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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2012

GIOVEDI’ 1 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA VOLONTA’, SIGNORE, E’ IL MIO UNICO BENE.

 

Hanno detto: La Chiesa è come la luna: vista e toccate da vicino, è solo la povertà di tanta polvere e di tanti sassi; nel suo insieme però essa è capace di riflettere la luce del sole e di illuminare il buio delle nostre notti. (Urs Von Balthasar)

Saggezza popolare: Troppo cibo buono è peggio di troppo poco cibo cattivo. (proverbio Ebraico)

Un aneddoto: Una sera un centinaio di ragazzi erano intenti a divertirsi e a giocare in un prato di Torino. Don Bosco, giovanissimo prete, aveva da poco avviata il suo nuova apostolato oratoriano. All’improvviso presso la siepe di cinta si presenta un ragazzo di 15 anni. Pareva che desiderasse varcare il debole riparo della siepe e unirsi agli altri ragazzi. Non osava farlo e si era fermato lì a guardarli con una faccia triste e scura. Don Bosco lo vide, gli si avvicinò e gli rivolse varie domande: il ragazzo non rispose. Don Bosco dubitò seriamente che fosse muto e già pensava di parlargli con l’alfabeto dei muti. Tentò ancora un’ultima prova: gli pose carezzevolmente una mano sul capo e gli chiese: “Che cos’hai, mio caro? Dimmi: ti senti male?” Il ragazzo con un fil di voce gli rispose per la prima volta. “Ho fame”. Don Bosco mandò a prendere subito del pane e qualcos’altro. Quando il ragazzo si fu sfamato, Don Bosco tornò a interrogarlo. Venne a sapere che era un ragazzo immigrato, che faceva il sellaio, che era stato licenziato dal padrone perché aveva fatto una scenata. La notte innanzi aveva dormito sulla gradinata della metropolitana, la grande chiesa di Torino. Da parecchie ore si sentiva violentemente tentato a rubare per sfamarsi. Stava per compiere una qualche azione delittuosa che l’avrebbe condotto difilato in carcere, quando aveva incontrato Don Bosco. Non aveva bisogno soltanto di pane materiale, ma anche di tanta comprensione. E Don Bosco l’aveva capito e salvato.

Parola di Dio: Est. 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

 

Vangelo Mt 7, 7-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti". Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO”. (Mt. 7,7)

Gesù ci raccomanda di non cadere nell'errore dei pagani che pensano di essere ascoltati a furia di parole. No: è a un Padre che chiediamo e se nessun padre tra noi uomini - che pure siamo sempre tentati dalla parte oscura che c'è in noi - darebbe una pietra al figlio che gli chiede un pane, figuriamoci Dio dal quale deriva ogni paternità! Ma - direte voi - quante volte, pur rivolgendomi al Padre con fiducia, non sono stato esaudito nella mia preghiera, nel mio chiedere cose che ritenevo importanti nella mia vita! Vero: Gesù dice che il Padre dona cose buone a coloro che gliele chiedono. Non sempre ciò che chiediamo è il nostro bene più prezioso, fatichiamo a capire di cosa veramente abbiamo bisogno per essere felici. Mi è successo un sacco di volte: ho chiesto con insistenza qualcosa che - in coscienza - ritenevo indispensabile per la mia felicità salvo restare a bocca asciutta. A distanza di anni, però, guardandomi indietro, mi sono accorto che Dio mi ha esaudito. Non nel senso che mi ha dato ciò che chiedevo, ma che ha indirizzato il mio cammino incontro al desiderio che soggiaceva a quella domanda. Non ho ottenuto quasi nulla di ciò che ho chiesto, ma tutto ciò che desideravo, magari senza saperlo. E' un rapporto di fiducia e di passione quello che si viene a creare tra Dio e noi, rapporto di chi davvero mette nelle mani la sua vita, sapendo che qualunque cosa accadrà, Dio Padre conosce e interviene.

 

 

VENERDI’ 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, VUOI LA NOSTRA SALVEZZA.

 

Hanno detto: Non sappiamo mai quale diga abbattiamo quando cediamo alla tentazione, poiché un peccato non vive isolato. E’ come un’invenzione della morte. Non si sa mai tutto quello che si è perduto. (Julien Green)

Saggezza popolare: Quando l'uomo pensa, Dio sorride. (proverbio Ebraico)

Un aneddoto: Una sera dell’autunno 1860, Don Bosco entrò nel caffè della Consolata e prese posto in una stanza appartata per leggere con tutto comodo e sbrigare la voluminosa corrispondenza che aveva portato con sé. In quel caffè c’era un ragazzo, svelto e disinvolto, a servire i clienti. Si chiamava Cotella Giampaolo; aveva 13 anni, era nativo di Cavour in provincia di Torino e pochi mesi prima era scappato di casa scocciatissimo dei continui rimproveri dei suoi genitori. Il padrone del bar lo chiamo: “Va’ a portare una tazza di caffè a un prete che è nella stanza qui vicina”. “Io portare il caffè a un prete?”, interloquì il ragazzo che dei preti aveva sentito sempre sparlare. Il padrone troncò netto: “Va’”. Andò con aria beffarda: “Che vuole da me, lei prete?”, chiese villanamente a Don Bosco. Don Bosco lo guardò fisso, poi con dolcezza gli rispose: “Desidero da te, bravo ragazzo, una tazza di caffè, ma con un patto”. “Quale?” “Che me la porti tu stesso”. Subito il ragazzo fu soggiogato da quello sguardo. Gli portò il caffè e non riuscì più a staccarsi da Don Bosco, che con bontà cominciò a interrogarlo sul suo paese, sulla sua età e sul perché fosse scappato di casa. “Vuoi venire con me?”, concluse Don Bosco. “Dove?” “All’Oratorio. Questo luogo non fa per te”. “E quando sarò là?” “Se ti piace, potrai studiare”. “Ma lei mi vorrà bene?” “Oh, pensa. Là si gioca, si sta allegri, ci si diverte...”. “Bene, vengo. Domani?” “Stasera stessa”. E quella sera, nebbiosa, umidiccia, se lo portò a Valdocco. Il ragazzo gli rimase affezionato per sempre..

Parola di Dio: Ez. 18,21-28; Sal. 129; Mt. 5,20-26

 

1^ Lettura Ez 18, 21-28

Dal libro del profeta Ezechiele.

Così dice il Signore Dio: "Se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata. Forse che io ho piacere della morte del malvagio dice il Signore Dio o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà. Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, popolo d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa. E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà". Parola di Dio

 

“FORSE CHE IO HO PIACERE DELLA MORTE DEL MALVAGIO - DICE IL SIGNORE - O NON PIUTTOSTO CHE DESISTA DALLA SUA CONDOTTA E VIVA?”. (Ez. 18,23)

Una mentalità che anche certa predicazione ci ha propinato, ci porta a vedere Dio come un giudice: siccome è giusto giudicherà con intransigenza il bene e il male e assolverà o condannerà secondo i rigidi canoni dei nostri codici. E’ più che vero che Dio è giusto, ma Dio è anche Padre di ogni uomo. Un padre terreno, certamente non condivide il male che il figlio commette, ma continua ad aver speranza per lui, continua ad offrirgli una possibilità, spera in un cambiamento. Non gli chiude mai definitivamente la porta in faccia. La giustizia e il giudizio di Dio nei nostri confronti è così. Il suo amore viscerale per noi fa sì che ci sia sem­pre una possibilità per noi. E’ bello per noi sentirci amati così. Certamente non dobbiamo approfittarne, vanificando il suo amore e la sua misericordia, ma mentre sentiamo il suo rimprovero per il male commesso, scopriamo anche la sua mano sempre tesa per la nostra salvezza.

 

 

SABATO 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A LIBERARCI DALL’ODIO E DAL RANCORE.

 

Hanno detto: Vivere senza Dio è un tormento. L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi, non lo potrebbe sopportare, nessuno ne sarebbe capace. Se rigetta Dio, si inginocchia davanti a un idolo di legno o di oro o immaginario. Sono tutti idolatri e non atei, ecco come bisogna chiamarli. (F. Dostoevskij)

Saggezza popolare: Una parola detta al momento giusto è come un diamante incastonato nell’oro. (proverbio Ebraico)

Un aneddoto: Luigi Lasagna era un ragazzo di 12 anni, irrequieto come una goccia di mercurio. Nei primi giorni in cui si trovò a vivere con Don Bosco nell’Oratorio di Torino dette del filo da torcere ai superiori perché era indomabile come un puledro; impossibile tenerlo quieto. Era vissuto fino allora allo stato brado e quindi gli ripugnava ogni costrizione disciplinare. Don Bosco lo seguiva con occhio attento e con pazienza estrema. Un giorno, preso da nostalgia, Luigi aspettò che calassero le prime ombre della sera e poi scappò da Torino. Camminò tutta la notte e ritornò al paese, a Montemagno. I genitori immediatamente lo ricondussero a Torino. Don Bosco lo riaccolse  sorridendo; non disse una parola della sua fuga, gli fece coraggio, gli regalò un dolce.  Su quel viso imbronciato di fanciullo balenò un sorriso, il primo sorriso.  Fu così che Don Bosco riuscì a domarlo; aveva intravisto in quel ragazzo delle rare doti: svelto, generoso, di una forza di volontà straordinaria, di un cuore affettuosissimo, di ingegno e di memoria spettacolosa. E un giorno dell’autunno del 1862, Don Bosco che si trovava in un crocchio di ragazzi, tra i quali c’era Luigi, girò il dito indice attorno e senza fermarsi disse queste precise parole: “Uno di voi sarà vescovo”. La profezia andò azzeccata. Luigi Lasagna, quel puledrino indomabile e irrequieto, divenne effettivamente vescovo.

Parola di Dio: Dt. 26,16-19; Sal.118; Mt. 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

“MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,43)

Quella che abbiamo letto oggi è forse la pagina più esaltante di tutta la buona notizia di Gesù ma anche, a prima vista, la pagina più impossibile. Chi è che umanamente può essere capace di amare il proprio nemico che proprio in quel momento lo sta denigrando e distruggendo?  Tra l’altro può aver senso una cosa del genere o non va contro la natura stessa che spesso d’istinto per difendersi deve aggredire? Gesù non chiede a noi ciò che può essere impossibile per la nostra umanità, ma ci indica delle strade e ci  propone anche i mezzi per poterci arrivare. Amare i propri nemici non vuol dire essere degli idioti masochisti che dicono: “Fammi pure del male che io ti amo ancora di più”. Anche Gesù non si comporta così: accetta con dolore e fatica la propria sofferenza, dice con chiarezza quello che è male e quello che bene, parla di un premio e di un castigo che ci sarà come conseguenza delle proprie scelte, ma non risponde né con l’odio né con la violenza anzi, trasforma il male che i suoi nemici gli stanno facendo in un atto di amore per tutti, loro compresi, se vorranno accoglierlo. Ma come è riuscito Gesù a fare questo? Perché ha guardato a Dio suo Padre ed ha fatto come Lui. Se per noi è estremamente difficile amare il nostro nemico è solo guardando a Dio e a Gesù che riusciremo a disarmare la rabbia e l’odio, è solo con la sua forza che allontaneremo la voglia di vendetta, è solo pensando alla misericordia che Dio sta usando con me che riuscirò a rivedere anche nel nemico il volto  pur difficile di un mio fratello ed è nell’equilibrio tra amore e giustizia, partendo dall’umiltà che potrò iniziare il mio cammino di trasformazione della vendetta in perdono, dell’odio in amore.

 

 

DOMENICA 4 MARZO: 2^DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi:San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE

 

Hanno detto: “L’aspetto più atroce delle cose cattive della gente cattiva è il silenzio della gente buona” (Gandhi)

Saggezza popolare: È meglio il morso di un amico che il bacio di un nemico. (proverbio Ebraico)

Un aneddoto: “Con la cortesia si conquistano i cuori”, soleva dire Don Bosco. E aggiungeva: “La cortesia è il fiore della carità cristiana”. Per documentare queste sue espressioni, una sera raccontò ai ragazzi un suo incontro con un certo cavalier Provera a San Salvatore nel Monferrato. Don Bosco stava attraversando quel paese accompagnato da parecchi signori, fra cui il parroco; parlavano della popolazione tanto buona e tanto piena di venerazione per Don Bosco. A un tratto dissero: “Uno solo è ostile a Don Bosco: è il più ricco del paese, un uomo che da anni non mette piede in chiesa: il cavalier Provera”. Hanno appena terminato quelle parole, che il cavaliere viene avanti per la stessa strada. Uno che stava vicino a Don Bosco ammiccò: “Quello è il mangia-preti”. Don Bosco aspettò che il cavaliere gli venisse vicino, poi lo abbordò togliendosi cortesemente il cappello. Il cavaliere contraccambiò il saluto e, un po’ stupito, un po’ scocciato, si fermò. Don Bosco allora allungò la mano per stringere quella del cavaliere. Il cavaliere ricambiò. Don Bosco approfittò dell’occasione per fare breccia: “Mi dicono che lei è il cavalier Provera”, iniziò con amabilità incantevole. “Esattamente”. “Lei allora porta uno dei cognomi più onorati e stimati a Torino, perché mi ricorda un santo sacerdote che proveniva dai Provera di Mirabello”. “Anche mio nonno veniva dai Provera di Mirabello”, rispose il cavaliere, lusingato. Affascinato da tanta cortesia, così squisita e sincera, il cavaliere invitò Don Bosco a casa sua per offrirgli un rinfresco. Don Bosco accettò al volo, benché avesse altri impegni urgenti; e intrattenne il cavaliere con una conversazione scoppiettante di aneddoti. Stava per congedarsi quando gli fece questa dichiarazione: “Senta, cavaliere: io intendo mettermi sotto la sua protezione. Lei è di una gentilezza meravigliosa a mio riguardo. Le confido una cosa: sono venuto a San Salvatore per vedere se mi era possibile trovare una casa per aprirvi un collegio; avrei bisogno del suo appoggio. “Dice davvero?”, interloquì il cavaliere entusiasta. “Ne sano lietissimo. Anzi le faccio subito un’offerta. Visiti questa mia casa. Se può servirle, gliela regalo”.

Don Bosco si era conquistato un amico. “Vedete?, commentava ai ragazzi.” La cortesia cattura tutti i cuori”.

Parola di Dio: Gn. 22,1-2.9-13.15-18; Sal. 115; Rom. 8,31-34; Mc. 9,2-10

 

Vangelo Mc 9, 1-9

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

“PIETRO DISSE: MAESTRO, E’ BELLO PER NOI STARE QUI”. (Mc. 9,5)

La meditazione di oggi ce la offre quel grande papa che fu Paolo Sesto: La tua trasfigurazione, Cristo, getta una luce abbagliante sulla nostra vita quotidiana e ci fa rivolgere la mente al destino immortale adombrato in questo evento. Sulla cima del Tabor tu, Cristo, sveli per qualche istante lo splendore della tua divinità e ti manifesti ai testimoni prescelti quale realmente sei, il Figlio di Dio, “irradiazione della gloria del Padre e impronta della sua sostanza”. Ma fai vedere anche il trascendente destino della nostra natura umana che hai assunto per salvarci, destinata anch'essa, perché redenta dal tuo sacrificio d'amore irrevocabile, a partecipare alla pienezza della vita, alla «sorte dei santi nella luce». Quel corpo, che si trasfigura davanti agli occhi attoniti degli apostoli, è il tuo corpo, o Cristo nostro fratello, ma è anche il nostro corpo chiamato alla gloria; quella luce che lo inonda è e sarà anche la nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria perché siamo “partecipi della natura divina”. Una sorte incomparabile ci attende se avremo fatto onore alla nostra vocazione cristiana.

 

 

LUNEDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA CI SALVA, SIGNORE

 

Hanno detto: Il dovere del sacrificio non ci obbliga ad abbandonare il mondo e a ritirarci in una foresta, ma ad essere sempre pronti a sacrificarci per gli altri. (Gandhi)

Saggezza popolare: L'amicizia è una strada che scompare nella sabbia se non la si rifà senza posa. (proverbio Africano)

Un aneddoto: Sul principio del 1858 Don Bosco deve estinguere un grosso debito, ma non ha un centesimo in tasca. Il creditore aspetta già da tempo e per il 20 del mese vuole assolutamente essere pagato. In quelle strettezze, Don Bosco chiama alcuni ragazzi: “Quest’oggi ho bisogno di una grazia particolare”, dice loro; “io andrò in città e durante tutto il tempo che vi rimarrò, qualcuno di voi sia sempre in chiesa a pregare”. I ragazzi glielo promettono. Don Bosco esce. Giunto presso la chiesa dei Preti della Missione, in via Arcivescovado, gli si avvicina uno sconosciuto e garbatamente gli presenta una busta con dentro parecchi biglietti da mille lire, una somma altissima per quel tempo. Meravigliato del dono, Don Bosco esita nell’accettarla: “A che titolo mi offre questa somma?” “Prenda e se ne giovi per i suoi ragazzi”, insiste lo sconosciuto. E si allontana senza palesare il donatore. Sempre così: quando aveva bisogno di qualche cosa, Don Bosco era solito ricorrere alla preghiera. Otteneva tutto. Diceva ai suoi ragazzi: “Chi prega è come colui che va dal re”.

Parola di Dio: Dn. 9,4-10; Sal.78; Lc. 6,36-38

 

Vangelo Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO”. (Lc. 6,36)

A proposito di “misericordia” il buon Cardinal Ballestrero scriveva così: Quando gustiamo la misericordia di Dio dal di dentro, quando siamo presi dall'esperienza interiore della soavità dell'amore di Dio, accade qualcosa dentro di noi. Si sciolgono anche i macigni. Diventiamo creature capaci di una tale penetrazione dei misteri del Signore e di una tale comunione fraterna da rendere vera la beatitudine di cui il Signore ci parla: «Beati i misericordiosi». Quando la misericordia è soltanto frutto di fatica, non dico che non abbia valore, ma rivela che io non mi sono ancora identificato con la misericordia che esercito. Essa è ridotta a uno strumento di operosità, a un metodo di comportamento. Ma quando la misericordia diventa dimensione che mi identifica, allora io sono beato. Allora io vivo il gaudio di usare misericordia. Ecco perché Dio è beato nella sua misericordia: non fa fatica ad essere misericordioso, questo dipende proprio dalla perfezione del suo amore, dalla pienezza del suo amore. Io sono chiamato ad una configurazione con il mio Signore in modo tale che la mia vita diventi una testimonianza della misericordia di Dio nella vita dei fratelli. Forse nella nostra vita abbiamo incontrato persone che sono davvero segno della misericordia di Dio. Sono persone che difendono sempre tutti, trovano buoni tutti. Ne ho conosciute parecchie nella mia vita, e le ricordo con grande gioia. Per esempio, un mio confratello. Anche a tentarlo per fargli dire qualcosa che non fosse misericordia, non c'era niente da fare! Quando una persona si identifica con la misericordia del Signore, tutto è possibile e diventa davvero capace di comunione con gli altri. Sembra a prima vista che debba essere uno sfruttato: non accusa nessuno, non dà mai torto, si lascia prendere tutto da chiunque. Ma gli altri non sanno poi negargli nulla. E ha un tale fascino, da diventare davvero uno presenza incisiva nella loro vita. La serenità interiore di queste creature è mirabile. E la fiducia nella bontà del Signore diventa qualcosa di assoluto nella loro esperienza spirituale. Anche noi siamo chiamati a identificarci con il mistero della misericordia del Signore, a viverne tutta la soavità, a diventarne nel mondo continuazione e sacramento.

 

 

MARTEDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’ NON TI ACCONTENTI DI COSE, VUOI IL MIO CUORE,

 

Hanno detto:

La terra non è un semplice piedistallo su cui l’uomo sia posto come una statua, ma piuttosto un gigantesco stelo di cui l’uomo costituisce il fiore. (Julien Huxley).

Saggezza popolare: L'amore è come la pioggerella d'autunno: cade piano ma fa straripare i fiumi! (proverbio Africano)

Un aneddoto: Una sera di aprile del 1847, Don Bosco tornava a tarda notte dalla visita a un malato. Presso i quartieri di via Dora Grossa, ora via Garibaldi, all’angolo di corso Valdocco, in Torino, incrociò una banda di giovani nottambuli. Quei giovani videro un prete che veniva avanti e cominciarono a lanciargli frizzi poco gentili. Don Bosco rallentò il passo come per evitare quell’incontro; ma accortosi che non ne aveva più il tempo, tirò avanti coraggiosamente. Scoccò un saluto, che quei giovanotti non si aspettavano: “Buona sera, cari amici, come state?”. “Poco bene, reverendo”, rispose il capoccione;” abbiamo sete e non abbiamo soldi. Ci paghi lei un litro, una pinta”. “Sì. sì, ci paghi una pinta, reverendo, gridarono tutti a voce alta; “una pinta, una pinta, altrimenti non la lasciamo più andare”. E subito lo accerchiarono, impedendogli di fare un passo. “D’accordo”, rispose imperturbabile Don Bosco, “ben volentieri. Anzi, dal momento che siete in molti, vi pagherò due litri, due pinte. Ma voglio bere anch’io con voi”. “Si figuri, reverendo. Oh, che buon prete è lei! Se tutti fossero così! “Andiamo allora all’Albergo delle Alpi, qui vicino”. Se li trascinò dietro. Entrato in albergo, fece portare due bottiglie; quando li vide un po’ allegri e più mansueti di prima, uscì in queste parole: “Ora dovete farmi un piacere”. “Dica, dica, Don Bosco, non solo un piacere, ma due, tre gliene faremo. D’ora innanzi vogliamo essere suoi amici”. “Se volete essere miei amici, dovete farmi il piacere di non bestemmiare più il nome di Dio e di Gesù Cristo, come alcuni hanno fatto questa sera. “Ha ragione — interloquì uno dei giovani, “ha ragione, Don Bosco. Che vuole? La bestemmia ci scappa senza che ce ne accorgiamo; d’ora in poi non sarà più così. Ce ne emenderemo mordendoci la lingua”. Tutti promisero. “Ora usciamo”, concluse Don Bosco, “e voi, da bravi ragazzi, tornate a casa”. “Ma io non ho casa”, disse uno. “E nemmeno io”, aggiunse un altro. E altri ancora. Don Bosco intuì i pericoli di quei ragazzi vagabondi e offrì subito un rimedio: “Venite allora con me”. E se li portò a casa, con sé, a Valdocco, dove lo attendeva in ansia Mamma Margherita.

Parola di Dio: Is. 1,10.16-20; Sal. 49; Mt.23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore

 

“QUANTO VI DICONO FATELO E OSSERVATELO MA NON FATE SECONDO LE LORO OPERE”. (Mt. 23,3)

Gesù si trova nel tempio. E’ l’ultimo discorso rivolto alle folle. Si scaglia violentemente contro gli “scribi e farisei" e si presenta come il loro vero pastore. Non attacca la loro dottrina. Dice anzi che è giusta e va custodita. Ma altra cosa è il loro comportamento che manifesta una religiosità vuota, fredda, fatta solo di pratiche esteriori.  L'A.T. è pieno di invettive contro i cattivi sacerdoti (Ez 22, 34; Os 34 ecc...), ma il discorso che qui fa Gesù ha una profondità nuova. Gli scribi ed i farisei, meritevoli comunque di aver difeso le tradizioni e l'identità di Israele da contaminazioni esterne soprattutto legate al paganesimo dei popoli che l'avevano assoggettato, commettono l'errore di agire per ottenere privilegi e vantaggi personali. Il loro interesse per il popolo è ipocrita, proprio perché nelle infinite prescrizioni (ben 613) che hanno creato, hanno smarrito il senso profondo della fede, la disponibilità del cuore all'azione di Dio. Gesù esorta a rispettare leggi e sacerdoti, ma a guardare come unico e credibile modello a Lui, al Cristo, pastore che dà la vita per le proprie pecore.

 

MERCOLEDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

ALLE TUE MANI MI AFFIDO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Senza elemento religioso, la vita diventa come un motore che non ha più olio; si riscalda, ad ogni momento qualcosa brucia, e dappertutto si smuovono i pezzi dell’ingranaggio. (Romano Guardini)

Saggezza popolare: Il ricco va in paradiso solo se muore in culla. (proverbio Afgano)

Un aneddoto: Il vecchio indu', uomo buono e santo, per gratitudine andò a far visita al sacerdote, entrò nella sua stanza sorrise e restarono a guardarsi in silenzio. Poi il vecchio si alzò e uscì. Tornò l'indomani e osservò  lo stesso rispettoso silenzio.  Il terzo giorno, a rischio di infrangere un delicato mistero, il sacerdote europeo gli chiese i motivi del suo mutismo. "Grande fratello"  rispose," tu sei una Grande Anima. In presenza di una Grande Anima, le parole non sono necessarie". Diventarono amici. (Dominique Lapierre)

Parola di Dio: Ger. 18,18-20; Sal. 30; Mt. 20,17-28

 

Vangelo Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“DISSE GESÙ: IL FIGLIO DELL’UOMO SARA’ CONSEGNATO AI SOMMI SACERDOTI E AGLI SCRIBI, CHE LO CONDANNERANNO A MORTE E LO CONSEGNERANNO AI PAGANI PERCHE' SIA SCHERNITO E FLAGELLATO E CROCIFISSO; MA IL TERZO GIORNO RISUSCITERÀ”. (Mt. 20,18—19)

Gesù parla della sua imminente passione, morte, risurrezione ma il suo discorso sembra cadere nel vuoto. I discepoli, pur avendo imparato a camminare con Lui, fanno orecchie da mercante perché questo discorso non rientra nei loro schemi: il Messia, per loro, è un trionfatore, è la carta vincente delle loro aspirazioni; e poi, vogliono bene a Gesù e forse preferiscono per Lui e per loro non pensare a flagellazioni, croci, morte. Anche noi vogliamo bene a Gesù, amiamo la sua Parola, abbiamo bisogno che ci dia conforto e speranza, ma ci sono pagine di Vangelo che sono insopportabili, ci danno fastidio, rompono i nostri piani, scombinano progetti che noi giudichiamo giusti, “intoccabili”. E allora… saltiamo la pagina, cerchiamo scuse, ci sforziamo di annacquare. Ma Gesù è uno solo: è quello del Natale gioioso come quello sanguinante della Croce, è Colui che ci perdona sempre ma che ci chiede l’impossibile, è Colui che ci accoglie ma che ci manda, è Colui che ci consola ma che non ci toglie dalle prove. Darà forse fastidio in certi momenti, ma Gesù o lo accetti tutto o rischi di non incontrarlo affatto.

 

 

GIOVEDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TU SEI IL POVERO.

 

Hanno detto: L’Eucaristia non era necessaria alla redenzione. Era tuttavia necessaria al cuore di Gesù. Chi ama, infatti, vuole stare vicino alla persona amata. (P: Lodovico Longari, sacramentino)

Saggezza popolare: Chi prende a prestito vende la libertà. (proverbio Tedesco)

Un aneddoto: “Figli miei”, era solito ripetere Don Bosco, mutuando una caratteristica espressione di san Filippo Neri, “giocate, saltate, divertitevi quanto volete, purché non facciate peccati”.  Don Bosco per molti anni in cortile fu l’anima del gioco. Giocava con i suoi ragazzi. Un cronista segnò sul suo taccuino la seguente scena: «Era il 1868. Don Bosco aveva la bellezza di 53 anni. Lui che in gioventù era stato un atleta, ormai scendeva verso la senescenza, logoro nel corpo, benché giovanile nell’anima. Eppure anche a quell’età accettò una sfida alla corsa con i suoi ragazzi. Lo fece per dare una vampata di entusiasmo al gioco. Non sarebbe dovuto mettersi in lizza perché aveva un tormentoso gonfiare alle gambe. Ciò nonostante si allineò sulla barra della partenza. Al via, scattò. I ragazzi urlavano di gioia. Don Bosco pareva ringiovanito. Con poche falcate seminò dietro di sé centinaia di giovani. Aggiunge il cronista: “Eppure molti di quei giovani erano di una sveltezza eccezionale”. Don Bosco capiva l’importanza educativa del gioco: il gioco diventa per i ragazzi una sorgente di gioia e di pace.

Parola di Dio: Ger. 17,5-10; Sal. 1; Lc. 16,19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

UN MENDICANTE, DI NOME LAZZARO, GIACEVA ALLA SUA PORTA, COPERTO DI PIAGHE, BRAMOSO DI SFAMARSI DI QUELLO CHE CADEVA DALLA MENSA DEL RICCO. PERFINO I CANI VENIVANO A LECCARE LE SUE PIAGHE. (Lc. 16, 20-21)

Fissiamo lo sguardo su Lazzaro. Il silenzio sembra essere il tratto principale del suo volto. Duramente provato dalla vita, trascurato da coloro dai quali attende un aiuto, egli tace. Non una parola contro Dio, non una parola contro gli uomini. Né ribellione, né invidia, né critica. Liberatrice, forse lungamente attesa, giunge amica la morte. E la scena cambia. Lui, il disprezzato, è accolto dagli angeli e dai santi nel seno di Abramo. In quella luce, egli ancora è avvolto di silenzio. Una bellezza soprannaturale emana dalla sua figura. Il suo volto lascia trasparire un altro Volto. È Gesù il povero Lazzaro: egli non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma si è spogliato di tutto, si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà. Il suo umile amore gli ha permesso di scendere, di attraversare quell'insondabile abisso che separa la terra dal cielo. E ora ogni giorno egli siede alla porta del nostro cuore e bussa.

 

 

VENERDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa .

Una scheggia di preghiera:

 

SE SIAMO FIGLI NEL FIGLIO, ANCHE NOI POSSIAMO PENSARE IN GRANDE.

 

Hanno detto: Dio eterno, folle d'amore, hai dunque bisogno della tua creatura, tu che agisci come se non potessi vivere senza di lei? Come avresti potuto avvicinarti di più a lei, se non rivestendoti della sua umanità? (Santa Caterina da Siena)

Saggezza popolare: Chi prende a prestito vende la libertà. (proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Una domenica Giuseppe Brosio, un giovanotto molto affezionato a Don Bosco, notò che il Santo non era in cortile. Strano! Si mise subito a cercarlo in ogni angolo della casa. Cerca e ricerca, finalmente lo trovò in una camera. Don Bosco era triste, molto triste, sembrava che stesse per piangere. “Che le succede, Don Bosco?”, gli chiese premuroso. Don Bosco taceva, chiuso nel suo dolore. Il giovane insistette perché gli facesse conoscere il motivo di tanta sofferenza. “Uno dei nostri ragazzi”, disse infine Don Bosco, “mi ha oltraggiato e svillaneggiato. Per quel che mi riguarda, non mi importa; ma il peggio è che lui si trova su una brutta strada e chissà che fine farà. Brosio si sentì toccato sul vivo. Con una vampa di collera mostrò i pugni e assicurò a Don Bosco che ci avrebbe pensato lui a vendicarlo. Don Bosco lo guardò fissamente: “Tu vuoi vendicare Don Bosco, non è vero? Hai ragione; ma a un patto: la vendetta la faremo insieme. Sei contento?” “D’accordo”, gli rispose Brosio. “Allora vieni con me”, lo invitò Don Bosco. E lo condusse in chiesa a pregare per quel ragazzo insolente che lo aveva offeso. “Credo che Don Bosco abbia pregato anche per me, ricordava più tardi Brosio, perché in un momento mi sentii un altro, letteralmente cambiato. Lo sdegno contro quel mio compagno si era mutato in perdono”.

Parola di Dio: Gn. 37,3-4.12-13.17-28; Sal. 104; Mt. 21,33-43;45-46

 

1^ Lettura Gn 37, 3-4. 12-13. 17-28

Dal libro della Genesi.

Israele amava Giuseppe più di  tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica  dalle lunghe maniche. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele  disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio  mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». Quell'uomo disse: «Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan». Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e,  prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. Si dissero l'un  l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche  cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà  dei suoi sogni!». Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: «Non  togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non versate il sangue, gettatelo in questa  cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva  salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. Quando Giuseppe fu arrivato  presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe  maniche ch'egli indossava, poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era  una cisterna vuota, senz'acqua. Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco,  alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad,  con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in  Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere il nostro  fratello e a nasconderne il sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano  non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli lo ascoltarono. Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe  dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così  Giuseppe fu condotto in Egitto. Parola di Dio

 

“ECCO, ARRIVA IL SOGNATORE”. (Gn. 37,19)

“Arriva il sognatore”, dicevano i fratelli di Giuseppe, “uccidiamolo”. E non si accorgevano che facendo così davano inizio proprio alla realizzazione dei suoi sogni. Ma si può ancora sognare? Se tutto il mondo fosse solo fredda ragione, se in mezzo ai palazzi e all’asfalto non si potesse sognare un prato, se tutti i problemi si risolvessero solo con i soldi, se il fine della vita fosse solo aver successo, provare tutti i piaceri, se ci avessero disinserito la fantasia, la fiducia, l’utopia, la speranza, il sogno… poveri noi! Se non ci fossero più sognatori come don Bosco, appassionati d’uomini come il Cottolengo, persone profonde e semplici come Gandhi, innamorate come Madre Teresa, utopisti come Carlo Carretto, La Pira, Ernesto Olivero… come sarebbe triste il mondo.

 

 

SABATO 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, HAI MUTATO IL MIO LAMENTO IN DANZA.

 

Hanno detto: L'acqua di un pozzo, se non la usi mai, facilmente si corrompe; invece, se adoperata, diventa più limpida e più dolce. Così le ricchezze: accumulate, si coprono di polvere; usate, possono far del bene. (Sant’Ambrogio)

Saggezza popolare: Esamina ciò che vien detto, non quello che parla. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: La voce di un prigioniero di Auschwitz domanda: “Dov’ è dunque Dio?” Un altro prigioniero grida: “Eccolo: è appeso lì, a quella forca!” (E. Wiesel)

Parola di Dio: Mic. 7,14-17.18-20; Sal. 102;Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

“UN UOMO AVEVA DUE FIGLI”. (Lc. 15,11)

I sentieri dell'infedeltà all'alleanza sono sempre angusti e privi di sbocco: la lontananza dalla casa paterna crea, alla fine, una struggente desolazione, che attanaglia più della fame. Proprio per questo ogni smarrimento può diventare un errore fortunato, in cui finalmente l'uomo si lascia di nuovo raggiungere e commuovere dall'eco della voce del Padre che, instancabilmente, ha continuato a pronunziare con amore il nostro nome. Se il figlio che va lontano si risveglia al senso della sua dignità e all'amore filiale, tuttavia quello che rimane in casa rischia di non accorgersi di essere senza amore. Tutti ci possiamo ritrovare nell'uno o nell'altro figlio. Il Padre è colui che sempre esce incontro all'uno e all'altro. Egli ci aspetta sia che veniamo dalla dispersione, come il figlio prodigo, sia che veniamo da ancor più lontano: dalla regione di una falsa giustizia e di una falsa fedeltà. A noi è chiesto soltanto di lasciarci stringere nel suo abbraccio, fidandoci di quella mano benedicente solo desiderosa di felicità per noi e per ogni nostro fratello.

 

 

DOMENICA 11 MARZO: 3^ DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDI DIMORA IN ME, SIGNORE GESU’.

 

Hanno detto: Cristo ha chiamato me, idiota e semplice, perché seguissi la stoltezza della croce e mi ha detto: io voglio che tu sia un nuovo pazzo nel mondo, e con le opere e la parola tu predichi la stoltezza della croce. (San Francesco d’Assisi)

Saggezza popolare: Onesto è colui che accorda il proprio pensiero alla Verità. Disonesto è colui che accorda la Verità al proprio pensiero. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Una giovane ebrea cieca  chiese ad un cristiano: "Voi che ci vedete,  cosa ne avete fatto della luce?"  (da un dramma di P. Claudel)

Parola di Dio: Es. 20,1-7; Sal. 18; 1Cor. 1-22-25;Gv. 2,13-25

 

Vangelo Gv 2, 13-25

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. Parola del Signore

 

“LO ZELO PER LA TUA CASA MI DIVORA”. (Gv. 2,17)

Nel brano di Vangelo di oggi ritorna la parola  “tempio”. Prima è il tempio, luogo di preghiere e di presenza di Dio che Gesù purifica scacciandone i venditori e tutti coloro che ne hanno fatto una spelonca di ladri. Poi, nella discussione gli ebrei pensano al tempio di pietre costruito in 46 anni mentre Gesù parla del tempio del suo corpo, poi i discepoli illuminati dalla risurrezione comprendono quale sia il vero Tempio di Dio sulla terra. Ripercorriamo anche noi il cammino di questa parola. Anche noi abbiamo dei templi segno della presenza di Dio in mezzo alle nostre case e luogo di preghiera e spesso sono templi da purificare perché sono diventati solo più luoghi di culto, di riti tristi spesso superstiziosi. Ma vi è anche un altro corpo che ha bisogno di essere purificato ed è il corpo della comunità ecclesiale che deve liberarsi dai compromessi con il potere e con il denaro per annunciare con credibilità “Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma, per coloro che sono chiamati, potenza e sapienza di Dio”.  E, infine, c’è un Tempio che è il Corpo del Signore. Dobbiamo dunque sempre più accentuare la centralità della Eucaristia domenicale, incontro festivo e gioioso di fratelli e di amici che vanno verso il Padre per ascoltare la sua voce e per offrire a Lui il corpo crocifisso e risorto del Signore Gesù, che viene poi ridonato come cibo per il nostro viaggio. Ognuno di noi e le nostre comunità cristiane abbiamo un lungo cammino  di conversione da compiere, perché la nostra vita sia un culto animato dallo spirito gradito a Dio e perché la nostra preghiera dia orientamento e alimento alla nostra vita.

 

 

LUNEDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

SOSTIENI, SIGNORE, LA NOSTRA DEBOLEZZA.

 

Hanno detto: L'essenza dell'ottimismo non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tener alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sé. (Dietrich Bonhoeffer)

Saggezza popolare: Il frutto della pace è appeso all'albero del silenzio. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Sette monaci trappisti hanno scelto liberamente di vivere, completamente isolati, in un monastero in Algeria. Nonostante le minacce di gruppi estremisti e fanatici e l'invito pressante dei loro superiori a lasciare il paese, decidono di restare. La notte del 26 marzo 1996 sono rapiti dai guerriglieri che il 21 maggio annunciano: ai monaci abbiamo tagliato la gola! Il loro superiore, padre Christian, prevedendo il martirio imminente, scrive così a quello che sarà il suo carnefice:" anche a te amico dell'ultimo minuto che non avrai saputo quello che facevi voglio dire questo "grazie. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro e di tutti e due".

Parola di Dio: 2Re 5,1-15; Sal. 41-42; Lc. 4,24-30

 

Vangelo Lc 4, 24-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazareth, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

“NESSUN PROFETA E’ BENE ACCETTO IN  PATRIA”. (Lc. 4,24)

I profeti dell’Antico Testamento avevano un messaggio che superava la loro persona; Gesù è la parola di Dio che supera ogni ragionamento umano; i santi sono stati sempre scomodi perché hanno testimoniato un mondo fondato su Dio; i veri cristiani danno fastidio perché non si intruppano. Ed ecco che la sorte dei profeti, di Gesù, dei santi, dei cristiani è quella di non essere accettati da molti. Ma il segno che queste persone hanno lasciato rimane indelebile, anche se difficile: dietro ai profeti rimane un resto del popolo di Israele che cerca la fedeltà a Dio; a coloro che hanno accolto Gesù “Dio ha dato il potere di essere figli di Dio”; i santi hanno generato santità attorno a loro; i veri cristiani fanno brillare la santità di Dio e del suo regno. Non bisogna allora spaventarsi davanti alle difficoltà che incontriamo quando vogliamo essere fedeli al Vangelo. E’ normale che il bene susciti opposizione: è il male che si sente portare via una fetta del suo potere. Bisogna solo perseverare, consapevoli della nostra debolezza, ma sicuri della forza di Dio.

 

 

MARTEDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI BUONO, SIGNORE, E PERDONI.

 

Hanno detto: Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura, imbarbarisce se scateniamo la belva che è in noi. L’ordine nuovo comincia se qualcuno si sforza di divenire un uomo nuovo. (Primo Mazzolari)

Saggezza popolare: Se ti fermi ogni volta che un cane abbaia, non finirai mai la tua strada. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Vagabondando qua e là, un grosso cane finì in una stanza in cui le pareti erano dei grandi specchi. Così si vide improvvisamente circondato da cani.  Si infuriò, cominciò a digrignare i denti e a ringhiare. Tutti i cani delle pareti, naturalmente, fecero altrettanto, scoprendo le loro minacciose zanne. Il cane cominciò a girare vorticosamente su se stesso per difendersi contro gli attaccanti, poi abbaiando rabbiosamente si scagliò contro uno dei suoi presunti assalitori. Finì a terra tramortito e sanguinante per il tremendo urto contro lo specchio. Se avesse scodinzolato in modo amichevole una sola volta, tutti i cani degli specchi l'avrebbero ricambiato. E sarebbe stato un incontro festoso.

Parola di Dio: Dn 3,25.34-43; Sal. 24; Mt. 18,21-35

 

Vangelo Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Parola del Signore

 

“QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE AL MIO FRATELLO SE PECCA CONTRO DI ME? FINO A SETTE VOLTE?”. (Mt. 18,21)

La domanda di Pietro ha una sua logica: dopo la raccomandazione di Gesù ad ammonire e prendersi cura del fratello che sbaglia, il passo successivo riguarda la necessità di perdonare. Il sette è già, nella mentalità Ebraica, un numero simbolico che indica la totalità, quindi già Pietro vuol dire che ha capito che deve perdonare sempre; Gesù amplifica ancora il numero, è come se lo elevasse a potenza e lo rendesse infinito. Come il Padre ha accolto il figliol prodigo, come sempre ci perdona, così anche noi dobbiamo perdonare di cuore al fratello sempre, in qualsiasi circostanza, per essere simili al Padre nostro, perfetto, che è nei cieli. Dice il Padre Nostro nella versione di Luca (11,4): "E perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore"; questo è anche il senso della parabola oggi ascoltata:se noi chiediamo perdono a Dio per i nostri peccati e ci sentiamo amati e perdonati, sollevati dalle nostre colpe e riconciliati con l'abbraccio del Padre, come possiamo rifiutare il nostro perdono al fratello? Come possiamo non accorgerci che il nostro debito verso Dio(che ci ha mandato suo Figlio e in Lui non ci nega mai il perdono), è ben più grande di quello che un fratello può aver contratto verso di noi?

 

 

MERCOLEDI’ 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA E’ LA MIA RICOMPENSA

 

Hanno detto: Quel che più strazia il cuore è il veder il bene alla porta e non potergli aprire, vedere che con poco si potrebbe fare molto, e non poterlo effettuare. Ogni bene che fate è un gradino al cielo. (Francesco Faà di Bruno)

Saggezza popolare: Il genere umano si divide in tre classi: gli inamovibili, quelli che sono mossi, e quelli che muovono. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Nel nostro collegio c'era un ragazzo di dodici anni che aveva fama di un piccolo Barabba. Confinato regolarmente in fondo alla classe, preso in giro dall’insegnante e quindi dai compagni, pareva dovesse da un momento all'altro piantare gli studi per negligenza e incapacità. Rimproverato e punito, sembrava aver perso ogni nobile sentimento, tanto da far pensare ad un ben triste avvenire. Ma, dopo due anni cambiò il professore assistente. Questi gli disse: "Tu hai le qualità per essere il migliore qui dentro!" S'interessò quindi di lui, l'ascoltò, lo comprese e lo amò. Piano piano tutto cambiò per quel ragazzo in una vita nuova! Alla fine dell'anno scolastico fu il primo della classe per profitto e per bontà!

Parola di Dio: Dt. 4,1.5-9; Sal. 147; Mt. 5.17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finchénon siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

"NON PENSATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE E I PROFETI; NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA PER DARE COMPIMENTO". (Mt. 5,17)

Due sono i pericoli:

1 - Diventare legalisti: basta osservare tutte le norme e sono a posto. lo non uccido, non rubo, santifico le feste... e se per caso sbaglio basta arrivare a tempo a confessarsi prima di morire e... il Signore è in debito con me.

2 - Diventare senza legge: "le leggi non contano, basta fare quello che uno sente e poi anche se non vado a messa è perché non la sento; se guardo una donna desiderandola intanto sono fatto cosi: è umano!" Gesù non vuole né legalisti, né falsi ipocriti; Gesù, dandoci un esempio nella sua vita chiede un "di più" al cristiano. Non basta quindi non uccidere, bisogna non adirarsi (Mt. 5,21s). Non basta non commettere adulterio, bisogna non desiderare la donna degli altri (Mt. 5,27 s). Non basta lavarsi le mani prima dei pasti, bisogna "purificare" l'interiore dell'uomo (Mc. 7,1—23). Non basta erigere monumenti ai profeti, bisogna non farli tacere uccidendoli (Mt. 23,29ss). Non basta dire: "Signore, Signore", ma bisogna "fare la volontà del Padre che è nei cieli" (Mt. 7,21). Non basta dire parole senza fine nella preghiera, bisogna aver fede nella bontà di Dio (Mt. 6,7). Non basta il sacrificio, non serve a niente l'atto di culto e l'osservanza dei precetti minori se non si pongono al primo posto nella propria vita morale la giustizia, la misericordia e la fede (Mt. 9,13; 12,7; 23,23).

 

 

GIOVEDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: Il cristianesimo non è tanto la religione del progresso, quanto quella della Salvezza. (Charles Péguy).

Saggezza popolare: Non contare i polli prima che siano nati. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Un contadino aveva un campo. Dopo la semina del grano s’accorse che un pezzetto di terra era rimasto libero. Senza dir nulla alla moglie, piantò della cicoria. A sua volta, la donna, senza farne parola al marito, vi piantò fagioli. Quando ambedue le sementi cominciarono a nascere, la donna sradicava i germogli della cicoria, pensando che fosse erbaccia. Altrettanto faceva il marito con i fagioli, cadendo nel medesimo errore. Non crebbe la cicoria, né ottennero fagioli… Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Parola di Dio: Ger. 7,23-28; Sal.94; Lc. 11,14-23

 

Vangelo Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Parola del Signore

 

SE INVECE IO SCACCIO I DEMONI CON IL DITO DI DIO, E’ DUNQUE GIUNTO A VOI IL REGNO DI DIO. (Lc. 11,20)

Le tentazioni che Gesù subì nel deserto ritornano continuamente durante la sua vita. Il diavolo e i suoi amici chiedono sempre e monotonamente la stessa cosa: un segno dal cielo. E Dio dà i suoi segni: non quelli della potenza, ma quelli dell’umiltà. Il segno di Dio è il segno della Croce. Non può darne uno più grande. Là infatti dona tutto se stesso e si rivela come amore infinito e incondizionato per noi. Vincere lo spirito del male è il primo obiettivo della missione di Gesù per donare all’uomo il suo Spirito di Figlio. Ogni vittoria sullo spirito di menzogna e di egoismo si ottiene solo con la forza dello Spirito di verità e di vita.  Satana ha vinto ogni uomo nel primo uomo, Adamo. Da allora egli è "l’uomo forte, bene armato" (v 21) che fa la guardia ai suoi possedimenti, che sono tutti i regni della terra (cfr Lc 4,6). Gesù è "il più forte" (cfr Lc 3,16) preannunciato da Giovanni il Battista. Egli viene dall’alto come sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte (cfr Lc 1,78-79). La sua vittoria è automatica, come quella della luce sull’oscurità. Ad essa può sottrarsi solo chi chiude gli occhi nella cecità volontaria (cfr Gv 9,41). Gesù spoglia satana di tutte le sue armi, che sono quelle dell’avere, del potere e dell’apparire, quando muore, spogliato di tutto, sulla croce. In questo modo restituisce all’uomo ciò che il demonio gli aveva tolto: la sua vera identità di immagine di Dio e la sua realtà di figlio di Dio. Lo stare con Gesù è la caratteristica della nostra vita presente e della nostra vita futura. Chi non è con Gesù è con il diavolo. Non esiste una terza posizione, una terza possibilità.

 

 

VENERDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI AD AMARE COME TU CI HAI AMATI

 

Hanno detto: Alcuni cristiani, invece di avere l’aspetto di giovani ardenti che riescono a fuggire da un immenso pericolo, ostentano la compiacenza del banchiere che pensa alla vita eterna come ad un dominio coloniale”. (M. Duhamel).

Saggezza popolare: Se sai di sapere molto stai diventando vecchio. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Ai tempi di Erode, la notte in cui nacque Gesù, gli angeli portarono la buona notizia ai pastori. C'era un pastore poverissimo, tanto povero che non aveva nulla. Quando i suoi amici decisero di andare alla grotta portando qualche dono, invitarono anche lui. Ma lui diceva: "Io non posso venire, sono a mani vuote, che posso fare?". Ma gli altri tanto dissero e fecero, che lo convinsero. Così arrivarono dov'era il bambino, con sua Madre e Giuseppe. Maria aveva tra le braccia il bambino e sorrideva, vedendo la generosità di chi offriva cacio, lana o qualche frutto. Scorse il pastore che non aveva nulla e gli fece cenno di venire. Lui si fece avanti imbarazzato. Maria, per avere libere le mani e ricevere i doni dei pastori, depose dolcemente il bambino tra le braccia del pastore che era a mani vuote. (Silvano Fausti)

Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal 80; Mc. 12,28-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“SI ACCOSTO’ A GESÙ UNO DEGLI SCRIBI GLI DOMANDO’: «QUAL'E' IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI?”. (Mc. 12,28)

Uno scriba interroga Gesù, facendosi voce di tutti noi che cerchiamo di capire meglio che cosa ci chiede il Signore. Come a dire: cos'è che rende felice l'uomo? Cosa, tra le molte proposte che intasano la nostra prospettiva di vita, è veramente la chiave di volta del nostro esistere? La risposta, conosciuta, è tutto meno che scontata: ama. Ama e scopriti amato, ama e lasciati avvolgere da un amore che ha radici profonde, che trova la sua sorgente in Dio, ama e fa della tua vita un dono d'amore. Ecco il primo dei comandamenti, ecco ciò che veramente può liberare il grido di gioia del nostro "io" più profondo. E la risposta di Gesù raggiunge, straordinariamente, le aspirazioni più vere e profonde dell'uomo. Ma a questa risposta va aggiunta una riflessione. Potremmo dire: in cosa consiste l'amore? Se l'amore è la dimensione più vera della vita, perché facciamo così fatica a viverlo? Perché possiamo amare male o con ambiguità o con possesso, così da tradurre una melodia in un accento stridulo che ci ferisce profondamente? Che il Signore ci accordi di amare come lui ci ha amati: col cuore e con la volontà, desiderando il bene dell'altro, senza possesso né egoismo. Mettiamoci alla scuola dell'amore del Maestro Gesù.

 

 

SABATO 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Quando Gesù è presente tutto è facile: nulla sembra difficile. Quando Gesù è assente tutto è penoso. Quando Gesù non parla al cuore nessuna gioia ha gusto. Ma se Gesù dice una sola parola la gioia ci invade. (Imitazione di Cristo)

Saggezza popolare: Se rincorri due conigli non ne acchiappi nessuno. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Un giorno un discepolo si macchiò di una grave colpa. Tutti s’aspettavano che il maestro lo punisse in modo esemplare. Ma passò un anno e il maestro non diede segno di reazione. Allora, un altro discepolo protestò: “Non si può ignorare ciò che è accaduto: dopo tutto Dio ci ha dato gli occhi!”. Il maestro gli replicò: “È vero, ma ci ha dato anche le palpebre”.

Parola di Dio: Os. 6,1-6; Sal. 50; Lc. 18,9-4

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L'ALTRO PUBBLICANO.” (Lc. 18,10)

Sono posti a confronto due personaggi in preghiera: dal loro modo di pregare si rivela il loro modo di vivere e di mettersi in rapporto con Dio e con gli altri. Entrambi, infatti, nella loro preghiera dicono la verità sulla loro esistenza. Il fariseo mette in luce tutti i suoi meriti, si ritiene un creditore nei confronti di Dio. In sostanza non ha bisogno di lui, pur ringraziandolo, almeno formalmente, perché gli ha concesso di essere così perfetto. Ma c'è di più. La sua giustizia lo rende giudice, e giudice spietato: tanto è ingombrante la stima che concentra esclusivamente su di sé da rivolgere lo sguardo agli altri solo per disprezzarli. Il pubblicano, al contrario, consapevole dei propri peccati, che lo fanno stare con il capo chino, in realtà è tutto proteso al cielo, tutto si attende da Dio: battendosi il petto, bussa alla porta del Regno, e questa gli viene spalancata. Come a dire: cos'è che rende felice l'uomo? Cosa, tra le molte proposte che intasano la nostra prospettiva di vita, è veramente la chiave di volta del nostro esistere? La risposta, conosciuta, è tutto meno che scontata: ama. Ama e scopriti amato, ama e lasciati avvolgere da un amore che ha radici profonde, che trova la sua sorgente in Dio, ama e fa della tua vita un dono d'amore. Ecco il primo dei comandamenti, ecco ciò che veramente può liberare il grido di gioia del nostro "io" più profondo. E la risposta di Gesù raggiunge, straordinariamente, le aspirazioni più vere e profonde dell'uomo. Ma a questa risposta va aggiunta una riflessione. Potremmo dire: in cosa consiste l'amore? Se l'amore è la dimensione più vera della vita, perché facciamo così fatica a viverlo? Perché possiamo amare male o con ambiguità o con possesso, così da tradurre una melodia in un accento stridulo che ci ferisce profondamente? Che il Signore ci accordi di amare come lui ci ha amati: col cuore e con la volontà, desiderando il bene dell'altro, senza possesso né egoismo. Mettiamoci alla scuola dell'amore del Maestro Gesù.

 

 

DOMENICA 18 MARZO: 4^ DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRAMI, SIGNORE , LE TUE VIE, INSEGNAMI I TUOI SENTIERI.

 

Hanno detto: Va bene seguire la propria inclinazione purché sia in salita. (A. Gide)

Saggezza popolare: In ogni scherzo c'è una piccola verità. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Ero un ragazzino, tornavo da un campeggio estivo. Mi venne incontro mio padre ed espresse la sua inquietudine circa il modo in cui il campeggio era stato svolto.  "Temevo - disse - che ti potesse succedere qualcosa". Con la leggerezza tipica dell'adolescenza gli domandai: "Avevi paura che mi rompessi una gamba o l'osso del collo?" Con la maggiore serietà del mondo e quel suo sorriso discreto mi rispose: "No. Queste cose non avrebbero avuto gravi conseguenze. Temevo tu perdessi l'integrità dell'anima". E aggiunse: "Ricordati, essere vivo o morto non è così importante. Una cosa sola veramente conta: per quale ragione vivi, e per quale causa sei pronto a morire?" (Antony Bloom)

Parola di Dio: 2Cr 36,14-16. 19-23; Sal. 136; Ef. 2,4-10; Gv. 3,14-21

 

Vangelo Gv 3, 14-21

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“CHIUNQUE FA IL MALE ODIA LA LUCE E NON VIENE ALLA LUCE PERCHE’ NON SIANO SVELATE LE SUE OPERE. MA CHI OPERA LA VERITA’ VIENE ALLA LUCE.” (Gv. 3,20-21)

Se guardiamo dentro di noi, sappiamo che cosa sia il bene e che cosa sia il male: la coscienza dovrebbe rivelarcelo; se poi abbiamo dei dubbi ci sono i comandamenti e le norme della Chiesa, ma se ancora ci fossero degli angoli di buio, ecco la norma del Vangelo di oggi: quello che non hai paura di fare alla luce del mondo è buono e quello che invece nascondi è opera delle tenebre. A parte quelle persone che oggi con la mentalità del mondo amano presentarsi cattive, si sentono alla moda perché infrangono tutte le norme, affermano di essere “libere” perché dicono di non avere tabù, credo che il principio evangelico sia estremamente vero. Se c’è qualcosa che tu non faresti davanti a tua moglie o a tuo marito, davanti ai tuoi genitori, se c’è qualcosa che nascondi perché ti vergogneresti se i tuoi amici o la comunità in cui vivi venissero a sapere, allora è un qualcosa che non va bene. Oltretutto il fare le cose di nascosto è stupido se crediamo al Vangelo che ci dice che un giorno ”tutto sarà svelato”. C’è quasi da chiederci come faremo allora a non disprezzarci ma a volerci ancora bene. Riusciremo ancora ad amarci perché, perdonati dalla misericordia di Dio, vedremo come la sua grazia in noi e nei fratelli ha ancora potuto operare meraviglie nonostante la nostra miseria.

 

LUNEDI’ 19 MARZO: SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO SIA LA’ DOVE MI VUOI, SIGNORE

 

Hanno detto: “Chissà perché la grazia riporta vittorie insperate nell'anima dei peccatori (e ne fa degli ammirevoli convertiti), mentre la gente onesta continua in una sorda sbiadita mediocrità. E come se fosse dentro un’armatura, una corazza senza difetti. Non c’è scalfittura possibile, non c’è neppure quell’apertura che si chiama ferita da peccato, perché la grazia irrompa, tocchi la pelle viva, e ci possa guarire”. (Charles Peguy)

Saggezza popolare: E' bello essere ospitati ma è meglio a casa. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Un giorno Agatone camminava con i suoi discepoli. Uno di loro, trovando sulla strada un pisellino verde, disse al vegliardo: “Padre, mi permetti di prenderlo?”. Il vegliardo lo guardò con meraviglia e gli disse: “L'hai messo tu qui?”. Il fratello gli rispose di no. “Allora”, continuò il vegliardo, “vuoi prendere ciò che tu non hai deposto?”.

Parola di Dio: 2 Sam. 7,4-5.12-14; Sal. 88; Rom. 4,13.16-18.33; Mt. 1,16.18-21.24

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, SUO SPOSO, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

Giuseppe è l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo giusto e fedele che Dio ha posto come custode della sua casa. Egli collega Gesù, re messianico alla discendenza di Davide. Sposo di Maria, ombra del Padre per Gesù è colui che guida la sacra famiglia come aveva fatto Mosè guidando il ritorno del suo popolo. Giuseppe si fida di Dio e delle sue promesse anche se la loro realizzazione sembra non avvenire, e Dio si fida di Giuseppe affidandogli ciò che ha di più caro: il Figlio unigenito e sua Madre. E Giuseppe risponde a Dio in maniera egregia: svolge il suo compito vivendo e accogliendo il mistero che si svolgeva sotto i suoi occhi, senza essere curioso o invadente ma chiudendo nel silenzio del suo cuore il prodigio di una famiglia così speciale e santa.

 

 

MARTEDI’ 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GUARDA IL NOSTRO MALE E SALVACI!

 

Hanno detto: «Morto!» Che mondo di dolore è racchiuso in questa breve parola. È una spada a due lame che, mentre colpisce chi ci è caro, affonda anche nel nostro petto. Tutto si oscura ai nostri occhi e il mondo ci sembra nero, anche se il sole illumina altri milioni di persone felici. Una sola parola, ancor più breve dell'altra, ci permette di rialzarci in piedi dandoci il soccorso necessario: «Dio». (H. C. Andersen)

Saggezza popolare: Senza riposo nemmeno il cavallo può trottare. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Abbà Antonio, scrutando la profondità dei giudizi di Dio, domandò: “Signore, perché alcuni muoiono nella prima giovinezza, mentre altri raggiungono un'estrema vecchiaia? Perché ci sono poveri e ricchi? Perché uomini ingiusti si arricchiscono mentre alcuni giusti sono nel bisogno?” All'improvviso venne una voce, che gli disse: “Antonio, bada a te, perché questo è il giudizio di Dio ed è meglio per te non conoscerlo”.

Parola di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal. 45; Gv. 5,1-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

SI TROVAVA LA UN UOMO CHE DA TRENTOTTO ANNI ERA MALATO. (Gv.5,5)

Gesù, salvezza di Dio, attraversa questo crocevia di miserie umane che si raduna presso la piscina di Betzata, a Gerusalemme. E lì egli s'incontra con uno in particolare. La sua parola si rivolge a quel povero paralitico infermo da trentotto anni, quasi un'intera esistenza. Dopo una così lunga attesa, che cosa ci si può ancora aspettare di buono dalla vita? La domanda apparentemente ovvia di Gesù  ridesta la volontà di quest'uomo e il semplice comando  ne rinvigorisce la forza: quegli si carica del lettuccio, il compagno di tanti anni di infermità, e cammina portandolo con sé per testimoniare l'avvenuta guarigione. Seduto ai bordi della speranza, impotente a immergersi nella vita, deluso dagli altri e spesso anche dalla religione: questo è l'uomo di oggi, di sempre, che Cristo viene a cercare lì dove si trova, paralizzato dalla sofferenza, dal peccato o dalle circostanze. Gesù semplicemente chiede: «Vuoi guarire?». Domanda ovvia, forse,ma tale da esigere una risposta personale che rinnova interiormente e fa sentire la grande dignità dell'uomo: la sua libertà e responsabilità. Poi, ancora semplicemente, dice: «Sei guarito: va'... ». Non per vane ritualità o per mezzo di una qualsiasi acqua terapeutica, ma per la potenza della parola di Dio, che ricrea, spezza i legami che imprigionano. E’ nulla, infatti, la paralisi del corpo: vi sono i legami ben peggiori che avvincono il cuore nel peccato. Per questo Cristo ha lasciato alla Chiesa l'efficacia della sua Parola e della grazia che sgorga come fiume dal suo costato aperto: acqua viva del lavacro battesimale, che rigenera e fa nuovo l'uomo peccatore; acqua viva delle lacrime di pentimento, che lo Spirito suscita per sciogliere da ogni vincolo di colpa l'uomo penitente; sangue sparso da Colui che fu perseguitato a morte per aver portato al mondo la salvezza di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A SCEGLIERE SEMPRE LA VITA.

 

Hanno detto: Che Ti cerchiamo, Signore, desiderandoti e Ti desideriamo cercandoti. Che Ti troviamo amandoti e Ti amiamo trovandoti. (S. Anselmo)

Saggezza popolare: Gli occhi che amano non si vergognano di guardare. (proverbio Malgascio)

Un aneddoto: Abba Antonio disse: “Io vidi tutte le reti tese dal nemico sulla terra e dissi gemendo: chi può superare queste trappole? E una voce mi rispose: 'L'umiltà.”

Parola di Dio: Is. 49,8-15; Sal. 144; Gv.5,17-30

 

Vangelo Gv 5, 17-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e da  la vita, così anche il Figlio da  la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA E’ PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”. (Gv. 5,24)

“Come sarà il giudizio finale?”, “Dio farà l’esame di tutti i miei peccati?”. A volte, quasi sgomenti, vien da pensare all’esame finale quasi come a un qualcosa che dovesse sorprenderci, stupirci. Gesù invece ci dice che il giudizio non sarà altro che la ratifica di quanto noi abbiamo già scelto e operato in vita. Chi crede in Lui è già entrato nella vita eterna. Ogni nostro atto, vissuto nel tempo ha già sapore di eternità, e il nostro essere e il nostro agire determinano l’eternità. Ci hanno insegnato i nostri vecchi a meditare sui “Novissimi” (morte, giudizio, inferno e paradiso) ed hanno ragione ma non tanto per metterci paura pensando al futuro, quanto piuttosto perché ogni mio momento è scelta che vale per l’eternità. Faccio un esempio: io mi accorgo che oggi il perdonare mi costa, ma se lo vedo come scelta di eternità non lo farò più volentieri ed anche con più forza?

 

 

GIOVEDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

 

Hanno detto: Saggio è colui che non ritiene infallibile il suo giudizio e non si lascia abbagliare da tutto ciò che gli sembra buono. (Hazrat Ali)

Saggezza popolare: Il cuore è una ricchezza che si regala. (proverbio Danese)

Un aneddoto: Un fratello che aveva rinunciato al mondo e distribuito i suoi beni ai poveri, dopo averne conservato un po' per le sue spese personali, si recò a trovare abba Antonio. Informato della cosa, il vecchio saggio gli disse:”Se vuoi diventare monaco va' in quel villaggio, compera un po' di carne e con essa ricopri il tuo corpo nudo, quindi ritorna qui in questa bizzarra tenuta.” Il fratello fece così; ma i cani e gli uccelli gli dilaniarono il corpo. Ritornato dal vecchio saggio, questi s'informò se aveva seguito il suo consiglio. Mentre il fratello gli mostrava il suo corpo tutto lacerato, il santo Antonio disse: “Quelli che rinunciano al mondo, pur volendo conservare parte delle ricchezze, sono dilaniati in questo modo nella lotta contro i demoni.”

Parola di Dio: Es. 32,7-14; Sal. 105; Gv. 5,31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“VOI SCRUTATE LE SCRITTURE CREDENDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA; EBBENE, SONO PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIANZA”. (Gv. 5,39)

Specialmente in quest’ultima parte del secolo c’è stata da parte dei cattolici una grande riscoperta della Bibbia. Tutti i credenti vogliono essere consci delle proprie origini e tutti giustamente vogliono attingere direttamente alla fonte della fede. Ma molti dopo aver aperto la Bibbia, specialmente l’Antico Testamento, restano perplessi: “Un libro strano... lontano da noi... parla di storia, di guerre.. certe pagine poi sono proprio poco edificanti.” Nella Parola al giorno di oggi, Gesù ci dà l’unica chiave per poter leggere la Sacra Scrittura e interpretarla correttamente: è Lui il centro della storia della salvezza; tutto quello che è avvenuto prima era in vista di Gesù e tutto quello che è avvenuto nella storia della Chiesa è conseguenza di Gesù Salvatore del mondo. Leggiamo dunque sovente questa nostra storia di salvezza ma pensandola per Cristo, con Cristo, e in Cristo e allora ci apparirà come un lungo filo d’amore che Dio ha intessuto per noi.

 

 

VENERDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, INSEGNACI AD AVERE TE COME MODELLO DI VITA.

 

Hanno detto: Ho capito che una vita non vale niente, ma che niente vale una vita. (Andrè Malreaux)

Saggezza popolare: Chi ama davvero ritorna sempre, perché l’amore conosce tutte le strade. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Abba Arsenio un giorno si recò in un posto dove c'erano delle canne agitate dal vento. E il vecchio domandò ai fratelli: “Che è questo movimento?”. Essi risposero: “Sono fuscelli agitati dal vento.” Allora il vegliardo disse loro: “Se qualcuno sta facendo meditazione e sente il canto di un passerotto, il suo cuore non gode più la stessa pace; tanto più voi quando subite il movimento di queste canne!”

Parola di Dio: Sap.2,1.12-22; Sal.33; Gv. 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, vi andò anche lui; non apertamente però, di nascosto. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“ALLORA CERCARONO DI ARRESTARLO”. (Gv. 7,30)

Ciascuno di noi si sarà più volte chiesto perché la venuta terrena di Gesù, Figlio di Dio, sia dovuta terminare con la sua terribile morte in croce. Le risposte possono essere tante e con altrettanti motivi teologici per comprovarle. Qualcuno dice che solo attraverso la sofferenza e la morte, il Dio fatto uomo, reso in tutto simile a noi, poteva trasformare la sofferenza in amore e sconfiggere la morte e il peccato in maniera definitiva, risorgendo dai morti e liberandoci dal male. Altri, specialmente i mistici, preferiscono adorare in contemplazione questo mistero. Vorrei oggi, con voi, sottolineare un aspetto, forse non il più importante, del perché Gesù sia stato condannato a morte. Prima di tutto Gesù è fedele al Padre, Gesù è la verità e quindi proprio per questa fedeltà al Padre e per amore della verità, Egli dice sempre con estrema schiettezza il vero. Gesù, poi, è la luce venuta ad illuminare ogni uomo, quindi anche per amore nostro Lui è e dice sempre la verità. Ma la luce non piace a chi vive nelle tenebre o a chi pensa di essere già illuminato di luce propria; la verità disturba le supposte verità di coloro che, approfittando del religioso, si sono costruiti una casta di potere e di benessere. E allora la verità di Gesù non piace. Quando a Nazareth Gesù non si abbassa a fare i richiesti miracoli ciarlataneschi e dice di essere mandato da Dio, cercano di buttarlo giù dalla rupe della città. Quando per amore di verità ed anche per amore loro, Gesù dice che gli scribi, i farisei, i dottori della legge, sono ipocriti, belli di fuori, marci di dentro, certamente a questi personaggi non fa piacere e, allora, prima cercano di screditarlo e poi di farlo fuori. Quando Gesù, rovesciando i tavoli dei cambiavalute e dei venditori degli animali del tempio, tocca gli interessi di questi commercianti e gli interessi dei sacerdoti del Tempio, viene deciso che “è meglio che muoia un uomo piuttosto che tutto il popolo debba soffrire”. Dunque, almeno nella successione degli eventi umani, la morte di Gesù è una conseguenza delle sue scelte e delle sue parole: Gesù non ha addomesticato la verità attraverso la diplomazia e i compromessi, ha sempre detto il vero in faccia a ciascuno e questo ha suscitato l’ira del potere costituito che ha reagito condannandolo a morte. La storia è quella di ieri, di oggi, di sempre: se ami Dio, se ami la verità, se ami gli uomini, se sei tutto d’un pezzo nell’affermare il vero, avrai fatto certamente del bene all’umanità ma avrai suscitato la gelosia, la rabbia, l’ira dei vari poteri costituiti che in mille modi cercheranno di farti tacere. Gesù, poi, accetta tutto questo non con il piacere di soffrire, ma con l’amore vero per noi. Lui aveva detto: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Lui sapeva che, donandoci la verità di Dio, questa avrebbe portato come conseguenza la sua condanna, ma proprio per amore del Padre e nostro lo ha accettato. Il Signore nelle piccole e grandi prove, nei momenti di persecuzione ci dia il coraggio  di essere talmente amanti della Verità, di Dio e dei fratelli, da non scendere mai a compromessi, da non mistificare la verità, di essere invece coerenti con il messaggio e la testimonianza che Lui stesso ci ha dato.

 

 

SABATO 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI LA VERA UMILTA’

 

Hanno detto: Chi non sa che cos'è la vita, come saprà che cos'è la morte? (Confucio)

Saggezza popolare: Sulla strada dell’amore si dimentica ogni fatica. (proverbio Indiano)

Un aneddoto: A proposito di Eucaristia così diceva don Bosco ai suoi ragazzi: Se una persona fidata andasse in una piazza e svelasse a tutti che su una vicina collina ha scoperto una miniera d'oro, non lo seguirebbero tutti? Ebbene, nel tabernacolo c'è questo tesoro! Gli uomini sudano per avere denari: ma nel tabernacolo c'è il Padrone di tutto il mondo.

Parola di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv.7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

"STUDIA E VEDRAI CHE NON SORGE PROFETA DALLA GALILEA!" (Gv. 7,52)

Ci sono alcune categorie di persone che sono proprio difficili da digerire. Una di queste è quella dei saccenti, di coloro che si sentono talmente in gamba che si permettono di giudicarti e di mandarti a quel paese! Li trovi ovunque: in ufficio: "Ma come, non sai ancora come si fa!" nei negozi: "Ma si figuri, signora, quella mia vicina. . ." in parrocchia: "Noi, nel nostro gruppo sì che siamo forti... Noi abbiamo fatto.. ." E si fermassero qui, ma per di più ti giudicano: "Quello è un ignorante, quell'altro è privo di savoirfaire, il terzo è un cristiano di seconda categoria perché non sa che cosa sia "escatologia" o "teologia della liberazione". In questa pagina di Vangelo i farisei si permettono di mandare Nicodemo a studiare perché: "non sorge profeta dalla Galilea". E guarda un po': il Figlio di Dio, quasi a farlo apposta, viene proprio di là. Ma quello che è ancora più significativo nel Vangelo di Giovanni e che questi personaggi dopo tutte le chiacchiere i giudizi, le condanne e gli apprezzamenti, “se ne tornarono ciascuno a casa sua”, cioè si sono riempiti la bocca di parole, si sono auto elogiati, hanno tagliato colletti, hanno fatto proposte meravigliose, ma poi non hanno concluso niente e se ne sono tornati a casa tronfi galletti che senza aver fatto un uovo si sentono i re del pollaio.

 

 

DOMENICA 25 MARZO: 5^ DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Annunciazione; Sant’Isacco.

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI IL TUO VOLTO, SIGNORE, E SAREMO SALVI.

 

Hanno detto: La compassione divina non sottrae la creatura al dolore, ma non l’abbandona e l’assiste fino alla fine, anche senza mostrarsi. (Ignazio Silone)

Saggezza popolare: Il primo amore assomiglia alla prima neve: raramente resiste. (proverbio Finlandese)

Un aneddoto: S. Teresa di Gesù (d’Avila) aveva ricevuto dal Signore una fede così viva, che quando sentiva da altri che avrebbero desiderato vivere al tempo in cui Gesù visse sulla terra, rideva tra sé: infatti le sembrava che, possedendo nell’Eucaristia lo stesso Gesù, non vi fosse altro da desiderare.

Parola di Dio: Ger. 31,31-34; Sal. 50; Eb 5,7-9; Gv. 12,20-33

 

Vangelo Gv 12, 20-23

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero:“Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: “E’ giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”. La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Rispose Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. Parola del Signore

 

SI AVVICINARONO A FILIPPO E GLI CHIESERO: “SIGNORE, VOGLIAMO VEDERE GESÙ”. (Gv. 12,21)

“Vogliamo vedere Gesù”. Anche oggi ci sono tante persone che, confessandolo apertamente o inconsciamente, fanno a noi cristiani questa richiesta. E non vogliono qualcuno che parli loro di Gesù, ma qualcuno che lo mostri loro. Non si “insegna” Gesù, lo si racconta, lo si interpreta. Non si discute su Gesù, lo si manifesta. Se ogni cristiano avesse un po' di più di coraggio e meno “rispetto umano”, se lasciassimo che Gesù manifesti attra­verso noi i suoi doni, se fossimo più convinti e gioiosi della salvezza che ci è stata donata, noi faremmo vedere Gesù al mondo. “Non ho bisogno di sentire le tue pie e spesso false e impacciate parole di consolazione, ci dice l’ammalato. Ho bisogno di vedere concretamente Gesù che si china sul mio letto di sofferenza”. “Per riempirmi la pancia — ci dice l’affamato — non ho bisogno di conferenze internazionali sulla fame. Ho bisogno di vedere attraverso te, Gesù che moltiplica i pani”. “Ho bisogno di vedere la tua speranza, la tua gioia, il tuo ottimismo — ci grida il mondo. Ho bisogno di vedere Gesù, ed ho diritto di chiederlo”.

 

 

VENERDI’ 26 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI

 

Hanno detto: La vita senza amore è una vita senza sapore. Una vita senza dolore è una vita senza valore. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: L’amore capisce tutte le lingue. (proverbio Rumeno)

Un aneddoto: Un uomo che aveva trovato il modo di capire il significato dei suoni emessi dagli animali, un giorno stava camminando per le strade di un villaggio. Vide un asino che aveva appena finito di ragliare e, accanto a lui, un cane che abbaiava con accanimento. Avvicinandosi, colse il significato della loro conversazione. "Quanto mi seccano tutte le tue chiacchiere sull'erba e sui pascoli, quando invece vorrei sentir parlare di conigli e di ossa!", si lamentava il cane. Il nostro uomo non riuscì a trattenersi: "Eppure", obiettò, "esiste un nesso tra le due cose: la funzione del fieno è paragonabile a quella della carne". I due animali si allearono subito contro di lui. Mentre il cane abbaiava ferocemente per coprire le sue parole, l'asino, con un bel calcio sferrato con le zampe posteriori, lo stese a terra, privo di sensi. Poi ripresero la loro discussione.

Parola di Dio: Is. 7,10-14; 8,10; Sal. 39; Eb. 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCOMI” (Lc 1,38 )

La pagina evangelica dell'annuncio a Maria testimonia lo stile con il quale Dio si fa avanti per proporre e chiedere disponibilità alla persona umana, cioè il dialogo. Il dialogo evangelico si sviluppa nella forma del dono. Il dono della gioia («Rallegrati, Maria»): la parola di Dio reca gioia. Il dono della grazia («ricolmata di grazia»; «hai trovato grazia»). Il dono dell'incoraggiamento («non temere»): la delicatezza di Dio scioglie la paura di lui che rivela il volto misericordioso, la paura della sua impegnativa parola. Il dono della vitalità («concepirai e partorirai un figlio»): il figlio è segno di vita e di futuro, esigenza di custodia e di servizio, responsabilità verso la vita. Il dono dello Spirito («lo Spirito Santo scenderà su te»): è la prima pentecoste di Maria e lo Spirito indica l'intenzione di possesso e custodia da parte di Dio, la richiesta di collaborazione. Il dono della fede («nulla è impossibile a Dio»): parola finale, chiave che apre la disponibilità consapevole, all’”Eccomi” di Maria. Questa semplice parola dice molte cose: significa il “Sì” dell’uomo a Dio, la prontezza della risposta, la piena disponibilità a quanto Dio chiede, il fidarsi di Dio. Per questo è la più bella parola che possiamo dire a Dio: ECCOMI! Ed ora, viviamola! Come? Dicendo il nostro “Sì” a quanto Dio ci chiede: Dio ci chiama a dirgli il nostro sì in ogni avvenimento della vita. (Infatti ogni cosa che ci capita, ma proprio qualsiasi cosa, o è voluta direttamente da Lui per noi, oppure è da Lui permessa... ) Ci si presenta una cosa bella? Rallegriamoci e diciamogli: “Eccomi!”. Ci capita un imprevisto? Non agitiamoci e serenamente diciamo: “Eccomi!”. Ci capita una cosa che è male per noi? Non abbattiamoci, ma accogliamola come una cosa permessa da Dio, e perciò rivolgiamoci a LUI dicendogli: “Eccomi!” Ma anche a chi ci chiede un piacere possiamo rispondere: “Eccomi!”. Non è una parola straordinaria, quasi magica?

 

 

MARTEDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI SEMPRE CON ME.

 

Hanno detto: La speranza non è ottimismo e neppure certezza che le cose avranno una buona fine, ma la convinzione che tutte le cose hanno un significato indipendentemente dalla loro buona riuscita o no. (Vaclav Havel)

Saggezza popolare: Scalda più l’amore di mille fuochi. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Dhun-Nun l'egiziano illustrò in una parabola il modo in cui estraeva la conoscenza racchiusa nei geroglifici. C'era una statua, di origine ignota, che sull'indice puntato portava la seguente iscrizione: "Colpite qui e troverete un tesoro". Per generazioni e generazioni la gente aveva martellato sul punto dove c'era l'iscrizione, ma la statua era di pietra dura e i colpi la segnavano solo superficialmente, mentre il senso dell'iscrizione rimaneva un enigma. Un giorno, a mezzogiorno in punto, Dhun-Nun, assorto nella contemplazione della statua, notò che l'ombra del dito teso, ombra che era passata inosservata per secoli, tracciava una riga sul pavimento sottostante. Dopo aver contrassegnato il punto preciso, si procurò gli attrezzi necessari e, facendo leva con uno scalpello, sollevò una lastra del pavimento. L'apertura dava accesso a un sotterraneo che conteneva numerose ricchezze.

Parola di Dio: Nm. 21,4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30

 

Vangelo Gv 8, 21-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“COLUI CHE MI HA MANDATO E’ CON ME E NON MI HA LASCIATO SOLO”. (Gv. 8,29)

Il versetto che meditiamo oggi è per me uno dei più belli, rassicuranti e forti del Vangelo. Gesù dice di non essere solo proprio nel momento in cui i malvagi si stanno accanendo contro di Lui e proprio nelle vicinanze della sua passione e morte. Umanamente non sembra così: Gesù ha dei nemici, un suo amico intimo e amato sta per venderlo, altri scapperanno, anche Dio umanamente stenterà a farsi sentire e sulle spalle di Gesù sta per cadere l’abbandono, il giudizio, la cattiveria degli uomini, la croce. Eppure Gesù sa di non essere solo. Lui è una cosa sola con il Padre nella forza e nell’amore dello Spirito. Davanti al mistero della croce, davanti al grido umano di Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, davanti alle calamità e alle nostre sofferenze noi ci chiediamo: “Dov’è Dio?” e spesso non ci rendiamo conto che Dio è proprio lì dove c’è la croce di uno dei suoi figli, è proprio lì mentre umanamente sembra sentirsi la sua lontananza, è proprio lì dove sta abbattendosi un cataclisma o quando subiamo qualche prova terribile. No! Il Padre non è uno che si lava le mani dei propri figli, non è uno che ci gode a vederli soffrire per dare poi loro il premio. Gesù, il Padre, lo Spirito hanno scelto un’altra strada per dirci davvero il loro volerci bene. Essi sono là dove siamo noi con le nostre gioie e con le nostre sofferenza per viverle con noi, per darci la certezza che nulla va perduto, per dirci: “Non sei solo ma sei amato”.

 

 

MERCOLEDI’ 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU’, IL NOSTRO LIBERATORE

 

Hanno detto: Tutti vorrebbero guarire dai mali del corpo, ma non ne sono capaci. Tutti potrebbero guarire dai mali dell’anima ma non vi mettono la volontà. (Annibal Caro)

Saggezza popolare: I piedi vanno dove va il cuore. 

Un aneddoto: C'era una volta una scimmia che era molto ghiotta di ciliege. Un giorno, vedendone una particolarmente succosa, scese dall'albero per prenderla. Purtroppo il frutto era contenuto in una bottiglia di vetro trasparente. Dopo alcuni tentativi, la scimmia capì che poteva afferrarlo solo infilando la mano dentro la bottiglia, attraverso il collo. E così fece. Quando richiuse la mano sulla ciliegia, si accorse di non poterla tirare fuori perché il pugno chiuso per prendere il frutto era più grosso del diametro del collo. Ora, tutto ciò era stato previsto: la ciliegia nella bottiglia era, infatti, una trappola preparata da un cacciatore di scimmie che conosceva bene il loro modo di ragionare. Quando sentì i lamenti dell'animale, il cacciatore si avvicinò. La scimmia tentò di scappare, ma, avendo la mano imprigionata nella bottiglia, come pensava, non poté spostarsi abbastanza rapidamente per sfuggirgli. La scimmia, però, aveva ancora in pugno la ciliegia o, perlomeno, così credeva. Il cacciatore acchiappò la scimmia e un attimo dopo le diede un colpo secco sul gomito facendole mollare la presa. La scimmia si era liberata, ma era prigioniera. Il cacciatore si era servito della ciliegia e della bottiglia, che erano ancora in suo possesso.

Parola di Dio: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cantico da Dn. 3,52-56; Gv. 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

“SE DUNQUE IL FIGLIO VI FARA’ LIBERI, SARETE LIBERI DAVVERO”. (Gv. 8,38)

Il desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi si confonde questo desiderio di libertà con il desiderio assoluto di fare ciò che uno vuole. Qual è la libertà che ci promette Cristo?  E’ ritrovare in Lui, Figlio di Dio, la nostra vera identità di figli del Padre, amati da Lui, destinati a stare con Lui sempre. Ed è proprio da questa dignità riscoperta che il cristiano lotta perché ogni uomo possa essere li­bero, possa essere rispettato nei suoi diritti di uomo. Ma la vera lotta per la libertà deve cominciare da noi e in noi: siamo noi che dobbiamo liberarci quotidianamente dalla schiavitù del peccato ed è proprio a questo livello che sentiamo particolarmente il bisogno di Gesù Cristo, Verità e Vita, Luce e Via: Lui ci libera dal peccato, e ci fa veri liberatori dei nostri fratelli.

 

 

GIOVEDI’ 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, SIGNORE, AUMENTA LA MIA FEDE.

 

Hanno detto: E’ meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente. (Voltaire)

Saggezza popolare: Non sarai mai amato se pensi soltanto a te stesso. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Il grande pensatore e filosofo francese Blaise Pascal un giorno diede appuntamento ad un amico in un castello, sulla cima di una collina. Dopo un po’ che lo aspettava, questi arrivò col volto sconvolto, i vestiti rotti e il corpo pieno di ammaccature e ferite. “Che cosa ti è successo?”, gli domandò Pascal. “Non puoi immaginare il miracolo che Dio mi ha appena fatto”, replicò l’amico. “Mentre stavo venendo qui, il mio cavallo è scivolato vicino ad un burrone, io sono caduto e rotolando e scivolando mi sono fermato proprio sul ciglio del precipizio. Immagina quale miracolo mi ha appena fatto Dio!”. A quella testimonianza Pascal rispose: “E pensa a che miracolo Dio ha appena fatto a me, che mentre venivo qui non sono neppure caduto da cavallo!”.

Parola di Dio: Gn. 17,3-9; Sal. 104; Gv. 8,51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“CHI PRETENDI DI ESSERE?” (Gv. 8,53)

Un po' di anni fa era impossibile mettere in discussione "cose di religione: "è così! Bisogna crederci!", poi, passato il vento contestatario della dissacrazione tutto è diventato dubbio e anche noi qualche volta nella gran confidenza che abbiamo con Dio gli abbiamo gridato: "Ma chi pretendi di essere? non ti sembra di chiedere un po' troppo in sofferenza, in dolore? non ti sembra di essere un po' troppo esclusivista, di avere troppe pretese... e poi per che cosa? per delle promesse che uno vede solo nella fede!" E tu chi pretendi di essere piccolo uomo? risponde il Signore. Pretendi di capire tutto? Sei forse tu Dio? Signore, devo ritrovare il mio posto e devo trovare il tuo posto! Se è umano che mi faccia tante domande è anche vero che Tu sei Dio e, pur nella mia povertà io faccio il mio atto di fede in Te.

 

 

VENERDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, CONSOLATRICE DEGLI AFFLITTI, PREGA PER NOI

 

Hanno detto: I malati hanno una missione particolare da compiere e una testimonianza da fornire: quella di rammentare a chi è in salute che esistono beni essenziali e duraturi da tenere presenti. (Rito dell’unzione degli infermi)

Saggezza popolare: Spesso il desiderio di ciò che non hai non ti permette di godere ciò che possiedi. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Il rabbino Jehuda un giorno annunciò ai suoi amici alla porta della città: Amici, finalmente ho trovato e ho acquistato una medicina dalle qualità stupende: infatti ringiovanisce, prolunga la vita, e la rende felice per sempre! Perché non ve la procurate anche voi? Alla proposta, fatta in modo straordinariamente serio da una persona molto stimata, tutti dissero:Tutti vogliamo comprare questa medicina, anche a caro prezzo! Allora il rabbino invitò gli amici nella sua casa, aprì l’armadietto, davanti al quale sempre brillava una lampada accesa e mostrò la Divina Scrittura. Ne prese quindi un rotolo, lo svolse e lesse: Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Non temo alcun male... Felicità e grazia mi saranno compagne: abiterò nella sua casa per sempre (Salmo 22).

Parola di Dio: Ger 20,10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“E IN QUEL LUOGO MOLTI CREDETTERO IN LUI”. (Gv. 10,42)

Gesù è davvero segno di contraddizione. E’ su Gesù che si gioca la nostra vita. Chi, come i Giudei, si sclerotizza sulla religione, sulle leggi e le norme che essa manifesta senza accoglierle nella profondità del cuore e quindi essere aperti a Dio, si chiude a Dio stesso, Gesù è un millantatore, uno che vuol farsi passare per ciò che non è, uno da sopprimere perché infetta la religione e così si diventa addirittura atei deicidi. Se invece ci si apre alle parole di Gesù confermate dai segni che le accompagnano, si accoglie il dono di Dio, si comunica con la Verità, si trova il senso della vita, ci si impegna perché il suo Regno venga e venga presto. Il vangelo di oggi parla di persone che “cedettero in Lui”, ma la storia di Gesù, nonostante qualche credente in Lui sembra finire malamente. La vittoria sembra dei deicidi. E se guardiamo nella nostra vita: altro che storie a lieto fine, le nostre! Il più delle volte sono i buoni che devono soccombere, sono quasi sempre i poteri più forti (e quindi meno umanitari) che vincono, anche i santi sono passati attraverso tutta una serie di vicissitudini negative… e poi, non è forse vero che la vita di ogni uomo si conclude con la sua morte? Direi che la risposta è già insita nella stessa domanda. Gesù muore sulla croce per mano di coloro che usano male della propria religiosità, ma è proprio dalla sua morte che scaturisce il più grande amore di un Dio per gli uomini. E’ sulla croce che il perdono umanamente impossibile diventa possibile, è lì che l’amore senza limiti può manifestarsi, è nella vittoria della vita sulla morte che abbiamo la certezza della nostra risurrezione e della vita eterna.

 

 

SABATO 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Il volontario non deve porsi davanti al malato come operatore, ma deve stare di fianco a lui come un fratello. (G. Crema)

Saggezza popolare: Un ricco che non conosce sé stesso vale meno di un povero che si conosce. (proverbio del Burundi)

Un aneddoto: Due persone camminano insieme per una strada. Una di loro è convinta che quella strada conduca alla città celeste; l’altra invece che non conduca in nessun posto; ma dato che non c’è altra strada, esse camminano insieme. Nessuna di loro ha mai percorso quella via: per questo nessuna delle due sa cosa troverà al di là di ogni angolo. Durante il viaggio hanno momenti facili e gioiosi, ma anche momenti duri e pericolosi. Per tutto il tempo una di loro pensa al viaggio come un pellegrinaggio alla città celeste. Interpreta i momenti piacevoli, come un incoraggiamento; e gli ostacoli come prove con le quali il re di quella città ne esamina la fedeltà amorosa. L’altra, da parte sua, ha ben altri pensieri: non crede a nulla di tutto questo, considera il viaggio solo come una marcia inevitabile e senza scopo. Non potendo fare altrimenti, gode del bene e sopporta il male. Per lei non esiste nessuna città celeste da raggiungere, nessuna finalità superiore che dia senso al loro viaggio: c’è solo la strada e il buono o il cattivo tempo su di essa... Solo quando giungeranno al traguardo, gireranno l’ultimo angolo, si vedrà quale delle due avrà avuto ragione e quale torto! Quale delle due persone preferisci essere?

Parola di Dio: Ez. 37,21-28; Cantico da Ger. 31,10-13; Gv. 11,45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“E’ MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA”. (Gv. 11,50)

Il pensiero di Caifa può sembrare a prima vista il ragionamento di un consumato politico: Gesù ha molto seguito. Se il suo diventasse un movimento di insurrezione contro l’oppressione dei romani, essi non esiterebbero a fare un bagno di sangue, dunque è meglio estirpare la radice, cioè Gesù. Ma pur non sapendolo, il Sommo sacerdote dice la teologia della Redenzione: Gesù muore per noi. Noi da soli non potevamo salvarci, il nostro peccato ci aveva escluso dal rapporto con Dio; Gesù, Agnello innocente, offre Se stesso per noi, con la sua morte crocifigge il peccato, dalla sua morte noi acquistiamo la nuova libertà, il suo sangue ci redime. Ci apprestiamo a rivivere i misteri della grande settimana di Gesù. Nel contemplare la sua passione, morte, risurrezione ci guidi il senso di ringraziamento e di riconoscenza per Colui che per amore ha dato la sua vita per noi.

     
     
 

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