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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE  2010

 

 

GIOVEDI’ 1 APRILE: GIOVEDI’ SANTO DELLA CENA DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI.

 

Hanno detto: Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera,o sono matti o sono imbroglioni!  (Collodi: Pinocchio)

Saggezza popolare: Chi non sa fare, non sa comandare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Quando il buon Dio decise di creare il padre, cominciò con una struttura piuttosto alta e robusta. Allora un angelo che era lì vicino gli chiese: “Ma che razza di padre è questo? Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre così grande? Non potrà giocare con le biglie senza mettersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bambino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!”. Dio sorrise e rispose: “E vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nes­suno su cui alzare lo sguardo”. Quando poi fece le mani del padre, Dio le modellò abbastanza grandi e muscolose. L'angelo scosse la testa e disse: “Ma... mani così grandi non possono aprire e chiudere spille da balia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere una scheggia da un dito”.  Dio sorrise e disse: “Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c'è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter stringere nel palmo il suo visetto”.  Dio stava creando i due più grossi piedi che si fos­sero mai visti, quando l'angelo sbottò: “Non è giusto. Credi davvero che queste due barcacce riuscirebbero a saltar fuori dal letto la mattina presto quando il bebè piange? O a passare fra un nugolo di bambini che giocano, senza schiacciarne per lo meno due?”. Dio sorrise e rispose: «Sta’ tranquillo, andranno benissimo. Vedrai: serviranno a tenere in bilico un bambino che vuol giocare a cavalluccio o a scacciare i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun altro”. Dio lavorò tutta la notte, dando al padre poche parole ma una voce ferma e autorevole; occhi che vedevano tutto, eppure rimanevano calmi e tolleranti. Infine, dopo essere rimasto un po' sovrappensiero, aggiunse un ultimo tocco: le lacrime. Poi si volse all'angelo e domandò: “E adesso sei convinto che un padre possa amare quanto una madre?”. (Emma Bombeck)

Parola di Dio: Es. 12,1-8.11-14; Sal. 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“VI HO INFATTI DATO L’ESEMPIO, PERCHE’ COME HO FATTO IO, FACCIATE ANCHE VOI” (Gv. 13,15)

Il discorso di Gesù nell'Ultima cena fu una conversazione in clima di amicizia, di confidenza e insieme un estremo addio anticipando il dono della sua morte e risurrezione. Quanto deve aver atteso quell'ora Gesù! Quell'ora per cui era venuto, l'ora di donarsi ai discepoli, all'umanità, alla Chiesa. Le parole del vangelo di Giovanni, il più vibrante nel racconto delle ultime ore di Cristo sulla terra, sono traboccanti di energia vitale che ci sovrasta. Il memoriale di Gesù - il ricordo della sua Cena pasquale – non si ripete nel tempo, ma si rinnova, si fa presente per noi. Quello che Gesù fece in quel giorno, in quell'ora, è quanto egli ancora, qui presente, compie per noi. Noi dobbiamo perciò sentirci veramente in quell'unica ora in cui Gesù consegnò se stesso per tutti, dono e testimonianza dell'amore del Padre. Noi dobbiamo imparare da Gesù che ci dice: “Vi ho dato l'esempio...”. Dobbiamo imparare da lui a dire sempre grazie, a celebrare l'Eucaristia nella vita, entrando nella dinamica dell'amore, che offre e sacrifica se stesso per far vivere l'altro. Il rito della lavanda dei piedi ha proprio lo scopo di ricordarci che il comandamento del Signore deve essere praticato nel quotidiano: servirci a vicenda con umiltà. La carità non è un vago sentimento, non è un'esperienza da cui possiamo aspettarci gratificazioni psicologiche, ma è la volontà di sacrificare se stessi con Cristo per gli altri, senza calcoli. L'amore vero è sempre gratuito e pronto: si dà subito e totalmente.

 

 

VENERDI’ 2 APRILE: VENERDI’ SANTO DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, NELLE TUE MANI AFFIDO IL MIO SPIRITO.

 

Hanno detto:

Il frutto delle ricchezze è il non mancare di niente, e la dimostrazione che non si manca di niente è il sapersi accontentare. (Cicerone)

Saggezza popolare: Chi prima non pensa in ultimo sospira. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Ricordiamo un vecchio film neorealista intitolato “Il Tetto” con la regia di De Sica: due sposini, che avevano trovato lavoro a Milano, vivevano illegalmente in una baracca alla periferia. Più volte le autorità li avevano ammoniti che se non ci fosse stato un vero e proprio tetto, sarebbero stati espulsi da quell’alloggio abusivo. Giungeva anche un ultimatum: se l’indomani non ci fosse stato il tetto, le forze dell’ordine li avrebbero rimpatriati al loro paese d’origine. I due sono disperati e non riuscirebbero certo a cavarsela, se i vicini e gli amici non li aiutassero a tirar su di notte le pareti e a sovrapporvi un tettuccio di fortuna: i passanti si lasciano contagiare dalla solidarietà di quei poveretti e tutti si danno da fare, cosicché al mattino, quando arrivano i carabinieri, per effettuare lo sfratto, il tetto è al suo posto. Ancora una volta vince l’amore.

Parola di Dio: Is. 52,13-53,12; Sal. 30; Eb. 4,14-16;5,7-9; Gv. 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE: TUTTO E’ COMPIUTO. E, CHINATO IL CAPO, SPIRO’”. (Gv. 19,30)

E’ come se mi parlasse ancora quel mio amico, tutto pieno di zelo, che per dimostrarmi quanto noi cattolici siamo idolatri mi diceva: “La vostra chiesa vi porta il venerdì Santo a baciare un pezzo di legno con su un po’ di gesso lavorato dalle mani dell’uomo”. Se accetto e condivido certe critiche all’idolatria sempre latente nel cristianesimo, non mi pare però che l’esempio portato sia pertinente. Noi, non baciamo un pezzo di legno ma baciamo Gesù e il suo amore per noi. Baciando Cristo, si baciano tutte le ferite del mondo, tutte le ferite dell'umanità, quelle ricevute e quelle date, quelle che gli altri ci hanno inciso e quelle che abbiamo inciso noi. Anzi, baciando Cristo, baciamo le nostre ferite, quelle ferite lasciateci dal nostro non essere stati amati. Questo bacio che la Chiesa ci invita a dare oggi è il bacio dello scambio della vita. Cristo sulla croce ha effuso la vita e noi, baciandolo, accogliamo il suo bacio; cioè il suo spirare amore che ci fa respirare, rivivere. Solo all'interno dell'amore di Dio si può partecipare alla sofferenza, alla croce di Cristo che, nello Spirito Santo, ci fa gustare la potenza della risurrezione e il senso salvifico del dolore

 

 

SABATO 3 APRILE: SABATO SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

VENITE, ADORIAMO IL CRISTO REDENTORE!

 

Hanno detto: Il tempo non si ferma ad ammirare la gloria: se ne serve e passa oltre. (R. Chateaubriand)

Saggezza popolare: Chi ride degli altri ha molto da imparare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il 3 aprile 1897 muore il compositore Johannes Brahms. Era nato il 7 maggio 1833.

Fu chiesto a Brahms: “Che cosa ne pensate della gloria immortale?”. “Al giorno d’oggi – rispose – quando una gloria immortale dura trent’anni è già tanto”.

Parola di Dio: Vangelo della veglia Lc. 24,1-12

 

Vangelo Lc 24, 1-12

Dal vangelo secondo Luca.
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, le donne si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto. Parola del Signore

 

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il figlio suo vanno a liberare dalle sofferenza Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: siate illuminati! A coloro che erano morti: risorgete! A te comando: svegliati, tu che dormi ! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi, opera delle mie mani ! risorgi mia effige, fatta a mia immagine ! Risorgi, usciamo di qui ! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta. (Da un’antica "Omelia sul Sabato Santo")

 

 

DOMENICA 4 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE DELLA VITA ERI MORTO, MA ORA, VIVO TRIONFI.

 

Hanno detto: Non è mai troppo tardi per diventare coloro che avremmo dovuto essere (T. Eliot)

Saggezza popolare: "La scimmia è ladra perché non lavora". (proverbio Tupurì)  

Un aneddoto: Nel romanzo di Cronin, Le chiavi del Regno di un qualificato cinese, il signor Chìa, dice a Padre Frane: “La bontà di una religione si giudica dall’onestà dei suoi aderenti. Mi avete convertito con l’esempio. Mi arrendo”.

Parola di Dio: At. 10,34a.37-43; Sal. 117; Col. 3,1-4 opp. 1Cor. 5,6-8; Gv.20,1-9 opp Lc. 24,1-12 opp. Mt. 28,1-10

 

Vangelo Mt. 28,1-10

Dal Vangelo secondo Matteo

Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E' risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E' risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». Parola del Signore

 

 

“MA L’ANGELO DISSE ALLE DONNE: NON ABBIATE PAURA VOI. SO CHE CERCATE GESU’, IL CROCIFISSO, NON E’ QUI. E’ RISORTO COME AVEVA DETTO”. (Mt. 28,5)

Che cosa vuol dire per te, per me: “Gesù è vivo”? Eppure ci creda o no, che me ne accorga o meno, è risorto, vivo, straordinariamente vivo e presente, ora, qui, accanto me, accanto a te, se lo vuoi. La tomba vuota restituita a Giuseppe di Arimatea è il cuore della fede. Entrare al sepolcro è sempre un tuffo al cuore, toccare con mano quella tomba vuota, quella pietra nascosta da marmi moderni è sempre una conferma: la morte non è riuscita a imprigionare Dio. Gesù è risorto, e noi? Siamo come le donne, intenti a imbalsamare un crocifisso? Ascolteremo l’angelo che ci dice: “Perché cercate tra i morti uno che è vivo?”. Perché la nostra fede, le nostre parrocchie, le nostre messe troppe volte celebrano un morto e non un vivente? Avremo cinquanta giorni (dieci in più della Quaresima!) per vedere come Gesù – ora – è raggiungibile, attraverso quali segni si rende presente. Apriamo il cuore alla fede: Gesù è davvero risorto!

 

 

LUNEDI’ 5 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE FA’ DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE.

 

Hanno detto: Ogni età porta i suoi frutti; bisogna solo saperli cogliere (R. Radiguet)

Saggezza popolare: Attento mentre parli. Con le tue parole tu crei un mondo intorno a te. (Prov. Navajo)

Un aneddoto: Tre rappresentanti di religioni diverse si trovano ad aver ricevuto un sacco pieno di monete d’oro e discutono circa la proporzione di monete da distribuire ai poveri. Dice il primo: “Gettiamo in aria il sacco aperto: tutte le monete che cadranno in questo cerchio, sono per i poveri”. Dice il secondo: “Gettiamo per aria il sacco: tutte le monete che cadranno fuori da questo cerchio sono per i poveri”. Dice il terzo: “Non gettiamo per aria un bel niente: se il Signore vuole delle monete per i poveri, se le prenda da solo”. Avete sorriso? Eppure, dovevate piangere per l’egoismo umano, il nostro egoismo.

Parola di Dio: At. 2,14.22-33; Sal. 15; Mt. 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“NON TEMETE: ANDATE AD ANNUNZIARE AI MIEI FRATELLI CHE VADANO IN GALILEA E LA MI VEDRANNO”. (Mt. 28,10)

Anche da risorto Gesù continua e stupire per le sue scelte controcorrente. Mentre i Sommi Sacerdoti si danno ad intrallazzi per far dichiarare il falso alle guardie, Gesù affida il messaggio della Risurrezione a quel gruppetto di donne che, pure innamorate di Lui, erano andate alla tomba per imbalsamare il suo corpo e quindi non avevano ben chiaro che avrebbe dovuto risorgere. Le donne, poi, a quell’epoca non venivano considerate come testimoni validi al cento per cento tant’è che anche i discepoli di Emmaus diranno che le donne “hanno fatto chiacchiere” sul fatto di non aver trovato il corpo di Gesù, ma intanto essi non vi hanno creduto se delusi se ne stanno andando. Anche oggi Gesù fa così: stenta ad affidare il suo messaggio a titolati accademici che spesso parlano più per la propria vanagloria che non per una fede profonda ma affida il suo vangelo a te e a me. Noi spesso non ci sentiamo degni di questa scelta, altre volte troviamo scuse per defilarci… No, Lui si fida della mia pochezza, sa che anche il mio peccato può far apparire ancora più chiaro il suo amore. Se mi fido e se mi affido posso diventare canale perché la sua gioia possa a sua volta arrivare al cuore di qualcuno.

 

 

MARTEDI’ 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO NOME E’ SCRITTO SULLE PALME DELLE TUE MANI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Quanto più il cuore è piccolo, tanto più odio alberga. (Victor Hugo)

Saggezza popolare:

Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete. (Prov. Sioux)

Un aneddoto: In un racconto di fantascienza, Dino Buzzati proponeva la visita di alcuni alieni in una parrocchia, i quali chiedevano a don Pietro “che religione fosse mai la sua”. E il timido prete riassumeva la storia della redenzione e la ‘visita’ che anche il Figlio dì Dio aveva fatto alla nostra Terra. A questo punto gli extraterrestri domandavano: “E servito a qualcosa tutto questo?”. il sacerdote smarrito eppur sincero aveva aperto le braccia, mormorando con convinzione: “Siamo poveri, poveri peccatori che hanno bisogno della pietà di Dio.”

Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal. 32; Gv. 20,11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“MARIA STAVA VICINO AL SEPOLCRO E PIANGEVA”. (Gv.20,11)

Le lacrime di Maria sono per il suo Maestro, per colui che l’ha guarita dal suo male, per chi le ha ridato dignità e le ha offerto una speranza. Sono lacrime di affetto, di riconoscenza, di rimpianto…Sono lacrime che sembrano raccogliere due cose opposte: Da una parte la grande fede in Gesù e dall’altra la crudezza del dolore che impedisce la fede nella sua risurrezione. Si è detto in tanti modi  e da parte di saggi e pensatori che “le lacrime purificano la vista” nel senso che il dolore può affinare. Certo, questo qualche volta può avvenire ma la cosa più certa nell’immediato è che le lacrime possono annebbiare la vista. Il dolore, la prova non sempre possono essere facilmente interpretati come strada al bene. Subito, fanno male! Maria, con il suo dolore e con le sue lacrime subito non riesce a vedere bene, anzi il suo dolore le impedisce di riconoscere il suo maestro vivo. Lei è ancora lì alla ricerca di un cadavere scomparso. E’ solo il sentirsi chiamare per nome, riconoscendo quella voce, che la porta a vedere il Risorto. Quando qualcuno soffre, spesso è inutile cercare di consolarlo facendogli la teoria del dolore redentivo. E’ molto più incoraggiante sentire il proprio nome sulle labbra e nel cuore dell’amico che, come condivide con te la gioia, sa anche soffrire nel silenzio le tue stesse pene.

 

 

MERCOLEDI’ 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA ANIMA HA SETE DI DIO, DEL DIO VIVENTE.

 

Hanno detto: Quando non si può tornare indietro,  bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per andare avanti. (Coelho)

Saggezza popolare: La lingua può impiccare più veloce di una corda (Prov. Indiani d’America)

Un aneddoto: Si legge nel Diario di Albert Camus che egli si sentiva “pieno di tristezza e tormentato” a causa di una omissione di aiuto. Si sentiva in colpa per aver visto dalla riva una ragazza affogare in mare, senza tentare di soccorrerla in qualche modo. Aggiungeva l’assurda pretesa: “Torna,fanciulla, torna ancora a gettarti nell’acqua, perché io possa, salvando te, riscattare me stesso”. Un perdono mancato ci perseguiterà per sempre.

Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal. 104; Lc. 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DISCEPOLI DI GESU’ ERANO IN CAMMINO VERSO EMMAUS” (Lc. 24,13)

Il racconto dei due discepoli di Emmaus  è prezioso per noi, non solamente perché corrisponde spesso ai nostri sentimenti, ma anche per il motivo che è costruito un po' come una Messa. Tante volte davanti al mistero di Cristo, siamo sconcertati, tristi, tiriamo avanti con il buonsenso, allontanandoci da Gerusalemme.  E’ proprio su quella strada che Gesù si accosta a quei due discepoli. E li ascolta e li rincuora.  Anche abbiamo bisogno della presenza di Gesù che ci illumini, ci riscaldi e ci riporti verso Gerusalemme, cioè verso la nostra vita quotidiana di testimonianza, profondamente cambiati. Arriviamo spesso alla Messa domenicale con le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà, magari con l'anima pesante e chiusa, proprio come i due discepoli di Emmaus. E ci accoglie la liturgia della parola: Gesù ci spiega le Scritture. Senza la sua parola noi rimaniamo come ciechi, non capiamo niente. Ma se, incominciando da Mosè e dai Profeti, ci spiega in tutte le Scritture quello che si riferisce a lui, i nostri cuori ardono e i nostri occhi sono illuminati. Poi viene la seconda parte della Messa, la liturgia eucaristica, il sacrificio, la condivisione: Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e ce lo distribuisce. “Ed ecco si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”. Domandiamo al Signore la grazia di una fede viva nella sua presenza nella Messa: lui è nella sua parola, lui è nella Eucaristia, con il suo corpo risorto che conserva gloriosi i segni della passione.

 

 

GIOVEDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA PACE DEL CUORE.

 

Hanno detto: A compiacersi del semplice ci vuole un'anima grande. (Arturo Graf)

Saggezza popolare: La brevità è sorella del talento. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Un uccellino trovò per terra un grosso pezzo di cibo e fuggì nel cielo reggendolo nel becco. Uno stormo d’uccelli lo inseguì e l’attaccò strappandogli quella carne a brandelli. Alla fine l’uccellino dovette cedere anche l’ultimo pezzo. Rimase finalmente solo e allora si mise a volare liberamente pensando: “Ho perso il cibo ma ho riguadagnato il mio bel cielo”.

Parola di Dio: At. 3,11-26; Sal. 8; Lc. 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO E DISSE: PACE A VOI!” (Lc. 24,36)

Ecco ancora un regalo prezioso della Pasqua: la Pace. Gesù che appare, augura sempre la pace ai discepoli e a noi. E’ un dono reale: Gesù con l’offerta di se stesso sulla croce e con la risurrezione che è l’approvazione di Dio al suo operato, ha pacificato cielo e terra. L’ira di Dio è vinta con la misericordia, la morte si apre all’eternità, l’amore ha vinto l’odio e la vendetta. Ecco da dove nasce la pace di Gesù e del Cristiano. Pace non è “Adesso va tutto bene”,  “la telenovela finisce bene per i buoni”, “c’è il premio dopo la sofferenza”. Pace è sapere nel profondo del cuore che proprio mentre il male, l’ingiustizia, l’egoismo mi stanno facendo soffrire, essi sono già vinti, è fidarsi che il nostro Dio non è un guerrafondaio sadico, ma un Padre buono e misericordioso verso tutti, è sapere che Grazie a Gesù l’amore e il perdono di Dio non possono deluderci.

 

 

VENERDI’ 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE TU MI HAI SEDOTTO E IO MI SONO LASCIATO SEDURRE.

 

Hanno detto: Non è difficile diventare padre. Essere padre: questo è difficile. (Wilhelm Busch)

Saggezza popolare: Misura sette volte e taglia una volta. (Prov. Russo)

Un aneddoto: “Prigioniero Bonhoeffer, venite con noi” Ordina l’ufficiale nell’aula di una scuola bavarese trasformata in carcere. Il teologo e pastore evangelico Dietrich Bonhoeffer si alza e mormora: “E’ la fine. Ma per me è l’inizio della vita”. Alle prime luci dell’alba del 9 aprile 1945 il prigioniero, reo di cospirazione contro Hitler è impiccato per ordine del Furher in persona. Manca un mese alla fine della guerra ma il dittatore non vuole che qualcuno che ha parlato chiaro contro di lui gli sopravviva.

Parola di Dio: At. 4,1-12; SAl. 117; Gv. 21,1-14

 

Vangelo Gv 21 1-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro:"Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

“DISSE LORO SIMON PIETRO: IO VADO A PESCARE”. (Gv. 21, 3)

Come è grande e amorevole la pedagogia di Gesù nei confronti dei suoi amici. Pietro, forse amareggiato a causa del suo peccato, sembra quasi voler ritornare a fare il pescatore di pesci, sembra sentirsi indegno della missione affidatagli da Gesù, sembra quasi voler dimenticare la bellezza dell’avventura vissuta con Gesù. E Gesù risorto ancora una volta va “a pescarlo” proprio là dove lo aveva chiamato la prima volta. Il risorto ha perdonato il tradimento e la fuga, vuole ricominciare tutto daccapo ed ecco allora lo stesso miracolo della pesca miracolosa, ecco che Gesù viene riconosciuto dal cuore di Giovanni e non dall’autorità di Pietro, ecco Gesù che “si fa cuoco” si mette a servizio, come nell’ ultima cena sono tutti segni che dicono: “Siete ancora miei discepoli; siete ancora coloro che devono essere pescatori di uomini per la buona novella; i doni che vi ho fatto prima ve li confermo con la forza di chi ha dato la vita per voi ed è risorto”. Anche noi possiamo aver sbagliato come Pietro, possiamo sentirci indegni della missione che Gesù ci ha affidato, possiamo persino provare il desiderio di defilarci dalla fede, ma Colui che ci ha donato la vita non desiste dal manifestarci la sua fiducia: Si può dire di no a tanto amore?

 

 

SABATO 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

 

TI RENDIAMO GRAZIE, SIGNORE, NOSTRO DIO.

 

Hanno detto: Il ricordo è un modo d'incontrarsi. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Puoi studiare tutta la vita, ma morirai comunque stupido. (Prov. Russo)

Un aneddoto: In un film americano un po’ sdolcinato, ma abbastanza chiarificatore, un pastore protestante è invitato a non predicare sempre con toni apocalittici, minacciando soltanto castighi e riprovando il peccato e ogni allegria: “Secondo mio papà”, gli dice una bimbetta, “nella sacra Scrittura si parla della gioia più di 500 volte. Perché Lei non ne parla mai”. Il pastore non dormì tutta la notte: scorse l’intera Bibbia e trovò che la gioia è raccomandata 508 volte. Il giorno dopo tenne il sermone più gioioso del mondo ricordando che Gesù è venuto proprio per acquistarci la felicità e per sempre. Da allora in poi cambiò il tono delle sue prediche, e la vita della parrocchia fu veramente mutata per l’intervento di quella bimbetta che sapeva sorridere in ogni occasione, con la grazia di Dio.

Parola di Dio: At. 4,13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

"ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA". (Mc. 16,15)

Al termine dell’ottava di Pasqua, dopo aver meditato sulla risurrezione, dopo, speriamo, aver sperimentato la gioia di sapere che la nostra vita in Gesù ha il senso dell’eternità, dopo aver anche sperimentato la povertà della nostra fede ecco il comando di Gesù: "Andate in tutto il mondo" non: "Se per caso vuoi. Se è un tuo carisma o pallino" no: "Andate" è un imperativo! E questo vale per me, per te, per la chiesa.  Troppe volte la nostra Chiesa ha perso il senso della missione: ci accontentiamo di un po' di preghiera, di qualche (rara perché "mica ho tante possibilità") opera di bene, di una giornata mondiale missionaria all'anno, di qualche discussione dotta sui problemi della chiesa di oggi e poi ci rintaniamo in casa o al massimo in qualche sacrestia. Eppure la missione è vicina a te, è in casa tua, nel tuo palazzo di illustri sconosciuti, nel tuo ufficio di qualunquisti religiosi, nella tua parrocchia in cui molti sono i benpensanti senza Dio. Agli Apostoli però Gesù dice di andare dopo che ha fatto far loro l'esperienza di stare con Lui. Allora come cristiano comprendo che il mondo è la mia patria ma che io porterò qualcosa agli altri solo se prima avrò fatto io l'esperienza di incontrare e stare con Gesù.

 

 

DOMENICA 11 APRILE: DOMENICA IN ALBIS O DELLA DIVINA MISERICORDIA

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO, E DIO MIO.

 

Hanno detto: La gente non conosce la propria fortuna, ma quella degli altri non le sfugge mai. (Pierre Daninos)

Saggezza popolare: Troppa familiarità genera disprezzo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un giorno un guru portò i suoi discepoli a vedere un’alta e maestosa cascata. Grande fu la sorpresa del guru e dei suoi discepoli quando, ad un tratto, videro uscire dal lago sottostante un uomo dalla lunga chioma. Egli emergeva dalle acque sereno, quasi luminoso, cantando. Il guru gli chiese come era entrato. “Dall’alto della cascata”, rispose l’uomo. Io mi lascio portare dalle acque del fiume nel suo precipitarsi a valle. Narrò allora la sua storia. Era arrivato a quarant’anni e si era accorto che non sapeva più abbandonarsi, né accettare la vita così come era, né il futuro come Dio voleva. Viveva nella tristezza e la trasmetteva alla sua famiglia. Un giorno, mentre meditava seduto sul bordo della cascata, vide una tartaruga lottare contro la corrente. Non ci riusciva e per questo si ritirò nel suo guscio e si abbandonò al fluire vorticoso dell’acqua. La rivide dopo qualche minuto che risaliva tranquillamente le sponde del lago. Allora, seguendo quell’esempio, si tuffò in acqua e si abbandonò. Si trovò nel lago sottostante senza una scalfittura. Da quel giorno lo ripeté con gioia senza più paura, perché aveva imparato ad affidarsi al buon Dio. Era l’unico modo per affrontare con serenità la vita.  (P. D’AUBRIGY)

Parola di Dio: At. 5,12-16; Sal. 117; Ap. 1,9-13.17-19; Gv. 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“MENTRE ERANO CHIUSE LE PORTE DEL LUOGO DOVE SI TROVAVANO I DISCEPOLI, VENNE GESU’ ”. (Gv. 20,19)

Come sempre il Vangelo attraverso i contrasti ci fa capire noi stessi e il messaggio di Gesù. Gli apostoli sono paurosi e stanno al chiuso Gesù però compare davanti a loro nonostante lo sbarramento della porta. Per lui le chiusure non hanno alcun significato: è venuto a romperle. Dio non ha creato l’uomo perché stesse con i piedi incatenati. Perfino la catena della morte si è spezzata. Tommaso si è fermato al suo ragionamento umano ed è riottoso nei confronti dei suoi amici .E’ prigioniero delle sue certezze. Come è prigioniero di se stesso chi crede solo a se stesso. E Gesù offrendosi lo smonta e lo libera. La risurrezione di Cristo entra con forza nel nostro cuore invitandoci a rompere i catenacci che ci legano alle mode effimere del tempo, alle cretinaggini in voga, alle droghe spacca cervelli, alle manie del gioco e della magia, agli egoismi che isolano, ai pregiudizi che ci accompagnano. Catenacci che imprigionano in una religiosità senza respiro, senza basi e senza azioni e anche in una religiosità basata sull’immagine di un Dio punitivo. Gesù, risuscitando, vuole indicarci la strada della libertà in forza della quale possiamo cominciare a spendere la vita non in un vicolo cieco, ma in un campo aperto, ove gli orizzonti sono vasti e puliti, ove è possibile vincere ogni ostacolo, ove nessuno può fermarci, ove possiamo essere noi stessi, ove nessuno ci obbliga a inginocchiarci. Solo se abbiamo voglia di libertà, quella vera, autentica, che nasce dall’incontro con Cristo possiamo non aver più paura né del nostro oggi né del nostro domani. Solo allora possiamo cantare la Pasqua così che oda anche chi ci passa accanto. Se sapremo oggi aprire questa porta, la vita avrà tutto un altro sapore.

 

 

LUNEDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SANTO SPIRITO E RINNOVA IL NOSTRO CUORE.

 

Hanno detto: La vita non è che la continua meraviglia di esistere. (R. Tagore)

Saggezza popolare: Se le lattughe lasci in guardia alle oche, al ritornar ne troverai ben poche. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: In Canada, durante un programma televisivo in cui appariva accanto a Jacques Monod e a Jean Vanier, Madre Teresa se ne stava seduta con il capo apparentemente chino in preghiera, mentre il famoso biologo molecolare francese, vincitore di un Premio Nobel, illustrava con calore come tutto il destino futuro della razza umana sia inesorabilmente racchiuso nei nostri geni. Invitata dall'intervistatore ad esprimere il proprio punto di vista, ella alzò semplicemente il capo e osservò:" Io credo nell'amore e nella compassione", quindi riprese le proprie devozioni. Il suo intervento, che veniva a convalidare l'efficace testimonianza cristiana data da Jean Vanier, risultò in qualche modo decisivo, e il professor Monod ebbe poi a dire che, con qualche altro trattamento del genere, la sua solida posizione atea sarebbe stata scossa

Parola di Dio: At. 4,23-31; Sal. 2; Gv. 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“NICODEMO ANDO’ DA GESU’ DI NOTTE.” (Gv 3,1)

Gesù ci ha talmente a cuore che si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Nicodemo, anche se con paura di farsi vedere, vuole andare a fondo sulla figura di Gesù e allora fa la cosa più semplice: lo va a cercare. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza. Infatti la cura di Gesù per Nicodemo è drastica e difficile ma lo porta a riscoprire l’essenza della fede e della vita. Gesù scombina il modo di pensare di Nicodemo e nostro: per essere uomini non basta nascere uomini, non si diventa uomini neppure con la scuola, con le lauree o con il saper gestire la ricchezza e il potere, non si è automaticamente uomini neppure per il fatto di indossare veste e abitudini religiose. E invece uomini si diventa, pagando il prezzo di lunghe fatiche, dopo e all’interno di momenti di sofferenza. E poi l’’uomo da solo è già tanto se diventa uomo. Per diventare uomini nuovi occorre rendersi disponibili a lasciare operare qualcun altro in noi: lo Spirito Santo.  Egli ha il potere di ridarci il nostro volto definitivo, quello di Figli di Dio, come Gesù. Solo quando si raggiunge questo si è veramente uomini, nella pienezza, come Dio si aspetta da noi.

 

 

MARTEDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

DOV’E’ CARITA’ E AMORE, LI’ SEI TU, O DIO.

 

Hanno detto: Il vero giusto è colui che si sente sempre a metà colpevole dei misfatti di tutti . (K. Gibran)

Saggezza popolare: Scherzando intorno al lume che t'invita, farfalla perderai l'ali e la vita. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un uomo, dopo molti anni di lavoro e di meditazioni sul miglior modo per attraversare il fiume davanti alla sua casa, costruì una passerella. Si racconta però che gli abitanti del villaggio raramente osavano passarvi sopra, a causa della sua precarietà.  Un bel giorno, da quelle parti comparve un ingegnere che, con l'aiuto della gente del posto, costruì un ponte, la qual cosa mandò su tutte le furie il costruttore della passerella. Questi, infatti, da quel momento incominciò a dire a quanti avevano la pazienza di ascoltarlo che l'ingegnere aveva mancato di rispetto nei confronti del suo lavoro. "Ma la passerella è ancora lì - rispondevano gli abitanti del villaggio - ed è un monumento ai suoi anni di fatica e di meditazione". "Nessuno però la usa" ribatteva l'uomo, stizzito. "Lei signore, è un cittadino rispettabile e noi siamo fieri di lei. Tuttavia, se la gente trova il ponte più bello e utile della sua passerella, che cosa ci possiamo fare?" "Il ponte attraversa il mio fiume!". "Ma signore, con tutto il rispetto che abbiamo per il suo lavoro, vorremmo dirle che il fiume non le appartiene. Può essere attraversato a piedi, in barca, a nuoto o in qualsiasi altro modo: se le persone preferiscono attraversarlo utilizzando il ponte, perché non rispettare la loro scelta? Infine, come possiamo aver fiducia di una persona che, invece di cercare di migliorare la sua passerella, passa tutto il tempo a criticare il ponte?"

Parola di Dio: At. 4,32-37; Sal. 92; Gv. 3,7-15

 

1^ Lettura At 4, 32-37

Dagli Atti degli Apostoli.

La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa “figlio dell'esortazione”, un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli. Parola di Dio

 

“LA MOLTITUDINE DI COLORO CHE ERANO VENUTI ALLA FEDE AVEVA UN CUOR SOLO E UN’ANIMA SOLA”. (At. 4,32)

E’ vero, non bisogna esagerare. Qui San Luca idealizza la comunità primitiva. C’erano egoismi e guai anche allora. Ma sta di fatto che almeno ci tentavano: e non solo a parole! Infatti gli Atti degli Apostoli ci dicono che i primi cristiani mettevano in comune i loro beni di modo che non ci fossero bisognosi tra loro. Utopia? Certo non una soluzione facile e neppure sempre possibile a livello pratico. Ma quanta strada potremmo e dovremmo fare! Oggi il cristianesimo, almeno qui da noi, è sempre più un affare personale: “Io e il mio Dio”. Ma è giusto che in una religione dove la regola fondamentale è l’amore fraterno, io mi tenga ben stretti i doni di intelligenza, le capacità di servizio, i miei quattro soldi quando altri ne hanno bisogno? Come mai ci sono cristiani ricchi e cristiani poveri? (e, una volta tanto, proviamo con equità a metterci dalla parte dei cristiani ricchi).

 

 

MERCOLEDI’ 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO GRANDE E MISERICORDIOSO, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: A volte amiamo perfino le lodi che non crediamo sincere. (Luc de Vauvenargues)

Saggezza popolare: Nel monastero altrui non si va con le proprie leggi. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Una donna infagottata in abiti fuori misura entrò nel negozio di alimentari. Si avvicinò al gestore del negozio e umilmente a voce bassa gli chiese se poteva avere una certa quantità di alimenti a credito. Gli spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva più lavorare e i loro quattro figli avevano bisogno di cibo. L'uomo sbuffò e le intimò di togliersi dai piedi. Dolorosamente la donna supplicò: "Per favore signore! Le porterò il denaro più in fretta che posso". Il padrone del negozio ribadì duramente che lui non faceva credito e che lei poteva trovare un'altro negozio nel quartiere.  Un cliente che aveva assistito alla scena si avvicinò al padrone e gli chiese di tentare almeno di accontentare la povera donna. Il droghiere con voce riluttante, chiese alla donna: "Hai una lista della spesa?". Con un filo di speranza nella voce la donna rispose: "Si, signore". "Bene", disse l'uomo, "Metta la sua lista sulla bilancia. Le darò tanta merce quanto pesa la sua lista". La donna esitò un attimo con la testa china, estrasse dalla borsa un pezzo di carta e scarabocchiò qualcosa in fretta, poi posò il foglietto con cautela su un piatto della bilancia, sempre a testa bassa. "Gli occhi del droghiere e del cliente si dilatarono per la meraviglia quando videro il piatto della bilancia abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il droghiere fissando la bilancia, brontolò: "E' incredibile!". Il cliente sorrise e il droghiere cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull'altro piatto della bilancia. Sbatteva sul piatto scatole e lattine, ma la bilancia non si muoveva. Così continuò e continuò, con una smorfia di disgusto sempre più marcata. Alla fine afferrò il foglietto di carta e lo fissò, livido e confuso. Non era una lista della spesa. Era una preghiera: "Mio Dio, tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno: metto tutto nelle tue mani". Il droghiere consegnò alla donna tutto ciò che le serviva, in un silenzio imbarazzato. La donna ringraziò e lasciò il negozio.

Parola di Dio: At. 5,17-26; Sal. 33; Gv.3,16-21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“DIO NON HA MANDATO IL FIGLIO NEL MONDO PER GIUDICARE IL MONDO, MA PERCHÉ IL MONDO SI SALVI PER MEZZO DI LUI.” (Gv. 3,17)

Tutte  le volte che tra cristiani  nasce  una discussione sul fatto se  Dio è Giustizia o Misericordia, Premio o Castigo o Amore, forse è bene rifarsi a queste parole che Gesù dice a Nicodemo. Tutti coloro che volevano un messia armato, terribile, pronto a distruggere Romani, pagani, cattivi fedeli sono andati delusi: Gesù fa dei miracoli per i pagani, va a mangiare con i peccatori, tra i suoi seguaci ci sono dei poco di buono e delle prostitute e questo lo fa per volontà del Padre, “perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. Poi, certo, chi non vuole accettare questa misericordia, chi non accetta Lui ma preferisce o l’intransigenza della legge o il vivere senza Dio, allora si giudica già da solo, già da solo si taglia fuori, ma ricordiamocelo sempre “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

 

 

GIOVEDI’ 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ TUTTO E’ NELLE TUE MANI; IO SONO NELLE TUE MANI.

 

Hanno detto: L'entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo. (Bertrand Russell)

Saggezza popolare: Se non fumi e non bevi, morirai sano. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Un vecchio saggio del Nord in Cina decise di eliminare due montagne che interrompevano il retto cammino verso il mare, Tajang e Wangwan, incominciando a lavorare di lena lui e i suoi figli a colpi di pala. Un vecchio saggio del Sud l’ammonì a lasciar stare le cose come erano: “Non riuscirete mai a smuovere due montagne così grandi”, disse. Il vecchio saggio del Nord rispose: “Dopo la mia morte e la morte dei miei figli, qualcun altro continuerà il lavoro: queste due montagne non crescono, invece il numero dei miei discendenti crescerà all’infinito”. E infatti dopo molto tempo le due montagne furono appianate.

Parola di Dio: At. 5,27-33; Sal. 33; Gv. 3,31-36

 

Vangelo Gv 3, 31-36

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da  lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”.  Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”. (Gv. 3,35)

In tante pagine del Vangelo Gesù dice di se stesso cose grandi: dice che Lui e il Padre sono una cosa sola, dice che Lui può perdonare i peccati come solo Dio può fare, nel Vangelo di oggi afferma che il Padre ama il Figlio al punto da dargli in mano ogni cosa. O sono affermazioni di un pazzo, oppure chi dice tali cose le dice con piena anche se misteriosa verità. Eppure Gesù è una persona talmente equilibrata, talmente schietta, realista, intelligente che non può truffarci in affermazioni così decisive sulla sua persona: uno come Gesù non può mentire. Se allora davvero Gesù ha in mano ogni cosa è Lui il senso ultimo della mia vita. Altro che essere un fumoso personaggio della storia! Senza di Lui non possiamo nulla, è il suo sacrificio offerto che ci libera, è la sua preghiera che permette a noi di pregare. Quanto siamo ancora pagani quando pensiamo che siano le nostre buone azioni a salvarci o quando andiamo in cerca di intercessori potenti per le nostre richieste a Dio dimenticandoci che è Gesù che unisce la terra al cielo e che Lui è venuto apposta per noi.

 

 

VENERDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TI OFFRO LA MIA MISERIA.

 

Hanno detto: Vigila i tuoi pensieri, si convertono in parole. Vigila le tue parole, si convertono in azioni. Vigila le tue azioni, si convertono in abitudini. Vigila le tue abitudini, si convertono in carattere.Vigila il tuo carattere, si converte nel tuo destino. (Frank Oullaw)

Saggezza popolare: Senza sofferenza non c'è scienza. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Da una ballata di Goethe (1797), Paul Dukas ha tratto un poema sinfonico intitolato “L’apprendista stregone”. eseguito a Parigi un secolo dopo. Si tratta di uno studente di stregoneria che approfitta dell’assenza del suo maestro per tentare da solo un esperimento di magia. Leggendo sul libro delle formule magiche, trasforma una scopa in un automa cameriere a cui ordina di riempire d’acqua una vasca da bagno. La cosa funziona e lo spiritello frenetico va e viene colmando in un baleno la vasca, ma poi continua il lavoro e inonda d’acqua la stanza, la casa intera. Lo studente cerca inutilmente la formula per bloccare l’automa o farlo sparire. Disperato, afferra un bastone, lo percuote e lo spezza in due. Spavento, ora sono due gli spiritelli che corrono a portar acqua e provocano una mezza inondazione. Per fortuna ritorna il maestro che dà due sberle all’incauto discepolo e rimette tutto a posto. Lo scherzoso apologo vuol metterci in guardia dall’imprudente ricerca del meraviglioso e dello straordinario nel campo naturale e dalla difficoltà di liberarsi dagli ‘esperimenti’ giovanili di droga, di alcool e di sesso. L’unico vero apprendistato per il cristiano è quello della santità sul modello di Cristo.

Parola di Dio: At. 5,34-42; Sal. 26; Gv. 6,1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“C'E’ QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI; MA CHE COS’E’ QUESTO PER TANTA GENTE?”. (Gv. 6,9)

Gesù è attento alla “fame” di coloro che si sono messi a seguirlo. Gesù sa che gli uomini di allora come quelli di oggi hanno tante fami,specialmente quella del pane materiale e quella dello spirito, e sanando la fame materiale vuol farci capire che c’è un pane, Lui, che può davvero essere la risposta a tutte le nostre aspettative. Ma a Gesù non servono i miracoli a colpi di bacchetta magica, Lui vuol farci capire che ha bisogno di noi, della nostra povertà disponibile per poter arrivare a donare a tutti. Noi spesso ci fermiamo alla solita terribile preoccupazione: come fare ad aiutare quella persona? Che cosa possiamo fare davanti alla violenza presente nel nostro mondo? Che cosa abbiamo in concreto per poter far sì che oggi nel mondo non muoiano di fame e di stenti migliaia di persone? Gli apostoli vorrebbero dare da mangiare alla folla, ma sono preoccupati dall’esiguità delle loro risorse: si possono sfamare cinquemila persone con cinque pani? La sana concretezza mi dice di no, anzi, il “buon senso” mi dice di non far vedere neppure quei cinque pani: c’è pericolo che la gente litighi, si accapigli per averne un pezzetto. Due modi dunque per mettersi davanti ai problemi: quelli di ragionare con le nostre forze e di sentirsi impotenti e incapaci e quindi continuare a parlarci addosso mentre gli altri muoiono di fame e quella di quel ragazzo che nella sua “incoscienza” è disposto a rinunciare alla sua merenda perché si fida davvero di Gesù. Dio ha bisogno di te, l’onnipotente ha bisogno della mia miseria donata con un atto di fede. E’ vero che io con le mie piccole forze non risolverò il problema della fame del mondo ed è anche vero che neanche Gesù con le mie piccole disponibilità sazierà la fame di ogni uomo. Ma sono io che ho imparato a fidarmi e a donare, e se sono migliorato un poco io, il mondo è anche lui un poco migliorato.

 

 

SABATO 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SALVACI: DA SOLI AFFOGHIAMO.

 

Hanno detto: Il nostro compito nella vita non consiste nel superare gli altri, ma nel superare noi stessi, nel liberarci dalle nostre azioni stereotipate e nel superare il nostro passato con il nostro presente. (Stewarl Johnson)

Saggezza popolare: L'albero che è nato storto non raddrizzerà mai il tronco. (Prov. Spagnolo)

Un aneddoto: Un giovane contadino — narra il poeta persiano Hizani — si trova sul molo quando un’ondata impetuosa del mare in tempesta lo travolge tra i flutti; terrorizzato dal pericolo perché non sa nuotare, comincia a sbracciarsi e riesce infine a cavarsela, ma deve lottare per molto tempo ancora prima di poter ritornare alla riva, con tutti gli abiti appiccicati addosso, che gli impediscono di muoversi. A questo punto, toccandosi a lato, trova che in una tasca è andata a ficcarsi un’ostrica, evidentemente strappata dal fondo durante la tempesta. L’apre e trova una grossa perla di valore inestimabile. Una vera fortuna. E’ la fortuna di tutti coloro che soffrono secondo il volere del Signore; lottano a lungo travolti dal dolore; sospinti dalle onde della sofferenza, riescono a raggiungere la riva con il soccorso della Grazia e si trovano avvantaggiati dal dono di Dio che li premia, donando loro la vita eterna.

Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal. 32; Gv. 6,16-21

 

Vangelo Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

“IL MARE ERA AGITATO PERCHE’ SOFFIAVA UN FORTE VENTO”. (Gv. 6,18)

Dopo il bagno di folla della moltiplicazioni dei pani, Gesù si è allontanato a pregare e i discepoli sono soli sulla barca. Questo sembra quasi dire che anche loro hanno dei momenti in cui sembrano ragionare unicamente con le proprie facoltà umane. Ma quando non c’è Gesù il mare agitato, la tempesta, le ombre, tutto li butta nella paura: c’è bisogno di avere Lui a bordo per arrivare “rapidamente alla riva dove erano diretti”. Non basta neppure aver mangiato quel pane per essere immuni da se stessi e la Chiesa che è ministra di Eucaristia corre il rischio, tutte le volte che presa da se stessa dimentica Gesù, di remare a vuoto, di vivere di paure, addirittura di confondere la figura di Gesù con quella di una fantasma. E noi ogni volta che vogliamo fare da soli, rischiamo di perderci. Dobbiamo far salire Gesù sulla barca, nella nostra vita, è solo allora che riusciremo a vedere chiara la meta verso cui ci muoviamo ed è solo allora che lasciando spazio a Lui “arriveremo al porto”. Quanta pena fanno certe manifestazioni ecclesiali quando si parla di tutto ma Gesù non c’è. Quale misera testimonianza danno quei cristiani che annunziano se stessi, magari con ottime maschere religiose, ma non annunciano Gesù. Il pane che Gesù ci dà è perché noi, poco per volta, diventiamo Lui. Quando anche noi come San Paolo potremo dire: “Non son più io che Vivo, ma è Cristo che vive in me”, allora davvero avremo capito che cosa significa il dono dell’Eucarestia.

 

 

DOMENICA 18 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI AD AMARE.

 

Hanno detto: Non perdiamo la fede nell’umanità che è un oceano. Il mare non si sporca solo perché alcune gocce sono sporche.(Gandhi)

Saggezza popolare:

Chi perde la ricchezza, perde molto; chi perde gli amici, perde ancora di più: ma chi perde il proprio spirito, perde tutto. (Prov. Spagnolo)

Un aneddoto: Il 18 aprile 387 il vescovo di Milano Sant’Ambrogio battezza Sant’Agostino. Sant’ Ambrogio lavorava spesso di notte, lasciando aperta la porta della sua piccola stanza. Un giorno qualcuno gli disse: “In questo modo vi tocca di ricevere sempre anche gli scocciatori”.  “Certo – rispose il vescovo – ma una buona azione è sempre preferibile a una buona lettura”.

Parola di Dio: At. 5,27b-32.40b-41; Sal. 29; Ap. 5,11-14; Gv.21,1-19

 

Vangelo Gv 21, 1-19

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E` il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po' del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. Enessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore

 

“DISSE GESU’ A PIETRO: SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?”. (Gv. 21,17)

Che Pietro ami Gesù è indubbio, ma Pietro ha anche un carattere deciso e angoloso e se da una parte è un generoso, dall’altra ha anche momenti di orgoglio che spesso lo portano ad esagerare in tutto, anche nella codardia. Tra Pietro e Gesù sta l’episodio del rinnegamento, e questo certamente pesa sul cuore di Pietro che pur avendo già pianto amaramente su quanto successo sente profondamente la sua indegnità davanti al Crocifisso-Risorto. Gesù avrebbe potuto averne basta di Pietro. Non aveva capito molto, spesso si era messo al posto del maestro, aveva promesso e non aveva saputo mantenere, lo aveva rinnegato: c’è ancora da fidarsi di una persona del genere? Si può affidare la Chiesa nascente in simili mani? Non sarebbe meglio affidarla a Giovanni che almeno fino ai piedi della croce era arrivato? Gesù non nasconde il peccato di Pietro, ma fa sì che Pietro lo trasformi. Il peccato è vinto dall’amore.  Gesù si fida che l’amore e il perdono riescano a cambiare anche il cuore di Pietro, anzi, Gesù sa che proprio grazie al perdono, Pietro imparerà sempre meglio che cosa vuol dire perdonare settanta volte sette, amare e servire fino al dono del proprio sangue. Gesù continua ad agire così anche con noi. Noi lo abbiamo capito poco il Cristo; noi abbiamo ascoltato il Vangelo ma abbiamo modificato poco la nostra vita su di esso; abbiamo promesso tante volte di cambiare ma ci troviamo sempre allo stesso punto se non sempre più in giù. Gesù potrebbe averne basta di noi, eppure continua a bussare alla porta del nostro cuore per perdonarci, per dirci che ci ama. Non si può non essere conquistati da un amore così grande. E questo amore, se accolto, genera amore anche in noi e questo amore vince il male.

 

 

LUNEDI’ 19 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Che avrebbero fatto, mio Dio, gli uomini in tre mila anni di storia, se non avessero avuto il gusto della vita e il cervello per complicarla? (Marguerite Yourcenar)

Saggezza popolare: Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata. (Prov. Svedese)

Un aneddoto: Per quale ragione il muro occidentale del Tempio di Gerusalemme ha avuto la grazia di sopravvivere, come un occulto rifugio di Dio? Secondo una leggenda, quando Salomone aveva cominciato ad edificare la casa del Signore, aveva affidato l’erezione dei quattro muraglioni della spianata a quattro classi o categorie, rappresentanti tutto Israele: i proprietari terrieri, gli artigiani, i mercanti e i poveri nullatenenti. Le prime tre categorie pagarono operai e muratori perché edificassero quelle mura, ma i poveri, già abituati a vivere della fatica delle loro mani e privi di mezzi per pagare altri, fecero da sé il proprio muraglione, quello occidentale. E occupati in questo lavoro, diventarono ancor più poveri. Ma il Signore Onnipotente gradì la loro fatica, benedisse quel muraglione e lo salvò da ogni distruzione.

Parola di Dio: At. 6,8-15; Sal 118; Gv. 6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore

 

“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’ “ . (Gv. 6, 27)

“Oggi, nella mia giornata, quali saranno le più gravi preoccupazioni? Nella mia vita per che cosa sto correndo, impegnandomi, lavorando?”   Se rispondiamo con onestà a queste domande, noi vediamo che la maggioranza dei nostri sforzi sono per le cose. Spesso il lavoro è soprattutto per avere denaro, perché il denaro serve a vivere e il denaro dà benessere; siamo poi preoccupati per la nostra salute e spesso spendiamo molto danaro e tempo per la salute del nostro corpo. Altro tempo poi lo spendiamo per apparire, per avere successo e anche per ritagliarci il nostro piccolo spazio di potere e spesso anche negli affetti siamo più preoccupati per l’amore che essi ci possono dare che non per il valore in se stesso dell’amore. Quando vogliamo esprimere ad un amico il nostro augurio gli diciamo: “Che tutto ti vada bene”, ed in quello spesso pensiamo al suo benessere fisico e materiale. Ma tutte le cose, almeno materialmente, finiscono. I soldi e le cose che abbiamo messo da parte finiscono e  se non finiscono nella nostra vita non sono più nostre dopo la morte; il corpo, anche il più ben curato, ha delle sue date di scadenza  che forse la medicina può allungare un poco ma che arrivano inesorabili; anche negli affetti basta un nulla perché siano modificati o finiscano. Qual'é dunque il cibo che non perisce? E Dio, è Gesù e in Lui allora anche tutto il resto assume un valore di eternità. Anche noi credenti spesso corriamo il rischio di considerare Dio e Gesù e il Suo Spirito come una delle tante cose della nostra vita. Sappiamo che c’è, ci rivolgiamo a lui magari nelle necessità, ce lo teniamo buono con qualche preghiera e speriamo che, se ci sarà un’eternità, sia buono e misericordioso con noi. No! Dio non è una delle tante cose, Dio è la mia vita: se Lui non mi avesse pensato dall’eternità, io non ci sarei, se Lui non mi sostenesse con il suo pensiero e con il suo amore, io cesserei di esistere. Dio è la vita stessa e allora solo in Lui ha senso il mio lavorare, il mio preoccuparmi per le persone e per le cose perché solo in Lui le cose e le persone hanno il loro vero senso, quello dell’eternità.

 

 

MARTEDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL PANE PER IL NOSTRO CAMMINO.

 

Hanno detto:

Vi sono uomini che riconoscono che i problemi appartengono alla condizione umana e non misurano la felicità sull’assenza di problemi: questi sono gli esseri umani più intelligenti che conosciamo, ma in pari tempo sono i più rari e difficili da incontrare. (Wayne W. Dyer)

Saggezza popolare: Dove si pialla cadono i trucioli. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: Il maestro insegnava servendosi di parabole e storie che i suoi discepoli ascoltavano con piacere, e talvolta con frustrazione, perché avrebbero desiderato qualcosa di più profondo. Il maestro era irremovibile. A tutte le loro obiezioni replicava: “Non avete ancora capito, miei cari, che la distanza più breve tra un essere umano e la verità è una storia”. Un’altra volta disse: “Non disprezzate la storia. Una moneta d’oro perduta si ritrova grazie a una candela che vale pochi soldi, la verità più profonda si trova grazie a una semplice storia”. (A. DE MELLO)

Parola di Dio: At. 7,51-8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da  il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da  la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA”. (Gv. 6,35)

Gesù dice: "lo sono il pane della vita", ed a me viene subito in mente una domanda: "Perché, c'è anche il pane della morte?". Oh sì, c'è anche un tale cibo che è inquinato, e che fa morire. E fa morire sia il corpo che lo spirito dell'uomo: accanto a cibi avvelenati che uccidono il corpo o lo fanno ammalare, ci sono cibi che danno malattia e morte allo spirito dell'uomo. Gesù invece dà un cibo che guarisce, che dà la vita, sia per il corpo che per lo spirito: è il "pane quotidiano", pane di farina, pane spirituale per l'anima. Lo trovi nell'Eucaristia. Gesù si è fatto pane per essere ricevuto. La mancanza di appetito è un brutto segno, il non sentire bisogno del Pane di Gesù è segno di un cuore che sta inaridendo. E non nascondiamoci neppure dietro alla nostra indegnità. E chi ne è degno? Gesù si è fatto pane proprio per chi ne ha bisogno.

 

 

MERCOLEDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA PROVA, SOSTIENICI SIGNORE.

 

Hanno detto:

L’apprendimento dell’arte di amare richiede disciplina, concentrazione e pazienza. Richiede pure umiltà, coraggio e fede. (Erich Fromm)

Saggezza popolare: L'imbecille cade sulla schiena e si sbuccia il naso. (Prov. Yiddish)

Un aneddoto: Correva fama che in un’isola, ai remoti confini della terra, vivesse l’unico mortale, che era sempre sfuggito alla morte, un vecchio, vecchissimo uomo, il cui nome era Utnapishtim. Il grande Gilgamesh decise di andarlo a visitare, per apprendere da lui il segreto della vita eterna. Non appena sorse il sole, Gilgamesh si mise dunque in viaggio, e, finalmente, dopo aver percorso una lunga strada, giunse alla fine del mondo e vide innanzi a sé un’alta montagna, le cui due vette toccavano il cielo e le cui radici arrivavano fino agli inferi. Davanti alla montagna era un massiccio cancello, e il cancello era difeso da creature spaventose e terribili, mezze uomini e mezze scorpioni. Il grande eroe Gilgamesh superò con sforzo immane ogni ostacolo e finalmente giunse al cospetto dell’immortale Utnapishtim. Gli chiese: “Qual è il segreto della tua immortalità?” Utnapishtim gli raccontò la sua vita e le sue imprese. Quando Gilgamesh ebbe udito il racconto, comprese che le sua richiesta era stata vana, perché era chiaro che il vegliardo non aveva alcuna formula arcana da offrirgli. Egli era divenuto immortale, come ora gli aveva rivelato, per una grazia particolare accordatagli dagli dei, e non perché, come aveva creduto Gilgamesh, egli fosse in possesso di qualche segreto d’immortalità. A noi succede la stessa cosa.

Parola di Dio: At. 8,1b-8; Sal. 65; Gv. 6,35-40

 

1^ Lettura At 8, 1-8

Dagli Atti degli Apostoli.

In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione. Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio. Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città. Parola di Dio

 

“QUELLI CHE ERANO STATI DISPERSI (DALLA PERSECUZIONE) ANDAVANO PER IL PAESE E DIFFONDEVANO LA PAROLA DI DIO”. (At. 8,4)

Gesù non aveva ingannato gli apostoli dicendo loro che tutto sarebbe andato bene, che avrebbero avuto vita facile e successo nella missione. Più volte li aveva messi in guardia e aveva detto che la stessa sorte del Maestro sarebbe toccata ai discepoli ma da un male (la persecuzione) ne nasce un bene (i cristiani escono da Gerusalemme e diffondono la testimonianza per il mondo). Nelle mani del Signore anche una prova diventa un bene. E’ normale che durante una prova noi piangiamo e a volte addirittura ci lamentiamo con Dio, ma sapessimo anche solo fidarci di Dio, comprenderemo che le sofferenze non sono mai inutili per noi e per gli altri. Davanti ad un momento molto difficile della mia vita di prete mi confidai con un santo sacerdote pensando che il suo meravigliarsi di quanto succedeva, lo avrebbe portato a consolarmi. Il suo modo di aiutarmi invece fu molto “brusco” ma estremamente rivelante: ”Guarda che è normale che ci sia la persecuzione: quando hai deciso di seguire Gesù, lo sapevi, fidati di Lui che non può volere il male tuo e quello degli altri”,

 

 

GIOVEDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

PANE DEL CIELO SEI TU GESU’.

 

Hanno detto: L’arte di vivere non consiste nell’eliminare i problemi, ma nel crescere con essi. (Bernard M. Baruch)

Saggezza popolare: Se hai soldi in tasca, sei bello, intelligente e canti anche bene. (Prov. Yiddish)

Un aneddoto: Sedevo in rispettosa ammirazione mentre l’anziano monaco rispondeva alle nostre domande, lo sono timido di natura, ma quella volta mi sentivo così a mio agio in sua presenza che mi ritrovai ad alzare la mano. — Padre, parlaci di te stesso. Sussurrò:— Di me stesso? — Ebbe una lunga pausa di riflessione. — Il mio nome era ... Io; ma ora è ... Tu!

Parola di Dio: At. 8,26-40; Sal. 65; Gv. 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv. 6,51)

La gente, e forse anche noi, quando vogliamo comunicare un gesto di affetto a qualcuno, di solidarietà, di condivisione, il più delle volte ci limitiamo a “dare qualcosa”: invece l’amore chiede di più ossia il dono di sé fino a farsi vita per l’altro. Quando due si vogliono veramente bene, non finiscono mai di fissare lo sguardo l’uno nell’altro, come a voler fare l’impossibile, ossia a entrare nell’altro fino a diventare quasi il “pane vivo” che si fa vita l’uno dell’altro, abbattendo il muro di separazione, che non permette di diventare una sola cosa. Dio, nel suo infinito amore, fece quello che noi uomini non sappiamo e non riusciamo a fare: ossia ha donato il suo amore divenendo una cosa sola con noi, facendosi carne della nostra carne, sangue del nostro sangue. Eppure quando Gesù annunciò l’Eucaristia, non fu capito. E osservando come sono pochi ancora oggi quelli che si sono fatti “catturare” dall’amore di Gesù che si fa nostro cibo, si direbbe che sono troppi i suoi discepoli, che si definiscono cristiani, che hanno abbandonato la Messa e non sentono il bisogno di nutrirsi del “pane del cielo”. Forse perché troppo sazi del pane della terra, che sa di terra, e poco o nulla dice di cielo. Abbiamo bisogno di tanto amore, ma tanto, e Dio sa quanto, poi voltiamo le spalle all’Amore che è la vita, cercandolo altrove, dove non troviamo che poco o nulla.

 

 

VENERDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

LA VIA DELL’UMILTA’ MI APRA GLI OCCHI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non temere gli insuccessi: il primo che avrai è necessario, perché esercita la tua volontà; il secondo può esserti utile; se poi sai rialzarti dopo il terzo, sei un uomo. (Bazin)

Saggezza popolare: Sulla porta del successo troverai due scritte: ENTRATA e USCITA. (Prov. Yiddish)

Un aneddoto: Tanti anni fa, in una città dell'Oriente, c'era un cieco che camminava per le strade, per lui buie, con in mano una lampada ad olio accesa. La gente si stupiva che, nonostante la sua cecità, portasse una lampada:"Non la tengo per illuminarmi la via - rispose il cieco- conosco queste vie come le mie tasche. Porto la luce affinché altri trovino la propria strada quando mi vedono." (J. Bucay)

Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal. 116; Gv. 6,52-59

 

1^ Lettura At 9, 1-20

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, Saulo, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Rispose: “Chi sei, o Signore?”. E la voce: “Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”. Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: “Anania!”. Rispose: “Eccomi, Signore!”. E il Signore a lui: “Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista”. Rispose Anania: “Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”. Ma il Signore disse: “Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo”. E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. Parola di Dio

 

“SAULO, CADENDO A TERRA, UDI’ UNA VOCE CHE DICEVA: SAULO, SAULO, PERCHÉ MI PERSEGUITI?”. (At. 9,4)

La conversione di Saulo ancora una volta mi fa pensare al consolante fatto di sapere di essere amati uno, per uno, personalmente: i pescatori del lago vengono scelti per essere pescatori di uomini, Saulo è uno che crede di vederci bene: il suo zelo per la fede giudaica gli fa vedere i cristiani come pericolosi eretici da estirpare e se ne va deciso e sicuro per la strada di Damasco per far fuori un po’ dei suoi nemici; ma al varco lo attende la potenza abbagliante del Risorto la cui passione rivive nei discepoli perseguitati, ed ecco l’incontro con il Dio che “atterra e che risuscita”, che acceca la sapienza umana per aprire alla sapienza del Vangelo. Anche se non per tutti c’è una strada di Damasco, una caduta da cavallo, una voce che giunge ai tuoi orecchi, per tutti noi c’è un Dio che aspetta negli avvenimenti. E non con il bastone in mano per fare i conti con noi, ma un Dio crocifisso che offre misericordia e perdono. Saulo buttato giù da cavallo interroga la “forza” che lo ha fermato. E’ la domanda che da sempre si sono posti gli uomini. Una malattia, una sofferenza, un qualcosa ti ha fatto capire la tua povertà, la tua finitezza: improvvisamente, i tuoi occhi alteri che sempre avevano “visto lontano”, avevano giudicato, ora ti paiono coperti di scaglie che non ti permettono più di “vedere”: ti accorgi di essere piccolo, steso a terra e allora cerchi di guardare in su e di vedere... Qualche volta vorresti vedere il Dio Immenso, altre volte il Giudice che finalmente mette a posto le cose. E invece trovi, come Saulo, un Dio che avevi già incontrato ma che nella tua presunzione non avevi riconosciuto, quel Dio che ha fame, ha sete, è nudo, è ammalato, quel Dio dai mille volti quotidiani, quel Dio che se ti specchi è anche già nel tuo volto e nel tuo cuore perché ti ama, quel Dio che se ti sbatte giù da cavallo lo fa perché da terra tu puoi guardare negli occhi e non dall’alto, e gli occhi del fratello ti parleranno di Dio.

 

 

SABATO 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: Se un uomo vincesse mille altri uomini in una battaglia, e un altro vincesse se stesso, quest’ultimo sarebbe un più insigne guerriero perché la vittoria più grande è quella che si riporta su se stessi. (Budda)

Saggezza popolare: L’albero abbattuto dal vento aveva più rami che radici. (Prov. Francese)

Un aneddoto: Il 24 aprile 1342 muore Papa Benedetto XII. Si chiamava Jacques Fournier.

Fournier era figlio di un panettiere. Quando divenne Papa col nome di Benedetto XII, non divenne affatto superbo. Aveva una nipote, che subito dopo la sua elezione, molti ricchi e nobili signori chiesero in moglie. Egli la rifiutò a tutti dicendo che era di umili natali e non adatta a loro. La fece sposare poi ad un onesto commerciante di Tolosa e, quando i due giovani andarono a fargli visita ad Avignone, li tenne per qualche giorno ospiti presso di sé, modestamente alloggiati; al momento di separarsi diede alla sposa pochi denari, dicendole: “Questi te li dà tuo zio Fournier; in quanto al Papa non ha parenti se non i poveri e i disgraziati.

Parola di Dio: At. 9,31-42; Sal. 115; Gv. 6,60-69

 

Vangelo Gv 6, 60-69

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E’ lo Spirito che da  la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Parola del Signore

 

"VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?" (Gv. 6,67)

Quando mi succede di incontrare persone che hanno scoperto Gesù e il suo Vangelo liberante (e, vi assicuro, succede), pur provando nel mio cuore forti emozioni di gioia, normalmente non appoggio facili entusiasmi. Sarà perché faccio fatica ad esternare i sentimenti ma anche perché so che Gesù e una proposta difficile. Non rientra nei nostri schemi umani. Se da una parte attrae, dall'altra è sempre misterioso, ha delle richieste che ci lasciano interdetti, è tutt'altro che una dolce, futura, promessa. Agli apostoli ha appena detto che devono sperare non in un facile pane piovuto dal cielo, ma che dovranno mangiare la sua carne come offerta in sacrificio, che glorificazione coincide con croce, che vivere significa morire. "Volete andarvene anche voi?" Altri se ne sono andati. Gesù andava bene fino a quando era una promessa di gioia, di potere, di tranquillità, fino a quando era un "calmante". Anche oggi Gesù ci rasserena con l'offerta della sua vita, con la mano sempre tesa per accompagnarci, con il perdono sempre riproposto ma si presenta anche con le sue esigenze: "Se vuoi essere mio discepolo, prendi la tua croce e seguimi". Non ci nasconde le difficoltà! E allora la vera risposta di fede data in primi momenti di entusiasmo deve essere confermata proprio nei momenti della prova. E’ quando constatiamo che le nostre forze, i nostri sentimenti non sono sufficienti che possiamo dare tutto lo spazio a Lui.

 

 

DOMENICA 25 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ IL MIO PASTORE, NON MANCO DI NULLA.

 

Hanno detto: Occorre essere come l’acqua che scorre tranquilla e indifferente. Tutto segue il suo corso.Se l’acqua è torbida, lasciala tranquilla e da, sola, gradualmente, si renderà limpida. Quando la vostra mente è perturbata e inquieta, lascia agire il tempo e la calma ritornerà lentamente. (Lao-Tse)

Saggezza popolare: E’ attraverso gli occhi degli altri che si possono vedere i propri difetti. (Prov. Francese)

Un aneddoto: Il 25 aprile 1992, in un incidente automobilistico muore il padre Ernesto Balducci, persona appassionata, provocatoria. In una conferenza in occasione della scoperta dell’America aveva detto:Quando Colombo all’alba del 12 ottobre 1492, incontrò i primi indigeni nella piccola isola dei Caraibi, da lui battezzata San Salvador, questo avvenne: L’uomo incontrò se stesso e non si riconobbe”.

Parola di Dio: At. 13,14.43-52; Sal. 99; Ap. 7,9.14b-17; Gv. 10,27-30

 

Vangelo Gv 10, 27-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE”. (Gv. 10,27)

Io ho poca memoria, difficilmente riesco a ricordarmi i nomi delle persone, ma capita spesso che sentendo una voce per telefono riesco ad identificare chi sia. La voce è un po’ come le impronte digitali. Gesù ci dice che le sue pecore conoscono la sua voce. Ma io, questa sua voce riesco ad identificarla? Se siamo credenti, sappiamo che Gesù non ci lascia mai soli, che Dio non è un Dio muto ma continua a parlarci. I suoi modi di “farci sentire la sua voce” sono tanti. Dio ci parla attraverso la creazione, la coscienza, la Bibbia, i fatti della vita, i fratelli. La sua è una voce sommessa ma potente, può raggiungerci in un letto di ospedale o in mezzo alla folla, può parlarci attraverso una predica, la pagina di un libro, uno spettacolo televisivo, o attraverso gli occhi imploranti di un fratello. E la matrice di questa voce l’abbiamo già stampata nel cuore: siamo fatti da Lui, a sua immagine, siamo Tempio dello Spirito. Se stentiamo a riconoscerla è perché il cuore si è indurito, è perché non vogliamo riconoscerla.

 

 

LUNEDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

HA SETE DI TE, SIGNORE, L’ANIMA MIA.

 

Hanno detto: Se sei dotato di conoscenza hai dei diritti nei confronti di chi non ne ha: il diritto di istruirli. (Ralph Walde Emerson)

Saggezza popolare: Ciò che è vero ieri è vero anche oggi, ma ciò che è bene oggi potrà non esserlo domani. (Prov. Francese)

Un aneddoto: Due angeli viaggiatori si fermarono per la notte nella casa di una famiglia molto facoltosa. La famiglia era rude e non consentì loro di fermarsi nella stanza degli ospiti della villa. Invece venne dato loro un piccolo spazio nella cantina fredda della casa. Mentre sistemavano i letti sul pavimento, l’Angelo più anziano vide una fessura nel muro e la sistemò. Quando l’Angelo più giovane chiese il perché, quello più anziano rispose, "Le Cose non sempre sono ciò che sembrano” La notte successiva, gli angeli andarono a riposare nella casa di una coppia molto povera, ma l’uomo e sua moglie erano molto ospitali. Dopo aver condiviso il poco cibo che la famiglia possedeva, la coppia permise agli Angeli di dormire nel loro letto dove avrebbero potuto avere una buona notte di riposo. Quando si svegliarono il giorno successivo, gli Angeli trovarono in lacrime il signore e sua moglie. L’unica mucca che possedevano, il cui latte era la loro unica entrata di soldi, giaceva morta nel campo. L’Angelo più giovane era furibondo e chiese all’Angelo più anziano, “come hai potuto permettere che accedesse? Il primo uomo aveva tutto e tu l’hai aiutato; la seconda famiglia aveva poche cose, ma era disposta a condividerle, e tu hai permesso che la loro mucca morisse”."Le Cose non sempre sono ciò che sembrano” ripose l’Angelo più anziano. "Quando eravamo nella cantina di quella villa, ho notato che c’era dell’oro nascosto in quel buco del muro. Dato che il proprietario era ossessionato dai soldi, ho chiuso il buco così da non permettere più loro di trovare l’oro." "Questa notte, mentre dormivamo nel letto della famiglia povera, l’angelo della morte venne in cerca della moglie del contadino e io gli ho dato la mucca. Le Cose non sempre sono ciò che sembrano”

Parola di Dio: At. 11,1-18; Sal. 41-42; Gv. 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA DELLE PECORE”. (Gv. 10,7)

Gesù dice di essere la porta dell’ovile attraverso cui noi dobbiamo uscire ed entrare. Ho pensato allora al mio rapporto con le porte di casa: spesso al mattino non vedo l’ora di uscire per iniziare la nuova giornata, ma chiudo anche bene la porta perché non vorrei riprovare di rientrare e di trovare la porta sfondata e la casa sottosopra per la visita dei ladri. Alla sera, poi, dopo magari una giornata di impegni, entro volentieri attraverso la porta in casa mia, per ritrovarvi la pace, gli affetti, per poter con calma ripensare a quanto successo nella giornata. Se la porta è Gesù pensate allora a quanto sia bello vivere il nostro giorno, la nostra vita uscendo da Lui e rientrando attraverso di Lui. Se esco passando per Lui non porto solo me stesso ma porto Lui e se rientro è perché ho bisogno di confrontarmi ancora e sempre con Lui. Notate allora come la saggezza dei nostri vecchi (seppure qualche volta ridotta a formalismi) ci aveva insegnato di dire le preghiere del mattino e della sera!

 

 

MARTEDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO NEL TUO NOME MI GLORIO.

 

Hanno detto:

Il mondo è fatto da coloro che danno e coloro che ricevono. Può darsi che gli ultimi mangino meglio, però vivono meglio i primi. (Seneca)

Saggezza popolare: E’ facile catturare un tigrotto. Però bisogna entrare nell’antro della tigre. (Prov. Francese)

Un aneddoto: Un’insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui si sentissero di ringraziare il Signore.

Sapeva che avrebbero disegnato panettoni, tavole imbandite, qualcuno forse un po’ di natura o i genitori. Fu però stupita dal disegno di Tino: una semplice mano disegnata in maniera infantile. L’insegnante domandò di chi fosse la mano. “E’ la tua mano, maestra” mormorò il bambino. Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino che era il più piccolo e lo accompagnava all’uscita. Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto. Hai mai pensato al potere immenso delle tue mani?

Parola di Dio: At. 11,19-26; Sal. 86; Gv. 10,22-30

 

1^ Lettura At 11, 19-26

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, i discepoli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani. Parola di Dio

 

“AD ANTIOCHIA PER LA PRIMA VOLTA I DISCEPOLI FURONO CHIAMATI CRISTIANI (At. 11,26)

Quanto uso e abuso del termine “cristiani”! Oggi, quasi tutti, nella nostra società occidentale si dicono tali. Nella Chiesa primitiva questo nome non nasce subito ed è un titolo che i cristiani non si danno da soli ma viene dato da coloro che li vedono soffrire, gioire, amare in nome di Cristo. Così dovrebbe essere per noi: cristiano non è un nome da sbandierare o un nome sotto cui nascondersi; è un nome che gli altri dovrebbero vedere soprattutto dal nostro comportamento. Quando la gente comincerà a chiedersi: “Perché quell’uomo è disposto a perdonare? Perché anche nella sofferenza ha speranza? Perché è disposto a toccare il suo portafoglio per altri?”, e diranno o con ammirazione o per beffa: “Perché è cristiano”, allora ci saremmo meritati davvero di chiamarci così.

 

 

MERCOLEDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

RISPLENDA SU DI NOI, SIGNORE, LA LUCE DEL TUO VOLTO.

 

Hanno detto: Tale è la forza dell'abitudine che ci si abitua perfino a vivere. (Bufalino, Gesualdo)

Saggezza popolare: Scegliete un lavoro che amate e non lavorerete un solo giorno di vita. (Prov. Francese)

Un aneddoto: L'Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo.

"Accomodati pure - disse l'uomo - ti aspettavo". "Non sono venuto per fare due chiacchiere - disse l'Angelo - ma per prenderti la vita". "E che altro potresti prendermi?" "Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!" "Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari,  rinunciando al superfluo. Il sorriso, l'ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l'ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti."  L'Angelo della Morte sollevò l'uomo fra le sue braccia  e lo trovò leggero come una piuma. All'uomo la stretta dell'Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un Santo...

Parola di Dio: At. 12,24-13,5; Sal. 66; Gv. 12,44-50

 

Vangelo Gv 12, 44-50

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”. Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER CONDANNARE IL MONDO, MA PER SALVARE IL MONDO”. (Gv. 12,47)

Dio non è un nemico, un antagonista. Dio non è contrario alla ragione, Lui ce l’ha data perché la potessimo usare, non è contrario alla gioia, anzi ci parla di buone notizie per la vita terrena e per quella eterna. Dio non è sempre lì con il suo occhio indagatore a scrutare la nostra vita, pronto a cogliere il minimo fallo per avere la gioia sadica di poterci mandare all’inferno, se no che senso avrebbe tutta la storia della salvezza? Gesù non è venuto sulla terra perché i peccatori vengano condannati, ma Lui stesso si è fatto peccato perché i peccatori siano salvi: “C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che non per novantanove giusti che perseverano”. Dio, Gesù, ti sono favorevoli, alleati, ti vogliono salvo, gioioso.

 

 

GIOVEDI’ 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, HO POSTO LA MIA GIOIA.

 

Hanno detto: La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti. (Anthony De Mello)

Saggezza popolare: "Non si getta via il proprio naso anche se è sporco di moccio". (Prov. Sango)

Un aneddoto: Papa Giovanni era modesto e cordiale, considerava tutti indistintamente suo prossimo. Quando gli accadeva di accennare a Giuda, non tralasciava mai di aggiungere: “Quel poveretto”. A Torino confidenzialmente lo chiamavano “Giovanin del toto” per via delle due X e delle tre  aste che seguivano il suo nome e che facevano pensare ad una schedina del totocalcio. Con i santi veri si può anche scherzare.

Parola di Dio nella festa di Santa Caterina: 1Gv. 1,5-2,2; Sal. 102; Mt. 11,25-30

 

1^ Lettura 1 Gv 1,5 - 2,2

Dalla prima lettera di Giovanni

Carissimi, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Parola di Dio

 

"SE NOI RICONOSCIAMO I NOSTRI PECCATI, EGLI CHE E' FEDELE E GIUSTO CI PERDONERA'". (1Gv 1,9)

Più di una volta, specialmente confessando, qualcuno ti dice: "Mi aiuti lei Padre perché io non so più scoprire i miei peccati: quando mi confessavo da bambino tutto era chiaro: le bugie, le marachelle, le disobbedienze... oggi o siamo talmente peccatori incalliti che non riconosciamo più i nostri peccati o l'aver parlato troppo della misericordia di Dio ha fatto diventare il peccato bagatella". Credo non sia questione né di vedere il peccato ovunque, né di ridurlo a norme e osservanza non adempiute e neanche di dire che il peccato non esiste: è tutta questione di amore. Se amo anche la più piccola cosa che va contro l'amato è un male di cui pentirsi e chiedere perdono. Con Dio poi sperimentare la sua misericordia e il suo perdono è  talmente grande che non solo non cancella il nostro peccato, ma ce lo fa sentire come un qualcosa che solo un amore più grande del nostro può perdonare. Santa Caterina da Siena che ricordiamo oggi era una donna molto realistica, ma anche molto innamorata. Sapeva riconoscere i suoi limiti ma soprattutto, grazie a questi riconosceva la grandezza del suo sposo che la sapeva perdonare.

 

 

VENERDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ DI NOI UNA COSA SOLA CON TE.

 

Hanno detto: Un imbecille non si annoia mai: si contempla. (Rémy de Goncaurt)

Saggezza popolare: Dio s'appoggia su te stesso per aiutarti. (Prov. Africano)

Un aneddoto: 30 Aprile 1789 Giorgio Washington diventa il primo presidente degli Stati Uniti. E vien fondata la capitale federale a Washington. Era ancora ragazzo Giorgio Washington, quando, con l'irresponsabiità dei piccoli, provò la sua nuova scure sugli alberi del giardino di casa. Si accanì soprattutto contro un bell’arancio, tanto caro a suo padre. Questi, quando vide il disastro, radunò i figli e, dominando la sua ira, chiese: — Voglio assolutamente sapere chi di voi ha compiuto questo. Non può non essere punito! Allora si fece avanti Giorgio e confessò: — Papà, sono io il colpevole. Puniscimi, me lo merito! Ma il padre allora cambiò tono e osservò: — Sei stato sincero, perciò ti perdono. Un ragazzo che sa dire la verità, vale molto più d’un albero d’arancio, anche se mi era molto caro.

Parola di Dio: At. 13,26-33; Sal. 2; Gv. 14,1-6

 

Vangelo Gv 14, 1-6

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA”. (Gv. 14,6)

Ho passato un intero pomeriggio di vacanza ad osservare un accordatore di organo. Batteva un tasto, poi un altro, poi si alzava a spostare una canna, poi regolava il beccuccio di un’uscita dell’aria. Poi tornava ad ascoltare, a confrontare un suono con l’altro e così, rettifica su rettifica finché il suono desse la nota giusta. Lavoro paziente, delicato e preciso, che soltanto un orecchio e una mano esercitati possono effettuare. E vedendo lavorare l’accordatore non ho potuto non pensare al Padre nostro celeste il cui orecchio capta tutto ciò che emana dai suoi figli. Quante parole, alcune buone altre inutili, quante azioni cattive o buone, quanti pensieri di amore o di odio, quante note bellissime unite a note stonate. Ho pensato anche al lavoro continuo di Dio, del suo Spirito, di Gesù, per formarci, correggerci, cercare di “assonarci” al suo pensiero. L’accordatore usava poi uno strumento, il diapason, per avere la nota giusta, e ho visto la figura di Gesù, Via, Verità e Vita. Se ci lasciamo accordare su di Lui, ciascuno di noi, canne più lunghe, più potenti o più sottili, riusciamo a diventare un’armonia.

Signore, fa’ che tra le tue mani noi diventiamo degli strumenti docili, rendendo dei suoni che ti siano gradevoli! Accorda le nostre vite alla tua Parola e agli impulsi del tuo Spirito. Che Egli faccia vibrare il nostro cuore per raccontare la tua lode. Signore Gesù, tu su questa terra sei stato la continua armonia del Padre, fa’ che anche noi possiamo trarre qualche eco da te e che possiamo così, senza troppe stonature echeggiare quell’armonia che viene dalla perfezione di Dio e del suo creato finalmente riaccordato in Te con Lui.

     
     
 

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