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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

MAGGIO 2011

 

DOMENICA 1 MAGGIO : 2^ DOMENICA DI PASQUA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, TUTTO HA SENSO, ANCHE IL SOFFRIRE.

 

Hanno detto: Niente è più brutto di una parola d'amore pronunciata freddamente da una bocca annoiata. (Nagib Mahfuz)

Saggezza popolare: Avere buoni vicini di casa è come avere una casa più grande.

Un aneddoto: In un antico racconto musulmano si legge che mentre stava colloquiando con Dio, Mosè esclamò: “O Dio, dove ti posso trovare?” Gli venne risposto: “Là ove è un cuore affranto e disperato della propria salvezza”. Incalzò Mosè: “O grande Iddio, nessun cuore è più affranto e disperato del mio!” Gli venne risposto: “Ma è proprio lì che mi trovo con te”.

Parola di Dio: At. 2,42-47; Sal. 117; 1Pt. 1,3-9; Gv. 20,19-31

 

2^ Lettura 1 Pt 1, 3-9

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo.

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime. Parola di Dio

 

“IL VALORE DELLA VOSTRA FEDE SI PROVA COL FUOCO”. (1 Pt. 1,7)

Prima di tutto dobbiamo capire che Dio non si diverte a mandarci le prove per vedere se siamo fedeli o no, ma, come dice un proverbio delle isole di Capo Verde: “Dalla ferita esce sangue, ma entra saggezza”. Certo, “soffrire è scomodo Ma perché ostinarsi a credere che sia anche inutile? Quando il dolore ci visita — e visita prima o poi tutti — noi gli chiediamo sgomenti: “Che cosa sei venuto a rapirmi?”. Perché non chiedergli invece: “Che cosa sei venuto ad insegnarmi?”. “Sono venuto ad insegnarvi che la sofferenza vi fa buoni per forza!” Sì, è vero. Qualora mancasse, saremmo, forse, le bestie più feroci della terra. Corriamo, urliamo, ci arrabattiamo, imprechiamo. Finalmente, un giorno ci piomba addosso una ma­lattia... ed allora anche il più arrabbiato davanti al quale trema tutto il mondo, si ferma e medita. Il pensiero del dolore impedisce di essere distratti. La sofferenza concentra Fa entrare in se stessi, crea silenzio. Chi soffre si sente solo, solo nella sua pelle. Ma il dolore ci fa anche uscire dal nostro io. Chi soffre si appoggia agli altri: parenti, amici, dottori, perché l’aiutino. Il dolore può anche farci guardare in su: o per benedire o per maledire. E’ impossibile restare neutrali davanti alla sofferenza. Non viene allora da dire che il dolore più che mistero è una rivelazione, un bianchissimo buio?

 

 

LUNEDI’  2 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ FA SPLENDERE LA LUCE DEL TUO VOLTO.

 

Hanno detto: La necessità di parlare, l'imbarazzo di non aver nulla da dire e la brama di mostrarsi persone di spirito sono tre cose capaci di rendere ridicolo anche l'uomo più grande. (Voltaire)

Saggezza popolare: Chi fa del male a un mio amico fa del male anche a me.

Un aneddoto: Il primo presidente degli Stati Uniti, Giorgio Washington, teneva presso il letto un’immagine della Madre di Dio. Un professore, buon cattolico, viene a trovarlo e, visto quel quadro, esclama: “Credevo che fosse protestante!” E il presidente di rimando: “Lo sono. Ma come posso onorare il Figlio, se non amo sua Madre?” (J. JENKO)

Parola di Dio: At. 4,23-31; Sal 2; Gv. 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“NICODEMO ANDO’ DA GESU’ DI NOTTE.” (Gv 3,1)

Nicodemo era un capo dei farisei, certamente un uomo stimato ed importante. Egli va da Gesù di notte. Forse ha fatto così per non farsi vedere dai suoi pari che certamente, come succederà in seguito, lo avrebbero o preso in giro o accusato, forse va di notte da Gesù per non compromettere ulteriormente Gesù con i capi, forse sceglie la notte anche perché c’è la notte dentro di lui. Certamente Nicodemo ha intravisto delle  luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. E’ un uomo di fede, aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se di notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché ab­biamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza.

 

 

MARTEDI’ 3 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO.

 

Hanno detto: L'arte di essere saggi è l'arte di capire a che cosa si può passar sopra. (William James)

Saggezza popolare: Per chi ha amici in ogni luogo, ogni luogo è piacevole.

Un aneddoto: In Avenida Gimenez, nel cuore di Bogotà, capitale della Colombia, due ragazzi abbandonati mi chiedono l’elemosina. Do loro qualcosa e chiedo  se vogliono accompagnarmi fino all’episcopio cui sono diretto. Per strada c’imbattiamo in un uomo paralizzato, orrendamente mutilato, che ci chiede la carità. Mi manca il tempo di abbozzare un solo gesto. La moneta che ho appena offerto ai ragazzi finisce nelle mani di quell’uomo disteso nella sua carrozzella di legno. “E’ normale — mi previene un ragazzo —,lui non può lavorare, ne ha bisogno più di noi”. Fatti pochi passi, un uomo distintamente vestito si stacca da un gruppo di persone e mi viene incontro. Ha in mano una cartella di cuoio ed ha tutte le apparenze di un uomo d’affari. — Lei è straniero, vero? Di che nazionalità? — Francese. — Mi permetto di avvertirla: stia molto attento, questi ragazzi sono dei piccoli furfanti. Pedro e Juan hanno ascoltato tutto. Non ho notato nessun segno di ribellione sul loro volto. Si sono limitati a fissarmi lungamente. Ho sorriso, poi abbiamo ripreso il cammino fino all’episcopio. Quindi ci siamo detti “arrivederci”. Hanno ripreso la direzione dell’Avenida Gimenez, con la pagliuzza della loro miseria, lasciando a noi, i ben pasciuti, la trave delle nostre responsabilità. (V. BOUCHAUD)

Parola di Dio nella festa dei santi Filippo e Giacomo: 1Cor. 15,1-8; Sal. 18; Gv. 14,6-14

 

Vangelo Gv 14, 6-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Parola del Signore

 

“DA TANTO TEMPO SONO CON VOI E TU NON MI HAI CONOSCIUTO, FILIPPO?”. (Gv. 14,9)

Anche dai pochi brani evangelici che ce ne raccontano, noi notiamo come Gesù parli sempre con amore, rispetto, gioia del Padre suo e nostro. Filippo, dunque, colpito da queste sue parole si rivolge a Gesù con una richiesta che esprime tutta la sua sete di Dio e la sua ricerca di verità. Egli vuole vedere il Padre, perché ha compreso che in Lui ci sono tutte le risposte di cui  ha bisogno e tutta la santità che ricerca. Ma Gesù con semplicità gli fa notare una verità profonda: per vedere il Padre non c’è bisogno di chissà quale ricerca, non bisogna salire sulla montagna per attendere la sua rivelazione come era successo a Mosè. Basta guardare Gesù: chi vede Lui ha già visto il Padre. Il mistero è svelato e l’insegnamento è compiuto: se anche tu vuoi fare esperienza del Padre, se vuoi sapere quanto ti ama, vai da Gesù, inginocchiati ai suoi piedi, fallo entrare nel cuore e dentro di avrai l’intera Trinità.

 

 

MERCOLEDI’ 4 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO A TE MI AFFIDO: RENDIMI TESTIMONE DI GESU’

 

Hanno detto: Non c'e' cosa tanto avversa in cui un animo giusto non sappia trovare qualche consolazione. (Seneca)

Saggezza popolare: I vestiti migliori sono quelli nuovi, ma fra gli amici i migliori sono i più vecchi.

Un aneddoto: Un giovane studente universitario entra nello scompartimento di un treno e si siede accanto ad un anziano. Dopo un po’ si accorge che costui sta recitando il rosario, sgranando la corona con le dita. Lo studente lo guarda per qualche istante e poi dice: Vedo, egregio signore, che lei crede ancora in quelle favole. Sì, caro giovanotto. Tu non ci credi? Io? rispose io studente ridendo. No, non ci credo da molto tempo. Seguite il mio esempio, brav’uomo, e buttate via quel rosario. Mettetevi a studiare la nuova scienza. La nuova scienza? domandò l’anziano.- Non so di che si tratta! Potresti aiutarmi a capirla? — Certamente, volentieri — disse lo studente. — Mi dia solo il suo indirizzo e le manderò un libro adeguato. L’anziano signore tirò fuori dal portafoglio il suo biglietto da visita e lo diede al giovane. Questi lesse: “Louis Pasteur. Istituto di Ricerche Scientifiche. Parigi”.

Parola di Dio: At. 5,17-26; Sal. 33; Gv. 3,16-21

 

1^ Lettura At 5, 17-26

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, si alzò il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore, e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica. Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse: “Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita”. Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire: “Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno”. Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo, quando arrivò un tale ad annunziare: “Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo”. Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo. Parola di Dio

 

“ECCO, GLI UOMINI CHE AVETE MESSO IN PRIGIONE SI TROVANO NEL TEMPIO A INSEGNARE AL POPOLO”. (At. 5,25)

Mi ha sempre stupito il cambiamento profondo dei primi apostoli. Erano dei poveracci paurosi, non avevano capito molto di Gesù, nella notte del tradi­mento erano scappati tutti, avevano dubitato della risurrezione, ed ora finiscono in galera per la fede, continuano a predicare nonostante rischino la testa. Gli Apostoli sono cambiati per diversi motivi: si sono resi conto della propria miseria, di aver avuto in affidamento un messaggio più grande di loro, trovano forza nell’incoraggiamento vicendevole, si lasciano plasmare dallo Spirito Santo, hanno deciso di smettere di dire di amare Gesù ed hanno cominciato ad amarlo. Non basta, allora, invocare solo lo Spirito Santo, quasi imputando a Lui la colpa se sono pusillanime, sedentario,vigliacco.  Devo lasciare che lo Spirito mi sbatta là dove Lui vuole, devo appoggiarmi sulla fede di altri, devo guardare a Cristo più che a me stesso.

 

 

GIOVEDI’ 5 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RICORDAMI L’ONESTA’ NELLE MIE SCELTE.

 

Hanno detto: Non si conosce abbastanza tutto il male che una sola parola può fare a sé e agli altri: male quasi sempre irreparabile. (Lamennais)

Saggezza popolare: Una famiglia unita è sempre più numerosa di una famiglia divisa.

Un aneddoto: Nella storia delle isole Filippine, si legge che durante i primi tentativi di indipendenza del paese dalla domina­zione spagnola, milioni di agricoltori di quell’isola ignoravano addirittura che cosa significasse la parola libertà. Così, quando il senatore Hawes fermò per strada il primo contadino che gli venne a tiro e gli chiese: «Quieres independencia?» (vuoi l’indipendenza?), l’altro, sentendo che gli si offriva qualche cosa, rispose senza saper che fosse: «Sì, dos!” (sì, due). Anche altri più o meno civilizzati misconoscono il significato di libertà e pensano che un essere è veramente libero quando può fare tutte le porcherie che gli garbano. Non si accorgono che quella è schiavitù dei sensi.  

Parola di Dio: At. 5,27-33; Sal. 33; Gv. 3,31-36

 

1^ Lettura At 5, 27-33

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, le guardie condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo: “Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo”. Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui”. All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte. Parola di Dio

 

“BISOGNA OBBEDIRE A DIO PIUTTOSTO CHE AGLI UOMINI”. (At. 5,29)

Sovente, nella vita ci troviamo davanti ad un bivio, davanti a scelte. Posso perdonare uno che mi ha offeso oppure posso vendicarmi; posso, approfittando di quella situazione, farmi dei soldi in maniera non molto onesta o posso salvare l’onestà rinunciando a quei soldi che mi farebbero comodo; posso farmi parte della sofferenza di quel mio fratello o posso ignorarlo;posso dare testimonianza di fede oppure defilarmi da situazioni troppo compromettenti... e oltre tutto, non sempre, è così chiara la scelta su dove sia il bene e dove il male! Pietro e gli apostoli, davanti all’ingiunzione di non predicare più Gesù scelgono di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini e con questo rischiano grosso ma mantengono fedeltà a Dio e libertà nei confronti di se stessi. E’ proprio nelle piccole scelte quotidiane che possiamo renderci conto se per noi Dio sia importante, se davvero “crediamo in un solo Dio” o se prefe­riamo obbedire a noi stessi, alle cose, agli uomini.

 

 

VENERDI’  6 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SAZIA LE NOSTRE FAMI!

 

Hanno detto: Niente è impossibile a chi pratica la contemplazione. Con la contemplazione si diventa padroni dell'universo. (Lao-Tsen)

Saggezza popolare: La fame rende squisita anche una ciotola di farina bollita.

Un aneddoto: Un giorno Pietro Mascagni, l’autore di “Cavalleria rusticana”, era frammisto alla folla esultante ed orante nel Santuario di Montenero so­pra Livorno. Un Padre vallombrosano, Alberto Parenti, che aveva abbastanza in confidenza il celebre Maestro, gli disse in termini sicuri: «Mi congratulo, Eccellenza, del suo ritorno alla fede». Mascagni levò su di lui la sua faccia aperta e leale: «Ritorno? Ma io non mi sono allontanato mai! Vuol vedere?». Mise la mano in un taschino del panciotto, ne estrasse la corona del Rosario.  

Parola di Dio: At. 5,34-42; Sal. 26; Gv. 6,1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“GESU’ PRESE I PANI E DOPO AVER RESO GRAZIE LI DISTRIBUI’ A QUELLI CHE SI ERANO SEDUTI E LO STESSO FECE DEI PESCI, FINCHE’ NE VOLLERO”. (Gv. 6,11)

Iniziamo oggi la lettura dei brani del Vangelo di Giovanni che formano la riflessione di questo evangelista sul Tema Gesù, Pane di vita. Il primo brano riguarda proprio la moltiplicazione dei pani e Giovanni con questo brano vuole subito dirci che Gesù è venuto per sfamare la nostra fame e sete e lo fa con il pane degli uomini condiviso e moltiplicato ma lo fa soprattutto donando se stesso come pane che ci deve sostenere nel cammino. Accenno solo ai temi principale contenuti in questo racconto, ognuno li faccia suoi approfondendoli nella meditazione e nella preghiera. Gesù non solo offre agli uomini la sua Parola ma è attento anche alle necessità fisiche dell’uomo: nulla è estraneo a Gesù.

Gesù, come già sua madre alle nozze di Cana è pronto a cogliere i nostri bisogni ma desidera che anche i suoi discepoli siano consapevoli dei bisogni della gente: La Chiesa non potrà mai essere disincarnata dalle necessità umane. Gesù per poter operare ha bisogno di qualcuno che sappia condividere ciò che ha:Dio chiede a ciascuno di noi qualcosa per poter donare tanto a tutti. Il dono è abbondante al punto che se ne avanza: ce n’è per tutte le dodici tribù di Israele e per ogni uomo. La conclusione però è amara. Il gesto è capito solo in parte. Si stenta a passare dal segno materiale a quello spirituale e Gesù deve ritirarsi: In ogni caso il vero giudice non dovrà mai essere solo la pancia o la realizzazione di cose materiali, ma occorre il cuore e la fede.

 

 

SABATO 7 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, MI CERCHI PER SALVARMI, NON PER CONDANNARMI.

 

Hanno detto: Nulla consuma il corpo quanto l’ansia e chi ha fede in Dio dovrebbe vergognarsi di essere preoccupato per qualsivoglia cosa. (Gandhi)

Saggezza popolare: Prima pensa a mangiare, poi a vestirti.

Un aneddoto: Il Signore un giorno volle invitare ad una festa in paradiso tutte le virtù. Queste con gioia fecero cerchio intorno al trono di Dio. Tutte cantavano la loro lode al Signore. Era come trovarsi in casa: tutte le virtù si conoscevano e si parlavano.., eccetto due. Una virtù disse sorpresa ad un’altra: Sono contenta di conoscerti; è la prima volta che ti vedo. L’altra rispose: Anch’io sono contentissima d’incontrarti; desideravo tanto questo giorno. A questo dialogo Dio si fece serio e chiese: Come mai voi due, mie belle virtù, non vi conoscete ancora? D’ora in poi voglio che vi teniate la mano. Sapete di quali virtù si trattava? Scrivetele nel profondo del cuore e tenetele legate per sempre. Una era la beneficenza, l’altra la riconoscenza!

Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal32; Gv. 6,16-21

 

Vangelo Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

“SONO IO, NON TEMETE”. (Gv. 6,20)

Come può cambiare il significato di questa frase a seconda del nostro rapporto con il Signore! Se sei uno che nella sua vita ha sempre pensato di dover fare da solo può veramente stupire che ci sia un Dio che si interessa di te e che, improvvisamente, chiede ospitalità nella tua barca. Se di Dio hai paura perché lo pensi padrone esigente sempre pronto a chiedere conto del tuo agire, sempre alla ricerca del peccato per punirlo, ecco che vederlo arrivare camminando sul mare, in mezzo alla tempesta non può che riempirti di terrore: “Che cosa vuole da me? Perché proprio in questo momento già così difficile? Adesso si accorgerà delle mie malefatte e chissà quale prezzo mi toccherà pagargli seppure ne avrò ancora la possibilità”. Se tu ami, non solo non hai paura di Colui che viene, ma lo desideri, lo invochi. Dio non è il contrario della tua felicità, anzi! Di Lui non hai paura perché conosci il suo volto misericordioso che già tante volte si è chinato su di te per donarti il perdono, perché desideri la sua presenza che ti dà la forza, che calma i tumulti del tuo cuore che ti dà speranza concreta di una prossima meta. Se noi guardiamo solo la prima frase di Gesù “Sono io” cioè “Sono Dio”, forse siamo ancora all’Antico Testamento e di quel Dio non solo abbiamo timore ma spesso anche paura, ma se vediamo la frase di Gesù tutta insieme “Sono io, non temete” cioè “Sono io, il Dio che cammina sulle onde del male e che viene per stare con te”, il nostro cuore non può che gioire nella riconoscenza di un così grande dono.

 

 

DOMENICA 8 MAGGIO: 3^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

AGNELLO DI DIO CHE HAI VERSATO IL TUO SANGUE PER NOI: LIBERACI DA OGNI MALE!

 

Hanno detto: L’unica cosa necessaria per la tranquillità del mondo, é che ogni bimbo possa crescere felice. (Dan George)

Saggezza popolare: Più si mangia e meno si sentono i sapori, meno si mangia e più si sentono i sapori.

Un aneddoto: Nella grande valle del dolore la gente languiva di fame e di peste. Per portare aiuto il principe disse al padre: Parto per la valle con una lunga carovana di viveri e di medicinali. Il padre fu felice della proposta e il figlio partì. I poveri e i malati della valle gli fecero grande festa; ma un uomo, spinto da chi voleva togliere al re quel pezzo di terra, uccise a tradimento il principe buono... Ora nella sala del trono tutto è pronto per il processo. Il re siede addolorato. L’attorniano pensosi i suoi ministri. Spinto dagli sbirri, viene introdotto l’assas­sino del figlio del re. La condanna è sicura. Ma quale pena è degna di questo enorme delitto? Un ministro suggerisce: Bisogna far morire il traditore lentamente sotto il continuo battito d’una goccia d’acqua sulla testa. Un altro consiglia: Bisogna soffocarlo nelle sabbie mobili. Un terzo: Bisogna gettarlo nella fossa dei serpenti... Il re sembra assente a simili discorsi. Gusta nel cuore addolorato il fiorire d’un’idea meravigliosa. Guarda l’assassino pentito ai suoi piedi e sentenzia: Ti perdono tutto!  La sala s’illuminò di luce meravigliosa.

Parola di Dio: At. 2,14.22-33; Sal 15; 1Pt.1,17-21; Lc. 24,13-35

 

2^ Lettura 1 Pt 1, 17-21

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo.

Carissimi, se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio. Parola di Dio

 

"SIETE STATI RISCATTATI… COL PREZIOSO SANGUE DI CRISTO". (1Pt. 1,18—19)

Erano le dieci passate e quella sera due infermiere erano ancora al lavoro. Un operato stava causando loro serie preoccupazioni. Aspettavano il chirurgo con impazienza. Ogni minuto era prezioso, era in gioco la vita di un uomo. Finalmente il medico arrivò. Dopo aver esaminato il malato e riflettuto alcuni secondi, dichiarò: "Presto, quattro flaconi di sangue!" ed uscì. Bisognava agire, nella scorta c'era soltanto un flacone del gruppo richiesto. Una delle infermiere apparteneva a quel gruppo sanguigno; decise di dare il proprio sangue. Due ore più tardi ella era sola nella sua camera. Benché stanca, non si addormentò subito. Pensava a Colui che, per amore per lei, aveva dato molto di più, tutto il suo sangue, quel sangue di cui la Bibbia dice: "Il sangue di Gesù... ci purifica da ogni peccato". (1Gv. 1,7). Con una trasfusione si era potuta prolungare una vita. Con il sangue di Cristo, il peccato, quella malattia che rode tutta l'umanità, può essere perdonato. Non esiste altro rimedio a questo male: "In nessun altro è la salvezza; poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati" (At. 4,12).

 

 

LUNEDI’ 9 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Una corona di spine non è altro che una corona di rose dalla quale le rose son cadute.( Robert de Flers)

Saggezza popolare: Un po' di vino lo stomaco assesta, offende il troppo vin stomaco e testa.

Un aneddoto: Narrava il card. Franfois Marty, Arcivescovo di Parigi, di sette uomini, chiusi in una stanza: la porta è serrata, ed essi attendono attorno a una tavola spoglia; sulla tavola c’è un oggetto metallico di forma strana: tutti l’osservano, uno l’afferra e lo soppesa, l’altro con una matita fa uno schizzo dell’oggetto misterioso, un terzo lo orienta diversamente per capirne l’utilizzazione, il quarto si limita a osservare gli altri alle prese col problema, il quinto cerca il lato estetico dell’ombra lasciata dal metallo come decorazione, il sesto pensa di chi sia o da chi venga. Infine si fa sotto un uomo che gira e rigira tra le mani il pezzo di metallo, poi dà uno sguardo alle pareti della stanza, fissa la porta e vi si avvicina. Introduce l’oggetto nella serratura e dà un giro. La porta si apre. “La coroncina del Rosario — continuava il Prelato — non è un amuleto, ma può essere una chiave, l’umile preghiera che apre alla libertà, Maria ci fa uscire dal nostro io, dalla nostra prigione, con l’invito di Gesù”. Non serve lo stare a guardare o indagare continuamente. Bisogna agire. “Prendi il Rosario col Vangelo, e prova!”

Parola di Dio: At. 6.8-15; Sal. 118; Gv. 6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore

 

“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’ ”. (Gv. 6, 27)

Per renderci conto della portata di questa parola di Gesù nei nostri confronti basta farci qualche semplice domanda: “Oggi, nella mia giornata, quali saranno le più gravi preoccupazioni? Nella mia vita per che cosa sto correndo, impegnandomi, lavorando?” Se rispondiamo con onestà a queste domande, noi vediamo che la maggioranza dei nostri sforzi sono per le cose. Spesso il lavoro è soprattutto per avere denaro, perché il denaro serve a vivere e il denaro dà benessere; siamo poi preoccupati per la nostra salute e spesso spendiamo molto danaro e tempo per la salute del nostro corpo. Altro tempo poi lo spendiamo per apparire, per avere successo e anche per ritagliarci il nostro piccolo spazio di potere e spesso anche negli affetti siamo più preoccupati per l’amore che essi ci possono dare che non per il valore in se stesso dell’amore. Quando vogliamo esprimere ad un amico il nostro augurio gli diciamo: “Che tutto ti vada bene”, e spesso pensiamo al suo benessere fisico e materiale. Ma tutte le cose, almeno materialmente, finiscono. I soldi e le cose che abbiamo messo da parte finiscono e  se non finiscono nella nostra vita non sono più nostre dopo la morte; il corpo, anche il più ben curato, ha delle sue date di scadenza  che forse la medicina può allungare un poco ma che arrivano inesorabili; anche negli affetti basta un nulla perché siano modificati o finiscano.  Qual'é dunque il cibo che non perisce? E’ Dio, è Gesù e in Lui allora anche tutto il resto assume un valore di eternità. Anche noi credenti spesso corriamo il rischio di considerare Dio e Gesù e il Suo Spirito come una delle tante cose della nostra vita. Sappiamo che c’è, ci rivolgiamo a lui magari nelle necessità, ce lo teniamo buono con qualche preghiera e speriamo che, se ci sarà un’eternità, sia buono e misericordioso con noi. No! Dio non è una delle tante cose, Dio è la mia vita: se Lui non mi avesse pensato dall’eternità, io non ci sarei, se Lui non mi sostenesse con il suo pensiero e con il suo amore, io cesserei di esistere. Dio è la vita stessa e allora solo in Lui ha senso il mio lavorare, il mio preoccuparmi per le persone e per le cose perché solo in Lui le cose e le persone hanno il loro vero senso, quello dell’eternità. A me non piace pensare a questa vita come un esilio in attesa del ritorno in patria, penso che Dio voglia la mia gioia già in questa vita e ci metto tutta la mia parte per cercare la mia e l’altrui felicità, ma cammino sapendo che non tutto finisce qui con un lasso più o meno lungo di anni di buona salute, di cose che vanno bene per i fortunati e male per gli altri. E’ vero: la vita è un mistero ma chi vive questa vita con Dio, vive già la vita eterna.

 

 

MARTEDI’ 10 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange

Una scheggia di preghiera:

 

SIA FATTA LA TUA VOLONTA’

 

Hanno detto: Vedo Dio ovunque nella storia; mi è difficile separare la storia degli uomini da quella di Dio. (Chenu)

Saggezza popolare: Qualunque cibo soddisfi la fame è un ottimo cibo.

Un aneddoto: Nel volume di Padre Graf, intitolato «Sì, Padre», si legge che un giovane disoccupato aveva trovato lavoro presso uno strano padrone, il quale gli aveva mostrato un’aia ingombra di mille svariate cose e che bisognava spazzare entro la giornata. Il giovane si mise di buona volontà e, al tramonto, fu felice di mostrare l’aia splendidamente ripulita. Il padrone lo pagò e gli disse di ritornare l’indomani. Quale non fu la sorpresa del giovane, il giorno dopo, quando ritrovò l’aia nuovamente in disordine, piena di oggetti inutili e sporca più di prima. La riassettò, ripulì, sgombrò. E il padrone ancora lo pagò e gli disse di ritornare l’indomani. Anche il terzo giorno l’aia presentava l’aspetto desolato d’un campo in disordine, pieno di sterpi e cianfrusaglie. Il giovanotto si seccò e disse al padrone che quel lavoro non gli piaceva. Questi spiegò: «A te che cosa importa? Non sei più disoccupato, vieni pagato puntualmente, hai qui un lavoro sicuro. Se a me piace farti guadagnare un salario in questo modo piuttosto che in un altro, perché devi seccarti? Ciò che importa è lavorare» ... Qualcosa del genere avviene per la nostra anima che quotidianamente va accumulando intrusi, disordini, crescita di difetti e radicamento di male erbe. Tutto sta nel saper spazzare sempre di nuovo tutto ciò si accumula dentro e tenta di impadronirsi di noi. O preferiamo restare oziosi?

Parola di Dio: At. 7,51-8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“LA FOLLA DISSE A GESU’: QUALE SEGNO TU FAI PERCHE’ VEDIAMO E POSSIAMO CREDERTI?”. (Gv. 6,30)

Molti che si dichiarano cristiani o, comunque credenti, pensano a Dio come la gente di Cafarnao: uno che può tutto e che dovrebbe affrettarsi a sfamare il popolo compiendo miracoli. In fondo in fondo non ci interessa che cosa voglia Dio, o cosa lui pensi. So io qual è la mia felicità, a lui di esaudirla. Al massimo occorre qualche preghiera da parte mia. Preghiera che poche volte consiste nel cercare la volontà di Dio e il più delle volte consiste nel convincere Dio ad esaudire la mia volontà. Un Dio che sfama, insomma, un Dio assicuratore a cui mi rivolgo per quadrare la vita. Una pretesa assurda, che finisce col distaccarmi completamente da questa Presenza che, incompresa, fugge lontano. Per cosa cerchiamo Gesù? Per cosa lo inseguiamo, ansiosi di vedere esaudito qualche nostro progetto? Mi viene in mente un aneddoto dei Padri del deserto: un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti. L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate "santo" chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo "santo" chi piega la propria volontà a quella di Dio".

 

 

MERCOLEDI’  11 MAGGIO:

Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL PANE, IL CIBO SEI PER NOI.

 

 

Hanno detto: L'amore non è nella febbre dei sensi che si logorano e si consumano... Ma nel sacrificio di tutto il proprio essere, in favore dell'altro. (Nino Salvaneschi)

Saggezza popolare:

Se sei in viaggio, non preoccuparti della distanza, ma della meta... se ti siedi a un banchetto, non guardare alla quantità, ma alla qualità dei piatti che ti vengono serviti.

Un aneddoto: Una rivista romana ha pubblicato alcune delle molte lettere ricevute dal Card. Carlo Maria Martini, dopo aver avuto alcuni incontri di preghiera con anziani. Eccone una: “Sono anziana, sola, in una piccola casetta. Nella mia solitudine mi è di grande conforto la preghiera, specialmente il Santo Rosario. Non è solo preghiera, ma è anche meditazione, è tutto: è come una finestra sul mondo: ad ogni decina faccio intenzione sui miei cari, sulla Chiesa, sul mondo”

Parola di Dio: At. 8,1-8; Sal. 65; Gv. 6,35-40

 

Vangelo Gv 6, 35-40

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA; CHI VIENE A ME NON AVRÀ PIÙ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRÀ PIÙ SETE”. (Gv. 6,34)

Dovremmo spesso fermarci a contemplare ciò che queste parole ci suggeriscono. Noi siamo fatti per Dio che lo vogliamo o no. La nostra vera fame, è una fame di Dio, il nostro solo vero nutrimento è quello che viene da Dio. “Perché spendete soldi per quello che non è fame e spendete per ciò che non sfama?” diceva già il profeta Isaia. Qual è la mia fame? In che modo cerco di nutrirmi? Penso siano sufficienti alle mie esigenze, le cose, i denari, il cibo, il piacere, la cultura? Cerco davvero Dio? Sento il bisogno di avvicinarmi spesso all’Eucaristia? Tra le mie letture che spazio ha la Parola di Dio? Oggi, una malattia che va purtroppo di moda in campo alimentare è l’anoressia, ma penso che di questa malattia in campo spirituale purtroppo siano malati molti cristiani.

 

 

GIOVEDI’ 12 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.

Una scheggia di preghiera:

 

UNA SOLA FEDE, UN SOLO BATTESIMO, UN SOLO PANE CHE CI FA FAMIGLIA DI DIO

 

Hanno detto:

Chi non medita può fare come colui che non si specchia mai, e che quindi non si cura di uscire ordinato, poiché può essere imbrattato senza saperlo. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Il vino scioglie i segreti.

Un aneddoto: Dall’Epistolario I di Padre Pio si coglie quanto segue:

Durante un sogno il frate ha una visione. Gli appaiono assieme alla Vergine Santissima con il Bambino in grembo, due persone che giacciono nei loro letti ed in ognuna c’è segno di molta sofferenza. Un’altra è assorta nella contemplazione ed è la felicità personificata. Il Bambino, la Vergine e gli Angeli lì presenti manifestano il loro affetto a quella persona con baci e carezze. Poi il Bambino si dirige verso le due inferme. Alla prima rivolge alcune parole di conforto, la seconda addirittura non la degna di uno sguardo, ma ordina agli Angeli di percuoterla. La poverina invece di lamentarsi, invoca Gesù e la sua misericordia. Il Bambino si rivolge al frate e dice: «Impara come si deve amare». A dileguare ogni timore del frate, il Signore vuole mostrargli le anime di tutte e tre quelle persone. Tutte e tre sono in grazia di Dio, sono tutte adorne di meriti sebbene non uguali, poiché la terza creatura è più adorna di meriti della seconda, e questa più adorna della prima. L’insegnamento di Dio per Padre Pio è questo: la prima anima è ancor debole ed ha bisogno di accarezzamenti; la seconda ha bisogno di qualche piccola carezza per mantenerla al suo servizio; la terza è la sua diletta sposa, perché nonostante il modo con cui la viene affliggendo è sempre costante nel suo servigio e fedele nell’amore.

Parola di Dio: At. 8,26-40 Sal. 65; Gv. 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO”. (Gv. 6,51)

Ogni volta che celebro la messa penso al grande dono che Dio mi fa, insieme con i fedeli, di fare memoria viva di Cristo, ma memoria talmente viva che quel po’ di pane e di vino non per merito nostro, ma per dono di Dio sono il Corpo e il Sangue di Cristo. E ringrazio anche il buon Dio che mi aiuta a capire che la Messa non è un atto di devozione, ma unione reale al suo mistero di passione, morte e risurrezione, nel suo corpo e sangue. C’è poi ancora una cosa che mi colpisce e per cui ringrazio: per “incarnarsi” nell’Eucaristia, Gesù ha scelto pane e vino. Il pane: alimento base oggi sempre più disprezzato nei paesi ricchi (che, guarda a caso, stanno perden­do la fede) e sempre più desiderato da chi ha fame. E poi il vino: questo non è un alimento necessario ma è l’elemento che, usato bene, crea la gioia, la familiarità, la serenità, che libera dall’austerità e dal formalismo, che dà spazio alla fantasia. Nella Comunione ti ringrazio anche per questo.

 

 

VENERDI’ 13 MAGGIO: Beata Vergine di Fatima

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.

Una scheggia di preghiera:

 

ANNUNCIAMO LA TUA MORTE, O SIGNORE, PROCLAMIAMO LA TUA RISURREZIONE, NELL’ATTESA DELLA TUA VENUTA.

 

Hanno detto: La beneficenza, da qualsiasi parte essa venga, è sempre figlia della stessa madre, cioè la Provvidenza. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: La colpa dell'ubriachezza non sta nel vino, ma in chi lo beve.

Un aneddoto: BUGIE  Un giorno, un signore disse a Padre Pio. “Padre, dico bugie quando sono in compagnia, tanto per tenere in allegria gli amici.” E Padre Pio rispose: “Eh, vuoi andare all’inferno scherzando?!”

Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal. 116; Gv. 6,52-59

 

Vangelo Gv 6, 52-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“COLUI CHE MANGIA DI ME VIVRA’ DI ME”. (Gv. 6,57)

Sono diverse le promesse che Gesù fa a coloro che si cibano di Lui, e, attenti, se questo discorso del Pane di vita indica soprattutto l’Eucaristia come comunione a Gesù, non esclude anche tutti gli altri modi di intimità con Lui: la sua parola, tutti i suoi sacramenti, la presenza reale di Gesù nel povero, nell’ammalato. Prima promessa: la vita eterna e la risurrezione nell’ultimo giorno, ma attenzione non basta aver ricevuto l’Eucaristia per essere automaticamente sicuri della salvezza, bisogna aver lasciato che Gesù realizzare la piena comunione con Lui nella nostra vita perché infatti Gesù dice: “Chi mangia di me vivrà per me”. Dunque, quando ad esempio si parla della pia pratica dei nove venerdì del mese e della promessa di salvezza ad essa legata, questa non si realizza soltanto se ho adempiuto formalmente a tutti gli impegni connessi, ma se questa Comunione mi fa vivere per Lui. Seconda promessa: la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Credo questo sia un chiaro richiamo a coloro che spiritualizzano tutto e troppo facilmente. Quel pane che mangiamo è veramente il corpo del crocifisso risorto ed ha gli effetti di quel corpo trasfigurato: conferma nella fede, perdona veramente i peccati, manda e da incarichi: fare la comunione non è solo un fatto devozionale o un personale crogiolarsi con Gesù, è una forza vera, ma per andare ed essere la trasfigurazione del crocifisso risorto nel mondo.

 

 

SABATO 14 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Mattia;San Michele Garicoits; San Pasquale I, Papa; Santa Maria Mazzarello.

Una scheggia di preghiera:

 

FA CHE NON OSTACOLI I TUOI PROGETTI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Dai soltanto a Dio la lode e non agli uomini, onora il Creatore e non la creatura. Durante la tua esistenza sappi tu sostenere le amarezze per poter partecipare alle sofferenze di Cristo. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Chi ha abbastanza vino avrà sempre amici.

Un aneddoto: CHI E’ PIU’ MALATO. Raccontava il padre Guardiano del convento di San Giovanni Rotondo: "L'altro giorno, un commerciante di Pisa è venuto a domandare a Padre Pio la guarigione della figlia. Il padre lo guarda e dice: "Tu sei ben più malato di tua figlia. Io ti vedo morto". "Ma no, ma no, io sto benissimo..." - "Sciagurato!" - grido Padre Pio - "Disgraziato! Come puoi star bene con tanti peccati sulla coscienza? Ne vedo almeno trentadue!"  Immaginate lo stupore del commerciante. Dopo la confessione egli raccontava a chiunque voleva sentirlo: "Egli sapeva già tutto e mi ha detto tutto!"

Parola di Dio nella festa di San Mattia: At. 1,15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17

 

Vangelo Gv 15, 9-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri". Parola del Signore

 

"NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI." (Gv. 15,16)

Tante volte, rileggendo il Vangelo, noi ci troviamo spiazzati davanti ad esso proprio perché partiamo da un presupposto inesatto. Pensiamo di essere noi i principali personaggi della fede: "Io ti amo, Signore... io rispondo con le mie scelte... io ho dei diritti nei tuoi confronti perché prego... Noi siamo la Chiesa quindi noi facciamo il Regno di Dio..." Se Dio nella sua immensa grandezza, bontà, misericordia non "avesse pensato a me dall'eternità", io neppure esisterei. Se Gesù non si fosse fatto uomo, come potrei salvarmi? Come entrare in comunione con Dio? I sacramenti, la grazia me li posso dare da solo? Il Regno di Dio lo costruisco io con le mie forze? Basta guardare ai disastri della storia della Chiesa quando gli uomini di chiesa hanno pensato di sostituirsi alla misericordia di Dio! E' Lui che mi ha pensato, scelto, amato; è Lui che mi manda, mi sostiene, mi guida, è Lui che costituisce e regge il suo Regno fino al suo compimento decisivo. Io sono importante, ma solo per un motivo: è Lui che mi ama, che mi chiama Figlio e che ha talmente fiducia in me da chiedermi di diventare suo collaboratore.

 

 

DOMENICA 15 MAGGIO: 4^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore, San Liberatore; Santa Sofia di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI L’UNICO, BUON PASTORE.

 

Hanno detto: Stiamo accorti che il non potere non sia il non volere. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Se vuoi smettere di bere osserva attentamente, da sobrio, il comportamento di un ubriaco.

Un aneddoto: CHIAROVEGGENZA. Verso il tramonto, nel giardino del convento, Padre Pio, che sta amabilmente conversando con alcuni fedeli e figli spirituali, si accorge di non avere con se il fazzoletto. Ecco allora rivolgersi ad uno dei presenti e dirgli: "Per favore, ecco la chiave della mia cella, devo soffiarmi il naso, vai a prendermi il fazzoletto". L'uomo si reca nella cella, ma, oltre al fazzoletto, prende uno dei mezzi guanti di Padre Pio e se lo mette in tasca. Non può lasciarsi sfuggire l'occasione di entrare in possesso di una reliquia! Ma al ritorno in giardino, consegna il fazzoletto e si sente dire da Padre Pio: "Grazie, ma ora ritorna nella cella e rimetti nel cassetto il mezzo guanto che ti sei messo in tasca".

Parola di Dio:  At. 2,14. 36-41; Sal. 22; 1Pt. 1,20-25; Gv. 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse; “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA DELLE PECORE.” (Gv. 10,7)

Leggendo oggi la frase di Gesù “lo sono la porta”, sorridendo mi è venuto in mente come sono le porte delle nostre case oggi: blindate, dotate di sofisticati sistemi antiladro, ma molto più spesso le nostre case sono blindate agli altri. Ci entrano sì gli amici, magari anche i conoscenti e i vicini per far vedere con quanto buon gusto abbiamo arredato la casa ma con strenuità difendiamo la nostra “privacy” da ogni ingerenza. Gesù, invece, è una porta attraverso cui si passa. Nessuno è estraneo a Lui che è venuto per tutti ma in particolare per i peccatori e i lontani. E' sì una sicurezza, ci difende donando la sua vita, ma ci lascia anche liberi di stare con Lui o di andarcene. Il suo ovile non è una trappola, la sua Chiesa non è una costrizione, un qualcosa che impedisce di pensare, un qualcosa da difendere (ci pensa già Lui), è una casa dove c’è posto per tutti. Quanto sono assurdi certi uomini di Chiesa che costruiscono “barriere” per difendere il gregge che hanno come unico risultato l’impedire ad altri di entrare: per Gesù l’unico lasciapassare è passare attraverso Lui, anzi, ancor meglio è passare là dove è passato Lui.

 

 

LUNEDI’ 16 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIAMO TUO POPOLO: GUIDACI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Bisogna essere forti per diventare grandi. La vita è una lotta dalla quale non possiamo ritirarci, ma bisogna trionfarvi. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Le parole degli ubriachi si perdono nel vento.

Un aneddoto: COME FRANCESCO E ANTONIO. Nell'orto del convento vi erano parecchi alberi. All'ombra di essi, d'estate, Padre Pio, nelle ore vespertine, soleva sostare con gli amici e qualche visitatore, per un po’ di refrigerio. Un giorno, mentre il Padre stava conversando con un gruppo di persone, tantissimi uccelli, che stavano sui rami più alti degli alberi, ad un tratto presero ad agitarsi, ad emettere pigolii, gorgheggi, fischi e trilli. Merli, passeri, cardellini ed altre varietà di volatili elevarono una sinfonia canora. Quel canto però infastidì ben presto Padre Pio che, alzati gli occhi al cielo e portando l'indice sulle labbra, intimò il silenzio con un deciso: "Adesso basta!" Gli uccelli, i grilli e le cicale immediatamente fecero il più assoluto silenzio. I presenti rimasero tutti profondamente stupiti.

Parola di Dio: At. 11,1-18; Sal. 41-42; Gv. 10,11-18

 

Vangelo Gv 10, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù: Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio». Parola del Signore

 

“E HO ALTRE PECORE CHE NON SONO DI QUESTO OVILE; ANCHE QUESTE IO DEVO CONDURRE. (Gv. 10,16)

Il buon Pastore non fa distinzione tra pecore bianche e pecore nere, giovani o anziane. Gesù ha offerto la sua vita per tutti, anche per coloro che ancora non lo conoscono. Egli con la sua morte ha salvato tutti gli uomini che lo accolgono. Questo è il volere del Padre che vuole “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”. Offrire la vita per tutti è, allo stesso modo, la missione di ogni cristiano. Ognuno di noi è chiamato ad essere un buon pastore (e non solo i preti). In che modo? Prima di tutto lavorando per il bene temporale ed eterno di quelle pecore che Dio ha assegnate alla nostra “custodia” nella sua provvidenza: il coniuge, i figli, i parenti, gli studenti, i compagni di lavoro , i dipendenti, i vicini. In secondo luogo, adempiendo i nostri doveri verso gli altri e verso la società, lavorando per il bene comune. In terzo luogo offrendo le nostre fatiche, i sacrifici per la salvezza nostra, dei nostri cari e di altre anime che non conosciamo. Le nostre prove, le nostre sofferenze fisiche e morali infatti diventano preziose se offerte per amore insieme alla sofferenze di Cristo e per l’amore che circola nel corpo mistico possono raggiungere persone anche lontane ed ottenere per loro del bene.

 

 

MARTEDI’ 17 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.

Una scheggia di preghiera:

 

VERSO TE, SIGNORE, INDIRIZZA I NOSTRI PASSI.

 

Hanno detto: Sii sempre umile, serbando sempre gelosamente la purezza del tuo corpo e del tuo cuore, perché esse sono le due ali che ci elevano a Dio e quasi ci divinizzano. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Dividere il proprio riso e il proprio vino con un amico sincero sazia e disseta il doppio.

Un aneddoto: COMUNICAZIONE DIRETTA. Raccontava padre Atanasio Lonardo: “Eravamo in coro per le orazioni e la meditazione della sera. Quando il superiore diede il segnale del termine della preghiera comune. Padre Pio disse: “Preghiamo per il nostro padre Provinciale che è in agonia”. Noi sapevamo che il Padre Bernardo da Apicella era malato di bronco-polmonite, ma non conoscevamo lo stato grave della malattia. La preghiera si prolungò. Il giorno dopo, il 31 dicembre 1937, sapemmo della sua morte. Dopo qualche mese Padre Pio ci assicurò che era entrato in Paradiso.

Parola di Dio: At. 11,19-26; Sal. 86; Gv. 10,22-30

 

Vangelo Gv 10, 22-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO”. (Gv. 10,27)

In questi giorni abbiamo puntato il nostro sguardo su Gesù Buon pastore, ma se Lui è la nostra “porta”, la nostra guida, noi abbiamo dei doveri come pecore del suo gregge. Il vangelo di oggi riassume i compiti delle pecore di Gesù con due verbi: Ascoltare e Seguire. Ascoltare non vuol dire solo “stare a sentire”, ascoltare la sua voce come una delle tante voci,  bisogna che la sua parola ci penetri dentro, metta in discussione, provochi delle reazioni. Ascoltare la sua voce vuol dire amare la sua parola, cercare la sua parola, leggere e meditare la sua parola, scoprila come una parola viva che ci sprona ad incarnarla nel quotidiano. E allora ascoltare la parola di Gesù significa anche mettersi in cammino e quindi seguirlo. Seguire Gesù non significa conoscere tutte le  sue leggi e rispettarle, rigar diritto, andare in processione, si tratta di camminare dietro a Lui nella speranza. Si tratta di saper usare la propria testa, i doni che ci sono stati dati, ma di indirizzarli come ha fatto Lui, di mettere i piedi sui sentieri che ha seguito Lui, anche quelli che conducono al Calvario. Essere il gregge di Cristo non significa essere intruppati, camminare a testa bassa, considerarsi dei perdenti, è invece iniziare ogni giorno, magari anche a novant’anni, un’avventura nuova con Lui con la certezza che non solo non ci tradisce ma ci conduce verso la realizzazione delle sue promesse.

 

 

MERCOLEDI’ 18 MAGGIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FONTE DELLA MIA GIOIA, GRAZIE!

 

Hanno detto: Quando sprechi il tempo inutilmente, disprezzi i doni di Dio. (San Pio da Pietralcina) 

Saggezza popolare: Troppi soldi creano problemi, come troppo cibo provoca l'indigestione.

Un aneddoto: COMUNIONE CON GLI ANGELI. Un italo-americano residente in California, incaricava spesso il suo Angelo Custode di riferire a Padre Pio ciò che riteneva utile fargli sapere. Un giorno, dopo la confessione, chiese al Padre se sentiva veramente quello che gli diceva tramite l'angelo. "E che" - rispose Padre Pio - "mi credi sordo?" E Padre Pio gli ripeté quello che pochi giorni prima gli aveva fatto sapere tramite il suo Angelo.

Parola di Dio: At. 12,24-13,5; Sal. 66; Gv. 12,44-50

 

Vangelo Gv 12, 44-50

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”. Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER CONDANNARE IL MONDO, MA PER SALVARE IL MONDO”. (Gv. 12,47)

Dio non è un nemico, un antagonista. Dio non è contrario alla ragione, Lui ce l’ha data perché la usiamo, non è contrario alla gioia, anzi ci parla di buone notizie per la vita terrena e per quella eterna. Dio non è sempre lì con il suo occhio indagatore a scrutare la nostra vita, pronto a cogliere il minimo fallo per avere la gioia sadica di poterci mandare all’inferno, se no che senso avrebbe tutta la storia della salvezza? Gesù non è venuto sulla terra perché i peccatori vengano condannati, ma Lui stesso si è fatto peccato perché i peccatori siano salvi: “C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che non per novantanove giusti che perseverano Dio, Gesù, ti sono favorevoli, alleati, ti vogliono salvo, gioioso.

 

 

GIOVEDI’ 19 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SPIRITO DI DIO.

 

Hanno detto: Lo Spirito Santo non opera da solo: l'anima deve collaborare. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: L'onore viene dalla diligenza, la ricchezza dall'economia.

Un aneddoto: CON LUI ERA FACILE COMUNICARE. La Signora Alma racconta: “Padre Pio stava confessando le donne ed io ero nella chiesa a tre o quattro metri da lui. In giornata non avrei avuto la possibilità di parlargli. Dissi allora con il pensiero: “Padre, mi mandi una benedizione. Ne ho bisogno”. Avevo appena finito di esprimere il mio desiderio, quando vidi che il Santo, scostandosi dalla grata il cui sportello gli nascondeva il viso, guardò verso di me e fece un segno di croce. Poi si celò e continuò a confessare.

Parola di Dio: At. 13,13-25; Sal. 88; Gv. 13,16-20

 

Vangelo Gv 13, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

“CHI ACCOGLIE COLUI CHE IO MANDERO’, ACCOGLIE ME”. (Gv. 13,20)

Chi è “Colui che manderò”? Gesù ha promesso lo Spirito Santo. Quindi Colui che viene nel nome di Gesù è il suo Spirito. Ma c’è anche qualcun altro che Gesù manda: “Io avevo fame e tu mi hai dato da mangiare". Allora, i poveri, i piccoli, i diseredati, i malati, gli extracomunitari, sono coloro che Gesù manda nel suo nome, insieme allo Spirito Santo che ci dà la grazia di riconoscerlo in essi. Accogliere Gesù è accogliere il prossimo. Non è un simbolismo. L’incarnazione di Gesù incominciata nel pensiero di Dio fin dall’eternità e realizzatasi nel grembo di Maria è destinata a perpetuarsi fino alla fine dei tempi. Ma questo ci porta anche ad un’altra riflessione: Anch’io sono l’incarnazione di Gesù! Gesù è in me e attraverso me si presenta al mio prossimo. San Paolo arrivava a dire: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Chissà se con la mia vita riesco a far conoscere il vero volto di Cristo a chi mi incontra!?

 

 

VENERDI’ 20 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI STARE CON TE ORA E SEMPRE.

 

Hanno detto:

Nelle cose che dopo lungo desiderio si ottengono, non trovano quasi mai gli uomini né la giocondità né la felicità che prima si avevano immaginato. (Francesco Guicciardini)

Saggezza popolare: Nonostante tu possa estendere i tuoi campi all'infinito, non potrai mai mangiare più di tanto riso al giorno; e nonostante possa rendere la tua casa grande come un castello, quando ti sdraierai non occuperai più spazio di prima.

Un aneddoto: Ogni giorno un uccello si riparava sui rami secchi di un albero che si ergeva in mezzo ad una vasta pianura deserta. Un giorno una tromba d’aria sradicò l’albero costringendo il povero uccello a volare per cento miglia alla ricerca di un riparo finché finalmente arrivò ad una foresta carica di alberi da frutta. A volte le calamità possono portare alla crescita.

Parola di Dio: At. 13,26-33; Sal. 2; Gv. 14,1-6

 

Vangelo Gv 14, 1-6

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Parola del Signore

 

“IO VADO A PREPARARVI UN POSTO”. (Gv. 14,2)

Siamo un insieme di contraddizioni. Da una parte desideriamo il ‘paradiso’ ma dall’altra abbiamo paura di andarci: c’è di mezzo la morte! Gesù dice che è andato a prepararci un posto, ma noi spesso ci attacchiamo ai posti di questa terra come se fossero eterni. Eppure siamo tutti avventizi, nessuno è in pianta stabile. Anche tu che ti senti sicuro, che hai vinto qualche concorso, che ti senti sistemato, ormai avanti nella carriera, anche tu sei provvisorio, da un momento all’altro puoi essere ‘licenziato’. Neppure la casa che abiti, che con tanta fatica ti sei costruito, è tua per sempre. Nel giro di qualche decennio altra gente vi abiterà. Il tuo vero posto, quello definitivo è lassù. Il Signore Gesù ti ha preceduto ed ha preparato un posto per te. Così come tu lo vuoi, come lo hai sempre cercato, senza mai trovarlo definitivamente quaggiù. Egli sa tutto quello che tu vuoi ed ha tutto predisposto: ti farà conoscere tutta la verità senza più dubbi o esitazioni, sarai perfettamente libero senza più alcuna limitazione, ti farà possedere tutta la giustizia senza alcuna oppressione, ti darà un amore senza confini, senza finzioni, una gioia limpida e pura senza malizia e sottintesi. Egli sa tutto quello che vuoi e ha accumulato per te le bellezze delle aurore e dei tramonti, l’incanto dei cieli stellati, la grazia e le tinte dei fiori, le maestà delle vette e i sorrisi del mare; ti ha riservato le commozioni più profonde, i più dolci incontri, le tenerezze materne, fedeltà di amici, estasi di mistici, esaltazioni di geni, i ricami dell’arte, le delizie dell’armonia, le emozioni dei canti…Favole? No! Promesse del Figlio di Dio. E allora non sarà questione di bramare la morte per poter andare là dove Lui è andato, ma è questione di renderci conto che la nostra casa definitiva non è qui, che, anzi, se noi vogliamo arrivare al ‘paradiso’ dobbiamo incominciare a vedere di incontrare Gesù là dove Egli è oggi. Gesù promettendoci un posto con Dio non ci illude, non ci aliena dalla realtà, anzi ci mette nella realtà quella più cruda, quella più povera: è lì che facciamo l'esperienza del Cristo sofferente per arrivare poi a stare per sempre con il Cristo glorioso.

 

 

SABATO  21 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE CONFIDO, A TE MI AFFIDO.

 

Hanno detto: La verità è la luce nella quale deve immergersi tutta la persona, e che dà il tono alle singole azioni della vita. (Papa Giovanni XXIII).

Saggezza popolare: La capacità di comandare non dipende dall'essere benestante, l'eleganza e la grazia non dipendono dai vestiti.

Un aneddoto: Un viaggiatore incontrò un pastore: “Che tempo farà oggi?”. Il pastore rispose: “Il tempo che piace a me”. “Come fai a sapere che farà il tempo che piace a te?”. “Perché ho scoperto che non posso avere sempre ciò che mi piace, ho imparato ad essere contento di quello che ho. Perciò sono sicuro che avremo il tempo che piace a me”.

Parola di Dio: At. 13,44-52; Sal. 97; Gv. 14,7-14

 

Vangelo Gv 14, 7-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: ANCHE CHI CREDE IN ME COMPIRA’ LE OPERE CHE IO COMPIO E NE FARA’ DI PIU’ GRANDI”. (Gv 14, 12)

È questa una di quelle affermazioni di Gesù che appaiono più sbalorditive: come mai i suoi discepoli potranno fare opere come le sue o addirittura superiori alle sue? Intanto, per prima cosa, Gesù dice che solo chi crede in Lui, chi è unito a Lui e vive della sua vita, è in grado di compiere le opere che Egli compie, anzi ne farà di più grandi. Come si vede, Gesù non intende parlare qui di qualsiasi azione, ma di quelle che compie Lui, in continuità cioè con tutto ciò che Egli ha fatto, per riaprire agli uomini la comunione col Padre, per comunicare loro la salvezza. E non significa che i discepoli saranno superiori al Maestro, perché, attraverso il loro operare, è Gesù stesso che, anche dopo il suo ritorno al Padre, continua ad agire nel mondo. Dipende da noi che Gesù ripassi oggi sulla terra a compiere l'opera sua: Egli agisce mediante noi, se lo lasciamo fare. Anche per la sua prima venuta sulla terra Dio ha chiesto il consenso di Maria, una di noi. Maria ha creduto: ha aderito totalmente ai piani del Padre. E quale “opera” ha fruttato la sua fede? Per il suo “sì”, “il Verbo si è fatto carne” in lei ed è stata resa possibile la salvezza dell'umanità. Abbiamo anche noi una grande responsabilità: dobbiamo credere in Gesù perché Egli possa vivere in noi e operare tramite noi. Dobbiamo accogliere e mettere in pratica le sue Parole, che si sintetizzano nel comandamento dell'amore. Dimentichiamo noi stessi e mettiamoci ad amare come ha amato Lui, con un amore che non misura. E, sulla tomba del nostro io, vivrà ogni giorno di più il Risorto, con la sua potenza, la sua luce, la sua gioia, in ciascuno di noi e in mezzo a noi. Il mondo ha estremo bisogno di questa sua presenza. Sia questa l'opera nostra, l' “opera più grande”: vivere in modo da offrire, a quanti incontriamo, il Risorto vivo in noi e in mezzo a noi. In Lui tanta parte di umanità troverà ciò che fuori di Lui è vano cercare: la speranza, il bene, la verità, l'unità, la pace. E con Lui lavoreremo alla trasformazione vera del mondo.

 

 

DOMENICA 22 MAGGIO: 5^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia;Santa Caterina da Genova; Santa Giulia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI UNITA’ E PACE SECONDO LA TUA VOLONTA’

 

Hanno detto: Ho cercato quale fosse l’espressione più menzognera in bocca degli uomini. L’ho trovata: è il “si dice”. (G.B. Shaw)

Saggezza popolare: I soldi ottenuti facendo del male faranno del male a loro volta.

Un aneddoto: C’era una volta un pasticciere che faceva caramelle a forma di animali e uccelli di varie misure e colori. Quando vendeva i suoi dolci ai bambini essi cominciavano a litigare dicendo: “Il mio coniglio è più bello della tua tigre… il mio scoiattolo sarà anche piccolo ma è saporito…” E il caramellaio rideva pensando che gli adulti non erano meno ignoranti dei bambini quando sostenevano che una persone era migliore dell’altra.

Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal. 32; 1Pt. 2,4-9; Gv. 14,1-12

 

2^ Lettura 1 Pt 2, 4-9

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo.

Carissimi, stringetevi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro vi inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce. Parola di Dio

 

“ANCHE VOI VENITE IMPIEGATI COME PIETRE VIVE PER LA COSTRUZIONE DI UN EDIFICIO SPIRITUALE”. (1 Pt. 2,5)

Il muratore posava il mattone sul letto di cemento. Con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone. A vista d’occhio le fondamenta salivano, la casa poteva elevarsi alta e solida per ospitare uomini. Ho pensato, Signore, a quel povero mattone interrato nella notte alla base del grande edificio. Nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui. Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta purché o sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione. (M. Quoist)

 

 

LUNEDI’ 23 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale.

Una scheggia di preghiera:

 

SONO UN ETERNO ALLIEVO PER IMPARARE AD AMARE, MA TU SEI IL MIO MAESTRO

 

Hanno detto: Volete portare con voi il vostro denaro nell’eternità? Fate elemosina ai poveri. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: E' molto più facile costruire una fortuna che conservarla.

Un aneddoto: Quando il filosofo greco Diogene fu catturato e portato al mercato degli schiavi, si dice che sia salito sulla piattaforma del banditore ed abbia gridato ad alta voce: “Un padrone è in vendita, C’è tra voi qualche schiavo che desidera acquistarlo”.

Parola di Dio: At. 14,5-18; Sal. 113; Gv. 14,21-26

 

Vangelo Gv 14, 21-26

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l'Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Parola del Signore

 

"SE UNO MI AMA OSSERVA LA MIA PAROLA". (Gv. 14,21)

Quale sarà il metro per sapere se amiamo? Qualcuno dice che basta fidarsi dei sentimenti. Eppure quanti hanno detto, convinti: "Ti amerò per tutta la vita!" e poi non è stato così. E quanti cristiani hanno detto tutti i giorni a Dio: "Ti amo con tutto il cuore" e poi... C'era un uomo che per provare se amava la fidanzata usava questo metodo: pensava che la ragazza finisse sotto una macchina e si chiedeva:  “Ne sarei dispiaciuto? Sì! Allora il mio è davvero amore per lei!" Gesù ci indica un metro di misura estremamente più concreto e sicuramente veritiero. Per renderci conto se amiamo chiediamoci  se facciamo ciò che l'altro ci chiede. Dire: "Ti amo" è una cosa ancora abbastanza facile, vivere per l'altro, magari rinunciando a se stessi e con gioia è indice di amore vero. Dire a Dio: "Tu sei il mio tutto ... Io mi abbandono a te ...Sei la mia gioia...", non è sufficiente a Dio che scruta i nostri cuori e ci conosce. Dirgli: "Oggi, voglio tentare di vivere con gioia la tua parola nel perdono, nel dividere le mie cose, nella pazienza...", e poi cercare di farlo, è dimostrarsi e dimostrare a Lui che sulla strada dell'amore ci stiamo mettendo sul serio.

 

 

MARTEDI’ 24 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

REGINA DELLA PACE, PREGA PER NOI

 

Hanno detto: Noi viviamo in contemporanea tre tempi: il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l'attesa. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Il ricco trova parenti anche fra gli sconosciuti; il povero trova sconosciuti anche fra i parenti.

Un aneddoto: Hans Christian Andersen, il celebre autore di fiabe, era terrorizzato dall’idea di essere dichiarato morto prematuramente e di essere, quindi, sepolto ancora vivo. Portava sempre con sé una nota che precisava a chiunque lo avesse trovato incosciente, che non si doveva crederlo morto finché non si fosse proceduto a degli esami medici. Inoltre lasciò delle istruzioni affinché prima di chiudere la bara gli recidessero la iugulare in modo da essere sicuri della sua morte. Prima di coricarsi lasciava sempre un biglietto sul comodino sul quale era scritto: “Do solo l’impressione di essere morto…”

Parola di Dio: At. 14,19-28; Sal. 144; Gv. 14,27-31

 

Vangelo Lc 14, 27-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”. Parola del Signore

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE. NON COME LA DA’ IL MONDO, IO LA DO A VOI”. (Gv. 14,27)

Pace è un’altra di quelle parole usate e strausate che alla fine hanno perso il loro vero significato. Pace diventa allora sinonimo di “non ammazziamoci”, di compromesso, di generico “vogliamoci bene”. Questo saluto che Gesù sovente fa ai suoi apostoli è invece denso di significati molto profondi: è l’augurio di pienezza di vita, di salute ma è soprattutto mettere Dio al suo posto, al primo posto. Quando l’uomo avrà veramente pace? Quando si costruirà nel modo giusto: quando cioè fonderà i suoi valori non sull’effimero, sul passeggero, ma su chi lo ha pensato, creato, amato. Allora il cuore dell’uomo, le sue attese non diventeranno più orgoglio che divide, si appropria, uccide, ma gioia, perdono, riconciliazione profonda con il fratello non più visto come un rivale da superare ma come un amico con cui camminare e costruire il Regno che il Signore stesso ha chiamato a realizzare.

 

 

MERCOLEDI’ 25 MAGGIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ DI NOI UNA SOLA COSA CON TE, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Molte parole non indicano mai molta sapienza. (Talete di Mileto)

Saggezza popolare: I soldi non possono comperare ciò che non è in vendita.

Un aneddoto: Da giovane andai al Monastero Magico, sperando di potervi restare. Mi aspettavo di essere interrogato e che mi venissero richieste delle lettere di raccomandazione. Invece il monaco mi porse un libro: “Ecco, prendi. E’ un libro bianco. Ogni giorno vi potrai scrivere ciò che di bello, meritevole e utile hai fatto nella giornata. Quando avrai terminato il libro potrai tornare. Noi lo esamineremo e decideremo se ammetterti. Eccoti anche una matita e una gomma per cancellare”. Tornai a casa e mi misi al lavoro. Ogni giorno cercavo di pensare a qualcosa di bello, meritevole e utile da fare. E alla fine della giornata riportavo tutto sul libro, con una certa soddisfazione. Ma regolarmente, rileggendolo pochi giorni dopo, mi sembrava così meschino. E cancellavo. Beh, questo accadeva più di trent’anni fa. Da molto tempo ormai ho consumato la mia matita e la mia gomma. E ho dato via il libro. Perché andare al monastero magico? Hanno bisogno di me qui. Ed io ho bisogno di loro.

Parola di Dio: At. 15,1-6; Sal. 121; Gv. 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA VITE E VOI I TRALCI. CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI FA MOLTO FRUTTO, PERCHE’ SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA”. (Gv. 15,5)

Gesù ci invita a “portare frutto”. Portare frutto non è un lusso del tralcio. E’ la sua ragion d’essere. Il frutto non è l’ornamento della vigna. Ne costituisce il “dovere” più elementare. Per portare frutto bisogna però “rimanere in Lui”. Il frutto della Chiesa e del cristiano non deriva da tecniche più o meno raffinate, da documenti elaborati, da calcoli umani, da legami “politici” influenti, da organizzazione perfetta, ma dal “rimanere” in Cristo, dal non porre ostacolo a che la sua linfa vitale possa passare e agire in noi..

I frutti poi, non sono necessariamente quelli più appariscenti. La vita, in­fatti, nasce e si sviluppa nell’oscurità, nella profondità, non tanto nel chiasso, nelle esteriorità, nelle apparenze. Quando siamo cuore a cuore con Cristo Lui può operare in noi e farci portare il frutto che desidera.

 

 

GIOVEDI’ 26 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.

Una scheggia di preghiera:

 

CI HAI COLMATI DI GIOIA.

 

Hanno detto: Se sapessimo quanto Dio ci ama ne moriremmo di gioia. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: I soldi adornano la casa, la virtù adorna la persona.

Un aneddoto: Nel IX secolo regnava in Inghilterra il re Alfredo il Grande. Agli inizi del suo regno volle viaggiare, travestito in modo da non essere riconosciuto da nessuno, attraverso tutto il paese per conoscere meglio i bisogni del suo popolo. Un giorno si trovò nei pressi di una casa di campagna, in mezzo ad un boschetto, in un luogo deserto. Decise di riposarsi. Scese da cavallo ed entrò in quella casa. Ci trovò solo la padrona che stava preparando delle focacce. Le chiese qualcosa da bere e il permesso di fermarsi per un’ora circa. La donna, vedendo un uomo ben vestito e molto educato, volentieri gli diede ospitalità. Dopo un po’ si ricordò che aveva qualcosa da fare fuori. Chiese all’ospite di guardare le focacce durante la sua assenza e di tirarle fuori dal forno nel momento giusto. Il re acconsentì volentieri e si sedette vicino al forno. Per un po’ stette veramente attento. Ma poi, pensando alle varie questioni del regno, dimenticò completamente le focacce. Quando la padrona tornò e guardò dentro il forno, vide che le focacce erano bruciate. Arrabbiata, rimproverò l’ospite con parole severe di non aver mantenuto la parola. Il re si sentì offeso e rispose più o meno in questo modo: “Donna, se tu sapessi che io sono il re d’Inghilterra e che ho molte cose a cui pensare, non mi importuneresti con le tue focacce”. La donna prima chiese scusa al re, spiegando che non sapeva chi avesse davanti. Alla fine tuttavia aggiunse: “Sire, se mi hai dato la parola che avresti guardato le focacce, dovevi mettere da parte le questioni dello stato e mantenere la parola data.” Il  re non rispose niente. Ma tra sé probabilmente le avrà dato ragione.

Parola di Dio: At. 15,7-21; Sal. 95; Gv. 15,9-11

 

Vangelo Gv 15, 9-11

Dal vangelo secondo Giovanni.\

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore

 

“QUESTO VI HO DETTO PERCHE’ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 15,11)

Se analizziamo i momenti di gioia della nostra vita scopriamo che essi hanno tutti un qualcosa in comune. La gioia nasce dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. Se so di essere amato, stimato, provo gioia e forza e sono contento se vedo questa gioia allargarsi attorno a me. Se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessimista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, posso temermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori?  Il mondo ha bisogno della mia gioia... Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e ce l’ho in abbondanza; perché non regalarlo? Se farò così scoprirò un’altra meraviglia: donare gioia non ci impoverisce di essa, anzi, ce la moltiplica.

 

 

VENERDI’ 27 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CONOSCI IL MIO NOME DA SEMPRE.

 

Hanno detto: Ecco i tre più gravi errori: perdere tempo, preoccuparsi delle sciocchezze, discutere col prossimo. (Benjamin Franklin)

Saggezza popolare: All’uomo limosiniero Iddio è tesoriero.

Un aneddoto: Tanto tempo fa, un missionario attraversava le montagne rocciose con un giovane indiano che gli faceva da guida. Tutte le sere, ad un preciso momento del tramonto, il giovane indiano si appartava, si voltava verso il sole e cominciava a muovere ritmicamente i piedi e a cantare sottovoce una canzone dolcissima, soffusa di nostalgia. Un giorno il missionario chiese alla guida: “Qual è il significato di quella strana cerimonia che fa tutte le sere?”. “Oh, è una cosa semplice”, rispose il giovane. “Io e mia moglie abbiamo composto insieme questa canzone. Quando siamo separati, ciascuno di noi, ovunque si trovi, si volta verso il sole un attimo prima che tramonti, e comincia a danzare e cantare. Così ogni sera, anche se siamo lontani, cantiamo e balliamo insieme”.

Parola di Dio: At. 15,22-31; Sal. 56; Gv. 15,12-17

 

Vangelo Gv 15, 12-17

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. Parola del Signore

 

“NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”. (Gv. 15,16)

Prima di scegliere scopro che Qualcuno mi ha già scelto. Anche Maria, prima di dire il suo si era già stata “prescelta” per la missione di essere Madre del Salvatore. Se capissimo a fondo questo, quanto meno orgoglio ci sarebbe nel nostro comportamento cristiano: non siamo noi che portiamo Dio sulle nostre spalle, è Lui che ci precede, il nostro compito è quello di ringraziare e metterci a disposizione delle sue scelte. “Non ho mai convertito nessuno” mi diceva con serenità un vecchio e generoso prete. Allora mi stupivo davanti a quelle parole, ora capisco che aveva ragione lui: non siamo noi a convertire, a fare, è Dio che fa anche per mezzo nostro e qualche volta “nonostante” noi.

 

 

SABATO 28 MAGGIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, DONAMI DI IMITARE TUO FIGLIO IN TUTTO.

 

Hanno detto: Molta gente deve la coscienza tranquilla alla propria memoria debole. (Bomans)

Saggezza popolare: I fanciulli trovano tutto nel nulla, gli uomini trovano il nulla nel tutto.

Un aneddoto: Un uomo si era innamorato di una donna che aveva una macchiolina bianca nell’occhio. La sposò senza accorgersi di questo difetto. Col passar del tempo l’uomo aveva appagato ogni suo desiderio e l’amore verso la donna cominciò a scemare. Un giorno le disse: “Quella macchia nell’ occhio da quando è apparsa?” La donna rispose: “Da quando il tuo amore per me è diminuito”.

Parola di Dio: At. 16,1-10; Sal.99; Gv. 15,18-21

 

Vangelo Gv 15, 18-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

“SE HANNO PERSEGUITATO ME, PERSEGUITERANNO ANCHE VOI”. (Gv. 15,20)

Gesù ci ricorda che la sorte del discepolo deve essere come quella del Maestro, e allora diventa facile meditare questo proprio guardando a Maria.. Lei è la Madre e quindi ha trasmesso a suo figlio non solo la sua tabella genetica umana, ma anche i suoi valori, la sua cultura, ma, nello stesso tempo, Maria non dà solamente a Gesù, è Colei, per prima che si mette al seguito di Gesù. Lei gioisce con Gesù, con Gesù soffre, ascolta ciò che suo Figlio dice, medita nel suo cuore i misteri che condivide con Lui, è attiva nel gruppo dei suoi discepoli. Diventare come Gesù, incarnare Gesù in questo mondo, questo dovrebbe essere il compito di ogni cristiano e allora chiedo a Maria per me e per voi che Lei, giorno per giorno, ci generi, come ha generato il Signore, che ci aiuti a vivere gli stessi valori di Gesù, che ci aiuti a testimoniarlo sia nella gioia che nel dolore per essere davvero degni di quel nome di cristiani che abbiamo ricevuto il giorno del nostro battesimo.

 

 

DOMENICA 29 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA SIGNORE IN MEZZO A NOI IL CONSOLATORE, LO SPIRITO DI VERITA', LO SPIRITO DELL’AMORE.

 

Hanno detto: Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. sortirne da soli è avarizia. (Don Milani)

Saggezza popolare: Bisogna andare quando il diavolo è alla coda.

Un aneddoto: Sant’Aquilino che è venerato in una delle valli bergamasche ha la fama di pasticcione. Si racconta che un anziano di Bignasco paralizzato alle gambe fu salvato da morte certa dal santo, quando una frana stava per travolgerlo. Tuttavia il santo, come al solito fece le cose a metà: una pietra colpì il poveraccio alla schiena paralizzandogli gli arti inferiori. Il vecchio sedeva tutto il giorno su una panca di pietra, davanti a casa sua, la cui soglia era sovrastata da un’immagine del santo, e ogni tanto gli si rivolgeva dicendo: “Sono mille anni che fai il santo, a quest’ora avresti anche potuto imparare”.

Parola di Dio: At. 8,5-8.14-17; Sal. 65; 1Pt3,15-18; Gv. 14,15-21

 

Vangelo Gv 14, 15-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Parola del Signore

 

“IL PADRE VI DARA’ UN ALTRO CONSOLATORE PERCHE’ RIMANGA CON VOI PER SEMPRE”. (Gv. 14,15)

Gesù sa  quanto siamo poveri, se abbiamo difficoltà a comprendere la sua croce e allora ci promette un dono particolare per ricordarci e approfondire ciò che Lui ci ha proposto, ci promette lo Spirito Santo che è lo stesso Amore generativo di Dio. È lo Spirito che illumina. Rivela Cristo e ci fa penetrare nel suo mistero; apre l'intelligenza ai suoi insegnamenti. Gli apostoli, nonostante tutte le spiegazioni di Cristo, poco avevano capito della sua parola. Solo lo Spirito Santo ha fatto loro comprendere tutta la verità. È lo Spirito che fortifica. Le difficoltà certo non mancano nella vita del cristiano: come superarle? Ci sono le prove, talvolta le persecuzioni, che fanno del nostro cammino quasi una "via crucis". Come portare la croce? È lo Spirito Santo che ce ne dà la forza: rinnova le energie e rinfranca il cuore. È il consolatore delle anime che ci fa sperare contro ogni evidenza. È lo Spirito che ci infiamma di amore. È l'Amore che nessun insuccesso scoraggia, nessuna ingratitudine ferma, nessuna difficoltà abbatte, che, se è necessario, arriva fino alla prova suprema della verità, al martirio. E’ l'Amore che giustifica tutta la vita di Cristo, la sua venuta tra noi, la sua passione e la sua morte sulla croce. Solo questo amore, infuso nell'anima dallo Spirito Santo, potrà fare del cristiano "un altro Cristo".

 

 

LUNEDI’ 30 MAGGIO:

Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.

Una scheggia di preghiera:

 

RAFFORZA O DIO L’OPERA DELLE NOSTRE MANI.

 

Hanno detto: Essere vinti è, per gli amici di Dio, aver vinto. (Enrico Susone)

Saggezza popolare: Il tempo speso bene, è un gran guadagno.

Un aneddoto: Racconta un’antica leggenda Cristiana che Gesù dopo la morte in croce scese all’inferno per liberare tutti i peccatori che erano là tra i tormenti. Il diavolo pianse e si lamentò perché pensava che non avrebbe più avuto peccatori nell’inferno. Allora Dio gli disse: “Non piangere perché io ti manderò tutte quelle sante persone soddisfatte di sé perché consapevoli della propria bontà e presumono la condanna dei peccatori. E l’inferno sarà di nuovo pieno per tutte le generazioni fino al mio ritorno.

Parola di Dio: at. 16.11-15; Sal. 149; Gv. 15,26-16,4

 

Vangelo Gv 15, 26 - 16,4

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”. Parola del Signore

 

“VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHE’ NON ABBIATE A SCANDALIZZARVI”. (Gv. 16,1)

Scandalizzare è il verbo tipico dell’opera del diavolo, egli, infatti, cerca di “mettere il bastone tra le ruote”, cerca di “fare inciampare”, travisa la verità e distorce il pensiero, fa apparire la verità debole e con la menzogna sporca ciò che è pulito, inserisce il dubbio sulla bontà, soffoca tra le spine il bene e la parola del Signore. Ma non c’è bisogno di immaginarci il diavolo con corna e forchettone per vedere quotidianamente la tentazione allo scandalo. Faccio qualche esempio: davanti alle guerre, al male, alla violenza a chi di noi non è nato il pensiero: “Ma se c’è Dio perché permette questo, perché il giusto deve sempre essere bastonato mentre il malvagio riesce a farla franca?”. L’interrogativo è più che lecito ma se noi andiamo avanti ecco che Dio, invece di essere di aiuto a comprendere, vivere, proiettare la nostra dura realtà in un progetto che non ha solo fini temporali, diventa di scandalo, di inciampo, e il male ha ottenuto il suo fine, quello di distorcere la realtà e di allontanarci da Dio. Abbiamo visto nel Vangelo di oggi che Gesù non promette agli apostoli che tutto andrà bene. Il Regno di Dio non è una situazione privilegiata in cui cesseranno le guerre, tutti saranno buoni, esso non è un nuovo paradiso terrestre, anzi, proprio perché si contrappone al male e lo lotta scatenerà tutte le sue forze: ”penseranno di rendere culto a Dio uccidendovi”. Se dunque credo a Gesù, se il suo Spirito Consolatore ha trovato dimora in me, non solo non mi lascio scandalizzare dal male ma poco per volta rivesto il pensiero di Cristo e sono disposto a combattere il male non con altra violenza ma cercando poco per volta di mettere al suo posto il bene, l’amore. Questo mi costerà la persecuzione? Ma a Gesù non è capitata la stessa cosa?. Ci aiuti lo Spirito di Gesù non solo a non “scandalizzarci” della persecuzione ma ad avere la forza e la capacità, vivendola in comunione con Gesù, di trasformarla in amore.

 

 

MARTEDI’ 31 MAGGIO: FESTA DELLA VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI MARIA QUAGGIU’, CAMMINEREMO INSIEME A TE VERSO LA LIBERTA’

 

Hanno detto: Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora. (Baez Joan)

Saggezza popolare: Chi troppo stringe la corda, poi resta impiccato.

Un aneddoto: “Così ti sei convertito a Cristo?”. “Sì”. “Allora devi sapere un mucchio di cose su di Lui. Dimmi, in che paese è nato?”. “Non lo so”. “Quanti anni aveva quando è morto?”. “Non lo so”. “Quante prediche ha pronunciato?”. “Non lo so”. “Sai decisamente poco per essere un uomo che afferma di essersi convertito a Cristo”. “Hai ragione. Mi vergogno di quanto poco so di lui. Ma quello che so è questo: tre anni fa ero un ubriacone. Ero pieno di debiti. La mia famiglia cadeva a pezzi. Mio moglie e i miei figli avevano paura di me. Ma ora ho smesso di bere, non abbiamo più debiti. La nostra è una casa serena. Tutto questo ha fatto Cristo per me. E questo è quello che so di Cristo”.

Parola di Dio nella festa della Visitazione: Sof. 3, 14-18; opp: Rm 12,9-16; Cantico da Ct. 2,8.10-14; Lc. 1, 39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“MARIA SI MISE IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA E RAGGIUNSE IN FRETTA UNA CITTA' DI GIUDA”. (Lc. 1,39)

Troppa “spiritualità intimistica” ci ha presentato una Mania sempre ferma, meditabonda, timida. Nei pochi passi di Vangelo in cui si parla di Lei, invece, la vediamo decisa, interessata, pronta a meditare ma a comunicare, intraprendente, ma soprattutto “in viaggio”. Perché Maria in questo caso si mette in viaggio? Perché non può tenere solo per sé la gioia che l’ha invasa. Perché vuole andare ad aiutare la sua anziana cugina che aspetta come Lei un bambino. Perché ha desiderio di vedere “il segno” che l’angelo le ha indicato. Guardando a Maria, chiediamoci: la gioia della salvezza di Cristo ce la teniamo per noi? Preferiamo starcene comodi nelle nostre abitudini religiose o abbiamo il coraggio di inventarci strade nuove per andare ai fratelli? Mi accorgo delle necessità altrui e sono disposto a impegnarmi per loro? Riesco a leggere “i segni” di Dio che viene negli avvenimenti e nei fratelli?

     
     
 

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