SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
http://digilander.libero.it/don_franco_web
a cura di: don_franco_locci@libero.it
MAGGIO 2010
SABATO 1 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.
Una scheggia di preghiera:
TU, O GESU’, CONOSCI OGNI NOSTRA FATICA.
Hanno detto: “Devi porre attenzione a ciò che sei, procurando di conoscere te stesso, ciò che costituisce la conoscenza più difficile che si possa immaginare”. (Cervantes)
Saggezza popolare: Chi vuol essere amato, divenga amabile. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Un viaggiatore disse ad uno dei discepoli di un grande maestro: “Sono venuto da molto lontano per ascoltare il maestro, ma non trovo niente di straordinario nelle sue parole”. Il discepolo rispose: “Non ascoltare le sue parole. Ascolta il suo messaggio”. E quello replicò: “Come si fa?”. Rispose il discepolo: “Afferra una frase che lui dice. Scuotila bene finché tutte le parole cadano. Ciò che rimarrà infiammerà il tuo cuore”.
Parola di Dio nella festa di S. Giuseppe lavoratore: Col. 3,14-15.17.23-24; Sal 89; Mt. 13,54-58
Vangelo Mt 13, 54-57
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Parola del Signore
“NON E’ EGLI FORSE IL FIGLIO DEL CARPENTIERE?” (Mt. 13,55)
Gesù si è fatto uomo per venirci incontro, per parlarci con le nostre parole, per comunicare attraverso segni a noi comprensibili, ma ancor di più, per santificare la nostra umanità, per dare senso alle nostre fatiche, per dirci che siamo salvati corpo e anima…e questa ‘troppa umanità’ fa difficoltà ai concittadini di Gesù che riconoscendolo solo come figlio dell’artigiano Giuseppe, che cosa possono aspettarsi da Lui? Siamo alle solite anche oggi. Molti si aspettano il dio potente, il dio onnipotente, il dio solutore di problemi con la forza, il dio comprabile a base di buone azioni o di preghiere fatte o comperate da altre. A che cosa ci serve un Dio debole, uno che soffre come noi, uno che vuol bene a tutti, uno che non è dalla nostra parte? Eppure se vuoi incontrare Gesù non devi cercarlo chissà dove, non devi cercare religioni fastose ma vuote, ricche di riti ma povere di Dio, il Dio di Gesù lo trovi nel volto dei poveri, nella fatica degli operai, nel quotidiano a volte banale, nella preghiera che sgorga dal cuore e che qualche volta non ha neppur bisogno di parole. Per me è una meraviglia che il Figlio di Dio, l’Onnipotente, per cui sono state fatte tutte le cose è anche il figlio di un falegname, perché proprio attraverso il fratello, figlio di un falegname io posso riconoscere davvero il volto di Dio, quello che mi ama nella concretezza della mia vita.
DOMENICA 2 MAGGIO: 5^ DOMENICA DI PASQUA
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.
Una scheggia di preghiera:
QUANTO E’ GRANDE, SIGNORE, IL TUO AMORE PER NOI.
Hanno detto:
La lingua con la quale Dio parla all'uomo e l'uomo a Dio non è fatta solo di parola, ma di accadimenti quotidiani, di scelte. (A.M. Besnard)
Saggezza popolare: Disse il tarlo alla noce, dammi il tempo che ti foro. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Il 2 maggio 1519 a Cloux in Francia muore 67enne Leonardo da Vinci. Si narra che Leonardo da Vinci abbia dipinto con molta lentezza la Cena al refettorio del convento di s. Maria delle Grazie a Milano. Non gli riusciva di trovare i modelli adatti. Un giorno incontrò nel parco del Castello un giovane con il volto d’un ovale perfetto, con la fronte serena e nobile, con gli occhi limpidi e penetranti, capelli biondi, leggermente ondulati. Lo invitò a fargli da modello per Gesù. Qualche anno dopo si torturava per non trovare un viso da galeotto, che gli permettesse di ritrarre Giuda, il traditore. Una sera, entrando in un’osteria, vide un uomo con una faccia patibolare: spiava i dadi da gioco e proferiva orribili bestemmie. Aveva finalmente trovato il tipo adatto. Lo chiamò a parte e lo invitò a fargli da modello, dietro lauta ricompensa. Quegli accettò ed entrò con Leonardo a S. Maria delle Grazie. Mentre sul palco il sommo artista scrutava la faccia del delinquente, la fronte triste, gli occhi biechi, i capelli ispidi, ebbe un ricordo e sentì un singhiozzo. Gli chiese: — Che hai? Ti senti male? — No! —, rispose Francesco Bandinelli, il modello. — Piango nel vedere il mutamento che ho fatto nella mia vita. Leonardo capì, ma chiese: — Che vuoi dire? — Voi ben lo sapete, maestro! Tre anni fa io stavo precisamente su questo palco e mi ritraeste per Gesù. — E che hai fatto per ridurti così? L’uomo guardò l’affresco, quasi ultimato, fissò gli occhi sulla figura stupenda di Gesù e sospirò: — Sono un disgraziato: la passione e il peccato m’hanno ridotto così!
Parola di Dio: At. 14,21b27; Sal.144; Ap. 21,1-5; Gv. 13,31-35
Vangelo Gv 13, 31-33. 34-35
Dal vangelo secondo Giovanni
Quando Giuda fu uscito dal
cenacolo, Gesù disse: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio
è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo
glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco
sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora
anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi
gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri”. Parola del Signore
“VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI, COME IO VI HO AMATO”. (Gv. 13,34)
Può stupirci la parola comandamento. Si può comandare l’amore? Un amore forzato è solo una maschera dell’amore, frustrante per chi lo offre, ma, forse ancora di più, anche per chi ne è destinatario. Gesù usa la parola comandamento solo per ricordarci che con l’amore tutti i dieci comandamenti e le leggi ebraiche sono superati. Il “comandamento nuovo” riassume la sorte del mondo e il destino di ognuno. Perché amare? Perché così fa Dio. La legge della vita è agire come agisce Dio, entrare nel cuore stesso di Dio: “Carissimi, se Dio ci ha amato per primo, allora anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. L’unico luogo da cui può scaturire l’amore è l’esperienza di essere stati amati e il lasciarci amare, ora, da Dio. Il comandamento nuovo non è semplicemente amatevi, ma amatevi gli uni gli altri. Parole che ci donano infiniti oggetti di amore: gli altri, tutti. Guai se ci fosse un aggettivo a qualificare chi merita il nostro amore: giusti o ingiusti, ricchi o poveri, prossimi o lontani. E’ l’uomo, ogni uomo. Perfino Caino. Il comando nuovo continua: “Amatevi come io vi ho amato”. Non “quanto”, ma “come”. O rischiamo di esserne schiacciati. La novità del cristianesimo non è l’amore, ma l’amore come quello di Cristo. Gli uomini amano, il cristiano ama al modo di Gesù, custodendo nel cuore e nella memoria il “come” Gesù ha amato. Questa è “la scuola dell’amore”. L’amore è lui: quando lava i piedi ai suoi discepoli; quando si rivolge a Giuda che lo tradisce chiamandolo amico; quando prega per chi lo uccide: Padre, perdonali perché non sanno...; quando piange per l’amico morto o partecipa alla gioia degli sposi di Cana, o ricomincia dai più perduti.
LUNEDI’ 3 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.
Una scheggia di preghiera:
L’ANIMA MIA HA SETE DEL DIO VIVENTE.
Hanno detto: La vera preghiera è un modo di vivere; la vita più vera è letteralmente un modo di pregare. (Alexis Carrel)
Saggezza popolare: Forte non è chi non cade mai, ma chi cadendo riesce a rialzarsi. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Mentre la beata Umiliana giaceva nel suo letto, dentro la sua cella, chiusa nella torre, ecco un bambino di quattro anni o poco meno, dal volto bellissimo. Giocava con impegno proprio nella sua cella davanti a lei. Quando lo vide provò una grande gioia e rivolgendogli la parola disse: O amore dolcissimo, o carissimo bambino, non sai fare altro che giocare? E il bambino con il suo sguardo tranquillo le rispose: Che altro volete che faccia? E la benedetta Umiliana umilmente disse: Voglio invece che tu mi dica qualcosa di bello su Dio. E il bambino disse: Credi che sia bene che uno parli di se stesso? E con queste parole disparve. (Fra’ Vito da Cortona)
Parola di Dio nella festa dei santi Filippo e Giacomo: 1Cor. 15,1-8; Sal. 18; Gv. 14,6-14
Vangelo Gv 14, 6-14
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Parola del Signore
“GLI DISSE FILIPPO: SIGNORE, MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA”. (Gv. 14,8)
Filippo che ricordiamo oggi insieme a Giacomo rivolge a Gesù una domanda basilare. Ha capito che la meta dell’uomo è vedere il vero volto di Dio e lo chiede a Gesù. Egli esprime il nostro anelito fondamentale già tante volte espresso dalla Bibbia. L’uomo si rende conte che non vi è nulla sulla terra che possa dargli pieno senso. Deve cercare sopra di sé. Ma Filippo fa anche una brutta figura perché con la sua domanda fa intendere che non ha ancora capito che Gesù è Dio. E Gesù gli risponde: “Filippo, guardami: chi vede me vede Dio, chi vede i miei segni vedi i segni di Dio. Tu stenti a riconoscere l’opera di Dio in me perché parti dai tuoi preconcetti su Dio. Tu pensi al Dio potente e non ti basta il Dio fratello, tu pensi al Dio glorioso e non capisci che l’amore vero è donare la propria vita, tu pensi al Dio del tempio e stenti a riconoscerlo nel fratello, tu pensi al Dio che premia e ti è difficile pensare ad un Dio che ama tutti e che predilige i peccatori, guarda a me, alle mie scelte, soprattutto al mio amore e allora scopri chi è il Padre di cui io sono la Parola”. Non sarà il caso (ci pensavamo anche nella festa di san Giuseppe) di provare a lasciare da parte certo ‘catechismo su Dio’ per scoprire quale sia il vero volto del Dio di Gesù?
MARTEDI’ 4 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano
Una scheggia di preghiera:
NELLA TRIBOLAZIONE NON ABBANDONARMI, SIGNORE.
Hanno detto: Se la preghiera è dialogo, conversazione con Dio, bisogna anzitutto insegnare alla nostra anima e al nostro cuore a parlare la lingua di Dio. (Bernard Bro)
Saggezza popolare: L'acqua lontana non spegne il fuoco. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Uno dei miei esempi preferiti è la famosa storia di Sydnei Harris, che ormai non c’è più. Accompagnando un amico all’edicola, Harris notò che il giornalaio era apertamente imbronciato e astioso. Notò anche che il suo amico era gentile e cordiale verso quest'uomo. Allontanandosi, Harris domandò al suo amico: “È sempre così di cattivo umore quel tipo?”. “Sì, purtroppo”, rispose l'amico. Harris insistette: “E tu sei sempre così gentile con lui?”. “Sì, certo” rispose l'amico. Allora Harris pose la domanda che gli bruciava dentro fin dall'inizio: “Perché?”. L'amico di Harris si mise a pensare, come se la risposta fosse ovvia. “Perché”, spiegò finalmente, “non voglio che lui o qualcun altro decida come mi devo comportare. Sono io a decidere come comportarmi. Sono uno che agisce, non che reagisce”. Sydney Harris se ne andò, pensando fra sé: “Ecco uno dei più importanti compiti da svolgere nella vita: agire, non reagire”. (J. POWELL, Esercizi di felicità)
Parola di Dio: At. 14,19-28; Sal. 144; Gv. 14,27-31
1^ Lettura At 14, 19-28
Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta di Derbe. Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; di qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto. Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli. Parola di Dio
“E’ NECESSARIO ATTRAVERSARE MOLTE TRIBOLAZIONI PER ENTRARE NEL REGNO DI DIO”. (At.14,22)
Qualcuno dirà: “Ma se il Regno di Dio è Buona notizia, gioia, se Dio è amore nei nostri confronti. Dono di misericordia gratuito, se Gesù nel Vangelo di oggi ci dice che ci regalala sua pace... perché bisogna attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno?”
Noi viviamo nel “già e nel non ancora”: Gesù è già morto e risorto una volta per sempre per noi, ma noi nel tempo siamo ancora nella facoltà di accogliere o rifiutare il suo dono; Gesù ha vinto il male, la morte, il diavolo ma noi sperimentiamo ancora il male la sofferenza e dobbiamo ancora passare attraverso la morte per entrare nella vita; noi abbiamo un destino di pace profonda in Dio ma ancora oggi questa pace è attentata dalla violenza, dall’egoismo, dalle paure in cui viviamo. Il Regno di Dio, la pace di Dio sono un suo dono ma non ci cascano in braccio automaticamente e spesso tutto il nostro essere ancora abbarbicato ai piccoli e grandi egoismi ha quasi paura di perdere qualcosa di proprio per accogliere ciò che ci viene donato. Ecco allora che le tribolazioni che incontriamo per entrare nel regno non sono la volontà di un Dio che ci vuol mettere alla prova ma sono le conseguenze di un male presente in noi e nel mondo da cui facciamo fatica a liberarci. La pace che Gesù ci regala non è assenza di difficoltà ma è serenità nelle difficoltà. E’ avere nel cuore la certezza che Dio non ci abbandona ma lotta con noi. E’ fiducia che con Lui “vinceremo il mondo”.
MERCOLEDI’ 5 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.
Una scheggia di preghiera:
TU, O SIGNORE SEI IN ME E IO IN TE.
Hanno detto: Il nostro amore per Dio sarà grande, al pensiero dei peccati commessi; più grande, per i peccati rimessi, immenso per i beni promessi. (San Bonaventura da Bagnoregio)
Saggezza popolare: Il torto non sta mai da una parte sola.
Un aneddoto: Il cardo non è certamente un fiore che la gente ama raccogliere. Non è molto bello e ha le foglie coperte di spine che producono delle punture dolorose. Ma il brutto e spinoso cardo è una pianta venerata in Scozia. E questo perché una vecchia leggenda scozzese racconta che i cardi salvarono un re scozzese ed i suoi sudditi dai Vichinghi. I Vichinghi erano feroci guerrieri che venivano dalla Scandinavia. Navigavano alla volta di terre straniere e assalivano città e castelli. Spesso uccidevano tutti gli abitanti, rubavano tutte le ricchezze e incendiavano case, campi, pagliai, ogni cosa. Racconta la leggenda che più di mille anni fa approdarono in Scozia alcuni Vichinghi, Durante la notte circondarono il castello del re. Tutti al castello dormivano profondamente e non si erano accorti che i Vichinghi si preparavano ad attaccare. Il castello era circondato da un fossato largo e profondo che, solitamente, era pieno d'acqua; perciò i Vichinghi si levarono i calzari per attraversare a guado il fossato. Purtroppo, a causa del buio, non avevano notato che il fossato non era pieno d'acqua: era asciutto ed era coperto da migliaia di cardi spinosi! Quando misero i piedi nudi sui cardi i Vichinghi urlarono di dolore. Le loro urla svegliarono gli abitanti del castello che riuscirono a sconfiggerli e a scacciarli dalla loro terra. Oggi il cardo è l'emblema nazionale di Scozia.
Parola di Dio: At. 15,1-6; Sal. 121; Gv. 15,1-8
Vangelo Gv 15, 1-8
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore
“IO SONO LA VERA VITE…”. (Gv. 15,1-8)
Nessuna parabola spiega meglio di questa che cosa sia la vita divina che Cristo è venuto a portarci. Fra la vite e i suoi tralci scorre la stessa linfa. Pensate che meraviglia: noi siamo i tralci di Gesù, nel nostro cuore palpita la stessa vita divina di Gesù. Lui è il capo e noi siamo le membra. Noi siamo davvero Figli di Dio, fratelli di Gesù e abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo. Il Signore, allora, non è lontano da me. Se non rompo con il peccato l’unione di Gesù con la mia anima, Lui dimora in me. E Gesù, per aiutare maggiormente questa comunione, pota anche la sua vigna. Questo spesso fa male. Sembra assurdo che il vignaiolo riduca così le sue viti, ma se non succedesse questo le viti si inselvatichirebbero. Dio non vuole mai il nostro male ma permette che la sofferenza, le prove purifichino il nostro rapporto con Lui. Ma anche in queste prove Lui non è lontano da noi e ce lo dice ancora Gesù che con le sue sofferenze terrene è del tutto solidale con nostre.
GIOVEDI’ 6 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.
Hanno detto: I mali che non hanno forza per togliere la vita, non devono averne neppure per far perdere la pazienza. (Cervantes)
Saggezza popolare: L'anima dell'uomo non è un sacco da riempire, ma un fuoco da accendere. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Vivevano nello stesso giardino un bruco e una lumaca. I due animaletti avevano stretto grande amicizia tra di loro. Insieme strisciavano a passeggio, rosicchiavano le foglie tenere e dolci e avevano dolci colloqui. Insomma, stavano sempre insieme e nei momenti difficili si aiutavano e s’incoraggiavano a vicenda. Un bel giorno il bruco si fece lento, perse i bei colori, si irrigidì e stette immobile. La fedele amica gli si avvicinò, gli parlò e, non capendo quel che stava succedendo al suo amico, si disperò e lo vegliò a lungo. Dopo qualche giorno, dalla spoglia del bruco uscì una variopinta e brillante farfalla che, aperte le ali, cominciò a volare tra i fiori e le erbe. La lumaca, che aveva assistito al prodigioso cambiamento, si avvicinò e cominciò a parlarle con dolcezza. “Come ti sei fatta bella! Sono proprio contenta di avere un’amica carina e bella come te. Se tu sapessi come mi sono spaventata quando ti ho visto paralizzata, prima della tua trasformazione!”. “Chi sei tu?” – la interruppe la farfalla – Quando mai ci siamo conosciute! Io ho delle ali delicate e meravigliose, vivo nell’aria tra i fiori colorati e profumati; tu, invece, strisci e sbavi nel fango tra i vermi. Ah, se il giardiniere liberasse il mio giardino da certe sudice bestie!”. La lumaca ci rimase male e disse con umiltà: “Va bene, va bene, non ci siamo mai viste. Però ricordati che io ti ho conosciuta quand’eri bruco e strisciavi come me”.
Parola di Dio: At. 15,7-21; Sal.95; Gv. 15,9-11
Vangelo Gv 15, 9-11
Dal vangelo secondo Giovanni.\
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore
“QUESTO VI HO DETTO PERCHÈ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 15,11)
Se analizziamo i momenti di gioia della nostra vita scopriamo che essi hanno tutti un qualcosa in comune. La gioia nasce dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. Se so di essere amato, stimato, provo gioia e forza e sono contento se vedo questa gioia allargarsi attorno a me. Se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessimista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, posso tenermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori? Il mondo ha bisogno della mia gioia... Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e ce l’ho in abbondanza; perché non regalarlo? Se farò così scoprirò un’altra meraviglia: donare gioia non ci impoverisce di essa, anzi, ce la moltiplica.
VENERDI’ 7 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.
Una scheggia di preghiera:
GESU’ TU MI HAI AMATO FINO A DARMI LA TUA VITA.
Hanno detto: Dio offre molto a colui che lo sa ringraziare delle piccole cose che riceve ogni giorno. (Dietrich Bonhoeffer)
Saggezza popolare: La coscienza vale mille testimoni e per mille accusatori. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito. “Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile”. Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: “Queste sono le tue sofferenze”. Tutta l’acqua del bicchiere si intorpidì e si insudiciò. Il maestro la buttò via. Il maestro prese un’altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all’uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare. La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente come era prima. “Vedi? - spiegò il maestro - Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d’acqua o il mare!”
Parola di Dio: At. 15,22-31; Sal. 56; Gv. 15,12-17
Vangelo Gv 15, 12-17
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. Parola del Signore
“NESSUNO HA UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO: DARE LA VITA PER I PROPRI AMICI”. (Gv. 15,13)
Una delle novità del cristianesimo è questa; avere dato un senso al dolore, aver portato al mondo quella che potremmo chiamare l’interpretazione pasquale della sofferenza. Grazie all’interpretazione pasquale del dolore, nessuno è inutile: anche chi soffre, chi piange, chi muore. Lo diceva bene, ad esempio, il grande studioso e ricercatore Teilhard De Chardin, il quale così scriveva alla sorella inchiodata a letto: “Marguerite, mentre scorazzavo per i mari e per continenti, appassionatamente intento a guardare tutti i colori che salivano dalla terra, tu, immobile e distesa, in fondo all’animo trasformavi silenziosamente in luce le peggiori ombre del mondo. Nell’ottica del Creatore, dimmi, chi di noi due ha avuto la parte migliore?”.
SABATO 8 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.
Una scheggia di preghiera:
RENDICI, SIGNORE, TESTIMONI DEL TUO AMORE.
Hanno detto: Amare veramente significa fare della felicità degli altri la propria felicità. (Leibniz)
Saggezza popolare: La luna, se non riscalda, illumina. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Un ragazzo aveva fatto una barchetta e mostrandola diceva: “È mia, l’ho fatta io”. Un giorno, tutto giubilante, portò la sua barchetta sulla riva del lago e la fece galleggiare nell’acqua limpida. Improvvisamente una raffica di vento investì la barchetta portandola lontano fino a farla scomparire completamente. Il ragazzo ritornò a casa tutto triste senza quel suo gran tesoro andato perduto. Passarono settimane e mesi. Poi un giorno il ragazzo, passando davanti ad un negozio di giocattoli, vide, incredibilmente, proprio la sua barchetta. Era proprio la sua. Pieno di gioia, il ragazzo entrò nel negozio come un razzo e raccontò al proprietario la storia della barchetta esposta: essa era veramente di sua proprietà, perché l’aveva fatta lui. “Mi dispiace - disse il proprietario del negozio - ma ora la barchetta è mia. Se la vuoi devi pagarla”. Rattristatosi, il ragazzo uscì dal negozio. Era deciso a riavere la sua barchetta, anche se ciò significava lavorare e risparmiare fino ad avere il denaro sufficiente. Finalmente quel giorno arrivò: con il denaro in mano entrò nel negozio, mise la somma guadagnata con tanta fatica sul bancone e disse, rivolgendosi al negoziante: “Sono tornato per comperare la barca; ora è mia”. E mentre usciva, continuava a dire felice: “Tu sei mia. Due volte mia. “Mia” perché ti ho fatta, “mia” perché ora ti ho comperata”. Dio, non solo ti ha creato, ma in Cristo egli ha inoltre pagato il prezzo per comprarti e farti nuovamente suo.
Parola di Dio: At. 16,1-10; Sal. 99; Gv. 15,18-21
Vangelo Gv 15, 18-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore
“SE HANNO PERSEGUITATO ME, PERSEGUITERANNO ANCHE VOI”. (Gv. 15,20)
Gesù non ci nasconde niente, parla chiaro agli apostoli e anche a noi del rifiuto e delle persecuzioni che riceveremo da parte del mondo. Come può infatti il mondo che non ha creduto a Lui accettare la testimonianza dei discepoli? I discepoli sono avvertiti, sanno che dovranno affrontare una dura battaglia. E lo constatiamo anche noi oggi: dichiararsi cristiani con chiare scelte di vita significa pagare di persona, essere presi in giro, non “far carriera”. Ma non c’è da temere perché questa battaglia è stata affrontata e vinta da Gesù stesso. Se il buio delle tenebre sembra molto fitto, i discepoli sperimenteranno che la luce della Pasqua sarà infinitamente più grande. Non c’è da spaventarsi ma solo da essere, come dice Paolo: “lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera”. Gesù anzi dice: “Beati quando vi insulteranno e vi perseguiteranno per causa mia”, non tanto perché sia bella la persecuzione quanto perché significa aver scelto con decisione la strada di Gesù, una strada dura, ma estremamente liberante.
DOMENICA 9 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA
Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.
Una scheggia di preghiera:
TI ADORO, MIO DIO, PRESENTE IN ME.
Hanno detto: Chi è veramente in pace non sospetta di nessuno; chi invece è malcontento e inquieto è agitato da molti sospetti: né lui è in pace, né lascia in pace gli altri. (Dall' "Imitazione di Cristo")
Saggezza popolare: La speranza infonde coraggio anche al codardo. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Un giovane vuole sposare la figlia di un macellaio. Si decide, ed una sera si, reca a trovare il padre della ragazza: “Vorrei la mano di sua figlia, signore”. Ed il macellaio, distrattamente: “Con l’osso o senza?” Le abitudini, se non fai attenzione, uccidono il senso della vita.
Parola di Dio: At. 15,1-2.22-29; Sal. 66; Ap. 21,10-14.22-23; Gv. 14,23-29
Vangelo Gv 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e
noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non
osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che
mi ha mandato.
“SE UNO MI AMA, OSSERVERÀ LA MIA PAROLA E IL PADRE MIO IO AMERÀ E NOI VERREMO A LUI E PRENDEREMO DIMORA PRESSO DI LUI”. (Gv. 14,23)
Il senso più profondo del nostro essere è quello di essere in comunione con Dio. La frase del Vangelo di oggi ci indica la strada per realizzarla. Prima cosa: amare Gesù. Non si tratta solo di credere in Lui, non si tratta di osservare le sue indicazioni morali per obbedire a Dio, per “andare in paradiso”. Si tratta di lasciarci prendere dall’amore di Gesù, di incontrare Colui che ci ama, di volergli bene. Allora si osserverà la sua parola non tanto come parola di uno che comanda, non come obbligo, ma come parola di un amico che ci indica la strada della nostra felicità. Ed ecco allora la vera comunione con Gesù, con il Padre, nello Spirito. “Prenderemo dimora presso di lui”. Scriveva una casalinga: “Ma ci pensate che cosa significa portare Dio in noi? Vuol dire prima di tutto rendere sacro il nostro corpo, tutto quanto, in ogni sua parte. Vuol dire saperlo con me ogni istante della mia vita E poi portarlo agli altri, questo Dio che si lascia condurre, portarlo al mercato, a scuola, sul lavoro, tra la gente, nel mondo!”.
LUNEDI’ 10 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange
Una scheggia di preghiera:
VIENI CONSOLATORE OTTIMO, DOLCE OSPITE DELL’ANIMA.
Hanno detto: “Se hai per fine la virtù e ti sforzi di compiere atti virtuosi, non hai da invidiare coloro che hanno per genitori principi e signori poiché il sangue si eredita, la virtù si conquista; e la virtù vale per sé sola ciò che il sangue non vale”. (Cervantes)
Saggezza popolare: La superbia va a cavallo e torna a piedi. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Un giorno Gesù apparve a santa Geltrude. Contava monete d'oro. La santa gli chiese che cosa significasse il suo gesto. Egli rispose: "Conto le tue Ave Maria". L'Ave Maria è la moneta con cui si entra il Paradiso.(Da una biografia di santa Geltrude)
Parola di Dio: At. 16,11-15; Sal. 149; Gv. 15,26-16,4
Vangelo Gv 15, 26 - 16,4
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”. Parola del Signore
“LO SPIRITO DI VERITA’, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”. (Gv. 15,26)
Le “cose” di Dio non possono essere comprese se non con la luce stessa di Dio. Questa verità gli apostoli l'hanno sperimentata dopo la discesa dello Spirito Santo, e noi con loro, la sperimentiamo quotidianamente. Lo stesso Gesù li avverte:”Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Ponderare, valutare, comprendere appieno, essere capaci di assimilare ciò che Cristo fa e dice, tutto ciò che ci viene rivelato, non è alla portata delle possibilità umane; non basta la buona volontà e una intelligenza perspicace. Non è sufficiente neanche essere stati testimoni oculari di prodigi di Cristo e neanche l'averlo visto risorto e vivo, con gli occhi della carne. Ecco allora la grande promessa: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà”. La “verità tutta intera”, di cui parla Cristo, è la pienezza della rivelazione, è la comprensione piena della sua divinità e umanità, della sua missione universale di salvezza, è lo Spirito Santo amore, che viene a rinnovare la faccia della terra, è la forza e la luce interiore che pervaderà prima gli apostoli e poi tutti i suoi seguaci. “Prenderà del mio e ve l'annunzierà”, ci ripete il Signore. Questo Spirito, se accolto rende addirittura capaci di rendere testimonianza fino al punto di diventare martiri per Gesù.
MARTEDI’ 11 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO, RIVELACI GESU’.
Hanno detto: Signore e maestro della mia vita, allontana da me lo spirito di pigrizia, di abbattimento, di sfiducia, di dominio e delle parole vane. Concedi a me tuo servo, uno spirito di castità, di umiltà, di pazienza e di amore. (Efrem Siro)
Saggezza popolare: Le chiacchiere non fanno farina. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Allo sbarco negli Stati Uniti, Einstein, come tutti gli emigrati, ricevette un modulo da compilare. Fra le molte domande cui bisognava rispondere ce n'era una che domandava: “Razza di appartenenza?”. E lui scrisse: “Umana”.
Parola di Dio: At. 16,22-34; Sal. 137; Gv. 16,5-11
Vangelo Gv 16, 5-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”. Parola del Signore
“E QUANDO SARA’ VENUTO, EGLI CONVINCERA’ IL MONDO QUANTO AL PECCATO, ALLA GIUSTIZIA E AL GIUDIZIO”. (Gv. 16,8)
Proviamo, anche se con un po’ di fatica a comprendere questa frase misteriosa di Gesù a proposito dello Spirito Santo. Gesù fa una precisa profezia del futuro per rafforzare la fede dei suoi discepoli. Avvisati in anticipo, essi dovrebbero essere preparati per quello che sarà il destino di persecuzione della Chiesa. Ma Gesù ripropone in queste situazioni di persecuzione la presenza del Paraclito Consolatore come sostegno. E’ lui a vincere la lotta con il mondo difendendo Gesù e accusando gli avversari “quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” Quanto al peccato, lo Spirito metterà in luce, attraverso la testimonianza vitale della Chiesa, che Cristo fu innocente e il mondo è colpevole, e il peccato del mondo è quello dell’incredulità “perché non hanno creduto in me” (3, 19-21; 15, 21-25). Quanto alla giustizia, Gesù con la sua glorificazione manifesterà la giustizia. Dio solo è Giusto perché è Dio. E Gesù con la sua risurrezione (segno di quella divinità) mostrerà anche lui la sua giustizia, cioè la sua divinità. Quanto al giudizio, il trionfo di Cristo segna la sconfitta definitiva di satana. Una parola, dunque, di speranza per i discepoli, ora oppressi e umiliati. Gesù ha espresso l’essenziale della sua rivelazione, lo Spirito farà capire ciò che è avvenuto. Lo Spirito farà conoscere le cose future non predicendo l’avvenire o apportando una nuova rivelazione, ma chiarendo il mistero di Gesù. In conclusione, lo Spirito prosegue ciò che Cristo ha fatto: rivelare agli uomini il mistero di Dio. Essendo l’ultima parola di Dio agli uomini, Gesù rimane in parte un enigma per gli uomini, finché lo Spirito non ci apre all’intelligenza profonda del suo mistero.
MERCOLEDI’ 12 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, L’UMILTA’ DELL’ASCOLTO.
Hanno detto: Smetti di cercare uno scopo. Lo scopo sei tu! (Wayne)
Saggezza popolare: Martello d'oro non rompe le porte del cielo. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Il 12 maggio 1497 Papa Alessandro VI scomunica il domenicano Savonarola.
Alessandro VI cercò sulle prime di prendere Savonarola con le buone, e tra l’altro gli offrì il cappello da cardinale. Ma Savonarola non accettò e disse: “Io non voglio né cappelli né mitrie; non voglio altro che la morte: un cappello rosso sì, ma rosso di sangue. Questo desidero”.
Parola di Dio: At. 17,15.22-18,1; Sal. 148; Gv. 16,12-15
Vangelo Gv 16, 12-15
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Parola del Signore
“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI, MA PER IL MOMENTO NON SIETE CAPACI DI PORTARNE IL PESO”. (Gv. 16, 12)
Noi spesso, con mentalità riduttiva, consideriamo fortunati i contemporanei di Gesù perché pensiamo che allora, davanti a qualsiasi difficoltà, problema, interrogativo vitale, bastasse andare da Gesù che aveva la soluzione per ogni cosa. Gesù afferma chiaramente di non aver detto tutto. Gesù, il Vangelo non sono una ‘summa’ di risposte per ogni problema. Gesù è una persona da conoscere e scoprire ogni giorno ed è proprio in questo camminare quotidiano con Lui che, attraverso il suo Spirito, Egli ci stimola a trovare strade nuove per cercare soluzioni ai problemi della nostra vita e a quelli dei fratelli. Per capire meglio questo, pensiamo ancora una volta a Maria. L’angelo le dice che diventerà Madre di Dio, ma non le dà molte spiegazioni. Maria davanti a Gesù sa, crede che Lui è il Figlio di Dio ma non ha soluzione immediata a quelli che sono i problemi del quotidiano, questa, Lei e Giuseppe la devono cercare ogni giorno, magari anche fidandosi dei “sogni”; davanti a Gesù ritrovato nel tempio, Maria deve fare uno sforzo umano per comprendere le sue parole e le mediterà a lungo nel suo cuore. Però anche se non ci sono tutte le risposte e tutte le indicazioni, lo Spirito del Signore la accompagna, le suggerisce, la stimola a fare ogni giorno quello che Lei ha promesso: compiere la volontà di Dio. Anche per noi, nella nostra vita spesso ci sono più interrogativi che sicurezze, spesso come cittadini di questa umanità siamo interdetti su quali siano le scelte davvero cristiane per un mondo migliore, come genitori sovente non siamo sicuri di dare quello che è giusto ai nostri figli; davanti ad un certo modo di comportarsi del mondo siamo tentati anche noi di trovare le vie più semplici del potere e del successo…Gesù non ci ha dato tutte le risposte, ma se noi lasciamo parlare il suo Spirito in noi, se noi guardiamo al suo modo di comportarsi, se ci facciamo aiutare da una coscienza ben formata e dal pensiero più genuino della Chiesa, allora davvero si realizza quello che Gesù ha promesso e cioè che lo Spirito Santo “prenderà del mio e ve lo annunzierà”.
GIOVEDI’ 13 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.
Una scheggia di preghiera:
NELLA GIOIA E NEL DOLORE: SEMPRE TU SEI CON ME.
Hanno detto: L'unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti è di non oltrepassarli mai. (Giacomo Leopardi)
Saggezza popolare: È più facile biasimare che fare meglio. (Proverbio Tedesco)
Un aneddoto: Un buon ebreo arrivò correndo dal suo rabbino ed esclamò: “Rabbi, è successa una cosa terribile. Mio figlio vuole sposare una cristiana!” Il rabbino rispose: “E’ successo anche a me che pure dovrei essere l’esempio per la comunità, e mio figlio non solo vuole sposare una cristiana ma anche farsi battezzare!” “E tu a chi lo hai detto?” “Mi sono rivolto a Dio”. “E Dio che ha detto?” “Dio mi ha detto: Tuo figlio? Guarda un po’ il mio!” Nulla è estraneo a Dio. Con l’incarnazione di Gesù può dire ancora più a pieno titolo: “Anch’io!”
Parola di Dio: At. 18,1-8; Sal 97; Gv. 16,16-20
Vangelo Gv 16, 16-20
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. Parola del Signore
“VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERÀ IN GIOIA”. (Gv. 16,20)
Ecco descritto in breve da parte di Gesù il percorso della nostra vita. Persone chiamate alla gioia e alla serenità che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza ma persone che credendo alla Rivelazione sanno che lo sbocco definitivo sarà la gioia e la festa. La sofferenza, dunque, non va vissuta come un iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente. L’importante è sapere che ha un senso, che è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto e importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.
VENERDI’ 14 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Mattia; San Michele Garicoits; San Pasquale I, Papa; Santa Maria Mazzarello.
Una scheggia di preghiera:
LE TUE PAROLE, SIGNORE, MI COLMANO DI GIOIA.
Hanno detto: Mai si cade tanto in torto quando si abusa delle proprie ragioni. (Indro Montanelli)
Saggezza popolare: Non v'è armonia più bella dell'armonia del cuore e della bocca. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Varie cose della vita del monastero infastidivano Santa Teresa d’Avila: una era il gruppo di certe monache, di lodevoli costumi, ma nemiche del sorriso come del diavolo:”Non sopporto una monaca imbronciata.” – commentava Teresa. Un altro fastidio, anzi una preoccupazione molto seria era quella che le veniva da quelle giovani monache che erano soggette a troppe frequenti visioni e rapimenti che avevano l’estasi facile come il raffreddore; Teresa ne diffidava: “Questo finirà per ucciderle – protestava – o per incretinirle”.
Parola di Dio nella festa di San Mattia: At. 1,15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17
Vangelo Gv 15, 9-17
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri". Parola del Signore
“QUESTO VI HO DETTO PERCHE’ LA MIA GIOIA IN VOI SIA PIENA”. (Gv. 15,11)
Tutta la vita dell’uomo è alla ricerca della gioia, solo che spesso non sapendo bene che cosa essa sia ci fermiamo alle piccole apparenze di felicità che il mondo fa rilucere davanti a noi. Vivere la gioia è pensare grande, al di là delle piccole beghe e difficoltà quotidiane, dei desideri effimeri, delle necessità superflue. Vivere la gioia è vedere bello, nonostante i nostri cattivi pensieri sugli altri e degli altri nei nostri confronti. E’ vedere bello, uscendo da un dolore che ci ha prostrati. Vincendo la debolezza che ci ha sfiniti. E’ vedere con gli occhi del cuore e dell’anima al di là di tutto quanto ci può disturbare. Essere gioia è saper accettare anche senza capire, è l’abbandono e la fiducia in Qualcuno che provvederà a noi. Noi non potremmo vedere correttamente senza il Suo aiuto. Essere gioia, in fondo, non è che riscoprire quello stesso sorriso di Dio sulla polvere che Lui aveva modellato il giorno della creazione, ed è capire che questo sorriso è ancora profondamente nel cuore di ciascuno di noi.
SABATO 15 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore; San Liberatore; Santa Sofia di Roma.
Una scheggia di preghiera:
INSEGNAMI A FARE LA TUA VOLONTA’, SIGNORE, E AVRO’ LA GIOIA VERA.
Hanno detto: L’amore e l’affetto accecano facilmente gli occhi della ragione. (Cervantes)
Saggezza popolare: Prima di domandare, pensa alla risposta. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Quando il Cardinal Cassetta, che era ricchissimo, lasciò la diocesi di Sabina, alcuni sacerdoti di Frascati chiesero a Pio X che si degnasse di trasferire Cassetta alla loro diocesi. E Pio X: “Ma volete il cardinale Cassetta o la cassetta del cardinale?”.
Parola di Dio: At. 18,23-28; Sal. 46; Gv. 16,23b-28
Vangelo Gv 16, 23-28
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”. Parola del Signore
“CHIEDETE E OTTERRETE, PERCHE’ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 16,24)
Ieri parlavamo di gioia, oggi Gesù ci dice che la preghiera può essere la fonte della gioia. Una formula che veniva usata dai predicatori, qualche tempo fa, per spiegare la preghiera diceva: “Dio è Qualcuno a cui si parla, non Qualcuno di cui si parla”, questo è vero, ma Dio è soprattutto Qualcuno che si lascia parlare, che si lascia entrare nella nostra vita, perché non viene a prendere nulla di nostro, ma viene a portare se stesso e quindi la gioia. Se è vero che non sempre tutte le cose che chiediamo ci vengono date, perché Dio vedendo più lontano di noi, sa ciò che è il nostro vero bene, è anche vero che se la preghiera è un rapportarci con Dio dovrebbe sempre, essere un rinnovare la certezza che Dio ci ascolta, ci è vicino, ci è Padre. Se io, dunque, parlo con il Padre misericordioso, attraverso suo Figlio che mi ama fino a dare la sua vita per me, nello Spirito che è l’Amore che crea ogni cosa, non posso che essere contento, protetto, amato. Quanto è lontano questo modo di vedere la preghiera, dal nostro abituale intendere quando diciamo: “devo pregare”, “devo andare a Messa”, quasi che la preghiera sia un obbligo oneroso da adempiere. Dio non è un dovere. Con un amico ci sto bene insieme. Non c’è vera preghiera cristiana se non quando Dio viene riconosciuto e invocato come un Tu, e per dirla continuando l’esempio di ieri: se questo Tu immenso sorride alla sua creatura, questa creatura può non essere nella gioia?
DOMENICA 16 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
OCCHI IN ALTO, PIEDI IN TERRA E CUORE CON TE,SIGNORE.
Hanno detto: Il mondo è fatto di scontenti,perché l'uomo non ha centrato la sorgente della sua felicità. L'uomo è pienamente felice solo se accende e tiene vivo il motore della sua vita: l'amore. (Chiara Lubic)
Saggezza popolare: Solo Dio è senza difetto. (Prov. Italiano)
Un aneddoto: Nel 1963 Giovanni XXIII decise di ricevere in Vaticano Alexei Agiubei, genero di Kruscev, ateo e marxista. Il sovietico gli chiese se non fosse ormai giunto il momento di stabilire tra Urss e Vaticano relazioni diplomatiche. “Dio nella sua onnipotenza – rispose il Papa – ha impiegato sette giorni per creare il mondo. Noi che siamo molto meno potenti non dobbiamo precipitare le cose ma andare per tappe, preparando gli spiriti. Altrimenti un simile passo sarebbe mal compreso. Lavoriamo piuttosto alla riconciliazione di tutti gli uomini nella discrezione”.
Parola di Dio: At. 1,1-11; Sal. 46; Eb. 9,24-28; Lc. 24,46-53
Vangelo Lc 24, 46-53
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il
terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e
il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete
testimoni.
“DI QUESTO VOI MI SIETE TESTIMONI”. (Lc. 24,48)
Con l’ascensione di Gesù accade ciò che avviene ad ogni bambino quando la mamma improvvisamente stacca le sue braccia e lo lascia camminare da solo. Infatti con l’ascensione di Gesù è nata la missione della Chiesa, è suonata l’ora del nostro impegno. Certo ci può essere nostalgia da parte degli apostoli e nostra. Noi vorremmo nasconderci dietro a Dio ed è invece Dio che si nasconde dietro l’ombra dell’uomo perché Cristo ci vuole adulti, Cristo ci vuole coraggiosi, ci vuole collaboratori. Gesù si fida noi nonostante i nostri tradimenti, i tentennamenti, le incapacità. Ma come potremo essere apostoli di Cristo? Diceva dom Helder Camara: “Sei cristiano non per quel che dici, ma per quello che fai”. Dunque non si può solo predicare il regno, ma occorre essere in questo Regno. Non si può soltanto predicare la povertà, ma occorre essere poveri. E’ troppo facile predicare la pace. Bisogna essere persone di pace. Non posso accontentarmi di predicare la giustizia, ma devo essere giusto. Non posso soltanto dire parole di speranza, ma vivere personalmente di speranza.
LUNEDI’ 17 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.
Una scheggia di preghiera:
INSEGNAMI, SIGNORE, LE TUE VIE.
Hanno detto:
Sepoltura e resurrezione si trovano insieme nel Battesimo: depone il vecchio uomo, prende il nuovo e risorge. (San Giovanni Crisostomo)
Saggezza popolare: Da una sola scintilla scoppia un incendio. (Detto latino)
Un aneddoto: Il giorno della sua esecuzione, il barbiere chiese a Tommaso Moro se volesse tagliarsi i capelli. “Caro amico, - rispose il condannato – io e il re abbiamo un procedimento in corso, che riguarda la mia testa e non voglio affrontare nessun a spesa finché il problema non sarà risolto…”
Parola di Dio: At. 19, 1-8; Sal. 67; Gv. 16,29-33
1^ Lettura At 19, 1-8
Dagli Atti degli Apostoli.
Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo”. Ed egli disse: “Quale battesimo avete ricevuto?”. “Il battesimo di Giovanni”, risposero. Disse allora Paolo: “Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù”. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini. Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. Parola di Dio
“NON ABBIAMO NEMMENO SENTITO DIRE CHE CI SIA UNO SPIRITO SANTO”. (At. 19,2)
La situazione di questi abitanti di Efeso che si dicono cristiani e non sanno neppure dell’esistenza dello Spirito Santo, rispecchia la situazione catechistica di molte persone che si dicono cristiane. Provate a chiedere a dei cristiani se sanno quali siano i dieci comandamenti, che cosa voglia dire che Gesù è Figlio di Dio, chi sia e che cosa faccia lo Spirito Santo e ne sentirete delle belle. Non che il sapere intellettualmente queste cose aumenti o diminuisca la nostra fede è che ad esempio voi costruireste la vostra casa con il primo che passa e che dice di essere architetto e di cui voi non ne sapete assolutamente niente? E se la sua firma fosse fasulla? E se non sa fare il calcolo del cemento per un muro portante? Se da una parte è bello sapere che Dio non giudica le persone in base alla loro conoscenza intellettiva ma che guarda ai cuori è anche giusto che i cuori siano informati su colui che amano. Magari dedichiamo tempo a conoscere chi sia e che cosa faccia la persona che votiamo, magari sappiamo vita, virtù e non di certo miracoli di quell’attore, sappiamo tutto della nostra squadra di calcio e abbiamo quasi paura di dedicare una mezz’ora ogni tanto alla nostra formazione religiosa eppure con Dio ci giochiamo il senso della nostra vita terrena e l’eternità.
MARTEDI’ 18 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.
Una scheggia di preghiera:
QUESTO E’ IL TEMPO DELLA TUA MISERICORDIA, SIGNORE.
Hanno detto: Se non ascoltate Dio nella sua umiltà, sarete costretti ad ascoltarlo nella sua potenza e severità. (San Gregorio)
Saggezza popolare: Bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto. (Detto latino)
Un aneddoto: Il 18 Maggio 1920 nasce Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II. E’ noto come Giovanni Paolo II nutrisse un affetto e una stima tutti particolari per Madre Teresa di Calcutta. Quando la piccola suora da sari bianco e blu, si recò a trovarlo in Vaticano, il Papa confidò: “Sapete, non è Madre Teresa che viene ricevuta dal Papa, ma è il Papa che va in udienza da Madre Teresa”
Parola di Dio: At. 20,17-27; Sal 67; Gv. 17,1-11
Vangelo Gv 17, 1-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Parola del Signore
“PADRE, E’ GIUNTA L’ORA”. (Gv. 17,1)
Nel Vangelo di Giovanni ha molta importanza “l’ora di Gesù”. Egli cammina tutta la vita verso questa ora decisiva che è il momento del suo dono totale nell’innalzamento della croce e che è anche l’ora della sua “glorificazione” sì, perché per Gesù gloria e croce sono una cosa sola: il massimo della gloria del nostro Dio è l’amore con cui accetta di essere in croce per amore affinché tutti coloro che guarderanno a lui possano essere salvati. Per noi uomini una delle ore più importanti della nostra vita è l’ora della nostra morte. E’ un’ora che giustamente o ingiustamente temiamo per il mistero e spesso per il dolore che comporta ma è anche un’ ora decisiva per la nostra eternità. Come la stiamo preparando quest’ora? Pensandoci il meno possibile? Oppure stiamo vivendo le ore della nostra vita per preparare quell’ora? Se anche per noi quell’ora può essere l’ora sia della prova ma anche quella della glorificazione come ci stiamo preparando a quell’incontro con Dio? Con il terrore del suo giudizio che vede tutti i nostri peccati o con la gioia dell’incontro con il Misericordioso. Gesù ci ha messo in guardia e ci ha detto di non fare come colui che pensando ai suoi affari non si accorto che quell’ora lo sovrastava, ma di fare invece come quelle vergini prudenti che possono anche permettersi di riposare nell’attesa dello sposo perché serene di se stesse e sicure dell’olio delle loro lampade.
MERCOLEDI’ 19 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.
Una scheggia di preghiera:
NOI SIAMO IL TUO CORPO, O GESU’.
Hanno detto:
Tutti i vizi, Sancho, portano con sé qualcosa di dilettevole; ma quello dell’invidia non reca se non disgusto, rancore e rabbia. (Cervantes)
Saggezza popolare: Chi toccherà la pece ne rimarrà imbrattato. (Detto latino)
Un aneddoto: Durante un’epidemia di colera,passando una sera per via Cottolengo, Domenico Savio fissa la facciata di una casa, e come se una voce lo chiamasse, infila le scale e sale velocemente. Senza esitare bussa ad una porta. Si affaccia il padrone di casa. “Scusi”, dice Domenico. “Qui ci dev’essere una persona colpita dal colera che ha bisogno di assistenza”. Il pover’uomo sbarra gli occhi: “No no, qui non c’è nessuno! Ci mancherebbe altro”. “Ma ne siete sicuro?” “Sicurissimo, diavolo!”. “Eppure si sbaglia. Permette che dia un’occhiata?”. Il padrone cade dalle nuvole. Lo sa bene che nella sua famiglia, grazie a Dio, stanno tutti bene. Ma quel ragazzo ha un’insistenza che sembra proprio: “Entra, entra. Andiamo pure a vedere. Ma vedrai che ti sbagli”. Girano le stanze, la cucina, il magazzino. Nulla. “Ma non ha qualche altro stanzino, qualche solaio?”. “Ah!”,fa il padrone battendosi una mano sulla fronte. “Lo sgabuzzino! Che ci sia la Maria?” Salgono in alto, sotto la soffitta, in un misero bugigattolo. Rannicchiata in un angolo, con la faccia contratta nell’agonia, una povera donna sta morendo. “Presto, chiami un sacerdote”, sussurra Domenico, e si mette svelto a svolgere la sua opera d’infermiere. “La Maria! Ma chi ci avrebbe pensato?”, continua a ripetere il brav’uomo mentre corre giù per le scale a chiamare il parroco. Quella povera donna, che andava a fare le ore di servizio in alcune famiglie, gli aveva chiesto di poter dormire in quello sgabuzzino. Siccome partiva al mattino presto e tornava alla sera tardi, lui non se ne ricordava quasi più. Viene il parroco e amministra gli ultimi sacramenti alla moribonda. In un angolo, col cappello in mano, il padrone di casa continua a ripetersi: “Povera Maria! ... Ma quel ragazzo, come avrà fatto a saperlo?”.
Parola di Dio: At. 20,28-38; Sal 67; Gv.17,11b-19
Vangelo Gv 17, 11-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”. Parola del Signore
“PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SIANO UNA COSA SOLA COME NOI”. (Gv. 17,11)
La cosa principale che Gesù ha chiesto nella sua preghiera per noi, proprio prima della sua passione, è che il Padre ci custodisca nell’unità. Per Gesù è estremamente importante che i suoi amici siano uniti. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono talmente uniti da essere Uno, i credenti uniti al Padre nel Figlio e nell’amore dello Spirito devono essere uno con Lui. Come mai, allora, ci sono tante divisioni nella Chiesa? Come mai, credenti nello stesso Cristo, in suo nome si fanno la guerra? Come mai nelle nostre comunità cristiane non riusciamo ad andare d’accordo e ci dividiamo in gruppi a volte opposti? La risposta è evidente: perché non abbiamo ancora fatto unità fino in fondo con Gesù. Se Gesù è morto per tutti e per ciascuno perché io penso che Gesù sia solo dalla mia parte? Se ho capito che il cristiano è uno che, come Gesù, è a servizio degli altri, perché la Chiesa è spesso ancora dominata dal potere, dalle diplomazie, dagli onori? Certo, le differenze ci sono sia nei caratteri, sia nei doni ricevuti. Gesù non chiede l’uniformità, il perdere la propria personalità, Lui ci ha parlato di doni diversi ma queste differenze non dovrebbero, anziché dividerci, concorrere a costruire il corpo di Cristo in una varietà e ricchezza di elementi?
GIOVEDI’ 20 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.
Una scheggia di preghiera:
IO SPERO IN TE, SIGNORE, DIO DELLA MIA GIOIA.
Hanno detto:
Se tutti ci accontentassimo del necessario e dessimo il superfluo al bisognoso, non ci sarebbe più né ricco né povero. (San Basilio)
Saggezza popolare: Un anziano che muore è una biblioteca che brucia. (Prov. Africano)
Un aneddoto: Qualche volta siamo abituati a pensare ai santi come a grandi personaggi pieni di virtù che fecero grandissime cose. Santa Bernardetta ci dimostra che con i propri difetti si può diventare santi, diceva: “Vorrei che si dicessero anche i difetti dei santi e ciò che hanno fatto per correggersi. Questo servirebbe molto di più che non i loro miracoli e le loro estasi”. Bernardetta riconosceva lealmente di essere testarda. Era piccola di statura e soffriva per questo. Ma il suo senso dell’ humor prevaleva e ci sapeva scherzare su. Non era affatto diplomatica con gli artisti o con gli amici: diceva il suo parere anche quando era scomodo. Ad esempio quando le presentarono la statua dell’Immacolata essa disse: “E’ brutta”.
Parola di Dio: At. 22,30;23,6-11; Sal 15; Gv.17,20-26
1^ Lettura At 22, 30: 23, 6-11
Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, il tribuno, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro. Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: “Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti”. Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: “Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?”. La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: “Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma”. Parola di Dio
“CORAGGIO, E’ NECESSARIO CHE TU MI RENDA TESTIMONIANZA ANCHE A ROMA”. (At. 23,11)
Mi piace questo Gesù che incoraggia Paolo e gli dice che ha bisogno di lui a Roma. Paolo forse avrà pensato che a Roma, capitale del mondo allora conosciuto, lui dovrà predicare come a Corinto, a Tessalonica, ad Atene. A Roma, il Signore chiederà a Paolo un'altra testimonianza: la testa. E allora ripenso a quante volte noi preti e i laici impegnati, facciamo piani pastorali triennali, quinquennali incontri di programmazione... E se il Signore volesse altro? E quante volte nella nostra vita noi abbiamo programmato: "quando sarò grande..." "quando sarò sposato..."quando sarò in pensione..." E se il Signore volesse altro? E allora programmiamo pure, ma non fidiamoci troppo e unicamente delle nostre programmazioni: al Signore bisogna dare testimonianza; il come e il quando, se saremo umili, ce lo farà capire lui.
VENERDI’ 21 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, PRENDIMI COME SONO E TRASFORMAMI.
Hanno detto: L'arte si ottiene quando la mano, il cuore e la mente lavorano assieme. (J. Ruskin)
Saggezza popolare: Se non hai dormito nel pollaio non puoi sapere se le galline ronfano. (Prov. Africano)
Un aneddoto: Bernardette Soubirous non riuscì a nascondere il disappunto per il fanatismo dei curiosi e dei visitatori, per l’insistenza di vescovi, scrittori e fotografi. Ma, appena se ne rendeva conto, buttava via il broncio e sorrideva “con gli occhi”, facendo buon viso a cattiva sorte. Scherzava perfino sulla sua infermità: “Sono capace soltanto di fare la malata... ma resisto al dolore come.., i gatti! Sarebbe un vero peccato soffrire e sprecarne il frutto...” Ricordando le parole della visione “Non le prometto di farla felice in questo mondo ma nell’altro”, come si trattasse di una garanzia, diceva:“La Santa Vergine non ha mentito! La prima parte si sta verificando a fondo. Tra poco... speriamo nella seconda.”.
Parola di Dio: At. 25,13-21; Sal.102; Gv. 21,15-19
Vangelo Gv 21, 15-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore
GESÙ DISSE A SIMON PIETRO: “MI AMI TU?”. (Gv. 21,15)
Per tre volte Pietro aveva rinnegato Gesù. Ora, dopo la risurrezione, per tre volte Gesù gli chiede se lo ama. Questo basta a Gesù per rinnovare la chiamata di Pietro e per affidargli il compito di pastore della Chiesa nascente. Il peccato, il tradimento sono vinti dalla misericordia e dall’amore. Pietro allora sembra dirci: Io Pietro, ringrazio il Signore che, nonostante il mio caratteraccio, la mia irruenza, il mio non capir le cose, la mia codardia, mi ha dato la possibilità di amarlo, di pentirmi, di seguirlo. Ci voleva per un papa questa esperienza! Ed è l’esperienza che, se siete sinceri e onesti, ciascuno di voi può fare. Siamo tutti deboli, peccatori, recidivi, ma una cosa sola basta al Signore per poter operare la nostra salvezza, basta che amiamo. Il Signore su questa base può trasformarci, può renderci più misericordiosi, meno intransigenti nei confronti degli altri, più pronti al servizio, alla testimonianza, può persino, come è capitato a me, darci il coraggio del martirio.
SABATO 22 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia; Santa Caterina da Genova; Santa Giulia, vergine e martire.
Una scheggia di preghiera:
CONTINUA A PARLARCI, SIGNORE. E RENDICI CAPACI DI ASCOLTARTI.
Hanno detto:
Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione: ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. (Papa Benedetto XVI)
Saggezza popolare: Se non hai la gioia, va a comprarla: Si vende alla bottega del sacrificio. (Prov. Africano)
Un aneddoto: Bernardetta non era attaccata a niente e aveva un vero ribrezzo per il denaro. Partendo da Lourdes per andare a Nevers a farsi suora donò tutto quello che aveva ad amici e parenti. Però soffriva a veder sprecare l’acqua, il pane. Si considerava fortunata di essere povera perché, diceva, “I poveri sono gli amici di Dio”. Nel servizio ai poveri e ai malati scoprì la sua vocazione. Rifiutò sempre il denaro, da tutti. Lo accettava solo per obbedienza, ma con sofferenza. Un giorno il suo fratellino Giustino aveva ricevuto un Luigi d’oro da una signora per la quale era andato a prendere una bottiglia d’acqua alla sorgente. Bernardetta se ne accorse e gli mollò un tal ceffone, da mandarlo a gambe all’aria. E lui dovette, naturalmente, correre dietro alla signora per ridarle la moneta d’oro. Nelle sue lettere ai parenti da suora, Bernardetta raccomandò sempre di non arricchirsi, di non accettare denaro, fino all’ultimo pregò Dio “perché non diventino ricchi”.
Parola di Dio: At. 28,16-20.30-31; Sal. 10; Gv. 21,20-25
Vangelo Gv 21, 20-25
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore
“VI SONO ANCORA MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’ CHE SE FOSSERO SCRITTE NON BASTEREBBE IL MONDO A CONTENERE I LIBRI CHE SI DOVREBBERO SCRIVERE”. (Gv. 21.24)
La conclusine del Vangelo di Giovanni ci ricorda che noi non abbiamo tutte le parole e tutti i fatti della vita di Gesù. Quanto ci piacerebbe saperne di più. Eppure sulla scorta di quanto ci è stato detto e sulla testimonianza della Chiesa che ce lo interpreta possiamo immaginarci con realtà anche cose che superano gli scritti evangelici. Ad esempio spero di non scandalizzare nessuno, ma pensando a Maria in questo mese di maggio mi pare di poter dire che è stata una ragazza non solo profondamente innamorata di Dio, ma anche innamorata di Giuseppe. E’ colei che ha saputo con semplicità coniugare insieme amore divino e amore umano con altrettanta verità e intensità per entrambi. Ed è questo il vero senso della vita di cui ci ha parlato Gesù. Noi spesso crediamo che Dio sia venuto a privarci delle gioie della vita di questa terra per parlarci unicamente di paradiso. Gesù si è incarnato invece proprio per donarci di vivere bene e pienamente i doni di questa terra per arrivare con essi a Dio che ce li ha dati. Dio non è geloso dei nostri sentimenti. Dio gioisce quando ci vede veramente innamorati delle cose e delle persone. Volete che lui che è l’Amore non gioisca quando vede uno dei suoi figli innamorato? Certo spesso noi contrabbandiamo per amore solo ciò che magari è infatuazione, passione, desiderio di possesso, sessualità, esasperazione dei sentimenti, ma se siamo onesti, lo sappiamo che quello non è amore. Maria insegnaci ad amare davvero. Facci capire che l’amore vero è sempre santo, perché le sue vampe partono sempre da quell’incendio di amore che è Dio. Aiutaci a capire che l’amore vero è uscire da se stessi, è dare senza chiedere, è desiderare la felicità dell’altro, è saper gioire della gioia dell’altro e saper soffrire della sofferenza altrui. Maria, toglici di dosso, qualunque età abbiamo, la paura di essere ancora e sempre ogni giorno di più innamorati, della vita, della natura, delle persone e di Dio.
DOMENICA 23 MAGGIO: PENTECOSTE
Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO, MOSTRACI GESU’.
Hanno detto: Si muore veramente solo quando non riusciamo a mettere radice in altri. (Leon Tolstoj)
Saggezza popolare: Non è conveniente che parli male delle fibre della palma colui il quale riposa su una stuoia. (Prov. Africano)
Un aneddoto: Il 23 maggio 1729 nasce Giuseppe Parini (poeta). In una seduta dell’amministrazione municipale, Parini si accorse che i repubblicani avevano tolto un gran crocifisso dalla parete. Disse allora: “Che ne avete fatto del cittadino Cristo? Dove non entra il cittadino Cristo, neppure io ho qualcosa da fare”. E se ne andò.
Parola di Dio: At. 2,1-11; Sal 103; Rm. 8,8-17; Gv. 14,15-16.23b-26
Vangelo Gv 14,15-16.23-26
Dal Vangelo secondo
Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché
rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre
mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi
ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del
Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di
voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome,
lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Parola
del Signore
“RICEVETE LO SPIRITO SANTO”. (Gv. 14,23)
Oggi qualcuno dice: “Lo Spirito Santo: questo sconosciuto”, ed è generalmente vero se provate ad intervistare voi stessi e la gente su questo argomento. Ma a nostra discarica c’è da dire che lo Spirito Santo più che oggetto di conoscenza, è Colui che ci fa conoscere il Figlio; poi mediante la conoscenza del Figlio si arriva al Padre. Mi è piaciuta una lettura che il Cardinal Biffi ha fatto dello Spirito Santo: Lo Spirito è un po’ come gli occhiali: un miope attraverso gli occhiali recupera una vista perfetta e gode nel guardare le bellezze del creato, nitide e vivaci. Non si sogna se non accidentalmente di guardare gli occhiali, che pure gli consentono la contemplazione di tutto il resto. Ma lo Spirito Santo è anche colui che si serve di noi per far vedere agli altri il Cristo: Gesù risorto non si vede ma si vede un giovane che rinunciando a molte cose si mette a servizio degli altri. Cristo risorto non si vede, ma si vede una famiglia che prega, che lavora, che perdona, che non specula, che soccorre il prossimo.
LUNEDI’ 24 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.
Una scheggia di preghiera:
SOLO TU, SIGNORE SEI LA GIOIA VERA.
Hanno detto: Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato ancora l'arte di vivere come fratelli. (Martin Luter King)
Saggezza popolare: Coloro che si aiutano a vicenda portano a casa un elefante. (Prov. Africano)
Un aneddoto: Il 24 maggio 1450 viene canonizzato il francescano San Bernardino da Siena. Era nato nel 1380 e morto nel 1444. Bernardino da Siena era molto amato e stimato dai suoi concittadini che gli attribuivano addirittura dei miracoli. Secondo una di queste credenze popolari, il santo un giorno attraversò il fiume stendendo un mantello sull’acqua e camminandoci sopra. Fra Bernardino commentava con umorismo questa leggenda popolare: “Che cosa volete? Tutto va proporzionato alle nostre forze: San Pietro aveva abbastanza fede da camminare a piedi nudi sul mare, io invece ho avuto bisogno del mantello”.
Parola di Dio: 1Pt. 1,3-9; Sal 110; Mc. 10,17-27
Vangelo Mc 10, 17-27
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore
“TUTTO E’ POSSIBILE PRESSO DIO”. (Mc. 10,27)
Gesù risponde così ai suoi discepoli, quando finalmente essi capiscono che nessuno può salvarsi da solo, con i propri meriti. Infatti siamo ancora tutti ricchi come quel giovane che si allontana perché non sa staccarsi dalle sue carabattole, siamo ancora lontani dalla povertà del bambino, indispensabile per accogliere il Regno. Ma riconoscere tale impossibilità è già principio di salvezza. Infatti constatare la propria perdizione significa essere ridotti alla povertà estrema. Condizione necessaria per accettare che Dio solo salva. Il vero discepolo è dunque colui che ha scoperto l’unico bene. Conquistato dal Signore, come Paolo, lascia perdere tutto e corre per conquistarlo. Il suo rapporto con le cose torna ad essere come era al principio, secondo il disegno di Dio: libero dall’idolatria, le vive come dono, ricevendole dal Padre e condividendole con i fratelli.
MARTEDI’ 25 MAGGIO:
Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.
Una scheggia di preghiera:
SALVATI DALL’AMORE, CANTIAMO UN CANTO NUOVO.
Hanno detto: Non si può capire la vita se non guardando indietro; non si può viverla se non guardando avanti. (Soren Kierkegaard)
Saggezza popolare: Il piacere può fondarsi sull'illusione, ma la felicità riposa sulla verità. (Prov. Americano)
Un aneddoto: Don Bosco racconta che, andando in carrozza da Ivrea a Torino, sentì il cocchiere che, sferzando i cavalli, pronunciava una o due bestemmie. Chiese ed ottenne di salire con lui a cassetta. Gli chiese un solo favore: non di farlo arrivare presto, ma di non bestemmiare più. Il cocchiere accondiscese. E per premio? Nulla! “Ah, no”, fece don Bosco, vi darò venti soldi; ma a ogni bestemmia che vi sfuggisse, toglierò quattro soldi... Accettate?”. “Accettato!”,disse sicuro il brav’uomo. Dopo un po’, sferza; ma.. tira anche un moccolo. “Amico mio, son sedici soldi”. Dopo un quarto d’ora un’altra bestemmia...”Siamo a dodici soldi, eh?!” “Ma guarda un po’; mai avrei creduto di essere così bestione: ma ora ci sto più attento”. Invece, altre due insieme. “Son restati quattro soldi. Giudizio... Ma dovreste dolervi di più per il danno dell’anima”. “Capisco: a Torino verrò a confessarmi da voi. Dove vi troverò?”. Giunti a Torino il buon prete gli dette ugualmente venti soldi, per la buona volontà mostrata. Il cocchiere tardò tre settimane all’appuntamento della confessione; si scusò dicendo che gli era sfuggita ancora una bestemmia, ma si era messo spontaneamente per un giorno a pane e acqua: e ne aveva avuto abbastanza.
Parola di Dio: 1Pt. 1,10-16; Sal. 97; Mc. 10,28-31
Vangelo Mc 10, 28-31
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore
“PIETRO DISSE A GESU’: “ECCO NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10,28)
Quante volte anche noi, specialmente dopo aver fatto qualche buona azione, quando ci sentiamo buoni, siamo lì quasi a vantarci davanti a Dio e al nostro prossimo di quanto abbiamo fatto e vorremmo che Dio, subito, ci donasse un premio, riconoscesse la nostra bontà, ci facesse, in contraccambio, andar bene tutte le cose della nostra vita. E’ una mentalità ancora commercialista, legata proprio a quello che Gesù aveva appena chiesto di lasciare: l’attaccamento alle cose, la materialità di esse. Se tu hai fatto qualcosa di buono dovresti esserne contento per il bene stesso che hai fatto. In un altro brano di Vangelo Gesù dice: “Quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare, allora dite: siamo servi inutili, abbiamo appena fatto il nostro dovere”. Impariamo a gioire del bene per il bene, non del bene come mezzo per ottenere per noi un premio. Che poi Dio sia generoso e voglia donarci già qui sulla terra il centuplo di quello che abbiamo donato o che abbiamo fatto, e che ce lo dia anche “fin dal presente in case, e fratelli, e sorelle, e figli, e campi insieme a persecuzione e nel futuro la vita eterna”, è motivo dell’amore di Dio nei nostri confronti, non di certo dei nostri poveri e piccoli meriti. L’invito a seguire Gesù in povertà è un suo richiamo a credere nelle maggiori ricchezze di Dio. Il seguace di Cristo sa di chi si fida, e la sua assoluta dipendenza da Dio sarà abbondantemente ripagata da una generosità che oltrepassa ogni misura.
MERCOLEDI’ 26 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.
Una scheggia di preghiera:
IL TUO AMORE MI SALVI, SIGNORE.
Hanno detto: La bontà! È il modo più facile di somigliare a Dio. (Card. Saliege)
Saggezza popolare: Le rivoluzioni camminano su pance vuote. (Prov. Americano)
Un aneddoto: S. Tommaso d'Aquino aborriva gli onori e le lodi. Quando Clemente IV gli offrì la carica di Arcivescovo di Napoli, non solo rifiutò, ma ottenne una grazia lungamente sollecitata: quella che non gli venisse mai più offerta nessuna altra dignità ecclesiastica. Quando gli fu conferito il titolo di "dottore", lo accettò solo per obbedienza. E quando, studente, ebbe da un condiscepolo, di cui avrebbe potuto certamente essere il maestro, l'appellativo di "bue muto" a causa del grande silenzio che lo distingueva, scambiato per ignoranza e mancanza di ingegno, se ne compiacque apertamente.
Parola di Dio: 1Pt. 1,18-25; Sal. 147; Mc. 10,32-45
Vangelo Mc 10, 32-45
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamati a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Parola del Signore
“POTETE BERE IL CALICE CHE IO BEVO?. GLI RISPOSERO: LO POSSIAMO”. (Mc. 10,38)
Il momento dell’entusiasmo è facile: “Gesù, possiamo seguirti ovunque!” “Gesù, ti amo con tutto il cuore!”. E’ facile dire a Gesù: “Posso e voglio bere il tuo calice”, ma poi arrivano certi momenti lunghi e difficili. Nell’entusiasmo e nell’amore ho detto a quel figlio: “Ti aiuterò ad uscire dal tunnel della droga”. Passano mesi e niente cambia, mi ritrovo sempre davanti alle stesse bugie, ho dato fondo a tutte le mie risorse. Ho detto a Dio: “Ti offro questa mia sofferenza” e l’ho detto convinto, ma la malattia mi debilita, le forze vengono meno, gli amici si allontanano, neppure la preghiera sembra portare un po’ di serenità... Ormai Tu, Signore, lo sai. Te l’ho ripetuto tante volte: “Promesse non te ne faccio più. Troppe volte mi sono accorto che le mie povere forze e le mie debolezze non mi hanno permesso di mantenerle. Invece di prometterti, chiedo la tua luce, la tua forza perché se in me trovo il desiderio di servirti ma anche la mia debolezza, so che “nulla e impossibile a Dio” che si serve “delle cose deboli per confondere quelle forti”.
GIOVEDI’ 27 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.
Una scheggia di preghiera:
RENDICI TUA FAMIGLIA, O SIGNORE
Hanno detto: L’infinito non conserva altro che l’amore perché l’amore è a sua immagine e somiglianza. (K. Gibran)
Saggezza popolare: Quando fai un buon incontro, allontanati il più lentamente possibile. (Prov. Apache)
Un aneddoto: Il maestro aveva idee ben precise sulla pianificazione familiare. Per tutti quelli che sostenevano che le dimensioni della famiglia sono una questione privata dei genitori e un problema interno a un paese, aveva pronta la seguente parabola: C’era una volta un paese dove tutti potevano produrre o acquistare le proprie bombe atomiche, bombe piccole, della misura di una bomba a mano, ma abbastanza potenti da far saltare in aria un’intera città. Si accese un aspro dibattito sul diritto di cittadini privati a possedere tali ordigni… finché si giunse al seguente compromesso: nessuno avrebbe potuto portare in pubblico una bomba nucleare senza apposita licenza, ma ciò che la gente faceva a casa propria era affar suo.
Parola di Dio: 1Pt. 2,2-5.9-12; Sal. 99; Mc. 10,46-52
1^ Lettura 1Pt 2, 2-5. 9-12
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete gia gustato come è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio. Parola di Dio
“CARISSIMI, STRINGENDOVI A CRISTO, PIETRA VIVA, ANCHE VOI VENITE IMPIEGATI COME PIETRE VIVE PER LA COSTRUZIONE DI UN EDIFICIO SPIRITUALE”. (1Pt. 2,4-5)
“Ma è poi proprio necessaria la Chiesa?” Una domanda che tante volte si sente fare o che noi stessi ci siamo fatti: “Non basta la fede, la carità?” Gesù poteva salvarci in mille modi diversi. Ha scelto la strada dell’incarnazione, è voluto entrare nella Storia, ci parla con un linguaggio umano, vuole che realizziamo la nostra salvezza qui nel mondo, concretamente; vuole che la sua grazia e la sua salvezza ci giunga attraverso mani di fratelli, poveri uomini come noi. Però tutto questo ci esalta: “Il Signore mi ha scelto perché anche attraverso me vuol portare salvezza ad altri.” Ed allora come dice S. Pietro: “Sono pietra viva”, destinato pur nella mia piccolezza a costruire, insieme a tanti altri fratelli l’edificio di Gesù. E allora ecco la Chiesa, necessaria perché voluta dal Signore, povera perché fatta da uomini poveri e peccatori, santa perché santificata da Dio, famiglia dove ognuno ha il suo posto e il suo ruolo. Questo tipo di Chiesa allora non solo non mi è più di fastidio nel cammino della fede ma diventa invece necessaria, luogo di incontro e di conforto, grazia mediatrice per essere sicuro di non correre a vuoto o individualmente.
VENERDI’ 28 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Germano; San Senatore.
Una scheggia di preghiera:
TU CHE MI SCRUTI E MI CONOSCI, ABBI PIETA’ DI ME!
Hanno detto: Dio non morirà il giorno in cui non crederemo più in una divinità personale, ma saremo noi a morire il giorno in cui la nostra vita non sarà più pervasa dallo splendore del miracolo sempre rinnovato, le cui fonti sono oltre ogni ragione. (D. Hammarskjold)
Saggezza popolare: La paura è come un cane: se scappi, morde. (Prov. Arabo)
Un aneddoto: Un centopiedi andò da un vecchio gufo a lamentarsi della gotta. Gli facevano male tutti e cento i piedi, Che cosa poteva fare? Dopo averci pensato seriamente il gufo consigliò il centopiedi di diventare uno scoiattolo. Con solo quattro zampe gli sarebbe passato il novantasei per cento del dolore. Il centopiedi disse: “E’ una magnifica idea. Ora dimmi come posso fare per diventare uno scoiattolo”. “Non mi seccare per questo”, disse il gufo, “io creo solo piani d’azione”.
Parola di Dio: 1Pt. 4,7-13; Sal. 95; Mc. 11,11-25
Vangelo Mc 11, 11-26
Dal vangelo secondo Marco
Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betania. La mattina seguente, mentre uscivano da Betania, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse:"Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono. Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!". L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento. Quando venne la sera uscirono dalla città. La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato". Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati". Parola del Signore
"SCORGENDO DI LONTANO UN FICO COPERTO DI FOGLIE ANDO’ A VEDERE SE VI POTEVA TROVARE DEI FRUTTI". (Mc. 11,13)
Sembra un assurdo: Gesù va a cercare dei fichi quando non è stagione di fichi, come tra poco Gesù cercherà fede e preghiera in un tempio glorioso dove invece troverà solo venditori di oggetti e di parole. Diventa allora evidente il significato della maledizione del fico e della purificazione del tempio. Gesù non vuole foglie, esteriorità. Se c'è solo questo non c'è benedizione ma maledizione. Gesù mi scruta: sta cercando frutti. Non viene a cercare ciò che è "naturale", non attende ciò che è "logico" attendere. Non si accontenta dell'esteriorità, del perbenismo, dell'essere formalmente a posto, vuole trovare dei frutti! Quanta apparenza nella mia vita, quante parole nascondono il vuoto che c'è in me. Fiori e frutti, in casa mia, non devono spuntare solo in primavera o in estate, ma devono esserci sempre quando tu voglia cercarli. Sfronda pure un po' di fogliame ma porta ancora un po' di pazienza prima di maledirmi.
SABATO 29 MAGGIO
Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.
Una scheggia di preghiera:
HA SETE DI TE, SIGNORE, L’ANIMA MIA.
Hanno detto: La felicità di possedere o di ottenere non esiste, conta solo quella di donare. (Henry Drummond)
Saggezza popolare: Ciò che è passato è fuggito; ciò che tu speri è assente; ma il presente è tuo. (Prov. Arabo)
Fin da piccolo colui che sarà San Leopoldo mostrò il suo buon cuore e la sua fede. Un giorno egli giocava con amichetti su quella piccola spiaggia davanti a casa sua. Erano in posta dei patacconi e un compagno di gioco, a forza di perdere, ne rimase senza, si arrabbiò e disse una parolaccia. Lui prese di tasca tutti i suoi e li offrì al perdente dicendo: “Son tutti tuoi se prometti di non dir più parolacce”. Le destre stringendosi, fissarono il patto. Un buon inizio: per gli amici bisogna esser disposti a sacrificare qualcosa del proprio.
Parola di Dio: Gd. 17,20-25; Sal. 62; Mc. 11,27-33
Vangelo Mc 11, 27-33
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose". Parola del Signore
“CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTE COSE?”. (Mc. 11,28)
L’ordine costituito sia religioso che civile ha sempre bisogno di nomine, autorizzazioni, incarichi, ha sempre la necessità di aprire inchieste.
Anche noi, nei confronti della Parola di Dio abbiamo sempre bisogno di sindacare; ad esempio: “Con quale autorità Gesù dici ‘beati i poveri’ e ‘guai a voi ricchi’? Perché il perdono proprio all’adultera?” Oppure “Perché sei così benevolo nei confronti di. certe persone e perché tanta sofferenza per quell’altro uomo?”. L’autorità che Gesù ha gli viene da Dio suo Padre e dall’amore vero per tutti gli uomini. Allora, anche se è naturale chiederci tanti “perché” dovremmo veramente aver la fede di dire: “Signore, non capisco bene, ma mi fido che ogni cosa che mi chiedi e mi dici è il mio vero bene, perché mi ami!”.
DOMENICA 30 MAGGIO: SANTISSIMA TRINITA’
Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.
Una scheggia di preghiera:
GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO.
Hanno detto: La vera generosità verso l’avvenire consiste di dare tutto al presente. (Albert Camus)
Saggezza popolare: Il cammelliere fa i suoi progetti, e il cammello pure. (Prov. Arabo)
Un aneddoto: IL FREDDO E LA STUFA
San Leopoldo Mandic soffriva tremendamente il freddo, ma non chiese mai una stufa per il confessionale tanto umido e privo di sole. Un rigidissimo giorno d’inverno, un confidente, trovandolo mezzo intirizzito, gli disse: — Ma, Padre, perché non si fa mettere per un po’ la stufa?
— Cosa vuole? — egli rispose — tanti poveri soffrono il freddo ed io avrò il coraggio di riscaldarmi con la stufa? Cosa potrò dir loro quando vengono a confessarsi?
Parola di Dio: Prv. 8,22-31; Sal.8; Rm 5,1-5; Gv. 16,12-15
2^ Lettura Rm 5, 1-5
Dalla lettera di San Paolo ai
Romani
Fratelli, giustificati dunque per
la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per
suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia
nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non
soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la
tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata
la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato
dato. Parola di Dio
“L’AMORE DI DIO E’ STATO RIVERSATO NEI NOSTRI CUORI PER MEZZO DELLO SPIRITO SANTO”. (Rom. 5,5)
La festa della Trinità ci permette di entrare nel cuore del nostro Dio attraverso quanto Gesù ce ne ha detto e testimoniato. E Gesù ci ha detto che Dio è Amore. Se Dio è amore allora non può essere un Dio solitario, perché l’amore non esiste se non tra due o più persone. Se Dio è amore, ci deve essere, in lui, uno che ama (il Padre), uno che è amato (Il Figlio Gesù) e l’amore che li unisce (Lo Spirito Santo). I cristiani credono in un Dio unico, anche se non solitario. L’unità di Dio, secondo la nostra fede, somiglia più all’unità della famiglia che a quella dell’individuo. Trinità e unità, uguaglianza e diversità: ecco il nucleo del mistero. La Trinità è l’affermazione massima che si può essere uguali e diversi, uguali per dignità e diversi per caratteristiche. E non è, questa, la cosa che abbiamo più urgente bisogno di imparare, per vivere bene in questo mondo? Che si può essere, cioè, diversi per colore della pelle, cultura, sesso, razza, eppure godere di pari dignità, come persone umane? Questo insegnamento trova il suo primo e più naturale campo di applicazione proprio nella famiglia. La famiglia dovrebbe essere un riflesso terreno della Trinità. Essa è fatta da persone diverse per sesso (uomo e donna) e per età (genitori e figli), con tutte le conseguenze che derivano da queste diversità: diversi sentimenti, diverse esigenze e gusti diversi. Il successo di un matrimonio e di una famiglia dipende dalla misura con cui questa diversità saprà tendere a una superiore unità: unità di amore, di intenti, di collaborazione.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.
Una scheggia di preghiera:
L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE.
Hanno detto: Per conoscere il valore della generosità, bisogna aver sofferto della fredda indifferenza degli altri. (Eugène Cloutier)
Saggezza popolare: Al cane che ha denaro si dice “signor cane”. (Prov. Arabo)
Un aneddoto: Il 31 maggio 1556 muore Sant’ Ignazio di Loyola.
I gesuiti sono famosi per la loro devozione al Papa. Il loro fondatore, Sant’ Ignazio di Loyola, una volta affermò: “Se il Papa mi chiedesse di mettermi in mare con una nave senza vela, senza remi e senza timone, io non esiterei ad obbedirgli”. A chi ribatteva che sarebbe stata pura pazzia rispose: “E’ vero ma la saggezza è la qualità richiesta a chi comanda, non a chi obbedisce”.
Parola di Dio nella festa della Visitazione: Sof. 3, 14-18; opp: Rm 12,9-16; Cantico da Ct. 2,8.10-14; Lc. 1, 39-56
Vangelo Lc 1, 39-56
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore
“MARIA SI MISE IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA E RAGGIUNSE IN FRETTA UNA CITTA’ DI GIUDA”. (Lc. 1,39)
Terminiamo il mese di Maggio guardando a Maria: scelta da Dio per una missione che poteva davvero far venire le vertigini, Maria non ha un momento di esitazione: ella parte. Corre a condividere con Elisabetta la gioia di ciò che sa, di ciò che ha capito, di ciò che ha creduto. E che cosa si dicono l’anziana Elisabetta e la giovane Maria? Elisabetta vede subito la radice della grandezza di Maria: “Beata te perche hai creduto”. Sì, Maria avrebbe potuto dubitare, come Zaccaria. Poteva esigere maggiori garanzie, poteva pretendere più chiarezza. Invece ha creduto. E Maria? Maria si sente tanto piccola, che cosa può dire? Maria vede la bontà di Dio, Maria sente che una mano l’ha presa e l’ha sollevata in alto… perché lei non pesava di orgoglio: Maria allora si commuove e pronuncia la più bella preghiera: “Io sono felice nel Signore. Non sono niente ma Dio mi ama: tutto viene da Lui”. E questo è Vangelo, per lei e per noi.