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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2010

 

LUNEDI’ 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

BEATI I PURI DI CUORE PERCHE’ VEDRANNO DIO.

 

Hanno detto: La vera umiltà consiste nel giudicare limitati i propri meriti e nel riconoscere i pregi degli altri, senza invidia e senza livore. (San Gregorio)

Saggezza popolare: Quando Dio si accorse che il suo compito era grande, creò la madre. (Proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: Di molti santi e sante si legge che ebbero visioni di Gesù Bambino e lo presero in braccio: per esempio, s. Antonio da Padova, S. Teresa di Lisiewc, S. Rosa da Lima. Si dice che durante un terremoto, la Madonna porse Gesù Bambino a san Juan Macìas perché lo tenesse in braccio; ma il santo domenicano spagnolo non se ne reputò degno e pregò la Vergine di portarlo nelle case dei sinistrati. Ai nostri giorni don Zeno Saltini, l’apostolo di Nomadelfia, usava benedire la gente con un bambino alzandolo in alto in forma di croce, “perché — diceva — in questi innocenti v’è il trono della Trinità”.

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12

 

1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14

Dal libro dell’Apocalisse

Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". Parola di Dio

 

"APPARVE UNA MOLTITUDINE IMMENSA, CHE NESSUNO POTEVA CONTARE, DI OGNI NAZIONE, RAZZA, POPOLO E LINGUA" (Ap. 7,9)

Quanti sono i santi? Potremmo andar a vedere dove sono elencati. Nelle Litanie dei santi ne contiamo appena qualche decina. Sfogliando un calendario, ne troviamo qualche centinaio. C'è poi un libro, detto Martirologio, che contiene l'elenco ufficiale dei santi venerati dalla Chiesa, e ne presenta alcune migliaia. Ma san Giovanni nell'Apocalisse ci ha detto che sono una schiera immensa;  E allora? Credo che possiamo pensare: sono santi tutti quelli morti nell'amicizia del Signore. E questo è estremamente consolante, perché è un’opportunità che possiamo sfruttare anche noi. Come e dove saranno i santi? Nei quadri delle nostre chiese li troviamo sovente dipinti sulle nuvole. Non è che un'immagine fantasiosa. Un'altra immagine, molto bella, ce l'ha offerta san Giovanni nell'Apocalisse: "Stavano in piedi davanti all'Agnello (cioè davanti a Gesù), avvolti in vesti candide, e portavano palme nella mano". Veste candida, ramo di palma: sono simboli, segni di vittoria sul male e sulla morte. Ma Giovanni nella seconda Lettura ci ha messi in guardia, precisando: "Ciò che noi saremo, non è stato ancora rivelato". È un chiaro invito a non lavorare troppo di fantasia. Ma ci sono ancora altre domande importanti: Chi sono i santi? Perché sono santi? In che modo sono diventati santi? Ora la risposta a queste domande la troviamo nel Vangelo, ce l'ha data Gesù. Il santo, lo abbiamo udito nel Vangelo, è l'uomo delle beatitudini e di quelle beatitudini che vanno contro il pensare comune. E in questo, con l’aiuto di Dio posso riuscirci anch’io!

 

 

MARTEDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

DONA LORO PACE E SERENITA’ IN TE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Il Signore non dorme mai, a qualsiasi ora è pronto a ricevere le mie confidenze. (E. Oliviero)

Saggezza popolare: Un uomo può vivere di poco, ma non di niente. (Proverbio Scozzese)

Un aneddoto: C’era un eremita che passava la maggior parte della giornata a cantare nel deserto una lunga lode di Dio, benedicendolo senza fine. Un pellegrino che poté parlargli gli domandò perché mai si affannasse a cantare nella sua solitudine assoluta: “Io canto”, rispose l’eremita, “perché chiunque m’ascolti si rivolga al Signore. E mi basterebbe un’anima sola che si lasciasse toccare il cuore dalla mia voce, per giustificare il canto di tutta la mia esistenza”.

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

Vangelo Gv 6, 37-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Parola del Signore

 

“E QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO. CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO EGLI MI HA DATO, MA LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO” (Gv. 6,39)

Ieri infatti pensavamo a quella schiera innumerevole di fratelli e sorelle che avendo lasciato a Dio lo spazio di manifestare in mille modi diversi la sua santità in loro mentre erano in vita, ora, in Paradiso godono della piena comunione con Lui. Oggi invece il nostro pensiero si rivolge a persone più vicine a noi, persone che abbiamo conosciuto, con le quali abbiamo condiviso un tratto di cammino nella nostra vita, ancor di più persone con le quali eravamo legate da affetto anche profondo e di cui sentiamo con tristezza la mancanza fisica. Ma il ricordo di noi cristiani non può essere solo il ricordo mesto di chi piange davanti all’ineluttabile, di chi vede nella morte la parola definitiva della vita: noi, per i nostri fratelli defunti speriamo il paradiso dei santi perché grazie alla risurrezione di Gesù crediamo che la vita continui dopo la morte, e continui in modo pieno e totale. Quale deve essere allora il nostro rapporto con i defunti? Prima di tutto dobbiamo pensarli come dei vivi in Dio. Non sono fantasmi per spaventarci, sono amici che ci vedono in Dio e in Dio possono avere un rapporto vero con noi. Quell’affetto che ci legava in vita e che la morte sembra aver spezzato è invece ancora più forte: essi, per amor nostro, chiedono a Dio ciò che maggiormente può aiutarci a realizzare il senso del cammino della vita terrena per giungere al compimento anche per noi nella vita eterna. Dunque tra noi e loro è solo cambiato il modo di rapporto, ma il rapporto può esserci ed anche più intenso di prima. Noi possiamo pregare per loro, affidarli alla misericordia di Dio che copra le fragilità umane che essi possono aver avuto (ecco il vero senso della preghiera di suffragio), noi possiamo ricordare e far rivivere in noi e attorno a noi i valori positivi che essi ci hanno lasciato e testimoniato, noi possiamo continuare a coinvolgerli nelle scelte della nostra vita chiedendo la loro protezione, il loro aiuto, il loro consiglio (che qualche volta è anche solo il ricordare quanto già ci dicevano da vivi) ed essi certamente non ci lasciano soli, ci portano nella loro comunione con il Signore. Io credo che il nostro migliore modo di essere in comunione con tutti i nostri fratelli defunti sia quando facciamo la Comunione Eucaristica. Gesù ci ha lasciato se stesso nel pane eucaristico dicendoci: “Fate questo in memoria di me”, e noi facciamo memoria della sua morte e risurrezione, ma proprio grazie a questa morte e risurrezione i nostri fratelli sono nella vita e godono della misericordia del Salvatore, dunque quando noi siamo in Comunione con Gesù, lì ci sono anche tutti i santi, tutti i defunti e allora davvero la nostra preghiera diventa comune, corale per cantare ora e sempre al Dio della vita e non al Dio della morte.

 

 

MERCOLEDI’ 3 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’: MIO TUTTO!

 

Hanno detto: Non dimenticarlo: siamo tanto più convincenti quanto più siamo convinti. (Josemaría Escrivá)

Saggezza popolare: Chi guarda un albero perde di vista la foresta. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: Raccontava San Bernardino d’uno, il quale aveva presa la buona usanza di dir ufficio (=il breviario), prima di dormire. Un dì, avendo avute molte faccende, dimenticò di dire Compieta. La sera costui se ne va al letto, come era suo uso. Egli sta un’ora, sta due ore: costui non s’addormenta. Sta tre ore, ancora non si può addormentare. Egli comincia a pensare: “O che vorrebbe dire questo? Questo non mi ca­pita mai!” Così pensava con meraviglia: ché di solito, appena a letto, s’addormentava. In tutto, pensando e ripensando, egli si ricorda come non aveva detto Completa. Subito si leva e disse Compieta. Ritornato poi al letto, non prima egli è sotto coperta, che cominciò a russare. Chi poteva essere stato a fare che costui non dormisse? Poteva essere l’angelo, e anche Dio, e anche la virtù pro­pria per la buona consuetudine: certo è che si dorme meglio, dopo la preghiera.

Parola di Dio: Fil. 2,12-18; Sal. 26; Lc. 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

“SE UNO VIENE A ME NON ODIA SUO PADRE SUA MADRE… NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,26)

Gesù, dopo una lunga sosta nella casa di uno dei capi dei farisei, riprende il cammino verso Gerusalemme. Molta folla lo segue, nota l’evangelista. L’entusiasmo di quelli che lo seguono è davvero sorprendente. Ed è comprensibile: come non restare affascinati da un uomo così buono che cercava in ogni modo di consolare e di confortare tutti e particolarmente chi aveva problemi e bisogno di guarigione? Gesù, di fronte a questa folla che gli andava dietro, sente però l’esigenza di chiarire cosa significa seguirlo, cosa significa essere suo discepolo. Ne ha già parlato precedentemente quando ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso” (9,23). Tornarci sopra sta a dire l’importanza che egli attribuisce alla scelta della sequela. Gesù chiede un legame esclusivo con lui, più forte di quello che si ha con la propria famiglia. L’evangelista Luca fa un lungo elenco di persone che non debbono essere amate più di lui. Può suonare strano l’elenco. Ma è assolutamente chiaro che la scelta di seguire Gesù viene prima di ogni affetto e di ogni affare. E’ la scelta più alta che l’uomo è chiamato a compiere. Ed è in tale contesto che va compresa la parola “odiare”, ossia non preferire nessun altro. La scelta di seguire Gesù in maniera così radicale comporta evidentemente tagli e divisioni da fare, a partire dall’interno del cuore di ciascuno. L’amore esclusivo per Gesù è il fondamento della vita del discepolo. Se non c’è questo amore, che si esprime appunto nel seguirlo, nell’ascoltarlo, nel mettere in pratica il Vangelo, è come costruire una torre (la vita) senza fondamenta o come andare in battaglia senza un esercito adeguato. L’amore per Gesù è la sostanza del Vangelo ed è anche ciò che i discepoli debbono testimoniare al mondo. Questo amore è il sale della vita.

 

 

GIOVEDI’ 4 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI CERCHI, SIGNORE, PER PRENDERMI SULLE TUE SPALLE.

 

Hanno detto: Convértiti adesso, mentre ancora ti senti giovane. Com'è difficile rettificare quando l'anima è invecchiata! (Josemaría Escrivá)

Saggezza popolare: Bisogna nascere per essere festeggiati, sposarsi per essere criticati e morire per essere lodati. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Un visitatore del monastero fu particolarmente colpito da ciò che definì la radiosità del maestro. Un giorno, incontrando per caso un vecchio amico del maestro, gliene chiese una spiegazione. L’amico disse: “Mettiamola così: la vita è un mistero. La morte è la chiave che lo svela. Nel momento in cui giri quella chiave scompari nel mistero per sempre”. “Dobbiamo aspettare di morire per girare quella chiave?”, domandò il visitatore. “No. Puoi girarla subito attraverso il silenzio e scomparire nel mistero. Allora anche tu sarai radioso, proprio come il maestro”.

Parola di Dio: Fil. 3,3-8; Sal. 104; Lc. 15,1-10

 

Vangelo Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Parola del Signore

 

“COSTUI RICEVE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”. (Lc. 15,2)

Due atteggiamenti, quello di Gesù e dei farisei, completamente diversi nei confronti dei lontani, dei peccatori. I farisei li hanno giudicati e non vogliono contaminare la propria ‘purezza’ con loro. Gesù, invece è venuto apposta per cercarli, amarli, invitarli alla conversione. I farisei preferiscono arroccarsi tra di loro per ‘rafforzare la propria santità’, Gesù rischia addirittura di trascura i ‘buoni’ per correre dietro ai malvagi, ai perdigiorno, ai cattivi. E questo deve essere anche lo stile dei discepoli. A Gesù non importa la nostra ‘santità formale’ fatta di osservanze magari senza cuore o di riti ‘compra-Dio’, a Lui importiamo noi come persone. Il suo giudizio non è la condanna per la pecora fuggitiva o per la moneta persa, è il volerle recuperare a tutti i costi, è il rischiare per esse. Anche la Chiesa dovrebbe essere così: prima del giudizio “per salvare l’ortodossia” dovrebbe esserci il desiderio del dare la via giusta, del cercare il fratello in difficoltà (spesso proprio a causa nostra), al posto del giudizio, la disponibilità, il rischiare e pagare di persona. Il tutto nell’amore, perché la festa possa esserci proprio per tutti.

 

 

VENERDI’ 5 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE ,PER TUTTI I TUOI DONI.

 

Hanno detto: La tristezza è la scoria dell'egoismo. (Josemaría Escrivá)

Saggezza popolare: Non è giusto dir mal del giorno finché non sia vissuto. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Un uomo di abominevole bruttezza, attraversava a piedi il deserto. Vide qualcosa che brillava nella sabbia. Era un frammento di specchio. L’uomo si china, prende lo specchio e lo guarda. Non ha mai visto uno specchio. “Che orrore!”, esclama. Niente di strano se l’hanno buttato via”. Getta lo specchio nella sabbia e prosegue per la sua strada.

Parola di Dio: Fil. 3,7-4,1; Sal. 121; Lc. 16,1-8

 

Vangelo Lc 16, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell' amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Parola del Signore

 

“I FIGLI DI QUESTO MONDO, INFATTI, VERSO I LORO PARI SONO PIU’ SCALTRI DEI FIGLI DELLA LUCE”. (Lc. 16,8)

Dopo aver letto il Vangelo di oggi è lecito chiedersi: Gesù vuole esaltare l'astuzia del protagonista del racconto e additarlo ad esempio? Oppure intende trarne una lezione diversa? Se non leghiamo la parabola con le frasi conclusive di Gesù, probabilmente la parabola vuol solo dire: fate attenzione che davanti a Dio anche voi vivete in una situazione critica, anche voi avete tutti delle magagne, per cui avete un tempo brevissimo per fare la scelta giusta e mettervi in salvo. L’amministratore diventa così esempio non per la sua disonestà ma per la decisione con cui ha provveduto per il suo avvenire. Ma Luca ha legato la parabola con alcune frasi di Gesù sull’uso dei beni, dunque anche la parabola vuole parlarci di questo. Una prima frase dice che i cristiani devono imparare dai "figli del mondo" la scaltrezza che porta al successo. Ma quale successo? Quello dei soldi? O quello del Regno? Il credente ha anche lui dei doni: la vita, l’intelligenza, la fede, la famiglia, le cose: la sua scaltrezza sarà di utilizzare di tutti questi beni in funzione del suo fine ultimo. Il secondo detto prende spunto dal comportamento concreto dell’amministratore disonesto. Egli si è fatto degli amici con le ricchezze che amministrava. Analogamente deve fare il cristiano: le cose che ti sono date non sono tue, ma tu puoi amministrarle a favore degli altri; in questo modo tu compi la volontà di Dio che è fare tutti partecipi dei suoi doni. La solidarietà, l’amore, la condivisione sono i modi migliori di investire le ricchezze e i doni ricevuti. 

 

 

SABATO 6 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Una scheggia di preghiera:

 

C’E’ PIU’ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Siamo tutti pieni di difetti, per cui non solo dobbiamo sopportare l'umore altrui, ma stentiamo a sopportare noi stessi, perché ci troviamo in continua agitazione.(S. Vincenzo de Paoli)

Saggezza popolare: La superbia comincia dall’ambizione. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Una dama andava tutti i giorni da san Francesco di Sales per opporgli tutte le difficoltà possibili al diventare cattolica. Ma il vescovo con pazienza riusciva a rintuzzare tutti i suoi ragionamenti. Tentò con un ultima obiezione: il Vescovo doveva almeno ammettere che il celibato dei preti era una legge tirannica della chiesa cattolica; ma il santo vescovo trovò la maniera di smontarla pacatamente: “Signora – le disse – se i sacerdoti cattolici avessero famiglia, non potrebbero attendere al loro ministero. Io stesso, se fossi ammogliato e con figli, come avrei potuto trovare il tempo per ascoltarvi per tanti giorni e su tante obiezioni?”

Parola di Dio: Fil. 4,10-19; Sal. 111; Lc. 16,9-15

 

Vangelo Lc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio". Parola del Signore

 

“PROCURATEVI AMICI CON LA DISONESTA RICCHEZZA, PERCHE’ QUAND'ESSA VERRA’ A MANCARE, VI ACCOLGANO NELLE DIMORE ETERNE”. (Lc. 16,9)

Nel Vangelo che abbiamo ascoltato ieri, Gesù ha contrapposto all’amministratore infedele il discepolo fedele:  il primo traffica con “ricchezze ingiuste”, mentre il discepolo è chiamato a non lasciarsi usare dalle ricchezze, a non esserne schiavo e a non usarle solo per sé o per il proprio tornaconto. Le ricchezze ci sono date perché, oltre a noi, siano di vantaggio anche per gli altri. Gesù esorta perciò ad accorgersi delle necessità degli altri, a venire incontro ai loro bisogni, a fare le elemosine, ad aiutare i poveri, a prendersi cura di chi ha bisogno. Costoro staranno ad accoglierci alle porte del cielo e ad accompagnarci “nelle dimore eterne”. Con queste parole si conferma ancora una volta che la via maestra per entrare nel regno dei cieli è l’amore per i poveri aiutandoli anche con le nostre ricchezze. Chinarsi verso di loro allontana da una religiosità farisaica che è fondamentalmente egocentrica, ed inoltre affranca dalla schiavitù della ricchezza, che spesso è fonte di violenza e di conflitto, per essere liberi di servire il Signore e il suo Vangelo.

 

 

DOMENICA 7 NOVEMBRE: 32^ DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA RISURREZIONE E LA VITA. CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO.

 

Hanno detto: Quanto più l'anima si sente al sicuro tanto meno sta in guardia. (Edith Stein)

Saggezza popolare: Chi vuol tutto a proprio modo viva da solo. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Quando fu eletto Papa Pio X, a quanti lo avevano designato disse: “No, non posso accettare. Rinuncio al cardinalato, piuttosto mi faccio cappuccino”. Pressato da tutti poi accettò ma nella sua modestia si sentiva indegno e incapace.

Parola di Dio: 2Mac. 7,1.2.9,14; Sal. 16; 2Tes. 2,16-3,5; Lc. 20,27-38

 

Vangelo Lc 20, 27-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. Parola del Signore

 

“DIO NON E’ DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI; PERCHE’ TUTTI VIVONO PER LUI”. (Lc. 20,38)

Quante domande abbiamo sull’argomento della morte e del dopo morte! Provo ad enumerarne alcune: Tutto sembra dire che la vita finisce con la morte; non è un ultimo tentativo di illusione credere a qualcosa di cui abbiamo così poche prove concrete? Se è vero il principio che in natura nulla si crea e nulla si distrugge potremo anche credere ad un proseguo di vita, ma non certamente ad una risurrezione dei corpi. Se c’è un'altra vita come sarà? Sarà una trasmigrazione di anime in copie di vita simili alla presente? Con quale corpo risorgeremo con quello dell’età in cui siamo morti o con quello della pienezza della giovinezza? Gli affetti e i sentimenti ci saranno ancora? Ritroverò i miei morti? Saremo puri spiriti? Non ci sarà forse da stancarsi in un paradiso fatto solo di contemplazione di Dio?… Gesù non risponde alle nostre curiosità. Gesù ci propone di credere all’aldilà, non di immaginarcelo e nemmeno azzardarci a descriverlo. Gesù ci da la gioia di poter credere a questa realtà sulla sua parola e sull’esempio di quanto successo a Lui, non viene a spiegarci per filo e per segno un mistero. Ogni immagine che io posso farmi dell’altra vita non è altro che una proiezione di esperienze passate e di desideri legati ad esse. Ho bisogno di un Dante che mi descriva un "noioso" paradiso o posso fidarmi della fantasia di Dio? Quindi smettiamola con questi salotti sull’aldilà, su morti che vengono a descrivercelo, su fiamme troppo brucianti o su paradisi troppo artificiali. Paolo ci ha ricordato che "Dio è fedele", e questo dovrebbe bastarci: la fedeltà di Dio non è a tempo limitato, ma è per sempre e la mia fede sulla risurrezione si basa allora sul "Dio amante della vita" che, come ci ha detto Gesù, è "il Dio dei vivi e non dei morti". Qui è proprio il concetto che cambia: non c’è un Dio della vita terrena, del tempo, un Dio che si diverte a metterci alla prova, un Padre - padrone che gioca con noi al gatto e al topo per poterci poi premiare o castigare con qualcosa in una visione di un altro Dio, dopo la morte. Dio è sempre lo stesso fedele ora e fedele per sempre, oserei dire che se esiste la morte, non esistono "i morti" perché Dio è per tutti il Dio della vita. Ecco allora che, invece di contrapporsi, vita terrena e vita eterna fanno entrambe parte di quel filo di amore che Dio ha intessuto fin dall’eternità e per l’eternità con ciascuno di noi. Questo dovrebbe riempirci di gioia e bastarci.

 

 

LUNEDI’ 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Una scheggia di preghiera:

 

AUMENTA LA NOSTRA FEDE!

 

Hanno detto: Il superbo è un idolatra di se stesso. (Giovanni Rossi)

Saggezza popolare: Chi vede, ascolta e tace, mantiene il mondo in pace. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Affascinato  nell’udire il maestro cantare versi in sanscrito, uno studioso di sanscrito disse: “Ho sempre saputo che nessuna lingua è migliore del sanscrito per esprimere cose divine”. “Non fare il somaro”, replicò il maestro. “La lingua del divino non è il sanscrito, è il silenzio”.

Parola di Dio: Tt. 1,1-9; Sal. 23; Lc. 17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“E SE PECCA SETTE VOLTE AL GIORNO CONTRO DI TE E SETTE VOLTE TI DICE: MI PENTO, TU GLI PERDONERAI”. (Lc. 17,4)

Gesù riconosce la fragilità della condizione umana, ma non la condanna senza possibilità di appello. Lo scandalo, cioè il peccato, è tremendo se porta danno verso i più piccoli, cioè gli umili, gli indifesi, gli innocenti. Ma non si deve pensare che non ci sia possibilità di perdono. Come Dio è fonte di infinita misericordia, così noi, imperfetti e peccatori, dobbiamo saper essere misericordiosi verso gli altri, sempre, anche nel perdono più difficile. Questo è il modo per aumentare la nostra fede.

Nessuno può scagliare la prima pietra, perché nessuno è senza peccato. Questa è la nostra condizione di creature: gli errori sono parte del nostro essere, sono macigni che spesso ci cadono addosso e non facciamo niente per evitarli. Ma il peccato non è l'ultima e definitiva parola, il peccato è sì fonte di dolore, ma può diventare anche fonte di rinascita e di cambiamento. La misericordia che Dio ci ha insegnato, dobbiamo saperla usare verso noi stessi e verso gli altri.

 

MARTEDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDIMI CAPACE D’AMARE.

 

Hanno detto: Se qualcuno volesse dimostrare che la libertà non gli è necessaria, assomiglierebbe a un pesce che volesse convincersi che l'acqua non gli serve. (M. Bulgakov)

Saggezza popolare: Chi sempre toglie e mai aggiunge, in men che non si dica trova il vuoto. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Nello zaino di un soldato americano combattente nella guerra del Vietnam è stato trovato questo biglietto: Ho cercato la mia anima ma non l’ho trovata. Ho cercato il mio Dio ma mi è sfuggito. Ho cercato mio fratello e li ho trovati tutti e tre”.

Parola di Dio: Ez. 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor. 3,9-11.16-17; Sal. 45; Gv. 2,13-22

 

Vangelo (Gv. 2, 13-22)

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.

 

“PORTATE VIA QUESTE COSE E NON FATE DELLE CASA DEL PADRE MIO UN LUOGO DI MERCATO”. (Gv. 2,16)

Gesù porta un cambiamento radicale nella fede ebraica. I sacrifici che gli ebrei facevano al tempio di Gerusalemme, erano un modo, solo esteriore e materiale, di dimostrare la loro fede verso Dio. Ma Gesù sa che tutto questo per molti è solo un modo ipocrita per mettersi in rapporto con Dio, non è questo ciò che l'uomo deve fare per conoscere e amare il proprio Signore! Non c'è bisogno di sacrifici e olocausti, i tempi sono cambiati, adesso è Cristo il tempio vivente di Dio, ed è a lui che l'uomo deve andare. Fino a quando non riusciremo a capire la profonda e irreversibile trasformazione che Gesù ha portato nel mondo, non potremo iniziare a capire la sua Parola. Già nell'Antico Testamento Dio aveva parlato per mezzo dei profeti (Ezechiele, Osea, Geremia) e aveva dichiarato di essere nauseato dai sacrifici che il popolo compiva con distacco, come un rito meccanico e indifferente. E' la misericordia che Dio chiede ai suoi figli, è l'amore, la conversione che parte da un cuore nuovo, un cuore di carne e non di pietra.

 

 

MERCOLEDI’ 10 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ MAESTRO, ABBI PIETA’ DI NOI!

 

Hanno detto: Stai attenta a non mai scoraggiarti nel vederti circondata da infermità spirituali. Se Iddio ti lascia cadere in qualche debolezza, non è per abbandonarti, ma solo per stabilirti in umiltà e renderti più attenta per l'avvenire. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: A cose fallite tutti sanno quale sarebbe stato il rimedio. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: PRESENZA E VICINANZA. Una figlia spirituale di Padre Pio, sul bordo della strada, leggeva una lettera del Frate. Il foglio le sfuggì di mano e il vento lo fece rotolare per la discesa. Era già lontano quando si arrestò su una pietra e la signorina poté recuperarlo. L'indomani Padre Pio le disse: "Fate attenzione al vento la prossima volta. Se non ci avessi messo il piede sopra, la mia lettera sarebbe finita a valle".

Parola di Dio: Tt. 3,1-7; Sal. 22; Lc. 17,11-19

 

Vangelo Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!" Parola del Signore

 

“ALZATI E VA’ LA TUA FEDE TI HA SALVATO”. (Lc. 17,19)

L’incontro di Gesù con i lebbrosi è un incontro umanissimo con i sofferenti. Il grido di angoscia e di aiuto lo commuove. Ed Egli opera il miracolo, senza guardare alla nazionalità dei richiedenti o a qualsiasi altra discriminante. La Legge comandava – al lebbroso guarito – di presentarsi ai sacerdoti. Essi dovevano constatare il fatto e dichiararlo ufficialmente. Li riammettevano nel contesto sociale. Quindi - dicendo loro di presentarsi ai sacerdoti – Gesù annuncia la guarigione; ma non la opera subito. Richiede loro, pertanto, la fede. Ed essi credono. Credono, vanno e sono guariti lungo il cammino. Fin qui sono stati tutti bravi. Ma che cosa succede a questo punto? Nessuno di loro si preoccupa di andare a ringraziare il Maestro, cioè colui che li aveva guariti. Sono preoccupati solo di riacquistare, ora, i loro diritti sociali. Fa eccezione un samaritano. Noi sappiamo quanto fossero disprezzati dagli ebrei. Erano, infatti, una razza mista, in cui dominava il sangue pagano. E ai pagani li assimilavano gli ebrei. E si tenevano alla larga. Osserviamo il comportamento di Gesù. Ama tutti, in particolare gli ultimi, i lontani, i disprezzati. E questi rispondono. Quindi, questi lontani, a volte, sono più vicini di noi al Regno di Dio. Che cosa avviene, infatti? Gli altri lebbrosi restano solo guariti nel corpo. Il samaritano, invece, viene salvato. Riceve la vita di Dio: “La tua fede ti ha salvato!”, non ti ha solo guarito. Che cosa, infatti, è venuto a fare il lebbroso guarito? Non solo a ringraziarlo, ma a lodare Dio. Ora, questa frase – in Luca – ha un significato tecnico ben preciso: indica il riconoscimento dell’opera salvifica di Dio. Per questo merita la salvezza. E Gesù lo dichiara: diventa figlio di Dio, candidato al Regno dei Cieli. Per essere salvi, dunque, non basta aver incontrato Gesù; neppure esperimentare concretamente la sua potenza taumaturgica; occorre entrare in sintonia con lui mediante l’obbedienza, la riconoscenza, la fede.

 

 

GIOVEDI’ 11 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, VENGA ANCHE OGGI IL TUO REGNO DI GIUSTIZIA E DI PACE.

 

Hanno detto: Non bisogna scoraggiarsi, perché se nell'anima vi è il continuo sforzo di migliorare, alla fine il Signore la premia facendo fiorire in lei ad un tratto tutte le virtù come in un giardino fiorito. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Chi accetta regali vende libertà. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: PROFONDO CONOSCITORE. Nel 1954, racconta una signora,  mio padre, allora ferroviere, all'età di quarantasette anni si ammalò di una strana malattia che gli immobilizzò gli arti inferiori. Vana risultò ogni cura ed il posto di lavoro, dopo circa due anni, stava per essere compromesso. Poiché la situazione peggiorava, uno zio consigliò a mio padre di andare a San Giovanni Rotondo dove viveva un Frate cappuccino al quale il Signore aveva donato speciali carismi. Con tante difficoltà mio padre giunse nel piccolo centro sul Gargano accompagnato e sorretto da questo zio. In chiesa incontrò Padre Pio il quale, vedendo in che modo si trascinava tra la folla, disse a voce alta: "Fate spazio a quel ferroviere!" Eppure non conosceva mio padre né sapeva che egli era ferroviere. Qualche ora dopo Padre Pio si intrattenne in fraterno colloquio con papà. Gli appoggiò una mano sulla spalla. lo confortò con un sorriso e gli rivolse parole di incoraggiamento. Quando mio padre si allontanò da lui non si accorse di essere stato improvvisamente guarito. Mio zio lo seguiva sorpreso, stringendo tra le mani i due bastoni che non servivano più.

Parola di Dio: Fm. 7-20; Sal. 145; Lc. 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", Gesù rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!" Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“IL REGNO DI DIO E’ IN MEZZO A VOI”. (Lc. 17,21)

L'attesa del regno di Dio era uno dei punti principali della fede ebraica. Proprio su questo argomento, i farisei rivolgono la domanda a Gesù per cercare di trarlo in inganno, ma il Signore mette in guardia dalla solita ipocrita visione delle cose di Dio che hanno questi ebrei. Il regno di Dio non è qualcosa di estraneo che apparirà in un luogo o in un altro, il regno di Dio è già qui adesso, è nel tempo presente, perché il Signore è in mezzo agli uomini. Anche noi spesso ci aspettiamo la venuta del Regno in modo eclatante, tra tuoni e lampi oppure sotto forma di potere esercitato su tutti gli uomini. Non è così: E' necessario guardare con occhi diversi per potersi accorgere che Dio è già qui. Ma dove se più di cinque miliardi di uomini su sei sono ancora ‘pagani’? E’ qui quando le nostre carceri sono piene di battezzati? E’ qui in un mondo dove contano i soldi, il potere, le cose e gli uomini sono schiavi di esse e Dio spesso è stato mascherato secondo le varie esigenze? Ebbene, sì, Il regno di Dio è qui perché Gesù come il piccolo seme è morto ed è tornato in vita, è qui tutte le volte che il perdono vince l’odio, è qui in ogni azione buona. Il regno di Dio si comincia a costruire sulla terra, con la nostra vita, con le nostre azioni e la nostra preghiera. Dalla venuta di Gesù nel mondo ogni uomo può conoscere e vivere l'inizio del regno. Il Signore ci ha aperto definitivamente le porte verso questa meta, perciò nessuno di noi può dire che non conosce la strada e nessuno può cercare in altri luoghi ciò che è già con noi.

 

 

VENERDI’ 12 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.

Una scheggia di preghiera:

 

L’OGGI E’ PREZIOSO, UNICO: CHE NON LO SPRECHI.

 

Hanno detto: Scoraggiarsi dopo la caduta è artificio del nemico. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Se ti senti preso dal bisogno, rivolgiti ai poveri, non ai ricchi. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: PROFUMO E GUARIGIONE. Una signora di Bologna, di 24 anni, si era fratturata il braccio destro che, tre anni prima, era stato operato in seguito a un grave incidente. Dopo una nuova operazione seguita da un lungo e penoso trattamento, il chirurgo dichiarò al padre della ragazza che ella non avrebbe più ripreso l'uso del braccio. Desolati, padre e figlia, partono per San Giovanni Rotondo. Padre Pio li riceve, li benedice e dichiara: "Soprattutto niente disperazione! Confidate nel Signore! Il braccio guarirà”. E’ la fine di luglio 1930. L'inferma ritorna a Bologna senza che si sia costatato il minimo miglioramento. Padre Pio si è dunque sbagliato! Non ci si pensa più e i mesi passano. Il 17 settembre, giorno delle stimmate di S. Francesco, improvvisamente l'appartamento in cui viveva la famiglia è invaso da un delizioso odore di giunchiglie e di rose. Questo dura un quarto d'ora circa, con grande stupore dei coinquilini che cercano invano l'origine di quegli effluvi. Da quel giorno la giovane riprese l'uso del braccio. Una radiografia, che ella conservava gelosamente, mostrava la rimessa a nuovo dell'osso e delle cartilagini.

Parola di Dio: 2Gv. 1.3-9; Sal. 118; Lc. 17,26-37

 

Vangelo Lc 17, 26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore

 

“RICORDATEVI DELLA MOGLIE DI LOT: CHI CERCHERA’ DI SALVARE LA PROPRIA VITA LA PERDERA’ ”. (Lc. 17,16-17)

Gesù dopo averci detto che il suo  Regno è già qui, preannuncia il giorno del suo ritorno, quando Egli, Giudice supremo ratificherà le scelte che ciascuno di noi ha fatto con i propri comportamenti di vita. Quel giorno non ci sarà il tempo di dedicarsi ai preparativi, nessuno potrà dire "aspetta", perché il tempo sarà finito. Allora sarà esaminato solo ciò che è già stato fatto, non si potrà più tentare di rimediare agli errori di una vita a cui, fino ad allora non avevamo voluto pensare. Viviamo come se la morte non dovesse venire mai. Lavoriamo, accumuliamo ricchezze, cose oggetti, come se pensassimo che saremo sempre qui a sfruttarli. Non ci poniamo quasi mai le domande: "Come mi preparo alla morte?", "La mia anima è pronta all'incontro con Dio?". Rimandiamo, perché c'è ancora tempo, perché oggi non abbiamo tempo, forse domani avremo modo di farci un esame di coscienza. Ma l'ora della morte non la conosciamo, non sappiamo quando arriverà e, mentre siamo occupati nelle faccende del mondo, lasciamo che la nostra anima perda momenti preziosi e rimanga lontana da Dio.

 

 

SABATO 13 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Una scheggia di preghiera:

 

NOI CREDIAMO, AIUTACI NELLA NOSTRA POCA FEDE.

 

Hanno detto: Il cuore buono è sempre forte; egli soffre, ma cela le sue lacrime e si consola sacrificandosi per il prossimo e per Iddio. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Chi dice sconcezze, non pensa bellezze. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: PROFUMO O SCHIAFFI. Un noto avvocato devoto di Padre Pio racconta: "Una volta ero nella chiesa vecchia del convento ad ascoltare la Messa, la lunga Messa di Padre Pio e, proprio all'elevazione dell'Ostia, mi distrassi pensando ad altro, restando in piedi, unico in mezzo alla folla di fedeli inginocchiati. Improvvisamente fui colpito da un penetrante odore di viole che mi fece tornare alla realtà e guardandomi intorno, mi chinai anch'io col ginocchio per terra ma senza pensare allo strano profumo. Come al solito, dopo la funzione religiosa, mi recai a salutare il Padre che mi accolse con questa battuta: "Che, oggi eri nu poco stunato 'ncapa?" - "Si Padre, oggi sono stato un po’ distratto. Fortunatamente mi ha svegliato il vostro profumo..." - "Ma quale profumo, per te ci vogliono e paccari...(gli schiaffi)".

Parola di Dio: 3Gv. 5-8; Sal. 111; Lc. 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI”. (Lc. 18,1)

Questo racconto mette in luce la bellezza e l'efficacia della fede. Gesù, parlando del giudice, insiste sulla sua personalità di uomo senza Dio, un uomo che non guarda in faccia nessuno, neppure una povera vedova. Ma nonostante il suo cuore non conosca la misericordia, decide di rispondere alla richiesta della vedova pur di essere lasciato in pace. Ecco allora il nocciolo del racconto: se così agisce un uomo senza Dio, possiamo noi dubitare che Colui che è infinitamente misericordioso e premuroso verso i suoi figli, possa agire diversamente? Non è Dio che non ascolta le nostre preghiere, siamo noi che non abbiamo abbastanza fede da credere nel suo aiuto. Innanzi tutto, non bisogna confondere la perseveranza con l’insistenza fastidiosa, né con la ripetizione meccanica. Perseverare nella preghiera significa sempre fidarsi di Dio, sia quando ci ascolta sia quando sembra ignorarci. La fede è un donarsi incondizionato all'Altro, è un affidamento totale al creatore, con la certezza che tutto ciò che da lui riceveremo è solo e sempre per il nostro bene.

Un teologo ha scritto:" La cosa principalmente importante non è quanta fede abbiamo in Gesù, ma è quella di avere la fede di Gesù". E tutti noi sappiamo bene quale fede ha riempito la vita del Signore e fino a che punto egli l'abbia vissuta.

 

 

DOMENICA 14 NOVEMBRE: 33^ DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SIGNORE A GIUDICARE IL MONDO.

 

Hanno detto: E' più vicino a Dio il malfattore che ha vergogna di operare il male che non l'uomo onesto il quale arrossisce di operare il bene. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: La paura è fatta di niente. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: RICONOSCERE IL SACRO A volte, allorché a Padre Pio gli presentavano degli oggetti (corone del Rosario, medagliette, immagini sacre) con la richiesta di benedirli, il Padre restituiva al richiedente qualche oggetto con la precisazione: "Questo è già stato benedetto". Ed era vero. Padre Pio "sentiva" se un'acqua era da benedire o era acqua benedetta. E se qualcuno gli presentava una bottiglia con dentro dell'acqua di Lourdes, lui, senza fare domande, la portava alle labbra e la baciava.

Parola di Dio: Ml. 3,19-20; Sal. 97; 2Tes. 3,7-12; Lc. 21,5-19

 

Vangelo Lc 21, 5-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”. Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. Parola del Signore

 

“VERRANNO GIORNI IN CUI, DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE, NON RESTERA’ CHE PIETRA SU PIETRA CHE NON VENGA DISTRUTTA.” (Lc. 21,6)

Quante volte è successo nella storia degli uomini che avvenimenti tristi dovuti alle forze della natura o alle cattiverie degli uomini sono stati letti come l’inizio della fine del mondo: le persecuzioni dei cristiani, le guerre, i terremoti, la bomba atomica, i campi di concentramento,le torri di New York... Eppure non erano questo! Ma tutti questi fatti non avrebbero invece dovuto insegnarci qualcosa? Ad esempio la precarietà della vita. Noi sappiamo che la nostra vita è sospesa ad un filo, che basta una scossa un po’ più decisa della terra, che basta un uomo impazzito magari nel nome di Dio o un semplice virus per distruggerla, eppure viviamo come se fossimo eterni su questa terra. Costruiamo torri di potere che come Babele vogliono toccare il cielo con un dito e che invece non riescono ad unire gli uomini ma li dividono in linguaggi diversi, mettiamo da parte ricchezze che non riusciremo mai a consumare in una vita e assistiamo, quasi stufi di sentircelo ripetere, alla fine di milioni di persone che non hanno nulla, costruiamo imperi sul sangue nella certezza che dureranno, ci crediamo civiltà superiori ad altre solo perché abbiamo un po’ più di tecnica o sappiamo sfruttare meglio i tesori e il petrolio dei popoli più poveri, e magari in umanità valiamo zero, parliamo dei nostri piccoli o grandi progetti come se fossero eterni. Gesù ci dice: "Ricordati che tutto nasce e tutto muore, ricordati che il tempo è un dono prezioso, non un diritto, non un qualcosa che si può comprare da parte di chi ha più soldi, ricordati che anche questa piccola terra, questa meravigliosa e terribile terra finirà" Gesù questo non ce lo dice per metterci addosso paura, non lo dice come certe religioni che spesso della paura approfittano per i propri interessi non sempre religiosi, lo dice per ricordarci la nostra realtà fatta di cose che finiscono, che muoiono ma anche che si trasformano. Perché il messaggio cristiano della fine dei tempi sta proprio nel fatto che quello che noi aspettiamo è il "sole di giustizia". Noi aspettiamo sì, il Giudice, ma il Giudice è Gesù che è morto in croce per noi.

 

 

LUNEDI’ 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI VEDERE LE TUE OPERE, SIGNORE.

 

Hanno detto: La potenza di Dio di tutto trionfa; ma l'umile e dolente preghiera trionfa su Dio stesso, ne arresta il braccio, lo disarma, lo vince, lo placa e se lo rende, quasi sarei per dire, dipendente e amico. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Anche nei guai qualche cosa di buono troverai. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: RUDEZZA E DOLCEZZA. Un uomo raccontava: "...un giorno, cedendo alle insistenze di mia moglie decisi di andare da Padre Pio. Non avevo più messo piede in una chiesa da ben venticinque anni, precisamente dal giorno del mio matrimonio. Sentii il bisogno di confessarmi, ma Padre Pio, appena gli comparvi davanti, senza nemmeno guardarmi, mi disse bruscamente: "Vattene!" - "Sono qui per confessarmi, mi dia l'assoluzione" - gli dissi. "Vattene, ho detto", mi rispose rudemente. Me ne andai. Attraversai di corsa la chiesa piccola e mi precipitai in albergo. Mia moglie, avendomi veduto uscire in quel modo, mi raggiunse in camera. - "Cosa è successo? Cosa fai?" - mi domandò.  "Faccio la valigia e me ne vado". In quel momento un'ondata di profumo mi fece trasalire. Un profumo intenso, meraviglioso. Rimasi interdetto. Mi calmai all'istante. E all'istante sentii nascere in me un gran desiderio di tornare da Padre Pio. Ci tornai il giorno dopo, ma prima feci un accurato esame di coscienza. Padre Pio mi accolse benevolmente e mi dette l'assoluzione".

Parola di Dio: Ap. 1,1-5;2,1-5; Sal. 1; Lc. 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“SUBITO CI VIDE DI NUOVO E COMINCIO’ A SEGUIRLI LODANDO DIO. E TUTTO IL POPOLO ALLA VISTA DI CIO’ DIEDE LODE A DIO”. (Lc. 18,43)

Ci sono tanti modi di essere ciechi, e tanti modi di vedere. “L'essenziale”, dice il piccolo Principe di Saint Exupéry, “è invisibile agli occhi”: e forse per questo il cieco di Gerico sembra avere una marcia in più. Egli ha bisogno degli altri, è vero, per sapere chi sia colui che passa seguito da tanta folla; ma, a differenza degli altri, non si ferma alla prima apparenza – “Passa Gesù il Nazareno” - ma va oltre nel riconoscimento dell'identità di Gesù: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. L'evangelo impone una scelta di vita: o con lui o contro di lui. Impone un rovesciamento, un capovolgimento delle nostre vedute, un cambiamento radicale nel modo di pensare e di agire, una conversione. E’ questa la vera vita che i testimoni della fede sanno scegliere e che li rende forti e capaci di affrontare il martirio. E’ questa la guarigione operata da Gesù, che apre gli occhi al cieco e può aprirli anche a noi, che siamo ciechi senza sapere di esserlo.

 

 

MARTEDI’ 16 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI CERCHI, SIGNORE. FA’ CHE MI LASCI TROVARE.

 

Hanno detto: Di che dovete affannarvi se Gesù vuol farvi pervenire alla patria celeste per i deserti o per i campi, quando e per gli uni e per gli altri si perverrà lo stesso alla beata eternità? Allontanate da voi ogni soverchia preoccupazione che nasce dalle prove con le quali il buon Dio vuole visitarvi; e se ciò non è possibile, allontanatene il pensiero ed in tutto vivete rassegnati ai divini voleri. (San Pio da Pietrelcina)

Saggezza popolare: Non sono eguali nemmeno le dita di una mano. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: SCAPACCIONI. Un figlio spirituale di Padre Pio residente a Roma, essendo in compagnia di alcuni amici, omise per vergogna, di fare ciò che solitamente faceva passando vicino ad una Chiesa cioè, una piccola riverenza in segno di saluto a Gesù sacramentato. Ecco allora improvvisa e forte giungergli all'orecchio una voce - la voce di Padre Pio - e una parola: "Vigliacco!" Recatosi, dopo qualche giorno a San Giovanni Rotondo, si sentì così apostrofare da Padre Pio: "Attento, questa volta t'ho soltanto sgridato, la prossima volta ti darò un bello scapaccione".

Parola di Dio: Ap. 3,1-6.14-22; Sal. 14; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore

 

“CERCAVA DI VEDERE QUALE FOSSE GESU’, MA NON GLI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA, POICHE’ ERA PICCOLO DI STATURA”. (Lc. 19,3)

L'episodio di Zaccheo è uno dei più belli dei Vangeli. Gesù ancora una volta fa una cosa che nessun pio ebreo avrebbe mai fatto: entra in rapporto con un peccatore, un impuro, va addirittura a mangiare a casa sua. Zaccheo non è salito sull'albero per cercare di essere notato anzi, l'evangelista puntualizza proprio che è piccolo e che quindi non avrebbe neppure avuto la possibilità di farsi vedere. Sale sul sicomoro solo per curiosità, per vedere questo Gesù tanto famoso. E' invece Gesù che cerca lui, che lo chiama e che vuol conoscerlo, e il gesto del Signore apre le porte del cuore di Zaccheo che, di fronte a questo semplice ma importante gesto, si trova a rivedere completamente la sua vita e a dargli una svolta decisiva. In questo brano c'è un particolare che, ogni volta, mi commuove e mi colpisce al cuore. Zaccheo è "piccolo" e rappresenta tutti quegli uomini che vivono nascondendosi agli occhi di Dio, sopraffatti dal bagliore dei poteri del mondo. Zaccheo è uno di noi, con il cuore appesantito dagli sbagli e crede che ormai, non può più fare diversamente. Non si attende niente da Dio, in un certo senso pensa di non aver niente a che fare con lui. Invece, improvvisamente, è proprio Dio che alza gli occhi e lo cerca! Ecco, questo gesto mi penetra nell'anima: questo Dio così grande vede anche le cose piccole, anzi le cerca perché sono preziose e non devono andare perse, cerca ogni figlio, ognuno di noi e non si da pace finché non ci trova.

 

 

MERCOLEDI’ 17 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria;Sant’Aniano d’Asti.

Una scheggia di preghiera:

 

PER TUTTI I TUOI DONI, GRAZIE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Noi mandiamo giù a grandi sorsate la menzogna che ci lusinga e beviamo a goccia a goccia la verità che ci riesce amara. (Diderot)

Saggezza popolare: Si sa dove si nasce ma non si sa dove si muore. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Attenzione: l’apparenza può ingannare! Un artista, vestito in maniera un po’ trasandata, si aggirava per le vie della città quando sentì una voce femminile che si indirizzava a lui: “Signore, per favore, mi porti questa borsa”. Girandosi vide una donna molto bella e subito le rispose: “Molto volentieri” La seguì da un negozio all’altro portando pacchetti e pacchettini. Giunti alla sua abitazione la donna aprì il borsellino e cercò alcuni spiccioli per ricompensarlo. Ma Egli rifiutò. “Signora, io non sono un facchino, nonostante il mio aspetto. Sono un artista. Mi considererò pienamente appagato se potrò ritrarre il suo viso così bello. Presenterò l’opera alla mia prossima esposizione”

Parola di Dio: Ap. 4, 1-11; Sal. 150; Lc. 19,11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“CHIAMATI DIECI SERVI CONSEGNO’ LORO DIECI MINE DICENDO: IMPIEGATELE”. (Lc. 19,13)

Davvero Dio si fida di noi! Nonostante i nostri no, le defezioni, i limiti, si fida al punto da affidarci quel regno che è costato il sangue di suo Figlio. Ci affida la sua parola con il rischio che noi la nascondiamo o la interpretiamo male, si affida alla testimonianza delle nostre povere parole o della nostra vita. Possiamo permetterci di deluderlo? Possiamo solo permetterci di puntare il dito contro gli errori degli altri senza rischiare anche noi? Se invece di vedere solo i difetti della Chiesa, ciascuno, pieno di gioia per la fiducia che Dio gli accorda, dicesse: “Io sono la Chiesa”, e ognuno da parte sua portasse il suo valido contributo, quanto migliorerebbe il volto della Chiesa. Non basta dire: “Nessuno si impegna”, ma: “Oggi comincio io”. Non basta dire: “Si parla solo di comunità, ma la comunità non c’è”, ma: “Oggi comincio a mettere qualcosa in comunione con te”  o meglio: “Oggi vivo la comunione con te, cominciando a chiedere perdono del mio egoismo”. Non basta dire : “I preti non capiscono niente”, ma: “Che cosa sto facendo per aiutare il mio prete ad essere fedele alla sua missione?” Non basta dire: “Si da poco peso alla Parola di Dio, alla preghiera”, ma bisogna cominciare ogni giorno a leggere e meditare un po’ di Bibbia cercando di applicarla alla vita  e trovare quotidianamente spazi per la preghiera. Per il successo dell’immensa opera della creazione, Dio ha bisogno di una cosa sola: che tu faccia del tuo meglio. Se tu dai quello che sei capace di dare (compresa la tua debolezza), sarai unito in massimo grado alla sua opera creatrice e allora il Padre sarà fiero del suo figlio che lo ha ringraziato trafficando i suoi doni.

 

 

GIOVEDI’ 18 NOVEMBRE: DEDICAZIONE BASILICHE SANTI PIETRO E PAOLO

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, SIGNORE, LA RICONOSCENZA.

 

Hanno detto: Non potrete fare nulla per il prossimo finché non saprete comunicare. (Lorenzo Milani)

Saggezza popolare: Le lingue inascoltate si stancano da sole. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Durante la guerra civile degli Stati Uniti d’America Lincoln, in un raduno di amici, parlava con considerazione dei nemici confederati. Una signora, quasi scandalizzata, disse con franchezza: “ Come può parlar bene di quelli che la farebbero volentieri fuori? Non dovrebbe piuttosto cercare di distruggere i suoi nemici?”. “Signora”, rispose Lincoln, “Non distruggo forse i miei nemici se con la carità e la gentilezza me li faccio amici?”

Parola di Dio: Ap. 5,1-10; Sal. 149; Lc. 19,41-44

 

Vangelo Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore

 

“GESU’, QUANDO FU VICINO A GERUSALEMME, ALLA VISTA DELLA CITTA’ PIANSE SU DI ESSA”. (Lc. 19,41)

Il pianto di Gesù di fronte a Gerusalemme è espressione del dolore del Dio Padre disconosciuto dai suoi figli. La città santa, con il suo tempio dimora del Signore e segno dell'Alleanza stretta fra Dio e il suo popolo, ha chiuso gli occhi e il cuore all'annuncio di Cristo, ha respinto la Parola e non ha voluto capire la novità dei tempi. Il "popolo santo" non accoglie la via della pace, la sua rovina sarà grande e dolorosa. Gesù è pienamente uomo del suo popolo, ebreo fra gli ebrei, parte di quella nazione che Dio ha scelto fra tutte le altre. Il suo dolore è quindi, il dolore di un uomo, ma anche il dolore di un Dio, che ha voluto mostrarsi personalmente a questi figli tanto amati. Eppure Israele non lo ha riconosciuto, non ha guardato con occhi nuovi, né ha udito con orecchie nuove; il popolo eletto si è indurito nella formalità dei riti e dei precetti, ed ha soffocato il cuore con l'indifferenza.

 

VENERDI’ 19 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PURIFICA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Quanto più sei colmo d'amore, tanto più sarai nella gioia. (Albert Samain)

Saggezza popolare: Dalla casa del lavoro miseria e melanconia scappano. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Alcuni monaci domandarono all’abate: “Se vediamo un fratello che sonnecchia durante la preghiera, dobbiamo scuoterlo perché rimanga sveglio?” Rispose l’abate: “Se io vedo un fratello che sonnecchia, metto la sua testa sulle mie spalle e lo lascio riposare”.

Parola di Dio: Ap. 10, 8-11; Sal. 118; Lc. 19,45-48

 

Vangelo Lc 19, 45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Parola del Signore

 

“ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI”. (Lc. 19,45)

E’ il grande rischio delle religioni quello di trasformare la fede in una specie di commercio. La religione e la religiosità dovrebbero essere la logica conseguenza della fede, la manifesta­zione di essa, però spesso non succede così. L’uomo, abituato ad approfittare di tutto, ha usato la religiosità per manipolare la fede e per ridurre Dio alle sue necessità. Si è “venditori del tempio” non solo vendendo immaginette sacre o candele, ma tutte le volte che pensiamo di comprare Dio con delle preghiere fatte o fatte fare, quando approfittiamo della religione per giudicare il nostro prossimo, per apparire giusti. E’ facile puntare il dito contro i tanti commerci della re­ligione, ma qualche sferzata di Gesù scende anche sul nostro groppone e... ben vengano se ci aiutano a purificare la religiosità per  farci riscoprire la fede.

 

 

SABATO 20 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, NON SEI IL DIO DEI MORTI MA DEI VIVENTI.

 

Hanno detto: Non solo per me il sole, ma anche per i peggiori di me. (Proverbio Piemontese)

Saggezza popolare: Chi non sa ridere non è una persona seria. (Don Orione)

Un aneddoto: L’imperatore della Cina sentì parlare della saggezza di un eremita che viveva tra le montagne e gli mandò degli ambasciatori ad offrirgli il posto di primo ministro del regno. Dopo molti giorni di viaggio gli ambasciatori trovarono l’eremita seminudo che pescava in torrente e gli dissero il volere dell’imperatore. Quando l’eremita comprese che l’imperatore voleva lui come primo ministro, gettò indietro la testa e rise rumorosamente, poi ricompostosi disse agli ambasciatori: “Vedete quella tartaruga laggiù che muove la coda nel fango?” “Sì, stimato signore”, dissero gli ambasciatori. “Adesso ditemi: è vero che ogni giorno la famiglia dell’imperatore si riunisce nella cappella reale per rendere omaggio ad una tartaruga imbalsamata racchiusa in un reliquario sull’altare principale?” “E’vero, onorevole signore”, risposero. “Bene, pensate che quell’animaletto che muove la coda nel fango, farebbe il cambio di posto con la tartaruga divina?”. “No, esimio signore”. “Allora andate a dire all’imperatore che neanch’io lo farei. Preferisco essere vivo su questi monti che morto nel suo palazzo”.

Parola di Dio: Ap. 11,4-12; Sal. 143; Lc. 20,27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“QUESTA DONNA, DUNQUE, NELLA RISURREZIONE, DI CHI SARA’ MOGLIE?” (Lc. 20,33)

Una domanda che spesso ci facciamo o sentiamo da altri è questa: “Come dobbiamo immaginarci l’aldilà?”. Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarcelo o cercare di descriverlo. Il “come sarà” non è affar nostro. Il mistero, quando non è circondato di rispetto e discrezione, rischia di venire profanato, banalizzato dalla curiosità. Ogni mia immagine dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza, un tentativo di concretizzare i miei desideri. Tutti i paradisi raffigurati dagli uomini sono artificiali. Io non ho bisogno di sapere com’è il Paradiso e che cosa ci farò. Mi fido più della fantasia di Dio che delle costruzioni della mia immaginazione. La fede nella risurrezione è basata sul Dio “amante della vita”, sul Dio che non è il Dio dei morti, ma dei vivi”. Il Signore è fedele. Ora ,se Lui è fedele a se stesso e alle sue promesse, perché devo preoccuparmi io, nel tempo, di colui che è Eternità e che in essa vuol donarsi a me per sempre?

 

 

DOMENICA 21 NOVEMBRE: 34^ DEL TEMPO ORDINARIO: N. S. GESU’ CRISTO RE DELL’ UNIVERSO

Presentazione al tempio della beata vergine Maria

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, AMORE CROCIFISSO!

 

Hanno detto: Non v'è maggiore carità di questa: il mio Dio s'è fatto uomo per farmi Dio.(S. Agostino)

Saggezza popolare: La libertà di fare disfare non può essere pagata da nessuno. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Quando uno dei discepoli si macchiò di una grave colpa, tutti si aspettavano che il maestro gli impartisse una punizione esemplare. Quando fu passato un intero mese senza che nulla fosse fatto, qualcuno protestò con il maestro: “Non possiamo ignorare ciò che è accaduto. Dopo tutto, Dio ci ha dato gli occhi” “Sì”, rispose il maestro, e le palpebre”.

Parola di Dio: 2Sam. 5,1-3; Sal. 121; Col. 1,12-20; Lc. 23,35-43

 

Vangelo Lc 23, 35-43

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Parola del Signore

 

“IL POPOLO STAVA A VEDERE, I CAPI INVECE SCHERNIVANO GESU’…” (Lc. 23,35ss.)

Strano modo quello della liturgia di presentarci Cristo Signore dell’universo raccontandoci la sua raccapricciante passione.

C’è gente radunata intorno a quello strano trono della croce. Qualcuno è venuto a piangere la morte di Dio o di un uomo buono. Qualcuno è lì per gloriarsi del suo potere che finalmente è riuscito a togliere di mezzo questo piantagrane, questo millantatore, questo bestemmiatore: sono i sacerdoti, e non si accorgono che con la loro presenza esercitano proprio il compito sacerdotale, quello di offrire l’Agnello Immolato. Ci sono scribi e farisei, coloro che si considerano i puri della legge, gli studiosi e l’intelligenza del paese, e non si accorgono che sono nelle mani del diavolo che si serve di loro per la sua ultima, terribile tentazione a Gesù: "Se sei Figlio di Dio scendi da quella croce e ti crederemo!". Ci sono i curiosi, come dappertutto, incapaci di vedere il dolore o l’amore ma solo desiderosi di colpi di scena o di aver motivo per poi poter chiacchierare sulla morte di un uomo e di poter dire: "Io c’ero. Io ho visto. Io ho sempre pensato che…". C’è anche la voce della giustizia e del potere civile e militare rappresentata dai soldati e da quel cartello che Pilato, forse più per disprezzo dei Giudei che di Gesù stesso, ha fatto mettere su quella croce. E’ la tanto invocata giustizia degli uomini che ha creato ‘lo strumento di giustizia della croce’ e che lo gestisce attraverso il potere! Strana scena per l’investitura di un re, eppure questa scena di tragica beffa nei confronti di un uomo che sta atrocemente morendo è la vera investitura di Gesù. Gesù è sul trono. Non ci sta seduto, ve lo hanno inchiodato perché non scappi. Ha scelto di amare gli uomini e a questo amore vi resterà, per suo volontà, inchiodato per sempre. C’è una corona regale: quella corona di spine che ha strappato carne e sangue dal capo di Gesù. Non è la corona del comando, del potere, è la corona dell’ingratitudine umana da una parte e del servizio dall’altra è, in fondo, ancora la voce di Gesù che ci dice: "Guarda che io non sono venuto nel mondo per portarti via qualcosa, per chiederti cose impossibili, sono venuto a servire la tua vita, a portarti i miei doni affinché tu possa viverla pienamente, sono venuto a portare con te e per te il peso del quotidiano". C’è la firma del Padre: quel Dio che sembra assente, lontano mille miglia dalle sofferenze del Cristo e nostre è lì, e quel cartello che Pilato ha fatto mettere sulla croce e che dice Gesù re dei Giudei, è la stessa voce di Dio che si era fatta udire il giorno della Trasfigurazione : "Questi è il mio figlio, l’eletto: Ascoltatelo!" Lì c’è il male, il nemico che sta sferrando la sua ultima tentazione a Gesù. "Perché Gesù hai accettato e vissuto questa strada di dolore per dirci che sei il nostro re?" "Perché nell’ordine delle cose di questo mondo è l’unica strada per dire amore vero. Se il potere lo si combatte con un nuovo potere, si ottiene la guerra e il male ha il sopravvento e si innesca una spirale di potere che non finirà mai. Se si pensa di comprare il mondo con i soldi, essi ti otterranno qualcosa ma poi ti accorgi che è polvere che ti sfugge dalle mani. E la strada del successo? Le mani si battono finché fa comodo, l’entusiasmo spesso come nasce muore, la curiosità accontentata ne crea delle altre… L’unico modo per amare è servire fino in fondo, fino a dare la vita, fino a restare inchiodati per non potere più scappare dall’amore…"

 

 

LUNEDI’ 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA CAPACITA’ DI VEDERE IL BENE.

 

Hanno detto:

L'uomo superiore è calmo senza essere arrogante. L'uomo dappoco è arrogante senza essere calmo. (Confucio)

Saggezza popolare: La nostra tomba non è nella terra, ma nel cuore degli uomini. (Proverbio Persiano)

Un aneddoto: Uno scienziato mostrò al maestro un documentario sulle conquiste della scienza moderna. “Al giorno d’oggi siamo in grado di irrigare un deserto”, esultava, “di imbrigliare l’energia delle cascate del Niagara, di analizzare la composizione di una stella lontana e la struttura di un atomo. Ben presto la nostra conquista della natura sarà completa”. Il maestro era impressionato, ma pensieroso. Più tardi ecco che cosa disse: “Perché conquistare la natura? La natura è nostra amica. Perché non impiegare tutte queste energie per vincere l’unico vero nemico della razza umana… la paura?”

Parola di Dio: Ap. 14,1-5; Sal. 23; Lc. 21,1-4

 

Vangelo Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“QUESTA POVERA VEDOVA HA MESSO PIU’ DI TUTTI”. (Lc. 21,2)

Fidarsi di Dio fino al punto da provocarlo: “Tu hai promesso di soccorrere le vedove e gli orfani. Ora non ho più niente. Ho solo te. Vediamo se sei fedele alle tue promesse”. Forse ho calcato un po’ la mano, ma in fondo il gesto della vedova che getta i suoi ultimi spiccioli nel pur già ricco tesoro del tempio, ha anche questo significato. E’ il fidarsi e l’affidarsi nello stesso tempo. E’ aver fede nella fedeltà di Dio. E’ il modo concreto di riconoscere che tutto dipende da Lui, è quasi “costringere” Dio. E questa povera vedova fa questo suo atto di fede, senza saperlo, sotto gli occhi di Gesù, quel Dio che tutto vede non solo per punire ma cogliere il bene, per comunicarlo, per moltiplicarlo. E infatti, fin d’allora quella vedova è modello di fede. Il Tempio non se ne sarà fatto molto dei due spiccioli della vedova ma per Dio e per noi quegli spiccioli sono più importanti di tutti miliardi dei ricchi perché nel portafoglio di Dio una fede da “due spiccioli” è più importante di quella di ricchi donatori di superfluo o di quella fatta di chiacchiere di preti, teologi e benpensanti.

 

 

MARTEDI’ 23 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI ANCORA IN NOI, SIGNORE GESU’ PERCHE’ CI HAI FATTI TEMPIO DEL TUO AMORE.

 

Hanno detto:

Una frase di S. Francesco d’Assisi ha determinato da sola tutta quanta la mia vita: Gesù, l’Amore non amato! (Abbè Pierre)

Saggezza popolare:

La parola che trattieni in te è la tua schiava; la parola che ti sfugge diventa la tua padrona. (Proverbio Persiano)

Un aneddoto: “Quale tipo di penitenza dovrò fare, data l’enormità delle mie colpe?” “Capire l’ignoranza che le ha generate”, rispose il maestro. Poi aggiunse: “Così capirai e perdonerai sia gli altri sia te stesso e smetterai di invocare la vendetta che tu chiami punizione o penitenza”.

Parola di Dio: Ap. 14,14-19; Sal. 95; Lc. 21,5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“ALCUNI PARLAVANO DEL TEMPIO E DEI DONI VOTIVI CHE LO ADORNAVANO”. (Lc. 21,5)

Il Tempio era per gli Ebrei motivo di orgoglio per la bellezza della costruzione e segno di unità religiosa e politica nazionale: nulla da stupirsi, dunque, se vantavano questa costruzione sia per motivi religiosi, artistici, politici. E’ un po’ come quando noi entriamo in qualcuna delle nostre magnifiche cattedrali, dove costruzione, arte ci parlano di fedi antiche. Ma Gesù, pur essendo un frequentatore fedele del Tempio ci mette in guardia dall’esteriorità anche in questo caso: Dio non è grande perché gli abbiamo fatto una chiesa grande, l’uomo non è religioso perché ha costruito dei templi. Il tempio è un segno e come tale destinato a passare, la fede è il luogo dell’incontro con Dio destinato all’eternità. Amiamo la nostra chiesa di mattoni, ripensiamo alla fede di chi l’ha costruita, facciamo sì che ci siano ancora artisti disposti a sognare cattedrali, ma incontriamo Dio nella fede che va al di là delle mura delle chiese, che si incarna nel quotidiano, che nasce sia nello splendore della cattedrale come nel buio del tugurio.

 

 

MERCOLEDI’ 24 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO RENDICI TESTIMONI DI GESU’.

 

Hanno detto: È vero che saremo giudicati sull'amore, ma è altrettanto fuori dubbio che saremo giudicati dall'amore, il quale altro non è che Dio stesso. (Julien Green)

Saggezza popolare: La gioia che ci si offre dopo il dolore si gusta maggiormente. L'ombra di un albero è specialmente gradita da chi è accaldato dal sole. (Proverbio Orientale)

Un aneddoto: Una bambina pretendeva che il suo papà ogni sera prima di andare a dormire le leggesse una favola. Quest’uomo pensò che forse poteva risolvere il problema in un modo moderno. Registrò le storie su una cassetta, insegnò a sua figlia ad usare il mangianastri e tutto andò bene per qualche giorno, finché una sera la bambina prese il libro delle favole e lo cacciò in mano al papà. “Ma, cara, disse il padre, lo sai come si accende il registratore”. “Sì, fu la risposta, ma no posso mica sedermici in braccio”.

Parola di Dio: Ap. 15,1-4; Sal. 97; Lc. 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Parola del Signore

 

“METTERANNO LE MANI SU DI VOI E VI PERSEGUITERANNO”. (Lc. 21,12)

Gesù si avvia verso la fine della sua missione e della sua vita, sa che dovrà affrontare il dolore e la morte, ed è consapevole che anche i suoi subiranno persecuzioni e martirio, per questo vuole rassicurarli e prepararli alla perseveranza.  Il mondo si metterà contro di loro, perché porteranno la testimonianza del Signore. Ma Gesù li sosterrà, nessuno potrà piegarli perché Dio sarà con loro, dovranno avere la forza di tenersi saldi al nome del Signore, un nome odiato da molti, calpestato, offeso, martirizzato, ma questo sarà l'unico cammino per arrivare alla salvezza. Il Signore non lascia soli i suoi figli, avranno ogni arma per difendersi e per resistere perché il vero e unico baluardo in cui trovare rifugio, è solo Lui. Non dobbiamo pensare che queste parole siano lontane da noi, fuori dal tempo, ormai superate. Nel mondo di oggi esiste ancora l'intolleranza religiosa. Molti credenti si trovano ancora a dover affrontare il disprezzo, l'isolamento se non la persecuzione e la morte. Vivere in questo tipo di società, dove l'unico dio è il denaro e il successo, sempre meno vengono accettati coloro che rimangono saldi nella fede, che si affidano a Dio, che cercano il bene e l'armonia. La religione è ormai solo un fatto esteriore, che ognuno calza come le scarpe per poter camminare fra la gente e avere un'identità culturale, ma in realtà di Dio importa sempre di meno, non abbiamo voglia di difendere la sua Parola, di farci poveri con i poveri, deboli con i deboli, ultimi con gli ultimi. Dov'è la perseveranza nel nome del Signore che, sola, potrà salvare le nostre anime?

 

 

GIOVEDI’ 25 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO TI AMI NON DOMANI, MA ORA.

 

Hanno detto: Signore, come saresti piccolo se la mia mente potesse comprenderti! (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare:

Se volete che un favore vi si faccia, chiedetelo sempre a chi ha molto da fare. (Proverbio Napoletano)

Un aneddoto: Sulla educazione morale dei figli una volta il maestro raccontò questo aneddoto: “Quando ero adolescente mio padre mi mise in guardia da certi posti in città. Mi disse: “Non andare mia in un night club, figlio mio”. “Perché no, papà?” domandai. “Perché vedresti cose che non dovresti vedere”. Questo ovviamente suscitò la mia curiosità e alla prima occasione andai in un night”. “E hai visto qualcosa che non dovevi vedere?”. “Certo, ho visto mio padre”.

Parola di Dio: Ap. 18,1-2.21-23;19,1-3.9; Sal. 99; Lc. 21,20-28

 

Vangelo Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore

 

“LE POTENZE DEI CIELI SARANNO SCONVOLTE” . (Lc. 21,26)

Il Vangelo non fornisce previsioni e neanche oroscopi. Il Vangelo ci mette in guardia e non soltanto sugli “ultimi tempi”, ma sui “nostri tempi” perché ho l’impressione che noi rischiamo non solo di non sapere il nostro futuro, ma di non vivere il nostro presente. Noi abbiamo il tempo e spesso lo dissipiamo. Abbiamo ora la possibilità di amare, di gioire, di servire il nostro prossimo e non la utilizziamo. Scriveva Schillebeeck: “La vita eterna ha a che fare con la qualità di amore della nostra vita terrena qui, ora”. Date, tempi, modalità della fine del mondo (o anche solo della fine della nostra vita) possiamo lasciarle nelle mani di Dio ma il tempo che Lui ci dà non dobbiamo buttarlo via vuoto, esso è un dono che ci è dato ma che deve essere ritornato al Donatore pieno di qualcosa.

 

 

VENERDI’ 26 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Una scheggia di preghiera:

 

DA SEMPRE E PER SEMPRE E’ IL TUO AMORE PER NOI.

 

Hanno detto:

Il nostro desiderio disprezza ed abbandona ciò che abbiamo, per rincorrere ciò che non avremo mai. (M. De Montagne)

Saggezza popolare: Prendi per guanciale la morte quando vai a dormire e tienila sempre davanti agli occhi quando sei sveglio. (Detto Musulmano)

Un aneddoto: Il maestro inviò al governatore una lettera di dura protesta per il modo brutale con cui aveva agito nei confronti di una manifestazione antirazzista. Il governatore rispose dicendo che aveva fatto solo il proprio dovere. Il maestro disse: Ogni volta che uno stupido fa qualcosa di cui dovrebbe vergognarsi, dichiara che era suo dovere”.

Parola di Dio: Ap. 20,1-4.11-21,2; Sal. 83; Lc. 21.29-33

 

Vangelo Lc 21, 29-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando gia germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”.(Lc. 21,33)

Provate a pensare a quante parole udrete e direte prima di questa sera: parole di saluto, convenevoli, chiacchiere da salotto, una media di 40 pagine di parole sul giornale, parole 24 ore al giorno alla televisione e alla radio, parole che confortano e parole che uccidono, parole per blandire e parole per riempirsi la bocca... Quante di queste parole “non passeranno”? Signore, tu lo sai, io amo la vita. Davanti al mare e al cielo riesco a meravigliarmi, mi affeziono e provo gioia davanti alle persone amate ma sono ancora più felice per questa tua frase. Le tue parole non passeranno. Non passerà la tua promessa di amicizia con gli uomini. Anche se stento a vederlo, il tuo regno di giustizia, di verità, di pace, di amore verrà davvero e pienamente. La croce si tramuterà in risurrezione. Chi mangerà il tuo pane vivrà in eterno. Chi ascolta e vive la tua Parola è beato. Tu sei con noi tutti i giorni, sei il buon Pastore che ci conduci alla vita. Grazie, Signore, di questa tua parola immutabile e che ciascuno, amando Te e la tua parola in essa trovi il senso della propria vita.

 

 

SABATO 27 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SVEGLIAMI PERCHE’ POSSA CORRERTI INCONTRO.

 

Hanno detto: Se vi accadrà di trovarmi morta un mattino, non abbiatene pena; significa solo che Papà, il buon Dio, sarà venuto a cercarmi. E’ senza dubbio una grande grazia. (S. Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Gli straccioni fatti ricchi diventano Neroni. (Proverbio Medievale)

Un aneddoto: Un sufi dall’aspetto severo si presentò all’ingresso del palazzo. Nessuno osò fermarlo mentre si dirigeva verso il trono su cui sedeva il santo Ibrahim ben Adam. “Che cosa vuoi” chiese il re. “Un posto per dormire in questo caravanserraglio” “Questo non è un caravanserraglio, è il mio palazzo”. “Posso sapere a chi apparteneva prima questo edificio?” “A mio padre, che ora è morto”. “E prima di lui?” “A mio nonno. Anch’egli è morto”. E questo posto in cui la gente alloggia per breve tempo e poi se ne va, vorresti farmi credere che non è un caravanserraglio?

Parola di Dio: Ap. 22,1-7; Sal. 94; Lc. 21,34-36

 

Vangelo Lc 21, 34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“STATE BEN ATTENTI CHE I VOSTRI CUORI NON SI APPESANTISCANO IN DISSIPAZIONI, UBRIACHEZZE E AFFANNI DELLA VITA… VEGLIATE E PREGATE IN OGNI MOMENTO”. (Lc. 21,34.36)

Ancora un invito in conclusione dell’anno liturgico (e, notate, sarà lo stresso dei primi giorni di avvento) alla vigilanza e a dare senso di completezza al nostro vivere quotidiano. Sappiamo per esperienza che quando lasciamo che nella nostra vita abbiano il sopravvento le preoccupazioni materiali, il denaro, il mangiare, il bere, il divertirci, le paure per la salute, per il futuro, l’affanno del voler sempre di più, queste cose, poco per volta, ci mangiano la vita e alla fine ci accorgiamo che non siamo più noi a vivere, ma sono questi affanni che ci vivono e spesso ci uccidono. Gesù non ci vuole disincarnati dalla vita e dalla storia, non viene a dirci  che non dobbiamo più pensare a casa, cibo, lavoro, vuole semplicemente farci trovare il vero senso della vita come un cammino che non finisce nelle cose, ma come un viaggio verso una meta che non delude. Ecco perché l’anno liturgico termina con l’invito alla preghiera e alla vigilanza: è un po'  quello che dovrebbe essere il riassunto di tutto il cammino di questo anno di sequela di Gesù ed anche il progetto per il nuovo anno liturgico. Gesù è colui che ha cambiato e cambia il mondo, ma è anche colui che passa silenzioso, che giunge di notte a bussare alla tua porta: è facile perdere l'appuntamento, è facile trovarsi impreparati o peggio, sonnolenti e allora l'unica strada è stare attenti, vegliare, non con addosso la paura ma con la trepidazione di essere desti per cogliere gli avvenimenti della nostra storia della salvezza. E pregare sempre, non come quantità  di preghiere o formule ma come cuore sempre rivolto a lui, come vita che trasforma il banale quotidiano in inno di lode e di ringraziamento, come comunione di vita fraterna che diventa anche comunione con Dio.

 

 

DOMENICA 28 NOVEMBRE: 1^ DI AVVENTO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI PRESTO, SIGNORE GESU’!

 

Hanno detto: Non c’è e non può esservi che un peccato senza speranza: dubitare del perdono di Dio. (L’Abbé Pierre)

Saggezza popolare: Pugnali e lance sono meno taglienti delle lingue. (Proverbio Malese)

Un aneddoto: Un avaro aveva nascosto il suo oro ai piedi di un albero del giardino. Tutte le settimane lo tirava fuori e restava a guardarlo per ore. Un giorno venne un ladro e rubò l’oro. Quando l’avaro andò a contemplare il suo tesoro non trovò che un buco vuoto. L’uomo si mise ad ululare di dolore, tanto che accorsero i vicini a vedere che cosa succedeva. Quando scoprirono la causa di tanto strazio, uno di loro domandò: “L’avevi mai usato quell’oro?” “No”, replicò l’avaro. “mi limitavo a venire qui a guardarlo tutte le settimane”. “Be’, allora”, commentò il vicino, “Per quello che l’oro ti dava, non cambierà molto se tornerai ogni settimana a guardare il buco”.

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal. 121; Rm. 12,11-14; Mt. 24,37-44

 

Vangelo Mt 24, 37-44

Dal vangelo secondo Matteo

Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. Parola del Signore

 

“VEGLIATE DUNQUE PERCHE’ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRA’. (Mt. 24, 42)

“A te, Signore, innalzo l'anima mia”: All'inizio dell'avvento rinasce in me la speranza di poter ricominciare a seguire le tue vie, che spesso ho abbandonato. Ciò che mi muove alla speranza è il tuo invito ad alzare il capo per vedere la liberazione vicina. Perciò innalzo a te l'anima mia. La promessa della tua venuta sostenga di nuovo in me l'impegno delle buone opere. “Fammi conoscere, Signore, le tue vie”: Mentre ti chiedo di raddrizzare il mio cammino, comprendo che nulla posso se tu stesso non mi insegni le tue vie. Non solo, ma tu stesso sei la Via, tu sei il “germoglio di giustizia” che rende giuste le nostre vie, tu sei l'unico per il quale io possa decidere di nuovo di spendere i miei giorni nella carità. “La via giusta additi ai peccatori”: Voglio fare verità in me, Signore. Di fronte alla tua promessa sento ancor più forti le dissipazioni e gli affanni che mi appesantiscono il cuore, avverto la cappa opprimente dei mali che affliggono il mondo in cui vivo e che ci costringono tanto spesso ad accontentarci di un'esistenza di basso profilo. Aprici alla speranza, perché non smettiamo di pensare in grande e perché, infine, possiamo piacere a te.

 

LUNEDI’ 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI A GUARIRCI, SIGNORE GESU’

 

Hanno detto: Giovani, siete preoccupati per l’inquinamento dell’aria e il problema dell’ecologia vi sta a cuore. Ma esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi che porta lontano dalla luce della Grazia. (Giovanni Paolo II)

Saggezza popolare: Il cavallo prestato cade anche su una buona strada. (Proverbio Lituano)

Un aneddoto: Un avaro aveva accumulato un mucchio di soldi e già pregustava di darsi alla bella vita per un anno in attesa di trovare il modo migliore per investire il suo denaro, quando all’improvviso gli comparve davanti l’angelo della morte che era venuto a prendersi la sua vita. L’uomo pianse e si disperò e addusse mille motivi per  prolungare ancora un po’ la sua esistenza, ma l’angelo fu irremovibili. “Concedimi ancora tre giorni di vita e io ti darò la metà della mia fortuna” lo scongiurò l’uomo, ma l’angelo ignorò le sue parole e cominciò a tirarlo per un braccio. “Regalami un giorno soltanto, ti supplico, e tutto quello che ho accumulato con tanto sudore e fatica sarà tuo”.Ma l’angelo fu inflessibile. L’avaro riuscì infine a strappargli una piccolissima concessione, alcuni minuti per scrivere queste parole: “Chiunque troverà questo biglietto se ha quanto basta per vivere, non perda tempo ad accumulare tesori, ma si goda la vita! Con tutti i miei soldi non ho potuto comprare una sola ora di vita in più!”

Parola di Dio: Is. 4,2-6; Sal 121; Mt. 8,5-11

 

Vangelo Mt 8, 5-11

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

“GESU’ GLI RISPOSE: IO VERRO’ E LO CURERO’ ”. (Mt. 8,7)

Con questa frase che Gesù dice al centurione venuto a chiedere la guarigione del suo servo, si può configurare il mistero della incarnazione del Figlio di Dio. Al Padre che, dopo aver mandato patriarchi e profeti per il suo popolo, chiede: “Chi manderò?”, Gesù risponde: “Manda me”. Gesù è il Figlio che compie la volontà del Padre e che ama immensamente gli uomini, per questo dice: “Verrò e lo curerò”. Ma noi uomini, abbiamo intenzione di lasciarci curare? O meglio, sappiamo di essere malati, bisognosi di cure? Se penso di essere sano, non ho bisogno di un medico, se penso di essere malato ma di avere la capacità di curarmi da solo, non ho bisogno di un medico; ma se mi accorgo di essere malato, di non sapermi o potermi curare da solo, allora sento il bisogno di un medico bravo che mi guarisca. L’uomo è malato. Il suo animo ha bisogno di qualcosa di grande, non gli sono sufficienti le risposte di questo mondo, egli è malato di eternità, di desiderio di bellezza, di giustizia, di verità, di amore. L’uomo ci prova a guarirsi da solo con il materialismo, con le filosofie, perfino con le religioni. Sono tutte medicine insufficienti anzi, avvelenano più che guarire. Se abbiamo capito questo, allora, anche noi ci chiediamo: “Chi verrà a guarirci? Chi ci salverà dal male e dal Maligno?”  E anche a noi, con la sua incarnazione Gesù risponde: “Verrò io e vi guarirò”.

 

 

MARTEDI’ 30 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI, VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’.

 

Hanno detto: L’inferno non è più spaventoso di un’anima priva d’amore.(Santa Margherita Redi)

Saggezza popolare: Non tutto ciò che è lecito, è anche onesto. (Motto latino)

Un aneddoto: Viveva un tempo un uomo molto austero, il quale non toccava né cibo né bevanda finché il sole non scompariva dal cielo. Una stella lucente, quasi il segno dell’approvazione celeste per le sue rinunce, brillava in cima ad una montagna vicina, visibile a tutti, anche in pieno giorno, sebbene nessuno sapesse come fosse arrivata fin lì. Un giorno l’uomo decise di salire sulla montagna e una ragazzina del villaggio insistette per andare con lui. Faceva caldo e i due presto ebbero sete. Egli incoraggiò la bambina a bere, ma lei rifiutò e disse che doveva farlo anche lui. Il poveretto era in grave imbarazzo: non voleva rompere il digiuno, ma neppure far soffrire la sete alla piccola. Alla fine bevve e lei fece lo stesso. Per molto tempo egli non osò più guardare in cielo, per paura che la stella fosse scomparsa. Si può quindi immaginare la sua sorpresa quando dopo un po’ alzò gli occhi e vide due stelle lucenti che splendevano sopra la montagna.

Parola di Dio nella festa di Sant’Andrea: Rom. 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22

 

Vangelo Mt 4, 18-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Parola del Signore

 

“ED ESSI SUBITO, LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO”. (Mt. 4,20)

Che cosa hanno spinto Andrea, di cui oggi ricorre la festa, Pietro Giacomo e Giovanni a lasciare barca, reti e padre e seguire “subito” il Signore, senza indugio alcuno? Non v'è stato spazio per riordinare le idee, per fare due calcoli, neanche per discernere. Lasciare e partire. Lasciare e seguire. Forse non c'è molto da pensare, da scandagliare per cercare di capire come realmente sia andata. C'era Gesù. E questo basta. Solo Lui ha questo potere, solo nelle Sue parole c'è una forza così dirompente, capace di cambiare la vita in un istante. Solo Lui ama sino al più intimo d'ogni uomo. Solo Lui ha dato la vita per i Suoi carnefici. Solo nei Suoi occhi vi è la Misericordia infinita. L'amore senza condizioni. Gratuito. Solo Lui attende davvero il nostro cuore. Come il cuore di Andrea e dei suoi compagni. "Seguimi, ti farò pescatore di uomini". Come dire. "Ti conosco, non temere, sono qui per farti libero, per dare senso alla tua vita, per rimettere ordine, per farti essere ciò per cui ti ho creato. Ti amo, infinitamente". Gesù passa nella nostra vita, dove oggi ci troviamo. E ci ama. Infinitamente. Esattamente dove siamo. Di un amore che ci trasforma, che ci fa capaci di amare, di perdere la vita per gli uomini, di gettare tutto di noi per "pescare" anche un solo uomo. Lui passa e riscatta la nostra esistenza, ci ama e ci fa uomini, veri. Ci ridona dignità, ci fa liberi. Ci fa felici. Abbiamo ancora  occhi per riconoscerlo, cuore per entusiasmarci, gambe per seguirlo?

     
     
 

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