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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

AGOSTO 2010

 

 

DOMENICA 1 AGOSTO: 18^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori; San Giovanni da Rieti, San Leo.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, LA MIA VERA RICCHEZZA.

 

Hanno detto: Dio è la speranza del forte non la scusa del vile. (Plutarco)

Saggezza popolare: Tutto il buio dell'universo non riuscirà a spegnere la luce di una sola candela. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 1 agosto 1137 muore il re di Francia Luigi VI, morto probabilmente per la sua ghiottoneria che lo aveva reso obeso e che gli aveva fatto attribuire il soprannome di “Grosso”. Fu però un buon re e un ottimo amministratore. Sul letto di morte disse a suo figlio che gli avrebbe succeduto con il nome di Luigi VII: “Ricordatevi, figlio mio, che essere re non è che una carica pubblica, della quale voi renderete conto rigoroso a Dio, il solo che possa disporre degli scettri e delle corone.”.

Parola di Dio:Qo.1,2;2,21-23; Sal. 89; Col. 3,1-5.9-11; Lc. 12,13-21

 

Vangelo Lc 12, 13-21

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità”. Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. E disse loro:“Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”. Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”. Parola del Signore

 

“MAESTRO, DI’ A MIO FRATELLO CHE DIVIDA CON ME L’EREDITA’”. (Lc. 12,13)

Qualcuno era andato da Gesù per un litigio a proposito di una eredità. Uno dei tanti litigi in cui quasi tutte le nostre famiglie prima o poi vengono coinvolte. Per quel tale era un problema serio, infatti per chi crede solo nel denaro, il denaro è un problema estremamente serio. Ma Cristo risponde: "Vieni da me per dei problemi di denaro. Questi problemi sono già risolti: l’eredità non è ne tua, ne sua. La lascerete a vostra volta tutti e due. Andate piuttosto alla radice del problema: non riducete la vita alla lotta e alla preoccupazione per il denaro. C’è un’altra ricchezza" Certamente quel tale rimase meravigliato, come forse rimaniamo meravigliati anche noi che vorremmo rispondere: "Ma quei soldi mi sarebbero serviti per…" E Gesù allora continua e si spiega con una veloce parabola: "Un uomo aveva tanti beni". Voi direte: "Fortunato lui! Potessi essere come lui! Ma le ricchezze toccano sempre agli altri non a chi fatica o a chi prega!". Ma io vi dico: "Il ricco morì e che cosa ci fece dei suoi beni? La vita di un uomo non dipende da quanto ha, ma da quanto dà, non da quanto possiede, ma da quanto ama". Non è che Gesù ci insegni il disprezzo delle cose. Egli vede la natura, le cose come doni preziosi di Dio di cui gioire e da usare rettamente. La vita non dipende dalle cose che hai. Gli uomini di valore vero e i santi hanno saputo essere felici anche con pochissime cose.

 

 

LUNEDI’ 2 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Eusebio di Vercelli; San Pietro Giuliano Eymard.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI IL VERO CIBO PER LA NOSTRA FAME.

 

Hanno detto: Cerca di essere una persona di valore, invece di cercare di essere una persona di successo. Il successo è una conseguenza. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: Lo straniero è un amico che si deve ancora conoscere. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: “Non è forse la mia Parola, dice il Signore come fuoco e come un martello che frantuma la roccia?”. (Ger. 23, 29). Nella scuola di rabbi Ismaele questo versetto veniva così spiegato: Cosa succede quando il martello picchia contro la roccia? Sprizzano scintille! Ogni singola scintilla è il risultato dell’urto del martello contro la roccia; ma nessuna scintilla è l’unico risultato. Così anche da un unico versetto della Scrittura possiamo cogliere molti diversi insegnamenti.

Parola di Dio: Ger.28,1-17; Sal. 118; Mt. 14,13-21

 

Vangelo Mt 14, 13-21

Dal vangelo secondo Matteo

Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare". Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!". Ed egli disse: "Portatemeli qua". E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Parola del Signore

 

“DATE LORO VOI STESSI DA MANGIARE”. (Mt. 14,16)

Quella folla aveva seguito Gesù nel deserto per ascoltare la sua parola; ne aveva talmente desiderio di questa parola che non avevano neppure pensato al mangiare, avevano cercato davvero, come prima cosa, il Regno di Dio. Ma davanti a questa indicazione della parola di Dio da mettere al primo posto esplode l’obiezione dell’uomo di oggi: "Che senso ha fare riferimento alla parola di Dio, o dire agli uomini di cercare prima di tutto il suo Regno, quando si ha ancora fame di pane di farina, quando ci sono milioni di bambini denutriti che muoiono per le conseguenze della fame; che senso ha che i nostri missionari vadano nel terzo mondo ad annunciare il Regno di Dio a uomini che non hanno per nutrirsi, in certe regioni, se non un pugno di granoturco o di riso al giorno, per dissetarsi acqua fangosa e per vestirsi stracci colorati? Non è un insulto da parte nostra continuare a dire: cercate prima di tutto il Regno di Dio?" Sì, è un insulto atroce, se noi cristiani ci fermiamo lì; se non facciamo come fece il Signore Gesù. Egli non disse alle folle: "Andate, adesso, la predica è finita e chi ha i soldi si compri il pane e chi non li ha si arrangi." Disse, piuttosto, ai suoi discepoli: “Date voi stessi da mangiare a loro”. Notate: i discepoli in un primo tempo pensavano di sbrigarsela così: rimanere loro con Gesù e mandar via la folla perché provvedesse da sola ai propri bisogni, ma Gesù non ci sta! Il missionario porta il Vangelo e conferma il Vangelo con la lotta concreta contro il male; dà la parola ma cerca anche di dare il pane. Il primo miracolo che la parola deve aver operato nel missionario è quello di renderlo disponibile a mettere insieme agli altri le sue cose. Sono poche le cose: cinque pani e due pesci; però qualcuno che aveva belle e pronto il suo pasto ha cominciato a condividerlo. Di fronte a questa pagina di Vangelo, che confusione per noi cristiani, specie per noi che apparteniamo ai popoli ricchi, di fronte a una folla immensa di affamati - circa i tre quarti dell'umanità - noi siamo tra coloro che hanno cinque pani e due pesci, ma si guardano bene dal cederli e dal condividerli. Qualcuno ha paragonato la terra a un'astronave con cinque persone a bordo. Di questi cinque, uno, da solo si è accaparrato l'85% delle risorse di cibo e di ossigeno e briga per giungere a disporre, da solo, del 90% di ciò che c'è a bordo. Quell'uomo è il mondo sviluppato dell'emisfero nord, cioè in massima parte i paesi che si dicono cristiani!

 

 

MARTEDI’ 3 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lidia; San Nicodemo.

Una scheggia di preghiera:

 

I PIEDI BEN IN TERRA E IL CUORE CON TE, GESU’.

 

Hanno detto: Coloro che non hanno mai rischiato riescono solo a scorgere la sconfitta degli altri. (Coelho)

Saggezza popolare: Chi si mette in mostra non è luminoso. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quando l’arciere tira senza ambire a un premio, mette in mostra tutta la sua abilità, quando tira per vincere un fibbia d’ottone, comincia a diventare nervoso; quando tira per una coppa d’oro, diventa cieco, vede due bersagli e perde la testa. Le sue capacità non sono andate perdute, ma il premio lo turba. La tensione della vittoria lo indebolisce, l’ambizione annebbia la sua vista.

Parola di Dio: Ger. 30,1-2.12-15.18-22; Sal. 101; Mt. 14,22-26

 

Vangelo Mt 14, 22-36

Dal vangelo secondo Matteo.

In quei giorni, dopo che ebbe saziato la folla, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "E' un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”. Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano. Parola del Signore

 

“GESU’ ORDINO’ AI DISCEPOLI DI SALIRE SULLA BARCA E DI PRECEDERLO SULL’ALTRA SPONDA, MENTRE EGLI AVREBBE CONGEDATO LA FOLLA”. (Mt. 14,22)

Con Gesù non ci si può mai fermare. Per Pietro sarebbe stato bello fermarsi sul monte della trasfigurazione, ma bisogna scendere a valle e sentire anche il discorso di Gesù che preannuncia la sua dolorosa morte, qui sarebbe bello fermarsi con questa folla, rallegrarsi del miracolo, sentirsi importanti per essere stati testimoni di un fatto così eccezionale, far progetti per il futuro… no! Bisogna risalire sulla barca, bisogna lavorare di remi, andare con il vento contrario, affrontare il mare (ricordiamo che per gli Ebrei "mare" spesso significava "male"). Se noi accettiamo di seguire Gesù, siamone pur certi, la nostra vita non mancherà di gusto e di avventura, difficilmente potremo calzare le pantofole. Questa è la dimensione della Chiesa, quella dell’andare avanti, del non fermarsi mai. Quando vediamo una Chiesa ferma vuol dire che ha già perso il treno. Ma mentre questi apostoli remano sul mare Gesù fa un’altra cosa. Dopo il bagno di folla, ha bisogno di silenzio per trovare il rapporto con il Padre nella preghiera: azione e contemplazione, fare e pregare, cose che a noi sembrano spesso degli opposti, per Gesù sono in perfetto equilibrio. L’azione non può che nascere dalla preghiera, perché l’amor di Dio ricevuto e ricambiato è il motore dell’agire, e la preghiera non può che essere il riportare a Dio ciò che nel suo nome si è compiuto. Tra l’altro, anche visivamente è bello vedere questo Gesù che è sul monte solo in preghiera, ma con un occhio verso quella barchetta sulla quale gli apostoli affrontano la tempesta. La preghiera non è mai disgiunta dall’amore dei fratelli.

 

 

MERCOLEDI’ 4 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Maria Vianney; San Tertulliano.

Una scheggia di preghiera:

 

RICORDAMI, SIGNORE, LA DIGNITA’ DI ESSERE TUO FIGLIO.

 

Hanno detto: Tutto è difficile prima di essere facile.(Thomas Fuller)

Saggezza popolare: L'uomo superiore comprende ciò che è giusto. L'uomo inferiore comprende soltanto ciò che gli può tornar utile. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: DAR DA MANGIARE A GLI AFFAMATI

Chiesi a quegli uomini: "Che cosa portate avvolto in quel lenzuolo, fratelli?" E loro risposero: "Portiamo un cadavere, fratello". Chiesi ancora: "Lo uccisero o morì di morte naturale?" "Ciò che chiedi è di difficile risposta, fratello. Tuttavia, sembra essere un assassinio". Chiesi: "E come fu assassinato, di spada o d'arma da fuoco, fratelli?". "Non fu coltello, né arma da fuoco; è stato un crimine molto più perfetto. Un crimine che non lascia nessuna traccia"… "Allora, come l'hanno ucciso?", insistei. E loro risposero con calma: "Quest'uomo, lo ha ucciso la fame, fratello"…

Parola di Dio: Ger. 31,1-7; Cantico di Ger. 31,10-13; Mt. 15,21-28

 

Vangelo Mt 15, 21-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". "E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore

 

“ANCHE I CAGNOLINI SI CIBANO DELLE BRICIOLE CHE CADONO DALLA TAVOLA DEI LORO PADRONI”. (Mt. 15,27)

La Cananea è una donna di fede perché è disposta a tutto pur di ottenere la grazia desiderata. Supera le barriere della "buona educazione religiosa" che prevedeva che una donna, per di più straniera, non dovesse non solo non importunare, ma neppure parlare con un Rabbì. Non parla ma grida. E’ talmente insistente che gli apostoli arrivano ad intercedere per lei, purché si tolga dai piedi il più in fretta possibile. "Ho chiesto una grazia al Signore, ma si vede che Lui non mi ascolta", diciamo noi. Ma come l’abbiamo chiesta? Siamo disposti a lottare per questa grazia? Siamo disposti a lasciarci coinvolgere personalmente nella realizzazione di questo dono? Siamo disposti a perdere un po’ la faccia purché la nostra richiesta venga esaudita? Siamo disposti a "tentarle tutte" o ci arrendiamo davanti ai primi presunti "no"? Anche davanti ad una risposta dura, questa donna non perde la sua dignità e risponde con altrettanta fermezza e proprio in questo dimostra di aver fiducia in Gesù. Una certa mentalità religiosa ci ha fatto pensare l’umiltà come uno star sempre zitti, un subire, e la fede come un qualcosa di passivo. Ma non è così, non siamo burattini in mano a qualcuno che tira i fili. Dio ci vuole persone, decise, pronte, dignitose, fiduciose.

 

 

GIOVEDI’ 5 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Osvaldo; Sant’Emidio.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE

 

Hanno detto: I vecchi che posseggono il senso dell'umorismo hanno diritto al trenta percento di sconto sull'età. (Luciano De Crescenzo)

Saggezza popolare: L’acqua non resta sulle montagne né la vendetta su un cuore grande. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una marionetta scappò dal teatrino per amor di libertà. Però si era dimenticata di tagliarsi il filo che le cresceva in testa e non capitò mai in un posto dove non ci fosse qualcuno pronto a farla ballare a suo piacere. Si può anche scappare lontanissimo, è facile, ma più difficile è tagliare veramente la corda.

Parola di Dio: Ger. 31,31-34; Sal. 50; Mt. 16,13-23

 

Vangelo Mt 16, 13-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Parola del Signore

 

“LA GENTE CHI DICE CHE SIA IL FIGLIO DELL’UOMO?” (Mt. 16,13)

"Era un uomo, soltanto un uomo" dice la Maddalena del film Jesus Christe Superstar, magari un grand’uomo dotato di molto fascino e ascendente sulla gente, ma un uomo. Alcuni anni fa un gruppo di Hippies statunitensi aveva incollato sui muri un poster (si trova ancora in giro) su cui appariva il volto di Gesù con sotto la scritta "Wanted", ricercato. Vi si leggeva: "Attenzione, quest’uomo è estremamente pericoloso. Il suo messaggio di libertà e di amore è incendiario, insidia soprattutto i giovani. Questo predicatore vagabondo è ancora in libertà e costituisce un pericolo enorme per la nostra società dei consumi". Troviamo in queste parole una ammirazione incondizionata per Gesù, ma si parla di Lui indicandolo solo come "quest’uomo". Altri anche oggi lo considerano un profeta, cioè un qualcuno che ha un forte messaggio per aiutare a ritrovare la vera identità dell’uomo, addirittura movimenti politici si sono riferiti a Lui, pensate alla Democrazia Cristiana, a Cristo socialista, pensate anche alla esasperazione di certe frange della teoria della liberazione. Per quanta gente, ancora oggi Gesù è un modello esemplare, un martire che ispira un impegno per un mondo più giusto, che spinge a lotte di liberazione, alla ricerca di uguaglianza. Per quanto possa sembrare buffo, ci sono alcune nuove sette religiose che considerano Gesù addirittura come un extraterrestre, piovuto da qualche pianeta lontano. Vengono in mente - con una certa tristezza - le parole di Giovanni Battista ai suoi concittadini duemila anni fa: «In mezzo a voi c'è uno, che voi non conoscete». E per noi chi è Gesù?

 

 

VENERDI’ 6 AGOSTO: TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Giordano; Santi Giusto e Pastore.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

 

Hanno detto: Sii come una papera. Calma sulla superficie dell’acqua e sotto, con le zampe sempre in movimento. (Michael Caine)

Saggezza popolare: "Il vincitore supremo è quello che vince l'avversario senza colpo ferire". (Prov. Cinese)

Un aneddoto: All’alba del 6 agosto 1945, il capitano pilota Roberto Lewis, sul gigantesco aereo americano ‘Enola Gay‘, riceve l’ordine di alzarsi in volo per una missione importantissima, di cui ignorava la portata. Alle ore 11 attraverso la radio di bordo riceve l’ordine di raggiungere il cielo di Hiroshima e di sganciarvi sopra la bomba n. 1. Ritornato alla base, fu acclamato come un eroe. Ma quando prese coscienza d’aver gettata su Hiroshima la prima bomba atomica e di aver fatto più di centomila morti e migliaia di feriti, incominciò a riflettere seriamente. Si ritirò dalla vita militare per realizzare un solo proposito: “Sono stato mandato ad uccidere centomila fratelli. Basta con la guerra! Voglio lavorare per un mondo d’amore”! E divenne sacerdote, per predicare la pace e l’amore di Dio a tutti gli uomini.

Parola di Dio: Dn. 7,9-10.13-14; Sal. 96; Lc.9,28-36

 

Vangelo Lc 9, 28-36
In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

“QUESTI E’ IL MIO FIGLIO, L’ELETTO, ASCOLTATELO”. (Lc. 9,35)

"Che cosa può voler dire, nella nostra vita di ogni giorno spesso ripetitiva, banale, spenta, ascoltare la voce del Signore?" Bisogna prima di tutto fare attenzione ad una cosa: la voce di Dio non è una voce che ti parla nell’orecchio e che ha una risposta per tutte le domande e per tutti i problemi della vita. Un giorno un ragazzino rimase molto stupito davanti alla mia risposta ad una sua domanda. Lui mi aveva chiesto: "Quand’è che Dio ti ha parlato e ti ha detto che dovevi farti prete?" Io gli avevo risposto di non avere né una linea privata di telefono né un indirizzo Internet per comunicare in diretta con Dio. "Ma, allora, avrai aperto a caso la Bibbia e avrai trovato delle indicazioni precise". Gli dissi che neanche quella, per me, era una strada facile e che quando avevo cercato quella via spesso avevo trovato pagine che non avevano niente a che fare con le mie situazioni concrete. La voce di Dio è una voce non semplice da ascoltare; spesso, in mezzo alle molteplici voci rumorose della nostra vita non è neanche facile riconoscerla, eppure la voce del Signore c'è e risuona nell’intimo della coscienza, nel profondo del cuore, dove si prendono le decisioni ultime e si gioca la vita. Essa non si sostituisce alla responsabilità personale, non elimina il rischio, non si impone in maniera automatica, ma si offre alla nostra libertà. Per poterla riconoscere occorre prima di tutto fare silenzio nel cuore e nella mente, creare uno spazio di ascolto, un terreno preparato ad accogliere il seme della parola. Occorre anche realizzare nella nostra vita l’abitudine alla preghiera, e uso il termine abitudine, che in sé può anche essere negativo, perché pregare deve essere una attività quotidiana semplice, umile e insieme indispensabile, come lavorare, andare a scuola, fare le pulizie di casa.

 

 

SABATO 7 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Sisto II e compagni; San Gaetano.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE CREDO, MA AUMENTA LA MIA FEDE.

 

Hanno detto: Quando fai un errore, non pensarci troppo. Fattene una ragione nella tua mente e guarda avanti. Gli errori sono lezioni di saggezza. Il passato non può essere cambiato. Il futuro è ancora in tuo potere. (Hugh White)

Saggezza popolare: Non è bello ciò che costa molto, ma costa molto ciò che è bello. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: All’inizio del 1900 la famosa attrice Irma Grammatica diede a Pietroburgo in Russia uno spettacolo in italiano. Alla fine, il pubblico che non aveva capito il significato delle parole, chiese ancora un pezzo. A corto di soggetti Irma decise di recitare i numeri da 1 a 100, colorandoli di tutte le emozioni possibili: amore, passione, angoscia, rabbia, delusione, gioia. Fu uno strepitoso successo. Ecco la prova di come non basta che la parola sia collegata al cervello: deve essere anche collegata al cuore.

Parola di Dio: Ab. 1,12-2,4; Sal. 9; Mt. 17,14-20

 

Vangelo Mt 17, 14-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo". E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui". E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile". Parola del Signore

 

“SE AVRETE FEDE PARI AD UN GRANELLO DI SENAPA, POTRETE DIRE A QUESTO MONTE: SPOSTATI DA QUI A LA, ED ESSO SI SPOSTERA’, E NIENTE VI SARA’ IMPOSSIBILE.” (Mt.17,20)

Gesù aveva appena guarito un fanciullo epilettico. Gli apostoli sono stupiti: non tanto per il miracolo di Gesù, ormai ne aveva fatti tanti, ma soprattutto perché loro, forti del comando del Maestro: “Andate e guarite i malati”, non erano riusciti a guarirlo. Come mai? Gesù nella sua risposta è chiaro: niente è impossibile a chi ha fede, il guaio che la fede degli apostoli e spesso anche la nostra non è grande neppure come un granellino di senapa. Nella nostra epoca noi abbiamo due atteggiamenti nei confronti dei miracoli: o da buoni razionalisti li neghiamo e, al massimo, cerchiamo di spiegarli, oppure vediamo facilmente miracoli da tutte le parti proprio per cercare di fondare sullo straordinario una fede che ci è difficile vivere nell’ordinario. Eppure miracoli ce ne sono, e tanti, le guarigioni fisiche o morali, le conversioni sono possibili con la forza di Dio e nella sua volontà. Ma non sono i miracoli che fondano la fede, è la fede che fonda i miracoli. Se io mi fido di Dio, posso chiedergli ciò che voglio, ma nella semplicità di chi si fida che Dio darà ciò che è giusto e buono non secondo la nostra misura, ma secondo la sua.

 

 

DOMENICA 8 AGOSTO: 19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico; San Famiano.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO VOLTO IO CERCO; MOSTRAMI IL TUO VOLTO O SIGNORE!

 

Hanno detto: Il vero signore è simile ad un arciere: se manca il bersaglio, ne cerca la causa in sé stesso. (Confucio)

Saggezza popolare: La tristezza chiude le porte del cielo, la preghiera le apre, la gioia le abbatte. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: Una volta un barbagianni si innamorò di una civetta, la quale però, essendo civetta, faceva sorrisi e ammiccamenti a tutti: merli, fringuello, passerotti… Sconsolato l’innamorato si confidò a un compagno che l’ammonì: “Che vuoi, a questo mondo le civette saranno sempre civette, finché noi saremo i barbagianni che siamo”.

Parola di Dio: Sap. 18,6-9; Sal 32; Eb. 11,1-2;8-19; Lc. 12,32-48

 

Vangelo Lc 12, 32-48

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate”. Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Il Signore rispose: “Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Parola del Signore

 

“FATEVI BORSE CHE NON INVECCHIANO”. (Lc. 12,33)

Gesù non ama la povertà per la povertà, ma vede nella donazione un valore più grande che non il possesso e ci ricorda che il criterio è: "Là dove è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore". Se quindi le cose hanno il sopravvento su di noi, sono esse che schiavizzano il nostro cuore, se invece il nostro cuore desidera "riposare in Dio" esso sarà totalmente libero. Insomma se hai scoperto Dio, il suo amore, il suo Regno, tutto il resto si relativizza e prende senso in confronto ad esso. L’attesa, la vigilanza, allora, non sono l’essere continuamente in tensione perché la morte può coglierti in qualunque momento e Dio può condannarti. Non è una attesa paurosa. Il Padre non può volere il nostro male, Gesù ha dato la sua vita per salvarci, lo Spirito è amore che vuol farci sentire in comunione con Dio. La vigilanza, l’attesa, sono espressione della nostra speranza. Noi speriamo in Dio in questa terra e speriamo in Dio per l’eternità. Il cristiano, tutt’altro che essere uno alienato dalla vita terrena è uno che annuncia speranza per oggi e per domani. Il cristiano è colui che gioisce della natura, la difende per sé e per i suoi posteri, è uno che crede ed opera per il progresso dell’umanità, è uno che vive al cento per cento sentimenti e rapporti e valori della vita, è uno profondamente incarnato nel suo tempo perché sa che è qui ed ora che il regno viene, ma è anche uno che non si lascia schiavizzare dalle cose neanche quando queste sono rappresentate da norme religiose che hanno dimenticato la loro origine in Dio, è uno che riesce ad amare persone e cose perché le vede nella loro giusta realtà e nella loro giusta prospettiva, quella dell’eternità. Attendere, nel suo significato vuol dire: tendere verso. Noi credenti non tendiamo verso il nulla e neppure verso un futuro imprecisato. Il nostro futuro ha un volto preciso: il volto di Gesù Cristo.

 

 

LUNEDI’ 9 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa; San Fermo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI VICINO A CHI TI CERCA.

 

Hanno detto: Potranno tagliare tutti i fiori, ma mai si potrà essere padroni della primavera. (Pablo Neruda)

Saggezza popolare: Quando avrai comunque raggiunto la vetta della più alta montagna, continua a salire. (Proverbio Tibetano)

Un aneddoto: Un giorno un demonio incontrò un altro demonio, il quale si rotolava per terra, gridando e piangendo, sopraffatto da un dolore senza eguali. “Che cos’hai, perché stai male?”, chiese il primo demonio. L’altro tra un lamento e l’altro rispose: “Ho un angelo dentro di me che mi tormenta”.

Parola di Dio nella festa di Edith Stein patrona d’Europa: Os. 2,16.17. 21-22; Sal. 44; Mt. 25.1-13

 

Vangelo Mt. 25,1-13

Dal Vangelo secondo Matteo

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora. Parola del Signore

 

“LE SAGGE, INSIEME ALLE LAMPADE PRESERO ANCHE DELL’OLIO IN PICCOLI VASI”. (Mt. 25,4)

E’ solo dal 1999 che la liturgia ci propone come festa la celebrazione in onore di Edith Stein o Santa Teresa Benedetta della croce come compatrona dell’Europa insieme a santa Brigida di Svezia e Santa Caterina da Siena. Il Vangelo ce la presenta come una delle vergini sagge chiamate a far festa allo sposo e serene d’animo perché preparate alla sua gioia.. Era nata il 12 ottobre 1891 a Breslavia, capitale della Slesia da una famiglia ebrea di ceppo tedesco. A 14 anni pur essendo allevata ai valori religiosi ebraici lascio la religione dei suoi padri divenendo atea. Si diede allo studio della filosofia. Nel 1921 si converte al cattolicesimo. Continuò a fare l’insegnante. Nel 1933 entrò come postulante nel Carmelo di Colonia. Il 2 agosto 1942 venne prelevata dalla Gestapo e deportata ad Auschwitz dove morì il 9 agosto nella camera a gas. Edith Stein comprese che seguire Gesù poteva darle quella pienezza di amore che essa aveva trovato parzialmente nella sua ricerca filosofica e di sapienza umana. Dio ci ama e serve della nostra storia personale per manifestarsi a noi misteriosamente ma realmente. Sta a noi riuscire a sentire la sua voce ed accogliere il suo dono.

 

 

MARTEDI’ 10 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo;Sant’Ugo di Montaigu.

Una scheggia di preghiera:

 

SPERO IN TE, SIGNORE, E ATTENDO SULLA TUA PAROLA.

 

Hanno detto: La vita aspetta sempre le situazioni critiche per rivelare il suo lato più brillante. (Coelho)

Saggezza popolare:Non si sa di dove esce il fumo, non si conosce come si sviluppi un bambino. Come si potrebbero comprendere i misteri di Dio. (Prov. Etiopico)

Un aneddoto: Un eremita si era ritirato nella foresta sforzandosi di procedere ogni giorno nel cammino della santità. In un villaggio vicino abitava una prostituta. L’eremita andava a trovarla e deprecava la sua vita depravata ma quella gli rispondeva che non aveva mai conosciuto altra vita e che, per quanto ne fosse rattristata, non poteva cambiarla. L’eremita e la prostituta morirono lo stesso giorno. Con stupore del venerabile uomo, i diavoli vennero a reclamare lui, mentre gli angeli si portavano in paradiso la donna. “Ma perché devo andare io all’inferno, quando invece questa donna viziosa andrà in cielo?” Una voce gli rispose: “Perché lei non ha mai amato la sua vita che le veniva imposta, mentre tu hai amato la tua. Il suo cuore è rimasto puro mentre il tuo si è lasciato dominare dal desiderio e dalla vanità. Nella contemplazione dei peccati altrui, paragonandoli alla tua vita che credevi santa, sei diventato impuro. Sei tu la vera prostituta.

Parola di Dio nella festa di San Lorenzo: 2Cor. 9,6-10; Sal 111; Gv. 12,24-26

 

Vangelo Gv 12, 24-26

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà". Parola del Signore

 

“CHI AMA LA SUA VITA LA PERDE E CHI ODIA LA SUA VITA IN QUESTO MONDO, LA CONSERVERA’ PER LA VITA ETERNA”. (Gv. 12,25)

Questa frase di Gesù, a prima vista, ci sembra essere assurda se non addirittura una ricerca quasi masochistica di incomprensione totale della vita. Eppure anche solo umanamente è profondamente vera. La vita è il ‘regalo-base’ che noi abbiamo ed è quindi più che logico e giusto amarla, volerla conservare. Ma il nostro modo di amarla è spesso quello di volerla possedere totalmente e il più a lungo possibile. E allora ci attacchiamo ad essa in modo forsennato, cerchiamo di spremerne quanto più piacere può donarci, ce la mettiamo tutta per allungare a tutti i costi i nostri anni. Facciamo come quel bambino che raccolta un po’ di sabbia nel suo pugnetto la stringeva talmente forte per paura di perderla che quando arrivò alla sua meta ed aprì il pugno vide che ce ne era rimasta pochissima perché stringendola l’aveva persa tra le fessure delle dita. Se noi avessimo capito che la vita è fatta di gioie e di difficoltà , di salute e di malattia, di vita, di morte e di vita ancora ed eterna questa volta, la vivremmo in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue stagioni con maggior serenità sicuri, specialmente dopo la morte e risurrezione di Gesù, che questo dono non ci verrà mai tolto. Ecco la fede che permetteva ad un diacono come Lorenzo di accettare con forza anche il martirio.

 

 

MERCOLEDI’ 11 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Chiara;San Rufino; Sant’Equizio.

Una scheggia di preghiera:

 

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.

 

Hanno detto: Se sei troppo scettico puoi sbagliare con la stessa facilità con cui sbaglieresti essendo troppo fiducioso. (Robert A. Heinlein)

Saggezza popolare: C’è una porta da cui può entrare la buona o la mala fortuna; ma di quella porta tenete voi la chiave. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Un piccolo commerciante ebreo, di nome Simone, come unico suo scopo aveva la ricchezza. Risparmiava soldo su soldo con perseveranza, lesinava sulla casa, sui vestiti, sul cibo. Tutto gli sembrava troppo bello, troppo caro. Conduceva una vita miserabile. Dopo una trentina di anni di questa vita Simone si trovò ricco. In un attimo la sua vita cambiò. Smise di lavorare, andò dal barbiere e dalla manicure si comprò vestiti lussuosissimi e se ne andò sulla Costa Azzurra. A Nizza, il primo giorno, uscendo da un famoso hotel, con scarpe impeccabili, pantaloni attillati, giacca e cravatta, cappello e bastone, fu violentemente investito da una carrozza. L’urto fu micidiale. Simone giaceva sulla carreggiata, respirando appena, tutto contorto. Con uno sforzo, alzando gli occhi al cielo esclamò: “Perché… perché proprio oggi mi hai colpito, o morte”. Allora tra il grande stupore degli astanti curiosi, si spalancarono le nubi e si udì la voce di Dio che così rispondeva: “Simone, ad essere sinceri, non ti avevo riconosciuto”.

Parola di Dio: Ez. 9,1-7; 10,18-22; Sal. 112; Mt. 18,15-20

 

Vangelo Mt 18, 15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Parola del Signore

 

“SE TUO FRATELLO COMMETTE UNA COLPA, VA E AMMONISCILO.” (Mt. 18,15)

Gesù sa che anche nella migliore comunità cristiana alberga sempre il male, sa che il vivere insieme da fratelli non sempre è facile e sa che le lotte e le invidie nate tra i credenti possono portare addirittura al disfacimento della comunità. Ecco allora che ci invita alla correzione e al perdono fraterno. Ma, prima di tutto qual è il motivo ultimo per cui bisogna praticare la correzione fraterna? Non certo per voler dimostrare a tutti i costi gli errori degli altri in modo da far risaltare la nostra presunta bontà o superiorità. Neppure quello di scaricarsi la coscienza in modo da poter dire poi: "lo te lo avevo detto. lo ti avevo avvertito! Peggio per te se non mi hai dato ascolto". No, lo scopo è "guadagnare il fratello". Cioè il genuino bene dell'altro. Perché possa migliorarsi, non andare incontro a spiacevoli conseguenze. Se si tratta di una colpa morale, perché non comprometta il suo cammino spirituale e la sua salvezza eterna. Le situazioni concrete della vita per la correzione fraterna  sono tante. Pensiamo per esempio ai genitori con i loro piccoli: quante correzioni occorrono! Eppure si danno genitori moderni, che in nome di un certo spirito liberale li abbandonano a se stessi. Qualcuno, Jean Cocteau, ha osservato sorridendo amaramente: “I ragazzi d'oggi godono di una tale libertà, che non hanno più la soddisfazione di disobbedire” Quanto c'è da lavorare, per aiutare i figli a adottare un comportamento non più istintivo, da animaletto, ma ragionevole: che fatica portarli a diventare maturi, padroni di sé! Anche nel matrimonio la correzione ha un ruolo grande. Non ci si sposa perché si è trovato il partner perfetto, ideale, dei sogni, ma piuttosto, con realismo, per aiutarsi a diventare migliori insieme. Altrimenti la vita di coppia diventa un peso e i pesi, si sa, non si portano volentieri a lungo. E allora, quando occorre, certe cose bisogna pur dirsele. Con delicatezza, ma anche con chiarezza. Anche tra amici, nelle associazioni bisogna educarci vicendevolmente a migliorare sempre nel rispetto degli altri.

 

 

GIOVEDI’ 12 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ercolano; Sant’Eusebio da Milano.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAL RANCORE E DALLA FREDDEZZA.

 

Hanno detto: Non c’è speranza senza paura nè paura senza speranza. (B. Spinoza)

Saggezza popolare: Una parola cortese riscalda tre stagioni fredde. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Durante la guerra un cappellano militare uscì dalla trincea, rischiando la vita, per soccorrere un soldato ferito. Raggiunto il commilitone si accorse che le sue ferite erano gravissime, si inginocchiò, aperse il Vangelo e gli chiese se volesse ascoltare le parole di Dio. Il soldato per tutta risposta, allontanando con la mano il libro gli urlò: “Dammi da bere, ho sete!”. Il  prete gli versò tutta l’acqua della sua borraccia. Poi nonostante che la situazione si facesse sempre più pericolosa e tragica, il soldato ferito afferrò il braccio del sacerdote e gli chiese da mangiare: “Ho fame!” Ed il cappellano gli diede la sua razione di cibo. Poiché  i dolori e la febbre aumentavano il soldato allo stremo gli disse:”Ho freddo, tanto freddo”. Il cappellano allora si tolse il pastrano e lo coprì. Solo allora il soldato ormai moribondo si rivolse al sacerdote e gli disse: " Non c’è più bisogno che tu mi legga il Vangelo, ho capito che Dio c’è perché tu hai rischiato la tua vita per salvarmi.",  e spirò.

Parola di Dio: Ez. 12,1-12; Sal. 77; Mt. 18,21-19,1

 

Vangelo Mt 18, 21 - 19, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. Parola del Signore

 

“SIGNORE, QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE AL MIO FRATELLO?”. (Mt. 18,21)

"Io vorrei perdonare, ma non ci riesco. Non riesco a dimenticare; appena vedo la persona, il sangue mi ribolle..." A questi Gesù sembra dire: non ti preoccupare di quello che senti. E normale che la natura reagisca a modo suo. L’importante non è ciò che senti, ma ciò che vuoi. Se vuoi perdonare, se lo desideri, hai già perdonato. Non devi attingere da te stesso la forza di perdonare ma da Cristo. Il perdono cristiano è un cammino continuo e faticoso, ma come ci ha suggerito Gesù ad esso si arriva solo e sempre con lo sguardo fisso al Padre. Un esercizio che può aiutarci su questa strada è quello di cominciare, ogni volta che recitiamo personalmente il Padre nostro, ad arrivare a quella frase: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo…" provando ad aggiungerci: "come io vorrei cercare di perdonare … (è lì dire il nome della persona con cui siamo in particolare difficoltà). Forse chiedendo aiuto a Dio e con il tempo riusciremo a modificare ancora dicendo: "Come io perdono a lui." Tuttavia dobbiamo stare attenti a non cadere in una trappola. C’è un rischio anche nel perdono. Consiste nel formarsi la mentalità di chi crede di avere sempre qualcosa da perdonare agli altri. il pericolo di credersi sempre creditori di perdono, mai debitori. Se riflettessimo bene, molte volte, quando stiamo per dire:"Ti perdono", cambieremmo atteggiamento e parole e diremmo alla persona che ci sta davanti: “Perdonami!”. Ci accorgeremmo cioè che anche noi abbiamo qualcosa da farci perdonare da lei. Più importante ancora che perdonare, è dunque chiedere perdono.

 

 

VENERDI’ 13 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ponziano e Ippolito;San Landolfo; San Benildo.

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI COMANDI, SIGNORE, SONO LIBERTA’ E VITA.

 

Hanno detto: L'orgoglio dei piccoli consiste nel parlare sempre di sé, quello dei grandi nel non parlarne mai. (Voltaire)

Saggezza popolare: Gocce di pazienza fanno forte l'uomo. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Durante l'affollata  preghiera mattutina, una domenica, in una cittadina africana entrò un manipolo di uomini armati e coperti in volto. Uno di questi uomini gridò: “ Chi è disposto a ricevere una pallottola in nome di Cristo, resti dov’è". Immediatamente la maggior parte dei fedeli fuggì fuori di corsa. Restarono in chiesa solo una ventina di persone. Allora il capo dei guerriglieri si levò il passamontagna, fissò il sacerdote e gli disse “ Bene, ti ho liberato da tutti gli ipocriti. Adesso puoi cominciare la tua Messa. Ti auguro buona giornata."  Ed uscì con i suoi uomini.

Parola di Dio: Ez. 16,1-15;60.63; opp. Ez. 16,59-63; Cantico da Is.12,2-6; Mt. 19,3-12

 

Vangelo Mt 19, 3-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca". Parola del Signore

 

“QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO, L’UOMO NON SEPARI”. (Mt. 19,6)

Chi di noi non ha nella cerchia dei propri familiari o amici persone che dopo il matrimonio si sono separate? Chiedevo ad una giovane donna che conoscevo bene in quanto animatrice parrocchiale e poi catechista del perché del suo divorzio e le dicevo: “Ne avevamo parlato tante volte del valore dell’indissolubilità, del piano di Dio sulla coppia”. “Vedi, mi rispondeva non è che quei valori uno li abbia persi è solo che poco per volta dalla gioia di poterli vivere insieme e per tutta la vita sono diventati un peso: non c’era più armonia, interferenze familiari, dubbi e paure, ombre di tradimenti, mancanze di rispetto e quello che era una gioia è diventata una pena”. Quando una legge del Signore non è più un gioia diventa un peso e siccome un peso nessuno lo porta volentieri e a lungo si fa più in fretta a disfarsi del peso. Questo può succedere nel matrimonio ma anche in tutte le forme della morale. Se mantenerci nell’ambito dei comandamenti, tramite l’amore, è la risposta gioiosa all’amore di Dio, tutto è gioia ed anche il peso diventa “leggero” se si vede solo più il peso: poveri noi, c’è il rischio di buttar via il peso e Dio con esso.

 

 

SABATO 14 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano Kolbe; San Callisto, vescovo di Todi.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE NOSTRO, PROTEGGI I NOSTRI PICCOLI.

 

Hanno detto: Non devi adoperarti perché gli avvenimenti seguano il tuo desiderio, ma desiderarli così come avvengono e la tua vita scorrerà serena. (Epitteto)

Saggezza popolare: La polvere può diventare una montagna. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Racconta un sacerdote: Ero alle mie prime esperienze di sacerdote. La vigilia di Pasqua stavo in confessionale ad aspettare. Ad un certo punto si avvicina un signore, nella penombra della chiesa quasi deserta. Incomincia una confessione che somigliava piuttosto a un lungo pianto punteggiato da episodi della sua vita: trentacinque anni di dolori ed errori. Ci commuoviamo insieme, perché anch’io resto coinvolto pienamente nella sua esperienza. La confessione si conclude dopo circa un’ora e tre quarti, perché le confessioni si sa quando cominciano, ma non si sa quando possono finire. Poi, quel fratello si alza e mi invita ad uscire dal confessionale. Siccome ero alle prime armi, feci un rapido esame di coscienza: che avrò detto? Gli avrò dato una penitenza pesante? Che altro? Avevo fatto appena un passo fuori dal confessionale che mi sentii stritolare da un fortissimo abbraccio. E poi, lui, che mi poteva essere padre per età, con voce rotta dal pianto, disse a me, giovanissimo prete: “Mi sento come un bimbo nato oggi, sono come un uomo senza passato”. E non si fermò qui perché, tornato in famiglia, fece festa. E questa, poi seppi, non fu passeggera. Continuò a scrivermi delle lettere, che mi documentavano che la sua vita era veramente cambiata.

Parola di Dio: Ez. 18,1-10.13.30-32; Sal. 50; Mt. 19,13-15

 

Vangelo Mt 19, 13-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. Parola del Signore

 

FURONO PORTATI A GESÙ DEI BAMBINI PERCHÉ IMPONESSE LORO LE MANI”. (Mt. 19,13)

E’ facile intenerirsi davanti ai bambini ma, mi chiedo se questa nostra società ama i bambini. Gli spot pubblicitari amano i bambini? Li sfruttano per vendere. Un certo tipo di famiglia progetta i bambini a tempo e su misura compatibilmente a tutte le altre esigenze e se per caso ne viene qualcuno fuori programma, in nome della libertà c’è tutto lo spazio per farli fuori. Ci sono banche del seme di premi Nobel per fare bambini super intelligenti. I figli sono belli ma non devono rompere più di tanto, per cui i figli spesso sono cresciuti dagli altri e non dai genitori.., senza contare chi sfrutta i bambini, chi abusa dei bambini.., intanto i bambini non contano, non hanno potere politico, non votano, non comprano in prima persona... Non basta portare i bambini a Gesù perché li benedica: che cosa diamo veramente loro? E anche da un punto di vista religioso: basta che diamo loro un Battesimo fatto di riti e di festa senza poi dare un’educazione cristiana?

 

 

DOMENICA 15 AGOSTO: ASSUNZIONE AL CIELO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Tarcisio, martire; Sant’Alfredo.

Una scheggia di preghiera:

 

ANDRO’ A VEDER MARIA, MIA GIOIA E MIO AMOR.

 

Hanno detto: Non è l'amore che fa soffrire, ma la sua assenza. (Morandotti Alessandro)

Saggezza popolare: Un minuto di pazienza, dieci anni di pace. (Prov. Greco)

Un aneddoto: Ci fu un frate, molto devoto della Madonna addolorata. Ogni giorno cercava di consolarla dei suoi molti dolori e le ripeteva continuamente: Rallegrati, Madre di Dio, perché l’amore del Signore è sempre con te. Vorrei tanto consolarti, come vero tuo figlio! Un giorno il frate si ammalò, poiché, prima o dopo, tutti ci ammaliamo e moriamo. Durante l’agonia gemeva pieno di angoscia e di paura. Allora la Madonna gli apparve e così gli parlò: Figlio mio, via l’angoscia e la paura! Tu molte volte mi hai consolato; ora sono io che vengo a dirti: « Rallegrati! ». E, poiché voglio per te un’allegrezza senza fine, dammi la mano e vieni con me in Paradiso!

Parola di Dio: Ap.11,19; 12,1-6.10; Sal. 44; 1Cor. 15,15-26; Lc. 1,39-56

 

Vangelo (Lc 1,39-56)  

Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“IN QUEI GIORNI, MARIA SI MISE IN VIAGGIO E RAGGIUNSE IN FRETTA UNA CITTA’ DI GIUDA”. (Lc. 1,39)

E’ una doppia gioia per noi cristiani oggi perché in Maria assunta in cielo finalmente possiamo superare quel dualismo che ci faceva pensare al valore dell’anima e al disvalore del corpo. Per Dio noi valiamo nella nostra interezza: non solo la nostra anima è chiamata a vedere Dio, ma il nostro corpo misteriosamente è destinato all’eternità. Maria diventa dunque per noi segno di consolazione e di speranza e via al cielo, infatti in Lei non solo il peccato è stato vinto, ma anche la morte. E colei che ai piedi della croce ha accolto l’incarico che Gesù le affidava, cioè di essere madre di tutti noi, dal cielo ci insegna come raggiungerla indicandoci la strada. Dopo l’annunciazione Maria "si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda". Maria è una che si mette in viaggio. Una volta detto il suo "sì", non si siede aspettando che tra cori di Angeli si compia in Lei il mistero della maternità divina, è una che si dà da fare. L’angelo le aveva dato il segno della sua cugina anziana che deve avere un bambino e lei parte, sia per andare ad avere una conferma, sia per dare una mano. Dice poi il Vangelo che andò "in fretta". La sua non è la fretta del correre e del dover fare tante cose, è il cammino deciso e gioioso per vedere il compimento dell’opera di Dio. E’ un primo suggerimento per noi che oggi spesso bruciamo la nostra vita o con la sedentarietà o con la fretta di voler gustare tutto a tutti i costi; Dio ci dà la vita perché noi la viviamo pienamente, la assaporiamo in pieno.

 

 

LUNEDI’ 16 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano d’Ungheria;San Rocco; Sant’Ambrogio di Ferentino.

Una scheggia di preghiera:

 

DONA, SIGNORE, LA SEMPLICITA’ DI CUORE.

 

Hanno detto: La fantasia è la figlia diletta della libertà. (Leo Longanesi)

Saggezza popolare: Se il lavoro fosse una cosa bella, i ricchi se ne sarebbero già impossessati. (Prov. Haitiano)

Un aneddoto: Una volta un rabbino, in sogno, salì in cielo. Quando fu in Paradiso, gli venne permesso di accedere al Tempio, dove trascorrevano la vita eterna i grandi amanti della Bibbia. Egli si accorse che stavano tutti seduti sempli­cemente intorno ad un tavolo e immersi nello studio delle Sacre Scritture. Deluso, il rabbino espresse tutto il suo stupore: E’ tutto qui il Paradiso? Ma una voce si fece udire all’improvviso: Ti sbagli: gli amanti della Bibbia, più che essere in Paradiso, hanno il Paradiso nel cuore!

Parola di Dio: Ez. 24,15-24; Cantico da Deut. 32,18-21; Mt. 19,16-22

 

Vangelo Mt 19, 16-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, ecco un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Parola del Signore

 

“MAESTRO, CHE COSA DEVO FARE DI BUONO PER OTTENERE LA VITA ETERNA?” (Mt. 19,16)

Anche noi siamo concreti: vorremmo un bell’elenco di cose per dirci cristiani, per avere il passaporto alla vita eterna. Ma la vita è imprevedibile. Non c’è un manuale che copra tutte le situazioni, e allora? E’ vero che i comandamenti ci danno delle indicazioni, ma non sempre sono validi per tutto. Gesù risponde a quest’uomo buono indicando due movimenti: la spoliazione, la liberazione da ciò che ti lega troppo alle cose della terra; e l’acquisizione di Lui. E le due cose sono legate: non puoi metterti alla sequela di Gesù se sei affardellato di troppe cose. La povertà in se stessa non è una bella cosa. Diventa però valida quando serve per incontrare Colui che può riempirci di se stesso. Provate a pensare se non è vero questo anche per la Chiesa: ogni volta che ci fidiamo di noi stessi, delle nostre risorse, ogni volta che la Chiesa fa affidamento sulle cose e sul potere, si allontana “triste” da Gesù. Ogni volta che ci si fida della povertà, che si diventa semplici, si scopre la bellezza dell’amore di Dio che ci chiama a camminare gioiosamente insieme.

 

 

MARTEDI’ 17 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giacinto; Santa Chiara da Montefalco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: E' un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più. (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: L’asino suda, così il cavallo può essere decorato. (Prov. Haitiano)

Un aneddoto: Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò: "Ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...". Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: "Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!" L'uomo prima che lei prendesse l'ultimo biscotto lo divise a metà! "Ah, questo è troppo" pensò e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose il libro e la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette su una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione e per  evitare altri incontri spiacevoli. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando....nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio. Quante volte nella nostra vita mangeremo o abbiamo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone,  GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!!!!

Parola di Dio: Ez. 28,1-10; Cantico da Deut. 32,26-36; Mt. 19,23-30

 

Vangelo Mt 19, 23-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore

 

“CHIUNQUE AVRA’ LASCIATO CASE, O FRATELLI, O SORELLE, O PADRE, O MADRE, O FIGLI, O CAMPI PER IL MIO NOME, RICEVERA’ CENTO VOLTE TANTO E AVRA’ IN EREDITA ‘ LA VITA ETERNA”. (Mt. 19,29)

La legge del nostro mondo è avere, accumulare, quasi che le tante cose possano davvero darci la felicità. L’indicazione per essere discepoli di Gesù è esattamente l’opposto: lasciare, abbandonare, spogliarsi… Dunque le cose sono un male? Per rispondere a questa domanda bisogna trovare il fine per cui siamo invitati a lasciare le cose: “ Chiunque avrà lasciato case, o fratelli… per il mio nome”. L’essenza, il senso della rinuncia, dunque, sta lì: io rinuncio a qualcosa di bello (se no, che rinuncia sarebbe!) per il nome di qualcuno di ancora più bello e soddisfacente. Il mondo ci dice che le cose fanno la nostra felicità: ma quale felicità intende? La felicità dei soldi, del non avere preoccupazioni finanziarie, del poter comprare, dell’aver considerazione dalle ‘persone in su’, del poter divertirsi, del dominare… Queste ‘felicità’ abbiamo avuto l’opportunità in qualche modo di assaporarle e sono una buona soddisfazione, possono anche far contenti in certi momenti, ma sappiamo anche che sono molto lontane dalla felicità piena, in quanto le cose assorbono le persone, non solo non ci tolgono le preoccupazioni ma ce ne danno delle altre, sono precarie e si possono sempre perdere e certamente andranno tutte perse nel giorno della nostra morte. Rinunciare ‘nel suo Nome’, invece, significa mettersi nelle mani di Dio, lasciarsi portare come bambini da Lui, significa scoprire che davvero Lui è il nostro tutto che non delude, che il suo amore riesce a dare senso anche al nostro soffrire, che con la Sua vita donata per noi riesce a cancellare i nostri peccati, che presentandoci un Dio Padre di tutti ci permette di riscoprire condivisione e fratellanza. Dunque io rinuncio a ‘felicità’, ma solo per trovare ‘la Felicità’ che non delude né ora, sulla terra, né dopo nell’eternità.

 

 

MERCOLEDI’ 18 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Elena; Santi Floro e Lauro.

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTA E’ LA MIA GIOIA: STARE CON TE OGNI GIORNO DI VITA.

 

Hanno detto: La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare. (Arthur Schopenauer)

Saggezza popolare: Chi è privo di passioni dorme placido anche in mezzo alle spine. (Prov. Indiano)

Un aneddoto: Preghiera di una devota Vishnù.

Signore ti chiedo perdono per tre miei peccati gravi: Il primo è che mi sono recata in pellegrinaggio in molti tuoi santuari senza pensare che sei presente in ogni luogo. Il secondo è che ho invocato spesso il tuo aiuto, dimenticando che tu sai meglio di me ciò di cui ho bisogno; e infine, ecco che vengo a chiederti perdono dei miei peccati, pur sapendo che sono già stati perdonati prima ancora di essere commessi.

Parola di Dio: Ez. 34,1-11; Sal. 22; Mt. 20,1-16

 

Vangelo Mt 20, 1-16

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: " Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da  loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi". Parola del Signore

 

“PERCHE’ VE NE STATE QUI TUTTO IL GIORNO OZIOSI?” (Mt. 20,6)

Quel padrone della vigna, l’abbiamo già imparato, è il Padre celeste, e la sua vigna è il suo regno nel mondo in cui c'è tanto da fare e bisogna fare bene, i lavoratori a giornata siamo noi uomini. Tutti gli uomini sono invitati a lavorare nella vigna del Signore, ma molti se ne stanno oziosi, se ne vanno per i fatti loro, vivono male, lontani da Dio. In questo senso le loro vie non sono per nulla le vie del Signore. Ma il Signore li attende. Esce continuamente a cercarli, e quando li incontra li invita a lavorare. E se accettano, subito li prende nel suo regno. Il mettersi a lavorare nella vigna del Signore è la conversione del cuore. Ora per chi accetta di rimboccarsi le maniche e decide di vivere bene, Dio che è buono ha una ricompensa: la gioia presente e la vita eterna. Perciò quando Dio, alla sera dà la paga della giornata non ha tabelle sindacali, ha il suo cuore e la sua gioia da distribuire a tutti; per Dio che è Padre, non ci sono primi o ultimi, veterani o nuovi arrivati, per Dio ci sono solo figli, a volte magari scapestrati, ma tutti ugualmente bisognosi del suo amore.

 

 

GIOVEDI’ 19 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Eudes; Bartolomeo da Simeri.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, VUOI LA NOSTRA GIOIA.

 

Hanno detto: La vecchiaia è come la scalata di una montagna: più si sale, più si sente la fatica e si sente mancare il fiato, ma più si allargano degli orizzonti stupendi davanti a noi. (Ingmar Bergman)

Saggezza popolare: Colui che ha fatto bianchi  i cigni e verdi i pappagalli e variopinti i pavoni, provvederà al tuo sostentamento. (Prov. Indiano)

Un aneddoto: C’era un tempo una donna molto religiosa e pia che amava molto Dio. Essa si recava in chiesa tutte le mattine e lungo la strada i mendicanti le si avvicinavano e i bambini tendevano la mano, ma era così immersa nelle sue pratiche devote che neppure si accorgeva di loro. Un giorno percorse, come era solita fare la strada fino alla chiesa e arrivò giusto in tempo per la funzione, Spinse il portone ma non riuscì ad aprirlo, allora spinse più forte e e si accorse che era chiuso a chiave. Disperata all’idea di perdere la Messa per la prima volta dopo tanti anni e non sapendo che cosa fare, guardò in alto. Ed ecco che proprio davanti ai suoi occhi stava attaccato un cartello con su scritto: “Io sono là fuori”.

Parola di Dio: Ez. 36,23-28; Sal. 50; Mt. 22,1-14

 

Vangelo Mt 22, 1-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlar in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti". Parola del Signore

 

“MA COSTORO NON SE NE CURARONO E ANDARONO CHI AL PROPRIO CAMPO, CHI AI PROPRI AFFARI”. (Mt. 22,5)

A prima vista ci sembrano strani questi invitati che rifiutano di partecipare ad un pranzo di nozze, ad una festa con il re e suo figlio, ma il rischio di rispondere negativamente all’invito, o perlomeno il rifiuto di indossare l’abito della festa lo corriamo anche noi. Tutte le volte che noi intristiamo la fede, vediamo in negativo, ci lasciamo sopraffare dalle paure è come se dicessimo a Dio che del suo banchetto di festa non ce ne importa nulla, preferiamo le nostre tristezze e il nostro pessimismo. E le scuse che a volte anche noi portiamo per respingere l’invito di Dio alla sua gioia non sono forse assurde? Noi spesso confondiamo ciò che è importante con ciò che riteniamo urgente. Il banchetto rappresenta dunque la cosa importante nella vita, anzi l'unica cosa importante, perché, "che giova all'uomo guadagnare anche il mondo intero se poi perde la sua anima?". E chiaro allora in che consiste l'errore commesso dagli invitati; consiste nel tralasciare l'essenziale per il contingente! Facciamo alcuni esempi per noi. Anzitutto, appunto, sul piano religioso. Tralasciare l'importante per l'urgente, sul piano spirituale, significa rimandare perché ogni volta si presenta qualcosa di urgente da fare. E’ domenica ed è ora di andare alla Messa, ma c’è da fare quella visita, quel lavoretto in giardino, il pranzo da preparare. La Messa può aspettare, il pranzo no; allora si rimanda la Messa e ci si mette intorno ai fornelli. Per altri questo avviene per la preghiera. Sentono che dovrebbero dedicare con calma del tempo alla preghiera; ma si ricordano che c’è quella faccenda da sbrigare, quella telefonata da fare e cosi rinviano, rinviano…il guaio è che di cose urgenti, o supposte tali, ne abbiamo sempre a decine da fare, e cosi finiamo per rimandare sistematicamente per le preoccupazioni materiali. Una sola è la cosa assolutamente importante e necessaria nella vita: incontrare Dio e accogliere la sua vera gioia; trascurare questo per piccole faccende, per quanto urgenti, è stoltezza, è fallire tutto.

 

 

VENERDI’ 20 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardo; San Filiberto.

Una scheggia di preghiera:

 

DA TE, GESU’, IMPARO AD AMARE.

 

Hanno detto: Non illuderti mai di essere arrivato. Un vero cammino ha senso soltanto se ha come fine l’elevazione dell’anima. (Charles Péguy)

Saggezza popolare: Il profumo dell’aloe non è mai così penetrante come quando è gettato nel fuoco. (Prov. Indiano)

Un aneddoto: Il 20 agosto  1823 muore il papa Pio VII. Prima di rompere con il papato, Napoleone cercò di intimidire Pio VII e gli mandò un generale perché lo minacciasse di ogni genere di rappresaglia se non avesse ceduto alle sue richieste. Il generale trovò il papa che stava mangiando del pesce, unica vivanda del suo pranzo. Pio VII ascoltò senza batter ciglio l’arrogante messo imperiale e gli rispose: “Signore, un sovrano che per vivere non spende più di uno scudo al giorno non è un uomo da potersi intimidire facilmente”.

Parola di Dio: Ez. 37,1-14; Sal. 106; Mt. 22,34-40

 

Vangelo Mt 22, 34-40

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti". Parola del Signore

 

“QUESTO E’ IL PIU’ GRANDE E IL PRIMO DEI COMANDAMENTI”. (Mt. 22,38)

Rileggendo la risposta di Gesù, possiamo chiederci: ma i comandamenti più importanti sono uno, due o tre? Infatti potrebbe essere uno solo, quello di amare oppure due ben distinti: l’amor di Dio e quello del prossimo, oppure addirittura tre se contiamo che l’amore per se stessi viene dato come misura di paragone per l’amore del prossimo. Non credo che conti né il numero né la graduatoria, conta avere nel cuore il senso profondo dell’amore. E qui facciamo attenzione perché la parola amore è talmente inflazionata da tanti usi che oggi ad essa si danno i significati più diversi. Certo è che una delle esigenze fondamentali dell’uomo per essere felice è quella di essere amato e di amare. Gesù è la dimostrazione concreta che Dio ci ama. E questo porta allora alla scoperta di un’altra bellissima realtà: scopro che anch’io, piccolo uomo posso amare Dio. Sono limitato da molte cose ma il mio cuore è capace di Dio, Lui mi ha dato la capacità di poter rispondere al suo amore. Io posso vederlo, riconoscerlo, ammirarlo nella sua creazione, posso incontrarlo nello svolgersi quotidiano della mia storia, ho la possibilità altissima e terribile di dirgli: "Ti voglio bene", oppure "Vattene da me". Attraverso Gesù, poi, posso riconoscerlo presente nel mio prossimo, perché con Gesù ogni uomo è diventato un mio fratello, non siamo più in concorrenza uomo contro uomo, ma siamo in cammino insieme come fratelli amati da Dio che è Padre di tutti. Ecco su che cosa deve fondarsi il mio amore per il prossimo.

 

 

SABATO 21 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Pio X;San Baldovino di Rieti.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICACI, O SIGNORE E SAREMO TESTIMONI DI GIOIA.

 

Hanno detto: Vi è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo. Vi è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno dell'anima. (Victor Hugo)

Saggezza popolare: Il sorriso che rivolgi, ritorna a te. (Prov. Indu’)

Un aneddoto: Nell’estate 1946 in una regione dell’America del Sud, si sparse la voce che c’era minaccia di carestia. In realtà le messi crescevano bene e il clima era perfetto per un raccolto eccezionale. Tuttavia, a causa di quella diceria, 20.000 contadini abbandonarono i campi e fuggirono in città e di conseguenza i raccolti andarono male, migliaia di persone restarono senza cibo e le voci ricevettero conferma.

Parola di Dio: Ez. 43,1-7; Sal. 84; Mt. 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestro", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato". Parola del Signore

 

“DICONO E NON FANNO…”. (Mt. 23,2)

La prima accusa contro certi religiosi da parte di Gesù è di incoerenza. Tutte le volte che predico, che scrivo ho dentro di me un po’ di tremore, non tanto per eventuali brutte figure che potrei fare, quanto perché sono convinto della verità di quello che dico e che scrivo, ma spesso mi rendo conto che sono io il primo a non mettere in pratica quanto dico e questo qualche volta per incapacità ma altre volte anche per mancanza di volontà. Dovrei stare zitto allora? Penso di no perché la parola di Dio va annunciata "a tempo e fuori tempo", ma se noi predicatori non ci lasciamo coinvolgere in prima persona da ciò che diciamo, rischiamo di essere dei testimoni fasulli e accatastiamo pietre contro noi stessi. La seconda accusa è quella di legare pesi che poi non smuovono neppure con un dito, e direi che qui l’accusa reale è doppia. Il religioso, il testimone, dovrebbe essere uno che, come il Maestro, libera dal giogo delle schiavitù; invece, "legare pesi" (è lo stesso termine che si usa per indicare l’opera del diavolo) significa fare il contrario del Vangelo. Quando la fede smette di essere gioia diventa un peso, quando Dio è presentato come un esattore di tasse non è un Dio amabile, quando si crede di garantire la fede attraverso le inquisizioni o attraverso le paure, invece di conquistare si allontano le persone. Ma c’è anche l’accusa di doppia misura: i pesi che mettiamo sulle spalle degli altri siamo disposti a portarli noi? Ad esempio quando confortiamo un malato dicendogli. "Guarda come sei fortunato: il Signore ti ha scelto per essergli simile nella croce", saremmo altrettanto disposti a sentircelo dire mentre stiamo morendo in una lunga agonia di sofferenze? Dovremo evitare il rigorismo disumano (ah, se in certe cattedre moralistiche e in certi confessionali ci fosse un po' più di competenza. Non intendo la competenza astratta e libresca nella materia specifica, ma la competenza in fatto di vita, di situazioni concrete, di problemi angosciosi, di drammi quali sono vissuti realmente da quei poveracci cui addossiamo certi macigni intollerabili e cui indirizziamo certe sentenze crudeli...). La disumanità, il freddo atto di accusa, il distaccato sentenziare, la rigida applicazione di principi astratti, non promuovono certo la gloria di Dio e costituiscono un tradimento proprio di quella Legge che si vorrebbe far rispettare.

 

 

DOMENICA 22 AGOSTO: 21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Augusta; San Fabrizio e Filiberto.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO, SIGNORE, MA AUMENTA LA MIA FEDE.

 

Hanno detto: La bellezza è una ricca   gemma per la quale  la montatura migliore  è la più semplice. (Bacone) 

Saggezza popolare: Le scarpe del diavolo non scricchiolano. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Nella Bibbia possediamo la mano, il cuore di Dio! Il  principe si trovava lontano dal padre ed era posseduto dalla nostalgia, ma non poteva incontrarsi con lui a causa della grande distanza. Un giorno gli arrivò una lettera del padre e il cuore gli si riempì di gioia e di nostalgia: Ah! Se potessi tornare a vedere mio padre, egli esclamò ah! Se potessi abbracciarlo o almeno baciargli la mano! Si struggeva in questi pensieri, quando un’idea gli sfiorò la mente: Non ho forse in mano la lettera di mio padre? E questa lettera non è stata forse scritta dalla sua mano? Accarezzò la lettera, se la strinse al cuore e disse: Sento mio padre vicino. Lo scritto del re è la mano, è il cuore, è la volontà del re!

Parola di Dio: Is. 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc. 13,22-30

 

Vangelo Lc 13, 22-30

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi". Parola del Signore

 

“SIGNORE, SONO POCHI QUELLI CHE SI SALVANO?” (Lc. 13,23)

A questa domanda quasi giornalistica, dettata dalla curiosità si può rispondere a seconda dell’idea che ciascuno di noi si è costruita di Dio. Coloro che vedono Dio come giudice tremendo dei tanti peccati e del male che c’è nel mondo, minacciano inferni danteschi e coloro che vedono Dio come misericordia poco per volta escludono che Egli possa permettere l’esistenza di un luogo come l’inferno. Allora capiamo perché Gesù non dà una risposta diretta a questa domanda. La fede non risponde a tutti gli interrogativi, a tutte le curiosità. La fede dà certezza, ma non sempre a tutto dà chiarezza, anzi, proprio perché è fede è un atto di fiducia in Dio, pertanto in nome della fede non posso pretendere di capire tutto, al punto da sostituirmi a Dio. Gesù non rispondendo alla domanda, sposta il centro di interesse: non sono gli altri, la statistica che conta: conti tu e il tuo modo di rispondere alla proposta cristiana. La fede non è curiosa infarinatura su alcuni argomenti: Dio, il dopo morte, la dannazione e così via, questo è chiacchiera, salotto. La fede è una chiamata rivolta a ciascuno in particolare, è un rapporto con Dio, è uno "scoprirsi" per quello che si è realmente, un "guardarsi dentro".

 

 

LUNEDI’ 23 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosa da Lima;San Filippo Benizi.

Una scheggia di preghiera:

 

ALLONTANA DA NOI, SIGNORE, IPOCRISIA E FALSITA’.

 

Hanno detto: Qualunque cosa sogni di intraprendere, cominciala. L'audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

Saggezza popolare: L'elemosina non rende mai poveri. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Il 23 Agosto 386 Sant’ Agostino si converte definitivamente alla fede cristiana. Simplicio domandò un giorno a S. Agostino: “Che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?” E Sant’Agostino sorridendo: “Era in un bosco dove tagliava la legna per fare un gran fuoco e bruciare chi vuole capire tutto dei suoi segreti”.

Parola di Dio: 2Tes. 1,1-5.11-12; Sal. 95; Mt. 23,13-22

 

Vangelo Mt 23, 13-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso". Parola del Signore

 

“GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI IPOCRITI. (Mt. 23,13)

Gesù continua il suo ultimo discorso alla folla. Sta parlando contro gli scribi e i farisei: non ha di mira le loro persone, quanto il comportamento e la pretesa di essere le guide religiose del popolo. Il vero pastore è colui che dà la vita per le pecore, non chi pretende di rovesciare pesi e tradizioni esteriori sulle spalle della gente. L’amore di Gesù per la gente è davvero grande e non può sopportare che il popolo sia schiacciato dal peso delle tradizioni esteriori che gli scribi e i farisei, anche in nome di Mosé, impongono alla gente. Lo spirito farisaico, invece di aprire, sbarra le porte alla felicità e opprime la vita della gente. Egli è venuto a liberarli da questo giogo pesante. Le sette maledizioni che si susseguono con un ritmo incalzante sono tese appunto a smascherare la falsità di chi pretende di essere pastore affermando se stesso sugli altri, magari imponendo norme e pratiche esteriori che non nascono da un cuore misericordioso e buono come è quello del Signore. L’evangelista ci dice che è facile lasciarsi prendere dallo spirito farisaico: l’egocentrismo porta a pensare solo alla propria felicità bloccando quella degli altri; l’attaccamento “all’oro del tempio” e “all’offerta che vi sta sopra” fa perdere di vista il Signore; l’amore per se stessi fa dimenticare la misericordia e spinge a “filtrare il moscerino e ingoiare il cammello”; l’orgoglio porta ad essere come “sepolcri imbiancati” e “guide cieche”. La salvezza dal fariseismo sta nell’accogliere prontamente la parola di Dio custodendola e mettendola in pratica.

 

 

MARTEDI’ 24 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Bartolomeo;Santa Emilia di Vialar.

Una scheggia di preghiera:

 

L’ANIMA MIA HA SETE DEL DIO VIVENTE.

 

Hanno detto:

Siccome gli uomini vogliono vivere secondo la loro volontà, dicono che Dio non c'è. E così affermano ancora di più la sua esistenza. (Silvano dell'Athos)

Saggezza popolare: Dove ogni uomo è padrone, il mondo va alla distruzione. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Roma decretò: Gli ebrei non devono più occuparsi della Legge; non la devono più insegnare ai loro bambini! Ma rabbi Akiba e tutto il popolo continuò nello studio e nella pratica della Legge. Fu loro chiesto: Ma, non avete paura dell’imperatore? Per tutti rispose rabbi Akiba con questa “Aggadah”. “Una volpe camminava lungo la riva di un fiume. Vide che in esso i pesci erano sconvolti e impauriti. Chiese: Di che avete paura? Delle reti dei pescatori! Risposero.

E la volpe: Ascoltatemi, io ho un rimedio alla vostra paura. Salite qui sulla sponda con me. Qui le reti non vi faranno alcun male. Stolta! — risposero. Se abbiamo paura qui nell’acqua, nostro elemento vitale; quale non sarà il nostro terrore fuori e per di più accanto a te!”

Parola di Dio nella festa di San Bartolomeo: Ap.  21,9-14; Sal. 144; Gv. 1,45-51

 

Vangelo Gv 1, 45-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Natanaèle esclamò: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“FILIPPO INCONTRO’ NATANAELE E GLI DISSE: ABBIAMO TROVATO COLUI DEL QUALE HANNO SCRITTO MOSE’ NELLA LEGGE E I PROFETI, GESU’ DI NAZARETH”. (Gv. 1,45)

La festa di san Bartolemeo (il Natanaele del Vangelo) ci permette, in schema, di studiare una chiamata alla fede. Quello che diciamo di lui può benissimo applicarsi a noi. Natanaele è uno che cerca, legge la Bibbia, la studia con amore è ‘un vero Israelita in cui non c’è falsità’. Corre però il rischio di voler incasellare la grandezza di Dio e la sua opera negli schemi della religione: la Bibbia parla della Giudea per la venuta del Messia, cosa dunque può venire di buono da quel paese della Galilea che è Nazareth? La ricerca spesso è sollecitata da qualcuno (in questo caso Filippo), ma deve portare l’uomo a lasciare qualcosa (i propri schemi su Dio) per uscire e constatare di persona (“Vieni e vedi”). E’ indispensabile continuamente e lealmente verificare l’autenticità del nostro cercare. I “segni” (in questo caso Gesù rivela qualcosa di personale successo a Natanaele) favoriscono e sollecitano la ricerca. Ma i segni non sono mai conclusivi, essi stimolano e approfondiscono l’esigenza di un ulteriore ricercare. Non è detto che il ricercare e il trovare siano automatici. Ogni cammino ha momenti di crisi, di dubbi, smarrimenti, anche errori, ma chi cerca sul serio non si arrende. Cristo, quando lo trovi, è sempre diverso da come te lo aspettavi e una volta incontrato Lui non è finita la ricerca, anzi, il cammino si fa più arduo in quanto bisogna rivestirsi di Lui. Ma quando lo si incontra si scopre anche che Lui era partito prima di noi alla nostra ricerca, che Lui già ci conosceva, che Lui ha accompagnato i nostri passi, che, in fondo, la nostra ricerca è frutto della sua ricerca.

 

 

MERCOLEDI’ 25 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Ludovico; San Giuseppe Calasanzio; San Genesio.

Una scheggia di preghiera:  

 

MI ABBRACCI, SIGNORE, LA TUA MISERICORDIA.

 

Hanno detto: Non abbiate mai paura dell’ombra. E' li a significare che vicino, da qualche parte, c'è la luce che illumina. (Ruth E. Renkel)

Saggezza popolare: Servo d'altri si fa, chi dice il suo segreto a chi non lo sa.

Un aneddoto: Gli abitanti del pianeta avevano un grave problema da risolvere: quale fosse stata l’origine del loro mondo. Si accordarono di attribuirla al ‘Caso'.

Questi, sorrise in cuor suo. Era sempre e da tutti stato giudicato pazzo e inconcludente, ed adesso veniva esaltato come dio, creatore del cielo e della terra.

Dopo i solenni riconoscimenti, il Caso decise di governare veramente il mondo. Accadde il finimondo! Si vide allora per ‘Caso’ i pesci volare, la neve cadere d’estate, il sole apparire di notte. Gli abitanti del pianeta allora contestarono la sua presenza e la sua opera. E il ‘Caso' s’arrabbiò: Strano! — pensò —. Costoro mi chiamano, quando devono tappare un buco del loro cervello; non appena però mi metto in azione non mi apprezzano più. Sono veramente pazzi! E si offese. Così fece ritorno a Dio, per raccontargli l’accaduto. Dio non si stupì. Gli dispiacque soltanto che gli uomini avessero cercato di mettere al suo posto un personaggio così balordo. (D. Semplici)

Parola di Dio: 2Tes. 3,6-10.16-18; Sal. 127; Mt. 23,27-32

 

Vangelo Mt 23, 27-32

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo:"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!". Parola del Signore

 

"GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI IPOCRITI…”. (Mt. 23,27)

Quanta disumanità nei freddi osservanti della legge! Se c'è un Sacramento che è Sacramento dell'umanità, della comprensione, della vicinanza, della gioia del perdono ricevuto, è il Sacramento della Confessione o Riconciliazione. E, invece, come ce lo hanno ridotto! Molta gente oggi non si confessa più perché pensa sia solo una forma di ipocrisia o perché non ritiene valido dire le proprie cose ad un altro, "peccatore come me", o perché si sente giudicato e condannato dal confessore. E già, perché spesso, noi preti, abbiamo ridotto la Confessione o a una cosa talmente banale (io dico un elenco di cose, tu mi assolvi, io faccio la penitenza dicendo tre Ave Maria, e tutto ricomincia da capo) o facendola diventare un tribunale freddo e legalistico dove il giudice (che proprio perché tale non deve essere coinvolto) è un freddo amministratore di norme e un promulgatore di sentenze inappellabili. E la misericordia di Gesù, dove va a finire? La gioia del perdono ricevuto può venir fuori dal freddo e dal buio di quelle grate anonime? Il conforto, la crescita, avviene quando, mancando l'umanità, ci si può confrontare solo con aride norme e sentenze? Sì, l'esterno del bicchiere e del piatto sono formalmente puliti, ma tu non mangi sul bordo, e allora il marciume non l'hai tolto, l'hai solo spostato al centro, e te lo ritrovi in bocca, e per di più hai perso o hai fatto perdere l'occasione di incontrare la misericordia di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 26 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessandro; San Zefirino.

Una scheggia di preghiera:

 

NONOSTANTE TUTTO TU, SIGNORE TI FIDI DI ME.

 

Hanno detto: Una parola pronunciata con benevolenza genera confidenza. Un pensiero espresso con benevolenza genera profondità. Un favore accordato con benevolenza genera amore. (Lao Tseu)

Saggezza popolare: I vizi son come i puzzi, chi li ha non li sente. (prov. Toscano)

Un aneddoto: Un pagano andò dal severo rabbi Shammai e gli disse: - Sono pronto a convertirmi alla religione degli Ebrei, se mi riassumerai tutta la Legge nel breve tempo, in cui sarò capace di stare diritto su un solo piede. Shammai vide nella richiesta un insulto alla ricchezza della Parola divina, che comprende 365 precetti negativi, come i giorni dell’anno, e 248 precetti positivi, come pensavano allora le ossa del corpo umano; e decisamente respinse il presuntuoso allievo. Questi però non si perse d’animo e andò a bussare alla porta del mite rabbi Hillel. Il maestro lo stette ad ascoltare, lo fece drizzare su un piede solo e disse: - Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te! In questo comando è riassunto tutta la Legge dell’Alleanza. Il resto è solo spiegazione. E concluse: Ora puoi mettere giù il piede e camminare con Dio!

Parola di Dio: 1Cor. 1,1-9; Sal. 144; Mt. 24,42-51

 

Vangelo Mt 24, 42-51

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. Qual'é dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore

 

“QUAL'E’ DUNQUE IL SERVO FIDATO E PRUDENTE CHE IL PADRONE HA PREPOSTO AI SUOI DOMESTICI CON L’INCARICO DI DAR LORO IL CIBO AL TEMPO DOVUTO?” (Mt. 24,45)

Ogni discepolo riceve dal suo maestro una chiamata e una missione da compiere. E non è data per servire se stessi o per la propria promozione o realizzazione, ma per la crescita della comunità. Per questo Gesù parla di un compito di chi sorveglia i domestici per provvedere al loro mantenimento. Ciascuno è a suo modo responsabile degli altri fratelli e sorelle della casa. La vigilanza evangelica perciò non è semplicemente un’attesa vuota e neppure un’operosità rivolta solo a curare se stessi. La vigilanza di cui parla Gesù è la fedeltà attenta e operosa alla vocazione che il Signore ci ha affidato. Ed è questa la vera felicità del discepolo, la sua vera realizzazione, come dice appunto Gesù: “Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!”. Purtroppo facilmente prevale in noi l’egocentrismo che porta ad affannarci per noi stessi e le nostre cose, distraendoci dalla vocazione che il Signore ci ha affidato. Ma in tal modo nascono liti e incomprensioni, sopraffazioni e invidie. E ci autocondanniamo alla tristezza e all’insoddisfazione.

 

 

VENERDI’ 27 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Monica;San Cesario di Arles; San Giuseppe Calasanzio.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI NON ESSERE SEMPRE IN RITARDO.

 

Hanno detto: Quando il vostro spirito è ottuso, le piccole cose vi agitano facilmente. Fate del vostro spirito un oceano. (Thubten Yeshe)

Saggezza popolare: Una volta finita la cena, non si apprezza più il cucchiaio. (Prov. Turco)

Un aneddoto: Un poveraccio entrò nell’ufficio di un uomo ricco a chiedere la carità. L’uomo chiamò la sua segretaria e disse: “Vede questo disgraziato? Guardi le dita dei piedi che escono dalla scarpe sfondate, i pantaloni sdruciti e la giacca consunta. Sono sicuro che costui non si rade, non fa la doccia né consuma un pasto decente da giorni e giorni. Mi si spezza il cuore vedere uno così conciato perciò fatelo sparire di qui immediatamente!”.

Parola di Dio: 1Cor. 1,17-25; Sal. 32; Mt. 25,1-13

 

Vangelo Mt 25, 1-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge. Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né  l'ora". Parola del Signore

 

“E LA PORTA FU CHIUSA”. (Mt. 25,10)

Ricordo sempre con un certo sorriso la scena vista alla stazione di Genova, alcuni anni fa. Un treno in partenza per Roma aveva appena chiuso le porte e stava ormai muovendosi, quando una ragazza tutta scarpentata per la corsa arriva e si mette ad inseguire il treno sulla banchina gridando a piena voce: “Fermate il treno”. Naturalmente non ottenne nulla. Quanti treni passano nella nostra vita. Quante coincidenze, ma se perdi il passaggio, forse puoi ancora sperare in un prossimo treno (una volta, a Savona, per aspettare il prossimo treno, rimasi dalle 23 alle 7 del mattino) ma qualche volta il “prossimo treno” non c’è più: era l’ultimo e nella vita “sei rimasto a piedi”. E nella vita eterna?

 

 

SABATO 28 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino; Santa Adelina; Sant’Alfrico.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE DI TUTTI I TUOI DONI.

 

Hanno detto: Ciò che è valido, è semplice. (René Mey)

Saggezza popolare: Il povero che dà poco dà il suo cuore; il ricco che dà molto dà solo il suo denaro. (Prov. Turco)

Un aneddoto: “Padre – confessa un giorno santa Giovanna di Chantal a San Francesco di Sales, suo direttore spirituale – ho parlato duramente a una persona, ma l’ho fatto per sostenere i diritti della giustizia e per amor del vero” Il Santo sorrise: “Dunque, figliola. Siete stata più giusta che buona. Bisogna invece essere più buoni che giusti”.

Parola di Dio: 1Cor. 1,26-31; Sal. 32; Mt. 25,14-30

 

Vangelo Mt 25, 14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:"Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore

 

“PER PAURA ANDAI A NASCONDERE IL TUO TALENTO SOTTOTERRA: ECCO QUI IL TUO”. (Mt.25,25)

Qualche volta è difficile riconosce i propri talenti. Qualcuno fin da bambini ci ha visti come se fossimo dei geni, qualcun altro, magari per insegnarci l’umiltà, ci ha magari beffeggiato o sottovalutato e anche noi o per non impegnarci o per paure stentiamo a far emergere da noi quello che è buono e che è dono che il Signore ci ha fatto. Eppure dei doni li abbiamo tutti Ad esempio tu che sei malato non hai la possibilità di non far intristire gli altri con il tuo continuo parlare dei tuoi guai? Tu che sai sorridere perché non provi a donare il tuo sorriso a quella persona sempre così cupa, negativa in tutto? Tu che nella tua professionalità sai tante cose perché qualche volta non le metti a disposizione gratuita di chi ha difficoltà a poter accedere a certi servizi? Tu continui a pensare ai tuoi diritti lesi perché poi non cerchi di vivere con amore anche i tuoi doveri? Non nascondere e non nasconderti: è un’ offesa a Dio che ti ha dato tanto!

 

 

DOMENICA 29 AGOSTO: 22^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: Martirio di san Giovanni Battista; San Bononio di Lucedio.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI SERVIRE UMILMENTE.

 

Hanno detto: Non pregate di essere protetti dai pericoli, ma di poterli affrontare. (Rabindranath Tagore)

Saggezza popolare: Due labbra non riescono a tener ferma la lingua. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: Il giorno dopo l’elezione il direttore dell’ Osservatore Romano che aveva confidenza chiese a Giovanni XXII: “Santità, come è andata stanotte?” “Ieri sera, rispose il Papa, mi sono messo nelle mani di Dio e stanotte è stata serena. Però non ho dormito, tanto che ho avuto tempo di pensare al proverbio “dormire come un papa” e mi son detto che quel proverbio è sbagliato. Dormire… come? Con i passi della guardia vigilante davanti alla porta del neo papa? A un certo punto mi sono alzato e ho detto alla guardia: “Vada a riposarsi, così saremo in due a dormire”.

Parola di Dio: Sir. 3,19-21.30-31; Sal. 67; Eb. 12,18-19.22-24; Lc. 14, 1.7-14

 

Vangelo Lc 14, 1. 7-14

Dal vangelo secondo Luca

Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. Disse poi a colui che l'aveva invitato:“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Parola del Signore

 

“OSSERVANDO POI COME GLI INVITATI SCEGLIEVANO I PRIMI POSTI DISSE LORO UNA PARABOLA”. (Lc. 14,7)

Gesù è stato invitato al pranzo solenne del sabato a casa di un ricco e importante fariseo. Qui, con il suo occhio attento, nota una scena di vanità, di boria, di esibizione: tutti vogliono il primo posto; è un onore sedersi a fianco del personaggio più importante, e poi, certamente, vicino al capotavola ci sono i bocconi migliori. E’ la scena comune anche ai giorni nostri, dove spintoni, bustarelle, falsi sorrisi e tante altre vigliaccherie vengono spudoratamente messe in atto pur di ottenere gloria, pur di poter apparire in quella situazione, pur di essere fotografati a fianco del personaggio importante, pur di poter ottenere qualche vantaggio… Gesù con la sua parabola è come se ci dicesse: queste cose ad un pranzo, in una ditta, nella vita, fanno pena, ma badate che per quell’altro Banchetto, quello del Regno dei cieli, che adesso è qui sulla terra, è tutt’altra cosa, lì i titoli non sono: Architetto, Dottore, Monsignore, Eminenza o Eccellenza, i titoli sono invece Piccolezza, Servizio, Umiltà, Nascondimento…

 

 

LUNEDI’ 30 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gaudenzia; San Pietro di Trevi.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O DIO, HAI PRESO CASA PRESSO NOI.

 

Hanno detto: Non potete trovare il soprannaturale senza passare per la natura. (Arnaud Desjardins)

Saggezza popolare: Chi guarda il lavoro non si stanca. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: Un giorno una donna alquanto vanitosa chiese a Filippo Neri: “Padre Filippo è peccato andare con i tacchi alti?” “Guardatevi dagli scivoloni” rispose sornione il santo.

Parola di Dio: 1Cor. 2,1-5; Sal 118; Lc. 4,16-30

 

Vangelo Lc 4, 16-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!". Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro". All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

ENTRO’, SECONDO IL SUO SOLITO, DI SABATO, NELLA SINAGOGA. (Lc. 4,16)

C’è un luogo privilegiato dove Gesù inizia la sua predicazione e dove spesso lo troviamo ed è la sinagoga, la chiesa di allora, ora il Tempio, il maggior punto di riferimento della religione ebraica. Gesù dunque è un pio Ebreo, un osservante formalista, un religioso ritualista? Niente di tutto questo, infatti Gesù prenderà le distanze da tutte le esagerazioni religiose (pensate alle sue parole sferzanti contro l’ipocrisia dei farisei, contro le preghiere ostentate, contro coloro che si riempiono la bocca di parola di Dio e poi "non muovono un dito per spostare un peso" a chi è in difficoltà), però Gesù ha un sommo rispetto di ciò che la sinagoga e il tempio rappresentano nella storia della salvezza del suo popolo. Dio è intervenuto lungo la Storia della salvezza, e lungo tutti questi anni le parole che Dio ha detto, attraverso i fatti concreti e attraverso i suoi profeti e ministri si sono solidificate anche in libri. E’ nata così la Bibbia che viene letta e pregata e continuamente arricchita dalla preghiera e dalla riflessione proprio nelle sinagoghe, dove i bambini vanno a scuola su quel Libro, dove gli adulti si recano per celebrare il Sabato, il giorno del Signore, dove la Parola di Dio è rispettata, amata, letta, commentata, applicata alla vita. Dio lo puoi incontrare ovunque, ma la chiesa (quella di mattoni) deve diventare un punto di riferimento importante anche per noi: prima di tutto è il luogo della presenza Eucaristica ,poi il luogo della nostra crescita attorno alla sua parola, è e deve diventare il luogo della fraternità, il punto di partenza della carità e del servizio.

 

 

MARTEDI’ 31 AGOSTO

Tra i santi ricordati oggi: San Raimondo; San Domenico del Val.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: Il vangelo insegna che l’uomo cambia la sua vita, la sua mentalità, si converte al bene non perché viene sgridato, rimproverato, punito, ma perché si scopre amato nonostante sia peccatore. (M. I. Rupnik )

Saggezza popolare: L'invidia vorrebbe essere sola in paradiso. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: Un guru era così stupito del progresso spirituale del suo discepolo che, giudicandolo ormai non più bisognoso di una guida, lo lasciò da solo in una piccola capanna in riva al fiume. Ogni mattina, dopo le abluzioni, il discepolo appendeva il perizoma ad asciugare all’aperto. Era l’unica cosa che possedeva! Un giorno ebbe la triste sorpresa di trovarlo ridotto a brandelli dai topi e così dovette elemosinarne un altro dagli abitanti del villaggio. Quando i topi ebbero rosicchiato anche questo egli si procurò un gattino. Ora non aveva più da preoccuparsi dei topi, ma, oltre al suo cibo, doveva elemosinare anche un po’ di latte. “Troppa fatica chiedere l’elemosina” pensò, “e troppo disturbo per la gente del villaggio. Terrò una mucca”. Quando ebbe la mucca dovette cercare il foraggio. “E’ più facile coltivare la terra attorno alla capanna”, pensò. Ma anche così aveva dei problemi, perché gli restava poco tempo per meditare. Allora assunse dei contadini che arassero la terra per lui. E poiché sorvegliare costoro era un compito gravoso, si sposò in modo da vere una moglie che dividesse il lavoro con lui. Naturalmente non passò molto tempo che Egli divenne uno degli uomini più ricchi del villaggio. Qualche anno più tardi il suo guru capitò per caso da quelle parti e fu sorpreso di vedere un palazzo residenziale dove un tempo sorgeva la capanna, Chiese ad uno dei servi: “Non è qui che viveva un mio discepolo?”. Prima che quello rispondesse uscì fuori il discepolo in persona. “Che cosa significa tutto questo, figlio mio?”, chiese il guru. “Lei non ci crederà, signore”, rispose l’uomo “ma non c’era altro modo per conservare il mio perizoma”.

Parola di Dio: 1Cor. 2,10-16; Sal. 144; Lc. 4,31-37

 

Vangelo Lc 4, 31-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: "Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione. Parola del Signore

 

GESU’ INTIMO' AL DEMONIO: “TACI ED ESCI DA COSTUI!”. (Lc. 4,35)

Oggi si va agli eccessi opposti. C’è chi davanti alla credenza del demonio dice: ‘‘Roba da Medioevo’’ e chi invece vede diavoli, demoni, fatture per ogni dove. Quante volte mi son sentito dire: “Padre, mi dia una benedizione, mi faccia un esorcismo perché ho il malocchio”. Io credo all’esistenza del male. Lo vedo tutti i giorni in me e nel mondo, ma credo anche al bene, a Gesù Cristo vincitore di ogni male. La potenza e l’autorità di Gesù caccia il male. Egli vuole liberare la persona umana. Ora ognuno di noi deve continuare l’opera liberatrice di Cristo, non tanto attraverso rituali pseudomagici e superstiziosi, quanto come impegno evangelico a favore dell’uomo. I veri gesti di liberazione che noi dobbiamo e possiamo fare sono allora la lotta contro la tirannia dell’ingiustizia e del fatalismo, della disperazione e dell’indifferenza, dell’avere e spendere, dell’accaparrare e consumare, della superbia e del sesso, della mancanza di solidarietà, dell’egoismo e della superficialità, in parole povere è aiutare l’uomo a trovare in Dio il senso della vita e della dignità umana.

     
     
 

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