SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
GIUGNO 2011
MERCOLEDI’ 1 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Giustino; San Caprasio di Lerins.
Una scheggia di preghiera:
SONO AI TUOI PIEDI, PARLA O BUON MAESTRO.
Hanno detto: L’eroismo non è di per se garanzia di verità come il coraggio non è per forza legato all’intelligenza. (Claude Roy)
Saggezza popolare: Il colpo sparato e la lepre fuggita non si riprendono più.
Un aneddoto: Quando il poeta francese Retté si avviava a concludere la sua travagliata conversione, giunse al momento in cui sentì il bisogno di pregare, cercò allora di ricordare qualche orazione della sua infanzia, ma non sapeva più nulla, salvo qualche frase. “Allora”, racconta nel suo libro Dal diavolo a Dio, “io pregavo dicendo così solamente: ‘Padre nostro che sei nei cieli, rimetti a noi i nostri debiti’, e basta”. Quella preghiera umile gli valse non solo d’esser accolto nella sala del banchetto nuziale, ma anche di rivestirsi della grazia del perdono. Non s’era rivolto a un re qualsiasi, ma a “suo” Padre.
Parola di Dio: At. 17,15-22-18,1; Sal. 148; Gv. 16,12-15
Vangelo Gv 16, 12-15
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Parola del Signore
“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI, MA PER IL MOMENTO NON SIETE IN GRADO DI PORTARNE IL PESO”. (Gv. 16,12)
Gesù vuol dirci che la fede è un cammino, è una via in sviluppo. Ci sono quotidianamente cose nuove da scoprire in Dio, un po’ come succede ad un fidanzato, a uno sposo, ad un amico nello sviluppo di una relazione di amore. Come gli apostoli, io non sono che all’inizio. Accetto, o Signore, che Tu dica così anche a me. C’è una quantità di cose che io, ora, non posso capire ma che tu mi rivelerai poco per volta se sarò fedele ad ascoltare la voce dello Spirito che parla al mio cuore e che mi parla di Te, Gesù. Fa’ che io non mi consideri mai soddisfatto, pieno di me stesso e delle mie conoscenze dottrinali. E fa’, Signore, che io pensi anche a coloro con i quali vivo. Per essi è la stessa cosa. Anch’essi sono nel cammino della fede... ci sono delle verità, delle attitudini che anch’essi devono ancora scoprire. Dammi, Signore, la tua pazienza, la tua pedagogia. Che io non metta sulle spalle di altri, pesi che essi non possono portare... che io sappia camminare al ritmo della tua grazia, al ritmo dei tuoi passi, accompagnando i miei fratelli nel loro cammino.
GIOVEDI’ 2 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Marcellino e Pietro; Sant’ Adalgiso.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, IN MEZZO ALLE SOFFERENZE, AIUTACI A INTRAVEDERE LA GIOIA.
Hanno detto: Se qualcuno presenta novantanove lati difettosi e uno solo buono, preferisco considerarlo da quest' ultimo. (San Francesco di Sales)
Saggezza popolare: La saggezza del passato non nutre l’affamato.
Un aneddoto: Lei: “Non vali un soldo” Lui: “E tu sei la mia metà” La ripicca crea ripicca e non da soddisfazione.
Parola di Dio: At. 18,1-8; Sal. 97; Gv. 16,16-20
Vangelo Gv 16, 16-20
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. Parola del Signore
“VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERÀ IN GIOIA”. (Gv. 16,20)
Ecco descritto in breve da parte di Gesù il percorso della nostra vita. Persone chiamate alla gioia e alla serenità che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza ma persone che, credendo alla Rivelazione, sanno che lo sbocco definitivo sarà la gioia e la festa. La sofferenza, dunque, non va vissuta come un iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente. L’importante è sapere che ha un senso, che è il negativo per vedere il positivo, che è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto è importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.
VENERDI’ 3 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Carlo Lwanga e compagni, martiri dell’Uganda.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, NON V’E’ TRISTEZZA
Hanno detto: Dopo aver pregato a lungo non dire di non essere giunto a nulla, perché hai già ottenuto un risultato: legarti al Signore e perseverare in questa unione con lui. (Giovanni Climaco)
Saggezza popolare: Non tutte le donne sposate sono mogli. (Prov. Giapponese)
Un aneddoto: Un ricco Ebreo, amante della Parola di Dio, aveva un figlio molto intelligente. Che fare di lui? Pensò e decise: La cosa più importante per la sua vita e l’onore più grande per la mia famiglia sarebbe che questo mio figlio diventasse rabbino, esperto nella Legge di Dio, grande predicatore. Poiché i soldi non gli mancavano, mandò suo figlio a studiare alla scuola del più dotto rabbino dei tempi. Il figlio andò e fu discepolo attento per parecchi anni. Ritornato finalmente a casa, il padre pieno di comprensibile orgoglio, chiese: Cosa hai imparato, figlio mio carissimo, in tanti anni di scuola? Il figlio con sicurezza rispose: Moltissimo, padre! Pensa, ho incominciato a capire qualcosa della prima riga del primo libro di Mosè! Immaginatevi la delusione del padre. Tanto è vero che il Sabato, quando il figlio nella sinagoga si alzò per parlare, il padre temeva di far brutta figura. Il saggio figlio iniziò così: La Parola di Dio è infinitamente profonda! Miei cari compaesani, dopo tanti anni di studio, con gioia vi posso annunciare che sto quasi per comprendere la bellezza della prima parola della prima riga del primo libro di Mosè! E parlò così bene che tutti ne rimasero meravigliati, compreso suo padre. Veramente anche una sola parola di Dio è profonda, infinita, carica d’eterno amore.
Parola di Dio: At. 18,9-18; Sal.46; Gv. 16,20-23
Vangelo Gv 16, 20-23
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Parola del Signore
“NESSUNO VI POTRA’ TOGLIERE LA VOSTRA GIOIA”. (Gv. 16,22)
Per me l’uomo è nato da un sorriso di Dio. E la gioia è quel sorriso di Dio che, nonostante tutto, ognuno di noi ha nel suo cuore. Vivere la gioia è vivere il presente e trovare nelle piccole cose il conforto per essere quelle persone meravigliose ed uniche che siamo. Vivere la gioia è capire che quanto accade, accade per il nostro bene e che tutto ci è donato per il nostro meglio. Vivere la gioia è pensare grande, al di là delle piccole beghe e difficoltà quotidiane, dei desideri effimeri, delle necessità superflue. Vivere la gioia è vedere bello, nonostante i nostri cattivi pensieri sugli altri e degli altri nei nostri confronti. E’ vedere bello, uscendo da un dolore che ci ha prostrati. Vincendo la debolezza che ci ha sfiniti. E’ vedere con gli occhi del cuore e dell’anima al di là di tutto quanto ci può disturbare. Essere gioia è saper accettare anche senza capire, è l’abbandono e la fiducia in Qualcuno che provvederà a noi. Noi non potremmo vedere correttamente senza il Suo aiuto. Essere gioia è vedere gli altri, oltre noi stessi, è saper cambiare noi stessi per poter cambiare e migliorare il mondo intorno a noi. Essere gioia, in fondo, non è che riscoprire quello stesso sorriso di Dio sulla polvere che Lui aveva modellato, ed è capire che questo sorriso è ancora profondamente nel cuore di ciascuno di noi.
SABATO 4 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Caracciolo.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, SONO ANCORA IO A CHIEDERE… MA, ME LO HAI DETTO TU.
Hanno detto: Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino. (Giacomo Leopardi)
Saggezza popolare: Il buon nocchiero muta vela, non tramontana.
Un aneddoto: Don Guanella amava particolarmente, tra gli ospiti delle sue case, quei pacifici picchiatelli che chiamava "buoni figli" e li faceva segno di particolari attenzioni. Infatti, quando aveva un po' di tempo, andava a cercarli: parlava con loro, scherzava e faceva qualche partitina a carte. Prima d'incontrarli, tuttavia, si preoccupava di avere in tasca una buona riserva di caramelle, dolci, biscottini e qualche sigaro. Si fermava spesso per questo rifornimento da un tabaccaio di via Dante, a Como, che lo conosceva e sapeva a chi era destinata tutta quella roba. Capitò una volta che il tabaccaio prese un aiuto, un giovane venuto di fuori che si vide capitare davanti per la prima volta Don Guanella con un'ordinazione imponente. Questo prete grande e grosso, con l'aria trasognata e assorta, gli occhi semichiusi e una voce buona, gli andava ordinando con la massima naturalezza: una dozzina di mezzi toscani, cinque sigari Virginia, quelli con la paglia dentro, tre pacchetti di spuntature e cinque di trinciato, un paio di chili di caramelle, mezzo chilo di mentine, biscottini. La merce andava ammucchiandosi sul banco e Don Guanella non s'accorgeva dello sbalordimento del tabaccaio che lo guardava con una specie di avversione; anzi, almanaccando i conti di quanto gli serviva e computando cosa andava a quello e cosa andava a quell'altro, prendeva sempre più l'aria del gaudente che non voleva dimenticare nulla, ripromettendosi di passare una serata come si deve. Alla fine il giovane dietro il banco non poté trattenersi e disse: Che camino e che gargarozzo! Don Guanella si riscosse e, mentre pagava il conto di nove lire, si accorse dell'equivoco che involontariamente aveva provocato e volle togliere quel ragazzo dai dubbi. Quasi scusandosi e con un certo imbarazzo, che l’altro interpretò ancora in modo sbagliato, disse: Non sono per me, sono per i miei buoni figli! Nel dir questo uscì lasciando il poveretto di stucco senza sapere se sognava o se era desto. Si dice che poi la cosa gli fu spiegata, ma per quella sera rimase un po' frastornato.
Parola di Dio: At. 18,23-28; Sal. 46; Gv. 16,23-28
Vangelo Gv 16, 23-28
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”. Parola del Signore
“CHIEDETE E OTTERRETE, PERCHE’ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 16,24)
Ieri parlavamo di gioia, oggi Gesù ci dice che la preghiera può essere la fonte della gioia. Una formula che veniva usata dai predicatori, qualche tempo fa, per spiegare la preghiera diceva: “Dio è Qualcuno a cui si parla, non Qualcuno di cui si parla”, questo è vero, ma Dio è soprattutto Qualcuno che si lascia parlare per ascoltarlo, che si lascia entrare nella nostra vita, perché non viene a prendere nulla di nostro, ma viene a portare se stesso e quindi la gioia. Se è vero che non sempre tutte le cose che chiediamo ci vengono date, perché Dio vedendo più lontano di noi, sa ciò che è il nostro vero bene, è anche vero che se la preghiera è un rapportarci con Dio dovrebbe sempre, in ogni caso, essere un rinnovare la certezza che Dio ci ascolta, ci è vicino, ci è Padre. Se io, dunque, parlo con il Padre misericordioso, attraverso suo Figlio che mi ama fino a dare la sua vita per me, nello Spirito che è l’Amore che crea ogni cosa, non posso che essere contento, protetto, amato. Quanto è lontano questo modo di vedere la preghiera, dal nostro abituale intendere quando diciamo: “devo pregare”, “devo andare a Messa”, quasi che la preghiera sia un obbligo oneroso da adempiere. Dio non è un dovere. Con un amico ci sto bene insieme. Non c’è vera preghiera cristiana se non quando Dio viene riconosciuto e invocato come un Tu, e per dirla continuando l’esempio di ieri: se questo Tu immenso sorride alla sua creatura, questa creatura può non essere nella gioia?
DOMENICA 5 GIUGNO: ASCENSIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: San Bonifacio, Vescovo e Martire.
Una scheggia di preghiera:
OVUNQUE IL GUARDO GIRO, IMMENSO IO TI VEDO.
Hanno detto: L'acqua cade goccia a goccia sul fuoco e alla fine lo spegne: così le lacrime del dolore sincero spengono in noi il fuoco dell'ira e della collera. (Giovanni Climaco)
Saggezza popolare: La puzzola è fra tutti gli animali quella che si da più arie.
Un aneddoto: I nemici degli ebrei si recarono al tempio dal loro indovino. Gli chiesero: Quando possiamo attaccare guerra e sconfiggere gli Ebrei? Il responso fu: Quando si sarà dimenticato della Legge, che è la sua arma più potente, la sua patria portatile! Mandate spie vicino alle loro sinagoghe. Fin quando si sentirà il vociare dei bambini, che imparano la Legge, meglio non attaccare guerra!
Parola di Dio: At. 1,1-11; Sal. 46; Ef. 1,17-23; Mt. 28.16-20
Vangelo Mt 28, 16-20
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Parola del Signore
“ECCO IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI FINO ALLA FINE DEL MONDO”. (Mt. 28.20)
Penso che a nessuno piacciano i momenti “dei saluti”: si è incontrato un amico, si è vissuti con lui per un certo periodo di tempo, si è fatto assegnamento vicendevole in tante occasioni, ci sono stati momenti gioiosi di festa, ed ora bisogna salutarlo perché parte per un paese lontano. La sua presenza fisica non ci sarà più… che tristezza! Tra Gesù e gli apostoli, invece non avviene così. E’ vero che fino ad ora essi hanno sempre dovuto tenere conto della fisicità di Gesù: per incontrarlo dovevano essere là dove Lui era. E questo mancherà loro, come manca a loro e anche a noi la sua parola diretta nelle singole situazioni della vita. Ma Gesù salutandoli dice a loro e a noi una cosa bellissima: “Ora non siete più legati alla mia presenza fisica, ora non dovete più andare in un determinato posto per trovarmi perché io sono con voi in altro modo e per sempre e in ogni luogo e in ogni persona”. Gli apostoli possono partire e andare in ogni parte del mondo a portare la loro testimonianza: sia a Gerusalemme che a Roma o a Corinto o ad Alessandria o a Torino, troveranno Gesù, saranno con Gesù, annunceranno Gesù, vivranno per Gesù. Se è vero che anche in noi c’è un po’ di nostalgia per il fatto di non poter interpellare in diretta Gesù, è verissimo che Lui lo posso incontrare in mille modi, anche in questo momento, attraverso queste povere parole, in mia moglie o in mio marito che in questo momento sono nell’altra stanza, nella fatica che faccio con i miei figli, nell’attività caritativa della parrocchia, nell’Eucaristia. Non solo non se ne è andato ma ha detto a noi di andare perché in qualunque posto Lui c’è.
LUNEDI’ 6 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Norberto; Sant’Alessandro da Fiesole; Sant’Artemio.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU HAI VINTO IL MONDO
Hanno detto: Un albero è conosciuto per i suoi frutti, un uomo per le sue azioni. Una buona azione non è mai perduta. Colui che semina cortesia miete amicizia, colui che pianta gentilezza raccoglie amore. (San Basilio)
Saggezza popolare: I pensieri fanno mettere i peli canuti.
Un aneddoto: Invitato a pranzo dalla sua catechista, Pierino si vede offerta una seconda porzione di dolce. Esita e poi dice: “Veramente la mamma mi ha detto di rispondere: “No, grazie!”, ma forse non pensava che le porzioni sarebbero state così piccole!” Una scusa è sempre a disposizione quando si vuol fare o ottenere qualcosa. “Sono umano” diceva Fantozzi per giustificare le proprie pecche.
Parola di Dio: At. 19,1-8; Sal. 67; Gv. 16,29-33
Vangelo Gv 16, 29-33
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. Parola del Signore
“DISSE GESU’: VOI AVRETE TRIBOLAZIONE NEL MONDO, MA ABBIATE FIDUCIA, IO HO VINTO IL MONDO “. (Gv. 16,33)
Qualcuno pensa che, una volta abbracciata la fede in Gesù, tutto diventi sicurezza, tutto abbia risposta. Non è così: la fede non esime dalle difficoltà, dai dubbi, dalle prove.
Qualcun altro pensa invece che la fede sia solo una conquista umana: tutto dipende da me, dalla mia volontà, dalle mie opere e allora si rischia di dimenticare che “senza di Lui non possiamo niente”. Gesù, molto concretamente, ci mette davanti alla realtà: scegliere Lui, lasciarci illuminare dalla sua parola significa seguirlo. E la sua strada passa attraverso la croce, la prova, l’abbandono dei discepoli e l’apparente abbandono di Dio, ma porta anche alla risurrezione. Quindi, essere cristiani, significa essere odiati da quel mondo che non ha accettato il Cristo, significa incontrare il dubbio delle scelte, non è vivere fin d’ora nella visione beata, ma è camminare nella dura realtà quotidiana con l’unica certezza che è quella che Gesù ha già vinto il mondo. Questa è la grande notizia che deve risuonare nel nostro cuore, sulle nostre labbra, per le strade che percorriamo ogni giorno. Sì, il Signore ha vinto il mondo; quel mondo che non l’ha accolto, che non l’ha amato, che lo ha crocifisso. Sì, il Signore Gesù ha vinto il mondo, la luce ha vinto le tenebre, l’amore ha vinto l’egoismo, la vita ha vinto la morte. “Io ho vinto il mondo... perché il Padre è con me”: la comunione ha vinto la divisione, ha spezzato le barriere dell’odio e della discordia. Allora noi possiamo vivere riconciliati; noi siamo in pace, nella pace di Dio; noi possiamo avere fiducia in Dio. E quando le tenebre sembrano avvolgerci, e la tristezza e la sfiducia entrano in noi, e la nostra fede vacilla, e magari stentiamo a riconoscere il volto di Dio e la sua presenza tra noi, quando il mondo sembra più forte di Dio, ecco, in quest’ora dobbiamo guardare a Colui che hanno crocifisso! Egli sembra solo, sconfitto; eppure Lui, Lui solo ha vinto il mondo. Non abbiamo certezze, non possiamo confidare sulle nostre forze; il nostro amore è fragile, la nostra fede è debole; ma la nostra pace e la nostra fiducia sono in Lui.
MARTEDI’ 7 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Giannelli, Sant’Alderico.
Una scheggia di preghiera:
MIO DIO, SONO NEL TUO CUORE.
Hanno detto: Quando dite che una persona o una situazione è senza speranza, sbattete la porta in faccia a Dio. (Charles Allen)
Saggezza popolare: L’uccello non può aver paura di volare, il pesce non può aver paura di nuotare, l’uomo non può aver paura di amare.
Un aneddoto: Mons. Felise, Vicario Apostolico in Norvegia, si trovava agli inizi della missione a Tromsoe, quando un buon uomo, un protestante, gli chiese a bruciapelo: “C’è ancora il papa a Roma?”. “Sicuro che c’è”, rispose il Monsignore. “Allora, mi faccio subito cattolico”. Il missionario restò perplesso. cercò di far comprendere che bisognava far le cose con calma, e poi, perché quell’abiura? L’altro insistette. “La cosa è semplice. Martin Lutero ha detto tre secoli or sono che egli sarebbe stato la morte del papato. Ecco invece che il Papa di Roma c’è ancora. Dunque Lutero s’è sbagliato. E allora come posso seguire una religione di uno che si sbagliò così apertamente? Perciò io ritorno a quella Chiesa che Lutero non avrebbe mai dovuto abbandonare”.
Parola di Dio: At. 20,17-27; Sal.67; Gv. 17,1-11
Vangelo Gv 17, 1-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Parola del Signore
“IO PREGO PER LORO, PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SONO TUOI”. (Gv. 17, 9)
Leggendo questa pagina del Vangelo di Giovanni, dove Gesù, al termine dei discorsi di addio ai suoi discepoli, prega, mi si riempie il cuore di tenerezza, di meraviglia e di gioia, e vorrei che la stessa cosa succedesse a tutti voi. E’ estremamente bello sapere che Gesù, proprio nel momento del suo amore totale per gli uomini testimoniato dalla fedeltà a Dio ed alla croce, mi ha portato nel suo cuore, si è ricordato di ciascuno di noi, ha pregato il Padre per me e per te. Il nostro Dio non è un Dio lontano, non è il Dio grande e inaccessibile, non è il Dio che crea e poi si disinteressa, non è il Dio in cerca di lodi o peggio ancora di sacrifici o di candele fumose, è il Dio che ama, e ama personalmente, è il Dio che si dona e siccome noi da soli non riusciamo a giungere a Lui si fa uno di noi in Gesù, è il Dio che “mi scruta e mi conosce” ma non per vedere i miei peccati e condannarli, ma per mettermi al centro del suo cuore, è il Dio che “se anche una mamma si dimenticasse di suo figlio, Lui non si dimentica di me”, è il Dio che mi porta con sé sulla croce e con sé nella risurrezione, è il Dio che non ci lascia soli, che resta con noi quando si fa sera, che va a prepararci un posto per portarci con sé, è il Dio che mi perdona perché Lui stesso si è fatto carico del mio peccato… Con un Dio così posso ancora avere paura? Posso essere nella tristezza?
MERCOLEDI’ 8 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Amelia; Santa Calliope.
Una scheggia di preghiera:
COME E’ BELLO SIGNOR STARE INISIEME ED AMARCI COME CI HAI AMATO TU: QUI C’E’ DIO, ALLELLUIA.
Hanno detto: Fino che gli uomini non considereranno gli altri uomini come fratelli, e non riterranno che nulla è più sacro della vita umana, finiranno sempre, spinti dall'interesse personale, per rovinarsi reciprocamente la vita. (Tolstoi)
Saggezza popolare: Nacque per nulla chi vive sol per sé.
Un aneddoto: Una signorina si presenta allo sportello dei biglietti: “Per favore un biglietto per Nizza”. “Nizza Marittima, Nizza Monferrato o Nizza di Sicilia?” “Be’... quello che costa meno.” L’importante nella vita è andare o sapere dove andare? vivere o conoscere il senso della vita? pagare poco o pagare il giusto per ottenere quello che si cerca?
Parola di Dio: At. 20,28-38; Sal. 67; Gv. 17,11-19
Vangelo Gv 17, 11-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”. Parola del Signore
“PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHÈ SIANO UNA COSA SOLA, COME NOI”. (Gv. 17,11)
Gesù ha pregato per l’unità dei cristiani. Gesù ci ha presentato il modello e il fondamento di questa unità: Gesù, il Padre, lo Spirito sono una cosa sola, un unico Dio. I credenti in Gesù, talmente amati da Lui, avendo in Lui scoperto l’amore vero, dovrebbero essere una cosa sola, un corpo unico. Come mai, allora, ci sono tante divisioni nella Chiesa? Come mai, credenti nello stesso Cristo, in suo nome si fanno la guerra? come mai nelle nostre comunità cristiane non riusciamo ad andare d’accordo e ci dividiamo in gruppi a volte opposti? La risposta è evidente: perché non abbiamo ancora fatto unità fino in fondo con Gesù. Se Gesù è morto per tutti e per ciascuno perché io penso che Gesù sia solo dalla mia parte? Se ho capito che il cristiano è uno che, come Gesù, è a servizio degli altri, perché la Chiesa è spesso ancora dominata dal potere, dalle diplomazie, dagli onori? Certo le differenze ci sono sia nei caratteri, sia nei doni ricevuti ma queste differenze non dovrebbero, anziché dividerci, concorrere a costruire il corpo di Cristo in una varietà e ricchezza di elementi?
GIOVEDI’ 9 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Efrem.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, DELLA FIDUCIA CHE RIPONI IN ME.
Hanno detto:
Le piccole passioni sono come altrettanti semi, che se non si estirpano cresceranno grossi e diverranno come tempesta e burrasca nel vostro cuore. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Quel che per te non vuoi, per gli altri non sia.
Un aneddoto: Per quale ragione il muro occidentale del Tempio di Gerusalemme ha avuto la grazia di sopravvivere, come un occulto rifugio di Dio? Secondo una leggenda, quando Salomone aveva cominciato ad edificare la casa del Signore, aveva affidato l’erezione dei quattro muraglioni della spianata a quattro classi o categorie, rappresentanti tutto Israele: i proprietari terrieri, gli artigiani, i mercanti e i poveri nullatenenti. Le prime tre categorie pagarono operai e muratori perché edificassero quelle mura, ma i poveri, già abituati a vivere della fatica delle loro mani e privi di mezzi per pagare altri, fecero da sé il proprio muraglione, quello occidentale. E occupati in questo lavoro, diventarono ancor più poveri. Ma il Signore Onnipotente gradì la loro fatica, benedisse quel muraglione e lo salvò da ogni distruzione, delle molte piombate su Gerusalemme.
Parola di Dio: At. 22.30; 23,6-11; Sal. 15; Gv. 17,20-26
Vangelo Gv 17, 20-26
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Parola del Signore
“PADRE, VOGLIO CHE ANCHE QUELLI CHE MI HAI DATO, SIANO CON ME DOVE SONO IO”. (Gv. 17,24)
Questa frase della preghiera di Gesù è molto rassicurante: Gesù è in Paradiso, quindi vuole che noi siamo con Lui. Ma è anche conturbante: Gesù è anche sulla croce, continua la sua passione di amore per noi uomini, Gesù è nel povero, nell’affamato, nel carcerato e prega perché noi siamo con Lui in tutte queste situazioni, e questo per noi è più difficile. Da questo quadro, allora vien fuori chiaramente che essere cristiani significa assumere Gesù in pieno, avere nel cuore la certezza di fare come Lui la volontà del Padre, avere la garanzia della sua forza, ma anche fare le sue scelte a volte misteriose e dolorose, sentire la sua “passione” per Dio e per gli uomini, spendersi con amore per i fratelli. Vediamola però non solo dal punto di vista della difficoltà, della fatica. Non è forse una grande gioia poter pensare che Gesù mi dà la grazia di poter essere come Lui e con Lui ora e sempre?
VENERDI’ 10 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Asterio di Petra.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SAI TUTTO: LO SAI CHE TI VOGLIO BENE.
Hanno detto: Tieni per fermo che quanto più un'anima è a Dio gradita, tanto più dovrà essere provata. Perciò coraggio e avanti sempre. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: La vita e il vino vanno assaggiati goccia a goccia. (Proverbio sardo)
Un aneddoto: CONOSCEVA IL CUORE DELLA GENTE. Un uomo, coinvolto in un'organizzazione criminale, accompagna la moglie a S. Giovanni Rotondo con la recondita intenzione di liberarsi di lei. E' ateo e vuole ucciderla simulando un suicidio. Arrivato a S. Giovanni Rotondo, si presenta subito in sagrestia per vedere "questo tipico fenomeno di isterismo", secondo le sue parole. Padre Pio sta parlando con i suoi figli spirituali; ma appena lo vede, va verso di lui, lo afferra per un braccio e, sospingendolo verso la porta grida: "Via! via! via! Non sai che ti è proibito macchiarti le mani di sangue? Vattene!". A questo punto l'uomo, svergognato davanti a tutti, fugge via. Ma l'indomani, dopo la Messa, eccolo ai piedi di Padre Pio che l'accoglie con amore, lo confessa e gli dà l'assoluzione. Prima della sua partenza da S. Giovanni Rotondo il Padre gli domanda a bruciapelo:"Tu hai sempre desiderato dei figli, non è vero?". "Si, molto - gli risponde l'uomo". "Ebbene - aggiunge padre Pio - non offendere più il buon Dio e un figlio ti nascerà". Un anno dopo marito e moglie ritornano sul Gargano per fare battezzare il bambino.
Parola di Dio: At. 25,13-21; Sal. 102; Gv. 21,15-19
Vangelo Gv 21, 15-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore
“GESÙ’ DISSE A SIMON PIETRO: “MI AMI TU?”. (Gv. 21,15)
Per tre volte Pietro aveva rinnegato Gesù. Ora, dopo la risurrezione, per tre volte Gesù gli chiede se lo ama. Questo basta a Gesù per rinnovare la chiamata di Pietro e per affidargli il compito di pastore della Chiesa nascente. Il peccato, il tradimento sono vinti dalla misericordia e dall’amore. Noi, spesso, confondiamo la santità col non aver mai commesso peccati. I Vangeli invece ci presentano gli apostoli, gli amici di Gesù come persone defettibili, incapaci di comprendere fino in fondo, con caratteri e caratteracci. La scuola di Gesù non è per i puri, i primi della classe, coloro che non sbagliano mai, è per coloro che cercano di lasciarsi amare e di imparare a loro volta ad amare. Prova a pensare: Gesù mi vuol bene non perché sono buono. Mi vuol bene così come sono. Mi ama, ha fiducia in me nonostante le mie imperfezioni, i miei peccati, crede che nonostante tutto io sia capace di accogliere il suo amore e di ricambiarlo. Il peccato allora non diventa più motivo di distacco dalla santità, paura della perdizione, ma motivo per imparare con umiltà e fatica ad amare di più.
SABATO 11 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Barnaba; Sant’Amabile.
Una scheggia di preghiera:
VENGA IL TUO REGNO!
Hanno detto:
Ricordatevi spesso che non siamo della terra. Abbiamo un'altra missione da compiere: quella di salvarci l'anima e di dare buon esempio a tutti. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: Se non ci fosse il se e il ma, si sarebbe ricchi.
Un aneddoto: CONFERME A DISTANZA. Il tranviere romano al quale apparve la Madonna in una grotta alle Tre fontane di Roma (la Vergine della Rivelazione) un giorno si recò a trovare Padre Pio. Ecco il suo racconto: "Quando fui al suo cospetto - non c'eravamo mai incontrati - gli porsi una bustina senza dirgli che cosa conteneva. Padre Pio la prese, la strinse al petto con trasporto e non me la restituì. La bustina conteneva un po’ di terra della grotta delle Tre Fontane".
Parola di Dio: At. 11,21-26; 13,1-3; Sal.97; Mt. 10,7-13
Vangelo Mt 10, 7-13
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi". Parola del Signore
“E, STRADA FACENDO, PREDICATE CHE IL REGNO DI DIO E’ VICINO”. (Mt. 10,7)
Oggi, festa dell’apostolo San Barnaba abbiamo sentito ancora una volta leggere alcune frasi del discorso missionario attraverso il quale Gesù manda gli apostoli e noi nel mondo a portare il lieto annuncio del Regno di Dio. Vedendo come va il mondo saremmo tentati di dire che il Regno di Gesù non solo non è vicino, ma sempre più lontano: dov’è la giustizia quando impunemente si ammazza, si calunnia? Dov’è la fede quando unico dio di questo mondo sembrano essere il denaro e i suoi derivati? Eppure il Regno dei cieli è vicino perché Gesù, seme di questo regno, è già stato seminato da Dio, perché il suo sangue ha già irrigato la terra, perché il suo perdono è sempre a nostra disposizione, perché Dio è fedele al suo amore. Il Regno dei cieli è sempre più vicino perché in questo mondo ci sono tanti santi che bruciano la loro vita per il bene degli altri, perché sono in tanti che pregano e testimoniano. Anche oggi posso incontrare i segni di questo regno nei sacramenti di Gesù, in quella vecchietta che prega, in quella mamma che non ha perso la speranza nonostante i suoi continui insuccessi con il figlio drogato, negli occhi di quel bambino che ha rinunciato a qualche dolcetto per i bambini che hanno fame. No! Il Regno dei cieli è vicino, e non perché qualcuno continua a paventare l’imminente fine del mondo ma perché Cristo sta operando concretamente in noi e attorno a noi. Ecco allora dove si fonda la nostra missionarietà: spesso siamo convinti che predicare il Vangelo richieda doti particolari, sia un incarico riservato a preti e missionari. A me piace molto la frase di Gesù che meditiamo oggi: “Strada facendo, predicate il Vangelo”. Ognuno di noi ha la sua strada, la strada del quotidiano della vita ed è lì che noi realizzando noi stessi, è lì che siamo chiamati a testimoniare la fede. Si può e si deve essere cristiani sul tram, in macchina, in casa, in ufficio, nelle corsie di un ospedale come nella gioia di una vacanza, nella missione più sperduta dell’Amazzonia come nel nostro borgo. “Strada facendo”: nei giorni felici e in quelli duri, nell’incontro fortuito di un compagno di viaggio, come con i tuoi parenti. Gesù vuole continuare la sua incarnazione in tutte le strade, vuole portare gioia nei cuori, salvezza e liberazione e mi chiede se “strada facendo” mi faccio accompagnare da Lui e se “strada facendo” lascio trasparire da me Lui perché anche altri possano di Lui gioire.
DOMENICA 12 GIUGNO: PENTECOSTE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Paola Frassineti; Sant’Onofrio.
Una scheggia di preghiera:
DEL TUO SPIRITO, SIGNORE, E’ PIENA LA TERRA.
Hanno detto: L'amor proprio, figlio della superbia, è più malizioso della stessa madre. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: Gli uomini sono come i tegoli: si danno da bere uno all’altro.
Un aneddoto: CONTAR BUGIE IN CONFESSIONE .Un giorno, un uomo, cattolico praticante, stimato ed apprezzato negli ambienti ecclesiastici, andò a confessarsi da Padre Pio. Poiché intendeva giustificare la sua condotta, esordì accennando ad una "crisi spirituale". In realtà viveva nel peccato: sposato, trascurando la moglie, cercava di superare la cosiddetta crisi fra le braccia di un'amante. Purtroppo non immaginava di essersi inginocchiato ai piedi di un confessore "anormale". Padre Pio, alzandosi di scatto, gridò: "Ma che crisi spirituale! Tu sei uno sporcaccione e Dio è adirato con te. Vattene!"
Parola di Dio: At. 2,1-11; Sal. 103; 1Cor.12,3-7.12-13; Gv. 20,19-23
1^ Lettura At 2, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”. Parola di Dio
“FURONO TUTTI PIENI DI SPIRITO SANTO E COMINCIARONO A PARLARE ALTRI LINGUE”. (At. 2,4)
Fin da ragazzino alle prese con lo studio del latino e del francese auspicavo un po' di Spirito Santo che senza troppa fatica mi facesse apprendere, parlare e comprendere le lingue straniere. Ma il senso del dono dell'annuncio in lingue diverse capite da tutti, l'unico e universale messaggio di Cristo Salvatore sta ad indicare un qualcosa che va ben aldilà di linguaggi diversi. L'uomo, quando aveva voluto far di testa sua e rendersi simile a Dio (vedi la Torre di Babele; Gen. 11,1—11) era stato disperso e diviso in tante lingue diverse, ora lo Spirito Santo dà a tutti la capacità di intendere e di intendersi su un unico linguaggio: l'annuncio di Cristo il vincitore della morte, Colui che viene a portarci la gioia di sapere che Dio ci ama, colui che viene ad evidenziare tutte le cose buone dell'uomo, per esaltarle ed unificare i popoli di ogni lingua e razza nell'unico popolo di Dio. Così S. Antonio da Padova interpretava questo brano: “Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue: le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere e così non portiamo frutto né per noi né per gli altri. Parliamo secondo quanto ci è dato dallo Spirito e supplichiamolo umilmente che ci infonda la sua Grazia per realizzare il nuovo giorno di Pentecoste.”.
LUNEDI’ 13 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio da Padova; Sant’Aventino.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE NON PERDA L’OCCASIONE DI INCONTRARTI.
Hanno detto:
Non ti affaticare attorno alle cose che generano sollecitudine, perturbazioni ed affanni. Una sola cosa è necessaria: sollevare lo spirito ed amare Dio. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: Chi mangia fa briciole. (Proverbio siciliano)
Un aneddoto: SMETTERE DI FUMARE. Un signore raccontava: "Avevo deciso di smettere di fumare e di offrire questo piccolo sacrificio a Padre Pio. A cominciare dal primo giorno, ogni sera, col pacchetto di sigarette intatto in mano, mi fermavo dinanzi alla sua immagine dicendogli: "Padre e uno...". Al secondo giorno "Padre, sono due...". Dopo circa tre mesi, tutte le sere avevo fatto la stessa cosa, andai a trovarlo. "Padre", gli dissi appena lo vidi, "sono 81 giorni che non fumo, 81 pacchetti...". E Padre Pio: "Lo so come lo sai tu, me li hai fatti contare tutte le sere".
Parola di Dio: 2Cor. 6,1-10; Sal. 97; Mt. 5,38-42
1^ Lettura 2 Cor 6, 1-10
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! Parola di Dio
“ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE, ECCO ORA IL GIORNO DELLA SALVEZZA”. (2 Cor. 6,2)
Si può dire che da parte di Dio, tutta la nostra vita trabocca di chiamate. La prima è senza dubbio la chiamata alla vita. Pur ammettendo e comprendendo tutto il peso della decisione dei genitori, io sono al mondo per un volere divino. Alla prima chiamata ne seguono altre: chiamata al Battesimo, ai Sacramenti, al servizio, all’amore. Bisogna solo accorgersi del Signore che chiama. Oggi mi passerà vicino in mille modi ed è proprio oggi che devo rispondergli. Non devo aspettare la grande occasione, che forse non arriverà mai. Devo invece accoglierlo oggi, perché la sua chiamata di oggi è irripetibile.
MARTEDI’ 14 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Martiri Anastasio, Felice e Digna.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI SIGNORE, DALL’ORGOGLIO DELL’ODIO
Hanno detto: L'amore porta all'imitazione. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: Triste chi non ha niente, ma più triste chi non ha nessuno.
Un aneddoto: COSE DA SANTI. Perfino il beato don Orione ebbe a dichiarare quanto segue in merito alla bilocazione di Padre Pio: "Nella basilica di San Pietro, alla beatificazione di Santa Teresa del Bambin Gesù, c'era anche Padre Pio, in bilocazione. Lo vidi venire verso di me, sorridendo. Gli andai incontro, attraverso la folla, ma quando gli giunsi a due passi di distanza, scomparve".
Parola di Dio: 2Cor. 5,1-9; Sal. 145; Mt. 5,43-48
Vangelo Mt 5, 43-48
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore
“AVETE INTESO CHE FU DETTO: AMERAI IL TUO PROSSIMO E ODIERAI IL TUO NEMICO; MA IO VI DICO…". (Mt. 5, 43-44)
Il brano che abbiamo letto oggi è un crescendo: prima Gesù ci dice di non odiare, poi di amare, poi di amare i propri nemici, poi di rifarci nel nostro agire a quello di Dio “che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi sui giusti e sugli ingiusti”, e alla fine arriva il compito più arduo: quello di “essere perfetti come il Padre nostro Celeste” Ammiro coloro che sono riusciti a fare tutto questo percorso, io purtroppo, spesso mi trovo ancora al primo passo: quello di cercare di non odiare, di non portare rancore. Qualcosa l’ho capito: l’odio è una forma di pazzia, è come un chiodo fisso che perfora il cuore dell’uomo, è come un tarlo che prima o poi distrugge e divora tutto, indebolisce e fa crollare, è come un acido che prima o poi corrode ogni forma di bontà e ogni sentimento delicato. E’ qualcosa che fa perdere la pace, è un qualcosa che prima o poi ti fa ammalare anche fisicamente, è un demone che non ti permette di respirare. Ho anche capito (anche se poi il metterlo in pratica è dura fatica quotidiana) che quando riesco a gettarmi l’odio alle spalle, ritrovo la possibilità di sorridere, riesco nuovamente a guardare in faccia le persone e ad essere sereno con loro, disintossico il mio sangue e ne guadagna molto il mio fegato. Se anche tu scopri che non riesci ancora ad essere “perfetto come il Padre”, se scopri che non sempre riesci ad “amare il tuo nemico”, comincia la tua lotta contro l’odio e, ti assicuro, questo primo passo, ti aprirà il cuore e, perfino due tipi come io e te, riusciremo a voler più bene a tutti, anche a quelli che ci sono più ostici.
MERCOLEDI’ 15 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Germana Cousin.
Una scheggia di preghiera:
DALL’INUTILE VANITA’ LIBERACI O SIGNORE
Hanno detto: La prova più certa dell'amore è soffrire per l'amato. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: Chi di rancore è pieno mastica sempre veleno.
Un aneddoto: DOMANDA E RISPOSTA. Un dottore chiese a Padre Pio: "Tanti Angeli sono sempre vicino a lei. Non le danno fastidio?" - "No" rispose il Padre con semplicità - "sono così obbedienti".
Parola di Dio: 2Cor. 9,6-11; Sal. 111; Mt. 6,1-6.16-18
Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18
Dal vangelo secondo Matteo. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore
"GUARDATEVI DAL PRATICARE LE VOSTRE OPERE BUONE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO AMMIRATI". (Mt. 6,1)
Questa riflessione l’ho scritta una ventina di anni fa. Sarà ancora valida? Siete mai stati, o meglio, non abbiamo mai partecipato alla fiera delle vanità religiose? Avete mai osservato l'abbigliamento di certi ecclesiastici: il nero e il rosso sembrano usciti dalla prima delle boutique di abiti firmati (e il tutto è fatto unicamente "per il decoro del ruolo che ci è stato affidato e che con tutta umiltà svolgiamo"). Lo sapete che ogni anno, a Verona, c'è un salone dedicato al Sacro e il "sacro" va dalla biancheria intima per i preti e per le suore (quasi avessero bisogno di qualcosa di speciale) fino a tutte le migliori suppellettili per chiese. Gli operatori assicurano che è un settore che tira sempre. Ma se queste sono le vanità più esteriori, proviamo adesso ad entrare in una qualunque parrocchia (scusate, oggi suona meglio chiamarla comunità). Insieme alle centinaia di cristiani umili e semplici, consapevoli della loro pochezza, di una religiosità magari non approfondita e in qualcosa perfino un po' superstiziosa, ecco la serie dei primi della classe: i cristiani D.O.C., quelli che hanno capito tutto, gli onnipresenti senza i quali la parrocchia (ops, la comunità) non sta in piedi; sono più sacrestani del sacrestano e, siccome di sacrestani in quest'epoca ce ne sono pochi, sono più parroci del parroco e spesso la parrocchia o la comunità che dovrebbe essere il luogo della semplicità e del servizio, diventa il luogo della ipocrisia, delle lotte interne per primeggiare o per ritagliarsi un posto (assurdo: si cercasse almeno un posto di lavoro o si sperasse almeno in un vantaggio economico!). E che cosa succede? La comunità diventa azienda parrocchiale, la carità diventa esclusiva di qualcuno, la liturgia la sfilata delle persone bene… e Gesù Cristo? Nonostante tutta la sua pazienza e benevolenza verso di noi peccatori, qualche volta deve far fagotto e lasciare vescovadi e parrocchie per andare a cercarsi qualche stalla, come quella di Betlemme, ma dove ci sia ancora qualche cuore come quelli di Maria, Giuseppe e dei pastori, che sa gioire della sua venuta.
GIOVEDI’ 16 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Aureliano, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
PADRE NOSTRO.
Hanno detto: Un solo atto di amore di Dio fatto in tempo di aridità, vale più che cento fatti in tenerezza e consolazione. (San Pio da Pietrelcina)
Saggezza popolare: Tarda penitenza, raro è sincera.
Un aneddoto: DONI PARTICOLARI. Oltre alle visioni, i religiosi del convento di Venafro, che ospitarono Padre Pio per un tempo, furono testimoni di altri fenomeni inspiegabili. In quel suo stato di grave malattia, Padre Pio dimostrava di essere in grado di leggere i pensieri delle persone. Un giorno Padre Agostino andò a trovarlo. "Questa mattina faccia una particolare preghiera per me", gli chiese Padre Pio. Scendendo in chiesa, Padre Agostino decise di ricordare il confratello in maniera speciale durante la Messa, ma poi se ne dimenticò. Tornato dal Padre questi gli domandò: "Ha pregato per me?"- "Me ne sono dimenticato" rispose Padre Agostino. E Padre Pio: "meno male che il Signore ha accettato il proposito che lei ha fatto mentre scendeva le scale".
Parola di Dio: 2Cor. 11,1-11; Sal 110; Mt. 6,7-15
Vangelo Mt 6, 7-15
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore
“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO…”. (Mt. 6,9).
Non c’è cristiano che non affermi il valore della preghiera, ma poi, a pregare, è un’altra cosa. Spesso ce la caviamo dicendo: “Non sono capace… Non so che cosa dire… Le formule mi addormentano…”. Se poi parliamo di preghiera comunitaria è ancora peggio. E’ facile sentir dire: “Io, in chiesa, con gli altri, non mi trovo. Sembriamo un gregge di pecore belanti… Nella preghiera preferisco sbrigarmela da solo, gli altri sono solo un impiccio…”. Se Gesù ci ha detto che per pregare non c’è bisogno di farsi vedere, non c’è bisogno neppure di moltiplicare le parole, quando ci insegna il Padre nostro, ci fa capire che questa preghiera è al plurale. Anche quando la recito da solo non posso fare a meno degli altri. Essere cristiano significa far parte di un popolo, di una famiglia, e prima ancora far parte dell’umanità. Dio è Padre mio, ma è anche Padre di ogni uomo. Non posso mettermi davanti a Lui con la prerogativa dell’esclusiva. Entrare in comunione con Dio è entrare in comunione con i fratelli. Se la preghiera è un dialogo, essa parte da Dio verso gli uomini e dagli uomini verso Dio, ma come Dio è per tutti gli uomini Padre, così, ognuno di noi, riconoscendo Lui tale, si riconosce fratello di ogni uomo. Il primo grande frutto della preghiera è dunque la carità e la fraternità verso ogni uomo. E’ bello pregare con le mani giunte, ma questo non deve mai farci dimenticare che è ancora più bello pregare prendendosi per mano, appoggiandoci sulla fede gli uni degli altri. Non posso fare a meno della preghiera individuale perché sono individuo, con un volto ‘unico’, un nome ‘unico’, conosciuto personalmente da Dio, devo dunque stabilire una relazione ‘unica’ con Lui, ma siccome sono anche un essere ‘comunitario’, sono solidale e corresponsabile con gli uomini. Sono figlio, ma fratello. Preghiera personale e preghiera comunitaria non sono in opposizione, sono complementari.
VENERDI’ 17 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Avito; Santa Valeriana.
Una scheggia di preghiera:
SENZA DI TE,SIGNORE, NOI SIAMO NULLA.
Hanno detto: Prega per comprendere.(Sant’Agostino)
Saggezza popolare: La penna dell’avvocato è un coltello di vendemmia.
Un aneddoto: Su un aereo di British Airway, durante un volo tra Johannesburg e Londra, una signora bianca di circa cinquant'anni si siede al fianco di un negro. Chiama la hostess per lamentarsi: "Qual è il problema, signora?", domanda la hostess. "Ma come, non vede?", risponde la signora. "Mi hanno dato un posto al fianco di un negro. Non posso rimanere al fianco di una persona immonda. Datemi un altro posto". "Per favore, stia calma", dice la hostess. "Quasi tutti i posti sono occupati. Vado a vedere se ci sono dei posti in prima classe o in classe affari". La hostess torna dopo qualche minuto. "Signora, come sospettavo, non ci sono posti liberi in classe turistica. Ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ce ne sono neppure in classe affari. Per fortuna abbiamo un posto in prima classe". Prima che la signora potesse rispondere, la hostess continuò: "È ben difficile che la nostra compagnia aerea dia un posto in prima classe a qualcuno che ha il biglietto per la classe turistica, però, viste le circostanze, il comandante ha considerato che sarebbe scandaloso che qualcuno fosse obbligato a stare seduto al fianco di una persona così disgustosa". Nel dire ciò, la hostess fissò l'uomo di colore e disse: "Mi faccia il favore di prendere le sue cose, il posto in prima classe è già pronto". Tutti i passeggeri all'intorno, che erano stati spettatori della scena, si alzarono in piedi e applaudirono per la decisione della compagnia aerea.
Parola di Dio: 2Cor. 11,18.21-30; Sal. 33; Mt. 6,19-23
Vangelo Mt 6, 19-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!". Parola del Signore
"DOV' E' IL TUO TESORO, SARA' ANCHE IL TUO CUORE". (Mt. 6,21)
Gesù riprende una massima popolare, una di quelle poche che corrispondono ad una realtà incontestabile. Quando si è innamorati a fondo di qualcosa o di qualcuno, "si perde la testa". Provate a pensare se non è vero che "l'amore rende ciechi", se due innamorati riescono a sorbirsi certi 'rospi' che non avrebbero neppur accostato se non ci fosse stata dietro la spinta irrefrenabile dell'innamoramento. Così è anche per le cose: c'è gente che ha "la roba" nel sangue (il riferimento alla novella di Pirandello è facile). Ho conosciuto un uomo, intelligente, capace, che, ammalato di cancro, sapendo che presto sarebbe morto (la cosa in effetti successe due giorni dopo), concludeva ancora un affare, consapevole anche che i suoi eredi (e il suo vero cancro era proprio questo) non aspettavano altro che mettere le mani sul gruzzolo per dilapidarlo. C'è anche l'attaccamento verso Dio. Anch'esso, a volte, è talmente totalizzante che fa i santi, cioè persone che non risplendono più di luce propria ma che lasciano trapelare dalla propria vita alcuni aspetti di Dio stesso. Ma c'è ancora una categoria di persone. Ne parlo perché, purtroppo, mi pare qualche volta di appartenervi insieme ad un'enorme schiera di persone. E' la categoria di chi sa che i tesori terreni sono belli ma effimeri, di chi, realista al massimo, ha paura di pagare troppo caro un innamoramento e quindi dosa con il contagocce i suoi sentimenti, di chi anche con Dio lo ama e lo rispetta per un misto di sentimenti in cui la paura ha un ruolo rilevante: sono coloro che soffrono di meno, ma sanno meno amare.
SABATO 18 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Marina; Sant’ Amando da Bordeaux.
Una scheggia di preghiera:
DALLE INUTILI PREOCCUPAZIONI, LIBERACI O SIGNORE.
Hanno detto: Non è davvero gran cosa che uno sia devoto e fervido quando non si sente oppresso; mentre c'è da trarre speranza di grande perfezione da chi si comporta pazientemente e con coraggio nel tempo della prova. (Tommaso da Kempis)
Saggezza popolare: I pensieri sono esenti dal tributo ma non dall’inferno.
Un aneddoto: Un grande asceta, noto in tutto il mondo per la sua grande santità, abitava in una profonda caverna. Sedeva tutto il giorno immerso in profonda meditazione e il suo pensiero era sempre rivolto al Signore. Ma un giorno, mentre il santo asceta stava meditando, un topolino sbucò dall’ombra e comincia a rosicchiargli un sandalo. L’eremita apri gli occhi arrabbiatissimo. “Perché mi disturbi durante la meditazione?”. “Ma io ho fame”, piagnucolò il topolino. “Vattene via, topastro della malora”, sbraitò l’asceta, “come osi infastidirmi proprio mentre cerco l’unione con Dio?”. “Come fai a trovare l’unione con Dio”, chiese il topolino, “se non riesci neppure ad andare d’accordo con me?”.
Parola di Dio: 2Cor. 12,1-10; Sal. 33; Mt. 6,24-34
Vangelo Mt 6, 24-34
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena". Parola del Signore
"NON PREOCCUPATEVI DICENDO: CHE COSA MANGEREMO? CHE COSA BERREMO? DI CHE COSA CI VESTIREMO?" (Mt. 6,31)
Perché divento così nervoso quando perdo l'autobus o il tram, quando la macchina non è disponibile e per una volta sono costretto ad andare a piedi? Eppure so che in Oriente certi uomini camminano tutto il giorno tra le stanghe della carrozza di un ricco per una manciata di riso! Perché lamentarmi di una leggera indisposizione e preoccuparmi per una piccola ruga o una macchia di rossore?! Eppure so che migliaia di persone portano in sé un male incurabile, che migliaia di uomini sono torturati per le loro idee, per il colore della pelle, o per niente. Non penso dunque proprio mai agli altri, a quelli che non hanno gambe o che rimangono sempre sdraiati: diventerebbero pazzi di gioia se potessero attendere il turno davanti allo sportello, camminare sotto la pioggia o aspettare; e quando il mio pranzo non e servito puntualmente, dimentico che milioni di esseri non si siedono mai ad una tavola per mangiare. Siamo proprio uomini ridicoli, stolti e insensati; avveleniamo la nostra vita e quella degli altri con una serie di meschinità, mentre abbiamo tutto il necessario per essere contenti!
Abbiamo la febbre, una febbre che si chiama: egoismo morboso!
DOMENICA 19 GIUGNO: SANTISSIMA TRINITA’
Tra i santi ricordati oggi: San Romualdo; Santa Giuliana Falconieri.
Una scheggia di preghiera:
NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO.
Hanno detto: Un uomo non è sfortunato perché ambizioso, ma lo è quando l’ambizione lo divora. (Montesquieu)
Saggezza popolare: Non vi è pentola così brutta che non trovi il suo coperchio.
Un aneddoto: Anni fa una contadina, essendo il marito ammalato gravemente, fece voto di accendere ogni giorno, per un intero anno, un cero dinanzi all'effige della Santa Vergine. Tutte le mattine, di buon'ora, correva fino alla piazza principale del paese dove si ergeva la chiesa parrocchiale e, recitato un Pater, Ave e Gloria, offriva la sua candela alla Madonna. Poi se ne tornava velocemente a casa per assistere il marito infermo. Dopo nove giorni, l'uomo si alzò dal letto guarito. Il decimo giorno, la donna, avendo da lavare tutta la biancheria accumulatasi durante la malattia del marito, disse tra sé: Oggi ho troppo lavoro da sbrigare. Vorrà dire che andrò in chiesa domani e accenderò due ceri. L'indomani pioveva grosso un dito, perciò la donna si disse: Oggi c'è troppa pioggia. Se uscissi, m'inzupperei tutta. Vorrà dire che andrò domani e accenderò tre ceri. Di giorno in giorno, trovava sempre una scusa buona per non andarci. Però la brava donna si faceva premura di tenere il conto delle candele che avrebbe dovuto accendere. E così un bel dì si accorse che erano già cinquanta. Cinquanta candele?!? Ma se io, adesso, vado in chiesa ad accendere cinquanta candele mi prenderanno certamente per matta! Perciò decise di lasciar stare.
Parola di Dio: Es. 34,4-6.8-9; Cantico da Dn.3,52-56; 2Cor. 13,11-13; Gv. 3,16-18
Vangelo Gv 3, 16-18
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio”. Parola del Signore
“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”. (Gv. 3,16)
La croce di Gesù è la difficile chiave di lettura per poter leggere la più bella e più grande storia d’amore mai scritta. Sì, perché il più bello e più grande romanzo di amore lo ha scritto proprio Dio e lo ha scritto per tutti, ma anche per ognuno personalmente. Perché Dio avrà creato l’universo? Per dimostrare a se stesso quanto era bravo? L’unica risposta è che abbia creato per amore; e se nel mondo troviamo qualcosa che non è amore è perché l’uomo lo ha rovinato con il suo egoismo. Tutto è stato creato per amore dell’uomo e l’uomo, da Adamo in poi, ha spesso risposto con egoismo e allora ciò che era dono è diventato proprietà, e l’uomo pur di possedere ha rovinato il dono ed esiliato ed umiliato il donatore. Dopo l’affronto ricevuto, Dio avrebbe potuto abbandonarci, stancarsi di noi, avrebbe potuto dirci: “Ve lo siete voluto, arrangiatevi” e, invece, si è fatto uno di noi per portare con noi il peso dei nostri mali. Non ci ha violentati nella nostra grande ma terribile libertà, ma ha bussato alla nostra porta, ha parlato la nostra lingua, si è fatto nostro compagno di viaggio, si è caricato del nostro male ed ha perfino accettato che l’egoismo, le paure di noi uomini inchiodassero Lui e il suo amore ad una croce per dirci: “Ti voglio bene!” E anche oggi, da quella croce, ti ripete il suo messaggio d’amore. Dio potrebbe vendicarsi del fatto che l’uomo lo mette in croce e, invece, proprio dall’amore crocifisso nasce il perdono, l’acqua del battesimo, il pane della vita, la promessa di un’eternità con Lui. Tutti in casa abbiamo un crocifisso. Fermiamoci ogni tanto davanti a quella croce anche senza dir niente. Quella croce che può sembrare sconfitta, scandalo è la chiave per entrare nel cuore di Dio.
LUNEDI’ 20 GIUGNO: Beata Maria Vergine Consolatrice (La Consolata)
Tra i santi ricordati oggi: San Teodulo; San Silverio.
Una scheggia di preghiera:
PARTIRE CON LA FEDE NEL SIGNORE, CON IL CUORE APERTO A TUTTI , PUO’ CAMBIAR L’UMANITA’
Hanno detto: Hai un’anima sola: salvata, tutto è salvato; perduta, tutto è perduto per sempre. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Chi ha molto pepe condisce anche gli erbaggi.
Un aneddoto: In via Trento, a Rovigo, inserita nella parete esterna di un bar, si può vedere una cassetta per le offerte della Conferenza di san Vincenzo per la parrocchia del Duomo. Una mano ignota ha scritto le seguenti parole: “Non dà il resto”. Don Ferdinando Altafini vi aggiunse: “È vero che non dà il resto, ma gli interessi sì, e che interessi! perché nostro Signore, che si è identificato con i poveri, rimunera sempre quanti aiutano i propri fratelli e sorelle che si trovano in necessità”
Parola di Dio: Gn. 12,1-9; Sal. 32; Mt. 7,1-5
1^ Lettura Gn 12, 1-9
Dal libro della Genesi
In quei giorni, il Signore disse ad Abram: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra". Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei. Il Signore apparve ad Abram e gli disse: "Alla tua discendenza io darò questo paese". Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb. Parola di Dio
“IL SIGNORE DISSE AD ABRAMO: “VATTENE DAL TUO PAESE, DALLA TUA PATRIA E DALLA CASA DI TUO PADRE, VERSO IL PAESE CHE IO TI INDICHERÒ”. (Gn. 12,1)
Uno dei canti che abitualmente facciamo durante le nostre celebrazioni dice: “Esci dalla tua terra e va”. Sembra una cosa semplice ed anche entusiasmante, ma per Abramo non fu così. Lasciare la propria terra, la sicurezza, le proprie abitudini per inoltrarsi nel deserto senza una meta specifica, ma solo con una promessa, coinvolgere la sua famiglia in questa avventura rischiosa, non avere più il solito tran-tran quotidiano ma dover inventare la vita ogni giorno, non è una cosa semplice. Provate a pensare se oggi il Signore si mettesse a parlare a ciascuno di noi dicendoci: “Ho in mente un progetto per te. Lascia la sicurezza del tuo lavoro, parti per l’Africa, non portarti dietro niente...”
Perché Abramo parte? Non perché vede dove andare, non perché conosce fino in fondo il progetto di Dio.., ma perché si fida non tanto di se stesso quanto di colui che gli parla. Fede vuol dire proprio questo!
MARTEDI’ 21 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Luigi Gonzaga; Sant’Eusebio di Samosata.
Una scheggia di preghiera:
CHE IL MIO SI’ SIA CONVINTO, NON PER FORZA.
Hanno detto: È meglio porgere un orecchio intelligente che muovere una lingua ignorante. (Gregorio di Nazianzo)
Saggezza popolare: Quando la pera è matura casca da sé.
Un aneddoto: Una volta Rabbi Mardocheo era nella grande città di Minsk e spiegava la Scrittura davanti a diversi uomini di sentimenti ostili; questi lo derisero: Con ciò il versetto non viene affatto chiarito — esclamarono. Credete forse — ribatté egli — che io voglia chiarire il versetto del Libro? Quello non ha bisogno di chiarimento! Io voglio chiarire il versetto nel mio cuore! (M. BUBER)
Parola di Dio: Gn. 13,2.5-18; Sal. 14; Mt. 7,6.12-14
Vangelo Mt 7, 6. 12-14
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" Parola del Signore
“NON DATE LE COSE SANTE AI CANI E NON GETTATE LE VOSTRE PERLE AI PORCI, PERCHE’ NON LE CALPESTINO CON LE LORO ZAMPE E POI SI VOLTINO A SBRANARVI”. (Mt. 7,6)
Quella che meditiamo oggi è una frase di difficile traduzione nel Vangelo; la si può leggere come l’abbiamo scritta nella traduzione ufficiale, oppure la si può leggere anche in questo modo: “Non appendere catenine preziose al collo dei cani e non mettere nel naso dei porci delle perle preziose”. Il significato più evidente, quindi, sia in un caso che nell’altro è quello di non voler a tutti i costi, con fanatismo imporre ad altri la propria religiosità. La religione, la fede sono una proposta, non una imposizione. Tutte le volte che la Chiesa o certi fanatici vogliono imporre ad altri la propria fede si ottengono dei disastri. “Ho sempre mandato mio figlio a messa, l’ho mandato a una scuola cattolica dove lo obbligavano tutti i giorni alla messa e tutti i sabati alla confessione... ora non ci va più...”. I motivi del rifiuto possono essere mille ma qualche volta non sarà anche quello di non aver educato ad una scelta consapevole e libera?
MERCOLEDI’ 22 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Paolino da Nola; Santi Giovanni Fisher e Tommaso More.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO DONACI DI DISCERNERE IL BENE.
Hanno detto: La nostra natura è incline a vedere solo il male nell’avversario, ad attribuirgli sempre il male, magari anche quello che non c’è. Il male che vediamo in lui dipende quasi sempre dal nostro modo affrettato e meschino di vedere l’uomo. (Gandhi)
Saggezza popolare: Dove non è errore è superfluo il perdono.
Un aneddoto: Sulla spiaggia una signora si rivolge a una mamma che sta prendendo il sole: “Scusi, signora, è suo quel bambino che si diverte a gettare sabbia sui miei vestiti?”. “Oh no! Quello è suo cuginetto. Il mio è quello che sta riempiendo d’acqua il suo cappello!”. Mi raccomando non proibite nulla ai bambini, sarebbe contro la loro libertà!
Parola di Dio: Gn. 15,1-12.17-18; Sal 104; Mt. 7,15-20
Vangelo Mt 7, 15-20
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere". Parola del Signore
"GUARDATEVI DAI FALSI PROFETI CHE VENGONO A VOI IN VESTE DI PECORE MA DENTRO SONO LUPI RAPACI. DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE." (Mt. 7,15-16)
Se apri la Bibbia trovi, accanto ai profeti che guidati da Dio parlano a suo nome, tanti altri personaggi che si spacciano per profeti del Signore, ma che non solo non sono stati incaricati da Lui, ma cercano in mille modi di fare i propri interessi. Anche nel Nuovo Testamento, appena nascono le comunità primitive, attorno ad esse si aggirano subito personaggi pronti a portare eresie per interessi personali e forse mai come oggi siamo attorniati, subissati da falsi profeti, in tutti i campi. Dalla televisione che, occultamente o meno, cerca di venderti prodotti e idee, fino ai mille “profeti religiosi” che con voce suadente propinano religioni o fantasie ammantandole di frasi di Vangelo. Oggi, poi, per disamore verso le religioni tradizionali, e forse anche per colpa dei rappresentanti di queste che vendono riti e tradizioni senza troppa convinzione, c’è tutto un ‘mercato’ che offre religioso ed esoterico per cui è facile essere confusi. “Padre, è da un po’ di tempo che un amico mi ha fatto conoscere un gruppo di persone. Si trovano, dicono, per cercare la verità, per entrare in contatto con entità superiori, per fare degli esercizi che, dicono, liberano l’uomo e danno salute. Ci sono cose che mi sembrano buone ma non so, sono un po’ turbato... Parlano anche di Gesù come di un grande maestro, ma ci sono cose che vanno oltre al Vangelo. Come fare a capire se è cosa buona o no?”. E’ Gesù che nel Vangelo di oggi ce ne dà il criterio: “Li riconoscerete dai loro frutti”. Cioè è come se Gesù ci dicesse: “Non fermarti alle parole, alle esteriorità; ci sono frutti belli a vedersi ma velenosi. Guardali alla luce della tua fede, quella fondata sui testimoni e sui martiri; guardali nella loro vita; non correre dietro al vento ma getta le tue radici nella tua fede, conoscila a fondo, non lasciarti ingannare dalle chiacchiere”. Il criterio indicato da Gesù è sempre valido. La bontà del frutto la possiamo giudicare solo con Lui. Quando una nuova esperienza ti porta a Gesù, quando è riconosciuta da coloro a cui Gesù ha affidato la Chiesa, quando ti dà serenità e ti aiuta a migliorare, allora è buona; ma se ti confonde Gesù con salvezze parziali, se la Chiesa ti invita ad essere cauto, se vedi persone più interessate a soldi che a Dio, più al culto di se stessi che all’amore per Dio e per il prossimo, se vedi che non migliori interiormente o per lo meno sei turbato, non aver paura di scappare: quello è vero eroismo.
GIOVEDI’ 23 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Cafasso; San Lanfranco.
Una scheggia di preghiera:
SE TU, O DIO NON COSTRUISCI LA MIA CASA, INVANO LAVORO,
Hanno detto: Quando si è passata tutta una vita a cercare il vero, ci si accorge che la si sarebbe impiegata meglio a fare il bene. (Bergson)
Saggezza popolare: Nulla è perfetto a questo mondo: nel bene c’è sempre qualcosa di male e nel male qualcosa di bene.
Un aneddoto: Alle Nazioni Unite giunse una proposta di rivedere tutte le Scritture di tutte le religioni del mondo. Doveva essere cancellato in esse tutto ciò che poteva indurre all’intolleranza, alla crudeltà o al fanatismo. Si doveva eliminare tutto ciò che poteva essere in qualche modo contrario alla dignità e al benessere dell’uomo. Quando si seppe che l’autore della proposta era Gesù Cristo stesso, i giornalisti si precipitarono a casa sua per avere ulteriori spiegazioni. La sua spiegazione fu semplice e concisa: «Le Scritture, come il sabbath, sono per l’uomo », disse, « non l’uomo per le Scritture » (A. DE MELLO)
Parola di Dio: Gn. 16,1-12.15-16; Sal. 105; Mt. 7,21-29
Vangelo Mt 7, 21-29
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Parola del Signore
“CHIUNQUE ASCOLTA QUESTE MIE PAROLE E LE METTE IN PRATICA E’ SIMILE AD UN UOMO SAGGIO CHE HA COSTRUITO LA SUA CASA SULLA ROCCIA”. (Mt. 7,24)
Anni fa stavo facendo aggiustare un muro della chiesa dove ero parroco. I lavori andavano per le lunghe. Ero diventato amico del muratore. E un giorno mi disse: “Faccia attenzione, non si faccia fregare, chiami qualcuno che se ne intende perché qui qualcuno, per mangiarci sopra, sta portando materiale di scarto”. Non solo bisogna aver voglia di costruire, averne le possibilità, bisogna anche usare il materiale adatto, se no si rischia di costruire invano. Prova a chiederti con quale materiale è costruita la tua fede, la tua carità, la tua preghiera. Puoi costruire con tradizioni, con gesti che sanno solo di esteriorità, con paroloni, oppure puoi costruire con Gesù Cristo; puoi costruire con le apparenze o puoi costruire con il cuore.
VENERDI’ 24 GIUGNO: NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI, MI CONOSCI QUANDO SEGGO E QUANDO MI ALZO.
Hanno detto:
Nessuno conosce veramente il proprio carattere, finché non sia rimasto senza benzina, non abbia comprato qualcosa a rate e non abbia cresciuto un figlio. (Chestrerton)
Saggezza popolare: Chi ama il pericolo probabilmente perirà in esso.
Un aneddoto: Una mattina la portinaia della casa dove abitava il Cottolengo gli dice: “Come mai, padre non prende mai la chiave quando esce di casa?”. “Ma che chiave – le risponde brusco. La chiave la tengono i padroni e qua dentro il padrone non sono io ma la Divina Provvidenza”.
Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 138; Atti 13,22-26; Lc. 1,57-66.80
1^ Lettura Is 49, 1-6
Dal libro del profeta Isaia
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: "Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria". Io ho risposto: "Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio". Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza mi disse: "E’ troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". Parola di Dio
“IL SIGNORE DAL SENO MATERNO MI HA CHIAMATO, FIN DAL GREMBO DI MIA MADRE HA PRONUNCIATO IL MIO NOME”. (Is. 49,1)
Tutti, almeno in qualche momento della nostra vita ci siamo posti qualcuna di queste domande: Chissà perché sono al mondo? Che senso ha la mia vita? Le risposte della scienza non ci appagano, quelle della filosofia sono dubbie e parziali. E’ solo credendo in un Dio che ci ama personalmente che possiamo dare un senso al nostro esistere. Per un bambino, il nome è qualcosa di molto più importante che una semplice parola: il nome è la sua identità. Se vuoi fare un dispetto ad un bambino storpiagli il nome, resterà offeso. Dio ti conosce da sempre, non ti lascia mai solo e a sua volta ti fa conoscere il suo Nome, se stesso, attraverso la storia, attraverso suo Figlio, attraverso la vita. Tu, se vuoi, puoi allontanarti da Lui quando pensi stupidamente di “arrangiarti da solo”. Egli ti lascerà fare ciò che vuoi, perché rispetta la tua libertà, ma il tuo nome sarà ancora sulle sue labbra se tu intraprenderai la via del ritorno e, tra le braccia della sua misericordia, lo sentirai dire che “il tuo nome è scritto nei cieli”.
SABATO 25 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Torino; San Guglielmo da Vercelli.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE CHE TUTTO PUOI, DONACI LA FEDE.
Hanno detto: Se vuoi amare Cristo, diffondi la carità su tutta la terra, poiché le membra di Cristo sono nel mondo intero. (Sant’Agostino)
Saggezza popolare: Nessuno può guardarsi da tutti i pericoli.
Un aneddoto: Un giorno quando monsignor Sarto era Patriarca di Venezia, un prete che celebrava senza neppur un chierichetto si vide davanti il suo cardinale pronto a servigli Messa. “Oh no, Eminenza!” protestò imbarazzatissimo. A sua volta il cardinale protestò ma sorridendo: “Come? Io non sono che un povero cardinale di campagna, ma la Messa so servirla ancora, non credete?”
Parola di Dio: Gn. 18,1-15; Cantico da Lc.1,46-55; Mt. 8,5-17
Vangelo Mt 8, 5-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore
"GLI VENNE INCONTRO UN CENTURIONE CHE LO SCONGIURAVA". (Mt. 8,5)
Gesù accoglie un nemico del suo popolo; Gesù si "contamina" con un militare dell'esercito di occupazione: grande scandalo! Ma Gesù accoglie un uomo che gli chiede aiuto. Gesù è venuto per tutti, al di là di ogni distinzione. Però il Signore rispetta la nostra libertà: per poterci dare i suoi doni bisogna che noi,riconoscendo in Lui colui che può, glieli chiediamo. Penso siano soprattutto due i grandi insegnamenti di questo incontro:
1) Le persone non possono essere giudicate buone o cattive solo per la loro appartenenza a questo o a quel gruppo, o per quello che appaiono: siamo tutti figli di Dio e Gesù è venuto proprio per tutti. Quindi più che dividere il mondo in buoni e cattivi, impariamo a vedere in ogni uomo un fratello amato da Dio.
2) Solo se impareremo a chiedere con umiltà, riconoscendo la nostra debolezza e l'amore misericordioso di Gesù potremo accogliere i doni di Colui che è venuto e viene per farci conoscere un Dio che ci è Padre.
DOMENICA 26 GIUGNO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Tra i santi ricordati oggi: San Rodolfo; Sant’Antelmo.
Una scheggia di preghiera:
SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO IL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO.
Hanno detto:
Il vocabolo caso non ha senso. La vita nel suo sviluppo progressivo, rivela un disegno e un governo mirabile: il disegno e il governo di Dio nel mondo. (Giuseppe Mazzini)
Saggezza popolare: A chi molto è lecito, deve poco permettersi.
Un aneddoto: Un contadino si trovava con altri in un’osteria. Dopo essere stato a lungo in silenzio, si rivolse a un compagno e gli chiese: Di’ un po’, mi vuoi bene o no? L’altro rispose: Ti voglio molto bene. E il contadino: Tu mi dici che mi vuoi bene, eppure non sai di che cosa ho bisogno. Se tu mi amassi lo sapresti. Infatti amare gli uomini significa conoscerne i bisogni e soffrire le loro pene.
Parola di Dio: Dt. 8,2-3.14-16; Sal. 147; 1Cor 10,16-17; Gv. 6,51-58
Vangelo Gv 6, 51-58
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Parola del Signore
“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO”. (Gv. 6,51)
Ogni volta che celebro la messa penso al grande dono che Dio mi fa, insieme con i fedeli, di fare memoria viva di Cristo, ma memoria talmente viva che quel po’ di pane e di vino non per merito nostro, ma per dono di Dio sono il Corpo e il Sangue di Cristo. E ringrazio anche il buon Dio che mi aiuta a capire che la Messa non è un atto di devozione, ma unione reale al suo mistero di passione, morte e risurrezione, nel suo corpo e sangue. C’è poi ancora una cosa che mi colpisce e per cui ringrazio: per “incarnarsi” nell’Eucaristia, Gesù ha scelto pane e vino. Il pane: alimento base oggi sempre più disprezzato nei paesi ricchi (che, guarda a caso, stanno perdendo la fede) e sempre più desiderato da chi ha fame. E poi il vino: questo non è un alimento necessario ma è l’elemento che, usato bene, crea la gioia, la familiarità, la serenità, che libera dall’austerità e dal formalismo, che dà spazio alla fantasia. Nella Comunione ti ringrazio anche per questo.
LUNEDI’ 27 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Cirillo di Alessandria; San Maggiorino di Acqui; Santa Emma.
Una scheggia di preghiera:
PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.
Hanno detto: Nessun uomo è così cattivo da non poter essere salvato. (Gandhi)
Saggezza popolare: In un lungo viaggio pesa anche la paglia.
Un aneddoto: “Pierino mi ha detto di aver conosciuto la sua bis bis bis nonna.” “Impossibile! E’ un bugiardo!” “No, è soltanto balbuziente!” Prima di ogni giudizio ci vuole conoscenza. E poi per dirla con il Vangelo è meglio non giudicare mai per non essere giudicati da qualcuno che conoscendoci bene ne avrebbe tutti i diritti.
Parola di Dio: Gn. 18,16-33; Sal. 102; Mt. 8,18-22
Vangelo Mt 8, 18-22
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai". Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre". Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti". Parola del Signore
"MAESTRO, TI SEGUIRO' OVUNQUE TU ANDRAI". (Mt. 8,19)
Di una cosa certamente non si può accusare il Vangelo ed è quella di ingannarci con false promesse. Gesù non ci dice che sia facile il seguirlo. Ha appena detto che chi vuol seguire Lui non deve fare affidamento su sicurezze umane: “Il Figlio dell’uomo non ha neppure un sasso dove porre il capo”, ed ora davanti ad un entusiasmo velleitario smorza i troppo facili slanci di chi fa promesse più grandi di quello che è capace. Sembra addirittura un atteggiamento controproducente, scostante. Di certo molti preti cattolici, quando propongono ad un ragazzo o ad un giovane la strada del sacerdozio o della consacrazione non usano questo metodo, ma cercano in tutti i modi di far vedere solo gli ‘onori’, le gioie di questa chiamata. Così succede anche quando proponiamo il cristianesimo: tendiamo a presentarlo solo per gli aspetti positivi, ma se è vero che la fede cristiana è il senso completo della vita, se è vero che attraverso Cristo possiamo gettare uno sguardo sull’eternità di cui abbiamo promessa, è anche altrettanto vero che bisogna seguire Cristo, e la sua strada di non violenza, di amore verso tutti, di perdono anche quando passa inevitabilmente attraverso le tante croci quotidiane che il mondo ha preparato per coloro che non la pensano come lui. Per di più Gesù non ha promesso ai suoi seguaci di liberarli da ogni forma di mali, di essere immuni dal dolore e dalle malattie, non ci ha promesso un cammino agevolato su una corsia preferenziale, ci ha solo assicurato la sua presenza nell’ordinario tessuto della quotidianità.
MARTEDI’ 28 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ireneo;Santa Ada.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE, DAL MALE E DAL MALIGNO
Hanno detto: Il sapiente mostri la propria sapienza non in parole ma in opere buone. (Clemente Romano)
Saggezza popolare: Il pesce comincia a puzzare dalla testa.
Un aneddoto: Un vescovo stava saggiando l’idoneità di un gruppo di candidati al battesimo. “Da quale segno gli altri riconosceranno che siete cattolici?”, chiese. Nessuno rispose. Evidentemente non si aspettavano una domanda di quel genere. Il vescovo ripeté il quesito. Poi, mentre lo formulava per la terza volta si fece il segno della croce per aiutarli a trovare la risposta esatta. All’improvviso uno dei candidati si illuminò. “L’amore”, disse. Il vescovo fu colto di sorpresa. Stava per dire: “Sbagliato”, ma si fermò in tempo.
Parola di Dio: Gn. 19,15-29; Sal. 25; Mt. 8,23-27
Vangelo Mt 8, 23-27
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?". Parola del Signore
"ESSENDO POI SALITO SU UNA BARCA, I SUOI DISCEPOLI LO SEGUIRONO. ED ECCO SCATENARSI NEL MARE UNA TEMPESTA COSI’ VIOLENTA CHE LA BARCA ERA RICOPERTA DALLE ONDE, ED EGLI DORMIVA". (Mt. 8,23—24)
Qualche commentatore dice che quello di Gesù è il sonno del giusto che dopo aver lavorato per un'intera giornata, predicando, facendo miracoli, stanco, si concede il meritato riposo. Ma -dico io-aveva il sonno ben pesante se in una barca che fa acqua, squassata dalle onde, riesce a dormire beato! E allora comprendiamo che questo "dormire di Gesù" diventa un simbolo per noi. Quante volte nella nostra vita Dio sembra essere latitante, dormire. Siamo in mezzo ad un mare di guai umani e morali e Lui dov'è? Già nella Bibbia il popolo oppresso dai nemici che rovinavano il piano stesso di Dio, grida: "Signore, dove sei, perché dormi?". Il "dormire" di Gesù non è tanto per riposarsi e non è neppure un meschino "facciamo finta di dormire per vedere come se la cavano" ma è un sonno per provocare la fede spesso addormentata davvero degli uomini Non è Gesù che dorme ma la fede degli apostoli che si è addormentata: avevano appena visto i miracoli e dubitano di affogare, come noi che abbiamo Gesù e pensiamo di essere soli. Anche per noi non si tratta di "svegliare Gesù" ma di svegliarci noi perché "l'ora della salvezza è già arrivata".
MERCOLEDI’ 29 GIUGNO: SANTI PIETRO E PAOLO
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE DI COMBATTERE LA BUONA BATTAGLIA E DI CONSERVARE LA FEDE.
Hanno detto: Cerchiamo di essere aperti a Dio affinché Egli possa servirsi di noi. (Madre Teresa di Calcutta)
Saggezza popolare: I pesci grossi mangiano i piccoli.
Un aneddoto: Si racconta una storia molto significativa su di un monaco che viveva nel deserto egiziano ed era così ossessionato dalle tentazioni da non farcela più. Decise di lasciare la sua cella e di andarsene altrove. Mentre si stava infilando i sandali per attuare la sua decisione, vide un altro monaco non lontano da lui, il quale si stava mettendo i sandali anche lui. “Chi sei?”, chiese all’estraneo. “Sono il tuo io”, rispose quello e aggiunse: “Se è per colpa mia che te ne vai, sappi che verrò con te ovunque andrai”.
Parola di Dio: At. 12,1-11; Sal. 33; 2Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19
2^ Lettura 2 Tm 4,6-8.17.18
Dalla seconda lettera a Timoteo
Carissimo, quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Parola di Dio
“HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE”. (2 Tim. 4,7)
La festa di Pietro e Paolo ci presenta due vocazioni di personaggi molto diversi tra loro ma che entrambe manifestano la grandezza dell’amore di Dio che ha una strada particolare per ciascuno di noi, rispettosa della nostra storia, del nostro carattere, delle condizioni di vita in cui ci troviamo. Pietro, pescatore, è trasformato in pescatore di uomini. Paolo, fervente ebreo, è chiamato a diventare Apostolo delle genti. Pietro, colui che ha rinnegato, è costituito capo della nuova comunità cristiana. Paolo, il persecutore dei primi cristiani, diventa colui che genera molti alla fede. Uno è chiamato sulle sponde di un lago, l’altro sbattuto giù da cavallo. Ad entrambi è dato tutto ma ad entrambi è chiesta la testimonianza del sangue. Anche per noi ci sono chiamate diverse, storie diverse, prove diverse. Chiediamo però al Signore che anche noi, dopo averlo seguito per la strada in cui ci ha chiamato, possiamo giungere al termine della nostra vita con mani piene o vuote con corpo sano o acciaccato ma avendo conservato la fede.
GIOVEDI’ 30 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santi primi martiri della chiesa romana; Santa Adelia.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, PORTO DAVANTI A TE NELLA PREGHIERA TUTTI I MIEI AMICI.
Hanno detto: Sono colpe uguali la prontezza al male e l’indugio al bene. (Gregorio di Nazianzo)
Saggezza popolare: La carità esce dal balcone ed entra dalla porta.
Un aneddoto: Due monaci viaggiavano insieme. Uno praticava lo spirito di possesso, l’altro credeva nella rinuncia. Stettero tutto il giorno a discutere sui loro diversi stili di vita, finché alla sera giunsero sulla riva di un fiume. Quello che praticava la rinuncia non aveva denaro con sé e disse: “Non possiamo pagare il traghetto, ma perché preoccuparci del corpo? Passeremo la notte qui lodando Dio e domani troveremo senz’altro qualche anima pia che ci offrirà un passaggio” L’altro replicò: “Da questa parte del fiume non ci sono né villaggi né capanne e nemmeno un riparo. Saremo divorati dalle belve feroci o morsi dai serpenti o uccisi dal freddo. Sull’altra sponda potremo trascorrere la notte al sicuro. Io ho il denaro per pagare il traghettatore”. Una volta giunti sull’altra riva egli protestò con il suo compagno: “Hai visto il valore di avere con sé dei soldi? Ho potuto salvare la tua e la mia vita. Che ne sarebbe stato di noi se anch’io avessi praticato lo spirito di rinuncia come te?”. L’altro rispose: “Ma è stata proprio la tua rinuncia che ci ha portati sani e salvi fin qui, dal momento che hai dovuto privarti del tuo denaro per pagare il barcaiolo! Inoltre, poiché io non avevo un soldo in tasca, la tua tasca è diventata mia e questa è cosa bella davanti agli uomini e davanti a Dio”.
Parola di Dio: Gn. 22,1-19; Sal. 114; Mt. 9,1-8.
Vangelo Mt 9, 1-8
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore
"ED ECCO GLI PORTARONO UN PARALITICO STESO SU UN LETTO". (Mt. 9,2)
Quando uno è paralitico, oltre alla malattia soffre di un handicap molto grande. Per muoversi, per fare le cose che gli aggradano, ha bisogno di altri. Il paralitico del Vangelo poteva avere tutta la fede che voleva in Gesù, ma se i suoi amici non si caricavano di lui e della sua barella e si mettevano in viaggio, non avrebbe potuto incontrare Gesù a da Lui ricevere non una, ma due grazie: il perdono dei peccati e la guarigione dalla paralisi. Spesso l'uomo, caduto nelle spire del peccato, resta paralizzato. Provate a pensare, ad esempio, a quando ci si è lasciati invischiare dal male, come sia difficile rompere con esso e con le sue abitudini, le sue costrizioni; un drogato non riesce facilmente a venirne fuori, anche se in certi momenti lo vorrebbe: c'è il bisogno fisico, la paura della sofferenza, il 'giro' in cui è entrato. Quando ci si ritrova paralizzati così, forse si vorrebbe risolvere il problema, ma da soli non possiamo niente, neppure recarci da Gesù. Abbiamo bisogno di amici che ci aiutino. Possiamo diventare amici per aiutare. Il senso vero dell'amicizia è proprio qui. Non sono amico solo perché "con te mi trovo bene", neanche perché "insieme ne abbiamo combinate di cotte e di crude", sono amico vero specialmente quando posso fare per te qualcosa che tu, da solo, in quel momento, non potresti fare. E c'è ancora un'altra grande forma di aiuto che possiamo offrirci a vicenda, specialmente quando siamo impediti di poter agire immediatamente nei confronti dell'altro, ed è la preghiera di intercessione. E' uno dei doni più preziosi che possiamo fare. Non serve a scaricarci le responsabilità: se chiedo qualcosa per un amico, devo essere disponibile, appena ne avessi la possibilità, di farmi in quattro per farglielo avere. Non è inutile perché Gesù apprezza tutto quello che è amore e amicizia ed è favorevolmente disposto a chi, per amore, non chiede per sé, ma per gli altri. Sono convinto che se nella mia vita ho potuto, qualche volta, fare un po’ di bene, è dovuto certamente alla preghiera umile e profonda di tante persone, che ogni giorno pregano per me. E nella preghiera di intercessione non occorre neppure specificare entità e quantità di dono richiesto, basta affidare alla bontà di Dio: Lui provvede a dare ciò che è buono e giusto.