SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
http://digilander.libero.it/don_franco_web
a cura di: don_franco_locci@libero.it
NOVEMBRE 2009
DOMENICA 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI
Una scheggia di preghiera:
O DIO, FA’ RISPLENDERE IN NOI LA TUA SANTITA’.
Hanno detto: Niente di grande è stato fatto al mondo senza il contributo della passione. (G. Hegel)
Saggezza popolare: Un quintale di impazienza non alleggerisce un oncia di croce. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Il maestro insegnava servendosi di parabole e storie che i suoi discepoli ascoltavano con piacere, e talvolta con frustrazione, perché avrebbero desiderato qualcosa di più profondo. Il maestro era irremovibile. A tutte le loro obiezioni replicava: Non avete ancora capito, miei cari, che la distanza più breve tra un essere umano e la verità è una storia. Un’altra volta disse: Non disprezzate la storia. Una moneta d’oro perduta si ritrova grazie a una candela che vale pochi soldi, la verità più profonda si trova grazie a una semplice storia. (A. De Mello)
Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12
1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14
Dal libro dell’Apocalisse
Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". Parola di Dio
“LODE, GLORIA, SAPIENZA, AZIONE DI GRAZIE, ONORE, POTENZA E FORZA AL NOSTRO DIO”. (Ap. 7,12)
Mi rendo sempre più conto che un certo tipo di educazione, l’uso e l’abuso delle parole, le tradizioni e le abitudini spesso ci fanno travisare la realtà e ci allontanano dalla verità. Ad esempio quando diciamo: “preghiera” spesso noi pensiamo alle preghiere, quando parliamo di “Santi”, pensiamo a quei personaggi straordinari capaci di far miracoli o a quella truppa di aureolati che giorno e notte, mani giunte, vedono il volto di Dio; quando pensiamo a “Santità”, abbiamo l’idea di una quasi inarrivabile meta conquistata attraverso sacrifici immani e lunghe penitenze. Che cos’è, invece, principalmente la santità? E’ l’insieme di tutte le cose belle e buone condensate in un'unica persona: Dio. Quindi bellezza, perfezione, giustizia, grazia, amore … spettano a Dio. Ma Dio ha creato l’uomo e gli ha partecipato la sua vita, quindi noi, come creature e ancor di più come figli abbiamo da Dio la partecipazione al suo essere, alla sua perfezione. Santità è dunque un dono che ci permette di partecipare alla santità di Dio. E’ quel desiderio di comunione con Lui che non ci lascia mai sazi, è il gusto del bello, del buono che c’è nel cuore di ogni uomo. Poi, certo, per la sua realizzazione giocano anche la nostra volontà, le nostre scelte, la fatica di essere fedeli al dono. Noi oggi ammirando i Santi del cielo e quelli che faticosamente vivono la santità sulla terra prima di tutto ammiriamo e lodiamo Dio che ci ha fatti capaci della sua santità e gli chiediamo che ci aiuti nel quotidiano perché per noi spesso è più facile accontentarci di piccole aspirazioni umane molto parziali piuttosto che ricercare Lui e la pienezza del suo essere.
LUNEDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI
Una scheggia di preghiera:
LODE E ONORE A TE, DIO DELLA VITA.
Hanno detto: Un albero è conosciuto per i suoi frutti, un uomo per le sue azioni. Una buona azione non è mai perduta. Colui che semina cortesia miete amicizia, colui che pianta gentilezza raccoglie amore. (San Basilio)
Saggezza popolare: L'invidia vorrebbe essere sola in paradiso. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Un uomo che aveva una figlia molto brutta la dette in moglie ad un cieco, perché nessun altro l’avrebbe voluta. Quando un dottore si offrì di ridare la vista al cieco, il padre della ragazza si oppose perché temeva che l’uomo avrebbe divorziato da sua figlia. (A. de Mello)
Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40
Vangelo Gv 6, 37-40
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Parola del Signore
“QUESTA E’ LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE CHIUNQUE VEDE IL FIGLIO E CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA E IO LO RISUSCITERO’ NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv.6,40)
E’ proprio vero che noi siamo ancora molto lontani dal cristianesimo vero. Siamo spesso seguaci di una religione che ha riferimenti a Cristo ma ancora molto legata al formalismo e al paganesimo. Prendiamo ad esempio la frase del vangelo di oggi e anche la celebrazione della commemorazione dei nostri defunti. Se noi credessimo davvero che Gesù è il figlio di Dio venuto sulla terra per salvarci e che questa frase è sua, il nostro atteggiamento verso Dio, la vita, la morte e i morti dovrebbe essere totalmente diverso da quello che spesso sentiamo. Se è vero quello che dice Gesù, il nostro Dio non è un Dio dei morti, non ama la morte, la sofferenza, non è il Dio cacciatore dei peccati e dei peccatori, non è né il Dio del nulla né il Dio costruttore di inferni sadici, frutto di fantasie malate; è invece il Dio Padre, amante della vita in tutti i suoi aspetti, è il Dio che conosce e ama i suoi figli uno per uno, è il Dio che sa che cosa vuol dire soffrire e morire, è il Dio che ama personalmente ciascuno dei suoi figli e non li abbandona nella vita e nella morte. Non è il Dio che punta il dito, che scrive i nostri peccati nella pietra, che ci gode a dirci: “Te l’avevo detto! Te la sei voluta! Paga pegno!”, E’ il Dio che manda suo Figlio non per bruciare i peccatori ma per salvare coloro che si sono allontanati! E’ il Dio che per farci capire che cosa sia la morte, la subisce, ed è una morte atroce, muore realmente, realmente è sepolto ma supera la morte perché essa è solo apparenza, è solo Pasqua, cioè passaggio a quella che è la nostra dimensione definitiva e vera. Certamente la morte può farci paura e quella dei nostri cari può farci soffrire per la mancanza tangibile della loro presenza, ma essi sono più vivi di noi, sono nella vita e se c’è fede in Gesù morto e risorto noi siamo in piena comunione anche con loro che vivono in Lui e per Lui.
MARTEDI’ 3 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, PURIFICAMI DALLE SCUSANTI INUTILI.
Hanno detto: Il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico della crescita e dello sviluppo. (J. F. Kennedy)
Saggezza popolare: Chi guarda il lavoro non si stanca. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Uno dei suoi parrocchiani domandò un giorno al curato d'Ars: "Come mai, reverendo quando prega la si sente appena, mentre invece quando predica grida così forte?" "Semplice, rispose il santo - quando predico ho a che fare con dei sordi. Il buon Dio, invece. Ha l'orecchio finissimo".
Parola di Dio: Rm 12, 5-16a / Sal 130 / Lc 14, 15-24
Vangelo Lc 14, 15-24
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei commensali disse a Gesù: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena". Parola del Signore
“MA TUTTI, ALL’UNANIMITÀ COMINCIARONO A SCUSARSI”. (Lc.14,18)
Noi spesso ce la prendiamo con Dio perché lo consideriamo lontano dalla nostra storia. Non è Dio l'assente, ma l'uomo. Il problema non è che Dio si trastulla tra le nuvole, ma che l'uomo è travolto dalle cose che ritiene fondamentali e che tali non sono. Il problema è che l'uomo, all'invito di Dio a partecipare la suo sogno al suo banchetto festoso, garbatamente risponde: vorrei ma... Il primo motivo del rifiuto è il possesso, l'accumulo dei beni. Ognuno va verso l'oggetto del suo desiderio, ognuno è fatalmente attirato verso il suo tesoro. Il secondo motivo del rifiuto è il commercio. Il suo movente non è lo scambio dei beni necessari, ma quel di più, il plusvalore, che costituisce il guadagno, anima del commercio. La cosa comprata o venduta non interessa in sé, ma solo in quanto occasione di guadagno. Si vendono anche le cose più inutili, più nocive, più disoneste; si vendono uomini, donne, bambini; si vende Cristo pur di guadagnare. Il terzo motivo del rifiuto è la moglie intesa come motivo di possesso di piacere. E anche oggi spesso gli affetti che dovrebbero essere manifestazione di amore quando diventano egoismo, ricerca di piacere, non soltanto allontano dall’amore vero ma diventano motivi di divisione da Dio. Due allora gli atteggiamenti cui oggi siamo chiamati: la consapevolezza che l'incontro con Cristo è festa (e se così non è forse dobbiamo ancora incontrare Cristo...) e il sapere che a questa festa è invitato ogni uomo: non perdiamoci l’occasione per futili motivi!
MERCOLEDI’ 4 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.
Una scheggia di preghiera:
PERDERE, CON TE GESU’, E’ GUADAGNARE.
Hanno detto: Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.(Benjamin Franklin)
Saggezza popolare: Due labbra non riescono a tener ferma la lingua. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Un innamorato corteggiò invano una ragazza per molti mesi, soffrendo le pene atroci del rifiuto. Alla fine la sua amata cedette. “Vieni nel tal posto, alla tal ora”, gli disse. Nel tempo e nel luogo stabiliti l’innamorato si trovò finalmente seduto accanto all’amata.
Allora s’infilò una mano in tasca e ne trasse un pacco di lettere d’amore che le aveva scritto durante i mesi passati. Erano lettere appassionate, che esprimevano la pena che provava il suo ardente desiderio di sperimentare le delizie dell’amore e dell’unione. Egli iniziò a leggerle all’amata. Le ore passavano e lui continuava a leggere. Alla fine la donna disse: “Che razza di sciocco sei? Queste lettere parlano tutte di me e del desiderio che hai di me. Be’, eccomi seduta accanto a te. E tu continui a leggere le tue stupide lettere”. (A. de Mello)
Parola di Dio: Rm 13, 8-10 / Sal 111 / Lc 14, 25-33
Vangelo Lc 14, 25-33
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore
“CHIUNQUE DI VOI NON RINUNZIA A TUTTI I SUOI AVERI, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,33)
Certe pagine del vangelo con le loro richieste, a prima vista ci sembrano disumane: Gesù che ci chiede di amarlo di più dei nostri familiari, che ci invita a prendere la croce, che ci dice che solo perdendo la vita la si guadagna…Tutto questo non ha forse fornito argomenti alle religioni della sofferenza, quasi che Dio abbia bisogno della croce, del nostro dolore, quasi che la sua “ira” si possa calmare solo attraverso il dolore e la prova? Credo che non vi sia interpretazione più sbagliata del pensiero di Gesù. Egli ci invita, per trovare il vero senso della vita, a fare scelte decise e decisive. Amare Cristo più dei familiari non significa amarli di meno ma amarli con l’amore di Cristo che è disposto a dar la vita per i propri fratelli; prendere la croce non è masochismo ma comprendere che il dolore e la morte fanno parte del nostro vivere e che l’unico modo per vincerli è vivificarli; perdere la vita è ragionare non finalizzando tutto al nostro vivere quotidiano e dando soddisfazione a tutti i nostri desideri ma aver capito che proprio perché la vita è bella, meravigliosa, preziosa, bisogna spenderla per amare e per trovare nell’amore e nella donazione sia il senso della vita terrena che di quella eterna. Le indicazioni di Gesù non sono per la morte e per la tristezza, ma per la gioia e per la vita.
GIOVEDI’ 5 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico.
Una scheggia di preghiera:
TUTTO A TE RITORNA, DIO, AMANTE DELLA VITA.
Hanno detto: Bada alle piccole spese: una piccola falla affonda una grande nave. (Benjamin Franklin)
Saggezza popolare: Chi vuole essere cane, trova sempre un guinzaglio. (Prov. Tedesco)
Un aneddoto: Pochi giorni fa la mia bambina chiese a mia madre: Nonna, tu quando ti sei accorta d’invecchiare?
Quando tua mamma si è separata dal tuo papà. E la bambina allora, con una vocina triste, ha risposto: Sapessi, nonna, come sono invecchiata anch’io, da quel momento! Mia figlia ha solo nove anni. (PR., Alba, n. 13, 1965)
Parola di Dio: Rm 14, 7-12 / Sal 26 / Lc 15, 1-10
1^ Lettura Rm 14, 7-12
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, poiché sta scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio. Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello. Parola di Dio
“SIA CHE VIVIAMO, SIA CHE MORIAMO, SIAMO DUNQUE DEL SIGNORE” (Rm.14,8)
Quante volte ho provato a commentare questa bellissima pagina della lettera dei romani durante le sepolture. Abbiamo in chiesa la bara e la salma di un nostro fratello e ci vien facile ripensare alla sua vita. Lui non ha chiesto di esistere: due persone amandosi lo hanno generato, ma anche questo atto ha, per realizzarsi mille problemi… Nel cammino della sua vita ha lottato, ha cercato gioia, ha sofferto ma non ha scelto lui dove nascere, non ha conosciuto tre miliardi di donne per scegliere chi sposare, non ha scelto né il momento né la causa per cui morire… Tentativi di risposta a questo interrogativi: la vita è un caso, sono un puntino davanti all’universo e non conto niente né da vivo né da morto; sfrutta la vita finché puoi perché intanto non resta che un pugno di cenere… La risposta di Gesù: Dio ti ha voluto fin dall’eternità e ti chiama all’eternità. Tu per Lui non sei un numero ma un figlio amato. Non è il caso a guidare la tua vita ma il suo amore provvidente che pur non togliendoti dalle difficoltà ti segue con amore giorno per giorno, un Dio che ti rispetta come persona, un Dio che fa il tifo per te perché tu scopra il senso della tua vita e perché con i segni dell’amore riesca anche a superarne la morte.
VENERDI’ 6 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE DI TUTTI I DONI CHE HAI MESSO NELLE MIE MANI.
Hanno detto: Nessun problema può essere risolto congelandolo. (Winston Churchill)
Saggezza popolare: Il povero che dà poco dà il suo cuore; il ricco che dà molto dà solo il suo denaro. (Prov. Turco)
Un aneddoto: Quante volte, nella mia lunga esperienza di medico, mi sono trovato faccia a faccia con gesti di coraggio e di devozione dei quali nessuno saprà mai nulla, gesti che suonano come un inno alla forza ed alla profondità dei legami familiari. Ho conosciuto una moglie che ha sopportato per mesi, in silenzio, senza lamentarsi, un doloroso e pericoloso male e che non ha mai voluto informare il marito, a quell’epoca impegnato in un’importante contrattazione d’affari, per non sconvolgerlo. Ricordo anche con commozione un giovane che venne da me per pregarmi di assistere la moglie in procinto di avere il primo figlio. Quando aprì davanti alla mia scrivania il portafoglio, ne caddero per puro caso due biglietti colorati che gli restituii subito. Erano due polizze di pegno. Confuso, quel giovane mi spiegò che, negli ultimi tempi, aveva trovato lavoro solo per mezza giornata, e che perciò aveva impegnato l’orologio per potermi versare un anticipo sull’onorario. Gli dissi che avrebbe potuto pagarmi solo quando avesse avuto disponibilità maggiori. Poi, incuriosito, gli domandai: “E l’altra polizza?”. Si fece ancora più rosso e finalmente decise di confessarsi. L’indomani era il compleanno di sua moglie. Doveva farle un regalo a tutti i costi. Così, aveva impegnato le medaglie al valore ricevute durante la guerra per comperarle una spilla d’argento. (A. J. Cronin)
Parola di Dio: Rm 15, 14-21 / Sal 97 / Lc 16, 1-8
Vangelo Lc 16, 1-8
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Parola del Signore
“RENDI CONTO DELLA TUA AMMINISTRAZIONE”. (Lc. 16,2)
Spesso non ci rendiamo neppur più conto di essere solo amministratori. Dio ci ha talmente lasciati liberi che abbiamo pensato di essere noi i padroni: “La vita è mia e ne faccio ciò che voglio”, e poi una malattia, una prova ci aiutano a prendere coscienza che tutto quello che chiamiamo nostro ci è solo stato dato in affidamento temporaneo, addirittura negli affetti ci accorgiamo che anche i figli non sono nostri in senso possessivo ma sono un bene prezioso e delicato affidato alle nostre famiglie. Non per spaventarci, ma per renderci coscienti sia del nostro valore davanti a Dio sia delle responsabilità che abbiamo, se Dio in questo momento mi dicesse “Rendi conto della tua amministrazione” saremo sereni nel farlo? Dicono che mentre San Luigi stava giocando con dei compagni gli chiesero: “Che cosa faresti se Dio ti chiedesse conto della tua vita in questo momento?” E forse da un santo si aspettavano che rispondesse: “Andrei a pregare, andrei a confessarmi!” Lui rispose: “Continuerei a giocare come sto facendo”.
SABATO 7 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.
Una scheggia di preghiera:
“SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI E MI AMI PER QUELLO CHE SONO”
Hanno detto: Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio, una città, un paese, un mondo non violento? (Gandhi)
Saggezza popolare: Una volta finita la cena, non si apprezza più il cucchiaio. (Prov. Turco)
Un aneddoto: Un amico di Ibn-Al-kabchi un giorno gli chiede di mostrargli Dio, quel Dio che si manifesta ai santi durante le loro estasi.
Se Dio vuole, risponde Ibn-Al-Kabchi, te lo farò vedere venerdì. L’uomo, tutto contento, distribuì un silo di grano ai poveri, era molto ricco, e nel giorno fissato incominciò a pregare. In quel momento bussano alla porta. La domestica va a vedere e torna dicendo al padrone che c’è un mendicante. Digli di ripassare dopo la mia preghiera, risponde il ricco signore. La giornata trascorre senza avvenimenti di rilievo. Il giorno dopo il ricco signore si lamenta con l’amico: Io non ho visto Dio, come mi avevi promesso!. Ibn-Al-Kabchi gli risponde: Ma sì, era il mendicante al quale hai fatto dire di ripassare!
Parola di Dio: Rm 16, 3-9. 16. 22-27 / Sal 144 / Lc 16, 9-15
Vangelo Lc 16, 9-15
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio". Parola del Signore
“DIO CONOSCE I VOSTRI CUORI” (Lc. 16,15)
Mi diceva un giovane: “Spesso penso a me stesso alla mia vita, alle scelte, ai rapporti con gli altri e con le cose… Ma non so giudicare. Ci sono volte in cui mi sento un peccatore incallito, altre un incapace; altre volte poi mi dico che in fondo sono nella media e altre ancora che sono buono… ma basta un niente a mutare questo giudizio… Chi sono io?” E’ facile essere confusi su se stessi, specialmente noi di una certa età. Ci hanno insegnato una morale dove tutto era peccato, dove con i Sacramenti ti compravi la Grazia, dove con le buone azioni ti “guadagnavi il paradiso”. Se da una parte ringrazio questo tipo di educazione che mi ha permesso di perseguire dei valori nella vita, quante paure, quanti dubbi ha messo in me. Poi abbiamo scoperto con gioia un Dio Misericordioso, quello di Gesù, che pur essendo contrario al peccato ama il peccatore, un Dio che non gode della nostra sofferenza ma che può darle un senso e forse siamo stati portati ad abusare della sua bontà… Chi sono io? Un santo o un peccatore? A quel giovane ho cercato di rispondere così: “Tu sei te stesso. Una persona che ha dentro sé il bene e il male, che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio ma che porta in sé i cromosomi del male di tutti nostri avi, che si è costruito con le sue scelte ma che porta i sé tutti i limiti dell’umanità. Ma non è tanto importante sapere per filo e per segno chi sono, se sono una santo o un peccatore o tutti e due insieme, quello che importa è che sono un io amato da Dio”. Dio conosce i nostri cuori non tanto per spiarci e per scoprire le nostre magagne quanto per poter riversare in essi il suo amore affettuoso di Padre che vuole il nostro bene.
DOMENICA 8 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA DEL TEMPO DELL’ANNO B
Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, PENSACI TU!
Hanno detto: La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti. (Kierkegaard)
Saggezza popolare: La buona volontà non può tutto, ma assai fa.
Un aneddoto: Un uomo camminava per una strada deserta insieme al suo bambino. Gli diceva: Cammina innanzi a me. Quando vide delle persone, poco rassicuranti, venirgli incontro, gli disse: Cammina dietro a me. Quando s’accorse che un lupo affamato li inseguiva, disse: Mettiti di fianco a me. Ma, ai bordi, la strada era disagevole e il bambino faceva fatica a camminare. Che fece allora il padre? Prese il suo bambino e se lo mise sulle spalle. Così fa con noi Jahwèh, tre volte santo.
Parola di Dio: 1 Re 17, 10-16 / Sal 145 / Eb 9, 24-28 / Mt 12, 38-44
Vangelo Mc 12, 38-44
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore
“QUESTA VEDOVA HA GETTATO NEL TESORO PIU’ DI TUTTI GLI ALTRI”. (Mc. 12,43)
Gesù, seduto, osservava come la gente gettava monete nel tesoro del tempio. Osserva non il quanto, ma il come. Oggettivamente i ricchi fanno offerte maggiori. Ma Gesù non bada alla quantità di denaro. Anzi sembra affermare: la quantità è una apparenza. Non è sostanziale. Il realismo della quantità è una illusione. La vera misura è quanto cuore e quanta vita metti in ciò che fai, quanta verità. Vede una povera vedova che vi getta due spiccioli. Due monetine, due centesimi. Avrebbe potuto tenersene una e offrire l’altra, invece dona tutto. Annota: Questa donna ha dato tutto ciò che aveva per vivere, anzi letteralmente: ha dato tutta la vita. L’offerta è così piccola che quasi se ne vergogna. I suoi soldi, cadendo nella cassetta, non hanno fatto rumore. A differenza di lei c’è anche un ricco che fa l’offerta al tempio, e le sue monete fanno molto rumore, tanto da attirare l’attenzione di tutti. La vedova si è tolta “il pane di bocca” per fare la sua piccola offerta, ha dato tutto ciò che aveva. Il ricco ha dato molto, ma era solo una parte del suo superfluo. Per di più, facendo rumore, ha voluto reclamizzare la sua persona. Davanti a Dio le due offerte cambiano dimensione. Il poco della vedova ha molto valore perché è il suo “tutto”. Il molto del ricco è solo “una briciola” del suo tutto. Il ricco fa pubblicità per quanto ha donato, perché cerca la gloria degli uomini. La vedova quasi nasconde il suo piccolo dono, perché non le interessa la riconoscenza umana, ma solo quella di Dio. Gesù, osservando il comportamento delle due persone, dà un giudizio estremamente positivo della vedova e molto negativo del ricco. A Dio non interessa la contabilità delle offerte al tempio, ma la profondità dell’amore che si ha nel cuore e che modula e giustifica le offerte più vere.
LUNEDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.
Una scheggia di preghiera:
CHE BELLO, SIGNORE ABITARE NELLA TUA CASA ORA E SEMPRE!
Hanno detto: Due cose riempono l'animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazione, quanto più spesso e accuratamente la riflessione se ne occupa: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. (Kant)
Saggezza popolare: Vizio non punito, cresce all'infinito.
Un aneddoto: Un architetto aveva fatto il progetto di una città e, secondo i suoi precisi disegni, erano stati costruiti gli edifici nei loro minimi particolari, le fogne con i loro tombini, le cantine con i loro nascondigli, i canali con tutti i loro cunicoli. Questo architetto, in seguito, fu eletto esattore delle imposte. A quei cittadini che tentavano di nascondere i loro beni per non pagare le tasse, ridendo, diceva: Non penserete di potermi nascondere qualcosa? La città la conosco nei minimi particolari. Così nessuno di noi può nascondere qualcosa al Signore; nessuno, neppure nel buio, può dire: Dio, certo, qui non mi vede!
Parola di Dio: 1Re 8,22-23.27-30; Sal. 94; 1Pt 2,4-9; Gv. 4,19-24
2^ Lettura 1Pt 2,4-9
Dalla prima lettera di Pietro
Carissimi, stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce. Parola di Dio
“ANCHE VOI VENITE IMPIEGATI COME PIETRE VIVE PER LA COSTRUZIONE DI UN EDIFICO SPIRITUALE”. (1Pt.2,5)
La festa che ci ricorda la dedicazione della prima basilica cristiana è occasione che può farci sentire “Chiesa”: la fede non è solo una mia risposta ai tanti interrogativi della vita, viene direttamente a noi da Cristo, è stata vissuta da tanti miei fratelli del passato e del presente, abbiamo la garanzia di Gesù e i suoi segni attraverso il ministero del Papa del vescovi rappresentati a noi dai sacerdoti. Che bello poter pregare insieme ai fratelli cristiani di tutto il mondo! Appoggiare la nostra fede alla loro e dare a nostra volta appoggio alla fede degli altri, che bello essere gioiosamente liberi di poter affermare davanti al mondo la nostra fede, anche quando questo ci costa. Ma siamo davvero sicuri che il nostro modo di vivere la fede sia quello giusto? Non sarà forse il caso di far passare Gesù con la sua parola in mezzo alle macerie di una fede a volte diventata abitudine, ritualismo, ripetitività, in mezzo ad una preghiera formale che qualche volta sembra quasi un ricatto a Dio, in mezzo ad una religiosità che si fonda su parole meravigliose come fede, speranza e carità e che poi stenta ad incarnarsi nel concreto quotidiano? Lasciamo che Gesù butti all’aria una religione fatta troppo a misura di noi stessi e che ci dia invece se stesso come misura del suo immenso amore per noi e delle grandissime possibilità di amore che il vivere in comunione con tutta la Chiesa ci apre ogni giorno.
MARTEDI’ 10 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.
Una scheggia di preghiera:
PREDI SIGNORE IL NOSTRO NULLA E RIEMPILO DI TE.
Hanno detto: Il falso è suscettibile d'una infinità di combinazioni, ma la verità ha solo un modo d'essere. (Rousseau)
Saggezza popolare: Vizio rinato, vizio peggiorato.
Un aneddoto: Un discepolo disse un giorno a rabbi Gamaliele: Dio ci ruba sempre qualcosa. Ha rubato perfino una costola ad Adamo! Ti sbagli, rispose il maestro, e te lo dimostro proprio con il tuo esempio. Dunque... La gentile figlia del rabbino lo interruppe: Papà, lascia che risponda io. Il padre annuì ed ella disse: Il caso dì Adamo è simile a questo. Due ladri sono entrati in una casa, di notte. Hanno rubato un vassoio d’argento, ma in cambio vi hanno lasciato un vassoio d’oro. Vorrei che tali ladri mi visitassero ogni giorno, esclamò il discepolo, che aveva posto la questione. Continuò la ragazza: Così fece Jahwèh Creatore. Ad Adamo non rubò, ma donò maggior felicità, quando al posto della costola gli diede la donna: sua compagna d’amore.
Parola di Dio: Sap 2, 23 - 3, 9 / Sal 33 / Lc 17, 7-10
Vangelo Lc 17, 7-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Parola del Signore
“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO DITE: SIAMO SERVI INUTILI. ABBIAMO FATTO QUELLO CHE DOVEVAMO FARE”. (Lc. 17,10)
Una persona consacrata a Dio, giunta verso il termine della sua vita terrena mi confidava tutti i suoi dubbi e perplessità: “Termino il cammino della mia vita e dovrò presentarmi davanti al Signore. Lui lo sa che l’ho sempre amato, che ho dedicato la mia vita a Lui, ma se guardo i risultati della mia vita: quanti errori, quanto poco bene sono riuscita a realizzare, nel mio convento, per il bene delle mie consorelle, nella parrocchia dove ho operato, con i bambini del catechismo, con i poveri… Sono come un cesto di vimini che viene usato per portare acqua: la perde da tutte le parti…” Le presi la mano e mi venne di istinto di risponderle: “Vedi presto il tuo cesto sarà completamente vuoto, e anche lavato e allora Dio in quel cesto vuoto potrà riporre i suoi meravigliosi frutti quelli che son nati dal suo amore per te e dal tuo per Lui”
MERCOLEDI’ 11 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE. RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI.
Hanno detto:
Riconoscere sé stessi come individui può essere facile ma l’importante è riconoscere che sono individui anche gli altri. (Italo Calvino).
Saggezza popolare: I vizi son come i puzzi, chi li ha non li sente. (prov. Toscano)
Un aneddoto: Un re entrò una volta in una città. Tutti i cittadini lo accolsero calorosamente. Egli ne fu talmente commosso che promise:
Domani costruirò per voi strade, acquedotti, case... Andò quindi a dormire. L’indomani fu trovato morto. Con lui morirono anche tutte le speranze. Non è la stessa cosa per il Santo, che benedetto sia! Egli è eterno: ha tutto il tempo per mantenere le sue promesse.
Parola di Dio: Sap 6, 1-11 / Sal 81 / Lc 17, 11-19
Vangelo Lc 17, 11-19
Dal vangelo secondo Luca.
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!". Parola del Signore
UNO DI LORO, VEDENDOSI GUARITO, TORNO’ INDIETRO LODANDO DIO A GRAN VOCE E SI GETTO’ AI PIEDI DI GESU’ PER RINGRAZIARLO”. (Lc. 17,15-16)
Dicono i saggi di ieri e di oggi che è solo sentendosi amati che si impara ad amare. Noi spesso siamo amati ma non ce ne rendiamo conto. Che merito ho io di essere vivo oggi? Gesù l’ho fatto venire io sulla terra o è stato Lui a venire e a regalarmi la sua vita? I miei acciacchi sembrano essere il centro del mio mondo, ma il fatto che mi lamenti non sta a dire che vivo, e forse meglio anche di tanti altri? Le persone che mi sono vicine sono tutte mie nemiche, mie concorrenti o non c’è ne è qualcuna che mi riempie il cuore? Ecco, posso essere come quei nove lebbrosi guariti, che prendono la loro guarigione come un qualcosa di dovuto e pensano solo ad avere una attestazione giuridica per poter riprendere il loro vivere abituale o posso essere come quello che con gioia sa dire grazie. Se io comincio a dire “grazie” allora scopro che qualcuno mi vuole bene e a mia volta imparo ad amare.
GIOVEDI’ 12 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.
Una scheggia di preghiera:
“VENGA IL TUO REGNO”
Hanno detto: Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco. (Gandhi)
Saggezza popolare: Vita futura, sia la tua cura. Vita presente, abbila in mente. Vita passata, va migliorata.
Un aneddoto: Un devoto recitava le benedizioni ai bordi della strada. Gli passò accanto un uomo ricco e lo salutò. Egli però non rispose. Il ricco aspettò a lungo, ma poi, persa la pazienza, gli diede del maleducato. Dopo la preghiera il devoto disse: Di certo non sono un maleducato e ti dico il perché. Se tu fossi alla presenza di un re e un tuo amico ti volesse parlare subito, tu cosa faresti? Lo farei aspettare!
Allora l’uomo pio concluse: Se tu fai così davanti ad un re, che oggi c’è e domani è nella tomba; tanto più dovevo fare io alla presenza del Re dei re!
Parola di Dio: Sap 7, 22 - 8, 1 / Sal 118 / Lc 17, 20-25
Vangelo Lc 17, 20-25
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore
“QUANDO VERRÀ IL REGNO DI DIO?”. (Lc. 17,20)
“Quando verrà il Regno di Dio?” si chiedevano gli Ebrei e si aspettavano un Messia liberatore dalla schiavitù romana. “Quando verrà il Regno di Dio?”, si chiedevano gli apostoli e non si accorgevano che il regno era proprio li in mezzo a loro. “Quando verrà il Regno di Dio?”, si sono chiesti gli uomini di Chiesa lungo i secoli e spesso hanno confuso il regno della Chiesa con quello di Dio. Oggi molti uomini si chiedono: “Ma, verrà questo Regno di Dio?” Il Regno di Dio è in mezzo a noi; Gesù, il seme caduto nella terra, lo ha già inaugurato e instaurato. Questo seme vuol crescere. Ha bisogno di terreno buono. Ha bisogno di cuori buoni per svilupparsi. Non è un regno di potenze umane e, almeno nella fase terrena, non viene per risolvere i problemi terreni degli uomini. Ma c’è in noi e attorno a noi. Prova a pensare, oggi, in quali modi si manifesta in te a attorno a te e pensa anche in quali e quanti modi puoi accoglierlo e a tua volta manifestarlo.
VENERDI’ 13 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, PER QUEST’ORA DELLA MIA VITA.
Hanno detto: Non é vero che abbiamo poco tempo: la verità é che ne perdiamo molto. (Seneca)
Saggezza popolare: Se sorridi alla vita, sarà lei a sorriderti.
Un aneddoto: Un re benefico organizzò uno splendido banchetto. Invitò tutti gli abitanti del suo regno. Ma come farli sedere? Emanò un decreto: «Il banchetto è gratuito per tutti, però, poiché siamo in tanti, ciascuno porti qualcosa per sedersi». Alcuni portarono bellissimi tappeti orientali; altri, cuscini ricamati e soffici; altri, poltrone comode; altri, piccoli sgabelli senza spalliera e braccioli; altri, perfino ceppi o pietre. Il re ordinò: Ciascuno sieda sul suo sedile. Perdurando il banchetto, alcuni incominciarono a sentirsi scomodi e a mormorare: Possibile che un re non abbia poltrone comode per i suoi sudditi? Il sovrano allora si adirò contro costoro e disse: Già mi fate vergognare con i vostri miseri sedili, e adesso avete anche l’insolenza di brontolare?!
Parola di Dio: Sap 13, 1-9 / Sal 18 / Lc 17, 26-37
Vangelo Lc 17, 26-37
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore
“MANGIAVANO, BEVEVANO, COMPRAVANO, VENDEVANO, PIANTAVANO, COSTRUIVANO… COSI’ SARA’ NEL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA’ ”. (Lc. 17,29-30)
Forse nel momento in cui ti accingi a leggere queste poche righe sei all’inizio o al termine di un’altra giornata.
Un nuovo giorno può essere: il terribile ripetersi della quotidianità oppure l’esasperante correre per le mille cose da fare, può essere la paura del tempo che passa inesorabile o un dono unico e irripetibile che ci viene fatto… Tutto sta a come lo prendi e a cosa vi metti dentro. Il guaio più grosso è che noi, spesso, non ci accorgiamo neanche del dono del tempo che è il momento in cui noi possiamo accogliere i doni di Dio e, donandogli una risposta, anche giocarci la nostra eternità. Gesù, invitandoci alla vigilanza, non vuole spaventarci, vuole renderci coscienti, vuole farci apprezzare e vivere le nostre giornate. E’ come se ci dicesse: “Non sprecare il tuo tempo perché è troppo prezioso, riempi la tua giornata non solo di cose, ma di senso, non correre il rischio di considerare eterne cose che invece passano e finiscono, accogli con riconoscenza tutto ciò che ti è dato, incontra oggi il Dio della vita per stare con Lui per sempre”. Se avessimo la consapevolezza del presente e la portata di eternità che vi è in esso, come sarebbero piene, gioiose le nostre giornate. Puoi lavare i piatti, andare in ufficio perché devi o perché ami, puoi vedere coloro che incontri come concorrenti o nemici oppure come fratelli, persino gli inconvenienti possono diventare occasioni per vivificare il tuo vivere, ed ogni momento può diventare gioiosa occasione di incontro Dio.
SABATO 14 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, MIO DIO, IO CONFIDO IN TE.
Hanno detto: Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. (Seneca)
Saggezza popolare: Di gente che ben parla il mondo è pieno, di gente che ben vive ce n'è meno.
Un aneddoto: Il Diavolo che, come si sa, tiene molto al buon funzionamento dell'inferno, pensò che tra le terribili sofferenze di cui egli solo ha il brevetto, mancavano quelle raffinatissime e tormentose di un qualche genere di insetto. Chiamò perciò a sé la zanzara, un tempo moscerino del tutto innocuo, e con poche ingegnose modifiche lo specializzò nell'arte che ben possiamo immaginare. Completamente soddisfatto del suo operato, Belzebù spedì la zanzara tra i suoi dannati. L'insetto non mancava tuttavia di senso dell'umorismo, e notte e giorno non perdeva occasione per stuzzicare anche il suo creatore. Il Diavolo finì col perdere la pazienza: non ci pensò due volte a scacciarla definitivamente dal suo regno. L'insolente zanzara è adesso tutta nostra, ha portato nel mondo un pizzico, un assaggio d'inferno! (Favola Catalana)
Parola di Dio: Sap 18, 14-16; 19, 6-9 / Sal 104 /Lc 18, 1-8
Vangelo Lc 18, 1-8
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore
“GESU’ DISSE AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI”. (Lc. 18,1)
A prima vista può sembrarci una parabola tutta sbagliata. Prima di tutto ci troviamo davanti ad un giudice disonesto e ateo che viene quasi preso ad esempio come se fosse Dio; secondo, c’è una vedova terribilmente seccante e scocciatrice che non fa che ripetere in continuazione la sua cantilena di richieste quasi esistesse solo lei al mondo, alla fine c’è un esaudimento non certo per amore. E tutto questo per insegnarci a pregare! Eppure gli insegnamenti sono tanti! Dio non ha bisogno delle nostre parole di preghiera: Lui sa tutto! Siamo noi che con la preghiera ci rendiamo conto di chi siamo e di chi sia colui al quale ci rivolgiamo perché ci aiuti, ci liberi, ci salvi, quindi la preghiera serve soprattutto per noi. L’insistenza, poi, non deve essere uno ‘scocciare’ Dio, ma un rafforzare sempre di più noi nella fede: sono convinto che Dio può tutto, che Dio mi è Padre e me ne convinco sempre più chiedendo in continuazione. Un giorno un signore tra il convinto e il sorridente mi diceva: “ La Madonna ha bisogno di sentirsi dire per cinquanta volte: Ave Maria, per capire che la salutiamo?”. No, Maria no, Lei sa se noi la amiamo, se la nostra preghiera è sincera, filiale, ma sono io che ho bisogno di ricordarmi che Lei mi è Madre, che è la Madre di Gesù, che è piena di doni che vuol riversare su di me e sul mondo dei suoi figli, che è vicina a Dio e che è vicina a noi, che è santa mentre io sono peccatore. Quanto siamo assurdi quando consideriamo la preghiera come un tempo che noi rubiamo quasi a noi stessi per darlo a Dio, la preghiera è invece il tempo in cui rendiamo Dio presente a noi e noi presenti a Lui.
DOMENICA 15 NOVEMBRE: 33^ DEL TEMPO DELL’ANNO B
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SIGNORE GESU’!
Hanno detto: L'unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene. (Locke)
Saggezza popolare: Tessi la trama della tua esistenza con fili di speranza e di pazienza.
Un aneddoto: La calunnia uccide sempre quattro persone: quella che parla, quella a cui si parla, quella di cui si sparla, e Dio fedele e verace, che benedice sempre!
Parola di Dio: Dn 12, 1-3 / Sal 15 / Eb 10, 11-14. 18 / Mc 13, 24-32
Vangelo Mc 13, 24-32
Dal vangelo secondo Marco
Disse Gesù ai suoi discepoli: "In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all' estremità del cielo. Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre". Parola del Signore
“IN QUEI GIORNI.. IL SOLE SI OSCURERA’…”. (Mc.13,24)
Quando pensiamo al ritorno di Gesù, cerchiamo di liberarci da tutte quelle immagini che possono turbarci. Pensiamo al suo ritorno come a quello di un amico, di un fratello, di uno sposo. Corriamo col desiderio attraverso il tempo e cominciamo a gustare questo momento. Il Signore l’ha pensato per noi, per far festa con noi, non per terrorizzarci, non per impaurirci o spegnere il nostro desiderio di Lui. Una cosa sola deve preoccuparci: quel giorno in quanti saremo? Ci saremo tutti? Una frase di Gesù non ci lascia tranquilli: “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”. Forse tanti non ci saranno, non risponderanno all’appello, dimenticheranno l’appuntamento. A questo dobbiamo pensarci anche noi. Non possiamo prepararci a riceverlo da soli. Siamo perciò dei testimoni gioiosi del Vangelo tutto intero, sì, anche di questa pagina che sembra oscura, ma brilla nel cuore degli amici di Dio!
LUNEDI’ 16 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE IO RIABBIA LA VISTA”
Hanno detto: Se è vero che in ogni amico v'è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora? (Papini)
Saggezza popolare: La vita senza amore non ha sapore, senza dolore non ha valore.
Un aneddoto: Appena arrivato in Paradiso, un santo ebbe in premio una corona d' oro. Felice del suo splendente distintivo cominciò a passeggiare per le incantevoli vie del cielo e si accorse, con un po' di sorpresa, che la maggioranza degli altri santi portava corone tempestate di gioielli e pietre preziose. Con un filo di delusione nella voce, domandò: " Perché la mia corona non ha neanche un gioiello?"
Un angelo rispose: " Perché tu non ne hai guadagnato nessuno. I gioielli sono le lacrime che i santi hanno versato sulla terra. Tu non hai mai pianto". "E come potevo piangere", chiese il santo, "dal momento che ero così felice nell' amore di DIO?" "Questa è una grandissima cosa ", disse l'angelo. "E difatti la tua corona è d' oro. Ma le pietre preziose toccano solo a quelli che hanno pianto".
Parola di Dio: 1 Mac 1, 10-15. 41-43. 54-57. 62-64 / Sal 118 / Lc 18, 35-43
Vangelo Lc 18, 35-43
Dal vangelo secondo Luca.
Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore
“ABBI DI NUOVO LA VISTA”. (Lc. 18,42)
Questo cieco di Gerico non è come quello del vangelo di Giovanni un cieco nato. Lui sa che cosa vuol dire avere la vista, ricorda i colori, la luce, la natura, i volti, ricorda il potersi muovere liberamente, il non aver continua tensione per cadere, per sbagliare… In fondo è come noi che dopo aver magari fatto esperienza gioiosa di fede, per una improvvisa bastonata della vita, abbiamo perso lo smalto del nostro vivere con Dio, ci siamo adeguati alla routine di tutti i giorni, abbiamo fatto diventare la fede abitudine e magari l’impegno lo abbiamo rimandato a tempi successivi. Siamo lì come quel cieco sul nostro piccolo mantello a chiedere l’elemosina. Ma se rientriamo in noi stessi possiamo ricordare la luce: quei momenti sereni passati con Dio, una preghiera che era davvero un dialogo gioioso e fiducioso, l’impegno con gli amici… Solo ricordi? Ma Gesù passa anche oggi nella mia vita. E’ vero che non posso pensare di poter rifare le cose che magari ho fatto in un’altra età: la vita ha i suoi ritmi e i suoi tempi, ma è anche vero che è oggi che posso rispondere a Gesù. Come il cieco non posso vedere, ma posso informarmi, come lui non posso correre, ma almeno alzarmi e barcollante andare dietro a Colui che passa, magari non posso vedere il suo volto, ma la voce per gridare a Lui mi è rimasta. E Lui non aspetta altro che di potermi dire che “La tua fede ti ha salvato”.
MARTEDI’ 17 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria; Sant’Aniano d’Asti.
Una scheggia di preghiera:
CHE IO CERCHI IL TUO VOLTO, O SIGNORE.
Hanno detto: Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. (Hegel)
Saggezza popolare: Nella vita, lieti o tristi, siamo tutti dei turisti.
Un aneddoto: Da vecchio, Johann Sebastian Bach diventò cieco. Un giorno, uno dei suoi amici gli comunicò che in città era arrivato un famoso oculista, disposto a tentare su di lui un’operazione, se egli l’avesse voluto. «Nel nome di Dio», disse il vecchio Bach. Arrivò il giorno dell’operazione, ma purtroppo l’intervento non ebbe successo. Quando, dopo quattro lunghi giorni, l’oculista tolse le bende dagli occhi di Bach e i figli chiesero allora amato padre: «Puoi vedere qualcosa?», questi rispose: «Sia fatta la volontà del Signore! Io non vedo nulla!».
I figli, dispiaciuti e delusi, piangevano, aggravando così ancora di più il dolore del vecchio. Ma egli, incoraggiandoli esclamò: Cantate piuttosto il mio canto preferito: "La volontà di Dio avvenga in ogni tempo!"
Parola di Dio: 2 Mac 6, 18-31 / Sal 3 / Lc 19, 1-10
Vangelo Lc 19, 1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore
“ZACCHEO CERCAVA DI VEDERE QUALE FOSSE GESU’, MA NON GLI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA, POICHE’ ERA PICCOLO DI STATURA”. (Lc. 19,1)
Il vangelo è sempre realista: noi pensiamo alle folle che circondano un personaggio come al successo che quel personaggio guadagna, il Vangelo spesso ci dice che le folle che pur cercavano Gesù spesso sono volubili, pensate ai cinquemila della moltiplicazione dei pani che prima vogliono fare re Gesù e poi se ne vanno deluse quando Lui chiede loro un po’ di fede o a quelle che cantano “osanna” il giorno delle palme e “a morte” il venerdì santo. Ma poi le folle sono spesso di impedimento al bene: la donna malata di perdite di sangue a causa della folla deve accontentarsi di toccare il mantello di Gesù circondato dalla folla, i quattro amici del paralitico a causa della folla devono inventarsi di scoperchiare un tetto per far giungere il malato davanti al Maestro e qui Zaccheo a causa della sua piccolezza e della folla è impedito di vedere Gesù. Ma anche qui basta non perdersi d’animo e se il cieco del vangelo di ieri non aveva vista ma voce forte, qui il piccolo Zaccheo pressato e impedito dalla folla, trova la soluzione di arrampicarsi su un albero. Quanta gente oggi, un po’ per scusa ma a volte anche con tanta ragione dice: “A Gesù ci credo ma ai cristiani no!” Anche per noi qualche volta la folla cercata per esprimere il consenso diventa poi un impedimento. Ma non spaventiamoci, non perdiamoci d’animo, ci sono ancora mille modi per poter driblare l’ostacolo e anche se come Zaccheo possiamo perdere un po’ la faccia, ci sono ancora piante su cui arrampicarci e da dove poter sentire la voce sorridente del Maestro che si invita a pranzo a casa nostra.
MERCOLEDI’ 18 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.
Una scheggia di preghiera:
TI AMO, O DIO, PERCHE’ SEI L’AMORE.
Hanno detto: Lodo a gran voce e rimprovero sottovoce. (Caterina II)
Saggezza popolare: Meglio in vita un complimento che dopo morto un monumento.
Un aneddoto: Balzac era giovanissimo, quando portò a un editore un romanzo intitolato L'ultima fata. L'editore lesse l'opera e ne fu entusiasta. Decise di offrire all'autore 3000 franchi per diventarne proprietario. Domandò dunque l'indirizzo di Balzac; ma quando seppe che viveva in un quartiere alla periferia, e piuttosto popolare, pensò che 2000 franchi sarebbero stati sufficienti. Arrivando alla casa, seppe dal portinaio che lo scrittore abitava al sesto piano. "Allora, si disse l'editore, 1000 franchi saranno accettati da lui con entusiasmo." E quando entrò nel povero, squallido appartamento che Balzac abitava gli disse: "Signor Balzac, eccovi 300 franchi per la proprietà del vostro romanzo..." E Balzac li accettò.
Parola di Dio: 2 Mac 7, 1. 20-31 / Sal 16 / Lc 19, 11-28
Vangelo Lc 19, 11-28
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha già dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore
“SAPEVI CHE SONO UN UOMO SEVERO CHE PRENDO QUELLO CHE NON HO MESSO IN DEPOSITO E MIETO DOVE NON HO SEMINATO”. (Lc. 19,22)
“Don Franco, tu predichi sempre un Dio buono, misericordioso, che cerca con amore i peccatori, ma non ti sembra di travisare in parte il Vangelo: ci sono pagine come questa che ci offrono la figura di un Dio severo che vuol mietere addirittura dove non ha seminato o che fa uccidere davanti a sé i suoi nemici…” Senza aver la pretesa di aver la risposta a tutte le domande, mi chiedo però: con chi è che il Signore della parabola è severo? I suoi nemici hanno scelto di schierarsi e congiurare contro di lui perché non fosse re quindi sono nemici dichiarati. Egli poi si mostra di essere padrone esigente solo con il servo che ha avuto paura di lui. L’ho detto tante volte: noi purtroppo siamo stati educati al Dio carabiniere che è sempre pronto a fare multe ed arresti, al Dio che per una messa persa ti manda all’inferno, al Dio che ha bisogno di preghiere per commuoversi davanti ai problemi dei suoi figli, al Dio che per darci uno scampolo di paradiso ha bisogno che passiamo attraverso innumerevoli sofferenze… e allora diventa difficile amare un Dio così, lo si rispetta per paura, si pagano le varie tasse di preghiere e di messe perché “non si sa mai”, si è rispettosi della passione di Cristo ma nel cuore una vocina ci fa dire: “Ma chi te lo ha fatto fare? Se proprio volevi salvarci con la tua onnipotenza non potevi farlo in un altro modo?”. Davanti ad una idea di Dio così, come può Egli manifestarci la sua misericordia? Non rimpiangiamo l’educazione religiosa ricevuta che pure ci ha indicato dei valori importanti ma diamo a Dio il suo volto vero e non la maschera che, anche se in buona fede, le religioni gli hanno affibbiato.
GIOVEDI’19 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE ASCOLTA, PADRE PERDONA, FA’ CHE VEDIAMO IL TUO AMORE.
Hanno detto: Solo i mediocri sono sempre al loro meglio. (Somerset Maugham)
Saggezza popolare: Prima della virtù, Dio ha messo il sudore.
Un aneddoto: Non è permesso il pessimismo, se Dio onnipotente è nostro amico. Fu chiesto un giorno al Beato Enrico Susone: Come fai tu ad essere così felice? Io? Si meravigliò il domenicano. Sì, tu che sei calunniato da tutti, che hai avuto tante sofferenze, come riesci a mostrarti sempre così allegro e sereno? Vedi, io so una cosa: che Dio è potentissimo, fece una pausa, poi continuò: ed è mio amico!
Parola di Dio: 1 Mac 2, 15-29 / Sal 49 / Lc 19, 41-44
Vangelo Lc 19, 41-44
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore
“ALLA VISTA DI GERUSALEMME GESU’ PIANSE SU DI ESSA” (Lc. 19,41)
Il pianto di Gesù rivela il mistero più grande di Dio : la sua passione per noi. Ciò che Dio aveva detto a Geremia, si avvera ora in Gesù: "Tu riferirai questa parola: ‘I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale’" Gesù piange su Gerusalemme. La condanna cadrà su di lei. Gesù non può impedirla. Le lacrime manifestano la sua impotenza. Il suo pianto impotente nasconde un profondo mistero. Dio nasconde la sua potenza nell’amore di Gesù che salva e nella sua debolezza. Egli prende con tanta serietà la libertà dell’uomo, che preferisce piangere impotente in Gesù, piuttosto che togliere alla creatura umana la sua libertà. Il pianto di Gesù è l’ultimo invito alla penitenza per la città ostinata nel suo rifiuto e nel suo male.
Le parole che Gesù rivolge a Gerusalemme non sono minacce, né la sua distruzione sarà castigo di Dio. Dio è misericordioso e perdona. Le parole di Gesù sono una constatazione sofferta del male che il popolo fa a se stesso. Il male, dal quale mette inutilmente in guardia Gerusalemme, ricadrà infatti su di lui. In croce, sarà assediato, angustiato e distrutto da tutta la cattiveria del mondo e dall’abbandono di tutti. Il pianto di Gesù esprime la sua debolezza estrema, che è la forza dell’amore, che portò lui alla croce e noi alla salvezza. Gesù aveva detto: "Beati voi che ora piangete". Ora è lui stesso che piange. Egli realizza in sé il mistero del regno di Dio su questa terra: un seme gettato nel pianto. Ma chi semina nel pianto mieterà con giubilo (Sal 126,5-6). E, un ultima domanda per riflettere: vedendo me Gesù che cosa fa?
VENERDI’ 20 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.
Una scheggia di preghiera:
PURIFICAMI O SIGNORE, SARO’ PIU’ BIANCO DELLA NEVE.
Hanno detto: La ricchezza somiglia all'acqua di mare; quanto più se ne beve tanto più si diventa assetati. Lo stesso vale per la gloria. (Arthur Schopenhauer)
Saggezza popolare: L’inferno è pieno di talenti, il paradiso è pieno di virtù.
Un aneddoto: Lacordaire era un grandissimo predicatore. Un giorno un confratello gli disse che per la ressa, alcuni ascoltatori per vederlo e sentirlo arrivavano ad arrampicarsi sui confessionali. Lacordaire replicò: “Sono più bravi quei preti che nei confessionali riescono a farli entrare!”
Parola di Dio: 1 Mac 4, 36-37. 52-59 / Salmo: 1 Cr 29, 10-12 / Lc 19, 45-48
Vangelo Lc 19, 45-48
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Parola del Signore
“GESU’, ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI DICENDO: STA SCRITTO: LA MIA CASA SARA’ CASA DI PREGHIERA. MA VOI NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI”. (Lc. 19,45)
Di solito il brano della cacciata dei venditori dal tempio mi esalta: hai fatto proprio bene! Ci vorrebbe la stessa cosa in certi nostri santuari o con certi rappresentanti della religione... Oggi invece, voglio mettermi dall’altra parte e mi accorgo che c’è bisogno di qualche scudisciata anche per me; per tutte le volte che sono in chiesa, ma che ci sono solo per dovere; per tutte le volte che biascico preghiere che non corrispondono al mio pensiero e soprattutto al mio cuore; per quando approfitto della religiosità per motivi di prestigio; per quando dico o scrivo cose che non smuovono di una virgola la mia vita; per quando per il mio comodo, non bado se calpesto i diritti degli altri. Abbiamo bisogno di ritrovare una religiosità che esprima fede e non esteriorità, abbiamo bisogno di smetterla con l’ipocrisia religiosa: essa è la più stupida delle ipocrisie. Dio non lo puoi ingannare!
SABATO 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA
Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.
Una scheggia di preghiera:
AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA VOLONTA’
Hanno detto: L'uomo supera l'animale con la parola; ma col silenzio supera sé stesso. (P. Masson)
Saggezza popolare: Il gallo sveglia se stesso prima di chiamare gli altri.
Un aneddoto: Marco Polo, nel suo famoso viaggio verso l’Oriente, vicino al Mar Nero, incontrò alcuni monaci cristiani. Chiese: Fratelli, dove siete diretti? Risposero: Verso i Tartari, per portar loro il Vangelo. Il grande viaggiatore osservò: Ma non vi spaventano i pericoli immensi d’un viaggio così faticoso? E per di più vi vedo soli e senza nulla. Cosa portate per simile, difficile spedizione? Risposero i monaci missionari: Siamo equipaggiati di fede, speranza e carità e nostra guida è il Signore. A noi sembra che questo ci basti!
Parola di Dio: Zc 2, 14-17 / Salmo: Lc 1, 46-55 / Mc 3, 31-35
Vangelo Mc 3, 31-35
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, giunsero la madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano". Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". Parola del Signore
“ECCO MIA MADRE E I MIEI FRATELLI! CHI COMPIE LA VOLONTA’ DI DIO COSTUI E’ MIO FRATELLO, SORELLA, MADRE”. (Mc. 3,32—35)
Noi invochiamo Maria tutta Santa perché in Lei ogni virtù, ogni dono dello Spirito si sono manifestati in pienezza. Ma la sua santità non è solo frutto dei doni di Dio ma anche della continua e generosa corrispondenza della sua volontà. Maria ci ricorda che la santità indossa i panni della vita di ogni giorno. E che non è fatta di gesti spettacolari ma soprattutto di piccole virtù (che sono le più difficili). Maria ci fa memoria che un itinerario di fede, come è stato il suo, non esclude il dubbio, l’oscurità, ossia la fatica di credere. Maria soprattutto ci costringe a prendere atto che la santità non è un lusso che si possono concedere unicamente certe creature eccezionali, ma costituisce la condizione normale del cristiano. Ognuno è chiamato alla santità!
DOMENICA 22 NOVEMBRE: SOLENNITA' DI CRISTO RE ANNO B
Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO IL TUO REGNO CHE VIENE!
Hanno detto: Solo chi cadde può dare altrui l'edificante spettacolo del rialzarsi. (A. Graf)
Saggezza popolare: L'uomo crede vero tutto quello che desidera.
Un aneddoto: Durante uno dei quarti d’ora di furore, Napoleone minacciò la distruzione del papato. Il cardinal Consalvi calmo e sorridente rispose: “Non ci riuscirete, Maestà. A distruggere il papato non ci siamo riusciti noi , preti con i nostri errori e con le debolezze, in diciotto secoli, e vorreste riuscirvi voi, da solo, e in pochi anni?”
Parola di Dio: Dn 7, 13-14 / Sal 92 / Ap 1, 5-8 / Gv 18, 33b-37
Vangelo Gv 18, 33-37
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Pilato a Gesù: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Parola del Signore
“DISSE PILATO A GESU’: TU SEI IL RE DEI GIUDEI?” (Gv.18,33)
Nelle parole di Pilato c’è incredulità, ironia, meraviglia, voglia di farsi una risata... Ma anche un misterioso sgomento. Quel poveraccio, senza un amico, senza un sostenitore, in balia di politicanti decisi a farlo fuori e di una folla saltata subito sul carro del più forte, afferma di essere re. Come è possibile? è un pazzo? Un esaltato? “Strano! E venuto nel mondo per essere re, ma il suo regno non è di questo mondo. Allora perché ci è venuto? Dice di rendere testimonianza alla verità. Ma quale verità?”. Pilato non capisce Gesù, ma intuisce che in quell’uomo disarmato c’è qualcosa che va al di là, una verità diversa da quelle conosciute. Pilato non poteva capire che Gesù non era venuto per essere re di un «altro» mondo, ma per essere re di questo mondo in un modo «diverso»: esercitare il potere non come dominio, ma come servizio. Noi capiamo Gesù. Ne facciamo di prediche, di meditazioni, di proclami sull’essere re per servire... Ma pratichiamo e testimoniamo il suo modo alternativo di essere re?
LUNEDI’ 23 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, IN TE CONFIDO E A TE MI AFFIDO.
Hanno detto: L'orgoglio, che tacitamente ci fa supporre la nostra superiorità nell'abbassamento degli altri, ci consola de' nostri difetti col pensiero che gli altri ne abbiano de' simili o de' peggiori. (A. Manzoni)
Saggezza popolare: Per sapere la verità bisogna ascoltare due bugiardi.
Un aneddoto: Madame Lefort paga a prezzo d’oro il permesso d’andare a trovare il marito cospiratore, che doveva essere ghigliottinato il mattino. Si reca da lui con doppi vestiti, lo fa fuggire con i suoi abiti da donna e rimane lei stessa al suo posto. Il rappresentante del popolo così l’interpella: Sciagurata, cos’hai fatto? Ora dovrai subire tu la ghigliottina! Lei serena risponde: Io ho fatto il mio dovere; tu fa il tuo!
Parola di Dio: Dn 1, 1-6. 8-20 / Salmo: Dn 3, 52-56 / Lc 21, 1-4
Vangelo Lc 21, 1-4
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore
“GESÙ VIDE ALCUNI RICCHI CHE GETTAVANO LE LORO OFFERTE NEL TESORO. VIDE ANCHE UNA POVERA VEDOVA CHE VI GETTAVA DUE SPICCIOLI”. (Lc. 21,1-2)
Dio non è un contabile, misura le offerte non dall’entità ma dal cuore di chi offre.
Per i ricchi è facile farsi belli e mostrarsi generosi. Anche ai tempi di Gesù facevano risuonare le loro monete gettate in abbondanza nel grande contenitore metallico. Il suono già ne misurava la quantità ed incitava gli astanti a voltarsi per vedere chi fosse il generoso donatore. Anche nelle nostre chiese, al momento della questua alcuni sventolano la loro offerta sperando che qualcuno, il celebrante prima di tutti, veda, ammiri e lodi. Lo sguardo di Cristo penetra nel profondo e non si ferma alle apparenze e sa dove porre le sue compiacenze. Non è come gli uomini che qualche volta si lasciano irretire dalle esteriorità. Questa vedova ha dato più degli altri con i suoi pochi spiccioli perché si è fidata di Dio, ha dato del suo essenziale e non del superfluo. Per Gesù, chi non mette a disposizione degli altri ciò che possiede è da condannare come “ricco”; chi vede in ciò che possiede un dono di Dio da spendere per il prossimo, è da imitare come “povero”. Gesù cerca persone generose e disponibili, capaci di dare tutto, anche se stesse, infatti il nostro “capitale” non sono solo i denari ma anche giovinezza, tempo, fede. Gettare questo capitale nelle mani di Gesù significa fidarsi di Lui, riscoprire di essere vuoti di noi stessi per lasciarci riempire da Lui.
MARTEDI’ 24 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI IL DIO DELLA VITA CHE E’ PER SEMPRE.
Hanno detto: Ognuno deve conoscere la propria misura. (Giovenale)
Saggezza popolare: La verità si può seppellire, ma non può morire.
Un aneddoto: Narrava il venerabile Luigi de Granada che un cavaliere, andando a caccia di buon mattino, per il bosco, udì una voce assai bella il cui canto proveniva da una capanna seminascosta. Entrò e si trovò dinanzi un lebbroso le cui carni cadevano letteralmente a pezzi. Vincendo l’emozione, gli domandò: “Sei tu che canti così bene?”. “Fratello mio, rispose il giovane lebbroso, non devi meravigliarti: l’unica cosa che mi impedisce di raggiungere il mio Signore è questa povera carne. Come vedi, cade, poco a poco. Si, sono io che canto. Non ti sembra che ne abbia un buon motivo?”.
Parola di Dio: Dn 2, 31-45 / Salmo: Dn 3, 57-61 / Lc 21, 5-11
Vangelo Lc 21, 5-11
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore
“VERRANNO GIORNI IN CUI DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE, NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA”. (Lc. 21,6)
Quell’uomo era tutta una vita che faceva prevenzione medica, per il cancro, per l’infarto… ed è morto per un incidente stradale. “Avevamo una delle più belle cattedrali del mondo eppure un terremoto l’ha distrutta”, “Ero riuscito a farmi un bel gruzzolo per la vecchiaia e poi per guadagnare un po’ di più ho investito in quei bond ed ora ho un pugno di mosche”…Anche san Pietro prima o poi crollerà. Ma questo è terrorismo religioso! E’ metterci addosso paura per poi aver bisogno di Dio. No, Gesù non è uno che viene per metterci addosso paure, Gesù è realista: se la tua religione è fondata sulle pietre del tempio, queste prima o poi finiscono come tutte le pietre. Se tu pensi che la tua salute sia la cosa più importante stai sicuro che un giorno o un altro non potrai più contare su di essa. Se la morte è uno spauracchio di cui non parlare, da nascondere, siine certo: un giorno, prima o poi, la sperimenterai… e allora? Curiamoci pure la salute: è un dono prezioso, gustiamo i doni della vita: ce li ha dati Dio, siamo pure contenti di avere una chiesa nuova, bella, ma a Dio interessi tu e non le tue cose o le tue apparenze, non interessano i monumenti ma il tuo cuore e se tu vuoi qualcosa che non finisca o non muoia cercalo in Colui che è da sempre e per sempre.
MERCOLEDI’ 25 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.
Una scheggia di preghiera:
DONACI IL CORAGGIO DELLA TESTIMONIANZA.
Hanno detto:
Ma è davvero raro che ci si lasci in buona armonia, perché, se si fosse in buona armonia, non ci si lascerebbe. (Marcel Proust)
Saggezza popolare: Dove parla il denaro, la verità tace.
Un aneddoto: Una tela mal incorniciata, sporca ed invecchiata, era stata abbandonata in un mucchio di cose inutili del solaio, ed era considerata senza alcun valore poiché nessuno aveva notizie del suo autore. Ma ecco che alcuni periti d’arte scoprirono il dipinto e vi riconobbero senza dubbio alcuno un Velasquez. Perduto e dimenticato nel catalogo, il quadro ricuperò la propria identità. Era bastato che fosse messo in relazione col Velasquez, e un valore di molti milioni gli venne conferito. Quella che prima era considerata una vecchia crosta, ora autenticata, passava al posto d’onore nella galleria delle opere capolavori Così l’uomo, sganciato dalla sua relazione fondamentale col Creatore, come il figliol prodigo, è solo un quadro insignificante, dipinto da un pittore sconosciuto, e abbandonato all’ incuria generale. Ma, riconosciuto Figlio di Dio, recupera la sua identità come fratello di Cristo Re, e acquista un valore milionario nella sua prospettiva di principe regale, combattente vittorioso e araldo del Regno.
Parola di Dio: Dn 5, 1-6. 13-14. 16-17. 23-28 / Salmo Dn 3, 62-67 / Lc 21, 12-19
Vangelo Lc 21, 12-19
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. Parola del Signore
“METTERANNO LE MANI SU DI VOI E VI PERSEGUITERANNO… QUESTO VI DARA’ L’OCCASIONE DI RENDERE TESTIMONIANZA”. (Lc. 21,12-13)
Quando parliamo di martiri, pensiamo sempre alle prime comunità cristiane, ci immaginiamo spietati e corrotti imperatori romani sacrificare inermi famiglie cristiane gettandole in pasto ai leoni. Un calcolo approssimativo ci dice che in questi due millenni circa 40 milioni di cristiani hanno perso la vita con violenza e la metà di essi nell'orribile secolo ventesimo. Sì, proprio quello appena trascorso, il secolo dei progressi, della tecnologia, dei viaggi spaziali, quel secolo ha visto una vera e propria vendemmia di cristiani, una carneficina che ha accomunato la sorte di tanti fratelli alle sorti degli ebrei nei campi di sterminio, o dei sacerdoti nei gulag sovietici, o nei più recenti integralismi nelle non lontane Filippine o in Somalia. Fratelli e sorelle come noi, discepoli del Maestro Gesù, uccisi senza una ragione, spazzati via dall'odio etnico. Davanti a questi fratelli vogliamo interrogarci sul nostro cristianesimo da poltrona e pantofole, sui nostri troppi e inopportuni silenzi durante le discussioni farcite di pregiudizi, sulle occasioni, evitate, di rendere testimonianza, come chiede oggi il Signore ai suoi discepoli. Testimonianza di amore e di dialogo, di fermezza, senza fanatismi, ma capace di porre interrogativi, di suscitare brecce nelle incrollabili e pagane certezze della nostra modernità. E se questo, talvolta, suscita uno sguardo di commiserazione, una battuta inopportuna nei colleghi, un qualche piccino dispetto, portate pazienza: era già previsto dal Signore Gesù!
GIOVEDI' 26 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, O SIGNORE, DA OGNI MALE.
Hanno detto: Vivere per gli altri non è soltanto la legge del dovere, è anche la legge della felicità. (Auguste Comte)
Saggezza popolare: Vergogna non è essere inferiori all’avversario, ma è essere inferiori a se stessi.
Un aneddoto: Nell’anno 387 sant’Agostino fu battezzato da sant’Ambrogio nel battistero ottagonale dell’antica cattedrale di santa Tecla - su cui fu poi costruito il Duomo di Milano, la forma di Otto lati, si rifaceva simbolicamente al numero fatidico che si ottiene sommando ai sette giorni della Creazione del mondo l’ottavo giorno che è quello della resurrezione di Cristo. Tale modello fu ripreso da tutti in tutta Europa per ricordare che nel battesimo si ha una nuova creazione dell’uomo che, per la resurrezione del Verbo Incarnato, diviene figlio di Dio ed entra nel mondo soprannaturale della Grazia.
Parola di Dio: Dn 6, 12-28 / Salmo: Dn 3, 68-74 / Lc 21, 20-28
Vangelo Lc 21, 20-28
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore
“LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA!”. (Lc. 21,28)
Il vangelo di oggi parla di distruzione, di morte nel più pieno stile apocalittico, ma termina con un grido di consolazione e di speranza: “quando vedrete accadere tutte queste cose negative, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Quindi non saranno la distruzione e la morte ad avere la parola definitiva, ma la liberazione e la vita, perché Cristo Risorto è Signore del cosmo, della storia e dell’umanità. Quanti uomini, prigionieri e schiavi e quanti popoli hanno atteso che qualcuno dicesse loro: “Siete liberi”. Gesù, mitissimo, ci parla di liberazione. Ma non è venuto a risolverci lui stesso i nostri gravi problemi sociali o politici. La liberazione di cui ci parla, è quella finale e totale dell’uomo, allorché ci saranno cieli nuovi e terra nuova. E’ una liberazione che comincia nel cuore dell’uomo quando sceglie di aderire al suo insegnamento di amore, di libertà da ogni egoismo e da ogni orgoglio. Ma l’uomo libero che si incammina verso la futura liberazione definitiva non può non guardare ai tanti che nell’oggi sono in catene e nelle tenebre. Il cristiano vero è anche colui che sa lottare perché ogni uomo sia libero, perché nel mondo non ci sia più né schiavitù, né sfruttamento. Il mondo deve poter gioire della libertà di Cristo.
VENERDI’ 27 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI, GESU’, LA PAROLA CHE SALVA.
Hanno detto: La maniera di dare val di più di ciò che si dà. (P. Corneille)
Saggezza popolare: Vendetta non sana piaga.
Un aneddoto: Un giornalista inglese, Edgard Foldes, intervistò nel 1950 il celebre compositore finlandese Jean Sibelius, chiedendogli, tra l’altro, a che cosa attribuisse il successo della sua opera di musicista. E questi rispose: “Ho sempre considerato la vita come un masso di granito. Prendete lo scalpello della vostra volontà e scolpite il granito. È necessario aver pronto un disegno o un modello prima di cominciare; poi ci vuole uno scalpello tagliente. Procurarsi questi due elementi è in potere di tutti: ma c’è l’aiuto di Dio”. Noi cristiani abbiamo il modello da imitare, Gesù. Abbiamo lo scalpello tagliente, ossia la Grazia che riceviamo nel battesimo per perseverare ogni giorno nel lavoro di perfezionamento spirituale. Poi, l’aiuto del buon Dio per farsi santi non manca mai.
Parola di Dio: Dn 7, 2-14 / Salmo: Dn 3, 75-81 / Lc 21, 29-33
Vangelo Lc 21, 29-33
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Parola del Signore
“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”. (Lc. 21,33)
Penso a quante parole si intrecciano in una giornata: quanti convenevoli, chiacchiere, giudizi, da 30 a 40 pagine di parole su ogni giornale, parole giorno e notte su canali televisivi e radiofonici. Parole per dire “ti amo”, o per dire “ti odio”, parole di conforto o di stroncatura... Quante di queste parole “non passeranno”? Gesù ci dice che la sua parola non passerà perché non c’è nessuna parola inutile nelle sue ma soprattutto perché è Lui la Parola definitiva di Dio sulla storia, è il “sì” amoroso che Dio ha detto agli uomini ed è il “sì” che gli uomini possono dire a Dio. Gesù non passerà perché è la fedeltà di Dio che dura per sempre. Che bello, Signore, le tue parole non passeranno. Non passerà la tua promessa di amicizia con gli uomini. Anche se stento a vederlo, il tuo regno di giustizia, di verità, di pace, di amore verrà davvero e pienamente. La croce si tramuterà in risurrezione. Chi mangerà il tuo pane vivrà in eterno. Chi ascolta e vive la tua Parola è beato. Tu sei con noi tutti i giorni, sei il buon Pastore che ci conduci alla vita. Grazie, Signore, di questa tua parola immutabile e che ciascuno, amando Te e la tua parola in essa trovi il senso della propria vita.
SABATO 28 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.
Una scheggia di preghiera:
ENTRA SIGNORE NELLA NOSTRA VITA, E CAMBIALA.
Hanno detto: Le disgrazie della fanciullezza si ripercuotono sulla vita intera e lasciano al cuore dell'uomo una fonte inesauribile di malinconia. (P. Brulat)
Saggezza popolare: Chiudere un occhio è bene, entrambi non conviene.
Un aneddoto: Conosco un tale che ce l’aveva con i paracarri. Li considerava “i nemici della libertà e del progresso umano” e sosteneva che “rovinano il paesaggio, obbligano a star chiusi su una striscia di asfalto scuro, vietano ogni fantastico volo a contatto della natura, quando c’è la nebbia sono addirittura un pericolo per la viabilità. Via i paracarri!”, andava sempre predicando. Finché un giorno, si trovò su una strada dove l’ inondazione aveva divelto tutti i paracarri insieme ad ogni segnalazione stradale. Finalmente poté avventurarsi a suo piacere, senza preoccuparsi più di divieti, velocità e precedenze. Non si avvide di un fossato e finì in un prato, di lì cadde nel torrente che aveva ripreso a correre nel suo alveo. E dovettero usare la canna ossidrica per liberarlo dalle lamiere dell’auto fracassata...
Parola di Dio: Dn 7, 15-27 / Salmo Dn 3, 82-87 / Lc 21, 34-36
Vangelo Lc 21, 34-36
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". Parola del Signore
“STATE BEN ATTENTI CHE I VOSTRI CUORI NON SI APPESANTISCANO IN DISSIPAZIONI, UBRIACHEZZE E AFFANNI DELLA VITA…VEGLIATE E PREGATE IN OGNI MOMENTO”. (Lc. 21,34.36)
Mi ha sempre colpito il fatto che nella liturgia i temi di riflessione che vengono proposti nelle ultime giornate dell’anno liturgico e i temi proposti per l’Avvento che comincia domani, siano per lo più simili. Mi sembra quasi che la Chiesa voglia dirci: “Al di là del tempo, il dono che vien fatto e l’impegno che vien chiesto sono sempre uguali: il dono è Cristo, unica salvezza e l’impegno è accoglierlo”. Ecco, allora, l’impegno a “non appesantire i cuori”. Gesù sa benissimo come funziona la nostra vita. E’ nostra quotidiana esperienza che quando lasciamo che nella nostra vita abbiano il sopravvento le preoccupazioni materiali, il denaro, il mangiare, il bere, il divertirci, le paure per la salute, l’affanno del voler sempre di più, queste cose ci mangiano la vita e alla fine ci accorgiamo che non siamo più noi a vivere ma sono questi affanni che ci vivono e spesso ci uccidono. Gesù non ci vuole disincarnati dalla vita e dalla storia, non viene a dirci che tutto nel mondo è male, che non dobbiamo più pensare a casa, cibo, lavoro, vuole semplicemente farci trovare il vero senso della vita come un cammino che non finisce nelle cose, ma come un cammino verso una meta che non delude. Gesù è colui che ha cambiato e cambia il mondo, ma è anche colui che passa silenzioso, che giunge di notte a bussare alla tua porta: è facile perdere l'appuntamento, è facile trovarsi impreparati o peggio, sonnolenti e allora l'unica strada è stare attenti, vegliare, non con addosso la paura ma con la trepidazione di essere desti per cogliere gli avvenimenti della nostra storia della salvezza. E pregare sempre, non come quantità di preghiere o formule ma come cuore sempre rivolto a lui, come vita che trasforma il banale quotidiano in inno di lode e di ringraziamento, come comunione di vita fraterna che diventa anche comunione con Dio.
DOMENICA 29 NOVEMBRE: 1^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.
Una scheggia di preghiera:
VIENI PRESTO A LIBERARCI, O SIGNORE.
Hanno detto: L'esempio è la lezione che tutti gli uomini possono leggere. (West, Education)
Saggezza popolare: Non ti vantar, farfalla, tuo padre era un bruco.
Un aneddoto: Ecco il dialogo tra un giovane ed un anziano. Affermava il giovane: “Non serve a nulla la religione: guarda quanta gente continua a peccare ogni giorno”. Ribatteva ironicamente l’anziano: “Non serve a nulla l’acqua: guarda quanta gente continua a sporcarsi ogni giorno”.
Parola di Dio: Ger. 33,14-16; Sal.24; 1Tess3,12-4,2; Lc. 21,25-28;34-36
Vangelo Lc 21, 25-28.34-36
Dal vangelo secondo Luca
Vi saranno segni nel sole, nella
luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore
del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa
di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno
sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e
gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate
il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. State bene attenti che i
vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della
vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si
abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto
ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo”.
“ALZATEVI E LEVATE IL CAPO PERCHÈ LA VOSTRA LIBERAZIONE È VICINA”. (Lc. 21,28)
Gesù parla di “liberazione vicina”. Ma perché una liberazione possa avvenire occorrono almeno due cose: la prima è sapere di essere prigionieri, la seconda è di desiderare e operare affinché la liberazione possa avvenire. Noi siamo liberi o prigionieri? Spesso c’è contrasto nell’uomo. Da una parte ci sentiamo schiavi del tempo, della sofferenza, della morte, del peccato, dell’egoismo, d’altra parte affermiamo di essere popolo libero, crediamo nel denaro che ci liberi dalle angustie, nella scienza che ci emancipi e risolva i nostri problemi, nelle nostre capacità intellettive che ci portino a superare i nostri limiti. Per essere liberati, invece, occorre mettersi in un altro atteggiamento: il potere, la scienza, la mia sola volontà non ce la fanno. Ho bisogno di Dio per essere come Lui mi desidera. Se ho fatto questo primo passo e ne sono convinto, allora posso guardare a Gesù che è venuto per salvarmi donando se stesso una volta per tutte, posso conformarmi al suo progetto, posso accogliere la gioia della liberazione. Che non succeda anche a noi come agli Ebrei in viaggio nell’esodo che dimenticando la propria schiavitù e le opere che Dio aveva compiuto per loro, rimpiangevano la pentola della carne e le cipolle d’Egitto. Avvento è un tempo per liberarsi dalla zavorra, da tanti carichi inutili, che rendono cauto, lento, incerto il nostro cammino. Avvento è un tempo per ritrovare la fiducia in Cristo e nella sua promessa, l’audacia e lo slancio dei primi giorni.
LUNEDI’ 30 NOVEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.
Una scheggia di preghiera:
FA CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE, LA TUA VOCE
Hanno detto: Il povero fa più bene al ricco accettando la sua carità, di quello che faccia il ricco al povero offrendogliela. (Talmud)
Saggezza popolare: La vanagloria è un fiore che non porta mai frutto.
Un aneddoto: Sapeva certamente dare gusto all’esistenza il cappuccino san Crispino di Viterbo (1668-1750), il primo santo canonizzato da Papa Wojtyla nel 1982. Di lui si racconta che diceva spesso ai confratelli e alla gente sfiduciata: “Dio provvede a tutto in abbondanza, quando teniate aperte due porte, cioè quella del Coro (alla gloria di Dio) e quella della Portineria (a beneficio dei poveri)”. Questo bravo laico francescano aveva fatto la questua per 40 anni, catechizzando il mondo, e, divenuto anziano, lavorava ancora con energia nell’orto: “Smettete di lavorare, povero vecchio”, gli disse un frate. “Non sono io che fatico”, rispose san Crispino: “è la zappa che lavora, ed io sto qui per divertimento”. E questa la saggezza degli ingenui.
Parola di Dio nella festa di Sant’Andrea: Rom. 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22
Vangelo Mt 4, 18-22
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Parola del Signore
"ED ESSI, SUBITO, LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO".(Mt. 4,20)
Le reti davano lavoro e sicurezza ai pescatori del lago. Gesù offre loro speranze, parole, una vita non troppo sicura, persecuzioni... Vale la pena questo scambio? Eppure lasciano tutto perché hanno incontrato la persona di Gesù. Andrea è uno che incontra, accoglie, lascia la vita vecchia, si fa tramite per chiamare Pietro, segue Gesù. Nella sua vocazione è racchiusa la vocazione di ogni cristiano, di ciascuno di noi. Gesù è venuto incontro a ciascuno, ci ha chiamati ancora piccoli al battesimo attraverso la fede dei nostri genitori, ha rinnovato il suo incontro e la sua chiamata in molti altri modi (catechismo, persone buone, vangelo, sacramenti...). Anche a noi dice: “Seguimi, fai esperienza di me e con me”. Bisogna “lasciare le reti” cioè tutto ciò che ci invischia nelle reti dell’egoismo e dell’autosufficienza per trovare la sua libertà, bisogna “sentire” il gusto, la gioia della sua avventura e allora, come Andrea, avremo l’entusiasmo di andare a dire ai nostri fratelli: “Ho incontrato Gesù, vuoi venire anche tu a seguirlo con gioia?”.