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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

GIUGNO 2009

 

LUNEDI’ 1 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Giustino; San Caprasio di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GRAZIE PERCHE’ SIAMO TUOI FIGLI.

 

Hanno detto: La mistica non è un’esperienza estatica e privilegiata, è la piena maturità della fede (Th. Merton).

Saggezza popolare: Al cane che ha denaro si dice “signor cane”. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: Un uomo andò da un Maestro e gli chiese di diventare suo discepolo.

Il Maestro, con il suo intuito spirituale, capì che l’uomo non era pronto a ricevere il suo insegnamento. Così gli domandò: “Sai che cosa devi fare per essere un discepolo?” L’uomo disse che non lo sapeva e chiese al Maestro di dirglielo. “Bene”, disse il Maestro, “devi andare a prendere l’acqua, raccogliere la legna, cucinare e fare molte ore di lavoro pesante. E devi anche studiare. Sei disposto a fare tutto questo? ”L’uomo disse: “Ora so che cosa deve fare il discepolo. Mi diresti cosa fa nel frattempo il Maestro?” “Oh! Il Maestro se ne sta seduto tranquillo e dà consigli spirituali... ” “Ah! Ho capito! ” disse l’uomo. “Se le cose stanno così non voglio essere un discepolo. Perché non fai di me un Maestro?” Tutti vogliono essere Maestri. Ma quanti lottano per diventarlo?

Parola di Dio: Tb 1, 3; 2, 1a-8 / Sal 111 / Mc 12, 1-12

 

Vangelo Mc 12, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in parabole: "Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono. Parola del Signore

 

“AVEVA ANCORA UNO, IL FIGLIO PREDILETTO: LO INVIO’ LORO PER ULTIMO DICENDO: AVRANNO RISPETTO PER MIO  FIGLIO!”. (Mc. 12,6)

Quanto siamo preziosi e importanti agli occhi di Dio! Ci vuole liberi di accettarlo o meno, ci affida il suo Regno, manda a noi tutti i suoi richiami e le sue grazie e alla fine manda il suo Figlio: Dio si fa povero di tutto, perfino di suo Figlio per dirci che ci ama! L’uomo è importante! Non tanto per le sue piccole conquiste: siamo un minuscolo puntino rispetto all’universo. Siamo importanti perché amati da Dio. Ma i doni si possono accogliere con gioia, accettare, godere, oppure li si può mandare indietro o neppur scartare, o addirittura buttare via. Gesù può essere accolto, snobbato, messo in croce. Il perdono può essere ricevuto con coscienza e riconoscenza oppure non desiderato o disprezzato. L’Eucarestia può crearci o la gioia di saperci commensali di Dio oppure diventare la noia di un dovere o essere trascurata. Quanto è meravigliosa e terribile la libertà! E’ la nostra unica vera possibilità di rispondere a Dio e di essere figli di Dio, ma è anche la terribile possibilità di dirgli “non mi interessi” o “voglio fare a meno di te”. E ognuno di noi, ogni giorno, con la propria vita esercita questa terribile o meravigliosa possibilità.

 

 

MARTEDI’ 2 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Marcellino e Pietro; Sant’ Adalgiso.

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRAMI SIGNORE LA TUA VIA.

 

Hanno detto: Dobbiamo sempre rischiare su Dio e sull’uomo, al di là di ogni delusione (E. Mounier).

Saggezza popolare: Un portacenere è come un ricco: più si riempie e più diventa sudicio. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: C’era una volta un giovane fico che non aveva frutti. Tutti gli passavano accanto, ma nessuno lo guardava. A primavera spuntavano anche a lui le foglie, ma d’estate, quando gli altri alberi si caricavano di frutti, sui suoi rami non compariva nulla. Mi piacerebbe tanto esser lodato dagli uomini, sospirava il giovane fico. Basterebbe che riuscissi a fruttificare come le altre piante. Prova e riprova, finalmente giunse anche per lui il tempo. Un’estate si trovò pieno di frutti anche lui. Il sole li fece crescere, li gonfiò, li riempì di dolce sapore. Gli uomini se ne accorsero. Anzi, non avevano mai visto un fico così carico di frutti; e subito fecero a gara a chi ne coglieva di più. Si arrampicarono sul tronco, con i bastoni piegarono i rami più alti, col loro peso ne stroncarono parecchi: tutti volevano assaggiare quei fichi deliziosi, e il povero fico, ben presto, si ritrovò piegato e rotto. (Leonardo da Vinci)

Parola di Dio: Tb 2, 9-14 / Sal 111 / Mc 12, 13-17

 

Vangelo Mc 12, 13-17

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore

 

"E' LECITO O NO DARE IL TRIBUTO A CESARE?" (Mc. 12,14)

Ci sono tanti modi per ricercare la verità e tutti possono essere buoni ma ad una condizione: essere onesti. Qui ci troviamo chiaramente davanti a gente in mala fede: sono andati da Gesù avendo già deciso di trovar motivi per toglierlo di mezzo e la domanda che gli fanno, posta in questo modo voleva costringerlo ad inimicarsi o il popolo o il potere romano. Ma quello che mi impressiona di più è quel "E' lecito?" perché  tante volte anche noi ce lo chiediamo: dove c è una legge c'è quello che è lecito e quello che non lo è. Ma noi sappiamo anche che "trovata la legge, trovato l'inganno" per cui per i furbastri proprio grazie al legalismo, quello che è illecito per altri diventa lecito per loro. Gesù lo sa benissimo. Ed è proprio per questo che non ci darà delle ricette precise. Il cristiano, guardando a Gesù,per le scelte morali non dovrà più chiedersi: "E' lecito?" ma e secondo l'amore di Dio e del prossimo?".

 

 

MERCOLEDI’ 3 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Carlo Lwanga e compagni, martiri dell’Uganda.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO DELLA VITA, NOI VIVIAMO IN TE.

 

Hanno detto: La verità non ha nulla a che vedere col numero di persone che essa persuade (P. Claudel).

Saggezza popolare: Nessuno può evitare che le scocciature entrino in casa, ma è un errore offrir loro una sedia (Prov. Arabo)

Un aneddoto: FAR PARAGONI - Un piccolo pastore sedeva, mestamente, in riva ad un ruscello. Sospirando, si confidava alle acque limpide che scorrevano con dolcezza ai suoi piedi:

Il fiume che scorre con baldanza oltre il bosco ha certo in sé l’anima di un perfido nume. Soltanto ieri le sue onde frenetiche hanno travolto un mio agnellino; non condurrò più le mie bestiole su quelle sponde insidiose. Porterò invece qui il mio gregge, o ruscello amabile, poiché da te non si debbono temere violenze o insidie. Il ruscello, udendo il caldo elogio, fremeva d’orgoglio. E vero, mormorò tra i sassolini del greto. Io sono generoso e sincero. Amo gli uomini, le bestie e i fiori. Le mie acque sono limpide d’innocenza e non troverete, sul mio letto di rena sottile, spoglie di vittime. Guarda invece come gli Dei ingiusti concedono al fiume crudele la potenza di molta acqua, mentre a me, che saprei dispensare a fiori, animali e uomini la liquida ricchezza, non rimangono che poche gocce. I Cieli ascoltarono le lagnanze del ruscello, e la stessa notte, scatenando una pioggia violentissima, lo gonfiarono di nuovo vigore. E neanche a dirlo, quella stessa notte il ruscello assurto ad aristocrazia fluviale, si riversò con impeto selvaggio sulla campagna, sradicò querce centenarie, allagò campi di grano maturo, travolse e uccise le bestie, gli uomini e i fiori che tanto amava.

Parola di Dio: Tb 3, 1-11a. 16-17a. / Sal 24 / Mc 12, 18-27

 

Vangelo Mc 12, 18-27

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: "Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie". Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore". Parola del Signore

 

“DIO NON E’ DIO DEI MORTI, MA DEI VIVENTI”. (Mc. 12,27)

Tutte le parole del Vangelo rispondono a domande e bisogni profondi dell’uomo, ma questa, sulla risurrezione e la vita eterna, forse più di tutte le altre. Nessuno, credo, neppure l’ateo, dinanzi alla perdita di una persona cara, può evitare di porsi la domanda: “E’davvero tutto finito, o c’è qualcosa dopo la morte?”. La risposta di Gesù è questa: Se esiste Dio, esiste anche la vita nell’oltretomba. Una cosa non può stare senza l’altra. Sarebbe assurdo chiamare Dio “Dio dei viventi”, se alla fine si ritrovasse a regnare su un immenso cimitero di morti. Ma credere nel Dio dei vivi non è pensarlo così solo per l’eternità futura è crederlo oggi. Credo nel Dio dei vivi se per me la fede è ricerca, non stanca abitudine; doloroso e irrequieto desiderio, non noioso dovere; slancio e preghiera, non rito e superstizione. Credo in un Dio vivo se accolgo la Parola (viva!) che mi sconquassa, m’interroga, mi dona risposte. Credo nel Dio dei vivi se ascolto quanti mi parlano (bene) di lui, quanti per lui amano. Un sacco di gente crede al Dio dei vivi e lavora e soffre perché tutti abbiano vita, ovunque siano, chiunque essi siano. Schiere di testimoni stanno dietro e avanti a noi. Sono vivo se non mi lascio ingannare dalle sirene che mi promettono ogni felicità se possiedo, appaio, recito, produco, guadagno, seduco, eccetera; se so perdonare, se so cercare, se ho capito che questa vita ha un trucco da scoprire, un “di più” nascosto nelle pieghe della storia, della mia storia.

 

 

GIOVEDI’ 4 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Caracciolo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ TU MI DAI FIDUCIA.

 

Hanno detto: La persona di Cristo è la chiave di volta della storia universale e del destino di ogni uomo (G. Ravasi).

Saggezza popolare: Un segreto confidato si trasforma in pettegolezzo. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: PUNTI DI VISTA

C’era una volta un cacciatore in una foresta. Sul suo cammino incontrò una beccaccia: Ti prego, cacciatore generoso, non uccidere i miei piccini! implorò l’uccello. Ti accontenterei volentieri, rispose l’uomo, ma come posso riconoscere la tua nidiata fra tanti uccelli? Oh! Non è possibile sbagliare. I miei piccini sono i più belli di tutta la foresta! Con la promessa di risparmiare i figli della beccaccia, il cacciatore proseguì la sua strada. All’imbrunire, ed il carniere ormai colmo, l’uomo volle tornare a casa. E incontrò di nuovo la beccaccia. Oh, povera me! gemette l’uccello, perché non hai mantenuto la tua promessa? Perché hai ucciso i miei figli? ...I tuoi figli? replicò sbalordito il cacciatore...Quali? ... Dove? Mi avevi detto che i tuoi piccini erano i più belli della foresta ed io non ho ucciso che questi, così meschini e ridicoli nelle loro piumette grigie! Oh, povera me! Erano proprio questi i miei piccini ed erano per me i più belli della foresta! — singhiozzò l’infelice beccaccia. (Racconto popolare norvegese)

Parola di Dio: Tb 6, 10-11; 7, 1. 9-17; 8, 4-9a / Sal 127 / Mc 12, 28b-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi". Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse:"Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO”. (Mc. 12,34)

Guardiamo la realtà. Ogni occasione è buona per litigare, per dividerci, per combatterci. In famiglia, nel palazzo, nell’ambiente di lavoro, nella cerchia stessa degli amici, persino nei nostri gruppi parrocchiali e nelle associazioni, quanta litigiosità, quante lotte sotterranee, quanta invidia, quante gelosie, quanti arrivismi, quanti sgambetti, quanto rancore e odio, e, quando va bene, quanta indifferenza. Noi siamo mandati da Gesù a bonificare la realtà, a liberarla da questa erbaccia. Siamo mandati a portare “amore dove c’è odio, perdono dove c’è offesa, unione dove c’è discordia”. Se non facciamo questo, non siamo discepoli di Gesù, siamo allo stesso livello degli scribi e dei farisei, quelli che Gesù tacciava pubblicamente come ipocriti. E bello sentire l’esser discepoli di Gesù in positivo, come operai impegnati sempre e dappertutto a bonificare la realtà dall’erbaccia della indifferenza, della litigiosità, della cattiveria, dell’odio. È così che siamo luce.

 

 

VENERDI’ 5 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonifacio, Vescovo e Martire.

Una scheggia di preghiera:

LA TUA PAROLA, SIGNORE E’ PAROLA DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: La conversione è il radicale mutamento di se stessi per acquistare la dimensione della vita del Cristo (G. Ravasi).

Saggezza popolare: Non raccontare a tutti le tue disgrazie ; lo sparviero e l’avvoltoio si abbattono sul ferito che geme. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: LA GITA DI MEZZANOTTE

In un monastero, un giovane monaco si alzava tutte le notti, scavalcava il muro e andava a divertirsi in città. Una notte, nel fare un giro d’ispezione nei dormitori, l’abate scoprì l’assenza del giovane e trovò anche lo sgabello che aveva usato per scalare il muro. Tolse lo sgabello e si appostò in sua vece ai piedi del muro. Quando il nottambulo tornò, non sapendo che l’abate era lo sgabello, gli mise il piede sul capo e saltò in giardino. Non appena scoprì ciò che aveva fatto rimase sgomento. L’abate disse: La mattina presto fa molto freddo. Bada di non prenderti un raffreddore. L’allievo non uscì più di notte. (Fiaba Zen)

Parola di Dio: Tb 11, 5-17 / Sal 145 / Mc 12, 35-37

 

Vangelo Mc 12, 35-37

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri. Parola del Signore

 

"E LA NUMEROSA FOLLA LO ASCOLTAVA VOLENTIERI". (Mc.12,37)

Quand'è che la gente ascolta volentieri una persona? I motivi possono essere diversi, ad esempio, quando si crea una sintonia tra chi parla e ascolta, quando chi parla usa termini e gestualità che davvero comunicano, quando chi ascolta vede in colui che parla la realizzazione dei suoi pensieri, quando le parole dette corrispondono alle scelte di vita di chi parla. Perché la gente ascoltava volentieri Gesù? Perché era uno di loro, perché le sue non erano solo parole vuote ma accompagnate da gesti concreti di amore, perché richiamava l'essenza della loro fede e la liberava dalle pastoie della falsa religione, perché realizzava le aspirazioni dei poveri, perché usava con i semplici un linguaggio semplice, facilmente comprensibile. E oggi, noi andiamo ancora volentieri ad ascoltare Gesù? Troviamo il tempo per leggere e rileggere i Vangeli? Cerchiamo di riconoscere la realizzazione delle sue parole di liberazione e di speranza? Diamo corpo con la nostra vita e con le nostre scelte alla sua carità e alla sua solidarietà con gli uomini? Abbiamo la capacità di accorgerci che Lui anche oggi non ha smesso di parlare, anzi, che Lui ha, proprio oggi, delle parole che sono rivolte a me personalmente?

 

 

SABATO 6 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Norberto; Sant’Alessandro da Fiesole; Sant’Artemio.

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, MI FIDO DI TE, A TE MI AFFIDO.

 

Hanno detto: Sul peccato e sul male del mondo risplende sempre la luce dell’amore di Dio. (F. Mauriac).

Saggezza popolare: La terra attira talmente che i vecchi camminano curvi. (Prov. Armeno)

Un aneddoto: L’ALBERO DI ZUCCHE

Un contadino cinese riposava un giorno all’ombra di una quercia quando il suo sguardo cadde su di una enorme e rigogliosa zucca il cui gambo piegava meschino sotto il peso del magnifico ortaggio. L’uomo considerò per un istante quanto imperfetta e gratuita fosse l’opera della natura, come il tronco maestoso della quercia sbocciasse in frutti insignificanti ed un esile gambo reggesse invece tali delizie. Per sfizio, volle immaginarsi Creatore ed Artefice di meccanismi perfetti; fantasticando, pose così le zucche sulle fronde delle querce e fece germogliare ghiande da sottili gambi, segretamente inorgogliendosi di tali squisiti equilibri. Davvero non riusciva a capire la ragione di questa discrepanza tra fusti e frutti sinché un impetuoso vento non fece grandinare ghiande sulla sua testa pensierosa. Non gli restò che scoppiare a ridere, beffandosi di se stesso ed in cuor suo ringraziando il Cielo dall’aver scampato una... pioggia di zucche!

Parola di Dio: Tb 12, 1. 5-15. 20 / Salmo: Tb 13, 2. 6-8 / Mc 12, 38-44

 

Vangelo Mc 12, 38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“QUESTA VEDOVA HA MESSO TUTTO QUELLO CHE AVEVA”. (Mc. 12,44)

Gesù, seduto, osservava come la gente getta monete nel tesoro del tempio. Osserva non il quanto, ma il come. Oggettivamente i ricchi fanno offerte maggiori. Ma Gesù non bada alla quantità di denaro. Anzi sembra affermare: la quantità è una apparenza. Non è sostanziale. Il realismo della quantità è una illusione. La vera misura è quanto cuore e quanta vita metti in ciò che fai. Vede una povera vedova che vi getta due spiccioli. Due monetine, due centesimi. Avrebbe potuto tenersene una e offrire l’altra, invece dona tutto. Annota: Questa donna ha dato tutto ciò che aveva per vivere, anzi letteralmente: ha dato tutta la vita. Il gesto che la donna compie è qualcosa di “insensato”. Non è logico, non è intelligente, non è saggio buttare nel tesoro del tempio gli ultimi spiccioli. Non è realistico. Ma è lo scandalo della speranza. Chi ha dato tutto non si stupisce poi di ricevere tutto. Di questa donna non conosciamo né il nome né il volto, non conosciamo i suoi occhi, ma conosciamo il suo cuore, con i suoi battiti della solitudine, della povertà, ma anche della speranza. La disperata speranza di chi provoca Dio e quasi lo costringe: io ho pensato a te, ti ho fatto più importante della mia stessa vita. Ora tocca a te pensare a me.

 

 

DOMENICA 7 GIUGNO: SANTISSIMA TRINITA’

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Giannelli, Sant’Alderico.

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA AL PADRE, E AL FIGLIO, E ALLO SPIRITO SANTO.

 

Hanno detto: Fate il possibile per allontanare il pensiero della vostra miseria, fissandolo sulla misericordia di Dio (S. Tersa d'Avila).

Saggezza popolare:

Sii risoluto nei tuoi atti ma condiscendente nel cuore; sii severo con te stesso ma gentile con il prossimo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un foglio di carta si vantava di essere bianco immacolato. E non sarebbe stato meglio per lui e per tutti se un Dante Alighieri lo avesse sporcato d’inchiostro, scrivendoci qualche bella terzina, o una bella ragazza scrivendo una lettera d’amore? La vita, un pochino, sporca, si sa.

Parola di Dio: Dt 4, 32-34. 39-40 / Sal 32 / Rm 8, 14-17 / Mt 28, 16-20

 

Vangelo Mt 28, 16-20

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Parola del Signore

 

“ANDATE E AMMAESTRATE TUTTE LE NAZIONI BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO”. (Mt.28,19)

Cercare di capire la Trinità è voler mettere il mare in un bicchiere d’acqua. Ha dovuto ammetterlo anche sant’Agostino. Figuriamoci noi! Consoliamoci, però! Se “capire” fosse determinante, la Bibbia ci avrebbe fornito indicazioni. Invece si è limitata a farci vedere Dio in azione come Padre, come Figlio, come Spirito santo. Fondamentale è accogliere Dio come ci si è rivelato: “uno e tre”, non un solitario, ma una comunità d’amore. Perché, progettati e creati per essere comunità e per vivere in relazione, non possiamo essere e vivere da solitari.  E’ una verità grande che diventa evidente se ci guardiamo dentro, sotto le apparenze e le illusioni. Il bambino, già dal grembo della madre, ha bisogno di sentirsi in compagnia, altrimenti cresce pieno di paure e di complessi. L’adolescente, se ha la sensazione di non avere amici e di non essere simpatico, entra in crisi, non si accetta, può finire nell’anoressia, nella droga, in comportamenti violenti. Il giovane, se non riesce a trovare un partner, se non è accettato negli ambienti di vita e di lavoro, rischia di non maturare, o addirittura di regredire. L’adulto, se non si sente capito, valorizzato e accolto, si considera un fallito. L’anziano, quando si accorge di non avere più affetti intorno, si lascia morire. Ecco il perché del comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri”. Ecco perché Gesù ci ha lasciato l’impegno di “andare e ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”. Se non ci lasciamo battezzare, immergere con Gesù nella figliolanza di Dio, rimaniamo in balia dell’illusione di poter vivere da solitari, di essere felici da soli: la causa di tutti i disastri. Se l’uso delle risorse, la giustizia, il rispetto delle persone, la libertà, la pace non sono “globali”, per tutti, il mondo diventa uno spettacolo avvilente di violenza, di ingiustizia, di terrorismo, di morte. Perché le leggi e i comandi di Dio non ci piovono addosso dall’esterno. Sono dentro di noi, perché siamo fatti a sua immagine: non solitari, ma comunità d’amore.

 

 

LUNEDI’ 8 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Amelia; Santa Calliope.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ MAESTRO RENDICI CAPACI DI IMITARTI.

 

Hanno detto: La santità non consiste nel fatto che l’uomo dà tutto se stesso, ma nel fatto che il Signore prende tutto, in un certo senso anche a dispetto di colui che egli ha scelto (A. Von Speyr).

Saggezza popolare:

Pretendere di accontentare i desideri con il possesso e come cercare di spegnere un fuoco con della paglia. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un saggio, noto per la profondità delle sue dottrine, ricevette la visita di un professore universitario che era andato a interrogarlo sul suo pensiero. Il saggio servì il tè: colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare, con espressione serena e sorridente. Il professore guardò il tè traboccare, tanto stupefatto da non riuscire a chiedere spiegazione di una distrazione così contraria alle norme della buona creanza; ma, a un certo punto, non poté più contenersi: “ E ricolma! Non ce ne sta più!”

“Come questa tazza”, disse il saggio imperturbabile, “tu sei ricolmo della tua cultura, delle tue opinioni e congetture erudite e complesse: come posso parlarti della mia dottrina, che è comprensibile solo agli animi semplici e aperti, se prima non vuoti la tazza?”

Parola di Dio: 2 Cor 1, 1-7 / Sal 33 / Mt 5, 1-12

 

Vangelo Mt 5, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi ". Parola del Signore

 

“GESU’ SALI’ SULLA MONTAGNA E PRENDENDO LA PAROLA LI AMMAESTRAVA”. (Mt. 5,1-2)

Matteo ambienta il grande discorso delle beatitudini sulla montagna. Gesù è il nuovo Mosè che dà il comandamento nuovo. La montagna con la sua altura è il luogo della vicinanza a Dio, del rapporto privilegiato con Lui. Ma queste beatitudini sono poi davvero una novità? Direi soprattutto che la vera novità è colui che le annuncia: Gesù. Sul Sinai, Mosè era solo un intermediario umano che scriveva sulla pietra. Qui è il Figlio di Dio che scrive nel cuore dell’uomo. Là, una legge fondava l’unità di un popolo e dava norme di comportamento. Qui, Gesù propone se stesso come modello e dice che ogni uomo può incontrare Dio presente nei poveri e negli ultimi. Là, l’osservanza della Legge garantiva un’alleanza; qui, accogliere Gesù significa ritrovare il senso pieno della vita terrena e divina. Non è Dio che cambia idea, è Dio che prende volto. Gesù rivela il suo cuore: Egli ci ama, vuole la nostra felicità e ce ne insegna la via, una via lontana dalle illusioni della ricchezza, del potere, delle gioie facili, vicoli ciechi che ci allontanano da lui e quindi dalla vera felicità. La via che Gesù ci insegna è quella che egli stesso ha percorso e sulla quale vuole farci camminare con lui, e conduce a “felicità” ben diverse da quelle che il mondo ricerca. E un invito a uno sguardo in profondità, per vedere le cose che veramente contano, quelle che già adesso danno gioia anche in condizioni di sofferenza, di dolore, di povertà: la mitezza, l'umiltà, la misericordia e che sono le premesse neces­sarie al bene più grande: l'unione con lui.

 

 

MARTEDI’ 9 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Efrem.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NELLA TUA LUCE VEDIAMO LA LUCE.

 

Hanno detto: Dio non esaudisce tutti i nostri desideri, ma è fedele a tutte le sue promesse. (D. Bonhoeffer)

Saggezza popolare: Conosci i tuoi vicini prima di costruirti la casa. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: LA RUOTA DEL TEMPO

Un giorno, Sua Eccellenza il signor Conte andò nei campi a sorvegliare il lavoro dei servi. I poveretti lavoravano pesantemente dal mattino alla sera ma al Conte questo non sembrava abbastanza. Anzi, per i suoi gusti il giorno era troppo corto! Radunò perciò la gente e disse: Il tempo non basta mai e voi non lavorate abbastanza. Bisognerà allungare il giorno. A chi ci riuscirà darò una moneta d’oro. Non passò molto tempo che si fece avanti un giovane, con una macchina per allungare il giorno. In verità, non sembrava nulla di speciale: non era che un’enorme ruota di carro fissata ad un asse e con una manovella per farla girare. E un’ottima macchina, assicurò il giovane inventore. Per farla funzionare dovrete solo girare la manovella dall’alba al tramonto. Bene, lo farò disse. il Conte. Quando i servi andarono al lavoro la mattina dopo, il Conte si attaccò all’aggeggio e fece girare la ruota fino a sera senza sosta. Non appena il sole fu tramontato, il giovane si recò dal Conte: ebbene Eccellenza, è stato più lungo il giorno? Altroché! Lungo come una settimana, rispose l’uomo, a pezzi cominciavo a pensare che non finisse mai. Questa è certamente una buona macchina. Ma non potrebbe farla girare qualcun altro? Certamente può usarla chiunque, ma il giorno non si allungherebbe. Al diavolo! disse il Conte dopo un attimo di riflessione. Dopo tutto, penso sia meglio lasciare il giorno come prima! Ma dovette comunque pagare all’inventore la moneta d’oro. (Fiaba toscana)

Parola di Dio: 2 Cor 1, 18-22 / Sal 118 / Mt 5, 13-16

 

Vangelo Mt 5, 13-16

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore

 

“RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI PERCHE’ VEDANO LE VOSTRE OPERE BUONE E RENDANO GLORIA AL VOSTRO PADRE CHE E’ NEI CIELI” (Mt. 5,16)

Così commentava questa parola Chiara Lubich: Se tu sei credente hai una funzione da svolgere nei confronti degli altri uomini, di coloro che non conoscono Dio. Il cristiano infatti non può sfuggire il mondo, nascondersi, o considerare la religione un affare privato. Egli vive nel mondo perché ha una responsabilità, una missione di fronte a tutti gli uomini: essere la luce che illumina. Anche tu hai questo compito, e se così non farai la tua inutilità è come quella del sale che ha perso il suo sapore o come quella della luce che è divenuta ombra. La luce si manifesta nelle “opere buone”. Anche i non cristiani possono compiere opere buone, ma il cristiano deve compiere le opere buone con uno spirito nuovo, quello spirito che fa sì che non sia più lui a vivere in se stesso, ma Cristo in lui. L'evangelista, infatti, non pensa solo a degli atti di carità isolati (come visitare i prigionieri, vestire gli ignudi o come tutte le opere di misericordia attualizzate alle esigenze di oggi) ma pensa all'adesione totale della vita del cristiano alla volontà di Dio, cosi da fare di tutta la propria vita un'opera buona. Se il cristiano fa cosi, egli è “trasparente” e la lode che si darà per quanto compie non arriverà a lui, ma a Cristo in lui, e Dio, attraverso di lui, sarà presente nel mondo. Il com­pito del cristiano è dunque lasciar trasparire questa luce che lo abita, essere il “segno” di questa presenza di Dio fra gli uomini.

 

 

MERCOLEDI’ 10 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Asterio di Petra.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, DI CAMBIAR ME STESSO PRIMA DEGLI ALTRI.

 

Hanno detto: Non mettere mai opposizione tra la preghiera e qualsiasi altra espressione della vita di fede, perché il Regno di Dio non è diviso in se stesso (A. M. Besnard).

Saggezza popolare: Per terminare una cosa occorrono cento anni; per distruggerla un giorno è sufficiente. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Ha-Fu, un ricco cinese, tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro e di affanni. Aveva il viso teso e teneva la fronte china. A un tratto vide luccicare qualcosa per terra. Era una monetina. La raccolse ma, vedendo che era di pochissimo valore, la scagliò via dicendosi amaramente: “ Ecco la ricompensa per tutte le preoccupazioni che ho avuto oggi! ”

Passava di lì Wan-Zu, un povero che aveva chiesto invano l’elemosina per tutta la giornata. Raccolse la monetina dicendosi felice: “ Ecco il compenso per tutte le preoccupazioni che ho avuto oggi! ” (Piero Gribaudi)

Parola di Dio: 2 Cor 3, 4-11 / Sal 98 / Mt 5, 17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli". Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE COMPIMENTO”. (Mt. 5,17)

In un certo periodo di storia non molto lontana da noi, i giovani, fatte alcune scoperte liberatorie, pensavano che l’unico modo per poterle attuare fosse quello di eliminare tutto quanto era precedente, e, pensate quante volte anche oggi si commette a livello politico, personale, sociale, lo stesso errore! Anche ai tempi di Gesù qualcuno vedeva nelle sue parole solo quelle di un rivoluzionario su cui far leva per far piazza pulita del passato. Gesù dice chiaramente di essere in stretta continuità con il piano di Dio che si è realizzato lungo la storia del popolo ebraico: Dio non va contro se stesso, la legge di Dio è una cosa buona per l’uomo, i cambiamenti non vanno cercati nel buttare all’aria la società, la vera rivoluzione è quella che avviene in noi, nel nostro modo di porci davanti alle strutture. E proprio in questo consiste la perenne novità, la perenne giovinezza del cristiano il quale trova in Cristo la capacità di rinnovarsi ogni giorno, di dare vitalità a norme e tradizioni e di essere estremamente libero, nell’amore, da ogni formalismo legalistico.

 

 

GIOVEDI’ 11 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Barnaba; Sant’Amabile.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, MITEZZA ED UMILTA’

 

Hanno detto: Il bene non si spegnerà mai sulla terra da quando la Parola di Cristo ha seminato nel mondo l’amore, seme che non inaridisce, ma germoglia, cresce e diventa albero maestoso (F. Mauriac).

Saggezza popolare: Finché non saprai perdonare l'altrui diversità, sarai sempre lontano dalla via della saggezza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Abba Eulogio un giorno non riuscì a nascondere la propria tristezza. Perché sei triste, abba? — gli chiese un anziano. Perché comincio a dubitare dell’intelligenza dei fratelli circa le grandi realtà divine. E’ già la terza volta che, avendo mostrato loro una pezza di lino su cui dipingo un puntolino rosso, e avendo chiesto loro che cosa vedano, mi rispondono tutti: “Un puntolino rosso”, mai: “Una pezza di lino”.

Parola di Dio nella festa di san Barnaba: At. 11, 21b-26; 13, 1-3 / Sal 97 / Mt 10, 7-13

 

Vangelo Mt 10, 7-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi". Parola del Signore

 

“NON PRENDETE CON VOI NE' BISACCIA DA VIAGGIO, NE' DUE TUNICHE, NE' SANDALI, NE' BASTONE”. (Mt. 10,10)

Quando Gesù manda gli apostoli a predicare il Regno di Dio esige da loro il segno della povertà: non devono essere avidi di denaro, devono essere sobri nell’uso dei mezzi umani. Ma perché Gesù dice che non devono portarsi il bastone per il viaggio? Azzardo una interpretazione che forse non è troppo esegetica ma che mi sembra importante per il nostro essere cristiani: avere per le mani un bastone può essere una grande tentazione. Può venire in mente di non usarlo solo come mezzo di appoggio ma come arma per difendersi e per far sì, con la forza che altri accettino il nostro messaggio. E’ facile, in nome di Gesù, diventare prepotenti, esigere che altri la pensino come noi, non più offrire una proposta ma esigere un’adesione. La fede imposta con la forza, con la coercizione, con ricatti umani o religiosi non libera l’uomo e anche se accettata esternamente prima o poi viene considerata come un peso dal quale liberarci il più presto possibile.

 

 

VENERDI’ 12 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Paola Frassineti; Sant’Onofrio.

Una scheggia di preghiera:

 

DONA, O SIGNORE, ALLE NOSTRE FAMIGLIE AMORE E UNITA’

 

Hanno detto: La verità è una sola ma ha molte facce come un diamante (Gandhi).

Saggezza popolare: Il sapiente dubita di tutto, anche della sua sapienza. Solamente lo sciocco è sicuro di tutto. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: LA FUNE SOSPESA SULL’ABISSO

I discepoli di Baal Shem un giorno chiesero: “Rabbi caro, dicci come dobbiamo servire Dio”. Egli rispose: “Come faccio a saperlo?”... poi raccontò loro l’episodio seguente:

Un re aveva due amici che furono dichiarati colpevoli di un delitto e condannati a morte. Pur amandoli, il re non osò graziarli per timore di dare cattivo esempio al suo popolo, perciò emise il seguente verdetto: “Si stenda una fune attraverso un burrone profondo e ciascuno dei condannati vi cammini sopra, verso la libertà, o verso la morte, nel caso di caduta”. Il primo riuscì ad arrivare sano e salvo dall’altra parte, l’altro allora gli gridò: “Amico dimmi come hai fatto”. E quello di rimando: “Che ne so? Ogni volta che pendevo da una parte, mi inclinavo verso quella opposta”.

Parola di Dio: 2 Cor 4, 7-15 / Sal 115 / Mt 5, 27-32

 

Vangelo Mt 5, 27-32

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio". Parola del Signore

 

“AVETE INTESO CHE FU DETTO: NON COMMETTERE ADULTERIO; MA IO VI DICO: CHIUNQUE GUARDA UNA DONNA PER DESIDERARLA, HA GIA’ COMMESSO ADULTERIO CON LEI NEL SUO CUORE”. (Mt 5, 27)

Il comandamento dell’Antico Testamento: “Non commettere adulterio” mette dei paletti, regola la vita della famiglia. Ma se ci si ferma solo a questo, cioè a considerarlo un divieto che al massimo commina qualche multa per coloro che lo trasgrediscono, ecco che gli uomini con i loro arzigogoli legalisti, psicologici, con le loro maschere, troveranno sempre modo di infrangerlo e di trovare giustificazioni  Gesù invece ci richiama al cuore del comandamento, ci dice di guardare al perché, di scoprire la positività di una indicazione morale. Il male non è tanto nei fatti, sta prima, sta nel cuore. Se tu hai fatto una scelta di vita, ricordati i valori che hai scelto, pensa non solo ai tuoi desideri, ma alle persone, non vedere l’altro come un oggetto da possedere, ma come una persona viva, con dei diritti di libertà come i tuoi, da rispettare e da cui esigere di essere rispettati. Ecco allora che la legge non è solo più imposizione, formalità, paura del peccato o della punizione, ma l’osservanza di essa diventa riconoscere persone e valori e soprattutto avere un cuore puro.

 

 

SABATO 13 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio da Padova; Sant’Aventino.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI IL VERBO, L’UNICA E DEFINITIVA PAROLA DI DIO.

 

Hanno detto: Ogni uomo è portatore di Dio e della verità (B. Pascal).

Saggezza popolare: Chi contempla se stesso non irradia luce. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: L’OCCHIO DEL BOSCAIOLO

Un boscaiolo non trovava più la sua ascia preferita. Aveva girato tutta la casa, rovistato un po’ dappertutto. Niente da fare. L’ascia era sparita. Cominciò a pensare che qualcuno gliel’avesse rubata. In preda a questo pensiero si affacciò alla finestra. Proprio in quel momento passava il figlio del suo vicino di casa. “Ha proprio l’andatura di un ladro di asce!”, pensò il boscaiolo. “E ha anche gli occhi da ladro di asce... E perfino i capelli da ladro di asce!”. Qualche giorno dopo, il boscaiolo ritrovò la sua ascia preferita sotto il divano, dove lui l’aveva buttata una sera tornando dal lavoro. Felice per il ritrovamento, si affacciò alla finestra. Proprio in quel momento passava il figlio del suo vicino di casa. “Non ha proprio l’andatura da ladro di asce!”, pensò il boscaiolo. “Anzi, ha gli occhi da bravo ragazzo... e anche i capelli!”.

Parola di Dio: 2 Cor 5, 14-21 / Sal 102 / Mt 5, 33-37

 

Vangelo Mt 5, 33-37

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Parola del Signore

 

“SIA IL VOSTRO PARLARE SI’, SI’; NO, NO; IL DI PIU’ VIENE DAL MALIGNO”. (Mt. 5,37)

Con questa frase, poi, Gesù non solo ci invita alla sincerità, all’evitare le bugie, ma anche ad usare bene del nostro modo di parlare e di porci davanti agli altri. Qui tutti, io per primo, abbiamo molto da imparare. Noi siamo tutti dei grandi parolai e chiacchieroni. Spesso pensiamo che con le nostre parole possiamo convincere o addirittura ‘convertire’. E non ci rendiamo invece conto che la semplicità, la sincerità e la testimonianza dei fatti parlano certamente più di tante chiacchiere o di tanti salotti religiosi, sfoggio di presunte culture, che lasciano indifferenti e creano ancora maggiori divisioni tra credenti. Non lo avete notato che quelli che parlano di più sono spesso coloro che hanno meno cose da trasmettere? Guardiamo ancora una volta a Gesù, nostro modello: Ha lavorato in silenzio per trent’anni ed ha predicato solo tre anni. Quello che diceva lo viveva. Non si lasciava ingannare né dalle maschere e neanche dalle belle apparenze di religiosità. Sapeva leggere nei cuori e scorgere il bene anche dove altri vedevano solo colpa e peccato da punire. Odiava l’ipocrisia. Anche ai suoi discepoli non ha chiesto che andassero a fare chissà quali prediche, ma solo una testimonianza gioiosa dell’opera di Dio…le sue sono sempre parole di Verità, anche quando questo gli costa la morte, sono parole a volte molto esigenti nei nostri confronti, ma sono sempre anche parole di serio incoraggiamento, di presenza consolante, di impegni dati sulla fiducia.

 

 

DOMENICA 14 GIUGNO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI GESU’

Tra i santi ricordati oggi: Santi Martiri Anastasio, Felice e Digna.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VENGO A RICEVERE IL TUO PANE NON PERCHE’ SONO BUONO, MA PERCHE’ HO BISOGNO DI TE.

 

Hanno detto: La religione è il sospiro dell’anima in un mondo senz’anima (C. Marx).

Saggezza popolare: Il gobbo non vede la propria gobba. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: DUE PASSEROTTI

Due passerotti se ne stavano beatamente a prendere il fresco sulla stessa pianta, che era un salice. Uno si era appollaiato sulla cima del salice, l’altro in basso su una biforcazione dei rami. Dopo un po’, il passerotto che stava in alto, tanto per rompere il ghiaccio, dopo la siesta, disse: “Oh, come sono belle queste foglie verdi!”. Il passerotto che stava in basso la prese come una provocazione. Gli rispose in modo seccato: “Ma sei orbo? Non vedi che sono bianche?!”. E quello di sopra, indispettito: “Sei orbo tu! Sono verdi!”. E l’altro dal basso con il becco in su: “Ci scommetto le piume della coda che sono bianche. Tu non capisci nulla. Sei matto!”. Il passerotto della cima si sentì bollire il sangue e senza pensarci due volte si precipitò sul suo avversario per dargli una lezione. L’altro non si mosse. Quando furono vicini, uno di fronte all’altro, con le piume del collo arruffate per l’ira, prima di cominciare il duello ebbero la lealtà di guardare nella stessa direzione, verso l’alto. Il passerotto che veniva dall’alto, emise un “Oh” di meraviglia: “Guarda un po’ che sono bianche”. Disse però al suo amico: “Prova un po’ a venire lassù dove stavo prima”. Volarono sul più alto ramo del salice e questa volta disse­ro in coro: “Guarda un po’ che sono verdi”.

Parola di Dio: Es 24, 3-8 / Sal 115 / Eb 9, 11-15 / Mc 14, 12-16. 22-26

 

Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26

Dal vangelo secondo Marco.

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Parola del Signore

 

“PRENDETE, QUESTO E’ IL MIO CORPO”. (Mc.14,22)

Come al solito, le parole di Gesù  sono chiare: il suo corpo e il suo sangue sono un dono, unico, impensabile, divino. Un dono... Quindi l’esatto contrario dell’obbligo, del dovere. La Messa, dove il dono di Gesù si attualizza, dovrebbe essere un dono, l’esatto contrario dell’obbligo e del dovere. Dovrebbe... Purtroppo non è così. Prima o poi la Chiesa dovrà chiedere perdono anche per l’enorme peccato di avere trasformato il dono di Gesù in un obbligo. Questo stravolgimento, infatti, ha creato in molti cristiani un atteggiamento gravemente sbagliato nei confronti della Messa. Ci vanno perché ci devono andare, per dare qualcosa a Dio, così lui è contento e soddisfatto, e quindi sta buono: non manda disgrazie e punizioni, per riconoscenza del favore ricevuto, fa andare le cose secondo la loro volontà, e porta i cari defunti in paradiso. Questa mentalità ha abbassato la messa al livello dei sacrifici antichi. E ha creato un comportamento passivo: si sta a Messa, si assiste alla Messa. Più è corta, meno ci coinvolge, meglio è.  La messa è il corpo e il sangue di Cristo che ci vengono donati, affinché anche noi possiamo avere la forza di “fare la sua volontà”. A messa, non veniamo per dare, ma per ricevere. Trovarci intorno alla mensa del Signore non è una penitenza, ma un dono d’amore straordinario e unico; è la ricarica della nostra vita cristiana messa a dura prova dal peso della settimana. Senza la Messa, la nostra vita di discepoli di Gesù comincia a gracchiare come una radio con le pile scariche. Poi si spegne. Andiamo a Messa per ritrovare la strada della vita, per scoprire dove sta la felicità, per capire il segreto di chi vuol vivere per gli altri, per rivedere e incontrare di nuovo il Risorto.

 

 

LUNEDI’ 15 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Germana Cousin.

Una scheggia di preghiera:

 

TUA, SIGNORE E’ LA VERITA’ E SOLO TUO IL GIUDIZIO.

 

Hanno detto: Non esistono creature insignificanti agli occhi di Dio. (Dostoevskij)

Saggezza popolare: Un uomo intelligente parla spesso con gli occhi, un uomo vuoto ingoia spesso con le orecchie. (Prov. cinese)

Un aneddoto: Il maestro seguitava a sfregare un mattone sul pavimento della stanza in cui il suo discepolo sedeva in meditazione. Dapprima il discepolo ne fu contento, prendendola come una prova della sua forza di concentrazione. Ma quando il suono divenne insopportabile, proruppe: “Che diamine stai facendo? Non vedi che sto meditando?”. “Sto levigando questo mattone per farne uno specchio”, rispose il maestro. “Sei pazzo! Come puoi ricavare uno specchio da un mattone?”. ‘Non più pazzo di te! Come puoi ricavare uno che medita da un egocentrico?”.

Parola di Dio: 2 Cor 6, 1-10 / Sal 97 / Mt 5, 38-42

 

Vangelo Mt 5, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da  a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Parola del Signore

 

“AVETE INTESO CHE FU DETTO: OCCHIO PER OCCHIO, DENTE PER DENTE; MA IO VI DICO: DI NON OPPORVI AL MALVAGIO” (Mt. 5,38-39)

Non solo ai tempi di Gesù, ma ancora oggi, alla base del diritto penale sta il fatto che la pena sia proporzionata alla colpa. Gesù mette in dubbio questo principio in nome di una giustizia più alta. Al posto di una vendetta regolamentata che rischia sempre dì innescare la spirale della violenza, Gesù predica la non violenza che ri­nuncia a rispondere al male con le stesse armi. Gesù, chiedendoci di non opporci al malvagio ci dice chiaramente che la vendetta è sempre un male, primo perché è un voler mettersi al posto di Dio nel giudicare un fratello e secondo perché la vendetta è un frutto talmente amaro che avvelena anche noi. Non violenza invece è credere nella forza della verità, della giustizia e dell’amore più che nella forza delle guerre, delle armi, dell’odio.

 

 

MARTEDI’ 16 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Aureliano, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GRAZIA RAGGIUNGA OGNI UOMO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Lavorare a ben pensare: ecco il principio della morale (B. Pascal).

Saggezza popolare: Disegnare focacce non placa la fame. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: UNA BUONA BUGIA

Un abate stava attraversando il deserto con altri fratelli, quando si accorsero che quello che faceva loro da guida aveva sbagliato strada.

Era di notte, e i frati dissero all’abate: “Che facciamo? Questo fratello ha sbagliato la via, e noi rischiamo di smarrirci e di morire tutti nel deserto. Non sarebbe meglio fermarci qui per la notte, e riprendere il cammino alla luce del sole?” L’abate rispose: “Ma se diciamo a costui che ha sbagliato, egli si rattristerà. Sentite dunque: io farò finta di essere stanco e dirò che non me la sento di proseguire e che rimango qui fino a domattina”. Così fecero, e anche gli altri dissero: “Anche noi non ne possiamo più dalla stanchezza e ci fermiamo con te”. E così riuscirono a non contristare quel fratello, che non seppe mai d’aver sbagliato strada. (Apoftegmi dei Padri del deserto)

Parola di Dio: 2Cor 8, 1-9 / Sal 145 / Mt 5, 43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

“AVETE INTESO CHE FU DETTO: AMERAI IL TUO PROSSIMO E ODIERAI IL TUO NEMICO; MA IO VI DICO… ". (Mt. 5, 43-44)

Il brano che abbiamo letto oggi è un crescendo: prima Gesù ci dice di non odiare, poi di amare, poi di amare i propri nemici, poi di rifarci nel nostro agire a quello di Dio “che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi sui giusti e sugli ingiusti”, e alla fine arriva il compito più arduo: quello di “essere perfetti come il Padre nostro Celeste”. Logica stringente e scomoda, verità ineccepibile e che pure dimentichiamo: Gesù ci chiede in cosa si distingue la nostra vita da quella degli altri, dai fratelli che non credono. Amare coloro che ci amano, ascoltare i simpatici o chi ci fa i complimenti è la cosa più semplice e istintiva che possiamo fare. Ma l'atteggiamento del discepolo va oltre: cerca ragioni e dialogo, non mette sé al centro, ma l'altro, compatisce le proprie e le altrui debolezze e fragilità; difficile, improponibile se ciò viene vissuto come una specie di eroico sacrificio. Possibile se questo diventa estensione dello stile di vita di Dio in noi. Perciò Gesù ci chiede di imitare il Padre nel suo amare chiunque, nell'aspettare pazientemente che anche il figlio più lontano e ostinato alla fine si converta. Apriamo il cuore alla nuova logica di Dio, oggi, con le persone antipatiche, con chi ci vuole fare le scarpe in ufficio, con dignità e verità sappiamo andare oltre l'istinto, il moto di stizza o di nervosismo; con semplicità e verità vogliamo bene, cioè auguriamo il bene a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino.

 

 

MERCOLEDI’ 17 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Avito; Santa Valeriana.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Col nome “Padre” sulle labbra Gesù esprime la certezza che per lui la morte non è l’ultima realtà ma che da parte di Dio si attende la vita. (K.H. Rengstorf)

Saggezza popolare: Un solo "Eccomi", vale più di dieci "il cielo ti assista". (Prov. Cinese)

Un aneddoto: In un romanzo di Philip Wylle, intitolato Opera 21, pubblicato a Bologna nel 1955 si profetizzava uno strano fenomeno nel futuro. Per cominciare, in America le nuvole si disponevano in modo da formare in cielo, sulle città, delle parole tutte di quattro lettere: sono bestemmie indecorose, espressioni volgari ed oscene. Poi, all’inizio del 2000, il fenomeno dilaga anche in Europa, e le bestemmie sono di cinque o sei lettere, sempre più tremende. Si ritiene che si tratti di uno scherzo di qualcuno che ha scoperto come orientare le nubi in modo da formare delle scritte. Ma quando il cielo si riempie di bestemmie anche sui paesi di campagna, in Asia, in Africa e persino in Australia e Oceania, comincia a dilagare il panico per quel continuo bombardamento di scritte blasfeme. Nessuno resiste più alla suggestione del male, e l’umanità finisce per impazzire a causa di quelle parole che suggestionano tutti e vengono ripetute in ogni angolo della terra: è l’ultimo prodromo alla fine del mondo. Questa fantasia di fantascienza vuol significare che il Maligno continua a seminare il male nel cuore degli uomini e l’effetto della sua semina porta all’irrazionalità e alla follia.

Parola di Dio: 2 Cor 9, 6-11 / Sal 111 / Mt 6, 1-6. 16-18

 

Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18

Dal vangelo secondo Matteo. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà ". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAL PRATICARE LE VOSTRE BUONE OPERE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO AMMIRATI, ALTRIMENTI NON AVRETE RICOMPENSA PRESSO IL PADRE VOSTRO CHE È NEI CIELI”. (Mt.6,1)

Viviamo tempi in cui la spettacolarizzazione in tutte le sue forme spinge tutti a far mostra di sé per cercare il consenso e l'ammirazione degli altri. I nuovi strumenti di comunicazione rendono relativamente facile apparire, farsi conoscere, carpire notorietà e plausi. Anche nel nostro vivere quotidiano siamo tentati di vincere le nostre sfide familiari cercando tutti i modi per prevalere e goderci i nostri veri o presunti successi personali. Agire nel segreto, nel nascondimento pensando a dare gloria solo a Dio, è virtù di pochi. Occorre la fede, la retta intenzione, la speranza nei beni futuri per smettere di cercare la fama e la ricompensa degli uomini. Il plauso degli uomini ci può soddisfare per un istante, la fama ci esalta, ma è fugace, la ricompensa che possiamo trarne è poca cosa. Dio ci premia colmandoci di bene e il suo premio dura per l'eternità. Ecco perché il nostro dono, il nostro digiuno, le nostre preghiere, devono avere sempre la caratteristica della gratuità e il primo destinatario deve essere Lui, il Signore a cui dobbiamo onore e gloria.

 

 

GIOVEDI’ 18 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marina; Sant’ Amando da Bordeaux.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE NOSTRO

 

Hanno detto: Molte sono le cose mirabili ma nessuna è più mirabile dell’uomo. (Sofocle).

Saggezza popolare: La felicità della salute si comprende al letto dell'ammalato; la felicità della casa tranquilla si comprende quando quella pace è sconvolta. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: C’era una volta una piccola donna che si chiamava Bertilla, era una suora. Il Papa, nella grande luce e festa della Chiesa di S. Pietro, la dichiarò santa. Perché? Perché secondo il Papa era santa? Perché Bertilla stava in cucina a sbucciare le patate e se uno la rimproverava perché le patate erano sbucciate male, lei le riprendeva in mano e finiva di sbucciarle bene. Un giorno questa piccola suora la mandarono sul fronte di guerra a fare la minestra per i soldati. Una notte ci fu una grossa battaglia e molti soldati furono ricoverati per le ferite. Tra questi c’era un sottotenente, detto il biondino per i suoi capelli che però dopo la battaglia non erano più biondi ma rossi, rossi di sangue. Per fortuna non erano ferite gravi, solo sbucciature, lui aveva la testa dura. In infermeria chiese una minestra e suor Bertilla corse in cucina a prepararla. Subito salì le scale a portarla, ma il biondino che ora si era lavato e fasciato e stava bene, assaggiata quella minestra la risputò dicendo: è troppo salata. Suor Bertilla chiese scusa e tornò in cucina e preparò una nuova minestra; sale appena qualche grammo. Il soldato assaggiò e poi tutto arrabbiato scaricò il piatto sulle vesti si suor Bertilla urlando e bestemmiando: questa minestra non sa di niente. Suor Bertilla raccattò i cocci, mise a bollire un’altra pentola e tornò di nuovo a portare la minestra e disse, quasi supplicando: “Signore, mangi questa minestra, lei è stato ferito, ha bisogno di cibo...” Il sottotenente ora si era calmato e mangiò; poi chiese scusa, lui che non aveva mai chiesto scusa a nessuno. Suor Bertilla si era abbassata. Dio la innalzò fino alla gloria dell’altare.

Parola di Dio: 2 Cor 11, 1-11 / Sal 110 / Mt 6, 7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: “PADRE NOSTRO…” (Mt. 6,9)

Credo che ciascuno di voi, lettori di schegge, come d’altra parte anch’io, abbiate un certo “scadenziario di preghiere”, cioè un certo numero di preghiere che ogni giorno rivolgiamo al Signore, e questo può essere una cosa molto bella perché ci dice che non solo siamo affezionati a Colui che si prega ma anche a certe preghiere. Qualche volta, però, proprio per non correre il rischio di far pregare solo la bocca è bene se, magari per un giorno ci fermiamo, e lasciamo che anche una sola delle parole del Padre nostro risuonino in noi in maniera un po’ più piena. Ad esempio anche solo la parola: “Padre”, quante cose può suggerirci: - Io non parlo ad un Dio, ma ad un Dio Padre – Un Padre buono non può che volere cose buone per i propri figli – Io posso chiamare Dio Padre perché sono suo Figlio grazie a Gesù e con Gesù. – Se Dio è Padre mio e Padre tuo vuol dire che siamo davvero fratelli, fratelli anche con quelli “scappati da casa” che Dio ama… Quante cose meravigliose in una sola parola.

 

 

VENERDI’ 19 GIUGNO: SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

Tra i santi ricordati oggi: San Romualdo; Santa Giuliana Falconieri.

Una scheggia di preghiera:

 

CUORE DI GESU’, IO CONFIDO IN TE.

 

Hanno detto: Cerca di meditare ogni giorno le parole del tuo creatore. Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio, perché tu possa desiderare più ardentemente i beni eterni e con maggior desiderio la tua anima si accenda per i beni del cielo. (S. Gregorio Magno)

Saggezza popolare: Non essere freddo con un parente per un piccolo litigio; non dimenticare una cortesia di vecchia data per una disputa recente. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Si racconta che un giorno S. Romualdo, fondatore dei Camaldolesi, tornava dalla visita alla giovane contessa Sibilla. Strada facendo, s’arrestò improvvisamente e interpellò, per metterlo alla prova, il giovane monaco che l’accompagnava: — Bella donna quella contessa: ha un viso molto gra­zioso; peccato però che sia strabica! Ma subito il discepolo osservò: Oh, no! Tutt’altro, maestro; la contessa, oltre ad essere graziosa, ha due bellissimi occhi regolari, azzurri!

S. Romualdo allora concluse serio: Fratello mio, hai scordato la regola del monaco? Da chi hai imparato questa precisa contemplazione del volto femminile? Il povero novizio, preso così in trappola, divenne rosso e promise maggior modestia degli occhi per il futuro.

Parola di Dio: Os 11, 1. 3-4. 8c-9 / Salmo Is 12, 2-6 / Ef 3, 8-12. 14-19 / Gv 19, 31-37

 

Vangelo Gv 19, 31-37

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Parola del Signore

 

“UNO DEI SOLDATI GLI COLPI’ IL COSTATO CON LA LANCIA E SUBITO NE USCI’ SANGUE ED ACQUA”. (Gv. 19,34)

Questo colpo di lancia che apre il cuore di Gesù non è solo la garanzia che Gesù sia veramente morto, ma diventa per noi un segno dell’amore sconfinato di un Dio che ha un cuore, ferito a morte per amore nostro. Qualcuno potrà anche dire: “Romanticherie: dov’è il cuore di Gesù ferito quando vediamo persone innocenti che soffrono, quando chiediamo un briciolo di aiuto e non otteniamo nulla, quando sperimentiamo l’estrema impotenza davanti al male e alla cattiveria?” E’ vero questa amarezza l’abbiamo provata tutti eppure il cuore di Gesù apparentemente impotente davanti al male è lì che soffre con noi e per noi, se vogliamo è lì proprio per aiutarci a trasformare il male. Dio non ha scelto i colpi di bacchetta magica per convincerci della sua potenza, ha scelto l’impotenza della sofferenza per farci capire l’amore. E’ vero che questo è estremamente difficile dirlo a chi vive la sofferenza vera e profonda che in sé è sempre brutta eppure chi ha capito e accettato questo sa che in quel cuore ferito per amore si può davvero trovare tutto il senso profondo della vita.

 

 

SABATO 20 GIUGNO: Beata Maria Vergine Consolatrice (La Consolata)

Tra i santi ricordati oggi: San Teodulo; San Silverio.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

Hanno detto: Liberaci, o Signore, dalle sciocche devozioni dei santi dalla faccia triste. (S. Teresa d’Avila)

Saggezza popolare:

Non essere facile, o piccolo uomo, nel biasimare l’azione del tuo prossimo, solo gli dei possono condannarlo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Henri Queffelec ha raccontato un episodio strano che sa di leggenda, avvenuto su di un’isola della Bretagna: un ragazzino s’era punto con una spina velenosa che gli aveva procurato convulsioni, delirio ed infine l’aveva privato della vista. La madre, nella sua angoscia si prostrò davanti a Dio e chiese la guarigione del piccolo, facendo una solenne e misteriosa promessa. Malgrado il mare fosse in tempesta, un pescatore si offrì di condurre il bambino all’ospedale sul continente e riuscì a raccogliere dei medici che operarono un intervento straordinario per ridargli la vista. Contro lo scetticismo dei chirurghi, il bambino guarì dopo molte cure e infine ritornò all’isola, risanato. La madre si mise subito d’attorno per mantenere quella promessa di difficile attuazione. La gente sì preoccupò e chiese al Parroco dì commutarle la materia del voto, ma la donna non accettò e continuò nella sua impresa che pareva disperata. Impiegò settimane e settimane, ma alla fine riuscì nel suo intento: aveva promesso di liberare la piccola isola di tutte le spine, nessuna esclusa, e compì il voto, “affinché nessun bambino mai più corresse il pericolo di ferirsi ed ammalarsi come era capitato a suo figlio”.

Parola di Dio NELLA FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA: Is 61, 9-11 / Salmo: 1 Sam 2, 1. 4-8 / Lc 2, 41-51

 

Vangelo Lc 2, 41-51

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo i suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

 

“AL VEDERE GESU’ RESTARONO STUPITI E SUA MADRE GLI DISSE: FIGLIO PERCHÈ CI HAI FATTO COSÌ? ECCO, TUO PADRE ED IO, ANGOSCIATI, TI CERCAVAMO”. (Lc. 2,48)

Maria si trova in imbarazzo e non sa bene quale sia la strada giusta. Come madre ha sentito l’angoscia di aver perso suo figlio. Lo ha ricercato per tre giorni. Si sente rispondere in questo modo che umanamente potremmo quasi dire “impertinente”. Che cosa fare? Quante volte ho sentito genitori rivolgere questa domanda: “Nostro figlio si droga... Abbiamo provato in tutte le maniere ad aiutarlo. Abbiamo sentito psicologi, comunità terapeutiche: chi ci ha suggerito di seguirlo, di amarlo ancora di più, di capire la sua difficoltà a venirne fuori, di aver pazienza; chi invece ci ha detto di minacciarlo, di diffidarlo, di chiudere la porta di casa finché non dimostri di aver cambiato... Che cosa fare?” La risposta giusta non sempre c’è. Maria ha amato, come madre (cercando Gesù e riportandolo a casa) e come donna di fede (credendo in suo Figlio e conservando tutte queste cose in sé, meditandole). Quando rimane il buio di una scelta penso che la cosa più importante dopo essersi informati, aver chiesto aiuto, sia lasciare che il cuore e l’amore guidino le nostre scelte, continuando a meditarle e disposti sempre a cambiarle quando la luce che chiediamo arriverà.

 

 

DOMENICA 21 GIUGNO: XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Luigi Gonzaga; Sant’Eusebio di Samosata.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, QUANDO E’ SERA.

 

Hanno detto: Di una cosa sola dobbiamo avere paura, cioè della paura. (Roosvelt)

Saggezza popolare: Giusto è colui che qualunque cosa faccia, teme di non essere giusto. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quando san Ludovico Bertrando cominciò ad evangelizzare gli indios lungo il Rio Magdalena, in Colombia, si sentì chiedere perché mai Gesù Cristo non aveva mandato prima qualcuno ad annunciare il Vangelo tra le genti andine. Il domenicano, per tutta risposta, prese una campanella, e si mise a girare per il villaggio chiamando tutti alla plaza mayor, cioè al piazzale dove si leggevano i proclami. Alcuni lo seguirono, bambini, donne, un certo numero di giovani; ma i più rimasero in disparte a guardare, sospettosi o indifferenti, lontani insomma. “Vedete?”, disse il santo a coloro che l’avevano interpellato. “Anche il Signore aveva chiamato molti messaggeri perché venissero a portarvi l’annuncio della vera fede. Ma essi non vollero accettare l’invito o non capirono, e si disinteressarono del vostro battesimo. E colpa loro se per tanti secoli nessuno vi ha detto che siete salvati e potete entrare in Paradiso”.

Parola di Dio: Gb 38, 1. 8-11 / Sal 106 / 2 Cor 5, 14-17 / Mc 4, 35-41

 

Vangelo Mc 4, 35-41

Dal vangelo secondo Marco

In quel giorno, verso sera, disse Gesù ai suoi discepoli: "Passiamo all'altra riva". E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?". Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".

 

“LO PRESERO CON SE', COSI’ COM’ERA, NELLA BARCA”. (Mc.4,36)

La traversata del mare di Galilea indica la traversata della vita. Il mare è la mia famiglia, la mia comunità, il mio stesso cuore. Piccoli mari, ma in cui si possono scatenare, sappiamo, grandi e improvvise tempeste. Chi non ha conosciuto qualcuna di queste tempeste, quando tutto si oscura e la barchetta della nostra vita comincia a fare acqua da tutte le parti, mentre Dio sembra essere assente o dormire? Un responso allarmante del medico, ed eccoci in piena tempesta. Un figlio che prende una brutta strada e fa parlare di sé, ed ecco i genitori in piena tempesta. Un rovescio finanziario, la perdita del lavoro, dell’amore del fidanzato, del coniuge, ed eccoci in piena tempesta. Che fare? A che cosa attaccarci e da che parte gettare l’ancora? Gesù non ci dà la ricetta magica su come scansare nella vita tutte le tempeste. Non ci ha promesso di evitarci tutte le difficoltà; ci ha promesso invece la forza per superarle, se gliela chiediamo. Quel giorno ciò che salvò i discepoli dal naufragio fu il fatto che “avevano preso con sé Gesù nella barca”. E questa è anche per noi la garanzia migliore contro le tempeste della vita. Il mezzo per tenere Gesù dentro la barchetta della propria vita e della propria famiglia è la fede, la preghiera e, specialmente, l’amore.

 

 

LUNEDI’ 22 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Paolino da Nola; Santi Giovanni Fisher e Tommaso More.

Una scheggia di preghiera:

 

DOV’E’ CARITA’ E AMORE, QUI C’E’ DIO.

 

Hanno detto: Nessuno libera nessuno. Nessuno si libera da solo. Gli uomini si liberano nella comunione. (P. Freire)

Saggezza popolare: Quando bevi l'acqua, pensa alla sorgente. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: S. Paolino, vescovo di Nola, fu pregato da un carissimo amico di mandargli un suo ritratto. Ma il santo gli rispose: “Quale mio ritratto devo mandarti, carissimo amico? Quello dell’uomo vecchio pagano, o quello dell’uomo nuovo, cristiano? Quello dell’uomo vecchio però è troppo brutto e non merita alcuna considerazione. Quello dell’uomo nuovo poi è inutile che te lo mandi, perché è ancora uno sgorbio, non è per niente finito”.

Parola di Dio: Gen 12, 1-9 / Sal 32 / Mt 7, 1-5

 

Vangelo Mt 7, 1-5

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore

 

“NON GIUDICATE, PER NON ESSERE GIUDICATI; PERCHE’ COL GIUDIZIO CON CUI GIUDICATE SARETE GIUDICATI, E CON LA MISURA CON LA QUALE MISURATE SARETE MISURATI”. (Mt. 7,1-2)

Per ergerci a giudici del nostro prossimo dovremmo avere almeno due condizioni che raramente si realizzano in noi: dovremmo essere sgombri da difetti e da peccati, avere cioè uno sguardo limpido e poi essere certi di essere mossi e guidati dalla carità vera. Al quel punto però non si tratterebbe più di giudizio, ma di correzione fraterna. Non giudicare significa assumere come metro il giudizio del Maestro verso di noi: di noi Dio vede il futuro, il bene che possiamo compiere; è un inguaribile ottimista. Intendiamoci: davanti ai grandi errori della storia bisogna agire, gridare, ma sempre distinguendo il peccatore dal peccato. Ogni educatore sa che nessuna persona cambia sul negativo, nessuno cambia se viene insultato o inchiodato alle proprie fragilità e che, invece, solo sul positivo e sulla capacità di bene possiamo convertire il nostro cuore. Così come Gesù ci ha amato, sappiamo amarci e amiamo i fratelli, mettendo sempre la misericordia prima del giudizio.

 

 

MARTEDI’ 23 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Cafasso; San Lanfranco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, CI AMI COSI’ COME SIAMO.

 

Hanno detto: I cristiani sono capaci di installarsi comodamente persino sotto la croce di Cristo. (Bernanos)

Saggezza popolare: La guerra adopera il meglio dell'uomo per fare il peggiore dei mali. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Nel processo di canonizzazione del beato Alvaro di Cordoba, un domenicano dei Quattrocento, si legge che, avendo incontrato un mendicante coperto di piaghe, che non poteva più muoversi, lo avvolse nella propria cappa, lo caricò sulle sue spalle e lo trasportò al convento di santo Domingo de la Escalera per curarlo; quando vi giunse, all’aprire la cappa davanti ai confratelli, apparve, in luogo dei mendicante, un Crocifisso ligneo della sua stessa statura, che si conserva tuttora con venerazione.

Parola di Dio: Gen 13, 2. 5-18 / Sal 14 / Mt 7, 6. 12-14

 

Vangelo Mt 7, 6. 12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" Parola del Signore

 

"NON DATE LE COSE SANTE AI CANI". (Mt. 7,6)

Vi ripropongo oggi una riflessione che qualche anno fa mi costò cara, ma sono ancora e sempre più convinto che su certe cose bisogna riflettere. Ieri abbiamo meditato sul non giudicare. Oggi, pensando a questa nuova parola di Gesù, so che lascerò molti perplessi, ma vi racconto dei fatti. La conclusione, se arriverete ad averne una pensando a Gesù, tiratela voi.

Una parrocchia, il giorno delle Prime comunioni. Un gruppo di ragazzini tra l'emozionato, l'impacciato, il vanitosello è nei primi banchi. Il parroco agitato scalpita in sacrestia: manca ancora Lucia. Finalmente arriva agghindata come un albero di Natale. I suoi parenti, senza pensarci due volte si piazzano davanti a tutti mentre la madre comincia un avanti e indietro per mettere a posto pieghe e pizzi del vestito.

Momento della Comunione. I bambini ricevono Gesù. Poi viene distribuita l'Eucaristia ai partecipanti. I genitori di Lucia sono i primi ad andare ad allungare la mano: in chiesa non ci vanno mai, eccetto sepolture, matrimoni e grandi occasioni, ma, su insistenza del parroco sono andati a confessarsi: "Sa, noi non rubiamo, non ammazziamo, siamo lavoratori (anche questa Comunione ci costa milioni), non abbiamo tempo per le cose religiose, ma abbiamo fede!" In fondo alla chiesa c'è una donna che piange. L'uomo che le è accanto la tiene per mano, in silenzio. Anche lei è andata a confessarsi e, nonostante le costi terribilmente tornare su certe cose, ha voluto raccontare tutto al prete: il matrimonio in età molto giovane; un marito che si è rivelato drogato e violento, la nascita di sua figlia Maria, le paure per la sua salute, l'abbandono del marito, l'aver cercato e trovato un uomo che l'ha capita, che ha fatto da padre a Maria… "Signora, lei non può accostarsi all'Eucaristia… preghi lo stesso.." Che cosa voleva dire Gesù quando diceva di non dare le cose sante ai cani? Non per giudicare, ma per riflettere: chi è più cane? La mamma di Maria, la mamma di Lucia o il prete?

 

 

MERCOLEDI’ 24 GIUGNO: NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI CAPACI, SIGNORE, DI COGLIERE I SEGNI DELLA TUA VENUTA.

 

Hanno detto:

Se il Cristo che redime è l’immagine perfetta di Dio invisibile, Maria diventa l’immagine perfetta dell’umanità divinizzata. (J. Mouroux)

Saggezza popolare: Bellezza è come un fiore, presto nasce e presto muore.

Un aneddoto: Nel suo «Uomo eterno», Chesterton ha paragonato il mondo prima di Cristo ad un isola deserta, con le alte pareti rocciose a piombo sul mare: sull’isola un gruppo di bambini aveva finito per non poter più giocare, né correre perché il pericolo incombente di cadere nelle onde aveva paralizzato i loro movimenti: tutti su erano stretti al centro facendo a pugni per avere il posto più sicuro. Ogni canto era cessato, una grande tristezza pesava su quei ragazzini abbandonati. Ma venne il Cristo e stabilì come un ponte tra l’isola e la terraferma che si poteva scorgere lontana fra la nebbia e che rappresentava il regno dei cieli; con il Vangelo, eresse una specie di muretto a riparo delle rocce a perpendicolo sull’acqua, e così il gruppo dei piccoli uomini poté riprendere il suo moto, il suo gioco, la sua vita tranquilla. Erano ancora lontani, sì, dalla patria desiderata, ma ormai c’era un ponte che li congiungeva con essa, e bastava sapervi salire sopra per raggiungere la felicità completa.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 138; At. 13,22-26; Lc. 1,57-66.80

 

Vangelo Lc 1, 57-66. 80

Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore

 

“DAVVERO LA MANO DEL SIGNORE STAVA CON LUI”. (Lc. 1,66)

Celebriamo oggi la nascita dell’ultimo dei grandi profeti dell’Antico Testamento. Ma i profeti esistono ancora, sono presenti in mezzo a noi. Uomini e donne che vivono il Vangelo con tale coinvolgente semplicità e convinzione da diventare un segno di conversione per noi tutti. Quella coppia che allarga la propria casa per prendere in affido un bimbo ferito dentro, quel giovane che dedica il pomeriggio a tenere i ragazzi e ad educarli alla vita, quel consacrato che consuma giorni e salute a dare speranza ai disperati... siamo circondati da silenziosi testimoni, da migliaia di profeti che danno testimonianza a Gesù! Come accogliere, allora, i profeti?  Accogliere profeti significa scrutare, interrogarsi, non dare per scontata la vita di fede e la fedeltà al vangelo. Tempi nuovi chiedono modi nuovi di vivere ed annunciare il Vangelo. I profeti hanno faticato e tribolato per scrutare i segni dei tempi. Le nostre comunità lo fanno? Lo vogliono fare? Sicuramente come comunità siamo chiamati a riscoprire il nostro ruolo profetico. Non basta inanellare la consueta litania di Messa-sacramenti-devozione per diventare testimoni: è urgente, vitale riappropriarsi del ruolo profetico-scomodo della Chiesa per il mondo d'oggi. Guai ad una Chiesa che è sempre dalla parte del forte! Occorre davvero riscoprire la grazia del camminare con i poveri, del denunciare le ingiustizie, del proporre evangelicamente cammini di conversione.  Ciascuno di noi è chiamato a diventare profeta, a diventare segno là dove vive, ad essere almeno un po' trasparenza di Dio. Mi viene in mente il sospiro di Mosè che, commentando il fatto che alcuni profetizzavano senza suo permesso, sognava: "fossero tutti profeti i figli di Israele!"

 

 

GIOVEDI’ 25 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Torino; San Guglielmo da Vercelli.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A METTERE IN PRATICA LA TUA PAROLA.

 

Hanno detto: I santi sono la dimostrazione della possibilità del cristianesimo (A. von Speyr).

Saggezza popolare: Chi confessa la propria ignoranza la mostra una volta, chi non la confessa, infinite. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giorno Lisa, una giovane donna, si recò in ospedale per sottoporsi a una radiografia, dato che ultimamente aveva accusato disturbi preoccupanti. L’esito dell’esame fu un fulmine a ciel sereno: Lisa era molto malata, tanto che in pochi anni avrebbe potuto ridursi paralizzata su una carrozzella. Lei pensò subito a Marco, il suo fidanzato, ai progetti di matrimonio...La sera dopo, quando vide Marco, gli disse: “Ho deciso di lasciarti; non chiedermi niente, ti prego”. Per Marco fu una frustata: si sentiva tradito. Volle sapere il motivo di quella decisione. E Lisa alla fine gli disse: “Presto, probabilmente, dovrò stare in carrozzella. Ti voglio bene e vorrei sposarti per avere un marito; non voglio ridurti a mio infermiere”. Da quel momento Marco fu sicuro che Lisa lo amava, disposta com’era a perderlo per non farlo soffrire. Decisero ugualmente di sposarsi. Tre anni dopo, Lisa rifece la radiografia di controllo: era guarita, semplicemente guarita. Della malattia non c’era nessuna traccia. Marco e Lisa interpretarono quel fatto come un miracolo: Dio era intervenuto nella loro vita e aveva benedetto il loro amore.

Parola di Dio: Gen 16, 1-12. 15-16 / Sal 105 / Mt 7, 21-29

 

Vangelo Mt 7, 21-29

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE…”. (Mt. 7,21)

La falsità e l'ipocrisia non si attuano solo nei nostri quotidiani rapporti umani, ma spesso si praticano anche nei confronti di Dio, mentre però tra noi riusciamo anche a farla franca ricorrendo abilmente alle nostre maschere d'occasione, nei confronti di Colui che scruta i cuori e conosce i nostri pensieri prima ancora che li concepiamo nel cuore, non possiamo assolutamente nulla nascondere. Per questo Egli ci dice che la nostra religiosità non può esaurirsi ed esprimersi solo con belle parole e finte preghiere. Bisogna aderire incondizionatamente alla volontà divina per essere veramente a Lui graditi. Eppure noi continuiamo imperterriti a “dire”. Diciamo umiltà, ubbidienza, fede, amore, unità, pace, dialogo, tolleranza, pluralismo, dignità della persona. E non ci viene in mente che bisogna essere umili, obbedienti, avere fede, amare concretamente il prossimo, rispettare veramente l’altro, il Signore non ci riconosce attraverso le parole che gli diciamo o diciamo di Lui. Ci riconosce unicamente se ci mostriamo “praticanti” della sua parola, soprattutto del suo comandamento dell’amore.

 

 

VENERDI’ 26 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodolfo; Sant’Antelmo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI, PUOI SANARMI.

 

Hanno detto: Non sa dire dei sì ai fratelli chi non sa dire dei no e se stesso (Raniero Cantalamessa).

Saggezza popolare: Il primo cane ha un motivo per abbaiare; gli altri cani abbaiano per fare come lui. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un pastore evangelico, che aveva il dono di mediare l’esperienza del Signore Risorto, a chi desiderava un contatto genuino con Gesù diceva: “Vieni”. E insieme, in un luogo tranquillo, chiudevano gli occhi e chinavano il capo in preghiera. Poi il pastore diceva così: “Gesù Cristo è presente qui con noi, in questo momento. Tu lo credi?”. Dopo una pausa l’uomo diceva: “Sì, Io credo”. “Ora desidero che tu creda una cosa più difficile. Gesù ti ama e ti accetta così come sei. Non occorre che tu divenga migliore o che smetta di peccare. Certo, lui desidera che tu divenga migliore e smetta di peccare, ma non devi far questo come condizione per avere da Lui amore e accoglienza: queste le hai già, da ora, così come sei, anche prima che tu decida di cambiare o no. Lo credi questo? Prenditi il tempo necessario. Poi decidi se ci credi o no. (Anthony de Mello, Sàdhana, un cammino verso Dio)

Parola di Dio: Gen 17, 1. 9-10. 15-22 / Sal 127 / Mt 8, 1-4

 

Vangelo Mt 8, 1-4

Dal vangelo secondo Matteo

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro". Parola del Signore

 

“SIGNORE, SE VUOI PUOI SANARMI”. (Mt. 8,2)

Il brano di Vangelo di oggi ci presenta la guarigione di questo lebbroso che chiede a Gesù ed ottiene la guarigione. Matteo ce lo presenta come il rapporto continuo che Gesù e la sua Chiesa hanno. Noi ci scopriamo continuamente lebbrosi, cioè degli allontanati incapaci di giungere da soli alla salvezza. Ma come il lebbroso anche noi abbiamo incontrato Gesù nel cammino della nostra vita; sappiamo che Lui può fare ciò che noi da soli non pos­siamo e sappiamo anche che è sua volontà salvarci. Si tratta di metterci nella disposizione giusta per poter accogliere questo dono. E la disposizione è quella di chiedere e aspettarci tutto da Lui. “Signore, se vuoi, puoi convertirmi, puoi cambiare il mio cuore, puoi liberarmi dal mio egoismo". Anche noi sovente dovremmo con fiducia e speranza pregare così. E dovremmo anche sentire la preghiera che Gesù continua a rivolgerci: “Se vuoi essere sanato, liberato, puoi cominciare ad amare un po’ di più, a perdonare quel tuo fratello, ad essere meno ipocrita, a giudicare meno... lo voglio la tua salvezza, la tua liberazione.., ma, anche tu la vuoi davvero?”.

 

 

SABATO 27 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Cirillo di Alessandria; San Maggiorino di Acqui; Santa Emma.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI’ SOLO UNA PAROLA E IO SARO’ SALVATO.

 

Hanno detto: Si ottiene di più dal cuore umano offrendogli fiducia e rispetto, piuttosto che circondandolo di disprezzo e di sospetti e dimostrando che è indegno e ignobile (P. Charles).

Saggezza popolare: Un grand'uomo è colui che non ha smarrito il candore della propria infanzia. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: In un vecchio film americano si assiste al colloquio di un anziano che tenta di convincere il figlio a non divorziare, e a non separarsi dalla moglie infedele: “Fa lo stesso”, assicura, “fa lo stesso. Tu e lei siete come due rotelline collegate in un ingranaggio per il bene suo e per il bene tuo, ma anche per il bene delle altre ruote dell’orologio: non dovete staccarvi o dividervi se non a costo di bloc­care il movimento, la vita del tutto. Voi sareste inutili prima e dannosi poi; gli altri finirebbero per maledirvi. Porta pazienza, riprendi il tuo posto, Non bloccare il tempo”.

Parola di Dio: Gen 18, 1-15 / Sal Lc 1, 46-50. 53-55 / Mt 8, 5-17

 

Vangelo Mt 8, 5-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore

 

“EGLI HA PRESO SU DI SE' LE NOSTRE INFERMITA’ E SI E’ ADDOSSATO LE NOSTRE MALATTIE”. (Mt. 8,17)

Dai Vangeli appare chiaro che Gesù suscita giudizi diametralmente opposti nei suoi uditori: alcuni lo esaltano, credono in Lui, lo riconoscono come il profeta inviato da Dio, lo identificano con il Messia atteso, gli riconoscono una “autorità” che non riescono a scorgere nei capi religiosi del tempo. Altri tramano continuamente contro di lui cercando subdoli e maligni pretesti per accusarlo. Coloro che lo cercano sono prevalentemente i poveri e gli umili, i puri di cuore, quasi naturalmente aperti al suo messaggio di novità e di amore che egli va proclamando. Oggi costatiamo un'eccezione: è un centurione, un pagano, a cercarlo. Viene ad implorare la guarigione non per sé, non per un suo famigliare, ma per un suo servo, che giace paralizzato e soffre terribilmente. “Io verrò e lo curerò”, dice il Signore. Venire per curare anime e corpi è la sua missione e non si sottrae al suo compito. Egli si compiace della fede di quel pagano che non si ritiene degno di accogliere il Signore sotto il suo tetto, convinto che una sua parola è già sufficiente per ottenere quanto desidera. Gesù vede con gioia che il suo annuncio sta già valicando e valicherà i confini del popolo d'Israele per spaziare ovunque troverà accoglienza nella semplicità e nella purezza del cuore. “Va’, poi dice al centurione, sia fatto secondo la tua fede”. Davvero il Signore Gesù è venuto a colmare ogni distanza; Egli non è legato al tempo e allo spazio perché “Egli comanda e tutto è fatto”, ha in sé tutta la potenza di Dio. L'unica condizione siamo noi a porla e riguarda appunto la nostra fede. Altra certezza c'infonde l'istantanea guarigione della suocera di Pietro: questa volta egli tocca la mano dell'inferma e subito la febbre scompare ed è pronta a servire il Signore. Egli ancora ci tocca per guarirci, ancora viene a noi e prende dimora nei nostri cuori. Ci tocca nella realtà e nel mistero della santa Eucaristia che prendiamo nelle nostre mani per poi fonderci con Lui nell'intimità della perfetta comunione. Egli viene e ci tocca nell'intimo per prendere le nostre infermità e addossarsi le nostre malattie, quelle personali e quelle più profonde della nostra umanità. E’ importante, decisivo lasciarsi toccare!

 

 

DOMENICA 28 GIUGNO: XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ireneo;Santa Ada.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, O SALVATORE DEL MONDO.

 

Hanno detto: Il mio unico ideale è essere il servo, la serva, a cui il Signore dona il posto che vuole nel proprio cuore e che desidera soltanto questo: essere fedele (P. Teilhard de Chardin).

Saggezza popolare:

Essere invidiosi significa girare eternamente come un pollo in gabbia entro gli stretti limiti della malevolenza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Durante la lotta per la riforma dei conventi, santa Coletta, badessa della Clarisse di Briancon (1381-1447), fu chiamata a essere arbitra tra i frati riformati e i non osservanti. Tutta la città era in subbuglio. La santa convocò i contendenti nella grande sala del Capitolo francescano, entrandovi solo quando tutti fecero silenzio. Sollevò il velo, incominciando il suo dire tra la più viva attesa di quella gente che si odiava, e mormorò: “Gesù”, ma in quel momento fu rapita in estasi e non seppe dir altro mentre fissava il cielo. Tutti stavano in silenzio. Finalmente santa Coletta si riprese, abbassò il suo velo e se ne andò senza aggiungere una parola. Ebbene, tutti si trovarono pronti all’accordo, al perdono, alla pace: il nome benedetto di Gesù era bastato per commuovere tutti i cuori, fugare ogni odio, ridare l’amore e la pazienza a tutti.

Parola di Dio: Sap 1, 13-15; 2, 23-24 / Sal 29 / 2 Cor 8, 7. 9. 13-15 / Mc 5, 21-43

 

Vangelo Mc 5, 21-43

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male". Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. Parola del Signore

 

“FIGLIA, LA TUA FEDE TI HA SALVATA. VA IN PACE E SII GUARITA DAL TUO MALE”. (Mc.5,34)

Nell’andare a svegliare dal sonno la dodicenne figlia di Giairo, Gesù guarisce la donna affetta da emorragia (anche lei da dodici anni). La guarisce, non senza accorgersene (come potrebbe sembrare superficialmente, Gesù non era tipo da fare i miracoli a casaccio), ma creando una scena degna degli antichi profeti, in modo che nessuno potesse mai dimenticare il fatto e l’insegnamento. Quella donna era una impura permanente, quindi una emarginata, non poteva toccare ed essere toccata, non poteva nemmeno frequentare la sinagoga. Gesù la risana, per stimolarci a combattere anche la morte nascosta: l’emarginazione, la solitudine, l’abbandono. Perché tutto quello che Dio ha creato è per la vita. Dio non ha voluto la morte e non vuole la morte. Gesù è venuto a dircelo e a dimostrarcelo. Non solo! Ci chiama a essere suoi alleati contro la morte, ogni tipo di morte. E ci assicura che, in lui e con lui, possiamo perdere qualche ripresa, ma la vittoria sarà nostra.

 

 

LUNEDI’ 29 GIUGNO: SANTI PIETRO E PAOLO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE.

 

Hanno detto: Spesso il desiderio di ciò che non hai non ti permette di godere ciò che possiedi. (Prov. Cinese)

Saggezza popolare: L’uomo a volte diventa capace di un ruolo eroico soltanto per la fiducia con cui gli si chiede di assumerlo. (P. Charles)

Un aneddoto: Un noto letterato toscano udì un carrettiere bestemmiare il nome di Cristo. Indignato si avvicinò protestando, ma  l’omaccione gli rispose di badare ai fatti suoi e si allontanò sgarbatamente. Lo scrittore gli gridò dietro: “Ci pensa Dio, sapete!”. Il carrettiere ritornò sui suoi passi, tutto buono ed umile, pregando: “Non mi rovini, capirà, anche mia moglie me lo dice… non mi rovini, sia buono”. “Rovinarvi io? Perché?”. “Ma poco fa, non ha detto: Ci penso io?”. “No davvero, ho detto che ci pensa Dio”. “Ah! Allora”, concluse il carrettiere: “se è per Dio soltanto...”. E se ne andò tranquillizzato. Per lui Dio valeva meno d’una qualsiasi guardia, di una multa o di uno scrittore vendicativo!

Parola di Dio: At. 12,1-11; Sal. 33; 2Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19

 

Vangelo Mt 16, 13-19

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Parola del Signore

 

“DISSE LORO: VOI, CHI DITE CHE IO SIA?” (Mt. 16,15)

Celebriamo oggi una festa cara al popolo cristiano, la festa degli apostoli Pietro e Paolo, di coloro che siamo abituati a chiamare le colonne della Chiesa: colui che Gesù ha scelto come capo della Chiesa e colui che lo stesso Gesù ha scelto come l’apostolo missionario nel mondo. Partono da luoghi molto diversi, eppure le loro strade finiscono col congiungersi nella comune testimonianza resa a Cristo, a Roma, con il martirio. In particolare in questo giorno siamo portati a pensare con un amore speciale al papa, successore di Pietro come vescovo di Roma e segno visibile dell’unità della Chiesa. E’ un festa di famiglia. Come dice il termine stesso “papa”, egli è per noi il  padre dei padri; in questo noi vediamo il riflesso della paternità stessa di Dio. Bisogna però stare attenti che il nostro amore al papa non sia né sentimentale né, tanto meno, culto della personalità, sarebbe proprio il contrario dello spirito evangelico. Il nostro amore al papa, al Pietro dei nostri tempi, ha motivazioni profonde che possiamo ritrovare proprio rileggendo la pagina di Matteo che abbiamo ascoltato oggi. Gesù, nel cammino verso Gerusalemme, propone ai suoi apostoli una riflessione che si risolverà in una grande e decisiva scoperta per loro. Gesù li interroga, non impone la verità, parte da loro, dalla loro esperienza, dal loro vissuto. e’ come una ricerca personale che egli propone loro. “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. “Ma voi chi dite che io sia?”.

 

 

MARTEDI’ 30 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Santi primi martiri della chiesa romana; Santa Adelia.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SVEGLIATI! SIGNORE, SVEGLIAMI!

 

Hanno detto: Ogni fronte rivolta verso la luce è circondata da un’invisibile aureola. (P. Charles)

Saggezza popolare: Le lacrime dei buoni non cadono in terra, ma volano in cielo.(Prov. Cinese)

Un aneddoto: Quando san Giuseppe Cafasso accompagnò il generale Ramorino nella Piazza d’Armi di Torino dove sarebbe stato fucilato per la sua disubbidienza in tempo di guerra, gli chiese che, prima di mo­rire, facesse un discorsetto per mostrare d’aver vinto ogni rispetto umano nel riconciliarsi con Dio. Il generale rispose dicendo che non sapeva far discorsi. Allora il santo gli mise in mano il crocifisso e, invitandolo a baciarlo davanti a tutti i presenti, mormorò: “Questo sarà il suo più bel discorso”.

Parola di Dio: Gen 19, 15-29 / Sal 25 / Mt 8, 23-27

 

Vangelo Mt 8, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?". Parola del Signore

 

“ED ECCO SCATENARSI NEL MARE UNA TEMPESTA COSI’ VIOLENTA CHE LA BARCA ERA RICOPERTA DALLE ONDE; ED EGLI DORMIVA”. (Mt. 8,24)

È sorprendente leggere nel vangelo di oggi che Gesù dorme mentre si sta scatenando una violenta tempesta che scaglia onde minacciose sulla barca dei suoi discepoli. È ancora più sorprendente costatare nella storia e nella vita che lo stesso Signore appaia talvolta disinteressato e assente mentre vicende minacciose si abbattono sul mondo, sulla sua chiesa e sulle singole persone. Quel sonno e quel distacco ha scandalizzato e scandalizza molti, ha generato e genera spesso crisi di fede, ha indotto molti a parlare del silenzio di Dio, dell'assenza di Dio dal nostro mondo. Qualcuno è giunto a parlare della “morte di Dio” e, sulla stessa scia ha fortemente dubitato del suo amore per noi. Gesù dorme, ma c’è e ama essere disturbato. Non è Gesù che dorme ma la fede degli apostoli che si è addormentata: avevano appena visto i miracoli e dubitano di affogare, come noi che abbiamo Gesù e pensiamo di essere soli. Anche per noi non si tratta di "svegliare Gesù" ma di svegliarci noi perché "l'ora della salvezza è già arrivata". Nel racconto evangelico Gesù calma la tempesta, nella storia quotidiana non sempre avviene così neanche andando con tutta la nostra fede e paura a “svegliare il Signore”. La fede in Cristo, nel suo amore per noi, nella sua passione, nella sua risurrezione, ci dà però la capacità di ‘vedere lontano’ e di ‘vedere dentro’. Con Gesù noi non ci fermiamo a ciò che succede nel momento, alla sofferenza presente, all’immediato non intervento del Signore, alle apparenti ingiustizie e vittorie del male, noi sappiamo che la vittoria finale è di Dio, che il bene di Dio alla fine, magari non nel modo con cui ce lo aspetteremmo noi, vincerà. E con Gesù noi guardiamo dentro ai fatti, non visti solo più come succedersi fatale di eventi, ma come segni difficili ma provvidenziali. Con Gesù il cristiano continua a gioire, a soffrire, ad aver paura come tutti, ma anche a fidarsi, a vivere in prima persona ogni evento della propria vita, a rinnovare ogni giorno la sua fede in un Dio che essendo Padre non può che volere il bene finale del proprio figlio.

     
     
 

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