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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

GIUGNO 2012

 

VENERDI’ 1 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Giustino; San Caprasio di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GRAZIE DEI TUOI DONI

 

Hanno detto: Solamente chi è forte è capace di perdonare. Il debole non sa né perdonare né punire. (Gandhi)

Saggezza popolare: "L’uccello che non ha nido, ha però un ramo per riposarsi." (proverbio Bangwana)

Un aneddoto: Abramo Lincoln passeggiava per una strada di Springfield con i suoi due figli. Piangevano entrambi. Un passante si fermò e domandò:  “Qual'è il problema con i due ragazzi?”  “È lo stesso che con il resto del mondo”, rispose Lincoln. “Ho tre noci e ognuno ne vuole due”. 

Parola di Dio: 1Pt 4,7-13; Sal. 95; Mc. 11,11-25

 

1^ Lettura 1Pt 4, 7-13

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, la fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Parola di Dio

 

“CIASCUNO VIVA SECONDO LA GRAZIA RICEVUTA, METTENDOLA A SERVIZIO DEGLI ALTRI, COME BUONI AMMINISTRATORI DI UNA MULTIFORME GRAZIA DI DIO.” (1Pt. 4,10)

Gli uomini appartengono ad una stessa natura ma nessuno di loro è fatto in serie. Tutti abbiamo, fisicamente, moralmente, spiritualmente delle particolarità che ci distinguono, ci rendono unici. E anche nel cammino della nostra risposta religiosa a Gesù ciascuno è invitato ad una risposta personale secondo i doni ricevuti per il bene di tutti. Sia che io abbia il dono della parola, quello della carità generosa, quello del saper ascoltare o del saper servire in umiltà, Gesù è li che mi chiede di mettere in pratica il mio dono per il bene di tutti. Nessuno di noi può dire: “Io non servo a nulla”, sarebbe un voler nascondere i doni che Dio ci ha dato. Anche la vecchietta dell’ospizio che passa la sua giornata su una carrozzella, che a stento riesce a scambiare due parole con l’infermiera, ha senso. La sua può essere testimonianza di fede e affidamento totale alla volontà di Dio, può essere atto di immolazione insieme a Gesù nell’Eucarestia, può essere muta preghiera anche per tanti altri. Ringraziamo il Signore di essere singole persone davanti a Lui, personalmente amate, rispondiamo a Lui con tutto noi stessi e non preoccupiamoci neppur troppo se ci manca qualche dono, Lui non ci chiederà conto di quello che ci manca, ma sarà contento per noi se sapremo usare bene quello che abbiamo.

 

 

SABATO 2 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Marcellino e Pietro; Sant’ Adalgiso.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SII L’UNICA GUIDA DELLA TUA CHIESA.

 

Hanno detto: Il Signore abita nella pazienza, il diavolo invece nella collera. (Il pastore di Erma)

Saggezza popolare: "I tamburi non vengono mai battuti senza ragione". (proverbio kiganda)

Un aneddoto: Ogni giorno a mezzogiorno, un giovane si affacciava sulla porta della chiesa e ripartiva qualche minuto più tardi. Portava un camiciotto a quadri e i jeans sdruciti, come tutti i giovani della sua età. Aveva in mano un sacchetto di carta con i panini per il pranzo. Insospettito, il parroco gli domandò che cosa ci venisse a fare. Perché, con i tempi che corrono, c'è gente che ruba anche in chiesa. “Vengo a pregare” rispose il giovane. “Pregare. Come fai a pregare così velocemente?”.  “Beh ... tutti i giorni mi affaccio in questa chiesa a mezzogiorno e dico soltanto: "Gesù, è ]im", poi me ne vado. È un piccola preghiera, ma sono sicuro che Lui mi ascolta».

Parola di Dio: Gd.17,20-25; Sal. 62; Mc.11,27-33

 

Vangelo Mc 11, 27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose". Parola del Signore

 

“GLI SI AVVICINARONO I SOMMI SACERDOTI, GLI SCRIBI E GLI ANZIANI E GLI DISSERO: CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTE COSE? O CHI TI HA DATO L’AUTORITA’ DI FARLE?”. (Mc.11,28)

Può stupire che siano proprio sacerdoti, scribi, anziani, cioè rappresentanti della religione che fanno una domanda sull’autorità a Gesù? Purtroppo non stupisce, anche se lascia molto amaro sia in Gesù (che diventa ironico), sia in noi. Erano preoccupati: se non si mantiene la giusta ortodossia, crolla la costruzione; ognuno può dire e fare quello che vuole; i capi perdono autorità e prestigio; anche i soldi non circolano più bene. Un bel segno di autorità dà l’idea che l’istituzione tenga (provate a leggere la storia di ieri e di oggi: una “bella” guerra può aiutare a vincere le elezioni). Il pensiero di Gesù è ben lontano. Lui non cerca l’autorità, Lui è l’autorità perché è Dio, Verità, Amore. Ma l’unica, grande, vera autorità non si impone, si propone, non ‘governa’, ma serve, non muta ad ogni soffio di vento, rimane inchiodata, nell’amore, sulla croce. Questa è l’autorità di Gesù e questo tipo di autorità ha partecipato Gesù ai suoi apostoli e alla Chiesa. Noi siamo Chiesa quando abbiamo al centro della nostra vita l’unica Autorità che è Cristo. Noi siamo Chiesa quando siamo a servizio della Verità e non delle ‘verità’ di passaggio dettate dalle necessità o dal mantenimento di certe tradizioni di comodo. Noi siamo Chiesa quando tutto il nostro essere diventa proposta e non imposizione. Noi siamo Chiesa quando con i fatti mostriamo al mondo il servizio concreto di Cristo ad ogni uomo.

 

 

DOMENICA 3 GIUGNO: SANTISSIMA TRINITA’

Tra i santi ricordati oggi: Carlo Lwanga e compagni, martiri dell’Uganda.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO, E DELLO SPIRITO SANTO.

 

Hanno detto: Se con la paura si può far rispettare una regola, non si può mai, con la paura, indurre ad amare. Se qualche volta ho potuto ravvivare una fiamma, è stata la fiamma dell'amore, non quella dell'inferno. (Michel Quoist)

Saggezza popolare: "E' più facile trasportare un termitaio che esercitare l'autorità nel villaggio". (proverbio Mongolo)  

Un aneddoto: Il tenente Darreberg è diventato un apostolo della Madonna di La Salette fra i suoi colleghi. Nel luglio 1941, un crocchio di militari giunse al Celebre Santuario della Madonna. Uno è il tenente Mauduit, ufficiale della Legione Straniera, fuggito da una tradotta militare mentre i tedeschi lo   trasportavano al porto d'imbarco per portarlo in Siria a combattere gli inglesi. Il secondo e il terzo sono due inglesi della Intelligence Service, il servizio segreto di spionaggio. Si chiamano John Smith ed Eric Payne. Il quarto è lui, Darreberg, di ritorno da una missione di sabotaggio in Italia. Entrati nel santuario, tutti e quattro fanno la Comunione con una pietà edificante. Usciti di Chiesa Darreberg tiene in inglese ai due amici un racconto minuzioso delle apparizioni della Madonna. I due commossi, punteggiarono il racconto di Darreberg con molti «well», bene.

In seguito John Smith, infiltratosi in Italia in missione segreta, viene catturato nel febbraio dell'anno seguente e fucilato due mesi dopo, nell'aprile del 1942. Prima di essere fucilato chiede due cose che gli sono accordate: il permesso di scrivere a casa sua e quello di poter conservare, all'atto della fucilazione, il rosario che aveva portato da La Salette. Eravamo molto commossi l'ultima notte, scrive il cappellano delle carceri. Insieme recitammo il Rosario. A ogni decina John parlava della Madonna. Alle tre del mattino io celebrai la Santa Messa. Me la servì come un esemplare chierichetto e fece la Comunione. Dopo un breve ringraziamento strinse a tutti la mano, poi disse: "Tra pochi minuti io incontrerò la Santa Vergine mi dirà, Hallo, John". 

Parola di Dio: Dt. 4,32-34.30-40; Sal. 32; Rom. 8,14-17; Mt. 28,16-20

 

Vangelo Mt 28, 16-20

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Parola del Signore

 

“AMMAESTRATE TUTTE LE NAZIONI BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE, E DEL FIGLIO, E DELLO SPIRITO SANTO”. (Mt. 28,18)

Gesù con la sua venuta ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso: Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Cioè: Dio non è il solitario perfetto, l'incommensurabile, ma solitario Motore Immobile (sommo egoista bastante a se stesso?). No: Dio è festa, famiglia, comunione, danza, relazione, dono. Dio è tre persone che si amano talmente, che se la intendono così bene che noi - da fuori - vediamo uno. Abbiamo una così triste opinione di Dio! No, la Scrittura ci annuncia che Dio è una festa ben riuscita, una comunione perfetta. Un po' come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli che si vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola. Che bello! Vedere realizzato in Dio ciò che noi sempre desideriamo! Tre persone che non si confondono, che non si annullano in un'indefinita energia cosmica, ma che, nella loro specificità, operano con intesa assoluta. Riusciamo addirittura a delineare l'opera, il lavoro di ognuno, il "carattere specifico" di ogni persona: riconosciamo l'impronta del Padre nella Creazione, nello stupore della natura; riconosciamo l'agire del Figlio nella sua volontà di salvezza dell'uomo; riconosciamo il “soffio” dello Spirito che accompagna, porta a compimento e santifica l'umanità pellegrina. Ma andiamo oltre: noi, come ci ricorda la Bibbia, siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Quindi  abbiamo la stessa struttura, gli stessi desideri di Dio. Adesso capisco un sacco di cose! Capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: è contro la mia natura! Capisco perché quando amo, quando sono in compagnia, quando riesco ad accogliere e ad essere accolto sto così bene: realizzo la mia vocazione di comunione! Se allora noi ragioniamo da egocentrici rischiamo di prendere delle terribili cantonate. Se su una cosa dobbiamo investire, è proprio nella fatica dello stare insieme, nella relazione, perché tutto il resto sarebbe tempo perso. La festa della Trinità, allora, è la festa del mio destino, è lo specchio della mia attitudine profonda, è il segreto della mia felicità. 

 

 

LUNEDI’ 4 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Caracciolo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL DIO DI TUTTI E DI CIASCUNO

 

Hanno detto: Se noi pensassimo un po' di più che di là c'è il Paradiso, non coloriremmo tanto spesso il volto di tristezza e non trascineremmo, come vecchi già arrivati, gli attimi di questa vita, noiosamente. (Chiara Lubich)

Saggezza popolare: "Se ami molto una cosa, la tua morte è nelle sue mani". (proverbio Tupurì)  

Un aneddoto: La madre della gloriosa martire S. Maria Goretti, Assunta Carlini, ha riferito di avere trovato tra le mani della figlia ferita a morte, il Rosario, spezzato nel corso della lotta per difendere la sua verginità.  Là essa aveva attinto la forza per difendere la sua virtù. 

Parola di Dio: 2Pt. 1,2-7; Sal. 90; Mc. 12,1-12

 

Vangelo Mc 12, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in parabole: "Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono. Parola del Signore

 

“VERRA’ E STERMINERA’ QUEI VIGNAIOLI E DARA’ LA VIGNA AD ALTRI”. (Mc.12,9)

Perché Gesù avrà raccontato questa parabola? Quale effetto ha sortito questa parabola? Ricordiamoci che Gesù parla ai Sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani. Quindi non è una parabola diretta al popolo, ma a coloro che sono responsabili  della religiosità del popolo di Israele. E questi personaggi capiscono subito che sta parlando di loro, del loro modo di intendere la religione. Infatti vediamo che, alla conclusione del racconto, questi capi “cercarono di catturarlo”, cioè si rendono conto che Gesù ha parlato per loro, che Gesù mette in crisi la loro autorità, che Gesù addirittura li accusa di essere bestemmiatori e uccisori di Dio. Ma perché sono rimasti così scandalizzati? Perché la parabola della vigna e dei vignaioli omicidi, è una parabola che mette in evidenza che Israele non è l’unico detentore di Dio. Il padrone di questa vigna è uno straniero che arriva, compra il terreno, costruisce con amore la sua vigna, la pianta, la prepara a portare frutto, la difende, ma poi la affida e se ne va. Dio non è il Dio che tu puoi tenere prigioniero nella tua religione. Dio continua ad interessarsi della sua vigna, Dio desidera che porti frutto per i vignaioli e anche per Lui, però Dio non lo puoi tenere prigioniero nella tua vigna. Questo dava dispiacere ai detentori della religiosità di Israele perché credevano di essere gli unici veri religiosi, e pensavano di poter imporre ciò che volevano di un Dio che credevano di conoscere a tal punto da essere capaci di intendere tutto ciò che Egli voleva da loro e dagli altri. Invece dimostrano di non essere capaci di cogliere quegli unici rapporti che sono rimasti tra Dio e il suo popolo: i profeti, i messaggeri che Dio continua a mandare nella sua vigna. Anzi, sembra quasi che chiunque richiama l’autorità di Dio dia fastidio alla povera e piccola autorità religiosa degli uomini, e allora bastonano, uccidono e non hanno rispetto neanche del Figlio di Dio. Che cosa vuol dire tutto questo anche per noi? Direi, prima di tutto, di diffidare di ogni forma di religione assolutistica. Non c’è nessuna religione che ha il potere di detenere totalmente Dio. Dio è più grande di noi, è più grande di ogni religione. Seconda cosa, la religione serve all’uomo per entrare in rapporto con Dio, non deve mai essere un mezzo di potere umano, se no snatura la sua essenza. Terzo: bisogna avere  occhi per cogliere i continui doni che Dio ci fa anche attraverso i suoi richiami, se no corriamo il rischio di rompere quel filo di amore che Dio, con perseveranza, continua a tenere con noi e si diventa addirittura ‘uccisori di Dio’.

 

 

MARTEDI’ 5 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonifacio, Vescovo e Martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GRAZIA, SIGNORE, CI COLMA DEI TUOI BENI.

 

Hanno detto: Tutte le verità sono adatte a dirsi, ma siamo noi che non siamo adatti per sentirle. (Alfred Capus)

Saggezza popolare: "Ti accorgi dell'acqua quando il pozzo è vuoto". (proverbio Etiopico)  

Un aneddoto: La corona del Rosario al collo esprimeva al vivo l'amore e la fiducia di S. Francesco Saverio verso la Madonna. Fin da quando stava a Parigi egli, come S. Ignazio e gli altri, si era fatto un onore a portare ben visibile al collo la corona del Rosario, per manifestare a tutti il suo amore filiale alla Beata Vergine e per protestare contro gli eretici, che osavano attaccare il culto a Maria SS. e lo dichiaravano distrutto. Nelle Indie, la predicazione del S. Rosario gli facilitava la spiegazione della Buona Novella. Quando egli riusciva a inculcare l'amore al Rosario, sapeva bene che i cristiani non avrebbero più dimenticato la sostanza del Vangelo e della vita cristiana. Per questo non si stancava di sgolarsi - letteralmente - nell'insegnare il Padre nostro, l'Ave Maria e il Gloria, per la recita della corona del Rosario con i quindici misteri. E come ci teneva a regalare coroncine del Rosario, per tenere le anime legate alla Madonna! Una, fra le tante testimonianze dei processi di beatificazione, è questa: Ho conosciuto il Padre santo, mi sono confessata spesso da lui. Egli mi regalò una corona bianca, che conservo ancora con molta venerazione. Quando mi sento male, bacio la corona e provo subito un senso di sollievo. Se mi vedo un momento senza la mia corona, mi sento a disagio e non trovo riposo, fino a tanto che non l'abbia di nuovo fra le mie mani.

Parola di Dio: 2Pt.3,11-15.17-18; Sal. 89; Mc. 12,13-17

 

Vangelo Mc 12, 13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono alcuni farisei ed Erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore

 

“RENDETE A CESARE CIÒ CHE E’ DI CESARE E A DIO CIO’ CHE E’ DI DIO”. (Mc. 12,17)

Di solito ci fermiamo a discutere sulla prima parte di questa risposta di Gesù chiedendoci quale tipo di obbedienza un cristiano debba alle forze civili, alla politica, alle tasse. Proviamo oggi, invece, a chiederci che cosa deve “rendere a Dio”. Posso pagare i miei “debiti” con Dio? Mi ha dato la vita, mi chiama all’eternità, mi ha dato suo Figlio Gesù con i suoi sacramenti di salvezza... Come posso rendergli questi doni? Impossibile pensare di poter ripagare una generosità tale! Anche tutte le buone opere, le sofferenze offerte, le preghiere sono una piccola cosa! Quel “rendere” allora non vorrà dire ‘‘accettare’’? Accettare la generosità di Dio, riconoscere la sua immensa bontà, vivere in rendimento di grazie, lasciare che l’o­pera di Dio operi in noi senza porvi ostacoli è il modo migliore di rendere a Dio i suoi doni.

 

 

MERCOLEDI’ 6 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Norberto; Sant’Alessandro da Fiesole; Sant’Artemio.

Una scheggia di preghiera:

 

DONA VITA E GIOIA, SIGNORE AI NOSTRI FRATELLI DEFUNTI.

 

Hanno detto: Cerca la pace e il mondo intero la troverà in te. (Silvano del monte Athos)

Saggezza popolare: "L'uguaglianza non è facile, ma la superiorità è dolorosa". (proverbio Serere)

Un aneddoto: S. Teresa era piccina, quando, dopo essersi confessata, porse al sacerdote la sua coroncina per farla benedire. Riferisce: "Era sera; giunta sotto un lampione mi fermai e, traendo di tasca la corona allora benedetta, la girai e rigirai per tutti i versi". Voleva guardare "com'è fatta una corona benedetta". Ingenuità, ma non priva di significato. Amava recitare il Rosario con la cugina Maria durante il passeggio, "contando però sulle dita, per non far vedere la loro devozione al pubblico spesse volte indiscreto". Divenuta carmelitana, una luce particolare le fa comprendere le straordinarie ricchezze di questa preghiera: "Col Rosario dice si può ottenere tutto. Secondo una graziosa immagine, esso è una lunga catena che lega il cielo alla terra; una delle estremità è nelle nostre mani e l'altra in quelle della S. Vergine. Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo, perché questa preghiera è potente sul suo cuore. Essa è come il fermento che può rigenerare la terra. La dolce Regina del Cielo non può dimenticare i suoi figli che, senza interruzione, ripetono le sue lodi. Il Rosario sale come incenso ai piedi dell'Onnipotente. Maria lo rinvia subito come una benefica rugiada, che viene a rigenerare i cuori. Non c'è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario".

Parola di Dio: 2Tm 1,1-3.6-12; Sal. 122; Mc. 12,18-27

 

Vangelo Mc 12, 18-27

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: "Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie". Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore". Parola del Signore

 

“QUANDO RISUSCITERANNO DAI MORTI, INFATTI, NON PRENDERANNO MOGLIE NE’ MARITO, MA SARANNO COME ANGELI NEI CIELI”. (Mc. 12,25)

Più di una volta mi è capitato, dopo la lettura di questo brano di vangelo, di incontrare persone che con aria di vera tristezza venivano a dirmi: “Ma se in paradiso non ci saranno più marito ne moglie, che cosa ne sarà del nostro rapporto con i nostri cari?” “Ho vissuto una vedovanza di circa vent’anni nella certezza della risurrezione dei morti e nella speranza un giorno di poter rivedere mio marito e adesso Gesù ci dice che saremo come angeli nel cielo: ma che cosa vuol dire?” Bisogna capirlo bene questo brano di Vangelo. Innanzitutto Gesù risponde a dei sadducei che non credevano alla risurrezione dei morti e che erano andati da Lui con un caso estremo (la moglie dei sette fratelli che riesce a sotterrarli tutti prima di morire). Gesù dice: la risurrezione è certa perché Dio è il Dio della vita; la risurrezione non è la riedizione della vita corrente ma ogni cosa viene portata al suo completamento, al suo “massimo”; i rapporti rimangono ma non sono più inficiati, deturpati dall’egoismo e dal possesso sono invece espressi solo attraverso l’amore vero, quello di Dio per tutti e per ciascuno. Detto allora in termini più facilmente pratici: noi non solo ritroveremo i nostri cari, ma il nostro rapporto con loro sarà purificato da ogni forma di egoismo e li ameremo come li ama Dio. Non è meraviglioso?

 

 

GIOVEDI’ 7 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Giannelli, Sant’Alderico.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI AD AMARE, SIGNORE: E’ IL SEGRETO DELLA VITA.

 

Hanno detto: Niente è piccolo di ciò che si offre a Dio anche se fosse minimo. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare:

"Si comprende la gioia per un nuovo figlio solo quando si diventa genitori, si capisce il significato della morte solo quando si è toccati da un lutto". (proverbio Bahaya)  

Un aneddoto: Con l'arma del Rosario, S. Domenico girava instancabilmente, predicando come un serafino, fondando nuovi conventi, attirando tante anime sui passi del Signore. Era uno spettacolo di edificazione e di grazia vederlo arrivare umile e ardente; era una consolazione ascoltare la sua parola ricca di dottrina e di carità verso le anime. Ma si avvicinava anche per lui la meta. Sempre più carico di virtù e di meriti, si era ormai approssimato al Regno dei cieli. Stava portando avanti una grandiosa missione nel Veneto e nelle Marche. Le forze cominciarono a venirgli meno. Si sentiva mancare. Volle trascinarsi fino a Bologna per morire in mezzo ai suoi figli. Ogni tentativo di strapparlo alla morte risultò vano. Ai frati sconvolti e abbattuti egli ripeteva con paterna confidenza che non solo non li avrebbe mai abbandonati, ma che sarebbe stato loro più utile da morto che da vivo. Complicazioni gravissime fecero precipitare ogni resistenza del suo corpo. Era la sera del 6 agosto 1221; S. Domenico non cessava di pregare recitando soprattutto l'Ave Maria, e «si addormentò nel Signore stringendo tra le mani una cordicella annodata con la quale era solito contare mille Ave Maria ogni giorno».

Parola di Dio: 2Tim. 2,8-15; Sal. 24; Mc. 12,28-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi". Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“QUAL E’ IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI?” (Mc. 12,28)

“Amare Dio e amare il prossimo val più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Così conclude la sua riflessione quello scriba che era andato a parlare a Gesù. E Gesù approva. L’amore è più importante della stessa pratica religiosa, perché è ciò che le dà valore. Quando sentiamo parlare di Cristianesimo, specialmente da parte di certi giornalisti e anche di alcuni praticanti, si può avere l’idea che esso sia un insieme religioso-morale più o meno sovraccarico di norme, di comandamenti di Dio e della Chiesa, di leggi morali, di canoni di diritto canonico, di ordinamenti gerarchici. Chi vede solamente questo si ferma alla struttura, senza arrivare alla vita che lo Spirito di Dio infonde nella Chiesa, sempre che essa sia disposta ad accoglierlo. D’altra parte anche a livello personale, familiare e sociale, tutti noi ci sentiamo, chi più chi meno, come pezzi sparsi di un rompicapo. Spesso siamo disorientati dal modo consumistico di intendere la vita, pronti a seguire con facilità i guru delle varie religiosità attuali, sollecitati da sentimenti e affetti contraddittori, schiavi di tanti piccoli idoli della vita attuale. Davanti a questa dispersione dei nostri centri di interesse, dobbiamo fermarci un momento per chiederci qual è la nostra motivazione religiosa fondamentale, cioè il pezzo chiave di questo rompicapo. E questo non può essere altro che l'amore indissolubile per Dio e per il prossimo. Ecco che cosa darà senso, coesione e valore alla nostra vita, se ci liberiamo degli idoli morti del denaro,  dell’orgoglio, della prepotenza e del dominio, dell’egoismo e del sesso, dell’ansia di vivere e di consumare.

 

 

VENERDI’ 8 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Amelia; Santa Calliope.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: Le mormorazioni raffreddano i cuori. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: "Chi ha fatto il tuono non lo teme". (proverbio Bahunde)  

Un aneddoto: Nel 1214 S. Domenico si trovava nel mezzogiorno della Francia circondato e sopraffatto dall'eresia. Era solo; e sentiva tutta la sua impotenza al punto che svenne. Gli apparve allora la Vergine, accompagnata da tre figure meravigliose di sante, e gli disse: Domenico mio, sai tu di quale strumento si servì la SS. Trinità per restaurare il mondo? Signora mia rispose il santo, Voi lo sapete meglio di me: siete Voi, Voi col Figlio divino, il «mezzo» col quale Dio operò la salvezza del mondo. Allora, se tu vuoi conquistare a Dio i cuori più induriti, va' e predica il mio Salterio. Il Santo andò a Tolosa a predicare il Salterio di Maria (che poi fu chiamato Rosario). All'inizio della predicazione, ecco scatenarsi un terribile uragano, sì che tutti n'ebbero spavento. Apparve allora la Vergine, nel cielo, in atto di alzare per tre volte le braccia in alto, a chiedere a Dio misericordia. Fu quello un segno di Dio per dare più vigore alla prima predicazione del Rosario.

Parola di Dio: 2Tim. 3,10-17; Sal. 118; Mc. 12,35-37

 

Vangelo Mc 12, 35-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri. Parola del Signore

 

"E LA NUMEROSA FOLLA LO ASCOLTAVA VOLENTIERI". (Mc.12,37)

Quand'è che la gente ascolta volentieri una persona? I motivi possono essere diversi, ad esempio, quando si crea una sintonia tra chi parla e ascolta, quando chi parla usa termini e gestualità che davvero comunicano, quando chi ascolta vede in colui che parla la realizzazione dei suoi pensieri, quando le parole dette corrispondono alle scelte di vita di chi parla. Perché la gente ascoltava volentieri Gesù? Perché era uno di loro, perché le sue non erano solo parole vuote ma accompagnate da gesti concreti di amore, perché richiamava l'essenza della loro fede e la liberava dalle pastoie della falsa religione, perché realizzava le aspirazioni dei poveri, perché usava con i semplici un linguaggio semplice, facilmente comprensibile. E oggi, noi andiamo ancora volentieri ad ascoltare Gesù? Troviamo il tempo per leggere e rileggere i Vangeli? Cerchiamo di riconoscere la realizzazione delle sue parole di liberazione e di speranza? Diamo corpo con la nostra vita e con le nostre scelte alla sua carità e alla sua solidarietà con gli uomini? Abbiamo la capacità di accorgerci che Lui anche oggi non ha smesso di parlare, anzi, che Lui ha, proprio oggi, delle parole che sono rivolte a me personalmente?

 

 

SABATO 9 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Efrem.

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON HO NULLA DA DONARE A TE MA, SE TU LO VUOI, PRENDI ME.

 

Hanno detto: La mitezza…distrugge il demonio. (Ignazio di Antiochia)

Saggezza popolare: Un amore recente è come il vino nuovo che ha bisogno di maturare per essere buono. (proverbio ebraico)

Un aneddoto: Nella tredicesima apparizione di Lourdes, 1 marzo 1858, andando alla grotta, Paolina Sens (una giovane sarta di Lourdes, di gran virtù) pregò Bernardetta di recitare il Rosario davanti alla Madonna con la sua corona. Bernardetta accondiscese, «ma, come ella stessa racconta, verso la fine dell'apparizione la Dama mi domandò dove avevo la mia corona. Risposi che l'avevo in tasca, la cavai e la mostrai, sollevandola. La Dama soggiunse: Servitevi di quella!». Così fece in appresso e non cedette a nessuno la sua corona, nemmeno quando un Vescovo gliela volle cambiare con una di oro. La corona del Rosario è il dolce vincolo, che ci lega a Maria .

Parola di Dio: 2Tim 4,1-8; Sal. 70; Mc. 12,38-44

 

Vangelo Mc 12, 38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: TUTTI HANNO DATO DEL LORO SUPERFLUO, QUESTA VEDOVA NELLA SUA POVERTÀ HA DATO  TUTTO QUELLO CHE AVEVA”. (Mc. 12,43)

Due modi diversi di donare, direi due atteggiamenti diversi di porsi davanti a Dio e ai fratelli, sono quelli indicati nel vangelo di oggi: quello di dare del proprio superfluo e quello della donazione totale di se stessi che manifesta una incondizionata fiducia in Dio. Mai, o quasi mai, noi diamo quello di cui abbiamo bisogno per vivere, ci accontentiamo di dare il superfluo. E con questa elemosina avara tranquillizziamo la nostra coscienza ed evitiamo di dover dare noi stessi a chi ha bisogno non solo di cose ma di calore, di accoglienza, di compagnia, di gioia e di consigli, di sorriso e di simpatia. Questa vedova dei due spiccioli ci spiazza tutti. Lei non suona la tromba, i suoi due spiccioli avranno fatto sor­ridere di commiserazione chi alla fine della giornata contava i proventi del Tempio. Ma lei non ha dato qualcosa, ha dato se stessa perché quel minimo era il suo necessario per sopravvivere. Questo è fidarsi della Provvidenza di Dio, è sapere di essere nelle sue mani di Padre.

 

 

DOMENICA 10 GIUGNO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Asterio di Petra.

Una scheggia di preghiera:

 

SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO GESU’ NEL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO.

 

Hanno detto: Dovendo scegliere tra il mistero e l’assurdo, prendo il mistero. (Card. Giacomo Biffi)

Saggezza popolare: L’uccello che si aiuta con le sue ali è nutrito da Dio. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Ecco un episodio tratto dagli atti del martirio delle undici Suore Orsoline di Valenciennes, canonizzate nel maggio 1920.  Le undici vergini consacrate furono condannate a morte, ed esse si prepararono al loro supremo atto di amore con la preghiera più intensa, per presentarsi intrepide e liete al patibolo. Condotte dinanzi ai carnefici, vennero spogliate dell'abito religioso e lasciate con una sola veste indosso. Tutte avevano fra le mani la corona del Rosario, e i carnefici volevano strappargliele. Ma esse supplicarono di non privarle di quel caro oggetto. I carnefici non potevano capire a che cosa mai potesse servire il Rosario sul patibolo. Anche il giudice rise, ma ordinò di legare loro le mani, ponendo i Rosari sul loro capo, quasi a incoronarle in anticipo. Esultarono le sante vergini e attraversarono così la città, cantando le litanie della Madonna. Sul patibolo, vollero baciare le mani dei carnefici, e la folla commossa vide quale ansia mostravano di essere tutte le prime a morire per Gesù. Le loro anime volavano al Cielo, mentre le teste cadevano incoronate del Rosario di Maria.

Parola di Dio: es. 24,3-8; Sal. 115; Eb. 9,11-15; Mc. 14,12-16.22-26

 

Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26

Dal vangelo secondo Marco.

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Parola del Signore

 

“PRENDETE, QUESTO E’ IL MIO CORPO”. (Mc. 14,22)

Tenendo conto di ciò che succederà nella Passione, l’espressione: “Questo è il mio Corpo” potrebbe venire completata così: “Questo è il mio Corpo tradi­to, percosso, fatto oggetto di schemi e oltraggi”. Comunicare con quel Corpo significa ricevere tutto ciò che quel Corpo ha subito. Certo è anche un Corpo “glorioso”. Glorioso perché la risurrezione manifesterà che l’amore riporta la vittoria sul tradimento, la violenza e gli insulti. Comunicare con quel Corpo significherà sempre, per la comunità cristiana, assimilare la sua forza di amare e la sua capacità di perdono. L’Eucaristia, allora, non è tanto “stare con Lui” ma “lasciarsi portare con Lui”. Partecipare all’Eucaristia rappresenta un preciso impegno a crescere e ad essere presenti ovunque l’uomo soffre.

 

 

LUNEDI’ 11 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Barnaba; Sant’Amabile.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE BELLO, SIGNORE, SE TUTTI TI AMASSERO.

 

Hanno detto: Oggi ci sono innumerevoli Ponzio Pilato che, lavandosi le mani di tutto, finiscono coll'essere sporchissimi del tutto. (Semain)

Saggezza popolare: A che scopo cuocere se la pentola è sporca? A che servono le pratiche religiose se il cuore non è pulito? (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Un monaco si era seduto a meditare sulla riva di un ruscello. Quando aprì gli occhi, vide uno scorpione che era caduto nell'acqua e lottava disperatamente per stare a galla e sopravvivere. Pieno di compassione, il monaco immerse la mano nell'acqua, afferrò lo scorpione e lo posò in salvo sulla riva. L'insetto per ricompensa si rivoltò di scatto e lo punse provocandogli un forte dolore. Il monaco tornò a meditare, ma quando riaprì gli occhi, vide che lo scorpione era di nuovo caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze. Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare per il dolore. La stessa cosa accadde una terza volta. E il monaco aveva le lacrime agli occhi per il tormento provocato dalle crudeli punture alla mano. Un contadino che aveva assistito alla scena esclamò: “Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?” “Perché seguiamo entrambi la nostra natura” rispose il monaco. “Lo scorpione è fatto per pungere e io sono fatto per essere misericordioso”.

Parola di Dio: At. 11,21-26; 13,1-3; Sal. 97; Mt. 10,7-13

 

Vangelo Mt 10, 7-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi". Parola del Signore

 

“E, STRADA FACENDO, PREDICATE CHE IL REGNO DI DIO E’ VICINO”. (Mt. 10,7)

Oggi, festa dell’apostolo san Barnaba abbiamo sentito ancora una volta leggere alcune frasi del discorso missionario attraverso il quale Gesù manda gli apostoli e noi nel mondo a portare il lieto annuncio del Regno di Dio.Con questo invio in missione, Gesù vuol farci capire una cosa molto semplice: se tu hai trovato una cosa bella, l’unica maniera di gioirne appieno è di farne partecipi gli altri; e, ancora: se tu hai a cuore le prove, le difficoltà, la ricerca dell’uomo, tu ami quest’uomo non solo dicendogli: ”poverino!”, ma aiutandolo a trovare Colui che è il senso del suo gioire e del suo soffrire. Quanto è diverso il “modo missionario” di Gesù da certi “modi missionari” organizzati dalle chiese! Gesù non bada che i dodici abbiano capito tutto. Non sono neppure ancora passati attraverso lo scandalo della croce, non sono neppure ancora arrivati ad affermare che Gesù è il Figlio di Dio, non sono teologi perfetti, non hanno fatto corsi di formazione missionaria, non hanno lauree universitarie né sono andati a corsi di dizione o di canto gregoriano per liturgie inappuntabili. Sono poveri perché non hanno nulla, ma sono poveri soprattutto perché non hanno nulla di proprio da portare agli altri e anche il loro messaggio è umile e rispettoso delle persone a cui è indirizzato: “Il Regno di Dio è vicino a voi”. Non sono mandati perché “venga la chiesa” ma perché “venga il tuo Regno”. Non hanno da dire: “Venite da me che ho la verità, che vengo a darvi il vero Dio. Venite da noi perché noi siamo i migliori”, ma semplicemente: “Guardate che Dio è già qui, sta operando in voi”.

 

 

MARTEDI’ 12 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Paola Frassineti; Sant’Onofrio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IL BENE VINCA L’OSCURITA’

 

Hanno detto: L'invidia consiste nell'odiare la felicità altrui. È veramente diabolico un tale vizio; poiché mentre la malizia si rallegra del male altrui, l'invidia invece si addolora del bene altrui. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Venditore di castagne, non ne mostra le magagne (prov. Piemontese)

Un aneddoto: Una volta Enrico VIII chiese a Tommaso Moro, cancelliere alla sua corte, di portare una missiva di accusa al re di Francia Francesco I. “Maestà!”, protestò Tommaso, “voi conoscete il suo temperamento: potrebbe perfino mettermi a morte!” “Non temete”, rispose Enrico VIII. “Se lo fa, io faccio decapitare tutti i francesi che si trovano in Londra”. “È molto gentile da parte vostra, maestà”, continuò Tommaso, “ma credo che nessuna delle loro teste si adatterebbe bene alle mie spalle”

Parola di Dio: 1Re 17,7-16; Sal. 4; Mt. 5,13-16

 

Vangelo Mt 5, 13-16

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore

 

“RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI PERCHE’ VEDANO LE VOSTRE OPERE BUONE E RENDANO GLORIA AL PADRE VOSTRO”. (Mt. 5,16)

Noi cristiani abbiamo ricevuto in dono la luce di Dio. Questa luce non è soltanto una dottrina religiosa, è Cristo stesso con la sua persona, la sua vita, la sua obbedienza al Padre, la salvezza che ci ha portato. Se ci siamo lasciati inondare da questa luce, non solo non siamo più al buio ma, resi splendenti, dobbiamo manifestarla, e non solo con le parole, con la preghiera, ma con tutta la nostra vita. Mi chiedo: chi mi vede, sul posto di lavoro, nella mia vita privata, si accorge che in me c’è la luce di Dio? I miei modi di parlare, di giudicare, la mia pazienza, l’attenzione al prossimo, il mio modo di usare il denaro manifesta agli altri la bontà, la misericordia, l’amore di Dio? I primi cristiani convertivano altri con la predicazione, ma soprattutto, come ci ricorda il libro degli Atti degli Apostoli, erano gli altri che rimanevano stupiti e si interrogavano sul perché “questi cristiani amano così”.

 

 

MERCOLEDI’ 13 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio da Padova; Sant’Aventino.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO PRENDIMI PER MANO E ACCOMPAGNAMI DOVE VUOI.

 

Hanno detto: Preferirei passare il colmo dell'ingenuità piuttosto che lasciar credere di agire con astuzia e non correttamente. (Papa Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: Ogni bocciolo di rosa, speranza dei fiori, si schiude solo con il consenso degli dei. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: In un gruppo di monaci che vivevano in caverne nel deserto, un giorno un giovane monaco andò a consultare un anziano: “Padre”, gli disse «tu sai che è da poco più di un anno che vivo nel deserto, e in questo tempo già sei o sette volte sono venute le cavallette. Tu sai quale tormento siano, poiché si infilano dappertutto, persino dentro il nostro cibo. Come ti comporti tu?”. L'anziano, che viveva nel deserto da quarant'anni, così rispose: “Le prime volte, quando mi cadeva una sola cavalletta nella zuppa, buttavo via tutto. Poi, toglievo le cavallette e mangiavo la zuppa. In seguito mangiai tutto, cavallette e zuppa. Adesso, se qualche cavalletta cerca di uscire dalla zuppa, ce la rimetto dentro”.

Parola di Dio: 1Re 18,20-39; Sal. 15; Mt. 5,17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli". Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO AD ABOLIRE MA A DARE COMPIMENTO ALLA LEGGE E AI PROFETI.” (Mt. 5,17)

Spesso vorremmo come cristiani avere un comportamento dettato da norme ben fisse: “Fino a quel punto posso, più in là no”, “per guadagnarmi il paradiso devo fare questo e quello e sono a posto”. Invece Gesù va oltre: essere fedeli a Dio non significa attenersi all’una o all’altra prescrizione, significa essere docili allo Spirito Santo di quel Dio che i profeti hanno fatto conoscere a poco a poco a Israele e che Gesù rivela con pienezza. Una religione legalista e formalista si preoccupa esclusivamente e ossessivamente della buona o cattiva condotta da un punto di vista esteriore, fissando e moltiplicando norme e regolamenti; Cristo invece individua il peccato, lo stana nel suo riparo più segreto: il cuore dell’uomo.

 

 

GIOVEDI’ 14 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Martiri Anastasio, Felice e Digna.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI OCCHI LIMPIDI E CUORE PURO.

 

Hanno detto: Da quando l’uomo non crede più all’inferno, ha trasformato la sua vita in qualcosa che gli somiglia molto. (Ennio Flaiano)

Saggezza popolare: Se gli dei fossero solamente giustizia il loro regno sarebbe vuoto. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Uno scultore stava ultimando il busto dello scrittore Ralph Waldo Emerson, quando questi si avvicinò all'artista e, osservando la scultura, disse: “Il guaio è che più il busto mi assomiglia, più brutto mi sembra”.

Parola di Dio: 1Re 18,41-46; Sal. 64; Mt. 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCOSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO E VA’ PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO”. (Mt. 5,23)

“Siccome i cristiani che vanno in chiesa non si comportano bene, io non vado più in chiesa”. E’ una risposta che sovente mi sento dare e qualcuno trova pure una giustificazione dicendo che anche Gesù la pensava così. Gesù è preoccupato che i nostri gesti di preghiera siano sinceri e non ipocriti. Gesù ci invita a pregare, è lui che ci ha lasciato l’Eucaristia e che ci ha detto: “Fate questo in memoria di me”. Ma proprio perché questa memoria sia vera occorre non risolvere la preghiera solo con un rito o delle vane parole, ma se celebro la mia comunione con il Signore come posso non essere in comunione con i fratelli? Se prego Dio, mio Padre, prego anche il Padre del fratello con cui ho litigato. I sacramenti e particolarmente la Messa sono allora davvero il punto di partenza e di arrivo della nostra vita. Di lì parte la motivazione di comunione con i fratelli e lì arriva il cammino faticoso del nostro vivere con loro.

 

 

VENERDI’ 15 GIUGNO: SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

Tra i santi ricordati oggi: Santa Germana Cousin.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE PIAGHE NASCONDIMI

 

Hanno detto: Accontentati di camminare a piccoli passi finché non avrai gambe per correre e ali per volare. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Il baco da seta tesse il suo bozzolo e vi rimane dentro, imprigionato; il ragno tesse la sua tela e ne rimane fuori, libero. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Un agente della polizia stradale fermò un autista che aveva superato la velocità consentita. “Lei ha superato i limiti!” “Eh sì, ha ragione”, convenne l'autista, e nella speranza di evitare la multa aggiunse: “Sono un sergente della polizia stradale. Al momento, sono in licenza”. Il poliziotto diede uno sguardo alle credenziali del sergente, poi gli consegnò la multa. “Giovanotto”, disse il sergente un po' irritato, “un giorno o l'altro capiterai all'ufficio di controllo e là mi incontrerai come sergente”. “Bene, quando sarò là”, ribatté l'altro, “lei si ricorderà che ha un uomo retto alle sue dipendenze”.

Parola di Dio: Os. 11,1.3-4.8-9; Cantico da Is. 12,2-6; Ef. 3,8-12.14-19; Gv. 19,31-37

 

Vangelo Gv 19, 31-37

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Parola del Signore

 

“UNO DEI SOLDATI GLI COLPI’ IL COSTATO CON LA LANCIA E SUBITO NE USCI’ SANGUE ED ACQUA”. (Gv.19,34)

Quando noi parliamo del cuore di Gesù, vogliamo arrivare all’intimo di Dio, della sua rivelazione. Anche San Giovanni nel raccontarci il fatto del soldato che colpisce il cuore di Gesù, non solo riferisce un atto di cui è testimone ma vuole indicarci che il cuore di Gesù è un cuore ferito per sempre dall’amore per gli uomini per i quali, attraverso la Chiesa egli continuerà ad effondere i suoi Sacramenti di amore e di salvezza. Oltre a questo proviamo a fare ancora due semplici ma profonde riflessioni. Gesù ci ha detto che chi vede Lui vede il Padre quindi il cuore di Gesù è immagine del cuore del Padre. Noi spesso, vediamo in Gesù l’amore, il perdono e nel Padre la severità, la giustizia; il cuore di Gesù ci dice che il Padre è infinito amore e tenerezza: Dio non ha creato le cose per manifestare la propria grandezza, ma per amore di ciò che ha creato; il Padre non si è lasciato disilludere neppure dal peccato dell’uomo ma accettando le conseguenze della libera scelta umana ha fatto di tutto per venirgli incontro ed ha intessuto una intera storia di salvezza, e “nella pienezza dei tempi” ha mandato il suo Figlio che si è caricato del nostro male per inchiodarlo sulla croce e nella morte e, per ridarci la vita e l’amore del Padre, continua a donarcene i frutti attraverso i suoi Sacramenti. C’è davvero da essere meravigliati e riconoscenti davanti ad un simile amore! Ed ecco allora anche l’altro aspetto che la devozione al Sacro Cuore ha sottolineato lungo la storia, quella della riparazione. Quando uno è amato in questo modo, se non è un insensibile e un ingrato, sente non solo di dover cercare in qualche modo di ricambiare, ma davanti al male che è stato fatto all’amato cerca di porre qualche rimedio. Gesù ha amato ed è stato messo in Croce, Gesù offre se stesso ed è misconosciuto e bestemmiato, i suoi sacramenti di amore sono spesso trascurati e vilipesi, ecco allora il desiderio di dire a Gesù che il suo amore non va perso, ecco il dispiacere per tutte le volte che con il peccato non ho corrisposto a questo amore, ecco il desiderio di fare qualcosa perché tutti possano comprendere e accogliere l’amore di Cristo. La riparazione, allora, non è solo dire delle preghiere o fare dei sacrifici, è operare concretamente perché l’amore di Gesù e del Padre non vadano perduti ma trovino in noi e nei fratelli dei cuori riconoscenti che sanno accoglierli e fanno loro portar frutto.

 

 

SABATO 16 GIUGNO: CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Aureliano, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Non fare”come fanno gli altri” ma fa’ come quelli che fanno meglio. (De Wuitt)

Saggezza popolare: La rosa tra le oscure foglie di un giardino incolto è come la speranza tra le sofferenze. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: “Le rivoluzioni non cominciano dalle fab­briche di armi. Cominciano dal calamaio”, scrive Francis Hackett. “Il governo che controlla la mente dei suoi scrittori calcola deliberatamente il fermento creato dalla critica. E, condizionando politicamente, controllando o annientando i suoi uomini di lettere, distrugge le radici della libertà”.

Parola di Dio: 1Re 19,19-21; Sal. 15; Mt. 5,33-37

 

Vangelo Mt 5, 33-37

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Parola del Signore

 

“SIA IL VOSTRO PARLARE SÌ’, SÌ’; NO, NO”(Mt. 5,37)

Quando da bambini andavamo a confessarci uno dei peccati che più facilmente riconoscevamo era “dire le bugie E le bugie le dicevamo soprattutto per due motivi: per nascondere qualche malefatta e quindi evitare una punizione o per farci più belli, più grandi, più bravi di quanto eravamo. Se siamo corretti nel nostro esame di coscienza da adulti dovremmo ancora confessarci per aver attentato tante volte alla verità in modi magari ben più gravi: per averla nascosta agli altri o a noi stessi; per aver insinuato cose che a base di “forse”, “ma”, “mi pare” hanno portato altri su giudizi non veri; per non averla cercata la verità perché poi ci sarebbe costata troppo; per aver mascherato dietro parole di vana cultura la nostra povertà e vuotezza interiore. Ma penso che dovremmo anche confessarci per l’uso improprio, inadeguato, falso di certe nostre parole.

Vi sono parole che sono proiettili, altre che sono carezze; parole che son pietre, altre che danno la scossa all’anima. Una parola può uccidere, deludere, portare tristezza, oppure può essere una golata di aria buona, di speranza, di fiducia in Dio e nel mondo. Ci sono alcune parole che portano felicità di cui noi spesso, chissà perché, siamo avari. Perché non dire, con sincerità, qualche volta: “Ti voglio bene; mi sei simpatico; mi piaci quando ridi; come ti senti?; raccontami; andiamoci a prendere un gelato; cosa ne pensi?; puoi dire tutto quello che vuoi; mi piaci come sei; che cosa ti ha fatto arrabbiare?; dimmi se ho sbagliato; non prendertela; coraggio; la prossima volta andrà meglio...”. Prendiamo esempio da Gesù stesso: le sue sono sempre parole di Verità, anche quando questo gli costa la morte, sono parole a volte molto esigenti nei nostri confronti, ma sono sempre anche parole di serio incoraggiamento, di presenza consolante, di impegni dati sulla fiducia.

 

 

DOMENICA 17 GIUGNO: 11^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Avito; Santa Valeriana.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO, O SIGNORE.

 

Hanno detto:

«Non è possibile che il corpo viva se non respira, né che l’anima sussista se non conosce il Creatore. L’ignoranza di Dio è la morte dell’anima». (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Quando il sole nasce trova una corte di adulatori; quando muore trova dei veri amici che lo ammirano. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Le parole cambiano il mondo. Il poeta Byron disse: “Una piccola goccia di inchiostro fa pensare migliaia o forse milioni di persone”.

Parola di Dio: Ez. 7,22-24; Sal. 91; 2Cor. 5,6-10; Mc. 4,26-34

 

Vangelo Mc 4, 26-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”. Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”. Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore

 

“IL REGNO DI DIO E’ COME UN UOMO CHE GETTA IL SEME NELLA TERRA, DORMA O VEGLI, DI NOTTE O DI GIORNO, IL SEME GERMOGLIA E CRESCE”. (Mc. 4,26-27)

Perché la Parola produca frutto basta seminarla, annunciando il vangelo: il resto viene da sé. Forse che il contadino, dopo la semina, si ferma nel campo per ricordare al seme che deve germogliare? Il seme non ha bisogno di lui, è autosufficiente: ha in sé tutto il necessario per diventare spiga matura. Così il regno di Dio annunciato dalla Parola. Compito del cristiano è l’evangelizzazione: il resto non dipende da lui, ma da chi accoglie la parola di Dio. Non è l’azione dell’uomo che produce il Regno, ma la potenza stessa di Dio, nascosta nel seme della sua parola. Tante nostre ansie per il bene, non solo non sono utili, ma dannose. L’efficacia del vangelo è l’opposto dell’efficienza mondana. Il regno di Dio è di Dio. Quindi l’uomo non può né farlo né impedirlo. Può solo ritardarlo un po’, come una diga sul fiume. Gesù ha seminato la Parola, ed è lui stesso il seme di Dio gettato nel campo della storia. Ha bisogno solo di trovare una terra preparata che lo accoglie e una pazienza fiduciosa che sa attendere. Gesù ha proclamato: "Il regno di Dio è vicino" (Mc 1,5), ma apparentemente nulla è cambiato nel mondo: la gente continua a vivere, a soffrire e a morire. Di nuovo c’è semplicemente un uomo che predica in un luogo poco importante dell’impero e i suoi ascoltatori sono malati, analfabeti, squattrinati: quelli che non contano niente. E’ tutto qui il regno di Dio? Sì, è tutti qui! Gesù è la grandezza di Dio che per noi si è fatto piccolo fino alla morte di croce. Proprio così è diventato il grande albero dove tutti possono trovare accoglienza. Il discepolo deve rispecchiare il suo spirito di piccolezza e di servizio. Questo vince il male del mondo, che è desiderio di grandezza e di potere. Chi ama si fa piccolo per lasciare posto all’amato; il suo io scompare per diventare pura accoglienza dell’altro. Per questo la piccolezza è il segno della grandezza di Dio.

 

 

LUNEDI’ 18 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marina; Sant’ Amando da Bordeaux.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI GIUDIZIO E’ TUO, SIGNORE.

 

Hanno detto: La dolcezza nel parlare, nell'operare, nell'avvisare guadagna tutto e tutti. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Giammai le acque di un fiume possono risalire la corrente e le sorgenti. Come la vita di un uomo. Egli non potrà mai ritornare con il suo corpo all’antica sorgente della madre. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Quando fu domandato al pugile Gene Tun­ny che cosa avrebbe fatto se avesse perso il campionato mondiale contro il suo avversario Jack Dempsey, questa fu la risposta: “Uno solo di noi può vincere il titolo, ma tutti e due possiamo guadagnare applausi”.

Parola di Dio: 1Re 21,1-16; Sal. 5; Mt. 5,38-42

 

Vangelo Mt 5, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Parola del Signore

 

“MA IO VI DICO DI NON OPPORVI AL MALVAGIO”. (Mt. 5,39)

Questo discorso della montagna anche se preso a piccole dosi giornaliere è duro da mandare giù. Gesù ci manda sempre in crisi perché spesso il nostro “buon senso” non corrisponde al suo. Noi spesso chiamiamo giustizia ciò che è vendetta, e perlomeno abbiamo sempre la scusa pronta: “se continui a perdonare, se offri sempre l’altra guancia, alla fine gli schiaffoni sono tutti tuoi e l’ingiustizia ne guadagna”. Noi sappiamo benissimo che violenza chiama violenza, ma spesso giustifichiamo certe violenze come legittima difesa, come lotta contro il male, come ricerca di giustizia. E quindi, nel nome di vere o presunte giustizie creiamo altre situazioni in cui persone subiscono altre violenze. Pensiamo alla logica delle guerre, anche e soprattutto quelle contemporanee, ammantate di titoli di ricerca di giustizia, di sconfitta di altre cose che certamente buone non sono: per difendere una verità, un territorio, delle persone oppresse si fanno delle guerre “giuste?!” nelle quali molte persone ‘giuste o ingiuste” subiscono violenze. Pensiamo a certe divisioni presenti nelle nostre famiglie dovute a motivi di “giustizia” che hanno creato lotte, incomprensioni che durano anni, pensiamo anche, nella vita della Chiesa, quando per garantire l’ortodossia della fede si uccidono o si fanno tacere le persone scomode che non la pensano come noi. Gesù, come si è comportato in frangenti simili? Ha sempre detto la verità, è stato anche deciso nel difendere la casa di suo Padre dai venditori o nel mettere in evidenza la piaga dell’ipocrisia dei religiosi, ma  ha sempre richiamato ai valori che possono liberare, ma non ha mai imposto nulla a nessuno con la violenza. Non opporsi al malvagio non significa lasciare che egli faccia quello che vuole ma non significa neanche ricorrere alla violenza personale, mettendoci noi al posto di Dio e creando altre ulteriori violenze.

 

 

MARTEDI’ 19 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Romualdo; Santa Giuliana Falconieri.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI AD AMARE.

 

Hanno detto: Fa’ quel che puoi, Dio aiuterà la tua volontà. (Imitazione di Cristo)

Saggezza popolare:

Ogni fiore ha il suo profumo, ogni uccello le proprie ali, ogni pianta le sue radici, ogni acqua i propri pesci, ogni vento i suoi granelli di sabbia. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Lo scultore americano John Quincy Adams, ormai ottuagenario, incontrò un amico che gli domandò:  “In questo splendido giorno, come sta il signor John Quincy Adams?” Il vecchio, con gli occhi scintillanti, rispose: “John Quincy Adams sta discretamente, grazie, ma il corpo in cui vive è malconcio. Sta cedendo dalle fondamenta. Presto John Quincy Adams dovrà lasciarlo. Ma lui sta bene”.

Parola di Dio: 1Re 21,17-29; Sal. 50; Mt. 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ". Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,44)

Gesù ci stima talmente, ha talmente fiducia in noi che non gli bastiamo come persone ordinarie, ci vuole straordinari. Il brano che abbiamo letto oggi è un crescendo: prima Gesù ci dice di non odiare, poi di amare, poi di amare i propri nemici, poi di rifarci nel nostro agire a quello di Dio “che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi sui giusti e sugli ingiusti”, e alla fine arriva il compito più arduo: quello di “essere perfetti come il Padre nostro Celeste” Programma esaltante, ma anche,a prima vista impossibile. Chi è che umanamente può essere capace di amare il nemico che proprio in quel momento lo sta denigrando e distruggendo?  Tra l’altro può aver senso una cosa del genere o non va contro la natura stessa che spesso d’istinto, per difendersi, deve aggredire? Gesù non chiede a noi ciò che può essere impossibile per la nostra umanità, ma ci indica delle strade e ci  propone anche i mezzi per poterci arrivare. Amare i propri nemici non vuol dire essere delle persone indifferenti al male. Anche Gesù non si comporta così: accetta con dolore e fatica la propria sofferenza, dice con chiarezza quello che è male e quello che bene, parla di un premio e di un castigo che ci sarà come conseguenza delle proprie scelte, ma non risponde né con l’odio né con la violenza anzi, trasforma il male che i suoi nemici gli stanno facendo in un atto di amore per tutti, loro compresi, se vorranno accoglierlo. Ma come è riuscito Gesù a fare questo? Perché ha guardato a Dio suo Padre ed ha fatto come Lui. Se per noi è estremamente difficile amare il nostro nemico è solo guardando a Dio e a Gesù che riusciremo a disarmare la rabbia e l’odio, è solo con la sua forza che allontaneremo la voglia di vendetta, è solo pensando alla misericordia che Dio sta usando con me che riuscirò a rivedere anche nel nemico il volto  pur difficile di un mio fratello ed è nell’equilibrio tra amore e giustizia, partendo dall’umiltà che potrò iniziare il mio cammino di trasformazione della vendetta in perdono, dell’odio in amore.

 

 

MERCOLEDI’ 20 GIUGNO: Beata Maria Vergine Consolatrice (La Consolata)

Tra i santi ricordati oggi: San Teodulo; San Silverio.

Una scheggia di preghiera:

 

DAVANTI AL SIGNORE, ANCHE LE TENEBRE SONO LUCE.

 

Hanno detto: Nel servizio della verità, è più importante  cercarla dell'avere trovata. (Andrè Siegfried)

Saggezza popolare: La terra che produce oro e argento non è buona per nessun lavoro del contadino. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino: "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile, ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti”. “Prendimi la mano” rispose il bambino.

Parola di Dio: 2Re 2,1.6-14; Sal. 30; Mt. 6,1-6.16-18

 

Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAL PRATICARE LE VOSTRE OPERE BUONE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO AMMIRATI”. (Mt. 6,1)

Nella vita di ciascuno di noi ci sono degli istinti che hanno lo scopo di salvaguardare noi e la nostra razza. Di questi istinti non dobbiamo spaventarci, ma se vogliamo davvero realizzarci e realizzare un progetto di vita comunitaria e sociale, dobbiamo controllare e indirizzare gli istinti. Ad esempio la rabbia nasce spontanea quando qualcosa non si realizza secondo i miei progetti, ma l’ira può portare addirittura all’omicidio e allora va controllata. Il voler apparire è un istinto normale: è il nostro bisogno di essere considerati dagli altri, è il bisogno di amore che porta a far sì che gli altri apprezzino la parte migliore di noi. E fin qui può andar bene, può perfino diventare un incentivo a migliorarci, quando, però questo diventa ipocrisia noi compiamo un doppio errore, inganniamo gli altri e noi stessi e quindi instauriamo un rapporto falso destinato a non costruire nulla di buono. Gesù aborriva l’ipocrisia e soprattutto l’ipocrisia religiosa perché contraria ad ogni ragionamento e buon senso e soprattutto bestemmiatrice di Dio perché avrebbe lo scopo di renderlo complice di falsità.  Infatti non solo con essa inganniamo noi stessi e il nostro prossimo, facendoci vedere per quello che non siamo, ma sfruttiamo Dio per i nostri fini. Dio ci conosce fin nel profondo del cuore e allora non posso ingannarlo, Dio non è comprabile come i potenti di questa terra. Dio, in sé, delle mie preghiere non se ne fa niente, non è più santo di quello che è perché io glielo ripeto tante volte al giorno, Dio sa se il mio essere caritatevole è dettato da amore per il mio prossimo o da desiderio di sentirmi buono, dalla voglia di essere ringraziato, o dal segreto pensiero di essermi comprato dei “bonus” nei confronti di Dio. Che la gente mi batta le mani, mi dica che sono buono o cattivo non serve ad ingannarlo sulla verità del mio essere. L’ipocrita pensa poco per volta di essere quello che è riuscito a far credere agli altri, io invece devo essere io con i miei meriti e con i miei limiti. Gesù ha costruito sul materiale umano di Pietro e dei suoi apostoli, ha costruito sui loro meriti e sui loro limiti non sulle loro presunte apparenze. Dio mi ama come sono e si dona a me nella mia realtà concreta. E’ ipocrisia farsi vedere da lui migliori di quello che siamo come è ipocrisia altrettanto brutta quello di farci più peccatori di quello che siamo.

 

 

GIOVEDI’ 21 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Luigi Gonzaga; Sant’Eusebio di Samosata.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: Non c'è che il sublime che possa aiutarci nell'ordinario con la vita. (Emilio Alain Charter)

Saggezza popolare: La polvere ammassata e portata dal vento può formare una montagna. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Un giovane indiano partì alla caccia di anitre selvatiche sulla riva di un fiume. Era armato solo di una fionda. Raccolse alcuni ciottoli sul greto e cominciò a scagliarli con tutta la sua forza. Mirava soprattutto agli uccelli che si fermavano incautamente sulla riva. I sassi lanciati finivano con un tonfo nell'acqua profonda. Soltanto due ciottoli colpirono a morte due uccelli prima di finire anch'essi nella corrente. Quando rientrò in città, il giovane aveva due anitre nella bisaccia e ancora uno dei ciottoli in mano. Nei pressi del bazar, un gioielliere lo fermò con una esclamazione di sorpresa: “Ma è un diamante, quello che hai in mano! Vale almeno mille rupie!”. Il giovane cacciatore impallidì e poi si disperò: “Ma che stupido sono stato! Ho usato tutti quei diamanti per uccidere degli uccelli ... Se li avessi guardati bene ora sarei ricco, e invece la corrente li ha portati via!”.

Parola di Dio: Sir. 48,1-14; Sal. 96; Mt. 6,7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

"LIBERACI DAL MALE" (Mt 6,13)

Di che 'MALE' si tratta? Da quale 'MALE' ci deve liberare Dio Padre? Il MALE è il MALIGNO. Il male è una persona, non una parola vaga, astratta. Molti, lo so, scuoteranno la testa, credendo di essere più intelligenti e moderni del prete, della Chiesa. Così facendo essi sono già preda del male. Per quanta gente non esiste la mafia, la corruzione, la pedofilia, la falsità, il tradimento, la prepotenza... il male: eppure ci  sono, eccome! Ogni male, tutto il male ha una sorgente: il maligno. Occorrerebbe leggere nel Vangelo tutte le volte che Gesù ne parla. Noi dunque non buttiamo sul ridere questo argomento, ma umilmente, e sapientemente, preghiamo il Padre celeste: "LIBERACI dal MALE". Il male è forte, ci circonda, e potrebbe anche travolgerci: Padre, liberaci dal male. Satana c'è ed agisce, anche se tanta gente sghignazza: Padre, liberaci dal male. Gesù ne parla troppo nel Vangelo; non è una 'storiella': Padre, liberaci dal male. Il Vangelo parla di ossessi e di esorcismi: e nemmeno oggi mancano, e sono cose tremende, come al tempo di Gesù: Padre, liberaci dal male. Ma Gesù ci ha insegnato a NON TEMERE, ed a PREGARE IL PADRE perché ce ne liberi: Padre, liberaci dal male. Dunque, pregando cosi frequentemente il Padre nostro saremo aiutati ad aprire gli occhi contro ogni superficialità e faciloneria. Chiamiamo con il loro nome le cose!

 

 

VENERDI’ 22 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Paolino da Nola; Santi Giovanni Fisher e Tommaso More.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE OCCHI PURI E CUORE SERENO E VIVREMO CON TE NELLA PACE.

 

Hanno detto: Vivere, è nascere lentamente. Sarebbe un poco troppo voler di prendere in prestito dalle anime già fatte. (Antoine de Saint Exupery)

Saggezza popolare: Io sono un signore, tu sei un signore, egli è un signore, siamo dunque tutti quanti dei signori, ma il cavallo però chi lo striglia? (saggezza Cinese)

Un aneddoto: L'imperatore Carlo V si era affezionato a un vecchio servitore che lo aveva servito per molti anni. Quando il servitore stava per morire, l'Imperatore andò al suo capezzale e gli disse: “Mio caro amico, tu mi hai servito per tanto tempo. Vorrei in qualche modo ricambiare il tuo affetto. Desideri qualche favore? Dimmelo e farò in modo che tu lo ottenga”.  “Sì” rispose il servitore. “C'è un dono che vorrei ricevere dalle vostre mani, maestà ...”. “Quale?” “Donatemi ancora un giorno di vita, solo un giorno!”  L'Imperatore si fece pensieroso e finalmente disse:  “Io credevo di essere l'uomo più potente della terra, ma ciò che tu mi domandi è al di sopra delle mie possibilità. Solo Dio ha il dono della vita”. Con un profondo respiro, il servitore disse: “Troppo tardi mi rendo conto che avrei dovuto impiegare più tempo nel servizio di Dio e meno nel servizio di un re della terra”.

Parola di Dio: 2Re 11,1-4.9-18.20; Sal. 131; Mt. 6,19-23

 

Vangelo Mt 6, 19-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!". Parola del Signore

 

SE IL TUO OCCHIO È CHIARO TUTTO IL TUO CORPO SARA’ NELLA LUCE. (Mt. 6,22)

Ho incontrato tanti malati nel mio "mestiere" di prete, ma c'è una malattia subdola, perché difficilmente riconoscibile da chi la subisce, che è tra le peggiori e che è molto difficile da guarire: è la falsa scrupolosità. E' quella malattia piena di interrogativi, di paure, di punizioni incombenti, di inferni strabocchevoli, di male visto ovunque che trasforma quella che è una giusta serietà nel formarsi una coscienza morale in un assillo continuo del peccato. Tutto è male! Quanti peccati ho fatto! Potrà Dio perdonarmi? Il mondo è marcio, brucerà, arriverà la terza, quarta, quinta guerra mondiale. C'è gente che al colmo di questa malattia si dispera e qualche volta addirittura si uccide. Gesù non ci dice di essere incoscienti, di non vedere il male in noi e fuori di noi, ma ci invita all' "occhio chiaro", semplice, fiducioso in Dio e nell'uomo. L'ottimismo non è nemico della religione anzi ne fa parte se Dio è talmente ottimista e fiducioso nell'uomo da credere ancora in lui.

 

 

SABATO 23 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Cafasso; San Lanfranco.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO E’ DONO: GRAZIE SIGNORE!

 

Hanno detto: La fortezza non è audacia, non è fretta, non è sopraffazione degli altri per un'orgogliosa affermazione di sé, ma è una virtù cristiana, manifestazione di disciplina interiore, di dominio dei sensi, di rispetto degli altri fino al sacrificio di sé. (Papa Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: Nella sua grande ambizione l’uomo non ha mai saputo creare niente che sia più bello di un fiore di prato. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l'auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.  Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra macchina.  La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto. La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone.  Cadde fuori un pezzo di carta. In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: “In caso di incidente ... ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!”.

Parola di Dio: 2Cr. 24,17-25; Sal.88; Mt. 6,24-34

 

Vangelo Mt 6, 24-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena". Parola del Signore

 

“NON AFFANNATEVI, DUNQUE, PER IL DOMANI, PERCHE’ IL DOMANI AVRA' GIA' LE SUE INQUIETUDINI. A CIASCUN GIORNO BASTA LA SUA PENA”. (Mt. 6,34).

Sempre più persone soffrono di stress, di depressione, di malattie derivanti da superlavoro. Sempre più si ‘deve’ far ricorso ad ansiolitici, a psicologi e psichiatri. Perché? Uno dei motivi fondamentali è proprio il ritmo che questa società con le sue leggi materialistiche e consumistiche impone. Bisogna produrre, bisogna correre, non puoi stare indietro se no sei morto. Se le parole che meditiamo oggi erano vere per il tempo di Gesù, sono ancora più realistiche per la nostra società. Vigilare è diverso da affannarsi. Avere la giusta previdenza per il domani non significa dimenticarsi o non credere alla Provvidenza. Oltretutto è anche una buona indicazione per vivere sere­namente: perché star male oggi per le preoccupazioni di un domani che non sappiamo neppure se vedremo?

 

 

DOMENICA 24 GIUGNO: NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

Hanno detto: Siamo in questo mondo come in una nebbia; ma la fede è il vento che dissipa questa nebbia  e fa splendere un bel sole. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Il legno marcio, anche se di sandalo, non può essere scolpito. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Una mamma in viaggio era disturbata dal bambino sempre in movimento.  “Adesso siediti!”. Ma il bambino pareva non sentirla e continuava a rizzarsi in piedi sul sedile per guardare fuori del finestrino. Infuriata, la mamma prese il bambino per le spalle e lo costrinse a sedersi accanto a lei. Il bambino la guardò e orgogliosamente disse: “Di fuori sono seduto, ma dentro sono in piedi!”.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 138; Atti 13,22-26; Lc. 1,57-66.80

 

1^ Lettura Is 49, 1-6

Dal libro del profeta Isaia

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: "Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria". Io ho risposto: "Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio". Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza mi disse: "E’ troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". Parola di Dio

 

“IO TI RENDERÒ LUCE DELLE NAZIONI, PERCHÉ TU PORTI LA MIA SALVEZZA FINO ALL’ESTREMITÀ’ DELLA TERRA”. (Is. 49,6)

Queste parole di Isaia si applicano pienamente a Gesù, la luce del mondo, ma, in Lui, si applicano anche a Giovanni Battista di cui oggi celebriamo la natività e ad ogni apostolo e annunciatore del Vangelo. Quindi ciascuno di noi è missionario di questa luce. Noi non siamo luce, non abbiamo una luce propria, ma siamo illuminati da Cristo, la luce di salvezza del Padre per noi uomini. Illuminati (= salvati), dobbiamo diventare luminosi (= portatori di salvezza). Ma come per Gesù e per Giovanni Battista troveremo chi vorrà accogliere la luce ma anche chi vorrà spegnerla (ci sono tante forze maligne e tanti uomini che preferisco­no il buio per le loro opere). Potranno anche spegnere noi (= martirio nel sangue o non), ma la Luce è più forte delle tenebre (= Dio Amore è più forte di ogni egoismo e negatività) e la Luce di Cristo giungerà fino ai confi­ni della terra (= la speranza cristiana, perché fondata in Dio, è certa).

 

 

LUNEDI’ 25 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Torino; San Guglielmo da Vercelli.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI LASCIARE OGNI GIUDIZIO A TE CHE CONOSCI TUTTO E SEI MISERICORDIOSO.

 

Hanno detto: Dio cerca dei realizzatori. (Albert Schweitzer)

Saggezza popolare: Anche risciacquato con acqua di rose mista a incenso, l’aglio non perde il suo odore. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Un giorno, un re, per punire suo figlio lo mandò in esilio in un paese lontano. Il principe soffrì la fame e il freddo, perse la speranza di ottenere il perdono reale.

Passarono gli anni. Un giorno, il re inviò al figlio un ambasciatore con l'ordine di esaudire tutti i suoi desideri, tutte le sue aspirazioni. L'ambasciatore lo disse al principe, che lo guardò stupito e rispose soltanto: “Dammi un pezzo di pane e un cappotto caldo”. Aveva completamente dimenticato che era un principe e che poteva ritornare nel palazzo di suo padre a vivere da re.

Parola di Dio: 2Re 17,5-8.13-15.18; Sal. 59; Mt. 7,1-5

 

Vangelo Mt 7, 1-5

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore

 

“PERCHE’ OSSERVI LA PAGLIUZZA NELL’OCCHIO DEL TUO FRATELLO, MENTRE NON TI ACCORGI DELLA TRAVE CHE HAI NEL TUO OCCHIO?”. (Mt. 7,4)

E’ molto facile indignarci del male che c’è nel mondo, è facilissimo vedere i difetti del nostro vicino ed è altrettanto facile, con la scusa che nel mondo c’è tanto male minimizzare il male che c’è in noi. Capita anche sovente, nel momento della confessione, di incontrare persone che cominciano dicendo: “Padre, io non ho peccati... mi aiuti lei perché non so che cosa dirle” e poi se li lasci parlare un po’ ti senti elencare tutta una serie di peccati della suocera, dei parenti, dei vicini. Gesù non ci dice di essere ciechi, di non vedere il bene e il male, ci dice solo di cominciare da noi per avere gli occhi sgombri. Se cominciamo da noi e scopriamo di avere enormemente bisogno di misericordia, proprio per il perdono ricevuto avremo anche la capacità di vedere con misericordia e perdono i difetti degli altri.

 

 

MARTEDI’ 26 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodolfo; Sant’Antelmo.

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI SACRAMENTI, SIGNORE, VALGONO IL TUO SANGUE.

 

Hanno detto: Dio sarà li, a portata di mano... Conosceremo il suo segreto, il suo amore per noi. Sarà per noi il confidente che si apre all'amico senza nascondergli nulla. (Un monaco eremita)

Saggezza popolare: La luna non si cura dell’abbaiare dei cani, ma continua a tessere argento sull’acqua. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Era cresciuto sui fianchi del monte e si era inebriato di aria e di sole. Ma dopo i primi tempi in cui era un germoglio verde tenero, i suoi rametti contorti e sgraziati si erano coperti di spine sgradevoli e appuntite. Era detestato dagli uccelli e dalle pecore, alle quali senza volerlo strappava bioccoli di lana quando lo sfioravano. Perfino le capre, che non sono schizzinose e brucherebbero anche le pietre, lo evitavano. Gli altri cespugli e gli arbusti sfoggiavano fiori e foglie e taluni perfino dei frutti. Il povero cespuglio spinoso produceva solo spine. Il vento della sera gli portava il disprezzo e la derisione delle altre piante. Ma quando Dio volle parlare con Mosè, scelse l'umile cespuglio spinoso sui fianchi della montagna.  E il cespuglio divenne il trono di Dio, splendente più del sole, ardente di bagliore e di fuoco come se ognuna delle sue spine si fosse trasformata in una pietra preziosa dai mille rifles­si di luce purissima.

Parola di Dio: 2Re 19,9-11.14-21.31-36; Sal.47; Mt. 7,6.12-14

 

Vangelo Mt 7, 6. 12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" Parola del Signore

 

“NON DATE LE COSE SANTE AI CANI E NON GETTATE LE VOSTRE PERLE DAVANTI AI PORCI”. (Mt. 7,6)

Gesù sa il valore delle cose: sa che l’amore che Dio ha per noi è prezioso, Lui lo ha pagato con il suo sangue; sa che i sacramenti che ci ha dato hanno in sé una grazia di valore incommensurabile e allora ci dice: “Attenti a non svendere a basso prezzo questi doni preziosi “. Quando si fanno battezzare i bambini perché “tutti fanno così”, quando ci si confessa senza conoscere il proprio peccato o senza pentirsi; quando si riceve l’Eucaristia come abitudine e senza impegno, noi svendiamo, svalutiamo questi doni preziosi. Quando i sacramenti non ci portano a cercare di concretizzarli nel quotidiano, noi diventiamo dei ritualisti, consideriamo Dio come uno che fa facili miracoli, non lasciamo che la grazia penetri in noi. Vedete allora che i sacramenti non sono per i buoni (nessuno potrebbe accostarsi) ma sono per coloro che vogliono lasciare che la grazia di Dio operi. La responsabilità davanti ad essi non è tanto prima di riceverli ma dopo averli ricevuti, affinché portino in noi le cose preziose che in essi ci vengono regalate.

 

 

MERCOLEDI’ 27 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Cirillo di Alessandria; San Maggiorino di Acqui; Santa Emma.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO AIUTACI A DISCERNERE IL BENE.

 

Hanno detto: Un’opera buona annunciata a squilli di tromba non serve a nulla. (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: La rana non ha piacere di far sapere di essere stata un girino. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: C'era una volta un monaco che conduceva una vita serena e tranquilla. Una sola inquietudine lo tormentava. Aveva paura dell'eternità. Gli eletti in Paradiso cantano le lodi di Dio come fanno i monaci. Un conto è farlo per un po' di tempo. Ma per l'eternità! Per felici che si possa essere alla presenza di Dio, dopo qualche milione d'anni chissà che noia...Un giorno di primavera, se ne andò secondo la sua abitudine a passeggiare nel bosco che circondava il monastero. L'aria era viva e leggera, profumata di erba e di fiori. Il monaco sospirò pensando al suo problema. Sopra la sua testa un usignolo cominciò a cantare. Un canto così puro, modulato, melodioso che il monaco dimenticò i suoi pensieri per ascoltarlo. Non aveva mai sentito niente di più bello. Per un istante ascoltò estasiato. Poi pensò che era ora di raggiungere il coro per la preghiera e si affrettò. Stranamente avevano sostituito il frate portinaio con uno che non conosceva. Passò un altro monaco e poi un altro che non aveva mai visto. "Che cosa desidera?" gli chiese il portinaio. Vagamente irritato, il nostro monaco rispose che voleva soltanto entrare per non essere in ritardo. L'altro non capiva. Il monaco protestò e chiese con veemenza di vedere l'abate. Ma anche l'abate era uno sconosciuto e il povero monaco fu preso dalla paura. Balbettando un po', spiegò che era uscito dal monastero per una breve passeggiata e che si era attardato un attimo ad ascoltare il canto di un usignolo, ma che si era affrettato a rientrare per l'ufficio pomeridiano. L'abate lo ascoltava in silenzio. "Cento anni fa", disse alla fine, "un monaco di questa abbazia, proprio in questa stagione e in quest'ora, è uscito dal monastero. Non è più ritornato e nessuno l'ha più rivisto". Allora il monaco capì che Dio l'aveva esaudito. Se cento anni gli erano parsi un istante nello stato d'estasi in cui l'aveva rapito il canto dell'usignolo, l'eternità non era che un istante nell'estasi in Dio.

Parola di Dio: 2Re 22,8-13.23,1-3; Sal. 118; Mt. 7,15-20

 

Vangelo Mt 7, 15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere ". Parola del Signore

 

GUARDATEVI DAI FALSI PROFETI CHE VENGONO A VOI IN VESTE DI PECORE, MA DENTRO SONO LUPI RAPACI.(Mt. 7,15)

Lungo la storia è facile incontrare uomini capaci di affascinare le folle con le loro parole. E’ anche molto facile lasciarsi abbindolare da parole suadenti. Pensiamo a come tante persone oggi si lasciano trasportare da santoni, predicatori, che hanno come fine unico quello di carpire la buona fede e spesso anche il portafoglio delle persone. Gesù ci mette in guardia: non giudicate la bontà del messaggio dalle apparenze ma guardate i frutti, le opere. Anche nella Chiesa non conta chi parla meglio, chi appare ligio ad un ordinamento esteriore, conta chi opera veramente la carità. Sarà capitato anche a voi di incontrare un prete, magari ruvido, arruffone, qualche volta neanche troppo teologo ma che davanti ad una difficoltà, senza troppe parole, si dà da fare concretamente: questa è la migliore credenziale per il messaggio che annuncia.

 

 

GIOVEDI’ 28 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ireneo;Santa Ada.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FONDA TU LA NOSTRA CASA.

 

Hanno detto: "L'essenza più intima dell'amore è la donazione. Dio, che è amore, si dona  alle creature che egli stesso ha creato per amore." (Edith Stein)

Saggezza popolare: Gli uccelli non vedono lo sporco che c’è sul proprio uovo. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: La scolaresca era in fila davanti alla mostra delle più grandi invenzioni del secolo. La maestra cercava di preparare i bambini a quello che avrebbero visto. “Chi sa dirmi una grande invenzione di oggi, che non c'era vent'anni fa?” chiese. “Io, signorina!” affermò convinto un bambino, puntandosi l'indice al petto.

Parola di Dio: 2Re 24,8-17; Sal.78; Mt. 7,21-29

 

Vangelo Mt 7, 21-29

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA QUESTE MIE PAROLE E LE METTE IN PRATICA E’ SIMILE AD UN UOMO SAGGIO CHE HA COSTRUITO LA SUA CASA SULLA ROCCIA…”. (Mt. 7,24)

Molto spesso, in questi ultimi anni, parlando con la gente, mi è capitato di sentire quanto profonda sia, specialmente in certi nonni e genitori, l’ansia per il domani dei propri figli e nipoti. E la preoccupazione di molti è che non ci sono sicurezze, valori sicuri su cui fondare una vita e a cui ancorarsi nei momenti difficili. "Noi, in fondo, avevamo dei valori a cui credere, delle strutture sociali, magari corrotte, ma garantiste, una Chiesa, magari padrona e intransigente ma con risposte sempre chiare e definitive, un futuro magari buio ma che offriva speranze di miglioramento… oggi, invece, sono caduti capitalismi e socialismi, c’è la più grande incertezza nel lavoro, tutto si fonda sull’effimero, non c’è speranza di un domani migliore, perfino la Chiesa è cambiata, certe cose che sembravano immutabili non esistono più c’è la massima incertezza in tutto e, allora, si ha l’impressione di costruire sulla sabbia…”. Specialmente nelle epoche più tormentate della sua storia, l’uomo va in cerca di sicurezza e di punti di riferimento e, spesso, quando non trova qualcosa di vero, costruisce queste sue sicurezze sull’immaginario con il rischio che tutta la successiva costruzione, al primo cedimento, crolli. L’unica roccia su cui fondare con sicurezza è Dio, l’immutabile, il fedele. E, attenzione! Non confondiamo Dio con le Chiese. Esse dovrebbero essere le legittime rappresentanti di Dio sulla terra, ma essendo tante e ciascuna rivendicante di essere l’unica, la vera, proprio per questo lasciano già dei dubbi. Poi le Chiese essendo fatte di uomini portano in sé la debolezza del tempo, della mobilità, del cambiamento; nulla ci scandalizzi di un pensiero teologico che muta nel tempo, di formule morali che trovano applicazioni diverse: sono cose che fanno parte del tempo e portano la crosta dei difetti degli uomini. Solo Dio non muta ma è sempre nuovo, è fedele senza essere conservatore, è rivelazione e mistero contemporaneamente, è Giustizia e Misericordia. Ecco dove avere il punto di riferimento, la roccia su cui costruire e costruire insieme, ed ecco, allora, anche la Chiesa. E anche i ragazzi di oggi, bombardati da mille voci che vogliono acchiapparli per mille motivi diversi, se sanno cercare un po’ più a fondo della superficie, la roccia la possono trovare, quella roccia che non delude.

 

 

VENERDI’ 29 GIUGNO: SANTI PIETRO E PAOLO

Una scheggia di preghiera:

 

PER TUTTA LA TUA CHIESA, NOI TI PREGHIAMO

 

Hanno detto:

Non ho mai saputo che alcun eretico sia stato convertito dalla forza dell'eloquenza, o dalla sottigliezza degli argomenti, ma bensì dalla dolcezza. (San Vincenzo de Paoli)

Saggezza popolare: Il sale proviene dall’acqua, ma se si avvicina ad essa per pulirsi si scioglie e svanisce. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Quando nei rapporti personali e famigliari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L'amore è gratuito. O non è. “In un giorno caldo, preparai dei coni gelato e dissi ai miei quattro figli che potevano comprarli per un abbraccio. Quasi subito, i ragazzi si misero in fila per fare il loro "acquisto". I tre più piccoli mi diedero una veloce stretta, afferrarono il cono e corsero di nuovo fuori. Ma quando venne il turno di mio figlio adolescente, l'ultimo della fila, ricevetti due abbracci. "Tieni il resto" disse con un sorriso”

Parola di Dio: At. 12,1-11; Sal. 33; 2Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19

 

Vangelo Mt 16, 13-19

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Parola del Signore

 

“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA”. (Mt. 16,18)

Nel nostro linguaggio, nel vivere i rapporti umani, abbiamo bisogno di segni. I segni, però, devono essere “significativi”, cioè realizzare ciò che indicano. Gesù ha parlato di unità dei credenti, di fedeltà alla verità, di comunione nel suo nome, ed ecco che ci indica queste cose nel segno di Pietro che diventa la roccia su cui Cristo edifica il suo corpo, la Chiesa. Pietro, il Papa, sono per i cristiani segno reale ed efficace di continuità e garanzia della fede, di unità e di comunione. Per noi cristiani, il Papa non è un semidio, ma un uomo come noi che però ha la garanzia di Dio per il suo servizio di pastore della comunità. Un uomo che diventa riferimento nel cammino di fede. Se vedessimo il Papa così, quante esagerazioni verrebbero meno, da chi vede il Papa un intoccabile, uno che qualunque parola dice ha sempre ragione, a chi lo umanizza soltanto e vede in lui solo una forma di potere terreno. Amare il Papa, rispettare il Papa, ascoltare il Papa e i vescovi con lui, dovrebbe scaturire dal voler amare, rispettare, ascoltare Cristo che nel Papa ci dà il segno concreto della sua presenza.

 

SABATO 30 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi primi martiri della chiesa romana; Santa Adelia.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, TUTTI SIAM FIGLI TUOI.

 

Hanno detto: L'uomo non esiste veramente che nella lotta contro i propri limiti. (Ignazio Silone)

Saggezza popolare: Un carro carico scricchiola, uno vuoto fa solamente un gran fracasso. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Il giorno dopo, il Signore tornò a guardare la sua Creazione. C'era qualche ritocco da fare. C’erano dei bei sassi sui greti dei fiumi, grigi, verdi e picchiettati. Ma sotto terra i sassi erano schiacciati e mortificati. Dio sfiorò quei sassi profondi ed ecco si formarono diamanti e smeraldi e milioni di gemme scintillanti laggiù nelle profondità. Il Signore vide i fiori, uno più bello dell'altro. Mancava qualcosa, pensò, e posò su di essi un soffio leggero: ed ecco, i fiori si vestirono di profumo. Un uccellino grigio e triste gli volò sulla mano. Dio gli fischiettò qualcosa. E l'usignolo incominciò a gorgheggiare. E disse qualcosa al cielo e il cielo arrossì di piacere. Nacque così il tramonto. Ma che cosa mai avrà bisbigliato il Signore all'orecchio dell'uomo perché egli sia un uomo? Gli bisbigliò, in quel giorno lontano, in quell'alba remota, tre piccole parole: “Ti voglio bene”.

Parola di Dio: Lam. 2,2.10-14.18-19; Sal. 73; Mt. 8,5-17

 

Vangelo Mt 8, 5-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore

 

“ORA VI DICO CHE MOLTI VERRANNO DALL’ORIENTE E DALL’OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA CON ABRAMO, ISACCO E GIACOBBE NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 8,11)

Nessuno ha l’esclusiva del Regno di Dio. Dio è per tutti, tutti sono figli suoi, tutti sono invitati al Regno. Mi sembra bello che l’avvento di Gesù nella nostra vita cominci con questa prospettiva. Nel Regno si entra attraverso una porta stretta ma con un orizzonte enorme. Non è più l’orizzonte delle religioni che relegano la salvezza all’appartenenza ad un determinato gruppo o all’adempimento di determinate norme, ma è l’orizzonte sconfinato di un Dio che si propone e invita tutti, di un Dio che vuoi far festa con tutti gli uomini. Uno slogan molto usato era “ogni uomo è mio fratello”, ma non soltanto per filantropia, per quieto vivere in una pace formale, ogni uomo è mio fratello perché Dio è Padre di tutti.

     
     
 

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