SCHEGGE E SCINTILLE
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
SETTEMBRE 2010
MERCOLEDI’ 1 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio; San Conone.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, OGNI UOMO E’ FIGLIO TUO, DA TE AMATO.
Hanno detto: Ho cercato la mia anima, ma la mia anima non l'ho potuta vedere. Ho cercato il mio Dio, ma il mio Dio non son riuscito ad afferrarlo. Ho cercato il mio fratello, e ho trovato tutti e tre. (F. Thompson)
Saggezza popolare: Non correggere i nostri errori è come commetterne altri. (Proverbio cinese)
Un aneddoto: Il re Gerone di Siracusa chiamò un giorno a sé il filosofo Simonide e gli domandò: Sento dire tante cose intorno alla divinità e spesso diverse le une dalle altre. Dimmi tu che sei saggio: Chi è Dio? Il filosofo rispose: — O re, dammi un giorno, per pensare. Il giorno dopo Simonide ritornò dal re e supplicò: Ho bisogno di altri due giorni di studio! Finiti questi, ritornò a chiedere altri, altri giorni ancora. E così via. Domandandogli il re, stanco dell’attesa, perché agisse così, rispose: O re, quanto più ci penso, tanto più Dio diventa grande ai miei occhi e tanto meno io riesco a comprenderlo con la mia mente!
Parola di Dio: 1Cor. 3,1-9; Sal. 32; Lc. 4,38-44
Vangelo Lc 4, 38-44
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demoni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore
“CHINATOSI SU DI LEI, INTIMO’ ALLA FEBBRE, E LA FEBBRE LA LASCIO’”. (Lc. 4,39)
Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Pietro. E qui gli presentarono subito la suocera dell'apostolo che giaceva sul letto, malata. Si chinò su di lei, e intimò alla febbre di lasciarla. E la donna fu guarita. Tutta la vita di Gesù è stata un chinarsi verso i poveri, i deboli, in questo caso verso un'anziana. In essa vediamo i tanti che anziani oggi sono circondati dall’indifferenza e dalla cattiveria, e sono costretti a restare bloccati nella tristezza e nell’attesa di una triste fine! Il Signore Gesù, chinandosi su quella donna, le ridiede vigore, al punto che, alzatasi da letto, si mise a servirli. Quanti doni avrebbero ancora da darci i nostri anziani se amati e stimati sapessero di essere ancora utili. Per noi Chiesa di oggi il miracolo non è tanto allontanare le febbri perniciose e le malattie, ma ridare dignità e amore, far rinascere, quando è possibile, la capacità di amare e di donare.
GIOVEDI’ 2 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Licinio; San Giusto di Lione
Una scheggia di preghiera:
GESU’, SALI SULLA BARCA DELLA MIA VITA.
Hanno detto: Un bambino non ancora nato e non voluto è la creatura più povera e più indifesa. (M. Teresa di Calcutta).
Saggezza popolare: Un quintale di impazienza non alleggerisce un oncia di croce. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Il 2 settembre 2001 muore il chirurgo sudafricano Christian Barnard, 78 anni, pioniere dei trapianti cardiaci. Questi primi trapianti non mancarono di suscitare polemiche. Rispondendo alle critiche il celebre chirurgo dichiarò: “E’ molto meglio trapiantare un cuore che seppellirlo e farlo divorare dai vermi”.
Parola di Dio: 1Cor. 3,18-23; Sal. 23; Lc. 5,1-11
Vangelo Lc 5, 1-11
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore
“SALI’ IN UNA BARCA CHE ERA DI SIMONE”. (Lc. 5,3)
E’ proprio vero che tutto il vangelo è buona notizia. Perfino i personaggi secondari e gli oggetti hanno un loro ruolo e compito. Pensiamo oggi alla barca di San Pietro. Con essa l’apostolo si procura il cibo, è il luogo di lunghe ora passate nell’attesa e nella fatica con gli altri pescatori. E’ il mezzo attraverso cui Gesù arriva all’apostolo: “Pietro prestami la barca perché da essa io possa parlare alla folla”. La barca diventa luogo per la pesca miracolosa, per accogliere Gesù stanco che dorme anche durante la tempesta, diventa la testimone di Gesù che cammina sulle acque e del risorto che prepara da mangiare per i suoi amici… Non per niente allora i Padri della Chiesa e l’iconografia cristiana ne ha fatta la figura della Chiesa. Una Chiesa testimone di Gesù, una Chiesa disposta ad accogliere tutti, un punto di riferimento e di confronto per tutti gli amici di Gesù. Quanto preferisco questo segno umile della barca per vedere la Chiesa piuttosto che i segni delle grandezze terrene che se glorificano, nascondono l’essenza di una comunità di poveri con mezzi poveri, ma con Gesù.
VENERDI’ 3 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Gregorio Magno; Santa Phoebe.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, QUALUNQUE COSA E’ FESTA.
Hanno detto: Essere vinti è, per gli amici di Dio, aver vinto. (Enrico Susone)
Saggezza popolare: La felicità e l'arcobaleno non si vedono mai sulla propria casa, ma soltanto su quella degli altri.
Un aneddoto: Il 3 Settembre 1658 muore Lord Oliver Cromwell, uomo politico di Inghilterra. Davanti alla folla che alla sua entrata trionfale a Londra, si pigiava per applaudirlo, Cromwell osservò: “Se mi conducessero al patibolo ce ne sarebbe altrettanta”.
Parola di Dio: 1Cor. 4,1-5; Sal. 36; Lc. 5,33-39
Vangelo Lc 5, 33-39
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!". Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno". Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!". Parola del Signore
“POTETE FAR DIGIUNARE GLI INVITATI A NOZZE MENTRE LO SPOSO E’ CON LORO?” (Lc. 5,34)
Talora siamo alla ricerca di regole e disposizioni da seguire, magari anche severe, che ci sollevino però dalla responsabilità di comprendere ciò che il Signore ci chiede. E’ così che i farisei lodano i discepoli del Battista, i quali digiunano e recitano preghiere, mentre condannano i discepoli di Gesù che invece fanno festa, anche fuori tempo. Ma è la festa di coloro che hanno trovato il salvatore della propria vita; una festa che il Vangelo paragona a una celebrazione di nozze, tanto è bella. Ovviamente, anche i discepoli di Gesù devono digiunare. Devono farlo dal proprio egoismo, dalle proprie chiusure, dalla propria autosufficienza, dal proprio provincialismo, per scoprirsi figli di un Dio che chiamano “Padre nostro”. Essi, infatti, fanno parte di una nuova famiglia fatta non dai vincoli della carne, che restringono, ma da quelli spirituali che allargano il cuore. I discepoli indossano un vestito interiore tutto nuovo, appunto quello di figli di Dio, e il loro cuore è come quegli otri nuovi riempiti sino all’orlo del nuovo vino che è l’amore del Signore.
SABATO 4 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosalia; San Gilberto.
Una scheggia di preghiera:
CON TE, GESU’, E’ LA VERA LIBERTA’
Hanno detto: Se qualcuno presenta novantanove lati difettosi e uno solo buono, preferisco considerarlo da quest' ultimo. (S. Francesco di Sales)
Saggezza popolare: A molti credenti manca soltanto la vera fede. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Il 4 settembre 1965 muore a Lambaranè all’età di 90 anni, Albert Schweitzer, medico, missionario, musicista. Nobel per la pace nel 1952. Così si legge nei suoi ricordi: Quando ero bambino, prima ancora di andare a scuola, non capivo come mai nelle mie preghiere serali dovessi pregare solo per gli uomini e non per le piante e per gli animali. Perciò, dopo che mia madre aveva pregato con me e mi aveva dato il bacio della buonanotte, silenziosamente dicevo una preghiera che avevo inventato io stesso: “O Padre, proteggi e benedici tutte le cose che hanno vita, difendile dal male e falle dormire in pace”.
Parola di Dio: 1Cor. 4,6-15; Sal. 144; Lc. 6,1-5
Vangelo Lc 6, 1-5
Dal vangelo secondo Luca
Un giorno di sabato, Gesù passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?" Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?". E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato". Parola del Signore
“PERCHE’ FATE CIO’ CHE NON E’ PERMESSO DI SABATO?” (Lc. 6,2)
Le disposizioni ebraiche non permettevano di cogliere e mangiare le spighe di grano durante il sabato. I farisei, scrupolosi osservanti della legge, ma spesso dimentichi del cuore e della vita della gente, prontamente accusano Gesù perché non rispetta il sabato trasgredendo queste disposizioni. Gesù, nella risposta, rimanda gli avversari alla stessa Scrittura a cui essi si appellano e ricorda loro che anche Davide mangiò, non alcuni chicchi di grano ma tutti i pani, il cui uso era proibito dalla legge. La legge non salva, giudica e quindi crea la colpa; Gesù vede il cuore, da senso alle cose quindi libera e salva. Ogni volta che noi pensiamo di salvarci osservando la legge ne siamo schiavi, ogni volta che ci affidiamo al Figlio di Dio siamo liberati e salvi.
DOMENICA 5 SETTEMBRE: 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Vittorino; San Lorenzo Giustiniani.
Una scheggia di preghiera:
IN TE, GESU’, POSSO AMARE OGNI UOMO.
Hanno detto: Dopo aver pregato a lungo non dire di non essere giunto a nulla, perché hai già ottenuto un risultato: legarti al Signore e perseverare in questa unione con lui. (Giovanni Climaco)
Saggezza popolare: Chi fa volentieri, Dio gli dà da fare. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Ecco la storia di un ebreo, che un amico voleva convertire al cristianesimo. L’ebreo si era quasi fatto persuadere, però, prima d’impegnarsi per sempre, disse all’amico: Voglio andare a Roma per conoscere da vicino come deve essere la vita cristiana. Guarderò come vivono il Vangelo il Papa e i Cardinali. L’amico cristiano rimase spaventato ed esclamò in cuor suo: Ho perso tutte le speranze! Costui non si converte più se vede la vita dell’alto clero romano. E cercava di dissuaderlo, ma l’ebreo andò a Roma e osservò attentamente ciò che gli interessava. Ritornato, mentre l’amico cristiano s’attendeva chissà quali impressioni di delusione, ebbe questa inattesa risposta: Mio caro amico, mi faccio cristiano! Se la fede in Gesù e nel Vangelo non è stata distrutta dalle miserie che ho veduto a Roma tra il clero, ed anzi si è sempre più dilatata e rinforzata, dev’essere proprio divina! Così l’ebreo si convertì definitivamente a Gesù.
Parola di Dio: Sap. 9,13-18; Sal. 89, Fm.9-10;12-17; Lc. 14,25-33
Vangelo Lc 14, 25-33
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, siccome molta
gente andava con lui, egli si voltò e disse: “Se uno viene a me e non odia
suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la
propria vita, non può essere mio discepolo.
“SE UNO VIENE A ME E NON ODIA SUO PADRE, SUA MADRE, LA MOGLIE, I FIGLI, I FRATELLI, LE SORELLE E PERFINO LA PROPRIA VITA, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,26)
Chiarito che il termine “odiare” per un motivo di traduzione dall’aramaico significa “amare di meno”, “mettere in secondo piano”, rimane lo stesso il problema di questa pesante richiesta di Gesù nei confronti degli affetti più cari della nostra vita: può un uomo arrivare a mettere Cristo prima del padre, prima dei figli, prima di tutto? Non chiede un po’ troppo Gesù? Ci sembra quasi che Dio diventi un concorrente dei nostri affetti, quasi un ostacolo alla vita, ai sentimenti. Proviamo a capire che non è così. Perché Cristo ci chiede di amarlo più dei genitori, della moglie dei figli? Perché solo amando Dio è possibile davvero amare il padre e la madre, lo sposo e la sposa, i figli, la vita. Noi infatti spesso non siamo capaci di amare, prendiamo dell’amore solo quello che ci sembra, rischiamo di ridurlo ad un amore possessivo, siamo fedeli all’amore solo fino a quando non riusciamo a giustificare anche le nostre infedeltà, confondiamo l’amore con un generico voler bene o con il sesso, vogliamo un amore senza sacrificio. Gesù ci dice: solo mettendo Dio al primo posto, Lui stesso ci insegna che cosa sia il vero amore del prossimo. E mettere Gesù al primo posto che cosa significa? Significa volergli talmente bene da cominciare a pensare come Lui, a ragionare con la sua logica, a riconoscerlo come scopo e attesa della propria vita.
LUNEDI’ 6 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Frontignano d’Alba; San Benedetto da Milano.
Una scheggia di preghiera:
TU, O SIGNORE HAI COMPASSIONE DI TUTTI.
Hanno detto: Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino. (Giacomo Leopardi)
Saggezza popolare: Non è necessario dipingere il diavolo sulle pareti di casa. Viene da solo. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Il 6 settembre 1683 a 64 anni per coliche nefritiche muore Jean Baptiste Colbert, uomo politico ed economista francese. Quando il re Luigi XIV gli manda un augurio di pronto ristabilimento dice: “Se avessi fatto per Dio la metà di quello che ho fatto per quest’ uomo, sarei sicuro della salvezza della mia anima”.
Parola di Dio: 1Cor. 5,1-8; Sal. 5; Lc. 6,6-11
Vangelo Lc 6, 6-11
Dal vangelo secondo Luca
Un sabato, Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?". E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì. Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore
“NELLA SINAGOGA C’ERA UN UOMO CHE AVEVA LA MANO DESTRA INARIDITA”. (Lc. 6,6)
Il miracolo della guarigione dell’uomo dalla mano inaridita può avere molteplici significati. La mano inaridita può essere benissimo il nostro cuore inaridito come lo era il cuore degli scribi e dei farisei che, come avvoltoi, spiavano Gesù per vedere se faceva un miracolo di sabato. A loro non interessava ne il malato, né il segno che comprovava la messianicità di Gesù, a loro serviva solo una scusa per condannare un uomo che già in partenza avevano condannato. Ma oggi quella mano invalida che non permette all’uomo un lavoro e di conseguenza una serenità familiare, ma fa pensare ai tanti disoccupati dei nostri giorni. Che situazione terribile si vive in quelle famiglie dove ci sono cose da portare avanti e dove c’è l’umiliazione di non poter sopperire alle necessità perché manca il lavoro. Dare oggi il lavoro ai disoccupati vuol dire guarire molti dalla tristezza e dalla disperazione. Non solo. Ogni volta che l’uomo può lavorare con dignità si possono ripetere le parole stesse che leggiamo nella Genesi: “e Dio vide che era cosa buona”. Solo chi è cieco nel cuore può rattristarsi.
MARTEDI’ 7 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Grato d’Aosta; San Chiaffredo di Saluzzo.
Una scheggia di preghiera:
CHE GIOIA, SIGNORE! HAI SCRITTO IL MIO NOME NEI CIELI!
Hanno detto: L'acqua cade goccia a goccia sul fuoco e alla fine lo spegne: così le lacrime del dolore sincero spengono in noi il fuoco dell'ira e della collera. (Giovanni Climaco)
Saggezza popolare: A chi possiede tutto, manca una cosa: qualcuno che gli dica la verità. (Prov. Spagnolo)
Un aneddoto: Un fratello chiese al padre Foemen: Se vengo a conoscenza d’un peccato di un fratello, cosa devo fare? L’anziano abate gli rispose: Nasconderlo! Nell’ora in cui copriremo gli sbagli dei fratelli, Dio coprirà i nostri; nell’ora in cui li sveleremo, anche Dio svelerà i nostri!
Parola di Dio: 1Cor. 6,1-11; Sal. 149; Lc. 6,12-19
Vangelo Lc 6, 12-19
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Parola del Signore
“SIMONE CHE CHIAMO’ ANCHE PIETRO” (Lc. 6,14)
Gesù sceglie i suoi più stretti collaboratori, ossia coloro che lo dovranno aiutare nell’annuncio del Vangelo. L’iniziativa viene, però, dal Padre. Gesù, infatti, non fa nulla senza il Padre. Ecco perché, prima di prendere tale decisione, passa tutta la notte in preghiera. Per Gesù, e tanto più per ogni comunità cristiana, la preghiera è all’origine di ogni scelta, di ogni azione. Potremmo dire che la preghiera è la prima opera che Gesù compie, quella che sta a fondamento di tutte le altre. Giunto il mattino, chiamò accanto a sé quelli che volle, uno per uno, per nome. La comunità dei discepoli di Gesù, ogni comunità cristiana, non è un gruppo anonimo, non è un’assemblea qualsiasi fatta di persone senza nome e senza amore. È un’assemblea di fratelli e di sorelle. E tra loro si conoscono per nome. Anzi Gesù a qualcuno cambia perfino il nome, Simone diventa Pietro, ossia roccia, fondamento. Insomma, il Vangelo chiama ad una nuova storia, a edificare un mondo nuovo. Ciascun discepolo perciò riceve un nuovo nome, un nuovo impegno. Vi invito oggi a fare uno strano esperimento: se Gesù, dovesse oggi chiamarmi a servirlo con quale mi chiamerebbe?
MERCOLEDI’ 8 SETTEMBRE: NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ugo di Volterra; Beato Federico Ozanam.
Una scheggia di preghiera:
MARIA, GRAZIE PER GESU’.
Hanno detto: Nell'ordine delle realtà spirituali, soffrire di mancanza di qualcosa significa già possedere. (Gustave Thibon)
Saggezza popolare: L'invidioso è colpito da indigestione quando gli altri mangiano troppo. (Prov. Spagnolo)
Un aneddoto: Un giorno presentarono a Enrico quarto, re economo e calcolatore, un mangiatore realmente formidabile, il quale si aspettava qualche gratificazione. È vero che tu mangi per sei? — chiese il re stupefatto. — Sì, Maestà — rispose l’uomo dallo stomaco di struzzo e posso andare anche più in là. — Ma, dimmi un po’ — riprese impensierito il sovrano — e lavori anche per sei? — Oh, no! È molto se riesco a lavorare per uno. — Ah! — concluse il re — se io avessi molti sudditi come te, li farei presto impiccare, perché se tutti mangiassero per sei e lavorassero per uno, ben presto morremmo tutti di fame.
Parola di Dio nella festa della Nativita’ di Maria : Mi. 5,1-4 opp. Rom. 8, 28-30; Sal.86; Mt. 1,1-16.18-23
Vangelo Mt 1, 1-16. 18-23
Dal Vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa "Dio con noi". Parola del Signore
“GIACOBBE GENERO’ GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, DALLA QUALE E’ NATO GESU’ CHIAMATO CRISTO”. (Mt. 1,15)
Nei primi anni in cui studiavo teologia, l’aver scoperto ad esempio che brani come la genealogia di Gesù che abbiamo letto oggi, erano belle costruzioni teologiche ma con tante incongruenze storiche, l’aver saputo che i nomi di Gioacchino ed Anna come genitori di Maria erano tradizioni non proprio provate ma frutto di apocrifi, mi aveva fatto diventare estremamente critico nei confronti di una Chiesa che da una parte ci chiede di purificare la nostra fede e dall’altra mantiene celebrazioni che avranno una lunga storia ma che presentano incongruenze. Oggi, anche se non rinuncio ad esercitare la mia ragione, scopro che ci sono cose che certe celebrazioni annunciano che vanno ben oltre all’accettazione o meno di una tradizione o a degli errori espressi in una genealogia. Che cosa vuol dire la festa di oggi? Non solo onorare Maria madre di Gesù e cara Madre nostra celebrando il suo compleanno, ma vuol dire ricordare che la volontà salvifica di Dio nei nostri confronti attraverso Gesù è stata preparata nel cammino della storia nell’umiltà ma nella fede profonda. Gesù sceglie Betlemme, piccolo borgo, per la nascita del Salvatore per dirci l’umiltà e l’amore di Dio che viene a servire; Dio accetta che nella genealogia di Gesù ci siano uomini illustri e prostitute perché Gesù viene a salvare proprio tutti; non siamo neppure troppo sicuri dei nome dei genitori di Maria e dei fatti della sua giovinezza perché davanti a Dio non contano né nomi né consacrazioni particolari ma conta la disponibilità di un cuore che ama come quello di Maria. Mentre allora diciamo buon compleanno a Maria (anche questo fittizio) la ringraziamo perché Dio ha fatto veramente “cose grandi in Lei” e perché Lei ha accettato di “lasciarsi fare” da Lui.
GIOVEDI’ 9 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Osanna; San Pietro Claver.
Una scheggia di preghiera:
TU CHE SEI MISERICORDIA E PERDONO, INSEGNACI AD AMARE.
Hanno detto: Si può arrivare al cristianesimo da tutte le strade, perché è il centro di tutte le verità. (Lacordaire)
Saggezza popolare: Per quanto Dio sappia operare molto bene, vuole che lo si aiuti. (Prov. Spagnolo)
Un aneddoto: Un giorno Dio chiamò a sé tutte le creature viventi. Si presentarono davanti al suo trono angeli e animali. Disse loro: La creazione con voi è già bella: stupendo il mondo degli spiriti, meraviglioso il mondo degli animali; ma mi sembra che troppo sia il distacco tra questi due mondi. Voglio perciò creare un essere che sia spirito e carne, Angelo e animale: creerò l’uomo! Successe allora un pandemonio, sia in cielo che sulla terra. Gli angeli, gelosi, si chiedevano: Come potrà uno spirito abitare nella carne che muore? Gli animali, suscettibili, protestarono: Non vogliamo tra noi spiriti che ci comandino! E in cielo si tenne consiglio. Dopo lunghe e serrate discussioni, si votò questa conclusione: “Il nuovo progetto di Dio è sconveniente, perché non si possono amalgamare essenze opposte!” Come accordare lo spirito eterno con la carne che muore? Come amalgamare la sostanza angelica con l’immonda materia degli animali? Come mescolare l’infinito con il finito? L’uomo è un errore! Una coppia di Cherubini fu quindi incaricata di portare il messaggio al Signore. Dio ascoltò benevolmente i rappresentanti degli angeli contestatori, poi disse: Le osservazioni che voi fate, sono vere e giuste; ma sono solo questioni di filosofia. Vedete, angeli belli, l’uomo che io voglio creare non è questione di filosofia! Interruppero allora i cherubini: E di che cosa è dunque questione? Rispose il Signore: E’ questione d’amore! State a vedere! Detto questo, in un impeto d’estro divino, creò l’uomo e la donna: li creò di spirito, perché fossero intelligenti ed eterni; li creò di tenera carne, perché fossero fragili; li creò maschio e femmina, perché nel mondo ci fosse l’amore! Radunò quindi tutti gli angeli ed esclamò: Chi vuole scommettere con me che alla fine l’uomo non ci deluderà? Nessuno si mosse, ma ancor oggi gli angeli e gli animali stanno a guardare se la scommessa di Dio si avvererà.
Parola di Dio: 1Cor. 8,1-7.11-13; Sal. 138; Lc. 6,27-38
Vangelo Lc 6, 27-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore
“AMATE I VOSTRI NEMICI” (Lc. 6,27)
Gesù continua a indicare la vera via della felicità e della pace. Pronuncia delle parole mai dette da nessuno: “Amate i vostri nemici, e fate del bene a coloro che vi odiano”. Sono parole davvero estranee alla cultura di questo mondo e, per questo, anche sbeffeggiate. Si dice anche che sono affermazioni belle ma non certo realistiche. Eppure, solo in queste parole il mondo può trovare salvezza, motivi per bloccare le guerre e, soprattutto, impulso a costruire la pace e la convivenza tra gli uomini e tra i popoli. Per Gesù non ci sono più nemici da odiare e da combattere. Per lui - e quindi per ogni discepolo - ci sono solo fratelli e sorelle da amare, semmai da correggere, e comunque sempre da aiutare nel cammino della salvezza. Dio, per primo, si comporta con misericordia e benevolenza verso tutti, anche “verso gli ingrati e i malvagi”. E Gesù presenta ai discepoli di ogni tempo un ideale che è alto come il cielo: “siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro”. Non è un’esortazione morale; è uno stile di vita. Da questo dipende la nostra stessa salvezza.
VENERDI’ 10 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agabio di Novara; San Nicola da Tolentino.
Una scheggia di preghiera:
PURIFICAMI O SIGNORE E VEDRO’ TUTTO NELLA TUA LUCE,
Hanno detto: Quando dite che una persona o una situazione è senza speranza, sbattete la porta in faccia a Dio. (Charles Allen)
Saggezza popolare: Non basta essere sulla buona strada, se infatti ve ne starete seduti ai margini non vi porterà mai alla meta. (Prov. Russo)
Un aneddoto: Su un treno.
Da una parte un prete, che legge un buon libro. Di fronte un giovane emancipato e ateo.
Questi deride il prete, dicendo: Io non credo un bel niente di quello che dite voi, preti, che con la religione vendete oppio al popolo. Risponde il sacerdote: Crederai almeno all’esistenza d’un essere supremo, creatore del mondo. — No, il mondo s’è fatto da sé: è la materia-energia che si trasforma. — Mio caro amico, — chiede allora il prete — tu, che hai una certa cultura, hai letto qualche libro serio sul fenomeno religioso? — No, e neppure voglio leggerlo in futuro. — Hai letto qualcosa sulla Bibbia? — Sono tutte storie! — Hai mai fatto qualche studio su Gesù, che da duemila anni incide prepotentemente nella storia di milioni di persone?
— Non ci credo! — Hai mai, mio caro giovane, riflettuto e approfondito i tuoi problemi religiosi e morali? — No, è tempo perso! E allora, con tristezza, ma anche con amore, il prete concluse: — Mio caro amico, tu non sei un ateo o un incredulo’ sei semplicemente un ignorante e per di più superficiale!
Parola di Dio: 1Cor. 9,16-19;22-27; Sal. 83; Lc. 6,39-42
Vangelo Lc 6, 39-42
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore
“PERCHE’ GUARDI LA PAGLIUZZA CHE E’ NELL’OCCHIO DEL TUO FRATELLO E NON TI ACCORGI DELLA TRAVE CHE E’ NEL TUO?” (Lc. 6,41)
Spesso siamo capaci di trovare il male degli altri e di trovarne i rimedi. Siamo disposti a correggere idee, a cambiarle: naturalmente le idee di chi non la pensa come noi. Siamo disposti a pretendere dagli altri cambiamenti, conversioni che non pensiamo spettino a noi perché la trave dei nostri occhi ci impedisce non solo di vedere, ma anche di immaginare che ci possano essere colpe da emendare da parte nostra. E questa è una forma di ipocrisia. Gesù condanna l’ipocrisia dei farisei perché volevano far credere di essere pii, osservanti, buoni, mentre in realtà non lo erano. Gesù preferisce il peccatore all’uomo falso; il peccatore, infatti può arrivare alla conversione mentre il peccato nascosto resta e marcisce. L’invito, allora, è quello di far luce dentro di noi, di aprire la nostra coscienza perché Dio la possa illuminare: E’ questo il senso della sua parola: "L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore, l’uomo cattivo, dal suo cattivo tesoro trae fuori il male". Per Gesù la bontà di un’azione non dipende dal fatto che esteriormente concordi con la volontà di Dio, ma solo se esce da un cuore buono, altrimenti è finzione, ipocrisia. Se il nostro cuore non è pieno di Dio, di bontà, di rettitudine, tutto quello che facciamo porterà il marchio delle cattive intenzioni, anche se ben nascoste. Proviamo, una volta tanto, ad esaminare non il nostro prossimo, ma la nostra coscienza e chiediamoci: quali sono le motivazioni che mi spingono ad agire? Nei confronti di Dio mi spinge l’amore per Lui o la paura di Lui? Nei confronti del prossimo, ad esempio il mio andare a trovare un ammalato, il portare una buona parola, sono fatti perché davvero amo il mio prossimo o per esibizione, per strappare apprezzamenti, per ottenere qualcosa che mi interessa? Se fosse per questi secondi fini, allora, l’azione che appare buona davanti agli uomini, davanti a Dio non lo è, ma è solo squallida falsità.
SABATO 11 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Emiliano; Sant’Agatone di Scete.
Una scheggia di preghiera:
LE NOSTRE RADICI SONO IN TE, SIGNORE.
Hanno detto: Fino che gli uomini non considereranno gli altri uomini come fratelli, e non riterranno che nulla è più sacro della vita umana, finiranno sempre, spinti dall'interesse personale, per rovinarsi reciprocamente la vita. (Tolstoi)
Saggezza popolare: Vivere non è attraversare una pianura. (Prov. Russo)
Un aneddoto: Aveva sciupato la vita in preoccupazioni, che ora sul letto di morte non contavano niente. Ebbe però il coraggio di chiamare un sacerdote. Questi, per l’infinita misericordia di Dio, gli perdonò tutti i peccati della vita e lo riconciliò con Dio. Ma il moribondo, triste, guardava le sue mani e sospirava: — Come sono vuote di opere buone le mie mani, come sono vuote! Allora il sacerdote staccò dalla parete il crocifisso, lo pose tra le mani di quel povero uomo pentito e gli disse: Ora le tue mani non sono più vuote! I meriti di Gesù, che ti ama, sono diventati tuoi. Ora possiedi il più grande tesoro, il lasciapassare per il Regno del Padre. A queste parole il povero uomo si strinse felice il Crocifisso al cuore e morì sereno.
Parola di Dio: 1Cor. 10,14-22; Sal. 115; Lc. 6,43-49
Vangelo Lc 6, 43-49
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande". Parola del Signore
CHI ASCOLTA LE MIE PAROLE E LE METTE IN PRATICA E’ SIMILE AD UN UOMO CHE COSTRUENDO LA CASA HA SCAVATO MOLTO PROFONDO E HA POSTO LE FONDAMENTA SOPRA LA ROCCIA” (Lc. 6,48)
Con l’immagine della casa sulla roccia, Luca chiude il discorso delle Beatitudini. Le parole che abbiamo accolto valgono davvero la vita. Non sono semplici esortazioni morali. Rappresentano quello che le fondamenta sono per una casa. Debbono essere solide e resistenti alle intemperie, pena il crollo di tutto l’edificio. Le parole evangeliche vanno perciò accolte e messe in pratica quotidianamente. Ogni giorno debbono alimentare la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre decisioni, le nostre azioni. Non basta ascoltarle una volta per tutte per poi metterle da parte e magari dimenticarle, come spesso accade. Si sfugge in questo modo alla forza di vita che sgorga direttamente dalle parole del Signore. Si possono forse mettere da parte le fondamenta di una casa? Il Vangelo è un fondamento vivo per l’edificio della nostra vita quotidiana, la rende salda contro il fiume irruente del male che si abbatte su di noi. Lo stesso Gesù respinse le tentazioni nel deserto rispondendo ogni volta con la Scrittura. E, alla fine, gli angeli lo servivano.
DOMENICA 12 SETTEMBRE: 24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Silvino; San Defendente.
Una scheggia di preghiera:
NEPPURE IL MIO PECCATO TI SPAVENTA, O SIGNORE.
Hanno detto: Le piccole passioni sono come altrettanti semi, che se non si estirpano cresceranno grossi e diverranno come tempesta e burrasca nel vostro cuore.( San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Non è giusto dir mal del giorno finché non sia vissuto. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Gesù e san Pietro videro un giorno un uomo, il cui carretto si era rovesciato col carico tutto da una parte. Il carro era pesante, la strada stretta e affacciata sopra un alto burrone, e l’uomo, sicuro di non farcela a rimetterlo in piedi, s’era inginocchiato in mezzo alla strada. Buon Dio — si raccomandava — tu che aiuti tutti i poveracci e i disgraziati, vieni in mio soccorso. Sono qui solo, come vedi, col mio carro rovesciato in mezzo alla campagna. Non c’è un cane a darmi una mano. Signore, a te un miracolo costa poco. Raddrizza dunque con la forza delle tue mani divine la mia carretta, e io ti adorerò per sempre! Gesù passò accanto a lui senza degnarlo di uno sguardo; e proseguì con Pietro per la sua strada. Neanche a farlo apposta, qualche miglio più in là, ecco un altro carretto carico di verze, ribaltato sul viottolo che portava al mercato. Davvero quella doveva essere la strada più sassosa e scomoda di questo mondo, se metteva nei guai tanti carrettieri. Qui però la scena era diversa. L’ortolano si dava da fare intorno alla sua carretta, e la sollevava da un lato e la tirava su dall’altro, e si affannava in tutti i modi, disperato di non farcela a rimetterla in piedi. Zuppo di sudore, le vene gonfie per lo sforzo, le braccia graffiate, l’uomo imprecava contro quel maledetto carro che non si scostava di un palmo, le ruote al cielo, col suo carico di verze. Questa volta il Signore si fermò a guardare il contadino rosso come un gambero per la sua inutile fatica e disse: Vieni, Pietro, Noi dobbiamo dare una mano a costui per raddrizzare il suo carro. Come mai, Gesù? chiese sbalordito Pietro. Poco fa non abbiamo mosso un dito per quel povero carrettiere che ti pregava in ginocchio con tanta fede, e vuoi aiutare questo tanghero che s’infuria e sbraita come un ossesso? E il Signore: La differenza, Pietro, sta proprio qui: che quello di prima si accontentava di biascicar preghiere e di aspettare l’aiuto di Dio, e questo che tu biasimi invece si dà da fare e le tenta tutte per cavarsi dai pasticci. Diamogli una mano, vecchio mio, se la merita. E non scuotere la zucca: hai le idee un po’ confuse sulla giustizia.
Parola di Dio: Es. 32,7-11.13-14; Sal. 50; 1Tim 1,12-17; Lc. 15,1-32
Vangelo Lc 15, 1-32
dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si
avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e
gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”.
(IL BUON PASTORE CHE HA PERSO LA PECORELLA) “VA DIETRO A QUELLA PERDUTA FINCHE’ NON LA RITROVA”. (Lc. 15,4)
(LA DONNA CHE HA PERSO LA MONETA) “ACCENDE LA LUCERNA, SPAZZA LA CASA FINCHE’ NON LA RITROVA”. (Lc. 15,8)
Questo meraviglioso capitolo di Luca con le parabole della misericordia ci invita a guardare a Dio per scoprire come egli veramente sia. Il pastore non ragiona con i numeri, non pensa che gli sono rimaste novantanove pecorelle, Egli parte alla ricerca della pecora volutamente sfuggita alle sue premure. Dio guarda alle singole persone. Dio davanti al peccato reagisce raddoppiando il suo amore. Come si fa a perderci d’animo davanti al male se pensiamo che il peccato quasi accende in Dio una fiamma di amore che lo spinge a mettersi alle nostre calcagna, alla nostra ricerca? E come si fa ad essere così drastici nei nostri giudizi nei confronti di chi ha sbagliato da volerli subito escludere, allontanare, "tagliare i rami secchi", quando vediamo la benevolenza di Dio che rischia tutto per andare a cercare chi si è allontanato? E la seconda parabola non presenta forse l’uomo come il tesoro di Dio che Egli vuol custodire gelosamente nella sua casa? Dio non si rassegna a perdere l’uomo, non dice: "Ce ne sono tanti miliardi!" fa come quella donna che persa la moneta, butta per aria tutto, sposta mobili e suppellettili pur di arrivare a ritrovare la moneta perduta. Se la filosofia ci ha consegnato la figura di Diogene che con il suo lanternino cercava l’uomo, il Vangelo ci dà l’immagine di Dio che in ogni modo viene pazientemente a cercarci: siamo preziosi ai suoi occhi!
LUNEDI’ 13 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Crisostomo; San Maurilio.
Una scheggia di preghiera:
IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO, MA DI’ SOLO UNA PAROLA E SARO’ SALVATO.
Hanno detto: Prega per comprendere.(Sant’Agostino)
Saggezza popolare: Non esiste bella scarpa che non diventi ciabatta. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Alain René Le Sage narra di due studenti che presso una fontana videro una lastra di pietra sulla quale erano incise alcune parole appena decifrabili sotto il fango. Lavata la pietra, lessero:”Aquì esta enterrada al alma del Licenziado Pedro de Garcìa”: qui sta sepolta l’anima del dottor Pedro de Garcìa. “Assurdo”, commentò uno dei due. “Come si può sotterrare un’anima?”. E non ci pensò più. L’altro invece si fece pensieroso mentre s’allontanavano dalla fontana. Ad un tratto, tornò sui suoi passi e con la punta del bastone tentò di smuovere la pietra finché la sollevò e ribaltò: sotto, c’era una borsa di pelle con un vero tesoro, più di cento denari d’oro: ecco l’anima del dottor Pedro de Garcìa, la molla della sua vita, l’ideale supremo, il vero oggetto del suo amore, una manciata di monete d’oro.
Parola di Dio: 1Cor. 11,17-26; Sal. 39; Lc. 7,1-10
Vangelo Lc 7, 1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore
“IO VI DICO CHE NEANCHE IN ISRAELE HO TROVATO UNA FEDE COSI’ GRANDE”. (Lc. 7,9)
Perché Gesù esalta questo centurione romano, anzi, con grande scorno di scribi e farisei, lo pone come esempio di fede? Per questi la fede consisteva nell’appartenenza al popolo di Israele, all’osservanza scrupolosa e formale dei precetti della Legge: “Se c’è questo il gioco è fatto, Dio è dalla nostra parte” Solo per il fatto di essere uno straniero e per di più un romano invasore, per loro in centurione può essere anche un buon uomo, ma è sempre un ‘gentile’, un nemico, un senza fede. Gesù invece vede il cuore di questo centurione: egli fa il suo dovere ma con benevolenza verso gli occupati, per di più considera il suo servo non come uno schiavo ma come un amico, ha fede in Gesù e delicatezza nel mandargli un’ambasciata. Non vuole compromettere Gesù nel farlo entrare in una casa di pagano però è certo del suo potere. Gesù come sempre vede il cuore e il cuore del centurione è puro, semplice, retto. Essere uomini di fede è molto diverso dall’essere uomini di religione. Essere cristiani è credere e vivere come Cristo, non appartenere ad un gruppo. Se poi avendo fede semplice ma vera vivi bene anche la tua religiosità, e la tua appartenenza al gruppo dei cristiani qualifica ancor di più il tuo mettere in pratica le parole del Signore, meglio ancora!
MARTEDI’ 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
Tra i santi ricordati oggi: San Cornelio; Santa Placilla.
Una scheggia di preghiera:
TI SALUTO, O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL REDENTOR, GLORIA , LODE, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR.
Hanno detto: Nemmeno Dio può cambiare il passato. (Agatone)
Saggezza popolare: La superbia comincia dall’ambizione. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: V’è un apologo di Antoine de Saint-Exupérv che colpisce l’idolatria per i beni terreni: “Io conosco un pianeta su cui vive un certo Monsieur Chermisi: costui non ha mai respirato un fiore, non ha mai guardato una stella, non ha mai voluto bene ad alcuno, non fa altro che addizioni, tutto il giorno, e tutto il giorno ripete.’ “Io sono un uomo serio”. E si gonfia d’orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo”.
Parola di Dio nella festa dell’esaltazione della Croce: Nm. 21,4-9;Sal.77; Fil 2,6-11; Gv. 3,13-17
Vangelo Gv 3, 13-17
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: "Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Parola del Signore
“BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA” (Gv. 3,14-15)
Gesù crocifisso è la manifestazione massima della gloria di Dio perché la croce è fedeltà, servizio, donazione, amore. Per questo la croce diventa simbolo di vittoria, di dono, di salvezza. Tutto ciò che possiamo intendere con la parola 'croce' - cioè il dolore, l'ingiustizia, la persecuzione, la morte – è incomprensibile se guardato con occhio umano. Allo sguardo della fede e dell'amore, però, tutto appare come mezzo di conformità a colui che ci ha amati per primo. La sofferenza allora non è vissuta come fine a stessa, ma diviene partecipazione al mistero di Dio, strada che conduce alla salvezza. Solo se crediamo in Cristo crocifisso, cioè se ci apriamo ad accogliere il mistero di Dio che s'incarna e dà la vita per ogni creatura; solo se ci poniamo di fronte all'esistenza con umiltà, liberi di lasciarci amare essendo a nostra volta dono per i fratelli, noi sapremo ricevere la salvezza: parteciperemo alla vita divina d'amore. Celebrare la festa dell'Esaltazione della Croce vuol dire prendere coscienza dell'amore di Dio Padre, che non ha esitato a mandare a noi il Cristo Gesù: quel Figlio che, spogliato del suo splendore divino e divenuto simile a noi, ha dato la sua vita in croce per ciascun essere umano, credente o non credente. La Croce diventa lo specchio in cui, riflettendo la nostra immagine, possiamo ritrovare il vero significato della vita, le porte della speranza, il luogo della rinnovata comunione con Dio.
MERCOLEDI’ 15 SETTEMBRE: BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA
Tra i santi ricordati oggi: San Nicomede; Sant’Emilio di Cordoba.
Una scheggia di preghiera:
MARIA CHE CONOSCI IL NOSTRO SOFFRIRE, SOCCORICI.
Hanno detto: Un uomo non è sfortunato perché ambizioso, ma lo è quando l’ambizione lo divora. (Montesquieu)
Saggezza popolare: Chi vede, ascolta e tace, mantiene il mondo in pace. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Un ufficiale francese, nella guerra di conquista in Africa, era caduto prigioniero nelle mani di un beduino, il quale lo tenne in schiavitù per più mesi. Lo trattava con la frusta e le legnate. Ciò che più feriva l’orgoglio del francese era però il nome con cui il padrone lo chiamava sempre: “cane”, “cane infedele”, “cane d’un cristiano”. L’ufficiale reagì gridando: “E va bene, sono tuo prigioniero, tuo schiavo. Ma sono sempre un uomo. Perché mi urli sempre che sono un cane?”. Rispose il beduino: “Tu un uomo? Ma tu sei un povero cane soltanto! In sette mesi che sei con me, non ti ho visto pregare neppure una volta. Non sei un cane, dunque?”.
Parola di Dio nella festa dell’Addolorata: Eb. 5,7-9; Sal. 70; Gv. 19,25-27; Lc. 2,33-35
Vangelo Lc 2, 33-35
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". Parola del Signore
“E ANCHE A TE, UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA”. (Lc. 2,35)
Quando ero bambino, per una certa mentalità allora vigente, Maria era la donna beata, piena di doni particolari, quasi un angelo che solo per sbaglio avesse sfiorato la realtà terrena. Poi ho cominciato a leggere i vangeli e anche se i passi che riguardano Maria sono pochi in essi è evidente la concretezza di questa donna, di questa madre. Poi me la sono quasi presa con Dio: “E’ possibile che questa Madre di Dio abbia avuto una vita così travagliata, piena di interrogativi, segnata dal dolore?” Poi forse ho cominciato a capire qualcosa: Maria oltre ad essere la madre è anche la prima discepola di Gesù, Colei che fa le stesse scelte di Gesù perché sono scelte di amore: Lei, come Lui è la madre che serve, è quella che accetta la piccolezza, è quella che trasforma la sofferenza in amore. La sua vera grandezza non sono tanto i doni meravigliosi che Dio le ha fatto quanto la sua concretezza di vita fatta di gioie e di dolori, di interrogativi e di propositi, di presenza e di solidarietà e allora eccola che diventa anche la “Corredentrice” non nel senso che ci salva lei, ma nel senso che è un tutt’uno per noi nel Figlio che ci salva.
GIOVEDI’ 16 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Cipriano; Sant’Eufemia.
Una scheggia di preghiera:
NELLA TUA MISERICORDIA, SALVACI O SIGNORE
Hanno detto: Hai un’anima sola: salvata, tutto è salvato; perduta, tutto è perduto per sempre. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Non v'è niente di più bello che una faccia contenta. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Il 16 settembre 1380, a 44 anni, muore Carlo V il Saggio che molti avevano anche soprannominato il Malaticcio in quanto una stana malattia gli aveva fatto perdere tutti i capelli e le unghie. Si racconta che al momento della morte si fece portare la corona reale e si mise a parlarle: “Preziosa corona, in questo momento impotente e umile, preziosa per il mistero di giustizia che esprimi ma vile a causa del peso del lavoro, delle angosce, dei tormenti, dei dubbi di coscienza che dai a coloro che ti portano. Se potessero saperlo prima essi ti lascerebbero cadere nella polvere piuttosto che metterti sulla testa.
Parola di Dio: 1Cor. 15,1-11; Sal. 117; Lc. 7,36-50
Vangelo Lc 7, 36-50
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure"."Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; và in pace!". Parola del Signore
“UNA PECCATRICE VENNE CON UN VASETTO DI OLIO PROFUMATO”. (Lc. 7,37)
La prima strada per vincere il peccato è saperlo riconoscere. La donna del Vangelo che si reca da Gesù con un vasetto di unguento profumato e che si mette ai suoi piedi e che piange, dimostra con i gesti di aver riconosciuto il suo peccato: i gesti stessi dicono il suo pentimento. Non è allora questione di diventare masochisti che vedono peccati da tutte le parti e che si auto flagellano per essi, non è questione di diventare ipocriti che si dicono cattivi più di quello che sono perché altri possano poi considerarli più buoni di quello che sono. Si tratta di vedere con realismo i fatti della nostra vita sapendo riconoscere in noi e nel nostro mondo quello che è bene ed è secondo Dio e quello che invece è il male. Se mi accorgo allora che il peccato è qualcosa contro la volontà di Dio, è un qualcosa che non mi aiuta nella mia realizzazione personale ed è qualcosa che rende la vita più brutta e più difficile per gli altri e per il mondo, certamente vorrei venirne fuori. Ma mi accorgo che da solo non posso né perdonarmi né presumere di potercela fare pienamente. Dio è certamente contro il peccato. Lui è il Santo, il Vero, il Giusto. Ma il Dio che mi ha rivelato Gesù è anche il Dio Misericordioso, il Padre buono, Colui che non vuole la mia morte ma la mia salvezza. Ecco perché la peccatrice va da Gesù. Già l’antico testamento parlava di un Dio che avrebbe reso bianchi i peccati anche se fossero stati rossi scarlatti, di un Dio “lento all’ira e pieno di grazia”, ma poi Gesù ce lo ha fatto vedere pienamente. Se voglio allora essere perdonato dei miei peccati, se voglio provare la gioia della riconciliazione, se voglio scoprire l’amore, l’unica strada è andare con i miei peccati verso Gesù.
VENERDI’ 17 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Roberto Bellarmino; Santa Arianna,martire.
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI SIGNORE A RICONOSCERE IL BENE IN OGNI PERSONA.
Hanno detto: È meglio porgere un orecchio intelligente che muovere una lingua ignorante. (Gregorio di Nazianzo)
Saggezza popolare: La cattiva lavandaia non trova mai la pietra buona. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Sognai che non ero più. Avendo concluso i miei giorni su questa terra, mi trovavo tra le soffici nubi del cielo. Appena gli occhi si furono abituati alla luce accecante e bianchissima, vidi una lunga fila di persone davanti a me. Me l'aspettavo: tutti in coda, anche in attesa del giudizio! Man mano che avanzavo, cominciai a intravedere una figura barbuta. L'espressione era mite, eppure le rughe che solcavano l'ampia fronte, gli conferivano un aspetto autoritario. Appese alla candida tunica un mazzo di grosse chiavi dorate; in mano reggeva una bilancia. Allora era tutto vero! Per ogni anima che gli si presentava davanti, vidi che annotava qualcosa su una pergamena. In breve fu quasi il mio turno. Deciso a non farmi cogliere impreparato, ripercorsi la mia vita, da cima a fondo ricordando tutte le colpe commesse, perfino le più insignificanti marachelle compiute da bambino. Toccò a me: timidamente mi avvicinai, mentre il giudice protendeva la bilancia nella mia direzione. Stavo per cominciare il resoconto dei miei peccati, ma quale enorme sorpresa mi colse, quando lo sentii chiedere: "Figliolo, quanto hai amato?".
Parola di Dio: 1Cor. 15,12-20; Sal.16; Lc. 8,1-3
Vangelo Lc 8, 1-3
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. Parola del Signore
“C’ERANO CON LUI I DODICI E ALCUNE DONNE”. (Lc.8,2)
La promozione della donna da parte di Gesù è nell’essenza stessa del suo Vangelo. Gesù infrange i tabù sociali e religiosi del suo tempo a riguardo della donna. Persino gli Apostoli si stupiscono che Egli parli, al pozzo di Sicar, con la Samaritana ed essa stessa con ironia risponde a Gesù: “Come mai, tu che sei Giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna e Samaritana?”. Nel parere sul divorzio, nel caso della donna adultera, nella sua amicizia con Marta e con Maria, nell’annoverare le donne subito dopo gli apostoli nella sua opera evangelizzatrice, Gesù passa sopra ai pregiudizi rabbinici e restituisce alla donna il posto che le spetta nel piano di Dio, secondo la sua dignità personale, identica a quella dell’uomo. Oggi, esternamente sembra che questi valori siano riconosciuti da tutti, ma non è assolutamente vero. C’è ancora da fare molta strada per superare tutti i residui di sottovalutazione femminile anche all’interno della mentalità maschilista della Chiesa. Già Santa Teresa d’Avila scriveva così; “O mio Creatore, quando peregrinavi quaggiù sulla terra non aborristi le donne, anzi le favoristi sempre con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore e più fede che negli uomini. Perché dunque il mondo ci tiene così isolate? Quando guardo questi nostri tempi non trovo giusto che vengano sottovalutati animi virtuosi e forti, per il solo fatto che appartengono a delle donne”.
SABATO 18 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Lamberto; San Giovanni Macias.
Una scheggia di preghiera:
CRESCA IL BUON SEME DELLA TUA PAROLA.
Hanno detto: La nostra natura è incline a vedere solo il male nell’avversario, ad attribuirgli sempre il male, magari anche quello che non c’è. Il male che vediamo in lui dipende quasi sempre dal nostro modo affrettato e meschino di vedere l’uomo. (Gandhi)
Saggezza popolare: A cose fallite tutti sanno quale sarebbe stato il rimedio. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: In una parrocchia poverissima, il parroco a avvisò i Suoi fedeli che non aveva più neppur di che mantenere accesa la lampada del Santissimo Sacramento. “La tenga accesa soltanto di notte”, andò a dirgli una vecchietta in sacrestia. “E di giorno?”, domandò il sacerdote. “Di giorno ci starò io: sono vecchia, è vero, e storpia, non posso più lavorare, ma posso venir in chiesa e star qui tutto il giorno se Lei vuole. Farò io da lampada al buon Dio che sta da solo”.
Parola di Dio: 1Cor. 15,35-37;42-49;Sal. 55; Lc. 8,4-15
Vangelo Lc 8, 4-15
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: "Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!". I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza". Parola del Signore
"IL SEMINATORE USCI' A SEMINARE LA SUA SEMENTE". (Lc. 8,5)
Nella mia vita ho incontrato molti genitori delusi. Qualche volta perché raccoglievano in seguito a quello che avevano seminato, e quando si semina solo fumo ed apparenza non si può poi pensare di raccogliere grano, ma altre volte delusi anche perché avendo cercato di seminare con parole e con l’esempio cose buone, valori, si sono poi ritrovati con dei figli completamente estranei, diversi da come avrebbero voluto vederli crescere. Un esempio per tutti: “Siamo sempre stati una famiglia di credenti, abbiamo testimoniato la nostra fede anche con scelte abbastanza precise, abbiamo indirizzato i figli alla Chiesa, ai Sacramenti, adesso nostra figlia vive con un convivente. E’ buona, ma in chiesa non va più. Nostro figlio ci dice addirittura che siamo ipocriti e che ci è comodo farci prendere in giro da preti che neppure loro ci credono… eppure proprio dai preti lo abbiamo fatto studiare!”. Ma non solo i genitori possono trovarsi in imbarazzo. Spesso anch’io, prete, facendo il mio esame di coscienza mi trovo deficitario di risultati: ho sempre cercato di seminare e di seminare con abbondanza, quante volte posso dire anch’io di aver parlato “a tempo e fuori tempo”, di aver dedicato energie a favore di determinate persone, ma con quali risultati? Certe scelte della mia vita fatte per cercare di essere coerente con il Vangelo come sono state capite ed interpretate?… Non basta però piangerci addosso. L’esame di coscienza deve continuare su due linee in particolare: Il seme che ho buttato era buon seme? Ho seminato davvero valori e Vangelo oppure ho seminato solo me stesso? E la seconda linea è quella che deve riempirci di fiducia: se il seme è buono, se lo hai gettato con fiducia, se lo hai bagnato con il sudore della tua fatica prima o poi porterà il suo frutto. Magari non con i tempi che tu vorresti, magari non proprio nella maniera che avresti desiderato, ma certamente porterà il frutto. Anche Dio,soprattutto Dio ci tiene ai tuoi figli e desidera il bene delle persone, di tutte le persone.
DOMENICA 19 SETTEMBRE: 25^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Gennaro;Sant’Abbone di Metz.
Una scheggia di preghiera:
INSEGNACI AD USARE BENE DEI TUOI DONI, O SIGNORE.
Hanno detto: Se vuoi amare Cristo, diffondi la carità su tutta la terra, poiché le membra di Cristo sono nel mondo intero. (Sant’Agostino)
Saggezza popolare: Chi accetta regali vende libertà. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una volpe contemplando la sua ombra al levar del sole disse: “Oggi a pranzo, mangerò un cammello”. Per tutta la mattina si aggirò in cerca di cammelli. A mezzogiorno però, vedendo la sua ombra disse: “Un topo farà lo stesso”. (K.Gibran)
Parola di Dio: Am. 8,4-7; Sal. 112; 1Tim. 2,1-8; Lc. 16,1-13
Vangelo Lc 16, 1-13
In quel tempo, Gesù diceva
ai suoi discepoli: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu
accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è
questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non
puoi più essere amministratore.
“I FIGLI DI QUESTO MONDO, VERSO I LORO PARI, SONO PIU’ SCALTRI DEI FIGLI DELLA LUCE”. (Lc. 16,8)
Gesù racconta una parabola davvero strana e difficile. Egli descrive ed elogia, l’abilità con la quale un amministratore disonesto si cava d’impiccio, giusto nel momento in cui il suo principale lo coglie in fallo. E' lecito chiedersi: Gesù vuole esaltare l'astuzia del protagonista del racconto e additarlo ad esempio? Oppure intende trarne una lezione diversa? Se non leghiamo la parabola con le frasi conclusive di Gesù, probabilmente la parabola vuol solo dire: fate attenzione che davanti a Dio anche voi vivete in una situazione critica, anche voi avete tutti delle magagne, per cui avete un tempo brevissimo per fare la scelta giusta e mettervi in salvo. L’amministratore diventa così esempio non per la sua disonestà ma per la decisione con cui ha provveduto per il suo avvenire. Ma Luca ha legato la parabola con alcune frasi di Gesù sull’uso dei beni, dunque anche la parabola vuole parlarci di questo. Una prima frase dice che i cristiani devono imparare dai "figli del mondo" la scaltrezza che porta al successo. Ma quale successo? Quello dei soldi? O quello del Regno? Il credente ha anche lui dei doni: la vita, l’intelligenza, la fede, la famiglia, le cose: la sua scaltrezza sarà di utilizzare di tutti questi beni in funzione del suo fine ultimo. Il secondo detto prende spunto dal comportamento concreto dell’amministratore disonesto. Egli si è fatto degli amici con le ricchezze che amministrava. Analogamente deve fare il cristiano: le cose che ti sono date non sono tue, ma tu puoi amministrarle a favore degli altri; in questo modo tu compi la volontà di Dio che è fare tutti partecipi dei suoi doni. La solidarietà, l’amore, la condivisione sono i modi migliori di investire le ricchezze e i doni ricevuti.
LUNEDI’ 20 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Kim,Paolo Chong e compagni; Santa Susanna.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, FA’ RISPLENDERE LA TUA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI.
Hanno detto: Il vocabolo caso non ha senso. La vita nel suo sviluppo progressivo, rivela un disegno e un governo mirabile: il disegno e il governo di Dio nel mondo.( Giuseppe Mazzini )
Saggezza popolare: Dio dà ad ogni uccello il suo verme, ma non glielo fa cadere nel nido. (Proverbio svedese)
Un aneddoto: Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. "Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. "Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri".
Parola di Dio: Pr. 3,27-34; Sal. 14; Lc. 8,16-18
Vangelo Lc 8, 16-18
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse alla folla:"Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". Parola del Signore
“NESSUNO ACCENDE UNA LAMPADA E LA COPRE CON UN VASO O LA PONE SOTTO IL LETTO, LA PONE INVECE SU UN LAMPADARIO, PERCHE’ CHI ENTRA VEDA LA LUCE”. (Lc. 8,16)
Devo essere luce: ma se guardo dentro mi accorgo del gran buio che c’è in me e allora mi rendo conto che devo essere luce riflessa. Allora io non sono luce perché sono più bravo di altri, ma devo diventare luce perché con la mia vita devo far riflettere la luce di Cristo. A questo punto mi domando: gli altri, vedendo il mio modo di agire quale volto di Cristo vedono? La mia carità, la mia accoglienza del prossimo, il mio amore alla giustizia e alla verità, il mio perdonare... sono quelli di Cristo? I Santi sono coloro che maggiormente hanno manifestato la luce di Cristo. Essi ci aiutano a toccare con mano la presenza di un Dio-Amore in una società che decreta la sua morte, additano sentieri di luce, di giustizia, di libertà ai tanti prigionieri della colpa e dell’egoismo; turbano i mediocri, scuotono gli indifferenti, svegliano i dormienti, condannano i disertori, gridano agli uomini di ogni tempo che solo l’amore è la sorgente vera della gioia e della vita.
MARTEDI’ 21 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Matteo; San Gerolfo.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE COSA VUOI DA ME?
Hanno detto: Cerchiamo di essere aperti a Dio affinché Egli possa servirsi di noi. (Madre Teresa di Calcutta)
Saggezza popolare: Dove si sa ragionare è inutile litigare. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Il 21 settembre 1558 muore l’imperatore Carlo V.
Appena ebbe abdicato, Carlo V, si accorse con amarezza che tutti gli onori resigli fino ad allora erano dovuti alla sua carica e non alla sua persona. Il suo successore gli faceva perfino mancare i mezzi per pagare i suoi dipendenti. Un giorno incontrò per strada un suo antico buffone e fu lui a salutarlo per primo, “Sire,- disse il buffone confuso – siete troppo buono a cavarvi il cappello dinanzi ad un pover’uomo come sono io” “No – rispose l’imperatore – l’ho fatto perché adesso non ho più nient’altro da darti se non questo piccolo segno di cortesia”.
Parola di Dio nella festa di San Matteo: Ef. 4,1-7.11-13; Sal. 18; Mt. 9,9-13
1^ Lettura Ef 4, 1-7. 11-13
Dalla lettera agli Efesini
Fratelli, vi esorto io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. E’ lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Parola di Dio
“UNA SOLA E’ LA SPERANZA A CUI SIETE STATI CHIAMATI, QUELLA DELLA VOSTRA VOCAZIONE”. (Ef. 4,4)
Gesù è venuto a portare la salvezza a tutti gli uomini. Ma essa giunge a noi attraverso una vocazione particolare. Matteo, chiamato a seguire Gesù, mentre era al suo tavolo di cambiavalute, ricorderà per tutta la vita questo momento che gli ha cambiato l’esistenza, che gli ha fatto incontrare la misericordia di Dio. Così per ognuno di noi ci sono chiamate particolari, quelle essenziali: battesimo, matrimonio, paternità e maternità, sacerdozio... e quelle individuali: perdono, servizio, carità... Gesù non dice molte parole a Matteo, gli dice solo “Seguimi” e anche a noi Gesù non dice altro. La chiamata alla salvezza, in qualunque tempo e luogo ci colga, comincia di lì: andare dietro a Gesù. Poi Lui a seconda delle nostre caratteristiche, se abbiamo costanza di seguirlo ogni giorno, ci porterà dove vorrà, illuminandoci con il suo Spirito affinché possiamo rispondergli al meglio.
MERCOLEDI’ 22 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Maurizio; San Costanzo; Sant’Ignazio da Santhià.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE DAL MALE E DAL MALIGNO.
Hanno detto: Sono colpe uguali la prontezza al male e l’indugio al bene. (Gregorio di Nazianzo)
Saggezza popolare: Non bisogna allungarsi più di quanto sia lungo il lenzuolo. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una ragazza molto sensibile parlò con un insegnante di un suo problema molto sentito. L'insegnante le suggerì di parlarne con i genitori. La ragazza ci provò, ma, anche di fronte alla sua angoscia e confusione, i suoi avevano minimizzato e avevano cambiato discorso, assicurandole che «stava esagerando», che «avrebbe superato il problema», ecc. Rifiutarono la discussione come se, ignorandolo, il problema potesse risolversi da sé. Solo dopo un tentativo di suicidio della figlia i genitori reagirono: «Perché non ci hai detto che avevi dei problemi?» le chiesero. «E voi, perché non avete ascoltato quando ve lo dicevo?».
Parola di Dio: Pr. 30,5-9; Sal. 118; Lc. 9,1-6
Vangelo Lc 9, 1-6
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. Parola del Signore
DIEDE LORO IL POTERE E AUTORITA’ SU TUTTI I DEMONI E DI CURARE LE MALATTIE. (Lc. 9,1)
I segni del Regno sono sintetizzati nel guarire le malattie e nell’avere autorità sui demoni. Ma come si possono tradurre oggi questi segni? Una anziana immobilizzata, dolorante che per lunghi anni ha peregrinato da un ospedale all’altro, mi diceva: “Tutti i giorni prego per i medici e per gli infermieri perché il Signore aiuti gli uni a trovare le medicine giuste e gli uni e gli altri a voler bene ai malati”. Il potere di amare i malati di compatire con loro l’abbiamo ancora anche noi. E quello di cacciare i demoni in che cosa consiste? Non tanto nell’essere esorcisti, quanto piuttosto nell’affermare al mondo con i fatti che il bene può ancora avere il sopravvento sul male, che l’amore, anche se bastonato, è più forte dell’odio, che può esistere un perdono vero e totale.
GIOVEDI’ 23 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Pio da Pietralcina; San Lino.
Una scheggia di preghiera:
DONAMI, SIGNORE LA SAPIENZA CHE VIENE DAL CIELO.
Hanno detto: Si può sempre apprendere ciò che non si sa, ma non quello che si crede di sapere. (Gustave Thibon)
Saggezza popolare: Se ti senti preso dal bisogno, rivolgiti ai poveri, non ai ricchi. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Molti anni fa, in Cina, vivevano due amici. Uno era molto bravo a suonare l'arpa. L'altro era dotato nella rara arte di saper ascoltare. Quando il primo suonava o cantava di una montagna, il secondo diceva: «Vedo la montagna come se l'avessimo davanti». Quando il primo suonava a proposito di un ruscello, colui che ascoltava prorompeva: «Sento scorrere l'acqua fra le pietre». Ma un brutto giorno, quello che ascoltava si ammalò e morì. Il primo amico tagliò le corde della sua arpa e non suonò mai più.
Parola di Dio: Qo. 1,2-11; Sal. 89; Lc. 9,7-9
Vangelo Lc 9, 7-9
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", altri: "E' apparso Elia", e altri ancora: "E' risorto uno degli antichi profeti". Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo. Parola del Signore
"ERODE NON SAPEVA CHE COSA PENSARE". (Lc. 9,7)
Erode avrebbe dovuto essere il segno della presenza di Dio nel suo popolo (il re per gli Ebrei significava questo), quindi la sua sapienza avrebbe dovuto manifestare la Sapienza di Dio, così la sua giustizia. Noi ci ritroviamo invece davanti ad un re da burla (e proprio per questo terribile) e davanti ad un uomo confuso, un uomo che non sa non solo nel senso del sapere umano ma nel senso della Sapienza (un uomo che "non sa di niente"). Erode agisce secondo la politica degli uomini e si trova a fare il re per conto degli invasori Romani che gli lasciano una parvenza di potere per gettare fumo negli occhi, ma che lo comandano a bacchetta. Erode agisce per il potere, ma scopriamo che sono in tanti a comandarlo: le sue passioni, le sue paure, le sue donne. Erode passa vicino al profetismo espresso da Giovanni Battista, ma al massimo "lo ascoltava volentieri", però lo fa mettere in prigione e "pur essendo molto contristato" gli fa tagliare la testa. Erode passa vicino al Figlio di Dio e non lo riconosce; anche qui, al massimo ha "desiderio di vederlo". E quando lo vedrà non solo non lo riconoscerà ma giocherà sulla sua vita per "diventare amico" di Ponzio Pilato. Agire con la sapienza degli uomini o con la Sapienza di Dio? Erode è la tipica figura di chi agisce solo con la sapienza degli uomini e combina disastri per se stesso e per coloro che avvicina. Lo stesso succede a noi: quando ragioniamo solo per i nostri interessi, per 'politica', per potere, passiamo vicino alla verità e non la riconosciamo; abbiamo vicino a noi la voce di Dio che ci richiama e non riusciamo a riconoscerla; passiamo vicino al Cristo ma ci fermiamo all'esteriorità della fede e quindi non riusciamo ad incontrarlo.
VENERDI’ 24 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Stefania, San Gerardo di Casnad.
Una scheggia di preghiera:
SOTTO LA TUA PROTEZIONE CI ABBANDONIAMO, O SIGNORE.
Hanno detto: Non credo perché capisco ma capisco perché credo. (Greshoff)
Saggezza popolare: La botte dà il vino che ha. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: In quel libro altamente educativo che è “Il piccolo principe”, Antoine de Saint Exupéry racconta di un incontro fra il suo ometto saggio e un mercante di pillole “per eliminare la sete”che permettono di non dover più bere e di risparmiare così (hanno calcolato gli esperti) “53 minuti alla settimana”. “Io, se avessi 53 minuti da spendere”, dice il piccolo principe, “li impiegherei per camminare adagio, adagio,fino a una fontana per andarci a bere”.
Parola di Dio: Qo. 3,1-11; Sal. 143; Lc. 9,18-22
Vangelo Lc 9, 18-22
Dal vangelo secondo Luca
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?". Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio". Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno". Parola del Signore
“MENTRE SI TROVAVA IN UN LUOGO APPARTATO A PREGARE, I DISCEPOLI ERANO CON LUI”. (Lc. 9,18)
Gesù, prima di ogni evento importante nella sua vita o in quella degli apostoli, si mette in preghiera e chiede ai suoi amici di pregare con Lui. Nel caso del Vangelo di oggi, prima di chiedere loro: “Voi chi dite che io sia?”, una domanda fondamentale, Gesù desidera che essi siano guidati dallo Spirito. La preghiera, infatti, non è soltanto dire delle parole a Dio, è entrare in comunione con Lui, è abbandonarsi con fiducia e accettare l’opera dello Spirito in noi. Infatti è solo con lo Spirito di Gesù che noi possiamo arrivare a dire: “Gesù è Signore”. Se prima di ogni azione o di ogni scelta importante della nostra vita imparassimo a incontrare Dio, non tanto perché con una serie di preghiere Lui ci risolve i problemi, quanto per lasciarci guidare dallo Spirito nella sua volontà, allora saremmo più sereni, più attenti, più propositivi nel nostro agire. Ricordo che da ragazzo, prima della scuola, dello studio, del mangiare, del gioco ci facevano fare una preghierina. lo, forse, non capivo il perché, ma oggi mi rendo conto che se avessi messo nelle mani di Dio certe mie azioni, prima di affrontarle con le sole mie forze, forse avrei combinato molti meno guai.
SABATO 25 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Coudrec; San Domenico in Soriano.
Una scheggia di preghiera:
NON MI ABBANDONARE MIO SIGNOR, NON MI LASCIARE, IO CONFIDO IN TE.
Hanno detto: Quando hai il morale a terra, ricorda che sei stato plasmato creatura di Cristo. (Gregorio di Nazianzo)
Saggezza popolare: La discrezione è la madre delle virtù. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: L’imperatore Costantino voleva avere un’idea della Trinità e la chiese a San Silvestro papa, ritenuto l’uomo più sapiente del suo tempo. San Silvestro non pensò di dimostrarla con parole dotte ma con un gesto semplice, da bambini. Mostrò all’imperatore il proprio mantello e vi fece tre pieghe uguali ben distanti l’una dall’altra dicendogli: “Vedi, stoffa è la prima piega, stoffa la seconda e stoffa la terza: tre pieghe ma una stoffa sola. Così si può affermare, con una vaga rassomiglianza, che avvenga in Dio uno e Trino. Vedi che non è assurdo?”.
Parola di Dio: Qo. 11,9-12,8; Sal. 89; Lc. 9,43-45
Vangelo Lc 9, 44-45
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. Parola del Signore
“MA ESSI NON COMPRENDEVANO” (Lc. 9,45)
Quando ero ragazzo e poi giovane pretendevo che il Vangelo avesse una risposta pronta per ogni tipo di domanda e poi, quando non riuscivo a trovarla da solo pretendevo che i preti, la Chiesa, me la dessero loro questa risposta, e possibilmente anche abbastanza vicina a quanto pensavo. Poi mi sono accorto che non sempre è così né per quello che riguarda la teoria, ma soprattutto per quello che riguarda i problemi pratici, concreti della vita quotidiana. Credere a Gesù può anche essere esaltante, ed è bello. Ma credere a Gesù che annuncia non di conquistare il mondo, ma di andare a finire su una croce come l’ultimo dei briganti, non è facile. Credere a Gesù che ci parla di gioia, di paradiso, è entusiasmante, ma credere quando ti scontri con il dolore, quando cerchi di conciliare la morte di un bambino o di un innocente con la bontà del Padre, non è così semplice. Uno dei motivi che oggi mi aiutano maggiormente a comprendere la verità dei Vangeli sta proprio nel fatto che gli evangelisti non hanno avuto tentennamenti nel dire che i dodici stentavano a capire e che addirittura anche Maria “non comprendeva” e doveva accontentarsi di “conservare queste cose dentro di sé, meditandole”. Essere cristiani, allora non significa aver capito tutto, essere testimoni non è avere una ricetta per tutti gli interrogativi e una risposta per tutte le domande. Ognuno di noi vive all’interno di un mistero sia pure di amore, ma sempre mistero. Anche la Chiesa, pur con tutta l’assistenza dello Spirito Santo, non è esente dalla ricerca, dagli errori temporali, dalla gioia sempre nuova di incontrarsi con il suo Salvatore. Gesù non si spaventa delle incomprensioni, degli errori degli apostoli, non li caccia via perché non hanno capito, perché non sanno bene la lezione; Egli continua a camminare con loro. Se li rimprovera è solo per incoraggiarli, se li stimola è solo perché non si siedano lungo il ciglio della strada. Ed è esattamente la stessa cosa che, oggi, Gesù fa con noi.
DOMENICA 26 SETTEMBRE: 26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: Santi Cosma e Damiano;Sant’Eusebio di Verona.
Una scheggia di preghiera:
QUANDO HO TE NEL CUORE, GESU’, SONO IL PIU’ RICCO DI TUTTI.
Hanno detto: Fatica del cristiano: stare dentro i problemi, saper convivere con i fallimenti, ma guardare in alto,sempre.(Mons. Masseroni)
Saggezza popolare: Un diavolo scaccia l'altro, uno però rimane. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una volta Giovanni l’elemosiniere, vedendo che alcuni fedeli uscivano dalla chiesa subito dopo il vangelo per non sentire la predica, scese dall’altare e andò a predicare sulla soglia dicendo con bonomia: “La Messa e la predica sono per i cristiani non per i muri”.
Parola di Dio: Am. 6,1.4-7; Sal. 145; 1Tim. 6,11-16; Lc. 16,19-31
Vangelo Lc 16, 19-31
In quel tempo, Gesù disse ai
farisei: “C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti
i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla
sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla
mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
“C’ERA UN UOMO RICCO… UN MENDICANTE DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA SUA PORTA”. (Lc.16,19-20)
Chi è il ricco e chi è il povero per il Vangelo? Ricco non è solo colui che ha soldi e beni in abbondanza, ma soprattutto chi guarda solo a se stesso e non si accorge di chi sta alla sua porta, chi è egoista. I soldi, pertanto costituiscono la più forte tentazione all’egoismo; essi possono suscitare anche le brame del povero il quale, sognando la ricchezza, si illude anche lui di poterne ricavare la felicità. Povero, d’altro canto non è chi non ha nulla, ma chi sa valutare la ricchezza per quello che è: strumento e non fine, chi vuole uscire dalla condizione di bisogno, ma senza perdere di vista il cielo cui tutti dobbiamo tendere, chi opera affinché le ricchezze della terra siano equamente distribuite, e non per prendere il posto dei ricchi che riesce a scalzare.
LUNEDI’ 27 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo de Paoli; Sant’Adolfo.
Una scheggia di preghiera:
DONACI DI INCONTRARTI, SIGNORE NELLA FRATELLANZA E NELLA SOLIDARIETA’.
Hanno detto: C'è un solo tribunale davanti al quale non possiamo sfuggire, quello che sta dentro e che portiamo in noi stessi; solo a quello dobbiamo guardare e procedere per la via diritta. (Gregorio di Nazianzo)
Saggezza popolare: Se vuoi ricchi e contenti i figli tuoi, allevali da poveri. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una volta san Filippo Neri che vedeva che parecchi fedeli uscivano dalla chiesa subito dopo aver ricevuto la Comunione, tralasciando di ringraziare un momento il Signore, mandò due chierichetti con due candele accese a seguire questi “frettolosi”. “Perché?” domandò uno di essi. Il santo rispose: “Semplicemente per accompagnino il Santissimo che tu hai ricevuto or ora e lo ringrazino e lodino da parte tua”.
Parola di Dio: Gb. 1,6-22; Sal. 16; Lc. 9,46-50
Vangelo Lc 9, 46-50
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: "Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande". Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi". Parola del Signore
“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UN TALE CHE SCACCIAVA DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO IMPEDITO PERCHE’ NON E’ CON NOI, TRA I TUOI SEGUACI”. (Lc. 9, 49)
Spesso la mentalità di Gesù e la nostra sono in opposizione. Qui Giovanni è tutto attento a mettere i paletti di recinzione per distinguere chi sta dalla nostra parte e chi ci è contrario, Gesù invece ce la mette tutta per abbattere ogni divisione; noi e la Chiesa ce la mettiamo tutta per difendere “il deposito della fede” dalle eventuali eresie, Gesù ce la mette tutta perché la sua parola di salvezza possa raggiungere il cuore di ogni uomo e si preoccupa assai di meno del fatto se abbiamo compreso per filo e per segno tutta la teologia e la morale; noi cerchiamo piccole sicurezze definitive, Lui è disposto a farci entrare in piena libertà nel mistero stesso di Dio. Stare con Gesù non significa chiuderci in un recinto, far parte della Chiesa non deve mai essere una limitazione, Dio poi non ha bisogno della nostra difesa, sa benissimo difendersi da solo e il suo modo di farlo è quello di amare ancora di più fino a donarsi totalmente. Per il fatto che Gesù sia venuto sulla terra, si sia fatto uomo non significa che Dio si sia limitato, no!, facendo questo Egli invece ha aperto l’uomo all’infinito. Smettiamola di pensare che essere cristiani sia un ridurre i nostri orizzonti a due preghiere, un po’ di carità e una qualche speranza di futuro Paradiso. Aver incontrato Gesù significa essere entrati nell’orizzonte immenso di un Dio immenso.
MARTEDI’ 28 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Venceslao; San Lorenzo Ruiz e compagni.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, O SIGNORE, UMILTA’ E MITEZZA DI CUORE.
Hanno detto: Prendere riempie le mani, dare riempie il cuore. (Margarete Seeman)
Saggezza popolare: Chi fa il falso si crede furbo, ma è soltanto falso. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Il 28 settembre 1944, all’alba cominciò la strage di Marzabotto, vicino a Bologna. Walter Reder, il maggiore “monco” guidava le sue «truppe scelte», appoggiate dall’aviazione e dotate di carri armati, artiglieria e lancia fiamme. Aveva aperto le ostilità contro i “banditi” cioè i partigiani incominciando la sua tragica marcia. Furono tre giorni terribili. Quando cominciarono a sparare contro i civili, la gente uscì di chiesa, atterrita. Il parroco, don Ubaldo Marchioni, cercò di placare gli animi. Tutti si misero in ginocchio e cominciarono a recitare il Rosario. Il parroco fu ucciso con molti altri mentre teneva la corona in mano... Duemila furono gli ammazzati tra gli abitanti di Marzabotto e gli sfollati, tra cui duecento bambini... Una strage di innocenti che andarono a finire con la loro corona in Paradiso.
Parola di Dio: Gb. 3,1-3.11-17.20-23; Sal. 87; Lc. 9,51-56
Vangelo Lc 9, 51-56
Dal vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio. Parola del Signore
“I DISCEPOLI GIACOMO E GIOVANNI DISSERO: SIGNORE VUOI CHE DICIAMO CHE SCENDA UN FUOCO DAL CIELO E LI CONSUMI?” (Lc. 9,54)
Gesù è esigente, non intransigente. Egli non accetta quanto gli propongono Giacomo e Giovanni che davanti alla non accoglienza nei suoi confronti da parte di un villaggio di samaritani vorrebbero sentirsi autorizzati di poter pregare di far scendere fuochi e fulmini dal cielo per incenerire coloro che si sono permessi tanto nei confronti di Gesù. Il dono di accogliere e di seguire Gesù è presentato liberamente e liberamente va accolto. Non c’è bisogno di invocare maledizioni o punizioni: la punizione è già insita nel fatto di essersi persi l’occasione di stare con Gesù. Non servono le intolleranze. Non servono i fanatismi. Quanto dovremmo riflettere su questo in quanto il pericolo del fanatismo, dell’intransigenza sono sempre presenti nella vita dei cristiani e rischiano di sviare completamente da quella che è la prospettiva di Gesù. La scelta di Gesù è la mitezza, cosa totalmente diversa dalla debolezza e tantomeno dalla rassegnazione, ma il modo più vero e più giusto di essere forti. Gesù ha chiamato beati i miti, i pacificatori, i perseguitati. Gesù non vuole vendette anzi invita a perdonare "settanta volte sette", sempre. Un grande papa che molti di noi hanno amato, Papa Giovanni XXIII nel suo "Giornale dell’anima" scriveva così: "La bontà vigilante, paziente, longanime arriva ben più in là e ben più rapidamente che non il rigore ed il frustino. Non soffro illusioni o dubbi su questo punto".
MERCOLEDI’ 29 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
Una scheggia di preghiera:
SANTI ARCANGELI COMBATTETE IL MALE CON ME E PER ME.
Hanno detto: Il demonio viene soltanto quando perdiamo la presenza di Dio, perché sa bene che altrimenti non ci guadagnerebbe niente.(Santo Curato d’Ars)
Saggezza popolare: Chi giura facilmente non è credibile. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Un giorno un signore entrò improvvisamente nella camera di san Francesco di Sales e scoprì il vescovo che stava rattoppando le sue vesti. Davanti alla meraviglia dimostrata il santo vescovo risponde: “E che male c’è a rammendare ciò che io stesso ho rotto”.
Parola di Dio nella festa dei Santi Arcangeli: Dn. 7,9-10.13-14 opp. Ap. 12.7-12; Sal 137; Gv. 1,47-51
1^ Lettura Ap 12, 7-12
Dal libro dell’Apocalisse
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi". Parola di Dio
“MICHELE E I SUOI ANGELI COMBATTEVANO CONTRO IL DRAGO” (Ap. 12,7)
Siamo parte di un disegno dai contorni sconfinati, di cui Dio è l'artefice. Immersi in un cosmo animato da invisibili presenze che con noi partecipano al progetto di Dio, siamo costruttori di una storia che ha Cristo al suo centro e al suo termine. Il cammino procede nella lotta, in un conflitto implacabile con le forze del male, le quali, però, non potranno mai distruggere il regno che Dio ha affidato al Figlio dell'uomo. Il combattimento durerà sino alla fine dei tempi, portato avanti in prima linea dai santi angeli di Dio: gli arcangeli, guidati da Michele, e tutte le creature spirituali fedeli al Signore. Questa realtà che i nostri occhi non sanno vedere ci è stata rivelata affinché, con la fede, la speranza e la carità profuse nel quotidiano, combattiamo la buona battaglia e così affrettiamo il compimento del regno di Dio. Se umilmente offriamo il nostro contributo, ci sarà dato un limpido sguardo interiore: contempleremo allora la Misericordia che ha aperto i cieli ed è venuta a dimorare tra noi per aprirci l'accesso al Padre, affinché con gli angeli possiamo salire fino alla sua intimità. Egli ha dischiuso per noi il mistero dell'uomo affinché con gli angeli impariamo a discendere accanto ad ogni fratello. Ci ha introdotti nel suo Regno affinché, fatti voce di ogni creatura, insieme al coro angelico cantiamo in eterno la gloria di Dio.
GIOVEDI’ 30 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo; Sant’Amato di Nusco.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE IO NON DELUDA LA TUA FIDUCIA IN ME.
Hanno detto: Non cercare di discolparti dei tuoi difetti, cerca piuttosto di emendarti. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: I frati prendono il tono dell'abate. (Prov. Piemontese)
Un aneddoto: Una volta, Teresa d’Avila a Valladolid, si incontrò con una suora che doveva essere trasferita al convento di Avila; e poiché quest’ultima si dava da fare per spiegare il motivo per cui, secondo lei, doveva restare lì dove si trovava, perché questa era la volontà del Signore. La Santa sorridendo, le disse: “Come siete abile a fare della vostra volontà la volontà di Dio”
Parola di Dio: Gb. 19,21-27; Sal. 26; Lc. 10,1-12
Vangelo Lc 10, 1-12
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città". Parola del Signore
“IL SIGNORE DESIGNO’ ALTRI 72 DISCEPOLI E LI INVIO’ ”. (Lc. 10,1)
Quando sentiamo leggere brani di Vangelo come quello di oggi, quasi automaticamente scatta in noi il pensiero che riguardino gli addetti ai lavori, missionari, sacerdoti, religiosi, consacrati: sono loro gli autori della missione, i professionisti della predicazione, gli incaricati autorevoli della gerarchia. Proprio il brano odierno, invece, ci fa capire che Gesù affida sì la missione ai dodici apostoli, ma anche a 72 discepoli (e non lasciamoci neppure trarre in inganno dal numero 72 in quanto esso sta ad indicare il numero delle nazioni conosciute nel mondo ebraico e quindi indica che la missione è proprio rivolta a tutti, senza alcuna esclusione). Dunque, ogni cristiano è missionario, dunque questo discorso missionario di Gesù è rivolto anche a me personalmente. Io da una parte ho bisogno di essere evangelizzato, di cogliere sempre più vitalmente l’annuncio della buona novella ma nello stesso tempo la gioia che essa suscita in me deve diventare motivo di testimonianza e di trasmissione agli altri. E non ci sono scuse: "Ma io non ho ancora una fede matura, perfetta", "Io non so parlare", "Io ho paura"… Gesù ha mandato i settantadue senza far loro prima l’esame di teologia, senza pretendere che fossero già santi; Gesù non ha cambiato il carattere di quegli uomini: si è fidato di loro e dello Spirito che ha dato loro, e li ha mandati. La stessa cosa vale per noi.