SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
DICEMBRE 2009
MARTEDI’ 1 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Procolo; Sant’Evasio; Sant’Eligio.
Una scheggia di preghiera:
DONACI OCCHI SEMPLICI E CUORE PURO
Hanno detto: La generosità consiste meno nel dare molto che nel dare a proposito. (La Bruyere)
Saggezza popolare: Uomo solitario: o bestia o angelo.
Un aneddoto: Il padre Lavaud ha raccontato agli universitari di Friburgo che, quando si trovò per la prima volta, di notte, nel deserto di Giuda, in Palestina, udì un mormorio sommesso e dolorante che veniva dalle dune, come portato dal vento. Allarmato, chiese all’ebreo che l’accompagnava: “E questo che è?”. “Nulla”, rispose placida la guida: “è il deserto che si lamenta”. “Ma come mai? Perché?”. “Si lamenta”, fu la suggestiva risposta, “di non essere più un fertile terreno, non so, un campo, o una verde prateria”.
Parola di Dio: Is. 11,1-10; Sal.71; Lc.10,21-24
Vangelo Lc 10, 21-24
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode,
Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e
ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è
piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il
Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il
Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati
gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re
hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che
voi udite, ma non l'udirono».
“BEATI GLI OCCHI CHE VEDONO CIO’ CHE VOI VEDETE”. (Lc. 10,23)
Davvero sei grande, Signore! Questa mattina mi sono alzato e i miei occhi hanno visto la luce, il tuo cielo, la tua natura, il volto dei miei cari…Ho aperto il tuo libro e i miei occhi hanno letto la tua parola di vita; sono entrato nella tua chiesa e i miei occhi mi hanno fatto vedere la tua presenza di sofferenza e di risurrezione nel mistero dell’ Eucaristia; sono andato al mio lavoro e i miei occhi mi hanno fatto vedere i miei fratelli belli o brutti, ricchi o poveri, semplici o prepotenti… Sì, perché i miei occhi vedono anche il male: quello che c’è in me e quello che alligna nel nostro mondo…Se guardo bene, però anche questo male ha già in sé il verme che lo uccide e sei Tu con la tua croce che trasformi sofferenza e male in amore e grazia. Oggi, grazie a te, i miei occhi vedono così, ma donami ogni giorno di vita questa vista!
MERCOLEDI’ 2 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo; San Ponziano.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI IL PANE PER IL NOSTRO CAMMINO.
Hanno detto: La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio sopratutto, figlio di debolezza, fonte di debolezza, malgrado, anzi in ragione dei suoi effimeri trionfi. (Filippo Turati)
Saggezza popolare: Tre fili fanno uno spago.
Un aneddoto: Nel poema sinfonico di Mussorkij, intitolato “Una notte sul Monte Calvo”, si immagina un’orgia di spiriti maligni su di una montagna presso Kiev, il Monte Calvo o Calvario. Mentre la rivolta, l’odio e il peccato si fanno sempre più incalzanti, si ode la campanella d’un eremita, come dice la leggenda, che risuona ad un tratto invitando all’orazione. E allora i demoni sono messi in fuga, tace ogni insulto, scompare ogni tentazione. La pace della Redenzione ritorna, vincente.
Parola di Dio: Is.25,6-10; Sal.22; Mt.15,29,37
Vangelo Mt 15, 29-37
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si
fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi,
ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.
E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi
raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il
Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento
compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non
hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la
strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto
tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani
avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla
di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò,
li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti
mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte
piene.
“SENTO COMPASSIONE DI QUESTA FOLLA”. (Mt. 15,32)
Questa compassione è attribuita spesso a Gesù dal vangelo di Matteo che lo presenta come il messia misericordioso. E’ una commozione interna e viscerale, un sentire profondo e intenso che spinge Gesù a soccorrere il suo popolo. La fame e la miseria sono un male, e Gesù comanda ai suoi discepoli di combatterle, segnalando loro con fatti concreti la direzione da seguire. Egli ha cominciato, i suoi discepoli devono portare a termine la sua opera. Se l’azione dei cristiani non distrugge i mali che tormentano la vita dell’uomo, non ricalca quella del Cristo. Gesù recita la benedizione sul pane, atto proprio del capofamiglia, che riconosce così Dio quale datore dei beni per il sostentamento dell’uomo. La sequenza dei verbi “prendere, benedire, spezzare, dare” costituisce la natura della benedizioni ebraiche e allude all’ultima cena. I cristiani che partecipano alla cena del Signore o che rileggono il miracolo della moltiplicazione del pane sono chiamati a spezzare con Gesù il pane e la stessa vita per gli altri. Il cristiano, saziato dal Cristo, offrirà a tutti l’abbondanza dei beni ricevuti: la pace, la felicità, l’amicizia con Dio e con i propri fratelli. La beneficenza materiale e spirituale instaura il regno di Dio sulla terra.
GIOVEDI’ 3 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Saverio; San Galgano; Sant’Abbone di Auxerre.
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA.
Hanno detto: Mentre tu hai una cosa, questa può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l'hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre. (James Joyce)
Saggezza popolare: Le api lavorano nell'oscurità; il pensiero lavora nel silenzio; la virtù lavora nel nascondimento.
Un aneddoto: Ci sono tre tipi di donatori: la selce, la spugna ed il favo di miele. Se volete tirar fuori qualche cosa dalla selce, dovete martellarla e ne trarrete schegge e scintille. Se volete tirar fuori qualcosa dalla spugna, dovrete strizzarla: e più la strizzate più acqua riceverete. Il favo di miele invece si limita a traboccare per se stesso, con abbondanza e dolcezza. E tutti amano un donatore allegro.
Parola di Dio: Is. 26,1-6; Sal. 117; Mt. 7,21.24-27
Vangelo Mt 7, 21.24-27
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore,
Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio
che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in
pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su
quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque
ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto
che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i
fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la
sua rovina fu grande".
“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE, ENTRERA’ NEL REGNO DEI CIELI, MA COLUI CHE FA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI.”. (Mt. 7,21)
Non basta ascoltare la parola di Gesù, ma bisogna metterla in pratica. E a queste condizioni che la nostra fiducia è incrollabile. E a queste condizioni che si costruisce sulla roccia, che si è al sicuro nella città forte. Altrimenti si è fuori: si può ammirare la città forte, la si può contemplare, ma quando arrivano i nemici ci si trova senza protezione. Quando si ha fiducia in un medico, non vuol dire semplicemente che si ascolta volentieri la sua diagnosi, che si crede all'esattezza di ciò che egli dice, ma che si accettano i rimedi che egli propone, altrimenti sarebbe una fiducia illusoria. La stessa cosa avviene con Nostro Signore. E una fiducia illusoria dire: Gesù è il Salvatore, Gesù è la bontà stessa, Gesù è la misericordia, e poi rimanere sempre sordi alla sua parola quando si tratta di compierla. La vera fiducia spinge ad accogliere la parola fino a trasformare la propria vita. In questo siamo invitati a imitare Maria, che ha avuto fiducia nella parola del Signore e ha accettato in tutta la sua vita il compimento di questa parola: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Non si tratta soltanto di ammirare il disegno di Dio, ma di accoglierlo in sé, di dare la propria carne e il proprio sangue perché esso prenda consistenza nella nostra vita e nel mondo intero. Come Maria, accogliamo la parola del Signore, sapendo che in essa è la nostra forza, ma accogliamola con tutto noi stessi, non solo con la nostra immaginazione, la nostra intelligenza, ma con tutta la nostra affettività, con tutta la nostra volontà, con tutte le nostre capacità di realizzazione. E’ necessario che ci sia un'unione intima fra la parola del Signore e tutto quanto è vivo in noi affinché quella parola possa realizzare lo scopo per cui Dio l’ha mandata.
VENERDI’ 4 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Barbara; San Giovanni Damasceno.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE IO VEDA.
Hanno detto: La sincerità è di vetro; la discrezione di diamante. (Andrè Maurois)
Saggezza popolare: Chinandosi di un centimetro ci si innalza di dieci.
Un aneddoto: Quando dopo la seconda guerra mondiale la famosa pediatra Montessori ritornò in Italia, ci fu grande ressa fra i giornalisti che volevano sapere qualche particolare della vita privata della grande maestra del metodo educativo. Un reporter le chiese dove abitasse di solito. E lei rispose: “Di solito vivo in albergo: quando vado in Olanda sto presso i miei figli che hanno lì la residenza. Ma questo ha poca importanza: la mia casa è in Paradiso!”.
Parola di Dio: Is. 29,17-24; Sal. 26; Mt. 9,27-31
Vangelo Mt 9, 27-31
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando:
«Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si
accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli
risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a
voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì
dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la
fama in tutta quella regione. Parola del Signore
“I CIECHI GLI SI ACCOSTARONO E GESU’ DISSE LORO: CREDETE VOI CHE IO POSSA FARE QUESTO?”. (Mt. 9,28)
Quanti ciechi nel nostro mondo! Si puntano i nostri telescopi su stelle lontane e non riusciamo a vedere il senso della nostra vita, andiamo a cercare Dio nelle forme più strane di religione e non ci lasciamo illuminare da Colui che viene ed è la luce di Dio. Questi due ciechi gridano e nel loro grido c’è il desiderio e la speranza di vedere. Per imparare a vedere e per sperare di vedere come Dio vuole dobbiamo prima imparare a gridare. Il grido, l’invocazione nascono dalla fede e portando alla fede permettono ai nostri occhi di riconoscere la Luce. Spesso mi chiedo: “Io sono uno che ci vede, che ci vede male o sono cieco?” Qualcosa ho visto, molto non comprendo e spesso vedo sbagliato. Ma ho davvero voglia di vederci chiaramente o in fondo questa penombra mi piace perché così ho sempre pronta una scusa per non impegnarmi? Se Gesù oggi mi dicesse: “Vuoi davvero vederci chiaro e credi che io possa farlo?”. Con onestà che cosa risponderei? E poi, una volta sanato avrei il coraggio di mollare le vecchie abitudini per diventare testimone di colui che è la luce di ogni uomo? L’avvento serve anche a fare di questi esami di coscienza. Ma, mi raccomando, che non siano solo o per sentirci buoni o per piangerci addosso, ma possibilmente per convertirci almeno un po’.
SABATO 5 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Dalmazio; San Basso; Beato Filippo Rinaldi.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI.
Hanno detto: Un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di confessare d'aver avuto torto, il che equivale a dire, in altre parole, che oggi è più saggio di ieri. (Swift)
Saggezza popolare: Chi troppo munge, ne cava sangue.
Un aneddoto: Nella vita di San Ludovico Bertrando (1526-1581), si legge che, predicando il Vangelo in Colombia, usava mandare ogni notte dei ragazzi con delle fiaccole in mano a ricordare a tutto il paese che “il Regno di Dio è vicino”. Tornato in Spagna, pensando alla morte di tanta gente spensierata, mandava altrettanti uomini con le fiaccole in mano a ripetere per le strade: “il Regno di Dio è vicino”.
Parola di Dio: Is.30,19-21.23-26; Sal. 146; Mt.9,35-10,1.6-8
Vangelo Mt 9, 35-10,1.6-8
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo,Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro
sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.
Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come
pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli
operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella
sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare
gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
Rivolgetevi
“GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE”. (Mt. 10,8)
Ricevere qualcosa gratis fa talmente piacere che i venditori e i pubblicitari lo hanno capito e allora ti offrono qualcosa gratis perché poi tu sia invogliato a comprare. Con Dio non è così. Tutto con Lui è dono gratuito. Non abbiamo comprato la vita, tantomeno la Redenzione, e anche quando con qualche opera buona pensiamo di esserci fatti dei meriti, Gesù ci mette in guardia: “Quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare dite: siamo servi inutili, abbiamo appena fatto il nostro dovere”. Dal dono più grande, Gesù, fino ai doni personali, i carismi, tutto ci mostra la generosità di Dio. Come dire allora il nostro grazie, come manifestare la nostra riconoscenza per quanto ricevuto? Certamente attraverso la preghiera di lode che, spontanea, dovrebbe sovente sgorgare dai nostri cuori. Ma noi siamo figli di Dio, fratelli di Gesù, dovremmo quindi nella nostra vita manifestare la nostra somiglianza con Gesù e il Padre. Il nostro dare gratuitamente è allora far vedere concretamente come si comporta Dio. Chi ama gratuitamente, chi dà senza esigere e neanche aspettarsi il ritorno, chi perdona con amore senza far pesare le proprie ragioni, chi spezza il proprio pane senza giudicare se chi riceve è degno o meno del dono, ecco, costui si comporta da Dio, come Dio e dice a Dio il più bel grazie che Lui può aspettarsi: “Ecco , quello è proprio mio figlio, può dire Dio, si comporta come me”:
DOMENICA 6 DICEMBRE: 2^ DOMENICA DI AVVENTO
Tra i santi ricordati oggi: San Nicola, Vescovo; San Bonifacio, martire; Santa Asella di Roma.
Una scheggia di preghiera:
VIENI GESU’, VIENI ACCANTO A NOI.
Hanno detto: Un ozioso è un orologio senza le due lancette, inutile se cammina e se è fermo. (Cowper)
Saggezza popolare: Chi troppo scende, con fatica rimonta.
Un aneddoto: Nel 1647, nei pressi di Auriès, la regione degli indiani Irochesi divenuta oggi territorio di New York, i gesuiti Jogues, de Brébeuf e altri confratelli vennero sottoposti a incredibili torture dai pellirosse che avevano cercato di convertire. Isaac Jogues rientrò in Francia senza le mani poiché gli erano state mutilate, segnato da cicatrici in tutto il corpo, ma deciso a non abbandonare il suo gregge in America. Ripartì infatti per andare dai suoi indiani. Nella sua ultima lettera il santo scriveva: “Questo popolo per me è uno sposo di sangue. Mi sono fidanzato a lui con il mio sangue. Sarò felice, se Nostro Signore volesse completare il sacrificio là dove l’ha cominciato”
Parola di Dio: Bar.5,1-9; Sal.125; Fil.1,4-6.8-11; Lc.3,1-6
Vangelo Lc 3, 1-6
Dal Vangelo secondo Luca
Nell'anno decimoquinto dell'impero
di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode
tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della
Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e
Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed
egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli
del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte
e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi
spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
“VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO: PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE”. (Lc. 3,4)
Nello scenario di un mondo che non era né migliore né peggiore di quello di oggi con il suo carico di soprusi e di angherie, di ribellioni e di repressioni, di ipocrisia e di intrighi, Dio irrompe con la sua Parola, una Parola che investe un uomo, Giovanni il Battista e fa di lui un profeta, uno che parla a nome di Dio. Dio gli domanda di essere una voce che grida. Grida che Dio sta per arrivare e che l’incontro con lui cambierà la vita degli uomini. Grida che non si può giungere impreparati a questo appuntamento. Grida che la salvezza di Dio non è riservata solo a pochi prescelti: ogni uomo che lo desidera potrà vederla e accoglierla. Non offre soluzioni magiche ai piccoli problemi quotidiani. Non prospetta una felicità ancorata a qualche nuova regola. Non esige neppure, per prima cosa, il rispetto di una morale rigorosa. Se grida è perché vuole raggiungere tutti quelli che desiderano incontrare Dio. Se grida è perché vuole destare tutti quelli che l’hanno dimenticato o ignorato. Se grida è perché vuole consolare quelli che lo attendono da tempo. Se grida è perché vuole dare speranza a coloro che si sentono oppressi e schiacciati e proprio non ce la fanno più. Chi l’ascolterà? Quelli che vogliono tornare a Dio. Quelli che avvertono la nostalgia di lui. Quelli che non si sono lasciati intorpidire la mente e il cuore da tante cose inutili. Preparare la strada, in fondo, vuol dire rendere possibile l’incontro. Per essere salvati bisogna ammettere di non poter farcela da soli e ricorrere a lui, fidarsi di lui più che delle nostre capacità, più che della nostra volontà.
LUNEDI’ 7 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa; San Claudio, martire.
Una scheggia di preghiera:
ECCO IL NOSTRO DIO VIENE A SALVARCI.
Hanno detto: Niente è più brutto di una parola d'amore pronunciata freddamente da una bocca annoiata. (Nagib Mahfuz)
Saggezza popolare: Se tutti i Giuda si volessero impiccare, mancherebbe la corda.
Un aneddoto: Il parroco di una chiesetta del New England si accorse che uno dei suoi più assidui fedeli disertava da tempo le funzioni della domenica. Una sera, decise di fargli visita e lo trovò in casa, seduto davanti al caminetto. Senza dire una parola il prete prese con le molle un tizzone ardente e lo posò sul pavimento; poi sedette su una poltrona e rimase a fissare per qualche minuto il tizzone che, rimasto isolato fuori del caminetto, lentamente si spegneva. l’uomo intuì l’ammonimento e disse: “Mi avete fatto un bellissimo sermone reverendo. Da domenica prossima, verrò di nuovo in chiesa”.
Parola di Dio: Is. 35,1-10; Sal. 84; Lc. 5,17-26
Vangelo Lc 5, 17-26
Dal vangelo secondo Luca.
Un giorno Gesù sedeva insegnando. Sedevano là anche
farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della
Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo
passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa
della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il
lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse:
«Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi ». Gli scribi e i farisei cominciarono a
discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i
peccati, se non Dio soltanto?».
“TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI”. (Lc. 5,20)
Chi aspetta la nostra umanità? Chi è Colui che ciascuno di noi desidera incontrare nella propria vita? E' Colui che riesce a liberare la nostra umanità e la nostra vita dal male. Tutti noi abbiamo desiderio del Bene, del Bello, del Vero. Qualcuno limita questi desideri al semplice soddisfare i bisogni che giornalmente gli si presentano e quindi pensa che avere soldi, essere fortunato sia la sua felicità. Ma ben presto ci si accorge che soddisfatto un desiderio ne nasce uno successivo, e non si finisce mai di desiderare sempre qualcosa di più e poi ci si accorge che se anche uno trovasse tutte le soddisfazioni, queste terminano… e allora? Noi aspettiamo Qualcuno che ci liberi non tanto dai desideri materiali, ma che liberi la nostra umanità dalla sua finitezza, dal suo egoismo, in altre parole “dal suo peccato”. Ed ecco che l’avvento cristiano ci presenta Colui che sta per venire come uno che può con autorevolezza dire al paralitico: “Ti sono rimessi i tuoi peccati” e di conseguenza anche dirgli “Prendi il tuo lettuccio e cammina”. E’ Gesù il senso dell’umanità e il senso della vita! Ma se Gesù è già venuto, se queste parole di liberazione le ha già dette, se ha firmato il suo amore per noi e il perdono con il suo sangue versato sulla croce, come mai il mondo e ciascuno di noi è ancora pieno di egoismo, di peccato, di male, di finitezze? Qualcuno risponde dicendo che Gesù ci ha liberato dal peccato, ma le conseguenze del peccato ancora rimangono, ed è vero che noi in questa terra siamo ancora in stato di lotta continua contro il male, ma credo anche che se le parole di Gesù non si sono ancora realizzate pienamente, sia perché noi non le abbiamo capite, accolte, fino nel profondo del cuore. Spesso siamo dei perdonati che credono poco al perdono ricevuto, spesso siamo persone che preferiscono accontentarsi delle piccole soddisfazioni della vita e che fanno finta di dimenticarsi dei bisogni profondi dell’anima, spesso chiediamo miracoli e grazie, ma sotto sotto non ci crediamo. Gesù offre tutto e ci trova indifferenti, pieni di scuse per non partecipare alla gioia del suo banchetto e allora anche le parole meravigliose del perdono cadono nel buio e il male, che non aspetta altro, riprende il sopravvento. Ecco perché dopo duemila anni noi invochiamo ancora la venuta di Gesù ed Egli, fattosi obbediente per amore, viene… ma trova l’uomo disposto ad accoglierlo?
MARTEDI’ 8 DICEMBRE: IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
Tra i santi ricordati oggi: San Macario, eremita; Beata Chiara da Foligno.
Una scheggia di preghiera:
AVE MARIA, PIENA DI GRAZIA.
Hanno detto: L'arte di essere saggi è l'arte di capire a che cosa si può passar sopra. (William James)
Saggezza popolare: Il torto non è mai tutto da una parte.
Un aneddoto: Nella sua ode a Gaspar Becerra, il poeta Longfellow racconta di una artista che non riusciva a scolpire la Vergine Maria in un legno preziosissimo, per quanti sforzi facesse. Finalmente gettò via quel legno di alto valore ed afferrò un pezzo di quercia dal focolare, e la scultura le risultò subito facile e bella: “E’ il meglio chi ti sta più vicino”, commento Longfellow. Poiché è Madre di Dio e nostra, è la Madonna ciò che ci sta più vicino e ci spinge alla santità.
Parola di Dio: Gn. 3,9-15.20; Sal 97; Ef. 1,3-6.11-12; Lc. 1,26-38
Vangelo Lc 1, 26-38
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore
“L’ANGELO GABRIELE FU MANDATO DA DIO AD UNA VERGINE”. (Lc.1,26)
In questo tempo prima di avvento e poi di Natale, avremmo diverse occasioni per riflettere sul Mistero di Maria, perché è Lei, piccola ragazza della Palestina, che accogliendo il dono che le vien fatto ci porta il Redentore. E allora per rivivere con Lei la bellezza di quanto ci viene donato guardiamo davvero alla semplicità dell’operare di Dio in lei. Oggi celebriamo l’Immacolata e un certo modo moralistico di intendere ha voluto in lei esaltare questi doni soprannaturali che Dio le ha dato e farla diventare quasi un contraltare di tutte le nefandezze, specialmente quelle sessuali, che sono presenti nella vita dell’uomo. Maria, in vista dell’opera di Gesù, viene concepita senza peccato ma non per questo astratta dal mondo. Per lei la vita è come quella di tutti noi, non è esente dalla sofferenza, dal farsi degli interrogativi, dal conoscere i fatti biologici del concepimento e del nascere. Maria vive tutte queste cose nella semplicità e nell’affidarsi a Dio e qui sta la sua grandezza e l’invito a noi ad averla come modello. La grandezza davanti a Dio non è non avere tentazioni e prove, ma è fidarsi ciecamente e con amore dell’amore di Dio.
MERCOLEDI’ 9 DICEMBRE:
Tra i santi ricordati oggi: Santa Valeria; San Siro.
Una scheggia di preghiera:
COME UN BIMBO SONO NELLE TUE MANI DI PADRE.
Hanno detto: La necessità di parlare, l'imbarazzo di non aver nulla da dire e la brama di mostrarsi persone di spirito sono tre cose capaci di rendere ridicolo anche l'uomo più grande. (Voltaire)
Saggezza popolare: Una candela accesa ne accende mille.
Un aneddoto: Si legge nella vita del beato Giovanni Colombini (1300-1367) che questo senese convertito, mentre andava alla Messa, incontrò sulla porta della chiesa un mendicante, tutto coperto di fetide piaghe. Impietosito, se lo portò a casa per lavarlo e medicarlo: dovette faticare non poco per superare l’opposizione della moglie, nauseata di quel lezzo insopportabile. Quando l’ebbe calmata e poté sistemare a letto il poveraccio, se ne tornò in chiesa per ascoltare Messa. Nel frattempo la moglie fece per entrare nella stanza dove era alloggiato il poveraccio, ma fu investita da un’ondata di profumo così soave, che non ebbe il coraggio di introdursi, sospettando qualcosa di soprannaturale, rinchiuse la porta ed aspettò l’arrivo del beato Giovanni. Entrarono infine e non trovarono più alcuno. Il mendicante, secondo l’agiografo, altri non era se non Cristo in persona, ed era comparso lasciando dietro di sé “il buon odore della carità”.
Parola di Dio: Is. 40,25-31; Sal. 102; Mt. 11,28-30
Vangelo Mt 11, 28-30
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, rispondendo Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete
affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e
imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le
vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
Parola del Signore
“IL MIO GIOGO E’ DOLCE E IL MIO CARICO LEGGERO”. (Mt. 11,30)
Gesù parla di giogo. E il giogo è una cosa pesante che prelude ad un lavoro altrettanto pesante. Essere seguaci di Gesù non è uno scherzo. Con Lui non puoi mai pensare di essere tranquillo, di essere un arrivato. Seguirlo sul serio significa non avere una pietra su cui posare il capo, significa “andare fino ai confini della terra”, significa sapere di essere odiati da parenti e amici, correre il rischio di essere “trascinati davanti ai tribunali”, trovare la croce. Ma Gesù dice anche che il suo giogo è dolce e il suo carico leggero. Perché? Perché, intanto, quel giogo lo ha già portato Lui; perché è il giogo che ci fa addirittura collaboratori di Lui, perché è un giogo che ci unisce intimamente a Lui e “dove sono io voglio che siano anche i miei amici”, perché non è il giogo della schiavitù ma dell’amore. Chi si trascina dietro il giogo del cristianesimo tra paure, compromessi, sotterfugi, brontolamenti è sfiancato dalla noia, abbattuto dalla solitudine. Chi prende il suo giogo con amore, chi lo porta per amore in stretta comunione con Gesù, non può non avere la sua forza, la sua speranza, la sua gioia.
GIOVEDI’ 10 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Eulalia, martire; San Milziade, Papa.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, ACCRESCI LA NOSTRA FEDE.
Hanno detto: Non c'è cosa tanto avversa in cui un animo giusto non sappia trovare qualche consolazione. (Seneca)
Saggezza popolare: Il tempo è padre della verità, e l'esperienza madre delle cose.
Un aneddoto: Lo scultore Johann Donnecker (1758-1784) aveva abbozzato un modello del Cristo con cui voleva esprimere realmente la fede nella sua divinità. Invitò un gruppo di bambini nel suo studio ad ammirare quella scultura. Un ragazzino disse: “Questo deve essere un uomo veramente grande”. Il commento deluse lo scultore che riprese il lavoro e finì un secondo modello da sottoporre all’esame di un altro gruppo. Il commento di una bimbetta fu questo. “Doveva essere una persona proprio buona, molto buona”. Donnecker rimase male e riprovò un terzo modello che mostrasse in qualche modo il Dio fatto uomo. Fece poi venire un ultimo gruppo di bambini e scrutò il loro volto quando entravano nello studio. Questa volta nessuno parlò, i ragazzini si tolsero il berretto e due o tre bambine si inginocchiarono. Allora capì d’esser riuscito ad esprimere il senso di adorazione che aveva nel cuore.
Parola di Dio: Is. 41,17-19; Sal. 144; Mt.11,11-15
Vangelo Mt 11, 11-15
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo Gesù disse alla folla: "In verità vi dico: tra i nati di donna
non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo
nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino
ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La
Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete
accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda". Parola
del Signore
“TRA I NATI DI DONNA NON E’ SORTO UNO PIU’ GRANDE DI GIOVANNI IL BATTISTA”. (Mt. 11,11)
Gesù ci parla di Giovanni il Battista, il suo precursore, e ci dice che nessuno tra gli uomini è più grande di lui nel nuovo regno. Anche oggi l’austera e affascinante figura di Giovanni Battista non dovrebbe passare invano davanti ai nostri occhi nella liturgia, ma suscitare analoghe, coraggiose prese di posizione in nome del Vangelo. Ad esempio è stato osservato, dati alla mano, che “nel Nord del mondo, certi cani hanno beni a disposizione diciassette volte quelli di cui dispongono certi bambini del Sud del mondo”. Come non ricordare, davanti a questo fatto, il grido di Giovanni Battista: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e lo stesso faccia chi ha da mangiare!”. Giovanni ha una capacità straordinaria di far sentire Cristo vicino e importante per la vita. Comunica il senso dell’urgenza della decisione e dell’importanza della posta in gioco. Giovanni Battista ci ricorda che per partecipare allo sforzo di evangelizzazione del mondo, non si richiede tanto una grande conoscenza della teologia o la capacità di fare ragionamenti complicati. Si richiede piuttosto coraggio, convinzione, esperienza di Cristo e coerenza di vita. Giovanni Battista si definiva “voce di uno che grida nel deserto”. Speriamo che egli non gridi anche oggi “nel deserto”, ma che la sua voce giunga a molti e faccia nascere in tutti noi il desiderio di preparare davvero, nella nostra vita, le strade al Cristo che viene.
VENERDI’ 11 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Damaso, papa; San Daniele stilita
Una scheggia di preghiera:
FA’ CHE NEL TUO VOLTO VEDA LA BONTA’ DI PADRE
Hanno detto: Non si conosce abbastanza tutto il male che una sola parola può fare a sè e agli altri: male quasi sempre irreparabile. (Lamennais)
Saggezza popolare: Prendi il tempo per sognare: è la via che porta alle stelle.
Un aneddoto: Racconta Wilfrid Monod d’essersi fermato dinanzi alla vetrina di un negoziante d’arte, dov’era esposto un quadro della Crocifissione. Notò che un ragazzo vestito di cenci contemplava con intensità lo stesso dipinto. Fingendosi ignorante, gli chiese chi fosse mai quel tale in croce: “E’ il nostro salvatore, Gesù Cristo”, rispose e spiegò.’ “Quelli sono i soldati, soldati romani, e la donna che piange è sua madre”. Monod rimase stupito del tono di confidenza del monello: “Lo hanno ammazzato, signore. L’hanno proprio ammazzato”, diceva mentre l’adulto si allontanava. Ma dopo pochi passi, questi si sentì chiamare. “Signore, Signore!”, e il ragazzino gli era corso dietro: “Guardi però che lui è risuscitato. Sì, signore, lui è proprio risorto!». Ed era trionfante nel suo annuncio di fede.
Parola di Dio: Is. 48,17-19; Sal. 1; Mt. 11,16-19
Vangelo Mt 11, 16-19
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: "A chi paragonerò io questa generazione?
Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri
compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo
cantato un lamento e non avete pianto. E’ venuto Giovanni, che non mangia
e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. E’ venuto il Figlio dell'uomo,
che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei
pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue
opere". Parola del Signore
“E’ VENUTO GIOVANNI E HANNO DETTO: HA UN DEMONIO; E’ VENUTO IL FIGLIO DELL’UOMO E DICONO: ECCO UN MANGIONE E UN BEONE…”
(Mt. 11,17-18)
Gesù, partendo dall’osservazione di giochi di ragazzi vuol farci capire che spesso non sappiamo valutare nel giusto modo le cose, le persone, i fatti… addirittura Dio. Quanto è facile imprestare a Dio un volto non suo. La giusta preoccupazione di far sì che i cristiani combattano il male, che Dio non sia preso in giro o trattato come un “buon uomo”, ha fatto sì che Dio sia stato troppe volte presentato come il tutore della legge che, libretto delle multe in mano, controlla i peccati degli uomini quasi col gusto di beccarli in flagrante per poter appioppare loro multe e penitenze… questa è la religione della paura, ma la paura non costruisce nulla al massimo porta all’ipocrisia, al nascondersi, al salvare solo le apparenze. Quanto è diverso il Dio presentato da Gesù. E’ un padre tenero, buono, pronto a rischiare tutto pur di cercare chi si è perso e Gesù farà proprio così: pur di cercarci, mentre eravamo peccatori, è disposto a donarci tutta la sua vita. La nostra vita cristiana non è allora quella di persone che vivono nel terrore del peccato e nella paura di Dio ma di coloro che riconoscendo l’amore di Dio imparano da Lui ad amare.
SABATO 12 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Memoria della Beata Vergine Maria di Guadalupe; Santa Giovanna Francesca di Chantal.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO DONACI IL DISCERNIMENTO.
Hanno detto: Niente è impossibile a chi pratica la contemplazione. Con la contemplazione si diventa padroni dell'universo. (Lao-Tsen)
Saggezza popolare: Tempo perduto mai non si riacquista.
Un aneddoto: Quando ancora non era Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro usava andare a pregare presso la tomba di Alessandro VI in una chiesa di Roma. “Questo Papa sciagurato, disse in un’ intervista a Vittorio Messori, mi è caro soprattutto perché è in lui (più ancora che nei Papi santi) che risplende la potenza di Dio. Dio è Dio perché fa luce con le lampadine bruciate: se usasse quelle buone, che Dio sarebbe?”.
Parola di Dio: Sir. 48,1-4.9-11; Sal. 79; Mt. 17,10-13
Vangelo Mt 17, 10-13
Dal vangelo secondo Matteo.
Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli
scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e
ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno
riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il
Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli
compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Parola del Signore
“ELIA E’ GIÀ VENUTO E NON L’HANNO RICONOSCIUTO. COSI’ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO DOVRA’ SOFFRIRE PER OPERA LORO”.(Mt. 17,11)
Gesù parla di Giovanni Battista e lo identifica con Elia, il profeta che gli Ebrei attendevano arrivasse prima della venuta del Messia, pensate che ancora oggi, molte famiglie giudaiche nel celebrare la loro Pasqua lasciano una sedia libera che prima o poi sarà occupata da Elia che verrà ad annunciare la venuta del Messia. Ma come i contemporanei di Gesù non hanno riconosciuto Elia in Giovanni così non riconosceranno in Gesù il Messia. Perché si aspettavano un Elia ed un Messia diversi. Giovanni non si mette a capo dei rivoltosi contro Roma, brucia i cuori con le parole che invitano alla penitenza. Gesù non fa miracoli grandiosi per conquistare il potere ma conquista i cuori degli umili e dei semplici con la sua misericordia. Anche oggi Cristo ci passa accanto e noi rischiamo di non vederlo. Attendiamo il Cristo giudice che faccia piazza pulita dei cattivi e non cogliamo la sua presenza che perdona, che salva. Cerchiamo Dio nello splendore dei templi e magari non sappiamo vederlo nel povero che bussa alla nostra porta. Andiamo a fare preghiere in conventi ed eremi e non sappiamo pregare in famiglia. Gesù è sempre diverso da come lo pensiamo quando lo facciamo diventare proiezione dei nostri desideri umani. Ma c’è un metodo sicuro per saper conoscere il Cristo: dove c’è amore o possibilità di amore, stai sicuro, lì c’è Lui.
DOMENICA 13 DICEMBRE: 3^DOMENICA DI AVVENTO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Lucia; Sant’ Antioco.
Una scheggia di preghiera:
MOSTRACI SIGNORE LE TUE VIE, INSEGNACI I TUOI COMANDI.
Hanno detto:
Nulla consuma il corpo quanto l’ansia e chi ha fede in Dio dovrebbe vergognarsi di essere preoccupato per qualsivoglia cosa. (Gandhi)
Saggezza popolare: Il tempo divora le pietre.
Un aneddoto: I giornali romani avevano riferito il caso di una povera ragazza, la quale aveva rinunciato a sposarsi e a ogni divertimento per poter assistere suo fratello Matteo, che era rimasto vittima di un incidente sul lavoro e non poteva più muovere né gli arti superiori né quelli inferiori: lei lo portava in groppa di qui e di là, lo vestiva, l’imboccava, tutti i santi giorni, sempre serena e contenta. Paolo VI la volle a pranzo in Vaticano con il fratello. Durante il pranzo, la brava ragazza chiese al Papa: “Ma è proprio vero che nell’al di là Matteo potrà saltare e camminare?”. “Sì, certo, rispose Papa Montini, e tutti faremo una bella corsa, senza stancarci mai”. “Hai sentito, Matteo? Una corsa in Paradiso”, diceva la sorella felice.
Parola di Dio: Sof.3,14-17; Cantico da Is.12,2-6; Fil 4,4-7; Lc.3,10-18
Vangelo Lc 3, 10-18
Dal Vangelo secondo Luca
Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi che dobbiamo fare?”. Rispose: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe”. Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile”. Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. Parola del Signore
“INTERROGAVANO GIOVANNI DICENDO: “CHE COSA DOBBIAMO FARE?”. (Lc. 3,10)
Giovanni è pronto a rispondere dando a ciascuno una risposta personale e concreta. Lui, l’uomo del deserto, non chiede a nessuno di seguirlo nella sua vita ascetica. Dice piuttosto: “Restate lì dove siete, trasformando la vostra vita dentro le situazioni che vi sono abituali”. Avrebbe potuto insistere sulla necessità del digiuno, della preghiera, delle pratiche liturgiche. Ma Giovanni preferisce entrare nel vivo delle situazioni concrete richiamando come valori fondamentali il rispetto delle persone, il rifiuto della violenza, la pratica della giustizia e della condivisione solidale. Se venisse tra noi un moderno Giovanni Battista, che cosa ci direbbe per spianare la via al Signore? Potrebbe rimanere in silenzio di fronte alla guerra che semina morte e distruzione, di fronte alle grandi e piccole ingiustizie che colpiscono soprattutto i più deboli, di fronte a un sistema economico che distribuisce iniquamente le ricchezze? Giovanni Battista oggi ci chiederebbe di dire no a tutte le ingiustizie, a cominciare da quelle di cui siamo personalmente responsabili. A che serve la pratica religiosa, se non cambia il nostro rapporto con i beni che possediamo e le persone che incontriamo? Conseguenze naturali di questo atteggiamento sono uno stile di sobrietà ed il rispetto della legalità. Come cristiani (e come cittadini) abbiamo il compito di dare forza ed amabilità ad un’esistenza onesta e giusta, con una vita umile e paziente, rispettosa delle leggi e delle regole, estranea alle prepotenze. Il cristiano non fugge dalla responsabilità che gli viene richiesta, non si rifugia in pratiche solo rituali. Seguire Cristo significa seguire la logica dell’Incarnazione vivendo autenticamente quella che è la via esigente e liberante del discepolo in Cristo.
LUNEDI’ 14 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni della Croce; San Pompeo vescovo; Sant’Agnello abate.
Una scheggia di preghiera:
SEI IL MIO SIGNORE E IL MIO DIO.
Hanno detto: L’unica cosa necessaria per la tranquillità del mondo, é che ogni bimbo possa crescere felice. (Dan George)
Saggezza popolare: Se hai tempo non crederti povero.
Un aneddoto: Un grande mistico del secolo XIV, il beato Enrico Susone, veniva condotto qualche volta da sua madre sul lago di Ueberlingen. Un giorno, mentre la barca scivolava sulle onde illuminate dal sole, parve al piccolino di vedere mille perle scintillare danzando sulle onde: “Mamma, guarda: siamo circondati dalle gemme”. Rispose la mamma: “Si, sembrano gemme, ma se tu ti abbassi per afferrarle con la mano, non raccogli altro che un po’ d’acqua fredda e scura. Rivolgiti piuttosto al sole: soltanto i suoi raggi producono questi bagliori. L’Eterno non ti ingannerà mai”.
Parola di Dio: Nm.24,2-7.15-17; Sal.24; Mt.21,23-27
Vangelo Mt 21, 23-27
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i
sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità
fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose: «Vi farò anch'io
una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio
questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed
essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo, ci risponderà:
"perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini, abbiamo
timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo
perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanche
io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore
“CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTO? CHI TI HA DATO QUESTA AUTORITA’?”. (Mt. 21,23)
Dare fiducia ad una persona certamente non è una cosa facile. Accettarne poi l’autorità è ancora più difficile, perché ci coinvolge di persona. Gesù ci parla con autorità; dice di essere Figlio di Dio, compie miracoli... Ma sarà davvero il Figlio di Dio? I suoi segni sono miracoli o casi di autosuggestione collettiva? li suo insegnamento viene da Dio o è frutto di una riflessione storica di un determinato popolo sfociata in una grande personalità? Sono domande che da secoli uomini semplici e uomini di cultura si sono fatti ed anche noi in certi momenti possiamo farci. Gesù non risponderà direttamente a queste domande che gli pongono anziani e sacerdoti. Lui si presenta a loro e a noi così, con la sua parola, con i suoi segni, con il suo mistero e con la sua vita donata: è una proposta ragionevole ma misteriosa; non si impone a nessuno. Chiede la nostra fiducia. Se però noi, pur in mezzo a dubbi e paure facciamo questo passo scopriamo la sua presenza che illumina il senso della nostra vita, ci fa scoprire Dio e ci accompagna verso l’Eternità che lui stesso ci ha meritato e che il Padre ha pensato per noi da sempre.
MARTEDI’ 15 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Cristiana; Sant’Adalbertone.
Una scheggia di preghiera:
AIUTAMI, SIGNORE, A CONCRETIZZARE LA MIA FEDE.
Hanno detto: Una corona di spine non è altro che una corona di rose dalla quale le rose son cadute. (Robert de Flers)
Saggezza popolare: Buon tempo e cattivo tempo non duran tutto il tempo.
Un aneddoto: In pochi versi Tagore narrava di quella città lontana che da molto tempo attendeva la visita del Gran Re. Poi tutti avevano finito per non pensarci più, così che, dopo anni e anni, una notte il Sovrano giunse inaspettato in quella regione. Gli abitanti della città udirono sì i rumori dei carri nel corteo reale, ma si dissero. “Sono i tuoni d’un temporale”. Udirono sì il galoppo dei cavalli e il suono delle fanfare, ma pensarono: “È il vento”, e si voltarono dall’altra parte per riprendere il sonno interrotto. E gli araldi a gridare che stava giungendo il Gran Re, e la banda a suonare la marcia trionfale: tutto rimase buio e vuoto in quella città squallida e vuota. Il Sovrano passò senza che alcuno l’accogliesse, e non si fermò mai più là dove l’avevano tanto atteso e poi l’avevano scambiato con i tuoni e col vento.
Parola di Dio: Sof. 3,1-2.9-13; Sal.33; Mt.21,28-32
Vangelo Mt 21,28-32
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và
oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma
poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?».
Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le
prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella
via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece
gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete
nemmeno pentiti per credergli. Parola del Signore
“CHI DEI DUE HA COMPIUTO LA VOLONTA’ DEL PADRE?” (Mt.21,31)
La parabola del dire e del fare, quella di oggi. Gesù racconta di quei due figli che cambiano idea: uno dice "sì" ma non fa', l'altro dice "no" ma ci ripensa e fa. La nostra fede cristiana ha una caratteristica che la rende unica. Il fatto di avere un Dio incarnato costringe la nostra spiritualità ad incarnarsi, obbliga la nostra preghiera a diventare azione, porta i nostri discorsi alla verifica continua nelle azioni. Come sarebbe più comoda una fede che resta nei cieli! Una religione che si esaurisce nella preghiera e nel culto. No: Gesù desidera che lo imitiamo nelle parole e nelle opere. Che la nostra fede conservi questo doppio polmone di incontro nell'intimo e di servizio nella vita. E allora, anche se disturba, dobbiamo chiedercelo: quanto influisce la nostra fede sulla nostra vita? Quanti gesti sono cambiati da quando il Vangelo è entrato nella mia vita? Questa riflessione ci obbliga ad essere estremamente concreti, sinceri con noi stessi.
MERCOLEDI’ 16 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Adelaide, regina; Sant’Adone da Vienne; Santa Albina martire.
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SIGNORE, RE DI GIUSTIZIA E DI PACE.
Hanno detto: Tutto ciò che merita di essere fatto merita di esser fatto bene. (Philip Chesterfield)
Saggezza popolare: A chi non fatica, il tempo produce ortica.
Un aneddoto: Una ragazza brasiliana nella sua prima confessione si era imbattuta in un vecchio domenicano a Rio de Janeiro. Il confessore le aveva chiesto: “Per quanto credi che Dio ti venderebbe?”. La bambina aveva risposto con cifre sempre più favolose, milioni e milioni di cruzeiros. Dopo averla lasciata divagare in quel modo di denaro, il frate le aveva detto gravemente: “No, Dio non ti venderà mai, mai capisci? Per lui tu vali molto più di tutto l’oro del mondo”. La bambina, dopo quell’incontro aveva pensato a lungo e, colta da vertigini, si disse che quel Dio doveva essere straordinario e che doveva amarla molto se la considerava più preziosa di tutto l’oro del mondo: questo provava un’amicizia così profonda che, appena poté farlo, la ragazza brasiliana si fece religiosa. E spesso, tuttora dice alle suore: “Se noi valiamo tanto per il Signore, immaginatevi quanto vale il Bambino Gesù per ognuna di noi, quanto vale ogni neonato, quanto vale ogni vita agli occhi di Dio”
Parola di Dio: Is.45,6-8.18.21-25; Sal.84; Lc.7,19-23
Vangelo Lc 7, 19-23
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Giovanni chiamò due dei suoi discepoli e li mandò a dire al
Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da
lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per
domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?». In quello
stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e
donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite
a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli
zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano,
ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà
scandalizzato di me!». Parola del Signore
“GIOVANNI CHIAMO’ DUE DEI SUOI DISCEPOLI E LI MANDO’ A DIRE AL SIGNORE: SEI TU COLUI CHE VIENE O DOBBIAMO ASPETTARE UN ALTRO?” (Lc.7,19)
Quanto mi è caro e mi è vicino questo Giovanni Battista che dopo aver giocato tutta la sua vita per Dio si trova ora nelle prigioni di Erode e, sapendo di aver toccato una donna, Erodiade, nel suo orgoglio si aspetta da un momento all’altro di lasciarci la testa, e si chiede: ma sarà proprio Gesù il Messia? “Io ho annunciato un Dio tremendo ed è venuto un Dio pacifico, io pensavo alla scure di Dio e Dio in Gesù invece offre una mano che benedice, conforta, incoraggia”. A volte, quando predico, quando confesso sono anch’io assalito da un dubbio simile anche se contrario: “Non starò forse annunciando un Dio buono e misericordioso ma fatto a misura delle mie aspettative e dei miei desideri?”
Ma, come per Giovanni Battista anche per me viene la risposta di Gesù. Lui ci dice: “Se vuoi annunciare il vero volto del Padre guarda al Figlio, alla sua misericordia, alla sua attenzione ai piccoli, alla gioia dell’annuncio cristiano” e allora non ci sono più dubbi: Dio non è il vendicatore. Dio è amore.
GIOVEDI’ 17 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Lazzaro; San Floriano.
Una scheggia di preghiera:
VENGA IL TUO REGNO DI GIUSTIZIA E DI PACE.
Hanno detto: Vedo Dio ovunque nella storia; mi è difficile separare la storia degli uomini da quella di Dio. (Chenu)
Saggezza popolare: Quando l'uccello è fuggito, poco serve chiudere la gabbia.
Un aneddoto: Rabbi Eltezer insegnava ai suoi discepoli. “Convertiti un giorno prima della tua morte”. Essi, meravigliati, gli domandarono: “Maestro, come si può conoscere il giorno in cui si muore?”. Rabbi Eltezer replicò. “Ragione di più per convertirsi già oggi, perché si potrebbe morire anche domani.”
Parola di Dio: Gn. 49,2.8-10; Sal. 71; Mt. 1,1-17
Vangelo Mt 1, 1-17
Dal vangelo secondo Matteo.
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio
di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e
i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm
generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò
Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,
Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la
moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò
Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse
generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al
tempo della deportazione in Babilonia.
“GENEALOGIA DI GESU’…”. (Mt.1,1)
Questa genealogia di Gesù che inizia la novena liturgica del Natale, pur essendo artefatta ha alcune cose da suggerirci. Intanto Gesù, il Messia non arriva impreparato e inatteso. Intanto una lunga serie di vicende lo ha preceduto. Dio ha da sempre manifestato la sua benevola attenzione verso gli uomini ed ha preparato un popolo ad accogliere il Salvatore. Abbiamo udito nomi famosi come i primi patriarchi (Abramo, Isacco, Giacobbe), i re Davide e Salomone, e ci è stata ricordata la deportazione in Babilonia. La promessa di Dio ha percorso una strada tortuosa per giungere al suo compimento e si è servita sia di persone fedeli che di emeriti mascalzoni come Acaz e Manasse o di illustri sconosciuti come quelli che vanno dalla deportazione a Giuseppe. La storia che Dio conduce si svolge tra avvenimenti clamorosi con persone importanti e azioni quotidiane con persone umili. Dio cerca collaborazione e se non la trova, avanza ugualmente passando per altre vie. Facciamoci allora umili e attenti per poter cogliere anche nella storia attuale i segni attraverso i quali ci è manifestata la volontà di salvezza di dio nei nostri confronti.
VENERDI’ 18 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Quintino vescovo; San Graziano, martire
Una scheggia di preghiera:
GESU’, GIUSEPPE E MARIA SIATE LA SALVEZZA DELL’ANIMA MIA.
Hanno detto: Molte persone
attribuiscono al destino le colpe di ciò che succede loro.
Io non credo nel destino. Le persone di successo sono quelle che si alzano al
mattino e si mettono alla ricerca del proprio destino e, se non lo trovano, se
lo creano. (G.B. Shaw)
Saggezza popolare: La luna non cura l'abbaiar dei cani.
Un aneddoto: Al Papa san Pio X si presentò, accompagnata da sua madre, una fanciulla inglese, ricchissima, la cui pura bellezza era deturpata da un cancro inguaribile alla guancia. Inginocchiandosi, disse al Pontefice: “Santo Padre, se tu vuoi, puoi guarirmi”. “Davvero, figliola? Credi veramente che ti possa guarire?”. “Sì, Padre Santo, perché l‘ha detto Gesù”. “Ebbene, se è così sia fatta la volontà di Dio secondo la tua fede”. E la benedisse sorridendo. La fanciulla e la madre tornarono all’albergo col cuore fiducioso. Tolte le bende, la guancia apparve risanata. Pochi giorni dopo, madre e figlia erano di nuovo ai piedi del vicario di Cristo. “Dunque sei guarita?”. “Sì, Padre Santo”. “Non credere che sia io... E il potere delle Chiavi di Pietro”. “Santo Padre, mio papà è protestante ma consentirà a tutto quanto io gli domanderò per dimostrare riconoscenza. Chiedi dunque qualcosa di grande, una chiesa, un ospedale, una scuola, la spesa non conta”. Il Pontefice si raccolse un istante in preghiera. Poi, come mosso da ispirazione divina, disse: “Figliola, una cosa sola è veramente grande: fare la volontà di Dio. Va’ e pensa a questo”. L’inglesina studiò quale fosse per lei la volontà di Dio. Sentì una vocazione e si fece religiosa in un monastero romano
Parola di Dio: Ger. 23,5-8; Sal. 71; Mt. 1,18-24
Vangelo Mt 1, 18-24
Dal vangelo secondo Matteo.
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo
promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò
incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non
voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando
a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa,
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un
figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi
peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal
Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno,
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua
sposa. Parola del Signore
“MARIA ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE...”.(Mt. 1,18)
Il racconto della nascita di Gesù, ci presenta nel vangelo di Matteo una coppia molto comune di fidanzati, che secondo le usanze del loro tempo, vive la sua storia di innamoramento e di desiderio di costruire una famiglia. Tocca il cuore pensare a questo volersi bene spontaneo, semplice, profondo, palpitante tra Maria e Giuseppe. Dio non è geloso dei sentimenti umani che Lui stesso ha messo nel nostro cuore, anzi si serve delle gioie umane e dell’amore per realizzare il suo piano. Sull’amore umano si innesta l’Amore, lo Spirito Santo e genera Gesù: Figlio di Dio e di Maria. Dio ha bisogno del calore, dell’amore della tua famiglia per testimoniare che l’amore è possibile; Dio ha bisogno del nostro affetto per incarnarsi, ha bisogno della tua fedeltà per manifestare la sua fedeltà. La storia di Gesù comincia con un Dio mendicante di amore vero per poter donare amore a tutti.
SABATO 19 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Dario martire; Santa Fausta martire.
Una scheggia di preghiera:
I MIEI OCCHI CONTEMPLANO CON GIOIA IL TUO MISTERO D’AMORE.
Hanno detto: L'amore non è nella febbre dei sensi che si logorano e si consumano... Ma nel sacrificio di tutto il proprio essere, in favore dell'altro. (Nino Salvaneschi)
Saggezza popolare:
Lungi da me la saggezza che non piange, la filosofia che non ride e l'orgoglio che non china il capo davanti a un fanciullo.
Un aneddoto: Nel libro di A. Chiocci “Gli ultimi Samurai” (1966), sono raccontate le estreme ore dei condannati a morte dopo la sconfitta giapponese del 1943. Commuove la richiesta che un militare cristiano, il capitano Suemàtsu, fece al monaco che l’assisteva: “Posso cantare un inno al mio Dio?”. “Certamente”, rispose il religioso. E Suemàtsu cantò dolcemente un lungo “Amen”.
Parola di Dio: Gdc.13,2-7.24-25; Sal. 70; Lc. 1,5-25
Vangelo Lc 1, 5-25
Dal vangelo secondo Luca.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della
classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le
prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e
tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al
Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale,
gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta
l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve
un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo
vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non
temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti
darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si
rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non
berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di
sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà
innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri
verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un
popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo?
Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io
sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo
lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in
cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali
si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e
si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva
parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei
cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo
quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi
e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è
degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Parola del Signore
“ECCO SARAI MUTO E NON POTRAI PARLARE FINO AL GIORNO IN CUI QUESTE COSE AVVERRANNO”. (Lc. 1,20)
C’era stato un dialogo tra Gabriele e Zaccaria e, abbiamo visto, era venuta fuori questa scena: l’angelo annunciava le meraviglie di Dio mentre il vecchio sacerdote Zaccaria dimostrava, con la sua paura, un’incredulità smarrita. Mentre Maria davanti all’annuncio chiederà a Gabriele: “Come avverrà questo?”, dando per scontata l’opera di Dio, Zaccaria chiede segni, manifesta perplessità; ed ecco allora che l’angelo il segno glielo dà: “Resterai muto”. Gli uomini hanno parlato troppo. Con le loro chiacchiere e le loro supponenze hanno addirittura voluto raggiungere Dio ed è nata la torre di Babele, la torre della confusione, delle parole dette ma non capite. Ora è la PAROLA che deve incarnarsi e, nel caso del Vangelo di oggi, colui che griderà per preparare la strada alla Parola, ma perché questo avvenga c’è bisogno di silenzio. Dio, in silenzio, parla nel suo mistero attraverso il grembo avvizzito di Elisabetta e nel grembo giovane di Maria. Ogni parola è superflua, anzi, quasi blasfema: il mistero di Dio, della vita, del grembo meritano il rispetto del silenzio. Noi viviamo nel chiasso, ci stordiamo di rumori, abbiamo parole per tutto: per giudicare, per condannare, per arrabbiarci, abbiamo canti che spesso non dicono più i sentimenti ma solo più gli urli di rabbia della bestia uomo ferita, scossa da parole che hanno voluto spiegare tutto, che hanno avuto la presunzione di vivisezionare tutto per arrivare a dire più niente. Pensate: l’epoca della scienza, della conoscenza globale e l’uomo medio usa, mastica, ripete normalmente non più di mille vocaboli! C’è bisogno di silenzio, specialmente davanti al mistero, davanti ad un bambino che nasce, a un uomo che soffre, o davanti alla morte. C’è bisogno di silenzio rispettoso e contemplativo davanti a Dio, c’è bisogno di silenzio dentro noi per ritrovare noi stessi e il senso del nostro vivere. Dio sta compiendo la sua storia per me e per te, ma se non taci, se non provi a far tacere le trombe che suonano attorno a te, se non mediti, non adori, rischi di non scoprirlo, di non gioire, di non accorgertene: “Venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero”.
DOMENICA 20 DICEMBRE: 4^ DOMENICA DI AVVENTO
Tra i santi ricordati oggi: San Liberato, martire; San Zefirino, Papa.
Una scheggia di preghiera:
L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE.
Hanno detto: I fatti devono provare la bontà delle parole. (Huxeley. A.)
Saggezza popolare: Quanto più le persone son vuote, tanto più son piene di sé.
Un aneddoto: La vigilia di Natale, un ragazzo, figlio unico, invece di appendere le calze al caminetto per ricevere in dono dei giocattoli, che ormai non lo divertivano più, salì in soffitta alla ricerca della culla nella quale la mamma l’aveva messo a dormire appena nato. La spolverò, la riassettò e la trasportò davanti al caminetto, con questa scritta sgorgata dalla solitudine del suo cuore di ragazzo: “Desidero una piccola sorella...”. (A. Barth)
Parola di Dio: Mic. 5,1-4; Sal.79; Eb.10,5-10; Lc.1,39-46
Vangelo Lc 1, 39-48
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse: “L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. Parola del Signore
“ALLORA MARIA DISSE: L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE”. (Lc 1,46)
Il messaggio del Magnificat è molto vicino a quello che Gesù proclamerà più tardi con le Beatitudini. “Ha guardato l’umiltà della sua serva”: cosa voleva dire con ciò la Vergine? Sicuramente non: “Ha guardato la mia virtù dell’umiltà”, ma piuttosto: “Ha guardato la mia povertà, il mio contare così poco”. C’erano tante ragazze ricche, belle, colte, ben vestite a Gerusalemme o a Roma, figlie di nobili e potenti, e il Signore si è degnato di volgere lo sguardo su una povera ragazza del più sperduto villaggio della Galilea! Questo voleva dire Maria. La “scelta preferenziale” dei poveri è qualcosa che Dio ha fatto ben prima che il Concilio Vaticano II ne parlasse. Lungo tutta la rivelazione egli ci appare come un Dio che si china sui miseri, gli afflitti, gli abbandonati e quelli che non sono nulla agli occhi del mondo. L’apostolo Paolo scrive: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i forti”. Tutto questo contiene una lezione attualissima. La nostra tentazione infatti è di fare esattamente il contrario di quello che ha fatto Dio: di voler guardare a chi sta in alto, non a chi sta in basso; a chi sta bene, non a chi si trova nel bisogno. Grazie a Dio, però, ci sono tantissimi che, spinti dalla parola del Vangelo o da un senso di solidarietà umana, si avvicinano a chi è in situazione di necessità. Ma non possiamo accontentarci di ricordare che Dio guarda verso gli umili, o di guardare noi stessi agli umili. Dobbiamo diventare noi stessi piccoli, umili, ma con il cuore grande. La basilica della Natività a Betlemme ha una sola porta d’ingresso così bassa che non vi si passa se non curvandosi profondamente. Quella porta ricorda ai pellegrini che per penetrare nel significato vero del Natale bisogna abbassarsi e farsi piccoli.
LUNEDI’ 21 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Canisio; San Temistocle, martire.
Una scheggia di preghiera:
SANTA MARIA DEL BUON CAMMINO METTIMI IN MOVIMENTO.
Hanno detto: Nelle cose che dopo lungo desiderio si ottengono, non trovano quasi mai gli uomini né la giocondità né la felicità che prima si avevano immaginato. (Francesco Guicciardini)
Saggezza popolare: Basta uno spillo per sgonfiare un pallone.
Un aneddoto: Andrea aveva un solo grande desiderio: una bicicletta. Una bicicletta gialla super accessoriata che aveva visto in una vetrina della città. Non se la poteva più togliere dalla mente. Vedeva la bicicletta gialla nei sogni, nel caffelatte, nella figura di Carlo Magno che c’era sul libro di scuola. Ma la mamma di Andrea aveva tante cose da pagare e le spese aumentavano ogni giorno. Non poteva certo comprare una bicicletta costosa come quella sognata da Andrea. Andrea conosceva le difficoltà della mamma e così decise di chiedere la bicicletta direttamente a Dio. Per Natale. Tutte le sere Andrea cominciò ad aggiungere una frase alle sue preghiere: “Ricordati di farmi avere la bicicletta gialla per Natale. Amen Ogni sera la mamma sentiva Andrea pregare per ottenere la bicicletta gialla e ogni sera scuoteva tristemente la testa. La mamma sapeva che Natale sarebbe stato un giorno ben doloroso per Andrea. Non ci sarebbe stata la bicicletta e il bambino ne sarebbe stato mortalmente deluso. Venne il giorno di Natale e naturalmente Andrea non ricevette nessuna bicicletta. Alla sera, il bambino si inginocchiò come al solito accanto al lettino per dire le preghiere. “Andrea”, gli disse dolcemente la mamma, “penso che sarai scontento, perché non hai ricevuto la bicicletta per Natale. Spero che tu non sia arrabbiato con Dio, perché non ha risposto alle tue preghiere”. Andrea guardò la mamma. “Oh no, mamma. lo non sono arrabbiato con Dio. Ha risposto alle mie preghiere. Dio ha detto: “No!”.
Parola di Dio: Ct.2,8-14, opp. Sof. 3,14-18; Sal. 32; Lc. 1,39-45
Vangelo Lc 1, 39-45
Dal vangelo secondo Luca.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in
fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel
grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta
tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre
del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei
orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha
creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Parola del Signore
“MARIA SI MISE IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA”. (Lc. 1,39)
Basta avere un po’ di dimestichezza con i Vangeli per accorgersi che sono libri di ‘movimento’. Dio “lascia i suoi cieli” per “venire ad abitare tra noi”; noi dobbiamo “preparare una strada al Signore che viene”; arriva l’angelo e Maria si mette in viaggio; Gesù nasce mentre i suoi genitori sono in viaggio; Gesù bambino dovrà ripercorrere il viaggio del suo popolo prima per fuggire verso la prigionia, poi per tornare alla sua terra; i tre anni della vita pubblica sono un continuo, potremo dire con San Luca, viaggio verso Gerusalemme, cioè verso la sua passione morte e risurrezione; anche il Risorto, quasi a dare l’avvio alla missione degli Apostoli, apparirà in posti diversi della Palestina. Il cristianesimo è movimento, è viaggio. Maria non si è tenuto Gesù tutto per sé. La gioia quando è profonda, va comunicata. Maria sta accogliendo Gesù, l’Amore e non può fare a meno di accoglierlo nel servizio amoroso ad Elisabetta, questa anziana parente che, toccata dalla grazia di Dio, sta per avere un figlio. Noi, invece, spesso abbiamo così ben circondato la fede di abitudini e riti religiosi fino a bloccarla, paralizzarla nei suoi movimenti. La nostra preghiera spesso è ridotta a parole oppure ad un chiedere che la volontà di Dio corrisponda alla nostra, le nostre Eucarestie sono apatiche, senza uno scatto, prive di un sorriso, incapaci di scuoterci, la missionarietà della Chiesa la deleghiamo volentieri a chi ‘è del mestiere’. Pensiamo anche a quello che succede in questi giorni. Qualcuno forse dirà: “Altro che movimento, sono giorni di corse affannose, tra acquisto dei regali, preparativi per la festa…” Certo, frenesia ce n’è tanta, ma per che cosa? E’ per il Signore che viene che noi corriamo oppure perché la tradizione umana e spendereccia ci porta agli alberi di Natale che si confondono con presepi camuffati da Babbi Natale che a loro volta sanno di panettone il tutto condito con una buona dose di ‘buonismo’ ipocrita, o con certe melense recite nelle scuole e negli oratori, o con gli esodi natalizi (possibilmente in esotiche isole baciate dal sole) o con dispendiosi acquisti appena leniti dall’offerta per i poveri che ‘fa tanto buoni’ e sembra un po’ mettere a tacere una coscienza che, anche se sempre più raramente, riesce ancora qualche volta a rimordere davanti agli eccessi? Maria si mise in viaggio. Non è andata all’agenzia turistica per scegliere una meta esotica, non ha trovato un comodo aereo con riservazione in classe vip, si è fatta 147 chilometri a piedi, o al massimo su un asino, probabilmente al seguito di qualche carovana di commercianti, e si è fatta questa strada per ‘andare a servizio’, per portare gioia, per permettere un primo incontro tra Giovanni e Gesù, ma qui c’è fede, tra noi, spesso, c’è solo più tradizione sedimentata da una religione che invece di metterci in movimento ci addormenta, con buona pace di tutti i poteri di questa terra.
MARTEDI’ 22 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Flaviano; Santa Francesca Cabrini.
Una scheggia di preghiera:
TUTTO CANTA LA TUA GLORIA, O SIGNORE.
Hanno detto: La verità è la luce nella quale deve immergersi tutta la persona, e che dà il tono alle singole azioni della vita. (Giovanni XXIII).
Saggezza popolare: Chi soffia nella polvere se ne riempie gli occhi.
Un aneddoto: Un ricovero per persone anziane. È vicino il Natale. Tutti si danno da fare per spedire qualcosa. Una vecchietta in un angolo mastica la propria solitudine: non ha più nessuno al mondo, salvo un figlio in prigione. La donna vorrebbe preparargli un pacco. Sa cosa farebbe piacere a suo figlio: un certo tipo di tabacco. Ma non ci sono soldi! E... Neppure a pensarci che qualcuno glielo regali. Percorre in lungo e largo il reparto maschile. Finalmente vede un uomo, che ha proprio quella qualità d tabacco. Cosa può offrirgli in cambio? Gli occhiali! L’uomo se li prova. Ci vede benissimo. Affare fatto! Spedito il suo pacco, la vecchietta si trova nel suo angolo, con un po’ di gioia nel cuore, ma anche più sola che mai. Un velo le è sceso sugli occhi: non potrà più leggere niente! Mentre così pensa, senza accorgersi, compie l’abituale gesto di assestarsi gli occhiali.., ma non li ha più!
Parola di Dio: 1Sam 1,24-28; Salmo da 1Sam.2; Lc. 1,46-55
Vangelo Lc 1, 46-55
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio
spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua
serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha
fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione
la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza
del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha
rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli
affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad
Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Parola del Signore
“L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE”. (Lc.1,46)
Un cuore pieno non può che lasciar traboccare ciò che ha dentro. Dal cuore di Maria traboccano la meraviglia, la gratitudine, la fede, la disponibilità, la gioia. Tutto questo si trasforma in parole che, guarda caso, non sono neanche “originali” in quanto il Magnificat è una preghiera fatta di parole e di preghiere che già ci sono nella Bibbia. Maria ha talmente “macinato”, pregato queste parole che le escono spontanee dal cuore. Che cosa esce dal mio cuore questa mattina nella preghiera? Che cosa esce dal mio cuore oggi negli incontri con le persone?
MERCOLEDI’ 23 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Servolo; San Giovanni da Kety; Sant’ Ivo da Chartres.
Una scheggia di preghiera:
O DIO CON NOI, VIENI A SALVARCI.
Hanno detto: Volete portare con voi il vostro denaro nell’eternità? Fate elemosina ai poveri. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Chi spende più di quello che ha, torce la corda che l'impiccherà.
Un aneddoto: Un asino riuscì un giorno ad entrare, chissà perché e chissà come, in una chiesa di campagna. Si era sotto Natale e proprio in quella chiesa si poteva ammirare un magnifico presepio, allestito con cura e amore. L’asino osservò a lungo la misteriosa rappresentazione, così perfetta nei dettagli, dalla stella cometa alle figurine inginocchiate, adoranti, sulla soglia della stalla. Quando infine riconobbe un suo simile, alto poco più che una spanna ma indiscutibilmente somaresco, pensò che quello fosse dunque lo scopo della messinscena: si celebrava un culto dell’Asino. Un tempo, sospirò l’animale con un pizzico di nostalgia, i somari erano i padroni del mondo! (Favola castigliana)
Parola di Dio: Ml.3,1-4.23-24; Sal.24;Lc.1,57-66
Vangelo Lc 1, 57-66
Dal vangelo secondo Luca.
In quei giorni, per Elisabetta intanto si compì il
tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono
che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con
lei.
GIOVEDI’ 24 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Delfino, vescovo; Santa Erminia, monaca; Santa Adele, monaca.
Una scheggia di preghiera:
TI BENEDICIAMO DIO PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO.
Hanno detto: Noi viviamo in contemporanea tre tempi: il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l'attesa. (Sant’Agostino)
Saggezza popolare: Non esiste un cactus tanto irto di spine che non abbia posto per un bocciolo in fiore.
Un aneddoto: “Lucia era una bambina orfana che viveva in un deposito di macchine sfasciate, alla periferia della città. Era una bambina sola e nessuno si occupava di lei. Erano i giorni che precedevano il Natale e Lucia decise di andare in città. Per lei era un’avventura nuova vedere tutti quei negozi illuminati, i festoni di luci che addobbavano le vie della città, i cartelloni dai mille colori. Nell’attraversare una strada una macchina veloce stava per investirla, quando un cane la spinse da un lato con il muso e la salvò. Lucia, frastornata, abbracciò l’animale e volle portarlo con sé nella sua macchina-casa. Con grande stupore la bambina capì una cosa: poteva comunicare con il cane che aveva chiamato Lillo. Un giorno Lucia disse a Lillo: “Per me Babbo Natale è già passato e mi ha lasciato te come regalo”. Lillo le rispose: “Voglio fare anch’io un regalo a te: vieni, andiamo in città”. I due amici si ritrovarono insieme in mezzo all’allegria festosa che precede il Natale: Lucia si sentiva sicura con il suo amico accanto ed era così felice che sorrideva ai passanti: Lucia e Lillo furono notati da una coppia di sposi. La signora chiese a Lucia se avrebbe gradito pranzare a casa loro: la bambina accettò con entusiasmo e la signora le comperò anche un abitino nuovo per sostituirle quello che indossava ormai corto e consumato. Poi la coppia volle che Lucia e Lillo si fermassero a dormire. Nella notte Lillo disse alla bimba: “Lucia cara, io sono il tuo Angelo Custode disceso sulla terra per aiutarti. Tu sei sempre stata molto buona e ora che ti ho trovato questa coppia che ti farà da mamma e papà, io posso tornare in Paradiso”. Lucia, piangendo di commozione, abbracciò Lillo che restò con lei fino a che la bimba non si addormentò. L’indomani era Natale e Lucia trovò tanti regali tra cui un cucciolo di cane che, naturalmente, chiamò Lillo.”
Parola di Dio: 2Sam 7,1-5.8-11.16; Sal. 88; Lc. 1,67-79
Vangelo Lc 1, 67-79
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu pieno di Spirito Santo, e profetò
dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e
redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella
casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti
d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così
egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa
alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati
dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo
cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta
dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per
dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi
peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a
visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle
tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della
pace". Parola del Signore
“IL SIGNORE DIO DI ISRAELE HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO”. (Lc. 1,67)
Ultima giornata del nostro Avvento e ultima occasione per accogliere Colui che viene. Zaccaria ci indica la strada per viverla. Lui, dubbioso, rimasto muto, ora riacquista il dono della parola per lodare l’opera di Dio. E’ bello allora constatare con Zaccaria che c’è Qualcuno che è fedele anche al di là delle infedeltà del suo popolo. Neanche il peccato, il giusto castigo possono sminuire l’amore di Dio per la sua creatura, anzi, più grande è il peccato, più grande è la Redenzione. L’exultet, l’inno di Pasqua, nella notte del Sabato Santo arriva a questa esagerazione: “Fortunata la colpa che meritò un così grande Redentore”. Dio ci ha visitato, non come il Dio degli eserciti, il punitore, ma come il Dio con noi. Anche la nostra lingua, come quella di Zaccaria dovrebbe sciogliersi in questa notte davanti a quel Bambino che viene. Dio non è di passaggio, Dio non viene ad aggiustare i conti, la sua è una visita per stare con noi, per farci suo popolo.
VENERDI’ 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE
Tra i santi ricordati oggi:Santa Anastasia, vergine; Santa Eugenia, martire; San Pietro Nolasco.
Una scheggia di preghiera:
VENITE, ADORIAMO CRISTO SIGNORE.
Hanno detto: Se sapessimo quanto Dio ci ama ne moriremmo di gioia (Santo Curato d’Ars)
Saggezza popolare: E' meglio accendere una candelina che maledire l'oscurità.
Un aneddoto: In una parrocchia poverissima, il parroco a avvisò i Suoi fedeli che non aveva più neppur di che mantenere accesa la lampada del Santissimo Sacramento. “La tenga accesa soltanto di notte”, andò a dirgli una vecchietta in sacrestia. “E di giorno?”, domando il sacerdote. “Di giorno ci starò io: sono vecchia, è vero, e storpia, non posso più lavorare, ma posso venir in chiesa e star qui tutto il giorno se Lei vuole. Farò io da lampada al buon Dio che sta da solo”.
Parola di Dio: Messa della notte: Is. 9,1-6; Sal. 96; Tt. 2,11-14; Lc. 2,1-14
Vangelo Lc 2, 1-14
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Parola del Signore
“OGGI VI E’ NATO NELLA CITTA’ DI DAVIDE UN SALVATORE CHE E’ IL CRISTO SIGNORE”. (Lc. 2,11)
Natale non è una favola allo zucchero filato da gustare un giorno all’anno e da richiudere poi come il libro di favole della Nonna nel cassetto fino all’anno prossimo. Non è un modo per restare bambini immaturi così da permettersi una breve pausa di piacevole illusione nel frenetico andamento delle vita moderna. Non è il momento per un “vogliamoci tutti bene” che poi si dissolve come lo spruzzo di neve che imbianca le nostre città. E il cristiano deve vivere attento, anzi guardingo questa preziosissima circostanza. Tutti gli uomini hanno bisogno di vedere Dio, di ascoltare Dio, di fare esperienza di Dio, perché qui sta la loro salvezza e la salvezza del mondo. Come gli affamati chiedono del pane, così gli uomini consciamente o inconsciamente dicono: “Parlateci di Dio, aiutateci a cercare e a conoscere Dio”. Il Natale è anche vedere questa fame ed amare i fratelli fino a dare loro ciò di cui hanno bisogno.
SABATO 26 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano, martire; San Zosimo, papa; S. Evaristo di Costantinopoli.
Una scheggia di preghiera:
GESU’ DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.
Hanno detto: Ho cercato quale fosse l’espressione più menzognera in bocca degli uomini. L’ho trovata: è il “si dice”(G.B. Shaw)
Saggezza popolare: Chi confessa la sorte, nega Dio.
Un aneddoto: Narrava Henri Ghéon di un ufficiale francese che, nella guerra di conquista in Africa, era caduto prigioniero nelle mani di un beduino, il quale lo tenne in schiavitù per più mesi. Lo trattava con la frusta e le legnate. Ciò che più feriva l’orgoglio del francese era però il nome con cui il padrone lo chiamava sempre: “cane”, “cane infedele”, “cane d’un cristiano”. L’ufficiale reagì gridando: “E va bene, sono tuo prigioniero, tuo schiavo. Ma sono sempre un uomo. Perché mi urli sempre che sono un cane?”. Rispose il beduino: “Tu un uomo? Ma tu sei un povero cane soltanto! In sette mesi che sei con me, non ti ho visto pregare neppure una volta. Non sei un cane, dunque?”.
Parola di Dio: At. 6,8-10;7,54-60; Sal. 30; Mt. 10,17-22
1^ Lettura At 6,8-10; 7,54-59
Dagli atti degli Apostoli
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. All'udirlo, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. Parola di Dio
“E COSÌ LAPIDAVANO STEFANO MENTRE PREGAVA E DICEVA: SIGNORE GESU’, ACCOGLI IL MIO SPIRITO”.(At. 7,59)
San Luca, negli Atti degli Apostoli, ci narra la “passione e morte” del primo martire cristiano, il diacono Stefano, quasi con le stesse parole della passione di Gesù. Con questo, Luca vuol ricordarci che il cristiano è colui che riproduce nella sua vita e anche nella sua morte il Cristo: Gesù è venuto per servire, Stefano è diacono cioè servitore; Gesù ha dato la sua vita, Stefano accetta il martirio; Gesù morendo ha perdonato e Stefano perdona ai suoi persecutori; Gesù si affida ai Padre, come Stefano mette il suo spirito in Lui; Gesù dà la vita per salvarci, dal sangue di Stefano nascerà la conversione di Paolo. Essere cristiani non è un titolo onorifico, non è un modo per comprarci il paradiso, e essere come Cristo. Come Cristo significa venire nel mondo per compiere la volontà del Padre, significa come Lui lottare per liberare noi e l’uomo dal male, dalla morte, significa come Lui di accettare di morire per vivere, insomma significa diventare delle “originali copie” di Lui oggi nel mondo.
DOMENICA 27 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA DI GESU’ DI GIUSEPPE E DI MARIA
Tra i santi ricordati oggi:San Giovanni Apostolo ed Evangelista; Santa Fabiola di Roma.
Una scheggia di preghiera:
BENEDICI, SIGNORE TUTTE LE NOSTRE FAMIGLIE.
Hanno detto: Al momento della morte non saremo giudicati sulla quantità di lavoro che avremo fatto, ma dal peso d'amore che avremo messo nel nostro lavoro. (Madre Teresa di Calcutta)
Saggezza popolare: Chi non è savio, paziente e forte, si lamenti di sé, non della sorte.
Un aneddoto: Un tale si presenta ad un orologiaio e gli chiede di mettere una suoneria speciale alla sua sveglia, al fine di riconoscere il giorno dalla notte. L’orologiaio fatica a comprendere la richiesta. L’altro spiega che siccome le lancette non indicano se siamo di giorno o di notte, vorrebbe un segnale diverso per il giorno o la notte. Può metterci un campanello o il suono di un cucù? Certo che si può fare, ma non sarebbe più semplice aprire gli occhi e guardare il cielo? E l’altro sospira: “D’accordo, ma il fatto si è che io sono cieco”.
Parola di Dio: 1Sam 1,20-22.24-28; Sal.83; 1Gv.3,1-2.21-24; Lc.2,41-52
Vangelo Lc 2, 41-52
Dal vangelo secondo Luca.
I genitori di Gesù si
recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe
dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della
festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a
Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana,
fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i
conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo
tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li
ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore
per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua
madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non
compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro
sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
“ECCO, TUO PADRE ED IO, ANGOSCIATI, TI CERCAVAMO”. (Lc.2,48)
La famiglia di Nazareth può essere un richiamo forte proprio a quei valori spirituali che così spesso mancano oggi tra le coppie giovani e meno giovani e che sono indispensabili per formare un matrimonio che resista nel tempo: conoscenza e stima reciproca, capacità di uscire da se stessi, di coltivare progetti e ideali comuni, silenzi, preghiera! Prendiamo le parole che Maria pronuncia non appena ritrova il figlio nel tempio: “Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo...”.“Tuo padre ed io”: può sembrare un dettaglio trascurabile e invece contiene un insegnamento importantissimo. Maria e Giuseppe formano un unico soggetto. Maria non pensa solo alla sua angoscia, ma anche a quella del marito; anzi mette quella del marito prima della sua. Sposarsi significa passare dalla prima persona singolare, “io”, alla prima persona plurale “noi”. Se non avviene questo cambiamento, se non nasce una nuova identità, l’unione sarà solo superficiale e traballante. Il matrimonio è più che un patto, una coabitazione, una unione dei sessi. é un “io” e un “tu” che diventano un “noi”. Questo significano le parole della Bibbia: “...e i due saranno una carne sola”. “Una sola carne” non vuol dire, unicamente “un solo corpo”, ma anche “un essere solo”. A volte incontrando uomini o donne che non conosco cerco di fare attenzione a come parlano. Ma spesso resto deluso. Possono parlare della loro vita anche personale per oltre mezz’ora, senza che si capisca se sono sposati o no. Sempre “io, io, io”; mai “mio marito ed io, mia moglie ed io”. Sono ancora “individui”, non sono mai diventati veramente “coniugi”. Coniugi, coniugati: sono parole fuori moda, non piacciono più.
LUNEDI’ 28 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi martiri innocenti; Sant’Antonio di Lerins.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, SALVATORE NOSTRO, ABBI PIETA’ DI NOI
Hanno detto: Molte parole non indicano mai molta sapienza. (Talete di Mileto)
Saggezza popolare: Chi non sorride mai, può darti solo guai.
Parola di Dio: 1Gv. 1,5-2,2; Sal. 123; Mt.2,13-18
Vangelo Mt 2, 13-18
Dal Vangelo secondo Matteo
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più". Parola del Signore
“ERODE MANDO’ AD UCCIDERE I BAMBINI DI BETLEMME”. (Mt. 2,16)
Tre giorni dopo Natale il ricordo del martirio di bambini innocenti, produce in noi una sorpresa dolorosa: dopo tanta gioia, dopo tanta dolcezza, vediamo tanta tristezza, tanta crudeltà. Eppure questa festa è necessaria, per farci prendere sul serio il Natale di Cristo. Natale è certamente una bella festa per le famiglie: ci fa contemplare un bambino, e questo è sempre gioia, è un dono di Dio. Ma questo è un bambino che ha grandi pretese: vuol essere re dei cuori e perciò troverà sempre opposizione sulla Terra. Lui è la luce del mondo, ma le tenebre subito gli si oppongono, non vogliono essere illuminate dalla luce. La festa di oggi ci mostra questa lotta. Gesù è venuto per vincere le tenebre, e non può vincere senza soffrire: già prevediamo la passione. Anche noi siamo peccatori, siamo in qualche misura dalla parte di Erode, possiamo facilmente respingere il Salvatore e quindi abbiamo bisogno di conversione per accogliere la luce che ci disturba. Dobbiamo confessare che in noi ci sono le radici del peccato, che sempre incominciano a crescere, che abbiamo bisogno della luce del Salvatore per vedere il male che è in noi, che abbiamo bisogno dell'amore del Salvatore per vincere l'egoismo che sempre si rinnova.
MARTEDI’ 29 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso Becket; San Davide, re; San Vitale, abate.
Una scheggia di preghiera:
GLORIA NEI CIELI E GIOIA SULLA TERRA.
Hanno detto: Ecco i tre più gravi errori: perdere tempo, preoccuparsi delle sciocchezze, discutere col prossimo.(Benjamin Franklin)
Saggezza popolare: La solitudine è una leva: o ti schiaccia o ti eleva.
Un aneddoto: Nella vita di san Giacinto (il domenicano polacco di nome Jacco Odrowatz) si legge che il 27 settembre 1244 questo religioso fu raggiunto presso la cattedrale di Cracovia dalla carrozza di una matrona del luogo, chiamata Vitoslavia: ne scesero con la nobile signora due bambini di sette anni, che si tenevano per mano, gemelli ed entrambi ciechi. La mamma si inginocchiò davanti a san Giacinto e l’implorò perché ottenesse la vista ai suoi bambini: “Sono come dei mostri, guardate. Le loro occhiaie sono vuote. Abbiate pietà di noi”. Il Santo non potè frenare le lacrime. Si avvicinò ai due ciechini, li baciò in fronte, poi fece il segno di croce sulle cavità orbitali dicendo: “Nel nome di Gesù Cristo che è luce del mondo, io vi comando, a tutti e due, che vediate. Illuminatevi, illuminatevi, nel nome del Signore”. La sua fede fu premiata. i due gemellini, nello stesso istante, si sentirono gonfiare gli occhi, aprirono le palpebre e videro il sole.
Parola di Dio: 1Gv. 2,3-11; Sal. 95; Lc. 2,22-35
Vangelo Lc 2, 22-35
Dal vangelo secondo Luca.
Quando venne il tempo
della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il
bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge
del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in
sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge
del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e
timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era
sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima
aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al
tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,
lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo
servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua
salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele”. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle
cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre:
“Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di
contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una
spada trafiggerà l'anima”. Parola del Signore
“QUANDO VENNE IL TEMPO DELLA PURIFICAZIONE SECONDO LA LEGGE DI MOSE’, MARIA E GIUSEPPE PORTARONO IL BAMBINO A GERUSALEMME PER OFFRIRLO AL SIGNORE”. (Lc. 2,22)
Nel racconto della presentazione al Tempio di Gesù, una delle cose che maggiormente mi colpisce è il contrasto tra la semplicità e povertà di un gesto rituale e la grandezza del significato del mistero che si compie. I personaggi sono poveri: un Bambino di quaranta giorni, un falegname e sua moglie, un uomo giusto, Simeone, ma comune; una vecchia di 84 anni, Anna. Anche i mezzi sono poveri: due colombe per riscattare un bambino. Ma c’è il mistero di Gesù, Figlio di Dio che incontra nella gloria del Tempio Dio suo Padre, c’è l’anticipazione gloriosa e dolorosa di un’offerta totale, c’è la fede dei suoi genitori, ci sono le meraviglie di Dio manifestate a due poveri. Con Simeone e Anna, la vecchiaia del mondo, accoglie tra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio. Dio è l’eterna novità, è fedele al suo patto e rinnova, nella sua infinita fantasia, l’amore per il suo popolo. Ma anche in questo momento di grande gioia c’è l’ombra della tristezza e della croce: molti non accetteranno il dono fatto, addirittura lo ripudieranno. Anche per noi, Gesù è “l’incontro”, è la fedeltà di Dio rinnovata. Egli si offre a noi, in mille modi, specialmente nei sacramenti come comunione salvifica con il Padre ma anche come segno discriminante “per la rovina o per la salvezza”. Noi possiamo essere come le braccia accoglienti di Simeone, il cuore gioioso di Maria e Giuseppe, o come i tanti che in quel giorno tirano dritto per i loro affari, magari anche religiosi, senza accorgersi che il Salvatore è in mezzo a loro.
MERCOLEDI’ 30 DICEMBRE:
Tra i santi ricordati oggi:San Giocondo, vescovo di Aosta; San Ruggero, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
FAMMI RINASCERE CON TE O GESU’
Hanno detto: Il buon Dio è tanto sollecito a concederci il perdono quando lo chiediamo a lui, quanto una madre è pronta a ritirare il suo figlio dal fuoco. (Santo Curato d’Ars)
Saggezza popolare: Soli non si sta bene nemmeno in paradiso.
Un aneddoto: Tamerlano quel giorno era depresso e, per ricrearsi, decise di andare a caccia. Uscito dal palazzo vide Giùha ed esclamò: Che sfortuna. Poi rivoltosi alle guardie ordinò: Bastonatelo e toglietelo dalla mia strada! Le guardie obbedirono e Giùha fu allontanato a suon di botte! La caccia andò benissimo ed allora Tamerlano mandò a chiamare Giùha; quando Giùha fu giunto alla presenza del sultano, Tamerlano gli disse:Ti chiedo scusa per le botte di questa mattina! Io credevo che l’averti visto avrebbe rovinato la giornata e invece la caccia è andata benissimo! Allora Giùha di rimando: Tu hai incontrato me e la caccia ti è andata bene.., io ho incontrato te e mi son preso un sacco di legnate...Chi di noi due è il menegramo? Tamerlano scoppiò a ridere, ma Giùha lo rimproverò dicendo: O Tamerlano, hai forse dimenticato che le cose vanno come vanno non perché uno porta fortuna, quando vanno bene, e l’altro porta sfortuna, quando vanno male... ma perché... non si muove foglia che Iddio non voglia e tutto fa parte del grande disegno divino che regge e governa tutto l’universo? Allora, Tamerlano si fece serio e disse: Hai ragione, o Giùha.
Parola di Dio: 1Gv.2,12-17; Sal. 95; Lc.2,36-40
Vangelo Lc 2, 36-40
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, c'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore
“C’ERA ANCHE UNA PROFETESSA, ANNA. ERA MOLTO AVANZATA IN ETA’. E SI MISE ANCHE LEI A LODARE DIO E PARLAVA DEL BAMBINO A QUANTI ASPETTAVANO LA REDENZIONE DI GERUSALEMME” .(Lc.2,36-38)
Vi ripropongo oggi una riflessione di alcuni anni fa che mi sembra ancora attuale.
Nel contesto grandioso del Tempio c’è una giovane mamma con un piccolo bambino e due vecchi, Simeone e Anna (qualcuno dice che i vecchi sono tre pensando a Giuseppe: cosa del tutto infondata!). Qualcuno spiega questa scena dicendo che Luca voleva significare l’incontro tra il Vecchio e il Nuovo, tra l’Antico Testamento e la novità di Gesù, può essere anche vero e probabilmente la lunga barba bianca a Simeone e il viso incartapecorito ad Anna possono anche starci bene. A me, però. L’intera scena e tutti i personaggi, danno un senso e un’idea di giovinezza. Questi due anziani hanno tutti i segni dell’età ma dentro son giovani. Sono lì al tempio per la loro fede e per la speranza. “Attendevano la manifestazione del Signore”. Quand’è che uno è vecchio? Quando non aspetta più nulla, quando non si aspetta più nulla dagli altri, quando ha perso speranza, quando si guarda solo più al passato con nostalgia, quando non si hanno più sogni. Questi due vecchi sono giovani perché hanno continuato ad attendere, a sognare, a sperare, perché non si sono lasciati rovinare e invecchiare dalle abitudini e ‘dai luoghi comuni’, perché non si sono lasciati mettere nell’angolo da giovani chiacchieroni pieni di sé ma già vecchi perché senza una speranza nel domani, perché gli anni a volte monotoni non hanno inaridito il loro cuore. Ed eccoli lì nel tempio per quell’incontro atteso e preparato con una vita.. E allora sono giovani Anna, Simeone, Giuseppe, Maria e il Bambino. Sono i primi bambini che entrano nel Regno dei cieli perché esso è fatto per loro. Quante volte nella vita sarà successo anche a voi di incontrare giovani vecchi e vecchi giovani, giovani cascanti, delusi, pronti a lasciarsi menare ovunque da una moda, giovani che non sanno gioire, che magari hanno tutto (troppo) e non lo apprezzano. A vedere certi giovani così mi pare di essere nel corridoio di una casa di riposo, o peggio ancora nella sala mortuaria di un ospedale. Poi, scena ancora più patetica, capita di imbattersi in uomini e donne di mezza età o anziani che invece vogliono apparire giovani solo perché imitano con gran pena e fiato grosso il mondo dei giovani (pensate a certe maschere di trucco di certe vecchie o ai gridolini, stile sedicenni, di certe ‘nonne’ che a malapena stanno in piedi ma che “si innamorano ancora con la stessa intensità della prima volta”: chissà che stragi hanno fatto durante tutta la loro vita!) E poi, grazie al cielo ho trovato dei vecchi giovani sul serio, perché giovani dentro, consapevoli degli anni, degli acciacchi, delle possibilità ridotte, ma con gli occhi ancora sognanti, persone che, senza eccedere, sanno curare se stessi, aperti a molti rapporti, non immusoniti, gente che non si racconta continuamente, che non dice ad ogni piè sospinto: “Ai miei tempi!”, uomini e donne che sanno di poter ricevere e dare ancora molto, persone piene di interessi, amanti della poesia, del bello, innamorati della vita, capaci di vedere sia i colori della primavera come quelli meravigliosi dell’autunno, anziani ancora capaci di aspettare Dio non come l’esattore della vita ma come il compagno ritrovato per l’eternità.
GIOVEDI’ 31 DICEMBRE
Tra i santi ricordati oggi:San Silvestro, papa; Santa Melania; San Giovanni Francesco Regis.
Una scheggia di preghiera:
TU, O GESU’ SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO
Hanno detto: Molta gente deve la coscienza tranquilla alla propria memoria debole. (Bomans)
Saggezza popolare: La solitudine è un grave peso, quando non si ha Dio per compagno.
Un aneddoto: Il saggio Socrate volle dare un giorno una lezione di modestia all’ambizioso suo discepolo, poi generale ateniese, Alcibiade. Gli mostrò una cartina geografica del mondo e gli disse:mostrami il continente intorno al mare. Alcibiade glielo mostrò. Proseguì Socrate: Mostrami ora la Grecia. Eccola! disse il discepolo. Indicami ora il Peloponneso, nell’Attica. La regione indicata ora era molto piccola. Ora fammi vedere, nell’Attica, Atene! Non era che un piccolo punto, sotto l’indice del discepolo. Ora mostrami, concluse il saggio maestro, nella città di Atene, il posto che occupi tu! Alcibiade comprese la lezione d’umiltà e chinò la testa.
Parola di Dio:1Gv.2,18-21; Sal.95; Gv.1,1-18
Vangelo Gv 1, 1-18
Dal vangelo secondo Giovanni.
In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di
tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la
luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo
mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era
la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
“IN PRINCIPIO ERA IL VERBO”. (Gv.1,1)
L’ultimo giorno dell’anno ha un vangelo che comincia con la parola: “In principio”. Noi contiamo il tempo che passa, Dio ricomincia sempre da capo. Noi scioccamente ci affrettiamo a buttare il passato, in Dio passato presente e futuro diventano una unica proposta di amore. Noi cerchiamo di fare pronostici per il futuro e Dio ci dice che sia al principio che alla fine c’è solo il Verbo, Gesù. Nel nome di Gesù Salvatore concludiamo questo anno e nel nome della sua misericordia apriamo il prossimo. Lui è l’unico che non delude. Concludendo queste piccole riflessioni di un anno, auguro allora a voi e a me di aver scoperto ogni giorno Gesù e di poterlo mettere al centro di tutte le giornate che la misericordia di Dio ci darà ancora.