La fede è un donarsi incondizionato all'Altro, è un affidamento totale al creatore, con la certezza che tutto ciò che da lui riceveremo è solo e sempre per il nostro bene. Un teologo ha scritto:" La cosa principalmente importante non è quanta fede abbiamo in Gesù, ma è quella di avere la fede di Gesù". E tutti noi sappiamo bene quale fede ha riempito la vita del Signore e fino a che punto egli l'abbia vissuta.

 

 

DOMENICA 18 NOVEMBRE: 33^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PER SEMPRE.

 

Hanno detto: Sii umile come un mendicante, tu che porti Dio agli uomini! E quando il tuo Dio è accettato, ricordati che sei tu che ricevi. (Gustave Thibon)

Saggezza popolare: Chi ha acqua in bocca non soffia sul fuoco. (proverbio del Togo)

Un aneddoto: Un anziano stava riparando il tetto della sua cella, quando passò di lì un giovane monaco che si fermò a guardarlo. Vuoi imparare come si piantano i chiodi? — chiese l’anziano — No, voglio sapere cosa dice un anziano quando si colpisce un dito con il martello.

Parola di Dio: Dn. 12,1-3; Sal. 15; Eb 10,11-14.18; Mc. 13,24-32

 

Vangelo Mc 13, 24-32

Dal vangelo secondo Marco

Disse Gesù ai suoi discepoli: "In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all' estremità del cielo. Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre". Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”. (Mc. 13,32)

La nostra vita è un insieme di speranze: il malato spera di star meglio; si spera in un futuro migliore per i nostri figli; si spera in una società più giusta; si spera che la scienza scopra medicine nuove per la sclerosi, per l’AIDS... e spesso queste nostre speranze si fondano su parole e promesse di uomini: le promesse di un medico, di un leader politico, di uno scienziato. Qualche volta, queste promesse si realizzano, qualche volta restano parole vuote. Anche nella fede ci sono speranze: la salvezza, vedere Dio, ritrovare i nostri defunti... e anche qui ci sono parole e promesse... ma si realizzeranno davvero? Queste parole e promesse non sono come quelle degli uomini, sono la Parola di Dio. Gli uomini promettono sul proprio onore, sulle proprie forze molto limitate, Dio promette su se stesso, l’immutabile, su suo Figlio che ha già offerto una volta per tutte” se stesso per noi. Quindi, la nostra speranza si fonda non sul vago ma sull’eterno, sul definitivo. Le parole degli uomini passano come il vento, la parola di Dio, rimane. E poco importa se non sappiamo quando e come avverrà la fine del mondo o come saremo dopo la morte: sappiamo che Dio è fedele e non può ingannarci, sappiamo che Dio è buono e giusto e non può non volere il bene per le sue creature che valgono il Sangue di Gesù.

 

 

LUNEDI’ 19 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI LA LUCE CHE ILLUMINA IL MONDO.

 

Hanno detto: La cosa più difficile da imparare nella vita è quale ponte attraversare e quale bruciare. (David Russel)

Saggezza popolare: Chi ha visto un serpente di giorno, di notte ha paura di una corda! (proverbio della Somalia)

Un aneddoto: All’inizio non c’era il dolore. Zeus, inviando Pandora nel mondo, le raccomandò: Tu sei bella, ricca e generosa. Se vorrai godere per sempre pace, porterai con te quest’anfora. Guardati però dall’aprirla. Pandora partì per il mondo, portava contenta sulla sua spalla l’anfora misteriosa; ma di giorno in giorno cresceva in lei il desiderio d’aprirla. Cosa mai conteneva? E perché tanto mistero? E così la giovane e felice Pandora, vinta dalla curiosità, un giorno cedette alla tentazione e disubbidì al re degli dei. L’anfora conteneva il triste dolore. Quando Pandora la aprì, tutti i mali si sparsero ovunque e la gioia sparì dalla terra.

Parola di Dio: Ap. 1,1-5; 2,1-5; Sal. 1; Lc. 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“MA IL CIECO GRIDAVA ANCOR PIU' FORTE: FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETA’ DI ME!” (Lc. 18,42)

Gesù passa per le strade dei villaggi. La sua fama è ormai grande e coloro che si trovano lungo la via lo cercano per essere benedetti, guariti, ascoltati. Il cieco, che si trova lì, ha sentito parlare di questo Maestro , ed il lui è nata la fede e la certezza della sua potenza. Perciò non esita un istante, sapendo che sta passando inizia a gridare. In un primo momento sembra quasi che Gesù non lo voglia ascoltare, tanto che i suoi discepoli rimproverano il pover'uomo. Ma la fiducia che riempie il cuore del cieco è tanto grande e non si tira indietro, sa che verrà ascoltato. E' proprio la sua fede, vera e profonda che lo salva dalla cecità e dal buio dell'anima. In questo episodio risalta pienamente la fede del cieco, ma, in egual modo risalta anche il quadro in cui questa scena si svolge. Gesù ha sicuramente sentito l'uomo chiamarlo a gran voce, ma non risponde subito, lascia che il suo grido continui anche dopo i rimproveri. Il Signore, facendo così, vuol far capire alla folla che lo segue quale deve essere la fede vera, quella che salva: è la fede che sa "urlare", che non si ferma di fronte a niente, che cerca, sempre e comunque, di arrivare a Dio.

 

 

MARTEDI’ 20 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SIGNORE NELLA MIA CASA E SALVACI!

 

Hanno detto: Anche in quest’ora parla il Signore, perché la misericordia divina è come un libro stampato quest’anno: eternamente giovane. (Sòren Kierkegaard).

Saggezza popolare: Chi è in casa d'altri lascia i propri difetti sulla porta. (proverbio del Rwanda)

Un aneddoto: Si legge di un santo eremita della Tebaide, il quale, pregando, non sapeva dir altro che: «Perdonami». Giovanni evangelista invece ripeteva sempre la stessa predica che consisteva solo in un‘esortazione: «Amatevi». Due verbi: perdonami, amatevi. Ecco il vangelo di Gesù Cristo.

Parola di Dio: Ap. 3,1-6.14-22; Sal. 14; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore

 

“ZACCHEO, SCENDI SUBITO, PERCHE’ OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA”. (Lc. 19,5)

L'episodio di Zaccheo è uno dei più belli dei Vangeli. Gesù ancora una volta fa una cosa che nessun pio ebreo avrebbe mai fatto: entra in rapporto con un peccatore, un impuro, va addirittura a mangiare a casa sua. Zaccheo non è salito sull'albero per cercare di essere notato anzi, l'evangelista puntualizza proprio che è piccolo e che quindi non avrebbe neppure avuto la possibilità di farsi vedere. Sale sul sicomoro solo per curiosità, per vedere questo Gesù tanto famoso. E' invece Gesù che cerca lui, che lo chiama e che vuol conoscerlo, e il gesto del Signore apre le porte del cuore di Zaccheo che, di fronte a questo semplice ma importante gesto, si trova a rivedere completamente la sua vita e a dargli una svolta decisiva. In questo brano c'è un particolare che, ogni volta, mi commuove e mi colpisce al cuore. Zaccheo è "piccolo" e rappresenta tutti quegli uomini che vivono nascondendosi agli occhi di Dio, sopraffatti dal bagliore dei poteri del mondo. Zaccheo è uno di noi, con il cuore appesantito dagli sbagli e crede che ormai, non può più fare diversamente. Non si attende niente da Dio, in un certo senso pensa di non aver niente a che fare con lui. Invece, improvvisamente, è proprio Dio che alza gli occhi e lo cerca! Ecco, questo gesto mi penetra nell'anima: questo Dio così grande vede anche le cose piccole, anzi le cerca perché sono preziose e non devono andare perse, cerca ogni figlio, ognuno di noi e non si da pace finché non ci trova.

 

 

MERCOLEDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Una scheggia di preghiera:

 

SULLA TUA PAROLA, SIGNORE, BUTTERO’ LE RETI.

 

Hanno detto: La croce di Dio ha voluto essere il dolore di ciascuno, e il dolore di ciascuno è la croce di Dio. (Marco Pomilio)

Saggezza popolare: Chi sciupa del tempo deruba sé stesso. (proverbio del Marocco)

Un aneddoto: Il famoso Archimede, colpito dai risultati ottenuti dalla potenza della leva, da lui scoperta, esclamò: — Datemi un punto d’appoggio e io vi solleverò il mondo!

Parola di Dio: Ap. 4,1-11; Sal. 150; Lc. 19,11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“CONSEGNO’ LORO DIECI MINE DICENDO: IMPIEGATELE FINO AL MIO RITORNO”. (Lc. 19,13)

Questa parabola è un forte richiamo di Gesù a responsabilizzare la nostra vita. I servi di quel re di cui il Signore parla, avevano ricevuto ognuno lo stesso incarico, quello di "impiegare", cioè far fruttare, la propria moneta. Nonostante il timore per la severità del padrone, alcuni dei servi si impegnano e fanno in modo di poter davvero onorare il compito loro assegnato. Ciascuno di loro ottiene qualcosa, chi più chi meno, solo uno dei servi non ha osato neppure tirar fuori la sua mina e l'ha tenuta nascosta pensando che, il non rischiare, sia la cosa migliore da fare, quella che da più garanzia. Ma ciò che il padrone aveva chiesto, era almeno il coraggio di provare, il coraggio di mettersi in gioco. La paura di sbagliare non può diventare la scusa per non fare niente.  Ecco perché il servo "malvagio" viene privato anche dell'unica moneta: non ne è degno perché non ne ha compreso il valore. Dio consegna a ciascuno il proprio dono, la propria moneta, ci mette in condizione di poter fare qualcosa di buono della nostra vita, di poter dare senso al nostro essere qui, su questa terra. Non esistono doni più preziosi e doni di minor valore, riceviamo secondo le nostre capacità perché Dio è un Padre buono che non chiede più di quello che possiamo dare; ma questo non può esonerarci dal prendersi le proprie responsabilità, né può giustificare la nostra passività.

 

 

GIOVEDI’ 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, VUOI SOLO IL NOSTRO BENE.

 

Hanno detto: Non parlate di Dio al povero, se prima non gli avete procurato pane e tetto: parlandone, lo indurreste a bestemmiare. Ma mentre tacete di Dio con lui, parlate di quel povero a Dio. (San Vincenzo De Paoli)

Saggezza popolare: Ciò che si dice vicino al cadavere di un leone, non lo si dice quando il leone è ancora vivo. (proverbio del Costa d'Avorio)

Un aneddoto: Fu chiesto a Rabbi Levi: — Perché in tutti i commenti alla Scrittura manca la prima pagina e ognuno incomincia con la seconda? Egli rispose: — Per quanto un uomo abbia studiato la Bibbia, deve sempre ricordarsi che non è ancora arrivato alla prima pagina! (M. Buber)

Parola di Dio: Ap. 5,1-10; Sal. 149; Lc. 19,41-44

 

Vangelo Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore

 

“ALLA VISTA DELLA CITTA’ PIANSE SU DI ESSA”. (Lc. 19,41)

Il pianto di Gesù di fronte a Gerusalemme è espressione del dolore del Dio Padre disconosciuto dai suoi figli. La città santa, con il suo tempio dimora del Signore e segno dell'Alleanza stretta fra Dio e il suo popolo, ha chiuso gli occhi e il cuore all'annuncio di Cristo, ha respinto la Parola e non ha voluto capire la novità dei tempi. Il "popolo santo" non accoglie la via della pace, la sua rovina sarà grande e dolorosa. Gesù è pienamente uomo del suo popolo, ebreo fra gli ebrei, parte di quella nazione che Dio ha scelto fra tutte le altre. Il suo dolore è quindi, il dolore di un uomo, ma anche il dolore di un Dio, che ha voluto mostrarsi personalmente a questi figli tanto amati. Eppure Israele non lo ha riconosciuto, non ha guardato con occhi nuovi, né ha udito con orecchie nuove; il popolo eletto si è indurito nella formalità dei riti e dei precetti, ed ha soffocato il cuore con l'indifferenza E Gesù in vista di Roma che cosa farebbe? E in vista do ciascuno di noi?

 

 

VENERDI’ 23 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DALL’IDOLATRIA.

 

Hanno detto:

Se nella terra scura i semi possono trasformarsi in magnifiche rose, che cosa non può diventare il cuore umano nel suo lungo viaggio verso le stelle? (G. K. Chesterton).

Saggezza popolare: Coloro che salgono in una stessa piroga, hanno le stesse aspirazioni. (proverbio del Senegal)

Un aneddoto: Mosè si avvicinò al roveto ardente. Udì la voce, quella di Dio! Aveva il timbro della voce di suo padre. Gli diceva:— Mosè, avvicinati! Rispose: — Padre, dove sei? E la voce: — Togliti i sandali, perché sono... JHWH! Allora Mosè osò chiedere: — Se sei Dio, perché parli la mia lingua? — Per farmi capire da te. — Se sei Dio, perché hai il timbro di voce di mio padre? — Per non spaventarti! Poi Dio liberatore ordinò: — Mosè, scendi in Egitto. Va’ a liberare dalla schiavitù il mio popolo che soffre!

Parola di Dio: Ap. 10,8-11; Sal. 118; Lc. 19,45-48

 

Vangelo Lc 19, 45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Parola del Signore

 

“GESU’, ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI DICENDO: STA SCRITTO: LA MIA CASA SARA’ CASA DI PREGHIERA. MA VOI NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI”. (Lc. 19,45)

Come mai il dolce Gesù diventa violento? Gesù non vuole male a nessuno, anzi, anche in questo gesto c’è tutto il suo amore per il Padre, per il Tempio di Gerusalemme, ed anche per gli uomini che con i loro commerci hanno dimenticato Dio. Gesù compie questo gesto nella speranza che i venditori e noi capiamo. Gesù vuole purificare il tempio e noi. E’ il grande rischio delle religioni quello di trasformare la fede in una specie di commercio. La religione e la religiosità dovrebbero essere la logica conseguenza della fede, la manifestazione di essa, però spesso non succede così. L’uomo, abituato ad approfittare di tutto, ha usato la religiosità per manipolare la fede e per ridurre Dio alle sue necessità. Si è “venditori del tempio” non solo vendendo immaginette sacre o candele, ma tutte le volte che pensiamo di comprare Dio con delle preghiere fatte o fatte fare, quando approfittiamo della religione per giudicare il nostro prossimo, per apparire giusti. Gesù vuole liberarci dalla falsa religiosità che è ipocrisia. La religiosità dovrebbe essere il linguaggio, la manifestazione della fede. Ma è ancora la fede la base di certe religiosità? Quando vado a chiedere il Battesimo per mio figlio come fosse solo un segno di buon augurio o una convenzione sociale, quando vado a sposarmi in chiesa perché la cerimonia è più bella di quella del comune e le foto vengono meglio? Non è forse falsa religiosità certa pseudo mistica che fa della preghiera e delle sue formule un rifugio e una fuga dalla concretezza dell’impegno? Abbiamo bisogno di ritrovare una religiosità che esprima fede e non esteriorità, abbiamo bisogno di smetterla con l’ipocrisia religiosa: essa è la più stupida delle ipocrisie. Dio non lo puoi ingannare!

 

 

SABATO 24 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Una scheggia di preghiera:

 

COME E’ BELLO, SIGNORE, STARE CON TE.

 

Hanno detto: Noi cristiani siamo sempre contenti; ci può forse accadere ciò che Dio non vuole? E Dio può volere qualche cosa che non sia per il nostro bene? Ora, se il Signore vuole tutto per il nostro bene, nessuno, nessuna avversità, nessuna pena può preoccuparci. Quindi, noi cristiani: sempre contenti! (San Leonardo Murialdo)

Saggezza popolare: Colui che ha visto il leone ruggire non corre allo stesso modo di chi lo ha soltanto sentito. (proverbio del Costa d'Avorio)

Un aneddoto: Mio nonno era paralitico — racconta un rabbino. Gli chiesero di leggere un brano dei Libri Sacri. Egli recitò dal Profeta Isaia: — Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno le orecchie dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo... (Is. 35, 3-6). Fu allora che mio nonno si alzò. La lettura sacra l’aveva eccitato a tal punto che egli volle mostrare, saltando e ballando, come anche il suo corpo dovesse essere docile alla Parola di Dio. Da quel momento egli fu guarito!

Parola di Dio: Ap. 11,4-12; Sal. 143; Lc. 20,27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“QUESTA DONNA, DUNQUE, NELLA RISURREZIONE, DI CHI SARÀ MOGLIE?”. (Lc. 20,33)

Una domanda che spesso ci facciamo o sentiamo da altri è questa: “Come dobbiamo immaginarci l’aldilà?”. Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarcelo o cercare di descriverlo. Il “come sarà” non è affar nostro. Il mistero, quando non è circondato di rispetto e discrezione, rischia di venire profanato, banalizzato dalla curiosità. Ogni mia immagine dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza, un tentativo di concretizzare i miei desideri. Tutti i paradisi raffigurati dagli uomini sono artificiali. Io non ho bisogno di sapere com’è il Paradiso e che cosa ci farò. Mi fido più della fantasia di Dio che delle costruzioni della mia immaginazione. La fede nella risurrezione è basata sul Dio “amante della vita”, sul Dio che non è il Dio dei morti, ma dei vivi”. Il Signore è fedele. Ora ,se Lui è fedele a se stesso e alle sue promes­se, perché devo preoccuparmi io, nel tempo, di colui che è Eternità e che in essa vuol donarsi a me per sempre?

 

 

DOMENICA 25 NOVEMBRE: FESTA DI NOSTRO SIGNORE GESU’ RE DELL’UNIVERSO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO VINCE.

 

Hanno detto: Un vero cristiano è necessariamente ottimista; i pessimisti vedono difficoltà in ogni occasione. gli ottimisti vedono occasioni in ogni difficoltà. (Card. Tisserant)

Saggezza popolare: Confidare un segreto ad una persona indegna è come avere tra le mani un sacco di grano bucato. (proverbio del Sudan)

Un aneddoto: Un certo barbiere di Firenze, vedendo un povero pellegrino, che passava per via, così lo invitò: Vieni! Che barba lunga! Quegli rispose: — Che vuoi? Non ho quattrini per questo. Soggiunse il barbiere: — Vieni qua, ti raderò lo stesso, per amor di Dio! Il pellegrino si mise sotto. Ma l’acqua era ghiacciata, il sapone scarso, il rasoio sfilato, la mano distratta. Il povero pellegrino fu conciato, come se dovesse servire di riscontro a S. Bartolomeo. Piangeva e gemeva, quando il cane del barbiere sulla strada si mise ad uggiolare. — Fallo chetare! —, disse il barbiere al garzone. Quegli andò, ma il cane guaiva peggio di prima. — Ma che diamine ha ‘sta mattina? —, esclamò il barbiere in collera. Intervenne il pellegrino, sospirando: — Ah! Forse fanno al tuo cane la barba, per amore di Dio! (D. Guerrazzi)

Parola di Dio: Dn. 7,13-14; Sal. 92; Ap. 1,5-8; Gv. 18,33-37

 

Vangelo Gv 18, 33-37

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Pilato a Gesù: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Parola del Signore

 

RISPOSE GESÙ A PILATO: “TU LO DICI, IO SONO RE”. (Gv. 18,37)

Per concretizzare la festa di Cristo Re dell’Universo possiamo farci una domanda sul significato della richiesta del Padre nostro: “Venga il tuo Regno”. Qual è l’apporto che posso recare per­sonalmente per la venuta del Regno? Ecco alcuni tentativi di risposta: Il Regno si dilata tutte le volte che contribuisco a far cadere le barriere che dividono gli uomini tra loro, supero i pregiudizi, mi do da fare per eliminare le ingiustizie e le discriminazioni. Il terreno più adatto per il Regno è quello che viene dissodato con l’amore, il perdono, la pace, la dolcezza. Devo essere un “appassionato” del Regno, non un fanatico protervo e intollerante. Noi diciamo: “Venga il tuo Regno.. Proviamo a immaginare che Dio ci risponda: “Potrei cominciare da te, in­tanto. Sempre che tu sia d’accordo a mettermi a disposizione il terreno del tuo cuore per l’esperimento”.

 

 

LUNEDI’ 26 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU VEDI; SIGNORE TU PROVVEDI.

 

Hanno detto: Chi invocasse l’aiuto del cielo, desiderando contemporaneamente di restare immerso nel suo vizio, fa come il tagliaborse che invoca l’intervento della giustizia, mentre tiene la mano nella tasca altrui. (Montaigne)

Saggezza popolare: Dove c'è un desiderio c'è una via. (proverbio del Kenya).

Un aneddoto: C’è una famosa storiella su un leone che s’imbatte in un gregge e con sua grande sorpresa trova un leone tra le pecore. Si trattava di un leone cresciuto nel gregge da quando era un cucciolo. Belava come una pecora e si muoveva come una pecora. Il leone si diresse dritto verso di lui, e quando il leone-pecora si trovò di fronte al leone vero, si mise a tremare come un fuscello. Il leone gli disse: «Cosa fai in mezzo a queste pecore?». Il leone-pecora gli rispose: «Sono una pecora». E l’altro: «Oh, no che non lo sei. Adesso vieni con me». Portò il leone-pecora fino a uno specchio d’acqua e disse: «Guarda!». Quando il leone-pecora vide il proprio riflesso nell’acqua emise un potente ruggito. In quel momento si trasformò, e non fu mai più pecora.

Parola di Dio: Ap. 14,1-5; Sal. 23; Lc. 21,1-4

 

Vangelo Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“HA DATO TUTTO QUANTO AVEVA PER VIVERE”. (Lc. 21,4)

Gesù ci presenta una persona che incarna il vero modello di vita cristiana. E non è una persona fra le più importanti, né fra quelle più "religiose", il modello autentico è la povera vedova:  Il Signore indica ai discepoli colei che ha mostrato di compiere veramente la carità, che è quella della condivisione totale con l'altro, anche se si tratta di due semplici spiccioli. Nel nostro mondo non c'è quasi spazio per il dono gratuito. Ognuno da nella misura in cui si aspetta di ricevere, e questo avviene anche nell'ambito della fede: fare l'elemosina pensiamo che significhi dare quello che abbiamo in più per poterci sentire buoni, per "comprarci" il paradiso e la salvezza. Gesù non ci ha insegnato questo! Non ci ha detto di dare ai poveri e ai fratelli bisognosi ciò che ci avanza, ma di dare ciò che ci serve, di condividere tutto ciò che abbiamo. La parola "superfluo" deriva dal latino "super est" e non vuol dire "ciò che è in più" ma ciò che è dentro: cioè non significa ciò che trabocca dai nostri piatti, ma ciò che sta dentro i nostri piatti. Ecco l'obolo della vedova: dare agli altri ciò che serve a noi per vivere.

 

 

MARTEDI’ 27 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, GIUDICE DI MISERICORDIA.

 

Hanno detto: Cristo nasce “fuori di casa” e muore “fuori di città” per essere in modo ancor più visibile il crocevia e il punto di incontro. (Primo Mazzolari)

Saggezza popolare: E' con le proprie parole che si entra nei pensieri altrui. (proverbio del Ghana)

Un aneddoto: Un racconto di S. Gregorio Magno: Sotto ogni croce c’è un tesoro di gioia. L’imperatore d’Oriente Tiberio II, passando un giorno per un corridoio stretto ed oscuro del suo palazzo, vide scolpita sul marmo del pavimento una croce. Esclamò: Non è bello calpestare la croce! E comandò subito di togliere quella lastra dal pavimento. Ma, sotto, se ne trovò un’altra, ancora segnata dalla croce. Poi, una terza, poi, una quarta... tutte con il medesimo segno. Quando l’imperatore fece levare la settima, un fulgore dai mille, vividi colori sfavillò dal fondo buio: s’era scoperto un’enorme tesoro di perle, di pietre preziose e di oro.

Parola di Dio: Ap. 14,14-19; Sal. 95; Lc. 21,5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“GUARDATE DI NON LASCIARVI INGANNARE” (Lc. 21,8)

Gesù mette in guardia i discepoli: il tempo del giudizio verrà presto, ma porterà segni pieni di inganni. Ci saranno grandi sconvolgimenti naturali, ci sarà distruzione, dolere e morte e soprattutto ci saranno "falsi maestri" che diranno di parlare in nome del Signore. Ma il Signore è uno solo, perciò compito degli apostoli sarà quello di perseverare nella fede e nella speranza, rimanendo fedeli alla parola di Cristo. Non c'è dubbio che queste parole si stiano avverando. Il mondo si trascina dietro ai "falsi maestri", uomini senza scrupoli che plagiano le menti e i cuori, che fanno credere agli uomini di essere i detentori della verità. Così l'umanità segue nuovi signori: il denaro, il sesso, il culto del corpo, la voglia di primeggiare ad ogni costo, l'ignoranza del prossimo e del più debole. Ed è questa la causa da cui scaturisce tutto il malessere sociale, da cui nascono le guerre, le rivoluzioni, la paura. L'uomo si chiude nella sua tana e si isola dai fratelli, cerca solo la sua vittoria dimenticandosi anche di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 28 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE RENDICI CAPACI DI LOTTARE AMANDO.

 

Hanno detto: Tutta la terra è stata disegnata da Dio in modo che il viso dell’uomo si sollevi, e lo sguardo e la mente e il cuore dell’uomo domandino. (Albert Camus)

Saggezza popolare: Essere ben vestiti in giorno di festa non significa essere ricchi. (proverbio del Kenya)

Un aneddoto: Tanto tempo fa tutti i bambini vivevano nel Paradiso. Un giorno Dio disse loro: «La terra è vuota e triste ed io ho pensato di mandare voi a popolarla».

Un gruppo di bambini disse: «Noi vorremmo portare la musica del Paradiso». E Dio creò gli uccelli. Un altro gruppo disse: «Noi vorremmo portare i colori del Paradiso». E Dio creò i fiori. Altri bambini dissero: «Noi vorremmo il cielo del Paradiso sulla Terra». E Dio creò il mare. Un bambino molto piccolo e timido disse: «Io vorrei avere vicino a me qualcuno che mi ami e mi aiuti a camminare nella vita». E Dio mandò nel mondo la mamma.

Parola di Dio: Ap. 15,1-4; Sal. 97; Lc. 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Parola del Signore

 

“QUESTO VI DARA’ OCCASIONE DI RENDER TESTIMONIANZA”. (Lc. 21,13)

Gesù si avvia verso la fine della sua missione e della sua vita, sa che dovrà affrontare il dolore e la morte, ed è consapevole che anche i suoi subiranno persecuzioni e martirio, per questo vuole rassicurarli e prepararli al perseveranza.  Il mondo si metterà contro di loro, perché porteranno la testimonianza del Signore. Ma Gesù li sosterrà, nessuno potrà piegarli perché Dio sarà con loro, dovranno avere la forza di tenersi saldi al nome del Signore, un nome odiato da molti, calpestato, offeso, martirizzato, ma questo sarà l'unico cammino per arrivare alla salvezza. Il Signore non lascia soli i suoi figli, avranno ogni arma per difendersi e per resistere perché il vero e unico baluardo in cui trovare rifugio, è solo Lui. Non dobbiamo pensare che queste parole siano lontane da noi, fuori dal tempo, ormai superate. Nel mondo di oggi esiste ancora l'intolleranza religiosa. Molti credenti si trovano ancora a dover affrontare il disprezzo, l'isolamento se non la persecuzione e la morte. Vivere in questo tipo di società, dove l'unico dio è il denaro e il successo, sempre meno vengono accettati coloro che rimangono saldi nella fede, che si affidano a Dio, che cercano il bene e l'armonia. La religione è ormai solo un fatto esteriore, che ognuno calza come le scarpe per poter camminare fra la gente e avere un'identità culturale, ma in realtà di Dio importa sempre di meno, non abbiamo voglia di difendere la sua Parola, di farci poveri con i poveri, deboli con i deboli, ultimi con gli ultimi. Dov'è la perseveranza nel nome del Signore che, sola, potrà salvare le nostre anime?

 

 

GIOVEDI’ 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, GESU’, A VINCERE LE NOSTRE PAURE.

 

Hanno detto:

Quel che mi fa capire se uno è passato attraverso il fuoco dell’amor divino non è il suo modo di parlare di Dio: è il suo modo di parlare della gente. (Simone Weil)

Saggezza popolare: Fare domande non è segno di stupidità. (proverbio del Kenya)

Un aneddoto: Si legge nella Storia d’Inghilterra che un giorno la regina Elisabetta, uscita a passeggio con le sue dame, si trovò dinnanzi a una grande pozzanghera su una strada incassata, che impediva di proseguire. La regina non voleva rovinare il suo magnifico abito nuovo, né le finissime calzature. Si fermò quindi, indecisa. La vide un giovane militare che si chiamava Walter Relaig, il quale subito si levò l’ampio mantello e lo stese sulla pozzanghera coprendola tutta. Così Elisabetta poté passare a piedi asciutti sull‘altro lato della strada: era come se non ci fosse più fango. Il gesto di quest’ uomo ci ricorda le varie funzioni dei santi nella vita della Chiesa: occultano le miserie, le infedeltà e il marciume di questo mondo; coprono i peccati ristabilendo l’equilibrio delle forze virtuose; ci aiutano a compiere la traversata della vita.

Parola di Dio: Ap. 18,1-2.21-23; 19,1-3.9; Sal. 99; Lc. 21,20-28

 

Vangelo Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore

 

“ALZATEVI E LEVATE IL CAPO PERCHÉ LA VOSTRA LIBERAZIONE E' VICINA”. (Lc. 21,28)

Quanti uomini, prigionieri e schiavi e quanti popoli hanno atteso che qualcuno dicesse loro: “Siete liberi”. Gesù, mitissimo, ci parla di liberazione. Non è venuto il Signore a risolverci lui stesso i nostri gravi problemi sociali o politici. La liberazione di cui ci parla, è quella finale e totale i dell’uomo, allorché ci saranno cieli I nuovi e terra nuova. E’ una liberazione che comincia nel cuore dell’uomo quando sceglie di aderire al suo insegnamento di amore, di libertà da ogni i egoismo e da ogni orgoglio.  Ma l’uomo libero che si incammina verso la futura liberazione definitiva non può non guardare ai tanti che i nell’oggi sono in catene e nelle tenebre. Il cristiano vero è anche colui che sa lottare perché ogni uomo sia libero, perché nel mondo i non ci sia più né schiavitù, né sfruttamento. Il mondo deve poter gioire della libertà di Cristo.

 

 

VENERDI’ 30 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GRAZIE: TU TI FIDI DI ME.

 

Hanno detto: La fede è una faccenda pericolosa per gli smidollati. (Sòren Kierkegaard).

Saggezza popolare: I saggi parlano parole semplici. (proverbio del Kenya)

Un aneddoto: Nel 1143 il Duca di Partenay aveva riconosciuto il vero Papa, per l’intervento di san Bernardo, ma non aveva voluto perdonare al Vescovo di Poitier che gli si era ribellato. Ogni tentativo per renderlo misericordioso si era risolto in un insuccesso. Allora san Bernardo fece radunare la folla e celebrò una Messa «per la conversione del Duca». Anche costui era intervenuto, ma essendogli proibito l’accesso in chiesa, era rimasto sulla piazza. E qui lo raggiunse il Santo che, al momento della Comunione, attraversò la folla, si presentò alla porta con l’Ostia in mano, chiamandolo a gran voce: «Avete disprezzato le nostre insistenze», gridò: «ora è Gesù perseguitato da voi, il vostro capo, il vostro futuro giudice che vi domanda di perdonare. Volete disprezzare lui pure?». Il Duca di Partenay cedette e, abbracciando il Vescovo, gli diede infine il bacio di riconciliazione. Sapeva che il Giudice ultraterreno lo vedeva, e se ne sarebbe ricordato nel giorno del rendiconto finale

Parola di Dio nella festa di Sant’Andrea: Rom. 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22

 

Vangelo Mt 4, 18-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Parola del Signore

 

“E, SUBITO, LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO” (Mt. 4,20)

Il brano di Matteo in occasione della festa di S. Andrea ci presenta la chiamata dei primi discepoli di Gesù. Il Nazareno frequentava abitualmente la Galilea: Nazareth dove viveva con la sua famiglia si trova nella regione posta a nord rispetto Gerusalemme e doveva essergli familiare lo scenario geografico ed umano di quella regione. Il cosiddetto "mare di Galilea" è in realtà un ampio lago dove una delle attività principali era la pesca. Normale, quindi, incontrare dei pescatori al lavoro. Non era solita invece la prassi adottata dal Maestro di scegliere dei discepoli. Ogni rappresentante di una scuola rabbinica non si poneva il problema di chiamare degli ascoltatori: erano loro che chiedevano di potersi mettere alla sequela del maestro. Gesù invece chiama direttamente e personalmente a seguirlo. Ed interpella innanzitutto una coppia di fratelli. Andrea fratello di Simone, cui il Figlio di Dio muterà il nome in Pietro, risponde alla sua vocazione, e ricevuta la chiamata si pone dietro al Maestro. Non può che colpire la tempestività con cui i quattro chiamati rispondono: subito abbandonano le loro realtà di pescatori e decidono che vale la pena cercare di capire chi sia quel Nazareno che, si badi bene, non promette nulla né anticipa alcunché. Semplicemente li chiama. E come Abramo, fidandosi, lo seguono. Simone e Andrea lasciano le reti; Giacomo e Giovanni le abbandonano anch'essi insieme con la barca e il padre che lavorava con loro. Il brano sottolinea la radicalità necessaria per entrare nel regno di Dio. In altre parti del vangelo Gesù, lo abbiamo letto anche in questo mese, ci chiede di non anteporre nulla a lui. Andrea per questo ricevette un grande premio: Il Signore di tutte le cose dette ai suoi apostoli il potere di annunziare il vangelo e attraverso di loro abbiamo conosciuto la verità, cioè l'insegnamento del Verbo di Dio

     
     
 

Archivio