SCHEGGE E SCINTILLE
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OTTOBRE 2010
VENERDI’ 1 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa di Gesù Bambino; San Remigio.
Una scheggia di preghiera:
DIO, MISTERO DI AMORE, TI CONTEMPLO.
Hanno detto: Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline. (San Filippo Neri)
Saggezza popolare: Onestà non arricchisce. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Il 1 ottobre 1684 muore il poeta e scrittore Pierre Corneille. Verso il termine della sua vita, povero e già malato trovava ancora la forza di andare a pregare alla chiesa di San Rocco. Davanti al crocifisso di quell’altare compose questi ultimi versi: “Tu peccatore, vedi qui davanti il Dio che ti ha fatto nascere. La sua morte è la tua salvezza. Davanti a questo eccesso di amore tu devi almeno riconoscere che è morto per te e che tu devi vivere per Lui”.
Parola di Dio: Gb. 38,1.12-21;40,3-5; Sal. 138; Lc. 10,13-16
1^ Lettura Gb 38, 1. 12-21; 39, 33-35
Dal libro di Giobbe
Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all'aurora, perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi? Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito. E' sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato? Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell'ombra funerea? Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo! Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! Giobbe rivolto al Signore disse: Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò. ho parlato due volte, ma non continuerò. Parola di Dio
“GIOBBE DISSE: ECCO SONO BEN PICCINO… MI METTO UNA MANO SULLA BOCCA”. (Gb. 40,3)
Giobbe nel suo dolore dopo non aver trovato risposte anche dagli amici ha osato interrogare Dio (13,13-25): ma ora è l’Onnipotente che di mezzo alla tempesta interroga lui. Ma Giobbe non risponde. Si sente piccolo davanti a Dio e riconosce d’aver parlato da stolto. Dio riconduce Giobbe a giuste proporzioni di indagine: come potrebbe percepire il mistero del male, se è incapace di scoprire quello delle cose e della natura? A Giobbe non rimane che conservare il suo atteggiamento di silenzio, perché questo è il luogo d’incontro con Dio. Il silenzio è sapienza e contemplazione. L’uomo deve accettare che vi siano delle zone di mistero nella conoscenza delle cose. Oggi – riducendo tutto all’utilità, alla funzionalità – abbiamo perso il senso del mistero. Accanto al mondo della coerenza delle leggi fisiche, vi è l’angoscia dell’ignoto e, se non hai fede c’è solo l’assurdo. Ma Gesù è venuto ad illuminarci, a dirci che quell’assoluto per noi non è il caos o il padrone, ma il Padre buono che pur non togliendoci dal mistero del dolore e della morte si mostra a noi come un Padre che ama e risuscita i suoi figli. Con questa luce interiore sul Dio d’Amore che è nostro Padre, poi possiamo ritornare sul dolore e, nella meditazione del Cristo crocifisso e abbandonato, riusciremo ad avere più di una risposta.
SABATO 2 OTTOBRE: Santi Angeli custodi.
Tra i santi ricordati oggi: San Teofilo; San Gerino.
Una scheggia di preghiera:
ANGELO DI DIO CHE SEI IL MIO CUSTODE, ILLUMINA, REGGI GOVERNA A ME CHE TI FUI AFFIDATO DALLA PIETA’ CELESTE.
Hanno detto: E' men male l'agitarsi nel dubbio, che il riposar nell'errore. (Alessandro Manzoni)
Saggezza popolare: Non tutti i cavalli corrono per la posta, non tutte le parole meritano risposta. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Nella cappella del collegio di Anglet in Francia, Francesco Jauregny celebrava la sua prima Messa. Sua sorella Stefania era morta in quel collegio pochi anni prima. Finita la cerimonia, a Madre Generale gli consegnò una busta chiusa. La lettera portava un’indicazione: “Da consegnare a Francesco, dopo la sua prima Messa”. La calligrafia era di Stefania, la sorella morta. li neo-sacerdote aprì e lesse: “Francesco mio, benedicimi, non per prima; ma, se lo vuoi, benedicimi subito dopo la mamma. Credo di essere un po’ anch’io la madre della tua vocazione e del tuo sacerdozio. Ascolta. Tre anni fa, quando ti ho visto dubitare così dolorosamente della tua vita e del tuo avvenire, ho sentito che Iddio, per salvare la tua vocazione e la tua fede, domandava a me un sacrificio: l’ultimo! Un giorno tu sei venuto a trovarmi. Mi sono sentita tanto male, tanto desolata. Ai miei consigli tu hai risposto soltanto con uno sguardo e sei partito così. Allora io sono andata a inginocchiarmi nella cappella del collegio e ho offerto a Dio la mia vita in cambio del ritorno della tua vocazione... Va’, Francesco, va’! lo ti ringrazio per la dolcezza che mi hai procurato di morire per la tua vocazione. Grazie per il Paradiso che mi hai aperto assai prima della mia ora, dove ti attendo un giorno con le anime che noi avremo salvato: io per mezzo del tuo sacerdozio, tu per mezzo del mio sacrificio”
Parola di Dio: Es. 23,20-23; Sal. 90; Mt. 18,1-5.10
Vangelo Mt 18, 1-5.10
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli". Parola del Signore
“GLI ANGELI DI QUESTI PICCOLI VEDONO SEMPRE LA FACCIA DEL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 18,10)
Guardate un po’ le contraddizioni: molti oggi sorridono quando sentono qualcuno parlare di angeli, in compenso vanno a cercare nel gran calderone della magia e della superstizione gli “spiriti guida”. Io credo all’angelo custode, gli sono riconoscente come sono riconoscente a Dio che me lo ha messo vicino. Non cerco neppure di immaginarmelo. So che vede me e vede Dio. So che in questo momento sta adorando e lodando Dio anche per me. So che lui, fedele, non verrà mai meno al suo compito di proteggermi, difendermi, illuminarmi, guidarmi. So che anche quando io tradisco, pecco, non perde la fiducia nell’amore di Dio e neanche in me. E’ veramente un amico che non tradisce mai, è un compagno di viaggio che vede già la meta e fa di tutto perché io vi giunga. E’ bello, al mattino, rivolgermi a lui che mi accompagnerà nella mia giornata. Sovente, insieme all’ “Angelo di Dio”, al mattino gli dico: “Comincia una giornata in cui sarò preso in mille occupazioni. Magari mi dimenticherò anche di Dio, ma tu che lo vedi portami con te ogni istante davanti a Lui e fa’ che anche il mio correre sia unito alla lode che tu in ogni istante gli rendi.
DOMENICA 3 OTTOBRE: 27^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo; Sant’Adalgotto.
Una scheggia di preghiera:
NEL TUO NOME E LA NOSTRA SALVEZZA.
Hanno detto: Non credere a nessuno che dice sempre la verità. (Elias Canetti)
Saggezza popolare: Non bisogna friggere prima di essere nella pentola. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Francesco d’Assisi scopri finalmente la sua vocazione mentre ricostruiva la chiesetta di s. Damiano. Udì una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte: “Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina!”. Il cuore del santo si concentrò tutto nella missione, prima di riparare le mura di s. Damiano; in seguito comprese che la parola divina si riferiva principalmente a quella Chiesa che Cristo acquistò con il suo sangue. Come riparare la Chiesa? Francesco scelse due strade: l’esempio e la parola. L’esempio concentrato tutto sulla preghiera e sul distacco dalle ricchezze. La parola: l’impegno suo e dei suoi frati per l’evangelizzazione itinerante, soprattutto del popolo. Ebbe la conferma di questa sua missione dal Papa Innocenzo III con un’altra visione dello stesso tipo. Come egli narrò, in sogno vedeva che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare e che un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole la sosteneva, mettendoci sotto le spalle perché non cadesse. “Veramente - concluse il Pontefice - questi è colui che con la sua opera e la sua dottrina sosterrà la Chiesa di Cristo”.
Parola di Dio: Ab. 1,2-3; 2,2-4; Sal. 94; 2Tim. 1,6-8.13-14; Lc. 17,5-10
Vangelo Lc 17, 5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore:
“Aumenta la nostra fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un
granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato
nel mare, ed esso vi ascolterebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a
pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a
tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e
servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO DITE: SIAMO SERVI INUTILI. ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO”. (Lc. 17,10)
Un esempio preso dalla famiglia ci può aiutare: se in casa c’è una domestica essa di solito lavora perché ha bisogno del suo stipendio, una mamma invece, dopo avere preparato il pranzo e la cena, oppure dopo aver fatto il bucato, essere andata a far la spesa, messo in ordine la casa, chiede forse la paga ai componenti della casa? No, perché è una mamma, perché quella è la sua famiglia, perché ama gratuitamente. E Gesù non ci ha forse amati in questo modo? Lui che era Dio si è fatto uomo per amore degli uomini, Lui ci ha servito e serve con amore, Lui il Maestro ha lavato e lava i piedi dei suoi discepoli, Lui il Signore è diventato nostro servo, Lui si è fatto e si fa pane per noi, per essere il sostegno del nostro cammino, Lui, l’Amore, ci ha amati fino a morire sulla croce per dirci quanto fosse concreto il suo volerci bene. Quanto siamo assurdi anche come Chiesa quando pensiamo che tutto dipenda da noi! Grazie al cielo non sono io che salvo il mondo: Gesù lo ha già fatto per tutti noi. E se il Signore in qualche modo mi concede la grazie di poter testimoniare il suo nome, di poter partecipare a portare un po’ della sua gioia, del suo perdono, del suo amore ai miei fratelli, per questo devo sentirmi migliore degli altri, o non devo invece essere riconoscente? Per questo devo accampare dei diritti nei confronti di Dio, devo presentare il conto a Colui che non si fa mai battere in generosità?
LUNEDI’ 4 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco d’Assisi patrono d’Italia; San Petronio.
Una scheggia di preghiera:
ECCO IL NOSTRO NIENTE: PRENDILO, SIGNORE.
Hanno detto: Il riso è il sole che scaccia l'inverno dal volto umano. (Victor Hugo)
Saggezza popolare: Chi dice sconcezze ,non pensa bellezze. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: I TRE DONI D’AMORE
— O Signore, mio tutto, come mai in questa notte hai tu voluto visitare me, povero tuo servo? Così esclamò S. Francesco in estasi, di fronte a Gesù che gli parlava. Sono venuto da te, — disse allora Gesù a Francesco, — per chiederti tre doni, a me graditissimi! — Sono tutto tuo, Signore, possiedo solo questa misera tunica: cosa posso darti di più? Allora Gesù gli disse: — Per tre volte metti la tua mano vicino al tuo cuore: troverai tre gemme preziose da regalarmi. Francesco ubbidì. La prima volta Francesco si trovò in mano una splendida gemma: era il suo desiderio di possedere qualcosa di bello quaggiù. Ne fece voto al Signore, sposando Madonna Povertà. La seconda volta nella sua mano splendeva una perla ancora più bella: era la sua volontà d’essere qualcuno nel mondo: l’offrì al Signore, promettendo obbedienza alla Chiesa. La terza volta Francesco estrasse dal cuore la moneta più preziosa: il suo desiderio d’amore e con gioia lo sacrificò al Signore, con il voto di castità. Francesco quindi propose: — Con questa triplice offerta, mio Gesù, ti prometto povertà umile, obbedienza gioiosa e la mia castità per sempre. E’ un’offerta che ti deve esser gradita, perché tu me l’hai donata e con essa ti dono tutta la mia vita. Allora il Signore gli disse: — Ed io offro a te per sempre tutto il mio amore!
Parola di Dio nella festa di S. Francesco: Gal.6,14-18; Sal. 15; Mt. 11,25-30
1^ Lettura Gal 6, 14-18
Dalla lettera di San Paolo ai Galati
Fratelli, quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. Parola di Dio
“QUANTO A ME NON CI SIA ALTRO VANTO CHE NELLA CROCE DEL SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO”. (Gal. 6,14)
Ci si può innamorare di una croce? Si può, come suggerisce l’aneddoto di oggi, rinunciare a tutto e diventare poveri, rinunciare all’amore di una donna e di una famiglia, farsi obbediente di una Chiesa che aveva perso di vista l’insegnamento di Cristo? Francesco ci riesce pienamente, come c’era riuscito Paolo, come ci sono riusciti migliaia di santi conosciuti o sconosciuti. Se guardo la croce, il dolore le sofferenze da sole, certamente mi fanno paura e cercherò in tutte le maniere di evitarle, ma se insieme alla croce accolgo il Cristo crocifisso e risorto, la croce diventa il segno della salvezza, della misericordia, dell’amore. Rinunciare alle cose, alla comodità, al successo, all’avere è assurdo in sé, ma se la rinuncia è per amore, per dare, scopro la gioia di aver ritrovato negli uomini dei fratelli, figli di quello stesso Padre che ama me e tutti. Obbedire ad una Chiesa peccatrice come me non è certo il culmine né della felicità né della “furbizia” ma se in essa vedo la mia famiglia fatta di poveri peccatori ricchi del dono di un Dio che sa usare anche il male per trarre il bene, mi abbandono con serenità. Rinunciare ad una famiglia propria può anche inacidire, sterilizzare la propria tenerezza, portare ad un uso sbagliato della propria sessualità, ma se fatto per amore può aprire il cuore ad una paternità e maternità ben più ampie può aiutare a capire che tenerezza e affetto non sono solo quelli che ricevo ma quelli che posso dare a tutti. La strada è difficile, ma semplice: più ti svuoti più c’è posto per Gesù e per il suo amore.
MARTEDI’ 5 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Gallo d’Aosta; Santa Giustina; Santa Maria Faustina Kowalska.
Una scheggia di preghiera:
PARLA AL TUO SERVO, SIGNORE, TI VOGLIO ASCOLTARE.
Hanno detto: Non c’è niente di più freddo di un cristiano disinteressato della salvezza altrui. (San Giovanni Crisostomo)
Saggezza popolare: L’inganno di solito si ritorce. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: A S. Francesco piacevano molto i dolci, soprattutto quelli d’una specialità romana, che una gentile signora, donna Giacomina dei Settesogli, non gli faceva mai mancare, quando il santo si recava nella capitale. Stando per morire S. Francesco, così austero con se stesso, ebbe un’umana debolezza: volle rivedere la matrona romana, a lui tanto cara, e volle gustare ancora una volta gli appetitosi manicaretti. Quando donna Giacomina giunse a S. Maria degli Angeli, chiese di poter visitare S. Francesco; ma i frati le opposero: non era possibile, essendo la stanza del santo in clausura, dove perciò non potevano entrare le donne. Venutolo a sapere, S. Francesco disse: — La clausura è per tutte le donne, eccetto per sorella Giacomina. L’accolse quindi benevolmente, assaggiò di nuovo i pasticcini di mandorle e di zucchero, accettò da lei anche il delicato dono del velo funebre, e la consolò nelle sue lacrime. La settimana in cui venne donna Giacomina, fu proprio la settimana in cui S. Francesco terminò il cantico delle Creature, chiese perdono al suo corpo d’averlo maltrattato troppo e s’incontrò con il suo dolcissimo Signore.
Parola di Dio: Gal. 1,13-24; Sal.116; Lc. 11,1-4
Vangelo Lc 10, 38-42
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore
“MARIA, SEDUTASI AI PIEDI DI GESU’ ASCOLTAVA LA SUA PAROLA”. (Lc. 10,39)
Questo brano lo abbiamo meditato tante volte al punto che ci è chiaro che le due sorelle non sono messe in contrapposizione da Gesù, ma che ci vengono indicati due atteggiamenti che sono complementari ma che hanno bisogno di una giusta integrazione. Maria ai piedi di Gesù è l’immagine di ogni discepolo. Il cristiano, infatti, è anzitutto colui che ascolta la parola del Maestro e la custodisce nel proprio cuore. Marta è colei che agisce da cristiana donando se stessa e il suo amore ma proprio perché non ha avuto l’occasione di meditare a fondo sul perché del suo agire, si lascia sorprendere da un attivismo dettato dal voler riuscire a fare bene, a fare tutto, che la incattivisce al punto tale da rimproverare sia la sorella che Gesù. Dall’ascolto della Parola di Dio, infatti, scaturisce l’essere e l’agire del cristiano. Nella preghiera scopriamo di essere figli, di poter cioè dare del “tu” a Dio ed affidarci a lui con piena fiducia. Per questo si potrebbe dire che la preghiera è la prima e fondamentale opera del cristiano; sia la preghiera personale, possibile ovunque, sia la preghiera comune. Nella preghiera impariamo ad amare il Signore, i fratelli e i poveri. L’amore, infatti, non nasce da noi, dal nostro carattere o dalla nostra natura. L’amore è un dono dello Spirito che viene riversato nei nostri cuori mentre ci mettiamo con umiltà e disponibilità davanti a Dio.
MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Bruno; Santa Alberta.
Una scheggia di preghiera:
PADRE!
Hanno detto:
La saggezza non è un prodotto dell'istruzione ma del tentativo di acquisirla, che dura tutta la vita. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: I mali non si annullano con le lacrime. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Il 6 Ottobre 1958 muore Papa Pio XII. Quanto costava convincere Pio XII a provare una nuova talare! Secondo lui quella vecchia andava ancora bene. E le scarpe! Le sue scarpe, quelle vecchie le metteva per anni finché non erano davvero più papali. “Ma santità, le scarpe così non le portano più nemmeno i poveri, solo i vagabondi” – gli disse un giorno suor Pasqualina Lehnert, sua governante. Al suo ritorno da un udienza Suor Pasqualina aveva portato via le scarpe vecchie: il Santo Padre le disse: “Per favore dove sono le mie scarpe da vagabondo?
Parola di Dio: Gal. 2,1-2.7-14; Sal. 116; Lc. 11,1-4
Vangelo Lc 11, 1-4
Dal vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione". Parola del Signore
“QUANDO PREGATE, DITE: PADRE…” (Lc.11,2)
Dai racconti evangelici emerge con estrema chiarezza che la preghiera è una dimensione essenziale nella vita di Gesù. Più volte si narra di Gesù che si ritira in preghiera in luoghi appartati, e spesso di notte. Era per i discepoli una esperienza del tutto singolare. Essi con attenzione osservavano il loro maestro pregare. Luca racconta che al termine di uno di questi momenti di preghiera di Gesù un discepolo gli chiede: “Signore, insegnaci a pregare”. È una domanda bella che dobbiamo fare anche nostra. Abbiamo, infatti, bisogno di apprendere a pregare, e a pregare come pregava Gesù, con la stessa fiducia e la stessa confidenza che egli aveva verso il Padre. Gesù si rivolgeva al Padre, appunto, come Figlio, qual egli era. E così vuole che facciano anche i suoi discepoli. La prima parola che egli mette sulle loro labbra è “abba”, il tenero appellativo con cui i bambini si rivolgevano al padre. Nella preghiera la prima attitudine richiesta è riconoscersi figli, bambini che si affidano totalmente al Padre comune. Un seconda cosa facile da notare è che nella preghiera di Gesù non esiste il pronome “io”, esiste un Tu, meraviglioso, quello con cui possiamo rivolgerci a Dio e poi un noi: Quel Padre non è solo il padre mio, ma il padre nostro, non lo lodo solo io, ma lo lodiamo insieme, insieme abbiamo bisogno del pane per oggi, del perdono dell’auto per combattere il male. Quindi anche quando il “Padre nostro” lo dico da solo, è sempre una preghiera comunitaria.
GIOVEDI’ 7 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Adalgiso – Beata Vergine del Santo Rosario.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.
Hanno detto: Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo. (Isabel Allende)
Saggezza popolare: Dalla casa del lavoro miseria e melanconia scappano. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Il sultano Ai Malik volle mettere alla prova la devozione di san Francesco verso Gesù Crocifisso. Fece stendere ai piedi del suo trono un magnifico tappeto, ricamato di sole croci. Poi invitò Frate Francesco ad avvicinarsi se avesse calpestato le croci, lo avrebbe accusato di scarso amore a Gesù. Il Santo d’Assisi camminò deciso sul tappeto, non curandosi di nulla. Allora il Sultano lo rimproverò: - Tu sei cristiano e non ti curi di calpestare le croci di Gesù? Il Santo sorridendo rispose: - Solo noi cristiani possediamo la croce di Gesù. Voi possedete solo le croci false: quelle dei ladroni, che io non temo per nulla di calpestare!
Parola di Dio: Gal. 3,1-5; cantico da Lc. 1,68-75; Lc. 11,5-13
Vangelo Lc 11, 5-13
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!". Parola del Signore
“CHIEDETE E VI SARA’ DATO, CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARA’ APERTO”. (Lc. 11,9)
Una cara anziana mi diceva: “Di notte dormo pochissimo, di giorno sono quasi sempre sola, non esco di casa e per tener a bada le mie cose con un paio di orette riesco a far tutto. E tutto il resto del tempo? Prego, rosari, invocazioni, preghiere per uno e per l’altro, per tutto il mondo… Il Signore sarà stufo di sentirmi in continuazione!” No, il Signore non si stanca di sentirci, anzi ama essere scocciato da noi e non tanto perché Lui faccia il prezioso con noi, perché Lui non sappia, ancor prima che parliamo, ciò di cui abbiamo bisogno per noi e per gli altri. Lui desidera che siamo insistenti nella preghiera perché questo è davvero il modo per purificare la nostra preghiera. E’ renderci conto della nostra pochezza e della sua grandezza, è capire anche poco per volta se quello che chiediamo è davvero necessario, è renderci disponibili ad accogliere il dono che ci verrà fatto perché anche magari non otterremo quello che abbiamo chiesto, certo lo Spirito Santo ci verrà donato per capire anche i motivi di certi no.
VENERDI’ 8 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ugo Canefri; Santa Eusebia.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, DI SEGUIRTI FINO ALLA FINE.
Hanno detto: Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. (Martin Luther King Jr.)
Saggezza popolare: A fare e disfare si impara il mestiere. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una volta... Frate Masseo volle provare come Santo Francesco fosse umile: e feceseli incontro e quasi proverbiandolo gli disse: — Perché a te, perché a te, perché a te? E Santo Francesco rispose:— Che è quello che tu vuogli dire? Disse Frate Masseo: — Dico, perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti e di udirti e di ubbidirti? Tu non sé bello uomo di corpo, tu non sé grande di scienza, tu non sé nobile: donde dunque a te che tutto il mondo ti viene dietro? Udendo questo, Santo Francesco, tutto rallegrato in spirito, rizzando la faccia in cielo, per grande spazio stette con la mente elevata in Dio; ... e poi dissegli: Vuoi tu sapere perché a me viene dietro? Questo ho io da quegli occhi dell’altissimo Iddio; però che quegli occhi santissimi non hanno veduto tra’ peccatori niuno più vile, ne più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quella meravigliosa opera la quale egli intende di fare non ha trovato più vile creatura sopra la terra: e però ha eletto me, per confondere la nobiltà e la grandigia e la bellezza e la fortezza e la sapienza del mondo. Allora frate Masseo a così umile risposta detta con tanto fervore si spaventò, e cognobbe certamente che Santo Francesco era veramente fondato in vera umiltà.
Parola di Dio: Gal. 3,7-14; Sal. 110; Lc. 11,15-26
Vangelo Lc 11, 15-26
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: "E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Parola del Signore
“CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME; CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”. (Lc. 11,23)
Oggi si parla di radicalismo religioso solo perché vediamo le esasperazioni di certi radicalismi (o di persone che con essi si mascherano) che sono: guerre di religione, imposizioni, coartazioni di libertà, esaltazioni, forme di pazzia… Quando Gesù diceva: “O siete con me o siete contro di me”, non intendeva certamente queste esasperazioni, se no, dove sarebbe la buona notizia del Vangelo che libera l’uomo nel suo interno e lo aiuta, attraverso il comandamento dell’amore, a stabilire giusti rapporti con Dio e con gli uomini? Gesù chiede a noi di essere radicali in un altro senso, quello delle scelte. Noi siamo maestri di compromessi, di mezzi impegni, del "salviamo capra e cavoli". Noi sovente diciamo: "Voglio bene al Signore ma devo badare ai miei interessi!". "Andrei a messa, la domenica, ma i miei mille impegni.., e poi il Signore lo si può amare in mille altri modi !". "Amare, voler bene, perdonare.., sì ma non nella giungla del mondo del lavoro: lì devi tirar fuori le unghie, far vedere che sei forte, se no ti mangiano vivo!". "Signore fino a quando devo perdonare, fino a sette volte? (mi sembra già tanto)". Gesù è intransigente: per Lui non c'è spazio al compromesso: non si può tenere il piede in tante staffe diverse. Bisogna seguirlo e totalmente, bisogna avere il coraggio di comprometterci con Lui sapendo che la sua via conduce al paradiso ma che prima passa da un posto che noi vorremmo aggirare volentieri ma che è inevitabile: la croce.
SABATO 9 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Dionigi e compagni; San Giovanni Leonardi.
Una scheggia di preghiera:
DONACI OGGI DI VIVERE NELLA TUA VOLONTA’
Hanno detto: L'ambizione ha gli occhi di bronzo, che mai il sentimento ha inumiditi. (Schiller)
Saggezza popolare: Si sa dove si nasce ma non si sa dove si muore. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Francesco camminava con frate Leone sulla strada che da Perugia porta ad Assisi. Nevicava e il freddo si faceva sentire. Frate Leone domandò: Padre Francesco, ti prego: dimmi dov’è perfetta letizia. Frate Francesco rispose, cammin facendo: — Se il frate minore fosse dotto, sapesse tutte le lingue e le scienze, conoscesse profondamente le Scritture e predicasse in modo meraviglioso; frate Leone, scrivi: qui non è perfetta letizia. Camminarono un bel po’ sotto la neve, poi Francesco continuò: — Se noi, frati minori, giunti a S. Maria degli Angeli, bagnati e tremanti, bussassimo alla porta del convento e frate portinaio, ritenendoci due imbroglioni, non ci aprisse; e noi sopportassimo questo con paziente dolcezza; frate Leone, scrivi: qui è perfetta letizia. Dopo un breve intervallo, Francesco riprese il discorso: — E se noi, tormentati dalla fame e dal freddo; stessimo per entrare e frate portinaio ne uscisse con un bastone nocchieruto e ci picchiasse a modo; e noi sopportassimo questo con paziente dolcezza; frate Leone, scrivi: qui è perfetta letizia. Giunti ad Assisi, Francesco concluse: — Nella vita ci sono per tutti mille pene, ingiurie e disagi; se noi li sopportassimo con paziente dolcezza e li unissimo tutti ai patimenti di Gesù Crocifisso; frate Leone, scrivi: qui veramente è perfetta letizia!
Parola di Dio: Gal. 3,22-29; Sal. 104; Lc. 11, 27-28
Vangelo Lc 11, 27-28
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!". Parola del Signore
“BEATO IL GREMBO CHE TI HA PORTATO E IL SENO DA CUI HAI PRESO IL LATTE”. (Lc. 11,27)
Le beatitudini di Gesù sono sempre sconvolgenti e sempre cambiano il nostro modo di intendere. Una donna, con semplicità, ammirata dalla figura di Gesù, forse con un po' d'invidia dice: "Beata, fortunata tua madre ad avere un figlio così”. Gesù le risponde: "La fortuna non è avere un ‘figlio bravo’, è essere fedeli a Dio!". Secondo il vangelo non si è beati perché le cose vanno bene, perché economicamente non abbiamo grossi fastidi, perché mio figlio non è un drogato o un perdigiorno, perché i miei hanno fatto carriera,.., ma si può essere beati sempre se si cerca la volontà di Dio, se Dio è il nostro fine, la nostra unica "ricompensa". Può essere la più povera, la più sfortunata, la donna più ricca, la madre che ha un figlio prete, la donna o l'uomo più importante, se non vive dell'unica vera beatitudine che è Dio, come può essere beata la donna o l'uomo povero ingiustamente calunniato, bastonato, emarginato se nonostante questo sa che Dio lo ama e non lo abbandona e si fida di Lui. Maria non è "beata perché è la madre di Gesù", è beata perché la sua vita è un "sì" continuo al Signore.
DOMENICA 10 OTTOBRE: 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Borgia; San Bassiano.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI.
Hanno detto: Felicità è uguale a semplicità. La maggior parte degli uomini sono così poco felici perché la loro vita è troppo complicata (Delius Von Rufus)
Saggezza popolare: La morte arraffa tutto, il bello e il brutto. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Un giorno frate Francesco vide un muratore. Gli chiese: — Padrone mio, che fate? Quegli rispose: — Faccio muri da mattino a sera. Con amore Francesco chiese ancora: — E perché fate muri tutto il giorno? Rispose il muratore: — Per guadagnare quattro soldi. — E perché volete voi guadagnare soldi, fratello mio? —continuò il santo. — Per vivere! — fu la risposta. — E perché vivete voi? — fu la semplicissima domanda di Francesco. Il povero muratore non seppe rispondere.
Parola di Dio: 2Re 5,14-17; Sal. 97; 2Tim. 2,8-13; Lc. 17,11-19
Vangelo Lc 17, 11-19
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù
attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero
incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce,
dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”.
“UNO DI LORO VEDENDOSI GUARITO,TORNO’ INDIETRO LODANDO DIO A GRAN VOCE; E SI GETTO’ AI PIEDI DI GESÙ PER RINGRAZIARLO”. (Lc. 17,15)
Questo Samaritano si è ricordato che il dono ricevuto non era "dovuto", ma gratuito, non era "meritato" ma regalato e allora se tutto è grazia, tutto deve diventare rendimento di grazie. Gesù non si aspetta da noi i ringraziamenti della buona educazione, i ringraziamenti come succede con i benefattori che si gloriano del grazie di coloro a cui con superiorità hanno lasciato scorrere qualche dono. La gioia stessa per ciò che abbiamo ricevuto è il nostro grazie. E’ grazie lo stupore, l’ammirazione, il celebrare la vita, il far funzionare il dono ricevuto. E’ non perdere la memoria dell’incontro che ci ha salvato. E anche qui mi chiedo: "Sono capace di gioire per tutto quello che ho ricevuto? Sono consapevole che nulla mi è dovuto ma che tutto mi è regalato? Mi accontento di dire "Gloria al Padre…" o sono talmente gioioso da voler subito mettere in atto i doni ricevuti perché anche altri ne possano gioire? Vado all’Eucaristia perché essa è un rito o davvero per me è "memoria" e "rendimento di grazie"? Ci si può alzare al mattino dicendo: "Uffa, un altro giorno!"? Si può solo e sempre vedere tutto quello che ci manca, le negatività del tempo, degli uomini, della società? Può il cristiano essere pessimista? Posso dire : "sono sfortunato" solo perché le cose non sono andate alla perfezione come progettavo, mentre magari sono "fortunato" perché ho la vita, la salute, gli affetti e magari anche un po’ di sofferenza che mi aiuta a ricordare che non tutto mi è dovuto, che non tutto dipende da me? Per essere persone come quel samaritano che torna a dir grazie bisogna essere prima di tutto capaci a superare la distrazione che non ci permette più di stupirci quotidianamente davanti al miracolo della vita, bisogna essere capaci di cercare le tracce del passaggio di Dio nei fatti del quotidiano, bisogna non dare mai per scontato quello che ci viene offerto, e allora la nostra vita stessa con tutto quello che comporta sarà davvero la gioiosa gratitudine a Colui che ogni momento continua a donarcela.
LUNEDI’ 11 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Placida; Sant’Alessandro Sauli.
Una scheggia di preghiera:
FIGLIO NEL FIGLIO POSSO CHIAMARTI: PADRE!
Hanno detto: E’ facile sapere contro cosa ti batti, ben più difficile è sapere per cosa ti batti. (Paul Laverty)
Saggezza popolare: Chi si ripara sotto una frasca, riceve quel che casca. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: L’11 ottobre 1986 In Tanzania Madre Teresa di Calcutta scampa alla caduta del piccolo aereo su cui aveva preso posto.
“Come si fa ad annunciare il Vangelo ad uno che ha la pancia vuota?” - chiese una giornalista a Madre Teresa. “Ci sono modi diversi di dare e di dire – rispose la missionaria – Si può fare così… e buttò le mani avanti tirandole poi di scatto indietro come chi lancia un sasso, oppure così…” - e raccogliendo le mani a formare un paniere. Si chinò nel gesto del dono dell’amore
Parola di Dio: Gal. 4,22-24;26-27.31-5,1; Sal. 112; Lc. 11,29-32
1^ Lettura Gal 4,22-24. 26-27.31 - 5, 1
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati
Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: Rallègrati, sterile, che non partorisci, grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera. Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Parola di Dio
“CRISTO CI HA LIBERATI PERCHE’ RESTASSIMO LIBERI; STATE DUNQUE SALDI E NON LASCIATEVI IMPORRE DI NUOVO IL GIOGO DELLA SCHIAVITU'”. (Gal. 5,1)
“Ho capito che cosa vuoi dire liberazione quando dopo tre mesi di angosce il medico mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: “Ci siamo sbagliati, lei non ha un cancro” — mi raccontava una signora. Forse noi non comprendiamo più bene che cosa significhi: Gesù con la sua croce mi ha liberato. Ma significa proprio questo: ero perso, non c’era possibilità di arrivare a Dio; tramite Gesù sono diventato figlio di Dio, non sono più schiavo, sono guarito nel suo sangue. Ma il giogo della schiavitù, dell’egoismo, delle ricchezze, è sempre lì pronto a ripiombarci sulle spalle: c’è sempre qualcuno o qualcosa pronto a farci diventare schiavi. San Paolo ci invita a stare attenti: se hai sperimentato la gioia di essere figlio perché vuoi di nuovo diventare schiavo?
MARTEDI’ 12 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Serafino; Sant’Edisto.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, DONACI DI ESSERE SINCERI E VERI.
Hanno detto: Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: Non sono eguali nemmeno le dita di una mano. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una volta Francesco era in cammino in compagnia di un frate molto spirituale, discendente da una grande e potente famiglia di Assisi. Il Santo, debole e malato stava in groppa ad un asino: Il compagno, stanco del viaggio si mise a borbottare fra sé: "I parenti di questo qui non erano nemmeno paragonabili ai miei. Ed ecco, lui cavalca e a me tocca di venirgli dietro, stanco e appoggiandomi al somaro". Stava rimuginando queste riflessioni, quando Francesco scivolò d'improvviso dal giumento e gli disse: "Fratello, non è giusto né conveniente che io cavalchi e tu vada a piedi poiché nel mondo eri più nobile e più potente di me". Stupefatto e pieno di vergogna quel frate cominciò a piangere e, buttandosi ai piedi del santo gli confessò il pensiero avuto e riconobbe la sua colpa.
Parola di Dio: Gal. 5,1-6; Sal. 118; Lc. 11,37-41
Vangelo Lc 11, 37-41
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo". Parola del Signore
“PIUTTOSTO DATE IN ELEMOSINA QUEL CHE C’E’ DENTRO, ED ECCO PER VOI TUTTO SARA’ MONDO”. (Lc. 11,41)
Gesù invita il fariseo osservante, che però lo aveva subito giudicato, a non fermarsi alle esteriorità, ma ad imparare ad andare al nocciolo delle cose e credo che in fondo gli dica più o meno così: “Quando uno sta morendo dalla fame, guarda al piatto oppure a ciò che vi è dentro? Quando uno bussa alla tua porta per chiederti aiuto bada alle belle parole che tu puoi dirgli o a ciò che concretamente tu puoi fare per lui? La Chiesa mostra il suo vero volto perché tanti cristiani parlano o perché qualcuno si sforza di fare le stesse scelte che Gesù ha fatto?”. La purezza di cuore non è legata alle esteriorità formali della legge, anche se queste potrebbero essere di aiuto, ma è legata al dare agli altri ciò che vi è dentro. Dio non si lascia ingannare dalle apparenze e dalle maschere che noi mettiamo per apparire più buoni di quello che siamo. Gesù in pratica ci dice: “Liberatevi dalla preoccupazione di voler apparire perfetti, dalla tentazione del voler raggiungere le vette di una virtù disincarnata, e rendetevi disponibili con semplicità, all’incontro con ogni persona; liberatevi dalla religiosità della fredda osservanza, da quella della paura e lasciate che il vostro cuore ripieno di Dio debordi e vi conduca per strade nuove con la fantasia dello Spirito Santo che abita in voi”. Ma, ancora una piccola ma importante osservazione: anche Dio può essere oggetto e desidera essere oggetto della nostra ‘elemosina’. Dio aspetta che io gli doni i miei peccati, il mio egoismo, le mie paure… aspetta questa ‘elemosina’ per potermi perdonare.
MERCOLEDI’ 13 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Edoardo.
Una scheggia di preghiera:
SENZA DI TE, SIGNORE, SIAMO NULLA.
Hanno detto: Tra noi e l’inferno o il cielo c’è di mezzo soltanto la vita, che è la cosa più fragile al mondo. (Pascal)
Saggezza popolare: Segreto di una persona è segreto di Dio, segreto di due non è più vostro segreto, segreto di tre è il segreto di tutti. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Fra’ Agnolo era guardiano del convento di Monte Casale. Un giorno gli si presentarono tre famosi furfanti, che infestavano tutto il paese. Spinti dalla fame, si erano recati dai frati a chiedere l’elemosina. Fra’ guardiano li cacciò via in malo modo. Francesco, tornato dalla questua con una bisaccia di pane e un orciolo di vino, venne a sapere l’accaduto. Disse subito a fra’ Agnolo: - Tu hai fatto cosa contraria al Vangelo di Cristo! Perciò io ti comando ora, per santa obbedienza, che tu prenda questa tasca di pane e questo orcioletto di vino e vada subito a ricercare sui monti i fratelli briganti. Offrirai loro tutto questo. Poi ti inginocchierai davanti, accusandoti della colpa di crudeltà. E li pregherai da parte mia che non facciano più male a nessuno, ma che temano Dio e non offendano il prossimo. E se faranno così, io prometto di provvederli sempre del mangiare e del bere. Frate Agnolo subito partì per i monti, trovò i furfanti, li pregò con tanto amore, che sentirono rimorso e cambiarono vita.
Parola di Dio: Gal. 5,18-25; Sal. 1; Lc. 11,42-46
Vangelo Lc 11, 42-46
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse:"Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo". Uno dei dottori della legge intervenne: "Maestro, dicendo questo, offendi anche noi". Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!". Parola del Signore
“GUAI A VOI, FARISEI.” (Lc. 11,42)
Qual è il torto degli scribi e dei farisei? Quello di restringere la propria fede all’osservanza rigorosa della legge, di affidarsi unicamente al culto per incontrare Dio. E’ un’illusione che perdura anche oggi, in mezzo ai cristiani. C’è sempre il rischio di separare il culto dalla vita, il mestiere di cristiani da quello di uomini, i doveri religiosi dalla pratica della giustizia. Messa, sacramenti (quasi tutti), devozioni, comandamenti (qualcuno) e il buon Dio è a posto. Gesù grida: “Guai!”: Dio non lo puoi comprare! Per essere cristiani non ci sono soltanto i rosari, le novene, le giaculatorie, il segno di croce prima di addormentarsi o la medaglietta (possibilmente d’oro) da portare al collo. Per essere cristiani c’è tutto il resto. Ossia “la giustizia, la misericordia, la sincerità”.
GIOVEDI’ 14 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Callisto; San Gaudenzio.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDICI AMANTI E SERVITORI DELLA VERITA’
Hanno detto: Essere prudenti significa dire la verità in modo che non distrugga, ma edifichi. (Romano Guardini)
Saggezza popolare: Non bisogna friggere prima di essere nella pentola. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Un giorno si abbatté su colui che fu poi il beato Rizzerio una terribile prova, smarrito e turbato si presentò a San Francesco per capire, dal modo come sarebbe stato accolto dal serafico padre, se fosse stato ancora amato da Dio. San Francesco, che era allora infermo nel palazzo del Vescovo di Assisi, illuminato da Dio su ciò che stava accadendo, spedì incontro a Rizzerio Fra Leone e Fra Masseo con il compito di accoglierlo a braccia aperte e di comunicargli che lui tra i frati gli era il più gradito. La calorosa accoglienza e le tenere parole calmarono il cuore in tempesta di Rizzerio. Quando fu vicino a San Francesco, il poverello d'Assisi, benché gravemente ammalato, lo abbracciò teneramente e gli ribadì: "Figliolo carissimo, frate Rizzerio, fra tutti i frati che sono nel modo io amo te singolarmente". Baciatolo, gli impresse un segno di croce sulla fronte e aggiunse: "Figliolo carissimo, questa tentazione è stata permessa da Dio per un tuo grande merito e guadagno".
Parola di Dio: Ef. 1,1-10; Sal. 97; Lc. 11,47-54
Vangelo Lc 11, 47-54
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore disse: "Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito". Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del Signore
“GUAI A VOI CHE COSTRUITE I SEPOLCRI DEI PROFETI, E I VOSTRI PADRI LI HANNO UCCISI”. (Lc. 11,47)
Se vogliamo capire di più questa frase basta che pensiamo all’ipocrisia di certe nostre sepolture dove, emeriti mascalzoni (o almeno così venivano considerati in vita) diventano: “padri esemplari”, “lavoratori indefessi”, “persone unicamente dedite al bene della famiglia”. E nella Chiesa certe cause di beatificazione non dovrebbero far arrossire proprio quella gerarchia che ora magnifica ma che prima ha fatto sputar sangue proprio a quella persona? E’ comoda questa ipocrisia che, adesso che non ci danno più fastidio, che non disturbano più, sfrutta ancora a favore dei propri comodi, proprio le stesse persone osteggiate. Ma senza andar troppo lontano, non soffriamo anche noi di questa ipocrisia quando invece di amare, sfruttiamo le persone che ci circondano solo per i nostri fini?
VENERDI’ 15 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa di Gesù;Santa Aurelia di Strasburgo
Una scheggia di preghiera:
DI GLORIA E DI ONORE MI HAI CORONATO; TUTTO HAI MESSO NELLE MIE MANI.
Hanno detto: Ho troppa stima di Dio per aver paura del diavolo. (Alfred De Vigny)
Saggezza popolare: Non tutti i cavalli corrono per la posta, non tutte le parole meritano risposta. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: San Francesco d’Assisi, come altri santi e sante, aspirò sempre a partire per l’Oriente, annunciare il Vangelo e morire martire. Fatto prigioniero dai Musulmani con fra’ Illuminato, fu battuto e condotto dinanzi al sultano Malek-El-Kamel. Il santo gli parlò di Gesù e della vera fede; dopo qualche attimo di preghiera, propose al sultano che venisse acceso un fuoco in mezzo al quale sarebbe passato lui e i ministri musulmani. Ne sarebbe uscito illeso il testimone della vera religione. Il sultano accolse la sfida, ma non si trovò alcuno tra i suoi che si offrisse a rischiare la vita. I ministri dissero che era una provocazione e lo dichiararono degno della decapitazione. Malek allora lo difese e lo lasciò partire indenne. Ma a malincuore, perché era stato affascinato dall’entusiasmo di Francesco per la Verità e dal suo fervore per testimoniarla a tutti.
Parola di Dio: Ef. 1,11-14; Sal. 32; Lc. 12,1-7
Vangelo Lc 12, 1-7
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri". Parola del Signore
“CINQUE PASSERI NON SI VENDONO FORSE PER DUE SOLDI? EPPURE NEMMENO UNO DI ESSI E’ DIMENTICATO DAVANTI A DIO”. (Lc. 12,6)
Ho bisogno di sentirmela dire e ripetere sovente questa frase. Apro il giornale e scopro che la vita vale veramente poco se dei banditi entrano in una gioielleria e sparano per uccidere, se sulle strade, per il gusto di dimostrare la propria capacità di correre in pochi minuti da casello a casello, si fa strage di una intera famiglia, se si mettono dei mitra in mano a dei bambini per una sporca guerra di potere e di soldi. “Che cos’è l’uomo?” si chiedeva già l’antico salmista; ecco varie risposte. L’uomo si crede immortale, vive come non dovesse mai morire, ma basta un piccolo virus, una serie di piccolissime cellule impazzite per bloccarlo e renderlo cenere. L’uomo dice che non ripone la speranza in sé ma nell’umanità? Ma l’umanità è relativamente giovane rispetto al mondo e da quando ci sono gli uomini non hanno fatto che rovinare mondo e natura! E poi, l’umanità non è forse a rischio quanto il singolo uomo? Basta che qualche asteroide piombi sulla terra e squassi ben bene il pianeta e, ”ciao umanità con tutti i tuoi progetti!”. Allora l’uomo non ha senso? Io, che senso ho? Mi sono sorpreso parecchie volte a guardare l’acqua di un fiume dal parapetto di un ponte, e scrutando, vedervi la vita. Arriva il pescatore: un amo appetitoso e quel pesce che per due anni aveva affrontato e vinto la sua battaglia per la vita finisce o soffocato o con la testa sbattuta sull’asfalto. Ho bisogno, o Signore, di sentirmi dire che valgo più dei passeri del cielo! Non perché a me non possano capitare gli stessi guai che capitano ad ogni appartenente a questa natura, ma per non credere che sono frutto del caso e che vado verso l’assurdo. Se Tu mi dici che valgo più dei passeri, vuol dire che conto qualcosa per Te! Ma certo che conto per TE! Tu sei finito sulla croce per dirmi: "Ti perdono e ti voglio bene!”.
SABATO 16 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Edvige; Santa Margherita Maria Alacoque.
Una scheggia di preghiera:
VIENI SANTO SPIRITO.
Hanno detto: Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: Onestà non arricchisce. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Frate Francesco era pellegrino con frate Masseo. Affaticati dal sole e dalla lunga strada, si sedettero presso una fresca fontana, che zampillava limpida sotto un albero ombroso. Trassero dalla bisaccia alcuni pezzi di pane e incominciarono gioiosamente a mangiarli, inzuppandoli nell’acqua chiara. Tutto era semplice e bello; ma ad un tratto, ecco frate Francesco sospirare e piangere. Chiese frate Masseo: Padre mio, perché piangi? — Ah! Frate Masseo, piango di consolazione — esclamò il santo. E continuò: — Quanto bene il Signore ci vuole! Ha preparato per noi quest’albero ombroso. Per noi ha fatto scaturire questa limpida fonte. Dall’eternità il Buon Signore ha previsto la nostra sosta qui e l’ha riempita di delicata bontà! Non ti sembra quindi giusto, frate Masseo, piangere di gioia e d’amore?
Parola di Dio: Ef. 1,15-23; Sal. 8; Lc. 12,8-12
Vangelo Lc 12, 8-12
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire". Parola del Signore
“LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERA’...”.(Lc. 12,12)
Abbiamo un compagno di viaggio nella vita che non ci lascia mai. Egli e silenzioso, ma nel silenzio parla. Non si vede ma è forte. Non è ingombrante, non ci porta via niente ma ama. E’ sapiente, intelligente, dà fortezza. E’ lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù. Ci è stato promesso e donato. Opera in noi. Ci apre la mente. Ci ricorda quello che Gesù ha detto e fatto. Ci suggerisce come comportarci da cristiani. Ma bisogna accorgerci di Lui, desiderarlo, invocarlo, affidarci. Lo Spirito può farci vivere in comunione con tutto il creato. Può farci sentire la presenza di Dio. Può guarirci dal male. Perché non rivolgerci a Lui fin dal mattino perché illumini la nostra giornata?
DOMENICA 17 OTTOBRE: 29^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Antiochia.
Una scheggia di preghiera:
AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA PAROLA.
Hanno detto: Il culto dei morti è diventato oggi l'unica manifestazione religiosa comune ai miscredenti e ai credenti di tutte le confessioni. (Philippe Aries)
Saggezza popolare: Tempo buono e tempo cattivo non durano tutto il tempo. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: S. Francesco un giorno andava con frate Masseo verso la Toscana. Arrivarono ad un crocicchio, donde ci si poteva recare a Siena o a Firenze o ad Arezzo. Padre, quale strada prendiamo? Il Santo rispose: Quella che Dio vorrà. E frate Masseo replicò: Benissimo, ma come possiamo conoscere la strada che Dio vuole da noi? Il Santo replicò: In questa maniera che ora t’indicherò. Nel nome del nostro dolcissimo Gesù ti ordino che in questo crocivia, proprio nel punto in cui stai, tu ti metta a girare su te stesso, come fanno i bambini nel gioco, e non ti fermi, finché non te lo dica io. Frate Masseo ubbidì con la massima semplicità così bene da cadere più volte per le vertigini; ma subito si rialzava e continuava allegramente a girare su se stesso. Finalmente S. Francesco gli disse: Ora fermati e non muoverti più! L’altro restò subito impalato, tra la meraviglia dei passanti. E S. Francesco: Verso quale direzione sei diretto? Rispose frate Masseo: Verso Siena. Allora il Santo concluse: Questa è proprio la strada che Dio vuole che prendiamo. Giunsero a Siena, proprio come la Provvidenza voleva. I senesi infatti si combattevano con tale crudeltà che fra loro c’erano già dei morti. S. Francesco li condusse tutti ad una piena concordia, parlando loro del perdono e della bontà del Signore, tra la soddisfazione di tutti e soprattutto del vescovo di quella città.
Parola di Dio: Es. 17,8-13; Sal. 120; 2Tim. 3,14-4,2; Lc. 18,1-8
Vangelo Lc 18, 1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una
parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: “C'era in una città
un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
"MA IL FIGLIO DELL’UOMO QUANDO VERRA’, TROVERA’ FEDE SULLA TERRA?" (Lc. 18,8)
E’ l’interrogativo inquietante con cui termina il brano di vangelo di oggi. Si, perché Dio può esaudirci solo quando c’è fede in Lui. Ma noi spesso siamo distratti, non riusciamo neppure a riconoscere la presenza di Gesù nel cammino della nostra vita, siamo spesso i sordi che non riescono più a percepire la sua voce. Che cos’è fede per noi mendicanti di verità dai maghi e dagli astrologi, per noi cui piace una religione che ci dia sempre ragione, per noi che corriamo dietro a tutte le teorie esoteriche e ci dimentichiamo di abbeverarci alla Parola del Signore e ai suoi sacramenti? Per noi in cerca di maestri che dimenticano che l’unico Maestro è Gesù? Per noi che abbiamo la gioia di essere salvati, amati, e che la manifestiamo con tristezza e a volte con disgusto della vita? Aver fede è abbandonarsi, consegnarsi nelle mani di Dio con totale fiducia. Credere non significa più contare su noi stessi, ma contare sull’Altro per questo la più bella preghiera di richiesta consiste nel dire con forza: "Si!". E’ la preghiera di Maria: "Eccomi sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola". E’ la preghiera di Gesù: "Padre, nelle tue mani io consegno il mio spirito". E’ la preghiera di quel pubblicano: "Signore, abbi pietà di me peccatore" La nostra preghiera deve puntare in questa direzione: ancora in noi ci sono tante debolezze, tanti dubbi, vanità, pretese… ma la direzione della preghiera è una sola: fare un passo verso la volontà di Dio, abbandonarsi a Lui, perché solo Lui può guarire la nostra povertà.
LUNEDI’ 18 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Luca;San Giusto di Susa.
Una scheggia di preghiera:
IL TUO AMORE PER NOI, SIGNORE E’ DONO GRATUITO.
Hanno detto: Fino al giorno della sua morte, nessun uomo può essere sicuro del suo coraggio. (Jean Anouilh)
Saggezza popolare: La nostra tomba non è nella terra, ma nel cuore degli uomini. (Prov. Persiano)
Un aneddoto: Il domenicano P. Pietro da Verona, priore del convento di Como, sta recandosi a Milano. E’ sempre in viaggio, spende tutta la sua vita in difesa della dottrina cristiana, così come è insegnata dal Papa, così come con precisione è racchiusa nel “Credo” degli Apostoli. Quelli che vogliono la sua morte sono molti. I ghibellini non possono sopportare il suo attaccamento al Papa; i Càtari e i Manichei non reggono alle sue dispute e condanne. Nel bosco di Farga, vicino a Seveso, in Brianza, un sicario lo attende, nascosto tra i cespugli. Quando il fedele discepolo di S. Domenico passa, un colpo di ròncola gli fracassa la testa. P. Pietro da Verona cadde a terra, recitando sempre più lentamente il “Credo”. Quindi, per suggellare la sua fedeltà alla dottrina di Cristo, intinge l’indice nella ferita e scrive per terra con il suo sangue: “Credo”. Poi muore.
Parola di Dio: Ef. 2.1-10; Sal. 99; Lc. 12,13-21
1^ Lettura Ef 2, 1-10
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo. Parola di Dio
“PER GRAZIA INFATTI SIETE SALVATI”. (Ef.2,5)
Una delle cose che ha reso ingiustizia a Dio nelle religioni è la questione del “merito”, perché se è giusto cercare di comportarsi bene, se è logico utilizzare bene dei doni ricevuti facendo loro portar frutto, spesso si pensa che il fare bene una cosa debba per forza avere riconoscenza da parte di Dio, ed anche in modo immediato. In parole povere: come si comprano le cose pagandole si pensa di poter comprare Dio con le opere buone, con le preghiere e con le offerte e non ci si accorge che si bestemmia ragionando così riducendo Dio ad una prostituta cui si paga una prestazione. La salvezza è dono puro e gratuito da parte di Dio. Gesù è morto in croce ed è risorto per ogni uomo della terra buono o cattivo. Sta poi a noi accettare o meno il dono, ma esso è per tutti e gratuito.
MARTEDI’ 19 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Paolo della Croce; Santa Laura.
Una scheggia di preghiera:
VIENI PRESTO, SIGNORE GESU’.
Hanno detto: Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov'è il cimitero dei cattivi? (Giulio Andreotti)
Saggezza popolare: La parola che trattieni in te è la tua schiava; la parola che ti sfugge diventa la tua padrona. (Prov. Persiano)
Un aneddoto: Taide era una bellissima donna, ma, purtroppo, faceva la prostituta. Tutti accorrevano a lei ed era una piaga per la città. L’abate Pafnuzio volle allora tentare di convertirla. Lasciò l’abito monacale in convento e si recò da lei. Le offrì un denaro, come prezzo del peccato. La bella Taide, prese la moneta e lo invitò a seguirlo nel suo appartamento. Ma quella stanza non piacque a Pafnuzio, che chiese d’essere condotto in luogo più appartato. Ella cambiò stanza, ma il curioso cliente volle un luogo ancora più segreto. Passarono tutti gli anfratti della casa e alla fine Taide disse: — Qui non ci vede nessuno; ma se tu vuoi un posto in cui neppure Dio ci veda, è inutile cercarlo! Pafnuzio, che aspettava proprio questa osservazione, disse: — Ma allora tu, Taide, credi in Dio? La bella prostituta rispose: — E sì, so che Dio esiste, ma purtroppo non è per me. Sono troppo peccatrice! Allora l’abate consigliò: — Io conosco il mezzo per rendere la tua vita migliore e per ridare al tuo cuore la pace, benché numerosi siano i tuoi peccati. Taide allora si prostrò ai suoi piedi e supplicò: — Oh! Dimmi cosa fare per ottenere la pace e l’amore di Dio. Pafnuzio rispose: — Lascia tutto e ritirati penitente nel deserto, dove io ti dirò. Taide bruciò tutte le sue vanità, si ritirò in un convento di monache e, per meglio piangere i suoi peccati, si fece rinchiudere in cella. Ogni giorno versava lacrime, che fecondavano il suo cuore nell’amore di Dio. Dopo tre anni Pafnuzio sognò. Vide un bellissimo letto con trine ricchissime. Era il letto di Taide. Le sedevano attorno tre graziose fanciulle: una un po’ rossa: era la Vergogna per il peccato commesso; l’altra più esile, la Paura della vita futura; la terza, la più bella, la sicura Speranza dell’amore di Dio. Allora l’abate Pafnuzio si recò da Taide e le disse: — I tuoi numerosi peccati sono perdonati. Esci dal buio della tua cella e d’ora in poi respira a pieni polmoni l’aria serena dell’amore di Dio.
Parola di Dio: Ef. 2,12-22; Sal. 84; Lc. 12,35-38
Vangelo Lc 12, 35-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!". Parola del Signore
“SIATE SIMILI A COLORO CHE ASPETTANO IL PADRONE QUANDO TORNA DALLE NOZZE”. (Lc. 12,35)
Iniziamo con oggi la lettura di alcuni brani di Luca che riguardano la vigilanza. Una prima riflessione che possiamo fare oggi è questa: si può essere vigilanti per motivi molto diversi: vigila con attenzione una madre perché il figlio non si faccia male; vigila la sentinella perché può esserci il pericolo del nemico sulla città; vigila l’uomo che ha paura della morte cercando in tutti i modi di evitarla; vigila l’uomo che attende di essere chiamato alle nozze del suo Dio. Gli atteggiamenti però sono molto diversi. Se dalla vita ti spetti solo la morte, quante paure, quanti espedienti, Dio stesso diventa il Dio della morte e la vita o viene succhiata per spremerne il massimo o addirittura viene odiata e disprezzata. Se attendi un Dio giudice, avrai paura del Dio carabiniere che segna tutti i tuoi errori per poter poi avere il gusto di dirti: “Ha visto come hai sbagliato”, e giù con inferni danteschi. Se aspetti il tuo Redentore, Colui che è venuto a servirti, Colui che non solo non ti porta via nulla della tua vita, anzi ti aiuta a viverla con pienezza, ci sarà certo il senso del mistero, la voglia di essere riconoscenti con la propria vita, ma soprattutto la gioia del vedere faccia a faccia il Dio fratello che ti ama e che invita al suo banchetto.
MERCOLEDI’ 20 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Irene; San Leopardo di Osimo.
Una scheggia di preghiera:
DA TE, SIGNORE, SOLO SALVEZZA E GIOIA.
Hanno detto: Non date la colpa a Dio. Assumetevi la responsabilità di aver creato il vostro inferno. (Leo Buscaglia)
Saggezza popolare: La gioia che ci si offre dopo il dolore si gusta maggiormente. L'ombra di un albero è specialmente gradita da chi è accaldato dal sole. (Proverbio orientale)
Un aneddoto: Il 20 Ottobre 1740 Maria Teresa sale sul trono in Austria.
Un giorno Maria Teresa d’Asburgo, passeggiando col piccolissimo Giuseppe, ancora in fasce fu avvicinata da una mendicante con un bimbo in braccio, smunto e scheletrito. L’imperatrice, impietosita, le diede una moneta d’oro. “Che cosa posso fare con una moneta d’oro?”- esclamò la povera madre – Mio figlio muore di fame perché il mio seno è inaridito dagli stenti”. Allora l’imperatrice prese il bambino e gli offrì il proprio seno. Il principino protestava piangendo: “Zitto! – gli disse Maria Teresa – ne resterà anche per te”
Parola di Dio: Ef. 3,2-12; Cantico da Is. 12,2-6; Lc. 12,39-48
Vangelo Lc 12, 39-48
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate". Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Parola del Signore
“MA SE IL SERVO DICESSE: IL PADRONE TARDA A VENIRE E COMINCIASSE A PERCUOTERE I SERVI…” (Lc. 12,45)
“Servo – Padrone” Tutto si gioca intorno a questi termini. Per il nostro modo abituale di ragionare chi è più importante? Certamente il Padrone. Per Gesù e per il suo Regno invece è importante servire, e sia il padrone che il servo devono farlo bene. C’è poi la possibilità, come suggerisce il vangelo di oggi che il servo si senta divenuto padrone e utilizzando la tecnica di questo modo spadroneggi, mangiando, bevendo usando violenza, sentendosi padrone assoluto di cose non sue (è come se il padrone fosse morto) o c’è anche il servo che avendo compiuto il suo dovere pensa quasi che il padrone abbia dei debiti nei suoi confronti. Per Gesù noi siamo servi, ma servi speciali che Lui chiama amici, perché conosciamo il progetto del suo Regno. Se siamo suoi amici dobbiamo guardare a Lui e imparare a servire il prossimo e il regno non sentendoci padroni (= sbattendo fuori Dio), ma riconoscendo che tutto quello che ci è dato è dono gratuito.
GIOVEDI’ 21 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Gaspare del bufalo; Santa Celina.
Una scheggia di preghiera:
E’ IL TUO AMORE, SIGNORE, CHE CI SPRONA.
Hanno detto: La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: Prendi per guanciale la morte quando vai a dormire e tienila sempre davanti agli occhi quando sei sveglio. (Detto Musulmano)
Un aneddoto: Un uomo visitò, un giorno, la chiesa della Madonna a Copenaghen, per ammirarvi la famosa statua di Cristo, scolpita dal celebre scultore danese Thorwaldsen; ma gli parve delusa la sua aspettativa, non ricevendo alcuna speciale impressione dalla statua. Chi l’accompagnava gli disse allora: “Ohi! Signore, se vuol vederla bene, bisogna che s’inginocchi.” Quegli s’inginocchiò e restò fuori di sé per la meraviglia, per la stupenda bellezza del celebrato capolavoro. Bisogna inginocchiarsi, per vedere bene tante cose, per capire la bellezza della vita, per gustare l’amicizia di Dio.
Parola di Dio: Ef. 3,14-21; Sal. 32; Lc. 12,49-49-53
Vangelo Lc 12, 49-53
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: o! "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso. C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera". Parola del Signore
“SONO VENUTO A PORTARE IL FUOCO SULLA TERRA; E COME VORREI CHE FOSSE GIA' ACCESO!” (Lc. 12,49)
Siamo abituati a pensare che Gesù sia venuto a portare la "nostra" pace, cioè quieto vivere e tranquillità, a rendere facili e sereni i rapporti tra la gente. Non è così e questo testo lo dice chiaramente. La pace che Gesù porta non è quiete, ma lotta; la sua parola genera contrasti e persecuzioni, la sua vita è scandalo per i benpensanti. È così anche la vita autentica del discepolo, certo che ci sarà sempre chi lo contrasterà e chi dirà male di lui. Cercare il contrario, rischia di essere ipocrisia e spesso un cedimento, una concessione alla mentalità del mondo. Noi spesso ci accontentiamo del minimo perdendo però di vista l’essenziale, consideriamo “pace” un compromesso e dimentichiamo il Dio della pace, pensiamo che qualche atto di religione possa bastare alla nostra salvezza e ci dimentichiamo che valiamo il sangue di Cristo morto per noi. Facciamo qualche elemosina con il nostro superfluo e con questo pensiamo di cauterizzarci contro le tante migliaia di morti di fame oggi nel nostro mondo. E’ vero che io non posso salvare tutti, è vero che la pace del cuore non può essere imposta, ma la nostra fede è ancora un fuoco divorante o è diventata un termosifone per di più molte volte freddo?
VENERDI’ 22 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Filippo di Eraclea; San Donato di Fiesole.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, DI SAPERTI RICONOSCERE PRESENTE NELLA NOSTRA VITA.
Hanno detto: Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue domande. (Mahfuz Naguib)
Saggezza popolare: La parola in bocca è un uccello all'orecchio è un bue. (Prov. Lituano)
Un aneddoto: La mia prima bella esperienza di obbedienza l’ho fatta nel primo giorno di confessionale. Un penitente venne a dirmi: ho disubbidito a mia moglie. Gli dissi che io ero piuttosto inesperto come confessore, stavo imparando e avevo bisogno del suo aiuto. Ci è sempre stato detto che la moglie deve ubbidire al marito. Perché mi confessate di aver disobbedito a vostra moglie? Oh, padre, ma è abbastanza chiaro: aveva ragione lei! Devo aggiungere che quel signore rimase un po’ turbato quando gli chiesi: accettereste come penitenza di dire a vostra moglie che aveva ragione? (B. Haring)
Parola di Dio: Ef. 4,1-6; Sal. 23; Lc. 12,54-59
Vangelo Lc 12, 54-59
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". Parola del Signore
“SAPETE GIUDICARE L’ASPETTO DELLA TERRA E DEL CIELO, COME MAI QUESTO TEMPO NON SAPETE GIUDICARLO?” (Lc. 12,56)
Specialmente ai nostri giorni siamo diventati quasi tutti esperti di previsioni del tempo, le abbiamo sui giornali, alla Tv, sui telefonini; ho letto che ci sono addirittura dei programmi apposta per farsele “personali” sul proprio computer, ma siamo abbastanza intelligenti da capire il tempo in cui stiamo vivendo? E per la fede abbiamo occhi per vedere i segni della presenza di Dio in mezzo a noi? Gli ebrei dell’epoca di Gesù erano “esperti di religione”, “osservanti di norme e regolamenti” ma Gesù non hanno saputo riconoscerlo! Allora la parola di Gesù si fa dura: ipocriti! Vi illudete, vi mostrate come credenti davanti agli altri, adempiete pratiche formali e, forse, spesso giudicate gli altri, credendovi migliori ... ma non sapete riconoscere i segni della presenza del Signore presenti nella nostra vita e nella storia. Si, Dio è presente nel mondo e nella storia. Occhi allenati e illuminati dalla parola possono riconoscere i segni di questa presenza, sebbene piccoli e apparentemente insignificanti. Occhi come quelli di Maria che canta la presenza di Dio nella storia col suo Magnificat, occhi come quelli di Simone ed Anna che riconoscono in un bambino, uguale a tutti, il Signore che entra nella storia, e dicono: "I miei occhi hanno visto la tua salvezza" (cfr Lc 2,30). E’ ancora una volta l'invito a credere, a "vedere e credere", come di fronte alle bende del sepolcro.
SABATO 23 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni da Capestrano; Santa Caterina di Bosnia.
Una scheggia di preghiera:
IN TUTTI E IN OGNUNO VEDO LA TUA GRAZIA, O SIGNORE.
Hanno detto: Il solo fallimento consiste nel non tentare più. (Elber Hubbart)
Saggezza popolare: Delle cose più sicure la più sicura è dubitare. (Prov. Spagnolo)
Un aneddoto: Un giorno Lisa, una giovane donna, si recò in ospedale per sottoporsi a una radiografia, dato che ultimamente aveva accusato disturbi preoccupanti. L’esito dell’esame fu un fulmine a ciel sereno: Lisa era molto malata, tanto che in pochi anni avrebbe potuto ridursi paralizzata su una carrozzella. Lei pensò subito a Marco, il suo fidanzato, ai progetti di matrimonio. La sera dopo, quando vide Marco, gli disse: “Ho deciso di lasciarti; non chiedermi niente, ti prego». Per Marco fu una frustata: si sentiva tradito. Volle sapere il motivo di quella decisione. E Lisa alla fine gli disse: “Presto, probabilmente, dovrò stare in carrozzella. Ti voglio bene e vorrei sposarti per avere un marito; non voglio ridurti a mio infermiere”. Da quel momento Marco fu sicuro che Lisa lo amava, disposta com’era a perderlo per non farlo soffrire. Decisero ugualmente di sposarsi. Tre anni dopo, Lisa rifece la radiografia di controllo: era guarita, semplicemente guarita. Della malattia non c’era nessuna traccia. Marco e Lisa interpretarono quel fatto come un miracolo: Dio era intervenuto nella loro vita e aveva benedetto il loro amore.
Parola di Dio: Ef. 4,7-16; Sal. 121; Lc. 13,1-9
1^ Lettura Ef 4, 7-16
Dalla lettura di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. Parola di Dio
"A CIASCUNO DI NOI, TUTTAVIA, E' STATA DATA LA GRAZIA SECONDO LA MISURA DEL DONO DI CRISTO". (Ef. 4,7)
San Paolo, in prigione, esorta la comunità di Efeso all'unità in quanto uno solo è il Signore, Padre di tutti e una sola dev'essere la comunità dei suoi figli. Però, se siamo chiamati all'unità, noi siamo amati individualmente dal Signore e ciascuno di noi ha ricevuto doni particolari da Lui. Mi chiedo allora: perché nelle nostre comunità nascono le gelosie e le discordie? Se tu hai la grazia del saper comunicare attraverso la parola i doni di Dio, perché dovrei esserne geloso e invidioso? Dovrei invece esserne felice perché alcuni fratelli, attraverso questo tuo dono possono giungere a Gesù. Posso essere geloso dell'opera dei missionari, o devo solo essere riconoscente a Dio che fa nascere ancora queste vocazioni e a chi risponde a queste chiamate? Anche tu hai dei doni; Dio ti ha amato personalmente ed ha dato a te qualche dono che non ha dato a nessun altro e che può essere usato per il bene comune: Sarà la simpatia? L'attenzione ai malati? Il servizio ai più piccoli? La pazienza? Il saper accettare? Il saper rendere gioiose le persone che incontri? Prova ad esaminarti senza false umiltà e scopri questi doni e come puoi manifestarli. Matteo, ad esempio, ha usato del dono di cultura che aveva ricevuto e noi oggi abbiamo il suo Vangelo. E se Matteo avesse nascosto questo suo dono?
DOMENICA 24 OTTOBRE: 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Claret;Santi Gilberto, Petronilla e Ponzia.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE GESU’, ABBI PIETA’ DI ME!
Hanno detto: È meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: Nessuno può dare ciò che non ha. (Motto latino)
Un aneddoto: Quand’ero ragazzo mio padre mi metteva a tacere, dicendomi: “Sta’ zitto tu che non capisci niente!” Ora che sono padre, mio figlio mi mette a tacere, dicendomi: “Zitto tu, che sei ‘matusa’ e non puoi capire!” Si può sapere dunque quando sarà il mio turno per parlare.
Parola di Dio: Sir. 35,15-17.20-22; Sal. 33; 2Tim 4,6-8.16-18; Lc. 18,9-14
Vangelo Lc 18, 9-14
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola
per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: “Due
uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE”. (Lc. 18,10)
Quante volte, nella mia vita di prete, ho sentito gente rivolgersi a me più o meno con queste parole: "Reverendo, lei che è più vicino a Dio, preghi per me". Di solito accetto volentieri di pregare per gli altri, penso sia un compito del prete quello di portare a Dio il cuore di tanti fratelli, ma anche penso al grande valore di appoggiarci gli uni agli altri nella fede e nella preghiera, eppure qualche volta, scandalizzando un po‘ i miei interlocutori, non ho potuto fare a meno di rispondere: "Pregherò se pregherà anche lei, perché non vorrei che quando il Signore decidesse di concederle quella grazia, lei non sia in casa pronto a riceverla, e poi, lei è proprio sicuro che un prete, un prelato, un vescovo, preghino meglio di un poveraccio?" Ecco un primo senso della parabola che abbiamo letto nel Vangelo di oggi. Non è una parabola che riguarda altri, riguarda me, il mio modo di credere, di comportarmi di agire. Non devo essere io che, come spettatore, mi metto ad osservare il comportamento in chiesa degli altri, sono io che devo chiedermi se sono fariseo o pubblicano. Sono io che devo rendermi conto che non basta andare la tempio per essere automaticamente buoni.
LUNEDI’ 25 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Daria, San Bonifacio I.
Una scheggia di preghiera:
SEI TU, GESU’, IL MODELLO DELLA MIA VITA.
Hanno detto: Chiunque conservi la capacità di cogliere la bellezza non sarà mai vecchio. (F. Kafka)
Saggezza popolare: Il medico cura, ma è la natura che sana. (Motto latino)
Un aneddoto: Fu chiesto ad una coppia di sposi: “Nella vostra vita quali sono i momenti di maggior gioiosa intimità?” Questa fu la loro risposta: “Quando facciamo l’amore con tenerezza; ma soprattutto quando preghiamo insieme: qui siamo uniti anche con l’anima; qui ci tengono uniti anche le braccia di Dio.”
Parola di Dio: Ef. 4,32-5,8; Sal. 1; Lc. 13,10-17
1^ Lettura Ef 4, 32 - 5, 8
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro che è roba da idolatri avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce. Parola di Dio
“FATEVI DUNQUE IMITATORI DI DIO, QUALI FIGLI SUOI”. (Ef. 5,1)
Il bambino nel suo desiderio di diventar grande imita gli adulti. Noi spesso cerchiamo dei modelli, vorremmo essere come Tizio o Caio che ammiriamo. Il cristiano ha davanti il modello più grande di tutti: Dio stesso. Non che noi orgogliosamente vogliamo essere come Lui ma è proprio solo guardando Lui che le nostre azioni prendono senso: ad esempio il perdono se avesse solo motivazioni umane spesso sconfinerebbe nella vigliaccheria; il martirio nella stupidità; se noi invece guardiamo a come Dio ci perdona comprendiamo che perdonare non è segno di debolezza ma di amore, che offrire la vita non è masochismo ma riconoscere una vita che dura per sempre.
MARTEDI’ 26 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Floro; Sant’Evaristo.
Una scheggia di preghiera:
TU DAL NULLA HAI FATTO TUTTO, DIO AMANTE DELLA VITA.
Hanno detto: Gli ostacoli sono fatti per essere superati. (Willard Marriot j.)
Saggezza popolare: Tra tanti muli può stare anche un asino. (Motto latino)
Un aneddoto: Quando dai un dolce a due bambini, di’ loro: “Miei cari, questa è la porzione che deve bastare per tutti e due. Cercate d’essere generosi tra voi; ma, se vi è difficile, fate così: uno di voi farà le parti e l’altro sceglierà. Vi assicuro che le parti saranno uguali
Parola di Dio: Ef. 5,21-33; Sal. 127; Lc.13,18-21
Vangelo Lc 13, 18-21
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù:"A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? E' simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami". E ancora:"A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? E' simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata". Parola del Signore
“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN GRANELLINO DI SENAPA…” (Lc. 13,18)
L’ uomo nel suo assurdo egoistico guarda alle cose grandi come se fossero quelle più importanti e non si accorge che le cose grandi sono nate sempre da cose piccole. E’ nella natura: l’uomo nasce dall’incontro di un piccolo ovulo con un ancor più piccolo spermatozoo, e questo succede al piccolo topolino come al grande elefante. Le grandi rivoluzioni della società sono sempre nate da un piccola idea e dalla fatica e sofferenza di tanti, le invenzioni che hanno mutato la nostra vita vengono sì dai grandi geni ma sono partite da una piccola intuizione ricercata, curata, amata…Gesù per fondare il suo Regno ha cercato e cerca le cose e le persone piccole, umili. La logica di Dio, il Creatore di tutte le cose dal nulla è quella della Incarnazione. Gesù stesso è il piccolo seme che viene gettato nella terra, è il lievito che riesce a far fermentare la pasta e non lo fa con un atto di potenza, con un miracolo grandioso, lo fa regalandoci se stesso, il suo cuore e il suo pensiero di Dio e il suo corpo che muore sulla croce, conosce il sepolcro per arrivare alla risurrezione. Quanto siamo sciocchi, anche all’interno della Chiesa a cercare solo i momenti di grandezza, di gloria, di potere: io amo la Chiesa e vorrei che tutti la conoscessero, ma come il luogo della salvezza, dell’incontro con Cristo che ci salva, il resto mi importa relativamente; e poi, è più grande la Chiesa che trionfa usando di potere umano per imporsi ad altri o la Chiesa dei martiri e dei testimoni che magari “gioiosamente soffrendo” testimoniano il loro amore per Gesù e rafforzano i fratelli nella fede? Chi di voi ha un campo, un giardino o anche solo dei vasi di fiori, sa benissimo che bisogna innaffiarli per evitare che secchino. Chi dicesse: “Ma che cos’è un po’ d’acqua?” oppure: “Ma perché disperdere l’acqua?” vorrebbe solo la morte della pianta e del frutto. Non scoraggiamoci davanti alle nostre piccolezze, alle nostre povertà, non scoraggiamoci neppure davanti ai nostri peccati, specialmente a quelli che sembrano invincibili, seminiamo queste cose con Gesù, con Lui persino il male può diventare un buon concime per il bene.
MERCOLEDI’ 27 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Ciriaco; San Frumenzio.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, MI FIDO DI TE, OGGI E SEMPRE.
Hanno detto: La Violenza è l'ultimo rifugio dei deboli. (Isaac Asimov)
Saggezza popolare: Meglio la pace che la vittoria. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Disse Gesù:Il Regno del Padre è simile ad una donna che porta una brocca piena di farina. Mentre cammina per una lunga strada, l’ansa della brocca si rompe. La farina fuoriesce per la via. Lei non se ne accorge, non ci fa caso. Giunta a casa, pone giù la brocca, ma la trova vuota. (Parabola apocrifa)
Parola di Dio: Ef. 6,1-9; Sal. 144; Lc. 13,22-30
Vangelo Lc 13, 22-30
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?" Rispose: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi". Parola del Signore
“SIGNORE, SONO POCHI QUELLI CHE SI SALVANO?”. (Lc. 13,23)
A questa domanda trovi tutta una serie di risposte in contrasto tra loro. Da chi fa i conti e gioca con i numeri della Bibbia: 144.000, a chi dice che Dio alla fine, nella sua misericordia salva tutti, a chi vede inferni brulicanti di persone, a chi dice che l’importante è “salvarsi” in questa vita. Gesù non entra in discussione sui numeri. Prima ci mette in guardia, se noi pensiamo di essere tra i salvati, sulla compagnia che troveremo: i nostri compagni non saranno solo quelli che pensiamo noi ma “Verranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno e sederanno alla mensa di Dio”. Poi ci parla di una “porta stretta” attraverso cui passare. Chi sarà questa porta? Gesù, in un altro brano dice di essere Lui la porta dell’ovile. Gesù è la porta stretta in quanto Lui si è abbassato fino alla morte di croce. Il nostro diventare piccoli, l’accettare di aver bisogno di Lui per salvarci ci permette di entrare, attraverso Lui, tra le braccia della misericordia del Padre
GIOVEDI’ 28 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Simone e Giuda; San Ferruccio.
Una scheggia di preghiera:
SU DI TE, GESU’, COSTRUISCICI CHIESA.
Hanno detto: Quando parli di un nemico, non dimenticare mai che forse un giorno diventerai suo amico. (Periandro)
Saggezza popolare: Il miglior ben che possediamo al mondo è quello di vantare un cuor giocondo. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Disse una volta Rabbi Buman: “Se volessi dare ingegnose interpretazioni della Scrittura, potrei fare bella figura. Ma lo stolto dice ciò che sa, e il saggio sa ciò che dice!”
Parola di Dio: Ef 2,19-22; Sal. 18; Lc. 6,12-16
1^ Lettura Ef 2, 19-22
Dalla lettera agli Efesini
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. Parola di Dio
VOI SIETE EDIFICATI SUL FONDAMENTO DEGLI APOSTOLI E DEI PROFETI, AVENDO COME PIETRA ANGOLARE CRISTO GESÙ. (Ef. 2,20)
La festa di San Simone e Giuda, apostoli, ci dà l'occasione di pensare al nostro essere Chiesa! La frase di S. Paolo agli Efesini, mi pare ci ricordi alcune cose: "Edificati" sta a dirci che non siamo soli: il Signore ci ama come individui ma vuole costruirci insieme come suo popolo. "Avendo Gesù come pietra angolare": è Cristo il centro della nostra salvezza, è Lui che ha dato la sua vita per noi; il nostro riferimento è Lui ("senza di me non potete far nulla"). "Sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti" per tirare su un muro non basta mettere a caso delle pietre o dei mattoni l'uno sull'altro, ma bisogna cementarli: ecco allora la Chiesa santa e debole allo stesso tempo che però è investita dal Signore stesso dell'autorità e della capacità di farci sentire uno con Cristo: la Chiesa dunque non è un "ostacolo in più", ma proprio la strada umana e divina per essere uniti a Cristo.
VENERDI’ 29 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Ermelinda; Sant’Abramo da Rostov.
Una scheggia di preghiera:
DAI NOSTRI MALI, LIBERACI O SIGNORE.
Hanno detto: La vera scelta non e' tra nonviolenza e violenza ma tra nonviolenza e non esistenza... Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti. (M. L. King)
Saggezza popolare: Chi mangia come un imperatore si avvia alla morte come un mendicante. (Prov. Inglese)
Un aneddoto: Nella sua vecchiaia il santo rabbino di Kozk soffrì di gravi dolori agli occhi. Gli consigliarono di portare occhiali quando leggeva la Scrittura. Rispose con una semplicità disarmante per chi non ha fede: “Non voglio mettere nessuna parete tra i miei occhi e la benefica luce della Scrittura!” (M. Buber)
Parola di Dio: Fil 1,1-11; Sal. 110; Lc. 14,1-6
Vangelo Lc 14, 1-6
Dal vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "E' lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole. Parola del Signore
“E’ LECITO O NO CURARE DI SABATO?”. (Lc. 14,3)
Il sabato per gli ebrei è come per noi la domenica, il giorno del riposo a immagine di Dio creatore. E’ il giorno benedetto e santo nel quale l'uomo è invitato a vivere la gratuità, oltre ogni interesse e guadagno, a riconoscere che Dio è il Signore e a celebrarlo. E’ questo valore che Gesù afferma con decisione, andando oltre le norme e la rigidità della legge, per portare a compimento pieno, la parola di Dio. Che fare dunque di fronte ad un uomo che soffre? Che cosa fate voi di fronte a un asino o a un bue? Così ancora prima di ridire il senso profondo del Sabato, Gesù pone i suoi ascoltatori di fronte alle loro ipocrisie, ai loro mascherati interessi. "Davanti a lui stava un idropico". Anche noi siamo così davanti a Gesù, o meglio, Lui ci trova e ci pone davanti a se. Anche noi "legati" dalle regole e dalla Legge. Gesù ci prende per mano e ci guarisce: ci conduce alla libertà; ci dice che il "suo giogo è soave e il suo peso leggero". Ci congeda come uomini e donne guariti, capaci di riconoscere la grazia che egli ci dona. Gesù siede a tavola con tutti, a tutti propone vita e libertà.
SABATO 30 OTTOBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfonso Rodriguez; San Germano di Capua.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SEI LA VITA, ORA E SEMPRE.
Hanno detto: La società non è un'entità o un organismo al di fuori e al di sopra dell'individuo. (Don Luigi Sturzo)
Saggezza popolare: L'uccello mattiniero cattura il verme. (Prov. Inglese)
Un aneddoto: Il 30 ottobre 1584 San Carlo Borromeo, che sarebbe morto quattro giorni dopo, sfinito dalle fatiche pastorali, a soli 46 anni, si trovava a Cannobio per un ultimo adempimento (la fondazione del Collegio Papio di Ascona). Voleva essere a Milano per la festività dei Santi, ma era ormai molto grave e febbricitante. A un cappuccino, che lo vegliava e gli consigliava di attenuare un poco le sue austerità, San Carlo rispose: «La candela per far lume agli altri deve consumare se stessa. Così dobbiam far noi: consumare noi stessi per dar buon esempio agli altri».
Parola di Dio: Fil. 1,18-26; Sal. 41; Lc. 14, 1.7-11
1^ Lettura Fil 1, 18-26
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne. Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi. Parola di Dio
"DA UNA PARTE DESIDERO DI ESSERE SCIOLTO DAL CORPO PER ESSERE CON CRISTO, IL CHE SAREBBE ASSAI MEGLIO; D'ALTRA PARTE E' PIU' NECESSARIO PER VOI CHE IO RIMANGA NELLA CARNE". (Fil. 1,23-24)
Paolo parla di sé in una situazione tutta particolare: è stato arrestato per la sua fede e rischia di essere condannato e morire; allora si chiede: è meglio morire martire per potersi riunire al Cristo vivente e glorioso o continuare a vivere per servirlo sulla terra nei fratelli? Qualcuno dice: "Meglio la morte che il peccato", qualcuno accusa i cristiani come persone che "parlano di paradiso ma hanno paura di andarci". Io ho una parente tanto cara che continuamente dice: "Che cosa ci faccio ancora in vita, io? Il Signore venisse a prendermi!", ma appena c'è qualche piccolo bubù è disposta a far la fortuna di cento medici. Non mi stupiscono questi atteggiamenti e non mi sembrano neppure contrari alla fede. Io amo la vita. Non posso non amarla. Se non la amassi farei un affronto e bestemmierei contro Colui che ne è l'autore e che me l'ha donata. Io cerco tutto ciò che la vita può donarmi in salute, gioia, bellezza. So anche che c'è una vita ancora più bella di questa perché è la vita in Dio, autore di ogni vita. Questa vita eterna non avrà più limiti umani, e io spero di arrivarci, e sono disposto a fare della strada per arrivarci, anzi, uso del tempo di questa vita per prepararmi ad entrare nell'altra. E c'è anche un passaggio che mi fa paura non tanto per mancanza di fede ma perché fisicamente fa paura ed è la morte e la sofferenza che normalmente si lega ad essa. Anche Gesù che pur aveva detto: "C'è un battesimo che devo ricevere e spero di ricevere in fretta", davanti al pensiero della croce e della sua morte su di essa, suda sangue e si sente debole nella sua volontà umana. Concludendo, penso che noi cristiani dovremmo essere grati e gioiosi per la vita, quella che ci vien data e che ci auguriamo buona, piena, spesa bene, e quella che ci viene promessa come totale comunione con la Vita stessa. Ci aiuti solo il Signore a non sprecare questi doni e a saper passare anche attraverso i momenti di buio per poter giungere alla luce adesso e poi.
DOMENICA 31 OTTOBRE: 31^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Quintino; San Volfango.
Una scheggia di preghiera:
MOSTRACI, SIGNORE, IL TUO VOLTO.
Hanno detto: L'intellettuale è un tafano che punge e non permette di addormentarsi sui dogmi. (Socrate)
Saggezza popolare: I ricordi sono un patrimonio che da continui interessi purtroppo a volte sono passivi. (Prov. Indiano)
Un aneddoto: Mio zio Giuseppe soleva raccontare di quell’uomo morto che gli amici portarono alla sepoltura. Quando la bara stava per essere calata nella fossa, l’uomo improvvisamente tornò in sé e iniziò a picchiare freneticamente contro il coperchio della bara. Si aprì la bara e l’uomo si drizzò a sedere. Che state facendo!? — urlò alla folla in cordoglio: io sono vivo! Non sono morto! Un mormorio incredulo corse tra i presenti. Ma alla fine, una delle persone che seguivano il funerale tagliò corto: — Amico, i dottori e i preti hanno attestato che sei morto. E certa gente non sbaglia! Il compianto ebbe un bell’agitarsi e protestare, il coperchio fu riavvitato e la sepoltura portata a termine.
Parola di Dio: Sap. 11,22-12,2; Sal. 144; 2Tes. 1,11-2,2; Lc. 19,1-10
Vangelo Lc 19, 1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano:“E' andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Parola del Signore
“PER POTERLO VEDERE, ZACCHEO SALI’ SU UN SICOMORO”. (Lc. 19,4)
Zaccheo ha sentito parlare di Gesù e adesso vuole vederlo. Forse anche noi vorremmo vederlo Gesù, incontrarlo, parlargli, o anche solo capire qualcosa di più di lui. In teoria non dovrebbe essere così perché noi che portiamo il suo nome dovremmo già averlo incontrato più volte nel cammino della nostra vita, dovremmo essere addirittura suoi testimoni, ma è pur certo che Lui è Dio e noi poveri uomini, che Lui è la Sapienza, la Verità e noi invece brancoliamo più o meno al buio. Si, nonostante ne abbia sentito parlare, ho bisogno di incontrare Gesù! La gente, specialmente i ‘suoi’ dovrebbero aiutarmi ad incontrarlo e invece essi mi si parano davanti, mi fanno da schermo e la mia piccolezza non mi permette, neanche saltellando sulle punte, di poterlo vedere. Quante volte i credenti dovrebbero aiutare ad incontrare Gesù e invece gli fanno da paravento. Vedi spesso in giro certe imitazioni di Gesù che non hanno quasi più nulla dell’originale, volti che dovrebbero far intravedere la sua gioia che invece sono maschere di pietra, musi tirati, occhi indagatori, cipigli alteri, nasi adunchi come le mani che invece di donare si chiudono sul proprio e sull’altrui, dita puntate per condannare, non braccia aperte per accogliere ma sgraziati segnali di divieto di accesso, muri di schiene che si deridono della tua piccolezza, personaggi gonfi di sé che occupano tutti gli spiragli…E allora può venire la delusione: "Sa, io non credo, non per Gesù Cristo, ma per i cristiani, per la chiesa…". Non è giusto, è una scusa ma purtroppo tante volte succede proprio così. Zaccheo non si arrende, Zaccheo dimostra di essere uomo di fantasia e di azione: "Non mi permettono di vedere Gesù, la natura mi ha pure dato l’impedimento della piccolezza, ebbene, non mi arrendo, non mi piango addosso, supero l’ostacolo da un'altra parte, salgo su una pianta!". Quando qualcosa ti sta veramente a cuore non sei disposto a tutto per essa?