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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

FEBBRAIO 2012

 

MERCOLEDI’ 1 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Orso di Aosta; Santa Anna Michelotti; Santa Brigida di Cell Dara.

Una scheggia di preghiera:

 

APRI I NOSTRI CUORI, SIGNORE PERCHE’ ACCOGLIAMO LA TUA PAROLA.

 

Hanno detto: «Vi è in ciascuna goccia d’acqua la stessa acqua che è nell’oceano; in ciascuna fiamma di fuoco lo stesso fuoco che è nel Sole, in ciascun uomo lo stesso Figlio dell’ Uomo che è nel Cristo». (Georges Bemanos).

Saggezza popolare: Chi t'accarezza più dell'usato, o t'inganna, o ti ha già ingannato. (Proverbio Popolare)

Un aneddoto: Un missionario in Amazzonia racconta: Una domenica, dopo aver parlato della preghiera e della fiducia in Dio in un lebbrosario, mi si avvicinò una donna anziana, ormai divorata dalla lebbra e cieca. Mi disse: Padre, io prego tutto il giorno. Prego per il Papa, per i Vescovi, per i preti e per tutti gli uomini. Prego per la pace e per la gioia di tutti. Il missionario allora le chiese:- E per te cosa chiedi al buon Dio? Rispose: Niente! Io sono felice così, sono felice della felicità degli altri!

Parola di Dio: 2Sam. 24,2.9-17; Sal. 31; Mc. 6,1-6

 

Vangelo Mc 6, 1-6

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Parola del Signore

 

“E CHE SAPIENZA E’ MAI QUESTA CHE GLI E’ STATA DATA?” (Mc. 6,2)

La strada dovrebbe essere semplice, lineare: ti stupisci di una determinata cosa perché non corrisponde al “normale”; ti chiedi il perché, arrivi alla conclusione. Ad esempio, vedi un meraviglioso tramonto; pensi: “Dietro a cose come questa, non può non esserci qualcuno di molto grande che le ha pensate e volute”; arrivi alla conclusione: “Ci sarà una Intelligenza, un Dio che le ha create”. Ma non sempre le cose sono così semplici. I compatrioti dei Gesù, meravigliati dell’autorità che Lui ha nel predicare dovrebbero facilmente arrivare a riconoscere in Lui il Messia e poi il Figlio di Dio che parla con l’autorità del Padre, ma ci sono di mezzo delle difficoltà e queste difficoltà sono i parenti di Gesù, il suo clan familiare. I Nazaretani li conoscono bene, come può il Messia venire da una famiglia così conosciuta e poi perché da loro sì e da noi no!. Spesso sono gli stessi motivi che portano noi a trovare difficoltà ad accetta “lo spirituale “ nella nostra vita. O perché pensiamo che la scienza prima o poi risolverà tutti i misteri (ormai non lo pensano neppur più gli scienziati), o perché seguiamo le religioni con il paraocchi, e molte di esse hanno perso il senso del mistero e tendono a dare delle risposte a tutte le domande, o perché proprio le religioni ci hanno dato scandali per cui siamo prevenuti allo spirituale. Per uno di questi motivi ci chiudiamo alla possibilità dell’incontro con Dio che aveva bussato a casa nostra. Ma c’è ancore una riflessione proprio per noi che ci diciamo credenti. Oggi siamo noi i familiari di Dio, i suoi parenti, i suoi testimoni. Noi portiamo a Lui o siamo un ostacolo perché l’uomo possa incontrarlo?

 

 

GIOVEDI’ 2 FEBBRAIO: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina De Ricci; San Cornelio, centurione.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, IL TUO NOME MI SALVA.

 

Hanno detto: «Incomincia ad ammirare ciò che Dio ti mostra, e non avrai più tempo per cercare quel che ti nasconde». (Alexandre Dumas).

Saggezza popolare: Non importa quanto vai piano, l'importante è che non ti fermi. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: I Padri del deserto raccontano la storia di un anziano che digiunò per settanta settimane mangiando una volta alla settimana. Voleva una risposta da Dio a proposito di un passo delle Scritture e Dio continuava a non svelargliene il significato. Allora si disse: "Ecco, ho fatto tanta fatica e non m'è servito a nulla; andrò a chiederlo a un fratello". Appena chiuse la porta per andarsene, gli fu inviato un angelo del Signore, che gli disse: "Le tue settanta settimane di digiuno non ti hanno avvicinato a Dio, ma ora che ti sei umiliato al punto da andare dal tuo fratello ti sono stato inviato a spiegarti il senso del passo della Scrittura". Gli svelò il senso di ciò che chiedeva, e poi si allontanò da lui.

Parola di Dio: Ml. 3,1-4; Sal. 23; Eb. 2,14-18; Lc. 2,22-40

 

Vangelo Lc 2, 22-40

Dal Vangelo secondo Luca

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“PRESE GESU’ TRA LE BRACCIA E BENEDISSE DIO”. (Lc. 2,28)

Oggi, festa di Gesù che è luce per ogni uomo fermiamoci un momento sul nome che viene dato a Gesù. Nessuno ha mai visto Dio. Nessuno l'ha mai conosciuto né tanto meno nominato. È il Nome innominabile, origine di ogni nome! «Dimmi il tuo nome», domanda Giacobbe (Gn 32,30); «Mostrami la tua gloria», chiede Mosè (Es 33,18); «Mo­strami il tuo volto», supplicano innumerevoli salmi. Vedere il volto di Dio è la salvezza dell'uomo, che ritrova il suo volto. Ora possiamo nominare Dio, perché lui si è fatto concepire e si è donato a noi. Quello che è il più grande desiderio dell'uomo, trova ora soddisfazione. Che sorpresa dare il nome a colui che da il nome a tutto, chiamare per nome colui che dal nulla ha chiamato tutte le cose e le ha fatte esistere! Chiamare per nome una persona significa che essa esiste per me e io per lei: è l'esistere uno per l'altro, entrare in comunione. Ora, mediante questo nome, si stabilisce il rapporto definitivo tra Dio e l'uomo: l'uomo esiste per Dio perché Dio esiste per l'uomo. Inizia il dialogo e l'esistenza nuova. Il nome di Dio per l'uomo non può essere che «Gesù», cioè «Dio salva», sia perché nominare Dio è la salvezza dell'uomo, sia perché l'uomo è perduto e può conoscere Dio solo come colui che lo salva. Quel Dio che ci faceva paura, perché santissimo, può essere nominato in ogni luogo di perdizione e di disperazione, perché è Salvatore.  Ma quale gioia anche per Dio, essere finalmente chiamato per nome dall'uomo. Colui che è amore, ha la gioia di essere chiamato da colui che ama.

 

 

VENERDI’ 3 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Biagio, Vescovo e Martire; Sant’Ansgario (Oscar), Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI AD ESSERE GIUSTI, MA MISERICORDIOSI

 

Hanno detto: «Il Cristianesimo è una storia d’innamorati: una storia in cui l’amore crea, spiega, regge e salva tutto». (André Frassard).

Saggezza popolare: Lancia il tuo cuore davanti a te, e corri a raggiungerlo. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Un giovane monaco fu inviato per alcuni mesi in un monastero delle Fiandre a tessere un importante arazzo insieme ad altri monaci. Un giorno si alzò indignato dal suo scranno. "Basta! Non posso andare avanti! Le istruzioni che mi hanno dato sono insensate!", esclamò. "Stavo lavorando con un filo d'oro e tutto ad un tratto devo annodarlo e tagliarlo senza ragione. Che spreco!". "Figliolo", replicò un monaco più anziano, "tu non vedi questo arazzo come va visto. Sei seduto dalla parte del rovescio e lavori soltanto in un punto". Lo condusse davanti all'arazzo che pendeva ben teso nel vasto laboratorio, e il giovane monaco rimase senza fiato. Aveva lavorato alla tessitura di una bellissima immagine dell'Adorazione dei Magi e il suo filo d'oro faceva parte della luminosa aureola intorno alla testa del Bambino. Ciò che al giovane era sembrato uno spreco insensato era meraviglioso.

Parola di Dio: Sir. 47,2-13; Sal 17; Mc. 6,14-29

 

Vangelo Mc 6, 14-29

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui". Altri invece dicevano: "E' Elia"; altri dicevano ancora: "E' un profeta, come uno dei profeti". Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!". Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

“NON TI E’ LECITO!” (Mc. 6,18)

Questa frase che il Battista dice con fermezza ad Erode e che poi gli costerà la vita, può far nascere in noi una domanda: è giusto nella comunità , davanti a certe situazioni dire: “Non ti è lecito”? Gesù nel suo Vangelo parla di correzione fraterna e invita ad usare da una parte grande attenzione e misericordia ai fratelli e dall’altra ad essere fedeli a quelli che sono i comandamenti di Dio, però Lui stesso, l’unico che poteva farlo a pieno titolo pur lanciando molti “Guai!” li lancia sempre prima di tutto non in vista di una condanna ma per una conversione. Davanti ad una pubblica peccatrice, le dice con chiarezza che il suo comportamento non è secondo la volontà di Dio ma le offre anche la possibilità di essere perdonata e di ricominciare da capo. Ecco allora qual dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti del peccato e di chi lo opera: il Cristiano deve informare il suo agire alla morale del Vangelo perché le norme che ci sono date non sono una imposizione ma sono la strada della felicità  che Dio ci indica. Il Cristiano vede il male e non può non stigmatizzarlo come un qualcosa che fa del male a tutti. Il cristiano ha il diritto e il dovere di dire la sua parola in campo morale, ma attenzione al come e alla persona a cui ci si rivolge. Ricordiamoci che siamo tutti fragili e deboli e che tutti abbiamo bisogno di misericordia e di perdono. Ricordiamoci anche che se esiste un male oggettivo che va bandito ci sono poi mille situazioni soggettive in cui le persone che lo compiono possono trovarsi, e poi, non sempre tutto quello che è bene è realizzato a fine di bene e tutto quello che è male è fatto con la volontà e la coscienza del male. Chi di voi ha una certa età ricorda che quando andavamo al catechismo noi ci veniva insegnato che perché ci sia un peccato grave occorrono materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso. Quindi ogni volta che ci correggiamo vicendevolmente, oltre alla carità che Gesù ci ha insegnato, teniamo conto anche di queste cose.

 

 

SABATO 4 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Corsini, vescovo; San Federico, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

FERMARSI CON TE, GESU’ E’ RICARICARSI DEL TUO AMORE

 

Hanno detto: «A fare il male si prova piacere, ma il piacere passa subito e il male resta; a fare il bene, invece, costa fatica, ma la fatica passa subito, e il bene resta». (san Camillo de Lellis).

Saggezza popolare: L'amore è nebbia: non c'è monte a cui non si attacchi! (Proverbio Hawaiano)

Un aneddoto: Un uomo d'affari stressato e logorato dai troppi impegni si presentò ad un maestro di vita spirituale a chiedere un consiglio. Gli disse il maestro: "Quando un pesce finisce al secco comincia a morire. Anche tu cominci a morire quando ti lasci prendere dalle cose del mondo. Il pesce può salvarsi se torna subito nell'acqua. Tu devi tornare subito nella solitudine". L'uomo d'affari si spaventò. "Devo lasciare tutti i miei affari e rifugiarmi in un convento?" "No, no. Conserva i tuoi affari e rifugiati nel tuo cuore". Nel vocabolario della spiritualità c'è una bellissima parola: "raccoglimento". Esprime il momento in cui ci si ferma per "raccogliere" i pezzi di noi che la giornata ha disperso.

Parola di Dio: 1Re 3,4-13; Sal. 118; Mc. 6,30-34

 

Vangelo Mc 6, 30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE LORO: VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO, E RIPOSATEVI UN PO’ “. (Mc. 6,31)

Gli apostoli tornano dalla loro prima missione stanchi ma entusiasti: hanno un mucchio di cose da raccontare. E Gesù li invita a stare con lui, a riposarsi un po’. E’ molto bella questa figura del maestro che manda, chiede molto ai suoi discepoli, ma equilibratamente prevede per loro anche un tempo di riposo, che unisce l’annuncio, la missione, l’impegno, al fermarsi, allo stare con Lui, al ritrovare il giusto equilibrio interiore. Anche nel regno di Dio ci vuole la determinazione, il lavoro, lo spendersi per gli altri ma anche il sapersi fermare, il ricreare il giusto rapporto con Gesù, il riposarsi. Devi dare molto agli altri, ma come farai a farlo se non hai più niente? Devi portare Gesù ma per portarlo devi averlo trovato.., e poi ricordati: non sei tu che salvi il mondo, il mondo lo ha salvato Lui morendo per te e per tutti sulla croce. Tu sei, e devi essere un canale per portarlo agli altri, ma anche i canali hanno bisogno di essere puliti e dragati ogni tanto, se no portano inondazioni e melma invece che acqua pura.

 

 

DOMENICA 5 FEBBRAIO: 5^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agata, martire; Sant’Isidoro, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

E’ LA MIA VITA STESSA A DIRTI GRAZIE.

 

Hanno detto: Quando manca il calore umano nel servire i fratelli, è perché il Diavolo si è accovacciato alla porta della nostra anima. (Santa Brigitta di Svezia).

Saggezza popolare: A chi più amiamo, meno dire sappiamo. (Proverbio Inglese)

Un aneddoto: “I vostri capi religiosi sono ciechi e confusi quanto voi”, disse il maestro. “Quando devono affrontare i problemi della vita, ricorrono a risposte tratte dai libri. Ma la vita è troppo grande per entrare in qualsivoglia libro”. Per illustrare questo concetto raccontò di quel criminale che disse: “Questa è una rapina! Datemi i soldi oppure…”. “Oppure che cosa?”. “Non confondetemi. Questo è il mio primo lavoro.”

Parola di Dio: Gb. 7,1-4.6-7; Sal. 146; 1Cor.9,16-19.22-23; Mc. 1,29-39

 

Vangelo Mc 1, 29-39

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, si recò in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni. Parola del Signore

 

“EGLI ACCOSTATOSI (ALLA MALATA SUOCERA DI PIETRO), LA SOLLEVO’ PRENDENDOLA PER MANO; LA FEBBRE LA LASCIO’ ED ESSA SI MISE A SERVIRLI”. (Mc. 1,31)

Ecco come il mio amico Bruno già anni fa leggeva l’episodio della guarigione della suocera di Pietro: “Significativa l’icona della suocera di Pietro che, non appena guarita da Gesù, si mette a servire i presenti. C’è anche la battuta che circola riguardo alle perplessità di Pietro sulla ritrovata salute della suocera, ma a parte gli scherzi un po’ irriverenti, il gesto della donna fa pensare ad una specie di “ringraziamento” visibile per manifestare la propria gratitudine. Invece di concedere un’intervista per raccontare com’è passata dalla febbre al servizio di casalinga, la cara suocera “inventa” una nuova liturgia del grazie: quella di passare ai fatti. E i fatti erano che quel gruppo di persone, alla fine di una faticosa giornata era stanca, affamata, bisognosa di ristoro. La restituzione alla salute non prevede qui qualche giorno di prudente convalescenza, ma di restituire, moltiplicato, il bene ricevuto. Hai avuto gratuitamente un po’ di benessere? Ora tocca a te farne dono ad altre persone. E se imparassimo un po’ anche da… “una suocera”?

 

 

LUNEDI’ 6 FEBBRAIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Paolo Miki e compagni, martiri; San Gastone, Vescovo, Santa Dorotea, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ LIBERA LA TUA FAMIGLIA DAL MALE

 

Hanno detto: «Nella fede si finisce per capire, solo a forza di essere fedeli». (Padre Carré).

Saggezza popolare:

Che gli uccelli dell'ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano un nido. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Quando fu sicuro che i fondi per il finanziamento della prima Opera di Don Guanella erano garantiti, il vescovo di Como, Monsignor Valfré, fu ben lieto di dare il suo consenso e la sua benedizione all'inizio dell'impresa, anche se precedentemente non si era mostrato entusiasta della cosa. Tuttavia, conoscendo il suo uomo, si raccomandò che, per il momento, non si desse più luogo all'apertura di nuove Case. Certa prudenza e certa pazienza non erano caratteristiche di Don Guanella, per cui, passato non molto tempo, si presentò al vescovo dicendogli candidamente: Eccellenza, mi perdoni se non ho dato ascolto alla sua raccomandazione, ma c'era un'occasione davvero provvidenziale e non potevo lasciarmela scappare... Quindi ho comprato un vasto fabbricato, chiamato " La Binda ", che l'Eccellenza Vostra certamente conosce, ed ora ho un debito di 40.000 lire... Ma non è il caso di preoccuparsi perché certamente la Provvidenza ci aiuterà... Sono sicuro. Il vescovo non la mandò giù: fece un sorriso amarognolo, farfugliò qualcosa e, tentennando la testa, passò ai saluti congedando il suo prete piuttosto bruscamente. Qualche tempo dopo Don Guanella si ripresentò al vescovo che immaginò che gli venisse a portare i suoi guai, derivanti dall'imprudenza commessa e si preparò a una sfuriata in piena regola. Don Guanella con grande naturalezza disse invece: Eccellenza, la Provvidenza ci ha pensato: mi è stata donata una villa su un'altura sovrastante Menaggio, a specchio del centro-lago di Como, con un bellissimo chalet svizzero e più di 50.000 lire in contanti. Il vescovo lo guardò per qualche istante a bocca aperta, disarmato e impotente, con gli occhi sgranati dalla meraviglia e non gli rimase che dire rassegnato: andate pure tranquillo, Don Luigi, e fate quello che avete da fare perché vedo che la Provvidenza è dalla vostra parte. A me non resta che benedirvi! Le vie di Dio non sempre passano accanto a quelle tracciate dagli uomini.

Parola di Dio: 1Re 8,1-7.9-13; Sal. 131; Mc. 6,53-56

 

Vangelo Mc 6, 53-56

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. Parola del Signore

 

COMINCIARONO A PORTARGLI SUI LETTUCCI GLI AMMALATI, OVUNQUE “UDIVANO SI TROVASSE”. (Mc. 6,55)

Che cosa sono la malattia e il malato per Gesù? La malattia è una cosa non bella. Essa fa parte del Male e delle sue conseguenze che Gesù è venuto a combattere e curare. Il malato è per Gesù un “povero” che ha occasione di incontrare Dio proprio nella povertà della sua malattia ma anche una persona cara che Gesù è venuto a salvare. Gesù vede le malattie del corpo e su di esse si china. Ma vede anche e soprattutto le malattie dello spirito ed è soprattutto da queste che vuole guarire. Gesù non si limita a dire “poveretto” al malato. Si china su di essi, piange con quelli che soffrono; Lui stesso, con la croce, si caricherà di tutte le sofferenze del mondo. Ma combatte con tutto Se stesso contro le malattie e soprattutto contro la radice di esse che è il male. Gesù non è un distributore automatico di facili miracoli e guarigioni ma Colui che subisce, accetta e redime le conseguenze del male dell’uomo e invita ciascuno di noi a fare altrettanto: combattere le malattie con tutta quella che può essere la scienza dell’uomo, ma soprattutto combattere il Male che è attorno a noi e che si annida in noi stessi.

 

 

MARTEDI’ 7 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso; Sant’Adautto, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE TU MI SCRUTI E MI CONOSCI

 

Hanno detto:

«Il debito che dobbiamo pagare è verso gli uomini e non verso Dio: per questo dovremmo frequentare un po’ meno i suoi altari e un po’ di più le sue creature». (Ermanno Olmi).

Saggezza popolare: Non c'è bisogno di mostrare l'elefante con il dito. (Proverbio Camerunense)

Un aneddoto: Quando Dio creò l’uomo e la donna mise molta attenzione ad un particolare: le mani. Le fece forti e robuste per l’uomo, piccole e delicate per la donna. Ma quando iniziarono ad usarle a volte le usavano bene, altre volte male: Allora Dio decise di incarnarsi per avere Lui stesso le mani e mostrare a tutti come usarle per accarezzare, curare, regalare, donarsi: Permise che inchiodassero le sue mani per dimostrare che si poteva sempre tenerle aperte per accogliere.

Parola di Dio: 1Re 8,22-23.27-30; Sal. 83; Mc. 7,1-13

 

Vangelo Mc 7, 1-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?". Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte". Parola del Signore

 

“QUESTO POPOLO MI ONORA CON LE LABBRA MA IL SUO CUORE E’ LONTANO DA ME”. (Mc.7,6)

Gesù, usando la frase di Isaia che meditiamo oggi e applicandola alla situazione religiosa del suo popolo ci richiama in maniera molto chiara a superare ogni ipocrisia religiosa che in sé è una bruttissima forma di ateismo perché quasi pretende che Dio non conosca la realtà delle cose e delle persone e si accontenti dell’esteriorità. E’ vero che noi uomini non possiamo giudicare perché vediamo le apparenze e spesso non conosciamo l’intimo dei nostri fratelli, ma non vi sembra che questa ipocrisia religiosa sia tuttora imperante in mezzo a noi e qualche volta giochi la sua parte anche in noi stessi? Capita sovente di entrare in certe chiese e di vedere come molte persone siano lì senza saper troppo bene il perché, a volte si capisce che per lo stesso celebrante la Messa è una serie di riti da assolvere nel modo più veloce possibile per poter passare ad altro, altre volte vedi persone che sbuffano e che guardano l’orologio in continuazione, ci sono poi parecchi che, appena fatta la comunione, escono di chiesa: avranno tutti appuntamenti importantissimi o bambini piccoli di cui prendersi cura? Ma non ci scopriamo un po’ ipocriti noi stessi quando preghiamo personalmente e alla fine delle preghiere ci accorgiamo di aver pensato a tutto fuorché al Signore? Non siamo un po’ ipocriti quando magari siamo scrupolosi nell’osservare l’astinenza dalle carni i venerdì di quaresima e poi lasciamo passare pensieri e disonestà con la scusa che intanto fanno tutti così? Dio non lo si inganna, egli conosce il nostro intimo e certamente davanti a Lui questo può scusarci per certe azioni esteriori non completamente corrette ma dettate da amore, ma nello stesso tempo ci condanna per quelle apparenze di buonismo religioso che non corrispondono all’atteggiamento del cuore.

 

 

MERCOLEDI’ 8 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo Emiliani, fondatore; Santa Giuseppina Bakita; San Giovanni di Matha, fondatore.

Una scheggia di preghiera:

 

CREA IN ME, O DIO, UN CUORE PURO.

 

Hanno detto: «I segni dei tempi non sempre sono i segni dell’intelligenza». (Benedetto Croce).

Saggezza popolare: Sa chi sa che nulla sa, e chi sa che nulla sa ne sa più di chi ne sa. (Proverbio Italiano)

Un aneddoto: E’ di ieri l’incontro con un malato sulla settantina avanzata. Passeggia nel corridoio centrale della grande corsia Baghsi al Santo Spirito... Vedo il buon uomo camminare con passo debole e controllato, con occhi fissati in avanti, quasi a inseguire un segno, una fonte di luce. è cieco. Non vede nulla da vicino, vede qualche barlume lontano, secondo il quale si orienta. Cieco non vuoi dire triste, o melanconico, o depresso. Non vedo ombre di sofferenza sul viso, che mi sembra sereno, sgombro di nuvole e sorridente. Mi identifico come cappellano, ed è felice di saperlo, mi stringe la mano, mi esprime soddisfazione e accoglienza sincera. Gli dico: “In questa camminata solitaria lei pensa a cose belle, è attraversato da sentimenti belli”. Risponde: “Sono cieco da due anni. Non è stato un complimento. Ho cercato di prenderla bene. Invece di guardarmi attorno, perché non combinavo nulla, ho cominciato a guardare dentro di me, a fissarmi sul centro della mia persona. Li c’è la luce, ho trovato Dio. Lo sento, vorrei mostrarglielo. Ho figli e nipoti che mi vogliono bene. E ho Dio. Attendo serenamente la sua chiamata”.

Parola di Dio: 1Re 10,1-10; Sal.36; Mc. 7,14-23

 

Vangelo Mc 7, 14-23

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". Parola del Signore

 

“DAL CUORE DEGLI UOMINI ESCONO LE INTENZIONI CATTIVE.., E CONTAMINANO L’UOMO”.(Mc. 7,21-23)

Spesso per giustificarci noi nascondiamo le nostre colpe tirando in ballo il destino, le situazioni, le colpe degli altri.., e non guardiamo a noi stessi. Il cuore dell’uomo è grande: può addirittura ospitare Dio. Il cuore dell’uomo può aprirsi alle cose più belle ma è anche un abisso di cattiveria, di male, di egoismo. E’ inutile andare a cercare il male altrove. Nel racconto di Caino e Abele c’è una bellissima frase che Dio dice a Caino che vale anche per noi: “Se non agisci bene il peccato è accovacciato alla tua porta. Verso di te è il suo istinto, ma tu puoi dominarlo”. Il cuore dell’uomo può amare o odiare, creare vita o distruggerla, trasformare lacrime in amore, o amore in sofferenza... Dipende da te. Che cosa vuoi tirare fuori, oggi, dal tuo cuore?

 

 

GIOVEDI’ 9 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Apollonia, vergine e martire; San Rinaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE CONFIDO, SIGNORE, NON SARO’ DELUSO IN ETERNO.

 

Hanno detto: «Prendi una cosa qualunque e scoprirai che è legata a tutto il resto dell’universo». (Muir).

Saggezza popolare: Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario vedete di procurare loro ogni gioia che potete. (Proverbio Sioux)

Un aneddoto: In un bel giardino cresceva un grosso cedro. Lo circondavano altre piante. Di stagione in stagione il cedro s’innalzava nel cielo... E divenne superbo. Disse un giorno dall’alto della sua statura: —Toglietemi via quel noce, perché mi dà fastidio! E il noce fu tolto. Disse ancora: — Portate via quel fico, che mi dà noia. E il fico fu abbattuto. Comandò sempre più egoisticamente: — Strappate anche quei meli, mi fanno ombra. E anche i meli furono levati di mezzo. Così uno alla volta il superbo cedro eliminò tutti gli altri alberi. Rimase solo, solenne padrone di tutto il giardino, che ormai non era più un giardino. Ma un giorno venne una tromba d’aria. Il cedro fu scosso fin dalle radici. E il vento non trovando ostacoli intorno, né altri alberi, lo schiantò e lo distese a terra! Gli altri non sono il tuo inferno; anzi, se tu vuoi, possono diventare il tuo paradiso. (Leonardo da Vinci)

Parola di Dio: 1Re 11,4-13; Sal. 105; Mc. 7,24-30

 

Vangelo Mc 7, 24-30

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo Gesù, partito da Genesaret, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine Siro Fenicia. Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Ma essa replicò:"Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli". Allora le disse:"Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia". Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato. Parola del Signore

 

“PER QUESTA TUA PAROLA VA’, IL DEMONIO È USCITO DA TUA FIGLIA”. (Mc. 7,29)

Rileggiamolo tutto il racconto del Vangelo riportato oggi. Una donna straniera va a chiedere la guarigione di sua figlia. Gesù non sembra essere tenero con lei, la provoca dicendole che non è bene dare il pane dei figli ai cani. La donna, con umiltà ma fermezza, rimbecca Gesù ricordando che i cani si accontentano delle briciole che cadono dalla mensa dei padroni. Gesù le dice che questa sua risposta, espressione del suo cuore, le ha guadagnato il miracolo. Mi sembra che tra le altre cose, questa donna ci insegni quale deve essere la vera preghiera. La preghiera non è recita di formule né mieloso cantilenare, non è chiedere per vedere “se la va”, e avere nel cuore il bisogno di qualcosa, chiederlo con fermezza, non lasciarci smontare dal silenzio di Dio o dalle sue provocazioni, è insistere, quasi “litigare con Dio”, fargli vedere fino a che punto ci teniamo davvero, e aver fiducia che Dio non è sordo davanti ad una fede ferma.

 

 

VENERDI’ 10 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Scolastica, vergine; San Guglielmo di Malavalle.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, APRI IL NOSTRO CUORE ALLA TUA GRAZIA.

 

Hanno detto: “Solo quando l'ultimo fiume sarà prosciugato, quando l'ultimo albero sarà abbattuto, quando l'ultimo animale sarà ucciso, solo allora capirete che il denaro non si mangia." (Capo Toro Seduto dei Sioux Lakota)

Saggezza popolare: Attento mentre parli. Con le tue parole tu crei un mondo intorno a te. (Proverbio Navajo)

Un aneddoto: Il curato di Saint-Rémy a Reims, l’abbè Bay, conversava con un criticone che lamentava la presenza di “troppi preti, Reverendo, troppi preti”. “Quanti dunque?”. “Bene, io non lo so esattamente”, rispose il criticone. “E quanti dovrebbero essere, secondo voi?”. “Non lo so, però...”. L’abbé l’interruppe: “Ma se non sapete quanti sono né quanti dovrebbero essere, come fate a dire che sono troppi?”. La stessa risposta si dovrebbe dare a chi si dispera per lo scarso numero di vocazioni sacerdotali nel nostro tempo. Non disperiamoci. Il Signore chiama e sa lui trovare perennemente dei pescatori di uomini.

Parola di Dio: 1Re 11,29-32; 12,19; Sal. 80; Mc. 7,31-37

 

Vangelo Mc 7, 31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Parola del Signore

 

“APRITI!”. (Mc. 7,34)

E’ l'uomo intero che qui viene guarito da Gesù. La parola aramaica effatà non è infatti rivolta agli organi ammalati, ma al malato: «Apriti!» . E’ il secondo miracolo che Gesù compie in territorio pagano e questo testo, proprio di Marco, vuole continuare la descrizione dell'attività missionaria della prima comunità cristiana e segnalare l'apertura dei pagani alla fede in Gesù Cristo. Lasciamoci guidare nella riflessione  da un indimenticabile discorso di Giovanni Paolo II: Non abbiate paura di accogliere Cristo! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa c’è dentro l'uomo. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo lui ha parole di vita, sì!, di vita eterna.

 

 

SABATO 11 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Ricorrenza della Madonna di Lourdes; Santa Eloisa; San Dativo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI.

 

Hanno detto: La preghiera è la migliore arma che abbiamo; è una chiave che apre il cuore di Dio.  Devi parlare a Gesù anche col cuore oltre che col labbro; anzi in certi contingenti devi parlargli soltanto col cuore. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Attento mentre parli. Con le tue parole tu crei un mondo intorno a te. (Proverbio Navajo)

Un aneddoto: Una volta, in una piccola città, uguale a tante altre, cominciarono a succedere dei fatti strani. I bambini dimenticavano di fare i compiti, i grandi si dimenticavano di togliersi le scarpe prima di andare a dormire, nessuno si salutava più. Le porte della Chiesa rimanevano chiuse. Le campane non suonavano più. Nessuno sapeva più le preghiere. Un lunedì mattina, però, un maestro domandò ai suoi alunni: "Perché ieri non siete venuti a scuola?". "Ma ieri era domenica!", risposero gli scolari . "La domenica non c'è scuola!". "E perché alla domenica non c'è scuola?", chiese il maestro. Gli alunni non seppero che cosa rispondere. Si avvicinava Pasqua. "Perché si festeggia la Pasqua?". "Perché si regalano le uova?" Nessuno lo sapeva. Due amici avevano litigato: si erano insultati, fino a diventare rauchi.  "Ora non ho più nessun amico", pensava tristemente uno di loro il giorno dopo.  E non sapeva che cosa fare. La piccola città si faceva sempre più grigia e triste. La gente diventava ogni giorno più egoista e litigiosa. "Ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa. Non sono felice, mi manca qualcosa, ma non so cosa!", ripetevano tutti. Un giorno soffiava un forte vento tra i tetti,così forte da smuovere le campane della Chiesa. La campana più piccola suonò. Improvvisamente la gente si fermò e guardò in alto. E un uomo per tutti esclamò:"Ecco che cosa abbiamo dimenticato: Dio!".

Parola di Dio: 1Re 12,26-32. 13,33-34;  Sal.105; Mc. 8,1-10 

 

Vangelo Mc 8, 1-10

Dal vangelo secondo Marco

In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: "Sento compassione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano". Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?". E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette". Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta. Parola del Signore                                                

 

“COSI’ ESSI MANGIARONO E SI SAZIARONO E PORTANO VIA SETTE SPORTE PIENE DI PEZZI AVANZATI”. (Mc. 8,9)

Qualche volta, quando distribuisco la Comunione magari in una affollata celebrazione eucaristica, sono colto da una domanda all’apparenza frivola davanti ad un mistero così grande. Penso a come Gesù possa essere pane vivo presente in tante parti del mondo contemporaneamente e nel cuore di tante persone così diverse e distanti. Eppure, mentre io sono davanti all’Eucaristia qui, nello stesso istante un prete in Asia o in Africa sta celebrando la Messa e Gesù si fa carne lì, come è carne qui. Gesù è nel cuore di quella suora mistica piena di amore per Lui e nel cuore di quel bambino che lo ha ricevuto un po’ distratto, ascolta le preghiere di quel malato che chiede la guarigione ed è nel cuore di quella mamma che piange la morte di suo figlio. Gesù ha moltiplicato i pani per quelle persone affamate, ma soprattutto, donandosi a noi nel Pane Eucaristico, ha moltiplicato e moltiplica se stesso. Sarò forse un po’ sentimentale, ma come è bello allora adorare Gesù nell’Eucarestia pensando che in quel momento un mio fratello in Australia sta dicendo a Gesù che gli vuol bene, come è prezioso sapere che mentre io adoro c’è un ammalato che sta offrendo le sue sofferenze per la pace nel mondo, come è bello pensare che Gesù in tutte le chiese e in tutti i villaggi è lì in mezzo alla sua gente per condividerne ancora e sempre le gioie e le pene. Come è bello, anche non essendo a volte materialmente davanti all’Eucarestia sentirne il profumo della sua presenza in mezzo agli uomini. Gesù ha moltiplicato il pane e ce ne fu in abbondanza, Gesù ha moltiplicato se stesso e ce n’è talmente in abbondanza che in ogni momento poi incontrarlo.

 

 

DOMENICA 12 FEBBRAIO: 6^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto di Aniane, monaco; Santa Eulalia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ PORTI IL CARICO DEL NOSTRO DOLORE.

 

Hanno detto: “Ciò che si ottiene con la violenza, si può conservare solo con la violenza”. (Gandhi)

Saggezza popolare: I bei fiori appassiscono subito, le erbacce durano tutta la stagione. (proverbio Svedese)

Un aneddoto: I rabbini amavano paragonare la Bibbia ad una miniera d'oro: "Si getta dentro il secchio  e lo si tira fuori sempre pieno d'oro". La Bibbia è un immenso scrigno, un enorme forziere, colmo di incalcolabili tesori.  Ed e' a portata di tutti ...

Parola di Dio: Lv. 13,1-2.45-46; Sal. 31; 1Cor. 10,31-11,1; Mc. 1,40-45

 

Vangelo Mc 1, 40-45

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro". Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore

 

“VENNE A GESU’ UN LEBBROSO”. (Mc. 1,40)

Gesù e il lebbroso si trovano di fronte; un incontro drammatico, specialmente per ciò che il lebbroso rappresentava nell’immaginario collettivo di Israele. La lebbra era sì una terribile malattia della povertà, era invalidante, recideva dalla comunità, creava una separazione insanabile ma era soprattutto il segno del peccato. Gesù, al vedere il lebbroso non prova `compassione` come elegantemente tradotto nelle nostre Bibbie ma, letteralmente si sente contorcere le interiora, segno ambiguo di spavento, rabbia e compassione. Sì, Dio prova rabbia nel vedere l’azione del male, ancora afferma che la malattia non è premio o punizione ma frutto di un disordine che contagia l’umanità come conseguenza del peccato originale, il delirio dell’uomo che si prende per Dio. Gesù è venuto a ristabilire quest’ordine, a riportare l’uomo alla visione esatta di se e degli altri, a guarire l’uomo da tutte le diffidenze e le lontananze, in Dio non esistono persone lontane dalla comunità! Gesù interviene, avrebbe potuto pronunciare una parola, guarirlo all’istante. Invece Gesù stende la mano, lo tocca. Gesù, secondo le norme religiose del tempo, contrae impurità, si contagia del peccato di quell’uomo. Dio si sporca le mani, non sta alla finestra a guardare, Dio non giudica, interviene, Dio non ha la puzza sotto il naso, non ragiona, agisce d’istinto, di passione: prende su di se il peccato dell’uomo, se ne fa carico, ne assume la sofferenza. Il contagio ora avviene, ma al contrario: è Gesù che contagia l’uomo con il suo amore, è lui ora che gli cambia la vita. Il nostro è un Dio che non si avvicina solo a chi se lo merita che decide di sporcarsi le mani, di mettersi in gioco, un Dio che conosce tutte le solitudini e le lebbre che ci tengono lontani da noi stessi e dagli altri. Viviamo, in questa settimana, nella gioia del dolore assunto da Dio, del suo amore profondo che ci contagia.

 

 

LUNEDI’ 13 FEBBRAIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Benigno da Todi, martire; Sante Fosca e Maura, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA’

 

Hanno detto: Nessuno può andare in perdizione se ha esercitato la carità. (Pourrat H.)

Saggezza popolare: Quando incontri un uomo, lo giudichi dai vestiti; quando te ne separi, lo giudichi dal cuore. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: Un cristiano egoista, mentre dormiva, vide Gesù stanco sotto il peso della croce. Gli venne spontaneo dirgli: Permetti, che io ti aiuti a portare la croce? Gesù, con volto sofferente e severo, gli rispose: Come puoi tu aiutarmi a portare questa pesante croce, se non sai sopportare neppure il più piccolo sacrificio per i tuoi fratelli? E Gesù proseguì solo il cammino verso il Calvario.

Parola di Dio: Gc. 1,1-11; Sal. 118; Mc. 8,11-13

 

Vangelo Mc 8, 11-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e incominciarono a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda. Parola del Signore

 

“VENNERO I FARISEI E COMINCIARONO A DISCUTERE CON LUI. CHIEDENDOGLI UN SEGNO DAL CIELO, PER METTERLO ALLA PROVA”. (Mc. 8,11)

Ci sono persone che pensano che la fede si conquisti in base a discussioni, ragionamenti o segni straordinari. Mi piace l’atteggiamento di Gesù nei confronti di questi farisei amanti delle dispute religiose e ricercatori di segni straordinari del cielo: non li maltratta, non ricorda loro che la Parola di Dio la si accoglie e non la si discute, non dice a loro che il segno di Dio lo hanno davanti agli occhi e proprio perché presi da sé stessi non riescono a vederlo, ma sospira deluso della loro durezza di cuore e li lascia alle loro chiacchiere religiose andandosene. Una volta, anch’io credevo che con la ragione, la filosofia, la scienza si potesse dare una risposta a tutti gli interrogativi della vita, credevo che lo studio, il dialogo, la discussione fossero sufficienti per conoscere tutto, oggi dico che lo studio è necessario, che il dialogo è un’ottima strada per confrontarsi con altri, ma sempre più sono convinto che le nostre conoscenze scientifiche sono molto limitate e che per la fede occorra una conoscenza diversa, vitale ed esistenziale perché essa possa radicarsi in noi; credo nel valore delle parole, dei ragionamenti ma so che essi sono talmente legati alla persona che anche chi cerca di essere più corretto non può essere asettico durante una discussione e poi per esperienza posso dire che se dopo certe discussioni, dopo certi ragionamenti si può uscire rasserenati, dopo la maggioranza di essi si esce con le idee da cui si era partiti o anche rafforzati in esse e pure con un certo astio per chi non la pensa come noi. Auguro a me e a tutti voi di fare questa esperienza: lasciamo per una volta da parte gli interrogativi, le discussioni, le parole e proviamo ad incontrarci con Gesù Cristo a tu per tu, portando senza paura tutto noi stessi, contraddizioni comprese. Sono convinto che man mano incontreremo Lui, non solo molti dubbi passeranno, ma troveremo anche il vero volto di noi stessi.

 

 

MARTEDI’ 14 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa; San Valentino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PACE, O DIO SIA CON TUTTI NOI

 

Hanno detto: Chiamo uomo non chi si comporta in modo simile agli animali, ma colui che si è spinto innanzi nell’umanità fin verso Dio medesimo. (Taziano)

Saggezza popolare: Chi non sente consiglio non diventa vecchio. (proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: Rivolto ai fedeli della sua parrocchia, Jonathan Swift ricordò che Gesù ha promesso agli apostoli e a tutti i cristiani il cento per uno di ogni carità ai poveri: “L’offerta è interessante. La promessa è certa. La garanzia è sicura”. Dopo aver raccomandato quel «magnifico investimento», scese dal pulpito. E se ne andò.

Parola di Dio: At. 13,46-49; Sa. 116; Lc. 10,1-9

 

Vangelo Lc. 10,1-9

Dal Vangelo secondo Luca

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Parola del Signore

 

“IN QUALUNQUE CASA ENTRIATE, PRIMA DITE: PACE A QUESTA CASA”. (Lc. 10,5)

Oggi, festa di san Cirillo e Metodio, patroni di Europa, mettiamo in evidenza ciò che ogni missionario ed ogni cristiano deve testimoniare: Gesù. E Gesù è la pace di Dio. Non pace nel senso che tutto va bene, senza intoppi, ma pace ritrovata tra Dio e gli uomini che fonda lo sforzo di pace tra fratelli. Primo compito del testimone, allora, è quello di augurare questa pace e di portarla con la sua persona. Ma la pace non sempre è così facile. Bisogna prima di tutto essere in pace con Dio e con se stessi e poi bisogna che anche l’altro accolga e desideri la pace. E’ per questo che anche tra cristiani ci sono momenti di lotta, di incomprensione, di non pace. La vera pace, allora non sono i compromessi, le doppie facce, il far finta che..., e ricercare Dio, fondamento del vero amore ed è solo Lui che può farci trovare le strade, a volte sofferte, della vera pace.

 

 

MERCOLEDI’ 15 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Sigfrido, vescovo; Sant’Euseo di Serravalle Sesia.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA!

 

Hanno detto: La miglior ricchezza è la povertà dei desideri. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: La brevità è sorella del talento. (proverbio Russo)

Un aneddoto: C'era una volta una città formata da due strade parallele. Un giorno un derviscio attraversò la prima strada; quando arrivò nella seconda, la gente notò che aveva gli occhi pieni di lacrime. "Qualcuno è morto nell'altra strada!", si udì gridare. Ben presto tutti i bambini dei dintorni si misero a gridare la stessa cosa.  Ciò che era avvenuto, in realtà, era che il derviscio aveva appena sbucciato delle cipolle. La notizia si diffuse ben presto anche nella prima strada, e gli adulti delle due strade erano talmente afflitti e impauriti (perché ognuno aveva dei parenti dall'altra parte) che non osavano approfondire la causa di quell'agitazione. Un saggio cercò di ragionare con le persone delle due strade e chiese loro perché non si informavano gli uni con gli altri. Troppo sconvolti per sapere ciò che volevano, alcuni dichiararono: "Per quanto ne sappiamo, c'è una pestilenza micidiale nell'altra strada". Queste voci si sparsero a loro volta come il vento, al punto che gli abitanti di ciascuna delle due strade furono convinti che gli altri erano condannati a una morte sicura. Quando la calma si fu in qualche modo ristabilita, le due comunità non videro altra soluzione, per scampare al pericolo, che l'esodo in massa. E fu così che le due metà della città si spopolarono. Sono passati secoli, da allora, e la città è tuttora deserta. Nelle vicinanze sono sorti due villaggi. Ognuno ha la propria tradizione, che racconta come molto tempo prima il villaggio era stato fondato da una colonia giunta da una città condannata, grazie a un felice esodo che le aveva permesso di scampare a un male sconosciuto.

Parola di Dio: Gc. 1,19-27; Sal. 14; Mc. 8,22-26

 

Vangelo Mc 8, 22-26

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio". Parola del Signore

 

“GLI CONDUSSERO UN CIECO PREGANDOLO DI TOCCARLO”. (Mc. 8,22)

Colpisce, pur nella rapidità della narrazione di Marco, che il miracolo si compia con una certa difficoltà: il cieco condotto in disparte, Gesù che gli tocca gli occhi con la saliva, il cieco che inizia a distinguere qualcosa, Gesù gli impone di nuovo le mani, ed ecco il cieco vede di nuovo, anche "a distanza". Recuperare la giusta visione delle cose è difficile: persino l'incontro con Gesù, compiuto una sola volta, non basta, bisogna accostarsi più volte a lui, imparare prima a distinguere confusamente, poi sempre più compiutamente e chiaramente. E' il percorso che ci viene richiesto, per recuperare quello sguardo chiaro, illuminato dalla fede, che, solo, ci permette di non brancolare per le strade del mondo.

 

 

GIOVEDI’ 16 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Onesto; Santa Lucilia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE.

 

Hanno detto: È irragionevole essere schiavi delle cose sopra le quali abbiamo ricevuto il potere. (Metodio)

Saggezza popolare: È l'uccello più veloce che afferra il verme. (proverbio Russo)

Un aneddoto: La nota attrice svedese Ingrid Bergman, dopo tanti film acclamati, dopo il successo e la simpatia che aveva destato ovunque, si trovò nel 1987 ammalata di cancro. Confessava ad un amico: “So che il mio tempo è sempre stato preso a prestito”.

Parola di Dio: Gc. 2,1-9; Sal. 33; Mc. 8,27-33

 

Vangelo Mc 8, 27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Parola del Signore

 

“E VOI CHI DITE CHE IO SIA?” (Mc. 8,29)

Pietro, incalzato dalle domande di Gesù, dà la risposta giusta, che non viene dalla carne e dal sangue, ma è dono del Padre celeste. Seguiamo una catechesi di Papa Benedetto XVI: "Tuttavia Pietro non aveva ancora capito il profondo contenuto della missione messianica di Gesù, il nuovo senso di questa parola: Messia. Lo dimostra poco dopo, lasciando capire che il Messia che sta inseguendo nei suoi sogni è molto diverso dal vero progetto di Dio. Davanti all'annuncio della passione si scandalizza e protesta, suscitando la vivace reazione di Gesù. Pietro vuole un Messia "uomo divino", che compia le attese della gente imponendo a tutti la sua potenza: è anche il desiderio nostro che il Signore imponga la sua potenza e trasformi subito il mondo; Gesù si presenta come il "Dio umano", il servo di Dio, che sconvolge le aspettative della folla prendendo un cammino di umiltà e di sofferenza". "Vieni dietro di me, rimettiti al posto del discepolo e non fare come Satana che volle farsi guida e Maestro". Questo il senso del rimprovero di Gesù a Pietro, che è drammaticamente attuale per ciascuno di noi.

 

 

VENERDI’ 17 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria; San Fuldrado.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU’, PERDERE E’ GUADAGNARE.

 

Hanno detto:

«Non è possibile che il corpo viva se non respira, né che l’anima sussista se non conosce il Creatore. L’ignoranza di Dio è la morte dell’anima». (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: La buona coscienza è una festa continua. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: C’era un uomo che non pensava che al denaro, pregava solo per ottenerne. Un giorno di inverno, tornando dal tempio, vide un grosso portamonete imprigionato nel ghiaccio della strada. Pensando che finalmente le sue preghiera fossero esaudite, cercò, senza successo, d’impadronirsi del portamonete. Imprigionato nel ghiaccio, l’oggetto opponeva resistenza. Allora l’uomo orinò sul portamonete, per far sciogliere il ghiaccio. E si svegliò in un letto bagnato.

Parola di Dio: Gc. 2,14-24.26; Sal. 111; Mc. 8,34-9,1

 

Vangelo Mc 8, 34-9,1

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza". Parola del Signore

 

"CHI VORRÀ SALVARE LA PROPRIA VITA, LA PERDERÀ". (Mc. 8,35)

Mai come oggi con il progresso della scienza e della medicina si pensa a salvare la vita dell'uomo e si studiano tecniche per prolungare la vita, per agevolare la vecchiaia. Tutte cose molto buone ma la morte ha ancora e sempre il sopravvento. Nonostante tutti i nostri sforzi la vita è destinata allo scacco finale. Gesù questo lo sa. Non disprezza la vita: è Lui stesso la Vita, vive la sua vita gustandola nella natura, nell'amicizia, ma non tenendosela per sé, donandola: dona la sua parola, dona il suo corpo, dona anche il suo dolore offerto con amore e guadagnerà la sua vita nella Risurrezione e donerà vita a noi. E' la logica giusta per affrontare la vita. I milioni non fanno felici, la carriera, il successo possono sparire in un momento, addirittura gli affetti che sono dono di Dio possono passare e lasciare vuoto e dolore. Gesù non ci dice di disprezzare la vita ma ci invita a viverla non possedendola, ma donandola. Donare è distaccarsi da qualcosa e questo costa ma e anche guadagnare se stessi, scoprire la gioia dell'amore disinteressato, imparare a vivere non per valori che sappiamo finire ma per dei valori che durano per sempre.

 

 

SABATO 18 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Claudio, martire; Santa Costanza di Vercelli.

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRAMI IL TUO VOLTO O SIGNORE.

 

Hanno detto: Dio è veloce nel costruire, lento nel demolire; entrambi questi comportamenti convengono a Dio: infatti il primo è caratteristico della potenza, il secondo della bontà. (Severino di Gabala)

Saggezza popolare: Un gatto è  in grado di sostenere lo sguardo di un Re. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un millepiedi viveva tranquillo, badando ai propri affari fino a quando un rospo che spesso lo osservava nel suo andirivieni, gli chiese: “Per favore, mi dici secondo quale ordine metti in moto le zampe?”. Il millepiedi rimase turbato dalla domanda del rospo. Cercò di dare un risposta plausibile, ma non ci riuscì. Restò bloccato, incapace ormai di mettere in moto le zampe, e morì di fame.

Parola di Dio: Gc. 3,1-10; Sal. 11; Mc. 9,2-13

 

Vangelo Mc 9, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!". Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è gia venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui". Parola del Signore

 

“GESU’ SI TRASFIGURO’ DAVANTI A LORO”. (Mc. 9,2)

 Gesù è Dio che incarnandosi ha trasfigurato il suo volto eterno in un volto umano; oggi sul monte il Padre, attraverso la trasfigurazione gloriosa, ci ricorda la divinità di suo Figlio; sulla croce, attraverso la sofferenza, il volto di Gesù sarà trasfigurato nel volto dell’uomo dei dolori; nella risurrezione il volto di Cristo sarà trasfigurato in colui che per primo ha fatto il grande passaggio ed è entrato nella vita. Ma l’incarnazione e la trasfigurazione di Gesù continuano anche oggi: Gesù è trasfigurato nel volto dei testimoni gioiosi della sua parola, nel volto dei poveri, dei miti, dei puri di cuore, dei malati nel volto di ogni uomo. Sono trasfigurazione l’ora di dolore, l’ora di gioia, perché Lui è tutto in tutti, perché ogni cosa è sua, perché ci unisce intimamente a Lui. Dice S. Massimo che il volto di Cristo rappresenta per sempre l’icona vivente dell’amore Questo volto dei volti, questo volto di un uomo, sfigurato per amore e trasfigurato dall’amore, è il volto stesso di Dio.

 

 

DOMENICA 19 FEBBRAIO: 7^ DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado Gonfalonieri; San Mansueto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RINNOVACI NEL TUO AMORE.

 

Hanno detto: Le mormorazioni raffreddano i cuori. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: I primi sbagli sono di quelli che li commettono, i secondi di quelli che glielo permettono. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un vecchio a chi gli chiedeva perché non pensasse di riprender moglie, rispose: “Non ho nessuna inclinazione per le vecchie”. “Ma tu sei straricco, puoi facilmente trovare una moglie giovane e bella!”: L’anziano rispose: “Se io, che sono vecchio, non ho alcuna propensione per le vecchie, quale propensione per me può avere una giovane donna?”.

Parola di Dio: Is. 43, 18-19.21-22.24-25; Sal. 40; 2Cor. 1,18-22; Mc. 2,1-12

 

Vangelo Mc 2, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?". Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino disse al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua". Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!". Parola del Signore

 

“ALZATI, PRENDI IL, TUO LETTUCCIO E VA’ A CASA TUA!”. (Mc 2,11)

Dopo essere stato guarito, perché quell’uomo doveva portarsi appresso il lettuccio su cui era piombato da tempo? Perché il poveretto, essendo stato steso a lungo su quel lettuccio, non aveva al momento altri posti su cui dormire? Perché fosse segno tangibile a testimonianza dell’effettiva guarigione? Come monito ai presenti perché comprendessero che Gesù ha il potere di rimettere i peccati? Perché ogni “miracolato” si ricordi “come” ha ripreso a camminare alzandosi da quella barella? Perché sentendo il peso del giaciglio che ci si trascina con sé, riflettesse sul peccato da cui è liberato, sul rinnovamento spirituale messo in atto da Gesù, sull’impegno a non cadere più in tentazione? Perché talvolta un gesto eclatante scuote l’incredulità di chi si ostina a negare l’evidenza? Perché quell’oggetto fastidioso che ricordava la “vecchia vita” fosse immagine della “croce” da abbracciare e portare con sé? Forse non ci interessa tanto “la risposta”, quanto piuttosto l’aver riflettuto insieme su una riga della “Parola”. Dio ci suggerisca che cosa dobbiamo fare del nostro vecchio “fardello” ogni volta che ci fa nuove creature…

 

 

LUNEDI’ 20 FEBBRAIO:

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Eleuterio di Tornai; San Nemesio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NULLA E’ IMPOSSIBILE A TE.

 

Hanno detto: Non bisogna confondere l’umiltà con la inattività. La vera umiltà è un servizio coraggioso, attivo, costante dell’uomo. (Gandhi)

Saggezza popolare: La morte è un'ombra che segue sempre il corpo. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Sono le due del pomeriggio. Nell’Oratorio si divulga rapidamente una notizia strana: Domenico Savio è sparito. “C’era a colazione?”. “No. È accanto a me a tavola, e non l’ho visto, né a colazione né a pranzo”. “E a scuola?” “Nemmeno. Per tutte e tre le ore il suo posto è rimasto vuoto, e l’insegnante non ne sapeva niente”. “Che sia ammalato?”. “Andiamo a vedere in camera”. Il lettino di Domenico è rifatto e ordinato. Di lui nemmeno l’ombra. “Sarà nella sala di studio, allora”. Ma anche lì nessuno. “E allora? Che don Bosco l’abbia mandato qualche giorno in famiglia? In questo caso, avrebbe avvisato l’insegnante”. “Sai cosa facciamo? Lo diciamo a don Bosco. Se la sbrigherà lui”. Don Bosco, avvertito, rimase un attimo soprappensiero. Poi gli balenò un sospetto, sorrise e disse tranquillo: “Andate pure, so io dov’è”. Scese rapidamente le scale, entrò in sacrestia e quindi nel coro dietro l’altare. Domenico era là, in piedi. Con gli occhi sgranati nell’ombra fissava il tabernacolo. Aveva una mano poggiata su un leggio e l’altra raccolta sul petto. Don Bosco lo avvicinò, lo chiamò. Domenico non si mosse. Allora lo prese delicatamente per un braccio e lo scosse. Domenico, calmo, si voltò verso di lui e domandò: “Oh, la Messa è già finita?” “Vedi, disse don Bosco mostrandogli l’orologio, “Sono già le due del pomeriggio”. Domenico si confuse, arrossì di quel grave ritardo, domandò perdono. “Adesso va’ a pranzo”. tagliò corto don Bosco. “Se ti chiedono dove sei stato, rispondi che vieni dal fare una commissione per me”.

Parola di Dio: Gc. 3,13-18; Sal. 18; Mc. 9,14-29

 

Vangelo Mc 9, 14-29

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogo: "Di che cosa discutete con loro? ". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto". Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera". Parola del Signore

 

“TUTTO E’ POSSIBILE PER CHI CREDE”. (Mc. 9,23)

Questa frase che Gesù dice al padre del ragazzo indemoniato per aiutarlo nel suo cammino di fede, mi richiama una altra frase che l’angelo Gabriele dice a Maria al termine dell’annunciazione della nascita di Gesù: “Nulla è impossibile a Dio”. Maria crede a questo e accoglie come serva del Signore l’incarico di regalare Gesù alla nostra umanità, e quello che è impensabile per noi si realizza: Dio si incarna. La fede a cui siamo chiamati non è la fede “del possibile”, non è il ragionamento che più o meno ti dà le ragioni del credere, è l’abbandonarsi con fiducia a Dio, Colui per il quale tutto è possibile. Maria si è fidata e il suo “sì “ lo ha ripetuto tutti i giorni della sua vita, per noi risulta più difficile e allora come quel padre anche noi diciamo una cosa che a prima vista sembra assurda, ma che risulta poi il massimo della realtà: “Credo, aiutami nella mia incredulità”, “Sì, perché io credo in Te, o Dio, ma spesso mi perdo. Credo quando è facile credere, ma se mi dici di andare un po’ più in là delle mie possibilità, tentenno, ho paura di abbandonarmi. Ti chiedo determinate cose, ma dubito che possano realizzarsi, ti dico “sì” anche a piena voce ma nel concreto non riesco a vedere oltre al possibile: ho fede, ma ho bisogno di te per credere”.

 

 

MARTEDI’ 21 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa; Santa Eleonora, regina

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDANDO TE, O GESU’, OGNI MIA PERDITA E’ UN GUADAGNO

 

Hanno detto: Quando abbiamo Dio nella nostra vita, essa acquista senso, tutto acquista valore e diviene fruttuoso. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Acqua che non devi bere, lasciala scorrere. (proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: Caterina da Siena, privata di un luogo dove potesse isolarsi, “si costruì un eremo mentale, una cella tutta interiore, dalla quale stabilì di non uscire, benché fosse impegnata in qualsiasi negozio esterno” . Effettivamente la Santa di Fontebranda si era costruita una celletta nel cuore, come confidava in varie lettere, erigendola sulle fondamenta dell’umiltà, con le pareti di speranza, imbiancata di purezza, con lo zoccolo della fede, col soffitto di prudenza, con la finestra dell’ubbidienza, la porta della carità, la chiave della povertà, l’ornamento di un crocifisso e come unico mobile un inginocchiatoio. Così poté viaggiare per il mondo, assistere gli infermi, aiutare continuamente i vivi ed i morti senza smettere di incontrare Dio nella preghiera.

Parola di Dio: Gc. 4,1-10; Sal. 54; Mc. 9,30-37

 

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Parola del Signore

 

“SE UNO DI VOI VUOL ESSERE IL PRIMO SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVO DI TUTTI”. (Mc. 9,35)

Le questioni di precedenza e di eccellenza, ovviamente, interessano e appassionano gli apostoli più dell'annuncio della passione, morte e risurrezione ripetuto da Gesù per la seconda volta. La sete di potere, l'arrivismo, il desiderio di essere primi, di sentirsi superiori agli altri e di dominarli è da sempre il cancro dell'umanità. Annunciare la Parola a persone immerse in queste faccende è come gettare il seme tra le spine: "Le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie soffocano la Parola e questa rimane senza frutto" (Mc. 4,19). Non è male aspirare ai posti di governo nella Chiesa, anzi, può essere segno di un dono dello Spirito (cfr 1Cor 12,28). Ma è male fare della carica una questione di prestigio, di superbia: essa è unicamente una possibilità di servire di più e meglio. La sete di potere nella Chiesa rende tutti, capi o semplici fedeli, identici ai capi di questo mondo che scaricano sugli altri i pesi e i sacrifici (cfr Mt. 23,4) e mandano sulla croce gli altri invece di andarvi loro, seguendo l'esempio di Cristo. Gente siffatta è del tutto incapace (e per nulla credibile) di testimoniare un vero annuncio della passione, morte e risurrezione di Cristo vissute in prima persona e sulla propria pelle. I discepoli non comprendono la parola di Dio perché hanno in testa la parola del diavolo. La parola di Gesù è amore e umiltà, quella del demonio è egoismo e protagonismo. Chi cerca il proprio io, perde se stesso, gli altri e Dio. Dopo la prima predizione della sua passione, Gesù invitò ogni discepolo a portare la "propria" croce. Questa croce è il rinnegamento del proprio falso io (Mc. 8,34), la lotta contro la stupidità e l'orgoglio, che portano all'autoaffermazione a spese di tutto e di tutti.

 

 

MERCOLEDI’ 22 FEBBRAIO: MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Cattedra di Pietro; Santa Margherita da Cortona.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO MI CONVERTA E CREDA AL VANGELO.

 

Hanno detto: Ho scoperto che la fede non era qualcosa di cui discutere astrattamente,  ma qualcosa che o si vive o non si vive. (Clouzot H.)

Saggezza popolare: I capelli grigi sono segno di vecchiaia e non sempre di saggezza. (proverbio Greco)

Un aneddoto: Da una lettera di S. Caterina da Siena al suo Padre Spirituale, Fra’ Raimondo da Capua: “... Andai dunque a far visita al giovane condannato a morte, Niccolò Toldo. Ne fu confortato a tal punto che dalla disperazione passò alla Confessione e si dispose molto bene alla morte. Mi fece promettere che sarei salita con lui sul patibolo. Così feci. La mattina, innanzi alla campana, andai da lui. Ne fu tanto contento. Lo accompagnai a Messa e ricevette la S. Comunione, che non aveva più ricevuta da quando era in carcere. Era sereno; solo gli era rimasto il timore di non essere forte durante l’esecuzione. Andava dicendomi: “Stammi vicina; non abbandonarmi. Solo con te morirò contento”. Così dicendo, appoggiò il suo capo sulle mie spalle. Io lo consolavo: "Coraggio, mio dolce fratello: ben presto giungeremo alle nozze. Tu v’andrai purificato dal sangue dolce di Gesù: il cui nome non deve uscirti dalla memoria. Coraggio! T’aspetto la! Queste parole lo fecero oltremodo contento. Giunse sul patibolo, come un agnello mansueto. Quando mi vide, sorrise e volle che gli facessi il segno della Croce. Ricevuta la benedizione, gli dissi: “Giù la testa! Alle nozze, fratello mio dolce! Tra poco avrai la vita eterna!” Lui si pose giù con grande mansuetudine. Io gli distesi il collo, mi chinai su di lui e gli ricordai il sangue dell'Agnello. La sua bocca non chiamava che Gesù e Caterina. Mi trovai la sua testa, troncata, tra le mani e il mio vestito rosso e profumato dal suo sangue. Ohimé, misera! Rimasi sulla terra, invidiando grandemente la sua sorte!”          

Parola di Dio: Gl. 2,12-18; Sal. 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt. 6.1-6.16-18

 

1^ Lettura Gl 2, 12-18

Dal libro del profeta Gioele.

Così dice il Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti». Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libazione per il Signore vostro Dio. Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un'adunanza solenne. Radunate il popolo, indite un'assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l'altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov'è il loro Dio?». Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo. Parola di Dio

 

“RITORNATE A ME CON TUTTO IL CUORE, CON DIGIUNI, CON PIANTI E LAMENTI. (Gl. 2,12)

Oggi iniziano i 40 giorni di deserto, giorni che ogni anno i cristiani si dedicano, nel segno della verità e della scoperta di se stessi, giorni utili a riscoprire la solidarietà verso i fratelli e correggere il tiro se vediamo di essere fuori percorso per raggiungere il traguardo del Regno. Giorno di digiuno oggi, in cui siamo chiamati a saltare uno o più pasti e a tenerci leggeri, per ricordare alla nostra società preoccupata del sovrappeso che troppi nostri fratelli sono inquieti per il pane quotidiano. Digiuno che ci richiama al fatto che non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Deponendo le ceneri sulla testa dei fedeli, il sacerdote ripete: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai". Tornare in polvere è la sorte che apparentemente accomuna uomini e animali. L'essere umano però non è solo carne, ma anche spirito; se la carne ha come destino la polvere, lo spirito è fatto per l'immortalità. Il credente inoltre sa che Cristo è risorto, vincendo anche nel suo corpo la morte. Verso questa prospettiva anch'egli cammina nella speranza. Ricevere la cenere sul capo significa, pertanto, riconoscersi creature, fatte di terra e destinate alla terra (cfr Gn. 3, 19); significa, al tempo stesso, proclamarsi peccatori, bisognosi del perdono di Dio per poter vivere secondo il Vangelo (cfr Mc. 1, 15); significa, infine, ravvivare la speranza del definitivo incontro con Cristo nella gloria e nella pace del Cielo.

 

 

GIOVEDI’ 23 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Policarpo, vescovo e martire; Santa Romana di Todi.

Una scheggia di preghiera:

 

AFFIDO A TE LA MIA SORTE; TU SEI IL MIO SOSTEGNO.

 

Hanno detto: Dio non cessa di esistere, nemmeno se gli uomini cessano di credere in lui. (Greene Graham)

Saggezza popolare: L'arte del ceramista è nella ciotola. (proverbio Greco)

Un aneddoto: Caterina dovette subire dei lunghi interrogatori anche da parte di sacerdoti che volevano accertarsi non fosse un’esaltata. “E’ vero che, da qualche tempo a questa parte, ti cibi soltanto di un po’ d’erba cruda e di acqua di fonte?” “E’ vero”. “Ma come puoi resistere?” “Oh, benissimo, per grazia divina. Il fatto è che io da piccola ero golosissima di frutta e, per permettermi di purificarmi da questo difetto, il Signore mi ha dato il privilegio di sostentarmi di poco”. “È vero anche che ti comunichi tutti i giorni?” “Certo. L’ostia consacrata è il nutrimento della mia anima, e nessuna anima può vivere senza nutrimento”.”Non ti sembra un atto di presunzione questo di comunicarti tanto spesso? (Nei suoi tempi era una cosa molto inconsueta)”. “I cristiani primitivi si comunicavano tutti i giorni”. “S. Agostino dice: ‘io non lodo né biasimo chi si comunica tutti i giorni’ ”. “E se non mi biasima S. Agostino, perché volete biasimarmi voi, padre reverendissimo?”.

Parola di Dio: Dt. 30, 15-20; Sal. 1; Lc. 9,22-25

 

Vangelo Lc 9, 22-25

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno". Poi, a tutti, diceva:"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?" Parola del Signore

 

“CHI VORRA’ SALVARE LA PROPRIA VITA LA PERDERA’, MA CHI PERDERA’ LA PROPRIA VITA LA SALVERA’”. (Lc. 9,24)

Quaresima è un cammino di essenzialità, di riscoperta della propria vocazione, di luce e di verità, quindi, capiamoci bene, cominciate col togliere quella faccia sofferta di chi ha deciso di togliere i cioccolatini e spieghiamoci. Se una rinuncia faremo, se un gesto concreto di solidarietà compieremo è per arrivare a Pasqua vivificati, non mortificati. Questo lo dico perché conosco troppi cristiani che confondono l'autolesionismo con la penitenza. Gesù chiede di prendere la croce e di seguirlo. E tutti a pensare a quella fatica, a quella disgrazia che devo sopportare, a quella situazione insanabile. Portare la croce è diventato addirittura sinonimo di sopportazione e pazienza. Peccato che Gesù non intendesse questo! Portare la croce, cioè: perdere la faccia. La croce era l'umiliazione più ignominiosa che si potesse anche solo immaginare, sia per i cittadini romani, sia per gli ebrei. Rinnegare se stessi e portare la croce significa: amami fino al punto che non ti importa di perdere la faccia per me, seguimi fino a scoprire che valgo più di ogni altra cosa. Così Gesù ci invita in Quaresima a riscoprire che egli è tutto, l'assoluto, la pienezza, l'amore, ogni desiderio e ogni anelito colmato. Ci sfida a scoprire che in un mondo in cui tutti parlano di auto-realizzazione l'unica cosa che conta è quella di perdere la propria vita per amore, donarla questa vita, come saprà fare il Maestro Gesù.

 

 

VENERDI’ 24 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Modesto, vescovo; San Sergio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

UN CUORE AFFRANTO ED UMILIATO,TU, O DIO, NON DISPREZZI.

 

Hanno detto: Gli affari di Dio sono i miei affari; nulla di ciò che lo riguarda mi è estraneo. (San Bernardo)

Saggezza popolare: Fai finta d’essere morto per veder chi veramente di ama. (proverbio Egiziano)

Un aneddoto: Racconta San Bernardino da Siena: C’era un uomo presso un nostro convento che spesso andava a parlare con i nostri frati. Diceva loro continuamente: “La vostra vita è veramente beata! Noi ogni giorno andiamo a lavorare, chi ai campi, chi in officina; d’estate e d’inverno; con il tempo bello e con quello brutto; abbiamo mille preoccupazioni per la vita, che non ci risparmia affanni. Invece voi siete qui belli e riposati, sempre al riparo, senza noie; se volete da mangiare, ce ne avete; da bere, ancor meglio. Siete veramente fortunati!” Gli replica il guardiano: “Voi provare la nostra vita, per vedere se è veramente più bella della tua?” Gli rispose quell’uomo: “Sì, sì, ben volentieri!” E il guardiano: “T’aspettiamo sta sera. Proverai la nostra vita per otto giorni”. La sera quell’uomo tutto contento giunge al convento. All’ora di cena, gli danno quel poco che si usa. Poi fu condotto a dormire, vestito, solo sul vecchio pagliericcio. A mezzanotte bussano alla sua camera e gli dicono: “Su, su a Mattutino, o compagno, su!” Si alza malvolentieri e scende in chiesa con gli altri. Il guardiano gli ingiunge: “Poiché tu non sai il Mattutino, per tutto il tempo reciterai il Padre nostro. Quando noi ci sediamo, anche tu ti siedi; quando noi stiamo ritti, tu fai altrettanto”. Appena incominciato il Mattutino, quegli incomincia a pendere innanzi per il sonno. Gli dicono: “Su, su sveglio; di Padre nostri!” Egli si desta trasognato; riattacca la preghiera, ma subito dopo per il sonno si piega all’indietro. Lo svegliano una seconda e una terza volta. Non era ancora finito il Mattutino che, svegliato un’altra volta, chiede al frate vicino: “Voi fate così tutte le notti?” Rispose il frate: “E sì, questa è la Regola!” Allora quell’uomo esclamò davanti a tutti: “Vada in malora tutto! Apritemi il convento, ché voglio uscire!” E così in una sola notte rinunciò alla bella vita che abbiamo noi frati!

Parola di Dio: Is. 58,1-9; Sal. 50; Mt. 9,14-15

 

Vangelo Mt 9, 14-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni si accostarono a Gesù e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno". Parola del Signore

 

“PERCHÈ MENTRE NOI DIGIUNIAMO, I TUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO?”. (Mt. 9,14)

Quante volte cerchiamo di comprarci Dio con le pratiche religiose! “Questo rosario lo dico perché il Signore mi dia...  “Faccio i primi nove venerdì del mese così sono sicuro di andare in Paradiso”. “Vado a Messa la domenica così sono a posto con Dio”. “Sono stato generoso con quel povero... adesso tocca a te, Signore!”. Gesù è venuto a liberarci da queste schiavitù! Dio è un padre buono, non un commerciante! Se c’era qualcosa da pagare l’ha già fatto Gesù per tutti noi! Il Signore non vuole delle cose, vuole te!

 

 

SABATO 25 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Cesario; San Donato di Zara.

Una scheggia di preghiera:

 

TU NON VUOI LA MORTE DEL PECCATORE, MA CHE SI CONVERTA E VIVA.

 

Hanno detto: La forza non risolve nessun problema, ma alimenta un fuoco difficile poi da spegnere. (Giovanni Paolo II)

Saggezza popolare: Dove posi il tuo tappeto, là è la tua casa. (proverbio Marocchino)

Un aneddoto: Ancora un aneddoto di San Bernardino: Il comune di tre frazioni di montagna, per venire incontro alle necessità dei contadini, mise a loro disposizione un asino. L’adoperarono quelli della prima frazione, per portare il grano al mulino. Non gli diedero da mangiare, pensando che l’avrebbero fatto i contadini della seconda frazione. Questi, usarono l’asino per andare in paese, ma non gli diedero da mangiare, perché pensavano: “Certamente quelli della prima frazione l’avranno rifocillato prima di consegnarlo a noi... Nel peggiore dei casi ci penseranno quelli dell’altra frazione”. Anche questi furono contenti d’aver finalmente a loro disposizione un asino: lo attaccarono all’aratro tutto il giorno. Ma il povero asino, da lungo digiuno, non rendeva. Essi perciò bastonandolo a più non posso, brontolarono: “Quelli del comune non sanno proprio fare: bella bestia ci mettono a disposizione!” E non gli diedero da mangiare. Fu così che il povero asino morì di fame, ma soprattutto di dolore.   

Parola di Dio: Is. 58,9-14; Sal. 85; Lc. 5,27-32

 

Vangelo Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". Parola del Signore

 

“NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI; IO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI A CONVERTIRSI. (Lc. 5,31-32)

Ancora una volta leggendo questo racconto della conversione di Levi mi meraviglio e lodo il signore per il suo amore per noi. Lui ci vuole davvero bene e viene a cercarci. Non si accontenta di offrirci una formula per salvarci, non ci dà solo delle norme morali da osservare per  essere moralmente certi di esserci guadagnati il paradiso, no, lui per liberarci dal peccato si fa peccato per noi. Levi è un pubblico peccatore? Gesù non punta il dito per condannarlo, ma gli chiede di seguirlo e poi va a casa sua scandalizzando tutti i perbenisti e gli osservanti. Gesù non compra l’uomo, lo conquista facendosi tutto a lui. Quanto avremmo da imparare noi da questo atteggiamento di Gesù! Noi Chiesa che per paura di perdere i nostri diritti, di confrontare le nostre idee spesso abbiamo innalzato muri invece che costruire ponti, noi cristiani che spesso abbiamo paura di comprometterci frequentando compagnie culturali non proprio “dei nostri” o persone che non sono totalmente ortodosse. Gesù non è un medico che scrive ricette, è un medico che visita, che si interessa , che si fa tutto a tutti, è uno che non dice bisogna fare così e poi se ne va, ma è uno che fa e poi dice: “Seguimi”. Davanti ad un amore così grande non perdo la speranza di potermi convertire neppure io.

 

 

DOMENICA 26 FEBBRAIO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: San Nestore, vescovo; San Porfirio, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

FAMMI CONOSCERE, SIGNORE, LE TUE VIE.

 

Hanno detto: lo non credo a chi parla agli altri della propria fede a scopo di conversione. Bisogna vivere la fede; solo allora potrà accadere che si propaghi da sé. (Gandhi)

Saggezza popolare: Non perdere la pazienza, anche se può sembrare impossibile, è già pazienza. (proverbio Giapponese)

Un aneddoto: Per educare i suoi ragazzi all’originalità della propria persona, don Bosco raccontava: “Un venditore ambulante, attraversando una foresta dell'India, rideva vedendo le mille smorfie delle numerose scimmie. Stanco, depose il sacco pieno di berretti di cotone, ne prese uno, se lo mise in testa e si sdraiò per terra, addormentandosi. Quando si svegliò, trovò il sacco vuoto e, appollaiate intorno, molte scimmie con i suoi berretti in testa. Come fare per riaverli? Rincorrere le scimmie? Impresa disperata. Attirarle con qualche frutto? Fatica inutile. Minacciarle? Sarebbero tutte fuggite. Dopo un po’ d’inutili sforzi, il povero mercante s’arrabbiò da morire e con violenza scagliò il suo berretto per terra. Ma qui sta la meraviglia: le scimmie scimmiottano tutte quel gesto e gettano a terra i berretti. Solo allora il venditore ambulante può ripartire con il sacco ancor pieno. Concludo: nella vita sii te stesso, non scimmiottare i comportamenti sciocchi degli altri!”

Parola di Dio: Gn.9,8-15; Sal. 24; 1Pt. 3,18-22; Mc. 1,12-15

 

Vangelo Mc 1, 12-15

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Parola del Signore

 

“LO SPIRITO SOSPINSE GESU’ NEL DESERTO ED EGLI VI RIMASE QUARANTA GIORNI TENTATO DA SATANA, STAVA CON LE FIERE E GLI ANGELI LO SERVIVANO”. (Mc. 1,13)

Ecco come una suora parla della liturgia di questa domenica ai bambini: Gesù andò nel deserto e vi rimase quaranta giorni. Il diavolo lo tentò, ma lui non ascoltò quella voce insidiosa che voleva disturbare il suo cuore. Insieme a lui stavano le bestie feroci. Erano tranquille, non gli facevano del male, perché lo conoscevano bene loro! Era Colui che le aveva create. Anche se non conoscevano il suo volto, perché non era uomo quando le creò, riconobbero i suoi passi e il suo profumo. Era il profumo dell’amore. Quanta tenerezza attorno a Gesù… tutta la ferocia di quegli animali da preda svaniva di fronte a quell’uomo straordinario che li chiamava e conosceva uno ad uno. È iniziata la Quaresima,  e ci viene chiesto di pregare, digiunare, fare elemosina per prepararci bene alla Pasqua. Pregare, cioè fare compagnia a Gesù come ad un caro amico; digiunare, cioè non fare peccati e mangiare di meno, scegliendo cibi semplici, rinunciando a qualcosa che piace; fare elemosina, cioè fare gesti di amore o anche i propri risparmi a chi ha bisogno. Per fare questo bisogna convertirsi… è come uno che sbaglia strada. Che fa? Gira e torna indietro per prendere quella giusta. Convertirsi significa “girare” la propria vita per prendere la giusta direzione. Se prima si stava di spalle a Gesù bisogna voltarsi e stargli di fronte, occhi negli occhi, per lasciarsi guardare ed amare.

 

 

LUNEDI’ 27 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Leandro, vescovo; Santa Onorina, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SANTO, SANTO, SANTO, IL SIGNORE DIO DELL’UNIVERSO.

 

Hanno detto: L'amore che non si rinnova ogni giorno diviene abitudine e poi schiavitù. (Gibran)

Saggezza popolare: Prova a ragionare sull'amore e perderai la ragione. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Giovannino Bosco  aveva sette od otto anni, quando, trovandosi per alcuni giorni nella casa materna di Capriglio, sentì dire che da parecchio tempo sul solaio della casa si udivano strani rumori che la gente attribuiva al diavolo. C’era chi ci credeva e chi no; ma una sera si sente appunto nel solaio un rumore come un tonfo sordo e lento che va da un capo all’altro del solaio. È uno spavento generale; ma il piccolo Giovanni non ha paura, e presa una candela, si avvia al terribile solaio seguito da qualcuno dei più coraggiosi. Fruga in ogni angolo buio. Niente. A un tratto si trova innanzi a un cesto che cammina lentamente verso di loro. I compagni se la danno a gambe. E il piccolo Giovanni va invece incontro al cesto e sollevandolo vi scopre sotto una grossa gallina. Allora si spiega tutto: la gallina stava beccando, quando il cesto le era caduto sopra, e la povera bestia si muoveva per liberarsi dalla prigionia. Spesso il demonio non è dove sembra, anche se spesso lo trovi dove non sembrerebbe.

Parola di Dio: Lev. 19,1-2.11-18; Sal. 18; Mt. 25,31-46

 

1^ Lettura Lv 19, 1-2. 11-18

Dal libro del Levitico.

Il Signore disse ancora a Mosè: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo. Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri. Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo. Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Parola di Dio

 

"SIATE SANTI, PERCHE’ IO, IL SIGNORE, DIO VOSTRO, SONO SANTO". (Lev. 19,2)

Essere santi non è il privilegio di qualcuno. Essere santi non significa essere saliti su un piedestallo, essere onorati, fare grazie... Essere santi è merce comune dell'uomo: siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio; Lui è il Santo; la santità è qualcosa a nostra portata, e qualcosa di realizzabile. Ogni volta che tu nei tuoi gesti compi le opere di Dio, manifesti la sua santità. Ogni volta che dai vita, speranza, gioia, partecipi e manifesti la santità del Dio creatore che dà la vita a pie ne mani. Ogni volta che ti chini con dolcezza su una sofferenza, è la santità della paternità di Dio che si manifesta. Ogni volta che riesci a donare il perdono è la santità della misericordia di Dio che si fa reale. Non nascondere la santità di Dio!

 

 

MARTEDI’ 28 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Fedele, martire; San Ferruccio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, LIBERACI DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere occhi nuovi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è. (Marcel Proust)

Saggezza popolare: Chi corre sempre saprà sempre meno cose di chi sta fermo e riflette. (proverbio Tuareg)

Un aneddoto: Un giorno, a Roma, Don Bosco si trovò la strada sbarrata da un gruppo di ragazzacci che volevano divertirsi alle spalle di un prete. Non sapevano che quel prete era Don Bosco. Avevano fatto una barriera come per chiuderlo in trappola e ridacchiavano beffardi. Don Bosco tranquillo avanzò sino a loro; poi ebbe un gesto improvviso di cortesia: si tolse il cappello e chiese: “Mi potete permettere di passare?”. Lo disse con estrema gentilezza e sorrise. Quei ragazzacci di colpo zittirono; rimasero affascinati dal suo volto mite e sorridente. “S’immagini, reverendo, passi pure”. Avevano capito che Don Bosco li amava. Diceva Pascal: “Il primo effetto dell’amore è di ispirare un gran rispetto”.

Parola di Dio: Is. 55,10-11; Sal. 33; Mt. 6,7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

"LIBERACI DAL MALE". (Mt. 6,13)

Il Padre Nostro mette in evidenza questo personaggio. 'il male, il maligno". Durante gli anni gli uomini hanno raffigurato il maligno nei modi più mostruosi: una galleria raccapricciante di draghi, mostri, membra deformi, ghigni orrendi. Da queste raffigurazioni si ricava l'idea che noi possiamo riconoscere il diavolo da queste maschere atroci. Il  Maligno, però, normalmente, circoìa indisturbato adottando maschere allettanti. Quelle spaventose   le lascia, divertito, sui cornicioni delle basiliche. Abbiamo bisogno di individuare i mostri quaggiù, tanto più pericolosi in quanto non sembrano mostri, anzi hanno un volto, una voce, assolutamente normali. E ci fanno proposte del tutto sensate, ragionevoli, vantaggiose per noi. Non possiamo illuderci di combattere con l'Avversario sul terreno dell'astuzia. Lo possiamo affrontare, o meglio ancora scansare, unicamente percorrendo la strada della prudenza. Abituati come siamo a spaventarci per i mostri scolpiti nella pietra, abbiamo disimparato ad aver paura di quelli che portano una faccia rassicurante. L'arte del demonio consiste non soltanto nell'avere una faccia qualunque (o, addirittura, nel non avere volto), ma nel persuaderci ad acquistare una faccia qualunque. Il Maligno non usa strappare con gli artigli dal nostro  volto i segni dell'immagine e della somiglianza, ma preferisce cancellarli, a poco a poco, con il piumino soffice, carezzevole della normalità...

 

 

MERCOLEDI’ 29 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati: Beata Antonia di Firenze 

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, SIGNORE, UN CUORE PENITENTE.

 

Hanno detto: La vita ha mille modi per essere vissuta, trovare il miglior modo per viverla è il mistero della vita. (Carmelo Renda)

Saggezza popolare: Chi semina sulla strada, stanca i buoi e perde la semenza

Un aneddoto: Alla domanda “Come bisogna pregare?”, abba Macario risponde: “Non c'è bisogno di dire vane parole, ma di tendere le mani e dire: Signore come vuoi e come sai, abbi pietà di me.” Quando sopraggiunge una tentazione, basta dire: “Signore aiutami!”

Parola di Dio: Gio.3,1-10; Sal. 50; Lc. 11,29-32

 

1^ Lettura Gio 3, 1-10

Dal libro del profeta Giona.

In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Signore: "Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò". Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi:"Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo". Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Parola di Dio

 

“DIO VIDE CHE SI ERANO PENTITI DALLA LORO CONDOTTA MALVAGIA E SI IMPIETOSI’ ”. (Gio. 3,10)

Quando si sente parlare del “segno di Giona” come nel vangelo che abbiamo letto oggi, si pensa immediatamente al fatto della “Balena” cioè al profeta che recalcitrante ad andare a predicare a Ninive viene inghiottito dal pesce e portato fin là. E Gesù diventa per noi uomini come Giona che viene inghiottito dalla morte ma che dopo tre giorni viene “risputato” alla vita, cioè la morte non ha potere su di lui. Ma c’è anche un altro significato nelle parole di Gesù che prendono spunto dalla storia di questo profeta: i Niniviti non ebbero dei segni esteriori, dei miracoli grandiosi per convertirsi, ma solo la predicazione di un profeta anche abbastanza spaurito. Ora anche Gesù non ha bisogno di segni grandiosi: è lui stesso, la sua vita, la sua morte e risurrezione il segno che invita gli uomini alla conversione assicurando la misericordia di Dio. Che cosa aspettiamo per intraprendere la strada della conversione? Qualche segno grandioso? La paura del castigo di Dio o l’aver incontrato nel silenzio un Dio che ci ama fino a donare la sua vita per noi?

     
     
 

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