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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO  2010

 

 

 

LUNEDI’ 1 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

AMATO DA TE, SIGNORE, NON POSSO CHE AMARE.

 

Hanno detto: La bellezza esiste nella mente di chi  la contempla. (David Hume)

Saggezza popolare: Per un colpo non casca l'albero. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Un giornalista andò dal famoso regista e attore italiano Giorgio Albertazzi e gli fece la seguente domanda: “Nella sua vita c’è stata qualche piccola azione che le ha lasciato un grande rimorso?”. L’attore rispose: “Sì, c’è stata un’azione del genere. E i rimorsi sono piuttosto durevoli che grandi. A dodici anni passavo le vacanze estive al mare, in una colonia. Ero il capo di un gruppo di circa trenta ragazzi e come tale avevo un certo potere su di loro. Approfittando di questo potere ogni sera toglievo al più docile dei compagni la sua porzione di frutta. Non protestava nessuno. Solo l’ultimo giorno di vacanza, guardandomi negli occhi con un’espressione di mansueto rimprovero, egli osò dire: “Dividiamola a metà”.  Gli occhi di quel compagno e la sua voce impaurita mi tornano alla mente spesso. Se lo incontrassi oggi, vorrei restituirgli tutti quei frutti: più o meno trenta o quaranta mele, pere e pesche”.

Parola di Dio: Dn. 9,4a-10; Sal 78; Lc.6,36-38

 

Vangelo Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO”. (Lc. 6,36)

La vita quotidiana ci pone spesso, per non dire sempre, nella dolorosa condizione di constatare le nostre gravi mancanze e anche le tragiche situazioni di morte e di odio che dominano nel mondo. Incapaci di andare al di là della cronaca, rischiamo di lasciar soffocare in noi fiducia e speranza e diventiamo giudici insindacabili dei nostri fratelli. Che fare? Bisogna avere il coraggio di uno sguardo nuovo, purificato dal sincero pentimento e dalla preghiera. E’ nella preghiera, infatti, che possiamo incontrare Dio, conoscerlo, parlare con lui e, soprattutto, ascoltarne la voce. Egli apparirà allora ai nostri occhi nella sua misteriosa e paradossale trascendenza: così grande, eppure così vicino, benevolo, paziente. Allora, riconoscendo di essere gratuitamente amato e perdonato, il nostro cuore si aprirà alla verità su se stesso e sugli altri: stando davanti a Dio ogni giudizio di condanna si trasforma in umile domanda di perdono per tutti, perché tutti siamo corresponsabili di tanto male. Da questo incontro continuamente ripetuto cambia il modo di vedere la storia personale e universale: in essa impareremo a scoprire le tracce della presenza di Dio, i semi di bene, nascosti ma reali, di cui attendere con fede e pazienza la piena fioritura.

 

 

MARTEDI’ 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

ALLONTANA DA NOI, SIGNORE FALSITA’ E IPOCRISIA.

 

Hanno detto: Il focolare può essere un trono dal quale una donna regge il mondo. (Jokai)

Saggezza popolare: Quando l'uomo pensa, Dio sorride. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: Il 2 marzo 1931 nasce in un piccolo villaggio della regione di Stravtopol Michail Sergeevic Gorbaciov. Tenne un discorso davanti al parlamento indiano, affermando la necessità di una pace duratura fra i popoli, più importante degli esperimenti nello spazio. Disse: “Quello di cui abbiamo veramente bisogno è di una pace stellare, non di guerre stellari”.

Parola di Dio: Is. 1,10.16-20; Sal. 49; Mt. 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore

 

“NON FATE SECONDO LE LORO OPERE”. (Mt. 23, 3)

Gesù si rivolge “alla folla e ai discepoli” con un duplice insegnamento. Da una parte, infatti, smaschera l'incoerenza, l'ostentazione, la vanagloria degli scribi e farisei, contro i quali lancerà sette “Guai”, dall'altra, mette in guardia i discepoli contro il pessimo vizio dell'ambizione, vera cancrena della comunità. Gesù è molto duro con i farisei e i maestri della legge: rimprovera i loro comportamenti artificiali, la cieca osservanza della legge, l’incapacità di guardare il cuore dell’uomo, la cecità nel considerare i sentimenti dell’uomo. Gesù dice chiaramente di seguire i loro insegnamenti giusti in quanto derivanti dalla parola di Dio, ma avverte di non seguire i loro comportamenti e nemmeno di imitare la durezza con cui giudicano gli altri. Essere pienamente sinceri significa agire preoccupandosi unicamente di ciò che Dio pensa delle nostre azioni. Significa quindi non assumere atteggiamenti diversi secondo gli ambienti, non pensare in un modo quando si è soli e in un altro quando si è con qualcuno, ma parlare ed agire sotto lo sguardo di Dio che legge nei cuori. La sincerità consiste nello sforzo di rendere il nostro esterno sempre più coerente con quella che è la nostra scelta di fede.

 

 

MERCOLEDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SEGNO DELLA CROCE PER ME NON SIA IPOCRISIA.

 

Hanno detto: E’ meglio ingannarsi sul conto dei propri amici, che ingannare i propri amici . (J. W. Goethe)

Saggezza popolare: Parola data e pietra lanciata non si riprendono più. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Una suora missionaria stava accuratamente curando le piaghe ripugnanti di un lebbroso. Faceva il suo lavoro sorridendo e chiacchierando con il malato, come fosse la cosa più naturale del mondo. A un certo punto chiese al malato: “Tu credi in Dio?”. Il pover’uomo la guardò a lungo e poi rispose: “Sì, adesso credo in Dio”.

Parola di Dio: Ger. 18,18-20; Sal. 30; Mt.20,17-28

 

Vangelo Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“DISSE GESÙ: IL FIGLIO DELL’UOMO SARÀ CONSEGNATO AI SOMMI SACERDOTI E AGLI SCRIBI, CHE LO CONDANNERANNO A MORTE E LO CONSEGNERANNO AI PAGANI PERCHE' SIA SCHERNITO E FLAGELLATO E CROCIFISSO; MA IL TERZO GIORNO RISUSCITERÀ”. (Mt. 20,18-19)

Gesù parla della sua imminente passione, morte, risurrezione ma il suo discorso sembra cadere nel vuoto. I discepoli, pur avendo imparato a camminare con Lui, fanno orecchie da mercante perché questo discorso non rientra nei loro schemi: il Messia, per loro, è un trionfatore, è la carta vincente delle loro aspirazioni; e poi, vogliono bene a Gesù e forse preferiscono per Lui e per loro non pensare a flagellazioni, croci, morte. Anche noi vogliamo bene a Gesù, amiamo la sua Parola, abbiamo bisogno che ci dia conforto e speranza, ma ci sono pagine di Vangelo che sono insopportabili, ci danno fastidio, rompono i nostri piani, scombinano progetti che noi giudichiamo giusti, “intoccabili”. E allora… saltiamo la pagina, cerchiamo scuse, ci sforziamo di annacquare. Ma Gesù è uno solo: è quello del Natale gioioso come quello sanguinante della Croce, è Colui che ci perdona sempre ma che ci chiede l’impossibile, è Colui che ci accoglie ma che ci manda, è Colui che ci consola ma che non ci toglie dalle prove. Darà forse fastidio in certi momenti, ma Gesù o lo accetti tutto o rischi di non incontrarlo affatto.

 

 

GIOVEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ FRATELLO, MIO FRATELLO HA UN NOME!

 

Hanno detto: Ci saranno sempre degli Eschimesi pronti a dettar norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura. (Stanislaw Jerzy Lec)

Saggezza popolare: Il bene dell'avaro se li mangiano i furfanti. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Il primo giorno di scuola, in un paesino di campagna, un bambino con sua mamma andavano verso la scuola. Il bambino era completamente assorbito dai lunghi passi della sua enorme ombra proiettata dal sole del mattino che lo faceva sentire un gigante. Improvvisamente la madre si fermò, guardo il figlio dritto negli occhi e disse: “Figlio mio non guardare la tua ombra di mattina, guardala a mezzogiorno”.

Parola di Dio: Ger. 17,5-10; Sal. 1; Lc. 16.19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

“UN MENDICANTE DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA PORTA DEL RICCO”. (Lc. 16,19-31)

La Parola del Vangelo di Gesù di oggi presenta ai nostri occhi un quadro dalle immagini semplicissime, dipinte a tinte forti, senza sfumature. Un tema fondamentale emerge: nel tempo l'uomo decide del suo destino eterno - vita o morte, e non vi è altra possibilità. Chi confida in se stesso e in una felicità egoistica, costruita con le proprie mani, entra nelle tenebre e fin d'ora è cieco, al punto da non vedere un mendico seduto alla porta di casa. Chi si affida a Dio, riconoscendosi sua creatura, da lui dipendente e da lui amata, porta nel cuore un germe di eternità che fiorirà in felicità e pace eterne. Come imparare a non confidare solo in se stessi?  Fissiamo lo sguardo su Lazzaro. Il silenzio sembra essere il tratto principale del suo volto. Duramente provato dalla vita, trascurato da coloro dai quali attende un aiuto, egli tace. Non una parola contro Dio, non una parola contro gli uomini. Né ribellione, né invidia, né critica. Liberatrice, forse lungamente attesa, giunge amica la morte. E la scena cambia. Lui, il disprezzato, è accolto dagli angeli e dai santi nel seno di Abramo. In quella luce, egli ancora è avvolto di silenzio. Una bellezza soprannaturale emana dalla sua figura. Il suo volto lascia trasparire un altro Volto. E’ Gesù il povero Lazzaro: egli non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma si è spogliato di tutto, si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà. Il suo umile amore gli ha permesso di scendere, di attraversare quell'insondabile abisso che separa la terra dal cielo. E ora ogni giorno egli siede alla porta del nostro cuore e bussa.

 

 

VENERDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI DA ME, SIGNORE GESU’, IN CASA TUA

 

Hanno detto: La paura di soffrire è assai peggiore della sofferenza stessa. (Coelho)

Saggezza popolare: Una parola detta al momento giusto è come un diamante incastonato nell'oro. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e la lampada. Una sera, mente tornava verso la superficie, la lampada gli cadde di mano e si infranse sul suolo. A tutta prima il minatore ne fu quasi contento:  “Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Ora mi sento libero. E poi, faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi!”. Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un'altra cosa. Prima sbatté contro un muro, poi rischiò di cadere nel laghetto di scolo delle acque. Si gettò a terra e cominciò a camminare a carponi ma si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime agli occhi quando si accorse che in realtà non riusciva a trovare la strada. E gli venne un’infinita nostalgia della sua lampada. Attese umiliato qualcuno che venisse a cercarlo e lo portasse su facendogli strada con qualche mozzicone di candela.

Parola di Dio: Gn. 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal.104; Mt. 21,33-43.45-46

 

Vangelo Mt 21, 33-43. 45

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

"DA ULTIMO MANDO’ LORO IL PROPRIO FIGLIO DICENDO: AVRANNO RISPETTO DI MIO FIGLIO". (Mt. 21,37)

Nella parabola della vigna e dei vignaioli la cosa che più mi colpisce è la pazienza e, direi, quasi l'ingenuità di Dio. Noi siamo molto più drastici e terribili di Lui: dopo due o tre volte che abbiamo tentato di far del bene ad una persona e vediamo una reazione negativa oppure non ci arriva quel segnale di riconoscenza che ci aspettavamo, noi diciamo: "Adesso basta!". La fiducia di Dio nell'uomo è quasi patetica: tenta, ritenta, non si lascia smontare... Un padre che vuol bene ai suoi figli non si arrende tanto facilmente! Ma Dio pur cercandoci, pur avendo mandato suo Figlio a morire per noi, non ci violenta mai a dirgli di sì, a volergli bene: dopo aver dato se stesso ci chiede una risposta: se proprio non voglio non è Lui che mi condanna, ma sono io che mi taglio fuori dal suo amore.

 

 

SABATO 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO ABBRACCIO, SIGNORE, MI PERDONA E MI RINNOVA.

 

Hanno detto: Ci si avvicina alla fine del viaggio. Ma la fine è un traguardo, non una catastrofe. (George Sand)

Saggezza popolare: Il peggior calcio è quello del cavallo mansueto. (prov. Corso)

Un aneddoto: Una domenica, verso mezzogiorno, una giovane donna stava lavando l’insalata in cucina, quando le si avvicinò il marito che, per prenderla in giro le chiese: “Mi sapresti dire che cosa ha detto il parroco nella predica di questa mattina?”  “Non lo ricordo più”, confessò la donna. “Perché allora vai in chiesa a sentir le prediche se non le ricordi?” “Vedi caro: l’acqua lava la mia insalata tuttavia non resta nello scolino, eppure tutta la mia insalata è completamente lavata”.

Parola di Dio: Mic. 7,14-15.18-20; Sal. 102; Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

“GESÙ’ DISSE LORO QUESTA PARABOLA: UN UOMO AVEVA DUE FIGLI...”. (Lc. 15,1 ss.)

Nella parabola del “figliol prodigo” che leggiamo oggi non mi stupisce tanto la figura di questo figlio che scappa di casa, si pente, decide di ritornare: è la parabola della nostra vita, il desiderio di “libertà” che ci allontana dalla gioia vera per farci correre attraverso strade effimere, la nostalgia del bello e del buono che può spingerci al ritorno, la gioia ritrovata dopo il perdono. Non stupisce neppure l’atteggiamento del figlio maggiore perché tante volte, sentendoci già buoni, “a posto”, ci permettiamo di giudicare i nostri fratelli e diventiamo gelosi e invidiosi del perdono altrui. Stupisce invece l’atteggiamento del padre non tanto per il fatto del perdono (ogni padre vero dovrebbe essere sempre pronto al perdono) quanto al modo del perdono. E’ un padre che aspetta, che corre incontro, che non chiede rendiconti e non rinfaccia, che fa festa, che esce incontro al figlio maggiore, che ragiona con lui, che vuole bene ad entrambi anche se con entrambi, come padre, non è stato molto fortunato. Gesù ci dice: Dio è così! Impariamo a vederlo così e facciamo festa per la sua misericordia che si manifesta nei nostri confronti e nei confronti di ogni uomo.

 

 

DOMENICA 7 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi:Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, LA SAPIENZA DELLA CONVERSIONE.

 

Hanno detto: E molto più bello sapere qualche cosa di tutto, che sapere tutto di una cosa sola. (Pascal)

Saggezza popolare:

Domandare non costa che un istante di imbarazzo, non domandare è essere imbarazzati per tutta la vita. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: Il 7 marzo 322 a.C muore il filosofo greco Aristotele. Domandarono ad Aristotele: “Che cosa si guadagna a mentire?”. Rispose: “Di non essere creduti quando si dice la verità”.

Parola di Dio: Es. 3,1-8a.13-15; Sal. 102; 1Cor. 10,1-6.10-12; Lc. 13,1-9

 

Vangelo Lc 13, 1-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Disse anche questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai”. Parola del Signore

 

“SE NON VI CONVERTITE, PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO”. (Lc. 13,5)

Qualche volta ho fatto un esperimento interessante, quello di provare a leggere il giornale del giorno con Gesù e di interrogarmi su come interpreta Lui i fatti di cronaca o di politica che leggo. E’ una esperienza interessante per il fatto che prima di tutto scopro che il suo modo di leggere i fatti è ben diverso dal mio: io mi indigno davanti a certe notizie, Lui mi chiede in che modo mi impegno per superarle, io dico “poveretto” a chi  ha subito una prova e qualche volta faccio colpevole il fato o, peggio, Dio di ciò che è successo, Lui mi invita a guardare oltre al fatto per comprenderne il significato. A Gerusalemme Pilato ha fatto uccidere alcuni Galilei, pellegrini nella città santa, mentre offrivano i loro sacrifici. Il crollo di una torre, sempre a Gerusalemme, ha schiacciato diciotto persone. I Giudei pensano: “Dio ha punito dei peccatori. Gesù rifiuta di giudicare quelli che sono stati colpiti da queste due disgrazie. Non dice che non erano peccatori, nega solo che fossero più peccatori di tutti gli altri. Implicitamente si rifiuta di collegare i fatti a un castigo di Dio. Il suo tempo non è il tempo del castigo, ma della misericordia, della conversione e del perdono. Che cosa insegnano, allora, quei fatti? A fare ciò che è giusto: a convertirsi perché non capiti di peggio. La parola di Gesù obbliga tutti a confrontarsi con i fatti e a scoprire che se per noi la storia continua e siamo ancora vivi, ciò è un segno della bontà di Dio. Anche gli avvenimenti che si succedono possono essere preziosi perché sono un invito a scoprire e interiorizzare il senso delle proprie esperienze, a ricavarne saggezza per la vita.

 

 

LUNEDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Una scheggia di preghiera:

 

SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ PERCHE’ E’ IL MIO BENE.

 

Hanno detto: Solo il nostro cuore è l’artigiano della nostra felicità. (Goethe)

Saggezza popolare: Non si deve far smettere chi contraddice contraddicendolo, ma convincendolo: neppure il pazzo infatti è curato da chi diventa a sua volta pazzo. (Prov. Greco)

Un aneddoto: L’ 8 marzo 1869 muore il compositore francese Hector Berlioz. Negli ultimi tempi della sua vita i francesi cominciarono ad apprezzare la musica di Berlioz. “Vengono, vengono!” Gli diceva un amico per indicare che il pubblico veniva a lui. “Sì rispose Berlioz con un sorriso – loro vengono e io me ne vado!”. Non sempre i tempi della vita corrispondono!

Parola di Dio: 2Re 5,1.15a; Sal. 41-42; Lc. 4,24-30

 

Vangelo Lc 4, 24-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazareth, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

“C’ERANO MOLTI LEBBROSI IN ISRAELE AL TEMPO DI ELISEO, MA NESSUNO DI LORO FU RISANATO SE NON NAAMAN IL SIRO”. (Lc. 4,27)

Gli abitanti di Nazareth, concittadini di Gesù, hanno sentito dei miracoli che Lui aveva compiuto a Cafarnao e si aspettavano un ritorno spettacolare di Gesù là dove era cresciuto e dove ancora abitavano i suoi parenti. Ma Gesù li delude, non solo non fa miracolo eclatanti, ma pretende di farsi Messia e poi con due esempi tra cui quello del lebbroso straniero Naaman il Siro dice che Dio non lo puoi comprare per parentela, per cittadinanza, attraverso riti e sacrifici che sono esteriorità. Notiamo allora tutto un mutare di atteggiamenti da parte dei conterranei di Gesù: prima si sentivano onorati di Lui, poi aspettavano di salire all’onore della cronaca per i miracoli, ma presto sono passati alla delusione e poi allo sdegno, poi all’allontanamento, poi alla voglia di ucciderlo. Gesù non è secondo le nostre aspettative: ti aspetti un Dio giusto che ama i giusti e punisce i peccatori? Lui lascia i giusti e va alla cerca dei peccatori. Ti aspetti un Dio che rispetti le regole e si comporti secondo la Legge? e Lui supera la legge con l’amore. Pensi che dovrebbe aver un occhi di benevolenza per chi rispetta tradizioni e offre sacrifici e lunghe preghiere? E Lui è al di sopra di ogni formalità! Se non si ha testa libera e cuore aperto il Dio di Gesù delude. Se lo accogli allora cadono tutte i legami e sei veramente libero.

 

 

MARTEDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa .

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, SIGNORE, TU CHE SEI FEDELE.

 

Hanno detto: L'amicizia è un’anima che abita due corpi, un cuore che abita due anime. (Aristotele)

Saggezza popolare: Il chiodo che sporge va preso a martellate. (prov. Giapponese)

Un aneddoto: Un povero gallo sconvolto e affamato, andava disperatamente alla ricerca di qualcosa da mangiare. Becchettava ovunque. All’improvviso si fermò. Davanti a lui c’era una pietra diversa dalle altre che brillava in modo particolare. Il gallo capì e disse: “Gli uomini ti chiamerebbero diamante ma per me tu non vali più di un grano di riso”. Si voltò e continuò a becchettare.

Parola di Dio: Dn. 3,25.34-43; Sal.24; Mt. 18.21-35

 

Vangelo Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Parola del Signore

 

“SIGNORE, QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE AL MIO FRATELLO, SE PECCA CONTRO DI ME? FINO A SETTE VOLTE?”. (Mt. 18,21)

Il cammino della quaresima continua a stupirci perché attraverso Gesù giunge a noi la rivelazione del volto del Padre e in Lui continuiamo a scoprire il Dio misericordioso desideroso di donarci sempre il suo perdono. Ma l'amore chiede amore e la misericordia di Dio vuole indurre a un'identica disposizione l'uomo, peccatore e perdonato, nei confronti dei suoi fratelli. A che giova aver sperimentato la divina misericordia se poi rifiutiamo di lasciarla trasparire sul nostro volto nella nostra vita? Chi non accetta di perdonare il fratello mostra di non aver riconosciuto la gravità del proprio peccato. Il perdono di Dio è reso vano, se non permettiamo che esso ci riplasmi a immagine e somiglianza di lui, che è un Dio “pietoso e misericordioso, lento all'ira e grande nell'amore”.

 

 

MERCOLEDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO CAMMINI NELLE TUE ORME, SIGNORE.

 

Hanno detto: Una buona regola di vita è avere sempre il cuore un po’ più tenero della testa. (John Graham)

Saggezza popolare: L'amico di tutti non è amico di nessuno. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Avevo dieci anni e mentre facevo merenda, osservavo un merlo che stava beccando delle bacche di sambuco che strappava avidamente da un cespuglio. Dopo un po’ volò sul muretto del cortile del mio vicino e cominciò a pulirsi il becco contro delle pietre. Un piccolo seme di sambuco, quasi invisibile, gli scivolò dal becco e si infilò nella fessura del muretto. Vent’anni dopo, quasi per caso, rividi quel vecchio muretto. Nel posto esatto in cui si era fermato il merlo, si ergeva un prospero sambuco. Quasi intuivo, laggiù nel profondo, tra le vecchie pietre, la fatica e la fierezza del semino sfuggito dal becco del merlo vent’anni prima.

Parola di Dio: Dt. 4,1.5-9; Sal.147; Mt.5,17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

"NON PENSATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE E I PROFETI; NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA PER DARE COMPIMENTO".

(Mt. 5,17)

Nel vivere la morale ci son due rischi. Il primo è diventare legalisti: basta osservare tutte le norme e sono a posto. lo non uccido, non rubo, santifico le feste... e se per caso sbaglio basta arrivare a tempo a confessarsi prima di morire e...il Signore è in debito con me. Il secondo è diventare senza legge: "le leggi non contano, basta fare quello che uno sente e poi anche se non vado a messa è perché non la sento; se guardo una donna desiderandola intanto sono fatto cosi: è umano!". Gesù non vuole né legalisti, né falsi ipocriti; Gesù, dandoci un esempio nella sua vita chiede un "di più" al cristiano. Non basta quindi non uccidere, bisogna non adirarsi (Mt. 5,21s). Non basta non commettere adulterio, bisogna non desiderare la donna degli altri (Mt. 5,27 s). Non basta lavarsi le mani prima dei pasti, bisogna "purificare" l'interiore dell'uomo (Mc. 7,1-23). Non basta erigere monumenti ai profeti,bisogna non farli tacere uccidendoli (Mt. 23,29ss). Non basta dire: "Signore, Signore", ma bisogna "fare la volontà del Padre che è nei cieli" (Mt. 7,21). Non basta dire parole senza fine nella preghiera, bisogna aver fede nella bontà di Dio (Mt. 6,7). Non basta il sacrificio, non serve a niente l'atto di culto e l'osservanza dei precetti minori se non si pongono al primo posto nella propria vita morale la giustizia, la misericordia e la fede (Mt. 9,13; 12,7; 23,23).

 

 

GIOVEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE PAROLE, SIGNORE SONO SPIRITO E VITA.

 

Hanno detto: L’unica cosa che c'insegna la morte è che è urgente amare. (E. Schmitt)

Saggezza popolare: Con cento sospetti non potrai mai fare una prova. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Nel 1544, l’undici marzo, nasceva il poeta Torquato Tasso. Un giorno egli aveva subito un grave torto e i familiari volevano che Tasso si vendicasse. Egli rispose: “No, io non voglio togliere a costui né la vita né i beni né l’onore, vorrei togliergli solo se potessi, la cattiveria”.

Parola di Dio: Ger.7,23-28; Sal. 94; Lc. 11,14-23

 

Vangelo Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Parola del Signore

 

“CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME; CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”. (Lc. 11,23)

Con questa frase Gesù sembra essere intransigente, un radicale religioso e a noi certamente certi radicalismi non piacciono perché vanno contro l’uomo (vedi guerre sante, kamikaze, intransigenze su osservanze formali…). Gesù chiede a noi di essere radicali in un altro senso, quello delle scelte. Noi siamo maestri di compromessi, dei mezzi impegni, del "salviamo capra e cavoli". Noi sovente diciamo: "Voglio bene al Signore ma devo badare ai miei interessi!". "Andrei a messa, la domenica, ma i miei mille impegni.., e poi il Signore lo si può amare in tanti altri modi!". "Amare, voler bene, perdonare.., sì ma non nella giungla del mondo del lavoro: lì devi tirar fuori le unghie, far vedere che sei forte, se no ti mangiano vivo!". "Signore fino a quando devo perdonare, fino a sette volte? (mi sembra già tanto)". Gesù è intransigente: per Lui non c'è spazio al compromesso: non si può tenere il piede in tante staffe diverse. Bisogna seguirlo e totalmente, bisogna avere il coraggio di comprometterci con Lui sapendo che la sua via conduce al paradiso ma che prima passa da un posto che noi vorremmo aggirare volentieri ma che è inevitabile: la croce.

 

 

VENERDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI L’AMORE VERO.

 

Hanno detto:

Capita a molti uomini di giungere al termine della loro esistenza senza essersi mai accorti di aver vissuto tra le stelle. (E. Callisti)

Saggezza popolare: La buona coscienza è una festa continua. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: C’era una volta un’isola dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere… incluso anche l’Amore.  Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l’isola stava per inabissarsi, allora prepararono tutte le loro navi e partirono; soltanto l’Amore volle aspettare sino all’ultimo momento. Quando l’isola fu sul punto di sprofondare, l’Amore si decise a chiedere aiuto. Alla Ricchezza che passava su una lussuosissima nave l’Amore le chiese di portarla con se. “Non posso, sono piena di oro, argento e gemme preziose non c’è posto per te!”. Allora l’Amore si rivolse all’Orgoglio che passava di là con un magnifico vascello a vele spiegate. Ma anche l’Orgoglio gli rispose: “Non ti posso aiutare proprio, Amore. Qui tutto è lucido e perfetto potresti rovinare la mia nave!” L’Amore si rivolse allora alla Tristezza: “Tristezza ti prego lasciami venire con te”. “Oh! Amore”, gli rispose la Tristezza , sono così triste che ho voglia di star da sola!” Anche il Buon Umore passò accanto all’Amore, ma era così contento che non lo sentì invocare aiuto. Amore era oramai rassegnato quando una voce gli disse: ”Vieni, ti prendo con me”. Era un Vecchio che aveva parlato. L’Amore era tanto felice e pieno di gioia che dimenticò di chiedere al vecchio come si chiamasse e quando furono arrivati a riva il Vecchio se ne andò in fretta.  Amore allora si rivolse al Sapere: “Sapere puoi dirmi chi mi ha aiutato?” “E’ stato il Tempo” rispose il Sapere. “Il tempo?  Perché mai mi ha aiutato?” Il Sapere gli rispose: " Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto sia importante l’Amore nella vita! ”

Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal. 80; Mc. 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“NON SEI LONTANO DAL REGNO DI  DIO”. (Mc. 12,34)

Mi è sempre piaciuta questa frase che Gesù rivolge al dottore della legge, anche perché spero che il Signore possa dirla anche per me. Ma come si fa a non essere lontani dal Regno di Dio? Occorre amare Dio e amare il prossimo. Facile a dirsi, più difficile da vivere e non tanto perché l’uomo non senta la necessità dell’amore, ma perché troppo spesso non sappiamo indirizzare bene questa forza fondamentale della vita. Gesù ci dà l’equilibrio dell’amore. Prima di tutto, piedi per terra! Devi amare te stesso, cioè ricercare quello che è il tuo vero bene (e attento, questo spesso non coincide con il soddisfare solo quelle che sono le tue esigenze immediate), poi devi fondarlo su un amore più grande, quello di Dio; tutto questo ti dà la capacità di amare concretamente i fratelli. E poi non scoraggiarsi mai: se siamo immensamente amati da Dio anche noi riusciremo ad amare!

 

 

SABATO 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, ABBI PIETA’ DI ME, PECCATORE.

 

Hanno detto: Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora. (John Baez)

Saggezza popolare: La gioventù è come una ventata: quando te ne accorgi è ormai passata.

Un aneddoto: Un frate pose un giorno questa domanda a uno dei padri più anziani: “Ci sono due frati, uno dei quali resta a pregare nella sua cella, digiunando sei giorni alla settimana e praticando la massima austerità. L’altro passa tutto il suo tempo a curare i malati. L’operato di quale dei due è più gradito a Dio?” L’anziano rispose: “Se anche il confratello che digiuna e prega camminasse sui carboni ardenti il suo gesto non sarebbe nulla in confronto ad un solo atto di gentilezza di quello che si prende cura dei malati”.

Parola di Dio: Os. 6,1-6; Sal. 50; Lc. 18,9-14

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE…”. (Lc. 18,9)

Nel Vangelo di oggi sono posti a confronto due personaggi in preghiera: dal loro modo di pregare si rivela il loro modo di vivere e di mettersi in rapporto con Dio e con gli altri. Entrambi, infatti, nella loro preghiera dicono la verità sulla loro esistenza. Il fariseo mette in luce tutti i suoi meriti, si ritiene un creditore nei confronti di Dio. In sostanza non ha bisogno di lui, pur ringraziandolo, almeno formalmente, perché gli ha concesso di essere così perfetto. Ma c'è di più. La sua giustizia lo rende giudice, e giudice spietato: tanto è ingombrante la stima che concentra esclusivamente su di sé, da rivolgere lo sguardo agli altri solo per disprezzarli. Il pubblicano, al contrario, consapevole dei propri peccati - che lo fanno stare con il capo chino - in realtà è tutto proteso al cielo, tutto si attende da Dio: battendosi il petto, bussa alla porta del Regno, e questa gli viene spalancata. Quanto è importante allora per noi lasciar cadere le molteplici maschere con cui cerchiamo di occultare, a noi stessi innanzitutto, la povertà del nostro essere, la meschinità del nostro cuore, la durezza dei nostri giudizi. Non si può essere guariti, se non riconoscendosi malati, cioè bisognosi di salvezza. Dio attende questo momento, anzi spesso lo provoca sapientemente con la sua pedagogia inconfondibile. Siamo sempre, tutti, un po' 'farisei', ma a tutti e sempre Dio offre la possibilità di fare l'esperienza del pubblicano della parabola, di giungere cioè ad un'autentica umiltà, quella di chi riconosce che Dio è più grande del nostro cuore e sempre perdona.

 

 

DOMENICA 14 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, HO PECCATO CONTRO IL CIELO E CONTRO DI TE.

 

Hanno detto:

Non basta svuotare il cuore dall’io, dalle cose e dalle ricchezze. Bisogna riempirlo di Dio, della vita, della sapienza, dell'infinito. (G. Bernanos)

Saggezza popolare: La morte è un'ombra che segue sempre il corpo. (Prov inglese)

Un aneddoto: Preparandosi alla Cresima, un gruppo di ragazzi ha disegnato una barca con le vele spiegate e gonfiate dal vento, con accanto un grosso paio di pantofole. Domandando il significato di questo abbinamento, così risposero: “I cristiani non sono fatti per calzare delle pantofole e starsene seduti in poltrona comodamente. Con l’aiuto dello Spirito, i cristiani sono fatti per andare in alto mare, per vivere l’avventura della fede”.

Parola di Dio: Gs. 5,9a.10-12; Sal.33; 2Cor.5,17-21; Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Parola del Signore

 

“UN UOMO AVEVA DUE FIGLI”. (Lc. 15,11)

La parabola del Figliol prodigo, forse ci può stupire, non ha un finale. Non è come le belle storie di una volta o come tante fiction di oggi dove tutto finisce bene, dove “vissero felici e contenti”. La parabola, infatti non dice se il primo figlio apprezzò il gesto del padre e, finalmente, cambiò idea. Né dice se il fratello maggiore, inteneritosi della tenerezza del padre, entrò. No: la parabola finisce aperta: puoi stare col padre senza vederlo, puoi lavorare con lui senza gioirne, puoi lasciare che la tua fede diventi ossequio rispettoso senza che ti faccia esplodere il cuore di gioia, come puoi scoprire le meraviglie del suo cuore misericordioso. Ed è proprio qui che vuol portarci Gesù, a vedere un Padre che lascia andare il figlio anche se sa che si farà del male. Vedo un padre che scruta l’orizzonte ogni giorno. Vedo un padre che non rinfaccia (“Lo dicevo io a tua madre!”), che non accusa, che abbraccia, che smorza le scuse, anzi non le vuole, che restituisce dignità, che fa festa. Vedo un padre “ingiusto”, “esagerato”, che ama un figlio che gli augurava la morte (“Dammi l’eredità!”), un padre che sa che questo figlio ancora non è guarito dentro, ma pazienta e fa già festa. Vedo un padre che esce a pregare lo stizzito fratello maggiore, che tenta di giustificarsi, di spiegare le sue buone ragioni. Vedo questo padre che accetta la libertà dei figli, che pazienta, che indica, che stimola. Dio è così e non diversamente. E il Dio in cui credo è questo? Gesù sta per morire per mostrare il vero volto del Padre, è disposto a farsi crocifiggere pur di non rinnegare questa inattesa rivelazione. Dio è prodigo, non il figlio. Perché di esagerato, di eccessivo, in questa storia, c’è solo l’amore di Dio.

 

 

LUNEDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TI ESALTO, O SIGNORE, PERCHE’ MI HAI LIBERATO.

 

Hanno detto:

Nessuno può toccare la grandezza di cui pure è capace se prima non ha la forza di vedere la sua piccolezza. (Bertrand Russell)

Saggezza popolare: Le due migliori cure che ci siano sono una bella risata e una lunga dormita. (Prov. Irlandese)

Un aneddoto: Per il suo compleanno una principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall’insolita  forma tondeggiante. Impaziente per la curiosità, lo aprì e trovò… una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero proiettile di bronzo. Cadendo l’involucro esteriore della palla si aprì e apparve una palla più piccola d’argento. La principessa la raccolse subito. Rigirandola tra le mani, fece una leggera pressione sulla sua superficie. La sfera d’argento di aprì a sua volta e apparve un astuccio d’oro. Questa volta la principessa aprì l’astuccio con estrema facilità. All’ interno, su una morbida coltre di velluto nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di brillanti a cui facevano corona due semplici parole: “Ti Amo”

Parola di Dio: Is. 65,17-21; Sal. 29; Gv. 4,43-54

 

Vangelo Gv 4, 43-54

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GLI AVEVA DETTO GESÙ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

Credere e mettersi in cammino, ecco i due elementi della fede. Questo padre disperato che vede suo figlio morire si era già messo in cammino una volta per andare a cercare Gesù. Questo primo cammino era dettato da due elementi che sembrano contrastanti: la disperazione umana nel vedere il figlio morire e la speranza che quel Gesù possa ridargli vita. Ma adesso c’è   ancora un altro cammino da fare: ha incontrato Gesù, gli ha strappato una promessa, ma non ha ancora visto niente, deve tornare a casa credendo e sperando. Anche il nostro cammino quotidiano è un viaggio verso Gesù, ma è anche un viaggio da Gesù verso la vita. Anche noi non “vediamo” chiaramente, non “sappiamo” per filo e per segno. Si tratta di fidarsi. Se credi che Gesù è il Figlio di Dio, che le sue parole sono verità, cammina sicuro, Lui non ti deluderà.

 

 

MARTEDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GUARISCI QUESTA TUA FAMIGLIA.

 

Hanno detto: Perché l'intelligenza umana è troppo corta e la volontà dell’uomo è troppo debole, l’uomo che agisce senza Dio non dà mai il meglio. (Tommaso Moro)

Saggezza popolare: Raramente c'è una sola onda. (Prov. Islandese)

Un aneddoto: Un sovrano orientale, riportò da un viaggio in occidente una meridiana per i suoi sudditi che non conoscevano ancora le ore. I sudditi impararono rapidamente a dividere la giornata in ore, guardando la meridiana e a suddividere il tempo. Così in pochi anni si guadagnarono agiatezza e ricchezza. Quando il sovrano morì, i buoni e prosperi sudditi vollero erigere un monumento che lo ricordasse. E siccome la meridiana era simbolo della bontà del re pensarono di costruirle intorno un magnifico tempio con una bella cupola dorata. Quando il tempio fu completato i raggi del sole non poterono più raggiungere le meridiana. Allora smisero di essere puntuali, corretti, ciascuno andava per conto suo: E il regno andò in rovina.

Parola di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal. 45; Gv. 5,1-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“VUOI GUARIRE?”. (Gv 5,6)

L’ immagine di quest’uomo malato da lungo tempo che aspetta ai margini di un’acqua che può salvare ma incapace di arrivarci, mi sembra proprio l’immagine della nostra umanità. Siamo malati, malati di egoismo, di incapacità di vedere lontano e con amore, bloccati da mille cose che ci legano alla terra… vediamo con chiarezza che c’è un acqua limpida che guarirebbe la nostra fede, ci darebbe le energie sufficienti per vincere il male, ci rinnoverebbe dentro…e non ci decidiamo al tuffo, e quando qualcuno ci chiede perché troviamo ancora delle scuse…”Gli altri non mi aiutano… sono solo, tutto è sulle mie spalle…” “Ma vuoi o non vuoi guarire?” Spesso la nostra umanità non vuole guarire. Qualche volta non si accorge neppur più di essere malata spesso non abbiamo neppur più il senso del peccato e lo confondiamo con quelle cose che non sono andate come volevamo e che ci rendono scontenti; altre volte l’abitudine al religioso non ci aiuta a vedere la gioia della salvezza che ci viene offerta e ci accontentiamo di un Dio da museo, altre volte valutiamo solo i rischi e le rinunce che comporterebbe il buttarsi decisamente. E così rimaniamo sulla soglia della salvezza, sempre offerta, sempre a portata di mano ma terribilmente lontana dai cuori inariditi. Eppure Gesù è disposto a guarirci, non desidera altro, a quel malato evita addirittura anche il fatto di doversi gettare nella piscina, ma io voglio guarire? Ho almeno il desiderio di buttarmi nelle braccia di Gesù e di lasciare fare a Lui?

 

 

MERCOLEDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA E’ VERITA’, E SALVA.

 

Hanno detto: Gli errori, come pagliuzze, galleggiano sulla superficie: chi cerca perle deve tuffarsi nel profondo. (John Dryden)

Saggezza popolare: Il pesce che scappa è sempre il più grande. (Prov. Istriano)

Un aneddoto: Una tremenda siccità aveva ghermito la regione. L’erba era prima ingiallita e poi appassita. Erano morti i cespugli e gli alberi più fragili. Neppure una goccia d’acqua pioveva dal cielo. A migliaia gli animali piccoli e grandi stavano per sfuggire al deserto che ingoiava ogni cosa. Perfino i forti, vecchi alberi che affondavano le radici nelle profondità della terra, persero le foglie. Solo un piccolo fiore era rimasto in vita, perché una piccolissima sorgente dava ancora un paio di gocce d’acqua. Ma la sorgente si disperava. “Tutto è arido e assetato e muore. E io non posso farci nulla. Che senso hanno le mie due gocce d’acqua?”. Lì vicino c’era un vecchio, robusto albero. Udì il lamento e, prima di morire, disse alla sorgente: “Nessuno si aspetta da te che tu faccia rinverdire tutto il deserto. Il tuo compito è tenere in vita quel fiorellino. Niente di più”.

Parola di Dio: Is. 49,8-15; Sal. 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo Gv 5, 17-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e da  la vita, così anche il Figlio da  la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA”. (Gv. 5,24)

In un giorno, un anno, una vita, quante cose le nostre orecchie hanno udito che non hanno lasciato traccia in noi? E’ una specie di selezione automatica: suoni, parole, fatti che colpiscono la nostra attenzione, ci interessano, si fissano in noi, ci influenzano, cambiano poco o molto il nostro modo di vivere; altri passano veloci, non ci scalfiscono neppure, sono subito dimenticati. Così, spesso avviene nel campo spirituale. Forse da parecchio tempo (anni? una vita?), le nostre orecchie odono la Parola di Dio senza ascoltarla veramente. Frequentiamo una chiesa, partecipiamo alla preghiera, cantiamo, ma tutto questo non ci penetra dentro, restiamo inossidabili. Una “religione” di facciata. Siamo degli illusi! La Parola di Dio è viva, deve portarci ad azioni di vita per noi e per gli altri. La Parola ci fa guardare ad una prospettiva di eternità, ma porta l’eternità nel nostro vivere quotidiano.

 

 

GIOVEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ GIOISCO CON TE ORA E SEMPRE.

 

Hanno detto: L’uomo stolto cerca la felicità lontano, il saggio la fa crescere sotto i propri piedi. (R. Oppenheimer)

Saggezza popolare: Ricordati che non è nella montagna che si inciampa, ma sulle piccole pietre. (Proverbio dell’Alsazia)

Un aneddoto: Una volta un cucciolo di leopardo si perse nella steppa e un elefante, per caso, lo calpestò. La notizia fu portata al padre. “Il tuo piccolo è morto”, gridarono al vecchio leopardo, “Lo abbiamo trovato nell’erba, giù nella valle”. Il leopardo ruggì di dolore e di collera: “Chi l’ha ucciso? Ditemi chi l’ha ucciso, perché io mi possa vendicare”. “E’ stato l’elefante”. “L’elefante?” “Sì, l’elefante”. Il vecchio leopardo si fece pensieroso, ma dopo un momento disse: “Non è stato l’elefante, sono state le capre! Ma vedrete come mi vendicherò!” E il vecchio leopardo, infiammato di sacra collera, corse sul colle dove pascolavano le capre e sbranò tutto il gregge.

Parola di Dio: Es. 32,7-14; Sal. 105; Gv. 5,31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“GIOVANNI ERA UNA LAMPADA CHE ARDE E RISPLENDE, E VOI AVETE VOLUTO SOLO PER UN MOMENTO RALLEGRARVI ALLA SUA LUCE”.

(Gv. 5,35)

Può essere il rimprovero che anche noi ci facciamo quando pensiamo a tante persone che hanno popolato il nostro passato. Gesù   rimprovera coloro che hanno ascoltato il Battista, si sono riscaldati e illuminati alla sua luce, poi sono ritornati alla loro mediocrità, al loro grigiore. Noi ci rimproveriamo di non aver vissuto più intensamente le nostre amicizie e i nostri affetti, ci rammarichiamo per parole non dette, per gesti non compiuti. Molte persone sono state una “luce” nella nostra vita e noi ce ne siamo rallegrati “solo per poco”. Gesù è una luce maggiore di quella di Giovanni. Vedete, dice il Signore, di non perdere anche questa. La fretta, la superficialità ci hanno impedito di cogliere a fondo le luci che si sono accese nella nostra vita. Che non ci accada di perdere anche “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. E’ la luce di cui dovremmo avere sempre una brama insaziata.

 

 

VENERDI 19 MARZO: SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, GIUSEPPE E MARIA SIATE LA SALVEZZA DELL’ANIMA MIA.

 

Hanno detto: L’uomo non può mai smettere di sognare. Il sogno è il nutrimento dell’anima, come il cibo è quello del corpo. (Coelho)

Saggezza popolare: L’acqua non resta mai sulla montagna, né la vendetta nel cuore di un uomo generoso. (Proverbio cinese)

Un aneddoto: Negli antichi codici c’è una storia che narra di una fanciulla che aveva fatto parte del gruppo delle donne che avevano accompagnato Gesù fin sul Calvario. Era una giovane timida, silenziosa e riservata. Alla notizia della risurrezione non aveva avuto bisogno né di visioni né di conferme. Aveva creduto subito e spinta da un’audacia mai avuta prima si era fatta pellegrina per annunciare le parole di Gesù. Non aveva paura. Predicava nelle città e nei villaggi. Un giorno le si avvicinò un uomo che era stato profondamente impressionato dalla sua testimonianza. E le chiese: “Dimmi, qual è il segreto del tuo coraggio?” “L’umiltà. Così mi ha insegnato il Maestro” L’uomo stette un attimo in silenzio poi chiese ancora: “A che cosa serve l’umiltà?” “A dire per prima: Ti voglio bene”.

Parola di Dio: 2Sam. 7,4-5a;12-14a.16; Sal.88; Rm.4,13.16-18.22; Mt. 1,16.18-21.24a oppure Lc. 2,41-51a

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, SUO SPOSO CHE ERA UN UOMO GIUSTO…”. (Mt. 1, 19)

Vi offro oggi una delicata e bella pagina di don Tonino Bello: INTERVISTA A S. GIUSEPPE

"Dimmi Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria? Forse un mattino di primavera,mentre tornava dalla fontana del villaggio con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco, snella come lo stelo di un fiordaliso? O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della sinagoga? O forse un meriggio d'estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all'umiliante mestiere della spigolatrice? Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi; e poi tu la notte hai intriso il cuscino con lacrime di felicità? Ti scriveva lettere d'amore? Forse si; e il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che ormai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna. Poi, una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato sommessamente le strofe del cantico dei cantici: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco,l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata. I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro". E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero. È venuta sulla strada,facendoti trasalire. Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvè. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento che vi sovrastava. Poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore, e le dicesti tremando:"Per me, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria. Purché mi faccia stare con te". Lei ti rispose di si, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente".

 

 

SABATO 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE.

 

Hanno detto: La coscienza è uno di quei bastoni che ciascuno brandisce per picchiare il suo vicino e del quale non si serve mai per se stesso. (H. De Balzac)

Saggezza popolare: L'àncora sta in acqua, e non impara mai a nuotare. (Prov. Istriano)

Un aneddoto: Un saggio sufi si imbarcò su una nave. A metà traversata si scatenò una tempesta di tale violenza che le onde altissime scagliavano la nave in su e in giù come fosse un fuscello. Tutti avevano una paura tremenda, e chi pregava, e chi gettava a mare i suoi beni. Solo il saggio rimaneva imperturbabile. Quando la tempesta si calmò e il colore tornò sulle gote dei naviganti, alcuni di loro si rivolsero al saggio e gli chiesero: “Ma come mai tu non hai avuto paura? Non ti sei accorto che tra noi e la morte c’era solo una tavola di legno?” “Certo, ma nel corso della vita mi sono accorto che spesso c’è ancor meno”.

Parola di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv. 7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI”. (Gv. 7,43)

Ci sono, nella nostra storia, fatti o personaggi davanti ai quali non è neppure importante prendere posizione: la mediocrità non interpella. Invece davanti a persone, magari scomode, contrastanti, provocanti, che hanno qualcosa da dire o da chiederci, non si può non essere coinvolti. Gesù è uno di questi personaggi. Nella sua storia terrena non è stato un personaggio facile. Il Vangelo di oggi, sintetizzando, ci dice che alcuni lo consideravano un profeta, altri il Cristo, altri un imbonitore di folle, altri un millantatore, altri uno che sapeva parlar bene, altri un uomo pericoloso, altri uno da far fuori il più presto possibile, prima che arrecasse troppi danni… Insomma, davanti a Lui perfino il non prendere posizione era già una scelta. E oggi è esattamente la stessa cosa; davanti alla sua persona e alla sua proposta non si può non essere coinvolti. C’è chi risolve velocemente il problema e, avendocela con il potere religioso, vede Gesù come il mezzo attraverso cui questo potere si è assestato e, allora, facendo di tutta erba un fascio, getta via preti e Cristo insieme. C’è chi ne vede la pericolosità, perché se qualcuno lo prendesse davvero sul serio ci sarebbe la più grande rivoluzione di amore di tutti i tempi e allora lo annacqua,  dolcifica talmente le sue parole al punto di travisarle e di renderle capaci di addormentare chiunque. C’è chi si ferma all’uomo Gesù, rischiando di farlo diventare “un gran personaggio della storia”, una specie di filosofo moralista, fondatore di religioni, e così Gesù diventa argomento di discussione, chiacchiere, tavole rotonde, salotti e il suo messaggio una morale tra le tante. Per altri l’incontro con Gesù è stato scioccante, ha cambiato la vita: penso ai santi, ai martiri e a tutti coloro che hanno giocato e giocano la vita per Lui perché davvero lo credono vivo, Figlio di Dio, con un messaggio di gioia per oggi, perché vogliono far parte del suo regno. Anche nella nostra vita Cristo ha avuto un ruolo e ce l’ha tuttora. La figura di Lui, il rapporto che abbiamo oggi con Lui dipendono da tante scelte precedenti. Se oggi Cristo non è per me segno di contraddizione, provocatore, evocatore di gioia e di impegno, non sarà perché, seguendo la strada comoda che magari altri mi hanno suggerito, ho preferito addormentare l’incontro con Lui? Ma c’è sempre tempo: da quando Gesù si è incarnato non ha mai smesso di andare incontro ad ogni uomo per provocarlo: “E tu, adesso, senza maschere, chi dici che io sia?”.

 

 

DOMENICA 21 MARZO: 5^ DI QUARESIMA

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, SIGNORE AD ANDARE ALDILA’ DELLE APPARENZE.

 

Hanno detto: Ricordati che dietro ogni problema c’è un’opportunità. (Galileo Galilei)

Saggezza popolare: A muro basso ognuno ci si appoggia. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un giorno una giovane donna ricevette una dozzina di rose con un biglietto che diceva: “Una persona che ti vuole bene”. Senza la firma, però. Non essendo sposata il pensiero andò agli uomini della sua vita oppure erano stati mamma e papà? Qualche collega di lavoro? Fece un rapido elenco mentale. Infine telefonò ad un’amica perché l’aiutasse a scoprire il mistero. Una frase dell’amica le fece improvvisamente balenare un’idea: “Di’, ma sei stata tu a mandarmi i fiori?” “Sì”. “Perché?” “Perché l’ultima volta che ci siamo parlate ieri eri di umore nero. Volevo che trascorressi un giorno pensando a tutte le persone che ti vogliono bene”.

Parola di Dio: Is. 43,16-21; Sal. 125; Fil. 3,8-14; Gv. 8,1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più”. Parola del Signore

 

“NEANCH’IO TI CONDANNO; VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIU’ ”. (Gv. 8,11)

Ci sono alcuni episodi della mia vita di cui mi vergogno profondamente. Avevo sì e no 17 anni. Ero entrato in seminario e pensavo di essere un “padre eterno a proposito di fede e di religione”. C’era una mia lontana parente che prima del matrimonio era rimasta incinta e con grande scandalo del parentado, pur essendo molto giovane si era tenuto il bambino. “Naturalmente” cacciata di casa, si era adattata ai più umili lavori per sostenersi e far crescere il piccolo. Noi benpensanti la consideravamo “una poco di buono” e io, piccolo saccente idiota, mi permisi persino di “farle la morale”. Come è diverso l’atteggiamento di Gesù davanti ai nostri giudizi e davanti alle persone. Gesù tace. Tace perché conosce la fragilità degli uomini, tace, rientra in se stesso, riflette, scrive sulla pietra del selciato del Tempio, come scrisse sul Sinai la legge sulla pietra per salvare il popolo, non per condannarlo. Tace sconfortato dalla durezza del cuore dell’uomo. Dio vede l’umanità in cui ci si accusa l’un l’altro. Quanta tristezza abita il cuore di Dio! Sì, è peccatrice, ha sbagliato. E allora? Chi è senza colpa? Gesù non giustifica né condanna, invita ad alzare lo sguardo, ad andare oltre, a guardare col cuore la fragilità dell’altro, a scoprirvi la propria. No, Dio non giudica. Ci giudicano la vita, la società, il datore di lavoro, noi stessi. Tutti ci giudicano, Dio no. Dio ama, e basta. E questa donna, salvata dalla lapidazione, viene ora salvata dalla propria fragilità: “Non peccare più”.

 

 

LUNEDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O CRISTO, SEI LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO.

 

Hanno detto: Sii padrone dell'argomento, le parole verranno. (Catone il Censore)

Saggezza popolare: A chi non vuol far fatiche il terreno produce ortiche. (prov. Italiano)

Un aneddoto: Il 22 marzo 337 muore l’imperatore romano Costantino. Un giorno Costantino tracciò per terra con una picca un cerchio di un paio di metri di diametro e disse a suo figlio: “Figlio mio che giova faticar tanto e darsi tanti pensieri? Puoi conquistare il mondo intero; ma alla fine ti ritroverai a possedere appena tanto spazio di terra quanto questo cerchio… e neanche questo del resto è sicuro.

Parola di Dio: Dn. 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv. 8,12-20

 

Vangelo Gv 8, 12-20

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose: «Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi da  testimonianza». Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“VOI NON CONOSCETE NE’ ME NE’ IL PADRE; SE CONOSCESTE ME, CONOSCERESTE ANCHE IL PADRE MIO”. (Gv. 8,19)

Gesù è il grande incompreso. Ma non è così immediato neanche per noi che veniamo dopo tanti secoli di cristianesimo accettare di colpo le auto rivelazioni di Gesù quando ci dice: “Io sono il pane di vita, chi mangia questo pane vivrà in eterno”, “Io sono il buon pastore”, “Io sono la porta delle pecore”, “Io sono la risurrezione e la vita”, “Io sono la via, la verità e la vita”, ”Chi vede me, vede il Padre” eppure è solo dopo che il nostro cuore ha accolto Cristo nella sua interezza che le sue parole possono operare in noi. Credo che questo sia il nostro cammino continuo nella fede: non tanto spiegarci tutto, razionalizzare tutto, ma fidarci di Gesù anche in quello che non riusciamo a comprendere, in quello che i fatti duri della vita e le sofferenze sembrano ogni giorno andare contro la bontà divina che Lui ci ha rivelato.

 

 

MARTEDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, SIGNORE, IL GEMITO DEL MISERO.

 

Hanno detto: La responsabilità è il prezzo della grandezza. (Winston Churchill)

Saggezza popolare: Chi di rancore è pieno mastica sempre veleno. (prov. italiano)

Un aneddoto: Lui era un giovane studioso e serio, lei una ragazza bella e saggia. E si amavano. Prima di partire militare lui volle farle un regalo. Ma poiché era a corto di soldi le acquistò solo un enorme ombrello di un bel rosso vivo. Sotto quell’ombrello i ragazzi si diedero il primo addio, poi si scambiarono promessa di amore eterno, decisero di sposarsi. Nella nuova casa l’ombrello finì in uno sgabuzzino. Passarono gli anni, arrivarono due figli, le preoccupazioni, qualche tensione di troppo, la noia, i silenzi troppo lunghi. Una sera, seduti sul divano, lui e lei sbadigliavano davanti alla Tv. Lei improvvisamente si alzò e dopo poco tornò con l’ombrello rosso aperto e sotto quell’ ombrello i due si abbracciarono teneramente e ritrovarono tutti i sogni smarriti sotto la polvere dei giorni.

Parola di Dio: Nm. 21,4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30

 

1^ Lettura Nm 21, 4-9

Dal libro dei Numeri.

In quei giorni, gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. Parola di Dio

 

FATTI UN SERPENTE E METTILO SOPRA UN'ASTA: CHIUNQUE DOPO ESSERE STATO MORSO LO GUARDERA’ RESTERÀ IN VITA. (Nm. 21,8)

Quando cammini, corri, lavori, vai, vieni, neppure te ne accorgi del segno del crocifisso   appeso nella stanza. Quando mi toccò rimanere più mesi in una stanzetta d'ospedale dove tutto aveva tempo a diventare familiare nei minimi particolari, quel crocifisso di plastica da pochi soldi è diventato un amico, un compagno, una forza, un rifugio e ti accorgi allora che anche un'immagine così povera al di là di diventare un feticcio quasi magico, diventa un rapporto. Quanti, lungo la storia, hanno guardato al Crocifisso e quanti crocifissi ha guardato quel Crocifisso! E quegli sguardi pieni di domande, angosce, paure, fiducie, risentimenti si sono incontrate con quello sguardo doloroso, pietoso, attento, compassionevole. Forse non sempre tra questi sguardi è nato l'amore vicendevole, la sopportazione del male, l'offerta; ma certamente il Suo sguardo non si è posato invano su chi pur nella sofferenza si è rivolto a Lui.

 

 

MERCOLEDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE VUOI IL MIO VERO BENE.

 

Hanno detto:

Ci sono momenti in cui la pazienza, per quanto difficile sia esercitarla, è l'unica maniera per affrontare determinati problemi. (Paulo Cohelo)

Saggezza popolare: Chi fa altrui mestiere, fa la zuppa nel paniere. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il cespuglio spinoso era cresciuto come un cespuglio normale ma i suoi rametti contorti e sgraziati si erano presto ricoperti di spine sgradevoli e appuntite. Era detestato dagli uccelli e dalle pecore, alle quali senza volerlo strappava bioccoli di lana quando lo sfioravano, perfino le capre, che poi non sono troppo schizzinose, lo evitavano. Gli altri cespugli e arbusti sfoggiavano fiori e foglie e taluni perfino frutti. Il povero cespuglio produceva solo spine. Era disprezzato da tutti. Ma quando Dio volle parlare a Mosè scelse l’umile cespuglio spinoso che divenne il trono di Dio più splendente del sole, ardente di bagliore e di fuoco come se ognuna delle sue spine si fosse trasformata in una pietra preziosa dai mille riflessi di purissima luce.

Parola di Dio: Dn. 3,14-20.46.50.91-91.95; Cantico da Dn. 3,52-56; Gv. 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

“SE RIMANETE FEDELI ALLA MIA PAROLA, SARETE DAVVERO MIEI DISCEPOLI; CONOSCERETE LA VERITA’ E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”.

(Gv. 8,31)

Tutti abbiamo sognato o sogniamo la libertà e ciascuno dà alla libertà dei sensi diversi. Oggi il modo più abituale di intenderla è: "Posso fare ciò che voglio". Per Gesù non è così: la vera libertà per Lui è fare la volontà del Padre anche quando è difficile: "Padre se possibile allontana da me questo calice, ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta" perché la volontà del Padre è l'unica verità. E allora anche la mia libertà è quel lento cammino di liberazione da me stesso, dal mio egoismo che solo può avvenire da un confronto continuo e sincero con quella Parola che rivelandoci il Padre ci apre alla fiducia illimitata in Lui e ci permette di sintonizzarci sull'unico vero programma dell'uomo.

 

 

GIOVEDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isacco.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, DONACI GESU’.

 

Hanno detto: Riponi la tua fiducia in Dio, e tieni asciutta la polvere da sparo. (Oliver Cromwell)

Saggezza popolare: Chi getta un seme l'ha da coltivare se vuol vederlo a tempo vegetare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Racconta s. Alfonso M. de’ Liguori: aveva un solo desiderio nella sua vita: vedere la Madonna! Per questo pregava notte e giorno; ma, più cresceva il desiderio di contemplare Maria in tutta la sua gloria, più gli si insinuava nel cuore un dubbio: “E se il troppo splendore mi abbagliasse e rimanessi cieco?”. Un giorno la grande Regina del cielo volle esaudire la brama del suo devoto: gli apparve in tutta la sua bellezza celestiale. Ma il frate, pauroso, incominciò a guardarla con un occhio solo; pensava infatti: “Anche se rimanessi abbagliato, non rimarrei cieco che da un solo occhio!”. La visione però fu così bella che il frate si decise ad aprire anche l’altro occhio; ma proprio allora la Madonna scomparve. Il povero frate per tutto il resto di sua vita non fece che piangere, non per l’occhio rimasto abbagliato, ma per non aver goduto con tutti e due i suoi occhi la bellezza della sua divina regina. E nel pianto, che rende la vista più pura, il povero frate pregava: “Non m’importa più niente: anche se perdessi completamente la vista, donami, o Madre, di contemplare ancora il tuo dolce viso”.

Parola di Dio: Is. 7,10-14;8,10c; Sal. 39; Eb. 10,4-10; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“L’ANGELO GABRIELE FU MANDATO DA DIO IN UNA CITTA’ DELLA GALILEA, CHIAMATA NAZARETH A UNA VERGINE CHIAMATA MARIA.

(Lc. 1,26-27)

Abbiamo riletto ancora una volta  l'incontro di questo angelo che parla alla pari con questa ragazzina di Nazareth e scopriamo la grandezza del pensiero di Dio. Perché in quella minuscola casa grotta  avviene l'assurdo di Dio. Tutto avviene nel nascondimento: Niente diretta televisiva. Dio, stanco di essere incompreso decide di venire di persona, poiché la lunga storia di amicizia e affetto col popolo di Israele non è stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime, sorriso, tono di voce, sudore e necessita di un corpo, abbisogna di una madre. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, ma una ragazza umile e semplice. Dio la sceglie e a lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo. Dio sceglie Nazareth e, a Nazareth, sceglie Maria. E a Nazareth, per trent'anni, Dio si nasconde nella quotidianità più semplice: bambino, adolescente, giovane falegname, come suo padre. Quanto parla questo assordante silenzio! Quanto dice di Dio questa sua scelta! A noi che sempre cerchiamo il plauso e la visibilità, l'efficienza e la produttività, Dio dice che la sua logica è diversa. Coraggio, dunque: quando pensiamo di avere sbagliato la vita, di non avere avuto sufficienti opportunità, quando non siamo soddisfatti dei nostri risultati o siamo travolti dall'assordante incitamento di chi ci grida: "devi riuscire", pensiamo a Nazareth, a questo modo di operare che ci sbalordisce e ci incanta.

 

 

VENERDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

NELL’ANGOSCIA T’INVOCO: SALVAMI O SIGNORE!

 

Hanno detto: Se un uomo non è disposto ad affrontare qualche rischio per le sue opinioni, o le sue opinioni non valgono niente o non vale niente lui. (Confucio)

Saggezza popolare: Chi il vasto mare intrepido ha solcato, talvolta in piccolo rio muore annegato. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il nonno si chinò sul nipotino di cinque anni e gli diede il  bacio della buonanotte. Subito dopo il bambino si strofinò la faccia.  “Perché fai così, tesoro?”, gli chiese la mamma, “Quando qualcuno ti bacia non c’è bisogno di strofinare via il bacio”. “Mammina”, spiegò il bambino, non lo strofinavo via. Lo strofinavo dentro”.

Parola di Dio: Ger. 20,10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE?”. (Gv. 10,32)

Gesù, dice il Vangelo: “Ha fatto bene ogni cosa”, “passò in mezzo al popolo sanando e beneficando tutti”, eppure Gesù non solo non è accettato da parte dei capi del popolo e dei religiosi di allora ma viene addirittura respinto, odiato, accusato. Come mai? Possiamo cercare delle scusanti per quegli uomini, possiamo dire che stentavano a capire l’incarnazione di un Dio, ma, alla fine, il motivo della non accettazione è la chiusura a Dio. Essi avevano un Dio preconfezionato, rinchiuso in norme giuridiche e tradizionali, comodo perché fatto su misura, e trovare in Gesù un Dio che sceglie i poveri, che impegna al di là delle norme, che è misericordioso con tutti stava loro stretto. Il pericolo per noi, Chiesa di oggi, è sempre lo stesso. Se il nostro Dio è rinchiuso nei codici di diritto canonico, se è esclusivamente il Dio delle norme dei libri di morale, se è il Dio “solo nostro”, corriamo il rischio di non incontrare il Dio di Gesù che è libero e liberante.

 

 

SABATO 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

LODE E ONORE A TE, SIGNORE GESU’

 

Hanno detto: È proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita interessante. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare: Chi nasce è bello, chi si sposa è buono e chi muore è santo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Verso gli anni ‘50, Guareschi narrava di un gregge che stava sicuro e ben difeso nell’ovile, presso il quale giunse un lupo camuffato: «Voi avete bisogno di qualcuno che vi difenda», disse. E le pecore si convinsero che era vero: “Se volete, io potrei custodirvi ottimamente contro ogni pericolo. Avrei cura di voi più di qualsiasi pastore. Non avrete più bisogno di armi e di recinti: penserò io a tutto!”. Le pecorelle, onorate d’aver un così potente difensore, fecero tacere chi protestava, eliminarono per consiglio del lupo le pecore reazionarie e quindi aprirono le porte. Era inevitabile che il lupo ne facesse una strage. Il succo del raccontino non si applica solo alla politica di quel tempo; il diavolo è ben più furbo e rapace di quel lupo, e molte anime sono molto più sciocche e sventurate di quelle pecorelle.

Parola di Dio: Ez. 37,21-28; Cantico da Ger. 31,10-12b.13; Gv. 11,45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“CAIFA DISSE: NON CONSIDERATE COME SIA MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA?”.

(Gv. 11,50)

Gesù aveva fatto risorgere Lazzaro, ma il gesto di richiamare in vita un morto era destinato a portare lui stesso alla morte. E la morte di Gesù viene decretata dalla Chiesa ufficiale per opportunismo religioso e politico, ma Gesù morirà per dare la vita. La nostra quaresima è al termine: siamo pronti a celebrare la Pasqua del Signore? Abbiamo capito che essere cristiani ha un prezzo? Abbiamo rinnovato le nostre scelte battesimali? Abbiamo fatto diventare realtà nella nostra vita, il motto che apriva questi quaranta giorni: Convertitevi e credete al Vangelo? Coraggio, è l’ultima occasione per una conversione profonda di fede e di vita.

  

 

DOMENICA 28 MARZO: DELLE PALME: PASSIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE.

 

Hanno detto: Un politico pensa alle prossime elezioni, un uomo di stato alle prossime generazioni. (John Clarke)

Saggezza popolare: La forza unita è più forte. (Detto latino)

Un aneddoto: Il 28 marzo 1994 moriva il drammaturgo rumeno-francese Eugene Ionesco. L’aneddoto che Ionesco amava di più era quello del suo correre ogni volta al telefono, quando questo squillava, nella “speranza ogni volta delusa che possa essere Dio che mi telefona o almeno uno dei suoi angeli di segreteria…” Noi diciamo che Dio non telefona personalmente, ma telefonano i figli di Dio se sappiamo riconoscerli.

Parola di Dio: (Lc. 19,28-40) Is. 50,4-7; Sal. 21; Fil. 2,6-11; Lc.22,14-23.56

 

2^ Lettura Fil. 2, 6-11

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi.

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Parola di Dio

 

NEL NOME DI GESU’ OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI, NEI CIELI, SULLA TERRA E SOTTO TERRA E OGNI LINGUA PROCLAMI CHE GESU’ CRISTO E’ IL SIGNORE”. (Fil. 2,11)

Oggi riviviamo l’entusiasmo della folla di Gerusalemme; oggi salutiamo Cristo come Colui che viene nel nome del Signore e riscopriamo la gioia di camminare dietro a Lui. Perché è il Figlio di Dio, il nostro Salvatore. Ma non dimentichiamo ciò che Gesù disse a Pilato: il Regno di Dio non è di quaggiù. Oggi vediamo quanto chiaramente sono diverse le vie di Dio dalle vie degli uomini: Gesù è il Figlio di Dio eppure si è fatto servo, è il Signore della vita ma subisce la morte. Si è umiliato “divenendo obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. E’ una vicenda incredibile, che ci lascia con il fiato sospeso: “Signore, perché?” Noi e Dio. I peccatori e il Santo. Gesù è l’amore di Dio che entra dentro il nostro peccato per salvarlo. Beati noi se ci lasciamo salvare oggi; Sì, proprio oggi infatti la passione di Cristo per noi è una storia sempre viva che non apparterrà mai al passato perché il protagonista è Dio che mi ama e mi salva, oggi, purché io riconosca il sua amore.

 

 

LUNEDI’ 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI LA MIA LUCE, SEI LA MIA SALVEZZA, SEI LA MIA GIOIA, ALLELUIA

 

Hanno detto: La vera felicità costa poco; se è cara non è di buona qualità. (René Chateaubriand)

Saggezza popolare: Per quanto alto possa crescere un albero, le sue foglie cadranno sempre a terra. (Prov. Malese)

Un aneddoto: “Il giorno era cominciato male e stava finendo peggio. Come al solito l’autobus era molto affollato. Mentre venivo sballottata in tutte le direzioni, la tristezza cresceva. Poi sentii una voce profonda provenire dalla parte anteriore dell’autobus: “Bella giornata, non è vero?”. A causa della folla non riuscivo a vedere l’uomo, ma lo sentivo descrivere il paesaggio primaverile, richiamando l’attenzione sulle cose che si avvicinavano: la chiesa, il parco, il cimitero, la caserma dei pompieri… L’entusiasmo era così contagioso che mi misi a sorridere per la prima volta nella giornata. Arrivammo alla mia fermata. Dirigendomi con difficoltà verso la porta, diedi un’occhiata alla nostra “guida”: una figura grassottella con la barba nera, gli occhiali da sole, con in mano un bastone bianco: Era cieco! Dio nella sua saggezza aveva mandato un cieco che mi aiutasse a vedere!”

Parola di Dio: Is. 42,1-7; Sal 26; Gv. 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“GESU’ ANDO’ A BETANIA… E QUI GLI FECERO UNA CENA”. (Gv. 12,1)

Alla cena di Betania, nella casa dell’amicizia – come il Vangelo descrive l’abitazione di Marta, Maria e Lazzaro – siamo invitati anche noi, per stare con Gesù in quell'atmosfera calda di affetto, carica insieme di presagi e di interrogativi. Sostiamo in quella casa ospitale per tirare le fila della nostra sequela di Gesù: un cammino di salvezza, dalla morte alla vita, come accadde a Lazzaro, o di premurosa sollecitudine, tale da divenire quotidiano servizio al Maestro e ai suoi, come per Marta? Comunque si configuri il nostro cammino, il nostro stare con Gesù, ascoltare la sua Parola e condividere l'esistenza con Lui, esso non è ancora decisivo, non rende stabili e sicuri i passi per raggiungere la vita.

Decisivo è riconoscere e accogliere l'amore che Egli dona, l'Amore che egli è. Giuda non lo ha accolto, perciò condanna lo 'spreco' di Maria, e fa i suoi conti con il pretesto dei poveri. Maria ha fatto di quell'amore la sua vita; il centro di gravità che l'attira fuori di se stessa, senza calcoli, senza ragionamenti; con intuizione esatta e luminosa ella ha colto l'essenziale: il Povero è Gesù, che tutto dona.

 

 

MARTEDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PIETA’

 

Hanno detto: Felice colui che ha trovato il proprio mestiere: che non chieda altra fortuna. (Thomas Carlyle)

Saggezza popolare: Chi non crede in Dio, crede nel diavolo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: La nonna entrò in chiesa tenendo per mano il nipotino. Cercò con lo sguardo il lumino rosso che segnalava il tabernacolo del Santissimo. Si inginocchiò e cominciò a pregare. Il bambino girava gli occhi dalla nonna al lumino rosso, dal lumino rosso alla nonna. Ad un certo punto sbottò: “Ehi nonna! Quando viene il verde usciamo, eh”. Quel lumino non diventerà mai verde e continua a ripeterci: “Fermati perché ho tante cose da darti!”

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70; Gv. 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’". (Gv. 13,21)

Si sta avvicinando per Gesù il momento centrale del suo essere venuto sulla terra e Gesù sente il bisogno di condividerlo con i suoi amici, anche se deve scoprire il tradimento, il rinnegamento, l’incomprensione. Due amici: Pietro e Giuda; uno, nonostante le sincere affermazioni di amicizia e di coraggio, sta per rinnegarlo e un altro ha già deciso il tradimento. Ma c’è una grossa differenza tra questi due drammi dell’amicizia che vale la pena di meditare con attenzione. Giuda è caduto nella notte e non ha più forza e capacità per venirne fuori. Egli è la terribile immagine della disperazione: “Tutto è finito per me”. Anche Pietro commetterà il suo errore, ma egli resterà dentro l’amore. Egli era sicuro di essere ancora amato e di poter ancora amare. Per lui e per noi è questo “ancora” che gli permette di non cedere alla disperazione totale: “Niente è impossibile a Dio”. Quando pensiamo che Dio non può perdonarci, noi diventiamo Giuda. Ma noi possiamo ancora e sempre diventare Pietro e ascoltare ancora la parola che ci farà rivivere: “Mi ami tu ?”.

 

 

MERCOLEDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

MISERICORDIOSO GESU’, ABBI PIETA’ DI ME.

 

Hanno detto: La stima vale più della celebrità, la considerazione più della rinomanza e l'onore più della gloria. (Nicolas de Chamfort)

Saggezza popolare: Chi non comincia non finisce. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un saggio teneva nel suo studio un enorme orologio a pendolo che ad ogni ora suonava con solenne lentezza ma anche con grande rimbombo. “Ma non la disturba?”, chiese uno studente. “No”, rispose il saggio, “perché ad ogni ora sono costretto a chiedermi: che cosa ho fatto dell’ora appena trascorsa?”.

Parola di Dio: Is. 50,4-9a; Sal. 68; Mt. 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’ ”. (Mt. 26,21)

Il vangelo di oggi ci mostra due poli estremi delle umane potenzialità: la libertà di consegnare/tradire (l'abisso del rinnegamento: Giuda) e quella di consegnarsi/donarsi (il vertice del più grande amore per gli altri: Gesù). Tra questi due poli ognuno è libero di muoversi, di operare le sue scelte quotidiane, ma il vangelo ce ne fa consapevoli: ad un estremo opera la potenza di Dio, all’altro la forza del maligno. Gesù si dona e l’uomo lo tradisce. C’è soltanto da precisare: il dono arriva prima del tradimento. Giuda è inevitabilmente in ritardo. E’ questo il suo vero dramma. Quando va a vendere Gesù ai suoi nemici, non si rende conto di essere stato preceduto dall’interessato stesso che si era già “offerto” a tutti gli uomini. Ciò è avvenuto durante l’Ultima Cena. In questa occasione Gesù, più che svelare il traditore, svela semplicemente che la consegna può essere fatta soltanto perché il dono è a disposizione. Il dono precede la cattura. La malvagità degli uomini non riuscirà mai a precedere la misericordia di Dio. L’unica volta in cui Giuda riuscirà ad arrivare prima, a non essere in ritardo, sarà quando andrà ad impiccarsi. Ma, forse, anche lì...

     
     
 

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