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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2012

 

DOMENICA 1 APRILE: DELLE PALME

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo,  vescovo,   Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

OSANNA AL FIGLIO DI DAVID, OSANNA AL REDENTOR

 

Hanno detto: Ama la vita, per povera che sia: il tramonto appare tanto luminoso dalle finestre di un ospizio, quanto dalla dimora di un uomo ricco. (Thoreau)

Saggezza popolare: "La mamma è come un nocciolo, è schiacciata dai problemi ma è più forte di loro". (proverbio Balari) 

Un aneddoto: Quante parole, discussioni, ragionamenti su Dio: ci sarà, non ci sarà? Come sarà fatto? Perché? Un saggio, vedendo i suoi discepoli discutere sull’esistenza di Dio, un giorno pensò bene di recarsi da loro in sella al proprio asino. Si aggirava attorno come se cercasse qualcosa. Gli chiesero preoccupati i discepoli: Maestro, dove stai andando? Rispose: Sto andando in cerca del mio asino! Scoppiarono tutti a ridere e fecero notare: Ma ciò è ridicolo: gli stai in sella! E Lui: Ancora più ridicoli siete voi: andate in cerca di Dio, quando è su di lui che vivete!

Parola di Dio: Vangelo benedizione dei rami d'ulivo: Mc. 11,1-10 opp Gv. 12,12-16  -  Is. 50,4-7; Sal. 21; Fil. 2,6-11; Mc. 14,1-15,47

 

Vangelo Mc 14, 1- 15, 47

Dal Vangelo secondo Marco

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. Dicevano infatti: “Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo”. Gesù si trovava a Betania nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto”. Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: “In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: “Sono forse io?”. Ed egli disse loro: “Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!”. Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. Allora Pietro gli disse: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”. Gesù gli disse: “In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte”. Ma egli, con grande insistenza, diceva: “Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne la terza volta e disse loro: “Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”. E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta”. Allora gli si accostò dicendo: “Rabbì” e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. Allora Gesù disse loro: “Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!”. Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo. Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: “Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo”. Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte. Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: “Indovina”. I servi intanto lo percuotevano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò: “Non so e non capisco quello che vuoi dire”. Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è di quelli”. Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: “Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell'uomo che voi dite”. Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte”. E scoppiò in pianto. Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. Allora Pilato prese a interrogarlo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”. I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. Pilato lo interrogò di nuovo: “Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!”. Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose loro: “Volete che vi rilasci il re dei Giudei?”. Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: “Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Ma Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Allora essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: “Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!”. Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: “Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo”. E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!”. C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. Parola del Signore

 

“ED ESSI GRIDARONO "CROCIFIGGILO"! (Mc. 15,13)

La domenica delle Palme sembra, a prima vista una grande contraddizione. Ricordiamo l’ingresso gioioso di Gesù in Gerusalemme, accolto da segni e canti di gioia, e leggiamo la sua passione e morte avvenuta proprio in quella settimana con l’avallo di tutte quelle persone che solo pochi giorni prima lo avevano acclamato. Battiamo le mani al passaggio della processione, agitiamo i rami di ulivo, li portiamo nelle nostre case come segno di festa e benedizione e poi accettiamo come male minore che Cristo muoia nelle guerre che noi giustifichiamo, nelle mille forme di violenza quotidiana che a parole esecriamo ma che nei fatti accettiamo come inevitabili. Rivestiamo le nostre celebrazioni religiose dei paludamenti più ricchi ed appariscenti e spesso confondiamo il fasto con l’onore da tributare a Dio, mischiamo croce e resurrezione. Ma è proprio questo il senso della domenica delle palme, della redenzione, dell’amore smisurato di Dio e della grettezza dell’uomo. L’Osanna non ha senso se non è indirizzato a ‘colui che viene’ per dare la sua vita per noi. La croce non ha senso se non è amore. La gloria esteriore della Chiesa è putridume se non è riflesso amoroso  della gloria di un Dio che per amore si è donato totalmente a noi. Il ramo di ulivo agitato e portato a casa non ha senso se non è accoglienza vera al Cristo della storia e al Cristo che bussa oggi alle porte della Chiesa. E non ha senso neanche solo piangere davanti alla passione di Cristo se non siamo capaci di piangere e di cercare di agire davanti alle passioni degli uomini, e non ha senso inorgoglirci per essere cristiani se non riconosciamo che questo è solo grazia e che portiamo in noi stessi la possibilità del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro, della fuga degli apostoli, della supponenza dei religiosi che ‘per fede’ fanno morire. Contraddizione sì, perché celebriamo gioia e dolore, morte e dono di vita, atto di fede e tradimento, ma contraddizione che è superata da una sola cosa, sulla quale dovremmo fermarci a meditare questa settimana e sempre: un amore, gratuito, immenso, di un Dio che ci ama così come siamo “fino alla morte e alla morte di croce”.

 

 

LUNEDI’ 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GRATUITAMENTE TU MI HAI AMATO.

 

Hanno detto: Se pensi che l'educazione sia costosa, aspetta e vedrai quanto ti costerà la tua ignoranza. (Capozzi J. M.)

Saggezza popolare: "Il cuore dell'uomo non è un sacco dove chiunque possa mettere la mano". (proverbio Ruandese) 

Un aneddoto: Martina aveva solo un vecchio televisore in bianco e nero. Si metteva lì buona buona sulla sua seggiolina e guardava i cartoni animati sul piccolo schermo grigio. Talvolta la mam­ma si affacciava, guardava Martina e si dispiaceva che la piccola dovesse seguire i programmi ad immagini scialbe e sbiadite. Tutte le amiche di Martina hanno il televisore a colori! - sospirava la mamma. Mettiamo nel conto dei nostri risparmi anche questa spesa per lei e facciamole una sorpresa! - diceva. Il papà annuiva e, alla fine, a forza di annuire, riuscì a racimolare la somma necessaria. Così, un giorno, Martina ricevette in regalo un bel televisore nuovo. La bimba lo accese. E’ proprio a colori! - la rassicurò subito la mamma. Ma la piccina restò un attimo sorpresa a quelle parole; poi esclamò con tutto candore: - Veramente io la vedevo a colori anche prima! (Elena Bono)

Parola di Dio: Is. 42,1-7; Sal. 26; Gv. 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

DISSE GIUDA: “PERCHE’ QUEST'OLIO PROFUMATO NON SI E' VENDUTO PER TRECENTO DENARI PER POI POTERLI DARE AI POVERI?”. (Gv. 12,5)

Anche noi, spesso,  come Giuda: ci ri­sulta difficile capire il gratuito, tutto ciò che non rientra nella catego­ria del dare e dell’avere. Persino nel­la carità ai poveri vorremmo che tutto fosse calcolato. Gesù, invece, essendo lui povero, amando i poveri, ma cono­scendo i cuori, accetta “lo spreco” che Maria fa di quel prezioso unguento perché vede l’amore di quel gesto e lo legge come anticipo della sua morte.

Quanto vorrei imparare a conoscere e apprezzare il tanto gratuito che mi vien dato e quanto vorrei essere meno calcolatore e aver la gioia di imparare a donare gratuitamente. In fondo, tutto quello che ho, a cominciare dalla vita stessa, è gratuito, e che cosa c’è di più bello che poter rendere serena una persona? E non c’è bisogno di avere “cose preziose” per far felici gli al­tri. Spesso basta un sorriso, un’acco­glienza sincera e simpatica, una parola di incoraggiamento. Oggi, io e voi, avremo tante occasioni di donare gratuitamente, senza calcoli. Vogliamo cercare di non perderci queste occasio­ni di gioia per noi e per gli altri?

 

 

MARTEDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

TU LO SAI, SIGNORE CHE NONOSTANTE TUTTO TI VOGLIO BENE!

 

Hanno detto: Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa. (Rilke R.M.)

Saggezza popolare: "L'elemosina è una preghiera silenziosa". (proverbio Arabo) 

Un aneddoto: Quando il Signore creò l'uomo per affidargli la terra, narra un midrash, esitò un poco: con quale polvere lo avrebbe fatto? Egli sapeva che gli uomini sarebbero stati un poco orgogliosi, un po' presuntuosi... Se avesse scelto la terra dell'Europa gli uomini bianchi  avrebbero potuto dire agli altri: - Noi siamo più importanti di voi perché è con la terra del nostro paese che è stato creato il primo uomo! Ma lo stesso sarebbe potuto capitare se avesse creato il primo uomo con la terra d'Africa o con quella dell'Asia. Il Signore Dio sorrise tra sé e sé: No, questo non succederà! Gli uomini alla nascita devono essere tutti uguali: solo il loro comportamento li renderà migliori o peggiori. Dio allungò la sua mano potente verso la terra e prese un pizzico di polvere da ogni parte del mondo. Poi la impastò, la modellò, le diede la forma dell'uomo e soffiò nelle sue narici il proprio alito divino. E' questo soffio che rende l'uomo "simile e somigliante" a Dio. E' questo soffio che lo consiglia nella sua vita di ogni giorno e lo renderà speriamo presto, degno del grande dono della luce del primo giorno.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70; Gv. 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“PIETRO DISSE: DARO’ LA MIA VITA PER TE”. (Gv. 13,37)

La Chiesa, i papi hanno fatto tanto per affermare il Magistero di Pietro e dei suoi successori ed io lo rispetto e lo amo, ma Pietro non ha avuto bisogno di dogmi per essermi maestro. Mi è maestro nella sua perfettibilità e nel suo entusiasmo, nelle sue velleità e nelle lacrime amare che versa, nella furia del suo venirti dietro e nell’umiltà di dirti  “Tu sai che ti amo”. Più che al Pietro delle definizioni teologiche faccio riferimento a quel Pietro concreto che tu, Gesù, hai scelto e fatto diventare tuo apostolo, tuo fondamento della Chiesa con tutti i pregi e limiti del suo carattere, perché in tante cose assomiglio a Pietro e in altre vorrei somigliare a Lui. Quante volte, anch’io come Pietro ti ho detto: “Darò la mia vita per te!” ma nello stesso tempo come lui ho preferito le parole, le preghiere piuttosto che cercare di correre dietro al traditore appena svelato e appena uscito per cercare di capirlo, di ragionarlo. Troppe volte ho trovato “più giusto” (o più comodo) stare in chiesa ad aspettare i miei fratelli piuttosto che mettermi sulle loro strade; quante volte in momenti di entusiasmo ho sentito nel cuore la voglia di spaccare le montagne per te, Gesù, ma erano le montagne della fantasia che si spaccano bene stando seduti. Quante volte ti ho promesso di emendarmi dai miei mali e dai miei peccati:”Ti prometto, non lo farò più” e mentre lo dicevo già il mio intimo  poneva le basi per la prossima volta. Pietro mi è maestro e mi ha insegnato  a diffidare di me stesso: è da parecchio ormai che ti prometto poco o Signore, che invece di dirti: “farò” cerco di dirti: “Se tu mi guiderai, faremo”. E vorrei continuare ad imparare dal maestro Pietro il saper accogliere il tuo perdono con gioia, il suo entusiasmo ma fondato su di Te, vorrei imparare da lui e dai suoi successori la pastoralità che sta nell’andare a cercare le pecore per curarle, per dare loro la vita e non nell’erigere solo steccati per dividere i buoni dai cattivi, vorrei imparare da Pietro anche a confrontarmi con gli altri come gli succederà con Paolo e a cercare la verità non solo in se stessi ma anche  ovunque il Tuo Spirito operi. Grazie Gesù per avermi dato un maestro così come quel povero San Pietro!

 

 

MERCOLEDI’ 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI IN SOCCORSO, SIGNORE, DELLE NOSTRE DEBOLEZZE.

 

Hanno detto: Le difficoltà e gli ostacoli, se propriamente intesi e correttamente usati, si rivelano fonte insospettata di forza. (Rimpoche Sogyal)

Saggezza popolare: "Gli anziani sono come il fuoco del villaggio; ardono per dare luce agli altri". (Proverbio Africano)

Un aneddoto: “Un uomo desiderava conoscere il cristianesimo perché gli era stato riferito che si trattava di una religione venuta da Dio, ma aveva molti dubbi. Si recò in una chiesa e qui gli diedero il Vangelo perché lo leggesse. Lo lesse e ne rimase colpito, ma subito osservò che molti cristiani che lui conosceva lo praticavano male e rimase con i suoi dubbi. Tornò alla chiesa e fu invitato a partecipare a una liturgia molto bella. Vi partecipò e ne fu commosso ma c’erano molte cose che non capiva e restò con i suoi dubbi. Ritornò nuovamente alla chiesa dove gli dettero i documenti dell’ultimo concilio. Li lesse e ne fu impressionato, ma siccome aveva letto anche circa gli errori della Chiesa attraverso la storia, non si persuase nemmeno questa volta. Sconcertato, non ritornò alla Chiesa per molto tempo. Un bel giorno conobbe un santo e familiarizzò con lui. Ne rimase impressionato e di colpo capì il vangelo, la liturgia e la Chiesa. E si convertì.”

Parola di Dio: Is. 50; Sal. 68; Mt. 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“RABBI’, SONO FORSE IO?”. (Mt. 26, 25)

“Questa inquietante domanda, purtroppo, continua ad essere una realtà per noi. Tradimenti piccoli o grandi ce ne sono già stati nella nostra vita e fino all’ultimo momento possiamo abbandonarti, venderti, tradire te il tuo amore. Nessuno di noi può avere la presunzione di dire: “Sono sicuro, io non corro rischi”. E tu questo lo sai. Lo sapevi quando hai scelto quei dodici, lo sapevi quando hai scelto di affidare a una chiesa l’annuncio del tuo regno, lo sapevi quando hai scelto di farci il dono di essere cristiani. E sai anche la nostra debolezza, la forza della tentazione, le visioni distorte della verità a cui spesso andiamo incontro. Eppure ti sei fidato e ti fidi di noi, senti profondamente l’amarezza del tradimento, capisci la gravità delle nostre scelte ma dimostri di volerci bene non solo perché ci lasci liberi ma anche perché sei sempre pronto a ricominciare con noi. Non voglio mettermi a far fini quanto inutili discussioni teologiche sulla figura di Giuda, se era un predestinato o meno a questo compito… Giuda per un motivo o per un altro ha sbagliato, ha tradito l’Amore con un bacio, poi si è anche pentito, ha cercato di rimediare restituendo quei denari, ma non c’era più tempo e allora ha sbagliato ancora una volta: forse per dire il suo pentimento, forse per punirsi di ciò che aveva fatto è andato ad impiccarsi. Ma il tuo amore di crocifisso per i peccatori non avrà raggiunto anche Giuda che, in fondo sbagliando ancora atrocemente con il suo suicidio, almeno indirettamente chiedeva perdono? Noi non lo sappiamo questo fa parte del Tuo rapporto intimo e profondo con ciascuno di noi, ma ti chiediamo Gesù di starci vicino perché in ciascuno di noi può esserci un Giovanni, un Pietro o un Giuda”

 

 

GIOVEDI’ 5 APRILE: GIOVEDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI IL PANE PER IL NOSTRO CAMMINO.

 

Hanno detto: La via retta è quella ispirata dall'amore e guidata dalla conoscenza. (Bertrand Russel)

Saggezza popolare: "Un giovane da solo corre veloce, un anziano lentamente, ma insieme vanno lontano". (proverbio Africano) 

Un aneddoto: Tre giovani fecero domanda per ottenere un posto di conducente di autobus presso una compagnia che operava in una zona di montagna. Dopo che furono considerate le loro referenze e il loro curriculum, a ciascuno di essi fu posta questa domanda: “Con quale margine di sicurezza potresti guidare l’autobus in una curva pericolosa sopra un profondo precipizio?” Il primo rispose che poteva condurre con sicurezza il mezzo a dieci centimetri dal bordo della strada. Il secondo disse che poteva fare di meglio: poteva condurre l’autobus con metà della ruota fuori dal ciglio stradale. Il terzo, considerando il problema da un’altra angolatura, disse prudentemente: “Veramente non so quanto potrei avvicinarmi all’orlo della strada. Comunque preferirei tenermene lontano il più possibile”. Il posto di conducente fu assegnato a quest’ultimo.

Parola di Dio: Es.12,8.11-14; Sal. 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“VI HO DATO L’ESEMPIO, PERCHE' COME HO FATTO IO, FACCIATE VOI”. (Gv. 13,15)

Ecco alcuni temi su cui fermare la nostra riflessione in questo Giovedì Santo: Gesù, celebrando la Pasqua ebraica ricorda le meraviglie di Dio. Mi accorgo dei doni che Dio mi ha fatto e mi fa quotidianamente? Quale spazio c’è nella mia preghiera per la riconoscenza e per la lode? Gesù vive un gran momento di intimità con i suoi apostoli. Come sono i miei momenti di ringraziamento dopo la comunione? In questi giorni della Settimana Santa perché non prevedere un momento un po’ più lungo, in silenzio, davanti all’Eucaristia? Gesù si fa Pane per noi. Qual è il mio atteggiamento davanti all’Eucaristia domenicale? So condividere i miei doni con i fratelli? Gesù istituisce il sacerdozio sacramentale. Come esercito nella mia vita il sacerdozio universale che mi è stato affidato fin dal giorno del mio Battesimo? Qual è il mio rapporto con i preti? Prego affinché il Signore doni alla Chiesa santi sacerdoti?

 

 

VENERDI’ 6 APRILE: VENERDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SANGUE DI CRISTO, INEBRIAMI.

 

Hanno detto: Le persone raramente fanno ciò in cui credono. Spesso fanno ciò che è conveniente e poi si pentono. (Bob Dylan)

Saggezza popolare: "Un quarto d'ora vale più di mille monete d'oro". (proverbio Cinese) 

Un aneddoto: Un uomo ricchissimo e vanitoso fece visitare la sua casa a un umile monaco. Lo condusse da una sala all’altra, attirando la sua attenzione ora sulle statue, ora sui tappeti, ora sui grandi vasi preziosi, ora sui pesanti mobili. “Che cosa ti ha impressionato di più?”— chiese alla fine. “Il fatto che la terra sia così robusta da sopportare un simile peso” — rispose il monaco.

Parola di Dio: Is. 52,13-53,12; Sal. 30; Eb. 4,14-16; 5,7-9; Gv. 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“TUTTO E’ COMPIUTO”. E CHINATO IL CAPO, SPIRO’. (Gv. 19,30)

Davanti alla tua croce, Gesù, mi sento piccolo e grande. Piccolo perché riconosco le mie estreme povertà: l’incapacità di amare totalmente, l’egoismo, il peccato. Piccolo, perché faccio parte di questa umanità che ti ha messo in croce e che continua a metterti in croce e a “mettere in croce”, piccolo perché so di non meritare un amore così grande. Ma mi sento anche grande perché amato in tal modo dal Figlio di Dio che soffre e si è fatto peccato per me, grande perché tempio, tabernacolo del tuo Spirito, grande perché il tuo sangue versato si trasfonde in me e mi dà vita, grande perché Tu mi hai detto che tua Madre, Maria è mia Madre, grande perché tu mi hai affidato, nonostante i miei tradimenti, il tuo Regno. E’ un mistero, perché proprio quella croce che schiaccia e distrugge l’Uomo è quella che dà equilibrio all’uomo. Mi mette nella giusta dimensione di chi non ha nulla di suo e di chi ha ricevuto tutto da un Amore senza limiti, mi dà l’idea della sofferenza e della redenzione, della caducità e della morte ma anche delle possibilità di vita e di risurrezione.

 

 

SABATO 7 APRILE: SABATO SANTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO IN TE, SIGNORE, LA NOSTRA SALVEZZA.

 

Hanno detto: Le leggi si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici. (Giolitti Giovanni)

Saggezza popolare: "Trattate i complimenti che vi fanno come profumi: odorateli ma non inghiottiteli". (proverbio Arabo) 

Un aneddoto:  Un giorno una signora stava facendo lezione ad un suo nipotino. In genere il bambino era bravo e attento, ma in questa occasione non riusciva a concentrarsi sul suo lavoro.  Improvvisamente disse: "Zia, posso inginocchiarmi e chiedere a Dio di aiutarmi a trovare la mia pallina di vetro?". La zia gli diede il permesso e il bambino si inginocchiò accanto alla sua sedia, chiuse gli occhi e pregò in silenzio. Poi si alzò e proseguì con soddisfazione la sua lezione. Il giorno dopo, quasi timorosa di fargli la domanda, nel caso il bambino non avesse ritrovato il suo gioco e potendo così perdere la sua semplice fede, la zia gli chiese: "Bene, caro, hai ritrovato la tua pallina?". "No, zia," fu la risposta "ma Dio non mi ha fatto più desiderare di cercarla." 

 

Oggi, fino alla veglia della sera è silenzio. Non un silenzio di paura, ma un silenzio che penetra i misteri. Anche noi oggi facciamo silenzio perché le nostre parole non disturbino i cuori mentre cercano di entrare nel cuore aperto di Cristo.

 

 

DOMENICA 8 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

SI’, NE SIAMO CERTI: CRISTO E’ DAVVERO RISORTO.

 

Hanno detto: Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità. (Nietzsche)

Saggezza popolare: "Non essere come l'uomo stolto che, pur di non rischiare, non tenta mai nulla". (proverbio Nilotico)

Un aneddoto: Due monaci coltivavano rose. Il primo si perdeva nella contemplazione della bellezza e del profumo delle sue rose. Il secondo tagliava le rose più belle e le donava ai passanti. “Ma che fai?” - lo rimproverava il primo – “Come puoi privarti così della gioia e del profumo delle tue rose?” “Le rose lasciano molto profumo sulle mani di chi le regala!” rispose pacatamente il secondo.

Parola di Dio: At. 10,34.37-43; Sal. 117; Col 3,1-4; opp. 1Cor 5,6-8; Gv. 20,1-9; opp. Mc. 16,1-7

 

Vangelo Mc. 16,1-7

Dal Vangelo secondo Marco

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Parola del Signore

 

“VOI CERCATE GESU’ NAZARENO, IL CROCIFISSO. E’ RISORTO: NON E’ QUI”. (Mc. 16,6)

Voci di donne dicono che non è più nella tomba.. qualcuna parla di visione, di risurrezione.. è così facile ingannarsi, illudersi ma .. se fosse vero? Perché non correre, anche col fiato lungo, per vedere con i nostri occhi? Gesù, questo è lo stato d’animo non solo di quegli apostoli in quella mattina di Pasqua, siamo anche noi straniti, insieme a Pietro e Giovanni che corrono e che scoprono quel sepolcro aperto e vuoto, e non riusciamo ancora a capacitarci, a lasciare che la fede faccia traboccare la gioia nel nostro cuore, ci sono ancora le nostre indifferenze, le nostre paure, i nostri dubbi che hanno prevalenza in noi. Signore, siamo cristiani, portiamo il tuo nome, ma preferiamo credere alla morte piuttosto che alla vita. Il mondo delle cose ci ha talmente preso, abbindolato, addormentato, che leggiamo la storia della tua risurrezione come se fosse una favola e allora per molti di noi la tua nascita si confonde con un panettone e la tua risurrezione con le uova di cioccolato e spesso da queste confusioni non sappiamo neppure più se siamo noi a vivere o se altri ci fanno vivere come vogliono. Come fare a credere che quella tua tomba sia vuota per risurrezione del cadavere quando le nostre tombe sono tutte piene? In fondo perché sperare in cose che superano la nostra materialità finita? Non è meglio vivere cercando di strappare alla vita quel poco che essa può darci di buono, accontentarsi di quello e poi finire nel vuoto così come abbiamo cominciato nel vuoto e nella assoluta casualità? Perché illuderci che nel mondo l’amore possa avere la meglio sul male? Perché credere che l’umiltà riesca a vincere la prepotenza? Perché pensare ad una vita futura quando non capiamo neanche quella presente? Quasi quasi è meglio ri-sigillare quella tomba, far finta che non sia successo niente. Eppure la tomba è vuota, Eppure angeli hanno detto alle donne: "Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui", Eppure quei due discepoli accompagnati da quello strano pellegrino si sono sentiti ardere il cuore alle sue parole quando spiegava con la Bibbia la passione la morte e la risurrezione del Messia e poi lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane… Eppure quegli apostoli fifoni e traditori dopo che dicono di averlo incontrato vivo e dopo aver ricevuto il dono del suo Spirito sono diventati coraggiosi, hanno preso bastonate, sono finiti in galera per testimoniare il suo nome; nei primi secoli martiri inermi hanno avuto il coraggio di affrontare la morte e le sofferenze per Lui ed anche oggi nel mondo ci sono ancora perseguitati, gente che è in galera per il suo nome, gente che muore per Lui e per il suo messaggio. Si farebbe tutto questo per un morto? Chi ha creduto e crede che quella tomba sia vuota per risurrezione del cadavere ha avuto la vita trasformata. Ha incominciato a incontrare il Cristo vivo. E anche noi possiamo incontrarlo, oggi. Gesù è vivo nel fratello, ha fame e chiede a noi solidarietà, ha sete e chiede a noi da bere, e anche un bicchier d’acqua dato a chi ha sete è dato a Lui; è vivo nei fratelli, nelle nostre famiglie quando due o più persone sono riunite nel suo nome, è vivo nell’Eucaristia, nel pane che spezziamo facendo memoria della sua passione morte e risurrezione, è vivo ogni volta che perdono e ogni volta che ricevo il suo perdono. Certo, la morte c’è ancora, la sofferenza continua a far piangere, il dolore non è scomparso, paure ancora attanagliano la nostra vita, i prepotenti sembrano ancora averla vinta, l’indifferenza sembra ancora regnare sovrana, eppure qualcosa è cambiato! Se ci credi, qualcosa è cambiato dentro di te. E’ soprattutto lì che Gesù chiede di risorgere.

 

 

LUNEDI’ 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL VIVENTE. NON ABBIAMO PIU’ PAURA.

 

Hanno detto: La parola esagerazione non esiste nel vocabolario dell'amore. (Roberto Gervaso)

Saggezza popolare: "Fa' in modo che nessuno versi lacrime a causa tua. Gli dei le contano sempre ad una ad una". (proverbio Cinese) 

Un aneddoto: In una delle sue “Buonenotti” così raccontava don Bosco: Una santa vide un giorno sull'altare Gesù bambino il quale reggeva, nel suo vestitino, un numero straordinario di perle preziosissime. Era triste. "Perché sei così triste, mio Signore"? - chiese la santa. "Perché nessuno viene a chiedermi le grazie che ho già qui preparate. Nessuno le vuole. Non so a chi darle....".

Parola di Dio: At. 2,14.22-33; Sal. 15; Mt. 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

ED ECCO, GESU’ VENNE LORO INCONTRO DICENDO: “SALUTE A VOI”. (Mt. 28,9)

Il Vangelo della buona notizia era iniziato con un “Buon Giorno” rivolto dall’angelo a Maria, la giornata di Pasqua inizia con un “buon giorno” che Colui che ha vinto la morte rivolge ai suoi amici “Buon giorno” ci dice Gesù, perché é il giorno della nuova creazione,perché la speranza ha il motivo di gioire, perché la misericordia e il perdono sono arrivati, perché inizia il tempo della Chiesa, perché il Padre con la risurrezione ha confermato l’opera di Gesù, perché le porte dei cieli si sono spalancate. Si può essere ancora pessimisti? Buon Giorno, umanità redenta!

 

 

MARTEDI’ 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ CI AMI DI UN AMORE UNICO E TOTALE.

 

Hanno detto: La fede ci fa vedere gli avvenimenti con gli occhi stessi di Dio, fa scoprire il disegno che egli ha su di noi, sugli altri, sulla creazione intera .(Lubich Chiara)

Saggezza popolare: "Camminare in due è medicina". (proverbio macua, Mozambico) 

Un aneddoto: Andai a trovare un monaco molto anziano e gli chiesi: “Qual è il coraggio dell'umiltà?” Quell'uomo non mi aveva mai visto prima, ma sapete che rispose? Essere il primo a dire: ti voglio bene!

Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal.32; Gv. 20,11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“MARIA DI MAGDALA ANDO’ SUBITO AD ANNUNZIARE AI DISCEPOLI: HO VISTO IL SIGNORE”. (Gv. 20,18)

Quale gioia deve esserci stata nel cuore di Maria Maddalena quella mattina! Dopo la tristezza, la paura, dopo gli occhi pieni di lacrime che le impedivano di vedere il suo Signore, finalmente quel nome pronunciato dalla bocca del risorto. Proprio lei, la peccatrice perdonata, ha visto Gesù ed ora può correre con gioia ed entusiasmo ed anche con una giusta punto di orgoglio a dire “Io, proprio io, con questi miei occhi ho visto Gesù.” E i miei occhi hanno visto Gesù o sono ancora impediti, ciechi? Gesù risorto era in quella malata che sta vivendo con fede la sua “passione”, era in quello straniero che fa di tutto per mandare qualche soldo ai suoi, al suo paese, Gesù voleva risorgere in quel carcerato che tutti condannano perché l’ha fatta davvero grossa, Gesù ha bussato delicatamente alla porta di casa mia in quella persona che aveva bisogno di conforto… e io vado a cercare il risorto, vado a cercare di confermare la mia fede in ricerche storiche sulla sua persona, in chiacchiere salottiere che riempiono la bocca di parole ma che non concludono mai? Maria Maddalena, perdonata, si è innamorata di Gesù e non di quell’amore pruriginoso che qualcuno le attribuisce ma di quell’amore che ha occhi solo per l’amato e anche se nella debolezza delle sue lacrime, ha riconosciuto quella voce che la chiamava per nome. Anche il nostro nome è sulle labbra di Dio che lo conosce da sempre; sta a noi sentirci chiamare.

 

 

MERCOLEDI’ 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI TERRENO ADATTO ALLA TUA PAROLA, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non mi accontento che la Parola sia predicata e declamata, né che sia espressa in figure o immaginata in sogno; ma che sia silenziosamente ispirata, personalmente incarnata, corporalmente espressa. (San Bernardo)

Saggezza popolare: "Non si viene puniti per aver fatto morire qualcuno dal ridere". (proverbio Cinese) 

Un aneddoto: Un ricco si era recato da un maestro ebraico di Kosnitz. “Che cosa sei solito mangiare?” gli aveva chiesto il maestro. E l’uomo ricco aveva risposto d’aver abitudini assai parche: “Pane con sale e un sorso d’acqua mi bastano”. “Ma che cosa ti vien in mente?”, lo sgridò il maestro di Kosnitz: “Arrosto devi mangiare e devi bere idromele come tutti i ricchi”. E non lo lasciò ripartire finché non gli ebbe promesso che avrebbe seguito il suo consiglio da allora in poi. Più tardi, i giovani domandarono al maestro la ragione di quello strano consiglio. Rispose: “Soltanto se mangia carne, saprà che il povero ha bisogno di pane. Fino a che mangia pane, crederà che il povero può mangiare i sassi”.

Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal. 104; Lc. 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“SI DISSERO L’UN L’ALTRO: NON CI ARDEVA FORSE IL CUORE NEL PETTO MENTRE CONVERSAVA CON NOI LUNGO IL CAMMINO? QUANDO CI SPIEGAVA LE SCRITTURE?”. (Lc. 24,32)

Dopo aver riconosciuto Gesù risorto nello spezzare del pane, i due discepoli di Emmaus rileggono la storia del loro cammino e scoprono che Gesù era già presente nella Parola.

Noi, nel nostro schematizzare, etichettare le cose, anche quelle divine, parliamo di presenza reale di Gesù solo a proposito dell’Eucaristia, ma Gesù è già realmente presente in tanti altri modi ed in particolare nella Parola che ci dona ogni volta che noi la lasciamo penetrare nel nostro cuore. Gesù, quanta Parola di Dio ho letto, ascoltato, studiato nella mia vita. Quante volte, con la Bibbia, tu hai continuato a scrivermi questa lunga e sempre attuale lettera d’amore. Ma non sempre mi son “sentito ardere il cuore”. L’abitudine, la distrazione, la superficialità hanno fatto sì che la tua Parola cadesse nel vuoto. Rendici terreno buono perché la tua Parola possa portare ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno e perché essa possa tornare a te con il frutto per il quale tu l’hai mandata.

 

 

GIOVEDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ DI ME UN ALTRO GESU’.

 

Hanno detto:

"La preghiera non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che Egli non sa, ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega." (San Tommaso d’Aquino)

Saggezza popolare: "Quando la scure entrò nel bosco, gli alberi dissero: 'Il manico è dei nostri!'". (proverbio Turco)

Un aneddoto: "Raccontavano di Abba Giovanni Nano che ritiratosi a Scete presso un anziano della Tebaide, viene nel deserto. Il suo abba, preso un legno secco, lo piantò e gli disse di innaffiarlo ogni giorno con un secchio d'acqua, finche non desse frutto. L'acqua era tanto lontana che doveva partire alla sera per essere di ritorno al mattino. Dopo tre anni il legno cominciò a vivere e a dare frutti. L'anziano li colse e li portò ai fratelli radunati insieme, dicendo; "Prendete, mangiate il frutto dell'obbedienza". Possiamo ben dire che quei frutti erano nati dall'obbedienza. E se quell'ordine l'avessimo ricevuto noi? (Attenzione: questa domanda non vuole colpevolizzarci, ma aiutarci a trovare una strada)

Parola di Dio: At. 3,11-26; Sal. 8; Lc. 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“DI QUESTO, VOI MI SIETE TESTIMONI”. (Lc. 24,48)

Gli apostoli sono testimoni di Gesù. Lo hanno ascoltato in quello che diceva, anche se non sempre lo hanno capito; hanno visto i suoi miracoli; lo hanno visto morire; lo hanno ‘toccato’ dopo la sua risurrezione. Su questi fatti si fonderà la loro predicazione. Gesù non e un’idea, un simbolo, è una realtà concreta. Gli apostoli non sapranno, come noi, spiegare per filo e per segno la risurrezione, ma potranno dire: “Io l’ho visto con i miei occhi vivo, l’ho ascoltato, ho mangiato con Lui”. Il nostro mondo di oggi ha diritto di vedere in noi dei testimoni di queste cose. Ma, io l’ho visto il Risorto? Ogni volta che la sofferenza è vinta dall’amore, che il peccato e l’odio sono vinti dal perdono, ogni volta che la carità concreta supera barriere e divisioni è la testimonianza della risurrezione. La risurrezione non va spiegata, non può essere spiegata ma va testimoniata nei suoi effetti concreti. Ogni volta che il cristiano come Cristo e con Cristo vince il peccato, il pessimismo, la non speranza, grida al mondo la concretezza del Risorto.

 

 

VENERDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

FAMMI CAPIRE, SIGNORE, LE TUE VIE.

 

Hanno detto: Insegnare è facile come scagliare pietre dal'alto di un campanile. Mettere in pratica quello che si insegna invece è difficile come portare pietre in cima al campanile. (Serafino di Sarof)

Saggezza popolare: "L'amore è come una pianta di riso; trapiantato, cresce altrove". (proverbio Malgascio) 

Un aneddoto: Rincasavo frettolosamente nel tardo pomeriggio. Giornata di metà autunno, con una pioggerellina che entrava nelle ossa. Stavo attraversando la strada che porta a casa mia, quando mi sono accorto che dietro di me camminava un cagnolino tutto bagnato, col pelo arruffato. Mi fermavo e lui si fermava. Camminavo e lui camminava. Davanti al portone di casa ho tentato di accarezzarlo, ma lui si allontanava per poi ritornare vicino. L'acqua che scendeva la vinse sulla curiosità ed entrai in casa. Affacciandomi alla finestra vidi il cagnolino seduto con la testa che guardava in su verso la mia finestra. Allora decisi che aveva fame, scesi e offrii un po' di pane e un po' di latte in una scodella. Ma non dette neanche uno sguardo al cibo, fissava i miei occhi, facendo due passi indietro e ritornando vicino a me. Per tre o quattro volte si allontanava da me e poi ritornava. Non conoscendo affatto il linguaggio canino, intuii però che dovevo seguirlo. E così feci. Mi condusse ai margini di un prato, vicino ad un cespuglio robusto. Si sdraiò davanti ad una cagnolina che stava allattando quattro cuccioli. La bellezza di quella scena mi riempì il cuore di tenerezza e gli occhi di lacrime. Prima, non ha voluto né acqua né cibo, voleva solo che fossi presente. Non conosco il linguaggio degli animali, chissà quante volte non ho capito quello delle persone!

Parola di Dio: At. 4,1-12; Sal 117; Gv. 21,1-4

 

Vangelo Gv 21, 1-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro:"Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

 

“DISSE LORO SIMON PIETRO: IO VADO A PESCARE”. (Gv. 21,3)

Stupisce: quando Gesù aveva chiamato i pescatori del lago per farne suoi discepoli e “pescatori di uomini”, essi, “lasciate le reti”, lo seguirono. Sarà dunque un ritorno di fiamma quello di Pietro un dire: “Ormai Gesù non è più con noi come una volta… E’ risorto ma noi dobbiamo pensare a noi stessi”? Oppure sarà la paura, anche a causa del suo recente peccato di non essere in grado di fare il “pescatore di uomini” che riporta Pietro a governare la sua barchetta ma solo per i pesciolini del lago? O sarà Gesù stesso che permette che questi uomini lo vedano risorto proprio là dove hanno sentito la prima chiamata perché essa possa essere ripetuta e confermata nella sua pienezza?Io penso soprattutto a quest’ ultima indicazione. Il risorto ha perdonato il tradimento e la fuga, vuole ricominciare tutto daccapo ed ecco allora lo stesso miracolo della pesca miracolosa, ecco che Gesù viene riconosciuto dal cuore di Giovanni e non dall’autorità di Pietro, ecco Gesù che “si fa cuoco” si mette a servizio, come nell’ ultima cena… sono tutti segni che dicono: “Siete ancora miei discepoli; siete ancora coloro che devono essere pescatori di uomini per la buona novella; i doni che vi ho fatto prima ve li confermo con la forza di chi ha dato la vita per voi ed è risorto”. Credo che dopo una buona confessione dovremmo rileggere questo brano. Anche se io posso fidarmi poco di me stesso non ho il diritto di ritornare alla mia barchetta, al mio mestiere precedente. Sono imbarcato con Lui e le sue prospettive su di me peccatore sono molto più ampie perché nonostante tutto Lui si fida di me.

 

 

SABATO 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CREDO. AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’

 

Hanno detto: Convertiti adesso, mentre ancora ti senti giovane. Com’è difficile rettificare quando l’anima è invecchiata! (Escrivà Josè Maria)

Saggezza popolare: "La melma della Terra non può infangare i divini raggi del Sole". (proverbio Tibetano) 

Un aneddoto: Ero all’astanteria dell’ospedale. Molto presto venne un anziano che doveva rimuovere una sutura. Mi chiese se potevo fare in fetta perché aveva un appuntamento importante per le nove. Gli chiesi se doveva andare da un notaio o da un avvocato. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer.  Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni. Ne fui sorpreso, e gli chiesi: "e va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?". L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei".

Parola di Dio: At. 4,13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“ALLA FINE APPARVE AGLI UNDICI E LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’ E DUREZZA DI CUORE”. (Mc. 16,14)

Per tutta questa ottava di Pasqua abbiamo letto i racconti delle apparizioni del risorto ed oggi, a conclusione ecco la sintesi di queste apparizioni che Marco fa al termine del suo Vangelo.. Leggendolo mi hanno stupito due particolari: Il primo è che Marco dice che Gesù apparve la prima volta a Maria Maddalena , e il secondo è che anche dopo la risurrezione Gesù deve rimproverare i suoi discepoli per la loro incredulità. Forse gli apostoli, a cose avvenute, hanno avuto un po’ di invidia per questa prima apparizione del Risorto: “E come, siamo noi i dodici, i rappresentanti delle tribù di Israele, gli scelti, la Chiesa gerarchica garante della verità e Gesù va apparire ad una donna e neanche dalla reputazione troppo pulita!”. Ma se questa idea è entrata nella loro mente si saranno anche detti: “ Ma perché Gesù fino all’ultimo ha dovuto rimproverarci per la nostra incredulità? Ma chi ha amato veramente? Dove eravamo noi quando Gesù è stato messo in croce?”. Ancora una volta, anche nell’annuncio della risurrezione prevale la logica del Vangelo, la logica dell’amore contro quella della potenza. Gesù non si serve di chi strombazza parole, ma di chi sa amare sul serio, perché colui che ama gioisce talmente che, pieno di gioia, non può tenersela per sé ma la porta agli altri.

 

 

DOMENICA 15 APRILE: 2^DI PASQUA – DELLA DIVINA MISERICORDIA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

DIVINA MISERICORDIA, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: Non date la colpa a Dio. Assumetevi la responsabilità di aver creato il vostro inferno. (Leo Buscaglia)

Saggezza popolare: "Se non vuoi problemi con l'orso, non mostrare paura né aggressività". (proverbio Inuit, Canada) 

Un aneddoto: I figli di un contadino erano perennemente in disaccordo tra loro e il padre, nonostante i continui ammonimenti, non riusciva a convincerli con le sue parole a cambiare atteggiamento.  Si rese conto perciò che doveva raggiungere lo scopo con un esempio concreto e ordinò ai ragazzi di portagli un fascio di verghe. Quelli obbedirono. In un primo momento il contadino consegnò loro le verghe riunite insieme e chiese che le spezzassero, ma i figli, pur mettendocela tutta, non furono in grado di farlo. Allora il padre sciolse il fascio e diede loro una a una: così non incontrarono nessuna difficoltà a romperle. "Anche voi, figli miei" concluse il contadino, "se sarete uniti non potrete essere vinti dai vostri nemici, ma diventerete per loro una facile preda se sarete in disaccordo."

Parola di Dio: At. 4,32-35; Sal 117; 1Gv.5,1-6; Gv. 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni.

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“MOLTI ALTRI SEGNI FATTI DA GESÙ NON SONO SCRITTI IN QUESTO LIBRO”. (Gv. 20,30)

La curiosità di sapere oltre a quello che ci dicono i vangeli di Gesù, la fantasia di immaginare le sue giornate terrene ha spinto moltissimi antichi e contemporanei a scrivere su ipotetiche parole e miracoli del Salvatore, e non sempre è stata resa giustizia alla Parola incarnata. S. Giovanni, al termine del suo Vangelo ce lo dice chiaro: “Non è stato scritto tutto di Gesù”, cioè: “L’incarnazione di Cristo, continua”, Gesù continua a scrivere oggi il suo Vangelo di salvezza, lo sta scrivendo nella tua e nella mia vita. Ma solo la fede può far sì che noi possiamo scrivere con Lui le pagine di salvezza che Lui ha pensato per noi. Questa mattina alzandoti, pensa: Il Signore mette davanti a me la pagina bianca di questa giornata. In essa ci saranno fatti, persone. Gesù sta scrivendo la sua storia, sta offrendomi i suoi doni e mi chiede di offrirgli me stesso per poter scrivere con Lui una pagina di Vangelo vivo. Aiutami, Gesù, a non lasciare bianca questa pagina, aiutami a non macchiarla troppo, fa’ che essa possa portare gioia al Tuo cuore e a tutti coloro che vi entreranno o che la leggeranno.

 

 

LUNEDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO FA’ DI NOI PERSONE NUOVE.

 

Hanno detto: “Pensare a far del bene, più che a star bene, perché tutti staremmo meglio. E sarebbe la Pasqua del mondo. La Pasqua che ci vuole. (Alessandro Manzoni )

Saggezza popolare: Il verme che rode il fagiolo è quello che sta dentro il fagiolo". (proverbio Congolese)

Un aneddoto: Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. È morta, è morta - gridarono le galline. Facciamole il funerale.  Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline. La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia. (Gianni Rodari)

Parola di Dio: At. 4,23-31; Sal. 2; Gv. 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: DOVETE RINASCERE DALL’ALTO”. (Gv. 3,7)

L’uomo non si costituisce con nove mesi di gestazione e poi una nascita; e neppure dopo anni di studio, al conseguimento di una laurea, o perché ha compiuto gli anni della maggiore età. Noi pensiamo che si nasca uomini. E invece uomini si diventa. Pagando il prezzo di lunghe fatiche, dopo e all’interno di momenti di sofferenza. Dopo trafile di studi, e non soltanto sui libri. Sottoponendosi ad estenuanti sacrifici. Affrontando la tribolazione di esami (non solo scolastici) che non finiscono mai. Col rischio permanente di dover ricominciare da capo ogni volta che una prova va male. Ma quello che diceva Gesù a Nicodemo, la rinascita che Lui chiede, va ben oltre. L’uomo da solo è già tanto se diventa uomo. Per riscoprirci uomini nuovi, figli di Dio, chiamati a costruire una umanità nuova, bisogna lasciare spazio allo Spirito di Dio. E’ lo Spirito di Gesù che ci rende capaci di eternità. E’ lo Spirito di Gesù che fa sì che il nostro agire cooperi alla creazione del nuovo mondo. E’ lo Spirito di Gesù che rende accessibile la misericordia del Padre. E’ lo Spirito di Amore che intercorre tra Gesù e il Padre che ci rende capaci di amore, ed è sempre lo stesso Spirito che ci aiuta a trasformare sofferenza e morte in speranza e amore. Se dunque tutti i giorni noi, con la nostra volontà, con l’esperienza, con fatica, dobbiamo diventare uomini, lasciamo che lo Spirito di Gesù agisca in noi e ci faccia diventare “uomini nuovi” a misura dello stesso Cristo.

 

 

MARTEDI’ 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA CROCE, GESU’ PARLA D’AMORE.

 

Hanno detto: Ogni setta, di qualunque genere sia, è uno schieramento del dubbio e dell'errore. (Voltaire)

Saggezza popolare: "Niente conforta meglio del calore di un sorriso". (proverbio Messicano)

Un aneddoto: Un uomo che aveva molte cose da dire ma che non sapeva come dirle, trascorse la sua vita in modo oscuro. Un uomo che non aveva niente da dire ma che lo sapeva dire bene, ebbe lustro ed onori. Dopo la sua morte, trascorsero molti anni. Dell'uomo che non aveva niente da dire rimase la memoria e un grande cenotafio. Dell'uomo che aveva molte cose da dire non rimase che un seme nel cuore dei suoi figli, che lo trasmisero di generazione in generazione. Oggi si celebra il terzo millennio della morte dei due uomini. Dell'uomo che non aveva niente da dire non rimane assolutamente nulla. Dell'uomo che aveva molte cose da dire rimangono tutte le cose allora non dette: di generazione in generazione sono state ricostruite dagli uomini a partire dal piccolo seme di allora lasciato cadere nel cuore dei figli.

Parola di Dio: At. 4,32-37; Sal. 92; Gv. 3,7-15

 

Vangelo Gv 3, 7-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

“In verità vi dico: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Parola del Signore

 

“COME MOSE’ INNALZO’ IL SERPENTE NEL DESERTO. COSI’ BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, PERCHE' CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”. (Gv. 3,14-15)

Da sempre e per primo Dio ha amato gli uomini, ma il Vangelo ci dice anche la misura senza limiti di questo amore: il dono del Figlio morto e risuscitato per noi. Egli è come l’antico serpente di rame innalzato nel deserto per la guarigione di quanti erano stati morsicati da serpenti velenosi, a causa della loro infedeltà. Egli è innalzato come su un trono, è glorificato sul legno della croce. Chi guarda Lui è salvo. Al termine della passione di Gesù, Giovanni riporterà le parole di un profeta: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Tutta la storia della salvezza è storia di questo amore fedele, tenace da parte di Dio. Se vogliamo essere coinvolti in questa storia di salvezza, dobbiamo credere all’amore di Dio, affidarci a questo amore anche nei momenti più bui e difficili, guardare con più insistenza e con più passione al Cristo crocifisso: Egli non è venuto per  giudicare e per condannare, ma per salvare. Chi guarda il crocifisso smaschera le proprie menzogne, i propri alibi, il proprio egoismo; si fa trasparente come è trasparente lui, lì sulla croce, squarciato e aperto allo sguardo di tutti. Il crocifisso ci insegna a smascherare gli idoli di questo mondo, i potenti di questo secolo, i soprusi e le ingiustizie, per far risplendere la luce e la verità del Padre su tutte le cose. Ci siamo impegnati a conoscere meglio il Cristo, a farne esperienza in questa quaresima. Guardiamo al Signore Gesù innalzato sul legno della ignominia e della gloria e chiediamo con le parole della liturgia: “O Dio che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa risplendere su di noi la luce del tuo volto”.

 

 

MERCOLEDI’ 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI. MI CONOSCI QUANDO MI SEGGO E QUANDO MIA ALZO.

 

Hanno detto: Gli uomini non pensano  che alle cose del mondo: se pensassero appena al mondo di là, andrebbero più diritti in questo. Essi pensano che questa vita terrena non debba finire mai: invece è una novena, questa vita, una novena e anche corta. (Grazia Deledda)

Saggezza popolare: "Scava il pozzo prima che tu abbia sete". (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Il Padreterno, dalla sua finestra, guarda verso la terra e tiene sulla mano la bianca colomba dello Spirito Santo. Con un lieve gesto l’affida al cielo e la bianca colomba si cala ad ali aperte giù, giù, giù... Ma dopo un poco - il Padreterno non ha ancora fatto in tempo a cominciare un lavoro - si sente un ticchettio ai vetri. Al solito!" dice il Padreterno sconsolato. "Non ha trovato dove posarsi..."

Parola di Dio: At. 5,17-26; Sal.33; Gv. 3,16-21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“CHIUNQUE FA IL MALE ODIA LA LUCE E NON VIENE ALLA LUCE PERCHE’ NON SIANO SVELATE LE SUE OPERE. MA CHI OPERA LA VERITA’ VIENE ALLA LUCE.” (Gv. 3,20-21)

Se guardiamo dentro di noi, sappiamo che cosa sia il bene e che cosa sia il male: la coscienza dovrebbe rivelarcelo; se poi abbiamo dei dubbi ci sono i comandamenti e le norme della Chiesa, ma se ancora ci fossero degli angoli di buio, ecco la norma del Vangelo di oggi: quello che non hai paura di fare alla luce del mondo è buono e quello che invece nascondi è opera delle tenebre. A parte quelle persone che oggi con la mentalità del mondo amano presentarsi cattive, si sentono alla moda perché infrangono tutte le norme, affermano di essere “libere” perché dicono di non avere tabù, credo che il principio evangelico sia estremamente vero. Se c’è qualcosa che tu non faresti davanti a tua moglie o a tuo marito, davanti ai tuoi genitori, se c’è qualcosa che nascondi perché ti vergogneresti se i tuoi amici o la comunità in cui vivi venissero a sapere, allora è un qualcosa che non va bene. Oltretutto il fare le cose di nascosto è stupido se crediamo al Vangelo che ci dice che un giorno ”tutto sarà svelato”. C’è quasi da chiederci come faremo allora a non disprezzarci ma a volerci ancora bene. Riusciremo ancora ad amarci perché, perdonati dalla misericordia di Dio, vedremo come la sua grazia in noi e nei fratelli ha ancora potuto operare meraviglie nonostante la nostra miseria.

 

 

GIOVEDI’ 19 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ SII IL MIO MODELLO IN TUTTO.

 

Hanno detto: “Se Gesù non è risorto, non si può credere in lui come salvatore; si può, al più venerarlo come maestro. Si può rievocarlo, ma non invocarlo. Si può parlare di lui, ma non parlare a lui. Si può ricordarlo, ma non ascoltarlo”. (Vittorio Messori)

Saggezza popolare: "Ripara la tua slitta in estate e il tuo carretto in inverno". (proverbio Armeno)

Un aneddoto: A Berna, un'anziana signora ultra ottantenne, essendo rimasta sola e non avendo voglia di cucinare solo per se stessa, si reca tutti i giorni a pranzare alla Migros, una catena di ristoranti self service. Quel giorno decide di mangiare un bel minestrone di verdura. Prende un vassoio, riempie il piatto di minestrone, va alla cassa a pagare e prende posto ad un tavolo vuoto. Si siede, ma al momento di mangiare si accorge di non aver preso un cucchiaio per mangiare il minestrone. Si alza, va alla cassa dove ci sono le posate, prende un cucchiaio e ritorna al suo tavolo, ma... lì seduto c'è un ragazzo africano che sta mangiando il suo minestrone! Sul momento la signora s'indigna e vorrebbe andare dal ragazzo a dirgli di tutto, ma poi pensa che, certamente, quell'emigrato l'ha fatto per fame e, passata la rabbia, decide di sedersi davanti al ragazzo e, senza dirgli nulla, incomincia a mangiare anche lei il minestrone. Il ragazzo africano la guarda stupito, ma lei gli sorride, lui le sorride e continuano a mangiare il minestrone: un cucchiaio lei, un cucchiaio lui… Finito il minestrone il ragazzo si alza, va al banco dei primi piatti, prende un piatto di fettuccine alla bolognese, prende due forchette e torna al tavolo. Dà una forchetta alla vecchia signora, si siede davanti a lei e incominciano a mangiare le fettuccine, sorridendo: una forchettata lei, una forchettata lui... Terminate le fettuccine il ragazzo africano si alza, fa un sorriso alla signora e se ne va. La signora, contenta per aver fatto un'opera buona, si gira sorridendo, per salutarlo e.... ad un tavolo vicino, dietro di lei, vede un vassoio con sopra un piatto di minestrone... Il suo piatto!

Parola di Dio: At. 5,27-33; Sal. 33; Gv. 3,31-36

 

Vangelo Gv 3, 31-36

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”. Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”. (Gv. 3,35)

Spesso noi cristiani ci comportiamo da sciocchi. Cerchiamo la verità su di noi, sul mondo, sulle cose e spaziamo in mezzo a filosofie, religioni, superstizioni, fantasie di uomini mentre Gesù di cui portiamo il nome ci ha detto di essere Lui la Via, la Verità, e la Vita. Non che la scienza, la ricerca umana non abbiano anch’esse una parte di verità, ma non è assurdo avere una fonte di acqua purissima e trascurarla per andare ad abbeverarsi a delle pozzanghere? Dio, il Creatore, il Signore, il Mistero inaccessibile, “ha amato il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” e il Figlio per volontà di Dio e per amore degli uomini si è incarnato  perché noi, in Lui potessimo avere “e grazia su grazia”. Cerchi Dio? E’ Gesù che ti mostra il suo volto. Cerchi la verità sull’uomo? E’ Gesù l’uomo - Dio che può risponderti. Cerchi il senso del tuo vivere? E’ Gesù che nell’amore per Dio,  per il prossimo ti dà una chiara risposta. Cerchi un comportamento di vita? Guarda a come si è comportato Gesù, ed imitalo, farai piacere a Dio e realizzerai la tua gioia. E siamo sciocchi anche per un altro motivo. Quando abbiamo bisogno di qualcosa e vogliamo cercare di ottenerlo, noi ci ingegniamo di ricercare chi possa intercedere per noi per avere quel dono ma, senza nulla togliere agli angeli e ai santi ‘specializzati per determinate richieste’, perché non ci rivolgiamo direttamente a Gesù che conosce molto bene la nostra realtà umana con tutti i suoi bisogni e che sa anche perfettamente quale sia il nostro vero bene? Provate a pensare alla saggezza della Chiesa che nei secoli ha sempre terminato ogni preghiera di lode, di offerta, di richiesta con le parole: “Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore…”.

 

 

VENERDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, GESU’, A CONDIVIDERE TUTTO COME HAI FATTO TU CON NOI.

 

Hanno detto:

Con quale coraggio chiedi a Dio ciò che rifiuti di concedere agli altri! Chi desidera ricevere misericordia in cielo deve concederla su questa terra. (S. Cesareo di Arles)

Saggezza popolare: "Sii cauto nel promettere qualcosa, perché poi dovrai mantenerla". (proverbio Indù)

Un aneddoto: C'era una volta un re che aveva tre figli e un anello. Sì: un anello d'oro e pietre preziose così bello, che se ne parlava perfino di là dalle frontiere, al punto che lo si riteneva magico, benedetto, simbolo del potere, e chissà che altro. Ognuno dei figli del re sperava di ricevere in eredità quell'anello, e spesso litigavano fra di loro per questo. Allora il re, sentendosi oramai prossimo a morire, decise di far fare dal gioielliere di corte altri due anelli in tutto simili al suo; e vennero così ben lavorati che proprio non se ne poteva distinguere uno dagli altri. Quando il re morì, ognuno dei tre figli ricevette un anello, ma subito cominciarono a litigare gridando: «L'autentico è il mio. Questo è l'anello benedetto!». Non venendo a capo di niente, decisero di rivolgersi a un maestro sufi che albergava in una grotta sul monte, uomo saggio, un mago che conosceva i segreti delle cose. Giunsero da lui e, mostrandogli gli anelli, chiesero: «Quale di questi è l'autentico?». Il venerabile sufi guardò gli anelli, li rigirò a lungo fra le mani, poi, restituendoli, disse: «Non lo so, ma lo posso chiedere alla terra. La terra sa tutto e mi darà la risposta». E posato un orecchio a terra, rimase a lungo in ascolto. Poi si alzò e disse: «Ha risposto così: di' ai tre prìncipi che io non so a chi appartiene l'anello benedetto, ma io so che tutti e tre appartengono a me. Litigano per un poco d'oro e di pietre, e io nel mio ventre ne ho a profusione. Ma perché litigano, dal momento che anche loro verranno nel mio ventre?».

Parola di Dio: At. 5,34-42; Sal. 26; Gv.6,1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“GESU’ PRESE I PANI E, DOPO AVER RESO GRAZIE, LI DISTRIBUI’”. (Gv.6,11)

L’amore di Gesù non è certamente fatto di promesse o di sentimenti sdolcinati o di parole. L’amore di Gesù è concretezza, è pane. C’è gente che ha fame? E Lui dà pane e pesci. C’è gente che ha fame di  verità, di giustizia, di bello, di Dio? E Lui si fa pane nell’Eucaristia. Tutto questo dovrebbe essere insegnamento concreto per chi vuol seguire Cristo, eppure la più grande vergogna di oggi è il rischio di morte per fame di due terzi della popolazione mondiale. I mezzi di comunicazione sociale hanno ripetuto tante volte statistiche sconcertanti, hanno presentato fotografie e film impressionanti. Ma il fatto cade nell’indifferenza della maggior parte degli uomini. Passo vergognoso tra gli scaffali di un supermercato stragonfi  di ogni ben di Dio; c’è anche, come in tutti i supermercati che si rispettino una corsia dove si vendono solo alimenti per cani e per gatti, eppure nel mondo milioni di persone agonizzano. Vedo la fame fisica e le altre fami profonde dell’uomo e mi sento a disagio: che cosa posso fare? I miei pochi pani, la mia poca fede che cosa possono fare? Eppure Gesù per sfamare quella moltitudine ha avuto bisogno proprio di pochi pani e di pochi pesci dati da qualcuno con amore. Pensate che già nel 1960 Giovanni XXIII, parlando alla FAO, diceva: “Nessuno può, oggi, in un mondo in cui le distanze non contano più, scusarsi dicendo che i bisogni del fratello non gli sono conosciuti o che l’aiuto che gli si deve dare non lo riguarda. Noi tutti siamo solidariamente responsabili delle popolazioni sottoalimentate.”

 

 

SABATO 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ SALI A BORDO E GUIDA TU.

 

Hanno detto: Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare. (San Gregorio Magno)

Saggezza popolare: "Se cadi sette volte, rialzati otto". (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Al tribunale di Jahvè cento angeli accusano un uomo: ”Costui e’ veramente malvagio”. Solo un angelo si attesta in suo favore: “Ma ha compiuto un’opera buona!” Jahvè fa inclinare la bilancia in favore del peccatore e sentenzia: “Niente Gehenna!” Ma non sapete quale e’ l’orario di Dio. Ecco come la pensavano gli “Abbas” del deserto: “Per tre ore al giorno Jahvè siede in tribunale a giudicare il mondo. Ma quando il male prevale sul bene, si alza dal trono della giustizia e, con un sospiro di sollievo, si siede per il resto della sua giornata sul trono della misericordia”

Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal. 32; Gv. 6,16-21

 

Vangelo Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

“SONO IO, NON TEMETE”. (Gv. 6,20)

Come può cambiare il significato di questa frase a seconda del nostro rapporto con il Signore!

Se sei uno che nella sua vita ha sempre pensato di dover fare da solo può veramente stupire che ci sia un Dio che si interessa di te e che, improvvisamente, chiede ospitalità nella tua barca. Se di Dio hai paura perché lo pensi padrone esigente sempre pronto a chiedere conto del tuo agire, sempre alla ricerca del peccato per punirlo, ecco che vederlo arrivare camminando sul mare, in mezzo alla tempesta non può che riempirti di terrore: “Che cosa vuole da me? Perché proprio in questo momento già così difficile? Adesso si accorgerà delle mie malefatte e chissà quale prezzo mi toccherà pagargli seppure ne avrò ancora la possibilità”. Se tu ami, non solo non hai paura di Colui che viene, ma lo desideri, lo invochi. Dio non è il contrario della tua felicità, anzi! Di Lui non hai paura perché conosci il suo volto misericordioso che già tante volte si è chinato su di te per donarti il perdono, perché desideri la sua presenza che ti dà la forza, che calma i tumulti del tuo cuore che ti dà speranza concreta di una prossima meta. Se noi guardiamo solo la prima frase di Gesù “Sono io” cioè “Sono Dio”, forse siamo ancora all’Antico Testamento e di quel Dio non solo abbiamo timore ma spesso anche paura, ma se vediamo la frase di Gesù tutta insieme “Sono io, non temete” cioè “Sono io, il Dio che cammina sulle onde del male e che viene per stare con te”, il nostro cuore non può che gioire nella riconoscenza di un così grande dono.

 

 

DOMENICA 22 APRILE: 3^ DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI IL RISORTO CROCIFISSO.

 

Hanno detto: Nel mondo a venire, ciascuno di noi sarà chiamato a rendere conto di tutte le cose belle che Dio ha messo in terra e che abbiamo rifiutato di vedere. (Talmud)

Saggezza popolare: Quando parli, procura che le tue parole siano meglio del silenzio. (proverbio Indù)

Un aneddoto: Il giorno delle nozze, un principe fece il suo ingresso nella capitale del suo regno accanto alla sposa novella. I due sposi avanzavano in una splendida carrozza, mentre ai lati della strada due ali di folla applaudivano. Ma, nella piazza davanti al castello, tutti ammutolirono. Su un alto patibolo, un malfattore stava per essere impiccato.  Il condannato aveva già infilato la testa nel cappio. La principessa scoppiò in lacrime. Il principe chiese al giudice se era possibile annullare l’esecuzione, come dono di nozze alla sua sposa. La risposta fu un secco no». «Ci sono dunque delitti che non possono trovare perdono? chiese la principessa con un filo di voce. Uno dei consiglieri del principe fece notare che, secondo un’antica consuetudine della città, qualsiasi condannato poteva riscattarsi pagando la somma di mille ducati. Una somma enorme. Dove si poteva trovare tanto denaro? Il principe aprì la sua borsa, la svuotò e ne uscirono ottocento ducati. La principessa, frugando nel suo elegante borsellino, ne trovò altri cinquanta. Non potrebbero bastare ottocentocinquanta ducati?» chiese. «La legge ne vuole mille! ribatterono. La principessa scese e fece una colletta tra paggi, cavalieri e passanti. Fece il conto finale: novecentonovantanove ducati. E nessuno aveva più un ducato. «Dunque per un ducato quest’uomo sarà impiccato?» esclamò la principessa. «È la legge, rispose impassibile il giudice e fece cenno al boia di cominciare l’esecuzione. A quel punto la principessa gridò: «Frugate nelle tasche del condannato, forse qualcosa ce l’ha anche lui». Il boia ubbidì e da una delle tasche del condannato saltò fuori un ducato d’oro. Quello che mancava per salvargli la vita. Nel cuore di ognuno c’e’ quanto basta a salvargli la vita. La bontà, l’amore, la felicità in molti sono come stoppini spenti. Basta un piccolo fiammifero per accenderli.

Parola di Dio: At. 3,13.15.17-19; Sal. 4; 1Gv.2,1-5; Lc. 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Parola del Signore

 

“STUPITI E SPAVENTATI CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”. (Lc. 24,37)

Nella vita è molto facile confondere la realtà con i fantasmi. Quanti esempi quotidiani abbiamo di questo: c’è gente che dà più credito ad un oroscopo di quanto dia credito alle persone che vivono con loro. I vari fitness e il trucco valgono più della realtà e vedi spesso andare in giro dei “fantasmi di bellezza” che se li avessi visti al mattino appena alzati saresti fuggito inorridito, spesso dietro pellicce o abiti sontuosi che sembrano indicare la massima rispettabilità o dietro incarichi “al massimo livello”, scopri cadaveri ambulanti o persone arriviste che sono state messe a ricoprire ruoli importanti proprio perché sono cretine. E non è forse facile prendere per oro ciò che non è, giocare la propria vita su cose che sono passeggere e lasciarsi sfuggire l’essenziale…? Anche gli apostoli, che pur avevano avuto esperienza diretta di Gesù, spesso cadono nel tranello dei “fantasmi”. Gesù che cammina sulle acque per venire loro incontro è un “fantasma” che mette terrore, Gesù trasfigurato sul Tabor fa parlare a sproposito perché Pietro “non sapeva quel che diceva”. Gesù trasfigurato dal dolore nell’orto degli ulivi non ha diritto neanche ad un momento di condivisione e di preghiere perché “i loro occhi erano appesantiti dal sonno”, il Risorto viene scambiato per un fantasma anche se i discepoli già avevano avuto la testimonianza della tomba vuota, di Maria Maddalena… E anche la formalità delle  religioni spesso ci aiuta a credere che Gesù sia un fantasma: un battesimo ricevuto per tradizione senza un minimo di impegno da parte dei genitori è il modo per convincersi che Dio sia un fantasma a cui bastano pochi riti per tenerlo buono, una Eucarestia che è diventata un rito senza la certezza che quel pane sia il Cristo vivente che viene a sostenere il mio cammino, è ridurre il dono più grande ad un fantasma, una predicazione senza convinzione, un sacramento della Confessione solo come lavanderia a gettone, una testimonianza senza gioia sono fantasmi di Gesù. Lui non è un fantasma e mi piace il modo concreto con cui Gesù lo dimostra: “Toccate le mie ferite!” Gesù, il risorto è il Crocifisso. La risurrezione non ha cancellato la crocifissione. Chi vuole seguire Gesù e non un fantasma, deve sapere che è certa la risurrezione, ma anche che non ci viene cancellato il fatto che per giungervi bisogna passare attraverso la crocifissione.

 

 

LUNEDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ TU SEI IL VOLTO DEL PADRE.

 

Hanno detto: L’uomo che prega non è necessariamente migliore dell’uomo che non prega. Ma nel suo corpo ha un foro, uno sfogo in più. Non è poco, perché meno fori abbiamo, e più c’è ristagno di gas tossici. (G. Cernetti)

Saggezza popolare: E' cieco chi guarda solo con gli occhi. (proverbio di Sarawak)

Un aneddoto: Un buon parroco aveva osservato che dall’una alle tre, nel silenzio della sua chiesa veniva sempre un soldato, che dopo essersi chinato per salutare Gesù, se ne stava sull’attenti immobile e riverente. Un giorno gli chiese: Che fai qui sull’attenti?  -Due ore di sentinella al mio Dio — rispose con franchezza. E continuò: Tutti i grandi della terra hanno le loro guardie... E il Re dei Re non ne avrà nessuna? .. Ebbene, io voglio fare la sentinella e me ne sento orgoglioso tanto da non sentirne la fatica.

Parola di Dio: At. 6,8-15; Sal. 118; Gv. 6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore

 

“QUESTA È L’OPERA DI DIO: CREDERE IN COLUI CHE EGLI HA MANDATO”. (Gv. 6,29)

A noi che cerchiamo sempre che cosa fare, Dio risponde: “C’è una cosa sola da fare: credere a Gesù”, le opere vengono dopo e devono essere conseguenza della fede. Ancora una volta la nostra fede non è l’incontro con un’idea, non è una serie di atti religiosi, non è un manifestare volontarismo per compiere tante opere, è incontrare “Colui che Dio ha mandato”. Noi crediamo a Gesù. E’ una persona concreta come noi, è il Figlio di Dio che ci salva, è la Via, la Verità, la Vita, è la risurrezione dai morti, è il Pane della vita eterna. Spesso, guardando la mia vita, mi chiedo: “Ma Gesù l’ho incontrato davvero? oppure ho incontrato solo le sue apparenze?”. Se l’avessi incontrato davvero dovrei avere meno paure, più speranza, più gioia. La mia vita dovrebbe trasparirle maggiormente e allora le mie “opere” dovrebbero essere la conseguenza di questo incontro sconvolgente.

 

 

MARTEDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

TU , GESU’, HAI VINTO IL MONDO.

 

Hanno detto: Chi troppo si agita per fare il bene, non trova più il tempo d’essere buono. (Tagore)

Saggezza popolare: Hai un dente solo? Sorridi almeno con quello! (proverbio del Madagascar)

Un aneddoto: Un confessore raccomandò ad una penitente la meditazione quotidiana. Quella chiese: Padre, come si fa a meditare bene?  Il sacerdote le spiegò: per esempio: ecco vicino il Natale. Si metta davanti al presepio e guardi a lungo la paglia, la mangiatoia, gli animali, i pastori, ecc. Dopo quindici giorni, rivedendo la sua penitente, il confessore chiese: E allora ha provato a meditare sul presepio? La donna rispose con semplicità: Si, padre; ma non so continuare: sono sempre alla paglia!

Parola di Dio: At. 7,51-8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA. CHI VIENE A ME NON AVRA’ PIU’ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRA’ PIU’ SETE”. (Gv. 6,35)

Specialmente in Oriente, ma anche in altre parti del mondo si usa invitare parenti e amici del defunto a partecipare a un banchetto funebre, accanto alle spoglie del morto, quasi a continuare nel pasto il legame di amore che unisce oltre la morte. Il banchetto, infatti, è il momento più privilegiato nel quale i commensali realizzano una profonda comunione tra loro. Anche l’Eucaristia è la rinnovazione del banchetto celebrato dal Signore Gesù con gli apostoli, nell’Ultima cena, prima della sua passione e morte e risurrezione. Ma noi non commemoriamo un morto, celebriamo il Dio della vita. Purtroppo, però, molti cristiani arrivano alla Messa con il volto tirato, quasi fosse un dovere pesante da compiere. Forse l’abitudine di assicurarsi, pagando, contro le malattie, il furto, gli incendi, la vecchiaia, la morte stessa, ha finito per trasformare anche la pratica religiosa in una polizza di assicurazione per la vita eterna. Dobbiamo tutti re imparare a incontrare Dio, a dialogare, a conversare con Lui, magari per ripetergli con il cieco di Gerico: “Signore, fa’ che io veda”, o con gli apostoli: “Accresci la nostra fede”. La Messa realizza questo incontro di comunione con Dio e con i fratelli. Nella prima parte, la liturgia della parola, Dio dialoga con noi poveri pellegrini, disorientati, smarriti, brancicanti forse nelle tenebre del dubbio, accecati dalla violenza delle passioni: “Perché siete tristi?”, ci ripete Gesù come ai discepoli di Emmaus. “Non abbiate paura, io ho vinto il mondo”. Nella seconda parte, la liturgia Eucaristica, dopo l’offerta del pane e del vino, quel Gesù che ha ridato la vista ai ciechi, la vita ai morti, si rende presente sull’altare, invitando tutti a partecipare al banchetto della vita: “Prendete e mangiatene tutti… Prendete e bevetene tutti…”. Tutti, anch’io, anche tu e voi, poveri peccatori. “Venite voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. Mangiando Dio sotto la specie del pane e del vino, noi siamo divinizzati, trasformati in Lui: la nostra carne si fonde con la carne di Dio, il nostro sangue si mescola al suo. Questa volta il sogno dei nostri progenitori di essere simili a Dio si fa realtà.

 

 

MERCOLEDI’ 25 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, RICOMINCIAMO INSIEME

 

Hanno detto:

Un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di confessare di aver avuto torto, che è poi come dire, in altre parole, che oggi è più saggio di quanto non lo fosse ieri. (J. Swift)

Saggezza popolare: Il bufalo non si vanta della sua forza davanti all'elefante.(proverbio del Gabon)

Un aneddoto: Un re del tempo antico aveva un ministro molto saggio che, qualunque cosa accadesse, sentenziava:" Ciò che Dio vuole è per il meglio!" Questa esclamazione non sempre riscuoteva l'approvazione del re che non aveva la stessa fede in Dio del suo saggio ministro. Una volta il re rimase ferito in battaglia e anche in quell'occasione il ministro sentenziò, come sempre:" Ciò che Dio vuole è per il meglio!" Questa volta il re andò su tutte le furie: come osava il ministro dire una cosa di questo genere, che cosa ci poteva mai essere di buono per lui nell'esser stato ferito?  E così fece imprigionare il ministro che accettò senza batter ciglio quell'ingiusta punizione con la solita esclamazione: "Ciò che Dio vuole è per il meglio!". Vinta la guerra il re tornò al suo passatempo preferito: la caccia. Proprio durante una battuta di caccia, mentre cavalcava nella foresta, alquanto lontano dal suo seguito, il re fu improvvisamente circondato da una banda di briganti, adoratori della dea Kalì, alla quale essi solevano offrire ogni anno un sacrificio umano. Destino volle che questa volta la vittima designata fosse il re stesso, che fu incatenato e portato nel tempio. Ma la vittima sacrificale deve essere fisicamente perfetta e non presentare menomazioni di sorta, perciò quando il sacerdote di Kalì si accorse della ferita del re, decretò che questi non era adatto a essere sacrificato e lo lasciò tornare libero al suo palazzo: quella ferita gli aveva salvato la vita! Il re si rese conto che il ministro aveva avuto ragione e lo fece immediatamente liberare e reintegrare nella sua carica. Quando il ministro fu alla sua presenza, il re gli raccontò l'accaduto e aggiunse:" La mia ferita è stata davvero per il meglio, perché grazie a essa sono sfuggito alla morte, ma che cosa ne hai guadagnato tu, che sei rimasto rinchiuso in prigione?". Il ministro rispose: "Maestà, se non fossi stato in prigione, sarei stato accanto a voi nella foresta; i banditi avrebbero catturato anche me e, dal momento che il mio corpo è intatto, avrebbero sacrificato me al vostro posto".

Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

"MENTRE IL SIGNORE OPERAVA CON LORO. (Mc. 16,20)

Se guardo il mondo vedo che non è migliorato; mai come oggi ci sono tante guerre e violenze e mai come oggi si è vicini alla autodistruzione. Se guardo la Chiesa vedo ancora in essa tante ingiustizie, poca carità, tanta fame di potere, tanta paura e abitudinarietà. Se guardo a me stesso, ancora  sempre più mi trovo con una fede vacillante, con una carità che ha poca voglia di compromettersi e con una speranza quasi uccisa dal pessimismo. Ma "il Signore operava con loro" e allora ricomincio a rileggere il Vangelo perché solo Gesù può darmi speranza: "lo sono con voi tutti i giorni" "lo ho vinto il mondo" "Vi do' la mia vita" "Chi vuoi venire dietro di me prenda la sua croce e mi segua" "Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri", "impossibile presso gli uomini ma non presso Dio" E con Lui cerco di riscrivere, meno male che posso, la buona notizia di "Gesù Cristo Figlio di Dio".

 

 

GIOVEDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU GESU’ SEI CIBO, FORZA PER IL CAMMINO.

 

Hanno detto: “Io voglio”  è la parola più rara che esista al mondo. Anche se è la più frequentemente abusata. Ma quando un uomo possiede il terribile segreto del volere, anche se oggi è povero ed è ultimo a tutti, siate certi che un giorno lo troverete più in alto di voi. (Lacordaire)

Saggezza popolare: La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta. (proverbio del Senegal)

Un aneddoto: Un ricco e anziano signore lasciò una grossa somma di denaro ai poveri e a vari istituti di carità, ma preferì che quelle donazioni fossero anonime, come confidò a un amico, perché non si pensasse che l'avesse fatto per vanagloria.  Il suo scopo era fare del bene mentre era ancora vivo. “Non mi piacerebbe essere conosciuto come l'uomo più ricco del cimitero!”, avrebbe esclamato.

Parola di Dio: At. 8,26-40; Sal. 65; Gv. 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv. 6,51)

Quando Gesù annunciò l’Eucaristia non fu capito da tutti. Troppo alto quel concetto di amore che non è un dare qualcosa anche di utile e bello; non è neppure la dolcezza di una carezza, che è il dono di sé in quel farsi mangiare per essere una cosa sola con Lui. La gente, e forse anche noi, quando vogliamo comunicare un gesto di affetto a qualcuno, di solidarietà, di condivisione, il più delle volte ci limitiamo a “dare qualcosa”: invece l’amore chiede di più ossia il dono di sé fino a farsi vita per l’altro. Quando due si vogliono veramente bene, non finiscono mai di fissare lo sguardo l’uno nell’altro, come a voler fare l’impossibile, ossia a entrare nell’altro fino a diventare quasi il “pane vivo” che si fa vita l’uno dell’altro, abbattendo il muro di separazione, che non permette di diventare una sola cosa. Dio, nel suo infinito amore, fece quello che noi uomini non sappiamo e non riusciamo a fare: ossia ha donato il suo amore divenendo una cosa sola con noi, facendosi carne della nostra carne, sangue del nostro sangue. Eppure quando Gesù annunciò l’Eucaristia, non fu capito. i Giudei si misero a discutere: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” e, alla risposta di Gesù sul mangiare il suo corpo per avere la vita eterna, molti di quelli che lo seguivano, se ne andarono e non tornarono più. E deve essere stata grande la delusione del Signore, nel costatare che i suoi non riuscivano a entrare nel tabernacolo dell’amore di Dio e farsi invadere totalmente da Lui E osservando come sono pochi ancora oggi quelli che si sono fatti “catturare” dall’amore di Gesù che si fa nostro cibo, si direbbe che sono troppi i suoi discepoli, che si definiscono cristiani, che hanno abbandonato la Messa e non sentono il bisogno di nutrirsi del “pane del cielo”. Forse perché troppo sazi del pane della terra, che sa di terra, e poco o nulla dice di cielo. Abbiamo bisogno di tanto amore, ma tanto, e Dio sa quanto, poi voltiamo le spalle all’Amore che è la vita, cercandolo altrove, dove non troviamo che poco o nulla. E’ davvero questione di farsi catturare interamente dal mistero dell’amore di un Dio che non si accontenta di dirci “ti amo”, “ti sorrido”, ma si fa nostro cibo. Incredibile che ciò avvenga… Ma è immensa gioia.

 

 

VENERDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, MIO DIO SEI IL SENSO PIENO DELLA VITA.

 

Hanno detto: “Non dimenticare queste due cose: che il Figlio di Dio è morto per te e che tu pure dovrai ben presto morire”. (Pico della Mirandola)

Saggezza popolare: La guerra non ha occhi. (proverbio Congolese)

Un aneddoto: Un piccolo imprenditore, volendo mettere sul mercato un nuovo cosmetico, decise di commercializzarlo per posta.  La signorina assegnata al compito era poco esperta. Per sbaglio spedì le buste senza la lettera che illustrava il nuovo prodotto. L'errore fu scoperto solo quando cominciarono ad arrivare lettere e telefonate di consumatori che chiedevano spiegazione della busta vuota. L'errore suscitò intorno al prodotto più interesse di quanto ci si fosse aspettati. A conti fatti, l'imprenditore fu contento.

Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal. 116; Gv. 6,52-59

 

Vangelo Gv 6, 52-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“IO LO RISUSCITERO’ NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv. 6,54)

Se venisse uno a domandarci: Dimmi, cosa desideri di più nella vita? lo ho il potere di fartelo avere. Vivere ancora cinquanta, cento anni... Domanda pure, senza timore, tutto quello che vuoi. Avere accanto a me i miei cari, possedere una bella casa, avere tante ricchezze, essere esente da ogni male e dolore... Su, su, non aver paura di chiedere. Essere bello, rimanere eternamente giovane, viaggiare, godere... Già, sarebbe bello, realizzare il sogno di Faust; peccato che sia soltanto una favola! Invece no: è una stupenda realtà, perché è venuto uno nel mondo che ha vinto per noi la morte e ha assicurato: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà, e chi vive e crede in me, non morirà in eterno”. (Gv 11,25).

 

 

SABATO 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA ILLUMINA E SALVA.

 

Hanno detto: “Chissà perché la grazia riporta vittorie insperate nell'anima dei peccatori (e ne fa degli ammirevoli convertiti), mentre la gente onesta continua in una sorda sbiadita mediocrità. E come se fosse dentro un’armatura, una corazza senza difetti. Non c’è scalfittura possibile, non c’è neppure quell’apertura che si chiama ferita da peccato, perché la grazia irrompa, tocchi la pelle viva, e ci possa guarire”. (Charles Peguy)

Saggezza popolare: L'amore si paga con l'amore. (proverbio dell’Angola)

Un aneddoto: Un cane, bianco con la punta della coda nera, giaceva morto ai margini della strada. Alcuni ragazzini lo guardavano con le lacrime agli occhi. Un uomo si fermò e disse:  “Deve essere stato un buon cane da caccia”. “Chi, Spot? No! Non era niente di speciale”, rispose un ragazzo. “Era un buon cane da guardia?” “No”. “Era un buon corridore?” “No ...” “Be', se non era niente di straordinario, perché aveva tanti amici?” Il ragazzo guardò tristemente il cane: “Vede la coda? Spot la dimenava ogni volta che ci incontrava. Forse non era il cane più bravo che si potesse desiderare, ma era buono, e noi eravamo felici di stare con lui”.

Parola di Dio: At. 9,31-42; Sal. 115; Gv. 6,60-69

 

Vangelo Gv 6, 60-69

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E’ lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Parola del Signore

 

“SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA”. (Gv. 6,68)

La nostra epoca è quella delle comunicazioni. Quante persone ci vendono parole che, a detta loro, dovrebbero darci felicità. La propaganda ci dice che il consumare un determinato prodotto dovrebbe renderci felici. Se voti il tal partito avrai benessere. Se vai dal tal mago ti proteggerà e avrai sempre soldi e salute. Eppure noi sappiamo benissimo che sono imbrogli. Gesù non ci promette che staremo sempre bene, anzi parla di croce. Non vuol venderci nessun prodotto, anzi, ci regala se stesso. Non vuole aggregarci ad un partito e non ci promette né successo né potere. Ma Lui che è la Via, la Verità, la Vita, dà senso al nostro vivere, gioire, soffrire. Ci parla di vita da gustare qui e da valorizzare, e di vita che dura per sempre. Le sue non sono parole-chiacchiere. E’ Lui stesso la Parola prima ed ultima di Dio.

 

 

DOMENICA 29 APRILE: 4^ DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA’.

 

Hanno detto: Amore e dubbio non si sono mai rivolti la parola. L’amore è una parola fatta di luce, scritta da una mano di luce su una pagina di luce. (Gibran)

Saggezza popolare: Non esiste un unico giorno, anche domani il sole risplenderà. (proverbio dell’Angola)

Un aneddoto: Pioveva. Una signora che viaggiava in taxi vide una vecchietta sotto la pioggia, che aspettava l'autobus. La signora chiese al tassista di fermarsi. Invitata l'anziana donna a salire, si offrì di accompagnarla a casa, anche se, come venne a sapere, l'abitazione della vecchietta era abbastanza distante. La tariffa fu alta ma, quando la signora aprì la borsetta per pagare, il tassista si offrì di pagare la metà. La carità è contagiosa.

Parola di Dio: At. 4,8-12; Sal. 117; 1Gv. 3,1-2; Gv. 10,11-18

 

Vangelo Gv 10, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. Parola del Signore

 

“E HO ALTRE PECORE CHE NON SONO DI QUESTO OVILE; ANCHE QUESTE IO DEVO CONDURRE. (Gv. 10,16)

Il buon Pastore non fa distinzione tra pecore bianche e pecore nere, giovani o anziane. Gesù ha offerto la sua vita per tutti, anche per coloro che ancora non lo conoscono. Egli con la sua morte ha salvato tutti gli uomini che lo accolgono. Questo è il volere del Padre che vuole “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”. Offrire la vita per tutti è, allo stesso modo, la missione di ogni cristiano. Ognuno di noi è chiamato ad essere un buon pastore (e non solo i preti). In che modo? Prima di tutto lavorando per il bene temporale ed eterno di quelle pecore che Dio ha assegnate alla nostra “custodia” nella sua provvidenza: il coniuge, i figli, i parenti, gli studenti, i compagni di lavoro, i dipendenti, i vicini. In secondo luogo, adempiendo i nostri doveri verso gli altri e verso la società, lavorando per il bene comune. In terzo luogo offrendo le nostre fatiche, i sacrifici per la salvezza nostra, dei nostri cari e di altre anime che non conosciamo. Le nostre prove, le nostre sofferenze fisiche e morali infatti diventano preziose se offerte per amore insieme alla sofferenze di Cristo e per l’amore che circola nel corpo mistico possono raggiungere persone anche lontane ed ottenere per loro del bene.

 

 

LUNEDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDICI PER MANO, GESU’, E PORTACI AL PADRE.

 

Hanno detto: Vi sono due cose che possiamo e dobbiamo assolutamente dare ai nostri figli: la prima sono le radici, l’altra sono le ali: sicurezza e libertà. (Marion Stroud)

Saggezza popolare: Quando un uomo libero viene legato con una corda, prima o poi, la spezza. (proverbio Congolese)

Un aneddoto: Durante una battaglia decisiva della prima guerra mondiale, notizie disastrose arrivarono al quartiere generale del maresciallo Foch, il comandante delle forze alleate. Egli non si perse d'animo. Quando le cose sembravano andare per il peggio, diede quell'ordine passato alla storia: “Il centro è in ritirata, l'ala destra è respinta, l'ala sinistra sta cedendo. La situazione è eccellente. Attacchiamo”. L'attacco alleato sfondò le linee nemiche e riportò un clamoroso successo. Dice un vecchio proverbio: “Vince la battaglia chi sta sul campo gli ultimi quindici minuti.

Parola di Dio: At. 11,1-18; Sal. 41-42; Gv. 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA; SE UNO ENTRA ATTRAVERSO DI ME, SARA’ SALVO; ENTRERA' E USCIRA’ E TROVERA’ PASCOLO”. (Gv. 10,8)

Nel cammino della nostra vita noi troviamo tante porte. Porte aperte e porte ermeticamente chiuse, porte invitanti, allettanti e porte difese da guardie e mastini, Il pensiero può aprirci o chiuderci la porta della conoscenza, quell’amico può aprirci o non aprirci la porta per trovare lavoro, puoi aprire la porta del tuo cuore per amare o chiuderla per rintanarti nel tuo egoismo. Il peccato ha fatto chiudere la porta di accesso al giardino dell’Eden dove cresce l’albero della vita. Gesù è la porta aperta che conduce a Dio. Per arrivare al Padre, al Regno, all’eternità si passa attraverso Lui. Se ti trovassi a voler entrare in un castello difeso da mura invalicabili, attorniato da un largo fossato pieno di coccodrilli, l’unico modo per entrare è che qualcuno cali il ponte levatoio. Gesù è il ponte che ci unisce a Dio, è il passaggio verso la meta e la speranza dell’eterno. E’ inutile cercare altre porte, altre strade: non portano da nessuna parte.

     
     
 

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