Archivio

 
     
     

SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://digilander.libero.it/don_franco_web

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

 

AGOSTO 2011

 

LUNEDI’ 1 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori; San Giovanni da Rieti, San Leo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ASCOLTA LA MIA PREGHIERA

 

Hanno detto: Sì, sei mio fratello. Siete tutti miei fratelli che amo. Ma che sapore spaventoso ha, a volte, la fraternità. (A. Camus)

Saggezza popolare: La fortuna è come il vetro: scintilla, ma è fragile.

Un aneddoto: C'era una volta un vecchio che non era mai stato giovane. In tutta la sua vita, in realtà, non aveva mai imparato a vivere. E non avendo imparato a vivere, non riusciva neppure a morire. Non aveva speranze né turbamenti; non sapeva né piangere né sorridere. Tutto ciò che succedeva nel mondo non lo addolorava e neppure lo stupiva. Passava le sue giornate oziando sulla soglia della sua capanna, senza degnare di uno sguardo il cielo, l'immenso cristallo azzurro che, anche per lui, il Signore ogni giorno puliva con la soffice bambagia delle nuvole. Qualche viandante lo interrogava. Era così carico d'anni che la gente lo credeva molto saggio e cercava di far tesoro della sua secolare esperienza. "Che cosa dobbiamo fare per raggiungere la felicità?" chiedevano i giovani. "La felicità è un'invenzione degli stupidi" rispondeva il vecchio. Passavano uomini dall'animo nobile, desiderosi di rendersi utili al prossimo. "In che modo possiamo sacrificarci per aiutare i nostri fratelli?" chiedevano. "Chi si sacrifica per l'umanità è un pazzo" rispondeva il vecchio, con un ghigno sinistro. "Come possiamo indirizzare i nostri figli sulla via del bene?" gli domandavano i genitori. "I figli sono serpenti" rispondeva il vecchio. "Da essi ci si possono aspettare solo morsi velenosi". Anche gli artisti e i poeti si recavano a consultare il vecchio che tutti credevano saggio. "Insegnaci ad esprimere i sentimenti che abbiamo nell'anima" gli dicevano."Fareste meglio a tacere" brontolava il vecchio. Poco alla volta, le sue idee maligne e tristi influenzarono il mondo. Dal suo angolo squallido, dove non crescevano fiori e non cantavano uccelli, Pessimismo (perché questo era il nome del vecchio malvagio) faceva giungere un vento gelido sulla bontà, l'amore, la generosità che, investite da quel soffio mortifero, appassivano e seccavano. Tutto questo dispiacque molto al Signore, che decise di rimediare. Chiamò un bambino e gli disse: "Va' a dare un bacio a quel povero vecchio". Il bambino obbedì. Circondò con le sue braccia tenere e paffute il collo del vecchio e gli stampò un bacio umido e rumoroso sulla faccia rugosa. Per la prima volta il vecchio si stupì. I suoi occhi torbidi divennero di colpo limpidi. Perché nessuno lo aveva mai baciato. Così aperse gli occhi alla vita e poi morì, sorridendo.

Parola di Dio: Num 11,4-15; Sal. 80; Mt. 14,22-36

 

1^ Lettura Nm 11, 4-15

Dal libro dei Numeri

In quei giorni, gli Israeliti ripresero a lamentarsi e a dire: "Chi ci potrà dare carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. Ora la nostra vita inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna". Ora la manna era simile al seme del coriandolo e aveva l'aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla; poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta all'olio. Quando di notte cadeva la rugiada sul campo, cadeva anche la manna. Mosè udì il popolo che si lamentava in tutte le famiglie, ognuno all'ingresso della propria tenda; lo sdegno del Signore divampò e la cosa dispiacque anche a Mosè. Mosè disse al Signore: "Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: portatelo in grembo, come la balia porta il bambino lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderei la carne da dare a tutto questo popolo? Perché si lamenta dietro a me, dicendo: Dacci da mangiare carne! Io non posso da solo portare il peso di tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; io non veda più la mia sventura! ". Parola di Dio

 

“PERCHE’ MI HAI GRAVATO COL PESO DI TUTTO QUESTO POPOLO?” (Nm. 11,10)

Mosè si lamenta con il Signore. La sua missione gli sembra impossibile. La terra promessa è lontana, il popolo si lagna con lui, non capisce, stenta a comprendere il progetto di Dio, la pentola della carne è vuota. Signore, oggi sono io il Mosè che si lamenta con te. Mi sembra troppo pesante il fardello che mi hai messo sulle spalle. Vedo la gente che mi hai affidato e vedo la mia povertà, povertà di fede, di forze, di capacità. Parlo di risurrezione, di eternità, di felicità che dura per sempre ma la meta è lontana, e bussano i poveri e sono tanti e vedo l’incapacità di aiutarli sul serio. Gli stessi amici, invece di aiutarmi, spesso non capiscono. E la lamentazione continua; parte da me, passa attraverso la gente e giunge fino a Dio, troppo spesso apparentemente muto e lontano. Meno male che in qualche momento di silenzio mi pare di captare la voce di Gesù che sussurra: “Coraggio, non temere, io sono con te fino alla fine dei tempi”.

 

 

MARTEDI’ 2 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Eusebio di Vercelli; San Pietro Giuliano Eymard.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DEL BENE CHE COMPI ATTRAVERSO I FRATELLI.

 

Hanno detto: La maniera di dare val più di quel che si dà. (Corneille)

Saggezza popolare: L’uomo cortese non calpesta neppure l’ombra del vicino.

Un aneddoto: Si narra che un novizio sentì la chiamata di Dio dalla cima di un monte. Uscì dal convento e seguì l’eco che veniva dalla montagna. Lungo la strada incontrò un boscaiolo ferito ma non si fermò nemmeno a guardarlo perché doveva incontrare Dio. Ma verso sera quando finalmente giunse in cima al monte Dio non c’era più perché era sceso ad aiutare il tagliaboschi ferito. (Racconto russo)

Parola di Dio: Nm. 12,1-13; Sal. 50; Mt. 15,1-2.10-14

 

1^ Lettura Nm 12, 1-13

Dal libro dei Numeri

In quei giorni, Maria e Aronne parlarono contro Mosè a causa della donna etiope che aveva sposata; infatti aveva sposato una Etiope. Dissero: "Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?". Il Signore udì. Ora Mosè era molto più mansueto di ogni uomo che è sulla terra. Il Signore disse subito a Mosè, ad Aronne e a Maria: "Uscite tutti e tre e andate alla tenda del convegno". Uscirono tutti e tre. Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermò all'ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: "Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine del Signore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo Mosè?". L'ira del Signore si accese contro di loro ed Egli se ne andò; la nuvola si ritirò di sopra alla tenda ed ecco Maria era lebbrosa, bianca come neve; Aronne guardò Maria ed ecco era lebbrosa. Aronne disse a Mosè: "Signor mio, non addossarci la pena del peccato che abbiamo stoltamente commesso, essa non sia come il bambino nato morto, la cui carne è gia mezzo consumata quando esce dal seno della madre". Mosè gridò al Signore: "Guariscila, Dio!". Parola di Dio

 

"MARIA E ARONNE PARLARONO CONTRO MOSE’". (Nm.12,1)

Aronne, Mosè, Maria : la triade dell’Esodo, gli scelti da Dio per la liberazione del popolo: ma neppure essi sono esenti dalla gelosia, dalla mormorazione e quindi dal peccato. Un gran brutto male è la gelosia perché non permette più di vedere la realtà e il bene. Ma è un male ancora più grave quando nasce dalle persone più care. Quante famiglie distrutte da un amore diventato prima sospettoso, poi geloso, poi solo più gelosia e non più amore! E quante volte la gelosia ha minato o addirittura distrutto cose della Chiesa; c'era già gelosia anche tra alcuni apostoli (la madre di Zebedeo: "Fa che i miei figli siedano uno alla destra e l'altro alla sinistra nel tuo Regno") e nella Chiesa?: “Noi sì che preghiamo bene! E chi si credono di essere quelli di quel gruppo...” Ed ecco che la gelosia si trasforma in mormorazione e la mormorazione diventa denigrazione. Eppure non dovrebbe essere così: dovremmo gioire del bene che fanno gli altri (lavoriamo per la stessa "ditta" e per lo stesso "Signore"!) Ciascuno di noi ha dei doni diversi che servono per lo stesso fine del Regno. Usarli per puntarci il dito a vicenda significa fare un affronto a chi ci ha dato questi doni.

 

 

MERCOLEDI’ 3 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lidia; San Nicodemo.

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, PADRE, I TUOI FIGLI PECCATORI.

 

Hanno detto: La gloria dei malvagi più si innalza e meno è stabile. (Sant’Antonio da Padova)

Saggezza popolare: Trattate i complimenti che vi vengono fatti come se fossero profumi: odorateli, ma non inghiottiteli.

Un aneddoto: Un uomo, solo in una piccola oasi, si stava godendo il silenzio della notte. Era un silenzio talmente compatto e rotondo, che gli permetteva di udire il battito del proprio cuore e la sua canzone segreta. Purtroppo, a un certo punto, si alzò in volo una zanzara. Il suo ronzio insistente e variato, petulante e ossessivo, parve all'uomo la peggior ferita inferta a quella quiete assoluta. Già non udiva più il proprio cuore, quando una rana si mise a cantare. Il suo singhiozzo sgangherato e ritmato, rauco e prepotente annullò il suono della zanzara e irritò moltissimo l'uomo. Stava per alzarsi a scoprirne la provenienza quando, da una duna vicina, un coyote si mise a ululare. Il suo lamento uggioso e straziante fece sparire ogni altra voce. Era talmente invadente quel grido, talmente ostinato e penetrante da perforare, oltre al silenzio, l'animo stesso dell'uomo. In quel momento si abbatté sull'oasi un turbine di vento dal respiro roco e ansimante, facendo un tale fracasso da spaventare persino l'erba e le piante, che tutte tremavano per la paura. Poi, il vento svanì di colpo ed il silenzio riavvolse nuovamente l'uomo col suo mantello. L'uomo lo gustò profondamente, e anche se il coyote riprese a ululare, la rana a gracidare e la zanzara a ronzare, gli parvero suoni di un silenzio più amico e più cordiale.

Parola di Dio: Num 13,1-3.25-14,1.26-30.34-35; Sal. 105; Mt 15,21-28

 

Vangelo Mt 15, 21-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". "E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE: “NON E’ BENE PRENDERE IL PANE DEI FIGLI PER DARLA AI CAGNOLINI...” (Mt. 15,26)

Le prime volte che, ragionandoci sopra, leggevo il racconto di questa donna Cananea, la frase che proprio mi dava più fastidio era proprio questa: come, il buon Gesù venuto per salvare tutti, lui che dice di non giudicare nessuno si permette di dare del “cane” a una donna straniera che chiede aiuto, solo perché non fa parte del “popolo eletto” quello stesso popolo che poi lo metterà  in croce? Ho poi capito che questa frase invece di essere una affermazione era solo una provocazione per mettere in evidenza la fede di questa donna che supera di gran lunga la fede dei buoni e che rispondendo umilmente ma “a tono”, senza nulla perdere della sua dignità, strappa il miracolo che aveva tanto a cuore. E allora imparo: da parte mia, il non pregare, il non chiedere a Gesù qualcosa perché sono peccatore è poi proprio umiltà o è estremo orgoglio di chi sapendosi peccatore non crede alla misericordia di Dio che supera il peccato?

 

 

GIOVEDI’ 4 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Maria Vianney; San Tertulliano.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, IL TUO SPIRITO

 

Hanno detto:

Si dice qualche volta: “Dio castiga coloro che ama”. Non è vero. Le prove, per coloro che Dio ama, non sono castighi, sono grazie. (San Giovanni Maria Vianney)

Saggezza popolare: Una casa senza donna è come una lanterna senza fiamma.

Un aneddoto: Un giovane monaco disse al vecchio Abate: “Abbà, qual è l’opera più difficile per un monaco?”. L’altro rispose: “Dimmi tu quale pensi che sia”. Il giovane monaco disse: “Forse l’opera più difficile è la vita comune”. L’Abbà rispose: “No, figliolo, prima o poi gli uomini, per cattivi che siano a forza di stare insieme possono arrivare a volersi bene”. “Allora può essere la teologia”. “No figliolo, guardati intorno: quanti ecclesiastici parlano di Dio dal mattino alla sera? Tutti discutono su Dio…, No! Non è tanto difficile parlare su Dio” “Allora dimmi tu qual è l’opera più difficile per il monaco?” “E’ pregare, figliolo, è dare del tu a Dio.”

Parola di Dio: Num. 20, 1-13; Sal. 94; Mt. 16,13-23

 

Vangelo Mt 16, 13-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, Gesù chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! ". Parola del Signore

 

"TU MI SEI DI SCANDALO PERCHE' NON PENSI SECONDO DIO, MA SECONDO GLI UOMINI". (Mt.16,23)

Sovente mi chiedo che cosa significhi pensare secondo Dio o secondo gli uomini. Il giovane Salomone, davanti a Dio che gli domandava quale dono egli volesse da Lui, gli chiese la Sapienza ritenendola più preziosa dell'oro e del potere, la Sapienza di poter pensare come Dio. Nel Vangelo di oggi ci sono due parole di Gesù rivolte a Pietro. La prima è una lode: "Beato te perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio". E la seconda è un rimprovero: "Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". La Sapienza sta dunque nel pensare con i pensieri di Dio. Ma "i tuoi pensieri non sono come i nostri pensieri; quanto dista il cielo dalla terra, tanto distano i tuoi pensieri dai nostri", e allora? Possiamo rispondere così: la Sapienza è un dono da invocare e da cercare. Da invocare ogni giorno: è lo Spirito stesso di Dio che noi imploriamo e chiediamo. I primi cristiani erano ben consci (basta leggere gli Atti degli Apostoli) che senza lo Spirito Santo non c'era vera fede. Da cercare in quanto solo attraverso la frequentazione quotidiana della Parola di Dio, solo attraverso la meditazione che trasporta nella vita ciò che Gesù ci ha insegnato, possiamo poco per volta cominciare a capire qualcosa di Dio e ciò che Egli voglia da noi. Istintivamente, se "penso secondo il mondo" cerco il potere, il denaro, la vendetta, l'egoismo… se mi lascio guidare dal pensiero di Gesù poco per volta troverò la strada della giustizia nella pace e nel perdono, lo sguardo buono di chi è capace a condividere con il fratello, la serenità fiduciosa anche nel momento della sofferenza. Insomma, sembra dirci il Vangelo, attraverso la preghiera e l'allenamento puoi davvero scoprirla e averla la Sapienza di Dio.

 

 

VENERDI’ 5 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Osvaldo; Sant’Emidio. Dedicazione  della Basilica di Santa Maria Maggiore

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTAMI A FARE LA SCELTA DECISIVA DI TE.

 

Hanno detto: State lontani dagli spettacoli pericolosi, per non esporvi al pericolo di peccare, perché questi non lasciano che il cuore mesto e addolorato. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Chi non ha un soldo in tasca, deve avere miele nella bocca.

Un aneddoto: Filippo Neri  non attirava a sé solo i giovani. La sua affabilità era tale in lui che, come afferma il Cardinal Cusano, “Ogni sorta di persone erano attratte dalla sua conversazione di maniera che non si potevano staccare più, tanto i giovani, i bimbi, quanto i vecchi, sia donne, sia uomini, sia di basso che di alto grado”. Ancor più caratteristici che non con i giovani erano i modi di trattare coi peccatori. Li accarezzava, li baciava in volto, imponeva loro le mani sul capo, li abbracciava. Alle volte se li serrava con impeto tra le braccia e singhiozzando esclamava: “Chissà quanto avrai sofferto nel peccare”, e così mostrava delicatamente quanta compassione provasse per il loro pietoso stato.

Parola di Dio: Dt. 4,32-40; Sal. 76; Mt. 16, 24-28

 

Vangelo Mt 16, 24-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno ". Parola del Signore

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME RINNEGHI SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA”. (Mt. 16,24)

Facciamo ben attenzione ad interpretare rettamente queste parole di Gesù. Esse spesso infatti sono state intese come una ascesi autopunitiva, Gesù invece ci propone una strada di liberazione e di amore. Il dolore per il dolore non ha significato, la rinuncia per la rinuncia è masochismo. Dio non vuole il male e la sofferenza perché non è crudele. Come Dio non si compiacque della sofferenza del suo Figlio ma del suo amore e della sua obbedienza per la salvezza dell’uomo, così non gode neanche delle nostre sofferenze, perché Dio è il Dio della vita e ama la vita di tutti gli esseri. Gesù non ha mai suggerito ne tanto meno comandato qualcosa che non avesse fatto Lui per primo. Gesù è stato il primo a fare una scelta radicale per il Regno di Dio realizzandola nella povertà, nella generosità, nel suo amore per tutti, nel suo atteggiamento di perdono e di riconciliazione. Egli ci ha preceduti nel dare la vita per poi ritrovarla. Cristo è dunque il modello da seguire gioiosamente da parte di ogni discepolo, uomo o donna, e in ogni età della vita.

 

 

SABATO 6 AGOSTO: TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Giordano; Santi Giusto e Pastore.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE: PIEDI BEN IN TERRA E OCCHI RIVOLTI A TE.

 

Hanno detto: Nelle nostre Comunioni, noi dobbiamo domandare la guarigione del vizio al quale ci sentiamo più inclinati. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Dio regna nei cieli e il denaro regna sulla terra.

Un aneddoto: Un giorno  si presentò A Filippo Neri un giovane patrizio chiedendo di poter entrare a far parte dei preti dell’Oratorio. Il Santo gli rivolse alcune domande, e, avendo capito che non era stoffa da prete perché pieno di spirito mondano e orgoglioso, lo volle mettere alla prova. Andò in camera, tirò fuori una coda di volpe e la porse al giovane dicendo: “Prendi questa coda, attaccala dietro le tue vesti e fa un giretto per le strade di Roma mantenendo un contegno serio”. Il giovane si mostrò offeso e scattò a dire: “Non sono venuto a cercare una vergogna, o per fare delle pazzie!” “Ebbene”, gli disse allora Filippo, “la vita religiosa non è per te. Sappi che qui non c’è da aspettarsi onori o ricchezze, ma rinunce e mortificazioni”.

Parola di Dio: Parola di Dio:Dn. 7,9-10.13-14; Sal. 96; Mt. 17,1-9

 

Vangelo Mt 17, 1-9

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete". Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti". Parola del Signore

 

“LI CONDUSSE SU UN ALTO MONTE E FU TRASFIGURATO DAVANTI A LORO”. (Mt. 17,1-2)

Salire fa vedere le cose in una prospettiva diversa.

Quando cammini in mezzo alle strade della nostra città, sei circondato da muri di case, ti trovi in mezzo al traffico. Ci sono un mucchio di ostacoli che qualche volta ti sembrano insormontabili. Ti resta difficile alzare gli occhi per scoprire una fetta di cielo. Una volta, in aereo, durante il decollo, sentii un ragazzino, il volto spiaccicato sull’oblò, che diceva a sua madre: “Guarda gli uomini quanto diventano piccoli.., le automobili, i camion diventano come i miei giocattoli”. La preghiera ti porta in alto, ti cambia la prospettiva delle cose, riesci a vedere la realtà con spazi più larghi: l’uomo, le cose non diventano più degli assoluti, gli ostacoli insormontabili diventano piccola cosa... Oh, è chiaro, non bisogna pretendere di “rimanere sul monte”,di “piantare le tende lì”, bisogna ridiscendere! Ma forse se hai aperto gli occhi all’infinito, il ridiscendere ti farà portare un po’ di cielo, in mezzo al traffico, tra le corse ad ostacoli quotidiane.

 

 

DOMENICA 7 AGOSTO: 19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Sisto II e compagni; San Gaetano.

Una scheggia di preghiera:

 

CHI CREDE IN TE, SIGNORE, AVRA’ LA VITA.

 

Hanno detto: Il non fare del male è troppo poco: sol virtuoso è chi dal mal si astiene e fa il bene. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Il miglior guanciale è una coscienza tranquilla.

Un aneddoto: DISCERNIMENTO Un giorno si presentarono a Filippo due cappuccini uno giovane ed uno vecchio. Filippo diede loro un’occhiata e gli sembrò che il giovane avesse più spirito religioso che il vecchio. Volle farne la prova usando anche qui i suoi metodi, studiando il modo di umiliare il giovane. L’occasione gli venne offerta quasi subito. Il frate giovane sputò a terra davanti a Filippo senza alcun riguardo. Filippo allora ostentò un impeto di collera e con finto sdegno proruppe in una solenne ramanzina: “Che educazione è questa! Fila via di qui!” E così dicendo minacciava di percuoterlo sulla testa con una delle ciabatte che s’era tolto dai piedi. Il malcapitato non si scompose per nulla, mentre il confratello più anziano era già tutto turbato. E Filippo continuava:”Levati di dosso quel mantello da religioso che non sei degno di portarlo...”. Il fraticello, allora, lietamente e per nulla offeso, rispose: “Padre, ha ragione, andrò volentieri senza mantello non solo perché non sono degno di portarlo, ma anche perché non ho freddo... e poi. perché stamattina ho mangiato molto...”. Padre Filippo non se ne dette per inteso; aggiunse altre aspre parole e alla fine senza alcun segno di cortesia licenziò i due frati. Ma appena quelli furono giunti in fondo alle scale, li fece richiamare. Andò incontro al giovane che aveva così bistrattato e con il contegno più affabile di questo mondo, lo abbracciò, gli fece mille cortesie, e congedandolo gli disse: “Figliuolo, persevera in con  questa tua allegrezza, perché questa è la vera via per trar profitto nella virtù”.

Parola di Dio: 1Re 19,9.11-13; Sal. 84; Rom. 9, 1-5; Mt. 14,22-33

 

Vangelo Mt 14, 22-33

Dal vangelo secondo Matteo.

Dopo che la folla si fu saziata, subito Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "E' un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!". Parola del Signore

 

“GESU’ STESE LA MANO, AFFERRO’ (PIETRO CHE STAVA ANNEGANDO) E GLI DISSE: UOMO DI POCA FEDE, PERCHE’ HAI DUBITATO?”. (Mt. 14,31)

Una delle cose che più mi convincono della veridicità dei Vangeli sono pro­prio questi brani (e sono tanti) dove Pietro e gli Apostoli fanno “brutta figura”. Non erano più santi di noi, hanno avuto i loro dubbi, le loro meschinità; Pietro, il primo Papa scel­to da Gesù, rinnega Gesù stesso e una volta viene da Lui chiamato addirittura Satana. La nostra debolezza, la durezza di cuore, il nostro peccato non spaventano il Signore: è venuto nel mondo per salvarci perché sa che da soli non ne siamo capaci. Allora anche i miei errori, i peccati, le incapacità non devono abbattermi, devo soltanto con costanza continuare a camminare dietro a Gesù. Gli Apostoli hanno fatto tutto quello che hanno fatto non perché erano più bravi di noi, ma perché nonostante i propri errori hanno continuato a seguire Gesù, si sono lasciati plasmare da Lui, si sono abbandonati alla guida del suo Spirito.

 

 

LUNEDI’ 8 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico; San Famiano.

Una scheggia di preghiera:

 

TU NON OPPRIMI, O DIO: SEI IL LIBERATORE.

 

Hanno detto: Non è tempo di dormire, perché il paradiso non è fatto per i poltroni. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: La bontà è un linguaggio che possono sentire anche i sordi e leggere anche i ciechi.

Un aneddoto: BIZZARRIE. Era il principale studio di San Filippo quello di farsi credere un buono a nulla, un buffone, uno scemo. Per questo si metteva a saltare, ballare e sgambettare per le vie e per le piazze. Usciva con la veste alla rovescia infilando nei piedi certe scarpe bianche e larghe che sembravano fatte per il carnevale. Riceveva gente in camera sua, anche principi e cardinali, con una berretta bianca in testa, e una camiciola rossa che gli arrivava ai piedi. Non garbava poi per niente i segni di rispetto o di onore. Quando, andando in chiesa, uomini o donne gli si accostavano per toccargli le vesti o si inginocchiavano dinanzi per averne la benedizione, egli si metteva a tirare le orecchie o i capelli, distribuiva scappellotti, posava gli occhiali sul naso dell’uno o dell’altro. Ad Anna Borromeo, la sorella del Cardinale, che gli chiedeva la benedizione sulla pubblica via stando inginocchiata per terra davanti a lui, egli posò la sua mano sul capo in atto di benedirla, ma poi con una mossa svelta le scompigliò tutti i capelli.

Parola di Dio: Dt. 10,12-22; Sal. 147; Mt. 17,22-27

 

Vangelo Mt 17, 22-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati. Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?". Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?". Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te". Parola del Signore

 

"I RE DI QUESTA TERRA RISCUOTONO LE TASSE E I TRIBUTI. DAI PROPRI FIGLI O DAGLI ALTRI?". (Mt.17,25)

Gesù, nel Vangelo di oggi, sta parlando a Pietro della tassa che gli Ebrei pagavano al tempio e dice che né Lui, né tutti i figli di Dio, proprio perché figli, dovrebbero essere soggetti a questo tributo. Mi sembra però che l'insegnamento vada oltre e ci mostri che la religione non deve mai essere una tassa che noi paghiamo a Dio. Eppure questa è ancora una mentalità molto diffusa, ad esempio qualcuno pensa: "Dio vuole che io mi comporti così, io non ne ho voglia, lo faccio lo stesso così evito i suoi castighi e mi accredito un po' della sua benevolenza e del suo paradiso". Se non facciamo attenzione il Padre nostro e le tre Ave Maria (ma ditemi intanto se non è un assurdo considerare la preghiera una penitenza!) che il sacerdote ci dà come penitenza dopo la Confessione possono diventare la tassa da pagare per i nostri peccati. La 'penitenza' e il 'sacrificio' che sono così richiesti nelle apparizioni dalla Madonna, se non sono compresi come recupero di valori, rinunce per donare, allenamenti nella fede, rischiano di diventare monetizzazione e materiale di scambio (bisogna poi vedere se Dio ci sta) per ottenere grazie e miracoli. La Messa della domenica, se non compresa come grazia e rendimento di grazie, come dono e atto gioioso, come incontro, può correre il rischio di diventare solamente un obbligo da adempiere per non andare contro la direttiva di una morale religiosa: "Ho preso messa: sono a posto!". Purtroppo ci hanno già pensato alcuni rappresentanti ufficiali delle religioni a monetizzare il tutto (pensate ad esempio allo scandalo delle tariffe per i sacramenti che oggi per fortuna in gran parte sono state abolite), non corriamo anche noi il rischio di ridurre la nostra fede ad una tassa da pagare.

 

 

MARTEDI’ 9 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa; San Fermo.

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLIMI TRA LE TUE BRACCIA, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Non bisogna voler diventare santi in quattro giorni, perché la perfezione si acquista con gran fatica a poco a poco. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Nel fare il bene abbi sempre tre cose aperte: la borsa, il cuore, il viso.

Un aneddoto: “E’ PROPRIO MATTO”. Filippo non amava certo gli onori e nemmeno i personaggi illustri. E’ rimasta famosa la visita fattagli da alcuni principi polacchi mandati da Papa Clemente VIII. Filippo, avvertito a tempo, disse al suo aiutante di quei giorni, il padre Pietro Consolini, di prendere  il libro delle  “Facezie dell’Arlotto” (un libro di barzellette clericali)e di mettersi a leggerle a voce alta. Giunti quei principi nella sua stanza, egli senza tante cerimonie, disse loro: “Aspettate che si finisca questa favola”. E mentre il Consolini leggeva, ammiccando ai Polacchi, diceva loro: “Vedete bene, signori, che tengo anch’io dei buoni libri”. E al Padre Consolini: “Più adagio, padre; ripetete quel passo, non l’ho capito bene”. Quei principi allora si seccarono alquanto della cosa e se ne andarono con molte scuse ma convinti di essere andati a trovare un matto. Filippo, con una fregatina di mani, faceva riporre a posto il libro delle ‘Facezie’, concludendo: “Abbiamo fatto quello che bisognava”.

Parola di Dio: Os. 2,16-17.21-22; Sal. 44; Mt. 25,1-13

 

Vangelo Mt. 25,1-13

Dal vangelo secondo Matteo

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora. Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: NON VI CONOSCO” (Mt. 25,12)

 “Non vi conosco perché non vi siete lasciati conoscere da me, perché quando bussavo al vostro cuore voi eravate altrove, perché quando sono arrivato nella notte eravate sprovvisti di olio nelle vostre lampade...“. Quante sorprese a quel banchetto di nozze! I primi posti, quelli solitamente riservati ai pezzi grossi, ai soloni impaludati in mitrie, ai teologi pieni di parole (spesso rubate ad altri), ai fini elaboratori di codici religiosi (quasi che Dio potesse inscatolarsi e venderlo magari in certe occasioni in un conveniente 3X2) saranno si riservati, ma agli amici veri: quelli che hanno condiviso, che hanno atteso con pazienza, quelli che hanno amato, che non hanno gridato forte ma quando c’era bisogno di rimboccarsi le maniche lo hanno fatto. E fuori della porta chi ci sarà? Ti chiedo Signore, di non lasciarmi fuori, spesso so di meritarmelo, ma la tua misericordia o l’amore di tua Madre, mi faccia entrare, magari anche solo dalla porta di servizio.

 

 

MERCOLEDI’ 10 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo; Sant’Ugo di Montaigu.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TUTTO IN TE E’ DONO, IN ME E’ GIOIA.

 

Hanno detto: Guardatevi dall’ozio, specialmente nelle ore pomeridiane, perché in quelle il demonio suol dare il maggiore assalto. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Non è bello chi ha un bel viso, ma chi ha un’anima bella. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: PROPOSTA DI CARDINALATO Il Cardinale Ippolito Aldobrandini aveva preso un gusto matto alla compagnia di San Filippo e tutte le volte che i suoi impegni lo permettevano, correva nella stanza del Santo a passare un po’ di tempo in serenità con la più completa familiarità. appena eletto Papa, alla prima udienza concessa a San Filippo, gli disse subito: “Ora sì che non potrete sfuggire al Cardinalato!”. Filippo, che non aveva mai voluto sentir parlare di onori, evitò di rispondere e cercò subito una scusa per congedarsi, temendo che il Pontefice, come già il suo predecessore, volesse insistere su quell’argomento. Non mancarono le temute istanze; ma alla fine il Papa, non volendo affliggere inutilmente il venerando amico, con sua grande gioia, non gliene parlò più.

Parola di Dio nella festa di San Lorenzo: 2Cor. 9,6-10; Sal 111; Gv. 12,24-26

 

1^ Lettura 2 cor 9, 6-10

Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinti

Fratelli, chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno. Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Parola di Dio

 

"DIO AMA CHI DONA CON GIOIA" (2Cor. 9,7)

Molti possono essere i modi di donare: donare per obbligo: "E' di nuovo Natale": ecco lo stillicidio del portafoglio; donare per convenienza sociale; "Se a mia nipote Lucia ho fatto quel regalo quando si è sposata, a Giovanna che si sposa adesso non posso fare un regalo inferiore"; donare per apparire: "Hai visto: regali come il mio non ne hai ricevuti"; donare per ricevere: "Se io gli do questo, alla mia festa dovrà almeno regalarmi quell'altra cosa!" Dio non aveva nessun obbligo con noi, eppure ci ha donato la vita, di fronte ai nostri "no" gratuitamente ci ha donato e ci dona Gesù. Gesù ha dato se stesso. Il cristiano non può essere uno che dona per obbligo, per convenienza o per ricevere ma uno che avendo ricevuto tutto gratuitamente ha imparato a donare gratuitamente, con gioia perché sa che c'è più gioia nel dare che nel ricevere, perché se Dio ci ha amati così mentre noi eravamo peccatori, come possiamo noi non amare con altrettanta gioia e gratuità?

 

 

GIOVEDI’ 11 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Chiara; San Rufino; Sant’Equizio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE ABBI PAZIENZA E MISERICORDIA CON NOI.

 

Hanno detto: Figlioli, state allegri, non voglio scrupoli né malinconie, mi basta che non facciate peccati. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Tutto il valore di una buona azione sta nell’amore che la ispira. (Saggezza ebraica)

Un aneddoto: Una volta una prostituta, una certa Cesaria era riuscita a tirare Filippo Neri in casa, fingendo malignamente di volersi convertire. Ma Filippo Neri, giunto nella stanza di costei, capì presto l’inganno, e senza attendere oltre si diede ad una fuga precipitosa. La donna rimase cosi indispettita che non trovando altro modo per vendicarsi, gli fece volare addosso uno sgabello. Aveva capito che non avrebbe più potuto raggiungerlo diversamente.

Parola di Dio: Gs. 3,7-10.11.13-17; Sal. 113a; Mt. 18,21-19,1

 

Vangelo Mt 18, 21 - 19, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. Parola del Signore

 

“SIGNORE, ABBI PAZIENZA CON ME!”. (Mt. 18,26)

Ripercorro velocemente con voi la parabola, lanciando qualche scheggia di riflessione da approfondire personalmente. Ricordiamoci che questa parabola è stata detta per parlare di perdono ricevuto e dato: sento di aver bisogno di perdono o per me il peccato ha perso il suo spessore e quindi o non esiste o mi assolvo da solo? Perdonare poi è l’atto fondamentale del cristianesimo o semplicemente un atto di bonomia o di debolezza? Il padrone decise di fare i conti con i suoi servi: Dio ha ancora diritto di fare i suoi conti con noi o siamo noi che accampiamo diritti di far conti con Dio? Uno gli era debitore di diecimila talenti. E’ una somma spropositata: sento di avere avuto talmente tante cose da essere incapace di pagare il conto oppure penso che il conto presentato sia esoso o voglio a tutti i costi essere io solo con le mie forze a saldare il debito? Il padrone si impietosì: ma allora questo Dio è Padrone o Padre? Il servo perdonato è incapace a perdonare. Noi andiamo a confessarci e riceviamo il perdono di Dio, ma il pane del perdono è da gustare insieme, ossia da offrire e ricevere.

 

 

VENERDI’ 12 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ercolano; Sant’Eusebio da Milano.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI LE NOSTRE FAMIGLIE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Schivate l’allegrezza immoderata, perché questa schianta quel poco di buono che si è acquistato. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Soccorri il vecchio e il bimbo abbandonato, e Dio in eterno te ne sarà grato.

Un aneddoto: GUARIGIONE. Un piccolo ebreo, Agostino Buoncompagni, stava imparando il catechismo sotto la direzione di Filippo, quando all’improvviso si ammalò così gravemente da essere dichiarato in fin di vita. Filippo ne fu contristato perché pensava al male che ne avrebbero detto gli Ebrei se fosse morto, e perché sarebbero state impossibili in seguito altre conversioni di questa gente. Ci pensò un po’ finché decise di non lasciarlo morire: nella sua fede era sicuro che il Signore lo avrebbe salvato. Corse in camera del malato, si chinò su di lui stringendoselo tra le braccia e pregando fervorosamente, mentre con tremiti, ad intervalli, esclamava: “Non voglio che costui mora!” E non mori, perché dopo pochi momenti fra lo stupore dei medici, era completamente guarito.

Parola di Dio: Gs.24,1-13; Sal. 135; Mt. 19,3-12

 

Vangelo Mt 19, 3-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca ". Parola del Signore

 

“L’UOMO SI UNIRA’ A SUA MOGLIE E I DUE SARANNO UNA CARNE SOLA”. (Mt. 19,5)

Gesù riporta la famiglia al suo ideale primitivo, quello per cui Dio l’ha voluta. Se si comincia a pensare solo a se stessi, alle difficoltà, quell’unità voluta all’inizio dei matrimonio può incrinarsi e allora il cuore si inaridisce. Non puntiamo il dito contro nessuno, ma specialmente nei momenti di crisi o di difficoltà ritorniamo all’inizio: “lo non sono più io, siamo noi”. Ogni attentato ai matrimonio e alla famiglia non è solo contro l’altro o gli altri ma è anche contro me stesso e contro Dio che ha un progetto su di noi. Oggi con troppa facilità si parla di divorzio e poi ci si lamenta che i giovani non hanno valori, tardano a sposarsi, vedono la coppia esistente solo in funzione del proprio soddisfacimento. Le famiglie di domani hanno la loro radice nelle famiglie di oggi.

 

 

SABATO 13 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ponziano e Ippolito;San Landolfo; San Benildo.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

Hanno detto: Lo spirito allegro conquista più facilmente la perfezione cristiana che non lo spirito melanconico. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Amatevi come la pioggia fine fine, che cade silenziosa ma che può far straripare i fiumi. (Proverbio Malgascio)

Un aneddoto: CONFIDO IN DIO. S. Filippo Neri, camminando un giorno per le vie di Roma, andava dicendo: “Sono disperato! Sono disperato!”.  Un certo religioso, quasi scandalizzato, lo corresse; ma il santo allora disse: “Padre mio, sono disperato di me, ma confido in Dio!”.

Parola di Dio: Gs. 24,14-29; Sal. 15; Mt. 19,13-15

 

Vangelo Mt 19, 13-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. Parola del Signore

 

“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME, PERCHÈ DI QUESTI È IL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 19,14)

Come mai Gesù ha preso a modello di accoglienza del Regno proprio un bambino? Il bambino è innanzitutto speranza di vita; poi è necessità di tutto; poi ancora è semplicità non ancor troppo contaminata. Il Regno può accoglierlo solo chi ha speranza nel futuro, chi, non legato troppo alle cose del presente, non è pessimista, chi si apre con semplicità e meraviglia al dono della vita, chi sa di non avere in sé forze sufficienti ma contemporaneamente si fida dell’amore degli altri. Oh, non è che i bambini siano perfetti! Sono naturalmente egocentrici, qualche volta dispettosi, qualche volta anche cattivelli e ombrosi, ma che cosa c’è di più semplice e di più profondo dello sguardo di un bimbo? Il bimbo non cono­sce teologia, ma ha un enorme bisogno di essere amato. Gesù è venuto proprio per questo: per amarci immensamente.

 

 

DOMENICA 14 AGOSTO: 20^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano Kolbe; San Callisto, vescovo di Todi.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDICI DISPONIBILI, ALL’ACCOGLIENZA E ALLA SOLIDARIETA’.

 

Hanno detto:

Sino a che siamo pellegrini su questa terra d'esilio, si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Amor che nasce di malattia, quando si guarisce passa via.

Un aneddoto: MIRACOLI. Anche quando Filippo Neri guariva ammalati con un suo comando o con l’uso di reliquie di Santi e gli altri lo esaltavano, egli se ne lagnava con queste espressioni: “Sono un uomo come gli altri. Vogliono anche dire che io faccio miracoli. Ho pregato di continuo il Signore che non operasse miracoli per mezzo mio. Però se ve n’è stati alcuni, si devono attribuire, dopo Dio, non certo a me, ma alla fede di coloro che li hanno ricevuti”.

Parola di Dio: Is. 56,1.6-7; Sal 66; Rom. 11,13-15.29-32; Mt. 15,21-28

 

1^ Lettura Is 56, 1.6-7

Dal libro del profeta Isaia

Così dice il Signore: "Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché prossima a venire è la mia salvezza; la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli". Parola di Dio

 

"CONDURRO’ GLI STRANIERI SUL MIO MONTE SANTO". (Is. 56,7)

C'è una tentazione che è sempre stata presente nella storia della salvezza e che è ancora presente nella storia della Chiesa: è la tentazione dell'esclusiva: "Noi abbiamo Dio in esclusiva". E' vero che Dio ha scelto un popolo per manifestarsi, ma lo ha fatto perché questo popolo "manifesti alle nazioni la grandezza di Dio". Nella Chiesa primitiva si fa difficoltà ad accettare i pagani. Nella Chiesa diventata potere anche terreno si fa difficoltà ad accettare i diversi e con la scusa di difendersi si infierisce su non credenti ed ebrei. E nella Chiesa di oggi? La tolleranza, la ricerca comune, l'ecumenismo vanno davvero avanti al di là delle parole? Nelle nostre comunità tutti sono accettati alla stessa maniera? Il Signore ci ricorda che Lui è il Dio di tutti: ama ciascuno in modo particolare ma vuole la salvezza di tutti. Dio non si lascia accalappiare con l'esclusiva neppure dalla sua Chiesa che ama e a cui ha dato il suo Spirito!

 

 

LUNEDI’ 15 AGOSTO: ASSUNZIONE AL CIELO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Tarcisio, martire; Sant’Alfredo.

Una scheggia di preghiera:

 

ANDRO’ A VEDERLA UN DI’ IN CIEL PATRIA MIA, ANDRO’ A VEDER MARIA MIA GIOIA E MIO AMOR.

 

Hanno detto: Beati voi, o giovani, perché avete tanto tempo per fare il bene. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Non è tempo perduto il dare un po’ di aiuto.

Un aneddoto: Filippo era a letto in seguito ad una crisi di renella. Lo assistevano due medici, Angelo da Bagnorea e Rodolfo Silvestro, quando ad un tratto il santo si alza a sedere gridando: “Madonna mia benedetta! Madonna mia Santissima!”. Uno dei medici, scansa le cortine e vede Filippo che si rizza col corpo e si curva con la testa stendendo e ritirando le braccia come se volesse abbracciare qualcuno verso i piedi. Temendo per il male dell’infermo, tenta di calmarlo e si accinge a tenerlo fermo con forza. Filippo lo respinge piangendo e gridando: “Lasciatemi stare, lasciatemi stare! Oh! non volete che abbracci la Benedetta Madre mia che mi viene a visitare?” Tornando poco dopo al sentimento della presenza altrui, tutto vergognoso si nascose singhiozzando sotto le lenzuola.

Parola di Dio: Ap.11,19; 12,1-6.10; Sal. 44; 1Cor. 15,15-26; Lc. 1,39-56

 

2^ Lettura 1Cor 15,20-26

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Parola di Dio

 

“L’ULTIMO NEMICO AD ESSERE ANNIENTATO SARÀ LA MORTE”. (1Cor. 15,26)

Qualcuno ha difficoltà nell’accettare il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo. I Vangeli e gli Atti degli Apostoli non ne parlano. A me, invece, questa festa è del tutto naturale. Maria è stata scelta da Dio per portare al mondo il Salvatore. Con il suo sì è diventata la prima risposta completa e totale a Dio dell’umanità redenta. Dio, dunque, realizza per Lei quello che è il progetto che, in Gesù, ha per ciascuno di noi. L’assunzione di Maria con il suo corpo, nella maniera definitiva, è dunque un anticipo di quello che Dio vuole realizzare per noi. Questa nostra umanità povera, misera, peccatrice è destinata a partecipare in maniera piena alla vita di Dio. L’assunzione di Maria, dunque, ci parla di speranza, di cielo, ma anche di valori di terra. La nostra corporeità diventa sacra. In questa nostra vita, noi, nel corpo, possiamo generare Cristo. Il nostro corpo, le cose umane, non sono solo la zavorra dell’anima, sono il luogo concreto della nostra redenzione. Gli anni passano, il corpo si consuma, gli affetti vengono a volte feriti.., ma nulla va perso! Tutto è destinato a compimento nella vita nuova che oggi Maria, con la sua corporeità assunta al cielo, ci proclama.

 

 

MARTEDI’ 16 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano d’Ungheria; San Rocco; Sant’Ambrogio di Ferentino.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE GESU’ SEI IL MIO TUTTO.

 

Hanno detto: La mormorazione è rogna che insudicia e ostacola l’apostolato. E’ contraria alla carità, sottrae energie, toglie la pace e fa perdere l’unione con Dio. (J. Escrivà)

Saggezza popolare: Chi canta le proprie lodi, stona sempre.

Un aneddoto: Un giorno un ragazzo chiese al vecchio saggio del paese quale fosse la cosa più forte. Il saggio dopo qualche minuto gli rispose: “Le cose più forti al mondo sono 9: - Il ferro è più forte, ma il fuoco lo fonde. Il fuoco è forte, ma l'acqua lo spegne. L'acqua è forte ma nelle nuvole evapora. Le nuvole sono forti ma il vento le disperde. Il vento è pure esso forte ma la montagna lo ferma. La montagna è forte, ma l'uomo la conquista. L'uomo è forte ma purtroppo la morte lo vince”. “Allora è la morte la più forte!” Lo interruppe il ragazzo. “No,” continuò il vecchio saggio “soltanto l'Amore sopravvive alla morte!”

Parola di Dio: Gdc. 6,11-24; Sal. 84; Mt. 19,23-30

 

Vangelo Mt 19, 23-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi ". Parola del Signore

 

“CHIUNQUE AVRA’ LASCIATO CASE, O FRATELLI, O SORELLE, O PADRE, O MADRE, O FIGLI, O CAMPI PER IL MIO NOME, RICEVERA’ CENTO VOLTE TANTO E AVRA’ IN EREDITA‘ LA VITA ETERNA”. (Mt. 19,29)

La legge del nostro mondo è avere, accumulare, quasi che le tante cose possano davvero darci la felicità. L’indicazione per essere discepoli di Gesù è esattamente l’opposto: lasciare, abbandonare, rinunciare…Dunque le cose sono un male? Per rispondere a questa domanda bisogna trovare il fine per cui siamo invitati a lasciare le cose: “ Chiunque avrà lasciato case, o fratelli… per il mio nome”. L’essenza, il senso della rinuncia, dunque, sta lì: io rinuncio a qualcosa di bello (se no, che rinuncia sarebbe!) per il nome di qualcuno di ancora più bello e soddisfacente. Il mondo ci dice che le cose fanno la nostra felicità: ma quale felicità intende? La felicità dei soldi, del non avere preoccupazioni finanziarie, del poter comprare, dell’aver considerazione dalle ‘persone in su’, del poter divertirsi, del dominare… Queste ‘felicità’ abbiamo avuto l’opportunità in qualche modo di assaporarle e sono una buona soddisfazione, possono anche far contenti in certi momenti, ma sappiamo anche che sono molto lontane dalla felicità piena, in quanto le cose assorbono le persone, non solo non ci tolgono le preoccupazioni ma ce ne danno delle altre, sono precarie e si possono sempre perdere e certamente andranno tutte perse nel giorno della nostra morte. Rinunciare ‘nel suo Nome’, invece, significa mettersi nelle mani di Dio, lasciarsi portare come bambini da Lui, significa scoprire che davvero Lui è il nostro tutto che non delude, che il suo amore riesce a dare senso anche al nostro soffrire, che con la Sua vita donata per noi riesce a cancellare i nostri peccati, che presentandoci un Dio Padre di tutti ci permette di riscoprire condivisione e fratellanza. Dunque io rinuncio a ‘felicità’, ma solo per trovare ‘la Felicità’ che non delude né ora, sulla terra, né dopo nell’eternità.

 

 

MERCOLEDI’ 17 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giacinto; Santa Chiara da Montefalco.

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTO GRANDI SONO LE TUE OPERE, SIGNORE

 

Hanno detto: Il buon ordine del mondo dipende dal modo col quale ognuno compie i doveri del proprio stato. (La Colombiere)

Saggezza popolare: Perfino le rondini e le gru si mettono in ordine per partire.

Un aneddoto: Tre giovani avevano compiuto diligentemente i loro studi alla scuola di grandi maestri. Prima di lasciarsi fecero una promessa: avrebbero percorso il mondo e si sarebbero ritrovati, dopo un anno, portando la cosa più preziosa che fossero riusciti a trovare. Il primo non ebbe dubbi: partì alla ricerca di una gemma splendida ed inestimabile. Attraversò mari e deserti, salì montagne e visitò città sinché non l'ebbe trovata: era la più splendida gemma che avesse mai rifulso sotto il sole. Tornò allora in patria in attesa degli amici. Il secondo tornò dopo poco tenendo per mano una ragazza dal volto dolce ed attraente. "Ti assicuro che non c'è nulla di più prezioso di due persone che si amano", disse. Si misero ad aspettare il terzo amico. Molti anni passarono prima che questi arrivasse. Era infatti partito alla ricerca di Dio. Aveva consultato i più celebrati maestri di tutte le contrade, ma non aveva trovato Dio. Aveva studiato e letto, ma senza trovare Dio. Aveva rinunciato a tutto, ma Dio non lo aveva trovato. Un giorno, spossato per il tanto girovagare, si abbandonò nell'erba sulla riva di un lago. Incuriosito seguì le affannate manovre di un'anatra che in mezzo ai canneti cercava i piccoli che s'erano allontanati da lei. I piccoli erano numerosi e vivaci, e sino al calar dei sole l'anatra cercò, nuotando senza posa tra le canne, finché non ebbe ricondotto sotto la sua ala l'ultimo dei suoi nati. Allora l'uomo sorrise e fece ritorno al paese. Quando gli amici lo rividero, uno gli mostrò la gemma e l'altro la ragazza che era diventata sua moglie, poi pieni di attesa, gli chiesero: "E tu, che cos'hai trovato di prezioso? Qualcosa di magnifico, se hai impiegato tanti anni. Lo vediamo dal tuo sorriso ". "Ho cercato Dio", rispose il terzo giovane. "E lo hai trovato?", chiesero i due, sbalorditi. "Ho scoperto che era Lui che cercava me".

Parola di Dio: Gdc. 9,6-15; Sal. 20: Mt. 20, 1-16

 

Vangelo Mt 20, 1-16

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi". Parola del Signore

 

"SEI INVIDIOSO PERCHE' IO SONO BUONO?". (Mt. 20,15)

Non è questa una parabola 'sindacale' e neanche una parabola antimeritocratica. Vuol dirci qualcosa di più. Proviamo in schema a cogliere qualcuno di questi significati. L'essere chiamati a servire Cristo è una grazia, quindi già ricompensa a se stessa. Il vero premio non è il salario finale, ma l'aver accettato di lavorare per Dio. Tra cristiani non ci sono diritti acquisiti, primati di anzianità, meriti speciali, onorificenze. Tutti sono figli dello stesso Padre, amati soprattutto per quello che sono e non per quello che hanno.

Dio è generoso: chiama tutti, a tutte le ore della giornata, basta farsi trovare da Lui ed essere disposti a rispondergli. Con Dio non si mercanteggia. La fede non è ciò che noi diamo a Dio, è ciò che Lui fa per noi. Dobbiamo imparare proprio dalla sua generosità a non essere invidiosi ma felici per il bene dei nostri fratelli. E chi siamo noi per insegnare a Dio il mestiere di Dio?

 

 

GIOVEDI’ 18 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Elena; Santi Floro e Lauro.

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO CUORE GIOISCE IN TE E PER TE, DIO MIO.

 

Hanno detto: Il savio aspetta la sua ora, il pazzo l’anticipa, l’imbecille la lascia passare. (Enver Pascià)

Saggezza popolare: Cinque sono le strade che conducono alla saggezza: tacere, ascoltare, rammentarsi, studiare, fare.

Un aneddoto: Un contadino cinese andò in città per vendere del riso. La moglie gli aveva detto: “Per favore, portami un pettine”. In città, venduto il riso e dopo aver bevuto con i compagni, si ricordò della moglie solo al momento della partenza. Gli aveva chiesto qualcosa, ma cosa? Non riusciva a ricordarsene. Comprò uno specchio in un negozio di articoli per donna e ritornò al villaggio. Diede lo specchio alla moglie e uscì di casa per tornare al lavoro nei campi. La moglie si guardò nello specchio e si mise a piangere. Sua madre, vedendola piangere, le chiese la ragione di quelle lacrime. La moglie le porse lo specchio dicendo: “Mio marito ha portato a casa signora Seconda”. A sua volta, la madre prese lo specchio, lo guardò e disse alla figlia: “Non hai motivo di inquietarti. E’ una vecchia”.

Parola di Dio: Gdc. 11,29-39; Sal. 39; Mt. 22, 1-14

 

Vangelo Mt 22, 1-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlar in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti ". Parola del Signore

 

“AMICO, COME HAI POTUTO ENTRARE QUI SENZA ABITO NUZIALE?” (Mt. 22,12)

L’individuo invitato alla festa di nozze che si presenta senza abito della festa deve aver frainteso il significato dell’invito. Ha creduto di dover partecipare ad un funerale, non ad un pranzo di nozze. Egli è il simbolo di quei cristiani che non arrivano a credere che il Regno è un banchetto nuziale. E si vestono e adottano una faccia come per una sepoltura. Proviamo a chiederci: il clima delle nostre assemblee liturgiche rivela che siamo seduti intorno alla mensa per festeggiare le nozze del Figlio, oppure che compiamo una mesta, pesante, noiosa cerimonia?Il nostro volto esprime la gioia dei risuscitati, degli invitati a celebrare la vittoria di Cristo sulla morte, oppure tradisce la cupezza, la sofferenza, la sfiducia, o, peggio, la noia?

 

 

VENERDI’ 19 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Eudes; Bartolomeo da Simeri.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO CHE SEI AMORE, INSEGNAMI AD AMARE.

 

Hanno detto: Certe persone parlano soltanto perché pensano che il rumore sia più sopportabile che il silenzio. (M. Halsey)

Saggezza popolare: Dall’albero del silenzio pende il frutto della tranquillità. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Non appena Dio creò l'uomo, si mise subito in ascolto, da buon padre, dei bisogni e delle richieste di quella sua nuova, inconsueta creatura. "Ho fame e sete", disse subito l'uomo. Dio gl'insegnò come cibarsi: gl'indicò le sorgenti, gli alberi da frutta e i favi delle api, i cespugli di bacche e mille altre leccornie prodotte dalla terra. Ma l'uomo, saziata fame e sete, fece altre richieste. "Ho sete di protezione e di riposo", disse. Dio gl'insegnò come utilizzare le mani, cosa che non aveva mai fatto con nessun'altra delle sue creature. L'uomo si costruì una capanna ed un giaciglio, ed ebbe la soddisfazione di udire la pioggia tamburellare sul suo capo mentre lui, all'asciutto, lasciava vagabondare i suoi pensieri. "Ho sete di piaceri", disse poi, forse impigrito dal troppo dormire.  Dio lo accontentò. Gli aguzzò i sensi, come fa un arciere con le punte della sua freccia; e l'uomo poté assaporare, in maniera tutta speciale, gusti, suoni, profumi, panorami e carezze. Poiché queste ultime gli piacquero immensamente, l'uomo disse: "Ho sete d'amore". Dio fu contento di questa richiesta meno materiale delle altre e insufflò nell'anima dell'uomo un pizzico del suo soffio personale. L'uomo amò col cuore e con il corpo e fu tutt'uno con la persona amata, e comunicò con lei quasi nel modo in cui Dio, creandolo, aveva comunicato con lui. Fu allora che Dio si sentì fare dall'uomo la richiesta a lui più cara. "Ho sete di bellezza, d'armonia e d'eternità", disse l'uomo. Dio fu felice. Cosparse l'anima dell'uomo di un suo polline specialissimo, che teneva in serbo dall'eternità per chi, seppure molto alla lontana, gli fosse simile. E, considerata terminata la sua opera, si allontanò. L'uomo, però, aveva ancora una sete da saziare. Si trattava, benché non lo sapesse, di una sete impossibile da estinguere ma che, colmata anche solo in parte, gli avrebbe dato una soddisfazione tale da annullare tutte le altre. Essa però lo avrebbe divorato, a tal punto da trasformarlo in un'altra creatura, odiata ma temuta dai suoi simili più di tutte. "Ho sete di potere", disse l'uomo. Poiché Dio era assente, gli si presentò un demone pronto ad esaudirlo. Ecco perché, di tutte le seti dell'uomo, quest'ultima sete rinascerà sempre insaziata nel suo cuore, ed avrà sempre, non la benedizione di Dio, ma la voracità del suo nemico.

Parola di Dio: Rt. 1,1.3-6.14-16.22; Sal. 145; Mt. 22,34-40

 

Vangelo Mt 22, 34-40

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti ". Parola del Signore

 

“DA QUESTI DUE COMANDAMENTI DIPENDE TUTTA LE LEGGE E I PROFETI”. (Mt. 22, 40)

Si dice sempre che Gesù e il suo Vangelo sono una novità. Ma in che cosa consiste la novità del Vangelo? Questo dottore della legge che si rivolge a Gesù per chiedergli quale sia il più grande dei comandamenti, a prima vista, potrebbe non essere stupito dalla risposta di Gesù. Tutto l’Antico Testamento era fondato sull’amore di Dio e moltissime norme antico testamentarie richiedevano l’amore del prossimo. La vera originalità è che questi due comandamenti sono unificati da Gesù: l’amore vero di Dio è l’amore vero dell’uomo, e ogni amore vero dell’uomo sono l’AMORE. Ecco la grande novità prodotta direttamente dalla incarnazione di Cristo. Non siamo più divisi tra due amori, non dobbiamo più togliere all’uomo un po’ del nostro tempo, del nostro denaro, del nostro cuore, per donarlo a Dio. Dio non è un rivale dell’uomo: “Ogni volta che avrete dato anche un sol bicchier d’acqua a uno di questi piccoli lo avrete dato a me”. Attraverso l’incarnazione Dio si è fatto uomo, si è fatto solidale con tutti gli uomini, Dio e l’uomo sono inseparabili. La grande novità che si è realizzata in Cristo è l’umanizzazione di Dio e la divinizzazione dell’uomo. Bisogna smettere di distinguere. Non è più il momento di parlare di orizzontalismi e verticalismi ed è assurdo parlare di mistica e di cristianesimo sociale come qualcosa di contrapposto. La preghiera, la contemplazione, il culto, la mistica hanno valore solo se esprimono e nutrono un’autentica carità, cioè un servizio reale, pratico, diretto dell’uomo. Stando al Vangelo si deve ammettere che non c’è vero amor di Dio senza amore dell’uomo, mentre si può avere un amore dell’uomo senza un esplicito amor di Dio che però, davanti a Dio conta lo stesso (anche i giusti come i peccatori del giudizio finale raccontato in Matteo 25 si chiedono: “Signore, quando ti abbiamo veduto?”), cioè ci si può salvare senza culto, ma non ci si può salvare senza carità fraterna. Pensiamo anche solo alle parole di Gesù: “Andate dunque a imparare che cosa significa: misericordia voglio e non sacrificio”, oppure: “Lascia la tua offerta là, davanti all’altare, e va prima a riconciliarti con tuo fratello”, oppure a quanto dice San Giovanni: “Dio nessuno l’ha mai contemplato; se ci amiamo scambievolmente, Dio dimora in noi e il suo amore in noi è giunto a perfezione”.

 

 

SABATO 20 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardo; San Filiberto.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE DEL DONO DI POTER SERVIRE TE E I FRATELLI.

 

Hanno detto: Il silenzio, unitamente alla modestia, è di grande aiuto nella conversazione. (Montaigne)

Saggezza popolare: Le parole sono come perle preziose il cui valore aumenta in proporzione alla rarità. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Al tempo in cui gli alchimisti non cercavano la pietra filosofale ma erano semplicemente degli esperti in metalli, il principe Liao-Pen aveva, beato lui, un problema: ridare splendore alla sua collezione di argenti, che il tempo, la polvere e l'uso avevano gravemente appannato. Furono invitati a corte i tre migliori alchimisti dell'epoca, a ognuno dei quali fu consegnato un prezioso piatto d'argento per la lucidatura. Ma il risultato non soddisfece il sovrano: i piatti avrebbero dovuto riflettere la sua immagine meglio ancora che se fossero specchi, e invece ciò non accadde. Allora si fece avanti un giovane servo che chiese al principe il permesso di cimentarsi lui nell'impresa. "Ma tu non sei un alchimista", gli obiettò Liao-Pen. "E' vero", rispose il servo, "però ho un formula segreta per la pulizia degli argenti che fa miracoli". Il risultato fu sorprendente. Il piatto lustrato dal giovane servo era di un tale splendore da riflettere persino il bagliore degli occhi del principe. "Ti affiderò il lavoro", disse il principe al servo, "a patto che tu mi dica qual è la tua formula". "Te la dirò a lavoro terminato", acconsenti il giovane, "e a un patto: ch'io possa lavorare lontano da ogni sguardo". Per più di un anno il ragazzo rimase isolato nella grande sala degli argenti. Il giorno in cui la spalancò allo sguardo del principe, questi quasi non credeva ai propri occhi: il minimo spicchio d'argento scintillava come una manciata di stelle e l'intera sala era abbagliante come la luna piena di primavera. "Mi dici la tua formula segreta?", domandò allora il sovrano. "Non esiste", confessò il giovane servo, "ho soltanto usato il doppio di energia, il triplo di pazienza e il quadruplo di applicazione rispetto agli altri". Il principe nominò il servo suo consigliere e, quando dovette trattare gli affari di stato, applicò la sua formula con soddisfazione di tutti.

Parola di Dio: Rt. 2,1-3.8-11; 4,13-17; Sal 127; Mt. 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestrì", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato ". Parola del Signore

 

“IL PIÙ GRANDE TRA VOI SIA IL VOSTRO SERVO”. (Mt. 23,11)

L’errore di fondo che spesso fanno i cristiani è quello di confondere i termini: Grazia (cioè dono gratuito) diventa conquista; re (cioè colui che porta il peso degli altri) diventa potere; cardinale (colui che regge sui suoi cardini il peso) diventa onore; politico (colui che è a servizio del bene comune) diventa intrallazzatore per interessi privati e così via. Anche il servizio al Regno di Dio di­venta servizio a una Chiesa gerarchizzata o un servizio a se stessi. Gesù, nel vangelo di oggi, ci riporta alla verità: se hai un compito, assolvilo secondo i doni ricevuti. Nel Regno le gerarchie hanno un unico fine, quello del servizio. Guardiamo a Gesù. Lui, il Figlio di Dio, è venuto nel mondo unicamente per fare la volontà del Padre e per servire l’uomo: la sua grandezza è la croce, il suo amore è lavarci i piedi.

 

 

DOMENICA 21 AGOSTO: 21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Pio X;San Baldovino di Rieti.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE GESU’ PERCHE’ NONOSTANTE ME, AMI PROPRIO ME.

 

Hanno detto: Un’anima unita a Gesù è un vivente sorriso che lo riflette e lo dona. (Beata Elisabetta della Trinità)

Saggezza popolare: Meglio un sorriso fatto ai vivi che una fontana di lacrime sulla tomba dei morti. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Un giovane monaco, desideroso di raggiungere in fretta la Verità, si presentò ad un anziano pregandolo di farlo divenire suo discepolo. L’anziano gli obiettò: "La Verità non si raggiunge in fretta. A volte ci vuole tutta una vita. Tuttavia, se vuoi, ti affiderò un compito: ogni giorno ti recherai al villaggio e mendicherai per me una tazza di riso". "Tutto qui?", chiese il giovane. "Per me, sì; per te, ogni giorno mi dirai che cosa hai visto lungo il percorso". "Posso saperne il motivo?", gli domandò il giovane monaco. "Per esercitare l’attenzione", gli rispose l’anziano: "Essa è alla base della vita spirituale". Il primo giorno, tornando con la ciotola di riso, il giovane riferì:"Lungo il percorso ho visto la grandiosità degli alberi e del fiume". "La grandiosità è certo un attributo della Verità, ma non è la Verità", osservò l’anziano. Il secondo giorno, il giovane disse: "Oggi ho visto la grazia in una donna che camminava per la strada". "La grazia", fu la risposta dell'anziano, "è essenziale alla Verità, ma non è la Verità". Il terzo giorno, il giovane disse: "Ho notato la bellezza dei fiori e l’armonia dei loro colori". "La bellezza e l’armonia vestono la Verità, ma non sono la Verità". Passarono i giorni; quotidianamente il giovane esercitava la sua attenzione e riferiva all’anziano ciò che aveva notato, ma costui non prendeva nella minima considerazione le sue osservazioni. Il giovane monaco intensificò il suo sguardo. Riferì del cielo e di ogni suo singolo aspetto, della pioggia e di ogni sua singola goccia, delle erbe e animali e rocce e di ogni loro particolarità. Ma tutto ciò lasciò l’anziano indifferente. Finalmente, un giorno il ragazzo si presentò all’anziano con il viso chino: "Oggi" gli disse, "non ho visto nulla. Però, nell’acuto dolore per la mia disattenzione, ho percepito che il fatto ch’io esistessi, cercassi e penassi era pur sempre qualcosa” ..." "Finalmente hai trovato te stesso", assentì l’anziano: "Il punto di partenza per la scoperta della Verità". E lo fece diventare suo discepolo.

Parola di Dio: Is. 22,19-23; Sal. 137; Rm. 11,33-36; Mt. 16,13-20

 

Vangelo Mt 16, 13-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Parola del Signore

 

“TU SEI PIETRO, E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA”. (Mt. 16,18)

Chissà perché proprio Pietro? C’era Giovanni che amava sinceramente Gesù. C’erano tipi come S. Paolo con una cultura e una intelligenza più che notevole... Gesù sceglie Pietro: l’impulsivo, il timoroso, l’uomo dalla cultura limitata. Io però, istintivamente, sono d’accordo con Gesù. Forse perché in Pietro mi ritrovo più che in altri. Pietro mi è molto più vicino nella sua peccabilità, nella sua ottusità come nei suoi slanci, nel suo amare in modo concreto, nel suo non far troppe teorie.., e mi sembra, nel leggere questa scelta di Gesù, di vedere l’eterna chiamata adatta a ciascuno di noi. Gesù ci ama per quello che siamo, ci chiama là dove ci troviamo, costruisce non secondo le dotte teorie di teologi e moralisti ma con il materiale che trova in noi.

 

 

LUNEDI’ 22 AGOSTO: BEATA VERGINE MARIA REGINA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Augusta; San Fabrizio e Filiberto.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, REGINA DEL CIELO E DELLA TERRA, INTERCEDI PER NOI.

 

Hanno detto: Chi non frena le piccole collere diventerà furibondo e insopportabile; chi si abitua a mentire scherzando è in grave pericolo di mentire fino alla calunnia. (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Le abitudini son fili di ragno e poi cavi d’acciaio (proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: Giuseppe era uomo di colore sulla quarantina che viveva in Sudafrica. Giuseppe era un buon cattolico e lavorava come domestico presso una famiglia olandese. In quella casa Giuseppe faceva un po' di tutto, e a volte era obbligato a lavorare talmente tanto che non sempre gli era concesso di andare a messa nei giorni di festa. E così, appena poteva si recava in chiesa nei giorni feriali, visto che di pomeriggio un paio d'ore libere le aveva sempre. Di solito dalle cinque alle sei; a quell'ora, generalmente, il missionario-parroco del posto era in chiesa anche lui per la recita del breviario e vedeva Giuseppe seduto in fondo, nell'ombra, immobile. Un giorno gli chiese: "Giuseppe, si vede che gusti la preghiera. Ma cosa dici al Signore in tutto questo tempo?" "Oh padre, cosa posso dirgli io non ho studiato, non so pregare... Lo guardo così semplicemente, e gli dico: Gesù, qui c'è Giuseppe." "Solo questo gli dici?" "Eh sì padre, solo questo, non so dirgli altro." Per il sacerdote questa fu una meditazione molto seria: quel povero servo analfabeta sembrava essere stato elevato alla preghiera di unione con Dio. Una sera chiamarono d'improvviso: una disgrazia! Un camion, non si sa come mai, era passato a tutta velocità per una via del centro e aveva travolto due persone. Una delle vittime viveva ancora e aveva supplicato che si avvertisse il parroco per poter ricevere Gesù Eucaristia. Il missionario accorse premuroso. Fu condotto a una casetta bassa, oscura vicina alla villa di un uomo bianco inondata di luce. C'erano lì alcune persone che, vedendo il padre si misero in ginocchio intorno al giaciglio su cui agonizzava l'uomo. Una lanterna illuminava debolmente la stanza. Quell'uomo aveva il corpo straziato, ma il suo viso era intatto: era Giuseppe. Il povero servo morente vedendo il sacerdote abbozzò un sorriso: "Padre, mi ha portato il Signore?"... Parlava a stento, si sentiva appena, le parole si perdevano nel rantolo. Il missionario si affrettò a disporre ogni cosa per l'ultima Comunione a Giuseppe. Non c'era un tavolo, non una sedia. Tra i presenti si trovava un bambina Bantù. Nelle sue manine aperte e accostate al petto il padre pose l'astuccio, vi distese sopra il bianco lino e su di esso la teca con I'Eucaristia. Dopo l'atto di dolore, che tutti recitarono insieme, il padre diede l'assoluzione. Poi aprì la teca, si genuflesse davanti alla bambina-altare e, presa la Particola consacrata, si voltò verso Giuseppe: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo". Nel silenzio che seguì, si sentì una voce bellissima dire: "Giuseppe, qui c'è Gesù." Le parole erano venute dall'Ostia che il padre teneva in mano. Un brivido indefinibile di soprannaturale pervase la cameretta. Il povero servo nero, ricevuto il Signore, socchiuse gli occhi felice e non li riaprì più.

Parola di Dio nella festa di Maria Regina: Is. 9,1-6; Sal. 112; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc. 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCOMI” (Lc 1,38 )

Ecco una bellissima parola, usata nella Bibbia da due grandi personaggi: Samuele che risponde “Eccomi!” a Dio che lo chiama; e Maria di Nazareth che dice in questo modo il suo “Sì” all’angelo inviatole da Dio. Questa semplice parola dice molte cose: significa il “Sì” dell’uomo a Dio, la prontezza della risposta, la piena disponibilità a quanto Dio chiede, il fidarsi di Dio. Per questo è la più bella parola che possiamo dire a Dio: ECCOMI! Ed ora, viviamola! Come? Dicendo il nostro “Sì” a quanto Dio ci chiede: Dio ci chiama a dirgli il nostro sì in ogni avvenimento della vita. (Infatti ogni cosa che ci capita, ma proprio qualsiasi cosa, o è voluta direttamente da Lui per noi, oppure è da Lui permessa... ) Ci si presenta una cosa bella? Rallegriamoci e diciamoGli “Eccomi!”. Ci capita un imprevisto? Non agitiamoci e serenamente diciamo: “Eccomi!”. Ci capita una cosa che è male per noi? Non abbattiamoci, ma accogliamola come una cosa permessa da Dio, e perciò rivolgiamoci a LUI dicendoGli: “Eccomi!” Ma anche a chi ci chiede un piacere possiamo rispondere: “Eccomi!”. Non è una parola straordinaria, quasi magica? 

 

 

MARTEDI’ 23 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosa da Lima; San Filippo Benizi.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, GIUDICE MISERICORDIOSO, PERDONACI!

 

Hanno detto: L’abitudine nessuno può buttarla giù dalla finestra: semmai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta. (M. Twain)

Saggezza popolare: E’ pessima cosa essere abituati alla buona fortuna. (Motto Latino)

Un aneddoto: Un giorno un uomo incontrò un leone. Tra i due nacque una discussione sui rispettivi meriti e il leone si vantò della sua forza impetuosa. Incomparabile, a suo dire. In quel momento si trovarono a passare davanti ad un quadro raffigurante un uomo che a mani nude strozza un leone. Indicando il quadro l’uomo scoppiò a ridere. “Ah”, disse la bestia. “Se ci fossero anche leoni pittori”.

Parola di Dio: 1Tes. 2,1-8; Sal. 138; Mt. 23,23-26

 

Vangelo Mt 23, 23-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!". Parola del Signore

 

"GUAI A VOI CHE PULITE L'ESTERNO DEL BICCHIERE E DEL PIATTO MENTRE ALL'INTERNO SONO PIENI DI RAPINA E DI INTEMPERANZA". (Mt. 23,25)

Quanta disumanità nei freddi osservanti della legge! Se c'è un Sacramento che è Sacramento dell'umanità, della comprensione, della vicinanza, della gioia del perdono ricevuto, è il Sacramento della Confessione o Riconciliazione. E, invece, come ce lo hanno ridotto! Molta gente oggi non si confessa più perché pensa sia solo una forma di ipocrisia o perché non ritiene valido dire le proprie cose ad un altro, "peccatore come me", o perché si sente giudicato e condannato dal confessore. E già, perché spesso, noi preti, abbiamo ridotto la Confessione o a una cosa talmente banale (io dico un elenco di cose, tu mi assolvi, io faccio la penitenza dicendo tre Ave Maria, e tutto ricomincia da capo) o facendola diventare un tribunale freddo e legalistico dove il giudice (che proprio perché tale non deve essere coinvolto) è un freddo amministratore di norme e un promulgatore di sentenze inappellabili. E la misericordia di Gesù, dove va a finire? La gioia del perdono ricevuto può venir fuori dal freddo e dal buio di quelle grate anonime? Il conforto, la crescita, avviene quando, mancando l'umanità, ci si può confrontare solo con aride norme e sentenze? Sì, l'esterno del bicchiere e del piatto sono formalmente puliti, ma tu non mangi sul bordo, e allora il marciume non l'hai tolto, l'hai solo spostato al centro, e te lo ritrovi in bocca, e per di più hai perso o hai fatto perdere l'occasione di incontrare la misericordia di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 24 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Bartolomeo; Santa Emilia di Vialar.

Una scheggia di preghiera:

 

PRIMA ANCORA CHE I MIEI PENSIERI GIUNGANO ALLA MENTE, TU LI CONOSCI.

 

Hanno detto: Gli adulatori sembrano amici così come i lupi sembrano cani. (G. Chapman)

Saggezza popolare: Chi t’accarezza più di quel che suole o t’ha ingannato o ingannar ti vuole.

Un aneddoto: C’era un uomo che da gran tempo viveva chiuso in una morsa di cattivi pensieri. Non si stancava di maledire la specie umana, la sua bramosia, la sua violenza. Un giorno all’improvviso decise di uccidersi. Si gettò dalla terrazza di un altissimo edificio. Un amico che era lì con lui sostiene che, dopo tanti anni, nel momento in cui si dava la morte, per la prima volta l’uomo scoppiò in una risata, gridando: “Uno di meno, finalmente!”.

Parola di Dio nella festa di San Bartolomeo: Ap.  21,9-14; Sal. 144; Gv. 1,45-51

 

Vangelo Gv 1, 45-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Natanaèle esclamò: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“PRIMA CHE FILIPPO TI CHIAMASSE, IO TI HO VISTO QUANDO ERI SOTTO IL FICO”. (Gv. 1,48)

Natanaele da prima scettico, poi tentennante davanti a Gesù, finalmente “si scioglie” e lo riconosce addirittura Figlio di Dio, quando Gesù, sorridendo, gli parla di qualcosa che è successo poco prima mentre era sotto il fico. Questa rivelazione ha fatto sbizzarrire gli esegeti e i “fantasisti del Vangelo”. Che cosa avrà mai fatto Bartolomeo sotto quel fico: dormiva? peccava? pregava? A noi importa poco che cosa facesse Bartolomeo, importa invece che Gesù tocca nel vivo una persona e aiuta la sua fede. Il cammino verso la fede di Bartolomeo è fatto di tre passi:

1) E’ un vero israelita in cui non c’è falsità, cioè è una persona onesta che cerca la verità.

2) Si lascia convincere da Filippo ad andare da Gesù: Dio si serve di un fratello per portarlo alla fede.

3) E’ disponibile a lasciarsi toccare sul vivo da Gesù. Il cammino della nostra fede se vuol essere valido deve muoversi su queste strade: una ricerca sincera, essere onesti e non prevenuti, l’umiltà di farci aiutare dai fratelli, la disponibilità a lasciarsi toccare nel cuore e convertire da Gesù.

 

 

GIOVEDI’ 25 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Ludovico; San Giuseppe Calasanzio; San Genesio.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ CHE TI RICONOSCA NEL MIO PROSSIMO.

 

Hanno detto: Fa’ tutto quello che puoi e Dio ti assisterà nei tuoi buoni propositi. (Imitazione di Cristo)

Saggezza popolare: Quando fai una cosa agisci sempre in modo da non dare ai tuoi amici occasione di dolore e ai tuoi nemici motivi di gioia. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Govinda, il grande predicatore Sikh, stava leggendo le sacre scritture seduto su una roccia presso un torrente quando un suo ricco discepolo gli offrì due braccialetti d’oro tempestati di pietre preziose. Govinda prese un braccialetto e se lo fece girare tra le dita. Il gioiello gli scivolò di mano, rotolò sulla roccia e scomparve nei mulinelli della corrente. Lanciando un grido il discepolo si gettò nel torrente. Cercò a lungo il braccialetto, mentre Govinda era tornato alla lettura. Al tramonto il discepolo risalì a riva sfinito e inzuppato d’acqua. “Se solo mi potessi mostrare dove è caduto”, disse al maestro, “allora sicuramente potrei ritrovarlo”. Allora Govinda prese il secondo braccialetto e lo gettò nei gorghi dell’acqua dicendo: “E’ caduto là”.

Parola di Dio: 1Tes. 3,7-13; Sal. 89; Mt. 24,42-51

 

Vangelo Mt 24, 42-51

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore

 

“ANCHE VOI SIATE PRONTI PERCHE’ NELL’ORA CHE NON IMMAGINATE IL FIGLIO DELL’UOMO VERRÀ”. (Mt. 24,44)

Quando Gesù diceva queste parole ci invitava a vegliare non soltanto per la sua venuta finale o per dirci che la morte può coglierci in qualsiasi momento, ma anche per indicarci le sue improvvise visite attraverso il prossimo. Il prossimo, spesso, fa irruzione nella nostra vita quando meno ce lo aspettiamo, quando non abbiamo tempo e per di più, spesso, non ha buone maniere, è indiscreto, turba l’ordine regolare della nostra vita. Non si può dunque ridurre l’amore a regole troppo dettagliate. Ricordiamo la parabola del buon samaritano: il sacerdote e il levita non ammettono che un ferito possa intralciare i loro programmi e per questo tirano diritto, Il samaritano, invece, ha accettato di cambiare il programma del proprio itinerario davanti all’incontro imprevisto con un uomo ferito. Anche oggi Cristo arriverà nella tua vita attraverso quella telefonata imprevista, quell’incontro, quella richiesta non programmata ed è proprio lì che puoi incontrarlo o perderlo di vista.

 

 

VENERDI’ 26 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessandro; San Zefirino.

Una scheggia di preghiera:

 

IO CREDO, MA AUMENTA LA MIA FEDE!

 

Hanno detto: Vivere per gli altri non è solo la legge del dovere, è anche la legge della felicità. (A. Compte)

Saggezza popolare: Vive in pieno colui che impegna ricchezze, pensieri e parole a promuovere il ben e degli altri. (Proverbio Indù)

Un aneddoto: Un giorno un ragazzo si inginocchiò sulla riva di un fiume. Immerse le braccia nell’acqua per rinfrescarsi il viso e qui, nell’acqua, improvvisamente vide l’immagine della morte. Si levò in piedi atterrito e chiese: “Che vuoi da me? Sono giovane. Perché vieni a cercarmi senza avvertirmi prima?”. “Non vengo a cercarti”, rispose la voce della morte. “Sta’ tranquillo e torna a casa perché qui sto aspettando un altro. Non verrò a cercarti senza prima avvertirti, te lo prometto”. E il ragazzo tutto contento tornò a casa. Diventò un uomo, si sposò. Ebbe dei figli, seguitò la sua vita tranquilla. Un giorno d’estate trovandosi nei pressi dello stesso fiume, si fermò ancora per rinfrescarsi. E di nuovo vide il viso della morte. La salutò e fece per alzarsi. Ma una forza terribile lo costringeva in ginocchio in riva al fiume. Atterrito egli domandò: “Ma che cosa vuoi?”. “E’ te che voglio”, rispose la voce della morte.”Oggi sono venuta a cercare te”. “Ma mi avevi promesso che non saresti venuta a cercarmi senza prima avvertirmi! Non hai mantenuto la promessa!”. “Ti ho avvertito”, disse la morte. “Tu mi hai avvertito?”. “In mille modi. Ogni volta che ti guardavi in uno specchio vedevi le rughe scavarsi sempre più, i capelli incanutirsi. Sentivi il fiato diventare sempre più corto e le articolazioni sempre più rigide. Come puoi dire che non ti ho avvertito?”. E lo trascinò in fondo all’acqua.

Parola di Dio: 1Ts. 4,1-8; Sal. 96; Mt. 25,1-13

 

Vangelo Mt 25, 1-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge. Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero:No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". Parola del Signore

 

"DATECI DEL VOSTRO OLIO PERCHÉ LE NOSTRE LAMPADE SI SPENGONO. (Mt. 25,8)

E' facile che nella vita si accenda la lucetta del rosso sul carburante "fede". Basta vivere con sufficienza o abitudinarietà per ritrovarsi in certi momenti al buio e per vedere come la fede che in altri momenti era così evidente, non ti viene in aiuto nei momenti della prova. Manca l'olio nelle lampade. La lampada c'è. La fede Dio te la regala. Ma manca la tua fede, la tua forza, il tuo rinnovamento. E qualche volta non basta neppure chiedere la fede in prestito ad altri. Occorre allora essere previdenti, fare dei buoni rifornimenti, prevedere gli eventuali scioperi. E un buon rifornimento è la Parola di Dio, la preghiera, e il vivere, giorno per giorno, ciò che la Parola e la preghiera fatta sul serio ti indicano.

 

 

SABATO 27 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Monica; San Cesario di Arles; San Giuseppe Calasanzio.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE NON SPRECHI I TUOI DONI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non  è lecito “passare oltre” con indifferenza, ma dobbiamo fermarci accanto a chi soffre, chiunque vesso sia e far dono di noi stessi. (Giovanni Paolo II)

Saggezza popolare: Se un uomo ogni giorno gettasse un fiore sul cammino del suo prossimo, le strade della terra sarebbero piene di gioia. (Romanza Inglese)

Un aneddoto: Quando interrogarono il maestro sulla esortazione di Gesù a prendere le distanze, se necessario, perfino dai genitori, egli disse: “Ben di rado troverete un nemico peggiore di un genitore. E raccontò di aver trovato una volta ad un supermercato, una donna che spingeva un passeggino con due bimbetti, “Che carini”, disse il maestro. “Quanti anni hanno?”. Il medico ne ha tre”, rispose la donna, “e l’avvocato due”.

Parola di Dio: 1Ts. 4,9-11; Sal. 97; Mt. 25,14-30

 

Vangelo Mt 25, 14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore

 

“E IL SERVO FANNULLONE GETTATELO FUORI NELLE TENEBRE”. (Mt. 25,30)

Si può essere fannulloni in molti modi diversi; ad esempio capita oggi di incontrare persone perennemente stanche che secondo quanto dicono sostengono il mondo intero ma che se poi vai a guardare bene non costruiscono assolutamente nulla né per sé né per gli altri. Ma credo che il Vangelo di oggi definisca così il fannullone: uno che non apprezza i doni ricevuti e che non ha nessuna voglia di trafficarli. Prova chiederti: Ho tot anni, che cosa ne ho fatto della mia vita? Non cercare di risponderti con rimpianti: “Se avessi avuto più fortuna.., se avessi incontrato un marito diverso.., se i miei genitori mi avessero educato in modo diverso…” Non serve a nulla. Ma invece prova a guardarti nella tua situazione concreta, con le tue fortune o sfortune, con il tuo carattere, con i tuoi peccati o le tue doti e chiediti: “La mia vita, fino ad oggi, ha senso? Ho trafficato quel poco o tanto che ho avuto? Ho usato la mia intelligenza, la mia libertà, il mio cuore? Insomma, il capitale del mio tempo, dei miei doni è ancora tutto in banca o l’ho rischiato? A Dio, alla fine, non importa tanto se ho guadagnato o perso, importa se ho usato al meglio!”.

 

 

DOMENICA 28 AGOSTO: 22^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino; Santa Adelina; Sant’Alfrico.

Una scheggia di preghiera:

 

NON MI ABBANDONARE MIO SIGNOR, NON MI LASCIARE: IO CONFIDO IN TE.

 

Hanno detto: Mezzo eccellente per godere Dio è l’amicizia con i suoi amici. (Santa Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: Parla con dolcezza dell’amicizia e conserverai una pace durevole. (Detto dell’antico Egitto)

Un aneddoto:  “Prima o poi capirai che stai cercando ciò che hai già”, disse il maestro ad un fervente discepolo. “Allora perché non lo vedo già ora?” “Perché cerchi di vederlo”. “Allora devo smettere di sforzarmi?” “Se tu ti rilassi e dai tempo al tempo, ciò che cerchi ti si manifesterà da solo”.

Parola di Dio: Ger. 20,7-9; Sal. 62; Rm. 12,1-2; Mt. 16,21-27

 

1^ Lettura Ger 20, 7-9

Dal libro del profeta Geremia

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me. Quando parlo, devo gridare, devo proclamare: "Violenza! Oppressione!". Così la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: "Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!". Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. Parola di Dio

 

“MI HA SEDOTTO E MI SONO LASCIATO SEDURRE”. (Ger. 20,7)

Geremia avrebbe preferito essere un profeta di prosperità e di consolazione ed invece è di contestazione, pietra di scandalo, non accettato. Come Mosè è incompreso. Come Elia, disgustato e deluso. Come Gesù nel Getsemani, egli prova nello stesso tempo l’annientamento dinanzi alla sua missione e la potenza di una parola che vince ogni resistenza. Perché ti ho incontrato? sembra dire Geremia. La vita è già difficile di per sé; perché complicarla ancor di più con l’esperienza bruciante della fede? Geremia però, pur sentendosi sedotto, pur avendo tentato di liberarsi di Dio, si è accorto che non poteva. Dio si era impossessato della sua persona. Geremia, davanti alle nostre crisi, aiutaci a comprendere che quando si perde la testa per Qualcuno, per la sua Parola, è meglio essere esposti alla derisione che ritrovare la testa.

 

 

LUNEDI’ 29 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Martirio di San Giovanni Battista; San Bononio di Lucedio.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, TUTTO HA SENSO.

 

Hanno detto: La misericordia verso i poveri cura la lebbra dell’avarizia e rende bella l’anima. (Sant’Antonio da Padova)

Saggezza popolare: Il montone pigro trova il suo vello troppo pesante. (Proverbio inglese)

Un aneddoto: Un giorno il maestro pose un indovinello: “Che cosa hanno in comune con il mistico l’artista e il musicista?” Tutti si arresero. “Il fatto di aver capito che il discorso più bello non viene dalla lingua”, disse il maestro.

Parola di Dio nella festa del martirio di san Giovanni Battista: Ger.1,17-19; Sal.70; Mc.6,17-19

 

1^ Lettura Ger 1, 17-19

Dal libro del profeta Geremia

In quei giorni, la parola del Signore mi fu rivolta per dirmi: "Tu, cingiti i fianchi, alzati e dì loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". Parola di Dio

 

“TI MUOVERANNO GUERRA MA NON TI VINCERANNO, PERCHE' IO SONO CON TE PER SALVARTI". (Ger. 1,19)

Pensando oggi a questa affermazione nella festa del martirio di Giovanni Battista, ci sembra che non sia una promessa realizzata: Giovanni ci ha lasciato la testa. Ma se ci pensiamo bene, Giovanni è un perdente o un vittorioso? Giovanni ha vinto la grande battaglia con se stesso. Ha fatto morire se stes­so per testimoniare Dio. Ha anteposto la verità al compromesso. Ha lasciato parlare in sé lo Spirito piuttosto che la propria, anche giusta, volontà umana. Ha lasciato crescere Colui che ha annunziato, ha anticipato Gesù non solo con le parole ma anche con il martirio. Nella nostra vita ci sono tante apparenti sconfitte che sono vittorie e tante vittorie che significano la sconfitta della verità e anche dell’uomo. Dio non ci propone di essere colui che ci fa andare bene le cose umanamente, ci dice che se noi ci fidiamo ciecamente di Lui, anche una sofferenza, una sconfitta umana, addirittura la nostra morte, possono diventare le più grandi vittorie.

 

 

MARTEDI’ 30 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gaudenzia; San Pietro di Trevi.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ CHE LA MORTE E LA VITA ETERNA MI TROVINO VIVO.

 

Hanno detto: Saper perdonare è il carattere speciale del cristiano, il perdono non deve essere passivo ma diventare un vivo atto di amore. (E. Leseur)

Saggezza popolare: Le grandi colpe, le ingiustizie e i torti, si perdonano da vivi e non da morti.

Un aneddoto: Il maestro insegnava sempre che la verità è davanti ai nostri occhi e che il motivo per cui non la vediamo è la nostra mancanza di prospettiva. Una volta portò un discepolo a fare una gita in montagna. Quando furono a metà strada su per la montagna, l’uomo guardò il sottobosco e protestò: “Dov’è il magnifico scenario di cui parli sempre?” Il maestro sogghignò: “Ci stai sopra, come vedrai quando raggiungerai la cima”.

Parola di Dio: 1Ts. 5,1-6.9-11; Sal. 26; Lc. 4,31-37

 

1^ Lettura 1 Ts 5, 1-6. 9-11

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri. Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate. Parola di Dio

 

VOI SIETE FIGLI DELLA LUCE E DEL GIORNO... NON DORMIAMO DUNQUE COME GLI ALTRI. (1Ts. 5,5-6)

Nella vita della fede non succede come nella vita del mondo che dice: "Sei stato buono, ti do il premio", o dove tu dici: "Ho ricevuto il premio, sono il primo, il più in gamba degli altri". Per i credenti essere "figli della luce" non è un premio rapportato alla nostra bontà, ma è un dono gratuito di Dio che ci ha "amati mentre eravamo peccatori” e non ci dà alcuna supremazia sugli altri, ma ci invita invece a lavorare più degli altri. Se il Signore ti dà abbondantemente la grazia, i sacramenti, non è perché tu ti senta "a posto", è perché tu con la sua luce possa illuminare gli altri. In certi periodi della storia della Chiesa, in certi ambienti tradizionalisti mi sembra di sentire spesso un gran russare: e ora di "risvegliarci dal sonno perché la salvezza è più vicina del giorno in cui venimmo alla fede".

 

 

MERCOLEDI’ 31 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Raimondo; San Domenico del Val.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE BELLO, SIGNORE: TU AMI CIASCUNO DI UN AMORE PARTICOLARE.

 

Hanno detto: Ogni momento di perdono è un bagno nel sangue di Cristo.

Saggezza popolare: Perdonare tutto e di buon cuore, più che all’offeso pesa all’offensore.

Un aneddoto: “Dove potrò trovare un degno maestro, quando tornerò al mio paese?”. “Non c’è un solo istante in cui ne sei privo”. Il discepolo era confuso. “La semplice osservazione delle tue reazioni a tutto – un uccello, una foglia, una lacrima, un sorriso – fa di ogni cosa il tuo maestro”.

Parola di Dio: Col. 1,1-8; Sal. 51 Lc. 4,38-44

 

1^ Lettura Col 1, 1-8

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appresa da Epafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito. Parola di Dio

 

“NOI RENDIAMO CONTINUAMENTE GRAZIE A DIO PER VOI IN VISTA DELLA SPERANZA CHE VI ATTENDE NEI CIELI”. (Col. 1,3-5)

Sulla base di questa parola vi consiglio un piccolo allenamento molto utile: quando sei in chiesa, in mezzo alla gente che prega, quando sei su un tram stipato o ad una manifestazione, prova a pensare: “Dio ama tutta questa gente; sono tutti figli suoi; sono tutti destinati alla salvezza, alla vita eterna; Gesù ha versato il suo sangue per loro; sono tutti miei fratelli”. Se mi alleno a lodare Dio per la salvezza offerta a tutti gli uomini, se scopro la mia fratellanza con ogni uomo, mi sarà anche più facile, quando mi trovo davanti la persona antipatica, lo scocciatore, colui che mi è nemico, pensare a lui come un fratello destinato all’eternità.

     
     
 

Archivio