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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2011

 

 

MARTEDI’ 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI PARTECIPI DELLA TUA SANTITA’, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Dio è veloce nel costruire, lento nel demolire; entrambi questi comportamenti convengono a Dio: infatti il primo è caratteristico della potenza, il secondo della bontà. (Severiano di Gabala)

Saggezza popolare: La vita è un dono di Dio, ma una vita felice è frutto di saggezza. (Prov. Greco)

Un aneddoto: Qualche volta anche i ragazzi, specie quelli più grandi, pensano che sarebbe meglio se non ci fossero i comandamenti divini e il Vangelo. Un ragazzo di nome Arnoldo, appassionato di storia e di geografia, una volta chiese a suo padre: Papà, la vita non sarebbe più bella, più comoda, se non avessimo bisogno di credere in Dio e in tutto ciò che lui c’insegna? Il  padre rispose con un’altra domanda: Tu vorresti rimanere per sempre al buio? Sarebbe orribile! — rispose Arnoldo. Vedi, senza la fede — continuò il padre — il nostro spirito si muoverebbe a tentoni, come un cieco. Non sapremmo perché viviamo, cosa succederà dopo la morte, né se c'è un Dio che ci ama. Saremmo al buio... La Parola di Dio è il nostro sole.

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12

 

1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14

Dal libro dell’Apocalisse

Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". Parola di Dio

 

“DOPO CIO' APPARVE UNA MOLTITUDINE IMMENSA, CHE NESSUNO POTEVA CONTARE, DI OGNI RAZZA, POPOLO E NAZIONE”. (Ap. 7,9)                     
Nella spiritualità ortodossa capita spesso di vedere le figure dei santi che posano sopra delle colonne: è il modo per dire che su quelle colonne è fondata la Chiesa. Se poi leggo la vita dei santi, scopro che essi, come me erano santi perché si lasciavano santificare da Dio ma erano anche peccatori perché dovevano come me combattere contro la fragilità umano ed ecco allora che scopriamo che la Chiesa santa è anche fatta di peccatori redenti dalla misericordia di Dio. Dunque la Chiesa, aldilà del suo aspetto gerarchico è veramente la casa di tutti, anticipo di quella casa dove, finalmente liberati dal nostro egoismo, saremo anche noi santificati per vivere con Lui per sempre.

 

 

MERCOLEDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

SPERO NEL SIGNORE E ASPETTO SULLA SUA PAROLA.

 

Hanno detto:

Dio sarà li, a portata di mano... Conosceremo il suo segreto, il suo amore per noi. Sarà per noi il confidente che si apre all'amico senza nascondergli nulla. (Un monaco eremita)

Saggezza popolare: La paura di non essere all'altezza ci fa salire di un gradino. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Un uomo traversò terre e mari per verificare personalmente la straordinaria fama del maestro. “Che miracoli ha operato il vostro maestro?” chiese a un discepolo. “Be’, c’è miracolo e miracolo. Nel tuo paese è considerato un miracolo che Dio faccia la volontà di qualcuno. Nel nostro paese è considerato un miracolo che qualcuno faccia la volontà di Dio”.

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

Vangelo Gv 6, 37-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Parola del Signore

 

“IO LO RISUSCITERO’ NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv. 6,40)

Come è arrivato Francesco, il poverello di Assisi, a chiamare la morte sorella? Ha fraternizzato con lei ogni giorno. Non si chiama sorella la morte se ogni giorno non la si incontra a viso aperto e se, soprattutto, ogni giorno non si vive la certezza nella fede della resurrezione. Familiarizzare con la Risurrezione dell'ultimo giorno vuol dire capire ora, in ogni momento, che la Risurrezione è già e non ancora. Qui, nell'istante del mio vissuto, nel silenzio o nella confusione, nella solitudine o nella compagnia, qui esiste il seme della Resurrezione. Per questo motivo io posso chiamare la morte sorella. E non c'è migliore parola e testimonianza davanti al dolore che vivere il proprio dolore con questa dignità e questa certezza dell'animo. La vera condoglianza è camminare da Risorti con la certezza dell'ultimo giorno. La vera compassione è abbracciare la promessa di Gesù: "io lo risusciterò nell'ultimo giorno!". Qui posso chiamare la morte sorella perché mi avvicina, passo dopo passo, a questa vita vera e piena. Non c'è smarrimento o paura abbastanza forte da cancellare questa potente ed intima certezza. Si abbattono gli uragani e la tempesta dentro e fuori di me ma io appartengo a Lui. Sono suo.

 

GIOVEDI’ 3 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA’

 

Hanno detto: La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile. (Corrado Alvaro)

Saggezza popolare: Il gatto timido fa il topo coraggioso. (Prov. Scozzese)

Un aneddoto: Il principe Myskin è il protagonista d’un romanzo di Dostoevskij (L’idiota) che, tra l’altro, “rientrando in albergo, vide una giovane donna del popolo la quale faceva il segno di croce sul petto del suo piccino ancora in fasce”. “Perché fai così?” domandò il principe. “Signore, ha sorriso per la prima volta”, rispose quella: “e quando una mamma vede per la prima volta ridere il suo bambino, se ne rallegra, come quando Dio scorge un peccatore pentito: bisogna allora che lo consacri”...

Parola di Dio: Rm. 14,7-12; Sal. 26; Lc. 15,1-10

 

Vangelo Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Parola del Signore

 

“CHI DI VOI, SE HA CENTO PECORE E NE PERDE UNA, NON LASCIA LE NOVANTANOVE NEL DESERTO E VA DIETRO A QUELLA PERDUTA FINCHE' NON LA RITROVA?”. (LC. 15,4)

Qualche volta mi dà l’impressione che nel nostro mondo succeda il contrario. Innanzitutto mi pare che la proporzione sia 99 a 1 ma non per i giusti, ma per i peccatori. E poi, tra coloro che si ritengono giusti, che pensano già di essere nell’ovile della Chiesa, mi pare che la preoccupazione maggiore non sia quella di andare a cercare i peccatori, gli scappati di casa, coloro che si sono persi, ma quella di conservare i propri diritti acquisiti. Mi chiedo: Gesù è contento dei 99 dell‘ovile? O qualche volta non c’è il rischio che il Signore che torna con la pecorella perduta sulle spalle debba mettersi le mani nei capelli guardando un ovile dove non c’è unità, dove le pecore si sono tramutate in lupi che si azzannano tra loro, dove ci sono pecore—leader con tante pecore che a testa bassa vanno dietro a coloro che ormai pensano di fare a meno del Pastore? Chissà, se Gesù, buon Pastore, qualche volta non avrà pensato: Ma, non saranno più perdute queste, piuttosto di quella che si è lasciata riprendere dopo essere scappata sui monti?

 

 

VENERDI’ 4 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO RENDICI CAPACI DEL BENE.

 

Hanno detto:

Non ho mai saputo che alcun eretico sia stato convertito dalla forza dell'eloquenza, o dalla sottigliezza degli argomenti, ma bensì dalla dolcezza. (San Vincenzo de Paoli)

Saggezza popolare: Una goccia di catrame rovina una botte di miele. (Prov. Russo)

Un aneddoto: C’era un guru che tutti consideravano la Sapienza incarnata. Ogni giorno egli teneva un discorso su vari aspetti della vita spirituale ed era evidente che nessuno mai aveva superato la varietà, la profondità e l’attrattiva del suo insegnamento. I suoi discepoli gli chiedevano con insistenza quale fosse la fonte da cui traeva una sapienza tanto inesauribile ed egli disse loro che stava tutto scritto in un libro che avrebbero ereditato dopo la sua morte. Il giorno che seguì alla sua morte, i discepoli trovarono il libro esattamente dove egli aveva detto. C’era una pagina sola, con un’unica frase che diceva: “Capite la differenza fra il contenitore e il contenuto e avrete accesso alla fonte della Sapienza”.

Parola di Dio: Rm. 15,14-21; Sal. 97; Lc. 16,1-8

 

Vangelo Lc 16, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Parola del Signore

 

“I FIGLI DI QUESTO MONDO, INFATTI, VERSO I LORO PARI, SONO PIU’ SCALTRI DEI FIGLI DELLA LUCE”. (Lc. 16,8)

Un certo modo spiritualistico intimistico di interpretare il Vangelo non rende giustizia ad esso. Nei Vangelo, amare non vuol dire lasciarsi calpestare, sapere che si deve passare attraverso la croce non vuoi dire desiderarla, porgere l’altra guancia non significa non ricercare la giustizia e la verità, accettazione non è rassegnazione passiva, semplicità non è stupidità, accogliere la volontà di Dio non è passività. Se Dio ci ha dato dei doni, e tra questi quello grande della fede, ci chiede di esserne degni, di saperli accogliere, di portare frutti, di metterli a servizio del bene, della verità. Seguire Gesù, Luce del mondo, significa essere scaltramente risoluti, significa saper rischiare, saper inventare ogni giorno strade nuove per incontrarlo, per portare a Lui i fratelli, significa far le “pazzie degli innamorati”. I Santi, non erano, forse, un po’ tutti così? E c’è qualcuno che può aiutarci in queste “pazzie”: lo Spirito Santo.

 

 

SABATO 5 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, O SIGNORE, CHE SIAMO RICCHI DI TE.

 

Hanno detto: "L'essenza più intima dell'amore è la donazione. Dio, che è amore, si dona  alle creature che egli stesso ha creato per amore." (Edith Stein)

Saggezza popolare: Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento. (Prov. Navajo)

Un aneddoto: Un mistico tornò dal deserto. “Dicci”, gli chiesero avidamente, “com’è Dio?”. Ma come poteva esprimere in parole ciò che aveva sperimentato nel profondo del suo cuore?  E possibile esprimere in parole la verità? Alla fine diede loro una formula — così imprecisa, così inadeguata — nella speranza che alcuni di loro si sentissero tentati, a sperimentare essi stessi ciò che egli aveva sperimentato. Essi s’impadronirono della formula. Ne fecero un testo sacro. L’imposero a tutti come un articolo di fede. Affrontarono grandi sofferenze per diffonderla in paesi stranieri. E alcuni dettero persino la propria vita per essa. E il mistico rimase triste. Sarebbe stato meglio se non avesse mai parlato. (A. DE MELLO)

Parola di Dio: Rm. 16,3-9.16.22-27; Sal. 144; Lc. 16,9-15

 

Vangelo Lc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio". Parola del Signore

 

“NESSUN SERVO PUO’ SERVIRE A DUE PADRONI... NON POTETE SERVIRE A DIO E A MAMMONA”. (Lc. 16,13)

Lungo i secoli ed anche oggi sembra che la strada del compromesso, del “buon senso”, dell’accomodamento indolore, sia stata la più seguita: “Seguiamo Gesù, ma il denaro serve alla Chiesa per annunciare meglio il Salvatore’’ e quando poi si ha avuto il denaro, le maggiori preoccupazioni sono state per lui e il buon Dio, il suo annuncio sono passati in secondo piano. Quando in una parrocchia le maggiori’ preoccupazioni e i maggiori sforzi sono per mantenere le istituzioni, i muri, la comunità passa in secondo piano e il Signore pure. Quando in una famiglia, pur nel piccolo, ci si preoccupa troppo del conto in banca, del cambiare i mobili, del comprarsi l’alloggio o dei Bot e CCT. si rischia di lasciare poco spazio ai componenti e quasi niente a Dio. Ecco allora che la “pazzia dei santi poveri volontari” non è più pazzia, ma saggezza: Non lascio il denaro perché è “sterco del diavolo” ma amo il Signore, voglio lasciargli spazio e tempo, Lui riempie talmente la mia vita, che proprio il resto passa automaticamente in secondo piano, e poi, un cristiano sa che la ricchezza non è dei ricchi, dello Stato, o del popolo, ma che il mondo con tutti i suoi beni è di Dio e che noi al massimo dobbiamo essere buoni amministratori per il bene di tutti.

 

 

DOMENICA 6 NOVEMBRE: 32^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO LA RISURREZIONE DEI MORTI E LA VITA ETERNA. AMEN

 

Hanno detto: Un’opera buona annunciata a squilli di tromba non serve a nulla. (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: I vasi vuoti fanno un gran rumore (prov. medievale)

Un aneddoto: Un vecchio patriarca stava contemplando il cielo davanti alla sua tenda. Quando la notte scese su ogni cosa, egli vide una stella scintillante e disse: Questo è il mio Signore! Ma quando la osservò tramontare, esclamò: Non amerò quel che tramonta... Poi vide levarsi la luna argentea che fasciava di luce bianca tutta la terra; e mormorò allora a se stesso: Questo è il mio Signore! Però anche la luna scomparve presto nel cielo, e l’arabo pensò; in verità se tale Signore scompare, io non saprò come dirigere il mio cammino e mi perderò... In quella, scorse il sole levarsi glorioso: Questo si è il mio Signore — gridò: la sua luce avvolge tutto l’universo. Infine, quando il sole venne al tramonto, il patriarca si levò in piedi e disse: O mio popolo, io l’ho finita con queste cose. Volgo la mia faccia verso Colui che ha fatto il cielo e la terra, e non servirò altri che Lui, perché la sua luce non tramonta mai...”. Volgiamoci a Gesù: la sua luce è divina.

Parola di Dio: Sap. 6,12-16; Sal. 62; 1Tes.4,13-18; Mt. 25,1-13

 

2^ Lettura 1 Ts 4, 13-18

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole. Parola di Dio

 

"NON VOGLIO LASCIARVI NELL'IGNORANZA CIRCA QUELLI CHE SONO MORTI". (1Ts. 4,13)

Sembra strano che Paolo, scrivendo ad una comunità di cristiani lasci chiaramente capire una loro 'ignoranza' nei confronti del problema del dopo-morte, della risurrezione e della vita eterna. Son passati quasi 2000 anni e questa 'ignoranza' sembra esserci tuttora in molti che affermano di essere cristiani. E' vero che 'ignoriamo' il giorno e l'ora della nostra morte, è vero che non abbiamo descrizioni precise di come sarà il nostro futuro e quelle un po' infantilistiche di paradisi dorati e di inferni bruciacchianti  ci fanno sorridere, ma è altrettanto vero che la risurrezione e la vita eterna sono articoli della nostra fede. Noi rischiamo di vivere solo il presente quando sappiamo benissimo che questo presente è la cosa più preziosa ma anche la più delicata, importante ma effimera che ci sia. E' solo pensando che da Dio veniamo (siamo figli di Dio) e a Dio siamo destinati ("Saremo sempre nel Signore" dice San Paolo nella lettura di oggi), che riusciamo a comprendere il nostro oggi come risposta di lode al Padre che ci ha voluti, al Figlio che ci ha redenti, allo Spirito che ci dà la vita, questa e quella futura. E questa nostra fede non è soltanto una elucubrazione filosofica di chi ha paura e non accetta di morire, ci è garantita da Gesù stesso. Dice ancora Paolo: "Noi crediamo che Gesù è morto e risuscitato: così è anche per quelli che sono morti".

 

 

LUNEDI’ 7 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE

 

Hanno detto: Dio cerca dei realizzatori. (Albert Schweitzer)

Saggezza popolare: La necessità è madre delle arti. (Detto Latino)

Un aneddoto: C'era una volta un cammello cieco che aveva smarrito la sua carovana. Sospirava e si lamentava, perché la cecità gli avrebbe impedito di raggiungere i suoi compagni. Ad un tratto si avvicinò una pecora zoppa che aveva perduto il gregge. Sospirava e si lamentava, perché la lentezza le avrebbe impedito di tornare all'ovile del paese prima di notte. Passò di là un vecchio eremita: "Smettetela di commiserarvi!"  "Il cammello potrà caricare sulle spalle la pecorella: l'uno metterà le gambe, l'altra metterà gli occhi." E fu così che in meno di un'ora il cammello e la pecora raggiunsero la meta desiderata.

Parola di Dio: Sap. 1,1-7; Sal. 138; Lc. 17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“SE AVESTE FEDE QUANTO UN GRANELLINO DI SENAPA, POTRESTE DIRE A QUESTO GELSO: SII SRADICATO E TRAPIANTATO IN MARE, ED ESSO VI ASCOLTEREBBE”. (Lc. 17,6)

Cos’è, dunque la fede? Com’è difficile e inafferrabile parlarne, com’è complesso descriverla. Fede non è credere in qualcosa, ricordare le verità del catechismo, ma è credere in qualcuno, nel Signore Gesù, fede è fidarsi di Lui. Fede è l’opposto dell’evidenza, dello scontato, del palese. Ma, e questo è fondamentale, la fede che il Signore ci chiede poggia su solide basi. L’atteggiamento dell’uomo di fede non è uno sconsiderato atto d’obbedienza, un cieco gesto di abbandono. Noi ci fidiamo di qualcuno che ci ha dimostrato il suo amore, che ci ha riempito con la sua Parola. La conoscenza del Signore precede e accompagna la fede. E questa predicazione giunge fino a noi attraverso delle persone, fragili, di cui cogliamo la fede. Fede: credere che il Signore è presente, arrendersi al corteggiamento di Dio, abbandonarsi (ragionevolmente) nelle braccia di un Dio Padre. Fidarsi anche quando le cose funzionano diversamente da come vorremmo. Dio conosce la Storia, Dio agisce, anche se non lo vediamo, Dio condivide.

 

 

MARTEDI’ 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Una scheggia di preghiera:

 

SONO SERVO INUTILE MA VOGLIO ESSERE SERVO TUO.

 

Hanno detto: Siamo in questo mondo come in una nebbia; ma la fede è il vento che dissipa questa nebbia  e fa splendere un bel sole. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Nessuno è tenuto a fare l'impossibile (Detto Latino)

Un aneddoto: "Se tu trovassi sulla strada un diamante caduto nel fango che cosa faresti?". Risposi: "Non avrei nessuna ripugnanza a sporcarmi, lo prenderei, lo laverei, ridonandolo in tal modo alla sua originale brillantezza". "Fa così con l'uomo - soggiunse - perché ogni uomo è ben più importante di un diamante".

Parola di Dio: Sap. 2,13-3,9; Sal. 33; Lc.17,7-10

 

Vangelo Lc 17, 7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUANTO VI E' STATO ORDINATO, DITE: SIAMO SERVI INUTILI. ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”. (Lc. 17,10)

Ci sono dei momenti in cui è facile sentirsi “servi inutili”, quando scopriamo il nostro essere peccatori, le nostre incapacità o quando collezioniamo insuccessi nel campo dei rapporti umani o della testimonianza, ma ci sono anche momenti in cui ci sentiamo buoni, ci sembra di aver fatto tutto bene, pensiamo di aver dato buona testimonianza. Ed è proprio in questi ultimi momenti che rischiamo di inorgoglirci, di pensare di poter accampare diritti nei confronti di Dio. Ad esempio, in  certe riunioni di cristiani o di preti, o anche in certi “sinodi”, capita di sentire certi credenti che dicono: “Lasciate fare a me e vedrete come vi organizzo la Chiesa!”. E’ la solita tentazione del servo che, con il passare del tempo, si dimentica di essere servo e comincia a sentirsi lui padrone. Ci sono poi persone che pensano di fare cose eccezionali solo perché fanno il loro dovere. Ci sono dei cristiani che in parrocchia, perché muovono un po’ l’aria con le tante parole che dicono, pensano di aver salvato parroco, parrocchia e mondo intero. Gesù ci ridimensiona. Siamo servi, anzi amici, che hanno il compito di lasciare che il Regno cresca e di collaborarvi e per questo dobbiamo impegnare i talenti ricevuti. Ma non sta a noi metterci al posto di Dio. Posso e devo cercare tutti i modi pastorali perché il Regno sia annunciato ma alla fine devo sempre avere la consapevolezza che è Dio che salva gratuitamente quando e come vuole. Se sono consapevole della mia importanza nel cuore di Gesù ma anche della mia inutilità di servo, quanto abbandono fiducioso a Dio in più, e quante preoccupazioni inutili in meno.

 

 

MERCOLEDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORO, O SIGNORE, TU CHE ABITI IN ME.

 

Hanno detto: La fortezza non è audacia, non è fretta, non è sopraffazione degli altri per un'orgogliosa affermazione di sé, ma è una virtù cristiana, manifestazione di disciplina interiore, di dominio dei sensi, di rispetto degli altri fino al sacrificio di sé. (Papa Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: Chi semina buon grano, ha poi buon pane. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Alle Nazioni Unite giunse una proposta di rivedere tutte le Scritture di tutte le religioni del mondo. Doveva essere cancellato in esse tutto ciò che poteva indurre all’intolleranza, alla crudeltà o al fanatismo. Si doveva eliminare tutto ciò che poteva essere in qualche modo contrario alla dignità e al benessere dell’uomo. Quando si seppe che l’autore della proposta era Gesù Cristo stesso, i giornalisti si precipitarono a casa sua per avere ulteriori spiegazioni. La sua spiegazione fu semplice e concisa: “Le Scritture, come il sabbath, sono per l’uomo “, disse,  “non l’uomo per le Scritture” (A. DE MELLO)

Parola di Dio: Ez. 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor. 3,9-11.16-17; Sal. 45; Gv. 2, 13-22

 

1^ Lettura (1Cor.3, 9c-11.16-17)

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Parola di Dio.

 

“NON SAPETE CHE SIETE TEMPIO DI DIO E CHE LO SPIRITO DI DIO ABITA IN VOI?”. (1 Cor. 3,16)

L’uomo è sacro, è  creatura di Dio, fatta a sua immagine e somiglianza, redenta al prezzo del sangue del Figlio di Dio, inabitata dallo Spirito che la sostiene e la guida. Io sono sacro: il Battesimo mi ha inserito in Cristo, l’Eucarestia mi fa “mangiare” il corpo di Cristo. Lo Spirito opera in me il perdono. Quante cose cambierebbero se noi fossimo consapevoli e accettassimo la nostra sacralità. Se sono tempio di Dio, quanto più rispetto per questo mio corpo, per la sua salute fisica e spirituale, quanto più rispetto per gli altri che non diventerebbero oggetti da usare, quanto più rispetto per la vita dall’uso della sessualità al concepimento dei figli. Quanto più amore per i corpi che soffrono, per gli uomini non rispettati, profanati, violentati. Maria, tu hai portato Gesù in te, aiutaci a diventare degna dimora del tuo Figlio che in noi ha posto la sua tenda.

 

 

GIOVEDI’ 10 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA OGGI IL TUO REGNO!

 

Hanno detto: Fa’ quel che puoi, Dio aiuterà la tua volontà. (Imitazione di Cristo)

Saggezza popolare: Di buone intenzioni è lastricato l'inferno. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il chicco di grano, gettato nel vento, venne a trovarsi nella terra umida e nera. Nel buio più denso, marciva e gemeva: — Tutto ormai è finito; per sempre sono abbandonato. Fu allora che sentì di nuovo la voce nel cuore: — Lasciati andare al tuo destino di morte, se vuoi che la vita rinasca da te! Rispose:— Mi affido al tuo mistero d’amore. Un mattino di primavera un verde germoglio spuntò dalla terra. Era il chicco di grano con una gran voglia di vivere per essere spiga, per essere pane di vita!

Parola di Dio: Sap. 7,22-8,1; Sal. 118;Lc. 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“PERCHE’ IL REGNO DI DIO E’ IN MEZZO A VOI”. (Lc. 17,22)

L’uomo cerca sempre lo straordinario, il miracolistico, l’eccezionale e non si accorge di vivere in un mondo che nel suo normale scorrere è meraviglioso, straordinario, miracoloso. L’uomo cerca Dio lontano, nelle filosofie, nello straordinario e non si accorge che Dio abita alle soglie del suo cuore e attorno a lui. I cristiani si aspettano la manifestazione del Regno di Dio, ne scrutano i segni per cogliere ora e momento e non si rendono conto che nel Regno ci siamo ogni giorno della vita. Se avessimo capito che Cristo non ci ha portato solo una salvezza “futura”, ma che il suo amore è già versato per noi , se non ci rifugiassimo in sogni di paradisi più o meno artificiali e ci accorgessimo che oggi noi, pur nel limite della materialità e del tempo abbiamo già la realissima possibilità di entrare in comunione con Dio, se invece di cercare il miracoletto per confermare una fede vacillante guardassimo al miracolo di un Dio che si è fatto uomo per amore e che ci rende a pieno titolo figli di Dio capaci di riceverlo e di annunciarlo, noi saremmo nella gioia più profonda. A forza di guardar lontano, a forza di sentire solo il peso dell’osservanza cristiana ci siamo dimenticati che la felicità per noi comincia già qui. Come posso non essere felice sapendo che Dio mi ama? Perfino nell’affrontare il male e la sofferenza, Lui è la mia forza, la speranza che il male è già sconfitto. E perché solo e sempre vedere le difficoltà che il Regno incontra quando ci sono segni meravigliosi che ci fanno vedere il cammino di questo Regno e quando essendo esso il Regno di Dio, sappiamo che è destinato alla vittoria finale? Guardiamo pure lontano, attendiamo con speranza il ritorno definitivo di Cristo, aspettiamo gioiosamente i cieli nuovi e la terra nuova, ma non dimentichiamoci di vivere nella gioia il dono di amore di Dio che ci è fatto oggi.

 

 

VENERDI’ 11 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Una scheggia di preghiera:

 

NON HO PIU’ PAURA PERCHE’ SEI CON ME.

 

Hanno detto: La dolcezza nel parlare, nell'operare, nell'avvisare guadagna tutto e tutti. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Il buon lavoratore rompe la cattiva annata. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: A Colonia, nel convento di S. Pietro, molti, ma molti anni fa, viveva un monaco leggero e poco osservante della Regola. Aveva però tra le altre una bella abitudine: non tralasciava mai le Lodi alla Madonna. Morì così com’era vissuto: tiepido nello spirito, ma con il nome di Maria sulle labbra. Al tribunale di Dio la vide brutta. Molti demoni erano presenti ad accusarlo. Uno diceva: — Io sono il demonio dell’egoismo e costui mi fu spesso amico, preferendo se stesso ai confratelli. Un altro accusava: — Io sono il demonio della superbia: molto ha fatto costui per innalzarsi sugli altri! Un altro ancora: — Io sono il demonio della cupidigia: costui fu gretto di cuore. E così via. Ma per fortuna anche qualche Angelo venne a scusarlo: — Io sono l’Angelo dell’obbedienza: questo monaco più d’una volta mi ha ascoltato, anche con sacrificio. Un altro Angelo attestava: — Io sono l’Angelo della preghiera: moltissime ore costui ha trascorso accanto a me. Un altro ancora: — Costui ebbe certo molti difetti, ma mai nella sua vita ha parlato male o ha giudicato i confratelli. E così via. Gesù giudice era pensoso, benché S. Pietro, sempre pronto ad intercedere, facesse sentire il rumore delle sue chiavi. Risolse benignamente la questione la Vergine Maria. Lasciò il suo trono e, ricordandosi del suo devoto, senza dir nulla, gli si mise al fianco. Vedendola, Gesù disse: — Per questa volta, neppure il Purgatorio. Entra subito nel Regno del Padre mio!

Parola di Dio: Sap. 13,1-9; Sal. 18; Lc. 17,26-37

 

Vangelo Lc 17, 26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore

 

“MANGIAVANO, BEVEVANO, COMPRAVANO, VENDEVANO, PIANTAVANO, COSTRUIVANO… COSI’ SARA’ NEL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA’ ”. (Lc. 17,29-30)

Diciamocelo con sincerità: lo sappiamo che la nostra vita è precaria, che basta un attimo. Lo sappiamo che nel mondo anche oggi migliaia di persone che si sono alzate non termineranno la giornata, sono a rischio i soldati sotto le bombe nemiche come sei a rischio tu sulla tua automobile o tu che stai bene di salute ma che non ti accorgi che dentro di te quel virus, quella cellula, quella vena stanno concludendo il tuo cammino terreno. E allora? Dobbiamo fare suonare le trombe del giudizio, rivestirci di sacco, cospargerci il capo di cenere?  Non credo che Gesù volesse dirci questo, che volesse terrorizzarci. Gesù voleva e vuole solo svegliarci. Non è che, nascondendo la morte, la si elimini. Il guaio più grosso è che noi, spesso, non ci accorgiamo neanche del dono del tempo che è il momento in cui noi possiamo accogliere i doni di Dio e, donandogli una risposta, anche giocarci la nostra eternità. Gesù, mettendoci in guardia, non fa del terrorismo psicologico o religioso, ci ricorda solo, nella precarietà del nostro vivere, di costruire su qualcosa che duri. Se io so che il mio affannarmi, che il denaro, che il successo non possono comprarmi la vita e se invece capisco di poter già anticipare in tante cose la mia eternità, mi verrà più facile, anche tra le corse della giornata di oggi, fare una scala di valori e imparare anche ad aspettare il “diluvio” non come la fine, ma come il passaggio definitivo all’eterno.

 

 

SABATO 12 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: Non è possibile che il corpo viva se non respira, né che l’anima sussista se non conosce il Creatore. L’ignoranza di Dio è la morte dell’anima. (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Il silenzio è d'oro, la parola d'argento. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un discepolo cercò il rabbino Nahman di Braslaw. "Non continuerò i miei studi dei Testi Sacri", disse. "Abito in una piccola casa con i miei fratelli e i genitori, e non trovo mai le condizioni ideali per concentrarmi su ciò che è importante". Nahman indicò il sole e chiese al suo discepolo di mettersi la mano davanti al viso, in modo da occultarlo. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completamente la forza, la luce e la maestosità dell'immenso sole. Nella stessa maniera, i piccoli problemi riescono a darti la scusa necessaria per non proseguire nella tua ricerca spirituale. Così come la mano può avere il potere di nascondere il sole, la mediocrità ha il potere di nascondere la luce interiore. Non incolpare gli altri per la tua incompetenza".

Parola di Dio: Sap. 18,14-16; 1\9,6-9; Sal. 104; Lc. 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“QUANDO IL FIGLIO DELL’UOMO TORNERA’, TROVERA’ ANCORA FEDE SULLA TERRA?”. (Lc. 18,8)

Chissà che cosa voleva dire Gesù con queste parole? C’è davvero il rischio che l’umanità possa escludere del tutto la fede, che l’amore di Dio, il sacrificio di Gesù, la forza dello Spirito Santo non ce la facciano a conservare almeno un granello di fede? Guardo dentro di me e scopro che la fede è precaria, non si può quantificare; mi accorgo che spesso il materialismo, il benessere tendono a farmela dimenticare, che le prove della vita possono rinforzarla o mandarla in crisi. Dunque, c è la possibilità di perdere la fede!

Ma mi accorgo anche che io e l’uomo, anche se avessimo tutto senza una fede, saremmo nulla. Allora penso di poter rispondere alla domanda di Gesù, così: “Quando tu tornerai, certamente in me e nell’umanità non troverai quello che ti saresti aspettato: ti avremo deluso. Ma, Tu ci hai voluto così bene da farci a tua misura e sei così buono e misericordioso che guardando in fondo al nostro cuore, pur non trovando una fede da spostare le montagne, troverai per lo meno quel desiderio, quel bisogno che ti permetterà di salvare il nostro cuore

 

 

DOMENICA 13 NOVEMBRE: 33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI ORA DI VITA E’ UN DONO DELLA TUA GRAZIA, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non fare”come fanno gli altri” ma fa’ come quelli che fanno meglio. (De Wuitt)

Saggezza popolare: La goccia va sempre verso il mare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il 13 novembre 1789 in una lettera ad un amico il politico e inventore americano Beniamino Franklin scrive: In questo mondo nulla può dirsi certo, eccetto la morte e le tasse. Franklin andò un giorno a visitare una grande manifattura di stoffe, a Norwich in Inghilterra. Il proprietario che lo accompagnava gli mostrava con compiacenza il macchinario e i prodotti. “Queste, gli diceva sono stoffe per le Indie. Queste altre per l’America, Quelle laggiù per le colonie dell’Australia. I nostri tessuti vanno proprio in tutto il mondo”. Franklin aveva intanto osservato che gli operai della fabbrica erano coperti di stracci. Ricolto allora al fabbricante chiese: E per la gente di qui, stoffe non ce ne sono?”

Parola di Dio: Prov. 31,10-13.19-20.30-31; Sal. 127; 1Tes 5,1-6; Mt. 25,14-30

 

2^ Lettura 1 Ts 5, 1-6

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri. Parola di Dio

 

VOI SIETE FIGLI DELLA LUCE E DEL GIORNO... NON DORMIAMO DUNQUE COME GLI ALTRI. (1Tess. 5,5-6)

Nella vita della fede non succede come nella vita del mondo: "Sei stato buono, ti do il premio" "Ho ricevuto il premio, sono il primo, il più in gamba degli altri". Per i credenti essere "figli della luce" non è un premio rapportato alla nostra bontà, ma è un dono gratuito di Dio che ci ha "amati mentre eravamo peccatori” e non ci dà alcuna supremazia sugli altri, ma ci invita invece a lavorare più degli altri. Se il Signore ti dà abbondantemente la grazia, i sacramenti, non è perché tu ti senta "a posto", è perché tu con la sua luce possa illuminare gli altri. In certi periodi della storia della Chiesa, in certi ambienti tradizionalisti mi sembra di sentire spesso un gran russare: e ora di "risvegliarci dal sonno perché la salvezza è più vicina del giorno in cui venimmo alla fede".

 

 

LUNEDI’ 14 NOVEMBRE:

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA!

 

Hanno detto: L'invidia consiste nell'odiare la felicità altrui. È veramente diabolico un tale vizio; poiché mentre la malizia si rallegra del male altrui, l'invidia invece si addolora del bene altrui. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Non c'è pane senza pena. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Andai a trovare un monaco molto anziano e gli chiesi: Qual'è il coraggio dell'umiltà? Quell'uomo non mi aveva mai visto prima, ma sapete che rispose?  Essere il primo a dire: ti voglio bene!

Parola di Dio: 1Mac. 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal. 118; Lc. 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca.

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“GLI DOMANDO’: CHE VUOI CHE IO FACCIA PER TE?”. (Lc.18,41)

E’ sconcertante e può sembrare addirittura strana questa domanda che Gesù rivolge al cieco di Gerico. Dopo tutto il trambusto successo in questo paese di villeggiatura per ricchi, dopo che il cieco si è messo a gridare anche usando termini messianici e quindi, a detta dei sapienti, sconvenienti se applicati ad uomo, dopo che nessuno è riuscito ad azzittirlo, dopo che barcollando è riuscito a giungere ai piedi di Gesù, si sente chiedere: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Il cieco avrebbe potuto pensare: “Io sono cieco, ma tu, o Gesù, sei sordo: che cosa può volere un cieco?”. Eppure questa domanda di Gesù non è inutile. Proviamo a pensare alle nostre preghiere: spesso non sappiamo neppure bene che cosa domandiamo; ad esempio un’impressione che provo spesso la domenica, alla preghiera dei fedeli che dovrebbe essere il momento in cui si raccolgono le preghiere più pressanti dei presenti, ebbene, spesso le formule che vengono lette sono così formali, così astruse, pure difficili nell’uso corrente della lingua che quell’ “Ascoltaci o Signore” ha l’impressione di essere una firma su un assegno in bianco. Gesù con la sua domanda al cieco vuole semplicemente dirci: “Sei convinto di quello che chiedi? Lo vuoi veramente? Hai fede che Colui che hai davanti, a cui ti rivolgi, possa darti ciò che chiedi? Ecco, se davvero chiedi consapevolmente, se davvero hai fede e se questa fede la impegni nel concreto, allora sappi che la tua fede può addirittura spostare le montagne. Allora posso dire anche a te come al cieco non: adesso ti faccio il miracolo, ma: la tua fede ti ha salvato”.

 

 

MARTEDI’ 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PRENDI DIMORA IN CASA MIA.

 

Hanno detto: Oggi ci sono innumerevoli Ponzio Pilato che, lavandosi le mani di tutto, finiscono coll'essere sporchissimi del tutto. (Semain)

Saggezza popolare: Non giudicare chi bussa alla tua porta dalla lunghezza della strada che ha percorso per arrivare da te. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Due esploratori scoprono uno splendido giardino nella foresta vergine. Uno di loro afferma decisamente: Qui certamente deve esserci un giardiniere. Ma il compagno ne dubita, perché nel giardino regna anche un bel po’ di disordine. Tentano alcune indagini. Fanno la guardia, ma nessun giardiniere compare. Scavano una fossa tutt’intorno; recingono il giardino con un filo spinato e un congegno elettrico; perlustrano la zona con cani...Ma non si avverte la presenza di alcun giardiniere. Conclude il secondo esploratore: — Sei convinto ora? Non ho forse dimostrato per bene, che il tuo giardiniere non c’è? Replica il primo: Hai dimostrato un bel niente! Se supponiamo che il giardiniere sia Dio, spirituale ed invisibile, tutti i mezzi che hai adoperato non servono allo scopo. Infatti né il fossato, né il filo spinato lo potrebbero fermare; né il congegno elettrico avvertire, né i cani fiutare. Eppure il giardino c’è ed ben coltivato. E’ impossibile che si sia organizzato da sé! E i due continuano a discutere se esiste o no Dio giardiniere, ma intanto i fiori continuano a crescere nel meraviglioso giardino del mondo. (A. Flew - D. Antiseri)

Parola di Dio: 2Mac. 6,18-31; Sal. 3; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore

 

“ZACCHEO, SCENDI SUBITO, PERCHÉ OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA “. (Lc. 19,5)

Il Vangelo è pieno di incontri che qualche volta sembrano casuali, ma non c’è nulla di fortuito perché il Figlio di Dio è venuto a cercarci. Questi incontri possono lasciarci nell’indifferenza o nella contrarietà, pensate ai farisei, agli scribi; possono lasciarci nella tristezza, pensate al giovane ricco che “se ne va triste perché aveva molti beni”; possono cambiare la nostra vita: gli apostoli “lasciato tutto lo seguirono”; possono, come nel caso di Zaccheo, portare la conversione e la gioia. La curiosità di “vedere Gesù”, la disponibilità ad “ospitarlo in casa”, l’accoglienza della sua misericordia cambiano la vita di questo “piccolotto”. E non sarà un caso che il Vangelo ci parli di un “piccolo”? La grazia è per i “piccoli”. Il Regno di Dio è per i “piccoli”. Gesù non si spaventa della tua piccolezza, delle tue debolezze, neanche dei tuoi peccati: non avrebbe scelto di farsi pane, di farsi mangiare da noi peccatori; ti chiede solo di accoglierlo in casa e di lasciar fare a Lui. Dove entra Lui arriva la misericordia e con la misericordia, la gioia.

 

 

MERCOLEDI’ 16 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORO, MIO DIO; TI AMO CON TUTTO IL CUORE.

 

Hanno detto: Dovendo scegliere tra il mistero e l’assurdo, prendo il mistero. (Card. Giacomo Biffi)

Saggezza popolare: Chi vuole essere cane, trova sempre un guinzaglio. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: Diogene una volta udì per le vie di Atene un fanciullo che diceva parolacce. Lo guardò in faccia, lo riconobbe e non gli disse nulla. Andò quindi a rintracciare il padre di quel ragazzo maleducato. Trovatolo, gli diede uno schiaffo, dicendogli: E’ giusto che io percuota la bocca del padre per le parole del figlio, perché tu e non lui rendi meno bella la nostra città!

Parola di Dio: 2Mac. 7,1.20-31; Sal.16; Lc. 19,11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“SIGNORE, AVEVO PAURA DI TE CHE SEI UN UOMO SEVERO”. (Lc. 19,21)

E’ un grosso rischio considerare Dio solo come un giudice severo e un padrone intransigente: prima di tutto non rendiamo giustizia a Lui che è Padre e poi lo costringiamo ad essere severo con noi. Questo servo della parabola che con la scusa della paura del padrone non è riconoscente dei doni ricevuti e non ha il coraggio di trafficarli, è un po’ la figura di molti cristiani che “obbediscono a Dio perché ritengono di non poterne fare a meno” e che riducono la fede al minimo indispensabile: “Devo andare a Messa, non devo commettere peccati gravi così Dio non ha niente da imputarmi, ma non chiedetemi di fare qualcosa: mica sono un invasato!”. Ma, allora, dove va a finire la gioia cristiana, il Regno che sta venendo, la libertà individuale, il Dio che ha rischiato tutto per noi, Colui che ci chiama ad essere suoi collaboratori? Dio non è il Dio delle mezze misure, colui che si accontenta di risposte obbligate e formali. Non c’è niente di più insultante per Dio e per noi della tiepidezza. Ricordiamoci le parole del libro dell’Apocalisse: “Tu non sei né caldo né freddo perciò io ti vomiterò da me”.

 

 

GIOVEDI’ 17 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria;Sant’Aniano d’Asti.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ LIBERACI DALL’ INGRATITUDINE

 

Hanno detto: La mitezza…distrugge il demonio. (Ignazio di Antiochia)

Saggezza popolare: La buona volontà non può tutto, ma assai fa.

Un aneddoto: Un monaco del deserto incontra un altro monaco e gli chiede: — Come mai così tanti lasciano la vita monastica? E il secondo monaco risponde: — Avviene nella vita monastica come... di un cane che insegue una lepre; le corre dietro e in questa corsa grida e abbaia; molti altri si uniscono e corrono tutti insieme, ma ad un certo momento tutti i levrieri che non vedono la lepre si stancano e l’uno dopo l’altro smettono di correre; solo quelli che vedono la lepre continuano ad inseguirla fino alla fine!

Parola di Dio: 1Mac. 2,15-29; Sal. 49; Lc. 19,41-44

 

Vangelo Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore

 

"NON HAI RICONOSCIUTO IL TEMPO IN CUI SEI STATA VISITATA". (Lc. 19,44)

Gesù piange davanti a Gerusalemme. Piange per l'amore incompreso. Lui ha portato la fedeltà di Dio, il suo amore, la sua pace, la prospettiva della salvezza e Gerusalemme caccia Gesù, anzi lo uccide. Gesù ha visitato la tua e la mia vita, ci offre gratuitamente la salvezza, ci dà i suoi segni, spezza il suo pane con noi, e noi, troppo indaffarati e miopi, non lo accogliamo. Qualche esempio: un povero ha bisogno di noi e noi non abbiamo tempo e cuore per lui. Gesù mi invita alla sua mensa domenicale e io non sento il bisogno del suo pane. I nostri occhi e il nostro cuore vogliono trovare pace, serenità, amore e preferiamo fidarci delle cose piuttosto che accogliere, grati, questi doni da Gesù che ce li offre. Il velo del pessimismo e dell'egoismo ci impedisce di vedere il regno di Dio che sta già venendo. Speriamo che anche davanti a noi, Gesù non debba piangere per tanta miopia e ingratitudine.

 

 

VENERDI’ 18 NOVEMBRE: DEDICAZIONE BASILICHE SAN PIETRO E PAOLO

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVAMI, SIGNORE. DA SOLO AFFOGO.

 

Hanno detto: Le mormorazioni raffreddano i cuori. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Meglio la pace che la vittoria. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: C’era una volta un uomo, un uomo povero, il quale sognò che alle porte della città, dall’altra parte, nascosto sotto una siepe c’era una pentola piena di monete d’oro. Lui si levò in fretta e andò a scavare. Mentre zappava, arrivò una guardia che volle sapere che cosa cercava. E lui, molto imbarazzato rispose che cercava un tesoro che aveva sognato. La guardia si mise a ridere di compassione e gli disse: potrei arrestarti come ladro, ma non lo faccio, tanto qui tesori non ci sono. Anch’io stanotte ho sognato che sotto la siepe all’altra porta della città, c’è nascosto un sacco pieno di pietre preziose. Il campo te lo descrivo bene, ascolta. Ascoltando, quel poveraccio si accorse che parlava proprio dell’orto ai piedi della sua casupola e quando ci arrivò volle tentare. Con due zappate e due palate, apparvero alla luce del sole, luccicanti, tante pietre preziose. La felicità non andate a cercarla lontano.

Parola di Dio: At. 28,11-16.30-31; Sal. 97; Mt. 14,22-33

 

Vangelo Mt 14, 22-33

Dal Vangelo secondo Matteo

Dopo che la folla si fu saziata, subito Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "E’ un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!". Parola del Signore

 

“PIETRO SCENDENDO DALLA BARCA SI MISE A CAMMINARE SULLE ACQUE. MA PER LA VIOLENZA DEL VENTO, COMINCIANDO AD AFFONDARE, GRIDO’: SIGNORE, SALVAMI!”. (Mt. 14,30)

Pietro vuole un segno personale: vuole camminare sulle acque. Ed è bello pensare al sorriso di Gesù che gli dice: “Vieni”. Ma qui cominciano i guai per Pietro: mettere il primo piede in acqua. In quel momento Pietro non pensa più a Gesù, pensa a se stesso, a far l’equilibrista sull’acqua e immancabilmente comincia ad affondare. Solo allora il suo sguardo si rivolge a Gesù: “Salvami!” E’ la nostra esperienza e l’esperienza della Chiesa quando vogliamo prendere il posto di Gesù: si parte con buone intenzioni ma poi vogliamo fare da soli, l’entusiasmo c’è ma a forza di guardare dove mettere i piedi dimentichiamo di guardare Gesù ed ecco che paura, peccato e colpi di vento ci fanno affondare. Fa, o Signore, che in quel momento abbiamo ancora la forza di gridare: “Salvami, Signore, sto affogando”.

 

 

SABATO 19 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO, TU SEI VITA VERA PER OGNI TUA CREATURA.

 

Hanno detto: Se noi pensassimo un po' di più che di là c'è il Paradiso, non coloriremmo tanto spesso il volto di tristezza e non trascineremmo, come vecchi già arrivati, gli attimi di questa vita, noiosamente. (Chiara Lubich)

Saggezza popolare: La paura preferisce consumarsi che decidere. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Il Murialdo accoglieva tutti, anche gli spazzacamini che incontrava per strada: le sorelle lo aiutavano ma ogni tanto, è comprensibile, perdevano la pazienza. “Leonardo – gli disse un giorno una di esse, trovandosi davanti ad una montagna di panni sporchissimi – ora stai esagerando. Ci hai trasformato la lavanderia in ‘carboneria’”.

Parola di Dio: 1Mac. 6,13; Sal. 9; Lc. 20,27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“DIO NON E’ DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI, PERCHE’ TUTTI VIVONO PER LUI”. (Lc. 20,38)

Tra le affermazioni del nostro “Credo” c'è né una che noi speriamo, desideriamo essere vera, ma che è anche difficile da accettare: “Credo la risurrezione dei morti”. Da sempre l’uomo spera nella vita eterna ma stenta a crederci. Pensate che anche un mondo religioso come quello della Bibbia per secoli ha stentato a credere a questo e ancora molti all’epoca di Gesù affermavano che la vita finiva con la morte. Così non ci stupisca che molti dei cristiani che affermano la domenica di credere nella risurrezione, vivono come se tutto dovesse terminare con la morte terrena. San Paolo, già ai suoi tempi, era conscio di questo e scrivendo, affermava:“Se credessimo in Cristo solo in questa vita saremmo i più sciocchi degli uomini” La risposta al nostro interrogativo non ce la dà la scienza (anche se essa ci ricorda che la morte non è distruzione ma mutazione), non ce la dà la filosofia (che pur con il suo ragionare arriva ad un 50%), non ce la danno neppure certe religioni che parlano (ma con quali prove?) di trasmigrazioni di anime; ce la può dare solo Dio in suo Figlio Gesù che afferma Dio, come Dio della vita, che parla di risurrezione, che risorge dai morti, che ci dice:

“Dove sono io voglio siate anche voi”.

 

 

DOMENICA 20 NOVEMBRE: 34^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO N.S. GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO.

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO SIGNORE, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: Il Signore abita nella pazienza, il diavolo invece nella collera. (Il pastore di Erma)

Saggezza popolare: Vizio non punito, cresce all'infinito.

Un aneddoto: Dio, che è padre amoroso di tutti, vedendo troppi infelici sulla terra, stabilì una schiera di angeli ausiliari e li esercitò alla consolazione. Poi li spedì nel mondo. Ad alcuni angeli furono affidati gli orfani e le vedove, che hanno un estremo bisogno di tenero affetto. Ad altri fu demandata la cura dei vecchi e dei moribondi, la cui solitudine è senza confini.  Gli handicappati e i malati ebbero la tutela di angeli, sensibili al loro duro dolore. Anche i poveri ebbero potenti avvocati e benefattori. Sembrava così che ogni sorta di sofferenza sulla terra avesse almeno un angelo consolatore. Era rimasta fuori però una sola, grande categoria di infelici, sia perché nessuno li credeva tali, sia perché tutti stavano alla larga da loro. Ma i loro gemiti non sfuggirono al cuore benevolo del Padre. Chi mandare a consolare la tristezza immensa dei cattivi, dei peccatori, perché proprio di questi infelici si trattava? Un angelo? Forse non sarebbe bastato e forse sarebbe andato malvolentieri. Allora Dio, padre di tutti, disse a suo figlio: Nel mondo c’è della gente che nessuno vuoi consolare: i peccatori. Va’ tu, figlio mio, a fasciare le ferite dei loro cuori, a riempire di speranza la loro triste reclusione, a portar loro la gioia d’una nuova vita, d’un nuovo amore. Il Figlio di Dio non aspettava altro. Con l’aiuto dello Spirito consolatore, scese dal cielo e visse tutta la vita con i peccatori, trattandoli da amici. Molti uomini “dabbene” si sono scandalizzati; ma chi sa cosa sia il soffrire e il non essere amati, chi è convinto che i peccatori sono suoi fratelli, non cessa di lodare Dio, che è tutta misericordia.

Parola di Dio: Ez. 34,11-12.15-17; Sal. 22; 1Cor.15,20-26.28; Mt. 25,31-36

 

Vangelo Mt 25, 31-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". Parola del Signore

 

“VENITE BENEDETTI DEL PADRE MIO PERCHE’ IO HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE…”. (Mt. 25, 34-35)

È interessante costatare nel racconto del giudizio finale così come c'è lo presenta Gesù come la persona del Cristo s'identifichi con le estreme debolezze degli uomini. Tutti noi sin da bambini siamo stati educati alla fede orientata verso l'Eucaristia. Sin dalla prima Comunione abbiamo fermamente creduto che Gesù si nasconda nel pane consacrato, la via che egli stesso ha scelto per donarsi totalmente a noi. Non altrettanto è avvenuto nei confronti del Cristo nascosto nell'affamato, nell'assetato, nel forestiero, nell'ignudo, nel malato e nel carcerato. Eppure proprio su questa fede e su questo amore saremmo giudicati e per questo saremo premiati e introdotti nel regno di Dio o cacciati via nel regno dell'odio e della morte. Vuole insegnarci il Signore Gesù sin da ora, che esiste un indissolubile legame tra l'Eucaristia sacramentale e quella legata alle estreme povertà degli uomini: li unisce l'elemento essenziale del sacramento che è l'amore legato ai segni: il pane consacrato e le miserie umane. Dobbiamo guardare con pari intensità di fede le due Eucaristie. Non ci è consentito ricevere il Cristo come cibo e bevanda di salvezza e poi non dare amore concreto allo stesso Cristo nascosto nel povero che incontriamo sulle nostre strade. È lui il povero, l'assetato, il forestiero, il nudo, il malato, il carcerato. È quindi un dovere consequenziale per noi credenti, inondati gratuitamente dall'amore da Cristo, ridargli amore e gratitudine in coloro nei quali Egli s'identifica, solo così adempiremo il comandamento nuovo, che ci orienta a Dio e al nostro prossimo.

 

 

LUNEDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, MADRE NOSTRA E DI GESÙ AIUTACI A FARE COME LUI

 

Hanno detto: Il peccato non è tanto un desiderio volto alle nature cattive, quanto una rinuncia alle nature migliori.. E'  attaccarsi alle realtà temporali trascurando le realtà eterne. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Vizio rinato, vizio peggiorato.

Un aneddoto: Si racconta di un vecchio artista italiano che aveva perso in parte la sua capacità. Una sera era seduto scoraggiato davanti a un quadro che aveva appena terminato. Si rendeva conto che aveva perduto in parte il suo tocco. La tela non sprizzava di vita come un tempo, ed egli se ne andò tristemente a dormire. In seguito il figlio, artista anche lui, esaminò l’opera del padre, e anch’egli ne notò la manchevolezza. Prendendo la tavolozza, lavorò fino a notte fonda, aggiungendo un piccolo tocco qui, una macchia lì, un po’ di colore da un lato, e un’ombra dall’altro. Egli lavorò finché il dipinto non soddisfece quello che suo padre aveva immaginato. Venne il mattino, e quando il padre entrò nello studio, fu pienamente felice di fronte alla tela perfetta ed esclamò: “Ho lavorato meglio di quanto credessi”. Un giorno, anche noi guarderemo la tela delle nostre vite, e per il tocco di Gesù su di esse, anche noi daremo a Dio il disegno del Padre. Scopriremo che la sua intelligenza amorevole ha trasformato le macchie e i difetti in bellezza. E il Padre non guarderà tanto alla nostra opera, quanto a ciò che è stato compiuto da Gesù, e vedrà il quadro ormai portato a termine.

Parola di Dio: Zc. 2,14-17; Sal. Da Lc. 1,46-55; Mt.12,46-50

 

Vangelo Mt 25, 31-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse:"Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti". Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".

 

“CHI E’ MIA MADRE E CHI SONO I MIEI FRATELLI?”. (Mt.12,48)

Oggi leggiamo un brano evangelico che ci sembra piuttosto duro, soprattutto verso la Madre di Gesù. Per la nostra mentalità che vede solo negli onori terreni la riconoscenza dei meriti, sembra infatti che Gesù rinneghi, in qualche modo, le qualità di Maria. Gesù, Non tradisce sua madre e Gesù stesso la vuole accanto a sé fino al momento supremo della sua morte in Croce. Anzi la presenza di sua Madre serve a Gesù per farci una rivelazione straordinaria! Il discepolo è un “parente di Gesù”. Gesù offre la calda intimità della sua Famiglia agli uomini. Tra Dio e gli uomini non ci sono più solamente freddi rapporti di obbedienza e sottomissione come tra un padrone e gli schiavi. Al seguito di Gesù noi entriamo nella Sacra Famiglia e la caratteristica che ci distingue è quella di fare la volontà di Dio. Cercare e fare la volontà di Dio è entrare in intima comunione con Lui e allo stesso tempo entrare in comunione con gli innumerevoli fratelli e sorelle che anch’essi cercano di fare questa stessa volontà. Cercando la sua volontà, in tutti gli atti della mia giornata, io sono unito a tutti i “santi” della terra, a tutti i discepoli di Gesù che sono sparsi in tutti i paesi del mondo. E Maria, che fa la volontà di Dio alla perfezione, è allora davvero nostra Madre.

 

 

MARTEDI’ 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, SIGNORE SEI IL DIO DEL SENSO PIENO DELLA VITA.

 

Hanno detto: Solamente chi è forte è capace di perdonare. Il debole non sa né perdonare né punire. (Gandhi)

Saggezza popolare: Vita futura, sia la tua cura. Vita presente, abbila in mente. Vita passata, va migliorata.

Un aneddoto: Un principe aveva una stupenda pietra preziosa. Un giorno, per caso, il gioiello fu profondamente rigato. Allora il principe convocò i più abili specialisti per rimettere a nuovo la pietra preziosa. Ma, nonostante tutti gli sforzi, nessuno riuscì ad eliminare la scalfittura. Intanto arrivò in paese un gioielliere di una genialità unica nel tagliare le pietre. Con arte e con pazienza, egli intagliò nel diamante una magnifica rosa e fu talmente abile, da fare della scalfittura il gambo stesso della rosa... per cui, dopo, la pietra preziosa risultò infinitamente più bella di prima.

Parola di Dio: Dn. 2,31-45; Cantico da Dn.3,57-61; Lc. 21, 5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“GUARDATE DI NON FARVI INGANNARE. MOLTI VERRANNO SOTTO IL MIO NOME DICENDO: SONO IO”. (Lc. 21,8)

E’ proprio vero che continuamente c’è qualcuno o qualcosa che ha la pretesa di presentarsi come salvatore dell’uomo. Qualche esempio: “Sono io” ha gridato la scienza assicurando di avere una risposta esatta per tutti i problemi dell’uomo; “Sono io” ha gridato il capitalismo, col denaro e con il potere si ha la felicità; “Sono io” ha gridato il nazismo: io salvo la razza pura; “Sono io” hanno gridato i vari comunismi pratici: quando gli uomini saranno tutti uguali, troveranno il paradiso in terra; “Sono io” gridano le nuove religioni e le nuove mode religiose e i vari santoni che proliferano come funghi... “Non lasciatevi ingannare”, dice Gesù. lo credo, o Gesù, che sei Tu l’unico Salvatore, il Figlio di Dio incarnato, morto e risorto, vivo per sempre: tutti quelli che gridano “Sono io” mi portano solo se stessi, le loro idee o salvezze parziali; Tu, invece, mi hai amato fino a darmi la vita. Tu solo mi hai parlato del Padre, Tu solo mi dai lo Spirito Santo. Aumenta la mia fede!

 

 

MERCOLEDI’ 23 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA COSTANZA DI UN PASSO DOPO L’ALTRO.

 

Hanno detto: Quello che tu puoi fare è solo una goccia nell'oceano, ma è ciò che da' significato alla tua vita. (Albert Scweitzer)

Saggezza popolare: Dio aiuta il marinaio durante la tempesta, ma il timoniere deve essere al posto suo. (Proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Un tirannello di provincia aveva finalmente di nuovo fatto prigioniero un suo terribile avversario, che più volte gli era sfuggito dal carcere. Perciò questa volta pensò di confinarlo in una segreta, sopra un’altissima torre. Da qui la fuga sarebbe stata semplicemente impossibile. Il prigioniero anche questa volta cercava, ma invano e disperatamente, un mezzo per evadere. Cerca e ricerca durante i lunghi mesi passati lassù, finalmente gli venne un’idea. I capelli gli erano diventati lunghissimi. Ne strappò parecchi e li annodò l’uno all’altro formandone un filo sottilissimo e molto lungo. Scorgendo un amico ai piedi dell’altissima torre, ne attirò l’attenzione. Con estrema precauzione calò il sottilissimo filo di capelli con un piccolo sasso legato ad un capo. L’amico intelligente intuì, aspettò la notte e attaccò all’ultimo capello un filo sottile di refe, che il prigioniero lentamente tirò su, sotto lo sguardo della limpida luna. La notte dopo il prigioniero calò il filo di refe e l’amico vi attaccò una cordicella lunga e sottile. Così di notte in notte fino a tirar su una fune robusta. E quando già la luna più non splendeva, l’astuto prigioniero s’affidò alla fune robusta e scese dall’ altissima torre. Fuggì così un’altra volta verso la libertà, di cui era assetato.

Parola di Dio: Dn. 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cantico da Dn. 3,62-67; Lc. 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. Parola del Signore

 

“CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LE VOSTRE ANIME”. (Lc. 21,19)

Qualche volta noi pensiamo che la fede sia un qualcosa che una volta acquistato divenga nostro possesso. E’ l’errore di molti che riducono la fede ad una serie di riti e di abitudini. Un’altra tentazione è quella di pensare che, essendo la fede dovuta solo a noi, alla nostra ricerca e ai nostri sforzi, non la raggiungeremo mai. Gesù parla di fede, di regno di Dio come di un dono gratuito e prezioso per il quale vale la pena di vendere tutto per acquistarlo, ma ci dice che è anche solo attraverso la perseveranza che riusciamo a mantenerlo. Non spaventarti se ti sembra di aver poca fede. Non arrenderti se scopri in te stesso sempre gli stessi limiti e manchevolezze, riparti sempre: una casa vien su mattone dopo mattone, una pietra difficilmente si spacca al primo colpo di martello. Costruisci giorno per giorno, batti e ribatti sui tuoi difetti. Continua a fidarti, la pazienza di Dio è grande ma vuole vederti all’opera senza scoraggiamenti e, se Dio si fida di te, non puoi essere che Ottimista.

 

 

GIOVEDI’ 24 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI MIO SCUDO E MIA SALVEZZA, MIA LIBERAZIONE DA OGNI MALE.

 

Hanno detto: Dio ama i poveri e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri. (San Vincenzo de Paoli)

Saggezza popolare: Se sorridi alla vita, sarà lei a sorriderti.

Un aneddoto: Si dice che quando Mosè lanciò il suo bastone nel Mar Rosso non avvenne il miracolo tanto atteso. Fu solo quando il primo uomo si gettò fra le onde che il mare si divise in due in modo da lasciare passare gli Ebrei.

Parola di Dio: Dn. 6,12-18; Cantico da Dn. 3,68-74; Lc. 21,20-28

 

Vangelo Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore

 

“ALZATEVI E LEVATE IL CAPO PERCHE’ LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA”. (Lc. 21,28)

Gesù parla di “liberazione vicina”. Ma perché una liberazione possa avvenire occorrono almeno due cose: la prima è sapere di essere prigionieri, la seconda è di desiderare e operare affinché la liberazione possa avvenire. Noi siamo liberi o prigionieri? Spesso c’è contrasto nell’uomo. Da una parte ci sentiamo schiavi del tempo, della sofferenza, della morte, del peccato, dell’egoismo, d’altra parte affermiamo di essere popolo libero, crediamo nel denaro che ci liberi dalle angustie, nella scienza che ci emancipi e risolva i nostri problemi, nelle nostre capacità intellettive che ci portino a superare i nostri limiti. Per essere liberati, invece, occorre mettersi in un altro atteggiamento:il potere, la scienza, la mia sola volontà non ce la fanno. Ho bisogno di Dio per essere come Lui mi desidera. Se ho fatto questo primo passo e ne sono convinto, allora posso guardare a Gesù che è venuto per salvarmi donando se stesso una volta per tutte, posso conformarmi al suo progetto, posso accogliere la gioia della liberazione. Che non succeda anche a noi come agli Ebrei in viaggio nell’esodo che dimenticando la propria schiavitù e le opere che Dio aveva compiuto per loro, rimpiangevano la pentola della carne e le cipolle d’Egitto.

 

 

VENERDI’ 25 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, VERBO DEL PADRE, SALVACI

 

Hanno detto: Chi fa soffrire il prossimo fa male a se stesso. Chi aiuta altri aiuta se stesso. (Tolstoi)

Saggezza popolare: Di gente che ben parla il mondo è pieno, di gente che ben vive c'è n'è meno.

Un aneddoto: Il 25 Novembre 1891 a Sotto il Monte nasce quarto di 13 figli Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Quando era nunzio apostolico in Turchia venne a sapere che i bambini ebrei venivano deportati in massa nel campo di concentramento di Auschwitz. Pur di salvarli, stampò migliaia di certificati di battesimo falsi e li distribuì coniando il termine di Operazione Battesimo.

Parola di Dio: Dn. 7,2-14; Cantico da Dn. 3,75-81; Lc. 21,29-33

 

Vangelo Lc 21, 29-33

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando gia germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”. (Lc. 21,33)

Per capire meglio questa affermazione di Gesù. Dobbiamo rifarci a tutta la Bibbia. San Giovanni, rivisitando nel suo Vangelo la storia di Gesù, inizia il suo scritto dicendo: “Il Verbo (la Parola) si è fatta carne”, cioè quella Parola che all’inizio ha creato tutte le cose, quella Parola che si è concretizzata nella Legge per essere Alleanza e guida al popolo di Dio, ora è qui, è carne, è uno di noi, in mezzo a noi, quella Parola è persona, è Gesù. Ed è Gesù che, ancora oggi, in mezzo a tante prove e tante debolezze, la Chiesa annuncia. “Le mie parole non passeranno”: non soltanto le singole parole che Gesù ha detto, non passerà la Parola, non passerà Gesù, perché Lui è Dio, perché Lui, morto e risorto, è il vivente per sempre, perché le sue promesse sono vere, perché Lui è proposta per me oggi. Quanta ignoranza di Gesù c’è oggi! Ci sono cristiani battezzati per tradizione che hanno ridotto la conoscenza della fede che professano (formalmente e qualche volta) a quei pochi incontri di catechismo avuti da bambini. Cristiani non solo ‘ignoranti’ perché non hanno mai letto, studiato, meditato personalmente il Vangelo, ma che hanno ridotto Gesù ad un uomo buono di una storia lontana che si perde nel mito. Preti e Vescovi che celebrano dei riti ma che senti lontani da un incontro vivo con Gesù, che parlano di Gesù per dovere, per continuare a sostenere il loro ruolo e i loro compiti ma non trasmettono niente, perché non hanno niente, nessuno da trasmettere. E’ la Parola di Gesù, la Persona di Gesù, Gesù Figlio di Dio, Redentore, Amico, Salvatore, che non passa e non passerà. E’ il Dio fattosi mendicante di un corpo umano per essere in tutto simile a noi, è il Dio che non si impone ma che si propone, è il Dio grande e misterioso che chiede a me, oggi, un cuore da bambino per poterlo accogliere.

 

 

SABATO 26 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE RIEMPI DI SENSO E DI GUSTO LA NOSTRA VITA.

 

Hanno detto: L’oliva e l’uva danno il loro succo solo dopo essere passate nel frantoio. (Beata Anna di San Bartolomeo)

Saggezza popolare: Tessi la trama della tua esistenza con fili di speranza e di pazienza.

Un aneddoto: Un re sognò di vedere un re in paradiso e un prete all’inferno. Si domandò come fosse possibile questo, poi udì una voce che diceva: “Il re è in paradiso perché ha rispettato i preti. Il prete è all’inferno perché è sceso a compromesso con i re.

Parola di Dio: Dn. 7,15-27; Cantico da Dn 3,82-87; Lc. 21,34-46

 

Vangelo Lc 21, 34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“STATE BEN ATTENTI CHE I VOSTRI CUORI NON SI APPESANTISCANO IN DISSIPAZIONI, UBRIACHEZZE E AFFANNI DELLA VITA”. (Lc. 21,34)

Gesù sa benissimo come funziona la nostra vita. E’ nostra quotidiana esperienza che quando lasciamo che nella nostra vita abbiano il sopravvento le preoccupazioni materiali, il denaro, il mangiare, il bere, il divertirci, le paure per la salute, per il futuro, l’affanno del voler sempre di più, queste cose ci mangiano la vita e alla fine ci accorgiamo che non siamo più noi a vivere ma sono questi affanni che ci vivono e spesso ci uccidono. Gesù non ci vuole disincarnati dalla vita e dalla storia, non viene a dirci che tutto nel mondo è male, che non dobbiamo più pensare a casa, cibo, lavoro, vuole semplicemente farci trovare il vero senso della vita come un cammino che non finisce nelle cose, ma come un cammino verso una meta che non delude.

 

 

DOMENICA 27 NOVEMBRE: 1^DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE GESU’, SENZA TE NON POSSIAMO NULLA.

 

Hanno detto: La ricchezza del conto in banca è come il tacco delle scarpe che le donne usano per farsi più alte; è solo un'illusione, perché la nostra grandezza non viene dal basso, ma scende dall'alto. (Gabriele Adani)

Saggezza popolare: La vita senza amore non ha sapore, senza dolore non ha valore.

Un aneddoto: Il 27 novembre 1895 muore Alessandro Dumas,figlio, scrittore francese. Era generosissimo e non passava giorno senza soccorrere qualche infelice, ma lo faceva con la massima discrezione, in gran segreto. “Bisogna fare – diceva – soltanto elemosine anonime. Hanno il gran vantaggio di sopprimere l’ingratitudine.

Parola di Dio: Is. 63,16-17.19; 64,2-7; Sal. 79; 1Cor. 1,3-9; Mc. 13,33-37

 

Vangelo Mc 13, 33-37

Dal Vangelo secondo Marco

State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E’ come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”. Parola del Signore

 

“QUELLO CHE DICO A VOI, LO DICO A TUTTI: VEGLIATE!”. (Mc. 13,37)

Vegliare ha diversi significati collegati tra loro: significa non lasciarci vincere dal Sonno, significa stare attenti, cioè saper guardare, saper cogliere dei segni per non lasciarseli sfuggire. Quando noi cristiani sentiamo la parola “Avvento” scatta in noi: “Siamo ormai a Natale”, ma “vegliare” in questo caso non è solo sapere di questa festa, e saperne cogliere il significato più profondo. Se non vuoi perderti il Natale di Cristo e tuo, approfitta di queste quattro settimane per fare un po’ di silenzio interiore dal chiasso, dai preparativi troppo materialistici di questa festa. ‘Vegliai con un po’ di preghiera quotidiana, prova a chiederti che cosa significa per te accogliere Gesù che viene, prova a staccare il tuo cuore dalle cose vane per trovare il senso vero della vita. Prova a vedere se non ci sia qualcosa da cui è bene convertirsi, se non ci sono degli angoli in cui, come cristiano, stai dormendo della grossa. Con questo atteggiamento, forse, il Natale perde un po’ di lustrini inutili ma diventa l’incontro con Colui che viene proprio per te.

 

 

LUNEDI’ 28 NOVEMBRE:

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI IL DIO DI OGNI UOMO.

 

Hanno detto: Se ci mostriamo riconoscenti per tutto ciò che abbiamo ricevuto da Dio, prepariamo alla grazia un posto più grande nel nostro cuore e ci rendiamo degni di riceverla con più abbondanza. (San Bernardo)

Saggezza popolare: Nella vita, lieti o tristi, siamo tutti dei turisti.

Un aneddoto: Una vecchia signora notò che il suo galletto iniziava ogni giorno a cantare con precisione scientifica subito prima che sorgesse il sole. Di conseguenza decise che era il canto del gallo a far sorgere il sole. Quando il galletto all’improvviso morì, ella si affrettò a sostituirlo con un altro, per timore che l’indomani mattina il sole non sorgesse più.

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal. 121; Mt. 8,5-11

 

Vangelo Mt 8, 5-11

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

“MOLTI VERRANNO DA ORIENTE ED OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA CON ABRAMO, ISACCO E GIACOBBE NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 8,11)

Nessuno ha l’esclusiva del Regno di Dio. Dio è per tutti, tutti sono figli suoi, tutti sono invitati al Regno. Mi sembra bello che l’avvento di Gesù nella nostra vita cominci con questa prospettiva. Nel Regno si entra attraverso una porta stretta ma con un orizzonte enorme. Non è più l’orizzonte delle religioni che relegano la salvezza all’appartenenza ad un determinato gruppo o all’adempimento di determinate norme, ma è l’orizzonte sconfinato di un Dio che si propone e invita tutti, di un Dio che vuol far festa con tutti gli uomini. Uno slogan molto usato era “ogni uomo è mio fratello”, ma non soltanto per filantropia, per quieto vivere in una pace formale, ogni uomo è mio fratello perché Dio è Padre di tutti.

 

 

MARTEDI’ 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ SEI CON NOI FINO ALLA FINE DEI TEMPI.

 

Hanno detto: E’ indispensabile sacrificare qualcosa. E’ l’igiene dell’anima. (Jean Cocteau)

Saggezza popolare: Meglio in vita un complimento che dopo morto un monumento.

Un aneddoto: Da una siepe in cattivo stato passavano molte galline, facendo danni non lievi all’orto del vicino. Questi avvisò l’interessato, pregandolo di riparare la siepe; ma non ottenne altro che vaghe promesse. Un altro avrebbe, forse, citato in tribunale un vicino tanto poco riguardoso degli altrui diritti e interessi, ma l’ortolano era un uomo pacifico e di buone maniere con tutti. Trovò un mezzo, che si rivelò ottimo sotto tutti i punti di vista. Cominciò a mandare al vicino alcune uova, facendogli dire di guardare bene dove le sue galline deponevano le uova, così per tre volte di seguito poi sospese l’invio delle uova... Dopo otto giorni, la siepe era del tutto riparata. L’ingegnoso scherzo gli era costato solo qualche uova.

Parola di Dio: Is. 11,1-10; Sal.71; Lc.10,21-24

 

Vangelo Lc 10, 21-24

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono». Parola del Signore

 

“BEATI GLI OCCHI CHE VEDONO CIO’ CHE VOI VEDETE”. (Lc. 10,23)

Qualche volta ci viene da pensare: “ Per chi ha potuto vedere con i propri occhi Gesù, per chi ha potuto parlargli, ascoltare le sue risposte, vedere i suoi miracoli, tutto deve essere stato più semplice! Noi, invece, dobbiamo aver fede senza aver visto di persona, senza aver ascoltato direttamente, fidandoci delle parole altrui, in mezzo a problemi di ogni sorta!” Ma, è poi proprio così? I nostri occhi, dopo duemila anni dalla venuta di Gesù non riescono a vedere la sua presenza? Eppure Gesù ci ha detto che sarebbe rimasto con noi per tutti i giorni della nostra vita. La sua ‘Incarnazione’ da allora non è più cessata. Egli è in mezzo a noi nei poveri, in chi ha fame e sete, in chi soffre, nei piccoli, in coloro che cercano giustizia, è presente nei fratelli a cui dare anche solo un bicchier d’acqua. Ci sono ovunque segni della sua presenza: nella comunità cristiana e nella testimonianza di tanti credenti, nella sua parola che è viva ed efficace ancora oggi, nei suoi Sacramenti, nel suo Pane vivo per il nostro cammino, nel segno del suo perdono per i peccatori. Anche oggi, se sappiamo vederli, nel suo nome si compiono miracoli quotidiani: ci sono persone che trasformano la sofferenza in amore, c’è il miracolo del perdono al posto della vendetta, della condivisione al posto dell’egoismo… E’ vero che ci vuole fede per vedere tutto questo, ma anche ai tempi di Gesù ci voleva fede per riconoscere in un uomo, pur accompagnato da segni straordinari, il Figlio di Dio. Gesù non si è imposto allora come non si impone oggi, Egli si propone e chiede ad ogni uomo di vederlo, di seguirlo, di lasciarlo operare in noi. Noi viviamo una religione della Incarnazione: Dio si fa uomo per redimere la nostra vita e chiede a noi di incarnare il suo amore nella nostra storia affinché la nostra realtà, accogliendo la divinità, possa ancora manifestare la concretezza del Suo amore.

 

 

MERCOLEDI’ 30 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Una scheggia di preghiera:

 

TI AMO, SIGNORE, MIA FORZA

 

Hanno detto: Il diavolo nel trascinarci alla rovina usa violenza; Dio invece nell’esercitarci alla salvezza ci conduce per mano. (Dionigi d’Alessandria)

Saggezza popolare: Prima della virtù, Dio ha messo il sudore.

Un aneddoto: Il 30 novembre 374 Ambrogio da Milano, già eletto vescovo della città per acclamazione, riceve il battesimo. Ambrogio portò alla chiesa milanese chiarezza e fermezza. Ai giudici che volevano accostarsi ai Sacramenti dopo aver pronunciato delle sentenze di morte, disse: “Se venite all’altare vi scuso, se non venite vi lodo”.

Parola di Dio nella festa di Sant’Andrea: Rom. 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22

 

Vangelo Mt 4, 18-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Parola del Signore

 

"ED ESSI, SUBITO, LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO". (Mt. 4,20)

Le reti davano lavoro e sicurezza ai pescatori del lago. Gesù offre loro speranze, parole, una vita non troppo sicura, persecuzioni... Vale la pena questo scambio? Eppure lasciano tutto perché hanno incontrato la persona di Gesù. La nostra fede non è un calcolo sulla convenienza, non è un mettersi a tavolino per stabilire i pro e i contro sia dal punto di vista intellettuale che materiale, è incontrare una persona. S. Paolo dirà: "Reputo tutto spazzatura in confronto a Cristo". Come mai ci sono tanti sedicenti cristiani che sono tristi, indifferenti, abitudinari? Perché, forse, hanno incontrato delle norme morali, hanno incontrato una religione, ma non hanno incontrato Gesù.

     
     
 

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