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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

LUGLIO 2010

 

GIOVEDI’ 1 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Ester, regina; San Nicasio Burgio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI, PUOI GUARIRMI!

 

Hanno detto: Questo è il grande segreto: avere Dio sempre presente. Vivere l’unione con Cristo in maniera abituale, continua, cuore a cuore, affetto ad affetto. (Beato Antonio Rosmini)

Saggezza popolare: Se resti paziente nel momento dell’ira, eviterai cento giorni di tristezza. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: L’anno 1861 Don Bosco predicò gli Esercizi Spirituali ai giovani seminaristi di Bergamo. “Tra quei giovani c’ero anch’io”, raccontò più tardi il padre Scaini, gesuita. “Mi ricordo che in una delle prediche Don Bosco disse pressappoco così: “In una certa occasione potei domandare alla Madonna la grazia di avere con me in Paradiso molte migliaia di ragazzi (mi sembra che dicesse anche il numero delle migliaia, ma non me lo ricordo); la Madonna accettò e me lo promise. Se anche voi desiderate di appartenere a quel numero, sono felice di iscrivervi, a questa condizione però: dovete prendere la buona abitudine di recitare ogni giorno, per tutta il tempo della vostra vita, un’Ave Maria”. Non so degli altri miei compagni, ma io da quel giorno presi subito l’abitudine di dire quell’Ave Maria. Passarono gli anni. Un giorno, trovatomi a Torino, andai a visitare Don Bosco e gli chiesi: “Se mi permette, vorrei domandarle schiarimenti sopra una cosa che mi sta molta a cuore. Si ricorda quando venne nel seminario di Bergamo a predicare gli Esercizi a noi ragazzi?”. “Sì, mi ricordo“. “Si ricorda che ci parlò di una grazia domandata alla Madonna e condizionata da un’abitudine?” e gli citai le sue parole. “Sì, mi ricordo”. “Bene: io quell’abitudine l’ho presa e l’ho sempre mantenuta; la reciterò sempre quell’Ave Maria. Ma lei ci ha parlato di migliaia di ragazzi; io ormai sono fuori di questa categoria e quindi temo di non appartenere più al numero fortunato “. Don Bosco mi guardò, sorrise e poi con grande sicurezza mi rispose: “Continui quella buona abitudine, continui a recitare quell’Ave Maria e ci troveremo insieme in Paradiso” .

Parola di Dio: Am. 7,10-17; Sal. 18; Mt. 9,1-8

 

Vangelo Mt 9, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore

 

“GLI PORTARONO UN PARALITICO STESO SU UN LETTO”. (Mt. 9,2)

Quando succede qualche malattia invalidante, di solito si tende o a farsi diventare centro del mondo, quasi fossimo gli unici cui è successo quello, oppure a nascondersi, a non farsi vedere, a sparire, a piangere su stessi. Lo stesso può succedere quando si commette un peccato o quasi ce ne facciamo un vanto o ci pieghiamo su noi stessi quasi ritenendoci indegni di Dio e del consesso degli uomini. Questo paralitico non sbandiera la propria malattia ma neanche la nasconde. Il suo scopo è quello di guarire. I suoi amici veri non lo portano in giro per farlo vedere ma non lo tengono nascosto perché vogliono portarlo da Gesù convinti che Lui solo può guarirlo interamente. Quando ci accorgiamo del nostro peccato (ed è già un passo importante) è inutile piangerci addosso, dirci della gravità del male da cui ci lasciamo lasciati colpire, dubitare della misericordia di Dio… Vogliamo guarire? Bisogna andare da Gesù, seguire la strada che Lui ci ha indicata. La guarigione per quel paralitico è cominciata quando lui e i suoi amici portatori sono partiti alla cerca di Gesù. Il perdono di Dio arriva quando ti alzi da te stesso per andare da Lui. Se poi, per ottenere la guarigione piena, devi anche passare attraverso la confessione sacramentale dal sacerdote, sarà questa piccola fatica umana ad impedirti di ottenere la salvezza piena?

 

 

VENERDI’ 2 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottone, vescovo; San Bernardino Realino, sacerdote.

Una scheggia di preghiera:

 

HA SETE DI TE, SIGNORE, L’ANIMA MIA.

 

Hanno detto: Sento di avere il Paradiso sulla terra, poiché il Paradiso è Dio e Dio è nella mia anima (Beata Elisabetta della Trinità)

Saggezza popolare: Gli occhi, attraverso le lacrime, vedono bene il Paradiso. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 2 luglio 1778 muore il letterato e filosofo Jean Jacques Rousseau.

Un giorno si presentò a Rousseau una ragazza che gli chiese come una donna avrebbe potuto rendere felice un uomo. Rousseau prese un foglio e vi scrisse questa formula: “Bellezza: zero; inclinazione alla vita domestica: zero; educazione, cultura, ricchezze: zero; bontà di cuore: uno.” La giovane donna lesse e non poté nascondere la propria sorpresa: “Ma dite sul serio?” – esclamò. “Certamente – rispose il filosofo – Se una ragazza non ha altro che il buon cuore, essa vale 1; se poi oltre a ciò è graziosa e ricca vale 1 più 0 cioè 10; se poi aggiunge altre doti il suo valore sale fino a cento o a mille. Ma senza le qualità di cuore, tutte le altre sono prive di qualsiasi importanza”.

Parola di Dio: Am. 8,4-6.9-12; Sal. 118; Mt. 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI”. (Mt. 9,13)

Le religioni mirano a costituire dei “giusti”. Tutti coloro che osservano scrupolosamente le norme della religione diventano “giusti”. Sono secondo verità (la verità della religione), sostengono le forme della religione e a loro volta fanno proseliti “giusti e veri”. E non ci si accorge che questo spesso è un costruire sul nulla perché si perdono le ragioni del credere e si acquista una giustizia solo formale. Sembra assurdo ma Gesù non cerca i giusti. Essi infatti pensano di essersi già salvati con la loro giustizia e non sentono un bisogno di conversione. Gesù cerca ogni uomo che senta il desiderio di Dio e che sia consapevole di non poterlo raggiungere da solo. Un pio signore, di solito molto contento del suo cammino spirituale un giorno venne a confessarsi dicendomi: “Sto attraversando un momento molto brutto, non riesco più a pregare come si deve, stento a contenere l’ira, ho pretese inaudite con i miei, non riesco più ad accettare i miei figli, è riscoppiata in me una sensualità di cui mi vergogno… Dio di certo mi ha abbandonato!” Mi sentii di dirgli “Rasserenati, è il momento giusto, Dio non solo non ti ha abbandonato, ma ti sta cercando. Ora che non ti senti più giusto da solo ti accorgi di aver bisogno di Lui e Lui è alla porta di casa tua come c’è sempre stato, solo che prima non poteva entrare perché tu occupavi tutto il posto”.

 

 

SABATO 3 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso apostolo; Sant’Eliodoro, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO!

 

Hanno detto: Il coraggio più difficile, e ai deboli specialmente più necessario, è il coraggio di soffrire. (Niccolò Tommaseo)

Saggezza popolare: Non potrai evitare che le preoccupazioni e l’inquietudine volteggino sul tuo capo. Però puoi impedire che si annidino nei tuoi capelli. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Una giovane scimmia, saltando di ramo in ramo, vide un nido pieno di uccellini novelli. Tutta contenta, s’avvicinò per prenderli; ma quelli fuggirono tutti, eccetto il più piccolo. La scimmietta lo prese e se lo portò via con sé. Le piaceva tanto, perciò continuava a baciarlo, ed accarezzarlo, stringendoselo forte, forte, al petto, come se fosse sua madre e ancora di più. Mamma scimmia guardava la sua figliola senza dir niente. E la scimmietta, piena di gioia, gridava per la foresta: Com’è carino! Gli voglio tanto, ma tanto bene: un bene da morire! E lo baciava e ribaciava e se lo stringeva forte, forte... tanto che lo soffocò! Ora l’uccellino è ancora tra le sue mani, ma senza vita. Questa favola è detta per quelli che ‘coccolano’ troppo i propri figli. (Leonardo da Vinci)

Parola di Dio nella festa di san Tommaso: Ef. 2,19-22; Sal. 116; Gv. 20,24-29

 

Vangelo Gv 20, 24-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". Parola del Signore

 

“METTI QUA IL TUO DITO E GUARDA LE MIE MANI; STENDI LA TUA MANO E METTILA NEL COSTATO; E NON ESSERE PIU’ INCREDULO, MA CREDENTE!” (Gv. 20,27)

Celebriamo oggi la festa di San Tommaso apostolo. Lo incontriamo tra gli Apostoli, senza nulla sapere della sua storia precedente. Il suo nome, in aramaico, significa “gemello”. Ci sono ignoti luogo di nascita e mestiere. In Gv. 11 sentiamo subito la sua voce, non proprio entusiasta. Gesù ha lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: "Andiamo anche noi a morire con lui". E’ sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche brontolando. Per Tommaso credere non  è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, e in questo ci è gemello, ci somiglia. Eccolo all’ultima Cena (Gv 14), stavolta come interrogante un po’ disorientato. Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a preparare per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo: "E del luogo dove io vado voi conoscete la via". Obietta subito Tommaso, candido e confuso: "Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?". Scolaro un po’ duro di testa, ma sempre schietto, quando non capisce una cosa lo dice. E Gesù riassume per lui tutto l’insegnamento: "Io sono la via, la verità e la vita". Ora arriviamo alla sua uscita più clamorosa, che gli resterà appiccicata per sempre, e troppo severamente. Gv,20: Gesù è risorto; è apparso ai discepoli, tra i quali non c’era Tommaso. E lui, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, esige di toccare con mano. E’ a loro che parla, non a Gesù. E Gesù viene, otto giorni dopo, lo invita a “controllare”... Ed ecco che Tommaso, il pignolo, vola fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno finora aveva mai fatto. E quasi gli suggerisce quella promessa per tutti, in tutti i tempi: "Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno". Le poche notizie che abbiamo degli apostoli però ce li caratterizzano e ognuno di loro ha qualcosa da insegnarci sul come stare con Gesù. Tommaso, ad esempio, ci insegna quanto sia bello essere “gemelli di Gesù”.

 

 

DOMENICA 4 LUGLIO: 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Portogallo; Sant’Alberto Quadrelli, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, CUORE MITE ED ANIMO PURO.

 

Hanno detto: La saggezza non è un prodotto dell'istruzione, ma del tentativo di acquisirla che dura tutta la vita. (Einstein)

Saggezza popolare: Il frutto maturo cade da solo, ma non cade nella nostra bocca (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Molti anni or sono, viveva nell’Impero orientale un re che amava il suo popolo. Per conoscerlo meglio, aveva l’abitudine di mescolarsi ad esso nei più disparati travestimenti. Un giorno si recò come un mendicante in piazza, prese posto in un angolo e fece la conoscenza con lo spazzino. Ogni giorno tornava a sederglisi accanto, ne condivideva i pasti e parlava a lungo con lui, tanto che il poveraccio si affezionò allo sconosciuto. Finché un giorno l’imperatore gli rivelò la sua vera identità e gli chiese di scegliere un dono per suo ricordo. L’uomo lo guardò sbalordito, poi disse: - Voi avete lasciato il vostro sontuoso palazzo per venire qui ogni giorno a condividere la mia dura vita e la mia miseria. Ad altri avreste potuto fare ricchi doni, ma a me avete dato tutto voi stesso. Vi chiedo perciò soltanto una cosa: di non privarmi mai della vostra amicizia.

Parola di Dio: Is. 66,10-14; Sal. 65; Gal. 6,14-18; Lc. 10,1-12.17-20

 

Vangelo Lc 10, 1-12. 17-20

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli disse: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Parola del Signore

 

"ECCO IO VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO A LUPI". (Lc.10,3)

Quando da piccolo mi preparavo alla cresima mi dicevano che dovevo diventare un buon soldato di Gesù. E a me, figlio di carabiniere,  esaltava il fatto di pensare di poter combattere per Gesù come il più puro degli eroi salgariani. Ma rileggendo il vangelo scopro quanto sia strana “l’armata di Cristo”: quale condottiero agirebbe così con i suoi soldati? Dà loro consapevolezza di andare "come agnelli tra i lupi" e nel contempo dice loro di non portare nulla, soprattutto armi. Il soldato di Cristo è armato solo della sua esperienza di gioia di aver incontrato Dio ed aver fatto sua la certezza che "solo Dio basta e salva". Ecco perché il soldato di Cristo è nudo, povero e disarmato. Le sue armi e la sua forza sono altrove non nelle capacità dell'uomo ma nell'abbraccio di Dio. Proprio così e solo così il soldato di Dio combatte e guarisce. Lascia a Dio il potere. Si fa plasmare dalla provvidenza. Si piega alla paternità di Dio. Conta su Dio e non sulle sue forze. Ecco i tipi dei soldati che piacciono a Gesù: non hanno sapienza del mondo ma la forza di Dio è con loro. Non portano ricchezze ma il bene inestimabile della Parola. Non dispensano benessere ma rendono saldo il cuore contro la paura. Non danno privilegi ma rendono le catene anelli e segno per amare di più. Non portano se stessi ma soprattutto colui che è morto e risorto. Non sconfiggono la morte e il dolore ma portano la speranza certa della vicinanza del Regno di Dio.

 

 

LUNEDI’ 5 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Zaccaria; Santa Zoe.

Una scheggia di preghiera

 

SIGNORE, TU PUOI TUTTO.

 

Hanno detto: Non vi è un cammino verso la pace; la pace è il cammino. (Mahatma Gandhi)

Saggezza popolare: Maledici un uomo e vi saranno due tombe. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 5 luglio 1951 Giorgio La Pira, esponente politico della Democrazia Cristiana, viene eletto sindaco di Firenze. Era un uomo di fede profonda e anche di umorismo tenace. Quando era sindaco di Firenze, il ragioniere capo del comune un giorno andò da lui, preoccupatissimo per i buchi nel bilancio. La Pira lo ascoltò fino in fondo poi lo tranquillizzò dicendo: “Che cosa dice il Padre Nostro? Rimetti a noi i nostri debiti. Quindi senza debiti non si può vivere e nemmeno pregare. Tutto il Cristianesimo si basa sui debiti. Si ricordi: molti debiti, molta santità”.

Parola di Dio: Os. 2,16-18.21-22; Sal. 144; Mt. 9,18-26

 

Vangelo Mt 9, 18-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: "Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“MIA FIGLIA E’ MORTA PROPRIO ORA”. (Mt. 9,18)

La pagina evidenzia dunque la realtà di due grandi forze: la forza della fede e la potenza di Gesù che sconfigge la morte e ridona la vita. La fede di quel padre in Gesù è totale, si prostra davanti a lui e lo supplica: “Mia figlia è morta or ora; ma vieni, poni la tua mano su di essa e vivrà”. Molto probabilmente conosce bene Gesù per averlo visto frequentare la sinagoga e magari lo ha anche invitato qualche volta a prendere la parola. Senza dubbio conosce la bontà e la misericordia di questo profeta. E’ comunque l’unica speranza rimastagli per riavere la figlia. Come non vedere in lui lo strazio di tanti genitori di fronte alla morte dei propri figli? Nella sua preghiera ci sono tante preghiere disperate per la perdita prematura di coloro che ci sono più cari. In questo uomo, c’è però una fede forte: crede che Gesù possa tutto. E’ la fede che il Signore ci insegna quando afferma: nulla è impossibile a Dio. La restituzione alla vita di questa piccola bambina è solo l’anticipazione della Pasqua e della definitiva vittoria del Signore sulla morte. Affidiamo con fede al Signore coloro che perdono la vita ancora bambini e giovani. Impariamo dal Vangelo ad accompagnare chi subisce i dolori della morte dei propri cari perché cresca la fede consolante nella Resurrezione.

 

 

MARTEDI’ 6 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Goretti; Santa Domenica, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LA NOSTRA LINGUA PROCLAMI LA TUA LODE.

 

Hanno detto: L’esempio è una lezione che tutti gli uomini sanno leggere. (Morris West)

Saggezza popolare: Colui che fa il male e teme di farlo sapere ha ancora un seme di bene nel suo male; colui che fa il bene ed è ansioso di farlo sapere ha ancora una radice di male nel suo bene. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: C’era una volta un uomo ormai vecchio, barba e capelli bianchi, pelle scura e secca. Era un uomo solo. Nella vita era sempre stato solo, non aveva avuto mai amici, non aveva avuto mai regali e d’altra parte nemmeno lui aveva mai fatto un regalo ad alcuno. Era un uomo chiuso, non apriva l’uscio di casa a nessuno. Invecchiando teneva chiuse anche le finestre, di notte e di giorno. Un giorno alcuni ragazzi incuriositi andarono a bussare alla sua porta : Toc –toc - toc, ma l’uscio non si aprì e l’uomo non si affacciò. La favola racconta che anche il vento che soffia dovunque si era incuriosito di quest’uomo. Il vento disse ai ragazzi: Mi ci provo io a fargli aprire almeno le finestre. Il vento ce la mise tutta soffiando a più non posso, sbatacchiando le tegole di quella casa, che volarono via come piume. Ma l’uomo solitario non si fece vedere. “Forse è già morto” dissero i ragazzi. Uno di loro propose: proviamo a tirargli i sassi nei vetri... E così fecero. Ma quell’uomo non si fece vivo. A tutta questa scena aveva assistito anche il sole, era un sole che rideva... Proprio lui, il sole, disse: “Vi fo vedere io come si fa a fargli aprire le finestre”.  Il sole sfolgorò raggi di luce e di calore sempre più intensi, sempre più forti. Alla fine successe il miracolo: quell’uomo, dal gran caldo spalancò le finestre, spalancò l’uscio e scese per strada a cercare acqua fresca e ombra. In strada trovò quei ragazzi e sorrise loro. Disse il sole: per far aprire ci vuole non la tempesta del vento, non i sassi che spaccano. Ci vuole il caldo del sole. Ragazzi io vi dico: per far aprire il cuore alla gente ci vogliono l’amore, il caldo e la luce dell’amore.

Parola di Dio: Os. 8,4-7.11-13; Sal. 113; Mt. 9,32-38

 

Vangelo Mt 9, 32-38

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!". Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni". Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!". Parola del  Signore

 

“PRESENTARONO A GESU’ UN MUTO INDEMONIATO”… “VEDENDO LE FOLLE NE SENTI’ COMPASSIONE”. (Mt. 9,32.36)

Gesù ridona ad un uomo muto la parola. Davvero è il compassionevole, che sa commuoversi sulle folle di questo mondo, Colui che pensa anzitutto a loro e non ai propri interessi personali. In realtà le nostre città sono piene di uomini e donne mute perché non sanno con chi parlare, non sanno a chi rivolgersi. Basta pensare ai tanti anziani che vivono sempre più soli man mano che la vecchiaia avanza. Si è muti e sordi anche quando non si ha nessuno che ci ponga delle domande, qualcuno da cui farsi ridare la parola, come Gesù fece con quell’uomo del Vangelo. Accorrevano da ogni parte per chiedergli aiuto e Gesù non voleva mandare indietro nessuno senza averlo ascoltato, aiutato e confortato. Ma il numero di coloro che si recavano da lui era ormai così grande da non riuscire più ad ascoltarli e ad aiutarli tutti. Per questo Gesù dice: "la messe è molta, ma gli operai sono pochi!" Per Gesù non c'è anzitutto il rapporto con la massa, con le folle, che pure vediamo di frequente nei Vangeli; quel che conta, e quel che davvero serve, è il rapporto personale, il contatto tra persona e persona. E invita a pregare perché cresca il numero degli operai. La compassione è la via della missione.

 

 

MERCOLEDI’ 7 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apollonio, vescovo; San Firmino il vecchio, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GUIDA E ILLUMINA TUTTI I TUOI MINISTRI.

 

Hanno detto: La felicità sopraggiunge quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia tra loro. (Mahatma Ghandi)

Saggezza popolare: Chi guarda il cielo nel pozzo ne vede soltanto un pezzo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto:  Don Bosco fin da fanciullo carezzò un grande sogno: diventare prete. “A Castelnuovo — scrisse più tardi nelle sue memorie — io da ragazzo vedevo parecchi buoni preti che lavoravano nel sacro ministero, ma non potevo contrarre con loro alcuna familiarità...” Se ne sfogava spesso con la mamma: “Se io fossi prete, non farei così. Mi avvicinerei ai ragazzi, li riunirei, li amerei e mi farei amare...”. “Che ci passiamo fare, Giovanni?”, gli ribatteva la mamma. “Pensa che i preti di Castelnuovo hanno tante altre cose da fare. Vorresti che perdessero tempo anche con i ragazzi?” “E Gesù lo perdeva forse con i fanciulli che si raccoglievano attorno a lui? Se un giorno sarò prete, i ragazzi non mi vedranno mai passare così, accanto a loro, ma sarò sempre il primo a rivolgergli la parola”. Nell’agosto del 1831, Giovanni ebbe un sogno che gli riaccese tutti i suoi ideali. Raccontò: “Vidi venire una grande Signora che pascolava un gregge numeroso. Mi chiamò per nome e mi disse: Vedi questo gregge, Giovannino? Io te lo affido”. “Ma come farò, Signora, ad allevare tante pecore e tanti agnelli? Non ho un pascolo dove possa condurli”. “Non temere, Giovanni. Io ti aiuterò”. Detto questa, scomparve.

Parola di Dio: Os. 10,1-3.7-8; Sal. 104; Mt. 10,1-7

 

Vangelo Mt 10, 1-7

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino". Parola del Signore

 

“I NOMI DEI DODICI APOSTOLI SONO… (Mt. 10,2)

Dalla compassione per le folle, stanche e sfinite, nasce la chiamata dei dodici e la consegna della missione evangelica. Gesù ne sceglie dodici, tanti quante le tribù di Israele: nessuno deve restare privo dell’annuncio del Vangelo. L’evangelista riporta i nomi dei dodici apostoli. C'è di tutto tra loro. Ci sono nomi greci accanto a nomi giudaici; uomini provenienti dal nord e altri dal sud; semplici pescatori assieme a membri del partito rivoluzionario degli zeloti, seguaci del Battista e pubblicani. E’ un gruppo eterogeneo nel quale l'origine territoriale e la militanza ideologica passano in secondo ordine. Quel che conta è l'adesione a Gesù e l'obbedienza alla sua Parola; queste due dimensioni costituiscono la loro nuova identità. Non sono più riconosciuti e additati come il pubblicano, lo zelota, il pescatore, bensì come quelli che stanno con il Nazareno. Tutti, come accade con Simone, ricevono un nuovo nome, ossia una nuova missione e un nuovo potere. Non sono più come prima dell’incontro con Gesù, identificati dal loro lavoro. Da quel momento sono testimoni del Vangelo, di un sogno universale che non è il loro ma di Dio, e ricevono il potere di cambiare i cuori, di sconfiggere il male, di raccogliere i deboli, di amare i disperati, di affrettare il regno di Dio. E’ un potere reale, una vera forza di cambiamento, che non viene dal denaro, dalle borse, dalle tuniche, o dalle cose della terra: è il potere dell’amore senza limiti che viene dall’alto e che Gesù testimonia per primo. Questa prima missione evangelica è segno per noi. Anche la nostra generazione è chiamata ad incamminarsi vivendo alla lettera questa pagina.

 

 

GIOVEDI’ 8 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Papa; Sant’Abbondio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA LUCE, SIGNORE, RISPLENDA IN NOI.

 

Hanno detto: È meglio aver amato, e perso che non aver mai amato. (Alfred Tennyson)

Saggezza popolare: Parla poco. Le parole sono come perle preziose il cui valore aumenta in proporzione della rarità. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una volta il maestro smascherò i suoi discepoli con questo strattagemma. Diede ad ognuno di essi un foglio di carta e chiese loro di scrivervi la lunghezza della sala in cui si trovavano. Quasi tutti scrissero una cifra come cinquanta piedi, due o tre aggiunsero un “circa”. Il maestro disse: “Nessuno ha dato la risposta giusta”. “Qual è la risposta giusta?”, domandarono. “La risposta giusta è: Non lo so”, rispose il maestro.

Parola di Dio: Os. 11,1-4.8-9; Sal. 79; Mt. 10,7-15

 

Vangelo Mt 10, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città". Parola del Signore

 

“ANDATE, PREDICATE CHE IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO…” (Mt. 10,7)

Come dicevamo ieri Gesù non solo manda i dodici, ma con essi manda anche noi a portare quella gioia che dovremmo avere nel cuore per aver incontrato Lui.  Chiamati ogni giorno sulle strade della nostra vita ad  essere quel che siamo perché già guidati e santificati dallo Spirito Santo che ispira, guida e compie in noi le opere di vita eterna che ogni uomo attende, che tutti hanno diritto di vedere, per credere, per essere salvati. Nessun piano preventivo, nessun programma se non quello di essere docili alla volontà di Dio, alla Sua Grazia. Ad essa attingere ogni istante, come Maria ai piedi di Gesù, ascoltare la Sua Parola sussurrata tra le pieghe della vita. Anche oggi siamo dunque inviati ad accendere il mondo. Essendo quel che siamo, deboli, infarciti di difetti, peccatori. Amati. Gratuitamente. Istante dopo istante. Al lavoro, in famiglia, nella malattia, nella sofferenza o nella gioia; l’amore del quale siamo amati è la nostra manna, che non imputridisce. Non portiamo due tuniche, non possiamo prendere e assicurarci il futuro. Ogni giorno dobbiamo uscire e attingere il Suo amore, nell’ascolto della Parola e nei sacramenti. Precari ma pieni di speranza. Ogni giorno sul treno della vita fin dove il Signore ci condurrà. La pace, il dono messianico, l’aria del Cielo, nessuno potrà togliercela. Essa è con noi per sempre.

 

 

VENERDI’ 9  LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Vittoria; Santa Veronica Giuliani.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA PROVA, NON ABBANDONARCI, SIGNORE.

 

Hanno detto: La felicità non va ricercata nel cielo sempre sereno, ma nelle piccole cose con le quali costruiamo la vita. (Carmen Sylva)

Saggezza popolare: Chi ti racconta i fatti degli altri e i propri, domani andrà a raccontare i tuoi agli altri. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giovane domandò a un vecchio contadino come avesse fatto ad accumulare tanta ricchezza. “E’ una storia lunga”, disse il vecchio. “Sediamoci, e mentre ti racconto la mia vita di stenti, possiamo anche spegnere la lampada”. Il giovane si alzò e disse: “Non è necessario continuare. Ho capito tutto.” Sono le nostre piccole manie che ci tradiscono. Davvero la grandezza di un uomo si misura dalla sua azione più sciocca.

Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal. 50; Mt. 10,16-23

 

Vangelo Mt 10, 16-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“SARETE ODIATI DA TUTTI A CAUSA DEL MIO NOME”. (Mt. 10,22)

Il cammino dell’apostolo non è una marcia trionfale. Come è successo a Gesù succederà anche al suo testimone. La parola di Dio che siamo chiamati a testimoniare ha una forza talmente destabilizzante che il mondo non può sopportarla: lo scuote troppo, gli toglie quella falsa tranquillità in cui preferisce rifugiarsi.  Pur nell’umiltà e nella semplicità di “colombe”, i cristiani si oppongono, con le loro parole e la loro condotta, al mondo egoista e lo smascherano. Da qui nasce la persecuzione e la sofferenza, il tentativo di eliminare i veri testimoni della fede. Per noi si tratta di imparare dal Vangelo a distinguere quando non sia più possibile arrivare a compromessi  con un mondo che intende soffocare la Parola di Dio mettendo a tacere chi la testimonia. Davanti a certe ingiustizie, allo scandalo della sofferenza del più debole, all’eliminazione della vita, alle ferite di un mondo sempre più diviso tra tanti poveri e pochi ricchi, il discepolo, anche sapendo di andare incontro ad opposizioni, non può tacere e non annunciare con la vita che è figlio di Dio e non di questo mondo. In questa difficile impresa siamo incoraggiati e consolati dalle parole di Gesù nel Vangelo di oggi: “chi persevererà sino alla fine sarà salvato”.

 

 

SABATO 10 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Anatolia, Vittoria e Audace, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

COME BIMBO MI RIFUGIO ALL’OMBRA DELLE TUE ALI, SIGNORE.

 

Hanno detto: L'uomo veramente grande è colui che fa sentire grande ogni altro uomo.(G. K. Chesterton)

Saggezza popolare:

Moltiplica le goccioline d'acqua, accumula i granelli di sabbia, e avrai formato il mare, il deserto, o un pantano. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un Mandarino, avendo saputo di un grande Saggio che tutti stimavano, lo convocò e gli chiese un consiglio per la prosperità della propria famiglia, da tramandare di generazione in generazione. Il Saggio domandò un foglio di carta e a grandi caratteri vi scrisse: “Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote”. Il  Mandarino si irritò: “Uccello del malaugurio! Non ti avevo forse io chiesto qualcosa per la felicità della mia famiglia? Che razza di scherzo è questo?”. Il  vecchio rispose: “In realtà, miglior augurio non ti potrei fare. Saresti contento se tuo figlio morisse prima di te? E tuo nipote prima di tuo figlio? Se la tua famiglia, di generazione in generazione, muore nell’ordine che ho detto, sarà il corso naturale della vita. Forse che c’è bene maggiore?”.

Parola di Dio: Is. 6,1-8; Sal. 92; Mt. 10,24-33

 

Vangelo Mt 10, 24-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli". Parola del Signore

 

"NON ABBIATE PAURA DI QUELLI CHE UCCIDONO IL CORPO, MA NON HANNO POTERE DI UCCIDERE L'ANIMA". (Mt. 10,28).

L'evangelista Matteo, mentre riportava queste parole di Gesù, aveva probabilmente davanti agli occhi l'esperienza della sua comunità sottoposta a forti contestazioni. E voleva rassicurarla. Il Signore non abbandona i suoi discepoli. Anzi, chiunque spende la sua vita per il Vangelo riceve le consolazioni del Signore, soprattutto se deve affrontare difficoltà e prove. Ma cosa vuol dire per noi questa esortazione evangelica a non aver paura e a non temere gli uomini, dal momento che almeno noi, qui, non viviamo in un tempo di persecuzione? Forse però è proprio qui il problema. E' vero che i cristiani non sono uccisi – sebbene non mancano i martiri anche oggi – ma è facile che vengano indeboliti nel cuore; è facile cioè che non abbiano l’audacia e il coraggio di credere al Vangelo come forza di cambiamento e di salvezza. Un cristianesimo rinunciatario, che non sa sperare per un mondo di pace, è, appunto svilito nella sua forza. Talora è facile pensare che il Vangelo ci chieda una vita in ribasso, fatta solo di rinunzie, senza un reale interesse per noi, e alla fine inefficace per la società. Tutt'altro. Il discepolo che segue la via del Vangelo non si perde, Dio lo sostiene: "Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono contati; non  abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!". Questa attenzione amorevole del Signore diviene anche compagnia nella battaglia per la comunicazione del Vangelo sino ai confini della terra.

 

 

DOMENICA 11 LUGLIO: 15^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto, patrono d’Europa;Santa Amabile di Rouen.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU’ IL BUON SAMARITANO

 

Hanno detto:

Sembra che tutti abbiano l'idea esatta di come dobbiamo vivere la nostra vita. E non sanno mai come devono vivere la loro. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare: Per il cavallo pigro il carro risulta sempre pesante, anche se è vuoto. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Domenico Savio  frequentava la scuola elementare di Mondonio. Suo insegnante era don Cugliero, un bravo prete che, secondo le usanze del tempo, sapeva far rigare gli scolari anche con la verga e gli schiaffoni. Nelle rigide giornate d’inverno, la scuola era riscaldata e affumicata da una grossa stufa. Ora, un giorno che don Cugliero tardava ad arrivare e fuori nevicava, due monelli dopo aver parlottato e ridacchiato a bassa voce sgusciarono fuori della porta. Pochi minuti dopo rientrarono con due blocchi di neve, e senza che nessuno lo prevedesse li ficcarono nella stufa. Un gran fumo, poi dalla stufa cominciò ad uscire un ruscello di acqua che invase l’aula. Ed ecco arrivare don Cugliero. Vede l’acqua fluire dalla stufa, si avvicina scuro in volto, toglie il coperchio... Si volta inviperito alla classe: “Chi è stato?” I due colpevoli si guardano esterrefatti: se qualcuno ‘soffia’  il loro nome, saranno certamente espulsi dalla scuola. Come fare? A cenni decidono di scaricare la colpa sopra un altro. Con faccia di bronzo uno di loro si alza, tende il dito accusatore verso Domenico Savio: “E stato lui!”. Anche l’altro conferma con calore: “Sì, è stato lui!” L’insegnante cade dalle nuvole, il suo volto si fa grave e triste: “Domenico! Proprio tu! Non lo avrei mai creduto!” Domenico si alza di scatto, ha il volto rosso per la vergogna e la collera, volge gli occhi in giro: come? nessuno lo difende? eppure tutti hanno visto. Nessuno ha il coraggio di testimoniare per lui, perché quei due sono grandi e  ‘menano’. Il maestro continua: “Meno male che è la tua prima mancanza, altrimenti ti avrei cacciato di scuola!” Domenico abbassa la testa, stringe i pugni. Sente gli occhi riempirsi di lacrime. Basterebbe una sola parola, e i veri colpevoli sarebbero smascherati. Ma il maestro ha detto: “Se non fosse la prima mancanza, espulsione”. No, non vuole che i suoi compagni siano espulsi. Meglio patire in silenzio. L’insegnante continua la sgridata e lo mette in castigo. Tutta la classe trattiene il respiro. La lezione prosegue ed ha fine. Al termine, però, uno che ha visto i veri colpevoli non ne può più. Non si tratta di fare la spia, si tratta di giustizia bella e buona. Quando tutti se ne sono andati, avvicina don Cugliero e gli spiffera tutto. Il prete cade dalle nuvole una seconda volta: “Ma allora perché? Poteva ben parlare, santo cielo, poteva ben dire…” Il giorno dopo, dispiaciuto per aver castigato un innocente, avvicina Domenico: “Perché non mi hai detto che non eri stato tu?”. Domenico sorride: “Non importa. Ho pensato che quei tali sarebbero stati cacciati di scuola, e non volevo. Io invece speravo di essere perdonato. E poi... ho pensato a Gesù. Anche Lui fu accusato ingiustamente”.

Parola di Dio: Dt. 30,10-14; Sal. 18; Col 1,15-20; Lc. 10,25-37

 

Vangelo Lc 10, 25-37

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fa questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso". Parola del Signore

 

“UN UOMO SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO”. (Lc. 10,30)

Un uomo. Senza nessun aggettivo, giusto o ingiusto, ricco o povero. Il suo nome è: spogliato, colpito, solo, mezzo morto. Dovunque il mondo geme c’è un immenso peso di lacrime in tutto ciò che vive. E davanti a quest’uomo passa il mondo della legge, della fede  e lo aggira, lo scansa, “passa oltre”. Ma dov’è questo oltre? Cosa c’è oltre? Oltre l’uomo c’è il nulla, l’assurdo, l’inutile! Nessuno può dirsi estraneo alle sorti dell’uomo, nessuno può dire: io non c’entro. Siamo tutti sulla medesima strada, nella medesima storia; ci salveremo o ci perderemo tutti insieme. “Invece un samaritano ne ebbe compassione, gli si fece vicino”. Due termini bellissimi. Parole che grondano di umanità. Non c’è umanità senza compassione e senza farsi vicino. La compassione è il meno sentimentale dei sentimenti, il meno emotivo, è il “soffrire insieme”. Scende da cavallo, si china, e forse ha paura, forse teme i briganti ancora vicini o una trappola. Ma la compassione non è un istinto, è una conquista. La prossimità è una conquista che mette al centro il dolore dell’altro, non il mio sentire o le mie paure. E ci sono dieci verbi in fila per descrivere l’amore: lo vide, si mosse a pietà, scese, versò, fasciò, caricò... fino al decimo verbo: ritornerò indietro a pagare, se necessario. Questo è il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti di ogni uomo, credente o no, perché l’uomo sia uomo, perché la terra sia abitata da “prossimi”, per un mondo e una storia nuovi.

 

 

LUNEDI’ 12 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Fortunato; San Giovanni Gualberto.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LA TUA PACE CI SIA COMPAGNA NEI MOMENTI DELLA PROVA.

 

Hanno detto: Non temo il giudizio di Dio, perché il Giudice è mio amico. (S. Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura. (Motto Latino)

Un aneddoto: Il 12 Luglio 1442 Alfonso V d’Aragona diventa re di Napoli.

Un giorno il re Alfonso andò con il suo seguito a far visita ad un gioielliere. Appena il re uscì di bottega il gioielliere gli corse dietro trafelato a lamentarsi che qualcuno dei cortigiani gli aveva rubato un diamante di gran prezzo. Il re tornò nella bottega, fece prendere un vaso con la bocca stretta e ordinò che tutti i cortigiani e lui stesso mettessero il pugno chiuso dentro il vaso, ritirando poi la mano aperta. Tutti fecero come il re aveva detto. Quando l’operazione fu finita il re disse al gioielliere di guardare nel recipiente, e infatti il diamante vi fu trovato. “Così – disse il re – tu sei tornato in possesso del tuo bene, senza vergogna di nessuno”.

Parola di Dio: Is. 1,10-17; Sal. 49; Mt. 10,34-11,1

 

Vangelo Mt 10, 34 -11, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore

 

“NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO A PORTARE LA PACE SULLA TERRA; NON SONO VENUTO A PORTARE LA PACE, MA UNA SPADA”. (Mt. 10,34)

Noi abbiamo idea che vivere in pace sia non aver grane e andar più o meno d’accordo con tutti. Questa non è la pace di Gesù. Infatti ci sembra strano che Gesù, l’uomo di pace e  pace di Dio per gli uomini ci dica di non essere venuto a portare la pace. Eppure il risorto ogni volta che appare saluta augurando la pace; ma pace per Gesù non vuol dire assenza di lotte, di divisioni, ma vuol dire continuare ad avere nel cuore Dio fonte di ogni pace proprio mentre la pace esteriore non c’è o addirittura mentre si creano delle divisioni proprio a causa della fede. Gesù non ci inganna, non ci fa false promesse, non ci dice che se noi seguiamo Lui, se stiamo buonini, tutto ci andrà bene anzi, ci dice che se prendiamo sul serio il Vangelo e cerchiamo di viverlo troveremo opposizione da parte degli uomini e da parte di tutte le forze contrarie a Dio. Ma, ci dice ancora Gesù, questo non ci deve spaventare, al massimo essere provati è segno di essere sulla strada giusta. Un confessore, davanti alle mie perplessità perché era un periodo in cui pur cercando di essere fedele al vangelo tutto andava storto, mi diceva: “Tutto finalmente va bene perché vuol dire che hai imbroccato la strada giusta, quella di Gesù, e allora uomini e diavoli ne sono scocciati e fanno di tutto per metterti il bastone nelle ruote”

 

 

MARTEDI’ 13 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Enrico;Sant’Eugenio da Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ABBI MISERICORDIA.

 

Hanno detto: Dio è l'invisibile evidente. (Victor Hugo)

Saggezza popolare: Il cielo esaudisce le preghiere del cuore, non quelle della bocca. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un re dell’antica India condannò a morte un uomo. Questi lo implorò di condonargli la pena e aggiunse: “Se il re sarà così misericordioso da risparmiarmi la vita nel giro di un anno insegnerò al suo cavallo a volare”. “Ci sto”, disse il re . Ma se alla fine di questo periodo il cavallo non saprà volare sarai giustiziato”. Quando più tardi i familiari,ansiosi gli chiesero come intendeva realizzare il suo piano, l’uomo rispose: “Durante questo anno potrebbe morire il re, oppure il cavallo o , chissà, magari il cavallo imparerà a volare davvero”.

Parola di Dio: Is. 7,1-9; Sal. 47; Mt. 11,20-24

 

Vangelo Mt 11, 20-24

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!". Parola del Signore

 

“E TU, CAFARNAO, SARAI INNALZATA FINO AI CIELI? FINO AGLI INFERI PRECIPITERAI”. (Mt. 11,23)

Come ci prende la delusione quando dopo aver fatto di tutto per un amico ci accorgiamo della sua indifferenza se non addirittura ostilità nei nostri confronti. I contemporanei di Gesù, che non hanno voluto credere alle sue parole, non si sono lasciati persuadere neppure dalle sue opere prodigiose. Il rifiuto delle città del lago strappa a Gesù un'esclamazione di sofferenza e di indignazione, come un lamento che sale alle labbra di fronte a una disgrazia che poteva essere evitata. Per Gesù il vero grande peccato non è tanto un atto compiuto contro le norme morali ma è l’indifferenza nei confronti dell’amore, è il non saper approfittare della Grazia che ci viene data abbondantemente, è l’ingratitudine di fronte al dono. Spesso, durante la preghiera del mattino penso a quanti milioni e milioni di uomini passeranno l’intera giornata senza neppur ricordarsi una volta di Dio ma poi penso subito anche a me che dopo più di sessant’anni di grazie, sono ancora così lontano dal Regno, così poco riconoscente, così ateo in tante scelte della mia vita: Signore, abbi misericordia!

 

 

MERCOLEDI’ 14 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Camillo de Lellis; San Ciro di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE.

 

Hanno detto: Lascia dormire il futuro come merita. Se lo si sveglia prima del tempo, si ottiene un presente assonnato. (Franz Kafka)

Saggezza popolare: "Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta". (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Gli abitanti dell’Antica Cina costruirono ai propri confini la Grande Muraglia, lunga centinaia di chilometri per impedire alle tribù nomadi di invadere il territorio nazionale. I cinesi si credevano protetti dalla muraglia che era costata denaro, fatica e anche la vita di molti. Tuttavia nel giro di pochi anni, i nemici entrarono in Cina per bene tre volte senza fare brecce nella grande muraglia e senza abbatterne le porte. Era bastato corrompere le guardie. La debolezza veniva dal di dentro.

Parola di Dio: Is. 10,5-7.13-16; Sal. 93; Mt. 11,25-27

 

Vangelo Mt 11, 25-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". Parola del Signore

 

“TI BENEDICO O PADRE PERCHE' HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI” (Mt. 11,25)

Gesù prega. Sovente lo troviamo in preghiera e qualche volta ci vengono riferite anche alcune sue parole di preghiera e qui è Gesù che si rivolge al Padre con fiducia benedicendolo e ringraziandolo.  Benedire il Padre significa riconoscere quello che è suo. Riconoscere i suoi doni. Riconoscere che tutto quello che troviamo di buono viene da lui. Che anche quello che ci sembra cattivo a volte può nascondere qualcosa di buono. E che anche in ciò che è veramente male, la sua benevolenza non ci abbandona, e continua a tessere un progetto di pace. La preghiera di benedizione e di lode di Gesù non nasce da una situazione facile e pacifica: il primo bilancio della predicazione di Gesù non appare un successo totale. Non molti hanno accolto la buona novella; e spesso il rifiuto ha riguardato proprio i capi e le persone più importanti. E' stato un insuccesso? Gesù si pone di fronte all'apparente fallimento con gli occhi della fede, con gli occhi del figlio riconoscente al Padre, anche nelle difficoltà. "... perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli...": Gesù scopre che in quello che agli occhi degli uomini appare un insuccesso, si nasconde la volontà buona del Padre. Le cose del Regno sono rivelate in primo luogo ai piccoli. I sapienti e gli intelligenti arriveranno dopo, e solo se sapranno farsi anch'essi "piccoli". Il Regno di Dio parte dai poveri. Non si pretendono né ricchezze, né intelligenza, né capacità particolari per entrare. Non è conquistabile o costruibile: è fondamentalmente dono. Questo il motivo della lode di Gesù. Anche se sconcertante, il progetto del Padre ha in sé qualcosa di splendido, rovesciando tutte le certezze umane, e proponendo uno stile completamente nuovo.

 

 

GIOVEDI’ 15 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonaventura da Bagnoregio; San Vladimiro.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, CI RENDA MISERICORDIOSI.

 

Hanno detto: Il commercio più lucroso sarebbe quello di comprare le persone per quello che valgono e di rivenderle per quello che credono di valere.(Vera de Talleyrand-Périgord)

Saggezza popolare: I fiumi non bevono le proprie acque, gli alberi non mangiano i loro dolci frutti; la ricchezza dei buoni va tutta a vantaggio altrui. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giovane, figlio di un famoso deputato, bussò ed entrò nell’ufficio del direttore del collegio. Questo lo invitò a prendere una sedia e a sedersi. Poi, essendo molto occupato, gli disse che avrebbe potuto dedicargli solo cinque minuti. “Signore”, ribatté il giovane con impazienza, “io sono il figlio del deputato…”. “Ah, sì. In tal caso prenda due sedie”, rispose il direttore. Non vali per quello che appari, vali per quello che sei e poi, nessuno ha bisogno di più di una sedia per sedersi.

Parola di Dio: Is. 26,7-9.12.16-19; Sal 101; Mt. 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

“IMPARATE DA ME CHE  SONO MITE ED UMILE DI CUORE”. (Mt. 11,29)

Ogni cristiano, ma in modo speciale il sacerdote, deve fare suo questo invito di Cristo: "imparate da me, che sono mite ed umile di cuore". La mansuetudine e l'umiltà del cuore sono un arma poderosa su cui il sacerdote può far affidamento per aprire il cuore degli uomini e guadagnarli a Dio. San Giovanni Bosco incoraggiava così i suoi sacerdoti: "Quante volte, figli miei, durante la mia vita, già abbastanza lunga, ho avuto occasione di convincermi di questa grande verità! E’ più facile arrabbiarsi che sopportare, minacciare che persuadere; aggiungerò perfino che, per la nostra impazienza e superbia, risulta più comodo punire i ribelli che correggerli, sostenendoli con fermezza e soavità insieme. Manteniamo sereno il nostro spirito, evitiamo il disprezzo nello sguardo, le parole graffianti; usiamo comprensione nel presente e speranza nel futuro, come si addice a dei veri genitori che si preoccupano sinceramente della correzione e della correzione dei loro figli". Quanto bene possiamo fare ai nostri fedeli, rivolgendoci sempre loro con bontà, senza mostrare impazienza davanti alle loro limitazioni e manchevolezze personali, né indignazione davanti alle loro miserie! Quanto bene possiamo fare evitando dispute, voci incontrollate, parole, gesti o azioni brusche che possano ferire la sensibilità dei nostri fratelli, accogliendo con benevolenza i poveri, gli afflitti, i malati, i peccatori, e anche, temperando con la tenerezza i rimproveri che siano opportuni per il bene delle anime! Se queste cose valgono per i sacerdoti non varranno altrettanto in una coppia di sposi, nel rapporto tra genitori e figli, per tutti coloro che hanno responsabilità di altri?

 

 

VENERDI’ 16 LUGLIO: Beata Vergine Maria del monte Carmelo

Tra i santi ricordati oggi: Maria Maddalena Postel.

Una scheggia di preghiera:

 

DI GLORIA E DI ONORE TU CI HAI CORONATI.

 

Hanno detto: Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell'anima. (H. Hesse)

Saggezza popolare: Prima di fare la rivoluzione, riforma il tuo cuore. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quereisha era una ragazza indiana, ricoverata all’ospedale di Patna. Era affetta da una paralisi progressiva che le impediva ogni movimento. Era ammirata da tutti per le pazienza e il buon umore. Un giorno una signora anziana morì improvvisamente in una circostanza piuttosto tragica. Tutte le malate erano confuse. Più tardi una suora infermiera domandò a Qureisha: “Non hai avuto paura per quello che hai visto?”. “No”,rispose lei. “Perché avrei dovuto averne? Presto o tardi dobbiamo morire. Siamo nelle mani di Dio, sempre. Quando è la sua volontà noi moriamo. C’è qualcosa di meglio per noi?”.

Parola di Dio: Is. 38,1-6.21-22,7-8; Cantico da Is. 38,10-12.16; Mt. 12,1-8

 

Vangelo Mt 12, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO E’ SIGNORE DEL SABATO”. (Mt. 12,8)

Gesù è l'inviato di Dio autorizzato a dirci cosa Dio vuole o non vuole, che cosa è più importante o meno importante. Per Dio la realtà più importante è l'uomo. L'uomo è più importante del tempio e più importante del sabato. I farisei di allora e quelli di tutti i tempi partivano da un principio che sembra assolutamente giusto, ma che è completamente sbagliato: Dio è superiore all'uomo, quindi prima viene l'onore di Dio, poi il bene dell'uomo. A questo ragionamento soggiace la convinzione che l'onore di Dio, che è amore, possa trovarsi in conflitto col bene dell'uomo. La gloria di Dio, invece, è sempre il bene dell'uomo. La signoria di Dio, padrone del sabato, si manifesta nell'amore e quindi la vera osservanza del sabato dev'essere una celebrazione dell'amore di Dio per l'uomo e dell'uomo verso il suo simile.

 

 

SABATO 17 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessio; Santa Sinforosa; Santa Donata.

Una scheggia di preghiera:

 

MISERICORDIOSO GESU’ ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: Esitare va benissimo, se poi fai quello che devi fare. (Bertold Brecht)

Saggezza popolare: Le bottiglie vuote a metà producono maggior fracasso sebbene contengano meno liquido delle altre. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un uomo domandò a un altro: “Che cosa significa vivere nel miglior modo possibile? Quando moriamo tutto è finito! Perché non godersi la giornata?” L’altro rispose: “Ti racconto due storie: Scegli quella che vuoi. Quando muori ti portano all’obitorio. Lì possono trarre un profitto dal tuo corpo, estraendone grasso per farne sapone. E gli spazzini portano le tue ceneri alla discarica comunale. Oppure, quando muori comincia la vera vita: come premio per aver praticato la legge di Dio, entri nell’eternità, nel luogo preparato per te da Dio fin dall’inizio dei tempi. L’uomo si rincuorò e cominciò a riflettere.

Parola di Dio: Mic. 2,1-5; Sal. 9; Mt. 12,14-21

 

Vangelo Mt 12, 14-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti. Parola del Signore

 

“I FARISEI TENNERO CONSIGLIO CONTRO DI LUI PER TOGLIERLO DI MEZZO.” (Mt. 12,14)

I “Buoni” decidono di uccidere Dio perché ama l'uomo. Ed Egli non affronta direttamente i suoi avversari, ma si ritira. Questo è lo stile di Gesù quando viene minacciato (Mt 4,12; 14,13). Egli non desidera lo scontro frontale perché non è venuto per sconfiggere l'uomo, ma per salvarlo. La missione di Gesù non corrisponde alle attese di un messia vincente e acclamato. Egli porta a compimento tutte le promesse della storia della salvezza come Servo sofferente del Signore usando unicamente i mezzi dell'amore. I verbi del testo di Isaia "non contenderà, non griderà, non spezzerà, non spegnerà" ci assicurano che Gesù non ha fatto del male a nessuno. Il suo amore per gli uomini non gli ha permesso di essere come lo avrebbero voluto il Battista e i suoi connazionali: pieno di zelo nel combattere i nemici, insignito di tutti i poteri, battagliero, travolgente. E' stato invece mite, umile, buono e comprensivo con tutti.  L'umanità malata e peccatrice non ha bisogno di urla e di minacce, ma di conforto e di misericordia. Gesù è la manifestazione della bontà di Dio per tutti gli uomini.

 

 

DOMENICA 18 LUGLIO: 16^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Federico; Sant’Arnoldo; San Bruno di Segni.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, PARLA AL MIO CUORE

 

Hanno detto: Amare non significa trovare la perfezione bensì perdonare terribili difetti. (R. Pilcher)

Saggezza popolare: Il saggio della montagna a cui il viandante domandava se fosse felice, rispondeva che non aveva assolutamente tempo per pensarci. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Due uomini si incontrano sulla passerella stretta sopra ad un torrente. Uno doveva cedere il passo all’altro. Si guardarono in cagnesco. Nessuno dei due era disposto a dare la precedenza. Uno disse: “Si muova, mi lasci passare”. L’altro rispose: “Stavo per fare la stessa richiesta”. “Stupidaggini!”, ribatté il primo. “Io non cedo mai il passo a uno sciocco”. E il secondo mettendosi da lato: “Io sì!”. I saggi imparano a spese altrui, gli stolti a spese proprie.

Parola di Dio: Gn. 18,1-10; Sal 14; Col. 1,24-28; Lc. 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore

 

“GESU’ ENTRO’ IN UN VILLAGGIO E UNA DONNA DI NOME MARTA LO OSPITO’ ”. (Lc. 10,38)

Passare dall’affanno di ciò che devo fare per Lui allo stupore di ciò che Lui fa per me, questo è l’itinerario delle due sorelle di Betania, simbolo di ogni credente. Passare da Dio come dovere a Dio come desiderio. Gesù, cultore dell’amicizia, non cerca servitori, ma amici; non cerca delle persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose grandi, come è successo a Maria di Nazareth. Il centro di tutta la fede è ciò che Dio fa per me, non ciò che io faccio per Dio. Maria ha scelto la parte buona, ha iniziato cioè dalla parte giusta, il cammino che ha origine dal cuore a cuore con Dio, dal tu per tu, dal faccia a faccia. Maria è seduta ai piedi di Gesù. Il primo servizio da rendere all’ amico è ascoltarlo, stando vicino. La prima preghiera è contemplazione, più che guardare lui, essere guardati da lui. “Marta, Marta, tu ti affanni per troppe cose”. Gesù non contraddice il servizio, ma l’affanno; non il desiderio, ma la dispersione. Marta e Maria non si oppongono, i loro atteggiamenti sono complementari. Marta non può fare a meno di Maria, perché il nostro servizio ha una sorgente, l’unica che fa grande il cuore. Maria non può fare a meno di Marta, perché non c’è amore di Dio che non debba tradursi in gesti concreti. L’amore e il servizio sono due modi di amare, entrambi necessari.

 

 

LUNEDI’ 19 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gervasio e Protasio; Santa Aurea; Sant’Arsenio.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI, SIGNORE, PER VEDERE I TUOI SEGNI.

 

Hanno detto: Ogni cosa che puoi immaginare la natura l’ha già creata. (A. Einstein)

Saggezza popolare: Chi conosce gli altri è erudito, chi conosce se stesso è saggio. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: C’era una volta un certo avaro che, avendo sentito parlare di un avaro più avaro di lui, si recò a casa sua con l’intenzione di diventarne il discepolo. Il costume voleva ch’egli portasse al nuovo maestro un dono: perciò egli portò una boccia d’acqua contenente un pezzo di carta tagliato in forma di pesce. Il grande avaro era però fuori casa, e fu la moglie ad accogliere il discepolo. — Ecco un pesce, umile dono del vostro nuovo allievo,disse il visitatore. La moglie dell’avaro prese il pesce, ringraziando, e portò all’ospite una tazza vuota, invitandolo a bere il tè. Dopo che l’allievo ebbe finito di bere il tè, la moglie dell’avaro, disegnando due cerchi nell’aria, lo invitò a prendere un dolce. Proprio in quel momento entrava il grande avaro, e vedendo che la moglie disegnava due cerchi gridò irritato: Cosa sono questi sprechi? Due dolci? Poteva bastare un mezzo cerchio!

Parola di Dio: Mic. 6,1-4.6-8; Sal 49; Mt. 12,38-42

 

Vangelo Mt 12, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose: "Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone! ". Parola del Signore

 

“MAESTRO, NOI VORREMMO CHE TU CI FACESSI UN SEGNO”. (Mt. 12,38)

Ci sono cristiani che pare abbiano il prurito dei miracoli ad ogni costo. Sembra quasi che la loro fede dipenda dai miracoli, si puntelli su di essi. Anche la loro vita religiosa si sviluppa all’insegna dello straordinario. Non hanno capito che è la fede nel suo ordinario quotidiano che produce il miracolo. Dio è una libera proposta, non costringe nessuno a colpi di miracolo. Ma c’è anche l’atteggiamento opposto, quello dei cristiani che vogliono ridurre tutto al materialismo e quasi si vergognano dello straordinario. Gente che vorrebbe consigliare Dio prima che Lui manifesti la sua onnipotenza. Al di sopra, però di chi vuole troppi miracoli e di chi non ne vuole affatto, lasciando Dio (che sa le cose meglio di noi!) nella libertà di usare del quotidiano che è miracoloso o dello straordinario, rimane un obbligo preciso per noi: Gesù ci ha lasciato la consegna di “fare miracoli”, anzi noi stessi dobbiamo diventare “miracoli”, miracoli di speranza, di coerenza, di fedeltà, di perdono, di generosità, di gioia, di libertà, di comprensione. Come nel brano di vangelo, anche oggi succede che persone chiedano un segno ed abbiano il diritto di ottenerlo proprio da noi che ci diciamo cristiani.  Gli uomini di oggi ne hanno basta di teorie, teologie, spiegazioni, religioni: il Cristo vogliono vederlo vivo! Il nostro mondo è malato di delusione, è accecato di violenza, è devastato dall’egoismo, è posseduto dalla noia, dunque non può più accontentarsi della nostra mediocrità, e neanche possiamo solo raccontare i miracoli di Gesù o contare su qualche suo miracolo straordinario. Dobbiamo essere noi a fare i segni di Gesù.

 

 

MARTEDI’ 20 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Apollinare;Sant’Elia; Sant’Aurelio di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI VIVERE NELLA TUA VOLONTA’, O SIGNORE.

 

Hanno detto: La fede è conoscenza del cuore che oltrepassa il potere della dimostrazione. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Il sapere che non si completa ogni giorno, diminuisce. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Qualcuno chiese ad un famoso maestro: “Come mai sei arrivato a tanta grandezza e a tanta rinomanza tra la gente?”. Rispose: “Per le preghiere di mia madre” Una notte infatti mia madre aveva chiesto dell’acqua: cercai in casa ma non ce n’era. Allora presi la giara e andai alla fonte. Quando rientrai vidi che mia madre si era addormentata. Pensai: “Se la sveglio la disturbo”. Aspettai per vedere se si svegliava. Ella si risvegliò al mattino: si accorse di me e vedendomi lì mi disse: “Che cosa fai?”. Le raccontai tutto. Si alzò, compì la preghiera, poi levò le braccia al cielo ed esclamò: “O Dio, come questo figlio mi ha onorata e tenuta cara,anche tu rendilo onorato e caro in mezzo agli uomini”.

Parola di Dio: Mic. 7,14-15.18-20; Sal. 84; Mt. 12,46-50

 

Vangelo Mt 12, 46-50

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti". Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre". Parola del Signore

 

“STENDENDO LA MANO VERSO I SUOI DISCEPOLI DISSE: ECCO MIA MADRE ED ECCO I MIEI FRATELLI; PERCHE’ CHIUNQUE FA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO, QUESTI E’ PER ME FRATELLO, SORELLA E MADRE”. (Mt. 12,49-50)

Può colpirci questo atteggiamento di Gesù che a prima vista sembra quasi una sconfessione della propria famiglia umana e di Maria, sua madre. Ma non è così. Attraverso queste parole e questo gesto Gesù vuole insegnarci parecchie cose. La prima, la più importante è che cose buone come la famiglia se mettono contro la volontà di Dio, devono essere superate dal desiderio di compiere ciò che Dio vuole da noi.

Un altro insegnamento è che nel regno dei cieli non ci sono raccomandati. Maria, Giacomo, Giovanni partecipano a Gesù per fede, non perché parenti. E’ inutile dire: “lo sono cristiano perché la mia famiglia è cristiana, perché ho parenti preti e suore” ma “lo sono cristiano perché cerco di fare la volontà di Gesù”. Non saremo giudicati su come si sono comportati i nostri parenti, ma sul nostro comportamento, non conteranno le raccomandazioni, le “bustarelle”, gli inghippi diplomatici, conterà solo la nostra fede personale. E poi ancora una rivelazione straordinaria! Il discepolo è un “parente di Gesù”. Gesù offre la calda intimità della sua Famiglia agli uomini. Tra Dio e gli uomini non ci sono più solamente freddi rapporti di obbedienza e sottomissione come tra un padrone e gli schiavi. Al seguito di Gesù noi entriamo nella Sacra Famiglia, siamo davvero figli di Dio, fratelli di Gesù, parenti tra di noi.

 

 

MERCOLEDI’ 21 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo da Brindisi; Sant’Alberico Crescitelli.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI VUOLE ASCOLTARE.

 

Hanno detto: Se un uomo non sa verso quale porto è diretto, nessun vento è quello giusto. (Seneca)

Saggezza popolare: Vincere se stesso è il modo più sicuro per non essere vinto dagli altri. Sapersi dominare è il mezzo più sicuro per non essere dominati. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Attenzione ai segnali: Quella sera Archia, re di Tebe, banchettava splendidamente con i dignitari della sua città. Giunge improvviso un ambasciatore: gli porta un messaggio urgente, ma egli non lo vuole accettare. Dice: A domani le noie e gli affari importanti! La stessa notte in una congiura fu ucciso. Apersero allora il messaggio. C’era l’avviso della congiura!

Parola di Dio: Ger. 1,1.4-10; Sal. 70; Mt. 13,1-9

 

Vangelo Mt 13, 1-9

Dal vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda". Parola del Signore

 

“ECCO, IL SEMINATORE USCI’ A SEMINARE” (Mt. 13,3)

Vi propongo la parabola del seminatore come un piccolo esame di coscienza.

  1. Dio Padre è il seminatore. Gesù Cristo è il seme, lo Spirito Santo è l'acqua viva che prepara il terreno e lo fa germogliare. Il cristiano vive nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Io, in nome di chi vivo? Semino grano o semino zizzània?

  2. II cristiano non appartiene ad una categoria di terreno una volta per tutte. Passa gradualmente da uno all'altro durante la sua crescita e può anche regredire da uno all'altro nel presente della vita. In quale terreno mi trovo adesso?

  3. II cristiano non è solo il terreno che accoglie la Parola, ma anche il seminatore della Parola ed il seme di Dio nel mondo. Una persona che non mi conosce e non crede in Dio vede in me qualche differenza significativa rispetto al linguaggio e al comportamento comune?

  4. È l'intimità con la Parola di Dio che dà pane da mangiare, che fa vivere davvero l'uomo. Si tratta di un bisogno materiale, primario... "Se tu non mi parli io sono come chi scende nella fossa". L'Eucaristia mi nutre se metabolizzata attraverso la digestione della Parola. Quanto spazio occupa la lettura del vangelo nella mia settimana? Ho mai letto almeno un vangelo dall'inizio alla fine? 

 

GIOVEDI’ 22 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Maddalena; San Fiorenzo.

Una scheggia di preghiera:

 

PERCHE’ IL DOLORE SI TRASFORMI IN FEDE, NOI TI PREGHIAMO, ASCOLTACI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice. (A. Einstein)

Saggezza popolare: E' più facile tenere sulla lingua un carbone acceso che un segreto altrui. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: All’alba del 22 luglio 1968, a Cervia, pochi istanti prima di morire Giovannino Guareschi esclamò: “Bel giorno davvero!”. Egli era amante della vita. Aveva scritto: “Posseggo un grosso capitale che nessuna inflazione potrà mai portarmi via: il ricordo vivo di una giovinezza intensamente vissuta e mai tradita. La vita è breve proprio per questo: anche se si campa un secolo, si “vivono” pochissimi giorni.

Parola di Dio nella festa di Santa Maria Maddalena: Ct. 3,1-4 oppure 2Cor.5,14-17; Sal. 62; Gv. 20,1-2.11-18

 

Vangelo Gv 20, 1. 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto". Parola del Signore

 

“MARIA STAVA ALL’ESTERNO DEL SEPOLCRO E PIANGEVA”. (Gv. 20,11)

Davanti alla morte di Gesù ci sono diversi aspetti del dolore e del pianto: da quello corredentore di Maria, la mamma di Gesù, a quello deluso degli Apostoli. C'è anche il dolore umano di questa donna, liberata da Gesù, che ha amato Gesù con tutta se stessa e che ora ha nel cuore tutta la sofferenza subita dal Maestro e anche tutto il vuoto della mancanza di questa persona cara. Tutto questo porta le lacrime e le lacrime non solo riempiono gli occhi, ma anche il cuore e impediscono di vedere e sommergono pure la speranza. Pare di vedere Maria, con gli occhi bassi, chiusa nel suo dolore. Se non ci fosse la voce del suo Signore che la chiama per nome, il cerchio del dolore e delle lacrime le impedirebbe di sperare. Il dolore purifica ma può chiudere in se stessi. Anche noi nei nostri dolori, se pur abbiamo occhi e cuore pieni di lacrime e di tristezza, lasciamo almeno aperte le orecchie per sentire la voce di Dio che chiamandoci per nome ci riapre alla speranza.

 

 

VENERDI’ 23 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Brigida, patrona d’Europa; Sant’Olimpio; Santa Cunegonda.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO DIO CHE ABITA NEL MIO CUORE.

 

Hanno detto: Nulla al mondo è più pericoloso che un'ignoranza sincera ed una stupidità coscienziosa. (Martin Luther King)

Saggezza popolare: Il silenzio è il linguaggio dello spirito. Dall'albero del silenzio pende il frutto della tranquillità. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una mentalità rigida può arrivare a distorcere la verità. Eccone un esempio: Un cristiano erudito che credeva che la Bibbia fosse vera da prendersi alla lettera in ogni particolare fu una volta avvicinato da un collega che gli disse: “Secondo la Bibbia la terra fu creata circa cinquemila anni fa. Ma sono state ritrovate delle ossa che dimostrano che la vita esiste su questo pianeta da centinaia di migliaia di anni”. La risposta dell’erudito fu immediata: “Quando Dio creò la terra cinquemila anni fa, sotterrò apposta quelle ossa per vedere se avremmo dato più credito a delle affermazioni scientifiche che alla sua santa parola”.

Parola di Dio nella festa di santa Brigida: Gal. 2,19-20; Sal. 33; Gv. 15,1-8

 

Vangelo Gv. 15,1-8

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli". Parola del Signore

 

“IO SONO LA VERA VITE…”. (Gv. 15,1-8)

Nessuna parabola spiega meglio di questa che cosa sia la vita divina che Cristo è venuto a portarci. Fra la vite e i suoi tralci scorre la stessa linfa. Pensate che meraviglia: noi siamo i tralci di Gesù, nel nostro cuore palpita la stessa vita divina di Gesù. Lui è il capo e noi siamo le membra. Noi siamo davvero Figli di Dio, fratelli di Gesù e abbiamo ricevuto il dono della Spirito Santo. Il Signore, allora, non è lontano da me. Se non rompo con il peccato l’unione di Gesù con la mia anima, Lui dimora in me. E Gesù per aiutare maggiormente questa comunione pota anche la sua vigna. Questo spesso fa male. Sembra assurdo che il vignaiolo riduca così le sue viti, ma se non succedesse questo le viti si inselvatichirebbero. Dio non vuole mai il nostro male ma permette che la sofferenza, le prove purifichino il nostro rapporto con Lui. Ma anche in queste prove Lui non è lontano da noi e ce lo dice ancora Gesù che con le sue sofferenze terrene è del tutto solidale con nostre.

 

 

SABATO 24 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cristina; Sant’Agostino Fangi.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, PAZIENZA E SPERANZA.

 

Hanno detto: Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire. (J. Morrison)

Saggezza popolare: Il cielo prova dolore ogni volta che gli uomini soffrono. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un vecchio ottantenne da due anni battezzato si ammalò gravemente. Un padre missionario andò a fargli visita. Domandò: -Quanti anni avete, vecchietto mio? - Due anni, padre! - Due anni? non mi sembra proprio! Commentò il vecchietto: Sì, padre, ho solo due anni, perché solo da quando ho ricevuto il Battesimo ho incominciato la vera vita, quella che conta! Gli anni precedenti, passati senza Dio, sono stati tutti sprecati.

Parola di Dio: Ger. 7,1-11; Sal. 83; Mt. 13,24-30

 

Vangelo Mt 13, 24-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio". Parola del Signore

 

“QUANDO LA MESSE FIORI’ E FECE FRUTTO ECCO APPARVE ANCHE LA ZIZZANIA”. (Mt. 13,26)

Questa parabola, così lontana dalla nostra logica e dai nostri comportamenti, fonda una cultura di pace. Oggi, mentre proliferano tragici conflitti, questa parola evangelica è un invito all'incontro e al dialogo. Tale atteggiamento non è segno di debolezza e di cedimento. E’ concedere ad ogni uomo la possibilità di scendere nel profondo del proprio cuore per ritrovare l'impronta di Dio e della sua giustizia. Questo richiede l'intelligenza e la furbizia di guardare in faccia il proprio nemico, e di riconoscergli la buona fede e lo stesso sincero desiderio di pace. Così si supera la logica del nemico. La parabola non dice che non ci sono nemici. Tutt'altro. Indica però un modo diverso di trattarli: piuttosto che la mietitura violenta, che rischia di strappare anche la pianta buona, è da preferire la paziente selezione ed attesa. E’ una grande saggezza che contiene una forza incredibile. Davvero questa parola di tolleranza e di pace è simile a quel granellino di senape e a quel pugno di lievito. Se la lasciamo crescere dentro di noi e nel profondo della vicenda umana sconfiggerà l'inimicizia e lo spirito di guerra. La decisione del padrone del campo, se accolta, può trasformare l'umanità intera. La crescita della pianta cattiva non deve spaventarci. Quel che conta è far crescere il più possibile la pianta buona. Così si afferma già sulla terra il regno dei cieli.

 

 

DOMENICA 25 LUGLIO: 17^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Giacomo; San Cristoforo.

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA NELLA MIA MISERIA IL TUO SPIRITO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Fai ciò che puoi, con ciò che hai, dove sei. (F. D. Roosvelt)

Saggezza popolare: Dio sorride se apri una porta; ed è triste se alzi un muro. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una madre non riusciva a far tornare a casa il figlioletto prima che venisse buio. Così volle mettergli paura: gli raccontò che il sentiero che portava alla loro casa era infestato da spiriti che apparivano non appena il sole tramontava. Non ebbe così più problemi a farlo tornare a casa puntuale ogni sera. Ma quando il ragazzo crebbe aveva tanta paura del buio e degli spiriti che si rifiutava di uscire di casa la sera. Così la madre gli mise al collo una medaglietta e lo convinse che finché avesse avuto la sua medaglietta gli spiriti non avrebbero potuto fargli male. Così il ragazzo si avventura nel buio stringendo forte la medaglietta. La cattiva religione rafforza la sua fede nella medaglietta. La buona religione gli fa vedere che non ci sono gli spiriti.

Parola di Dio: Gn. 18,20-32; Sal. 137; Col. 2,12-14; Lc. 11,1-13

 

Vangelo Lc 11, 1-13

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione”. Poi aggiunse: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!". Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO, CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARA’ APERTO”. (Lc. 11,9)

“Ma io ho chiesto, ho bussato, ho insistito, ho gridato nella fiducia e nella speranza, ho quasi insultato Dio per ottenere quella grazia, quell’atto di giustizia… ma tutto è andato a vuoto. Non solo non ho ottenuto ma l’ingiustizia si è fatta ancora più grande. E non me la conti che Dio sa e noi non sappiamo. Il male come è male per me lo è anche per Lui” Quante volte nella mia vita di prete ho sentito domande come questa, quante volte io stesso mi sono fatto queste domande e spesso non ho trovato risposte convincenti. Eppure se Dio è un padre non può non ascoltarmi e proprio perché ha viscere di Padre non può voler castigare per il gusto del castigo o darmi cose cattive solo per “mettermi alla prova”. Pregare non è pretendere di cambiare Dio, ma chiedergli di cambiarci, di formare in noi uno spirito filiale. Non è ottenere qualunque cosa ma ottenere con la pazienza, l’insistenza, il suo Spirito che ci faccia comprendere anche quelle cose che la nostra mente stenta capire. Ecco perché, nonostante tutto, continuo a pregare nella certezza di ottenere, perché lo Spirito santo è il dono della preghiera e con Lui forse riuscirò anche a capire.

 

 

LUNEDI’ 26 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gioacchino ed Anna; Santa Bartolomea Capitanio.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO CI PARLA DI TE, SIGNORE, AMANTE DELLA VITA.

 

Hanno detto: Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna. (A. Einstein)

Saggezza popolare: La solitudine rappresenta un grosso peso, quando non si hanno per compagni gli dei. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il grande Newton passeggiava sulla spiaggia del mare. Ad un tratto si fermò e fece un grande e riverente inchino. “Maestro, che fate?”. “Saluto l’immensità di Dio”.

Parola di Dio: Ger. 13,1-11; Cantico da Dt 32,18-21; Mt. 13,31-35

 

Vangelo Mt 13, 31-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

 

“E NON PARLAVA LORO SE NON IN PARABOLE”. (Mt. 13,34)

La parabola è uno dei mezzi più semplici per comunicare, ma la parabola ha anche dei limiti: può essere riduttiva, può prestarsi a interpretazioni diverse, spesso non dà risposte esaustive, complete, richiede la fatica della comprensione, è creativa in quanto apre spazi nuovi al pensiero... Insomma, la parabola rivela e nasconde allo stesso tempo. Gesù usa questo metodo per diversi motivi. Anzitutto è un linguaggio figurato, di facile comprensione soprattutto per i semplici, i poveri, per coloro che non sono portati all’astrazione, al filosofeggiare fatto unicamente di idee. Gesù, per parlare a tutti sceglie di parlare ai ‘piccoli’. Poi, attraverso la parabola propone se stesso: la parabola, come Gesù non ti costringono mai ad una scelta, sono un invito e una proposta a cui solo la nostra libertà può rispondere. Ancora, Gesù non ama le ricette preconfezionate: Lui e la parabola lasciano il più ampio spazio alla nostra fantasia, alla ricerca, alla creatività. Lui non ci vuole massificati, ma persone individuali che, accogliendo i doni dello Spirito, li fanno fruttificare nella diversità ma nell’unità.

 

 

MARTEDI’ 27 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio di Cordoba; Santa Liliosa.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO SCELGA TE, SIGNORE.

 

Hanno detto: La fede non è soltanto una virtù; è la porta sacra da cui passano tutte le virtù. (J. B H. Lacordaire)

Saggezza popolare: Quando incontri un uomo troppo stanco per offrirti il suo sorriso, lasciagli il tuo. Nessuno ha tanto bisogno d'un sorriso quanto colui che non lo sa più dare. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un anno prima di morire (1987) Giuseppe Ungaretti guardando alla sua vita passata (aveva da poco compiuto 80 anni) confessava a se stesso: “Non so che poeta sia stato in tutti questi anni. Ma so di essere stato un uomo: perché ho molto amato, ho molto sofferto, ho anche errato, cercando di riparare il mio errore come potevo, e non ho odiato mai. Proprio quello che un uomo deve fare: amare molto, anche errare, molto soffrire e non odiare mai”.

Parola di Dio: Ger. 14,17-22; Sal. 78; Mt. 13,36-43

 

Vangelo Mt 13, 36-43

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DI DIO MANDERA’ I SUOI ANGELI I QUALI RACCOGLIERANNO DAL SUO REGNO TUTTI GLI SCANDALI E GLI OPERATORI DI INIQUITA’ E LI GETTERANNO NELLA FORNACE ARDENTE”.(Mt. 13,41)

Gesù ci ha presentato un Dio “misericordioso, lento all’ira, pieno di grazia”, un Dio che va a cercare la pecorella smarrita, che è “benevolo verso gli ingrati”, come conciliare questo con “la fornace ardente”? Dio è paziente in questa nostra vita, è tollerante, ci cerca, ma non può accogliere in sé il male, deve espellerlo e se qualcuno si è identificato con il male, peggio per lui: ha già fatto la sua scelta. Questo, però, è segno di speranza soprattutto per l’oppresso, per chi ha subito i “soffocamenti della zizzania”, in quanto la giustizia di Dio tiene conto dei mali subiti e sopportati con amore. Detto in parole molto semplici: Dio è buono e misericordioso ed offre a tutti una possibilità di redenzione. Ma se tu non lo accetti e ti vendi al male, è lo stesso male che ti giudica e ti impedisce di gustare la sua misericordia.

 

 

MERCOLEDI’ 28 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo I, Papa; Santa Serena.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto:

La vita è come un fiume  che scorre sempre. Non si può fermare la corrente, solo tentare di dirigere la barca dove si vuole. (La Rouge)

Saggezza popolare: L'uomo che non sa sorridere non dovrebbe aprire un negozio. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Alfonso era un pagano di venticinque anni, quando trovò la perla più preziosa del mondo: l’amore di Gesù. Per averlo, seguì per più di un anno, con grande fervore e costanza, le istruzioni del catecumenato. Era molto contento per il dono della fede. Dio gli s’era offerto e Alfonso s’era donato a Lui con gioia e prontezza. Ricevette il Battesimo con altri trentatré amici. Diceva:— Nessun giorno è più bello di quello in cui si diventa figli di Dio! Apprezzava veramente la grazia della fede! Poi Alfonso dovette abbandonare a malincuore la missione, per andare a guadagnarsi da vivere. Si fece sguattero in un albergo; gli davano poche sterline al mese. Quando arrivò il primo salario, non pensò ad altro che a questo. Con il suo piccolo capitale, avvolto in uno straccio di fazzoletto, si diresse immediatamente alla missione. Si presentò al padre missionario tutto raggiante. Disse: Padre voi avete fatto me Figlio di Dio; io ricambiare questo grande dono con monete, mio primo salario. Lasciò nelle mani del padre le monete, poi corse, da me che ero in coro, a preparare i libri per la Messa. Mi s’inginocchiò davanti, aprì il suo braccio con gli altri soldi guadagnati e mi disse: Suora, questo essere per voi! Voi avere aiutato me a diventare figlio di Dio! Io lo esortai a conservare quel denaro, frutto di tante fatiche e privazioni, ma egli mi rispose con le lacrime: Sorella, io così felice ora; non più povero. Dio nel mio cuore sempre, sempre. Così Alfonso essere felice tutto il giorno e la notte. Alfonso non avere bisogno denaro: avere abbastanza... Dio così buono, suora, con Alfonso! E bagnava di sorrisi e di pianto tutta la sua gratitudine d’essere diventato figlio di Dio!

Parola di Dio: Ger. 15,10.16-21; Sal. 58; Mt. 13, 44-46

 

Vangelo Mt 13, 44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra". Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO”. (Mt. 13,44)

Le parabole del tesoro e della perla di grande valore ci ricordano che Gesù è il nostro tesoro: per possedere lui bisogna essere disposti a lasciare tutto e tutti. Possiamo rappresentarci questo tesoro come un cassone o un vaso di terracotta pieno di monete d'oro o di argento. Sotterrare tesori nel campo era considerato un deposito sicuro in tempi di guerra o di incertezza. Tesori nascosti potevano essere dimenticati per la morte dei legittimi proprietari che portavano con sé il segreto nella tomba. L'unico modo possibile per il lavoratore del campo per giungere a un possesso giuridicamente non impugnabile è l'acquisto del campo. Così egli vende tutto ciò che possiede per acquistare il campo e quindi il tesoro. Il regno di Dio è un tesoro già presente, sperimentabile, trasmissibile nella parola e nell'opera di Gesù. Esso viene incontro all'uomo per suscitare la sua gioia. Il vertice della parabola sta nella decisione dell'uomo davanti alla scoperta del tesoro: egli vende tutto ciò che ha allo scopo di ottenere il campo e di impossessarsi del tesoro. Mi chiedo: Qual'é il tesoro della mia vita? I soldi, il successo, la fama, Gesù Cristo? Che cosa sto rischiando per recuperare questo tesoro? Il segno della gioia profonda che caratterizza coloro che hanno trovato il tesoro è in me? Mi rende disponibile a vendere tutto per avere il tesoro?

 

 

GIOVEDI’ 29 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marta; Sant’Ademaro; San Guglielmo Pinchon.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, VIENI OGGI IN CASA MIA?

 

Hanno detto: Avere dei libri e non leggerli è come avere frutti dipinti. (J. Morrison)

Saggezza popolare: Non si può comperare un sorriso, non lo si può mendicare, non lo si può prendere a prestito né rubare; un sorriso non serve assolutamente a nulla finché non è stato donato. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: L’aspirante asceta decise che era arrivato il tempo di lasciare la sua casa per andare alla ricerca di Dio. “Chi mi ha trattenuto qui finora?”.Dio gli rispose: “Io!”. Ma l’uomo non aveva le orecchie disposte ad ascoltarlo. Sua moglie stava dormendo nel grande letto con il suo bimbo addormentato accanto. L’uomo disse: “Chi mi ha distolto per tutto questo tempo?”. La stessa voce ripeté: “Dio!”. Ancora una volta egli non prestò attenzione. Il piccolo si strinse alla madre, piangendo, nel sonno. La voce di Dio disse ancora: “Rimani, non abbandonarli!”. Ma l’uomo per la terza volta non prestò attenzione e si allontanò. Allora tristemente Dio commentò: “Perché mi abbandona per andare in cerca di me?” (Tagore)

Parola di Dio: 1Gv. 4,7-16; Sal 33; Gv. 11,19-27 oppure Lc. 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore

 

“UNA DONNA DI NOME MARTA LO ACCOLSE IN CASA SUA”. (Lc. 10, 38)

Mi hanno detto che oggi Gesù ha chiesto di poter venire in casa mia, di essere mio ospite:

Primo atteggiamento: Che onore! Che bello! Ma devo accoglierlo bene. La casa è da spazzare, approfittiamo dell’occasione per cambiare le tende, per buttar via quell’odioso tappeto spelacchiato… Bisogna offrirgli da mangiare.. chissà che cosa gradirà di più. Vorrei offrirgli quella mia specialità, solo che ci vuole tempo a prepararla. Devo andare a fare la spesa. Oh, se avessi un frigorifero più capiente… Devo ricordarmi di tirar fuori la tovaglia di lino e il servizio bello, quello del regalo di nozze della zia… Secondo atteggiamento: Che bello, viene Gesù: che cosa avrà da dirmi? Potrò stare con Lui, gioire della presenza di Dio in casa mia. Ho tante cose da dirgli anch’io, domande da fargli, ammirazione e ringraziamento da manifestargli, persone di cui parlargli… Due atteggiamenti diversi. Tutti e due buoni. Uno rischia, per troppo amore, di dare solo cose, l’altro dà se stesso (anche se corre il rischio di camminare con i piedi per aria). Attenzione: Oggi Gesù ha scelto di venire in casa tua. Viene mentre leggi queste righe, mentre farai la Comunione Eucaristica, viene con quel povero, con quel malato, con tua moglie, tuo marito, tuo padre… che cosa gli dai? La Parola la accogli come una parola qualunque? La accogli con lo studio della Bibbia? La accogli come una Parola che Gesù rivolge oggi proprio a te? L’Eucaristia è una preghiera? E’ un rito? Una presenza, uno spezzare il pane con Dio per imparare a spezzarlo con i fratelli, un fare memoria viva di Gesù e della sua passione, morte e risurrezione redentrice? A Gesù che si presenta come tua moglie o tuo marito, a Gesù malato o povero che cosa dai? Ti accorgi che è Lui? Te la sbrighi dando delle cose? Dai il tuo tempo? Dai te stesso?… Attento! Oggi Dio è ospite in casa tua!

 

 

VENERDI’ 30 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo;Santa Donatella, martire; San Capreolo.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GENEROSITA’, SIGNORE, MI HA COLMATO DEI TUOI DONI.

 

Hanno detto: Che bisogno c’è di diventare grandi uomini, quando già essere uomini  è una grande impresa? (N. Guastini)

Saggezza popolare: Lo spaccone è una tigre con la testa di carta. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quando il primo concerto di Brahms fu accolto male, il compositore scrisse ad un amico: “Penso onestamente che sia la cosa migliore che poteva capitarmi. Mi costringe a darmi da fare e a rafforzare il mio coraggio”. Ecco una delle tante prove che la personalità viene ridestata più da un pungiglione che da una carezza.

Parola di Dio: Ger. 26,1-9; Sal 68; Mt. 13,54-58

 

Vangelo Mt 13, 54-58

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. Parola del Signore

 

“E SI SCANDALIZZAVANO PER CAUSA SUA”.(Mt. 13,57)

Attenzione! Questa frase del Vangelo può scandalizzare anche noi. Gesù, il buono, il giusto può diventare pietra di scandalo per qualcuno? Siamo troppo abituati ad una figura sdolcinata di Gesù che se prendiamo sul serio certe pagine di Vangelo c’è da scandalizzarci. Eppure, il vecchio Simeone aveva già detto: “Egli è qui per la salvezza o la condanna di molti”. E Gesù non fa nulla per non scandalizzare: “Il Regno è dei piccoli”. “Quanto è difficile per un ricco entrare nel Regno dei cieli”. “Chi vuoi venire dietro di me, prenda la sua croce. Sembra proprio che Gesù sia venuto per scandalizzare le nostre idee preconcette su Dio e sul nostro modo di vivere e amare il prossimo. Non è un Dio facile né da capire, né da accettare, né da vivere. E’ Dio e basta! Ma è solo lasciandoci scandalizzare da chi è più grande di noi, diverso da noi, che possiamo lasciarci portare là dove Lui vuole. Suggerisco a voi e a me un piccolo esercizio: proviamo a rileggere le pagine del Vangelo lasciando da parte i nostri preconcetti, proviamo a prenderle nella loro cruda durezza. Forse faranno un po’ male alla nostra pelle troppo delicata ma scopriremo un Gesù diverso, ma, quale stimolo alla nostra fede!

 

 

SABATO 31 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Loyola;San Fabio; San Giustino de Jacobis.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDIMI TESTIMONE CORAGGIOSO DEL TUO AMORE.

 

Hanno detto:

Il Signore ascolta le preghiere di coloro che chiedono di  dimenticare l’odio. Ma è sordo a chi vuole sfuggire all’amore. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare: La speranza è come una strada di campagna: non ci fu mai una strada, ma quando molta gente ha calpestato quel terreno, la strada si forma. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Giovannino, vedendo i continui bisticci tra papà e mamma domandò: “Mamma che cosa si dicono due persone quando vogliono sposarsi?” “Si promettono di amarsi e di essere sempre gentili e cortesi l’una con l’altra”. “Allora tu e papà non siete sposati”, ribatté il bambino. Diceva Lao Tze: Gentilezza nel parlare crea fiducia, gentilezza nel pensare crea intimità, gentilezza nel donare crea amore.

Parola di Dio: Ger 26,11-16.24; Sal.68; Mt. 14,1-12

 

Vangelo Mt 14, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui". Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!". Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. Parola del Signore

 

“ERODE AVEVA ARRESTATO GIOVANNI E LO AVEVA FATTO INCATENARE E GETTARE IN PRIGIONE PER CAUSA DI ERODIADE, MOGLIE DI SUO FRATELLO FILIPPO”. (Mt. 14,1—12)

Questo Erode di cui ci parla il Vangelo è una banderuola. Vive di paure, è re ma si lascia condizionare dagli altri, sfoggia una corte, una religione ma è un fantoccio in mano ai romani e ai sommi sacerdoti. Dipende poi in tutto dalle sue passioni. Vive di paure e di superstizioni: fa uccidere Giovanni ma poi teme che il suo spirito ricompaia. Quanti uomini anche oggi asseriscono di essere liberi, dicono di fare ciò che vogliono ma poi dipendono dall’ultima corrente politica, dalla moda, sono schiavi delle loro passioni, si dicono sicuri ma poi tremano davanti ad un oroscopo o si lasciano atterrire dalle proprie paure al punto da andare facilmente in depressione? Giovanni, in una buia prigione è più libero di Erode nella sua ricca reggia. Esaminiamoci oggi: qual è la mia libertà? Vivo veramente per dei valori scelti? In che modo mi lascio condizionare? La mia testimonianza cristiana si ferma davanti alle prove che incontro nel mondo?

     
     
 

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