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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

SETTEMBRE 2009

 

 

 

MARTEDI’ 1 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio; San Conone.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SORGENTE DI VERITA’, CHE IO MI DISSETI A TE.

 

Hanno detto: Se giudichi le persone, non hai il tempo di amarle. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Il sorriso che rivolgi, ritorna a te. (Prov. Indu’)

Un aneddoto: Un racconto hasidico:

Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi del mercato, si accorse di non avere con se il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere. Allora pregò in questo modo: “Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un’orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto l’alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare”. Disse allora il Signore ai suoi angeli: “Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa e senz’altro la più bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero”.

Parola di Dio: 1 Ts 5, 1-6. 9-11 / Sal 26 / Lc 4, 31-37

 

Vangelo Lc 4, 31-37

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: "Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione. Parola del Signore

 

“RIMANEVANO COLPITI DAL SUO INSEGNAMENTO, PERCHE’ PARLAVA CON AUTORITA’ ”. (Lc. 4,32)

Gli Ebrei, per riconoscere il Messia che doveva venire aspettavano “Il Profeta”, non tanto come spesso erroneamente intendiamo noi, “colui che sa il futuro” ma come Colui che ci parla come ci parlerebbe Dio, con la sua stessa autorità fatta di parole e di gesti. Infatti i loro rabbini non avevano nulla di questa autorità, leggevano ed interpretavano la Bibbia secondo le varie scuole di pensiero. Davanti a Gesù nasce questo stupore: lui non dice mezze parole, interpretazioni esegetiche, ma dice: Dio è così e cosà, Dio è Padre, il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato (eresia gravissima alle orecchie dei rabbini) e per di più la sua autorità si trasforma in gesti e le sue parole riescono a cacciare Satana, il male. Quanto fanno sorridere quei cristiani che per un falso e malinteso ecumenismo, dicono “tutte le religioni sono uguali” che mettono insieme Gesù, mantra, Budda e l’ultimo presunto santone. Chi ci può parlare di Dio se non il suo Figlio?

Del buono e del bello può esserci in tutto e in tutti, la misericordia di Dio tiene conto di tutti i cammini di fede, ma se vuoi essere sicuro di incontrare il vero Dio rivolgiti a suo Figlio che ne è l’immagine più vera.

 

 

MERCOLEDI’ 2 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Licinio; San Giusto di Lione

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, SIGNORE,  CHE I MIEI GRAZIE DIVENTINO SERVIZIO.

 

Hanno detto: Capisco come si possa guardare la terra ed essere atei, ma non capisco come si possa guardare il cielo di notte e non credere in Dio. (Benjamin Franklin)

Saggezza popolare: Le scarpe del diavolo non scricchiolano. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Un giovane chiese al suo maestro spirituale quanto e come dovesse pregare per riuscire gradito a Dio. L’anziano saggio sorrise, e iniziò col raccontare una storia.

“Un contadino ricchissimo, al momento della morte, si sentì chiedere dai figli quali mezzi avesse impiegato per racimolare una così grande fortuna. Desideroso che i figli fossero zelanti nel lavoro, l’uomo rispose: “C’è un giorno dell’anno nel quale, se ci si è impegnati a fondo nel proprio lavoro, si diventa ricchi. E’ inutile tuttavia cercare di scoprire quale sia quello specifico giorno. Non siate dunque pigri, e lavorate sodo tutti i giorni dell’anno nel timore che quel giorno benedetto giunga senza che voi siate al lavoro. Le prove e la fatica di tutto l’anno andrebbero perdute... Così è della preghiera, ragazzo mio, proseguì il maestro Dio ci visita quando vuole e il momento della sua visita è assolutamente imprevedibile. Egli non ha soste nel suo amore per noi, Il nostro grazie dev’essere continuo, la nostra adorazione ininterrotta, il nostro “sì” costante. Vivere nella preghiera tutta la vita è come immergerci nel cuore di Dio senza uscirne mai.

Parola di Dio: Col 1, 1-8 / Sal 51 / Lc 4, 38-44

 

Vangelo Lc 4, 38-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore

 

“LA SUOCERA DI SIMONE ERA IN PREDA AD UNA GRANDE FEBBRE E LO PREGARONO PER LEI”. (Lc.4,38)

Il breve racconto della guarigione della suocera di Pietro si conclude con un insegnamento importante:"Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli". Qui troviamo il significato di tutto il miracolo e di tutti i miracoli. Il fatto che essa si metta al servizio degli altri indica una guarigione molto più profonda di quella dalla semplice febbre del corpo. Questa donna è liberata da quella febbre che le impedisce di servire e la costringe a servirsi degli altri per essere servita. "Servire" è una parola carica di significati nel Nuovo Testamento. Gesù è il Servo di Dio e dei fratelli, il Giusto che per amore si fa carico del peso della debolezza altrui. Il servirsi degli altri è il principio di ogni schiavitù nel male, il servire gli altri è il principio di ogni liberazione dal male. E' nel servire che l'uomo diventa se stesso e rivela la vera identità di Dio di cui è immagine e somiglianza. Con la parola "servire" il Nuovo Testamento intende l'amore fraterno concreto "non a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1Gv 3,18). Questa è la caratteristica specifica e fondamentale di Gesù, lasciata in eredità ai suoi discepoli prima di morire (Lc 22,24-27; Gv 13,1-17). La liberazione che Gesù ci ha portato non ottiene il suo risultato nella semplice professione della fede, come fanno i demoni, ma nel servire che è la vera liberazione dal male profondo dell'uomo, l'egoismo, che lo fa essere il contrario di Dio che è amore (1Gv 4,8.16).

 

 

GIOVEDI’ 3 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gregorio Magno; Santa Phoebe.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER QUESTO GIORNO MERAVIGLIOSO.

 

Hanno detto: Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può durar molto nella vita dello spirito. (S. Filippo Neri)

Saggezza popolare: L'elemosina non rende mai poveri. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Una volta San Gregorio Magno, passando per il mercato di Roma, vide che venivano venduti degli schiavi dai lineamenti belli e dalle chiome bionde. Chiese al mercante: donde vengono costoro? Sono cristiani? Quegli rispose: sono ancora immersi nelle tenebre del paganesimo e vengono dal Nord e precisamente dalla Britannia. Gregorio chiese ancora: Come si chiamano? Rispose il mercante: Vengono chiamati ‘Angli’. Allora Gregorio disse: Dobbiamo fare di tutto perché diventino ‘angeli’. E mandò i suoi monaci in Inghilterra a predicare il Vangelo di Gesù.

Parola di Dio: Col 1, 9-14 / Sal 97 / Lc 5, 1-11

 

Vangelo Lc 5, 1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

“GRANDE STUPORE AVEVA PRESO PIETRO E TUTTI QUELLI CHE ERANO CON LUI PER LA PESCA CHE AVEVANO FATTO”. (Lc.5,8)

Anche noi, come Pietro rimaniamo colpiti davanti ad un miracolo tanto eclatante come la pesca miracolosa, ma proprio perché troppo spesso cerchiamo lo straordinario non ci accorgiamo più dei “miracoli” che Dio compie ogni giorno per noi. Quante volte nella nostra vita Egli ci ha tirato fuori sorprendentemente dalle difficoltà, ci ha guarito da paure e angosce, ci ha soccorso nei momenti difficili, ci ha fatto uscire illesi da tanti pericoli, ci ha assistito nelle disgrazie quotidiane, ci ha fornito quello che era necessario al momento giusto, ci ha regalato la compagnia di certe persone… Noi spesso non percepiamo questi “miracoli”. Siamo ciechi perché ci risultano sempre troppo naturali. Aspettiamo sempre gli altri “miracoli”, quelli inspiegabili, quelli contro natura, quelli incomprensibili. E a causa dell’abitudine di non saper guardare con fede e scoprire quante cose insolitamente buone ci accadono durante il giorno, grazie al fatto che Dio ci è sempre stato al fianco, giunge la sera e pensiamo di aver vissuto soltanto un giorno anonimo, ordinario, irrilevante, quasi senza Dio…

 

 

VENERDI’ 4 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosalia; San Gilberto.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SEI LA NOSTRA GIOIA

 

Hanno detto: Non tante devozioni, ma tanta devozione. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Dove ogni uomo è padrone, il mondo va alla distruzione. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Durante il pontificato di Gregorio Magno una terribile peste decimò gli abitanti di Roma. Gregorio allora ordinò una solenne processione propiziatoria intorno alle mura della città. Si portò in processione l’immagine della Madonna, dipinta dall’evangelista Luca. Dovunque la Madre di Gesù passava, ogni tenebroso maleficio scompariva, quasi d’incanto; anche il cielo tornò dolce, puro e bello. Ad una sosta, intorno all’immagine della Madonna, s’udirono le voci degli angeli cantare: rallegrati, Regina del cielo, alleluia: Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia, è risorto, come aveva predetto, alleluia! E S. Gregorio subito aggiunse: prega per noi il Signore, alleluia! E in quella occasione Papa Gregorio vide sulla torre del castello un Angelo maestoso, che pulita la spada dal sangue, la rimetteva nel fodero.

Allora la peste cessò e d’allora quel castello che s’erge vicino al Tevere, si chiama Castel S. Angelo.

Parola di Dio: Col 1, 15-20 / Sal 99 / Lc 5, 33-39

 

Vangelo Lc 5, 33-39

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono". Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno". Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono! ". Parola del Signore

 

“POTETE FAR DIGIUNARE GLI INVITATI A NOZZE, MENTRE LO SPOSO E’ CON LORO?”. (Lc. 5,34)

Uno degli esempi riguardanti il Regno di Dio, che colpisce di più gioiosamente è l’esempio delle nozze. Un matrimonio dovrebbe essere la festa dell’amore che porta al congiungimento più pieno, che crea felicità nel vicini e parenti perché celebra la vita. Già l’Antico Testamento ci ricordava che Dio ci cerca come un fidanzato cerca la sua ragazza. Ora questa ricerca amorosa di Dio si è concretizzata in Gesù. Lui è la festa di Dio. La sua presenza non può che procurare gioia. Coloro che si dicono cristiani costituzionalmente non possono essere nella tristezza. La vita, le prove, le sofferenze possono farci del male ma se pensiamo a Gesù, alla sua presenza, alle sue promesse, non possiamo non gioire ed avere speranza anche in mezzo alle prove.

 

 

SABATO 5 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Vittorino; San Lorenzo Giustiniani.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ NOSTRO LIBERATORE SALVACI DALLE FALSE RELIGIOSITA’.

 

Hanno detto: Dov'è Dio? Dimmi piuttosto dove Dio non c'è! (Charles Spurgeon)

Saggezza popolare: L'uccello mattiniero cattura il verme. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Un giorno una signora chiese a Ludwig Windthorst, grande uomo politico del secolo XIX “Vorrei farmi fotografare. Quale ritiene sia la posa migliore?”. E la risposta fu: “Fatevi fotografare mentre unite le mani di vostro figlio nella pre­ghiera. E la posizione migliore per una madre”.

Parola di Dio: Col 1, 21-23 / Sal 53 / Lc 6, 1-5

 

Vangelo Lc 6, 1-5

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno di sabato, Gesù passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?". Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?". E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO E’ SIGNORE DEL SABATO”. (Lc. 6,5)

Essere padroni del sabato, per Gesù, non significa sovvertire le regole della legge mosaica, che lui stesso rispetterà e indicherà come santa. Piuttosto quello che interessa a Gesù è far capire che Egli è venuto per riportare questa legge al suo primitivo significato: al centro di tutto vi è l’uomo inteso come creatura di Dio che da Lui riceve tutto e che a Lui si dona con amore riconoscente. Ma questo, ormai i farisei non riuscivano più a capirlo, incastrati com’erano in un legge opprimente e asfittica che ormai viveva solo di autoconservazione sterile e vuota. Ma lo stesso pericolo possiamo correrlo ancora oggi quando crediamo di aver fede solo perché ripetiamo gesti religiosi osservando formule e dimenticando il loro senso profondo. Gesù vuole ricordarci che i precetti della Scrittura sono le vie d’amore che Dio stesso ci ha indicato, ma bisogna lasciarci guidare da essi verso la libertà interiore e non verso la schiavitù di un bigottismo ottuso.

 

 

DOMENICA 6 SETTEMBRE: XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Frontignano d’Alba; San Benedetto da Milano.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI PER VEDERE E CUORE PER AMARE.

 

Hanno detto: Noi possiamo cessare di essere figli di Dio, ma Dio non può cessare di essere nostro Padre. (Louis Evely)

Saggezza popolare: Chi mangia come un imperatore si avvia alla morte come un mendicante. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: ‘COSTA TROPPO!’

Nel piccolo Principato di Monaco i giudici avevano, tanti anni fa, condannato alla ghigliottina un furfante; ma poi si accorsero di non avere, né ghigliottina, né boia. Era così piccolo il Principato di Monaco! Chiesero in prestito ambedue le cose alla vicina Francia, ma, sentito il prezzo d’affitto, si spaventarono: costa troppo! Fecero un passo analogo presso il Re di Sardegna. Anche là ‘costava troppo’. Lasciarono dunque il furfante in prigione: ma il carceriere, il cuoco, il cibo del prigioniero veniva pure a costare. Lasciamo aperta la prigione e che se ne vada per i fatti suoi decisero i giudici. Vista la porta aperta, il prigioniero usci per una passeggiata lungo il mare. Ma a mezzogiorno andò alla cucina del principe a reclamare il suo pasto. Così un giorno, due, tre, tanti giorni... La cosa minacciava di pesare forte sul bilancio del Principato. I magnati decisero di chiamare l’uomo: Non hai ancora capito che te ne devi andare? E lui: Me ne vado, me ne vado, però pagatemi! Dovettero pagarlo. E così, col pretesto che ‘costava troppo’, un brigante di più fu in giro per il mondo a combinare malefatte! (A. Luciani)

Parola di Dio: Is 35, 4-7a / Sal 145 / Gc 2, 1-5 / Mc 7, 31-37

 

Vangelo Mc 7, 31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Parola del Signore

 

“EMISE UN SOSPIRO E DISSE: EFFATA’ CIOE’: APRITI!”. (Mc.7,34)

Gesù si immedesimava con le sofferenze della gente, partecipava intensamente alla loro disgrazia, se ne faceva carico come nel caso del sordomuto del vangelo di oggi. Non è in nostro potere dire ai sordi con cui viviamo o che incontriamo: “Effatà, apriti!” e ridare loro miracolosamente l’udito; ma c’è qualcosa che possiamo fare anche noi, ed è alleviare la sofferenza, educarci al rispetto, alla delicatezza, all’ascolto. Chi non ha nella cerchia dei famigliari e conoscenti qualche persona affetta, in misura più o meno grave, da questo impedimento, specie tra gli anziani? Non occorre aver studiato psicologia per capire quali sono le cose che possono far piacere o dispiacere a una persona sorda.   Ma questa non è la sola cosa che il Vangelo odierno ha da dirci circa la sordità. Effatà. Apriti! è dunque un grido rivolto a ogni uomo (non solo al sordo). Un invito a non chiudersi in se stesso, a non essere insensibile ai bisogni altrui; a realizzarsi stabilendo rapporti liberi, belli e costruttivi con le persone, dando e ricevendo da loro. Applicato ai nostri rapporti con Dio, “apriti!” è un invito ad ascoltare la parola di Dio, a fare entrare Dio nella propria vita. San Paolo dice che “la fede nasce dall’ascolto della predicazione”. Non c’è fede possibile senza questo ascolto profondo del cuore.  

 

 

LUNEDI’ 7 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Grato d’Aosta; San Chiaffredo di Saluzzo.

Una scheggia di preghiera:

 

CREA IN ME, O DIO, UN CUORE PURO.

 

Hanno detto:

Ci sono atei di un'asprezza così feroce che tutto sommato si interessano di Dio molto di più di certi credenti frivoli e leggeri.(Pierre Reverdy)

Saggezza popolare: Il miglior ben che possediamo al mondo è quello di vantare un cuor giocondo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: C’è la grande alluvione del Tevere, e Romoletto Sfaticoni è bloccato nella sua casupola dall’acqua che sale e che ha ormai raggiunto le finestre. Si inginocchia davanti ad un’immagine sacra sopra il letto e prega il buon Dio di salvarlo. Scende una voce dall’alto: Non temere, figlio mio, fidati di me, ti salverò. Intanto passa di lì un gommone dei pompieri e qualcuno grida: A Romolé, sali, qui finisce male! Romoletto risponde: Non ci pensate, andate a prendere gli altri, io me la cavo. L’acqua monta e Romoletto si rifugia sul tetto. Passa un gommone della Croce Rossa, e qualcuno invita Romoletto a salire. Romoletto risponde che lui ha un modo per sbrogliarsela da solo. L’acqua cresce ancora e Romoletto è ora aggrappato al comignolo. Passa un gommone dei Carabinieri, e il maresciallo grida: A Romolé, salta su. Ancora una volta Romoletto, fiducioso nel soccorso celeste, declina con fastidio. Breve: il livello dell’acqua supera anche il comignolo, e Romoletto annega. Sale in paradiso, imbufalito, e se la prende con san Pietro perché il suo Principale non ha mantenuto la parola. San Pietro si stupisce: Strano, quando il Principale dice una cosa..., ma vediamo sul registro. Come ti chiami? Romoletto... Romoletto... ecco... E si infuria: Ma cosa vai dicendo che ci siamo dimenticati di te? Tre gommoni ti abbiamo mandato, tre gommoni!

Parola di Dio: Col 1, 24 - 2, 3 / Sal 61 / Lc 6, 6-11

 

Vangelo Lc 6, 6-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato, Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?". E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì. Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO CHE AVEVA LA MANO DESTRA INARIDITA”. (Lc. 6,6)

Il Vangelo ci parla di una “mano inaridita,rattrappita” ma c’è ben di più: ci troviamo davanti a cuori rattrappiti, inariditi. Scribi e farisei non sono cattivi, sono i religiosi di allora. Ma la loro religiosità è diventata una forma, una serie di osservanze. Possono dirsi religiosi anche se in fondo non credono più in Dio. Pensano di essere nella verità solo perché osservano delle verità che si sono dati da soli. Gesù non disprezza la religiosità ebraica, Gesù non abolisce la Bibbia, Gesù non disprezza gli atti di culto, anzi si trova lui stesso nella sinagoga a pregare e a meditare, ma Gesù sa che Dio mette al centro l’uomo e che ogni volta che si onora, si libera un uomo, si onora Dio. Non facciamo di tutt’erba un fascio, ma anche oggi si può essere “religiosi dal cuore rattrappiti”, tutte le volte che riduciamo la fede all’osservanza, tutte le volte che non mettiamo l’uomo al centro, tutte le volte che pensiamo di giudicare gli altri e di volerli ridurre solo al nostro pensiero.

 

 

MARTEDI’ 8 SETTEMBRE: NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ugo di Volterra; Beato Federico Ozanam.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, PORTACI DA GESU’

 

Hanno detto: Un cielo senza Dio è pronto a popolarsi di idoli. L'idolo delle ideologie, l'idolo del potere e del possesso, l'idolo della realizzazione di sé. (Susanna Tamaro)

Saggezza popolare: L'onesta' vale più dell'oro. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Ala di Notte era indubbiamente il falco pellegrino più torte e coraggioso della tribù dei falchi della Fontana delle Tre Pietre.

«Ghièk!», quando il suo grido di morte sferzava l’aria non c’era scampo per la vittima presa di mira. Ala di Notte scendeva in picchiata, ai trecento all’ora, e colombi, tortore, sterne di passaggio finivano nei suoi poderosi artigli. Ala di Notte era un cacciatore infallibile e uno stupendo volatore. Le sue evoluzioni in cielo erano uno spettacolo ammirato e temuto da tutta la popolazione del bosco. In un pigro pomeriggio estivo, Ala di Notte commise però un errore. Nell’aia della casa dell’uomo, che prudentemente aveva sempre evitato, vide un grasso e ingenuo pollastro. Era una tentazione troppo forte. Sorvolò un paio di volte la fattoria, non vide pericoli e si buttò. Ci fu un gran scompiglio nell’aia, un grosso cane nero cominciò. ad abbaiare, ma gli artigli del falco afferrarono saldamente il pollo. Ala di Notte però non aveva calcolato bene il peso della sua preda e quando fece per alzarsi in volo, annaspò con le ali e si alzò solo di qualche centimetro. Attirata dal baccano, la moglie dell’uomo intervenne con una grossa scopa che calò violentemente sul falco. Quando rinvenne, Ala di Notte era tutto indolenzito ma intero. Il sole stava tramontando e il falco spalancò le ali e prese il volo, ma... piombò pesantemente a terra. Con il gelo nel cuore, scoprì che una robusta cordicella legata alla sua zampa lo teneva avvinto a un palo. Lui, che era abituato a volare per chilometri e chilometri, ora poteva al massimo svolazzare per un paio di metri. Non si rassegnò. Cominciò a dare strattoni su strattoni alla corda. Fissava il cielo azzurro e partiva con tutte le sue forze. Inesorabile, la corda lo tirava a terra. Provò e riprovò per giorni e settimane, finché la zampa fu tutta insanguinata e le belle ali rovinate. Alla fine, dopo qualche mese, si abituò a comportarsi come una specie di gallina. Razzolava in terra e tutt’aI più guardava il cielo per vedere se pioveva. Così, non si accorse che le piogge autunnali e la neve dell’inverno avevano fatto marcire la corda che lo legava al palo. Sarebbe bastato uno strattone modesto e il falco sarebbe tornato in libertà. Ma non lo diede più.

Parola di Dio nella festa della Natività di Maria: Mi. 5,1-4 opp. Rom. 8, 28-30; Sal.86; Mt. 1,1-16.18-23

 

Vangelo Mt 1, 1-16. 18-23

Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa "Dio con noi". Parola del Signore

 

“GIACOBBE GENERO’ GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA DALLA QUALE E’ NATO GESU’ CHIAMATO CRISTO”. (Mt. 1,16)

Per i Padri della Chiesa, primi scrittori dell’era cristiana, il rapporto tra Maria e Gesù è lo stesso che intercorre tra il sole e l’aurora. Il sole rappresenta la pienezza della luce e del calore. Il sole è garante della vita e della esistenza di ogni creatura sulla terra. Ma il sole è preceduto dall’aurora cioè da quel momento nel quale la luce, prima pallida e incerta, poi sempre più forte, invade il cielo e avverte che un nuovo giorno sta per iniziare. L’aurora di salvezza è proprio Maria di Nazareth: essa con la sua nascita umile e con la sua vita semplice, annuncia che il giorno della redenzione è ormai vicino. Suo Figlio sole di giustizia e di salvezza, presto giungerà a portare la liberazione a tutti coloro che attendono la luce vera. Qualcuno mi diceva: “Perché rivolgerci a Maria e non direttamente a Gesù?” Stando al paragone precedente si può suggerire questa risposta: perché spesso guardare il sole può abbagliare e in qualche caso addirittura accecare ma guardare i colori dell’aurora spesso ci fa presagire la bellezza della giornata”.

 

 

MERCOLEDI’ 9 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Osanna; San Pietro Claver.

Una scheggia di preghiera:

 

SE TU SIGNORE, SEI IL MIO TUTTO, CHE COSA MI MANCA?

 

Hanno detto: La felicità perpetua non è che un'altra parola per indicare Dio. (Louis De Wohl)

Saggezza popolare: Meglio la pace che la vittoria. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Nel villaggio si organizzò una festa. Tutti furono invitati a contribuire con un fiasco di vino da versare in una grande botte.

Quando cominciò la festa si aprì il rubinetto e ne venne fuori solo acqua. Uno si era detto: “Se metto un fiasco di acqua in una botte di vino, nessuno se ne accorgerà”. Ma non aveva pensato che altri avrebbero fatto come lui. In un qualsiasi progetto comunitario non si può lasciare tutto agli altri: ognuno di noi ha un compito preciso e fondamentale ed ognuno deve sentirsi responsabile.

Parola di Dio: Col 3, 1-11 / Sal 144 / Lc 6, 20-26

 

Vangelo Lc 6, 20-26

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti ". Parola del Signore

 

“BEATI VOI, POVERI…. MA GUAI A VOI, RICCHI”. (Lc.6,20-26)

Proviamo a cercare di capire la realizzazione delle beatitudini attraverso questa esperienza dello scrittore Giovanni Papini che nel 1956 qualche mese prima di morire scriveva così: "Mi stupiscono, talvolta, coloro che si stupiscono della mia calma nello stato miserando al quale mi ha ridotto la malattia. Ho perduto l’uso delle gambe, delle braccia, delle mani e sono divenuto quasi cieco e quasi muto. Non posso dunque camminare né stringere la mano di un amico né scrivere neppure il mio nome; non posso più leggere e mi riesce quasi impossibile conversare e dettare. Sono perdite irrimediabili e rinunce tremende soprattutto per uno che aveva la continua smania di camminare a passi rapidi, di leggere a tutte le ore e di scrivere tutto da sé, lettere, appunti, pensieri, articoli e libri. Ma non bisogna tenere in piccolo conto quello che mi è rimasto ed è molto ed è il meglio. È bensì vero che le cose e le persone mi appariscono come forme indeterminate e appannate, quasi fantasmi attraverso un velo di nebbia cinerea, ma è anche vero che non sono condannato alla tenebra totale; riesco ancora a godere una festosa invasione di sole e la sfera di luce che s’irraggia da una lampada. Posso inoltre intravedere, quando vengono molto avvicinate all’occhio destro, le macchie colorate dei fiori e le fattezze di un volto. Eppure questi barlumi ultimi della visione abolita sembrano miracoli gaudiosi a un uomo che da più di vent’anni vive nel terrore del buio perpetuo". "E tutto questo non è nulla a paragone dei doni ancor più divini che Dio mi ha lasciato. Ho salvato, sia pure a prezzo di quotidiane guerre, la fede, l’intelligenza, la memoria, l’immaginazione, la fantasia, la passione di meditare e di ragionare e quella luce interiore che si chiama intuizione o ispirazione. Ho salvato anche l’affetto dei familiari, l’amicizia degli amici, la facoltà di amare anche quelli che non conosco di persona e la felicità di essere amato da quelli che mi conoscono soltanto attraverso le opere. E ancora posso comunicare agli altri, sia pure con martoriante lentezza, i miei pensieri e i miei sentimenti.

 

 

GIOVEDI’ 10 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agabio di Novara; San Nicola da Tolentino.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDANDO TE, SIGNORE GESU’, DIVENGO CAPACE DI AMORE.

 

Hanno detto: La felicità più grande consiste nell'accettare i nostri limiti e amarli. (Romano Battaglia)

Saggezza popolare: Tra tanti muli può stare anche un asino. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Dice Plutarco che Diogene un giorno si mise a chiedere la carità a una statua di marmo. Naturalmente non ebbe un sesterzio solo, ma egli continuava a chiedere. “Non è tempo perso?”, gli domandò qualcuno. “Non è tempo perso, rispose; sto abituandomi a ricevere rifiuti!”.

Parola di Dio: Col 3, 12-17 / Sal 150 / Lc 6, 27-28

 

Vangelo Lc 6, 27-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da  a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“CIO’ CHE VOLETE GLI UOMINI FACCIANO A VOI, ANCHE VOI FATELO A LORO”. (Lc. 6,31)

Il vangelo di oggi è il centro dell’annuncio cristiano. Noi siamo amati da Dio. Noi possiamo amare Dio. Noi sperimentiamo e realizziamo l’amore con il nostro prossimo. Tutte cose che sappiamo! Ma spesso ci manca lo spunto per cominciare ad amare davvero e …aspettiamo.

 

Non aspettare un sorriso per diventare un amico...

Non aspettare di essere amato per amare.

Non aspettare che il tuo amico abbia problemi, per incominciare a pregare per lui.

Non aspettare di restare solo, per riconoscere quanto il tuo amico è importante.

Non aspettare di avere tempo, per offrire il tuo aiuto agli amici.

Non aspettare che il tuo amico sia triste per trascorrere del tempo con lui.

Non aspettare che il tuo amico cada, per potergli offrire la tua mano amica.

Non aspettare di possedere molto, per condividere un poco.

Non aspettare che il tuo amico ti domandi scusa per tendergli la mano

... né aspettate fino a domani per seppellire i vostri rancori.

 

 

VENERDI’ 11 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Emiliano; Sant’Agatone di Scete.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, OGNI MOMENTO E’ GRAZIA.

 

Hanno detto: Non abbiamo diritto di consumare felicità senza produrne, più di quanto abbiamo diritto di consumare ricchezze senza produrne. (George Bernard Shaw)

Saggezza popolare: Il medico cura, ma è la natura che sana. (Motto latino)

Un aneddoto: Tre giovani africani furono fatti entrare nella capanna delle riunioni. Il Capo era seduto in fondo, circondato dai vecchi guerrieri. I ragazzi gli s’avvicinarono. Per sei giorni egli disse, parlando lentamente, siete stati lasciati nella foresta per mettere alla prova le vostre capacità, affinché noi potessimo giudicare se siete degni di essere considerati guerrieri. Siete ritornati sani e salvi, nonostante i mille pericoli. Ma non basta. Che cosa avete fatto per meritare il nome di guerrieri? Tra l’attento silenzio degli uomini della tribù, i ragazzi narrarono le loro imprese. Uno aveva ucciso un leopardo, un altro aveva lottato con un pitone. Solo il terzo dei ragazzi non parlò. E tu, Mamadù, che cosa hai fatto? Chiese il Capo. Ho preso un orcio di miele dalle api selvatiche rispose sommessamente Mamadù. I ragazzi sorrisero. Che cos’era rubare del miele dalle api? Ci voleva pazienza, audacia anche, ma non era una prova degna di un guerriero della tribù. Perché hai preso il miele e non hai cacciato qualche animale feroce? chiese il Capo. Tu sai rispose Mamadù che i miei genitori sono vecchi e malati; dovevo pensare a loro e l’ho fatto portando loro il miele. Il Capo si alzò. Tese la lancia verso Mamadù e disse: Prendila, perché fra tutti tu sei il più degno. Prima di essere cacciatore, un uomo deve essere uomo. E c’è solo un modo per sapere quando egli è tale: quando sopra ogni cosa egli mette l’amore e il rispetto per i suoi genitori. (Alberto Manzi)

Parola di Dio: 1 Tm 1, 1-2. 12-14 / Sal 15 / Lc 6, 39-42

 

Vangelo Lc 6, 39-42

dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello ". Parola del Signore

 

“TOGLI PRIMA LA TRAVE DAL TUO OCCHIO”. (Lc. 6,42)

Prendiamo sul serio Gesù e proviamo a togliere qualche trave dai nostri occhi. Oggi abbiamo edifici molto alti e autostrade molto larghe ma punti di vista molto ristretti. Spendiamo di più, ma gustiamo di meno. Abbiamo case molto grandi, per famiglie tanto piccole. Abbiamo più medicine, ma meno salute. Abbiamo moltiplicato il nostro potere, ma abbiamo ridotto il nostro valore. Parliamo molto, amiamo poco e odiamo troppo. Abbiamo raggiunto la Luna e ne siamo ritornati,  ma abbiamo problemi ad attraversare le strade ed a conoscere i nostri vicini. Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non quello interiore. Dimostriamo maggior apertura, ma abbiamo minore moralità. Il nostro è un tempo con maggior libertà, ma con meno allegria.... con più cibo, ma con minor nutrimento.... Sono tempi in cui arrivano due stipendi nelle case, ma aumentano i divorzi. Sono tempi di case più belle, ma col focolare distrutto. Per questo, da oggi in poi non vedere in nulla “un’occasione speciale”, perché ogni giorno che vivi è un’occasione speciale. Spera in Dio, impara a conoscerLo, leggi molto, siediti in terrazza ed ammira il panorama senza fissarti a guardare le erbacce. Passa più tempo con la tua famiglia e coi tuoi amici, assapora i tuoi cibi preferiti, visita i luoghi che ami. La vita è una successione di momenti da gustare, non è fatta solo per sopravvivere. Le frasi del tipo: “uno di questi giorni.”, “fra qualche tempo.” toglile dal tuo vocabolario. Dillo oggi, ai tuoi familiari e ai tuoi amici,quanto li ami. Perciò, non rimandare nulla che possa portare riso ed allegria nella tua e nella loro vita. Ogni giorno, ogni ora e minuto è speciale.

 

 

SABATO 12 SETTEMBRE: SANTO NOME DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Silvino; San Defendente.

Una scheggia di preghiera:

 

NON MI ABBANDONARE, MIO SIGNOR, NON MI LASCIARE, IO CONFIDO IN TE.

 

Hanno detto: Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente ad ottenere le grazie da Dio che la Madonna Santissima. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: Nessuno può dare ciò che non ha. (Motto latino)

Un aneddoto: Il medico del campo di Flossenburg dice di Dietrich Bonhoeffer: “Dalla porta socchiusa della cella di un baraccamento, intravidi il pastore Bonhoeffer, ancora vestito da prigioniero, che pregava ardentemente in ginocchio il Signore suo Dio. La pietà, l’evidente convinzione d’essere ascoltato che notai nella preghiera di quest’uomo così profondamente, mi commossero nel profondo del cuore... In cinquant’anni di professione, non avevo mai visto morire un uomo talmente abbandonato nelle mani di Dio”.

Parola di Dio: 1 Tm 1, 15-17 / Sal 112 / Lc 6, 43-49

 

Vangelo Lc 6, 43-49

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande". Parola del Signore

 

“L’UOMO BUONO TRAE FUORI IL BENE DAL BUON TESORO DEL SUO CUORE”. (Lc. 6,45)

Provate a pensare se questa preghiera di Yellow Lark, capo indiano Sioux non vien fuori dal tesoro di un gran cuore e non può diventare un tesoro di preghiera sulle nostre labbra. O Grande Spirito, la cui voce sento nei venti ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami. Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli. Sono piccolo e debole. Ho bisogno della tua forza e della tua saggezza. Lasciami camminare tra le cose belle e fa’ che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro. Fa’ che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato, e le mie orecchie siano acute nell'udire la Tua voce. Fammi saggio, così che io conosca le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia. Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso. Fa’ che io sia sempre pronto a venire da Te, con mani pulite ed occhi diritti, così che quando la vita svanisce, come la luce al tramonto, il mio spirito possa venire a te senza vergogna.

 

 

DOMENICA 13 SETTEMBRE: XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Crisostomo; San Maurilio.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, UOMO DELLA SOFFERENZA, ABBI PIETA’ DI ME.

 

Hanno detto: Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. (San Gregorio Nazianzeno)

Saggezza popolare: La parola in bocca è un uccello, all'orecchio è un bue. (Prov. Lituano)

Un aneddoto: Rabbi Abramo soffriva fin nelle viscere a causa del suo amore per Israele. Un giorno scoppiò in lacrime e pianse per tutta una giornata. Un rabbi amico suo chiese quale fosse il motivo di un così grande lamento: Perché questo pianto? Non hai più fiducia in Jahvé e nella sua bontà? Il rabbi Abramo, scuro in volto, si rivolse all’amico: Amico mio, non senti il terribile dolore e le amare persecuzioni che attendono il nostro popolo? Sì, fratello mio, l’avverto. Ma nelle Scritture è detto che Dio manda agli uomini tanto dolore quanto ne possono sopportare. Perché vuoi appesantire i dolori di domani con la tua sofferenza di oggi?  (Tradizione chassidica)

Parola di Dio: Is 50, 5-9a / Sal 114 / Gc 2, 14-18 / Mc 8, 27-35

 

Vangelo Mc 8, 27-35

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà". Parola del Signore

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO DI ME RINNEGHI SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA”. (Mc 8,34)

Prima o poi, piuttosto presto che tardi. ciascuno deve fare i conti con il soffrire. Spesso siamo noi stessi che ce la tiriamo addosso col disprezzo della vita nostra e degli altri, con quell’egoismo che baratta amore per avventure, che mette al centro il denaro a tutti i costi, il sopruso. Altre volte la sofferenza ti arriva addosso nel massimo dell’innocenza proprio perché altri te la infliggono. Molto spesso non riesci a capire il perché, sembra che ci sia un tragico destino che ti perseguita. Alcune volte una scrollata di spalle ti riconcilia con la vita, altre metti un po’ di più la testa a posto e ti va meglio, ma altre ancora, ed è la situazione più comune, devi convivere con la sofferenza. Ti ribelli, imprechi, rasenti la bestemmia, vai in crisi, ti arrovelli la mente con mille perché, cerchi consolazione, comunanza con altri, ma la cappa di dolore è sempre lì. Ti ubriachi o ti droghi pure illudendoti di alleviarla, ma poi ritorna puntuale peggio di prima con un’altra catena in più. E Gesù che cosa dice: prendi la tua croce e seguimi. Non ti dice: te la cancello, te la porto io, ti rendo talmente forte che non la sentirai più. Oppure io ti risolvo il problema. L’unica risposta vera al dolore è che Gesù, il Figlio di Dio, nella sua vita è vissuto in un mare di sofferenza, non l’ha evitata, ma ci è passato dentro alla grande.  L’ha fatta diventare un atto d’amore, uno spazio da abitare con dignità e coraggio, una promessa di risurrezione. Da allora la croce è diventata simbolo di ogni cristiano. Ce l’abbiamo dentro tutti, ma portarla in compagnia di Gesù la apre alla gioia e alla comprensione.

 

 

LUNEDI’ 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Tra i santi ricordati oggi: San Cornelio; Santa Placilla.

Una scheggia di preghiera:

 

CROCE DI GESU’, PERDONO E SPERANZA NOSTRA.

 

Hanno detto: Oggi l'uomo pensa, agisce e vive grazie al credito che gli concede la speranza. (Papa Paolo VI)

Saggezza popolare:

Prendi per guanciale la morte quando vai a dormire e tienila sempre davanti agli occhi quando sei sveglio. (Detto Musulmano)

Un aneddoto: Al mattino del 14 settembre molta folla si era radunata a Sesti. Quando Cipriano fu davanti al proconsole Galerio Massimo disse al vescovo: “ Sei tu che ti sei presentato come capo di una setta sacrilega?” Il vescovo Cipriano rispose: “Sono io”. Galerio Massimo disse: “I santissimi imperatori ti ordinano di sacrificare”. Il vescovo Cipriano disse: “Non lo faccio” Il proconsole lesse ad alta voce da una tavoletta il decreto: “Ordino che Cipriano sia punito con la decapitazione”. Il vescovo Cipriano disse: ‘‘Rendiamo grazie a Dio.” Cipriano fu condotto nella campagna di Sesti e qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si inginocchiò a terra e si prostrò in orazione al Signore. Si tolse poi la dalmatica e la consegnò ai diaconi, restando con la sola veste di lino, e così rimase in attesa del carnefice. Quando poi questo giunse, il vescovo diede ordine ai suoi di dargli venticinque monete d’oro. Il Santo vescovo Cipriano subì il martirio il 14 settembre sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, regnando però il nostro Signore Gesù Cristo a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio nella festa dell’esaltazione della Croce: Nm. 21,4-9;Sal.77; Fil 2,6-11; Gv. 3,13-17

 

1^ Lettura Num 21, 4-9

Dal libro dei Numeri

In quei giorni, gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero". Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti". Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. Parola di Dio

 

“FATTI UN SERPENTE E METTILO SOPRA UN’ASTA; CHIUNQUE DOPO ESSERE STATO MORSO LO GUARDERA’, RESTERA’ IN VITA”. (Num. 21,8)

Leggendo questo racconto dell’Antico testamento non possiamo non notare che Dio si comporta in un modo apparentemente strano. Egli davanti ai serpenti che mordono e uccidono gli uomini del suo popolo non risolve la situazione miracolosamente facendo sparire i rettili, ma dona loro un rimedio per rimanere in vita nonostante i morsi velenosi. In fondo è questo il senso più profondo del mistero della croce: Dio non risolve i nostri problemi in maniera miracolosa o eclatante, come se fosse un mago. Piuttosto Egli ci da la forza di guarire dal veleno della disperazione, dell’odio e della malattia per mezzo della contemplazione della croce. Qual è il potere della croce, se basta guardarla per trovare forza? In essa, è scritto tutto l’amore che Dio ha per noi, e questo ci da coraggio nel nostro cammino.

 

 

MARTEDI’ 15 SETTEMBRE: BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

Tra i santi ricordati oggi: San Nicomede; Sant’Emilio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

MADRE DI OGNI DOLORE ABBI PIETA’ DI NOI

 

Hanno detto: A volte l'uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi, si rialza e continua per la sua strada.(Winston Churchill).

Saggezza popolare: La gioia che ci si offre dopo il dolore si gusta maggiormente. L'ombra di un albero è specialmente gradita da chi è accaldato dal sole. (Proverbio orientale)

Un aneddoto: Poco dopo la seconda guerra mondiale, in una gelida giornata del 1946, il Dottor Cronin, celebre romanziere, giunse all’aeroporto di Vienna. Durante la notte alloggiò in una lurida casa, il mattino seguente uscì in città, attraverso vie squallide, in mezzo a rovine, e provò un sentimento di rivolta contro la Provvidenza che aveva permesso simili cose. Finalmente capitò in una chiesa sfuggita alla distruzione. Qui un vecchio che portava tra le braccia una bambina di circa sei anni, paralitica, era in ginocchio, davanti all’altare e, terminate le sue devozioni, accendeva una candela. Prima che il vecchio e la bambina lasciassero la chiesa, il dottore riuscì a penetrare nella loro intimità. Venne a sapere che la stessa bomba aveva ucciso il padre e la madre della piccola paralitica. E disse candidamente il nonno: “Siamo venuti oggi per pregare ed anche per mostrare al buon Dio che non siamo arrabbiati con lui”.

Parola di Dio nella festa dell’Addolorata: Eb. 5,7-9; Sal. 70; Gv. 19,25-27; Lc. 2,33-35

 

Vangelo Gv 19, 25-27

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Parola del Signore

 

“STAVA PRESSO LA CROCE DI GESU’ MARIA SUA MADRE”. (Gv.19,25)

La festa di oggi facendoci vedere il dolore di Maria ai piedi della croce ci aiuta a capire come Madre e Figlio siano una cosa sola nel vivere il mistero della Redenzione. Sotto la croce Dio tace. Non c’è nessun appiglio, nessuna speranza umana che possa consolare la madre per la morte del Figlio. Tutte le promesse di Dio sono miseramente naufragate su quel legno duro ed ostile dal quale pende il Figlio innocente. Nel cuore di Gesù, ma anche nel cuore della Madre sua e nostra tutto il dolore del mondo degli innocenti e di coloro che subiscono ingiuste condanne, trovano posto. E come Gesù non scende dalla croce neppure Maria scappa. Rimane lì con tutta se stessa. Perfino quando Dio sembra essersi dimenticato di lei. Maria non fugge perché sa che Egli adempirà le sue parole. Con il Figlio e con la Madre anche la nostra speranza verrà esaudita.

 

 

MERCOLEDI’ 16 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Cipriano; Sant’Eufemia.

Una scheggia di preghiera:

 

SIA NELLA GIOIA CHE NEL DOLORE TU MI PARLI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: La libertà comprende il diritto di aver torto. (William P. McGivern)

Saggezza popolare: La parola che trattieni in te è la tua schiava; la parola che ti sfugge diventa la tua padrona. (Prov. Persiano)

Un aneddoto: E’ ormai nota la storia di padre Walsh, il missionario che, durante la seconda guerra mondiale, si trovò di fronte un soldato giapponese con la baionetta puntata e gli occhi pieni di odio. Il soldato voleva ucciderlo, ma padre Walsh, sorprendentemente, sorrise. Il giapponese, disorientato, si fermò e lo fissò. Si sarebbe aspettato resistenza, odio, risentimento, e invece si trovava di fronte a qualcosa di imprevisto. Guardò intensamente il prete e, con l’aria di un ragazzino, cominciò a sorridere a sua volta. Quando più tardi padre Walsh, destinato al campo di concentramento, tornò al suo alloggio per raccogliere i suoi abiti, li trovò già piegati e impacchettati, dal soldato giapponese.

Parola di Dio: 1 Tm 3, 14-16 / Sal 110 / Lc 7, 31-35

 

Vangelo Lc 7, 31-35

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, il Signore disse: "A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi  figli". Parola del Signore

 

“VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO; VI ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON AVETE PIANTO”. (Lc. 7,32)

Quando non sappiamo capire e accettare il dono, tutte le scuse sono buone per non essere contenti. Gesù nota questo atteggiamento non solo nel gioco di alcuni ragazzini, ma anche nei suoi contemporanei che vedono il negativo in tutto e intanto si sono lasciati sfuggire l’occasione di conversione che era stata loro presentata da Giovanni il Battista, e non sanno accogliere il dono stesso di Gesù. E questo può succedere anche a noi, specialmente quando siamo presi ad evidenziare il negativo di tutte le situazioni e rischiamo di farci passare la vita e la grazia sotto il naso. Esempi se ne potrebbero fare tanti, ne faccio solo uno. Spesso c’è nei cristiani una ipercriticità nei confronti della Chiesa dovuta certamente a motivi storici fondati e ad atteggiamenti non sempre limpidi da parte di chi dovrebbe esserci di esempio. C’è però il pericolo che a forza di vedere il negativo si può rischiare di buttare via i segni che la Chiesa stessa mi sta offrendo come i sacramenti, come un magistero fedele a Gesù, come la testimonianza di tanti che nella Chiesa faticano e operano. Non è questione né di esaltare né di criticare ma di cogliere i doni che ci vengono fatti e che sempre manifestano la misericordia di Dio nei nostri confronti.

 

 

GIOVEDI’ 17 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Roberto Bellarmino; Santa Arianna,martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO IL TUO AMORE, O SIGNORE, PUO’ PERDONARMI E FARMI RIVIVERE.

 

Hanno detto: La verità si troverebbe nel mezzo? Nient'affatto. Solo nella profondità. (Arthur Schnitzler)

Saggezza popolare: La nostra tomba non è nella terra, ma nel cuore degli uomini. (Prov. Persiano)

Un aneddoto: Anni fa in Pakistan, paese musulmano, ho chiesto a mons. John Joseph vescovo di Faisalabad, cosa potessimo fare in Italia per la piccola e povera Chiesa del Pakistan. Immaginavo mi dicesse di mandargli dei soldi. Ha poi chiesto anche quelli, ma subito mi ha risposto: “Padre, dica agli italiani che preghino per noi. Ci rendiamo conto che noi non riusciamo a fare nulla: il protagonista della missione è lo Spirito Santo”. (P. GHEDDO)

Parola di Dio: 1 Tm 4, 12-16 / Sal 110 / Lc 7, 36-50

 

Vangelo Lc 7, 36-50

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure". "Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è questo uomo che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; và in pace! ". Parola del Signore

 

“CHI DUNQUE DI LORO LO AMERA’ DI PIU’?” (Lc.7,41)

La scena evangelica di oggi parla da sola. Il fariseo e la donna rappresentano due atteggiamenti davanti a Dio, due tipi di religiosità. Per il suo atteggiamento autosufficiente, il primo non entra nel nuovo Regno di Dio, proprio perché presume di esservi di già. La peccatrice invece può accogliere i doni del Regno proprio per la consapevolezza della sua pochezza, del suo peccato imperdonabile se non da Dio solo. Quando perdiamo la coscienza di essere peccatori siamo come il fariseo Simone. Non si tratta di vedere il peccato dove non è e neanche di macerarsi a causa delle nostre colpe ma di sapere con realismo che davanti a Dio siamo dei debitori insolventi, perdonati gratuitamente. Non pensiamo di poterci liberare dal peccato con il nostro sforzo personale ma accettiamo il perdono e l’amore gratuiti di Dio: gli permetteremo di agire in noi e scopriremo la gioia vera, quella di essere amati da Dio per noi stessi e non per le nostre piccole e deboli opere.

 

 

VENERDI’ 18 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Lamberto; San Giovanni Macias.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI L’UNICO DIO DI TUTTI E DI CIASCUNO.

 

Hanno detto: Un fedele della Verità non dovrebbe fare nulla per rispetto delle convinzioni. Deve essere sempre pronto a correggersi e ogni qualvolta scopra di essere nel torto deve confessarlo, costi quel che costi, ed espiare. (Mahatma Gandhi)

Saggezza popolare: Un diavolo scaccia l'altro, uno però rimane. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Nel corso dell’inaugurazione del Capitolo Generale dei Domenicani nel luglio 1995 il Maestro Generale dell’Ordine, Padre Timothy Radcliffe, osservava che nel chiuso cenacolo di Gerusalemme, Gesù apparve per confermare gli apostoli sulla sua sopravvenuta risurrezione: ma mostrò loro un fragile corpo, ancora con i segni delle cicatrici alle mani ed ai piedi, con il costato ancora aperto. Così noi dobbiamo imitarlo presentandoci al mondo nella nostra vulnerabilità, nella fragilità, nelle debolezze dello spirito e della carne, con la lente di tanti tradimenti, con le cicatrici dei nostri peccati malgrado tante grazie; tuttavia dobbiamo presentarci anche con il simbolo della vittoria sicura, nel costato ancora aperto a contraccambiare l’immenso amore di Cristo attraverso la carità e il ministero della Parola: "Contro ogni trionfalismo, per la risurrezione di tutti”.

Parola di Dio: 1 Tm 6, 2c-12 / Sal 48 / Lc 8, 1-3

 

Vangelo Lc 8, 1-3

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. Parola del Signore

 

“C’ERANO CON LUI I DODICI ED ALCUNE DONNE”. (Lc. 8,2)

Certamente Gesù scandalizzava i religiosi e i benpensanti della sua epoca. I Rabbini dicevano che la donna non avrebbe mai potuto capire la legge di Dio e la sacra scrittura e si prendevano ben guardia di avere donne al loro seguito, Gesù invece accetta il servizio delle donne, parla con le donne, guarisce e perdona le donne, le donne saranno addirittura le prime incaricate di portare l’annuncio della risurrezione. Gesù è dunque un femminista? Non mi sono mai piaciute le etichette, Gesù guarda alla persona, non distingue per categorie, valuta e apprezza ciascuno per la propria identità. Non credo all’emancipazione della donna solo perché oggi donne guidano pulmann enormi o perche fanno alla pari degli uomini le operaie lungo le strade e neanche perché debbano nascondere la propria femminilità sotto un velo o mostrala in maniera indecente. Non perché le donne delle sfilate della moda marciano come cavalli o perché ci sono le donne manager vuol dire che ci sia più femminilità. Mi piace l’atteggiamento di Gesù: non ha fatto nessuna campagna femminista, ma ha apprezzato le donne, ha fatto loro un posto tra i suoi, ha accettato la loro femminilità senza voler possedere, ha parlato loro con franchezza e rispetto. Se uomini e donne imparassimo a rispettarci per i nostri valori, le nostre differenze, le nostre capacità, per l’immagine di Dio che è stampata in noi, quale grande armonia comincerebbe a crearsi nel nostro mondo!

 

 

SABATO 19 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gennaro;Sant’Abbone di Metz.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DELLA TUA PAROLA CHE SALVA.

 

Hanno detto: La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere. (Oriana Fallaci)

Saggezza popolare: La discrezione è la madre delle virtù. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Il tuo Cristo è Giudeo, la tua macchina è giapponese, La tua pizza è italiana, il tuo cactus è algerino, la tua democrazia è greca, il tuo caffè è brasiliano, il tuo orologio è svizzero, la tua camicia è indiana, la tua radio è coreana, le tue vacanze sono turche, tunisine o balinesi, le tue cifre sono arabe, la tua scrittura è latina. E poi rimproveri a tuo fratello di essere straniero!

Parola di Dio: 1 Tm 6, 13-16 / Sal 99 / Lc 8, 4-15

 

Vangelo Lc 8, 4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: "Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!". I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. Parola del Signore

 

“IL SEMINATORE USCI’ A SEMINARE LA SUA SEMENTE”. (Lc. 8,5)

Dal racconto di questa parabola che tante volte abbiamo sentito si desume prima di tutto che Dio offre gratuitamente all’uomo la salvezza del regno; ma questa salvezza non si ottiene in modo automatico e fulmineo, né senza la collaborazione dell’essere umano. Il Signore non si impone all’uomo né violenta la libertà che Egli stesso gli diede e che rispetta in ogni momento. Anche se la parola di Dio è sempre efficace perché in ogni caso chiede una risposta e ci giudica, la sua efficacia positiva è subordinata al volere dell’uomo, che può accettare o rifiutare l’invito di Dio. Perché la parola del regno fruttifichi in noi dobbiamo spogliarci di quello che la soffoca: superficialità, opportunismo, incostanza, ansia di ricchezza e idolatria del piacere, per poter offrire alla parola un suolo soffice, con la profondità adeguata e il calore di cui ha bisogno il seme per germogliare e produrre grano.

 

 

DOMENICA 20 SETTEMBRE: XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Kim,Paolo Chong e compagni; Santa Susanna.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, LA STRADA DEL SERVIZIO.

 

Hanno detto: Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affacendata. (Baudelaire)

Saggezza popolare: Se vuoi ricchi e contenti i figli tuoi, allevali da poveri. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Una antica leggenda celtica racconta che nelle Tundre del nord vivevano piccole comunità di druidi che compivano lunghi pellegrinaggi di studio frequentando astrologi e maghi e uomini di scienza per affinare il loro sapere. Quattro di questi pellegrini avevano raccolto un grande bagaglio di conoscenze. Ma mentre tre di essi erano molto abili nelle arti e nelle scienze, tanto in teoria quanto nella pratica, il quarto era meno sapiente e meno dotato, eppure eccelleva nella capacità di discernimento. I primi tre, vedendo che il loro compagno era meno dotato di loro lo invitarono ad abbandonare il gruppo per aggregarsi ad altri pellegrini del suo livello. Poiché egli si rifiutava gli permisero di continuare il viaggio con loro, ma da quel momento lo esclusero dai loro dotti conciliaboli. Un giorno, mentre camminavano tutti e quattro lungo un sentiero, si imbatterono nella carcassa di un grosso animale al quale erano rimasti attaccati alcuni lembi di carne e di pelliccia, i tre decisero di applicare le loro conoscenze per risuscitare l’animale. il quarto li tirò per una manica e obiettò: “Miei cari amici, questi resti sono di un orso. Se lo riporterete in vita ci annienterà tutti in un colpo.’ Ma i tre non badarono alle sue parole. Con le loro alchimie in un batter d’attimo fecero sì che il mucchio di ossa si rivestisse di carne e di pelliccia ed essi videro ricostituirsi sotto i loro occhi le fattezze di un enorme orso che si avvicinava minaccioso e famelico. Mentre i pellegrini sapienti erano completamente assorti nelle loro operazioni, il quarto sapiente ebbe a mala pena il tempo di arrampicarsi in cima ad un albero da cui poté assistere alla conclusione dell’esperimento: vide l’orso avventarsi sui suoi compagni, divorarli e scomparire nel bosco. L’unico sopravvissuto del gruppo discese dall’albero e proseguì il suo peregrinare riflettendo sull’insidia della superbia sempre in agguato nel cammino che porta alla Verità.

Parola di Dio: Sap 2, 12. 17-20 / Sal 53 / Gc 3, 16 - 4,3 / Mc 9, 30-37

 

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Parola del Signore

 

“SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVO DI TUTTI”. (Mc.9,35)

Gesù sembra invitarci ad una gara, ma ad una gara speciale in cui vince chi si fa “ultimo e servo di tutti”, cerchiamo di capire in che consiste il servizio, per poterci almeno incamminare su questa strada. Le parole servo e servizio (come povertà, solitudine) possono avere due sensi: uno negativo e uno positivo. Preso in senso passivo, “servo” indica uno che non è libero, che è sottomesso ad altri, dipendente. Preso invece in senso attivo, “servo” indica uno che si mette a disposizione, si spende e si sacrifica per gli altri; denota quindi amore, disponibilità, altruismo e generosità. Questo è esattamente quello che il Vangelo intende per servizio. Niente a che vedere con il servilismo. Il servizio del cristiano deve essere modellato su quello di Cristo. A pensarci bene, la gara prospettata nel Vangelo di oggi è stata già corsa e vinta. L’ha vinta lui stesso. A noi non resta che «seguirlo», andargli dietro, imitarlo, per condividere la sua vittoria.

 

 

LUNEDI’ 21 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Matteo; San Gerolfo.

Una scheggia di preghiera:

 

RISUONA IN TUTTO IL MONDO LA TUA PAROLA DI SALVEZZA.

 

Hanno detto: La superstizione è la religione degli spiriti deboli. (Burke)

Saggezza popolare: Chi fa il falso si crede furbo, ma è soltanto falso. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: In un ospedale, una religiosa aveva curato con infinita dolcezza e pazienza un malato incredulo senza tuttavia mai parlargli del Cristo. Ora, al momento di uscire dall’Ospedale, quest’uomo, guarito, disse alla suora: “Sorella, lei non mi ha mai parlato di Dio. Ma ha fatto di più: me l’ha fatto vedere”.

Parola di Dio nella festa di San Matteo: Ef 4, 1-7. 11-13 / Sal 18 / Mt 9, 9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco elle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“GLI DISSE: SEGUIMI!  ED EGLI SI ALZO’ E LO SEGUI’ ”. (Mt.9,9)

Da quanto ci racconta lui stesso nel suo Vangelo, Matteo non si aspettava salvezza, né la meritava. Troppi compromessi, troppe rinunce alla legalità nella sua vita per poter osare tanto. La vita per lui era diventata, ormai, potere e denaro, timore e rispetto da parte degli altri. E invece la sua durezza, l'alto muro eretto per difendere la propria vita si schianta in un attimo, si sbriciola quando vede nello sguardo del Nazareno amore, rispetto, verità. Matteo era abituato agli insulti di chi pagava, attraverso di lui, l'iniqua tassa imposta da Roma imperiale. Collaborazionista e ladro, non temeva lo sprezzo dei suoi amici. No, non meritava alcuna compassione. E, invece, ne riceve. E l'inatteso, e l'inaudito, come sempre, scatena la gioia. Matteo si scioglie, lascia tutto, fa festa. Chissà quando anche noi finalmente ci lasceremo raggiungere e amare dal Signore? Quando la smetteremo di concepire la fede come una specie di tassa da pagare? Troppe volte ci avviciniamo a Dio come quando compiliamo la dichiarazione dei redditi: meno si dichiara e meno si paga! Per quanto tempo fuggiremo l'unica cosa che davvero ci può rendere felici? San Matteo  ci insegni cosa significa ottenere una misericordia bruciante, che ti fa alzare e lasciare tutto ciò che credevamo essenziale alla nostra vita!

 

 

MARTEDI’ 22 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Maurizio; San Costanzo; Sant’Ignazio da Santhià.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI SALVEZZA.

 

Hanno detto: Le sciocche e laide abitudini sono le corruzioni della nostra natura. (Ugo Foscolo)

Saggezza popolare: Chi giura facilmente non è credibile. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Un uomo, che si dichiarava non credente, confidava un giorno a un amico sacerdote: "Io non frequento la Chiesa. Ma mi capita a volte, in occasione della morte di qualche conoscente, di dovere andare al cimitero. Là ascolto dei sacerdoti o dei pastori. Dicono:

“Quest’uomo, questa donna risusciteranno!”. Io guardo in giro la gente. Nessuno ha l’aria di trasalire. Non fanno una piega. Eppure so che sono dei credenti. Io che non credo a quella follia, mi dico allora che se ci credessi, avrei avuto uno shock terribile. Ma capite? Ci sarebbe di che mettersi a gridare, saltare, rompere con tutto ciò che si faceva prima. Se ci credessi getterei un Hurrà!, un Evviva! che si ripercuoterebbe fino ai confini della terra. E invece tutto questo non dice loro nulla e ognuno resta impassibile al suo posto”.

(R. CANTALAMESSA)

Parola di Dio: Esd 6, 7-8. 12b. 14-20 / sal 121 / Lc 8, 19-21

 

Vangelo Lc 8, 19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica ". Parola del Signore

 

“MIA MADRE E I MIEI FRATELLI SONO COLORO CHE ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO E LA METTONO IN PRATICA”. (Lc. 8,21)

E' una splendida notizia quella di oggi: se accogliamo la Parola di Dio e la viviamo, ci dice oggi il Maestro Gesù, siamo per lui fratelli.  Una nuova familiarità ci viene proposta, legami più forti di quelli del sangue, una nuova appartenenza. Credo sia l'esperienza di molti di noi: avere trovato in parrocchia o in un gruppo, rapporti molto più profondi e veri che non quelli che alle volte riusciamo a creare nelle famiglie di origine. Viviamo con gioia questa nuova familiarità, spalanchiamo all'accoglienza le nostre comunità e le nostre case, dispersi come siamo nelle nostre città, creiamo dei luoghi di complotto d'amore, in cui gioire della parola ricevuta e diventata concretezza nella nostra vita! Rendiamoci disponibili con gli altri ad ascoltare la Parola, a confrontarla con le nostre scelte, a lasciarla portare il frutto per cui Dio l’ha mandata e allora le parole “Figli di Dio”, “Fratelli” non saranno più “parole di chiesa” ma realtà di vita.

 

 

MERCOLEDI’ 23 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio da Pietralcina; San Lino.

Una scheggia di preghiera:

 

GIUNGA LA TUA PAROLA AD OGNI UOMO.

 

Hanno detto: Quelli che non sanno ricordare il passato, sono condannati a ripeterlo. (George Santayana)

Saggezza popolare: I frati prendono il tono dell'abate. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: 23 settembre 1943: un lungo, triste periodo di guerra sta ormai per concludersi. Salvo D’Acquisto, 23 anni, vicebrigadiere dei carabinieri, è in servizio alla caserma di Torrimpietra, presso Roma. Da alcuni giorni, un reparto tedesco ha preso alloggio nella vicina Torre di Palidoro. Salvo D’Acquisto non ce l’ha con i tedeschi. Sono come noi, pensa, obbediscono a un ordine. Se potessero, se ne tornerebbero a casa! Ma, quella notte, nella Torre scoppia una bomba. Un soldato tedesco muore; altri due rimangono feriti. La reazione è immediata: O si trova il colpevole, o ci sarà rappresaglia! Vanno per i campi, nelle strade: arrestano, a caso, 22 persone. Le caricano su un camion; le portano a Palidoro per la fucilazione. Accorre il vicebrigadiere D’Acquisto, cerca di rincuorare gli ostaggi. Poi si fa accompagnare dal Maggiore tedesco; cerca inutilmente di convincerlo a rilasciarli. Per il comando un colpevole da punire ci deve essere ad ogni costo. Allora, in un attimo, Salvo prende la sua eroica decisione: è innocente, ma dichiara: io ho messo la bomba! Io sono il responsabile di quanto è successo!

Gli ostaggi vengono rilasciati. Salvo D’Acquisto muore, sotto le raffiche dei mitra, quello stesso mattino di Settembre. I suoi 23 anni per la salvezza di 22 vite.

Parola di Dio: Esd 9, 5-9 / Salmo: Tb 13, 2-5. 8 / Lc 9, 1-6

 

Vangelo Lc 9, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. Parola del Signore

 

“GESÙ CHIAMO’ A SE’ I DODICI... E LI MANDO’ AD ANNUNZIARE IL REGNO DI DIO E A GUARIRE GLI INFERMI”. (Lc. 9,1-2)

La missione a cui Gesù manda non è una prerogativa dei vescovi e dei preti ma è un qualcosa che dovrebbe essere proprio di ogni cristiano. Tutti, come discepoli di Gesù possiamo e dobbiamo essere evangelizzatori. E non c’è neppur bisogno di sentire la vocazione di andare nel terzo mondo. C’è spazio per l’apostolato molto vicino a noi, nel nostro stesso ambiente: i genitori rispetto ai figli, gli sposi tra loro, i familiari, i vicini, le amicizie, i colleghi di lavoro. Ma come evangelizzare? Non c’è bisogno di pronunciare sermoni per fare proseliti. Oggi, più che di conquista si parla di presenza e di testimonianza. Ciò di cui ha più bisogno il Vangelo è di testimoni che lo vivano attraverso l’amore per i fratelli. Gesù, dando autorità agli apostoli, sintetizza quali siano i segni che caratterizzano il Regno di Dio: guarire i malati e avere autorità sui demoni. Gesù dunque dà ad ogni cristiano  il potere di combattere il male nel nome di Dio. Noi possiamo e dobbiamo combattere ogni male. Il male si presenta oggi come ieri in modi diversi: la sofferenza, la malattia, il peccato, l’egoismo, l’ingiustizia, la fame.  Il cristiano deve combatterlo, in se stesso, attorno a sé, deve combatterlo non con le sue forze (da soli non ce la facciamo), ma con la forza di Dio (Lui il male lo ha già vinto defi­nitivamente). Essere cristiani non è una semplice passeggiata verso un trionfo umano, è una lotta continua, ma come dice San Paolo: “Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, poiché anche la vita di Gesù si manifesti”.

 

 

GIOVEDI’ 24 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Stefania, San Gerardo di Casnad.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO POSSA CONTEMPLARE IL TUO VOLTO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Il superfluo si misura dal bisogno degli altri. (Papa Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: L’inganno di solito si ritorce. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: In un periodo in cui infieriva una grande malattia, il Guardiano dei Cappuccini disse al Beato Crispino da Viterbo: Vuoi andare a curare i frati? Pensa, però, che ci arrischi la vita... Fra’ Crispino rispose tutto sorpreso: Mi avete detto “Vuoi!”. Ma io, la mia volontà l’ho lasciata a Viterbo, quando sono entrato in convento... Comandatemi pure, padre mio!

Parola di Dio: Ag 1, 1-8 / Sal 149 / Lc 9, 7-9

 

Vangelo Lc 9, 7-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", altri: "E' apparso Elia", e altri ancora: "E' risorto uno degli antichi profeti". Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo. Parola del Signore

 

ERODE SENTI’ PARLARE DI TUTTO CIO’ CHE ACCADEVA E DICEVA: “CHI E’ DUNQUE COSTUI DEL QUALE SENTO DIRE TALI COSE?”. (Lc. 9,7.9)

Come è difficile capire i segni di Dio per chi è attaccato alle realtà terrene. Erode aveva avuto modo di vedere i segni di Dio. Giovanni il Battista gli aveva parlato a nome di Dio e lui lo aveva fatto uccidere; ora sente parlare di Gesù, dei suoi miracoli ma questo suscita in lui soltanto curiosità. Erode, mi sembra il prototipo di molti, oggi, davanti al religioso. C’è molta curiosità: i giornali e le televisioni danno spazio a notizie religiose ma molto spesso a quelle esteriori: fanno notizia le Madonne che piangono, gli esorcisti, il comportamento dei preti, le sette più fantastiche... ma tutto si ferma alla superficie. Nei vari salotti televisivi si parla di fede, si fanno statistiche, si discute di sesso degli angeli ma in maniera asettica, senza alcun coinvolgimento, e quando raramente qualcuno ha il coraggio di professare la fede lo si guarda come ad una mosca bianca e si glissa subito passando ad altro argomento. Non c’è da stupirsi se questi vari Erode al momento buono arriveranno a condannare Gesù.

 

 

VENERDI’ 25 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Coudrec; San Domenico in Soriano.

Una scheggia di preghiera:

 

STO CON TE, GESU’, PER INCONTRARE IL PADRE.

 

Hanno detto: Una parola può essere più preziosa di tutti i tesori della terra. (Inyat Khan)

Saggezza popolare: I mali non si annullano con le lacrime. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Quando fui eletto papa venni invitato a dare la benedizione ai fedeli che attendevano in piazza san Pietro. Ad un certo momento dovetti salire sulla sedia gestatoria per recarmi nell’aula delle benedizioni. Che pena per me! Chiusi gli occhi, chinai il capo. Mentre attraversavo l’aula gremita di gente che acclamava, tra tante grida, mi parve di sentire una voce ben distinta, conosciuta, suadente che sussurrava: “Angelino, sii umile, sii umile, sii umile!”. Sicuro, tre volte ripeté: Sii umile! E sapete di chi era quella voce così bella? Era la voce di mia madre! E un figlio, anche eletto papa, deve sempre ascoltare i consigli della mamma. (Dal diario del Beato Papa Giovanni XXIII)

Parola di Dio: Ag 1, 15b - 2, 9 / Sal 42 / Lc 9, 18-22

 

Vangelo Lc 9, 18-22

Dal vangelo secondo Luca.

Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?". Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio". Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno ". Parola del Signore

 

“MENTRE SI TROVAVA IN UN LUOGO APPARTATO A PREGARE, I DISCEPOLI ERANO CON LUI”. (Lc. 9,18)

Gesù, prima di ogni evento importante nella sua vita o in quella degli apostoli, si mette in preghiera e chiede ai suoi amici di pregare con Lui. Nel caso del Vangelo di oggi, prima di chiedere loro: “Voi chi dite che io sia?”, una domanda fondamentale, Gesù desidera che essi siano guidati dallo Spirito. La preghiera, infatti, non è soltanto dire delle parole a Dio, è entrare in comunione con Lui, è abbandonarsi con fiducia e accettare l’opera dello Spirito in noi. Infatti è solo con lo Spirito di Gesù che noi possiamo arrivare a dire: “Gesù è Signore”. Se prima di ogni azione o di ogni scelta importante della nostra vita imparassimo a incontrare Dio, non tanto perché con una serie di preghiere Lui ci risolve i problemi, quanto per lasciarci guidare dallo Spirito nella sua volontà, allora saremmo più sereni, più attenti, più propositivi nel nostro agire.

 

 

SABATO 26 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Cosma e Damiano;Sant’Eusebio di Verona.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOI CREDIAMO MA AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Hanno detto: Saggio è colui che non ritiene infallibile il suo giudizio e non si lascia abbagliare da tutto ciò che gli sembra buono (Hazrat Ali)

Saggezza popolare: Dalla casa del lavoro miseria e melanconia scappano. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Ecco una leggenda che riguarda Cosma e Damiano, i santi ricordati oggi: Una povera donna di nome Palladia soffriva da diversi anni per un flusso di sangue e dopo aver speso quasi tutti i suoi averi in medici e medicine e senza alcun miglioramento, avendo ricevuto notizie dei due fratelli medici, si rivolse con fiducia a loro in lacrime. La malattia come per miracolo cessò di esistere e la donna esultante di gioia e di immensa riconoscenza, non rimanendole che poche cose offrì ai fratelli un modestissimo dono: tre uova. I due Santi fratelli furono irremovibili nel rifiutare il dono mémori del proposito fatto all’inizio della missione. Allora Palladia chiamò in disparte Damiano e scongiurandolo in nome di Gesù Cristo lo convinse ad accettare il piccolo omaggio offerto da un cuore traboccante di infinita riconoscenza; e fece scivolare nella bisaccia le tre uova. Appena Cosma venne a conoscenza di questo fatto disapprovò energicamente il gesto del fratello e, per sottolineare ancora più la sua protesta manifestò il desiderio di non essere seppellito, una volta morto, vicino alla tomba del fratello Damiano. Ma c’è da chiedersi: era più importante mantenere un impegno preso o rendere felice la riconoscenza di questa donna?

Parola di Dio: Zc 2, 5-9. 14-15a / Salmo: Ger 31, 10-13 / Lc 9, 43b-45

 

Vangelo Lc 9, 44-45

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. Parola del Signore

 

“MA ESSI NON COMPRENDEVANO” (Lc. 9,45)

Credere a Gesù può anche essere esaltante, ed è bello. Ma credere a Gesù che annuncia non di conquistare il mondo, ma di andare a finire su una croce come l’ultimo dei briganti, non è facile. Credere a Gesù che ci parla di gioia, di paradiso, è entusiasmante, ma credere quando ti scontri con il dolore, quando cerchi di conciliare la morte di un bambino o di un innocente con la bontà del Padre, non è così semplice. Essere cristiani, allora non significa aver capito tutto, essere testimoni non è avere una ricetta per tutti gli interrogativi e una risposta per tutte le domande. Ognuno di noi vive all’interno di un mistero sia pure di amore, ma sempre mistero. Anche la Chiesa, pur con tutta l’assistenza dello Spirito Santo, non è esente dalla ricerca, dagli errori temporali, dalla gioia sempre nuova di incontrarsi con il suo Salvatore.

Gesù non si spaventa delle incomprensioni, degli errori degli apostoli, non li caccia via perché non hanno capito, perché non sanno bene la lezione; Egli continua a camminare con loro. Se li rimprovera è solo per incoraggiarli, se li stimola è solo perché non si siedano lungo il ciglio della  strada. Ed è esattamente la stessa cosa che, oggi, Gesù fa con noi.

 

 

DOMENICA 27 SETTEMBRE: XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo de Paoli; Sant’Adolfo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIA LODE A TE, SIGNORE, PER IL BENE COMPIUTO DAI MIEI FRATELLI.

 

Hanno detto: E' molto difficile per un uomo credere abbastanza energicamente in qualcosa, in modo che ciò che crede significhi qualcosa, senza dare fastidio agli altri (Ezra Pound)

Saggezza popolare: A fare e disfare si impara il mestiere. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: PRIMO VANGELO: IL CROCIFISSO

S. Vincenzo de' Paoli seguiva, come maestro spirituale, un giovane molto per bene. Ma con il passare degli anni, con il crescere delle passioni, questo giovane, malgrado la cura amorosa del santo, si mise a correre sulla via del male. Ogni esortazione ormai risultava inutile. Allora il santo un giorno gli disse: Vedo che ti tedio con i miei rimproveri. Però, per l'antica amicizia, ti posso chiedere un favore? Quale?  domandò il giovane. Prendi questa immaginetta e guardala un po' ogni sera, prima d'addormentarti. Il giovane accontentò questa stranezza del santo. La sera guardò quell'immagine per la prima volta: il volto di Gesù Crocifisso lo rese pensoso. La sera dopo ebbe quasi paura e vergogna a guardarlo;ma mantenne la promessa. Non passarono molte sere... Quel giovane si commosse,si penti e S. Vincenzo rivide il suo figlio spirituale tornare sereno sulla via del bene.

Parola di Dio: Nm 11, 25-29 / Sal 18 / Gc 5, 1-6 / Mc 9, 38-43. 45. 47-48

 

Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Parola del Signore

 

“CHI NON E’ CONTRO DI NOI, E’ PER NOI”. (Mc.9,40)

Proprio mentre Gesù invita a vedere il bene dappertutto, a non creare barriere sembra affermare che ci sia un partito di Gesù. Certo! E’ il partito di chi non scandalizza i piccoli. Attenzione! Scandalizzare non significa soprattutto, come spesso viene inteso, far vedere certe riviste, certi programmi televisivi, fare certi discorsi... Per la Bibbia ci sono aspetti e significati di ben altra importanza. Lo scandalo è tutto ciò che mette a rischio la fede degli altri, che ne indebolisce la sicurezza, che fa dubitare della bontà e dell’amore di Dio, e perciò allontana da lui. Scandalo è lasciare nella miseria, nell’abbandono, nell’indifferenza, nella solitudine, nel non esser contenti della vita che Dio ha donato. Scandalo è sfruttamento, violenza, abuso, ingiustizia nei confronti di chi non ha energie sufficienti per reagire: i piccoli. Che non sono soltanto i bambini, ma tutti coloro che sono deboli come i bambini. E allora qual è il partito di Gesù? E quello che non divide le persone tra “i nostri” e “i non dei nostri”. È quello di coloro che sanno che tutti sono di Dio, e quindi tutti sono dei nostri. E che si comportano di conseguenza.

 

 

LUNEDI’ 28 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Venceslao; San Lorenzo Ruiz e compagni.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, NESSUNO DI NOI TI DEVE DIFENDERE MA SOLO AMARE.

 

Hanno detto: Quando i genitori fanno troppo per i figli, i figli non faranno abbastanza per se stessi (Elbert Hubbard)

Saggezza popolare: Si sa dove si nasce ma non si sa dove si muore. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: A un giovane che, sul finire di un corso d’esercizi spirituali, gli domandava quale mortificazione dovesse imporsi, padre Gemelli il fondatore dell’Università Cattolica, rispose: “Niente: la vita!”. A una ragazza che gli aveva chiesto la parola d’ordine per l’anno accademico incipiente, rispose: “Faccia il suo dovere”. L’altra che si aspettava qualcosa di più, mormorò: “Mi pare di farlo”. E padre Gemelli pronto: “Lo faccia meglio”.

Parola di Dio: Zc 8, 1-8 / Sal 101 / Lc 9, 46-50

 

Vangelo Lc 9, 46-50

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: "Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande". Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi ". Parola del Signore

 

“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UN TALE CHE SCACCIAVA DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO IMPEDITO PERCHE’ NON E’ CON NOI, TRA I TUOI SEGUACI”. (Lc .9,49)

“Dobbiamo difendere la verità, l’ortodossia della nostra fede!”. Forse Giovanni pensava così o forse era anche un po’ invidioso di aver visto uno che non essendo del gruppo dei dodici riusciva a fare miracoli là dove forse lui non era riuscito.

Sovente si prende posizione contro qualcuno, lo si considera un nemico, soltanto perché fa ciò che noi non vogliamo o non sappiamo fare. Ed è triste constatare come un gruppo si rafforzi soprattutto quando si coalizza contro qualcuno. Gesù non è venuto contro qualcuno, ma per tutti. Il  Vangelo non serve per difendere i diritti di qualcuno ma per essere buona notizia per ogni uomo. Non corriamo il rischio, per egoismo o per invidia, di aver la presunzione di costringere lo Spirito Santo ai nostri schemi.

 

 

MARTEDI’ 29 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Una scheggia di preghiera:

 

SANTI ARCANGELI DIFENDETECI DAL MALIGNO.

 

Saggezza popolare: La morte arraffa tutto, il bello e il brutto. (Prov. Piemontese)

Hanno detto: La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto che ogni parte abbia soltanto dell'uno e del l'altra (A. Manzoni)

Un aneddoto: Un dio o un demonio, si diceva, l’aveva collocato apposta lassù, sopra il villaggio, per mettere gli uomini alla prova. E gli uomini la prova l’avevano accettata. Ogni sera, a turno, uno di loro s’inerpicava sulla montagna con una lanterna per sorvegliare che il masso non si muovesse; piovesse o tirasse vento, ci fosse la luna o la neve, un uomo vigilava sul sonno di tutti pronto a destarli con una tromba dal suono potente. Per ognuno di quegli uomini la veglia al masso era una fatica; ma anche una fierezza. Il giorno dopo, ridiscesi a valle, pareva loro che l’intero villaggio gli sorridesse. Ma il tempo passò e portò altre soddisfazioni e altre fierezze. Così che poco per volta parve stupido quel che prima era parso importante. Se per secoli e secoli quel masso era rimasto appiccicato alla montagna, perché avrebbe dovuto staccarsi proprio ora? Si pagasse un guardiano, caso mai; anzi, ci pensasse il governatore della provincia! Così dopo molte discussioni, si decise di sospendere la veglia al masso: non c’era più gusto a farla. Raramente c’è gusto a fare le cose che si devono. A meno che uno il gusto lo trovi in se stesso. E quegli uomini erano attratti da troppi piaceri esterni per trovarne di interiori. Quel masso è ancora lassù. Nessuno più gli si è inerpicato accanto. E nessuno ha notato che si è mosso di dieci buone spanne verso valle.

Parola di Dio nella festa dei Santi Arcangeli: Dn. 7,9-10.13-14 opp. Ap. 12.7-12; Sal 137; Gv. 1,47-51

 

Vangelo Gv 1, 47-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”. (Gv.1,51)

Gesù promette a Natanaele che vedrà il Figlio di Dio che con i suoi angeli unirà il cielo alla terra. E questo avviene quotidianamente, solo che noi stentiamo ad accorgercene. Il Signore, dal giorno della incarnazione non ci lascia mai soli. La sua presenza, le “sue presenze”, i suoi angeli sono vicini a noi perché possiamo combattere e vincere la buona battaglia della fede. Dio e i suoi angeli non possono sostituirci nell’uso della nostra libertà, non possono scegliere per noi ma essi con le loro ispirazioni e con la loro presenza discreta sono l’espressione della premura di Dio nei nostri confronti.

 

 

MERCOLEDI’ 30 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo; Sant’Amato di Nusco.

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE, SIGNORE, NON POSSIAMO NULLA.

 

Hanno detto: Chi rimanda la carità a dopo la morte è, se ben si riflette, generoso del bene altrui più che del proprio (Bacone)

Saggezza popolare: Non sono eguali nemmeno le dita di una mano. (Prov. Piemontese)

Un aneddoto: Nel 1923, in un lussuoso hotel di Chicago, si radunarono tutti i più grandi finanzieri del mondo. Venticinque anni dopo, ecco dov’erano questi uomini. Il presidente della più grande acciaieria fece fallimento. Visse gli ultimi cinque anni chiedendo denaro a prestito. Il presidente della più grande compagnia di servizi morì all’estero povero e braccato dalla giustizia. Il presidente della più grande compagnia petrolifera morì in manicomio. Un membro del Gabinetto del Presidente fu dimesso dalla prigione perché, ormai in fin di vita, potesse morire a casa. Il più grande speculatore di Wall Street si suicidò. Quelli che hanno grande successo nel far soldi molte volte non conoscono l’arte di vivere.

Parola di Dio: Ne 2, 1-8 / Sal 136 / Lc 9, 57-62

 

Vangelo Lc 9, 57-62

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio". Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio". Parola del Signore

 

“TI SEGUIRO’ OVUNQUE TU VADA” (Lc. 9,57)

Tutti i giorni almeno una delle Ave Maria del mio rosario è per le vocazioni. Credo come molti voi che le vocazioni sacerdotali e religiose siano importanti per la comunità cristiana, ma più che chiedere tanti sacerdoti li chiedo santi, consapevoli del dono e dell’impegno, umili, servitori del prossimo più che sussiegosi ministri di riti. Ho sempre visto con estrema pena certi “procacciatori di vocazioni” che non propongono ma si impongono, che non aiutano a scoprire la propria vocazione ma vogliono a tutti i costi la vocazione religiosa, a coloro che fanno leva sul ruolo quasi misterico del sacerdote dimenticando la realtà umana, che esaltano fantasticherie piuttosto che guardare la realtà e sono contento leggendo pagine del Vangelo come quella di oggi nel vedere che Gesù che ha provato compassione per il suo popolo che era come un gregge senza pastore, che ha invitato a pregare perché il Signore mandi operai nella sua messe, quando si tratta di persone è molto concreto, li mette davanti alla realtà della croce e non della gloria, ne rimanda qualcuno, chiede fermezza ad altri. So per esperienza quanto sia difficile mantenersi fedeli alla propria vocazione, sia essa familiare o religiosa, per cui, con voi chiedo al Signore di rinvigorire coloro che chiamati a scelte importanti nella propria vita ne sentono il peso e rischiano di fermarsi nel loro cammino perché, incontrando ancora e sempre Gesù e i suoi valori, possono essere fedeli nel cammino intrapreso.

     
     
 

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