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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

FEBBRAIO 2010

 

 

LUNEDI’ 1 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Orso di Aosta; Santa Anna Michelotti; Santa Brigida di Cell Dara.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano. Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano. (Emily Dickinson)

Saggezza popolare: Che le parole siano come le perle: rare e preziose. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Passeggiando per la campagna, un uomo scorse un tale che stava armeggiando con una corda accanto ad un albero. Si era legato un capo della corda ai fianchi, con un nodo scorsoio, e stava tentando di far passare l'altro capo sopra un grosso ramo. "Che cosa fa?", gli chiese incuriosito. "Mi sto impiccando", rispose l'altro. "In questo caso", suggerì il passante, "il nodo deve farselo passare intorno al collo". "Ci ho già provato", esclamò l'altro. "Ma in quel modo soffoco". Molti vorrebbero fare grandi cose, serie, importanti, decisive. Ma non hanno nessuna intenzione di sopportarne anche le conseguenze.

Parola di Dio: 2 Sam 15,13-14.30;16,5-13a; Sal 3; Mc 5,1-20

 

Vangelo Mc 5, 1-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: "Và nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati. Parola del Signore

 

“GESU’ NON PERMISE (ALL’INDEMONIATO GUARITO DI SEGUIRLO), MA DISSE: VA’ NELLA TUA CASA, DAI TUOI, ANNUNZIA LORO CIO' CHE IL SIGNORE TI HA FATTO E LA MISERICORDIA CHE TI HA USATO”. (Mc 5,19)

Può sembrare strano che Gesù rifiuti una “vocazione”. L’indemoniato guarito vuole seguire Gesù, vuol diventare apostolo, ma Gesù ha progetti diversi per lui e lo manda alla propria famiglia e alla propria gente perché lui, guarito nel corpo e nello spirito, sia testimo­nianza vivente della misericordia di Dio. Lui ha in mente un progetto specifico per ciascuno di noi nella costruzione del suo regno. Non è necessario che tutte le vocazioni portino al sacerdozio, che tutti vadano in missione lontano. Nella Chiesa possono servire i preti, i profeti, i catechisti, gli animatori, coloro che dedicano tutta la vita alla preghiera, i testimoni, e non c e neppure graduatoria sui migliori. Dio ha bisogno di te. Ti ha dato dei doni per te e per i fratelli. Cerca di conoscerli, di esserne riconoscente, di non nasconderli, ma di usarli per il bene tuo e degli altri e sentiti unito ai fratelli che con altri doni operano per il Regno. E’ la famiglia di Dio che guidata dallo Spirito continua a dire al mondo la sua volontà salvifica.

 

 

MARTEDI’ 2 FEBBRAIO: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina De Ricci; San Cornelio, centurione.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO TI RICONOSCA.

 

Hanno detto: Colui il quale ha come suo consigliere solamente se stesso è nelle mani di un pazzo. (Talleirand)

Saggezza popolare: Chi sta accanto al principe riceve molti onori. Chi sta vicino alle cucine riceve cibo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un uomo che aveva subito un intervento a cuore aperto raccontava la sua esperienza. Il giorno prima dell'intervento una bella infermiera era venuta nella sua stanza per visitarlo. Le aveva preso la mano, l'aveva stretta e poi le aveva detto di sentire la sua e di stringerla a sua volta."Ascolti", disse la donna, "durante l'operazione di domani lei verrà separato dal suo cuore e tenuto in vita solo dalle macchine. Quando il suo cuore sarà finalmente sistemato e l'operazione terminata, riprenderà conoscenza e si sveglierà in una stanza di rianimazione. Tuttavia, dovrà restare immobile per sei ore. Potrebbe non riuscire a fare alcun movimento, a parlare, persino ad aprire gli occhi, ma sarà cosciente; sentirà e comprenderà tutto ciò che le succede intorno. Durante quelle sei ore io rimarrò al suo fianco e le terrò la mano, proprio come sto facendo ora. Starò con lei finché non si sarà ripreso completamente. Anche se potrà sentirsi inerme, quando sentirà la mia mano saprà che io non la lascerò". "Successe esattamente quello che l'infermiera mi aveva detto" spiegava l'uomo. "Mi svegliai ma non riuscivo a fare nulla. Potevo però sentire la sua mano che stringeva la mia, per ore, e fu questo a fare la differenza". Il Paraclito, lo Spirito Santo che Gesù ha promesso ai suoi amici, è proprio così: ci tiene la mano, per tutta la vita. Ed è questo a fare la differenza.

Parola di Dio: Ml 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

 

Vangelo Lc 2, 22-40

Dal Vangelo secondo Luca

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA”. (Lc 2,30)

Festa della luce. Benedizione dei ceri. Speranza di vita nuova (“alla Candelora de l’inverno siamo fora”)… Con tutta questa luce dovrebbe essere chiaro per tutti chi sia quel bambino che si adegua alle leggi religiose del suo popolo, che offre se stesso per noi anticipando la sua totale donazione nella sua passione e morte. Eppure i nostri occhi spesso non sanno riconoscere la presenza di Gesù nella vita. Noi viviamo nella società delle immagini. Apri un televisore, entri in internet e sei in tempo reale in tutte le parti del mondo. Tutto ci scorre sotto gli occhi ma quasi più nulla ci meraviglia; le cose stentano a parlarci, difficilmente sappiamo riconoscere le orme di Dio. Simeone è uno che non soltanto vede con gli occhi ma è abituato a sentire lo Spirito che gli fa vedere col cuore e riconosce tra tanti bambini quel Bambino che è l’atteso. Se vuoi vedere col cuore prima devi abituarti al silenzio perché la voce dello Spirito è come un alito di brezza che appena fa fremere le erbe ma che apre gli occhi del cuore a vedere ben aldilà delle cose già meravigliose, a vedere il senso di Dio in tutto e in tutti. 

 

 

MERCOLEDI’ 3 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Biagio, Vescovo e Martire; Sant’Ansgario (Oscar), Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

NON SONO SOLO, SIGNORE, PERCHE’ TU SEI CON ME.

 

Hanno detto:

Passerò per questo mondo una volta sola, perciò qualsiasi cosa buona io possa fare per qualunque uomo, lasciamela fare ora. (S. Grill)

Saggezza popolare: Chiamar le cose con il loro nome è l'inizio della saggezza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il 3 Febbraio 1849 a Roma fu proclamata la Repubblica romana dai rivoluzionari, i quali decretarono la fine del Potere temporale dei Papi. Pio IX, che era fuggito a Gaeta fin dal novembre 1848, fu interrogato da un diplomatico spaventato dalla piega che prendevano gli avvenimenti: - Santità, non temete che questa volta la navicella di Pietro affondi? - Oh no! - rispose sorridendo il Papa - La navicella di Pietro non affonderà mai. Sapete piuttosto, Eccellenza, di chi temo? - Di chi, Santità? - Temo - rispose Pio IX - dell’equipaggio.

Parola di Dio: 2Sam 24,2.9-17; Sal 31; Mc 6,1-6

 

Vangelo Mc 6, 1-6

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Parola del Signore

 

“E SI SCANDALIZZAVANO DI LUI”. (Mc 6,3)

I concittadini di Gesù, coloro che lo hanno avuto per anni come compaesano non solo non riescono a vedere in Lui il Messia, ma si scandalizzano che “uno di loro”, il figlio del falegname possa essere diventato qualcosa di diverso da loro. Gesù, come diceva nel vangelo di ieri Simeone diventa “segno di contraddizione”. Il peccato dei nazaretani è di presumere di sapere chi sia il Messia e se non rientra nei loro schemi non è Lui, è il desiderio di volere lo straordinario ma di non saperlo cogliere nell’ordinario. Anche noi, spesso ci costruiamo un’immagine di Dio e di Gesù e Lui deve rientrare in essa. Se, per caso, Dio si presenta “diverso” da questa immagine, noi non lo accogliamo. Noi cerchiamo il Dio grande e potente, a volte lamentiamo pure la sua lontananza e non riusciamo a vederlo mentre ci passa accanto, vicinissimo. Andiamo magari a cercarlo lontano, in religioni o in filosofie astruse e non lo riconosciamo presente in noi. Siamo sempre in attesa di qualche miracolo o segno grandioso e allora ci è difficile riconoscerlo negli abiti del quotidiano. In fondo siamo contenti che Dio si sia incarnato, ma non riusciamo a riconoscerlo e accoglierlo col suo volto di uomo. “Venne tra i suoi e i suoi non lo accolsero”, è successo ai nazaretani ma può succedere anche a noi. Proviamo, oggi, a lasciar cadere le nostre immagini artefatte  di Dio e a provare a scoprire i mille modi di presenza del Signore in mezzo a noi .

 

 

GIOVEDI’ 4 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Corsini, vescovo; San Federico, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, TUTTI I MISSIONARI DEL VANGELO.

 

Hanno detto: Per Cristo, con Cristo, in Cristo,   così si cammina...accettando di andare avanti perché si ama, non perché tutto è chiaro! (Mimmi Cassola)

Saggezza popolare: Colpisci te stesso prima, per capire il dolore che daresti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: "Ecco il problema", disse un monaco ai suoi novizi: "Un uomo gioca a scacchi con una macchina potentissima. Chi l'ha costruita l'ha avvisato: "Non potrai mai vincere". Ed egli lo sa. E tuttavia continua a giocare. Chi mi sa dire il perché?" Rispose uno: "Gioca perché spera che la macchina si rompa". Disse un altro:"Gioca perché pensa che chi l'ha costruita possa averlo ingannato". E un terzo: "Gioca perché in cuor suo non crede di poter perdere in eterno". Disse finalmente il monaco: "Semplicemente, gioca per il piacere di giocare".

Parola di Dio: 1Re 2,1-4.10-12; Cantico da 1Cr 29,10-12; Mc 6,7-13

 

Vangelo Mc 6, 7-13

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

 

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI E COMINCIO’ A MANDARLI”. (Mc 6,7)

Il Vangelo di oggi ci parla di Gesù che affida una missione agli apostoli. Gesù si fida di loro. Non sono ancora dei teologi, non sono neanche psicologi, esperti di umanità, a stento sanno parlare, forse non tutti sanno scrivere, poi non devono fidarsi delle cose, anzi è meglio portarsi dietro il minimo indispensabile. Eppure Gesù si fida di loro. Gesù si fida di me e di te e ci ha chiamati  per affidarci un missione. E bello stare con Gesù, fermarsi a pregare con lui e con gli amici, sentire il cuore riempirsi di gioia davanti alle sue parole... ma poi bisogna andare... E spesso non bisogna neanche fare tanti chilometri. Stai pregando e suona il campanello: è qualcuno che ha bisogno di te, forse per una cosa che giudichi anche non importante. Esci dalla messa e incroci quella persona e ti verrebbe voglia di attraversare la strada facendo finta di non vederla, eppure è tuo fratello e potrebbe aver bisogno anche solo del tuo sorriso, e in casa non c’è proprio spazio per una parola di fede e una testimonianza di amore? E’ bello stare con Gesù, ma bisogna anche andare. Lui non ha una dimora fissa e solo andando rischi veramente di incontrarlo di nuovo.

 

 

VENERDI’ 5 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agata, martire; Sant’Isidoro, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, DI ESSERE UN TESTIMONE FEDELE.

 

Hanno detto: Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta. (Spinoza)

Saggezza popolare: Colui che conosce gli altri è sapiente; colui che conosce sé stesso è illuminato; colui che vince un altro è potente; colui che vince sé stesso è veramente forte. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un uomo d'affari stressato e logorato dai troppi impegni si presentò ad un maestro di vita spirituale a chiedere un consiglio. Gli disse il maestro: "Quando un pesce finisce al secco comincia a morire. Anche tu cominci a morire quando ti lasci prendere dalle cose del mondo. Il pesce può salvarsi se torna subito nell'acqua. Tu devi tornare subito nella solitudine". L'uomo d'affari si spaventò "Devo lasciare tutti i miei affari e rifugiarmi in un convento?". "No, no. Conserva i tuoi affari e rifugiati nel tuo cuore". Nel vocabolario della spiritualità c'è una bellissima parola: "raccoglimento". Esprime il momento in cui ci si ferma per "raccogliere" i pezzi di noi che la giornata ha disperso.

Parola di Dio: Sir 47,2-13; Sal 17; Mc. 6,14-29

 

Vangelo Mc 6, 14-29

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui". Altri invece dicevano: "E' Elia"; altri dicevano ancora: "E' un profeta, come uno dei profeti". Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!". Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

“VOGLIO CHE TU MI DIA SUBITO SU UN VASSOIO LA TESTA DI GIOVANNI IL BATTISTA”. (Mc 6,25)

Giovanni aveva detto: “Io devo diminuire perché Lui cresca”, “Io sono la voce, Lui il Verbo”, “Io sono l’uomo del deserto e lui è l’agnello di Dio che sopporta il peccato del mondo”… E così succede: colui che ha preparato la strada a Gesù lo anticipa anche nel suo martirio, colui che ha battezzato Gesù con l’acqua del Giordano ora riceve un battesimo di sangue che lo unisce intimamente al suo Maestro. Noi spesso non ci pensiamo, ma portiamo il nome di Gesù: siamo cristiani, e allora in tutto dovremmo essere come Lui. Fin da bambini il Battesimo ci ha rivestiti di Cristo, nella Cresima abbiamo confermato la nostra sequela di Gesù, ricevendo l’Eucaristia diventiamo una cosa sola con Lui, ogni Sacramento e ogni fatto della vita ci unisce a Lui, ma gli altri riescono a riconoscere la nostra somiglianza con Lui o è solo questione di etichette che ci siamo messi addosso? Ad esempio se Gesù perdonasse come perdono io la sua misericordia sarebbe davvero così grande? E l’amore del Signore sarebbe davvero così universale e totale se fosse solo come il mio condividere a gocce e con persone ben definite?

 

 

SABATO 6 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Paolo Miki e compagni, martiri; San Gastone, Vescovo, Santa Dorotea, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA SAPIENZA DEL CUORE.

 

Hanno detto:

La tristezza chiude le porte del cielo.  La preghiera le apre. La gioia le abbatte.  In altre parole: buon riso fa Paradiso. (Giosuè Torquati)

Saggezza popolare: Cosa è mai un tamburo se nessuna mano lo suona? (Prov. Cinese)

Un aneddoto: C'era un paese in cui non s'era mai visto un elefante. Anzi: la gente nemmeno sapeva che cosa fosse. L'imperatore dell'India, per suoi interessi politici, volendo stipulare un'alleanza con il re di quel paese, gli mandò in dono un elefante che arrivò di notte e subito venne rinchiuso in un padiglione nel giardino dell'ambasciata, in attesa della consegna ufficiale, in pompa magna. La curiosità della gente era grande, e per vedere com'era fatto un elefante, quattro dei più coraggiosi decisero di introdursi di soppiatto nel padiglione, approfittando della notte e del buio. Anzi, per non farsi scoprire, non portarono con sé neanche una lanterna, limitandosi a toccare l'animale, palpandolo ben bene e scappando poi di gran volata per tornare dagli amici che li aspettavano impazienti. “Ecco come è fatto un elefante: - disse il primo che aveva toccato una zampa - è come una colonna, una grande colonna tutta tonda”. Ma il secondo, che aveva toccato la proboscide, replicò: “Niente affatto: è come una grossa corda, molto grossa e molto lunga”. Il terzo, che aveva toccato ben bene un orecchio dell'elefante, assicurò invece che l'animale aveva l'aspetto di un grande, grande ventaglio; e il quarto, che aveva ispezionato la coda, affermò che dopotutto l'elefante assomigliava proprio al codino di un maiale, ma molto più alto e ruvido. Questo capita a chi vuol parlare delle cose senza averne una visione globale. (Saggezza islamica - Gabriele Mandel)

Parola di Dio: 1Re 3,4-13; Sal 118; Mc 6,30-34

 

Vangelo Mc 6, 30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

 

“VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO, E RIPOSATEVI UN PO’ ”. (Mc 6,31)

Non è facile fermarsi. A volte siamo presi dal vortice del lavoro e delle attività, come in un ingranaggio di cui abbiamo perduto il controllo. La società ci impone spesso un ritmo di vita frenetico: produrre sempre di più, avanzare nella carriera, primeggiare. Non è facile affrontare la solitudine e il silenzio fuori e dentro di noi; eppure sono condizioni necessarie per ascoltare la voce di Dio, per confrontare la nostra vita con la sua Parola, per coltivare e approfondire il rapporto d’amore con lui. Senza questa linfa interiore rischiamo di girare a vuoto e il nostro molto daffare può rimanere infruttuoso. Ecco allora la necessità di periodi, se pur brevi, di riposo fisico e mentale anche per evitare lo stress. A volte ci sembrerà di perdere tempo, eppure anche in questo dobbiamo fidarci dell’invito di Gesù. Ecco poi un consiglio di Chiara Lubich: Pure quando non ci è possibile allontanarci dal chiasso e dal vortice del mondo che ci circonda, possiamo andare in fondo al cuore, in cerca di Dio, ed egli è sempre lì. Basterà a volte dire: "E’ per te, Gesù", prima di ogni attività o di un incontro. E’ anche questo un modo per ritirarsi un po’ in disparte e dare a tutto un motivo, un’intonazione soprannaturale. E offrirgli ogni dolore, piccolo o grande. La comunione con lui si perfezionerà. Anche il fisico ne troverà beneficio e sarà possibile tornare rinfrancati alla nostra attività, e amare con maggiore slancio.

 

 

DOMENICA 7 FEBBRAIO: 5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso; Sant’Adautto, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, CHE MI CHIAMI A SERVIRTI.

 

Hanno detto: Saremo giudicati sulla direzione presa, non sul pezzo di strada che avremo avuto il tempo di fare. (Mimmi Cassola)

Saggezza popolare: Devi attraversare il fiume prima di dire al coccodrillo che ha un cattivo alito. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un buon parroco aveva osservato che dall’una alle tre, nel silenzio della sua chiesa veniva sempre un soldato, che dopo essersi chinato per salutare Gesù, se ne stava sull’attenti immobile e riverente. Un giorno gli chiese: “Che fai qui sull’attenti?”  “Due ore di sentinella al mio Dio — rispose con franchezza. E continuò: — Tutti i grandi della terra hanno le loro guardie. E il Re dei Re non ne avrà nessuna? Ebbene, io voglio fare la sentinella e me ne sento orgoglioso tanto da non sentirne la fatica”.

Parola di Dio: Is 6,1-2a.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

 

Vangelo Lc 5, 1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE A SIMONE: NON TEMERE D’ORA IN POI SARAI PESCATORE D’UOMINI”. (Lc 5,10)

Fin dall’inizio della sua missione, Gesù decide di coinvolgere l’uomo nella sua avventura.  Chiama persone a seguirlo più da vicino, a essere compartecipi di un’esperienza che non ha eguali. Mostra fiducia nell’uomo e corre il rischio di riporre questa fiducia in una creatura fragile e non estranea all’infedeltà e al peccato. Questo deve farci riflettere: il Signore chiama tutti a collaborare con lui. Esiste una vocazione che è comune ad ogni cristiano: quella del battesimo. Essa è vocazione alla fede, alla testimonianza di vita. Vocazione che poi si incarna e si esplicita in scelte di vita particolari: professionali, familiari, di consacrazione, di vita spesa per l’annuncio del vangelo. Chi accoglie la chiamata di Gesù e diviene suo discepolo fa propria l’esperienza di Simone, di Giacomo e  di Giovanni: il maestro sale anche sulla nostra barca, entra nella nostra vita e la trasforma. Egli oggi continua a parlare “dalla nostra barca”, cioè dalla nostra vita e per mezzo della nostra vita. Ogni comportamento, ogni scelta, ogni discorso che facciamo è quindi specchio della nostra fede. Ed è attraverso la nostra vita che il Signore getta le reti. Non le nostre, con le quali “fatichiamo tutta la notte... e non prendiamo nulla”, ma le sue.

 

 

LUNEDI’ 8 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo Emiliani, fondatore; Santa Giuseppina Bakita; San Giovanni di Matha, fondatore.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARISCI, GESU’, LA NOSTRA MISERIA.

 

Hanno detto: L’infinito non conserva altro che l’amore perché l’amore è a sua immagine e somiglianza. (K. Gibran)

Saggezza popolare: I falsi amici sono come quei commensali che si alzano quando la tavola è vuota. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Eugenio Fizzotti ha riassunto i principi del buddismo, riportando il racconto di Gotami ossia quella donna indiana che viveva felice e contenta col suo sposo: poi il bambino appena nato era morto. Gotami, disperata, passò da un ospedale all’altro per riavere la sua creatura, finché fu indirizzata al medico più famoso del mondo. E costui l’assicurò che avrebbe potuto ridare l’esistenza al cadaverino, se gli avesse portato una manciata di granelli di senapa, “raccolti solo da quelle famiglie che non sono mai state colpite dalla sofferenza alcuna né dalla morte”. Gotami s’affannò a cercare, ma non trovò neppur una famiglia in tali condizioni. Capì allora la grande legge del dolore, da cui nessuno è mai esente.

Parola di Dio: 1Re 8,1-7.9-13; Sal 131; Mc 6,53-56

 

Vangelo Mc 6, 53-56

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. Parola del Signore

 

“E DOVUNQUE GIUNGEVA, IN VILLAGGI O CITTA’  O CAMPAGNE, PONEVANO GLI INFERMI NELLE PIAZZE E LO PREGAVANO DI POTERGLI TOCCARE ALMENO LA FRANGIA DEL MANTELLO; E QUANTI LO TOCCAVANO, GUARIVANO.” (Mc 6,56)

Gesù era un guaritore? I miracoli confermano la divinità di Gesù? Perché Gesù non ha guarito tutti i malati? Quanti interrogativi tipici della nostra mentalità razionalistica occidentale! Nel mondo antico il male, in qualunque modo si manifesti, si oppone al bene, cioè a Dio. Il male, poi, dà all’uomo la giusta dimensione, cioè lo aiuta a pensarsi non autosufficiente, ma debole, finito, bisognoso di aiuto. Dio non ama il male, né il peccato, né le sue conseguenze, anzi aiuta l’uomo a combatterlo. Gesù è la risposta più grande di Dio alla lotta contro il male. E Gesù raccoglie tutto il male del mondo per inchiodarlo sul legno della croce, per morire di lui e con lui, per trasformare peccato, male, sofferenza, morte in risurrezione e vita eterna. Gesù, in questo brano di Marco, non parla, agisce, guarisce. Non fa distinzioni su qualità di fede più o meno superstiziosa, su malati meritevoli o meno di guarigione. Gesù ‘si lascia toccare’ e guarisce. E’ l’aspetto più concreto, più consolante della Buona Novella. Che poi questo sia la realizzazione delle profezie, la conferma della divinità di Gesù, è tutto vero, ma intanto le guarigioni sono segno concreto che l’impero del male non è invincibile, che basta una frangia del mantello di Gesù o la sua ombra per cacciarlo. Ma oggi è ancora così? Certamente oggi possiamo incontrare Gesù in maniera piena e totale: pensa a quando fai la Comunione, a quando ricevi il suo perdono, pensa a quante volte puoi incontrare il Cristo nel fratello: E “toccare Gesù” non ci guarisce? Forse non da tutte le malattie fisiche perché Gesù non è la bacchetta magica del mago ma avere Gesù al fianco, gustare i suoi doni certamente può guarire il nostro cuore.

 

 

MARTEDI’ 9 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Apollonia, vergine e martire; San Rinaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DALL’IPOCRISIA.

 

Hanno detto: E' buon pensiero che quando aspiri a grandi cose, curi le piccole. (Dionisio)

Saggezza popolare:

I piccoli mali sono le sorgenti del nostro dolore. Gli uomini non inciampano nelle montagne ma sulle pietre. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il Vicario di una parrocchia di New York, fu chiamato a portare i Sacramenti a un giovane di colore, venticinquenne, il quale aveva assassinato una sua amica e doveva affrontare la sedia elettrica di lì ad un’ora. Il Vicario lo confessò, gli diede la santa Comunione: quando fu tutto terminato, ci fu un lungo silenzio. Poi, il giovanotto disse: «Padre, ho sciupato tutta la mia vita, non ho saputo imparare niente, so soltanto fare una cosa, lucidare scarpe... Mi permetta di lucidare le sue scarpe». E senza attendere risposta si buttò in ginocchio, sputò sulle sue mani e si mise a strofinare vigorosamente sulle scarpe del prete. Questi taceva, sconvolto. E in quel momento gli venne in mente: «Ma è la Maddalena ai piedi di Gesù. È il Vangelo che continua!». Come alla Maddalena molto fu perdonato perché molto aveva amato, anche noi saremo perdonati se avremo saputo amare.

Parola di Dio: 1Re 8,22-23.27-30; Sal 83; Mc 7,1-13

 

Vangelo Mc 7, 1-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?". Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte". Parola del Signore

 

“SIETE VERAMENTE ABILI NELL’ELUDERE IL COMANDAMENTO DI DIO, PER OSSERVARE LA VOSTRA TRADIZIONE”. (Mc 7,9)

Un po’ di fariseismo c’è in ciascuno di noi, in fondo fa parte della nostra pigrizia mentale. Ad esempio, quante persone, invece di farsi una opinione personale sui fatti preferiscono bere quello che TV e giornali propinano, quanti vanno avanti a base di slogan e di frasi fatte. Anche nella religione è molto più semplice sentirsi a posto “perché sono osservante”, “perché peccati grossi non ne ho” piuttosto che cercare ogni giorno, con fatica, ciò che il Signore vuole da me, piuttosto che sporcarsi concretamente le mani per qualcuno, scontrarsi con la propria impotenza nel cercare di fare il bene. Addirittura nella fede possiamo diventare ipocriti quando preferiamo accontentarci di “certezze” che vengono da altri pur di non dover tutti i giorni ricercare la fede attraverso i dubbi, le sofferenze. Come combattere queste forme di ipocrisia religiosa? La strada è una sola ed è quella che i Santi hanno riproposto e ripropongono a più riprese. E’ ritornare al Vangelo di Gesù, è recuperare la sua buona notizia di salvezza, è lasciarci alle spalle le false sicurezze di una religione che ha una casella ben definita non solo per i dogmi ma anche per le persone, per le norme, è riscoprire nella comunione la libertà dei figli. E’ inutile voler riformare la Chiesa e noi stessi cambiando solo le etichette, mutando organizzazioni, creando nuove e ulteriori forme vincolanti: la vera conversione per ciascuno di noi e per le comunità cristiane è quella di tornare a Gesù.

 

 

MERCOLEDI’ 10 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Scolastica, vergine; San Guglielmo di Malavalle.

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE IL NOSTRO CUORE E COMPRENDEREMO LE PAROLE DEL FIGLIO TUO.

 

Hanno detto: Vivere a lungo è desiderio quasi di tutti,  ma vivere bene è l'ambizione di pochi. (J. Hughes)

Saggezza popolare: L'invidia è come un granello di sabbia: piccolo eppure in grado di accecare. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: PREGARE PER TUTTA LA FAMIGLIA

Una mamma, che era stata educata secondo principi cristiani, aveva mantenuto l’abitudine di far recitare al suo figlioletto questa preghiera: “Signore, benedici papà, benedici la mamma, fa’ di me un bravo figlio”. Una sera, dopo la preghiera, il piccino alzò gli occhi verso la madre: “E tu, la fai la tua preghiera?” “Qualche volta.”  “E papà?” “Non lo so... mi stupirebbe!” “Oh!... riprese il fanciullo, non è certo un bambino come me che può pregare per tutta la famiglia! Dovete aiutarmi.” Queste semplici parole di un bambino penetrarono nel cuore della mamma. Da quel giorno ricominciò a pregare e più tardi fu la volta anche di suo marito. Si è detto che la preghiera è come il respiro dell’anima, un contatto privilegiato permanente con il cielo dove il credente ha i suoi veri interessi.

Parola di Dio: 1Re 10,1-10; Sal 36; Mc 7,14-23

 

Vangelo Mc 7, 14-23

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". Parola del Signore

 

“SONO INVECE LE COSE CHE ESCONO DALL'UOMO A CONTAMINARLO”. (Mc 7,15)

L'uomo è contaminato non da ciò che entra in lui, ma da ciò che esce da lui. E dall'interno dell'uomo, dal suo cuore, salgono i pensieri e “le cattive intenzioni” che Gesù elenca così: “fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”. Da dove nasce nel mondo tanto male, come le azioni terroristiche, l'edonismo, i furti, i rapimenti, il consumo di droghe, l'imbroglio, la vendetta, le rivalità, gli omicidi, e tante altre vere calamità moderne, se non dal cuore degli uomini, nostri contemporanei? Quanto è difficile guardarci dentro con onestà! E' così facile scaricare: è colpa della società! Lo Stato deve pensarci! Sono obbligato a fare così! E quando proprio non possiamo fare a meno di vedere il male in noi lo demonizziamo: è colpa del diavolo, di Satana! Gesù ancora una volta ci invita a guardare dentro di noi : "Non cercare il male o il bene lontano da te! non scaricare il barile! tu hai già tutto in te: la possibilità del bene, la capacità di amare... Certo, c'e anche il male: come è detto a Caino: "Il male è sul tuo capo, ma se vuoi puoi vincerlo". Tu anche che vivi in mezzo a mille tentazioni quotidiane, se dal tuo cuore sai trarre cose buone, puoi superare il male, e se ti ritrovi peccatore, non cercare scuse, riconosciti tale e riconosci che qualcuno può liberarti!

 

 

GIOVEDI’ 11 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Ricorrenza della Madonna di Lourdes; Santa Eloisa; San Dativo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, O SIGNORE, LA VERA PREGHIERA E LA VERA PIETA’

 

Hanno detto: Il tranello dell’infelicità sta qui: il volere come mio qualcosa che è desiderato proprio in quanto altrui. (S. Ceccato)

Saggezza popolare: L'uomo che fa il male e ne ha vergogna ha nell'anima la possibilità di redimersi. L'uomo che fa il bene e vuol farlo sapere a tutti ha nell'anima la possibilità di perdersi. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Nel glorioso periodo dei Selciukidi, in Persia non c'erano negozi per la vendita di abiti già pronti; accadeva però che alcuni sarti avessero qualche abito confezionato, a disposizione di quanti non avevano il tempo per farselo tagliare su misura. Da uno di questi capitò un viaggiatore che chiese: “Avete un cappotto di quelli imbottiti alla moda cinese?”. Dopotutto era un capo alla moda, e il sarto ne aveva appunto uno, che il viaggiatore indossò. Gli stava proprio a pennello, e il sarto non mancò di farlo notare: “Vi va proprio su misura e costa solo cento denari. Ne siete soddisfatto?”.Ma il viaggiatore replicò restituendoglielo: “Ecco, come tessuto va bene, e anche come linea; ma lo vorrei molto più ricco, con un collo di pelliccia, le manichette di pelo, una martingala di felpa e due grandi ricami, uno a destra e uno a sinistra. Ne avete uno così?”. Il sarto replicò: “Credo proprio di sì. Deve essere giù in laboratorio. Si accomodi, e mia moglie le preparerà un tè, mentre io scenderò dabbasso a cercarlo”. E via di corsa nel laboratorio dove, gettato il cappottino sul bancone e chiamati i lavoranti, subito tagliò un colletto di pelliccia e le manichette di pelo, mentre le ricamatrici rapidamente ricamavano rami di fiori a destra e a sinistra, e un aiutante applicava una martingala di felpa. Il lavoro venne eseguito bene e rapidamente, e il sarto risalì trionfante esclamando: “L'ho trovato! Eccolo!” Il viaggiatore provò il cappotto così arricchito, si dichiarò soddisfatto e chiese il prezzo. “Quello di prima era semplice e costava cento denari, - disse il sarto - ma questo è molto più importante e ne costa quattrocento”. Il viaggiatore, dopo aver pensato un momento, ribatté: “Cento il primo, quattrocento questo. Bene, li compero tutti e due”. Ovviamente non avrebbe potuto comperarli tutti e due, ed è così anche per noi. Non cambiamo mai nel corso della nostra vita, siamo sempre gli stessi: ci evolviamo, e se a vent'anni siamo il cappottino semplice, a sessanta siamo più ricchi di esperienze e di sapere, ma non potremo mai essere tutti e due nello stesso tempo.

Parola di Dio: 1Re 11,4-13; Sal 105;Mc 7,24-30

 

Vangelo Mc 7, 24-30

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo Gesù, partito da Genesaret, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine Siro Fenicia. Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Ma essa replicò:"Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli". Allora le disse:"Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia". Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato. Parola del Signore

 

“NON E’ BENE PRENDERE IL PANE DEI FIGLI E GETTARLO AI CAGNOLINI”.(Mc 7,27)

Tante volte abbiamo commentato questa apparente durezza di Gesù nei confronti di questa donna pagana che va a chiedere la guarigione della propria figlioletta. Questa volta, partendo da questo episodio, vorrei con voi fare in piccola riflessione un po’ diversa dal solito. Gesù non poteva voler male ad una mamma che chiedeva la guarigione della figlia. Gesù, che è venuto per la salvezza di ogni uomo sulla terra non poteva fermarsi a forme campanilistiche di distinzione tra ebrei e altri popoli. Dunque perché questa durezza? Come si concilia l’amore di Gesù con queste parole che sembrano quasi essere un disprezzo? Noi spesso pensiamo che amare sia benvolere, accondiscendere alle richieste dell’amato, gentilezza, generosità e normalmente queste sono componenti del voler bene, ma tutte queste cose possono essere dettate da sentimenti oppure anche solo da forma di buona educazione, da istintivo quieto vivere, da filantropia. Volere il vero bene di una persona è ancora un’altra cosa. Gesù vuole il vero bene di questa donna Siro Fenicia perché non solo vuole darle la possibilità di ottenere il miracolo della guarigione della propria figlia ma, facendo emergere il suo vero carattere. vuol far sgorgare la vera fede in lei. Tirando velocemente qualche conclusione e lasciando che lo Spirito suggerisca a voi quello che in questo momento serve alla vita di ciascuno: amare il prossimo secondo Gesù non è solo provare sentimenti di benvolere verso di lui, carità vera non è neanche concedere tutto quello che il prossimo ci richiede, è cercare il vero bene di chi ci sta accanto, è suscitare nel prossimo i sentimenti e i ragionamenti che conducono la persona a tirare fuori da se stessa tutte le potenzialità di bene, è aiutare a capire che non è solo risolvendo qualche problema materiale che si ottiene il vero senso della propria vita, è aiutare ad arrivare alla fede.

 

 

VENERDI’ 12 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto di Aniane, monaco; Santa Eulalia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE, LA TUA VOCE.

 

Hanno detto: La preghiera, che è il canto del cuore, giunge alle orecchie di Dio anche se confusa in mezzo alle grida e ai lamenti di migliaia di voci. (K. Gibran )

Saggezza popolare: L'uomo che sa ben parlare non vale quello che sa ascoltare con attenzione. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Sorridere pensando

Un uomo va dal dottore e dice: "Dottore, ho male dappertutto. Quando mi tocco la testa, ho male. Quando mi tocco qui, la pancia, ho tanto male. Se passo il dito sul ginocchio, mi fa male; sul piede, mi fa male. Che cosa devo fare? Come posso alleviare il dolore?". Il dottore lo visitò accuratamente e poi disse: "Il tuo corpo non ha niente. E' il tuo dito che è rotto".

Parola di Dio: 1Re 11,29-32;12,19; Sal 80; Mc. 7.31-37

 

Vangelo Mc 7, 31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Parola del Signore

 

“E GLI CONDUSSERO UN SORDOMUTO, PREGANDOLO DI IMPORGLI LA MANO”. (Mc 7,32)

La guarigione del sordomuti, oltre che essere un miracolo, ha un grande valore simbolico L’uomo è spesso sordo nei confronti della Parola del Signore che lo vuole salvare, non sente i richiami che Dio gli fa attraverso la sua coscienza. Pur vivendo in mezzo a tanti rumori e pur sentendo tante voci, non riesce ad ascoltare il fratello. Ma spesso è anche muto e balbuziente, cioè non riesce a comunicare, ha difficoltà nella preghiera ed anche nel rapporto con i fratelli. Tutto in questo miracolo sembra giocarsi nei contrasti tra rumore e mutismo, tra silenzio e ascolto. E questo riguarda anche noi. Oggi, parlando di inquinamento, si riconosce che la nostra civiltà soffre anche per un grave inquinamento acustico. Viviamo in una società assediata dai rumori. Nelle città il frastuono del traffico ci stordisce. Nei negozi, nei bar, nei supermercati, siamo bersagliati da messaggi pubblicitari e da annunci ad alto volume. In casa, poi, il regime dei rumori spesso risulta stressante: il campanello e il telefono che squillano continuamente, la radio, la TV. Per reagire al rumore, alle troppe voci, però, spesso si cade in un altro eccesso: l’isolamento completo. Il mutismo. Vediamo così molta gente camminare per strada assente, senza parlare; l’uso delle cuffie è diventato per non pochi l’espediente normale per isolarsi dal mondo circostante, per rifiutare ogni contatto, ogni comunicazione. Il mutismo crea il vuoto, inaridisce, è rifiuto di ogni dialogo, reazione passiva non solo contro i rumori, ma anche contro ogni possibilità di ascolto. C’è dunque un silenzio che è mutismo, e per questo non giova alla crescita dell’uomo; e c’è un silenzio che è positivo, in quanto condizione di apertura e di ascolto. Gesù ci ha svelato il segreto di un miracolo che possiamo, dobbiamo ripetere anche noi piuttosto di frequente. Infatti la nostra sordità e il nostro mutismo sono ricorrenti. E’ sufficiente portarsi in disparte, lontano dalla folla, ritrovarsi faccia a faccia con il Maestro e allora riacquistiamo immediatamente la capacità di ascoltare e il diritto di parlare. Abbiamo bisogno di silenzio per ascoltare. Non illudiamoci di sentire la voce di Dio, della coscienza o del fratello nel frastuono. "Effata", Apriti. Non significa diventa come gli altri, ma apriti dentro, lascia che Dio ti apra il cuore. Taci non per essere muto, ma per ascoltare e apri la bocca ma solo per lasciare che la tua lingua, invece di chiacchiere, possa ancora una volta dire il proprio grazie e la propria meraviglia davanti ai doni del Signore.

 

 

SABATO 13 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benigno da Todi, martire; Sante Fosca e Maura, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCO IL MIO NIENTE, PRENDILO O SIGNORE!

 

Hanno detto: Nessun problema  può essere risolto congelandolo. (Winston Churchill)

Saggezza popolare: La giustizia degli uomini è simile alla tela del ragno: il calabrone può passare ma il moscerino si impiglia. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Nella letteratura belga si trova un dramma di Maurice Maeterlink che presenta un gruppo di dodici ciechi, sei uomini e sei donne, sperduti in un bosco, lontani da ogni centro abitato. Finora li aveva guidati un anziano sacerdote il quale provvedeva al loro sostentamento, li aiutava a trovare un riparo e li accompagnava in ogni passo. Ma adesso non sentono più la voce del prete. È notte. Essi, isolati dal mondo, in tenebre ancor più profonde, non osano darsi conto del tempo e non hanno alcun mezzo d’orientamento. Così non si muovono, tendono le orecchie ai rumori del mare lontano, delle foglie che cadono, degli uccelli notturni che solcano il cielo. E si lamentano d’esser stati abbandonati da colui nel quale confidavano tanto. Invece il vecchio sacerdote è lì, in mezzo a loro, morto. Quando infine i ciechi se ne accorgono, si disperano. E nella notte silenziosa si ripercuotono le loro grida: “Abbiate pietà di noi! Un po’ di pietà”... L’allegoria è trasparente: senza sacerdoti, niente sacramenti. E senza sacramenti risulta impossibile la vita della Chiesa, la santificazione, il prolungamento stesso

Parola di Dio: 1Re 12,26-32;13,33-34; Sal 105; Mc. 8,1-10

 

Vangelo Mc 8, 1-10

Dal vangelo secondo Marco

In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: "Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano". Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?". E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette". Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta. Parola del Signore

 

“QUANTI PANI AVETE? GLI DISSERO: SETTE” (Mc 8,5)

Il miracolo parte dalla compassione di Gesù per la folla. Compassione che per Gesù non è mai solo sentimento pietistico ma partecipazione concreta alle necessità dell’altro. Infatti subito Gesù provoca i suoi amici chiedendo loro quanti pani hanno e mettendo così in evidenza che Dio è disposto ad aiutarci ma vuole farlo con la nostra collaborazione. Un giornalista, parlando con Madre Teresa le diceva: “Che cosa vuole che sia l’intervento suo e delle sue suore a favore dei poveri: sono milioni! E’ una goccia nel mare!” Rispose Madre Teresa: “E’ vero, ma se insieme alla nostra goccia ci fosse anche la tua e quella di tanti altri diventeremo dono di Dio per tanti”. “Ma io sono una vecchia povera pensionata, che cosa posso fare”, mi chiedeva una nonnina. “Puoi sopportare con amore i tuoi acciacchi senza farli pesare su altri, puoi regalare sorrisi invece che musi lunghi, puoi parlare dei problemi di tutto il mondo con Gesù”  “Ma tutto questo è poco!”  “Prova a guardate che cosa ha fatto Gesù con quei pochi pani e pesci!”

 

 

DOMENICA 14 FEBBRAIO: 6^ DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa; San Valentino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

BEATO CHI SPERA IN TE, SIGNORE

 

Hanno detto: L'amore è un'erba spontanea,  non una pianta da giardino. (I. Nievo)

Saggezza popolare: La giustizia è la forza dei re, la furbizia è la forza della donna, l'orgoglio è la forza dei pazzi, la spada è la forza del bandito, l'umiltà è la forza dei saggi, le lacrime sono la forza del bambino, l'amore di un uomo e una donna è la forza del mondo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Si racconta che a Los Angeles, nell'ambiente del cinema, gli invidiati uomini di cinema che fingono continuamente di "lavorare ad un grosso progetto", descrivono così una giornata normale: "Vi alzate alle otto. Prendete un succo d'arance e le vostre vitamine. Una passeggiata di mezz'ora, con il vostro cane, vi prepara al break-fast. Dopo leggete i giornali e la posta. Verso le dieci e mezza, una prima nuotata tonificante in piscina, poi ginnastica defatigante, bagno, sole e toeletta completa. Segue il lunch, che potete condividere con gli amici. Dopo il lunch e il caffè, di solito si vede un film in una proiezione privata, oppure shopping e telefonate. Verso le sedici, tennis o equitazione o golf. Al ritorno, una secondo nuotata in piscina, stretching e fitness del pomeriggio. Dopo questi esercizi, doccia, massaggio e, assolutamente raccomandata, una piccola siesta. Quando vi svegliate dalla siesta, avete ottant'anni"

Parola di Dio: Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26

 

Vangelo Lc 6, 17. 20-26

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”. Parola del Signore

 

“MA GUAI A VOI, RICCHI…”(Lc 6,24)

Vi offro oggi una riflessione del parroco di None, don Giancarlo.

Sì, certo, a leggere la Bibbia si rimane colpiti e stupiti. Si incontra spesso un Dio che punisce e castiga. Il “guai” che incontriamo oggi nel Vangelo è una parola “dura da digerire”. La faccia di Gesù è indubbiamente severa, ma severità non è sinonimo di condanna. Un padre “severo” non è detto che sia un padre che condanna. Significa piuttosto un padre che ammonisce, che mette in guardia dal commettere errori, che ci mette nella condizione di non fare di testa propria ciò che è contro la sua volontà e il nostro bene. E un “guai” che ci casca addosso come un macigno, come certe “arrabbiature” paterne/materne quando, come bambini, facciamo i capricci. Ma se leggiamo bene la Bibbia troviamo che dietro la parola minacciosa c’è sempre un Dio misericordioso, paziente, disponibile al perdono, innamorato di ogni persona, fedele alle sue promesse nonostante e malgrado le nostre infedeltà. Il Padre del figlio prodigo non sta sulla porta con la frusta in mano, ma a braccia spalancate. Sì, nel regno di Dio c’è giustizia e misericordia. Come faccia a conciliare le due cose, non lo so. Tutta la vita di Cristo mi ha insegnato però una cosa: che Lui è amore sconfinato e che pur di salvarmi è salito sulla croce .           

 

 

LUNEDI’ 15 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Sigfrido, vescovo; Sant’Euseo di Serravalle Sesia.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE L’UMILTA' DEL CUORE.

 

Hanno detto: Cuore, se un ignorante ti dice che l'anima, come il corpo, è mortale,  rispondi che anche il fiore muore, ma i semi rimangono.

(K. Gibran)

Saggezza popolare: La pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, il gelso si tramuta in seta. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giovane chiese ad un maestro: "Che cosa devo fare per salvare il mondo?". Il saggio rispose: "Tutto quello che serve a far sorgere il sole domattina". "Ma allora, a che cosa servono le mie preghiere e le mie buone azioni, il mio impegno nell'apostolato e nel volontariato?" replicò allarmato il giovane. Il saggio lo guardò con tranquillità: "Ti servono a essere ben sveglio, quando sorgerà il sole".

Parola di Dio: Gc 1,1-11; Sal 118; Mc 8,11-13

 

Vangelo Mc 8, 11-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e incominciarono a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda. Parola del Signore

 

“INCOMINCIARONO A DISCUTERE CON LUI, CHIEDENDOGLI UN SEGNO DAL CIELO, PER METTERLO ALLA PROVA”.(Mc. 8,11)

Continuamente Gesù si scontra con l’incredulità: e questa deriva dall’accecamento, da partiti presi, da superficialità. Ecco questa richiesta di miracolismi. Gesù, miracoli ne ha fatti tanti: non bastavano? Questo ci dimostra che non esiste persona più cieca di chi non vuoi vedere. Anche noi vorremmo dei segni, dei miracoli e non sappiamo vedere i continui miracoli di Dio. Noi abbiamo, ad esempio, il miracolo continuo dell’Eucarestia e, magari dimenticandola preferiamo correre dietro a presunte statue sudanti sangue o piangenti. Noi abbiamo il miracolo continuo della nostra e dell’altrui vita e vorremmo magari vincere al lotto perché questo ci confermerebbe che il Signore ci vuole bene, diciamo di credere alla Provvidenza di Dio ma almeno il novanta per cento dei nostri sforzi è indirizzato a provvedere con abbondanza a rispondere ai nostri desideri di cose e di denaro, sentiamo dai nostri pulpiti o altari prediche sull’umiltà, sulla povertà dei mezzi e poi certe parrocchie si costruiscono solo su cose, costruzioni dimenticando le persone. La fede non dipende dai miracoli, questi al massimo possono confermarla; la fede, come dice la parola stessa, è questione di fiducia, di “affidarsi” a una persona, di saperla accogliere, di lasciarsi guidare, di sapere che Lui è fedele, al di là di quello che vediamo, alle sue promesse.

 

 

MARTEDI’ 16 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Onesto; Santa Lucilia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DA CIO' CHE CI ALLONTANA DA TE.

 

Hanno detto: Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei fiumi, delle stelle... e passano accanto a se stesse senza meravigliarsi.

(Sant' Agostino)

Saggezza popolare: Nella bocca chiusa non entrano mosche. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un uomo, solo in una piccola oasi, si stava godendo il silenzio della notte. Era un silenzio talmente compatto e rotondo, che gli permetteva di udire il battito del proprio cuore e la sua canzone segreta. Purtroppo, a un certo punto, si alzò in volo una zanzara. Il suo ronzio insistente e variato, petulante e ossessivo, parve all'uomo la peggior ferita inferta a quella quiete assoluta. Già non udiva più il proprio cuore, quando una rana si mise a cantare. Il suo singhiozzo sgangherato e ritmato, rauco e prepotente annullò il suono della zanzara e irritò moltissimo l'uomo. Stava per alzarsi a scoprirne la provenienza quando, da una duna vicina, un coyote si mise a ululare. Il suo lamento uggioso e straziante fece sparire ogni altra voce. Era talmente invadente quel grido, talmente ostinato e penetrante da perforare, oltre al silenzio, l'animo stesso dell'uomo. In quel momento si abbatté sull'oasi un turbine di vento dal respiro roco e ansimante, facendo un tale fracasso da spaventare persino l'erba e le piante, che tutte tremavano per la paura. Poi, il vento svanì di colpo ed il silenzio riavvolse nuovamente l'uomo col suo mantello. L'uomo lo gustò profondamente, e anche se il coyote riprese a ululare, la rana a gracidare e la zanzara a ronzare, gli parvero suoni di un silenzio più amico e più cordiale.

Parola di Dio: Gc 1,12-18; Sal 93; Mc 8,14-21

 

Vangelo Mc 8, 14-21

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane". Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero:"Dodici". "E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette". E disse loro: "Non capite ancora?". Parola del Signore

 

“FATE ATTENZIONE, GUARDATEVI DAL LIEVITO DEI FARISEI E DAL LIEVITO DI ERODE!”. (Mc 8,15)

Gesù mette in guardia i discepoli e noi dal farci contaminare dal lievito dei farisei e da quello di Erode. Che cosa vuoi, dire? Semplicemente di girare alla larga da certe frequentazioni. Il lievito fermenta tutta la pasta: se è buono ci sarà pasta buona, se è cattivo si butta via tutto. Il lievito dei farisei è la superbia mascherata da religiosità, quello di Erode è il potere mascherato da religiosità. Quindi il lievito da evitare è la religiosità falsa. La religiosità dovrebbe essere il giusto modo di manifestarsi della fede ma quando prende il sopravvento, la fede si perde e rimane sola la falsa maschera della religiosità. Gesù non ha paura per noi quando ci manda come pecore in mezzo ai lupi. Non ha ritegno di dirci di andare verso gli ultimi, anche verso i ladri e le prostitute, ci mette in guardia invece dalle false religiosità e da coloro che le rappresentano. Da certi sedicenti cristiani, gran parlatori di fede, che poi sono materialisti, arrivisti boriosi, pieni di sé, da coloro che ci dicono: “O fai come me o non sei cristiano”, da chi usa il religioso per il proprio tornaconto non c’è che una strada: scappare lontano per non rischiare di essere contaminati.

 

 

MERCOLEDI’ 17 FEBBRAIO: LE CENERI

Tra i santi ricordati oggi: Santi sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria; San Fuldrado.

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE: ABBIAMO PECCATO.

 

Hanno detto: Fa il massimo nel grande mondo di Dio  chi fa del suo meglio nel proprio mondo. (Thomas Jefferson)

Saggezza popolare:

Non temere se il tuo cavallo scappa. Se ti appartiene ritornerà. E se non tornerà, è perché non è mai stato tuo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: In una giornata straordinariamente calda ed afosa, un uomo, seduto sotto una palma, sulle sponde dell'Irrawaddy, guardava verso l'altra riva dell'immenso fiume e sospirava: "Ah, se potessi essere sull'altra sponda del fiume! Certamente troverei un villaggio più grande del mio, una pagoda più scintillante d'oro, gente più simpatica". Nello stesso istante, sull'altro argine del fiume, un altro uomo, seduto anch'egli all'ombra di una palma, guardava in senso opposto e sospirava: "Ah, se potessi essere sull'altra sponda del fiume! Certamente troverei un villaggio più grande del mio, una pagoda più scintillante d'oro, gente più simpatica". A Bathiàn, città grande e popolosa, ricca dì pagode scintillanti d'oro e di gente di ogni razza, migliaia e migliaia di persone, in quella giornata straordinariamente calda e afosa, pensavano in quell'identico momento: "Ah, se potessimo starcene seduti sotto una palma sulle sponde dell'Irrawaddy...".

Parola di Dio: Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

1^ Lettura Gl 2, 12-18

Dal libro del profeta Gioele.

Così dice  il Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti». Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libazione per il Signore vostro Dio. Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un'adunanza solenne. Radunate il popolo, indite un'assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l'altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov'è il loro Dio?». Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo. Parola di Dio

 

“RITORNATE A ME CON TUTTO IL CUORE” (Gl 2,12)

Finito il Carnevale, deposti i costumi, (ma sarà proprio vero o per qualcuno è carnevale tutto l’anno?) siamo ormai entrati nel grande deserto: quaranta giorni di autenticità, di preparazione alla Pasqua, quaranta giorni in cui guardiamo al fondo del cuore e della vita per capire in che direzione stiamo andando. Nel deserto devo scaricarmi del superfluo, devo imparare a sopportare e ad ascoltare il silenzio. La Chiesa, da duemila anni, propone tre strade: la preghiera, il digiuno, la carità fraterna e solidale. La preghiera: cinque minuti di silenzio al giorno, con il vangelo della domenica davanti agli occhi, cinque minuti per iniziare la giornata entrando nella pace interiore che viene da Dio. Il digiuno: rinunciare a qualcosa (che so... la TV? una spesa superflua, una sigaretta? un dolce?) per ristabilire un ordine nella nostra volontà (chi guida la mia vita? le mie passioni?). Dai qualità al tuo tempo: rinuncia a un’ora di TV per giocare con tuo figlio, spegni una sigaretta e fatti un giro nel parco, respirando a pieni polmoni, tieniti leggero e pensa alla salute tua e degli altri. Infine la carità (non solo elemosina): rinuncia a qualcosa per un gesto di solidarietà. E soprattutto: non nasconderti dietro il paravento dei pregiudizi che ci fa dire: “Chissà dove finiranno questi soldi? E tutto inutile”. Se avessimo il coraggio di informarci! Se uscissimo dalle nostre piccole convinzioni per vedere la realtà: l’umanità che cammina nella miseria e nella fatica (quasi sempre è il risultato dell’economia liberista per chi ha già che crea povertà) e in questa umanità fratelli e sorelle che aspettano un segno di aiuto. Segno reso visibile dalla concreta generosità di molti missionari, ma che può diventare sostegno, aiuto, da parte delle nostre comunità. Non come obolo dato attingendo dal superfluo, ma come dignitoso gesto di fraternità e di amicizia. Buona quaresima!

 

 

GIOVEDI’ 18 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Claudio, martire; Santa Costanza di Vercelli.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE IO SEGUA LE TUE ORME O GESU’.

 

Hanno detto: Il problema è che se non rischi nulla, rischi ancora di più. (Erica Jong)

Saggezza popolare: Non usare un'accetta per togliere una mosca dalla fronte del tuo amico (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Sorridere pensando

Un uomo sedeva nel mio stesso scompartimento in treno. Ad ogni stazione si alzava e guardava fuori del finestrino ansiosamente, poi si risiedeva e sospirava dopo aver brontolato il nome della stazione. Dopo quattro o cinque stazioni il vicino di posto gli chiese preoccupato: "C'è qualcosa che non va? Mi sembra così terribilmente agitato". L 'uomo lo guardò e rispose: "Veramente avrei dovuto cambiare da un bel po' di tempo. Sto andando nella direzione sbagliata. Ma sto così comodo e al caldo, qui...".

Parola di Dio: Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

 

Vangelo Lc 9, 22-25  

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno". Poi, a tutti, diceva:"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?" Parola del Signore

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME, RINNEGHI SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE OGNI GIORNO, E MI SEGUA”. (Lc 9,23)

Sin dall’inizio della quaresima dobbiamo centrare subito l’obiettivo verso cui camminare. Per realizzare il grande compito della conversione, non basta intendere la conversione solo come un perfezionamento morale dell’individuo, non basta far consistere la Quaresima nella pratica di qualche devozione in più o in qualche esercizio di ascesi supplementare. La “via” del cristiano è “seguire” Cristo e seguirlo totalmente, anche sulla strada della croce. “Croce”: parola odiosa se pensiamo che spesso è costruita dagli uomini, parola che tutti cerchiamo giustamente di scartare perché siamo fatti per la gioia e per la vita, ma realtà, conseguenza per chi vuol essere fedele a scelte di verità e di giustizia. Anche Gesù ha avuto il terrore fisico della sofferenza e della croce, anche Lui ha provato il dolore morale dell’abbandono, del rifiuto, la tentazione di dire quasi l’inutilità della sua sofferenza offerta ma respinta, eppure è stato fedele a Dio, fedele all’amore degli uomini e quindi fedele alle conseguenze di questo: la croce. Quando Gesù dice che anche noi dobbiamo prendere la nostra croce non è la richiesta di un Dio sadico che ci dice di soffrire adesso per poi godere dopo, non è neanche una forma di accettazione passiva dei mali che indubbiamente incontriamo nel cammino della nostra vita, è l’invito ad essere coerenti nelle nostre scelte. Non c’è bisogno di andare a cercarle le croci, basta essere fedeli ai valori del Vangelo. Se tu vuoi rispondere con amore all’odio sta certo che i prepotenti approfitteranno di te, se tu cerchi di amare come Gesù non aspettarti riconoscenza, se tu cerchi di perdonare qualcuno, forse lo stesso perdonato ti crocifiggerà dicendo che sei un debole o facendo magari ricadere su di te il torto che tu hai perdonato.

 

 

VENERDI’ 19 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado Gonfalonieri; San Mansueto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

RICONOSCIAMO LE NOSTRE COLPE: PERDONALE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è. (Jean Jourés)

Saggezza popolare: Quando piove lo stolto impreca contro gli dei, il saggio si procura un ombrello. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il maestro sosteneva di avere un libro che conteneva tutto ciò che era concepibíle conoscere su Dio. Nessuno aveva mai visto il libro finché uno studioso in visita, a forza di insistenti preghiere, lo sottrasse al maestro. Se lo portò a casa e lo aprì ansiosamente. Ogni pagina del libro era bianca. "Ma il libro non dice niente", protestò lo studioso. "Lo so", rispose il maestro soddisfatto, "ma guarda quante cose suggerisce!"

Parola di Dio: Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15

 

1^ Lettura Is 58, 1-9  

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E' forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Parola di Dio

 

“GRIDA A SQUARCIAGOLA, NON AVER RIGUARDO; DICHIARA AL MIO POPOLO I SUOI DELITTI, ALLA CASA DI GIACOBBE I SUOI PECCATI”.

(Is 58,1)

Il peccato. Ma, esiste poi davvero o è una invenzione dei preti e dei religiosi per tener buona la gente? In che cosa consiste il peccato? E’ vincibile? Quando a qualcuno non piace una cosa cerca di nasconderla oppure di esorcizzarla. E’ vero, c’erano state e ci sono tante esagerazioni, ma siccome il peccato fa paura perché lo ritroviamo in noi, perché ne subiamo le conseguenze,  perché se ce ne accorgiamo ci colpevolizza, perché è una fatica combatterlo, allora è più facile dire che non c’è. Provate a pensare a tante frasi, da quelle degli psicologi moderni a quelle della gente comune: “Il bene e il male fanno parte della vita”, “E chi non sbaglia?” L’idea giusta di peccato la si recupera solo se si ha l’idea giusta di bene. Se vedo il bene capisco ciò che gli si oppone. Se vedo Dio vedo anche tutto ciò che gli è contrario. E se onestamente scopro ciò che si oppone a Dio e al bene, scopro l’esistenza del peccato e poco per volta posso scoprire anche la strada per vincerlo. Avete sentito l’irruenza del brano del profeta Isaia. Dio dice: “Metti il peccato davanti al mio popolo perché capisca”. Capisca la santità di Dio, capisca che non si può ingannare Dio con l’ipocrisia, capisca, davanti al bene, che la vera penitenza non è un digiuno esteriore, ma è sciogliere i legami del male e fare il bene. L’uomo riuscirà a cambiare solo quando riuscirà a capire il male che c’è dentro di lui e le sue radici  e quando, con la forza stessa di Dio, troverà la forza di allontanarsi da esso e di eliminarne le cause. Il peccato non è dire una parolaccia, non è rubare la marmellata, non è dire ho fatto “le cose sporche”. Il peccato è lo squilibrio tra l’amore e l’egoismo, e il peccato sia personale che sociale, lo si può vincere in un modo solo: ribaltando questo squilibrio e mettendo l’amore al posto dell’egoismo.

 

 

SABATO 20 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Eleuterio di Tornai; San Nemesio.

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO PECCATO IO LO RICONOSCO, IL MIO ERRORE MI E’ SEMPRE DINNANZI.

 

Hanno detto: Non venderti: sei tutto ciò che hai. (Janis Joplin)

Saggezza popolare: Quando viaggi su una strada fangosa, non fermarti a pulire i sandali. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giovane domandò al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità. Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore. "Solo ti chiedo un favore" concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versò due gocce d'olio. "Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio". Dopo due ore il giovane tornò e il saggio gli chiese: "Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo? Hai visto i magnifici giardini? Hai notato le belle pergamene?". Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio. "Torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo" disse il saggio. Il giovane prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare, ma questa volta osservò tutte le opere d'arte. Notò i giardini, le montagne, i fiori. Tornò dal saggio e riferì particolareggiatamente tutto quello che aveva visto. "Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato?" domandò il saggio. Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate. "Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti" concluse il saggio. "Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino".

Parola di Dio: Is 58,9b-14; Sal 85; Lc 5,27-32

 

Vangelo Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". Parola del Signore

 

“IO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI A CONVERTIRSI”. (Lc 5,32)

Ci sono pagine del Vangelo che possono scandalizzarci o portarci alla vera fede. Ci aspettiamo un Gesù “religioso” secondo i nostri schemi, tutto preghiera, tutto “casa e chiesa”, un Gesù agghindato come certi vescovi e preti che con la scusa di rendere culto a Dio e di essere osservanti delle rubriche liturgiche si pavoneggiano, un Gesù che ha scelto la “parte sana” del popolo ebraico (e per parte sana pensiamo sempre ai detentori dell’ordine pubblico e religioso) e invece troviamo un Gesù che prega ma che fa una vita molto simile a quella di un vagabondo, un Gesù che non è straccione ma si interessa molto poco di vesti­ti, specialmente liturgici, un Gesù che “mangia e beve” con pubblici peccatori, un Gesù che sceglie i suoi apostoli non tra i maggiorenti della religiosità ufficiale ma tra gente umile e pubblici peccatori. La risposta viene proprio da Gesù stesso: se pensi di essere già salvo con le tue opere, non hai più bisogno del Salvatore e non lo accoglierai; se invece ti riscopri povero, bisognoso di perdono e di salvezza e ti lasci incontrare da Cristo, la gioia entrerà nella tua casa.

 

 

DOMENICA 21 FEBBRAIO: 1^DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa; Santa Eleonora, regina

Una scheggia di preghiera:

 

DI TE, SIGNORE, ABBIAMO BISOGNO PER VINCERE LA TENTAZIONE E IL MALE.

 

Hanno detto: Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell'essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri. (Samuel Johnson)

Saggezza popolare: Se sei in viaggio, non preoccuparti della distanza, ma della meta... se ti siedi a un banchetto, non guardare alla quantità, ma alla qualità dei piatti che ti vengono serviti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un tempo, in una selvaggia regione, gli anziani malati venivano abbandonati a morire su una impervia montagna. Un giorno, un giovane contadino portò il vecchio padre sulla montagna. Stava per lasciarlo appoggiato ad una roccia, quando il padre gli disse: "Portami più in su". "Perché?" chiese il figlio. "Perché proprio qui ho lasciato mio padre. Vorrei morire in un altro posto". Il giovane capì che cosa sarebbe capitato a lui a distanza di una trentina d'anni. Si caricò il padre sulle spalle e lo riportò a casa.

Parola di Dio: Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

 

Vangelo Lc 4, 1-13

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo”. Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Gesù gli rispose: “E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo”. Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato. Parola del Signore

 

“GESU’ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO, DOVE PER QUARANTA GIORNI FU TENTATO DAL DIAVOLO”. (Lc 4,1-2)

Le tentazioni di Gesù riassumono  i  grandi inganni della nostra vita. Le grandi tentazioni non sono quelle di cui si  ossessiona un certo cristianesimo moralistico, quelle, ad esempio, che riguardano la sfera sessuale, ma sono quelle che vanno a demolire la fede. La prima tentazione è quella di sostituire Dio, e di sostituirlo con delle cose: “Di’ che queste pietre diventino pane, questa è la vita, non c’è altro”. La tentazione del pinnacolo del tempio demolisce la fede facendo l’imitazione della fede: “Chiedi a Dio un miracolo”. E ciò che sembra essere il massimo della fede è invece la caricatura della fede, non fiducia in Dio ma ricerca del proprio vantaggio, non amore di Dio ma amore di sé. La tentazione del potere dice: “Prendimi come tuo dio e avrai tutto il potere del mondo. Abbandona quel Dio che farà dei poveri i principi del suo regno, e di un bambino il più grande, venuto per servire, amico di pubblicani e peccatori e prostitute. Dimentica questo Dio che non entrerà nei palazzi dei potenti se non da prigioniero, che non ha mai arruolato eserciti, che vorrà conquistare il mondo con la follia della croce”. Il senso profondo che unisce le tre tentazioni è un attacco frontale alla fede nel Dio che Gesù annuncia. E sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare. Sbagliarsi su Dio porta all’amore per la morte. E questa è la fine dell’uomo. Il senso profondo delle tentazioni ci riporta alla grande tradizione biblica: “Scegli la vita! Ho posto davanti a te la vita e la morte, scegli! Ma scegli la vita” (Dt 30,19). Il grande inganno è farci credere che tutta la nostra vita, tutto il nostro futuro sia già presente in un po’ di pane, un po’ di potere, un po’ di successo, e cancellare la nostra fame di cielo e di pace, di giustizia e di bellezza, di servire la vita. Il brano di Luca è anche il racconto di come si attraversano le tentazioni. Gesù le sfida a viso aperto; non fugge, ma rilancia con una parola più alta: di solo pane l’uomo muore. Ed è una sfida tra due progetti, una scelta tra due amori.

 

 

LUNEDI’ 22 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Cattedra di Pietro; Santa Margherita da Cortona.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO PARLA AL MIO CUORE.

 

Hanno detto: Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Se vuoi smettere di bere osserva attentamente, da sobrio, il comportamento di un ubriaco. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un topo, un nobile gentile e di bell'aspetto topo domestico, durante una delle sue disperate corse per sfuggire al gatto, si trovò un bel giorno nella cantina di una ricca villa. Là, finì dentro una strana pozzanghera. Era una pozzanghera di ottimo brandy, sfuggito dallo spinotto difettoso di una botticella di pregiato rovere. Il buon topo dapprima diede qualche timida leccatina a quel liquido curioso. Il sapore gli piacque. Aveva un gusto forte e deciso, scendeva in gola come fuoco. Quando ebbe bevuto la pozzanghera, il topo si raddrizzò, picchiò i pugni sul petto, fece la faccia feroce e gridò: "Dov'è il gatto?". Troppa gente, in questo nostro tempo, ha solo il coraggio del topo.

Parola di Dio nella festa della cattedra di Pietro: 1Pt. 5,1-4; Sal. 22; Mt. 16,13-19

 

Vangelo Mt 16, 13-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Parola del Signore

 

“BEATO TE, SIMONE,... PERCHE’ NE’ LA CARNE, NE’ IL SANGUE TE L’HANNO RIVELATO, MA IL PADRE MIO CHE STA NEI CIELI”. (Mt 16,13-20)

Gesù loda Pietro perché ha detto qualcosa di non suo. Gesù, a differenza dei maestri terreni,esalta Pietro perché invece di parlare lui si lascia “suggerire” e quindi dimostra di essere capace di ascoltare. Il nostro è spesso un atteggiamento parolaio. Noi abbiamo sempre qualcosa di nostro da dire. Come cristiani abbiamo qualche volta l’arroganza e la presunzione di aver una risposta nostra a tutti i problemi. Ma siamo capaci di ascoltare, di lasciarci suggerire? Lo Spirito parla sempre ma sottovoce e qualche volta il frastuono delle nostre parole ne copre la voce, quella voce che se giunge alle orecchie poi penetra fino al cuore.

 

 

MARTEDI’ 23 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Policarpo, vescovo e martire; Santa Romana di Todi.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI GUARDI. IO TI GUARDO.

 

Hanno detto: Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala. (Gustave Flaubert)

Saggezza popolare: Un fabbricante di idoli non è mai un idolatra. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Uno scultore stava lavorando alacremente col suo martello e il suo scalpello su un grande blocco di marmo. Un ragazzino, che passeggiava leccando il gelato, si fermò davanti alla porta spalancata dei laboratorio. Il ragazzino fissò affascinato la pioggia di polvere bianca, di schegge di pietra piccole e grandi che ricadevano a destra e a sinistra. Non aveva idea di ciò che stava accadendo; quell'uomo che picchiava come un forsennato la grande pietra gli sembrava un po' strano. Qualche settimana dopo, il ragazzino ripassò davanti allo studio e con sua grande sorpresa vide un grande e possente leone nel posto dove prima c'era il blocco di marmo. Tutto eccitato, il bambino corse dallo scultore e gli disse: "Signore, dimmi, come hai fatto a sapere che c'era un leone nella pietra?".

Parola di Dio: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

“PREGANDO, NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI I QUALI CREDONO DI VENIRE ASCOLTATI A FORZA DI PAROLE”. (Mt 6,7)

Quante parole vuote e sprecate ci sono in una nostra giornata, da quelle dei convenevoli inutili, a quelle delle promesse dei politici, dalle centinaia degli spot televisivi, a quelle dei soloni del giornalismo (vi siete mai chiesti perché un giornale che ci starebbe in mezza pagina ha bisogno di averne 30 o 40?). Parliamo, parliamo e le parole spesso corrono inutili, insignificanti e poi, spesso non riusciamo a dirci davvero quello che sentiamo nel cuore. Anche nella preghiera può succedere la stessa cosa quando siamo più preoccupati del numero delle parole da dire a Dio che dal sentirlo e parlargli con il cuore. Dio ci conosce dentro: “Prima che le parole salgano alle tue labbra, esse sono già tutte davanti a me” Il vuoto di preghiera, nella nostra vita, non lo si colma con la quantità, ma con l’autenticità e l’intensità di comunione.

 

 

MERCOLEDI’ 24 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Modesto, vescovo; San Sergio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, SIGNORE, IL CUORE PENITENTE.

 

Hanno detto: Il linguaggio è stato elaborato dagli uomini per intendersi tra loro, non per ingannarsi a vicenda.(A. Manzoni)

Saggezza popolare: Una canna da zucchero non sempre è dolce da tutte le parti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una donna stava camminando sull'acqua con piede leggero. Vedendola dalla sua barca, un pescatore le chiese: "Donna, come fai?" "Come faccio a far cosa?" rispose lei. "A camminare sull'acqua". "Perché, sto camminando sull'acqua?", disse la donna, e s'inabissò. Certe cose non bisogna chiederle. Basta prenderne atto.

Parola di Dio: Gio 3.1-10; Sal 50; Lc. 11,29-32

 

Vangelo Lc 11, 29-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui". Parola del Signore

 

“A QUESTA GENERAZIONE NON SARA’ DATO ALCUN SEGNO FUORCHE’ IL SEGNO DI GIONA”. (Lc 11,29)

Quando si sente parlare del “segno di Giona” come nel vangelo che abbiamo letto oggi, si pensa immediatamente al fatto della “Balena” cioè al profeta che recalcitrante ad andare a predicare a Ninive viene inghiottito dal pesce e portato fin là. E Gesù diventa per noi uomini come Giona che viene inghiottito dalla morte ma che dopo tre giorni viene “risputato” alla vita, cioè la morte non ha potere su di lui. Ma c’è anche un altro significato nelle parole di Gesù che prendono spunto dalla storia di questo profeta: i Niniviti non ebbero dei segni esteriori, dei miracoli grandiosi per convertirsi, ma solo la predicazione di un profeta anche abbastanza spaurito. Ora anche Gesù non ha bisogno di segni grandiosi: è lui stesso, la sua vita, la sua morte e risurrezione il segno che invita gli uomini alla conversione assicurando la misericordia di Dio. Che cosa aspettiamo per intraprendere la strada della conversione? Qualche segno grandioso? La paura del castigo di Dio o l’aver incontrato nel silenzio un Dio che ci ama fino a donare la sua vita per noi?

 

 

GIOVEDI’ 25 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Cesario; San Donato di Zara.

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, O DIO, IL POVERO CHE TI INVOCA.

 

Hanno detto: Vivere nei cuori che lasciamo dietro di noi non è morire. (T. Campbell)

Saggezza popolare: A lume di candela, uno straccio sembra tela. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Il 25 febbraio 1887 nasce Padre Pio da Pietralcina.

Padre Pio era forse quello che credeva di meno alla leggenda che si era creata intorno alla sua persona. Rimase fino alla fine semplice, umile, a volte perfino rude: “ I santi stanno in paradiso” – diceva. Una volta a un uomo che gli chiedeva con troppa insistenza una grazia rispose brusco:  “Non io, non io, satanasso, faccio i miracoli. E’ Quello lassù! Io non sono che un maccherone senza sugo”.

Parola di Dio: Est 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

 

Vangelo Mt 7, 7-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti". Parola del Signore

 

"CHIEDETE E VI SARA’ DATO; CERCATE E TROVERETE; BUSSATE E VI SARA’ APERTO, PERCHE’ CHIUNQUE CHIEDE RICEVE, E CHI CERCA TROVA E A CHI BUSSA SARA’ APERTO". (Mt 7,7-8)

"Non è vero affatto! Nella malattia di mio marito ho cercato tante volte Dio, gli ho chiesto la guarigione, poi gli ho chiesto che non soffrisse, alla fine gli ho chiesto che gli desse il conforto della fede.., ed ora eccomi qui sola, con due figlie, con negli occhi il volto rabbioso, sofferente e disperato di mio marito." Quante volte in questi anni di sacerdozio ho sentito racconti come questo e quante volte ho sperimentato io stesso di aver chiesto e di non aver ottenuto. E allora perché Gesù dice: "Chiedete, bussate...?" Forse bisogna partire al contrario: prima sapere che "il Padre vostro darà cose buone a quanti gliele domandano". (Mt 7,11). Chi sono io per sapere quali sono le cose buone? Ma Lui si che lo sa. Ecco allora perché chiedo e poi... cerco di fidarmi, perché anche se non ottengo ciò che ho chiesto può forse il Padre mio che mi ama "dare una serpe al figlio che gli chiede un pesce?" (Mt 7,10).

 

 

VENERDI’ 26 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Nestore, vescovo; San Porfirio, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, E NOI VIVREMO.

 

Hanno detto: Il primo pensiero di Dio fu un angelo. La prima parola di Dio fu un uomo. (K. Gibran)

Saggezza popolare: La vigna dice al padrone: fammi povera e ti farò ricco. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Un mattino, come spesso accadeva, il califfo Hamn al-Rashid chiamò un indovino e gli raccontò il seguente sogno: "Ho sognato che i miei denti cadevano l'uno dopo l'altro e alla fine la mia bocca restava senza denti. Cosa ne pensi?". "Oh! signore, non è un buon segno. Il sogno significa che i tuoi parenti moriranno prima di te e tu rimarrai solo! " gli disse l'indovino. Il califfo si rattristò e si infuriò a tal punto che ordinò all'esperto di non farsi più vedere. Quindi raccontò il sogno ad un altro mago. Questi gli rispose: "Oh! mio signore, è un buon segno. Il sogno prevede che la tua vita sarà lunga e che tu sopravviverai ai tuoi parenti e camperai più di tutti!". Il califfo tutto contento disse: "Che bel sogno!", e diede cento denari all'esperto che lo aveva interpretato così bene. Poi chiamò il visir e gli ordinò di cercare il primo indovino e di chiedergli scusa per come era stato cacciato dal palazzo. In fondo, il primo gli aveva rivelato la medesima cosa, ma aveva sbagliato la maniera di dirla..

Parola di Dio: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE LA VOSTRA GIUSTIZIA NON SUPERERA’ QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI “. (Mt 5,20)

Non finiamo mai di stupirci su quanto liberante ma esigente sia il Vangelo. La frase di oggi ci invita ad essere più bravi dei cosiddetti “bravi”. Gli scribi e i farisei, infatti erano tutt’altro che dei “cattivi ingiusti”, erano gli osservanti di allora, erano i sacerdoti ottemperanti a tutte le norme liturgiche e le direttive dei vescovi, erano i benemeriti della parrocchia sempre disponibili a mettersi in prima fila nelle grandi occasioni, erano i consacrati che osservavano scrupolosamente i voti di castità, povertà, obbedienza… L’unico loro torto era quello di restringere il proprio dovere all’osservanza religiosa della legge, di affidarsi unicamente al culto per incontrare Dio. Erano dei perfetti religiosi, anzi, degli idolatri religiosi perché della loro religiosità avevano fatto Dio. E oggi, non sono ancora molti i cristiani che si fermano a questo? Spesso, infatti, troviamo persone che dicono: “Avere fede è buona cosa, andare a Messa anche, fare un’offerta alla Chiesa pure in quanto ci vuole qualcuno che tenga a freno con delle norme morali, ma poi la vita di tutti i giorni è tutt’altra cosa. Il mondo degli affari è un mondo di squali: o mangi o sei mangiato. La fedeltà coniugale? “Ma io sono un uomo (chissà che cosa vorrà dire!?) e poi, con tutte le occasioni che ti vengono messe sotto gli occhi, sarebbe da stupidi non approfittarne… ma con moderazione, senza togliere nulla alla mia famiglia… Io sono un benefattore, infatti ho preso a lavorare da me dei clandestini… si prendono dei bei soldi, sono in nero, e poi, tutto è più facile… niente sindacati, se danno fastidio li mandi via, intanto non possono farti niente”. Gesù ci dice che a Lui non basta il profumo dell’incenso se non c’è il profumo della giustizia, a Lui non serve una Chiesa esatta nei riti ma senza la firma del prossimo, di ogni prossimo sul suo passaporto, a Lui non bastano i dieci comandamenti se non sono conditi, vissuti, celebrati con il comandamento dell’amore.

 

 

SABATO 27 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Leandro, vescovo; Santa Onorina, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

Hanno detto: Quando la vita ti dà mille ragioni per piangere, dimostra che hai mille ed una ragione per sorridere. (Benite Costa Rodriguez)

Saggezza popolare: Chi non spera si dispera. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Due donne si recarono da un saggio, che aveva fama di santo, per chiedere qualche consiglio sulla vita spirituale. Una pensava di essere una grande peccatrice. Nei primi anni del suo matrimonio aveva tradito la fiducia del marito. Non riusciva a dimenticare quella colpa, anche se poi si era sempre comportata in modo irreprensibile, e continuava a torturarsi per il rimorso. La seconda invece, che era sempre vissuta nel rispetto delle leggi, si sentiva perfettamente innocente e in pace con se stessa. Il saggio si fece raccontare la vita di tutte e due.  La prima raccontò tra le lacrime la sua grossa colpa. Diceva, singhiozzando, che per lei non poteva esserci perdono, perché troppo grande era il suo peccato. La seconda disse che non aveva particolari peccati da confessare.  Il sant'uomo si rivolse alla prima: “Figliola, vai a cercare una pietra, la più pesante e grossa che riesci a sollevare e portamela qui”. Poi, rivolto alla seconda: “E tu, portami tante pietre quante riesci a tenerne in grembo, ma che siano piccole”. Le due donne sì affrettarono a eseguire l'ordine del saggio. La prima tornò con una grossa pietra, la seconda con un'enorme borsa piena di piccoli sassi. Il saggio guardò le pietre e poi disse: “Ora dovete fare un'altra cosa: riportate le pietre dove le avete prese, ma badate bene di rimettere ognuna di esse nel posto esatto dove l'avete presa. Poi tornate da me”. Pazientemente, le due donne cercarono di eseguire l'ordine del saggio. La prima trovò facilmente il punto dove aveva preso la pietrona e la rimise a posto. La seconda invece girava invano, cercando di ricordarsi dove aveva raccattato le piccole pietre della sua borsa. Era chiaramente un compito impossibile e tornò mortificata dal saggio con tutte le sue pietre.  Il sant'uomo sorrise e disse: “Succede la stessa cosa con i peccati. Tu, - disse rivolto alla prima donna - hai facilmente rimesso a posto la tua pietra perché sapevi dove l'avevi presa: hai riconosciuto il tuo peccato, hai ascoltato umilmente i rimproveri della gente e della tua coscienza, e hai riparato grazie al tuo pentimento. Tu, invece, - disse alla seconda - non sai dove hai preso tutte le tue pietre, come non hai saputo accorgerti dei tuoi piccoli peccati. Magari hai condannato le grosse colpe degli altri e sei rimasta invischiata nelle tue, perché non hai saputo vederle”.

Parola di Dio: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

“SIATE PERFETTI COME E’ PERFETTO IL PADRE VOSTRO CELESTE”. (Mt 5,48)

Essere perfetti come Dio, a prima vista ci pare una esagerazione se non una grande presunzione quasi paragonabile al peccato di Adamo ed Eva che volevano essere come Dio. Che cosa voleva dire, allora, Gesù? Ben conoscendo la nostra debolezza, Gesù voleva semplicemente indicarci che nel nostro comportamento noi abbiamo un modello da imitare e una forza da impetrare. Ad esempio, davanti ad un nemico, io sento istintivamente di vendicarmi, se guardo a Dio e vedo in Gesù il perdono dato ai suoi crocifissori e il perdono che continua ad accordare a me, sono più disponibile a perdonare anch’io. Se penso solo a me stesso sono portato a soddisfare tutte le mie esigenze anche a scapito degli altri, se guardo con gli occhi di Dio vedo gli altri non più come potenziali concorrenti ma come fratelli con gli stessi diritti miei. Gesù ci mette davanti il Padre nostro che è nei cieli non per spaventarci con una meta impossibile, ma per ricordarci che in Lui è la nostra casa e che, man mano noi diventiamo un po’ più simili a Lui nel giudicare, nel perdonare, nell’amare, siamo già in Lui. E’ vero che a quella perfezione giungeremo solo quando sarà Lui a portare a compimento il nostro cammino. E’ vero che noi siamo defettibili e che questa sera avremo abbondante materiale per chiedere perdono ancora una volta,  ma è anche vero che è Gesù stesso che si pone accanto a noi come guida, che ci dice di andare a Lui quando siamo “affaticati e oppressi”, che è sempre disposto a darci il perdono dicendoci: “Coraggio, ricominciamo da capo ancora una volta”.

 

 

DOMENICA 28 FEBBRAIO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Tra i santi ricordati oggi: Fedele, martire; San Ferruccio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE CHE SALVA, GESU’, E’ LA NOSTRA GIOIA.

 

Hanno detto: Un codardo non è capace di dichiarare il proprio amore. Questa è una prerogativa del coraggioso. (Mahatma Gandhi)

Saggezza popolare: Come è triste la panca, quando nessun anziano si siede. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Un giorno un re mandò un suo servitore al mercato perché gli comprasse un pesce. Costui volendo fare la cresta sulla spesa, acquistò del pesce stantio. Lo profumò con molte erbe ed essenza ma il re se ne accorse e andò su tutte le furie. “Scegli tra queste tre punizioni – gli disse – mangiare il pesce, ricevere cento colpi di frusta oppure rimborsare il prezzo. Il servitore scelse la prima punizione, ma al primo boccone gli venne da vomitare. Scelse allora la seconda punizione, ma al cinquantesimo colpo di scudiscio, si sentì venire meno; e acconsentì allora a rimborsare il maltolto. Cattivo calcolatore, il servitore si trovò così ad aver mangiato del pesce marcio, ad aver ricevuto cinquanta frustate e ad aver dovuto restituire i quattrini.

Parola di Dio: Gn 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28-36

 

Vangelo Lc 9, 28-36

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo”. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

“E MENTRE PREGAVA, IL SUO VOLTO CAMBIO’ DI ASPETTO E LA SUA VESTE DIVENNE CANDIDA E SFOLGORANTE”. (Lc 9,29)

La Trasfigurazione è la meta cui siamo chiamati nel cammino della Quaresima e in quello della vita: è là che siamo diretti. Il deserto che abbiamo iniziato a percorrere per ritrovare lucidità mentale e verità, i gesti (preghiera, digiuno, carità) che stiamo compiendo per rafforzare la nostra interiorità arrivano lì, al Tabor. Guai se non fosse così! Troppi pensano al cristianesimo come alla religione della penitenza e della mortificazione! Troppi si avvicinano a Dio nella sofferenza e fermano il loro sguardo alla croce. Non c’è salvezza nella croce se non dopo la risurrezione. E il cristianesimo è anzitutto la religione del Tabor che ci permette di salire sul Golgota. La sofferenza nella vita c’è, e lo sappiamo. Vorremmo ignorarla o toglierla. Dio fa di più: la trasfigura, la feconda, la vivifica. Ma noi come potremo fare questo? La voce che esce dalla nube conferma che Gesù è il Figlio e invita ad ascoltarlo. E’ la sua Parola, infatti, che terrà desta la fede e la rafforzerà. È la sua Parola che aiuterà a comprendere ciò che è accaduto e ciò che accadrà. Siamo veramente certi che questa Parola sia al cuore del nostro cristianesimo?

     
     
 

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