SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
APRILE 2011
VENERDI’ 1 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri.
Una scheggia di preghiera:
TU, SIGNORE, MI AMI GRATIS E COME SONO.
Hanno detto:
Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento? (Gandhi)
Saggezza popolare: E' più facile deviare il corso di un fiume o spianare una montagna che cambiare l'animo di un uomo.
Un aneddoto: Si poteva spesso vedere il prete della chiesa locale fermarsi a parlare con una donna avvenente dalla cattiva reputazione e in luoghi pubblici, con grande scandalo dei suoi fedeli. Fu convocato dal suo vescovo che gli diede una bella strigliata. Quando il vescovo ebbe terminato il prete disse: “Eccellenza, ho sempre pensato che sia meglio parlare con una bella donna con il pensiero fisso a Dio, che non pregare Dio con il pensiero fisso ad una bella donna”.
Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal 80; Mc. 12,28-34
Vangelo
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli
domandò:
“AMERAI DUNQUE IL SIGNORE TUO DIO CON TUTTO IL TUO CUORE CON TUTTA LA TUA MENTE, CON TUTTA LA TUA FORZA… E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”. (Mc. 12,30-31)
C’è una legge che è al di sopra di ogni legge, un comandamento che nessuno può imporre ad un altro ed è la legge dell’amore. Anche Dio: ti ama ma non ti impone l’amore, te lo indica. Amare è quella capacità che solo tu puoi far smuovere da dentro di te per rapportarti in questo modo con l’altro. E quando riesci a fare questo, allora saltano tutti i comandamenti: non c’è più nessuno che ti comanda, sei tu che scegli di amare; saltano tutte le leggi, i premi o i castighi: è l’amore che guida, scegli, abbraccia; non ha secondi fini, penetra qualunque cosa e situazione, illumina gli angoli più bui, riesce a portare la sua gioia anche nei luoghi di sofferenza e di dolore e, soprattutto, è questo amore che sempre più si rassomiglia con l’Amore, con Dio.
SABATO 2 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, CI RIPROVO ANCORA.
Hanno detto: Due cose riempono l'animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazione, quanto più spesso e accuratamente la riflessione se ne occupa: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. (Kant)
Saggezza popolare: Nella bocca della serpe e nel pungiglione della vespa non troverai veleno altrettanto micidiale di quello che può celarsi nel cuore dell'uomo.
Un aneddoto: Un giorno Bellezza e Bruttezza s’incontrarono su una spiaggia.
Facciamo il bagno nel mare, si dissero. Si svestirono e nuotarono nell’acqua del mare. E dopo un poco Bruttezza tornò a riva e si vestì con i vestiti di Bellezza e andò per la sua strada. Anche Bellezza uscì dall’acqua, e non trovando i suoi vestiti, troppo pudica per rimanere nuda, indossò le vesti di Bruttezza. E anche Bellezza andò per la sua strada. E ancor oggi uomini e donne scambiano l’una per l’altra.
Parola di Dio: Os. 6,1-6; Sal. 50; Lc. 18,9-14
1^ Lettura
Dal libro del profeta Osea.
«Venite, ritorniamo al Signore: egli
ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo
due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua
presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come
l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera,
che feconda la terra».
“IL VOSTRO AMORE E’ COME UNA NUBE DEL MATTINO, COME LA RUGIADA CHE ALL’ALBA SVANISCE”. (Os. 6,4)
Penso che tutti noi lo abbiamo sperimentato, specialmente quando siamo in montagna: in un attimo il tempo può mutare e la brina che ti riempiva scarponi e calzettoni al primo raggio del sole svanisce. Dio guardando al suo popolo dice: “Voi siete proprio così: degli incostanti: nel momento della paura e del bisogno mi cercate, dite di amarmi, appena vi sembra di aver trovato la luce del giorno fate a meno di me, al momento del culto siete tutti zucchero e amore, appena entrate nella vita quotidiana esistono solo più i vostri affari”. E noi a distanza di secoli dalle parole del profeta dobbiamo ammettere che purtroppo questo spesso è ancora vero: tutti buonini la domenica mattina a Messa e tutti concorrenti spietati il lunedì al lavoro; tutti belli nelle preghiere del mattino che sembrano poesie e bigliettini da Baci Perugina ma poi: Adesso basta! Comincia la giornata e ci sono io che devo combattere! Allora arriva la tentazione e facilmente concludiamo: piuttosto che essere ipocrita non prego più! No, non si tratta di dire: ”non ce la faccio”, si tratta di ricominciare ogni mattina. Se Dio ci richiama non significa che non sia paziente. Se ogni volta ricomincio, se nella mia preghiera metto la concretezza dei fatti della vita che mi aspettano, poco per volta la preghiera diventerà più concreta e nella vita entrerà un po’ di quell’amore che ho chiesto nella preghiera.
DOMENICA 3 APRILE: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA
Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.
Una scheggia di preghiera:
NELLA LOTTA CONTRO OGNI MALE, TU SEI CON NOI, SIGNORE.
Hanno detto: Il falso è suscettibile d'una infinità di combinazioni, ma la verità ha solo un modo d'essere. (Rousseau)
Saggezza popolare: E più facile colmare un pozzo senza fondo che soddisfare l'umana ambizione.
Un aneddoto: Disse l’abate Eulogio: Non parlatemi dei monaci che non ridono mai. Non sono seri!
Parola di Dio: 1Sam. 16,1-4.6-7.10,13; Sal. 22; Ef. 5,8-14; Gv. 9,1-41
Vangelo Gv 9, 1-41
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù passando
vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì,
chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose
Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si
manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che
mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più
operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”.
“RABBI’ CHI HA PECCATO LUI O I SUOI GENITORI PERCHE’ EGLI NASCESSE CIECO? RISPOSE: NE’ LUI, NE’ I SUOI GENITORI!". (Gv. 9,2-3)
La prima cosa che stupisce è che questo è uno dei pochi miracoli che Gesù compie senza esserne stato richiesto. Sembra quasi che Egli lo compia quasi per reazione nei confronti dei suoi stessi discepoli che vogliono incasellare tutto e tutti in una visione rassicurante del mondo. No, non sta espiando alcuna colpa il povero cieco, tutt’altro, ha il grande merito di diventare segno vivente della potenza dell’amore di Dio. Gesù non risolve a colpi di miracoli tutti i mali di questo mondo, ma Gesù passa ed è vicino ad ogni sofferente. Gesù non accetta discussioni teologiche teoriche sulla pelle dei sofferenti. C’è da rabbrividire quando anche oggi qualcuno spiega la sofferenza come punizione di un male specifico o quando addirittura si fa passare il male come "volontà di Dio". Come può Dio, che ama tutti infinitamente, che ha dato la sua vita per noi, colpirci con le malattie, con le sciagure, con la morte? Dio è il nemico del male; da quando il male è entrato nel mondo si è scatenata una grande lotta tra Dio e il male, e Gesù, il Figlio di Dio, ha già vinto il male con la sua risurrezione dai morti.
LUNEDI’ 4 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco.
Una scheggia di preghiera:
VINTA SARA’ LA MORTE, CON LUI RISORGEREM E NELLA GLORIA DI DIO PER SEMPRE NOI SAREM.
Hanno detto: Riconoscere sé stessi come individui può essere facile ma l’importante è riconoscere che sono individui anche gli altri. (Italo Calvino).
Saggezza popolare: La regola del cielo è la perfezione. La regola dell'uomo è la ricerca della perfezione.
Un aneddoto: Disse Gesù: Il Regno del Padre è simile ad una donna che porta una brocca piena di farina. Mentre cammina per una lunga strada, l’ansa della brocca si rompe. La farina fuoriesce per la via. Lei non se ne accorge, non ci fa caso. Giunta a casa, pone giù la brocca, ma la trova vuota. (Parabola apocrifa)
Parola di Dio: Is. 65,17-21; Sal. 29; Gv. 4, 43-54
1^ Lettura
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore: «Ecco io
creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà
più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, e
farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio. Io esulterò di
Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto,
grida di angoscia.
“ECCO, IO CREO NUOVI CIELI E NUOVA TERRA”. (Is. 65,17)
Gesù è Colui che realizza questa profezia. Ma anche dopo di Lui le cose sembrano non essere cambiate. Cambierà davvero questa umanità? Che cosa resterà di tutta la città terrena? Ecco, resterà l’amore! Scomparirà la casa, resterà l’affetto che ci ha legati. Scomparirà l’officina, resterà il sudore con cui ci siamo guadagnati il pane. Scompariranno le rivoluzioni umane, resteranno le lacrime versate per la giustizia. Scomparirà il vecchio corpo, resteranno le stigmate del nostro sacrificio e le ferite dei nostri combattimenti. Ma su un corpo ricreato, trasparente, divino, figlio della Risurrezione e non schiavo della vecchia morte. Difatti la prima caparra a questa speranza ci è data con la Risurrezione di Cristo.
MARTEDI’ 5 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, GUARISCI QUESTA FAMIGLIA.
Hanno detto: Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco. (Gandhi)
Saggezza popolare: E' destino dell'uomo troppo buono venire sfruttato dagli altri; come è destino di un buon cavallo l'essere domato per primo.
Un aneddoto: Un rabbino insegnava raramente a coloro che venivano da lontano a trovarlo e mangiavano il sabato con lui, e anche allora molto brevemente. Un giorno uno dei suoi figli si permise di chiedergli la ragione del suo riserbo. Bisogna — rispose — legarsi con il Principe della Scrittura. Solo allora ciò che si legge o si interpreta penetra così nel cuore degli ascoltatori, che ognuno ne riceve ciò di cui ha bisogno. (M. BUBER)
Parola di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal. 45; Gv. 5, 1-16
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a
Gerusalemme. Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una
piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva
un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
“VUOI GUARIRE?”. (Gv 5,6)
L’ immagine di quest’uomo malato da lungo tempo che aspetta ai margini di un’acqua che può salvare ma incapace di arrivarci, mi sembra proprio l’immagine della nostra umanità. Siamo malati, malati di egoismo, di incapacità di vedere lontano e con amore, bloccati da mille cose che ci legano alla terra vediamo con chiarezza che c’è un acqua limpida che guarirebbe la nostra fede, ci darebbe le energie sufficienti per vincere il male, ci rinnoverebbe dentro e non ci decidiamo al tuffo, e quando qualcuno ci chiede perché troviamo ancora delle scuse…”Gli altri non mi aiutano sono solo, tutto è sulle mie spalle…” “Ma vuoi o non vuoi guarire?” Spesso la nostra umanità non vuole guarire. Qualche volta non si accorge neppur più di essere malata spesso non abbiamo neppur più il senso del peccato e lo confondiamo con quelle cose che non sono andate come volevamo e che ci rendono scontenti; altre volte l’abitudine al religioso non ci aiuta a vedere la gioia della salvezza che ci viene offerta e ci accontentiamo di un Dio da museo, altre volte valutiamo solo i rischi e le rinunce che comporterebbe il buttarsi decisamente. E così rimaniamo sulla soglia della salvezza, sempre offerta, sempre a portata di mano ma terribilmente lontana dai cuori inariditi. Eppure Gesù è disposto a guarirci, non desidera altro, a quel malato evita addirittura anche il fatto di doversi gettare nella piscina, ma io voglio guarire? Ho almeno il desiderio di buttarmi nelle braccia di Gesù e di lasciare fare a Lui?
MERCOLEDI’ 6 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.
Una scheggia di preghiera:
OGGI, TU SEI LA MIA SALVEZZA!
Hanno detto: Non é vero che abbiamo poco tempo: la verità é che ne perdiamo molto. (Seneca)
Saggezza popolare: Non si può mutare la natura di un uomo mutandolo d'abito.
Un aneddoto: Trovo riportato da un giornale orientale questo fatto. “... La giovane donna veniva accompagnata nel tempio da un devoto e numeroso corteo. Era tutta vestita di nero... L’altare era tutto ricoperto di crisantemi... Così si diede inizio alla cerimonia religiosa. Leggendo, io pensavo — e mi veniva spontaneo — che si trattasse di un funerale; ma alcuni amici, con mia grande sorpresa, mi fecero osservare: Sta’ attento! In certe culture orientali il nero è il colore della gioia... Il crisantemo è il fiore della vita e della fecondità. Capii allora che si trattava non di un mesto funerale, ma di un gioioso matrimonio. Corsi il rischio di sbagliarmi, perché cercavo di interpretare con la mia mentalità occidentale un fatto che deve essere visto nella cultura orientale.
Parola di Dio: Is. 49,8-15; Sal. 144; Gv. 5,17-30
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù rispose ai
Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero».
“IN VERITA’ VI DICO: CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE IN COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA E’ PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”. (Gv. 5,24)
Nel nostro modo di pensare siamo abituati a fare distinzioni. Ad esempio, noi distinguiamo vita terrena da vita eterna: se questo può essere comprensibile in quanto noi usiamo la categoria tempo, davanti a Dio è assurdo in quanto ieri, oggi, domani, sono per Lui eternità. Quindi, ogni nostro gesto non solo ha sapore di eternità, ma è già eternità. Ogni mio atto di bene e di male è per sempre. La creazione è ieri come oggi. La redenzione operata da Gesù è di circa 2.000 anni fa ma è oggi, unica ed eterna. Quindi Gesù nella frase di oggi ci dice che se noi crediamo in Lui e in Colui che lo ha mandato (il Padre) siamo già passati da morte a vita: la morte, il giudizio, l’eternità non fanno paura al credente anche se in noi rimane il timore di non portare a compimento questo cammino di fede. E’ per questo che Gesù ci invita alla vigilanza, alla coerenza, alla perseveranza, ed è anche per questo che S. Paolo, con una frase che a prima vista può sembrare banale, ma che è estremamente profonda ci ricorda che “chi sta in piedi, badi a non cadere”.
GIOVEDI’ 7 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE IMPEDISCICI DI FUGGIRE DAVANTI ALLE DIFFICOLTA’
Hanno detto: Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. (Seneca)
Saggezza popolare: Un nano in mezzo ad altri nani ha una statura dignitosa.
Un aneddoto: Confessò un monaco del deserto: lo non so pregare. Mi limito a fare i complimenti a Dio.
Parola di Dio: Es. 32, 7-14; Sal.105; Gv. 5,31-47
1^ Lettura
Dal libro dell'Esodo.
In quei giorni, il Signore disse a
Mosè: "Và,
scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è
pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro
indicata! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati
dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele;
colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto".
Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho
osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora
lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece
farò una grande nazione".
“ALLORA MOSE’ SUPPLICO’ IL SIGNORE SUO DIO”. (Es. 32, 11)
E' commovente la preghiera che Mosè innalza a Dio, a difesa del suo popolo, che pure era di testa dura e aveva dato a Mosè tanti motivi di sofferenza e lo aveva impegnato in un opera sovrumana di guida politica, religiosa e sociale. Mosè poteva ritirarsi a vita tranquilla, e il Signore gli avrebbe conservato la sua amicizia: sarebbe diventato capo di un altro popolo, meno infedele. Ma no! Quello era il suo popolo, il popolo che Dio gli aveva affidato! Mosè, per questo suo popolo, è disposto a ricominciare da capo, pur di salvarlo. Noi, invece, con troppa facilità troviamo motivi per il disimpegno, in parrocchia, nei gruppi, nel volontariato, nella nostra attenzione al prossimo. Anche la nostra preghiera è breve e fiacca, e non ci disturba il sonno. Proviamo anche noi a fare una preghiera eroica come quella di Mosè, per sostenere chi è nelle necessità e nel dolore...
VENERDI’ 8 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart
Una scheggia di preghiera:
FA’ CRESCERE IL TUO BENE ATTORNO A NOI, SIGNORE.
Hanno detto: L'unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene. (Locke)
Saggezza popolare: La sofferenza di qualcuno é la sofferenza di tutti, la gioia di uno é la gioia di tutti.(Saggezza degli indiani d’America)
Un aneddoto:
Un Lupo disse a Giove: Quarche pecora dice ch’io rubbo troppo... Ce vò un freno per impedì che inventino ste chiacchiere... E Giove je rispose: Rubba meno. (Trilussa)
Parola di Dio: Sap. 2,1.12-22; Sal. 33; Gv. 7,1-2.10.25-30
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea;
infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di
ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne.
“I GIUDEI CERCAVANO DI UCCIDERLO”. (Gv. 7,1)
Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? i detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere? Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere, cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del male e anche se Cristo finirà sulla croce, è proprio quella croce che salva il mondo.
SABATO 9 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, DAMMI LA TUA SAPIENZA COME METRO PER MISURARMI.
Hanno detto: Se è vero che in ogni amico v'è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora? (Papini)
Saggezza popolare: Chi conosce se stesso conosce anche gli altri.
Un aneddoto: Un pio ebreo di Kobryn era occupato in lavori pubblici. Una mattina fu assalito da una preoccupazione, non sapeva che fare, finalmente lasciò tutto, andò in città e, senza passare da casa sua, andò diritto dal rabbino. A questo avevano servito in quel momento una pietanza d’orzo per colazione, ed egli pronunciava su essa la benedizione: “.. che tutto creasti con la tua parola”. Non guardò in faccia all’ebreo che entrava né gli dette la mano. Questi si tenne in disparte e attese di poter parlare della sua faccenda. Finalmente il Rabbino gli disse: Zalman, credevo che tu somigliassi a tuo padre; ma ora vedo che non gli somigli. Una volta tuo padre era venuto da me con un mucchio di preoccupazioni. Quando entrò io stavo appunto dicendo la benedizione, come oggi: « .. che tutto creasti con la tua parola”. Quando l’ebbi detta mi accorsi che tuo padre se ne stava già andando “Abramino”, dissi, “non devi chiedermi qualcosa?”. “No”, rispose egli e prese congedo. Capisci? Quando un ebreo sente che tutto è stato creato dalla parola di Dio, che ha più da domandare? Ha avuto una risposta a tutte le sue domande e a tutte le sue preoccupazioni!”. E Rabbi Mosè porse la mano all’uomo pio in segno di saluto. Questi tacque un poco, prese congedo e tornò consolato al suo lavoro. (M. BUBER)
Parola di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv. 7,40-53
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra
la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il
Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice
forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il
villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di
loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
"STUDIA E VEDRAI CHE NON SORGE PROFETA DALLA GALILEA!" (Gv. 7,52)
Ci sono alcune categorie di persone che sono proprio difficili da digerire. Una di queste è quella dei saccenti, di coloro che si sentono talmente in gamba che si permettono di giudicarti e di mandarti. . .a quel paese! Li trovi ovunque: in ufficio: "Ma come, non sai ancora come si fa!" nei negozi: "Ma si figuri, signora, quella mia vicina..." in parrocchia: "Noi, nel nostro gruppo sì che siamo forti... Noi abbiamo fatto.. ." E si fermassero qui, ma per di più ti giudicano: "Quello è un ignorante, quell'altro è privo di savoir-faire, il terzo è un cristiano di seconda categoria perché non sa che cosa sia "escatologia" o "teologia della liberazione". In questa pagina di Vangelo i farisei si permettono di mandare Nicodemo a studiare perché: "non sorge profeta dalla Galilea". E guarda un po': il Figlio di Dio, quasi a farlo apposta, viene proprio di là. Ma quello che è ancora più significativo nel Vangelo di Giovanni e che questi personaggi dopo tutte le chiacchiere i giudizi, le condanne e gli apprezzamenti, “se ne tornarono ciascuno a casa sua”, cioè si sono riempiti la bocca di parole, si sono autoelogiati, hanno tagliato colletti, hanno fatto proposte meravigliose, ma poi non hanno concluso niente e se ne sono tornati a casa tronfi galletti che senza aver fatto un uovo si sentono i re del pollaio.
DOMENICA 10 APRILE: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA
Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA’
Hanno detto: Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. (Hegel)
Saggezza popolare: Il macellaio maldestro se la prende con il coltello poco affilato.
Un aneddoto: Padre Antonio disse un giorno: Gli uomini si dividono in tre categorie: gli invidiosi, gli orgogliosi e gli altri. Però, non ho quasi mai incontrato gli altri.
Parola di Dio: Ez. 37,12-14; Sal. 129; Rom 8,8-11; Gv. 11, 1-45
Vangelo Gv 11, 1-45
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, era malato un
certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.
“SIGNORE, SE TU FOSSI STATO QUI, MIO FRATELLO NON SAREBBE MORTO.”(Gv. 11,21)
Quando vanno a dire a Gesù che Lazzaro è malato, Gesù non si muove. Arriva che Lazzaro è già morto da quattro giorni. Possibile che Dio sia sempre lontano quando lo si desidererebbe presente? Marta si lamenta, rimprovera quasi Gesù della sua assenza e noi, qualche volta, andiamo anche oltre: “Se Dio esistesse non permetterebbe tanto dolore”. Gesù non si giustifica, né ci rimprovera per i nostri sfoghi, si limita a ripetere: “Se credi, vedrai la gloria di Dio”. “Credere” è al presente, mentre “vedere” riguarda il futuro. Noi invece prima vogliamo le prove, poi, forse, siamo disposti a credere. Dio non ci chiede la fede come ricompensa dovuta al miracolo, prezzo da pagare per le sue prestazioni, ma come condizione necessaria perché Dio possa agire.
LUNEDI’ 11 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE ABBI MISERICORDIA DI ME, PECCATORE.
Hanno detto: Lodo a gran voce e rimprovero sottovoce. (Caterina II)
Saggezza popolare: I ciechi sanno ascoltare; i sordi hanno una vista acuta.
Un aneddoto: Disse una volta Rabbi Buman: Se volessi dare ingegnose interpretazioni della Scrittura, potrei fare bella figura. Ma lo stolto dice ciò che sa, e il saggio sa ciò che dice! (M. BUBER)
Parola di Dio: Dn. 13,1-9.15-17-19-30.33-62; Sal.22; Gv. 8,1-11
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli
Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui
ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
“GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN FLAGRANTE ADULTERIO”. (Gv. 8,3)
Ormai è guerra aperta: gli scribi e i farisei hanno un unico scopo: far condannare Gesù. Essi sanno che ama ed è amato dai peccatori, ma sanno anche Che Gesù si è mostrato ancora più esigente di Mosè quando ha detto: “Chi guarda una donna e la desidera ha già commesso adulterio con lei”. Si presenta un’occasione insperata: hanno trovato una donna sorpresa in flagrante adulterio. Secondo la legge di Mosè erano sia l’uomo che la donna a dover morire, ma i farisei se la prendono con la parte più debole. Davanti a questo caso Gesù contraddirà la legge di Mose o il suo discorso della montagna? Infatti sono due i processi che si snodano sotto i nostri occhi, quello alla donna e quello a Gesù. E rischiano di morire tutti e due una per adulterio e l’altro per bestemmia se si opporrà alla legge di Mosè. Ma come succederà davanti a Pilato Gesù sceglie il silenzio accompagnato da quel misterioso gesto di scrivere con il dito per terra. Il silenzio di Gesù evita alla donna l’umiliazione di quel terribile processo che si stava preparando e favorisce il riflettere quando finalmente Gesù parlerà rinviando le persone alla propria coscienza: Lui sa che tutti sono peccatori agli occhi di Dio. Infine questo episodio, incominciato in una estrema violenza si conclude nella pace più profonda. “Gesù rimase solo con la donna davanti a Lui: La miseria, la nostra miseria, davanti alla misericordia e quel “Va’, d’ora in poi non peccare più” è detto anche per noi e che se accolto ci libera nell’amore da ogni giudizio nei confronti dei nostri fratelli.
MARTEDI’ 12 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, AMORE CROCIFISSO.
Hanno detto: Solo i mediocri sono sempre al loro meglio. (Somerset Maugham)
Saggezza popolare: Coloro che non si scontrano mai con la propria coscienza non hanno paura di qualcuno che bussa alla loro porta nel mezzo della notte.
Un aneddoto: In un film americano “Los bodas de plata” (le nozze d’argento), si assiste al colloquio di un vecchio col proprio figlio, mentre tenta di convincerlo a non infrangere il legame matrimoniale con chi s’è rivelata immeritevole del suo amore: “Fa lo stesso - dice - fa lo stesso. Tu e lei siete come due rotelline collegate in un ingranaggio per il bene tuo, il bene suo e il bene delle altre ruote dell’orologio; se vi staccate, bloccate il movimento, il tempo, la vita del tutto. Le due rotelline divengono inutili a se stesse. Qualcuno potrebbe maledirle. Porta pazienza…”
Parola di Dio: Nm. 21, 4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai
farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado
io, voi non potete venire».
“QUANDO AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO ALLORA SAPRETE CHE IO SONO”. (Gv. 8,28)
Penso che ciascuno di noi, in tante occasioni della vita si sia trovato a tu per tu con quel grande libro di vita, di dolore, di amore che è il crocifisso. Non mi importa che sia un “bel crocifisso” anzi, so che non possono esserci dei “bei crocifissi”, non mi importa neanche tanto che la rappresentazione scenica sia secondo lo stile tradizionale o secondo quello dell’uomo della Sindone, mi importa inginocchiarmi davanti a quel segno per andare oltre al segno e leggervi un po’ la storia mia, del mondo, di Dio. In Lui ci sono domande, dubbi, risposte, mistero. Davanti a Lui alcuni ‘perché’ sembrano dissolversi, altri diventano ancora più grandi. Vedo il mistero della cattiveria umana che per amore di una supposta giustizia arriva ad uccidere in modo atroce, trovando poi ancora motivi per giustificarsi con termini come : “pena esemplare”, “deterrente contro la cattiveria”. In Lui vedo l’assurdo di un certo tipo di religiosità che per salvaguardare il proprio potere e la propria tranquillità, nel nome della Verità, inchioda alla croce il proprio Dio. In Lui vedo e rivivo tutte le ingiustizie compiute sulla terra: gli uomini torturati perché non erano di quella determinata razza, i ‘desaperesidos’ buttati giù a centinaia dagli aerei dei generali dell’Argentina, i bambini e le bambine usati e violentati da ricchi turisti che vanno in certi paesi proprio per “soddisfarsi” in questi modi, vedo coloro che sono inchiodati da anni su carrozzelle o in letto di ospedale, vedo la pelle tesa e lucida del cranio di quell’uomo che muore consumato dall’AIDS. Sento l’urlo del condannato innocente, del povero angariato, della donna umiliata, sento l’odore della paura dell’uomo davanti alla morte, vedo la povertà delle piaghe aperte infestate dalle mosche di chi non ha da curarsi perché le case farmaceutiche che hanno il brevetto su quel medicinale non lo fabbricano in quel paese d’Asia perché dovrebbero venderlo a una cifra irrisoria. In quel cuore aperto vedo il cuore ferito di tanti uomini e donne tradite nei loro affetti, private della speranza del domani. In quei piedi impediti a camminare vedo gli uomini impediti nell’affermare le proprie idee, in quelle mani inchiodate le mani di tanti uomini che non possono o non sanno dare una carezza. Ma vedo anche il mistero di un Dio che ha dato tutto. Il Dio immenso che è Povero, la Giustizia che subisce l’Ingiustizia, la Verità che è inchiodata. Vedo anche il dolore che diventa amore. Vedo l’amico che soffre e che offre. Vedo Gesù, il Figlio di Dio che mi ama fino a dare la sua vita per me e per noi, e il più delle volte allora taccio e vorrei essere capace di farmi piccolo, di scendere dai ragionamenti, dalle parole, per palpitare insieme a quel cuore aperto, cuore di un uomo che fisicamente sta morendo, ma che continua a battere sempre più forte al ritmo dell’amore totale che è vita donata.
MERCOLEDI’ 13 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire
Una scheggia di preghiera:
IN TE, O DIO E’ LA MIA LIBERTA’
Hanno detto: L'uomo supera l'animale con la parola; ma col silenzio supera sé stesso. (P. Masson)
Saggezza popolare: Come gli uomini ostinati sprecano i propri talenti, così il bue cocciuto la propria forza.
Un aneddoto: Uno dei progressisti, uomo assai dotto, che aveva sentito parlare del Rabbi di Berditschev, lo andò a trovare per disputare anche con lui, come soleva, e confutare i suoi argomenti arretrati a favore della verità della propria fede. Quando entrò nella camera del maestro, vide che camminava su e giù con un libro in mano, immerso in una fervida meditazione. Il Rabbi non badò a colui che entrava. Finalmente si fermò, gli gettò una rapida occhiata e disse: Ma forse è vero. Il dotto raccolse invano tutta la sua sicurezza, ma gli tremavano i ginocchi; così terribile a vedersi era il saggio maestro, così terribili a udirsi le sue semplici parole. Rabbi Levi Isacco si voltò interamente verso di lui e con grande calma gli disse: Figlio mio, i grandi della legge, coi quali hai disputato, hanno sprecato con te le loro parole; dopo averli lasciati, ne hai riso. Essi non hanno potuto farti toccare con mano Dio e il suo regno, e anch’io non lo posso. Ma, figlio mio, pensaci, forse è vero. L’illuminato raccolse tutte le sue forze per replicare; ma quel terribile “forse”, risuonando di continuo ai suoi orecchi, spezzò la sua resistenza. (M. BUBER)
Parola di Dio: Dn. 3,14-20.46.50.91-92.95; Cantico da Dn. 3,52-56; Gv. 8,31-42
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano
creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei
discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
“LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”. (Gv. 8,32)
Il desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi, la tentazione ci fa credere che libertà sia fare quello che si vuole, infatti ogni tentazione parte da un bene presunto: “conoscerai la verità, sarai più libero, sarai felice”. E questa promessa, questi desideri, oscurano ciò che noi siamo e i grandi doni che noi abbiamo. Nasce la confusione: non sappiamo più quale sia il nostro vero bene, pretendiamo allo stesso tempo di essere noi a decidere, mettiamo Dio, il suo amore, la sua legge da parte. Commesso il peccato, poi, ci accorgiamo che la felicità non era quella ma ormai non c’è più rimedio, non siamo più noi a poter scegliere. Ormai è il peccato a comandarci. Solo Dio può liberarci, solo l’amore crocifisso di Gesù può reintegrarci come figli di Dio. Gesù ci dice che si ha la libertà solo se si è nella verità. L’uomo non è libero nella misura in cui non dipende da niente o da nessuno: è libero nella misura in cui dipende da ciò che ama, ed è schiavo nella misura in cui dipende da ciò che non può amare. Qual è dunque la libertà che ci promette Cristo? E’ ritrovare in Lui, Figlio di Dio, la nostra vera identità di figli del Padre, amati da Lui, destinati a stare con Lui sempre. Ed è proprio da questa dignità riscoperta che il cristiano lotta perché ogni uomo possa essere libero, possa essere rispettato nei suoi diritti di uomo. Ma la vera lotta per la libertà deve cominciare da noi e in noi: siamo noi che dobbiamo liberarci quotidianamente dalla schiavitù del peccato ed è proprio a questo livello che sentiamo particolarmente il bisogno di Gesù Cristo, Verità e Vita, Luce e Via: Lui ci libera dal peccato, e ci fa veri liberatori dei nostri fratelli.
GIOVEDI’ 14 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
TU, O GESU’, SEI LA RISURREZIONE E LA VITA.
Hanno detto: Il santo non è quel frate cupo che porta appiccicata alla tonaca la malinconia. (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: Per un uomo senza vergogna tutto è propizio.
Un aneddoto: Una sera Padre Pio stava riposando in una stanza, al pianterreno del convento, adibita a foresteria. Era solo e si era da poco disteso sulla branda quando, improvvisamente, ecco comparirgli un uomo avvolto in un nero mantello a ruota. Padre Pio, sorpreso, alzandosi, chiese all'uomo chi fosse e che cosa volesse. Lo sconosciuto rispose di essere un 'anima del Purgatorio. "Sono Pietro Di Mauro. Sono morto in un incendio, il 18 settembre 1908, in questo convento adibito, dopo l'espropriazione dei beni ecclesiastici, ad un ospizio per vecchi. Morii fra le fiamme, nel mio pagliericcio, sorpreso nel sonno, proprio in questa stanza. Vengo dal Purgatorio: il Signore mi ha concesso di venirvi a chiedere di applicare a me la vostra Santa Messa di domattina. Grazie a questa Messa potrò entrare in Paradiso". Padre Pio assicurò che avrebbe applicato a lui la sua Messa.
Parola di Dio: Gn. 17,3-9; Sal. 104; Gv. 8,51-59
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai Giudei:
«In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la
morte».
“IN VERITA’ VI DICO: SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRA’ MAI LA MORTE”.(Gv. 8,51)
Sotto un certo aspetto capisco la difficoltà dei Giudei nei capire ed accettare Gesù. La frase che meditiamo oggi può lasciare anche noi perplessi. Vediamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Che cosa vuole dirci, allora, Gesù? C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita invece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità. Certo, la morte ci colpirà ancora ma se sono con Lui anche questa è già vinta e con Paolo anche noi potremo dire: “Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” e “se Cristo è risorto, perché alcuni di voi dicono che non si dà risurrezione dei morti?”.
VENERDI’ 15 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE PER LO MENO NON TI OSTACOLI!
Hanno detto: Il diavolo è forte con chi lo teme, ma debolissimo con chi lo disprezza. (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: L'unione e la solidarietà degli uomini possono prosciugare i mari e abbattere le montagne.
Un aneddoto: Padre Alberto, che conobbe Padre Pio nel 1917, raccontava: "Vidi parlare Padre Pio fermo presso la finestra con lo sguardo sulla montagna. Mi avvicinai per baciarli la mano ma lui non si accorse della mia presenza ed ebbi la sensazione che la sua mano fosse irrigidita. In quel momento lo sentii scandire con voce molto chiara la formula dell'assoluzione. Dopo un attimo il padre si scosse come da un assopimento. Rivolto verso di me, mi disse: Siete qui?, non me ne ero accorto. Qualche giorno dopo arrivò da Torino un telegramma di ringraziamento al Padre Superiore per aver mandato Padre Pio ad assistere un moribondo. Dal telegramma si poté intuire che il moribondo stava spirando nel momento in cui il Padre a San Giovanni Rotondo, pronunciava le parole di assoluzione. Ovviamente il Superiore non aveva inviato Padre Pio presso il moribondo ma Padre Pio vi si era recato in bilocazione.
Parola di Dio: Ger. 20, 10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, I Giudei portarono di
nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere
molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete
lapidare?».
“VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE?”. (Gv. 10,32)
Sono parole cariche di meravigliata ironia quelle che Gesù dice a quei Giudei che andavano a cercare pietre per lapidarlo, ma sono anche parole di estremo verismo che constatiamo quotidianamente. Gesù “aveva fatto bene ogni cosa” dice il Vangelo. Non era venuto a riscuotere tasse, neppure da parte di Dio, aveva portato solo doni, miracoli, guarigioni, liberazioni; aveva detto parole che non portavano nessuno a morire ad odiare ma parole di vita, di speranza di gioia, eppure c’è gente che vuole ucciderlo e che ci riuscirà a farlo. Perché? Perché spesso gli uomini, specialmente i potenti, preferiscono che l’uomo sia schiavo piuttosto che libero, che abbia paura piuttosto di essere sereno, che continui battersi il petto tenendo gli occhi bassi piuttosto che lotti contro il male e il peccato ma ad occhi aperti e allora tutti coloro che parlano di libertà, che, magari anche sbagliando, lottano per la liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù, tutti coloro che insomma “cantano fuori del coro”, non la pensano con il potere costituito, hanno la presunzione di avere idee proprie, sono potenziali nemici da far star zitti o a colpi di pietre o in mille altri modi purché stiano zitti, non diano fastidio, purché l’ignoranza e la paura continuino a regnare di modo che qualcuno, sia intellettuale o ricco, o religioso, o potente della terra, possa continuare a considerarsi migliore degli altri e padrone del suo prossimo. Ma il potere, qualunque esso sia, ha una debolezza: proprio mentre uccide mette il seme per un qualcos’altro che moltiplica ciò che si è ucciso. Il Vangelo di oggi ci ricorda nella sua ultima parte che molti seguaci di Giovanni credettero a Gesù. La testimonianza di Giovanni non è finita con il colpo di spada che gli ha reciso la testa. I capi religiosi e politici di Israele penseranno di essersi liberati di Gesù, mettendolo in croce, ma quella croce diventerà proprio il segno del cristianesimo, gli imperatori romani pensavano che uccidendo un po’ di cristiani avrebbero messo a tacere questa “fastidiosa setta di poveracci” ma il sangue dei martiri ha generato nuovi cristiani e anche oggi quanti “difensori di ordini o di religioni precostituite” pensano di far tacere la verità mettendole delle maschere o reprimendola. Si può ferire, far soffrire uccidere coloro che annunciano la verità, ma la verità non si può nasconderla o farla tacere, prima o poi griderà ancora più forte e “guai a chi si troverà ad aver combattuto contro Dio” (cfr. Atti 5,39).
SABATO 16 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE.
Hanno detto: Il demonio ha un'unica porta per entrare nell'animo nostro: la volontà; delle porte segrete non ve ne sono. Nessun peccato è tale, se non è stato commesso colla volontà. Quando non c'entra la volontà, non c'entra il peccato, ma debolezza umana. (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: Le donne belle non hanno bisogno del trucco per essere belle.
Un aneddoto: Il Signor Piero racconta: “Mentre viaggiavo in macchina, andando a velocità piuttosto sostenuta, avvertii un’ondata di profumo. Mi ricordai che un giorno avevo chiesto a Padre Pio il significato di quel fenomeno ed il Santo mi aveva risposto: “Figlio mio, quando lo senti, stai attento”. In quell’attimo rallentai ma non potei evitare di uscire fuori strada. Mi andò bene però, senza danni alla mia persona.
Parola di Dio: Ez. 37,21-28; Cantico da Ger. 31, 10-12.13; Gv. 11,45-46
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria,
alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono
dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.
“CHE VE NE PARE? NON VERRA’ EGLI ALLA FESTA?”. (Gv. 11,56)
C’è una festa che Dio ha preparato al suo popolo: è la festa della liberazione, della Pasqua. C’è una festa dell’amore e del perdono che Gesù ha preparato per noi. Gesù non può mancare a questo appuntamento, anche se altri stanno pensando di “fargli la festa”. Un umorista diceva che tutti sono contenti della festa di Pasqua, eccetto gli agnelli. Gesù, l’Agnello di Dio, va alla festa sapendo che, per amore, dovrà dare la vita, che il suo sangue sarà la festa del perdono, del passaggio. C’è tutta l’umanità di Gesù che si ribella davanti alla sofferenza, ma c’è tutto il suo amore per compiere la volontà del Padre e l’amore per noi che lo spingono verso questa “sua ora”. Gesù andrà alla festa; “gli faranno la festa” ma perché ci sia vera festa per noi.
DOMENICA 17 APRILE: DOMENICA DELLE PALME
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO GESU’ CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE.
Hanno detto: Quando stai bene, la Messa l'ascolti. Quando stai male, e non puoi assistervi, la Messa la dici. (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: Una coppia di anziani che è unita sin dalla gioventù può sembrare brutta, ma il vestito sgualcito può essere il più bello di tutti.
Un aneddoto: Il Signor Enzo racconta: ”Mi avevano detto che per chiedere qualcosa a Padre Pio si poteva anche farlo durante la messa, col pensiero. Ed io un giorno ci provai. Ma alla fine della messa, dopo che il Santo ebbe terminato il ringraziamento, avendo l’opportunità di parlargli, gli dissi: “Padre, pregate per mia sorella”. E lui “Non me lo hai già detto?”.
Parola di Dio: (Mt. 21, 1-11) Is. 50,4-7; Sal 21; Fil. 2,6-11; Mt. 26,14-27,66
2^ Lettura
Dalla lettera di San Paolo ai
Filippesi
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
“UMILIO’ SE STESSO FACENDOSI OBBEDIENTE FINO ALLA MORTE DI CROCE”. (Fil. 2,8)
Parlare di croce è un discorso sempre difficile. La croce è segno di sofferenza. E’ solo l’amore dì Gesù che riesce a trasformare questo segno di cattiveria, di dolore in donazione e grazia. Il Dio della vita, della gioia si consegna nelle nostre mani, diventa l’ultimo, il sofferente che raccoglie tutte le sofferenze degli uomini. Ma tutto questo è solo per amore, per aprirci alla speranza di un Dio misericordioso e per comunicarci la certezza che il male, la sofferenza, la morte sono un passaggio verso il bene, la gioia, la vita. Guardare alla croce di Cristo, portare la croce con Cristo significa soffrire con Cristo, non come chi non ha speranza, significa morire con Cristo al male, significa fidarsi con Cristo del Padre, abbandonarsi nelle sue mani. Quanta sofferenza sprecata nel mondo, subita passivamente, odiata. Con Cristo, invece, la sofferenza può diventare redenzione, speranza, carità, fede.
LUNEDI’ 18 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, VIENI A RIPOSARTI A CASA NOSTRA.
Hanno detto: Chi comincia ad amare deve essere pronto a soffrire. (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: Un errore nell'agricoltura può portare una temporanea povertà, ma sposare la persona sbagliata comporta una povertà eterna.
Un aneddoto: Una signora era solita, ogni sera, prima di andare a dormire, inginocchiarsi dinanzi ad una fotografia di Padre Pio e chiedergli la benedizione. Il marito, pur essendo un buon cattolico e fedele di Padre Pio, ritenendo che quel gesto fosse una esagerazione ed ogni volta si metteva a ridere e la prendeva in giro. Un giorno ne parlò con Padre Pio: "Mia moglie, ogni sera si inginocchia davanti alla vostra fotografia e vi chiede la benedizione". "Si, lo so: e tu", gli rispose Padre Pio, "ci ridi sopra".
Parola di Dio: Is. 42,1-7; Sal. 26; Gv. 12,1-11
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
Sei giorni prima della Pasqua,
Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai
morti. E quì gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei
commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo,
assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e
tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
“SEI GIORNI PRIMA DELLA PASQUA, GESU’ ANDO’ A BETANIA E QUI' GLI FECERO UNA CENA." (Gv. 12,1-2)
Questa settimana santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù, l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di questo unguento versato per riconoscenza, dell’amore, della fede che riempie questa casa. Mentre si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c’è almeno qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia ad annunciare la morte e la risurrezione del Salvatore. E’ una gioia potersi trovare in casa di amici veri, sentirsi accolti, non dover dipendere da gesti formali ed esteriorità, parlare e saper ascoltare, condividere con semplicità e gioia. Gesù vuole venire in casa nostra a portare la sua presenza, la sua pace, ma c’è posto per Lui o la nostra casa è già occupata da tante altre cose e persone? Vorrei che per te, Gesù, anche il mio cuore, fosse sempre Betania. Non ti ho ancora capito fino in fondo, ma ti amo. Sono ancora preso dai miei peccati che ti mettono in croce ma voglio stare ai tuoi piedi. Non so darti molto e neppure dirti belle parole ma il tuo grande amore e il mio povero amore riempiano ancora e sempre di profumo la mia casa e siano il segno della tua presenza in essa.
MARTEDI’ 19 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire
Una scheggia di preghiera:
CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA LA MENTE, CON TUTTE LE FORZE, TI AMO, O SIGNORE.
Hanno detto: Dove non c'è obbedienza non c'è virtù; dove non c'è virtù non c'è bene; dove non c'è bene non c'è amore; dove non c'è amore non c'è Dio; dove non c'è Dio non c'è paradiso. (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: I fiori domestici non sono fragranti come quelli selvatici, ma questi ultimi non durano quanto i primi.
Un aneddoto: Grazia era una contadina di ventinove anni circa, cieca dalla nascita, frequentava da tempo la chiesetta del monastero. Un giorno Padre Pio le domandò all'improvviso se desiderasse riacquistare la vista: "Certo, lo vorrei", rispose, "purché non mi sia occasione di peccato". "Bene, guarirai", rispose e la mandò a Bari, raccomandandola alla moglie di un ottimo oculista. Ma questi dopo averla visitata disse a sua moglie: "Non c'è niente da fare con questa ragazza. Padre Pio può guarirla se vuol fare miracoli, io devo rimandarla a casa senza operarla". Ma poiché Padre Pio te l'ha mandata - insistette la signora, "potresti almeno tentare l'operazione su un occhio. Lo specialista si lasciò convincere, prima operò un occhio e poi l'altro e tutti e due furono guariti. Di ritorno a San Giovanni Rotondo, Grazia accorse al convento e si gettò ai piedi di Padre Pio. "Beneditemi Padre, beneditemi", implorò. Egli tracciò su di lei il segno della Croce ma Grazia attendeva ancora immobile. Quando era cieca il Padre la benediva ponendole le mani sul capo. "Beneditemi padre, beneditemi", ripeteva la ragazza con un certo disappunto. "E che ti ci vuole come benedizione", replicò il Padre, "un secchio d'acqua sulla testa?"
Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70; Gv. 13,21-33.36-38
Vangelo
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, mentre Gesù era a
mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in
verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli
altri, non sapendo di chi parlasse.
“ED EGLI (GIOVANNI) SI RECLINO’ COSI’ SUL PETTO DI GESU’ ”. (Gv. 13,25)
Giovanni racconta nel suo Vangelo questa profonda esperienza di preghiera che ha segnato la sua vita. Noi usiamo la testa per ragionare, dipanare pensieri, elaborare idee, formulare giudizi. Persino nella preghiera la nostra testa è impegnata a cercare le parole giuste, a ragionare (e qualche volta persino a dettare ragioni al Padre Eterno). Ma proprio nella preghiera la testa può e deve avere un altro ruolo: quella di appoggiarsi a Gesù, di abbandonarsi in Lui, di trovare questa confidenza estrema, per captare, sul ritmo dei battiti del suo cuore, messaggi segreti. La preghiera, pur cercando di non cadere nel facile intimismo o sentimentalismo, è un allontanarsi da sé e perdersi totalmente nel Signore. Farsi piccoli, per arrivare più facilmente a Lui. Abbandonare i gesti formali, per ritrovare la sobrietà dell’amore.
MERCOLEDI’ 20 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.
Una scheggia di preghiera:
IL TUO AMORE E’ COMPLETAMENTE GRATUITO, O GESU’
Hanno detto: L'amore e il timore devono andare uniti. Il timore senza l'amore diventa viltà. L'amore senza il timore diventa presunzione. Quando c'è l'amore senza il timore, l'amore corre senza prudenza e senza freni, senza badare dove va; e poi... ci vogliono altri mezzi (le botte). (San Pio da Pietralcina)
Saggezza popolare: E' più facile essere a capo di un regno che a capo di una famiglia.
Un aneddoto: Un ex ufficiale dell'esercito, un giorno entrò in sacrestia e guardando Padre Pio disse "Si è proprio lui, non mi sbaglio". Si avvicinò, cadde in ginocchio e piangendo ripeteva, Padre grazie di avermi salvato dalla morte. In seguito l'uomo raccontò ai presenti: "ero un Capitano di fanteria e un giorno, sul campo di battaglia, in un'ora terribile di fuoco, poco distante da me vidi un frate, pallido e dagli occhi espressivi, disse: "Signor Capitano, si allontani da quel posto" andai verso di lui e, prima ancora di arrivare, sul posto dove mi trovavo prima, scoppiò una granata che aprì una voragine. Mi girai verso il fraticello, ma non c'era più". Padre Pio in bilocazione gli aveva salvato la vita.
Parola di Dio: is 50, 4-9; Sal. 68; Mt. 26,14-25
Vangelo
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota,
andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo
consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
“E QUELLI FISSARONO A GIUDA LA SOMMA DI TRENTA MONETE D’ARGENTO”. (Mt.26,15)
Poche monete per una vita, Il costo di una bomba antiuomo e un bambino muore giocando e un altro rimane mutilato per tutta la vita. Poche migliaia di lire e un uomo potrebbe vincere la lebbra, invece essa lo porterà all’emarginazione e alla morte. Per quanto poco si può vendere un uomo, una vita, una speranza! Trenta denari, al tempo di Gesù corrispondevano al prezzo di uno schiavo e Gesù per amore si lascia vendere schiavo. Trenta denari era la paga di un pastore e il Buon Pastore di tutti dà, per trenta denari, la vita per le sue pecorelle. Signore, per pochi denari rischio la mia anima, per pochi denari comprometto la vita di un fratello: fammi capire che il denaro, che pure serve nella vita, non è il metro della vita; aiutami a non vendermi per denaro, a non venderti per denaro, a non vendere nessuno per un pugno di denaro che non avrò neppur la magra soddisfazione di portarmi nella tomba.
GIOVEDI’ 21 APRILE: GIOVEDI’ SANTO CENA DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.
Una scheggia di preghiera:
ANNUNCIAMO LA TUA MORTE, O SIGNORE. PROCLAMIAMO LA TUA RISURREZIONE, NELL'ATTESA DELLA TUA VENUTA.
Hanno detto: Solo chi cadde può dare altrui l'edificante spettacolo del rialzarsi. (A. Graf)
Saggezza popolare: I genitori che ci mettono solamente al mondo possono essere dimenticati, coloro che invece ci crescono sono da venerarsi come i cieli.
Un aneddoto: Un giorno un discepolo si lamentò con il suo rabbino: Nelle ore in cui mi dedico alla Sacra Scrittura sento vita e luce, ma appena smetto di meditare, tutto sparisce. Che debbo fare? Il rabbino gli rispose: Questo è come quando uno attraversa un bosco in una notte buia e per un poco gli si accompagna un altro con una lanterna in mano, ma al crocevia si separano e il primo deve proseguire a tentoni. Ma se uno porta sempre con sé la luce della Parola non ha da temere nessuna oscurità!
Parola di Dio: Es. 12,1-8.11-14; Sal. 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15
2^ Lettura
Dalla lettera ai Corinti
Fratelli, io ho ricevuto dal
Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in
cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:
“Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”.
“OGNI VOLTA CHE MANGIATE QUESTO PANE E CHE BEVETE QUESTO CALICE, VOI ANNUNZIATE LA MORTE DEL SIGNORE FINCHE’ EGLI VENGA”. (1 Cor. 11,26)
Quando allunghiamo la mano e riceviamo la Comunione Eucaristica, noi facciamo la cosa più grande che un uomo possa fare: entriamo in comune unione con il nostro Dio e questo è il fine ultimo della nostra vita. Ma il tutto è reso possibile grazie alla morte e risurrezione per noi del Figlio di Dio. Ricevere Gesù non è solo un atto mistico ma un annuncio: Gesù ci ha regalato la sua vita attraverso la Passione e siccome la Comunione non è una cosa di pochi istanti ma è vita, facendo la Comunione noi siamo uniti a quel Corpo glorioso e sofferente, annunciamo il Salvatore e ci impegniamo ad uniformare la nostra vita alla sua passione, morte e risurrezione finché Egli porti a compimento la nostra Comunione definitiva nell’eternità. Fare la Comunione è l’atto di fede, di abbandono, di testimonianza più definitivo della nostra vita, per di più siglato nel Corpo e Sangue di chi ha dato la vita per noi.
VENERDI’ 22 APRILE: VENERDI’ SANTO PASSIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.
Una scheggia di preghiera:
NOI TI ADORIAMO, UOMO DELLA CROCE. FIGLIO E FRATELLO NOI CREDIAMO IN TE.
Hanno detto: L'orgoglio, che tacitamente ci fa supporre la nostra superiorità nell'abbassamento degli altri, ci consola de' nostri difetti col pensiero che gli altri ne abbiano de' simili o de' peggiori. (A. Manzoni)
Saggezza popolare: Di due frutti dello stesso ramo uno può essere dolce e l'altro aspro; di due figli della stessa madre uno può nascere intelligente e l'altro stupido.
Un aneddoto: Il bianco cigno piegò il flessuoso collo e si specchiò a lungo nell’acqua. Capì la ragione della sua stanchezza e di quel freddo, che gli faceva tremare il corpo, come d’inverno: capì che bisognava prepararsi alla morte. Volle concludere in bellezza la sua vita. Alzando il suo bel collo, si diresse con solenne dignità sotto un bel salice, dov’era solito sostare d’estate. Era già sera e il tramonto tingeva di porpora e di viola l’acqua dello stagno. E proprio quando il grande silenzio avvolgeva ogni cosa intorno, il bianco cigno incominciò a cantare. Il suo canto dolcissimo si sparse nell’aria, velato appena di nostalgia. Poi, pian piano, si spense, insieme al sole. E’ il cigno, dissero commossi i pesci, gli uccelli e tutti gli animali del prato e del bosco, è il cigno, che muore! (LEONARDO DA VINCI)
Parola di Dio: Is. 52,13-53,12; Sal. 30; Eb. 4,14-16; Gv. 18,1-19,42
2^ Lettura
Eb 4, 14-16; 5, 7-9
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, poiché abbiamo un
grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio,
manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un
sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui
stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato.
“NON ABBIAMO UN SOMMO SACERDOTE CHE NON SAPPIA COMPATIRE LE NOSTRE INFERMITÀ, ESSENDO STATO LUI STESSO PROVATO IN OGNI COSA”. (Eb. 4,15)
Il salvatore che oggi contempliamo è un uomo che soffre, divorato dall’angoscia, torturato e beffeggiato, provato in tutto, come noi. Non solo egli non ha evitato questa vergogna e questa morte, ma le ha volute, accettate. Ogni uomo può partecipare al venerdì santo con le sue umiliazioni e sofferenze. Dinanzi al volto di Cristo, nessun povero si vergogna della propria miseria. Sia oggi giornata dì silenzio e contemplazione. Mettiamoci davanti alla Croce e alle croci, al Volto e ai volti e lasciamoli parlare.
SABATO 23 APRILE: SABATO SANTO
Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.
Una scheggia di preghiera:
NEL SILENZIO, O SIGNORE, PREPARIAMO LA TUA E LA NOSTRA RINASCITA.
Hanno detto: Ognuno deve conoscere la propria misura. (Giovenale)
Saggezza popolare: Un figlio non sa quanti problemi ha dato a sua madre.
Un aneddoto: S. Paissio. il grande, così si racconta nella Vita dei Padri del deserto pregava per il suo discepolo, che aveva rinnegato Cristo. Il Signore lo volle mettere alla prova: gli apparve più volte, quasi sgridandolo: Perché preghi per questo traditore? Non sai che mi ha rinnegato? Il santo tuttavia non cessava d’aver compassione del discepolo infedele e pregava ancor più intensamente per lui, finché il Signore gli disse: Paissio, tu hai compreso veramente il mio Vangelo: tu sei diventato come me: compassione senza confini!
Oggi, fino alla celebrazione notturna non ci sono liturgie, non ci sono neanche brani particolari per riflettere. Rimane solo un tabernacolo vuoto. Che tristezza, se dovessi entrare in chiesa e sapere che lì non c’è nessuno! Abbiamo fame e non c’è pane, abbiamo peccato e non c’è perdono, abbiamo sofferenza ma nessuno che la condivida, vogliamo gioire, ballare, ma le pietre sono fredde. Mi viene in mente un’altra cosa che sta notte e domani contempleremo vuota, la tua tomba, e questo mi sta proprio bene. Non tutto è finito, ma tutto comincia. Che bella la tomba vuota perché il tabernacolo e il cuore siano pieni!
DOMENICA 24 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, TUTTO E’ VITA.
Hanno detto: Ma è davvero raro che ci si lasci in buona armonia, perché, se si fosse in buona armonia, non ci si lascerebbe. (Marcel Proust)
Saggezza popolare: I genitori non possono garantire la virtù dei figli.
Un aneddoto: Un saggio ebreo usava parlare così dei rabbini che ‘dicono’ (= studiano e leggono) Bibbia: Che importanza ha che essi ‘dicano Bibbia’ continuamente? L’uomo veramente devoto deve badare che tutte le sue azioni ‘siano Bibbia’ ed egli stesso ‘sia Bibbia’ fino a che dal suo comportamento tutti possano leggere la Bibbia. Deve diventare come il cielo, di cui è detto: «Il firmamento e le stelle, pur senza parola, annunciano a tutti la gloria del Signore!
Parola di Dio: At. 10,34.37-43; Sal 117; Col. 3,1-4 opp. 1Cor. 5,6-8; Gv. 20,1-9 opp. Mt. 28,1-10 opp. Lc. 24,13-35.
Vangelo Gv 20, 1-9
Nel giorno dopo il sabato,
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e
vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da
Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno
portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!”.
“E VIDE E CREDETTE”. (Gv. 20,8)
Pasqua è la festa dei salvati, la festa di noi, che un giorno abbiamo aderito alla sua chiamata per mezzo del sacramento del battesimo. Questo sacramento comporta il “morire e risorgere” ogni momento. Rinunciare ai propri comodi e ai propri spazi per l’altro, è morire e risorgere; sforzarsi di accettare e condividere gioie e dolori con i fratelli, è morire e risorgere; perdonare le offese, le incomprensioni e i torti subiti sul lavoro, è morire e risorgere; pensare prima al bene della famiglia che al proprio, accettare le povertà di ciascuno, è morire e risorgere; riuscire a prevenire l’altro, in famiglia, e a ricercare prima la sua gioia piuttosto che pensare a soddisfare i propri istinti, è morire e risorgere; scegliere di essere famiglia aperta ai figli e solidale nel servizio anche agli altri, è morire e risorgere. Questa è la strada che ci porta, come i discepoli e le donne, a quella tomba, e anche noi la troveremo vuota... La vita, quella che si nutre dell’amore vero, non muore mai. E’ questa la gioia che nessuno ci può togliere e che ci dà la forza di riconoscerlo nei gesti quotidiani, di “essere testimoni dell’amore di Dio nel mondo”.
LUNEDI’ 25 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, DONACI CORAGGIO E GIOIA PER LA TESTIMONIANZA.
Hanno detto: Le disgrazie della fanciullezza si ripercuotono sulla vita intera e lasciano al cuore dell'uomo una fonte inesauribile di malinconia. (P. Brulat)
Saggezza popolare: Solo crescendo i propri figli si può capire quanto è stato grande l'amore dei propri genitori.
Un aneddoto: Una volpe stava mangiando, quando passò lì vicino un candido ermellino. Disse la volpe vorace: Vuoi favorire? Rispose l’ermellino: Grazie, ho già mangiato! E la volpe ridendo: — Voi ermellini preferite digiunare che sporcarvi il vestito! Proprio allora arrivarono i cacciatori. La volpe, veloce come un lampo, si nascose; l’ermellino pure corse verso la sua tana. Ma quella volta il sole d’inverno, sciogliendo la neve, aveva portato il fango nella tana. E il candido ermellino non vi entrò: preferì morire piuttosto che macchiare la sua purezza. (LEONARDO DA VINCI)
Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20
Vangelo Mc 16, 15-20
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore
ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA. (Mc. 16,15)
E' un comando questo e non un invito. Chi ha visto, chi ha sentito, chi ha creduto pur con tutta la debolezza delle proprie perplessità, non può starsene tranquillo, deve andare nel mondo, deve annunciare il Cristo risorto. Mi ha sempre stupito molto il fatto che in pochi anni, la fede cristiana, con i mezzi di allora, senza autostrade e automobili, radio e televisioni, computer e realizzazioni tecniche, sia riuscita ad entrare fino a Roma, il cuore dell'impero Romano. Eppure erano periodi di persecuzione, di prova; era difficile dirsi cristiani. Oggi i cosiddetti popoli cristiani, sembra non abbiano più niente da dire, anzi altre sette, altri gruppi, riescono a portare via cristiani dalla loro fede. Che cosa manca? Al di là del dono dello Spirito che viene da noi nascosto, penso manchi il coraggio di andare. Siamo cristiani seduti che discutono, che parlano, che fanno mille riunioni, ma che non hanno nel cuore la gioia di Cristo risorto e il coraggio del suo Spirito che li fa andare con fantasia per le strade del mondo.
MARTEDI’ 26 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, DAI SENSO ALLE NOSTRE LACRIME.
Hanno detto: Il povero fa più bene al ricco accettando la sua carità, di quello che faccia il ricco al povero offrendogliela. (Talmud)
Saggezza popolare: Come i soldi eccitano le passioni degli uomini, così i figli risvegliano i loro affetti.
Un aneddoto: Un giorno Calandrino montava piano per una via popolosa; saliva molto piano, perché un gran peso gli opprimeva il cuore. Quantunque andasse tanto piano, a mezza costa aveva raggiunto un uomo e un asinello: tiravano sfiniti un carico spietato. Le quattro povere zampe della bestia tremavano per lo sforzo, adunghiando il selciato una e poi l’altra. Da man di fuori, eccitandosi con urla e stratte, un carrettiere giovane e selvaggio trafelava accecato dal sudore. Ma gli urli e il tirare non bastavano e stava per rompere in un delirio di frustate e di bestemmie. Calandrino allora passò dietro il barroccio, appoggiò le spalle e cominciò a spingere. Subito poté avvertire che il poco aiuto bastava: toglieva alla fatica delle due creature l’acuto crudele della sofferenza. Giunto in cima, si scostò ansante e non veduto. L’asino e l’uomo rinfrancati e snelli s’allontanarono per la piaggia lucente: le ruote del barroccio andavano da sé. Lassù da via della Purificazione, l’asino si mise a ragliare, perche era maggio. Il carrettiere frustò, ridendo, e si mise a stornellare, perché era maggio. Calandrino si fermò un poco a guardarli e sentì volontà di benedire. (F. Agnoletti)
Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal. 32; Gv. 20,11-18
Vangelo Gv 20, 11-18
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore
“MARIA STAVA ALL’ESTERNO DEL SEPOLCRO E PIANGEVA”. (Gv. 20,11)
Davanti alla tomba di Cristo Maddalena esprime i suoi sentimenti con le lacrime: piange la morte del suo maestro, piange la sua paura e la codardia degli apostoli, piange perché non ha trovato neppure più il corpo amato del Maestro e pensa ad un segno di disprezzo anche dopo la morte. E fin qui le sue lacrime dicono il suo amore per Gesù. Ma le lacrime di Maddalena possono anche essere un ostacolo per la sua fede, infatti esse nascondono la non speranza della risurrezione, esse impediscono di vedere i segni della risurrezione imminente e le impediscono di vedere lo stesso Risorto. Se è giusto che un cristiano pianga la morte dei suoi cari, che quelle lacrime non diventino disperazione. Se è giusto piangere per i propri peccati che quelle lacrime non diventino solo un piangersi addosso senza speranza di emendarsi e di essere perdonati. Se piangiamo davanti alla croce di Cristo e degli uomini, che quelle lacrime non ci impediscano di alzarci e di cominciare a portare qualche croce per alleggerire le spalle dei fratelli.
MERCOLEDI’ 27 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.
Una scheggia di preghiera:
RESTA CON NOI SIGNORE, ALLELUIA.
Hanno detto:
La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio sopratutto, figlio di debolezza, fonte di debolezza, malgrado, anzi in ragione dei suoi effimeri trionfi. (Filippo Turati)
Saggezza popolare: Viziare un bambino è come ucciderlo.
Un aneddoto: Un vecchio saggio stava seduto accanto al fuoco con i suoi discepoli, in una fredda notte d’inverno. La stanza era calda e accogliente e parlavano tra loro serenamente, quando il saggio rabbrividì. Gli chiesero preoccupati i discepoli: Maestro, che hai? Non ti basta il calore di questo fuoco? Rispose, sospirando: Sì il fuoco e il caldo qui dentro mi sono sufficienti, ma c’è un povero fuori che ha freddo e mi fa tremare! I discepoli uscirono, trovarono un uomo intirizzito dal freddo, lo presero amorevolmente con sé. (Leggenda indiana)
Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal 104; Lc. 24,13-35
Vangelo Lc 24, 13-35
Dal vangelo secondo Luca.
Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore
“DUE DISCEPOLI ERANO IN CAMMINO DA GERUSALEMME A GERICO”. (Lc. 24,13)
Anche nella nostra vita ci sono strade che vanno da Gerusalemme ad Emmaus, cioè ci sono momenti in cui prevale la delusione, lo scoraggiamento. Vorremmo abbandonare tutto, andarcene lontano. Intanto: a che cosa valgono i miei sforzi se non cambia nulla nella mia famiglia? Intanto: ho pregato, ho chiesto, ma quale è stato il risultato? Intanto: ho sperato, ho creduto e... a che cosa è servito? Spero su quella strada di incontrare quello strano pellegrino che non sembra saper niente, che con le sue domande, i suoi rimproveri, il suo rileggere la storia alla luce di Dio, ci fa “ardere il cuore”. Spero di incontrarlo in quei momenti e di non avere il cuore talmente indurito da potergli almeno fare l’invito: “Resta con me perché non solo si fa sera ma c’è notte nel cuore”, al resto penserà Lui e allora si scoprirà anche la strada che da Emmaus riporta a Gerusalemme.
GIOVEDI’ 28 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.
Una scheggia di preghiera:
VINCITORE DELLA MORTE, LIBERACI DA OGNI SCHIAVITU’.
Hanno detto: La sincerità è di vetro; la discrezione di diamante. (Andrè Maurois)
Saggezza popolare: Nella casa di una famiglia felice, semplici stoviglie di ceramica risplendono più della giada.
Un aneddoto: Il cristiano non deve rattristarsi troppo della morte corporale. Solo la morte spirituale col peccato dovrebbe spingerci al pianto e al lamento. L’aveva ben compreso Charles Baudelaire, il quale, sorpreso da un amico mentre assisteva pensoso ad una festa dove si folleggiava paganamente, e richiesto che cosa facesse, rispose: “Guardo questi cadaveri passeggiare”. La vera morte è la mancanza della grazia di Dio. L’altra è solo una trasformazione di vita.
Parola di Dio: At. 3,11-26; Sal. 8; Lc. 24,35-48
Vangelo Lc 24, 35-48
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore
“MENTRE ESSI PARLAVANO DI QUESTE COSE, GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO”. (Lc. 24,36)
Gli apostoli si ritrovano insieme la sera di Pasqua. Niente di strano se si sono chiusi in casa, prigionieri della paura. Ma Cristo è risorto, ha spaccato la pietra del sepolcro e spacca ora il catenaccio della porta e spacca la diffidenza e l’incredulità. Apparendo agli apostoli Gesù parla il linguaggio dell’amicizia, della fiducia, della speranza, della gioia. Credo di poter leggere nell’animo incatenato degli apostoli certi nostri incatenamenti che distruggono la nostra individualità e la nostra libertà. Ho paura a essere diverso dagli altri, a non dire parolacce come gli altri, a non fare le cretinaggini che fanno tutti; ho paura di pensare con la mia testa e mi adeguo al pensiero in voga. E ciò facendo, mi chiudo in un appiattimento che deturpa e avvilisce la mia dignità di persona. La vittoria di Cristo sulla morte è la vittoria della libertà sulla schiavitù, è la vittoria della mia dignità contro coloro che cercano di plagiare il mio cervello. Cristo oggi ci dice: “Siate voi stessi, vivete la libertà della vostra individualità, spalancate il cuore alla fantasia della speranza; ricominciate a pensare e a vivere da persone e non da numeri”. Il primo effetto della Pasqua è il crollo dell’individualismo, è lo sfondamento della porta chiusa, è la nascita della comunità che scopre di avere “un cuore solo e un’anima sola”. Ed è questo il cambiamento pasquale: il mondo cambia grazie alla forza della fede di coloro che sanno inginocchiarsi solo davanti a Cristo, fieri della riconquistata libertà che fa nobile e preziosa la vita.
VENERDI’ 29 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU LO SAI CHE TI AMO.
Hanno detto: Un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di confessare d'aver avuto torto, il che equivale a dire, in altre parole, che oggi è più saggio di ieri. (Swift)
Saggezza popolare: Quando una famiglia litiga troppo ad alta voce, i vicini di casa se la ridono.
Un aneddoto: Il giorno stesso della sua Incoronazione, nel novembre 1938, Giovanni XXIII, ricevendo i pellegrini della sua Bergamo, ricordò questo delicato episodio della sua vita: “Quando avevo sette anni, mio padre dal paese di Sotto il Monte, mi volle portare ad un paese vicino, dove si celebrava la festa degli uomini d’Azione Cattolica. Per strada mi stancai... E mio padre mi mise sulle sue spalle. Giunti alla festa, essendo piccolo e la folla grande, non riuscivo a vedere un bel niente della sfilata. Che feci ?
Tirai il papà per la giacca... E mio padre mi mise nuovamente sulle sue spalle. Ero veramente felice: dall’alto potevo vedere tutto! Sono passati settant’anni, concludeva il Papa “buono”, e quel gesto di mio padre me lo ricordo ancora. Anzi, per me è diventato un simbolo meraviglioso. Faccio ancora così, quando sono stanco e ci vedo poco: mi faccio portare dal Padre Celeste!
Parola di Dio: At. 4,1-12; Sal. 117; Gv. 21,1-14
Vangelo Gv 21 1-14
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro:"Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore
“DISSE LORO SIMON PIETRO: IO VADO A PESCARE. GLI DISSERO: VENIAMO ANCHE NOI CON TE”. (Gv. 21,3)
L’inizio del Vangelo di oggi è una delle pagine tra le più deludenti del Vangelo. Gli apostoli che anche grazie ad una pesca miracolosa, tre anni prima avevano lasciato le reti per iniziare un viaggio avventuroso con Gesù, ora, pur avendo già incontrato Gesù risorto, non sanno che cosa fare e tornano al vecchio mestiere. Sembra che tutto sia finito: “Sì, lui è risorto, ma noi cosa ci stiamo a fare?” Ed è proprio di nuovo sulle rive del lago, nell’ora della loro più grande delusione che Gesù li aspetta, che Gesù rinnova la pesca miracolosa, che Gesù si fa cuoco per loro, che Gesù chiede solo amore al peccatore Pietro e lo conferma a capo di una chiesa di peccatori perdonati. “Noi che ci stiamo a fare?” Siamo lì per ricevere il dono, il perdono, la gioia, il rinnovato incarico. E insieme a quegli apostoli ci siamo anche noi: la rete piena è allusione alla Chiesa, i centocinquantatré pesci, secondo san Girolamo, indicano tutte le specie di pesci conosciute in quell’epoca, dicono che nella Chiesa c’è posto per tutti coloro che si lasciano raggiungere dal Risorto, guidati e confermati nella fede dal pescatore Pietro: fratello che seppe piangere la propria fragilità e incontrò la tenerezza di Dio. Sì, ora Pietro è capace di essere vero discepolo e grande apostolo della Chiesa a lui affidata.
SABATO 30 APRILE
Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.
Una scheggia di preghiera:
LA TUA RISURREZIONE, GESU’, CI RIEMPIE IL CUORE DI GIOIA.
Hanno detto: Un ozioso è un orologio senza le due lancette, inutile se cammina e se è fermo. (Cowper)
Saggezza popolare: Si può essere vecchi e conservare giovane il cuore; si può essere poveri e mantenere un animo nobile.
Un aneddoto: I facchini di Rabbah gli ruppero una botte di vino. Il padrone si affrettò ad esigere il risarcimento. Gli operai si lamentarono con il dottore della Legge che invitò Rabbah a non esigere nessun risarcimento, perché quei facchini erano troppo poveri. Chiese il padrone: E’ questa la Legge di Dio? Sentenziò il dottore: Sì, se ne intendi bene l’anima. Il padrone allora condonò il risarcimento dei danni. Un’altra volta i lavoratori insistettero: Siamo poveri! Lavoriamo molto eppure soffriamo la fame e la miseria. Il dottore della Legge consigliò allora a Rabbah: Anticipa loro il salario, perché ne hanno bisogno. E dimentica poi questo acconto. Chiese il padrone: E’ questa la Legge di Dio?
Rispose il dottore: Sì, se ne intendi bene ciò che vuole. La Legge di Dio infatti esige la giustizia, ma ha di mira l’amore. (Dal TALMUD).
Parola di Dio: At. 4,13-21; Sal 117; Mc. 16,9-15
Vangelo Mc 16, 9-15
Dal vangelo secondo Marco.
Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore
“APPARVE PRIMA A MARIA MADDALENA”. (Mc. 16,9)
Chissà se gli apostoli, a cose avvenute, non hanno avuto un po’ di invidia per questa prima apparizione del Risorto: “E come, siamo noi i dodici, i rappresentanti delle tribù di Israele, gli scelti, la Chiesa gerarchica garante della verità e Gesù va apparire ad una donna e neanche dalla reputazione troppo pulita!”. Ma se questa idea è entrata nella loro mente si saranno anche detti: “Ma chi ha amato veramente? Dove eravamo noi quando Gesù è stato messo in croce?”. Ancora una volta, anche nell’annuncio della risurrezione prevale la logica del Vangelo, la logica dell’amore contro quella della potenza. Gesù non si serve di chi strombazza parole, ma di chi sa amare sul serio, perché colui che ama gioisce talmente che, pieno di gioia, non può tenersela per sé ma la porta agli altri.