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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

GIUGNO  2010

 

 

MARTEDI’ 1 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Giustino; San Caprasio di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU’, E’ LA VERA LIBERTA’.

 

Hanno detto: La vera generosità consiste nel  fare piacere senza  speranza di rivincita. (Chevalier de Méré)

Saggezza popolare: Fare l’elemosina non impoverisce  nessuno. (Proverbio francese)

Un aneddoto: Le prediche di san Bernardino di certo non addormentavano perché pizzicavano sul vivo:

“La gente non si accontenta mai, proprio come quel giovane che dice: “Io non mi contento di pigliar donna; se mi sposo, la voglio bella!”. “Basta così? Dimmi chi ti piacerebbe?”. “Io vorrei la tale!”. “Supponiamo che tu l’abbia; sei contento?”. “No!”. “Che vorresti ancora?”. “Vorrei anche mangiar bene: mi piacciono fagiani, pernici e capponi!”. “Supponiamo che tu abbia tutto questo; ti manca altro?”. “Vorrei ancora ottimi vini e ubriacarmi per bene.” “Bevi pure quanto vuoi! Ma dopo la sbornia, pensi tu d’essere contento?”. “Vorrei ancora morbidi letti e dormire a lungo”. “Prendi anche questo. Sei contento?”. “Vorrei ancora bellissimi vestiti di damasco e di seta, per essere ben guardato da tutti”. “Via, prendi anche questo. Sei finalmente contento?”. “Non ancora!” Oh! Che andiamo tanto cercando? Quanto più hai, più ti manca!

Tutto questo non ci rende contenti, perché in questa vita non c’è nulla di tanto perfetto che possa renderci veramente felici!”

Parola di Dio: 2Pt. 3,11b-16.17-18; Sal 89; Mc. 12,13-17

 

Vangelo Mc 12, 13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono alcuni farisei ed Erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore

 

"E' LECITO O NO DARE IL TRIBUTO A CESARE?". (Mc. 12,14)

Ci sono tanti modi per ricercare la verità e tutti possono essere buoni ma ad una condizione: essere onesti. Qui ci troviamo chiaramente davanti a gente in mala fede: sono andati da Gesù avendo già deciso di trovar motivi per toglierlo di mezzo e la domanda che gli fanno, posta in questo modo, voleva costringerlo ad inimicarsi o il popolo o il potere romano. Ma quello che mi impressiona di più è quel "E' lecito?" perché tante volte anche noi ce lo chiediamo: dove c’è una legge c'è quello che è lecito e quello che non lo è. Ma noi sappiamo anche che "trovata la legge, trovato l'inganno", per cui per i furbastri proprio grazie al legalismo, quello che è illecito per altri diventa lecito per loro. Gesù lo sa benissimo. Ed è proprio per questo che non ci darà delle ricette precise. Il cristiano, guardando a Gesù, per le scelte morali non dovrà più chiedersi: "E' lecito?" ma: “E’ secondo l'amore di Dio e del prossimo?".

 

 

MERCOLEDI’ 2 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Marcellino e Pietro; Sant’ Adalgiso.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SEI IL GUSTO DI QUESTO MIO GIORNO.

 

Hanno detto: Non c’è entusiasmo vero senza saggezza,  né saggezza  senza generosità. (Paul Eluard)

Saggezza popolare: Un portacenere è come un ricco: più si riempie e più diventa sudicio. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: In una poesia di Jorge Man­rique si canta l’innamorato che da un lontano paese manda alla sua bella lettere, fiori e regali in continuazione. Quando ritorna, cessano le lettere, i fiori e i regali. Stupisce la ragazza. Forse che non è più riamata? La smentisce l’innamorato: “Quando era lontano, c’era bisogno che ti inviassi qualche segno del mio amore. Ora che son vicino, il segno del mio amore sono io stesso” ... Analogamente il Signore, da quando s’è incarnato e sta con noi per sempre, è lui stesso il segno del suo amore per noi.

Parola di Dio: 2Tm.1,1-3.6-12; Sal.122; Mc. 12,18-27

 

1^ Lettura 2Tm 1, 1-3. 6-12

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù, al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo, del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro. E' questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e sono convinto che egli è capace di conservare fino a quel giorno il deposito che mi è stato affidato. Parola di Dio

 

“TI RICORDO DI RAVVIVARE IL DONO DI DIO CHE E’ IN TE”. (2Tim.1,6)

Uno dei guai più grossi della nostra vita cristiana è l’abitudine, l’appiattimento di tutti i valori, gli entusiasmi per cui tutto diventa solito, banale. Invece non c’è nulla di banale. Dio mi ama davvero, Gesù il suo sangue l’ha versato per me, io sono davvero figlio di Dio, l’Eucarestia è il corpo di Gesù che io mangio, la Confessione cancella sul serio i miei peccati, io sono destinato alla risurrezione e alla vita eterna. Queste sono realtà per noi cristiani, non soltanto dogmi freddi e astratti. E poi ci sono ancora tutti i doni personali che Dio mi ha fatto e mi fa. Altro che vita banale, che cristianesimo piatto, che preghiera rituale e ripetitiva. Se pensassi anche solo ad una di queste cose, ogni giorno ci sarebbe materiale per fare esplodere la mia giornata, per caricarmi di entusiasmo, per trovare la forza della testimonianza. Se ti ricordi che vali il sangue di Cristo, anche un timido come poteva essere Timoteo o come posso essere io, non solo non si vergognerebbe della testimonianza da rendere al Signore, ma troverebbe la forza di uscire allo scoperto, insomma riusciremmo a far cantare i nostri giorni e le nostre ore. Ravviviamoli questi doni che ci sono stati dati, non lasciamo che la polvere dei giorni li incrosti, li renda inutilizzati.

 

 

GIOVEDI’ 3 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Carlo Lwanga e compagni, martiri dell’Uganda.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DALLE VANE PAROLE.

 

Hanno detto:

Il successo non è la chiave per la felicità; la felicità è la chiave per il successo.  Se ami quello che fai avrai successo. (Albert Schweitzer)

Saggezza popolare: Nessuno può evitare che le scocciature entrino in casa, ma è un errore offrir loro una sedia (Prov. Arabo)

Un aneddoto: Una volta un gentiluomo si sentì offeso dalla parole di una predica di san Francesco di Sales, corse allora sotto le finestre dell’arcivescovado e fece un tale pandemonio che si radunò parecchia gente. E il vescovo zitto. Qualcuno gli disse: “Esagera. Essere buoni va bene, ma questo è troppo. Lei non può permetterlo”. Il vescovo infine sorrise e spiegò: “Ringrazio di essere riuscito a tacere; uno può parlare solo quando è perfettamente tranquillo. E vi assicuro che in quel momento, tranquillo non ero proprio”.

Parola di Dio: 2Tm. 2,8-15; Sal.24; Mc. 12,28b-34

 

1^ Lettura 2Tm 2, 8-15

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Carissimo, ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo, a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta. Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità. Parola di Dio

 

“SCONGIURALI DAVANTI A DIO DI EVITARE LE VANE DISCUSSIONI, CHE NON GIOVANO A NULLA SE NON ALLA PERDIZIONE DI CHI LE ASCOLTA”. (2Tm.2,14)

Se penso alla storia della Chiesa Torinese del secolo scorso vedo personaggi come don Bosco, il Cottolengo, il Murialdo e tanti altri che davanti alle necessità dei giovani, dei malati, degli operai non si sono messi a fare “tavole rotonde” e che davanti alle urgenze dell’evangelizzazione non si sono persi in seminari di strategie pastorali” ma si sono dati da fare concretamente. Anche oggi un Ernesto Olivero, un don Ciotti, riflettono, ragionano, discutono, ma soprattutto agiscono. Ho molti dubbi, quando un gruppo ecclesiale comincia a trovarsi solo più per “riflettere”, per discutere, per parlar di Dio (che il più delle volte significa parlarsi addosso). E’ verissimo che essere cristiani non significa solo fare, che non sono le nostre opere a salvarci o a salvare, ma se qualcuno ha fame, riesci a riempirgli lo stomaco con belle parole?

 

 

VENERDI’ 4 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Caracciolo.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, SIGNORE, HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: Il nostro carattere è il risultato della nostra condotta. (Aristotele)

Saggezza popolare: Un segreto confidato si trasforma in pettegolezzo. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: Verso il termine della sua vita, San Tommaso si trovava in preghiera davanti al crocifisso che gli parlò: “O Tommaso, tu hai scritto bene di me, dimmi che cosa vuoi in ricompensa”. “Nient’altro che  te”, rispose Tommaso.

Parola di Dio: 2Tm. 3,10-16; Sal. 118; Mc. 12,35-37

 

1^ Lettura 2 Tm 3, 10-16

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.  

Carissimo, tu mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Parola di Dio

 

“TUTTA LA SCRITTURA INFATTI È ISPIRATA DA DIO E UTILE PER INSEGNARE, CONVINCERE, CORREGGERE”. (2Tm. 3,16)

Ieri Paolo ci invitava a non perderci in vane parole, oggi invece ci ricorda che c’è una Parola che è tutt’altro che vana: è la Parola che viene da Dio e che a Dio ritorna, è una parola che è nientemeno che il Verbo incarnato che si rivela e che ci rivela la nostra realtà. Un dono grande ma ancora misconosciuto per molti, quello della Scrittura. Si preferisce rifugiarsi nelle formule della religiosità piuttosto che affrontare la libertà e il rischio della Parola sempre nuova e stimolante. Certo non è facile da capire, da interpretare, da vivere, eppure la Parola di Dio è luce per il cammino, è forza per la debolezza, è incontro con il vivente. In ogni momento Dio ti offre la sua Parola. Ascoltala. Non pretendere di capire tutto, lasciala depositare nel tuo cuore. Falla diventare preghiera che ritorna al Padre. Lascia che diventi spada tagliente nella tua vita, che ti scomodi, che ti mandi: essa allora non tornerà al Padre senza aver portato il suo frutto.

 

 

SABATO 5 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonifacio, Vescovo e Martire.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI GIORNO, O SIGNORE, RINNOVA LA MIA FEDE.

 

Hanno detto: La felicità non sta nel fare quello che vogliamo, bensì nel volere quello che facciamo. (Jean Paul Sartre)

Saggezza popolare: Non raccontare a tutti le tue disgrazie; lo sparviero e l’avvoltoio si abbattono sul ferito che geme. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: La mattina del 9 gennaio 1959, il Padre Rossi, andato in udienza da Giovanni XXIII, si sente confidare un segreto: “Questa notte mi è venuta una grande idea, convocare un Concilio. Sai -aggiunge- mica è vero che lo Spirito Santo assiste il Papa…” Grande stupore dell’amico: “Ma come dice, Santità?”. “Non è lo Spirito Santo che assiste il Papa – ribadì sorridendo Giovanni XXIII – sono io a fargli da assistente. Perché è Lui che fa tutto. Il Concilio è stata una sua idea”.

Parola di Dio: 2Tm. 4,1-8; Sal. 70; Mc. 12,38-44

 

1^ Lettura 2Tm 4, 1-8

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Carissimo, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Parola di Dio

 

“HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE”. (2Tm. 4,7)

Questa frase della lettera che S. Paolo scrive a Timoteo essendo ormai in pros­simità di essere ucciso per la sua fede ci dà la vera misura di questa persona. La sua vita è stata una meravigliosa avventura tutta per Dio. Prima per difendere l’ortodossia dell'Ebraismo, poi accecato dalla luce di Cristo per diventare suo testimone in mezzo a mille peripezie, lotte, prove, fughe, accuse, contestazioni di cristiani. S. Paolo sa di aver giocato tutto su Dio, di aver corso per Cristo: di questo non si fa un monumento, sa che è Dio che lo ha guidato, lo Spirito Santo che lo ha spinto, l’amore di Cristo che lo ha infiammato; l’unica cosa di cui si vanta è molto umile: ho conservato la fede. Se Dio mi chiedesse conto oggi della mia vita, potrei ripetere questa frase di Paolo? In quanto a battaglie, lotte: quante ce ne sono state nella mia vita! Sovente mi sono sorpreso a mugugnare con il Signore: “lo sono nato pacifico; vorrei starmene tranquillo... perché invece devo lottare ogni giorno con gli altri, con me stesso, e qualche volta anche con Te?”. Ma mi chiedo se è sempre stata una “buona” battaglia. In quanto a corse penso che tutti noi in questa nostra società siamo sempre sudati ed affannati, ma per quale meta? E la fede l’abbiamo conservata? Qualche volta l’abbiamo conservata nel senso che l’abbiamo riposta in soffitta e abbiamo lasciato che su di essa si depositassero buone spanne di polvere. Se da questo esame di coscienza ne usciamo piuttosto malconci, c’é una cosa di cui possiamo essere sicuri che ci conforta: nelle lotte, nelle corse e nella fiducia ad oltranza in noi, c’è uno che non ci ha mai lasciato: Gesù, Colui che ha dato e continua a dare la sua vita per me.

 

 

DOMENICA 6 GIUGNO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

Tra i santi ricordati oggi: San Norberto; Sant’Alessandro da Fiesole; Sant’Artemio.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’ SEI IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO.

 

Hanno detto: Osare è perdere momentaneamente l’equilibrio. Non osare è perdersi. (Soren Kierkegaard)

Saggezza popolare: La terra attira talmente che i vecchi camminano curvi. (Prov. Armeno)

Un aneddoto: Uno sceicco in partenza per La Mecca si vide attorniato dalla sua tribù che insisteva perché portasse a casa dei regali, molti regali: chi voleva una spilla, chi una collana, degli amuleti, un pugnale e persino un cavallo. Lo sceicco li pregò di scrivere su dei foglietti le loro richieste, i desideri di oggetti precisi. Tutti scrissero quanto volevano. anche un bambino, il quale aggiunse al foglietto una moneta d’argento “per il più bel fischietto del mondo”. Lo sceicco partì, e dopo qualche tempo ritornò. Tutti coloro che s’aspettavano i regali richiesti rimasero però delusi, perché il loro capo chiamò soltanto il bambino e gli consegnò “il più bel fischietto del mondo”. Protestarono in coro. Allora il vecchio sceicco spiegò: “Mentre galoppavo verso La Mecca, venne una folata di vento che si portò via tutti i vostri foglietti. Solo il biglietto di questo bambino, che era tenuto fermo da una moneta d’argento, resistette al vento e aiutò la mia memoria a procurare il regalo”. È facile dedurre la morale della favola: con nulla non si fa nulla; non basta chiedere, se non si dà qualche cosa. 

Parola di Dio: Gn. 14,18-20; Sal. 109; 1Cor. 11,23-26; Lc. 9,11b-17

 

Vangelo Lc 9, 11-17

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Dategli voi stessi da mangiare”. Ma essi risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: “Fateli sedere per gruppi di cinquanta”. Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste. Parola del Signore

 

“NON ABBIAMO CHE CINQUE PANI E DUE PESCI”. (Lc. 9,13)

Leggendo la pagina del Vangelo di oggi e l’affermazione scoraggiata degli apostoli che davanti a cinquemila persone affamate annotano di avere solo cinque pani e due pesci, mi è venuto in mente, proprio per contrasto, un altro brano del Nuovo Testamento. Negli Atti degli Apostoli, Pietro e Giovanni, recandosi al Tempio, trovano uno storpio che chiede loro l’elemosina. Questa volta essi gli dicono: “Non abbiamo né oro né argento, ma nel nome di Gesù Messia, alzati e cammina”. La scuola di Gesù è servita! Alla moltiplicazione dei pani si contano le razioni ed esse sono sempre insufficienti. Quando invece si è scoperta la propria povertà, allora si diventa ricchi del bene di Qualcun altro e si può condividere tutto nel nome di Colui che ha condiviso tutto con noi, di Colui che non bastandogli neppure di aver dato la sua vita per noi, si fa Pane per farsi mangiare e darci l’energia del cammino. Se noi, davanti alle necessità del nostro mondo, facciamo l’elenco delle nostre risorse, siamo sempre in difetto; se, sull’esempio di Gesù, diamo via il nostro poco ci troveremo ricchi di Lui, e Lui è sufficiente per tutti: si possono portare via ancora dodici ceste di pezzi avanzati!

 

 

LUNEDI’ 7 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Giannelli, Sant’Alderico.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE.

 

Hanno detto: Il saggio è colui che domanda. (Donald Schuller)

Saggezza popolare:

Sii risoluto nei tuoi atti ma condiscendente nel cuore; sii severo con te stesso ma gentile con il prossimo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: “Un gran signore assoldò un gran numero di operai. Due ore dopo l’inizio del lavoro li venne a visitare. Vide che uno si distingueva sopra tutti gli altri per la sua diligenza e abilità. Lo prese per mano e passeggiò con lui qua e là fino a sera. Quando i lavoratori vennero a ricevere il loro salario, quegli ottenne la stessa paga degli altri. Allora si misero a mormorare e a dire: “Noi abbiamo lavorato tutto il giorno e questi soltanto due ore: perché gli hai dato il salario intero?”. E il signore di rimando: “Io non vi faccio ingiustizia, perché questo operaio ha fatto in due ore lo stesso lavoro che voi avete compiuto in un giorno”.

Parola di Dio: 1Re 17,1-6; Sal. 120; Mt. 5,1-12

 

Vangelo Mt 5, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi ". Parola del Signore

 

“BEATI GLI OPERATORI DI PACE PERCHE’ SARANNO CHIAMATI FIGLI DI DIO”. (Mt.5,9)

“Lasciami stare in pace, non mi disturbare”! Quante volte abbiamo sulle labbra questa espressione nella quale “pace” è sinonimo di quiete e di tranquillità, in contrapposizione a guerra e a conflitto! Ma è proprio questo il senso della beatitudine proclamata per gli operatori di pace? Sono beati perché pacifici, tranquilli, calmi? C’è di più! Il senso racchiuso nella parola “pace” va oltre la tranquillità, la quiete e l’assenza di conflitti. Indica, invece, il compimento e la pienezza di vita. “Il Messia realizzerà la pace”, non tanto nel senso che eliminerà i conflitti, quanto soprattutto nel senso che porterà a compimento tutte le attese e realizzerà una vita piena! E la vita umana è essenzialmente “relazione”! Dunque, la pienezza della vita implica la capacità di tessere buone relazioni nelle tre dimensioni fondamentali della persona: con se stessa, con gli altri e con Dio. Il vero operatore di pace è Dio stesso. Per questo quelli che si adoperano per la pace sono chiamati figli di Dio: perché somigliano a Lui, Lo imitano e fanno quello che fa Lui. Vuol dire che la pace è prima di tutto un dono da accogliere! E poi è un compito! Non si tratta, tuttavia, di inventare o creare la pace, ma di trasmetterla, di lasciar passare la pace di Dio “che sorpassa ogni intelligenza” (Fil. 4,7), lasciando che custodisca i cuori e i pensieri in Gesù Cristo. Noi non dobbiamo né possiamo essere sorgenti, ma solo canali di pace. La condizione è rimanere uniti alla sorgente che è la volontà di Dio e abbandonarsi totalmente ad essa.

 

 

MARTEDI’ 8 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Amelia; Santa Calliope.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU’, OGNI COSA HA SENSO.

 

Hanno detto: Il codardo non comincia mai, il fallito non termina mai, il vincitore non desiste mai. (N. V. Peale)

Saggezza popolare:

Pretendere di accontentare i desideri con il possesso e come cercare di spegnere un fuoco con della paglia. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quando era vescovo di Mantova, il futuro Pio X, era in cordialissimi rapporti con molte famiglie israelitiche le quali, ricambiandolo della stima, lo incaricavano spesso di opere di carità, inviandogli denaro per le famiglie bisognose. Una volta il Vescovo fu ricevuto in udienza da Leone XIII, che gli domandò come si comportavano i cristiani di Mantova. Sarto rispose: “Santità, i migliori cristiani di Mantova sono gli ebrei”.

Parola di Dio: 1Re 17,7-16; Sal. 4; Mt. 5,13-16

 

Vangelo Mt 5, 13-16

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore

 

“VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA… VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO… (Mt. 5,13-14)

La vita è banale, ripetitiva, solita. A parte la paura che ti capiti qualcosa di brutto, le giornate sono sempre le stesse: ti alzi che sei già stanco, ti metti a fare sempre le stesse cose, stessi impegni, stesso ufficio… aspetti il sabato e la domenica per qualcosa di diverso, ma anche questi come sono banali e ripetitivi. “Dicono che vita sia bella! Ma è come la vita di un formicaio: si corre, si va, si lavora, ma per che cosa? Per morire anonimamente”. Gesù parla di sale e di luce con cui dare senso al nostro vivere e noi subito pensiamo al gusto che possiamo dare alla nostra vita, il gusto del bello, della verità, della giustizia, della speranza… Tutto giusto, ma la ricetta di Gesù non è solo cercare di dare un senso alle piccole cose quotidiane, è lasciare entrare Lui nella nostra vita. Qual è il senso ultimo della nostra vita? Dio. Qual è la luce che può illuminare gli eventi belli, banali, brutti della nostra vita? E’ quella luce che parte dall’eternità e illumina gli eventi di eternità, cioè Dio stesso. Il nostro sale e la nostra luce è Lui. Con Lui sarà ancora banale la mia giornata? Gli altri saranno solo potenziali avversari da superare? Le sofferenze, le inevitabili croci, da sopportare stoicamente perché sono capitate proprio a me?

 

 

MERCOLEDI’ 9 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Efrem.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Solo due cose nell’universo sono infinite: il proprio universo e l’ignoranza degli uomini. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: Conosci i tuoi vicini prima di costruirti la casa. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un celebre usuraio morì e lasciò tutti i suoi beni in opere di beneficenza. Quando Papa Giovanni lo seppe commentò: “Ha proprio pensato di fare il furbo: ha passato tutta la vita a rubare ai signori di questa terra e ora restituisce tutto al Signore del cielo sapendo benissimo che è l’unico che gli renderà il cento per uno.”

Parola di Dio: 1Re 18,20-39; Sal. 15; Mt. 5,17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli".  Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA PER DARE COMPIMENTO”. (Mt. 5,17)

Qualche volta, leggendo il Vangelo, si rimane perplessi. Si pensava di aver capito esattamente una cosa, un pensiero, un insegnamento di Gesù e improvvisamente ti imbatti in una frase che indica l’opposto. E’ il caso di oggi che a prima vista può lasciarci sconcertati. Noi sappiamo che l’amore (cioè Gesù stesso) è il superamento di ogni legge. Sappiamo e lo vedremo subito nei prossimo giorni che Gesù con autorità ci dirà: “Vi è stato detto, ma io vi dico…” e qui invece di dirci: “butta via i 613 precetti della tradizione giudaica” ci dice che bisogna osservare perfino le virgole della legge. Ma, notiamolo prima dirci questo Gesù ci ha dato le beatitudini che sono la nuova legge del Regno. Allora l’antica legge ha senso se viene completata dalla nuova, i dieci comandamenti acquistano il loro senso pieno se sono vissuti con Gesù.. Se io osservo la legge sono uno che vuole essere giusto davanti a Dio e che spesso per questo pensa di “meritare” l’amore di Dio. Se io vivo i comandamenti con l’amore di Gesù sono già con Lui oggi e sempre. Gesù non lo sterile contestatore che distrugge ma colui che dà senso e compimento a tutte le cose.

 

 

GIOVEDI’ 10 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Asterio di Petra.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ INSEGNAMI AD AMARE COME AMI TU.

 

Hanno detto: La ricerca ostinata della felicità è la ricetta perfetta per una vita infelice. (William Thomas)

Saggezza popolare: Per terminare una cosa occorrono cento anni; per distruggerla un giorno è sufficiente. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Santa Teresa d’Avila era sempre allegra e serena: “Anche nelle peggiori ore della mia vita – confessò un giorno- non ho mai pronunciato parole di mestizia”. Una notte, viaggiando con una monachella spaventatissima (era il giorno dei morti con le campane funebri) si sentì dire: “Madre, che cosa fareste se io morissi qui, adesso?” E lei: “Sorella, se accadesse una cosa del genere, penserò al da farsi, però adesso lasciatemi dormire”.

Parola di Dio: 1Re 18,41-46; Sal. 64; Mt. 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE LA VOSTRA GIUSTIZIA NON SUPERERÀ QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 5,20)

Continuiamo e approfondiamo con Gesù la riflessione di ieri. La legge che Dio ha dato a Mosè è un dono. Lo scopo di questa legge era mettere Dio al centro della vita del suo popolo e subordinare a Lui il comportamento interpersonale. Ma anche il dono più grande, se perde la sua anima, diventa banale o addirittura deleterio. Quando scribi e farisei di ieri e di oggi riducono il rapporto dell’uomo con Dio alla osservanza di alcune norme, fanno di Dio un padrone e dell’uomo il suo schiavo. Quando la Grazia e il peccato sono misurati solo dalle leggi, si riduce il rapporto tra l’uomo e Dio a quello del commerciante con il suo cliente. Gesù dicendoci che la nostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei, non vuole dire che le norme che essi ci insegnano non abbiano la loro validità, ma vuole aiutarci a ritrovarne il senso enorme: io non devo essere buono per obbedire a Dio, devo invece riconoscere l’amore di Dio che mi spinge a realizzare e mani­festare la santità del suo nome; io non mi accontento delle norme ma capisco e vivo l’amore.

 

 

VENERDI’ 11 GIUGNO: SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

Tra i santi ricordati oggi: San Barnaba; Sant’Amabile.

Una scheggia di preghiera:

 

SONO NEL TUO CUORE, SIGNORE GESU’.

 

Hanno detto:

La cosa più importante nella vita, non è la situazione in cui ci troviamo, ma la direzione in  cui camminiamo. (Oliver W. Holmes)

Saggezza popolare: Finché non saprai perdonare l'altrui diversità, sarai sempre lontano dalla via della saggezza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Santa Teresa d’Avila dovendo parlare del diavolo e non volendo nominarlo direttamente lo definì: “Quel povero disgraziato, che non può amare”.

Parola di Dio: Ez. 34,11-16; Sal. 22; Rm. 5,5-11; Lc. 15,3-7

 

Vangelo Lc 15, 3-7
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per
novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. Parola del Signore

 

“RITROVATA LA PECORELLA, SE LA METTE IN SPALLA" (Lc. 15,5)

La parabola di Gesù Buon Pastore che salva la pecorella smarrita bene illustra il cuore di Gesù e non solo per la tenerezza che ci fa il vederlo tutto attento a quella pecorella fuggita dal gregge ma per la figura stessa del pastore buono. Gesù non è il mercenario. Non ci ama per interessi suoi. Gesù ci conosce uno per uno, ci chiama per nome, sa le mie debolezze e i miei piccoli pregi ma non mi condanna o mi ama per essi, mi ama dal profondo del cuore perché gli sono caro. Anche il pastore sarà stato dispiaciuto nel constatare che mancava una pecora e che al termine di una dura giornata di lavoro avrebbe dovuto rischiare nel lasciare al chiuso le altre e avrebbe dovuto affrontare un nuovo cammino magari anche con la possibilità di farsi male lui o di  essere attaccato da qualche fiera, eppure parte, e va, e rischia e quando trova la pecorella, per non farle far fatica, se la mette addirittura in spalla. Certo Gesù non è contento nel vederci disubbidienti, egoisti, incapaci di riconoscenza, certo non gode nel dover faticare tanto per farsi capire e amare da noi ma lo fa lo stesso perché: “Il buon pastore dà la vita per le sue pecore”. Il cuore di Gesù e il suo amore per noi sono anche sentimento ma soprattutto donazione totale.

 

 

SABATO 12 GIUGNO: CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Paola Frassineti; Sant’Onofrio.

Una scheggia di preghiera:

 

MADRE DI DIO, PREGA PER NOI

 

Hanno detto: Ho imparato che non posso esigere l’amore di nessuno. Posso solo dar loro buone ragioni per apprezzarmi ed aspettare che la vita faccia il resto. (W. Shakespeare)

Saggezza popolare: Il sapiente dubita di tutto, anche della sua sapienza. Solamente lo sciocco è sicuro di tutto. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un re voleva comprare due cavalli da un mercante, ma questi, pur essendo entrambi magnifici, pur correndo velocemente, per essendo facilmente domabili, chiedeva per uno dei due il prezzo doppio dell’altro. Il re voleva sapere il perché. Fece allora provare i cavalli dai migliori fantini: niente in tutto sembravano simili. Alla fine il mercante gli disse: “Avrete certamente notato che, mentre correvano, uno dei due non lasciava quasi traccia di polvere dietro di sé, mentre dietro all’altro la polvere si sollevava grossa come nuvole. E’ per questo che il primo ha valore doppio dell’altro, perché fa il suo dovere senza sollevare tanta polvere”.

Parola di Dio: Is. 61,9-11; Cantico da 1Sam. 2,1.4-8; Lc.2,41-51

 

Vangelo Lc 2,41-51

Dal Vangelo secondo Luca
I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. Parola del Signore

 

“MA ESSI NON COMPRESERO LE SUE PAROLE”. (Lc. 2,50)

Noi, meditando su quanto il cuore di Maria debba aver amato Gesù, pensiamo alla vita idilliaca di Nazareth dove un Dio gira per casa nella famiglia di due santi come Maria e Giuseppe. Tutto vero; infatti anche Luca si affretta a dire che Gesù cresceva in età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini. Però nel racconto della perdita e del ritrovamento al tempio noi troviamo anche un altro aspetto misterioso in cui si è dovuto esplicare l’amore di Maria. Gesù non è facile da gestire. Già dodicenne si rende indipendente e quando i genitori dopo tre giorni di angoscia lo trovano nel tempio, Gesù risponde loro con una frase difficile in cui dice di appartenere a suo Padre e non ai suoi genitori. Anche questo bambino, amabile e difficile va amato in tutti i suoi aspetti e va rispettato per quello che è. La Madonna, in fondo, con Gesù ha vissuto quella che dovrebbe essere l’esperienza di ogni genitore: un figlio è da amare sempre, anche quando il cuore si strappa per donargli il rispetto e la libertà.

 

 

DOMENICA 13 GIUGNO: 11^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio da Padova; Sant’Aventino.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL TUO AMORE, CANCELLA IL MIO PECCATO.

 

Hanno detto:

La tragedia della vecchiaia non consiste nel fatto di essere vecchi, ma dal fatto che ancora ci sentiamo giovani. (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: Chi contempla se stesso non irradia luce. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 13 giugno 323 AC muore in preda ad una forte febbre il condottiero Alessandro Magno. Domandarono una volta ad Alessandro perché onorasse più Aristotele, suo precettore, che non suo padre. “Perché – rispose Alessandro Magno – Filippo, dandomi la vita mi ha fatto discendere dal cielo in terra; Aristotele con la sua istruzione mi ha fatto risalire dalla terra al cielo”.

Parola di Dio: 2Sam. 12,7-10.13; Sal. 31; Gal. 2,16.19-21; Lc. 7,36-8,3

 

Vangelo Lc 7, 36 - 8, 3

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, dì pure”. “Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”. Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”. E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace!”. In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. Parola del Signore

 

“LE SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI PERCHE’ HA MOLTO AMATO”. (Lc.7,47)

Siamo di fronte ad una storia veramente bella: il gesto pieno di umiltà e di affetto di una donna che permette di annunciare in tutta la sua bellezza e ricchezza il perdono di Dio. La donna è una peccatrice nota a tutti. Come ode che Gesù é là accorre, il suo comportamento é pieno di umiltà. Si getta i piedi di Lui, ha portato un profumo per donarglieLo, e con un gesto  ricco  di  una esagerazione amorosa tipicamente femminile, esprime con il pianto lo sconvolgimento che Gesù ha portato nella sua vita, e bacia quei piedi e cospargendoli di profumo. Simone il fariseo che ha ospitato Gesù,  non  ha  creduto  di  dover   manifestare pubblicamente la sua gratitudine a Gesù, non ha ritenuto di dover manifestare più amore, perché non é cosciente di essere stato perdonato, pensa anzi di non aver bisogno del perdono di Gesù. La donna al contrario sente di essere profondamente peccatrice, ma nella venuta di Gesù, ha misteriosamente riconosciuto il perdono di Dio che le veniva offerto, per questo mostra con molto amore la sua gratitudine. L'idea che il Gesù di Luca trasmette è chiara: di fronte a Dio siamo tutti come dei peccatori che non possono pagare, ma Dio non attende il nostro amore per perdonarci, Egli agisce per primo, ci perdona. Tra noi però alcuni si comportano come Simone: si ritengono giusti, e pensano di non aver debiti con nessuno, neppure con Dio. Si ripiegano su se stessi, non sanno amare. Altri al contrario si riconoscono peccatori e debitori. Quando questi scoprono il Dio del perdono che si rivela in Gesù, allora sono pieni di riconoscenza e di amore e non temono di manifestarlo visibilmente.

 

 

LUNEDI’ 14 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Martiri Anastasio, Felice e Digna.

Una scheggia di preghiera:

 

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.

 

Hanno detto: Le ferite del cuore, come quelle del corpo, anche dopo rimarginate, lasciano cicatrici. (Saadi)

Saggezza popolare: Il gobbo non vede la propria gobba. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un antico imperatore cinese fece un giorno un solenne giuramento: “Conquisterò e cancellerò dal mio regno tutti i miei nemici”. Un po’ di tempo dopo i sudditi sorpresi videro l’imperatore che passeggiava per i giardini imperiali a braccetto con i suoi peggiori nemici, ridendo e scherzando. “Ma, gli disse sorpreso un cortigiano, non avevi giurato di cancellare dal tuo regno tutti i tuoi nemici?” “Li ho cancellati infatti”, rispose l’imperatore,” Li ho fatti diventare tutti amici miei”.

Parola di Dio: 1Re 21,1-16; Sal. 5; Mt. 5,38-42

 

Vangelo Mt 5, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da  a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Parola del Signore

 

“IO VI DICO DI NON OPPORVI AL MALVAGIO”. (Mt. 5,38)

Il desiderio di vendetta, sia esso a livello di popoli che di singoli, è una delle cose più dure da superare. Nel pensiero del mondo Ebraico, l’Antico Testamento mirava a contenere la vendetta nei limiti non facili della parità ed ecco la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente e non di più. Gesù, chiedendoci di non opporci al malvagio ci dice chiaramente che la vendetta è sempre un male, primo perché è un voler mettersi al posto di Dio nel giudicare un fratello e secondo perché la vendetta è un frutto talmente amaro che avvelena anche noi.

Gesù ci chiede di usare col nostro prossimo la stessa pazienza e rispetto che Dio usa con noi. Quanto poi al fatto che non opporsi al malvagio sia segno di pusillanimità, Monsignor Elder Camara diceva che noi cristiani siamo dalla parte della non violenza e che questa non è affatto una scelta di debolezza e passività. Non violenza è credere nella forza della verità, della giustizia e dell’amore più che nella forza delle guerre, delle armi, dell’odio. “Perché – aggiungeva don Primo Mazzolari – ogni violento presume di essere un coraggioso. Ma la maggior parte dei violenti sono dei vili. Il non violento, invece, nel suo rifiuto a difendersi, nella sua ricerca di pace, nel suo proclamare l’amore, è sempre coraggioso”.

 

 

MARTEDI’15 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Germana Cousin.

Una scheggia di preghiera:

 

L’AMORE E’ UNO SOLO, O DIO, SEI TU.

 

Hanno detto: Una verità detta con mala intenzione batte tutte le bugie che si possano inventare. (William Blake)

Saggezza popolare: Un uomo intelligente parla spesso con gli occhi, un uomo vuoto ingoia spesso con le orecchie. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un esploratore percorreva le immense foreste dell’Amazzonia in cerca di giacimenti e aveva molta fretta. Per i due primi giorni gli indigeni che aveva ingaggiato come portatori si adattarono al ritmo imposto, ma al mattino del terzo giorno si fermarono. Il bianco cercò di far capire al capo dei portatori che bisognava muoversi in fretta ma quegli gli rispose: Questi uomini hanno camminato troppo in fretta nei giorni precedenti e ora aspettano che la loro anima li raggiunga”. Non sarà così anche per molti uomini della nostra epoca che hanno corso troppo ed ora sono senza anima?

Parola di Dio: 1Re 21,17-29; Sal. 50; Mt. 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ". Parola del Signore

 

“SIATE VOI DUNQUE PERFETTI COME E’ PERFETTO IL PADRE VOSTRO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 5,48)

Essere perfetti come Dio, a prima vista ci pare una esagerazione se non una grande presunzione quasi paragonabile al peccato di Adamo ed Eva che volevano essere come Dio. Che cosa voleva dire, allora, Gesù? Ben conoscendo la nostra debolezza, Gesù voleva semplicemente indicarci che nel nostro comportamento noi abbiamo un modello da imitare e una forza da impetrare: come si è comportato Dio che perdona, e in virtù della sua forza, anche tu devi perdonare; da solo non sei capace di amare i nemici, ma se guardi a Dio e gli chiedi la forza che viene dall’amore di suo Figlio, ti metterai sulla strada dell’amore verso tutti.

 

 

MERCOLEDI’ 16 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Aureliano, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Non c’è specchio migliore per riflettere l’immagine di un uomo, delle sue parole. (Luis Vives)

Saggezza popolare: Disegnare focacce non placa la fame. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un mercante dopo aver concluso ottimi affari ad un fiera aveva fretta di rientrare a casa con la sua borsa piena di pezzi d’oro e d’argento. Assicurò allora la sua borsa alla sella della cavallo e partì a spron battuto. Verso mezzogiorno fece tappa in una città. Colui che gli aveva governato il cavallo prima di partire gli disse: “Signore, al cavallo manca un chiodo al ferro della zampa posteriore sinistra”. “Non ho tempo per queste bazzecole adesso, rispose il mercante e riprese il viaggio. A metà pomeriggio fece una tappa. Il valletto che guardava il cavallo venne a dirgli: “Signore manca un ferro alla zampa posteriore sinistra del vostro cavallo, se volete ve lo faccio ferrare”. “No, ho molta fretta e poi mancano due leghe”. Risalì in sella e continuò la strada, ma poco dopo il cavallo cominciò a zoppicare, poi a vacillare e alla fine cadde spezzandosi una zampa. Così il mercante dovette abbandonarlo. Si caricò la borsa sulle spalle e poco dopo inoltrandosi in un bosco fu assalito da due malandrini che lo picchiarono e derubarono di tutto e il mercante cercando di tornare a casa malconcio si ripeteva: “E tutto per colpa di un maledetto chiodo”.

Parola di Dio: 2Re 2,1.6-14; Sal. 30; Mt. 6,1-6.16-18

 

Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore

 

“QUANDO FAI L’ELEMOSINA NON SUONARE LA TROMBA DAVANTI A TE, COME FANNO GLI IPOCRITI”. (Mt.6,2)

L’elemosina (cioè ogni nostra azione) può essere fatta in due modi opposti: per autocompiacerci, per aver lode e riconoscimento dagli uomini, oppure per piacere a colui che da sempre ci loda e riconosce come figli.  E’ giusto ricordare che in ogni opera buona è sempre in gioco il bisogno di riconoscimento. Se lo cerco negli altri, non ne avrò mai abbastanza, resterò sempre schiavo e del giudizio degli altri e del mio tentativo di dare una buona immagine di me. Se lo cerco nell’Altro, allora ritrovo la mia realtà in colui che mi ama di amore eterno, ai cui occhi sono prezioso e degno di stima, addirittura un prodigio. Cercano il riconoscimento degli altri gli ipocriti. L’ipocrita è un attore, una maschera. La vita degli ipocriti è una sceneggiata nella quale ognuno litiga con l’altro per primeggiare. Emerge sempre il peggiore, il più violento, senza scrupoli, o il più tragicamente ridicolo. Alla base della ricerca di gloria umana sta di solito il fatto di non sentirsi accettati per cui si fa di tutto per dare una buona immagine di sé ed allontanare lo spettro del rifiuto. Ma a ben pensare è Gesù stesso che ci assicura che non saremo rifiutati. Soprattutto non lo sarà chi fa la propria elemosina nel segreto, senza mettersi in mostra, evitando addirittura di cercare l’autocompiacimento (= non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra). Chi farà così riceverà dal Padre, nel segreto, la ricompensa, cioè la consapevolezza di essere figlio.

 

 

GIOVEDI’ 17 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Avito; Santa Valeriana.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE NOSTRO.

 

Hanno detto: Non importa quale aspetto la vita ti mostri. Importa il modo in cui affronti la vita. (Schmidt)

Saggezza popolare: Un solo "Eccomi", vale più di dieci "il cielo ti assista".(Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un sagrestano telefonava tutti i giorni a una radio locale per sapere l’ora esatta. Un giorno l’operatore gliene domandò il perché. Il sagrestano rispose: Voglio essere puntuale a suonare la campana di mezzogiorno”. “Ma come? Io regolo l’ora al suono della campana!”. I luoghi comuni spesso diventano delle trappole.

Parola di Dio: Sir. 48,1-14; Sal. 96; Mt. 6.7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

DISSE: “PREGANDO NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI I QUALI CREDONO DI VENIRE ASCOLTATI A FORZA DI PAROLE. NON SIATE DUNQUE COME LORO, PERCHE’ IL PADRE VOSTRO SA DI QUALI COSE AVETE BISOGNO ANCOR PRIMA CHE GLIELE CHIEDIATE”  (Mt. 6,7—8)

Siamo sommersi da parole sprecate: dalla pubblicità, dalla politica, dalla stampa, dalla televisione e dal frastuono delle tante parole dette e udite in casa, in strada, al lavoro. Parliamo, parliamo e le parole scorrono spesso inutili, insignificanti sul nostro vivere quotidiano. Parliamo e quasi mai riusciamo a dirci davvero quello che sentiamo nel cuore, nella mente. Per questo il colloquio con Dio non ha  bisogno di molte parole; lui che “mi scruta e mi conosce” (Salmo 139,1) mi chiede la sincerità e la semplicità dell’animo, la fiduciosa apertura del cuore. Per intenderci, per parlare davvero, può bastare uno sguardo. La parola ci è data da Dio per comuni­care, per sentirci più uniti, più fra­telli; noi corriamo invece il rischio che le nostre molte parole ci dividano o che ci lascino terribilmente soli.

 

 

VENERDI’ 18 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marina; Sant’ Amando da Bordeaux.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU IL VERO TESORO, O GESU’.

 

Hanno detto:

Esistono molte cose nella vita che catturano lo sguardo, ma solo poche catturano il tuo cuore: segui quelle. (Winston Churchill)

Saggezza popolare: La felicità della salute si comprende al letto dell'ammalato; la felicità della casa tranquilla si comprende quando quella pace è sconvolta. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Buddha sembrava del tutto indifferente agli insulti di un tale che era andato a fargli visita. Quando più tardi i discepoli gli domandarono quale era il segreto della sua serenità, egli rispose: “Provate a immaginare che cosa accadrebbe se qualcuno ponesse un dono ai vostri piedi e voi non lo raccoglieste. Oppure se vi inviassero una lettera e voi decideste di non aprirla; il suo contenuto non avrebbe alcun effetto su di voi, non è vero? Comportatevi allo stesso modo tutte le volte che venite insultati e non perderete la vostra serenità”.

Parola di Dio: 2Re 11,1-4.9-18.20; Sal 131; Mt. 6,19-23

 

Vangelo Mt 6, 19-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!". Parola del Signore

 

“NON ACCUMULATEVI TESORI SULLA TERRA, DOVE TIGNOLA E RUGGINE CONSUMANO”. (Mt. 6,19)

Nella vita tutto ha un prezzo. Sembra, specialmente in questa nostra società consumistica, che il denaro sia l’unica strada per tutto. Con il denaro si comprano i corpi e le coscienze, i voti o il potere, l’onore e la fama, le cose ed anche l’amore; sembra che persino la pace la si possa ottenere solo a suon di soldi. Tutto, valori compresi, sembrano avere il cartellino del prezzo in questo grande supermercato del consumismo. E noi ci caschiamo. Pensiamo di essere felici se abbiamo determinate cose. Pensiamo alla felicità di chi può permettersi tutto, ed eccoci schiavi! Schiavi che poi, tristemente si accorgono di aver comprato tutto e poi muoiono perché una cellula è impazzita, che hanno un mucchio di cose che il più delle volte sono un ingombro, che sognano ancora una libertà e un amore più puro che con i soldi non si può comprare. Chiediamoci: qual è il nostro tesoro? Per che cosa corriamo nella nostra vita? I nostri soldi, le nostre cose che fine faranno il giorno della nostra morte? L’unico vero “denaro” che non è attaccato dal tempo, dalle “tignuole e dalla ruggine” è l’amore.

 

 

SABATO 19 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Romualdo; Santa Giuliana Falconieri.

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTO E’ GRANDE SIGNORE IL TUO NOME SU TUTTA LA TERRA.

 

Hanno detto: Tenerezza è dire grazie con la vita: e ringraziare è gioia perché è umile riconoscimento dell’essere amati. (B. Forte)

Saggezza popolare: Non essere freddo con un parente per un piccolo litigio; non dimenticare una cortesia di vecchia data per una disputa recente. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giorno un abitante di un villaggio passava davanti a una grotta della montagna proprio in uno di quei rari momenti magici in cui essa si apriva per mostrare i suoi tesori a quanti desideravano arricchirsene. Egli entrò nella caverna e trovò montagne di gioielli e pietre preziose che si affrettò a cacciare dentro le borse attaccate al suo mulo, poiché conosceva la leggenda secondo cui la caverna sarebbe rimasta aperta solo per un periodo di tempo brevissimo e bisognava quindi far presto. Il mulo era carico e l’uomo si mise in marcia tutto felice della fortuna che aveva avuto, quando di colpo si accorse di aver lasciato il suo bastone nella grotta. Tornò indietro e corse dentro, ma era arrivato il momento in cui la caverna era destinata a sparire e così anch’egli scomparve e non se ne seppe mai più nulla. Dopo averlo atteso invano per un paio d’anni, la gente del villaggio vendette il tesoro che aveva trovato sull’asino e beneficiò della fortuna di quel povero disgraziato.

Parola di Dio: 2Cr 24,17-25; Sal. 88; Mt. 6,24-34

 

Vangelo Mt 6, 24-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena". Parola del Signore

 

"NON PREOCCUPATEVI DICENDO: CHE COSA MANGEREMO? CHE COSA BERREMO? DI CHE COSA CI VESTIREMO?". (Mt. 6,31)

Perché divento così nervoso quando perdo l'autobus o il tram, quando la macchina non è disponibile e per una volta sono costretto ad andare a piedi? Eppure so che in Oriente certi uomini camminano tutto il giorno tra le stanghe della carrozza di un ricco per una manciata di riso! Perché lamentarmi di una leggera indisposizione e preoccuparmi per una piccola ruga o una macchia di rossore?! Eppure so che migliaia di persone portano in sé un male incurabile, che migliaia di uomini sono torturati per le loro idee, per il colore della pelle, o per niente. Non penso dunque proprio mai agli altri, a quelli che non hanno gambe o che rimangono sempre sdraiati: diventerebbero pazzi di gioia se potessero attendere il turno davanti allo sportello, camminare sotto la pioggia o aspettare; e quando il mio pranzo non e servito puntualmente, dimentico che milioni di esseri non si siedono mai ad una tavola per mangiare. Siamo proprio uomini ridicoli, stolti e insensati; avveleniamo la nostra vita e quella degli altri con una serie di meschinità, mentre abbiamo tutto il necessario per essere contenti! Abbiamo la febbre, una febbre che si chiama: egoismo morboso!

 

 

DOMENICA 20 GIUGNO: 12^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Teodulo; San Silverio. Beata Maria Vergine Consolatrice (La Consolata)

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI VERO DIO E VERO UOMO.

 

Hanno detto: Il sarcasmo è il rifugio dei deboli. (Jean Paul Sartre)

Saggezza popolare:

Non essere facile, o piccolo uomo, nel biasimare l’azione del tuo prossimo, solo gli dei possono condannarlo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un prete entrò in un’osteria e scoprì, tutto indignato, che c’erano molti suoi parrocchiani. Li chiamò a raccolta e li condusse tutti in chiesa. Proclamò quindi solennemente: “Tutti quelli che vogliono andare in Paradiso, facciano un passo a sinistra”. Tutti obbedirono, tranne un tizio che non si mosse di un centimetro. Il prete lo fissò con aria severa e gli domandò: “Tu non vuoi andare in paradiso?”. “No”, replicò l’altro. “Non vorrai farmi credere che quando morirai tu non vorrai andare in Paradiso?”. “Certo che ci voglio andare quando muoio, ma credevo che lei intendesse andarci subito”.

Parola di Dio: Zc. !2,10-11;13,1; Sal. 62; Gal.3,26-29; Lc. 9,18-24

 

Vangelo Lc 9, 18-24

Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: “Chi sono io secondo la gente?”. Essi risposero: “Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Allora domandò: “Ma voi chi dite che io sia?”. Pietro, prendendo la parola, rispose: “Il Cristo di Dio”. Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. “Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”. Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Parola del Signore

 

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”. (Lc. 9,20)

La domanda su chi sia Gesù non è un problema che a forza di pensare riusciamo a risolvere in qualche modo. Ancor meno, una questione senza importanza. In realtà, è l’unica questione che valga assolutamente la pena, e che inoltre non può risolversi se non con una risposta vitale. Perché è chiaro che il fatto che Gesù Cristo abbia accettato di essere un messia di croce, il fatto che dire Gesù equivalga a dire Figlio di Dio, oltrepassa i nostri schemi mentali e la nostra stessa capacità di raziocinio, e l’uomo non conquisterà mai codeste verità della nostra fede a colpi di ragionamenti. Soltanto quando l’uomo comincia a percorrere la stretta via della croce, e, fissi gli occhi su Gesù, segue le orme della sua storia, scopre che la questione Gesù Cristo cammina allo stesso passo della questione uomo. I misteri della fede si conoscono meglio nella cappella che allo scrittoio, si conoscono meglio con la preghiera che con lo studio, sebbene entrambi siano necessari. Dio è l’unico ad avere la chiave dei misteri. Soltanto Lui può aprirci questo sacrario del suo cuore. L’intelligenza, quando è aperta alla fede, ci prepara e ci pone davanti al mistero. La teologia più autentica è quella che si fa non soltanto a partire dalla fede, ma soprattutto a partire dalla preghiera, dall’intelligenza orante e adorante del mistero. Nelle cose di Dio, colui che prega, comprende, e colui che non prega, non comprende nulla, o quasi nulla. Se noi cristiani pregassimo di più e meglio, i problemi di fede diminuirebbero in gran numero o scomparirebbero completamente. In un mondo che a volte sembra senza senso, la preghiera può trovargli un significato. Ne vale la pena!

 

 

LUNEDI’ 21 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Luigi Gonzaga; Sant’Eusebio di Samosata.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI GIUDIZIO E’ TUO, DIO MISERICORDIOSO.

 

Hanno detto: La vita è come una commedia:  non importa quanto è lunga, ma come è recitata. (Lucio Anneo Seneca)

Saggezza popolare: Giusto è colui che qualunque cosa faccia, teme di non essere giusto. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un topo viveva in perenne stato di angoscia per paura dei gatti. Un mago ebbe compassione di lui e lo trasformò in un gatto. Allora gli venne la paura dei cani. Il mago lo tramutò in un cane, dopodiché egli cominciò ad aver paura delle pantere, il mago lo fece diventare una pantera, ma così fu spaventato dal cacciatore. A questo punto il mago si diede per vinto. Lo mutò nuovamente in un topo e gli disse: “Non c’è niente che io possa fare per aiutarti, perché tu hai il cuore di un topo.

Parola di Dio: 2Re 17,5-8.13-15.18; Sal. 59; Mt. 7,1-5

 

Vangelo Mt 7, 1-5

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore

 

“NON GIUDICATE PER NON ESSERE GIUDICATI”. (Mt.7,1)

Gesù sa che spesso noi giudichiamo e vuole che smettiamo di farlo. Infatti, ciò che spontaneamente facciamo quando vediamo un altro, è misurarlo col nostro metro. Quando parliamo con lui, invece di ascoltarlo, filtriamo ciò che dice con i nostri pregiudizi. Quando poi parliamo di lui ad altri, lo sport preferito è il tiro al bersaglio. Cerchiamo la superiorità per non cadere in inferiorità, il dominio per non essere dominati. Ogni uomo diventa lupo per l’altro, animato da spirito di rivalità, rissa, inimicizia, sopraffazione e voracità. Giudicare significa separare, setacciando o vagliando. Il nostro giudizio sull’altro è fatto con il setaccio: tratteniamo ciò che è da buttare e lasciamo cadere ciò che è da trattenere. Lasciamo perdere il bene e ricordiamo il male, crocifiggendo l’altro al palo dei suoi errori. Il giudizio di Dio, invece è fatto con il vaglio: trattiene il bene e lascia perdere il resto. Il suo giudizio è la sua croce: porta su di sé il nostro male come proprio e restituisce a noi il suo bene come nostro. Il vento del suo Spirito disperde il nostro male e trattiene la stima e l’amore infinito che lui ha per noi. Perché occorre evitare il giudizio? Ogni mio giudizio sull’altro è corto: non vede nell’altro ciò che vede Dio. Inoltre, se giudico, mi arrogo il ruolo di Dio e compio il grande peccato di mettere il mio io al posto di Dio. Il Signore ha detto di non giudicare perché lui non giudica, ma giustifica. Lui è amore infinito per tutti e il suo giudizio è il contrario del mio: ogni uomo ai suoi occhi riveste il valore dell’amore che ha per lui. Inoltre, Gesù esorta a non giudicare per non essere giudicati. Infatti, il giudizio come un boomerang, ricade su chi lo lancia. Ogni mio giudizio contro l’altro, è contro di me! Se non stimo l’altro come fratello, non stimo me come figlio di colui che ama me e l’altro come figli. Se giudico il fratello, mi condanno a non essere figlio. Quindi, non devo giudicare non solo per evitare di sbagliare. Anche se ho ragione, comunque il mio giudizio è sbagliato, perché distrugge la vita filiale e fraterna. Chi non giudica, salva l’altro come fratello e se stesso come figlio.

 

 

MARTEDI’ 22 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Paolino da Nola; Santi Giovanni Fisher e Tommaso More.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO HAI MESSO NELLE NOSTRE MANI, DIO DI OGNI GRAZIA.

 

Hanno detto:

L'avidità fa comprare le cose che il denaro può comprare e fa perdere quelle che il denaro non può comprare. (Laurence J. Peter)

Saggezza popolare: Quando bevi l'acqua, pensa alla sorgente. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giorno dell’estate 1828 (Giovannino Bosco aveva appena 13 anni) l’anziano contadino Giuseppe Maglia tornava a casa sudatissimo, con la zappa sulle spalle. Al campanile scoccavano le dodici; l’uomo, con le ossa rotte, si sdraiò a terra sull’erba per riposare. Nemmeno gli venne in mente di dire l’Angelus alla Madonna, come era abitudine, a quei tempi. A un tratto vide in cima a una scala il ragazzetto Giovannino Bosco volgere una sguardo circolare a tutta la campagna che pareva crogiolarsi al sole, ascoltare per un po’ le cicale che frinivano ininterrottamente; poi piombare in ginocchia e, lentamente, con l’anima piena di stupore recitare a voce alta l’Angelus. Il vecchio contadino gli lanciò un frizzo: “Guarda là: noi che siamo i padroni dobbiamo logorarci la vita dal mattino alla sera e sfaticare fino a non poterne più: tu invece, tutto beato, ti guardi attorno e poi, tranquillo, ti metti a pregare”. Giovannino Bosco finì imperterrito la sua preghiera, scese la scala e, rivolto al vecchio: “Senta”, gli disse, “lei è testimonio che io non mi sono risparmiato sul lavoro. Mia madre mi ha sempre insegnato che qualche volta bisogna guardarsi attorno, cercare di vedere Dio nella natura e ringraziarlo mettendosi a pregare. Se si prega, da due grani che noi seminiamo nasceranno quattro spighe; se non si prega, seminando quattro grani si raccoglieranno due sole spighe. Che cosa le costava fermarsi un istante, deporre la zappa e dire una preghiera?” L’uomo non dimenticò più quella lezione di un ragazzo di tredici anni.

Parola di Dio: 2Re 19,9b-11.14-21.31-36; Sal 47; Mt. 7,6.12-14

 

Vangelo Mt 7, 6. 12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" Parola del Signore

 

“NON DATE LE COSE SANTE AI CANI E NON GETTATE LE VOSTRE PERLE DAVANTI AI PORCI”. (Mt. 7,6)

Gesù sa il valore delle cose: sa che l’amore che Dio ha per noi è prezioso, Lui lo ha pagato con il suo sangue; sa che i sacramenti che ci ha dato hanno in sé una grazia di valore incommensurabile e allora ci dice: “Attenti a non svendere a basso prezzo questi doni preziosi”. Quando si fanno battezzare i bambini perché “tutti fanno così”, quando ci si confessa senza conoscere il proprio peccato o senza pentirsi; quando si riceve l’Eucaristia come abitudine e senza impegno, noi svendiamo, svalutiamo questi doni preziosi. Quando i sacramenti non ci portano a cercare di concretizzarli nel quotidiano, noi diventiamo dei ritualisti, consideriamo Dio come uno che fa facili miracoli, non lasciamo che la grazia penetri in noi. Vedete allora che i sacramenti non sono per i buoni (nessuno potrebbe accostarsi) ma sono per coloro che vogliono lasciare che la grazia di Dio operi. La responsabilità davanti ad essi non è tanto prima di riceverli ma dopo averli ricevuti, affinché portino in noi le cose preziose che in essi ci vengono regalate.

 

 

MERCOLEDI’ 23 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Cafasso; San Lanfranco.

Una scheggia di preghiera:

 

DAL MALE E DAL MALIGNO, LIBERACI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Due eccessi: escludere la ragione, non ammettere che la ragione. (Blaise Pascal)

Saggezza popolare: La guerra adopera il meglio dell'uomo per fare il peggiore dei mali. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 23 giugno 1872 nasce a Pontecurone, Alessandria, colui che sarà il beato don Luigi Orione.

A don Orione chiesero un giorno che definisse la carità ipocrita. Si espresse così: “E’ ipocrita quella carità che dà venti soldi per ricavarne venti litri di gratitudine.”.

Parola di Dio: 2Re 22,8-13;23,1-3; Sal 118; Mt. 7,15-20

 

Vangelo Mt 7, 15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere ". Parola del Signore

 

"GUARDATEVI DAI FALSI PROFETI CHE VENGONO A VOI IN VESTE DI PECORE MA DENTRO SONO LUPI RAPACI. DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE." (Mt. 7,15-16)

“Padre, è da un po’ di tempo che un amico mi ha fatto conoscere un gruppo di persone. Si trovano, dicono, per cercare la verità, per entrare in contatto con entità superiori, per fare degli esercizi che, dicono, liberano l’uomo e danno salute. Ci sono cose che mi sembrano buone ma non so, sono un po’ turbato... Parlano anche di Gesù come di un grande maestro, ma ci sono cose che vanno oltre al Vangelo... Come fare a capire se è cosa buona o no?”. E’ Gesù che nel Vangelo di oggi ce ne dà il criterio: “Li riconoscerete dai loro frutti”. Cioè è come se Gesù ci dicesse: “Non fermarti alle parole, alle esteriorità; ci sono frutti belli a vedersi ma velenosi. Guardali alla luce della tua fede, quella fondata sui testimoni e sui martiri; guardali nella loro vita; non correre dietro al vento ma radicati nella tua fede, conoscila a fondo, non lasciarti ingannare dalle chiacchiere”. Il criterio indicato da Gesù è sempre valido. La bontà del frutto la possiamo giudicare solo con Lui. Quando una nuova esperienza ti porta a Gesù, quando è riconosciuta da coloro a cui Gesù ha affidato la Chiesa, quando ti dà serenità e ti aiuta a migliorare, allora è buona; ma se ti confonde Gesù con salvezze parziali, se la Chiesa ti invita ad essere cauto, se vedi persone più interessate a soldi che a Dio, più al culto di se stessi che all’amore per Dio e per il prossimo, se vedi che non migliori interiormente o per lo meno sei turbato, non aver paura di scappare: quello è vero eroismo.

 

 

GIOVEDI’ 24 GIUGNO:  NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO CHI VIENE NEL NOME DEL SIGNORE.

 

Hanno detto: Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Chi confessa la propria ignoranza la mostra una volta, chi non la confessa, infinite. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un uomo va dal suo re che ha grande fama di saggezza e gli chiede: “Sire, dimmi: esiste la libertà nella vita?”. “Certo”, gli risponde quello, “Quante gambe hai?”. L’uomo sorpreso dalla domanda risponde: “Due, mio Signore”. “E tu sei capace a stare su una?” “Certo”. “Prova allora, decidi su quale”. L’uomo pensa un po’ poi tira su la sinistra appoggiando tutto il peso sulla gamba destra. “Bene”, dice il re. “E ora tira su anche l’altra”. “Come? E’ impossibile, o mio Signore”. “Vedi? Questa è la libertà. Sei libero, ma solo di prendere la prima decisione. Poi non più”.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 138; Atti 13,22-26; Lc. 1,57-66.80

 

Vangelo Lc 1, 57-66. 80

Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore

 

“IN QUEL TEMPO PER ELISABETTA SI COMPI’ IL TEMPO DEL PARTO E DIEDE ALLA LUCE UN FIGLIO”. (Lc. 1,57)

Ci troviamo davanti ad una prima nascita miracolosa. Una donna anziana, fuori del suo tempo di fertilità concepisce e partorisce un figlio.  Certamente al di là del racconto del fatto, qui c’è tutto un simbolismo. L’Antica Alleanza tra Dio ed Israele, a suo tempo aveva dato frutti grandiosi: Abramo, Mosé, la liberazione, la legge, Davide, i Profeti…ma ora questa pianta è diventata vecchia, sta per cedere il suo posto al nuovo “Virgulto di Iesse” e prima di lasciare spazio alla nuova Alleanza dà il suo ultimo frutto, il più bello: Giovanni Battista, l’ultimo grande profeta dell’Antico Testamento e il precursore del Figlio di Dio. Giovanni e Gesù non solo sono legati da parentela umana ma, pur essendo ben diversi hanno molte caratteristiche in comune: entrambi sono dono di Dio, la loro nascita è fonte di gioia per molti, la gente per entrambi si chiede: “Che cos’è mai questo?”. Essi si sono incontrati ancor prima di nascere e sono stati gioia uno per l’altro. Si incontreranno ancora e il frutto della vecchia pianta indicherà il nuovo frutto chiamandolo “l’Agnello di Dio che porta i peccati del mondo” e uno anticiperà l’Altro nel dono totale di se stesso per fedeltà a Dio e agli uomini. Anche noi contemplando e rivivendo queste scene dovremmo ‘meravigliarci’ e gioire al vedere la fedeltà di Dio che fa nascere simili frutti anche da una pianta avvizzita, e che non si ferma nei suoi progetti di amore nei nostri confronti ma, servendosi del ‘sì’ di una anziana e di quello di una giovane dona se stesso, la sua parola, il suo Figlio a noi, povera umanità che Egli ama.

 

 

VENERDI’ 25 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Torino; San Guglielmo da Vercelli.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI PUOI SANARMI.

 

Hanno detto: Quando gli amici cominciano a complimentarsi con te per la tua aria giovanile puoi essere certo che pensano che stai invecchiando. (W. Irving)

Saggezza popolare: Il primo cane ha un motivo per abbaiare; gli altri cani abbaiano per fare come lui. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quando nacque il primogenito del maestro, questi non sembrava mai sazio di osservare il poppante. “Che cosa vuoi che sia da grande?, gli domandò qualcuno. “Vergognosamente felice”, rispose il maestro

Parola di Dio: 2Re 25,1-12; Sal 136; Mt. 8,1-4

 

Vangelo Mt 8, 1-4

Dal vangelo secondo Matteo

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro". Parola del Signore

 

“SIGNORE, SE VUOI PUOI SANARMI”. (Mt. 8,2)

Il brano di Vangelo di oggi ci presenta la guarigione di questo lebbroso che chiede a Gesù ed ottiene la guarigione. Matteo ce lo presenta come il rapporto continuo che Gesù e la sua Chiesa hanno. Noi ci scopriamo continuamente lebbrosi, cioè degli allontanati incapaci di giungere da soli alla salvezza. Ma come il lebbroso anche noi abbiamo incontrato Gesù nel cammi­no della nostra vita; sappiamo che Lui può fare ciò che noi da soli non possiamo e sappiamo anche che è sua volontà salvarci. Si tratta di metterci nella disposizione giusta per poter accogliere questo dono. E la disposizione è quella di chiedere e aspettarci tutto da Lui. Signore, più gli anni della mia vita passano e più mi rendo conto delle mie incapacità di amore, di salvarmi, e allora anch’io, come quel lebbroso, ti dico: “Tu puoi salvarmi, Tu sei venuto nel mondo apposta per questo: nelle tue mani io mi abbandono perché Tu, nella tua misericordia, mi liberi dal mio male”.

 

 

SABATO 26 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodolfo; Sant’Antelmo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI’ SOLO UNA PAROLA E IO SARO’ SALVATO.

 

Hanno detto: Ci sono scemenze ben presentate come ci sono scemi ben vestiti. (N. de Chamfort)

Saggezza popolare: Un grand'uomo è colui che non ha smarrito il candore della propria infanzia. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 26 giugno 1988, pochi giorni prima di ricevere la porpora cardinalizia da parte di Giovanni Paolo II muore a Basilea il teologo Hurs von Balthasar: ecco due sue citazioni che ci fanno pensare. “La parte maggiore del violino è la scatola vuota, la parte più piccola sono le quattro corde, ma il vuoto è indispensabile per la pienezza del suono”. “Il disco più perfetto sul grammofono è quello che, quando lo si fa girare, non lo si sente più. Così è anche l’uomo più perfetto che non punta alla sua propria perfezione, bensì a quella della musica che deve riprodurre “.

Parola di Dio: Lam 2,2-10-14.18-19; Sal. 73; Mt. 8,5-17

 

Vangelo Mt 8, 5-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore

 

“GLI VENNE INCONTRO UN CENTURIONE CHE LO SCONGIURAVA”. (Mt. 8,5)

Questo centurione romano ci insegna a pregare. Egli non spreca parole. Espone semplicemente e con fiducia la situazione. Descrive il male.  Non chiede per se stesso ma per un altro, per un suo servo verso il quale di per sé non ha nessun dovere. Ha una profonda umiltà. E’ un pagano ed è perfettamente cosciente di essere un reietto per la religione giudaica. Ne soffre ma non vuol mettere Gesù in una situazione di imbarazzo di fronte agli altri e per delicatezza dice a Gesù di non andare nella sua casa. La vera preghiera non è fatta di molte parole, ma di concretezza, di delicatezza e di forza, di umiltà e di fiducia: “So di non poter pretendere niente, so che tu puoi tutto, so che nonostante tutto tu mi vuoi bene, mi fido che qualunque cosa farai è un bene per me, mi consegno nelle tue mani”. E’ così anche quando vado a ricevere l'Eucarestia. Di una cosa sola sono sempre consapevole: io non sono degno. Ci vado non perché dall'esame di coscienza risulto "buono", o perché "mi sono confessato tre minuti prima”, ci vado solo perché Gesù me lo ha detto: "Prendete e mangiate…Prendete e bevetene tutti", e perché ho bisogno di Lui. So di non potergli offrire molto e gli do l'unica cosa che è veramente mia: il mio peccato. Non gli faccio neppure delle grandi promesse perché non sono così sicuro di me stesso nel mantenerle. Non posso far altro, se non, con stupore e meraviglia, dire: "Grazie!" davanti alla sua misericordia che gratuitamente viene a trovarmi.

 

 

DOMENICA 27 GIUGNO: 13^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: Cirillo di Alessandria; San Maggiorino di Acqui; Santa Emma.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDICI VERI DISCEPOLI.

 

Hanno detto: Perché temi il tuo ultimo giorno? Esso non contribuisce alla tua morte più di ciascuno degli altri. (M. de la Montaigne)

Saggezza popolare:

Essere invidiosi significa girare eternamente come un pollo in gabbia entro gli stretti limiti della malevolenza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 27 Giugno 1458 muore Alfonso V di Aragona. Domandarono un giorno a re Alfonso quali fossero le cose che apprezzava di più. Il re restò pensoso un istante e poi disse: “Quattro cose vecchie: legna vecchia da bruciare; vino vecchio da bere; vecchi amici per conversare; e libri vecchi per imparare”.

Parola di Dio: 1Re 19,16.19-21; Sal. 15; Gal. 5,1.13-18; Lc. 9,51-62

 

Vangelo Lc 9, 51-62

Dal vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio. Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”. Parola del Signore

 

“GESU’ SI DIRESSE DECISAMENTE VERSO GERUSALEMME”. (Lc. 9,51)

Che cosa vuol dire seguire Cristo? Vuol dire cercare di fare le sue stesse scelte, camminare sulle sue orme. Luca, nel suo narrare del lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, ci dice che Gesù si avvia "decisamente" verso il compimento del suo destino, verso il compiere la volontà del Padre donando la sua vita per noi. Il cristiano è coinvolto in quel "decisamente". Noi spesso ci lasciamo paralizzare dall’incertezza, dalla paura di comprometterci, di rischiare. Spesso desideriamo seguire Cristo, magari compiamo anche numerosi tentativi in varie direzioni senza però mai arrivare in fondo a nulla. Vorremmo avere sempre la corda di sicurezza, ci vogliamo sempre garantire un via di ritorno, saltabecchiamo tra mille esperienze senza mai fermarci a fondo in qualcuna di esse, collezioniamo emozioni più che accollarci responsabilità, vorremmo abbracciare tutto, senza mai dedicarci interamente a nulla. Con Gesù si tratta invece di prendere una decisione, di non tergiversare all’infinito, di fare una scelta precisa . Gesù ama chi è deciso a rompere con il passato, chi gioca tutto sulla coerenza, chi, come Maria, si dà totalmente, si fida a occhi chiusi del progetto di Dio. A chi decide di seguirlo Cristo non promette vita facile, non assicura né casa, né tana, né itinerari fissi o programmi organizzati, non offre neanche sicurezze economiche o salute assicurata, offre invece libertà, prospettive ampie, possibilità di scoprire l’amore come unico scopo della vita, "fino a dare la vita per gli altri". Tutto questo, però viene presentato da Gesù come una proposta, non come una imposizione. Gesù è esigente, non intransigente.

 

 

LUNEDI’ 28 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ireneo;Santa Ada.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, SACERDOTI SANTI.

 

Hanno detto: Il modo più sicuro per rendere le cose difficili ai figli è di rendergliele facili. (Eleonora Roosewelt)

Saggezza popolare: Spesso il desiderio di ciò che non hai non ti permette di godere ciò che possiedi. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: COME RICEVERE LE CRITICHE.  

Don Bosco era appena rientrato in sacrestia, al termine della celebrazione di una Messa. Finito tutto, fece con la mano un cenno al ragazzo che gliel’aveva servita e, chinandosi dolcemente lo avvertì di uno sbaglio da lui fatto. Il ragazzo che era vivacissimo e schietto reagì subito rimbeccando: “Anche lei ha fatta uno sbaglio”. “Quale?” — domandò Don Bosco, sempre tranquillo. Il ragazzo l’annunciò vivacemente. Per inavvertenza Don Bosco aveva benedetta l’acqua da mettersi nel calice all’offertorio, azione che non si doveva fare perché la Messa era dei defunti. Don Bosco sorrise e rispose: “E’ vero. Che casa vuoi? Siamo due ‘schiappini’ ”. Bastò questo perché il sorriso ricomparisse sul volto del ragazzo.

Parola di Dio: Am. 2,6-10.13-16; Sal 49; Mt. 8,18-22

 

Vangelo Mt 8, 18-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai". Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre". Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti". Parola del Signore

 

“MAESTRO TI SEGUIRO’ OVUNQUE ANDRAI”. (Mt. 8,19)

Gesù sa leggere nel cuore delle persone, di certo non si lascia convincere a suon di parole: è il caso di questa vocazione o mancata o ridimensionata. L’entusiasmo, il voler apparire spesso ci portano a fare delle affermazioni avventate di cui non sempre possiamo garantire. Gesù non approfitta di questi momenti ma ridimensiona mettendoci davanti la realtà del metterci alla sua sequela. Vorrei che certi “cercatori di vocazioni” meditassero su questa pedagogia di Gesù. Oggi capita di lamentarci perché certe vocazioni non hanno funzionato, perché certe aberrazioni hanno preso piede in qualcuno… Non sarà forse anche per causa di troppa superficialità nel discernere le vocazioni? E’ meglio avere tante vocazioni o avere vere vocazioni?

 

 

MARTEDI’ 29 GIUGNO: SANTI PIETRO E PAOLO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA CHIESA, SIGNORE, TI MANIFESTI.

 

Hanno detto: "Ben fatto" è meglio che "ben detto". (B. Franklin)

Saggezza popolare: Le lacrime dei buoni non cadono in terra, ma volano in cielo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Dopo aver tenuto un vibrante discorso ad un comizio politico, un discepolo domandò al maestro che cosa ne pensasse. Il maestro disse: “Se ciò che hai detto era vero, che bisogno c’era di gridare?”. E più tardi disse a tutti i discepoli: “La verità soffre più per il fervore dei suoi sostenitori che per gli attacchi dei suoi oppositori”.

Parola di Dio: At. 12,1-11; Sal. 33; 2Tm. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19

 

2^ Lettura 2 Tm 4,6-8.17.18

Dalla seconda lettera a Timoteo

Carissimo, quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Parola di Dio

 

“HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE”. (2Tm. 4,7)

La festa di Pietro e Paolo ci presenta due vocazioni molto diverse tra loro ma che entrambe manifestano la grandezza dell’amore di Dio che ha una strada particolare per ciascuno di noi, rispettosa della nostra storia, del nostro carattere, delle condizioni di vita in cui ci troviamo.

Pietro, pescatore, è trasformato in pescatore di uomini. Paolo, fervente ebreo, è chiamato a diventare Apostolo delle genti. Pietro, colui che ha rinnegato, è costituito capo della nuova comunità cristiana. Paolo, il persecutore dei primi cristiani, diventa colui che genera molti alla fede. Uno è chiamato sulle sponde di un lago, l’altro sbattuto giù da cavallo. Ad entrambi è dato tutto ma ad entrambi è chiesta la testimonianza del sangue. Anche per noi ci sono chiamate diverse, storie diverse, prove diverse. Chiediamo però al Signore che anche noi, dopo averlo seguito per la strada in cui ci ha chiamato, possiamo giungere al termine della nostra vita con mani piene o vuote, con corpo sano o acciaccato ma avendo conservato la fede.

 

 

MERCOLEDI’ 30 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi primi martiri della chiesa romana; Santa Adelia.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe". (Mark Twain)

Saggezza popolare: Vale di più asciugare una lacrima al povero che ottenere cento sorrisi da un ministro. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: BASTANO OCCHI E CUORE PER VEDERE LE NECESSITA’ DEGLI ALTRI

Erano i primi di giugno del 1847. Il tramonto coloriva la città di Torino, capitale del regno sardo-piemontese. Don Bosco stava rientrando nella sua povera abitazione di Valdocco, dopo di aver svolto l’apostolato sacerdotale nella chiesa di San Francesco d’Assisi. Giunto sullo stradale San Massimo, notò un povero ragazzo, un adolescente: con la testa poggiata a un olmo della strada, piangeva. Gli si accostò: “Che hai, ragazzo mio?, gli chiese. “Perché piangi?” Il ragazzo ebbe una crisi acuta di singhiozzi; poi a stento rispose: “Sono abbandonato da tutti. Mia padre è morto prima che io potessi conoscerlo. La mamma, che mi voleva tanto bene, è morta ieri e oggi l’hanno seppellita”. Il pianto divenne irrefrenabile. Don Bosco lasciò che si sfogasse, poi gli posò la mano sulla spalla: “Dove hai dormito questa notte?” “A casa. Ma oggi il padrone ha portato via i pochi mobili che c’erano. La mamma non aveva pagato l’affitto. Appena uscita la bara, hanno chiuso la camera. Non ho più nessuno”. “E adesso, che cosa vorresti fare e dove vorresti andare?” “Non so, non so...”. ”Vuoi venire con me? Io farò di tutto per aiutarti.”. “Oh, sì che ci vengo. Ma lei mi accetta?”. “Certo. Voglio che noi due siamo sempre amici”. Gli prese la mano nella mano, lo confortò, lo rasserenò. Così lo condusse a casa, dove l’attendeva Mamma Margherita. “Mamma, le disse Don Bosco appena entrato, ho con me un altro ragazzo. Dio ce lo manda; abbine cura e preparagli un letto.” Il giorno dopo, Don Bosco si occupò di trovargli un posto adatto di lavoro. Il ragazzo era intelligente, sveglio, abbastanza istruito. Don Bosco gli cercò un’occupazione tagliata per lui. Si informò dell’ambiente di lavoro. “Ti piacerebbe fare il commesso di negozio?”. “Senz’altro”. Si trovò bene. Il ragazzo fece carriera e si conquistò una posizione onorata.

Parola di Dio: Am.5,14-15.21-24; Sal. 49; Mt 8,28-34

 

Vangelo Mt 8, 28-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?". A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; e i demoni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria". Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio. Parola del Signore

 

“CHE COSA ABBIAMO NOI IN COMUNE CON TE FIGLIO DI DIO? SEI VENUTO QUI PRIMA DEL TEMPO A TORMENTARCI? (Mt. 8,29)

La riva orientale del mare di Galilea, ove approda Gesù, confina con la regione semipagana delle dieci città (la Decapoli); una di queste è Gadara situata in una zona piena di caverne. Due ossessi, uscendo da una di esse, corrono verso Gesù. Può sembrare strano, ma le nostre città e i nostri paesi non sono talora simili ad un insieme di caverne, buie di vita, abitate da ossessi? Penso non solo alla crescita degli squilibri psichici in tante persone, ma anche all’addensarsi della violenza, dell’odio, della maldicenza, dell’indifferenza, della xenofobia che rendono amara la vita di tutti. E spesso siamo così rassegnati alla follia di una vita senza senso da non sperare più in nessun cambiamento. E’ questo il senso della opposizione che fu fatta anche a Gesù: “Che abbiamo noi a vedere con te?”, “Cosa c’entri con la nostra vita?”. Gesù, in verità, è venuto a liberarci dagli spiriti del male che senza pietà ci soggiogano. Di fronte ai necessari cambiamenti che bisogna operare per avere una vita più degna (è forse questo il senso dell’affogamento di una mandria di porci), gli uomini preferiscono continuare la vita di sempre e allontanare Gesù.

     
     
 

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