SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
FEBBRAIO 2011
MARTEDI’ 1 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Orso di Aosta; Santa Anna Michelotti; Santa Brigida di Cell Dara.
Una scheggia di preghiera:
RESTA VICINO A NOI, SIGNORE, SEMPRE
Hanno detto: Rientra in te stesso ! E' nel cuore che abita la Verità. (Sant' Agostino)
Saggezza popolare: La sofferenza di qualcuno é la sofferenza di tutti, la gioia di uno é la gioia di tutti. (Saggezza degli indiani d’America)
Un aneddoto: Si parla di condonare il “colossale debito dei paesi poveri d’Africa”. Si dimentica che l’Africa vanta un credito di proporzioni spaventose nei nostri confronti: Miliardi e miliardi di sofferenze, umiliazioni, tragedie, disperazioni, dimenticanze colpevoli, torrenti di lacrime. Per non parlare dello sfruttamento delle sue risorse naturali. Quando riusciremo a pagare questo debito enorme? (Alessandro Pronzato)
Parola di Dio: Eb 12,1-4; Sal. 21; Mc. 5,21-43
Vangelo Mc 5, 21-43
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male". Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. Parola del Signore
“ORA UNA DONNA MALATA, VENNE TRA LA FOLLA, E GLI TOCCÒ IL MANTELLO”. (Mc. 5,27)
La folla sta schiacciando Gesù, ma tra tutti coloro che toccano, spingono, pregano, urlano è questa donna anonima che riesce ad avere con lui il vero contatto. Nella mia vita, quanti contatti con il Signore. Quante preghiere, quante Comunioni eucaristiche, ma sono guarito dal mio male, dal mio peccato? Posso essere sempre addosso a Gesù, posso asfissiarlo con le parole delle mie preghiere, posso maneggiarlo in continuazione ma rimanere un estraneo. C’è una enorme differenza tra l’essergli tra i piedi e lo stargli vicino. E’ il toccare deciso, ma discreto, quasi timoroso della fede vera quello che conta e che può lasciar passare da Cristo a me il dono della grazia.
MERCOLEDI’ 2 FEBBRAIO: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina De Ricci; San Cornelio, centurione.
Una scheggia di preghiera:
OGNI NOSTRA SOFFERENZA E’ TUA SIGNORE!
Hanno detto: Dio crea l’uomo così come il mare crea i continenti: ritirandosi. (F. Holderlin)
Saggezza popolare: Adulatori e parassiti son come i pidocchi.
Un aneddoto: Un giorno S. Domenico esorcizzando un ossesso rivolse al demonio questa domanda: "O brutta bestia, non si è mai segnalato qualche devoto di Maria che sia stato condannato all'inferno…? ". Il demonio non rispondeva. Alla fine, forzato dal comando del santo, rispose: "Confesso a malincuore che fino ad ora non è venuto all'inferno nessuno che sia stato vero devoto di Maria e mai verrà ". (P. Gabriele Raschini)
Parola di Dio: Ml. 3,1-4; Sal. 23; Eb. 2,14-18; Lc. 2,22-40
2^ Lettura Eb. 2,14-18
Dalla lettera agli Ebrei
Poiché
dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli
ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante
la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte
erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli
infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di
Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi
in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote
misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo
scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti
proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto
personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che
subiscono la prova.
“GESÙ PROPRIO PER ESSERE STATO MESSO ALLA PROVA ED AVER SOFFERTO PERSONALMENTE, È IN GRADO DI VENIRE IN AIUTO A QUELLI CHE SUBISCONO LA PROVA”. (Eb. 2,18)
Tante volte quando parlo della sofferenza a dei malati quasi provo un senso di vergogna: è facile parlare di sofferenza quando si sta bene. E' facile per un dio dire: "soffri che poi godrai"; sei un dio, stai bene, hai l'immortalità! il nostro Dio non è così, ha provato tutto il male eccetto il peccato. Ha camminato, sofferto la fame e la sete, la tentazione, il tradimento degli amici, I'incomprensione, il dolore fisico, l'umiliazione, la solitudine, l'ingiuria.... Credi ancora che non possa capirti? Pensi ancora di essere solo a soffrire? Credi che le sue parole siano solo vuote parole di un vago incoraggiamento?
Oggi contempliamo il gesto della presentazione al tempio di Gesù. E’ Gesù che offre se stesso al Padre per noi Lui offre la sua sofferenza che diventa Redenzione ma offre anche ogni nostra sofferenza perché nulla di così prezioso vada perduto.
GIOVEDI’ 3 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Biagio, Vescovo e Martire; Sant’Ansgario (Oscar), Vescovo.
Una scheggia di preghiera:
ACCOMPAGNA, GESU’, O MISSIONARI DEL VANGELO.
Hanno detto: La nostra vocazione è di accendere in questo gelido mondo il fuoco dell'amore di Dio. (Peter Lippert)
Saggezza popolare: La rana non s’ingozza mai di tutta l’acqua dello stagno in cui vive. (Proverbio Sioux)
Un aneddoto: Teresa Neumann, morta nel 1962, a vent'anni in seguito ad una rovinosa caduta rimase paralizzata. Poi, per un'altra caduta, perse anche la vista. Cominciò a pregare una santa allora non molto conosciuta, la sua omonima Teresa del Bambin Gesù. Riacquistò improvvisamente e istantaneamente la vista il 29 aprile 1923, giorno della beatificazione di santa Teresina. Ritrovò improvvisamente e istantaneamente l'uso delle gambe il 17 maggio 1925, giorno della canonizzazione. Ma il più grande miracolo è che Teresa Neumann rimase a digiuno completo, senza mai mangiare e bere, per ben 36 anni. Fu sottoposta a controlli medici severissimi, ma nessun luminare della scienza seppe spiegare questo fatto. Unico suo nutrimento era l'Eucaristia, che riceveva quotidianamente.
Parola di Dio: Eb. 12,18-19.21-24; Sal 47; Mc. 6,7-13
Vangelo Mc 6, 7-13
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore
“GESU' CHIAMO' I DODICI E COMINCIO' A MANDARLI A DUE A DUE”. (Mc. 6,7)
E’ la prima volta che gli apostoli si trovano soli, senza Gesù, lontani da Lui. Comincia, in esperimento, il tempo della Chiesa. Gesù, prima ha chiamato, ha fatto fare esperienza di sé agli apostoli, li ha istruiti, ha dato l’esempio di vita; ora arriva il momento di portare il suo messaggio. Questo movimento di chiamare e poi mandare è lo stesso che sta alla base di ogni forma di apostolato. Ciascuno di noi ha un nome caro a Gesù che è ‘passato’ nella nostra vita e ci ha chiamato per farci suoi discepoli: ci ha donato se stesso, la sua parola, i suoi sacramenti. Ma chiede anche a noi di andare in povertà a portare il suo annuncio e il suo regno agli altri. Gli apostoli si saranno sentiti soli, un po’ timorosi, magari insicuri su molte cose ma nel nome di Gesù sono partiti. Anche noi possiamo avere molti dubbi su noi stessi, sulle nostre capacità, sul come dire agli altri la nostra fede, ma dobbiamo partire consapevoli che andiamo non a nome nostro, ma nel suo nome e poi, a differenza degli apostoli che in quel primo momento non lo sapevano ancora, noi abbiamo la promessa di Gesù: “lo sono con voi ogni momento della vostra vita”.
VENERDI’ 4 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Corsini, vescovo; San Federico, abate.
Una scheggia di preghiera:
TUTTO CIO’ CHE ABBIAMO E’ TUO DONO, SIGNORE.
Hanno detto: L’ateo è un figlio che si sforza di persuadersi di essere senza Padre. (A. Lamartine)
Saggezza popolare: Il troppo e il troppo poco rompon la festa e il gioco.
Un aneddoto: Don Giacomo Alberione era cittadino del mondo. Quando morì aveva sul tavolo i suoi due strumenti di lavoro: l’atlante De Agostini e un mappamondo. A due giovani sacerdoti che partivano per l’Estremo Oriente scrisse: “Figurate di andare a Shangai come se doveste andare a Mussotto d’Alba”.
Parola di Dio: Eb. 13,1-8; Sal. 26; Mc. 6,14-29
1^ Lettura Eb 13, 1-8
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, perseverate nell'amore fraterno. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adulteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l'uomo? Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Parola di Dio
“ACCONTENTATEVI DI QUELLO CHE AVETE”. (Eb. 13,5)
E’ un prezioso consiglio per aver gioia piena, quello che la Parola di oggi ci suggerisce. Noi qualche volta pensiamo che gioia sia avere qualcosa di sempre più grande. E così viviamo nell’ansia di ottenerlo e con la paura di perdere ciò che abbiamo già accaparrato Se guardiamo invece la vita nel suo profondo, essa ci dice che si può essere felici in qualunque situazione. Il defunto romanziere Both Tarkington aveva sempre ritenuto di saper sopportare qualunque cosa la vita potesse infliggergli, eccetto una: la cecità. Poi, superati i sessant’anni, cominciò a perdere la vista. Quando le tenebre lo avvolsero, a Tarkington disse: Ho scoperto di poter sopportare la perdita della vista, così come si può sopportare qualsiasi altra cosa. Se perdessi tutti e cinque i sensi, so che saprei continuare a vivere nella mia mente, poiché è nella mente che vediamo e viviamo.
SABATO 5 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agata, martire; Sant’Isidoro, martire.
Una scheggia di preghiera:
DA OGNI NOSTRA SCHIAVITU’, LIBERACI, O SIGNORE.
Hanno detto: Al male dell’assenza di Dio non si rimedia che con la presenza e l’immagine di Dio. (San Giovanni della Croce)
Saggezza popolare: Ascolto e dimentico. Vedo e ricordo. Faccio e capisco. (Proverbio cinese)
Un aneddoto: Il rabbino Bunam ha detto ai suoi discepoli: “Ognuno di voi deve avere due tasche per poter usare al bisogno l’una o l’altra. Nella tasca sinistra c’è la parola “Io sono terra e cenere”. E nella tasca destra c’è la parola: “La terra è stata creata a causa mia”. Entrambe le cose sono vere; e a seconda della situazione in cui vi trovate, dovete mettere la mano nella tasca destra o sinistra” (storia raccontata da Martin Buber,).
Parola di Dio: Eb. 13,15-17.20-21; Sal. 22; Mc. 6,30-34
Vangelo Mc 6, 30-34
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po' ". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore
GESU’ VIDE MOLTA FOLLA E SI COMMOSSE PER LORO, PERCHE’ ERANO COME PECORE SENZA PASTORE, E SI MISE AD INSEGNARE LORO MOLTE COSE". (Mc. 6,34)
Gesù, commosso davanti alle povertà degli uomini dona la sua Parola perché liberi l’uomo dalla prigionia e lo apra alla luce. Quante sono infatti le povertà, le schiavitù, le tenebre di cui tutti un po’ soffriamo! E ci sono anche tanti modi di soffrirne. C’è ad esempio la povertà dell’intelletto: quante cose non sappiamo e quanti errori facciamo! C’è la povertà del cuore, quando viene a mancarci l’affetto o si è incapaci di donarlo. C’è la povertà morale causata dai nostri egoismi e peccati. Si può essere poveri di salute, poveri di coraggio, poveri economicamente. Anche se non siamo mai stati in prigione ci capita di sentirci prigionieri, incapaci di liberarci da certe situazioni, prigionieri di preconcetti, di chi ci impedisce una libertà di azione, prigionieri del vizio, dei nostri limiti, dei nostri errori. Altre volte ci troviamo incapaci a vedere la soluzione dei problemi, viviamo di paure per il nostro futuro… Sono queste esperienze di vita che riempiono di tristezza il cuore umano. E allora andiamo a cercare un consiglio, un aiuto, una parola che possa aiutarci a superare queste difficoltà; ma quando anche la troviamo, la parola umana riesce spesso soltanto a compatire, compiangere, solidarizzare, suggerire tentativi. E’ proprio qui che Gesù, commosso davanti alle nostre povertà ci regala la sua Parola, cioè se stesso. Se uno si fiderà di questa Parola, avrà motivo di poter combattere con essa la povertà, la prigionia, la cecità umana. Le risposte che questa Parola ci aiuta a dare non sono le risposte parziali o immediate che spesso l’uomo cerca, ma sono la risposta definitiva ed eterna. Questa Parola, se noi la cerchiamo ed accettiamo è quella che fa nascere nel profondo del cuore la gioia di Dio, e questa nessuno può rapircela.
DOMENICA 6 FEBBRAIO: 5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Tra i santi ricordati oggi: San Paolo Miki e compagni, martiri; San Gastone, Vescovo, Santa Dorotea, martire.
Una scheggia di preghiera:
IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE: GLORIA, GLORIA, CANTIAMO AL SIGNORE!
Hanno detto: Con la tua intelligenza tu conoscerai molte cose su Dio, ma e' attraverso il tuo cuore che tu raggiungerai Dio. Devi discendere dal cervello al cuore. (Teofane il monaco)
Saggezza popolare: Ogni problema ha almeno una soluzione, altrimenti non sarebbe un problema.
Un aneddoto: Un giorno, Carlo Campanini, celebre comico si recò a San Giovanni Rotondo, dove per opera di Padre Pio aveva ritrovato la fede. Quella sera Padre Pio si accingeva a benedire la macchina di un amico ingegnere. Costui si mostrava orgoglioso del proprio bolide e ne magnificava la potenza: “Padre, con questo razzo abbiamo impegnato solo sei ore da Milano a qui…” Padre Pio interpellò Campanini: “E tu Carletto, quanto ci hai messo per venire da Roma?” “Diciotto rosari, padre…”rispose arrossendo visibilmente. Padre Pio commentò, scatenando uno scoppio di ilarità generale: “Vedete come si contano le ore e i chilometri?”.
Parola di Dio: Is. 58,7-10; Sal. 111; 1Cor. 2,1-5; Mt. 5,13-16
Vangelo Mt 5, 13-16
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore
“VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO”. (Mt. 5,14)
Gesù non solo ci esorta a vivere nella luce, ma addirittura ci chiede di essere luce. E tutti sappiamo cosa voglia dire la luce nel cuore e tra gli uomini che incontriamo. Certamente non conosce la luce, e quindi non può essere sale, chi vive ed opera iniquamente. Non è certamente luce la voglia di ricchezza che c’è in giro e che crea facilmente voglia di crimine: l’egoismo, che è un chiudere fuori nella notte della indifferenza o della solitudine i fratelli, che hanno bisogno di amore. Non è luce quel pericoloso svendersi al materialismo che è notte di ogni valore. La luce ha un solo nome: l’amore che si dona fino al martirio; è la voglia di felicità, attinta però dal Cuore di Dio e il desiderio di comunicarla. L’uomo ha bisogno di questa luce più che del pane della terra. Forse in tanti miei amici sorgerà il solito interrogativo: “Come fare da soli?” Rispondo con un proverbio: “Una candela accesa ha il potere di accenderne mille spente. Mille spente non accenderanno mai una candela”.
LUNEDI’ 7 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso; Sant’Adautto, martire.
Una scheggia di preghiera:
O DIO, OVUNQUE VEDO I SEGNI DEL TUO AMORE!
Hanno detto: Quanto più ci si avvicina al Buon Dio, tanto più si diventa semplici. (Santa Teresa di Lisieux)
Saggezza popolare: Gli stupidi sanno tutto, gli intelligenti imparano sempre.
Un aneddoto: Ci fu una volta una discussione accesa tra il capo del Sinedrio Gabriele e il Rabbino Eliezer. Il rabbino aveva ragione, ma era solo, era in minoranza. Gabriele invece, pur avendo torto, aveva la maggioranza dei voti in Sinedrio e quindi, secondo la Legge, la decisione di condannare Eliezer era valida. Eliezer con l’aiuto di Dio fece perfino dei miracoli per dimostrare che la ragione era dalla sua parte. Ma il capo del Sinedrio sentenziò: “Non servono a niente i tuoi miracoli... Dio ci ha dato una Legge e noi la vogliamo osservare a tutti i costi”. Il rabbino Eliezer allora gridò: “Siete veramente ciechi! Se neanche i miracoli vi convincono della mia innocenza, chiamo Dio a Testimonio!” S'udì allora la Voce dal cielo: “Il mio figlio Eliezer ha ragione. La sua dottrina è più ricca di giustizia e di bontà!” Allora Gabriele, capo del Sinedrio, perse la pazienza e disse: “Adonai, Signore: tu non puoi cambiare: Tu ci hai dato una legge che stabilisce che noi, essendo in maggioranza, abbiamo ragione; e Eliezer, essendo in minoranza, ha torto. Per tuo amore, noi non vogliamo trasgredire la tua Legge!” Fu così che Eliezer il giusto fu condannato, secondo la Legge. (Dal TALMUD)
Parola di Dio: Gn. 1,1-19; Sal. 103; Mc. 6,53-56
Vangelo Mc 6, 53-56
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. Parola del Signore
"E DOVUNQUE GIUNGEVA, IN VILLAGGI O CITTA’ O CAMPAGNE, PONEVANO GLI INFERMI NELLE PIAZZE E LO PREGAVANO DI POTERGLI TOCCARE ALMENO LA FRANGIA DEL MANTELLO; E QUANTI LO TOCCAVANO, GUARIVANO." (Mc 6,56)
A che cosa servono i miracoli? Gesù era un guaritore? I miracoli confermano la divinità di Gesù? Perché Gesù non ha guarito tutti i malati? Quanti interrogativi tipici della nostra mentalità razionalistica occidentale! Nel mondo antico il male, in qualunque modo si manifesti, si oppone al bene, cioè a Dio. Il male, poi, dà all’uomo la giusta dimensione, cioè lo aiuta a pensarsi non autosufficiente, ma debole, finito, bisognoso di aiuto. Dio non ama il male, né il peccato, né le sue conseguenze, anzi aiuta l’uomo a combatterlo. Gesù è la risposta più grande di Dio alla lotta contro il male. E Gesù raccoglie tutto il male del mondo per inchiodarlo sul legno della croce, per morire di lui e con lui, per trasformare peccato, male, sofferenza, morte in risurrezione e vita eterna. Dicendo questo so di aver detto molto, ma so anche di aver balbettato su un mistero enorme nel quale tutti noi siamo inseriti. Gesù, in questo brano di Marco, non parla, agisce, guarisce. Non fa distinzioni su qualità di fede più o meno superstiziosa, su malati meritevoli o meno di guarigione. Gesù ‘si lascia toccare’ e guarisce. E’ l’aspetto più concreto, più consolante della Buona Novella. Che poi questo sia la realizzazione delle profezie, la conferma della divinità di Gesù, è tutto vero, ma intanto le guarigioni sono segno concreto che l’impero del male non è invincibile, che basta una frangia del mantello di Gesù o la sua ombra per cacciarlo. Non chiedetemi perché Gesù, oggi, non operi o non possa operare questo o quel miracolo, non cercate le spiegazioni di qualcosa che proprio perché è miracoloso non potrà mai essere spiegato (ricordate il cieco nato? Davanti alla ridda delle interpretazioni e delle domande dei farisei risponde con le uniche parole valide di fronte al miracolo: "Io so che prima non ci vedevo e adesso ci vedo"); a me, questa Buona Novella che comincia con delle guarigioni fisiche di gente che soffre, piace proprio, e mi piace altrettanto, e mi fa pensare, la parola che Gesù dice ai primi discepoli: "Andate, guarite i malati, cacciate i demoni, e predicate che il Regno di Dio è qui".
MARTEDI’ 8 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo Emiliani, fondatore; Santa Giuseppina Bakita; San Giovanni di Matha, fondatore.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE TU MI SCRUTI E MI CONOSCI, MI CONOSCI QUANDO MI SEGGO E QUANDO MI ALZO.
Saggezza popolare: Dio e natura nulla fanno invano.
Un aneddoto: Un ebreo salvò la vita del faraone che stava per essere morso da un serpente velenoso. Il faraone, grato, permise allo schiavo di esprimere un desiderio. Invece di chiedere libertà per se stesso o per i suoi parenti o doni materiali, l'ebreo fece una richiesta incomprensibile per il faraone: chiese che tutti i giovani ebrei avessero ogni giorno due ore libere per pregare, studiare, imparare. “Un popolo che rivolge il suo pensiero al Signore – disse ai giovani – non sarà mai un popolo di schiavi, perché si può rendere schiavo il corpo, mai lo spirito!”
Parola di Dio: Gn 1,20-2,4; Sal 8; Mc. 7,1-13
Vangelo Mc 7, 1-13
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?". Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte". Parola del Signore
"TRASCURANDO IL COMANDAMENTO DI DIO VOI OSSERVATE LA TRADIZIONE DEGLI UOMINI". (Mc. 7,8)
Gesù non odia i farisei, Gesù ama tutti, Gesù non è un a-religioso o un contestatore alla moda sempre contro tutte le forme di autorità. Gesù è un osservante dei precetti, ma è anche l’uomo più libero, più giusto, e se fa dei rimproveri li fa per migliorarci. Esaminiamo, allora, il contesto di ciò che Gesù critica e scopriamo che va proprio bene sia per i farisei e gli scribi di allora che per vescovi, sacerdoti e religiosi di oggi, e che va proprio bene anche per me e per te. Quante tradizioni umane vengono fatte passare per dottrine volute da Dio! Ad esempio certe norme morali date come dottrina divina che sono solo aspetti culturali di certe epoche, di certe paure, o dettate solo per la difesa di supposti principi, oppure certi ritualismi che hanno perso significato ma che vengono mantenuti solo per l’aria di mistero e di superiorità che sembrano supporre. Si disserta sul cappello dei vescovi o sull’abito dei sacerdoti dimenticando che sotto il cappello o dentro o fuori di una talare ci debba essere un vero uomo di Dio. Si parla tanto di Chiesa, di missione, di ortodossia dei teologi e spesso ci si dimentica di far riferimento a Gesù o, peggio ancora, si usa arbitrariamente del Vangelo leggendolo a senso unico per confermare le proprie posizioni. Troviamo spesso ipocrisie piccole o grandi di cristiani che si danno il segno di pace, ma non si salutano per strada; che ritengono importante appartenere ad una comunità soprattutto per il prestigio che dà loro ricoprire in essa qualche compito rilevante. Vediamo ancora una Chiesa che continua a concedere monsignorati o cavalierati per ‘meriti cristiani’ (che, detto in altri termini, significa corse agli onori o soldi versati per "pie iniziative ecclesiastiche"). So benissimo che, dopo aver letto questa pagina, qualcuno storcerà il naso e alla prima occasione mi dirà che non amo la Chiesa, che punto il dito, che non ho misericordia…(tutte cose già sentite) ma, amare la Chiesa sarà stare zitti o cercare di cambiarmi e di cambiarla anche solo una briciola perché sia davvero un po’ più specchio del Vangelo?
MERCOLEDI’ 9 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Apollonia, vergine e martire; San Rinaldo, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
CREA IN ME, O DIO, UN CUORE PURO.
Hanno detto:
Cerchiamo di abituarci a quell’ascolto tranquillo del cuore, che permette a Dio di penetrarvi attraverso tutte le vie e i cammini. (Regola dei Certosini)
Saggezza popolare: La saggezza viene da Dio e l’astuzia dal diavolo.
Un aneddoto: Padre e figlio stanno passeggiando nella foresta. A un certo punto, il bambino inciampa e cade. Il forte dolore lo fa gridare: "Ahhhhh!". Con sua massima sorpresa, ode una voce tornare dalla montagna: "Ahhhhh!". Pieno di curiosità, grida: "Chi sei?" - ma l'unica risposta che riceve è: "Chi sei?". Questo lo fa arrabbiare, così grida: "Sei solo un codardo!" - e la voce risponde: "Sei solo un codardo!" Perplesso, guarda suo padre e gli chiede cosa stesse succedendo. E il padre gli risponde: "Sta' a vedere, figliolo!", e poi urla: "Ti voglio bene!" - e la voce gli risponde: "Ti voglio bene!". Poi urla "Sei fantastico!" - e la voce risponde: "Sei fantastico!" Il bambino era sorpreso, ma ancora non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Così suo padre gli spiegò: "La gente lo chiama 'eco', ma in verità si tratta della vita stessa. La vita ti ridà sempre ciò che tu le dai: è uno specchio delle tue proprie azioni. Vuoi amore? Dalle amore! Vuoi più gentilezza? Dalle più gentilezza. Vuoi comprensione e rispetto? Offrigli tu stesso. Se desideri che la gente sia paziente e rispettosa nei tuoi confronti, sii tu per primo paziente e rispettoso. Ricorda, figlio mio: questa legge di natura si applica a ogni aspetto delle nostre vite".
Parola di Dio: Gn. 2,4-9.15-17; Sal. 103;Mc. 7,14-23
Vangelo Mc 7, 14-23
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive:fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". Parola del Signore
"DAL CUORE DEGLI UOMINI ESCONO LE INTENZIONI CATTIVE: FORNICAZIONI, FURTI, OMICIDI, ADULTERI, CUPIDIGIE, MALVAGITA’, INGANNO, IMPUDICIZIA, INVIDIA, CALUNNIA, SUPERBIA, STOLTEZZA". (Mc. 7,21-22)
Gesù parla di "invidia". Il termine usato significa "avere occhio cattivo", quindi non essere sereni nel giudizio sia con il prossimo che con Dio. E’ non essere contenti del bene altrui ma anche mugugnare nei confronti di Dio, essere meschini e incapaci di vedere le sue vie. La "superbia" è intesa come orgoglio, alterigia, arroganza. E’ l’atteggiamento di chi si crede qualcuno, di chi presuppone di "essersi fatto da sé". E’ contraria all’umiltà e alla verità. La "stoltezza" non ha bisogno di grandi spiegazioni, basta guardarsi attorno per vederne infinite applicazioni. Gesù chiama stolti gli ipocriti che puliscono l’esterno ma dentro son pieni di rapine e di malizia, quindi è stolto soprattutto chi bada solo alle apparenze, chi bada alle minuzie e trascura le cose importanti. La "cupidigia" è anche questa una forma di stoltezza perché significa dare alle cose più valore di quello che hanno. Questi e gli altri prodotti di questo elenco purtroppo li conosciamo e sappiamo che escono dal cuore corrotto dell’uomo. Però dal cuore dell’uomo nascono anche le cose buone. Di queste Gesù non fa un catalogo. Ci può essere un catalogo dei vizi ma le cose buone e pulite non possono essere codificate. Un giorno una signora mi diceva: "Chissà lei che confessa, quante ne sente!" Non è affatto vero, non c’è niente di più vecchio e ripetitivo del peccato. In quel campo non si inventa nulla, al massimo si aggiornano cose vecchie. Nella bontà, invece, è possibile la creazione di qualcosa di veramente nuovo e insospettato. Solo in questo territorio sono possibili le scoperte, le invenzioni più sensazionali, le cose più incredibili.
GIOVEDI’ 10 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Scolastica, vergine; San Guglielmo di Malavalle.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, SEI TU IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI.
Hanno detto: Signore, Tu ci chiami per nome, ci conosci per faccia, e di nessuno di noi Ti sei fatto il doppione di riserva. (Don Tonino Bello)
Saggezza popolare: A chi mangia sempre polli vien voglia di polenta.
Un aneddoto: "Quante discussioni si sono fatte e si fanno ancora su Dio. Tu che ne pensi?", chiese un giorno un discepolo al grande maestro. "Vedi quell'ape?", rispose il maestro. "Senti il suo ronzìo? Esso cessa quando l'ape ha trovato il fiore e ne succhia il nettare. Vedi quest'anfora? Ora vi verso dell'acqua. Ne senti il glu-glu? Cesserà quando l'anfora sarà colma. Ed ora osserva questo biscotto che pongo crudo nell'olio bollente. Senti come frigge e che rumore fa? Quando sarà ben cotto tacerà. Così è degli uomini. Fino a quando discutono e fanno del gran rumore su Dio, è perché non l'hanno ancora trovato. Chi invece l'ha trovato tace e, nel silenzio, adora ed agisce".
Parola di Dio: Gn. 2,18-25; Sal. 127; Mc. 7,24-30
Vangelo Mc 7, 24-30
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo Gesù, partito da Genesaret, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli". Allora le disse: "Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia". Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato. Parola del Signore
"NON E’ BENE PRENDERE IL PANE DEI FIGLI E GETTARLO AI CAGNOLINI". "SI’, SIGNORE, MA ANCHE I CAGNOLINI, SOTTO LA TAVOLA, MANGIANO LE BRICIOLE DEI FIGLI". (Mc. 7,27-28)
Il bellissimo dialogo di fede tra Gesù e la donna cananea si svolge intorno al tema del pane, un tema caro a Marco e alla comunità primitiva: il pane essenza di vita, il pane moltiplicato e condiviso da Gesù con 5000 persone, Gesù che si fa pane e si dona a noi nell’Eucaristia e attorno ad essa si ritrova e forma la comunità. Ecco, allora, che questo Pane è il Segno per eccellenza dei cristiani. In esso si "fa memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù", esso diventa il segno della solidarietà e della condivisione, esso va rispettato, non gettato. E qui, poco per volta nascono le norme per regolare l’accesso all’Eucaristia. Chi può o non può ricevere questo Pane? Gesù alla donna pagana, venuta a chiedere un miracolo di guarigione per sua figlia, risponde: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Dunque, il pane è per i figli. E qui teologi e moralisti si sono sbizzarriti: chi saranno i figli? Il popolo di Israele? Ma è restrittivo! Saranno i battezzati? Ma quando Gesù ha parlato dicendo questo non aveva ancora mandato a battezzare… Sarò semplicista, ma a me sembra evidente che i figli sono tutti, perché ognuno è figlio di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza. L’unica cosa è aver coscienza della divinità di Gesù. Forse la distinzione tra figli e cagnolini sta proprio in questo: l’idolatra, il materialista, l’ateo professo non ha coscienza di essere figlio di Dio e quindi il pane dei figli non è per lui. Vedete che se la ragioniamo così, il criterio di accostarsi o meno all’Eucaristia non può essere un criterio dettato da norme che pur sono un buon punto di riferimento per la formazione di una retta coscienza, ma deve essere un qualcosa che parte dal profondo dell’uomo che riconoscendosi figlio, magari anche peccatore, indegno, si decide a mettersi in cammino per tornare alla casa del Padre ed ha bisogno di mangiare lungo la strada per non venir meno. Comprendiamo bene! Non è che questo metodo sia meno severo di quello delle norme. Se le norme, infatti, si possono sempre eludere, aggirare, la coscienza, se sei onesto, no. Con questo criterio, però, si sposta il centro da fredde norme (spesso volute da elucubrati ragionamenti umani per tenere in potere gli uomini attraverso il dominio sulle loro coscienze) all’uomo stesso. Questa pagana che è giudicata con superiorità dai benpensanti, conscia delle proprie debolezze, ma che sa usare le stesse debolezze per proclamare i suoi diritti, alla fine non solo mangia le briciole ma, "per questa sua parola", ottiene il desiderato miracolo.
VENERDI’ 11 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Ricorrenza della Madonna di Lourdes; Santa Eloisa; San Dativo, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, IL TUO SERVO E’ MALATO. GUARISCILO!
Hanno detto: La coscienza è Dio presente nell’uomo. (Victor Hugo)
Saggezza popolare: Chi scherza col gatto, non si lagni se è graffiato.
Un aneddoto: Sognai che non ero più. Avendo concluso i miei giorni su questa terra, mi trovavo tra le soffici nubi del cielo. Me l'aspettavo: tutti in coda, anche in attesa del giudizio! Man mano che avanzavo, cominciai a intravedere una figura barbuta. L'espressione era mite, eppure le rughe che solcavano l'ampia fronte, gli conferivano un aspetto autoritario. Appese alla candida tunica un mazzo di grosse chiavi dorate; in mano reggeva una bilancia. Allora era tutto vero! Per ogni anima che gli si presentava davanti, vidi che annotava qualcosa su una pergamena. In breve fu quasi il mio turno. Deciso a non farmi cogliere impreparato, ripercorsi la mia vita, da cima a fondo ricordando tutte le colpe commesse, perfino le più insignificanti marachelle compiute da bambino. Toccò a me: timidamente mi avvicinai, mentre il giudice protendeva la bilancia nella mia direzione. Stavo per cominciare il resoconto dei miei peccati, ma quale enorme sorpresa mi colse, quando lo sentii chiedere: "Figliolo, quanto hai amato?".
Parola di Dio: Gn. 3,1-8; Sal. 31; Mc. 7,31-37
Vangelo Mc 7, 31-37
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Parola del Signore
"APRITI!". (Mc. 7,34)
Oggi, festa delle apparizioni della Madonna a Lourdes, la lettura continua del Vangelo di Marco che stiamo facendo, ci propone la guarigione di un malato sordomuto. Viene spontaneo, per chi è stato in quella cittadina ai piedi dei Pirenei, ricordare le lunghe sfilate di carrozzelle davanti alla grotta o la benedizione Eucaristica dei malati. Quante malattie, quante sofferenze là come in ogni ospedale, in ogni famiglia. E quante persone che invocano una guarigione o del corpo o del cuore. E ripenso anche alla sfilata di migliaia di "sani" davanti a quella grotta, sani a volte più malati dei malati. E allora, senza nulla togliere alla concretezza e materialità del miracolo del Vangelo, mi piace, oggi, leggere quell’ "Apriti!" di Gesù come rivolto a noi. Tu che sei sordo davanti all’universo, alla natura, apriti per comprendere che non sei frutto del caso, che non viaggi verso il nulla; ascolta, leggi nei segni della creazione l’opera di un creatore provvidente. Tu che dici di cercare Dio ma che cerchi solo te stesso, apriti al Dio che ha parlato lungo tutta la storia della salvezza e che "nella pienezza dei tempi ci ha parlato attraverso Suo Figlio" fatto uomo per noi. Tu che vivi esclusivamente nel tuo guscio, per te stesso, apriti al mondo non fatto di estranei e di concorrenti ma di fratelli perché figli dello stesso Dio. Tu che sei triste, musone, apriti alla parola gioiosa del Vangelo, apri il tuo volto al sorriso, i tuoi occhi alla serenità, il tuo spirito all’ottimismo. Tu che vivi con rabbia la tua sofferenza, la tua malattia, la tua solitudine, apriti a chi può darle un senso e un valore. Apri le tue labbra per dire una parola di incoraggiamento piuttosto che un giudizio, lascia che dal tuo cuore riconoscente sgorghi un canto di lode. Apri soprattutto il cuore perché cessando di essere un cuore di pietra diventi di carne, capace di lasciarsi ferire e di amare, capace di ricevere e di donare. Apriti alla speranza di un Dio che, non ancora stanco del rifiuto dei suoi figli, ti offre quotidianamente il sacrificio di Gesù nell’Eucaristia. Smettila con i chiavistelli e le porte blindate che ti chiudono al mondo e a Dio, lascia entrare un raggio di sole in casa tua e sii un po’ luce anche per chi vive con te.
SABATO 12 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto di Aniane, monaco; Santa Eulalia, vergine e martire.
Una scheggia di preghiera:
DOV’E’ CARITA’ E AMORE LI’ C’E’ DIO.
Hanno detto: Non può esistere un cristiano neutrale. (Don Primo Mazzolari)
Saggezza popolare: Difendere la propria colpa è un'altra colpa.
Un aneddoto: Un discepolo cercò il rabbino Nahman di Braslaw. "Non continuerò i miei studi dei Testi Sacri", disse. "Abito in una piccola casa con i miei fratelli e i genitori, e non trovo mai le condizioni ideali per concentrarmi su ciò che è importante". Nahman indicò il sole e chiese al suo discepolo di mettersi la mano davanti al viso, in modo da occultarlo. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completamente la forza, la luce e la maestosità dell'immenso sole. Nella stessa maniera, i piccoli problemi riescono a darti la scusa necessaria per non proseguire nella tua ricerca spirituale. Così come la mano può avere il potere di nascondere il sole, la mediocrità ha il potere di nascondere la luce interiore. Non incolpare gli altri per la tua incompetenza".
Parola di Dio: Gn. 3,9-24; Sal. 89; Mc. 8,1-10
Vangelo Mc 8, 1-10
Dal vangelo secondo Marco.
In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: "Sento compassione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano". Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?". E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette". Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta. Parola del Signore
"E DOMANDO’ LORO: QUANTI PANI AVETE?". (Mc. 8,5)
L’episodio raccontato dal brano odierno del Vangelo comincia da un profondo sentimento di Gesù: "Sento compassione di questa folla", e sappiamo che per Gesù compassione non vuol dire: "Poverini!", ma è: "Che cosa possiamo fare per loro?". E per vedere se i suoi hanno capito chiede subito: "Quanti pani avete?". La vera compassione non è pietire gli altri magari dicendo dentro di sé: "Meno male che non è toccato a me", è tirare fuori il proprio poco e metterlo a disposizione. Oggi ci sono dei neologismi sempre più in voga: si parla di globalizzazione, di villaggio comune. Pensando alla moltiplicazione dei pani e al "villaggio comune" vi offro oggi una provocazione di Pronzato: "Dicono che il mondo sia diventato ‘un grande villaggio’. Un cosmonauta lo può percorrere in un’ora e mezzo, non di più. Dicono che in questo grande villaggio ci sono cento ricchi e duecentotrenta poveri. Dicono che nel quartiere dei ricchi muore in media una persona l’anno e nasce meno di un bambino. Mentre nel quartiere dei poveri ne muoiono tre e ne nascono nove. Dicono che, fatte le proporzioni, nel grande villaggio del mondo ogni anno ci sono 10 milioni di ricchi in più e sempre più ricchi. E sessanta milioni di poveri in più e sempre più poveri. Dicono che nel grande villaggio qualcuno sia molto bravo a fare i conti. Dicono che nel grande villaggio che è il mondo circola una parola miracolosa: progresso. Ma che i poveri non hanno ancora imparato a riempirsi lo stomaco con questa parola ad alto contenuto nutritivo. Signore, ti rincresce lasciare il deserto e venire a dare un’occhiata a questo grande villaggio? Ci arrivi in fretta ma è probabile debba trattenerti un po’ più di tre giorni. Ti avverto che non dovrai stupirti se qualcuno di noi, mandato a fare l’inventario delle provviste, andrà dritto e filato nelle case dei poveri. Che cosa vuoi, è l’abitudine. L’abitudine del progresso."
DOMENICA 13 FEBBRAIO: 6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Tra i santi ricordati oggi: San Benigno da Todi, martire; Sante Fosca e Maura, martiri.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, LA MIA VITA SIA CONFORME ALLA VOLONTA’ DI DIO.
Hanno detto: L’unico tiranno che accetto in questo mondo, è la silenziosa piccola voce dentro di me. (Gandhi)
Saggezza popolare: Se vuoi che si conservi il tuo segreto, perché non lo conservi tu stesso?
Un aneddoto: Un uomo decise, un giorno:”Voglio conoscere tutto e, se fosse necessario, farò il giro del mondo”. Così disse e così fece. L'uomo si mise a percorrere il mondo. Dai più grandi professori imparò la geografia, la storia e l'intera gamma delle scienze. Scoprì la tecnica, si entusiasmò per la matematica, si appassionò all'informatica. Registrò su dischetti, video e cd tutto quello che aveva imparato e scoperto. Ritornò a casa soddisfatto e felice. Diceva: “Ora, conosco tutto!”. Qualche giorno dopo, fece visita ad un famoso personaggio, conosciuto in tutto il mondo per la straordinaria sapienza. L'uomo voleva confrontare il suo sapere con quello del saggio. Tirarono a sorte per sapere quale dei due avrebbe dovuto porre la prima domanda. La sorte designò il grande saggio, il quale si rivolse all'uomo e gli domandò: “Che cosa sai dell'amicizia?”. L'uomo ripartì, senza dire una parola. Sta ancora percorrendo il mondo.
Parola di Dio: Sir. 15,15-20; Sal. 118; 1Cor. 2,6-10; Mt. 5,17-37
Vangelo Mt 5, 17-37
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Parola del Signore
“SE LA VOSTRA GIUSTIZIA NON SUPERERA’ QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI “. (Mt. 5,20)
Non finiamo mai di stupirci su quanto liberante ma esigente sia il Vangelo. La frase di oggi ci invita ad essere più bravi dei cosiddetti “bravi”. Gli scribi e i farisei, infatti erano tutt’altro che dei “cattivi ingiusti”, erano gli osservanti di allora, erano i sacerdoti ottemperanti a tutte le norme liturgiche e le direttive dei vescovi, erano i benemeriti della parrocchia sempre disponibili a mettersi in prima fila nelle grandi occasioni, erano i consacrati che osservavano scrupolosamente i voti di castità, povertà, obbedienza. L’unico loro torto era quello di restringere il proprio dovere all’osservanza religiosa della legge, di affidarsi unicamente al culto per incontrare Dio. Erano dei perfetti religiosi, anzi, degli idolatri religiosi perché della loro religiosità avevano fatto Dio. E oggi, non sono ancora molti i cristiani che si fermano a questo? Spesso, infatti, troviamo persone che dicono: “Avere fede è buona cosa, andare a Messa anche, fare un’offerta alla Chiesa pure in quanto ci vuole qualcuno che tenga a freno con delle norme morali, ma poi la vita di tutti i giorni è tutt’altra cosa. Il mondo degli affari è un mondo di squali: o mangi o sei mangiato. La fedeltà coniugale? “Ma io sono un uomo (chissà che cosa vorrà dire!?) e poi, con tutte le occasioni che ti vengono messe sotto gli occhi, sarebbe da stupidi non approfittarne, ma con moderazione, senza togliere nulla alla mia famiglia. Io sono un benefattore, infatti ho preso a lavorare da me dei clandestini, si prendono dei bei soldi, sono in nero, e poi, tutto è più facile. niente sindacati, se danno fastidio li mandi via, intanto non possono farti niente”. Gesù ci dice che a Lui non basta il profumo dell’incenso se non c’è il profumo della giustizia, a Lui non serve una Chiesa esatta nei riti ma senza la firma del prossimo, di ogni prossimo sul suo passaporto, a Lui non bastano i dieci comandamenti se non sono conditi, vissuti, celebrati con il comandamento dell’amore. La carità non può lavarsi le mani davanti alla giustizia e la giustizia, se non vuole immeschinirsi e diventare “ingiusta”, non può rifiutare il fermento della carità e allora, come dicevo all’inizio, la vocazione cristiana supera il ‘mestiere da cristiano’, diventa davvero liberante davanti ad ogni legge formale o rituale o abitudinaria, ma anche estremamente impegnativa perché oltre al ‘religioso’ c’è tutto il resto del programma di Cristo.
LUNEDI’14 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa; San Valentino, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, SE TU SEI PADRE, OGNI UOMO E’ MIO FRATELLO.
Hanno detto: La cosa più difficile è conoscere se stessi; la più facile è consigliare gli altri. (Talete)
Saggezza popolare: Servo d'altri si fa, chi dice il suo segreto a chi non lo sa.
Un aneddoto: Qualche secolo fa, in un piccolo paesino, abitava un giovane pittore che passava il suo tempo a dipingere paesaggi. Un giorno conobbe una bellissima ragazza, i due si innamorarono e decisero di fidanzarsi. Il giovane pittore voleva cercare il modo migliore per dimostrare tutto il suo amore alla sua bella fidanzata, così decise che l'avrebbe raffigurata ogni giorno in un dipinto diverso, cercando ogni volta di immaginarsi il bel viso dell'amata. Iniziò così a dipingere il suo volto su ogni tela, si sforzava di rendere al meglio la sua bellezza, voleva che ogni dipinto fosse sempre più bello del precedente. Iniziò a dipingere così tanto che presto cominciò a non uscire più di casa, a non dormire più la notte per poter finire il quadro e per iniziarne subito un altro. Con il passare del tempo però il volto della ragazza sui suoi nuovi dipinti appariva sempre più sfumato, indefinito. Si accorse così di essersi dimenticato di come fosse il viso della bella fanciulla. Allora cadde in disperazione e cercò con tutte le sue forze di ricordarsi l'immagine della sua fidanzata. Giorno dopo giorno, il giovane pittore non fece altro che aspettare che il ricordo gli tornasse vivo nella mente. E così invecchiò, solo, chino sulle sue tele.
Parola di Dio: At. 13,46-49; Sal. 116; Lc. 10, 1-9
Vangelo Lc. 10, 1-9
Dal Vangelo secondo Luca
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
“IL SIGNORE DESIGNO' ALTRI SETTANTADUE DISCEPOLI E LI INVIO' A DUE A DUE ANTI A SE' ON OGNI CITTA’ E LUOGO DOVE STAVA PER RECARSI.
(Lc. 10,1)
Oggi, pensando a due fratelli santi, Cirillo e Metodio che furono grandi missionari dei paesi slavi, ascoltiamo ancora una volta l’invito pressante che Gesù fa agli apostoli e alla Chiesa: "Andate…". Non è semplicemente un suggerimento, un optional, è un imperativo. Ogni credente in Cristo è un mandato. E, comprendiamo bene, anche per distinguerci da certi propagandisti di religioni che sembrano noiosi, asfissianti, tristi ‘venditori porta a porta’, andare, essere missionari non è convincere altri con eloquenza, con teologie, con promesse di dolcificanti paradisi. Andare è soprattutto uscire da sé, è rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro io, è smetterla di girare intorno a noi, come se fossimo il centro del mondo e della vita. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche. Partire, è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farsi loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. La strada non la si compie con le parole, le discussioni, le dotte dispute ecclesiali, la si compie con il movimento, la fatica delle gambe e del corpo. Una buona notizia, se non è trasmessa, non è neppure una notizia. La missione è vicina a te, è in casa tua, nel tuo palazzo di illustri sconosciuti, nel tuo ufficio di qualunquisti religiosi, nella tua parrocchia in cui molti sono i benpensanti senza Dio.
MARTEDI’ 15 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Sigfrido, vescovo; Sant’Euseo di Serravalle Sesia.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI, SIGNORE, IL PANE DELLA VITA.
Hanno detto: Non credere in Dio è triste. Credere in Dio e far torto ai fratelli è tremendo. (Italo Alighiero Chiusano)
Saggezza popolare: Anche i cani piccoli, davanti al loro uscio si sentono grossi.
Un aneddoto: Nel suo commento al Salterio il grande maestro alessandrino Origene (III sec.) racconta che un dotto ebreo, probabilmente un membro dell'accademia rabbinica di Cesarea, gli aveva paragonato le Sacre Scritture ad un grande palazzo con molte, moltissime stanze. Davanti ad ogni stanza c'è una chiave, ma non è quella giusta. Le chiavi di tutte le stanze sono scambiate: trovare le chiavi giuste che aprono le porte è compito di chi spiega la Bibbia.
Parola di Dio: Gn. 6,5-8; 7,1-5.10; Sal. 28; Mc. 8,14-21
Vangelo Mc 8, 14-21
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane". Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici". "E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette". E disse loro: "Non capite ancora?". Parola del Signore
"I DISCEPOLI NON AVEVANO CON SE’, SULLA BARCA, CHE UN SOLO PANE E DICEVANO: NON ABBIAMO PANE… E GESU’ DISSE LORO: NON CAPITE ANCORA?". (Mc. 8,14-21)
Da sempre, quando si vuole indicare il ministero del Papa e dei vescovi si usa figurativamente il termine "la barca di Pietro". Fa pensare, nel nostro Vangelo di Marco, il fatto che fino ad ora abbiamo avuto tre episodi riguardanti la barca di Pietro e tre grandi insegnamenti per la Chiesa. Nel primo episodio gli apostoli si scoprono deboli e paurosi: hanno paura di affondare durante la tempesta e invece sono chiamati ad aver fede in Lui che dorme. Nel secondo lo pensano un fantasma mentre cammina vincitore sulle acque e sono chiamati a riconoscerlo nella sua divinità, senza cercare di scimmiottare la sua presenza, se no si affonda. In questo terzo episodio è ancora una volta una Chiesa più preoccupata di poco pane e di panettieri che manifesta la sua incomprensione nei confronti di Gesù. La "barca di Pietro" manifesta la poca fede, ma Gesù pur rimproverando accoratamente è su quella barca. Gesù è l’incompreso. I rappresentanti ufficiali della religione cercano di farlo morire, i suoi apostoli si dimostrano ciechi davanti a Lui, più preoccupati della loro sopravvivenza materiale che di Lui, più propensi al pane della mensa che al pane di Gesù. La Chiesa (noi) ha sempre con sé l’unico vero Pane, il solo capace di calmare ogni tempesta e di colmare ogni fame, ma spesso ignora questo. Spesso ci lasciamo infettare dal "lievito dei farisei e degli erodiani", cioè dalle forme delle false sicurezze religiose, dal facile ridurre la fede a norme religiose da applicare soprattutto sulla schiena degli altri, oppure dalla sete del potere e dell’avere e siamo anche abili a trovare giustificazioni (anche manipolando la Scrittura). Ma, ricordiamoci, farisei ed erodiani, potere civile e religioso sono alleati per uccidere Gesù. Se noi ci lasciamo infettare dal loro modo di essere, diventiamo come loro, contro Gesù e poco per volta il nostro cuore si indurisce e non lo comprende più, i nostri occhi diventano occhi incapaci di riconoscerlo. Lui è sulla barca, Lui cammina al nostro fianco e noi non lo vediamo. Chissà quando capiremo la lezione smettendola di preoccuparci dei nostri piccoli poteri e cibandoci di Lui, Pane di vita eterna?
MERCOLEDI’ 16 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Onesto; Santa Lucilia, martire.
Una scheggia di preghiera:
FA’ BRILLARE SU DI NOI IL TUO VOLTO, SIGNORE GESU’.
Hanno detto: E' umano commettere peccati, diabolico persistervi, cristiano odiarli, divino abbandonarli. (F. Logau)
Saggezza popolare: Anche i matti sono savi quando tacciono.
Un aneddoto: Don Francesco Dalmazzo, allievo di don Bosco, fu testimone oculare di un evento miracoloso operato grazie al fondatore dei salesiani. Un giorno vide i garzoni incaricati della distribuzione del pane rivolgersi angosciati a don Bosco per la scarsità di cibo. Nella cesta, che doveva bastare per 400 ragazzi, c'erano solo una quindicina di pagnotte. Come fare a nutrire tutti? Don Bosco disse loro di non preoccuparsi, lui stesso avrebbe distribuito il pane. Il giovane Francesco vide il santo mettersi a fianco della cesta e, facendo sfilare tutti i ragazzi, dare a ciascuno un pane. Alla fine, nel canestro era rimasta la stessa quantità di pane portata dai garzoni.
Parola di Dio: Gn. 8,6-13.20-22; Sal 115; Mc. 8,22-26
Vangelo Mc 8, 22-26
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio". Parola del Signore
"VEDO GLI UOMINI, INFATTI VEDO COME ALBERI CHE CAMMINANO". (Mc. 8,24)
Signore, quante volte, in questi anni della mia vita mi hai sentito chiederti: "Perché?" E "Che cosa vuoi da me?". Ti ho chiesto perché vedendo le tante sofferenze ingiuste degli uomini. Ti ho chiesto il perché insieme a quella mamma che in un momento ha perso il proprio figliolo. Ti ho chiesto perché celebrando tante volte sepolture di persone che mi sembrava avessero ancora un ruolo importante sulla terra. Ti ho chiesto perché quando ho visto il corpo devastato e sfatto di persona malata di cancro. Ti ho chiesto perché del rantolo continuo e senza speranza dei moribondi. Ti ho chiesto perché perfino davanti alla croce di Cristo: perché questa sofferenza per salvarci? Perché la tua bontà paterna non è intervenuta almeno per Lui, il Tuo Figlio prediletto? E poi quante volte ti ho chiesto: "Che cosa vuoi da me?" Te l’ho chiesto cercando di chiarire una vocazione, te l’ho chiesto davanti ai miei progetti che pensavo benedetti da Te e che venivano cambiati in un momento dalla malattia. Te l’ho chiesto migliaia di volte confessando, per essere davvero Tua Parola a chi veniva a cercare il tuo perdono, e altre migliaia di volte davanti al foglio bianco che stavo per scrivere per i miei amici e per i tuoi figli. Vedi, Signore, ci sono stati periodi in cui mi pareva di vedere e di vederci chiaro. Il periodo del razionalismo materialista che esigeva sempre risposte chiare e ben distinte, il periodo della ricerca di una teologia che spiegandomi Dio per filo e per segno mi desse il senso di ogni problema, il periodo in cui pensavo che con il volontarismo e una morale ben precisa si potesse essere noi stessi risposta ad ogni problema… ma, immancabilmente erano risposte parziali, non soddisfacenti. Eri già intervenuto, mi stavi prendendo per mano, ma io, come il cieco del Vangelo vedevo e vedo "gli uomini come alberi che camminano". Signore, c’è bisogno di un secondo intervento, ed anche ben deciso. C’è ancora troppo ‘squame’ nei miei occhi, troppa terra e poco cielo, troppa ragione e poca fede, troppo io e poco Tu. Signore, se vuoi, puoi farmi vedere, e anche subito, ma se questa non è la tua volontà permettimi almeno di contemplare tutto come un’ombra, ma di scorgere almeno il Tuo Volto.
GIOVEDI’ 17 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Santi sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria; San Fuldrado.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.
Hanno detto: Ci sono due specie di uomini: i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti. (Pascal)
Saggezza popolare: Il cane di due padroni muore di fame.
Un aneddoto: Giovannino Cagliero aveva tredici anni quando per la prima volta incontrò Don Bosco a Castelnuovo di Asti. Era il primo di novembre del 1851, festa di tutti i Santi. Don Bosco contava allora 36 anni. “Mi pare che tu abbia qualcosa da confidarmi”, gli scoccò con un sorriso Don Bosco, quando si accorse che quel ragazzo gli ruotava attorno indeciso. “Veramente, sì,” rispose il ragazzo. “Hai qualche desiderio?” “Vorrei venire con lei a Torino.., e stare sempre con lei”. Bastò lo sguardo di Don Bosco per rendere inflessibile la decisione di Giovannino. Alla mamma del ragazzo, la sera di quel giorno Don Bosco azzardò: “È vero che volete vendermi vostro figlio?” “Venderlo, no. Piuttosto glielo regalo”. La sera del 2 novembre, giorno dei Morti, Giovannino Cagliero entrava definitivamente nell’Oratorio di Valdocco a Torino. Don Bosco lo presentò alla sua buona mamma Margherita: “Ecco, mamma, un ragazzetto di Castelnuovo: ha ferma volontà di farsi buono e di studiare. “Oh, si”, interloquì la mamma, “tu non fai altro che cercare ragazzi, mentre sai che manchiamo di pasta e di locali”. “Ma via, mamma, qualche cantuccio lo troverai”, ribatté Don Bosco. “Sì, lo metteremo nella tua stanza”. “Non è poi necessario. Questo ragazzo, come vedi, non è grande; lo metteremo a dormire nel canestro dei grissini e con una corda lo attaccheremo a una trave, alla maniera di una gabbia per canarini”. Il ragazzo non si staccò più da Don Bosco. Si fece prete e salesiano, fu missionario prestigioso nella Terra del Fuoco, poi vescovo e cardinale.
Parola di Dio: Gn. 9,1.13; Sal. 101; Mc. 8,27-33
Vangelo Mc 8, 27-33
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Parola del Signore
"E VOI, CHI DITE CHE IO SIA?". (Mc. 8,29)
Fai attenzione! Se non è ancora capitato, prima o poi succederà nella tua vita. A forza di cercare, di stare con Gesù, magari nel momento in cui non te lo aspetti, arriverà anche per te la domanda cruciale. Fin che Gesù sembra informarsi puoi cavartela anche facendo bella figura e, rispondendo, statistiche alla mano, su che cosa il mondo pensi di Lui: basta aver letto, magari anche solo di traverso, qualche libro che pomposamente parla di sociologia del cristianesimo o, peggio ancora, certi annuari della Chiesa cattolica dove sono elencati i cristiani nel mondo, i convertiti, i battezzati, il numero dei preti e delle suore e mille altre cose inutili… "Ma tu chi dici che io sia?". E qui non è consentito aggirare l’ostacolo, rispondere con le definizioni dei teologi (e anche quelle del "Credo" non vanno bene se sono solo formali). Sei costretto a rispondere del tuo. Forse sei confuso, non ci vedi bene, vorresti prendere del tempo. Ti accorgi che a seconda della tua risposta, da questo momento cambia qualcosa. Nel Vangelo di Marco infatti siamo al giro di boa; le folle, i miracoli, i facili entusiasmi si diradano; gli scribi, i farisei, i sommi sacerdoti si fanno agguerriti, cercano l’eliminazione non più verbale ma fisica; su tutto si allunga inquietante l’ombra della croce. Dare una risposta a quella domanda non significa essere lo scolaro più bravo, fare bella figura, meritare una medaglia premio o un diploma di ortodossia, significa giocare la propria vita in qualcosa che non sempre è allettante, in qualcosa che non ci piace né per Gesù, né per noi: la croce. Al Signore non interessa neppure tanto come la penso, gli interessa sapere se sono disposto a seguirlo. Non sarà proprio per questo che poi Gesù chiede di non parlarne? Le parole, da adesso in avanti servono a poco, serviranno di nuovo se passeremo lo scoglio del Calvario.
VENERDI’ 18 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Claudio, martire; Santa Costanza di Vercelli.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CREDO AL TUO PERDONO
Hanno detto: Se dovessimo ringraziare Dio per tutte le gioie che ci da, non ci rimarrebbe il tempo per lamentarci con Lui. (Luigi Santucci)
Saggezza popolare: La sofferenza, se diventa amore, può curare ogni dolore.
Un aneddoto: Ad Eliopoli il faraone d’Egitto aveva innalzato mille obelischi di durissimo granito, come sfida al cielo. Ma ecco un vecchio canuto presentarsi al faraone. Gli dice: Lascia tutto e vattene! Il faraone sorride e risponde: Chi sei tu, vecchio, per comandarmi questo? Credi forse d’essere più potente di me? E il vecchio: Io certo sono più potente di te. Io sono il “Tempo”! A quel nome il faraone impallidisce, scende dal trono... e il suo impero tramonta. Lo stesso si ripete a Babilonia, tra le massicce torri a gradini. Lo stesso si ripete a Ninive, tra le superbe mura di cotto... Ad Atene, tra i bianchi marmi della meravigliosa Acropoli... A Cartagine, tra le colossali statue del dio Moloch. Ovunque il vecchio bianco si presentava, ovunque i potenti chinavano il capo, ovunque i loro impeti si sfasciavano. Ma un giorno a Roma, sul colle Vaticano, un vecchio uomo fragile e mite non dette ascolto alle sue minacce. Non volle ubbidire al “Tempo” e restò solenne di fronte a lui. Io son il “Tempo”! urlò furioso il distruttore di imperi. E il bianco Padre del Vaticano rispose sereno: Ed io sono, per dono di Dio, l'Eternità! Attraverso i secoli devo rappresentare l’eterna fedeltà d’amore di Dio verso gli uomini! (G. K. Chesterton)
Parola di Dio: Gn. 11,1-9; Sal. 32; Mc. 8,34-9,1
Vangelo Mc 8, 34-39
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza".
"SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME... PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA”. (Mc. 8,34)
Quante volte, al mattino, alla sera, prima del pranzo, passando davanti a una chiesa, facciamo il segno di croce! Eravamo ancora bambini e sul nostro capo, il giorno del battesimo è stato fatto il segno di croce, il giorno della nostra sepoltura qualcuno metterà una croce sulla nostra tomba. Avete mai pensato a che cosa è una croce? E' un segno di tortura, di cattiveria umana che ha escogitato delle atrocità per far morire un condannato. La croce in sé è un segno brutto, di dolore, di violenza. Anche Gesù suderà sangue prima di abbracciare la sua croce. Dovremmo pensarci bene quando ci segniamo con essa o quando per facile consolazione diciamo ad un altro: "E' la tua croce!". L'unico significato positivo è che Gesù con la sua croce , brutta, cattiva, piena di dolore ha amato. Il cristiano se vuol essere tale, allora deve essere uno marcato dalla croce non perché la croce sia bella ma perché con Gesù la croce può diventare segno di amore.
SABATO 19 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Corrado Gonfalonieri; San Mansueto, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
VIENI SIGNORE IN MEZZO A NOI, RESTA CON NOI PER SEMPRE.
Hanno detto: La perfezione consiste nel fare la Sua volontà e nell’essere ciò che Egli vuole che siamo. (Santa Teresa di Lisieux)
Saggezza popolare: Tutti nascono piangendo, nessuno muore ridendo.
Un aneddoto: IL CONTRARIO DEL PADRE MISERICORDIOSO.
“Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portandosi con sé tutti i soldi. Ma a un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l’altro figlio, quello buono, che gli chiese, dove stava andando così di corsa e con quell’arnese: “È tornato quel disgraziato di tuo fratello: dopo quel che ha fatto si merita un bel po’ di botte!”. “Vuoi che t’aiuti anch’io, papà?” “Certo!”, risponde il padre. E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse d’uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s’era finalmente cavato la voglia di punire quei figlio che gliel’aveva combinata proprio grossa!”. - (A. CENCINI, Vivere riconciliati, E.D.B.).
Parola di Dio: Eb. 11,1-7; Sal. 144: Mc. 9,2-13
Vangelo Mc 9, 1-12
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!". Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è gia venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui". Parola del Signore
DISSE PIETRO: “FACCIAMO TRE TENDE”. (Mc. 9,4)
E’ curioso come l’uomo si preoccupi sempre di costruire una casa a Dio, che, invece, è sceso sulla terra proprio per abitare nella casa dell’uomo. La progettazione della tenda, forse, risponde al desiderio inconscio di tenere Dio in luoghi ben definiti. Troppi cristiani preferiscono andare a trovare Dio nella sua casa, piuttosto che farsi trovare da Lui nella propria abitazione miserabile. Preferiscono rimanere in ginocchio per un certo tempo, e poi, una volta alzati, fare la propria strada senza correre il rischio di trovarselo accanto tutti i momenti. Invece la logica dell’incarnazione è quella di un Dio che vuole stare con noi, che si serve addirittura di noi per continuare a venire a portare la sua proposta di amore per gli uomini.
DOMENICA 20 FEBBRAIO: 7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Eleuterio di Tornai; San Nemesio.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI, O GESU’ MODELLO DI PERDONO E DI PACE.
Hanno detto: Se vuoi vivere, o uomo, secondo la Legge di Dio, avrai per protettore l’autore stesso di quella Legge. (Padri del deserto)
Saggezza popolare: Il lupo sogna le pecore, e la volpe le galline.
Un aneddoto: Un uomo di campagna, che aveva parecchi soldi, tutte le volte che andava in città si amareggiava: sui muri, sui tetti delle case, alle cantonate c’era roba scritta in grande e in piccolo ed egli doveva limitarsi a guardare perché non sapeva leggere. Neanche i nomi delle strade: solo i numeri sapeva leggere, ma i numeri dicono ben poco, e quel che contano sono sempre le parole. Allora una bella volta si chiuse in casa, prese in affitto una maestra e disse: Ritornerò in città quando avrò imparato a leggere! In tre mesi riuscì a risolvere il mistero dell’alfabeto. Allora attaccò il cavallo al biroccio e via verso la città. Giunto alla barriera, la prima cosa che vide su un muro fu una scritta a carbone: Asino chi legge. Pareva che me lo sentissi che c’era sotto la fregatura disse tra sé. E fece dietro-front, e ritornò in campagna, e si arrabbattò per disimparare a leggere. Ma ormai l’incanto era rotto ed egli era diventato un infelice come tutti gli altri. (Giovanni GUARESCHI)
Parola di Dio: Lv. 19,1-2. 17-18; Sal. 102; 1Cor.3,16-23; Mt. 5,38-48
Vangelo Mt 5, 38-48
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente"; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore
“AVETE INTESO CHE FU DETTO: OCCHIO PER OCCHIO, DENTE PER DENTE; MA IO VI DICO: ...” (Mt. 5,38—39)
Non solo ai tempi di Gesù, ma ancora oggi, alla base del diritto penale sta il fatto che la pena sia proporzionata alla colpa. Gesù mette in dubbio questo principio in nome di una giustizia più alta. Al posto di una vendetta regolamentata che rischia sempre di innescare la spirale della violenza, Gesù predica la non violenza che rinuncia a rispondere al male con le stesse armi. All’odio istintivo poi, Gesù oppone l’amore, un amore operante che si esprime attraverso gesti concreti: l’ospitalità offerta allo straniero, la preghiera per i persecutori. Ingenuità, utopia? Basta guardarsi intorno per vedere che un gesto di pace spesso è molto più efficace di una conferenza sul disarmo. Ma soprattutto, basta guardare Gesù, modello perfetto di tali atteggiamenti, che costituiscono l’essenza stessa del cristianesimo.
LUNEDI’ 21 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa; Santa Eleonora, regina
Una scheggia di preghiera:
CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’.
Hanno detto: Il mio mezzo per vincere le tentazioni che mi si presentavano era la fuga precipitosa, come quella di un disertore, non guardando l’avversario e correndo, invece, verso il mio Gesù. (Santa Teresa di Lisieux)
Saggezza popolare: I soldati combattono, i re fanno gli eroi.
Un aneddoto: Luca è a letto e ripensa alla giornata passata. C’è stato un litigio: di chi era la colpa? Daniele mi ha trattato male dice e, dopo un po’, aggiunge: Senti, è veramente possibile amare i nemici? Non lo so, penso che non sia facile andare semplicemente ad abbracciarli. È come nella storia della pecora senza artigli. Nessuna pecora ha artigli! dice Luca. Per favore me la leggi? La pecora è un animale molto debole e soffre molto per l’aggressività degli animali più forti. Ma nessuno ha mai insegnato alla pecora come fare per difendersi. Perciò, un giorno, la pecora va da Giove, il padre degli dèi, e gli racconta le sue sofferenze. Giove la ascolta attentamente e poi le dice: Bene, hai ragione, ti mancano i mezzi per difenderti in questo mondo. Scegli, quindi, ciò che preferisci per proteggerti: vuoi le zanne o portare gli artigli? No risponde la pecora, questa idea mi spaventa: mica voglio diventare una bestia feroce! Allora vorresti piuttosto iniettare veleno con la tua saliva? Per carità! Mica voglio diventare un serpente! Potresti anche avere due corna sulla testa. No, no, no, sarei simile al montone! Allora Giove le dice: Ma qualcosa ti serve per poter far male ai nemici. Risponde la pecora: Dovrei far del male a qualcuno? No, questo proprio non lo voglio; non voglio far del male a nessuno. E certamente, se avessi degli artigli, mi verrebbe anche voglia di usarli. Perciò, secondo me, è meglio subire ingiustizie che far del male agli altri. - (da G. E. LESSING).
Allora uno non dovrebbe difendersi contro le ingiustizie? chiede Luca. Sì, invece, penso di sì. Ma tante volte rispondiamo a una ingiustizia in maniera così violenta da provocare subito una nuova ingiustizia. Perciò la pecora non ha nessun’arma? Non ha armi, però ha capito una cosa molto importante: è meglio subire ingiustizia che farla. Perché la pecora ragiona così? vuole sapere Luca. Gesù ce ne ha dato l’esempio e vuole darci anche la forza per fare lo stesso Ma questo è difficile! Sì, questo è veramente molto difficile. - (J. OSTERWALDER, Raccontami una storia che parla di Dio, LDC).
Parola di Dio: Sir. 1,1-10; Sal. 92; Mc. 9,14-29
Vangelo Mc 9, 14-29
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogo: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto" Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera". Parola del Signore
"CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’ ". (Mc. 9,24)
Un bellissimo dialogo quello che avviene tra il padre del ragazzo posseduto dal demonio e Gesù. Proviamo, in breve, a riprendere attraverso la scena del Vangelo, il percorso di fede che questo brano vuol farci fare. Questo padre porta suo figlio (malato o indemoniato, in fondo è la stessa cosa) dai discepoli di Gesù. Essi avevano ricevuto da Lui l’incarico e il potere di "guarire gli infermi e di cacciare i demoni", ma questa volta non ci riescono: delusione degli apostoli ma soprattutto delusione di questo padre. "Ho provato a chiedere la grazia, sono anche andato a Lourdes e a Medjugorie, ma, niente!" Ce n’è abbastanza per dire : ciarlatanerie! Ma Gesù si interessa a questo ragazzo fino a farselo portare davanti e allora, è tanto il desiderio di vedere guarito suo figlio che questo padre dice a Gesù: "Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". E qui, Gesù vuol far prendere coscienza a quell’uomo della sua poca fede, cioè: per aumentare la fede bisogna prima di tutto rendersi conto di non averne. In fondo dice a quel padre: guarda che dipende da te. E il padre capisce che se il figlio è schiavo del male e della malattia, lui, genitore, è malato di poca fede e arriva a dire la più bella preghiera e il più bell’atto di fede che un uomo possa fare: "Credo, ma aiutami nella mia incredulità". E’ una apparente contraddizione che definisce però la fede fatta di dubbi, di paure, di povertà umane, ma anche di abbandono fiducioso. E quando, a miracolo avvenuto i discepoli chiederanno a Gesù perché non sono riusciti compiere questa guarigione e Gesù risponderà che "questa specie di demoni non si può cacciare in alcun modo, se non con la preghiera", Gesù, secondo voi, starà parlando della Sua preghiera o della preghiera che finalmente è sgorgata dal cuore di quel padre quando ha riconosciuto la propria poca fede ma ha chiesto a Gesù di aumentargliela?
MARTEDI’ 22 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Festa della Cattedra di Pietro; Santa Margherita da Cortona.
Una scheggia di preghiera:
UN CUOR SOLO, UN’ANIMA SOLA, CON TE, GESU’.
Hanno detto: Mostra davanti a Dio la tua debolezza ed Egli diverrà la tua forza. (Padri del deserto)
Saggezza popolare: Una noce da sola, non suona nel sacco.
Un aneddoto: Un ricovero per persone anziane. È vicino il Natale. Tutti si danno da fare per spedire qualcosa. Una vecchietta in un angolo mastica la propria solitudine: non ha più nessuno al mondo, salvo un figlio in prigione. La donna vorrebbe preparargli un pacco. Sa cosa farebbe piacere a suo figlio: un certo tipo di tabacco. Ma non ci sono soldi! E... Neppure a pensarci che qualcuno glielo regali. Percorre in lungo e largo il reparto maschile. Finalmente vede un uomo, che ha proprio quella qualità di tabacco. Cosa può offrirgli in cambio? Gli occhiali! L’uomo se li prova. Ci vede benissimo. Affare fatto! Spedito il suo pacco, la vecchietta si trova nel suo angolo, con un po’ di gioia nel cuore, ma anche più sola che mai. Un velo le è sceso sugli occhi: non potrà più leggere niente! Mentre così pensa, senza accorgersi, compie l’abituale gesto di assestarsi gli occhiali.., ma non li ha più!
(J.Robert, Guétter L’Aurore, Ed. du Cerf.)
Parola di Dio: Nella festa della cattedra di Pietro: 1Pt. 5,1-4; Sal. 22; Mt. 16,13-19
Vangelo Mt 16, 13-19
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Parola del Signore
“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA”. (Mt. 16,16)
La festa di oggi ci ricorda che noi siamo Chiesa fondata sull’insegnamento degli Apostoli. Con questa celebrazione professiamo la presenza di Cristo tra noi non solo nella Parola e nei sacramenti, ma anche nelle persone che, incarnando la dimensione pastorale di Cristo, a nome suo, guidano la Chiesa. Sento già la voce di qualcuno che mi dice: “Un momento! Non sempre queste persone mi rappresentano davvero il Cristo. Non è stato Gesù stesso a dirci di stare attenti ai cattivi profeti?”. Certamente è vero e certamente dobbiamo stare attenti, invocare lo Spirito Santo per discernere il bene e il male, ma dobbiamo anche fare attenzione perché Gesù non ha scelto, per fondare la sua Chiesa, dei personaggi perfetti. Pietro è anche colui che ha rinnegato il Signore e Paolo colui che perseguitava i cristiani. Gesù cambia il nome a Simone ed egli sarà Pietro ma in Lui resteranno tutte le povertà di Simone e tutte le promesse che Gesù ha fatto a Pietro. In Paolo resterà tutta l’umanità, tutta la cultura del suo tempo, ma anche tutti i doni che Gesù gli ha fatto. La nostra attenzione allora sarà quella di discernere il male anche nella gerarchia della Chiesa per prenderne le distanze, ma anche di saper cogliere sempre il bene, e per questo c’è una regola indefettibile: se il servizio ministeriale della Chiesa ci porta a Gesù, ci fa crescere nella fede, ci aiuta a comprendere e vivere meglio i valori del Vangelo, è certamente da Dio e con verità e umiltà possiamo anche accogliere la povertà di chi ce li indica. Se invece scopriamo che ci viene predicato qualcosa che non è Vangelo ma ricerca di potere terreno, abuso di poteri o legami a poteri terreni: questa non è la Chiesa degli apostoli.
MERCOLEDI’ 23 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Policarpo, vescovo e martire; Santa Romana di Todi.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, OCCHI PER VEDERE IN TUTTI NON DEI CONCORRENTI MA DEI FRATELLI.
Hanno detto: Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti. (Padri del deserto)
Saggezza popolare: Le teste di legno fan sempre rumore. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Madame Lefort paga a prezzo d’oro il permesso d’andare a trovare il marito cospiratore, che doveva essere ghigliottinato il mattino. Si reca da lui con doppi vestiti, lo fa fuggire con i suoi abiti da donna e rimane lei stessa al suo posto. Il rappresentante del popolo così l’interpella: Sciagurata, cos’hai fatto? Ora dovrai subire tu la ghigliottina! Lei serena risponde: Io ho fatto il mio dovere; tu fa il tuo!
Parola di Dio: Sir. 4,12-22; Sal. 118; Mc. 9,38-40
Vangelo Mc 9, 38-40
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi". Parola del Signore
“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA I DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO VIETATO, PERCHÉ NON ERA DEI NOSTRI”. (Mc. 9,38)
La tentazione del settarismo, del gruppo elìtario ed esclusivo era già presente anche nel gruppo dei Dodici. Un uomo caccia i demoni nel nome di Gesù, ma non e dei nostri Questa situazione è molto frequente e molto attuale nella Chiesa di oggi perché certamente la grazia di Cristo è all’opera ben al di là delle strutture visibili della Chiesa. Lavorare per Cristo, compiere azioni che vanno nel senso di Cristo, è già una cosa buona che permette di camminare verso una conoscenza e una parola conforme a Cristo. Per molti uomini del nostro tempo è il retto agire, il serio impegno di coscienza che può diventare in seguito una scoperta più esplicita di Cristo. E chi siamo noi per giudicare? per impedire il bene? Gesù ci invita a superare i settarismi, le etichette e ad aver fiducia nello Spirito Santo e a vedere e gioire della sua opera in ogni uomo. Lo Spirito soffia dove vuole, non siamogli di ostacolo.
GIOVEDI’ 24 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Modesto, vescovo; San Sergio, martire.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, FERMAMI IN TEMPO, PRIMA CHE COMPIA IL MALE.
Hanno detto: Non trasmettere ai tuoi fratelli le tue tentazioni. (Santa Teresa di Lisieux)
Saggezza popolare: Le rose cascano, le spine restano. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Licurgo, il famoso ed austero legislatore, per dare agli Spartani una chiara lezione di come si devono educare i figli, prese due cuccioli della stessa razza canina e li allevò in maniera differente. Nutrì il primo con delicatezza, non facendogli mai nulla mancare; alienò l’altro duramente, insegnandogli come procurarsi il cibo con la caccia. Quando furono cresciuti, li portò un giorno sulla pubblica piazza. Radunato tutto il popolo, fece mettere davanti ai due cani due piatti squisiti, ma nello stesso tempo liberò una lepre. Il cane, delicatamente allevato, s’accucciò presso i piatti; mentre l’altro si lanciò all’inseguimento della lepre; la rincorse, finché non l’acciuffò e la portò al padrone. Gli spettatori applaudirono. Licurgo allora sentenziò: Questi due cani sono della stessa razza, ma guardate quanto li ha resi differenti la diversa educazione! Secondo voi aveva ragione? Aveva Torto? Esistono anche altri modi di educare?
Parola di Dio: Sir. 5,1-10; Sal 1; Mc. 9,41-50
Vangelo Mc 9, 41-50
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri". Parola del Signore
"CHI SCANDALIZZA UNO DI QUESTI PICCOLI CHE CREDONO, È MEGLIO PER LUI CHE SI METTA UNA MACINA DA ASINO AL COLLO E VENGA GETTATO IN MARE. (Mc. 9,42)
Il termine "scandalo" che Gesù usa qui non va inteso nel senso che oggi diamo alla parola e cioè un fatto che ha una vasta risonanza e provoca turbamento dell'opinione pubblica, ma nel linguaggio biblico indica "un pericolo per la salvezza". Letteralmente la parola significa inciampo, trabocchetto, ostacolo posto sulla strada di qualcuno per cui chi scandalizza è un individuo che vuoi farne cadere un altro, sviarlo dalla sua fede, rendergli difficile la strada della sua adesione a Cristo. Mi chiedo: quando sono di scandalo ai semplici? Ad esempio, quando con la mia vita non dimostro la carità, la giustizia, l'amore di Dio che annuncio con le mie parole, quando non tenendo conto del mio prossimo rendo Dio inaccessibile, quando pretendo di avere l'esclusiva della fede e non lascio spazio allo Spirito che "soffiando dove vuole" apre a tutti la possibilità di Dio e dell'amore.
VENERDI’ 25 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Cesario; San Donato di Zara.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI FAMIGLIA E UNITA’ O DIO PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO.
Hanno detto: Non affidare le tue speranze ai beni che possiedi. (Padri del deserto)
Saggezza popolare: Le chiacchiere non fanno farina. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Sull’albero della foresta c’era un nido di stecchi e paglie. Nel nido erano nati da poco due piccoli pappagalli; e la madre li copriva con le sue morbide piume. Ma un giorno, mentre la madre era fuori in cerca di cibo per i due ghiottoni, ecco i cacciatori: armi a tracolla e ceffi da banditi. Uno di loro si arrampicò sull’albero per prendere i due piccoli dal nido; ma uno dei pappagalli se la svignò; l’altro invece fu catturato, e quei birbanti se lo portarono via. La madre, quando fu di ritorno, trovò il nido vuoto; cominciò a piangere e riempì il bosco di lamenti. Povera mamma!... Che cosa avveniva intanto dei suoi figli? Quello catturato fu messo in gabbia e imparò a parlare; l’altro, starnazzando come poteva qua e là per la foresta, capitò presso la capanna d’un vecchio asceta, il quale lo raccolse, lo portò nel suo eremitaggio e lo allevò con cura. E quando l’eremita pregava a voce alta o accoglieva qualche viandante, la cara bestiola ripeteva le sue parole, prima balbettando confusamente, poi con maggior perfezione. Ora avvenne che un giorno il re, attraversando a cavallo la foresta, perdette ogni traccia e si smarrì. Capitò vicino all’abitazione dei cacciatori; e il pappagallo nello scorgerlo cominciò a gridare: Prendilo! Dai! Uccidilo, ammazzalo! Il re, impaurito, diede di volta, spronò il cavallo e via alla gran carica. Va e va; arrivò alla capanna e ‘eremita. Ed ecco che un altro pappagallo, appollaiato su un alberello lì vicino, nello scorgerlo si mise a dire: Oh, poveretto! Sarai stanco. Vieni, vieni. Entra; prendi qualche ristoro e riposati un poco. Qui starai come a casa tua. Meravigliato, il re si accostò, mentre alla porta della capanna si affacciava l’eremita. Si salutarono cortesemente. Non molto lontano di qui, disse il re, ho trovato un altro pappagallo; ma quello aveva un linguaggio tutto diverso da questo: non faceva che ingiuriare e minacciare. Questo invece ha solo parole di cortesia. Eppure sono fratelli, disse l’eremita. Come mai dunque tanta differenza di linguaggio? Chiese il re. Perché l’uno è buono e l’altro cattivo? I pappagalli non sono né buoni né cattivi, disse l’eremita. Imparano a ripetere le parole che sentono più spesso. E... non crede Vostra Maestà che sia così un poco anche degli uomini? - (E. MARCOLINI, Storie di cento paesi,).
Parola di Dio: Sir. 6,5-17; Sal. 118; Mc. 10,1-12
Vangelo Mc 10, 1-12
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo Gesù, partito da Cafarnao, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono:"E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". Parola del Signore
"L’UOMO NON SEPARI CIÒ CHE DIO HA UNITO". (Mc. 10,9)
Tutte le volte che celebrando un matrimonio, dopo il consenso degli sposi, ho detto questa frase si sono accumulate nel mio pensiero il ricordo delle tante coppie che ho conosciuto: dalle tante famiglie felici che io ho incontrato alle coppie divise, a chi tuttora è in difficoltà. Gesù con questa frase riporta tutto il discorso a quello che è il piano originale di Dio sulla famiglia e a quello che dovrebbe essere il sigillo d'amore che unisce all'amore oblativo e creativo di Dio stesso. Questa volontà ha tenuto unite tante famiglie ed ha aiutato tante altre a superare le difficoltà che indubbiamente si presentano nelle coppie per il logoramento dei rapporti e per i problemi più o meno grossi che insorgono lungo gli anni. Ma ci sono anche coppie che magari, pur avendo consacrato il loro matrimonio con il sacramento cristiano, non avevano questo principio. E' giusto allora giudicare con alterigia chi si è trovato a separare ciò che forse neppure Dio, presente ad un matrimonio ma non invitato, non aveva unito?
SABATO 26 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: San Nestore, vescovo; San Porfirio, vescovo
Una scheggia di preghiera:
PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.
Hanno detto: O Dio, come saresti piccolo se la mia mente potesse comprenderTi. (San Francesco di Sales)
Saggezza popolare: La superbia va a cavallo e torna a piedi. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Il principe Myskin è il protagonista d’un romanzo di Dostoevskij (L’idiota) che, tra l’altro, “rientrando in albergo, vide una giovane donna del popolo la quale faceva il segno di croce sul petto del suo piccino ancora in fasce”. “Perché fai così?” domandò il principe. “Signore, ha sorriso per la prima volta”, rispose quella: “e quando una mamma vede per la prima volta ridere il suo bambino, se ne rallegra, come quando Dio scorge un peccatore pentito: bisogna allora che lo consacri”...
Parola di Dio: Sir. 17,1-13; Sal. 102; Mc. 10,13-16
Vangelo Mc 10, 13-16
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Parola del Signore
"LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME E NON GLIELO IMPEDITE PERCHE’ A CHI E’ COME LORO APPARTIENE IL REGNO DEI CIELI". (Mc. 10,14)
Per seguire Gesù, per entrare nel suo Regno, o meglio, per lasciare che il suo Regno entri in noi, bisogna vincere l’alterigia, la supponenza, l’orgoglio. E’ quanto ci suggerisce l’episodio narrato nel Vangelo di oggi. I discepoli non sgridavano quelli che portavano i bambini perché disturbavano il maestro, ma perché i bambini, per essi, non rappresentavano nulla. Secondo loro il Regno di Dio era da adulti e, per raggiungerlo, era necessario fare scelte coscienti, avere certi determinati meriti, compiere opere corrispondenti. Gesù pensa, invece, che il Regno di Dio deve essere ‘ricevuto’, cioè il Regno è iniziativa divina. Per conseguenza l’unico atteggiamento adatto per ‘ricevere’ è quello dei bambini: il Regno di Dio prima lo si riceve e poi si entra in esso. Gesù non idealizza per nulla i bambini. Ha parlato altre volte di bambini maleducati che giocano nella piazza del mercato e vogliono ora questo ora quest’altro, e si mostrano impazienti e testardi. Ecco perché la parola citata non significa affatto che gli adulti debbano ritornare allo stadio dei bambini. C’è però una cosa che possiedono i fanciulli e che li distingue dagli adulti: il bambino è per sua natura fiducioso, disposto a ricevere ciò che gli viene donato, capace di lasciarsi guidare; ha il dono di vivere nell’istante presente: e questo è proprio l’atteggiamento di fede richiesto per accogliere il Regno.
DOMENICA 27 FEBBRAIO: 8^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Tra i santi ricordati oggi: Leandro, vescovo; Santa Onorina, martire.
Una scheggia di preghiera:
OGNI UOMO E’ DEGNO DI TE, O SIGNORE.
Hanno detto: Non sono che un umile cercatore della verità, risoluto a trovarla. Non considero nessun sacrificio troppo grande per vedere Dio faccia a faccia. (Gandhi)
Saggezza popolare: La speranza infonde coraggio anche al codardo. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Mons. Felise, Vicario Apostolico in Norvegia, si trovava agli inizi della missione a Tromsoe, quando un buon uomo, un protestante, gli chiese a bruciapelo: “C’è ancora il papa a Roma?”. “Sicuro che c’è”, rispose il Monsignore. “Allora, mi faccio subito cattolico”. Il missionario restò perplesso. cercò di far comprendere che bisognava far le cose con calma, e poi, perché quell’abiura? L’altro insistette. “La cosa è semplice. Martin Lutero ha detto tre secoli or sono che egli sarebbe stato la morte del papato. Ecco invece che il Papa di Roma c’è ancora. Dunque Lutero s’è sbagliato. E allora come posso seguire una religione di uno che si sbagliò così apertamente? Perciò io ritorno a quella Chiesa che Lutero non avrebbe mai dovuto abbandonare”.
Parola di Dio: Is. 49,14-15; Sal.61; 1Cor. 4,1-5; Mt. 6,24-34
Vangelo Mt 6, 24-34
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: " Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. Parola del Signore
“SE DIO VESTE COSÌ L’ERBA DEL CAMPO, NON FARA’ ASSAI DI PIU’ PER VOI GENTE DI POCA FEDE?”. (Mt. 6,30)
Non ci prendiamo abbastanza sul serio. Non pensiamo abbastanza alla nostra grandezza, alla nostra dignità unica. In ognuno di noi vive l’immensità. Il grande Pascal, filosofo e scienziato, notava: “Tutti i corpi celesti, il firmamento, le stelle, la Terra e il suo regno, non valgono la mente più piccola, perché essa conosce il mondo esterno a sé, e conosce se stessa: invece il mondo dei corpi celesti non conosce nulla”. E aggiungeva: “Tutti i corpi celesti insieme, e tutti gli spiriti, non valgono il minimo moto di carità: ciò appartiene ad un ordine infinitamente più elevato”. Credere nella nostra dignità Anche di sabato sera, di ritorno dalle discoteche, l’uomo è sempre qualcuno, mai qualcosa. Rispettare la nostra dignità; la dignità di tutti. Perché un uomo che muore sulle vie di Calcutta (o anche più vicino a noi) fa meno notizia di un orso che muore in cattività, magari coccolato da schiere di veterinari?
LUNEDI’ 28 FEBBRAIO
Tra i santi ricordati oggi: Fedele, martire; San Ferruccio, martire.
Una scheggia di preghiera:
IL TUO SGUARDO DOLCE E SERENO, SIGNORE, RIEMPIE IL MIO CUORE DI GIOIA.
Hanno detto: Dio preferisce una vita segnata da un amore ardente dopo l’errore ad un’esistenza innocente addormentata nella sua sicurezza. (San Gregorio Magno)
Saggezza popolare: La luna, se non riscalda, illumina. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Di tanto in tanto, il diavolo, sempre intento a nuove scoperte per rovinare la Chiesa di Cristo, mette in mezzo al mondo un enorme pentolone. Dice quindi, con voce angelica che gli è propria, ai suoi, cioè un po’ a tutti: Voglio fare un bel fuoco e una buona minestra per rinvigorire il popolo di Dio. Gettate qui dentro ciò che vi piace, anche gli scarti, purché siano religiosi: ci penso io a rigenerarli. Poco per volta, quasi per incanto, chissà come, incomincia una lunga processione di fedeli. Per primi vengono i pensatori e gettano nella pentola il succo acerbo di qualche loro scoperta. Seguono i semplici e vi mettono dentro un sacco di superstizioni e il sale scipito di qualche loro presunta rivelazione. Intervengono quindi gli autorevoli rappresentanti della religione, ma, purtroppo, anche loro vi lasciano qualche frutto avariato dai loro interessi, non sempre divini. Vengono anche i politici e vi buttano il concentrato delle loro rivendicazioni, non sempre giuste. Vengono poi numerosi i benpensanti, quelli ipocriti, e vi spargono dentro il vecchio pepe delle loro reazioni, non sempre giustificate. Vengono infine gli zelanti, quelli fanatici, e vi spruzzano dentro il sangue freddo dei loro nemici, che stimano nemici del Dio dell’amore. Quando al diavolo sembra che l’enorme pentola sia piena, prende dall’inferno un tizzone ardente, dà fuoco e fa bollire a lungo tutto il religioso intruglio. I teologi, con l’intento di fare un po’ di luce, soffiano anch’essi sul fuoco. Conclusione? Ne esce un fumo così denso, ma così denso, da accecare tutti, da far piangere molti, da disperdere il popolo riunito per il banchetto fraterno. Allora il diavolo, soddisfatto, annusa con gusto il fumo saporoso ed esclama contento: Mi piace: sa di divino! Non c’è ritrovato migliore contro l’assembramento ecclesiale. E’proprio il fumo della “eresia”. (Da un’idea-apologo del pubblicista spagnolo A. Claravana)
Parola di Dio: Sir. 17,20-28; Sal. 31; Mc. 10,17-27
Vangelo Mc 10, 17-27
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore
"ALLORA GESU’, FISSATOLO, LO AMO’." (Mc.10,21)
C’è tutto un linguaggio degli occhi. Un’occhiata seria e di rimprovero può mettere sull’avviso un bambino che sta per combinarne qualcuna. Una semplice occhiata di intesa può far mettere d’accordo due nel compiere un’azione. Ci sono occhiate cariche di odio che ti trafiggono, occhi che esprimono gioia, nostalgia, stanchezza, solitudine. Gesù parlava molto con gli occhi. I suoi occhi vedono e leggono il segreto dei suoi interlocutori, i suoi occhi si inumidiscono di pianto davanti al dolore di Marta e Maria per la morte del loro fratello Lazzaro, Gesù lascia che il suo sguardo colga il gesto quasi furtivo di quella vedova che offre le sue monetine nel tempio, si pone compassionevole sulle folle che sono come pecore senza pastore. Anche davanti all’uomo del Vangelo di oggi, lo sguardo di Gesù, compiaciuto, diventa uno sguardo di amore. Mi chiedo: ma quando quell’uomo se ne va, triste, perché è molto ricco e non ha il coraggio di liberarsi delle sue ricchezze per poter venire libero a seguire Gesù, lo sguardo di Gesù su di lui sarà mutato? Io penso di no! Quello sguardo, quell’uomo, se lo è portato dietro per tutta la vita. Quell’amore non lo avrà più abbandonato, forse sarà diventato rimorso, richiamo, nostalgia. Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di noi e, anche se in certi casi potrebbe esserlo, non è mai uno sguardo di condanna, ma sempre d’amore, di incoraggiamento, di fiducia, di speranza. Non è lo sguardo scrutatore di chi cerca gli errori per punirli, ma lo sguardo serio e dolce di chi ci invita a seguirlo, non è lo sguardo di chi si impone, ma di chi si propone. Lasciamoci conquistare da questo sguardo, di chi ci ha già consegnato la propria vita e che vuole accoglierci nel suo cuore.